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Blue Team

Date post: 10-Mar-2016
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Migliore Politica Ambientale

of 41

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  • I

    UNIVERSIT DEGLI STUDI DI NAPOLI

    PARTHENOPE

    DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN INGEGNERIA

    GESTIONALE

    CORSO DI GESTIONE DEI SERVIZI INDUSTRIALI

    RELAZIONE MODELLO AHP

    MIGLIOR POLITICA AMBIENTALE EUROPEA PER LA RIDUZIONE DELLEFFETTO SERRA

    GRUPPO

    SILVIA VERDOSCI

    ANNA PETRONE

    DAVIDE MINERVINI

    GAETANO MARTONE

    ANNO ACCADEMICO 2015/2016

  • INDICE

    II

    INDICE

    1. Premessa al modello .............................................................................................................. 7

    2. Scelta dei Criteri e dei Subcriteri .......................................................................................... 8

    3. Scelta delle Alternative ....................................................................................................... 13

    4. Confronto a coppie ed indice di consistenza ....................................................................... 25

    5. Analisi dei Risultati ............................................................................................................. 36

    6. Conclusioni ......................................................................................................................... 40

  • 3

    Introduzione

    L'effetto serra un fenomeno atmosferico-climatico che indica la capacit di un

    pianeta di trattenere nella propria atmosfera parte dell'energia proveniente dalla sua

    stella. un effetto assolutamente naturale che si verifica nell'atmosfera terrestre e pi

    marcatamente nelle serre agricole, da qui il suo nome. Per capire meglio in cosa

    consiste questo effetto studiamo il funzionamento di una serra.

    Figura 1

    Una serra una casa dove le pareti ed il tetto sono di vetro. Allinterno di esse

    possibile far crescere le piante anche nelle stagioni invernali, quindi la caratteristica

    di una serra di essere calda anche quando fuori fa molto freddo. Il sole riscalda le

    piante e l'aria all'interno della serra ma il calore, una volta entrato, rimane

    intrappolato e non pu sfuggire. Cos durante le ore di luce il sole riscalda la serra, a

    questo punto il calore intrappolato fa fatica ad uscire mantenendo la serra calda anche

    di notte. Latmosfera terreste si comporta come una serra.

  • 4

    Figura 2

    Da milioni di anni la terra costantemente irraggiata dalle radiazioni

    elettromagnetiche provenienti dal sole, che scaldano il nostro pianeta e danno origine

    ad ogni forma di vita. La temperatura terrestre dipende dalleffetto serra senza il quale

    noi vivremmo ad una temperatura di -18 C. L' Effetto Serra si intensificato a causa

    dell'emissione nell'atmosfera di una serie di gas detti "gas serra" che hanno

    comportato un incremento della temperatura media terrestre. I principali gas che si

    ritengono responsabili di questo incremento sono: il metano, il vapore acqueo, gli

    ossidi d'azoto, i clorofluorocarburi e l'anidride carbonica (CO2).

    La principale imputata di questo fenomeno proprio l'anidride carbonica che viene

    prodotta in tutti i fenomeni di combustione utilizzati per le attivit umane e

    principalmente per gli autoveicoli e la produzione di energia elettrica. Basti pensare

    che a inizio secolo la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera era di circa

    290 ppm (parti per milione), oggi di circa 370~380 ppm e si pensa che nel 2050

    possa raggiungere le 550~630 ppm se non si prenderanno dei provvedimenti. La CO2

    ha una durata media in atmosfera di circa 100 anni. Questo significa che anche se

    smettessimo oggi di produrre emissioni di CO2 non riusciremmo a ridurre in breve

    tempo la presenza di anidride carbonica nell'atmosfera.

  • 5

    Il principale risultato dell'Effetto Serra l'innalzamento della temperatura terrestre

    dovuto agli infrarossi. Si calcola che nei prossimi 35~40 anni la temperatura possa

    aumentare di circa 2C; sembrano molto pochi ma in realt si tratta di una grossa

    variazione che pu provocare grandissimi problemi primi fra tutti l'estensione delle

    zone aride di 400~800 km verso nord, l'innalzamento del livello del mare di 70~150

    cm dovuto allo scioglimento dei mari e cambiamenti climatici di grande portata.

    Purtroppo l'Effetto Serra un fenomeno estremamente complesso e ancora soggetto a

    grossi studi, ma generalmente le azioni che vengono caldeggiate dalla maggior parte

    degli studiosi sono:

    1. ridurre l'uso di combustibili fossili (petrolio, carbone, gas, ecc..) sia nella

    produzione di energia sia nell'autotrazione cos da ridurre l'introduzione di

    anidride carbonica nell'atmosfera;

    2. incrementare la superficie terrestre dedicata alle foreste dove, grazie alla

    fotosintesi clorofilliana, l'anidride carbonica viene assorbita e "distrutta".

    La politica dellUnione europea in materia di protezione dellambiente e delle risorse

    naturali ha assunto unimportanza sempre maggiore dagli anni 80. Ci dovuto al

    fatto che le minacce di danno ambientale e di esaurimento delle risorse sono lungi

    dallessere sotto controllo. Per fortuna molte persone sono diventate pi consapevoli

    dei pericoli latenti e hanno chiesto interventi pi decisivi a livello nazionale e

    specialmente europeo per proteggere lambiente.

    Di conseguenza stata fortemente potenziata la gamma di misure disponibili per la

    politica ambientale che spaziano dalla legislazione agli strumenti finanziari. In

    particolare, il trattato di Amsterdam ha consacrato il principio dello sviluppo

    sostenibile e di un elevato livello di protezione ambientale come una delle priorit

    principali. La politica dellUE diventata molto pi ampia e diversificata e copre ora

    tutti i settori della societ avvalendosi di unampia gamma di strumenti.

  • 6

    LEuropa si trova ad affrontare una domanda energetica crescente, prezzi volatili e

    problemi di approvvigionamento. Occorre inoltre ridurre limpatto ambientale del

    settore energetico. Per contrastare questi problemi c' bisogno di una chiara strategia

    energetica dell'UE. La politica energetica dellUE persegue tre obiettivi principali:

    la sicurezza dellapprovvigionamento;

    la competitivit;

    la sostenibilit.

    La Commissione ha varato dei piani per un'unione dell'energia europea al fine di

    garantire ai cittadini e alle imprese dell'UE energia sicura, accessibile e rispettosa del

    clima.

    L'energia fluir liberamente attraverso i confini nazionali nell'UE. Nuove tecnologie,

    misure per l'efficienza energetica e infrastrutture rinnovate contribuiranno a ridurre le

    bollette domestiche, a creare nuovi posti di lavoro e competenze e a dare impulso alla

    crescita e alle esportazioni.

    LEuropa si trasformer in uneconomia sostenibile, a basse emissioni di carbonio e

    rispettosa dellambiente, e assumer la guida nel campo della produzione di energia

    rinnovabile e nella lotta al riscaldamento globale. L'Unione dell'energia aiuter inoltre

    l'Europa a parlare con una sola voce sui temi riguardanti l'energia mondiale. Si fonda

    su elementi preesistenti della politica dell'UE in questo settore, tra cui il quadro 2030

    per il clima e l'energia e la strategia europea di sicurezza energetica. L'UE ha stabilito

    autonomamente degli obiettivi in materia di clima ed energia per il 2020, il 2030 e il

    2050.

    Obiettivi per il 2020:

    ridurre le emissioni di gas a effetto serra almeno del 20% rispetto ai livelli del

    1990;

    ottenere il 20% dellenergia da fonti rinnovabili;

    migliorare l'efficienza energetica del 20%.

  • 7

    Obiettivi per il 2030:

    ridurre del 40% i gas a effetto serra;

    ottenere almeno il 27% dell'energia da fonti rinnovabili;

    aumentare l'efficienza energetica del 27-30%;

    portare il livello di interconnessione elettrica al 15% (vale a dire che il 15%

    dellenergia elettrica prodotta nellUnione pu essere trasportato verso altri

    paesi dellUE).

    Obiettivi per il 2050:

    tagliare dell'80-95% i gas a effetto serra rispetto ai livelli del 1990;

    1. Premessa al modello

    Oggi ci troviamo di fronte ad una visione globale del nostro pianeta ed in particolare

    a vivere in una politica che attraverso un'unica commissione mette daccordo diversi

    paesi e cerca di perseguire obiettivi comuni. Nel modello abbiamo innanzitutto capito

    quali sono le strategie che lEuropa ha adottato, definendo quindi quattro cluster tra

    cui energia, trasporto, smaltimento rifiuti e tecnologie, che riteniamo siano i settori in

    cui lEuropa ed ogni paese sta investendo per ridurre leffetto serra; per i tre cluster

    energia, trasporto e smaltimento rifiuti abbiamo definito dei subcriteri. Infine

    abbiamo focalizzato la nostra attenzione su come tre nazioni dellUnione Europea

    siano sensibili alla problematica delle emissioni e al problema delleffetto serra e

    quali politiche hanno adottato e stanno adottando per un netto miglioramento.

    Abbiamo scelto lItalia perch la nazione in cui viviamo, la Germania perch nel

    quadro politico attuale ha un peso fondamentale nelle decisioni internazionali ed

    quella che economicamente si trova in una situazione pi favorevole rispetto alle altre

    nazioni ed infine la Danimarca perch in base alle nostre ricerche ci sembrata la

  • 8

    nazione che meglio si mossa su tale problematica e sin dal 1970 ha attuato una

    politica molto efficace per la riduzione delleffetto serra.

    2. Scelta dei Criteri e dei Subcriteri

    2.1 Energia

    Le energie rinnovabili sono forme di energia alternative alle tradizionali fonti fossili

    (che sono invece energie non rinnovabili) e molte di esse hanno la peculiarit di

    essere "energie pulite", ovvero di non immettere nell'atmosfera sostanze inquinanti

    e/o climalteranti, quali ad esempio la CO2. Per tale motivo, sono alla base della

    cosiddetta "politica verde". Inoltre le energie rinnovabili permettono l'uso di metodi

    sostenibili per il loro sfruttamento; in tal caso, il loro utilizzo non pregiudica le stesse

    risorse naturali per le generazioni future.

    La normativa europea (Direttiva 2009/28/CE) ha provveduto a fare chiarezza circa

    quali fonti siano effettivamente considerate rinnovabili, in modo da evitare

    classificazioni opinabili o poco scientifiche.

    A tutti gli effetti di legge quindi, in Europa le fonti di energia rinnovabile sono:

    l'energia eolica, solare, geotermica, idrotermica e oceanica, idraulica, biomassa, gas

    di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas.

    Secondo le ricerche effettuate le fonti rinnovabili su cui lEuropa sta puntando

    attraverso finanziamenti e politiche di incentivazione sono in particolar modo tre:

    eolico, biomasse e fotovoltaico.

    2.2 Trasporto

    Oltre ad essere un settore chiave delleconomia, il trasporto contribuisce in misura

    determinante allo sviluppo economico (4,8% - ovvero 548 miliardi di euro - in valore

    aggiunto lordo totale per i 28 paesi dellUE) e rappresenta oltre 11 milioni di posti di

    lavoro in Europa.

  • 9

    La Commissione europea intende sviluppare e promuovere politiche di trasporto

    efficienti, sicure e sostenibili e creare le condizioni necessarie per unindustria

    competitiva che generi posti di lavoro e prosperit.

    Oggi la mobilit sempre pi importante nella nostra societ.

    La politica dell'UE cerca quindi di aiutare a risolvere i principali problemi del settore:

    congestione: incide sul traffico sia stradale che aereo. Costa allEuropa l1%

    circa del PIL annuo ed il trasporto merci e passeggeri destinato a crescere;

    dipendenza dal petrolio: i trasporti sono diventati pi efficienti in termini di

    consumi energetici, ma continuano a dipendere dal petrolio per il 96% del loro

    fabbisogno di energia. In futuro il petrolio destinato a diminuire e a

    provenire sempre pi da zone instabili del pianeta. Entro il 2050 il prezzo di

    un barile di greggio dovrebbe pi che raddoppiare rispetto al 2005;

    emissioni di gas serra: per contenere l'aumento globale della temperatura al di

    sotto di 2 gradi, entro il 2050 l'UE deve ridurre del 60% rispetto ai livelli del

    1990 le emissioni prodotte dai trasporti;

    infrastrutture: non presentano uno sviluppo uniforme nell'UE;

    concorrenza: i trasporti europei si trovano ad affrontare una concorrenza

    sempre pi forte sui mercati mondiali in rapido sviluppo.

    Parte delle risposte a tali problemi sono evidenziate nel Subcriterio trasporti dove a

    questi complicati temi vengono date semplici risposte; ad esempio viene incentivato

    da parte degli stati membri il trasporto pubblico piuttosto che il privato, vengono

    preferiti mezzi di trasporto green quindi con zero emissioni in atmosfera come ad

    esempio biciclette o, quando possibile, incentivare la movimentazione della

  • 10

    popolazione a piedi coordinando una adeguata ed efficiente rete di trasporto pubblico.

    Secondo uno studio della Federazione Europea dei Ciclisti se in tutta Europa ogni

    Paese fosse in grado di trasformare la propria mobilit cittadina facendola diventare

    come quella danese, si potrebbero ridurre le emissioni dal 12 al 26%.

    In termini assoluti si tratterebbe di un range tra 63 e 142 milioni di tonnellate di CO2

    ogni anno risparmiate da persone che anzich prendere lauto scelgono la bicicletta. Il

    risparmio stato calcolato inserendo nel conteggio il ciclo di vita di ogni mezzo e la

    produzione annua di CO2 dovuta al carburante che ogni mezzo produce. Una

    bicicletta emette 21 grammi di anidride carbonica nel suo ciclo di vita e 16 grammi

    lanno per il carburante (il cibo che serve per dare la spinta alla persona che la guida);

    un autobus emette circa 101 grammi di CO2 nel ciclo di vita e 95 grammi allanno

    (suddivisi in una media di 10 passeggeri al giorno), mentre unauto emette 271

    grammi di LCA e 229 grammi annui. Gi da questi dati, moltiplicati per il numero di

    cittadini europei, si evince che non si sta parlando di piccole differenze. Inoltre la

    Federazione ha ammesso di essere stata estremamente prudente nelle sue stime, il che

    significa che le differenze auto-biciclette potrebbero essere ancora maggiori.

  • 11

    2.3 Tecnologie

    Lefficienza energetica di particolare interesse in quanto i suoi effetti sono

    agevolmente prevedibili, discendendo dallimplementazione di tecnologie e tecniche

    disponibili. Grande importanza, in un piano di efficientamento, ha infatti laspetto

    organizzativo-gestionale, spesso carente o mancante in unazienda industriale che

    invece dovrebbe costituire la cornice allinterno della quale incastonare i vari aspetti

    operativi volti allincremento dellefficienza: diagnosi preliminare, individuazione

    degli interventi, realizzazione e verifica dei reali effetti. Un simile dominio indagato

    quando si vuole modificare il processo produttivo per incrementane la produttivit e

    diminuirne di conseguenza i costi operativi, di cui lenergia rappresenta una

    componente importante.

    Le pi significative innovazioni in campo industriale degli ultimi anni, in tema di

    risparmio energetico, sono state i led per illuminazione, i reattori elettronici per

    lalimentazione di lampade fluorescenti, gli inverter su motori elettrici per inseguire

    carichi variabili. Alcune nazioni, dallo studio effettuato, ci sono sembrate pi

    sensibili verso tale problema ed hanno investito parecchio nell efficientamento

    energetico delle loro strutture industriali.

  • 12

    2.4 Smaltimento rifiuti

    l problema dello smaltimento dei rifiuti solo un aspetto attuale della politica

    europea. Le quantit di rifiuti che produciamo sono il risultato del nostro stile di vita

    insostenibile. Le odierne modalit di produzione e consumo devono essere modificate

    per minimizzare lutilizzo delle fonti non rinnovabili. Ogni anno in Europa sono

    prodotte circa 2000 milioni di tonnellate di rifiuti di cui oltre 40 milioni di tonnellate

    sono classificate come pericolose. Le principali fonti di rifiuti sono lagricoltura,

    ledilizia, lindustria, lestrazione mineraria e le aree urbane. In termini di quantit i

    rifiuti agricoli sono al primo posto. Quelli industriali sono pi significativi a livello di

    impatto ambientale. La maggior parte dei rifiuti urbani viene posta a discarica,

    unopzione che resta ancora la meno costosa malgrado alcuni paesi europei abbiano

    introdotto tasse ad hoc. Nei paesi dotati di sistemi avanzati di gestione dei rifiuti

    aumenta la consapevolezza della necessit di prevenire, ridurre al minimo e riciclare i

    rifiuti. Abbiamo individuato anche per questo tema tre Subcriteri andando ad

    analizzare come le nazioni a livello europeo fronteggiano questo problema e

    prendono provvedimenti; emerso che si fa troppo poco ricorso al compostaggio che

    noi riteniamo una soluzione su cui investire. Il riciclaggio rappresenta una vera e

    propria industria capace di creare posti di lavoro e sostenere il settore manifatturiero.

    Come osserva un recente rapporto dellEuropean Environment Agency, datato 2011,

    questa attivit rappresenta una componente fra le pi dinamiche della green economy

    e contribuisce ad affrontare sfide importanti per lEuropa a livello economico e

    ambientale. Una politica coerente di gestione dei rifiuti comincia a monte come detto

    in calce, intervenendo con una legislazione attenta sulla produzione dei rifiuti, e

    prosegue con una raccolta differenziata capillare ed informata, favorendo anche

    sistemi di riutilizzo e recupero. Culmina poi nella termovalorizzazione (in cui giunge,

    a questo punto, soltanto una parte residuale di rifiuti, quelli che non possiamo

    utilizzare in altro modo), grazie al quale, dal rifiuto otteniamo tutta lenergia

    contenuta. Ma la priorit su cui devono convergere gli sforzi di tutti deve essere

    questa: ridurre drasticamente la quantit di rifiuti che finiscono in discarica. Eppure

    questo ciclo virtuoso, disegnato chiaramente dalla direttiva europea Waste framework

  • 13

    directive (2008/98/EC), non cos chiaro nelle sue prerogative, nelle sue stringenti

    regole interne; non patrimonio comune e soprattutto in Italia non condiviso come

    valore ma lo piuttosto in Europa.

    3. Scelta delle Alternative

    Tra le varie nazioni europee sono state scelte le tre che ci hanno permesso di definire

    un confronto sostanziale tra i criteri pocanzi citati.

    La Danimarca vista da tutti come la nazione che si sta muovendo verso la politica

    del 100% green, ovvero sta rendendo reale ci che per anni sembrata unutopia; la

    Germania al centro dei dibattiti di tutta Europa nellultimo periodo per le emissioni

    di CO2, e per tale motivo abbiamo ritenuto giusto dimostrare che su altri aspetti

    anchessa si muove verso lutilizzazione del rinnovabile. L Italia stata scelta perch

    a differenza di ci che si pu pensare e viene trasmesso dai mass media, anche se non

    raggiunge risultati eccellenti e significativi come nei due casi precedenti, si evoluta

    molto nellimpiantistica di tecnologie che utilizzano le FER. Vediamo le alternative

    proposte nel dettaglio.

    3.1 Danimarca

    C' un reame nel Nord dell'Europa, dove dal 2004 l'impiego delle energie da fonti

    rinnovabili cresciuto del 60 %. Non una favola ma una realt. Questa terra il

    Regno di Danimarca, lo stato pi piccolo e meridionale dalla Scandinavia (per

    quanto, in realt, non faccia materialmente parte della penisola scandinava). Qui, tra

    le pi celebri centrali eoliche e le "segrete" reti termiche, il ricorso ai combustibili

    fossili si avvicina sempre pi a essere qualcosa di molto lontano. Questo piccolo

    stato, tra i pionieri dell'eolico nella "preistoria" degli anni '70 (da allora, infatti, molti

    passi avanti sono stati fatti nel settore delle energie rinnovabili), lo scorso 3 novembre

    ha prodotto pi energia eolica di quanta, in realt, potesse consumarne. Non si tratta

    certo di una novit per questo paese, dove normalmente situazioni come questa si

    verificano la domenica pomeriggio (quando i consumi di energia elettrica sono pi

  • 14

    bassi), ma un dato di fatto che la piccola Danimarca si sta indirizzando verso

    situazioni di questo tipo anche durante i giorni lavorativi e, dunque, verso una sempre

    maggiore esportazione di questa energia pulita nella vicina Germania.

    Figura 3 - Impianti eolici off-shore

    Ma oltre alle grandi turbine eoliche, che con il loro vento provocano talvolta

    perturbazioni nelle reti elettriche del Nord Europa, la Danimarca cela un

    altro tesoro delle rinnovabili; anche questo concorre alla produzione di quel 36 % di

    energie da fonti rinnovabili, che costituisce una parte consistente dell'intero

    fabbisogno energetico locale. Certo, anche nel piccolo regno di Danimarca, stata

    necessaria la prima crisi petrolifera del 1973 perch il paese si decidesse a cambiare

    rotta e a ridurre la propria dipendenza dai combustibili fossili (che, allora,

    raggiungeva il 90 %). Da allora, ogni centro ha dovuto stilare il proprio piano

    energetico, mentre il governo metteva in atto politiche a favore delle energie

    rinnovabili (e, a sfavore, di quelle tradizionali). Ed eccoci cos al secondo punto forte

    delle rinnovabili danesi, costituito da vere e numerose reti di calore che forniscono il

    54 % del riscaldamento necessario.

    Sostanzialmente ci avviene attraverso una grossa caldaia che produce calore, da cui

    dipartono chilometri di canalizzazioni che trasportano l'acqua calda nei radiatori delle

    abitazioni.

  • 15

    Per la maggior parte (ben il 63 %), queste caldaie collettive sono, in realt,

    installazioni di cogenerazione che, oltre a riscaldare, forniscono energia elettrica ai

    loro utilizzatori. Alcune sono ancora oggi alimentate a gas naturale ma, per la

    maggior parte, sfruttano energia da fonti rinnovabili: rifiuti, biomassa e geotermia;

    alcune sfruttano addirittura l'energia eolica e solare per mantenere calda l'acqua

    stoccata all'interno di enormi serbatoi. L'efficienza dunque sar il pilastro della

    strategia energetica danese che d molta importanza anche a fonti come biogas,

    biomasse e soprattutto eolico. Gi ora il vento fornisce circa il 25% dell'elettricit del

    Paese e, nel giro di 8 anni, il piano prevede di arrivare al 50%: sono gi in programma

    due grandi parchi off-shore da 600 e 400 MW (Kriegers Flak e Horns Rev), e si

    prevede di installare altri 500 MW di turbine in mare e 1.800 MW su terra. Le grandi

    centrali a carbone poi, secondo il piano, dovranno gradualmente convertirsi a

    biomassa. Con un simile contributo da una fonte non programmabile come l'eolico, la

    Danimarca prevede di spingere contemporaneamente lo sviluppo della smart grid, la

    rete elettrica intelligente.

    Infine, un'ultima particolarit: per la maggior parte, queste reti di calore sono gestite

    da cooperative costituite dai loro stessi fruitori, protette da qualsiasi eventuale

    tentativo di lucro. Anche per questo, quanti non riescano a servirsi di queste reti sono

    severamente controllati dal governo centrale.

    Nel ambito del trasporto la municipalit danese, da sempre all'avanguardia sui temi

    della sostenibilit applicata alla mobilit urbana, ha chiamato a raccolta societ

    internazionali esperte nel settore.

    Il progetto si basa sulla simulazione della integrazione di vari sistemi in tempo reale

    quali:

    un sistema multimodale di informazione al pubblico considerando tutti i mezzi

    di trasporto (auto, treni, bus, metro, biciclette);

    un sistema per la gestione del trasporto pubblico;

    un sistema di parcheggio integrato con le informazioni ai passeggeri;

    un sistema di monitoraggio del traffico e dell'inquinamento ambientale.

  • 16

    Obiettivo finale del progetto sviluppare soluzioni che consentano di ridurre

    l'inquinamento ed il traffico veicolare migliorando nel contempo l'informazione alla

    cittadinanza. Attualmente si calcola che a Copenaghen il 36% degli abitanti (oltre 180

    mila persone) utilizzi le due ruote per recarsi a lavoro od a scuola, e si prevede che

    questa cifra possa arrivare fino al 50% entro il 2015. Fra gli elementi qualificanti

    della proposta, oltre alle competenze tecnologiche di Thetis acquisite nei sistemi

    intelligenti per la gestione di flotte del trasporto pubblico e in ambito ambientale, una

    composizione del team di esperti, che prevede anche la partecipazione di importanti

    partners internazionali, come le Societ francesi Ixxi e Systra e la multinazionale

    Parkeon. La Municipalit di Copenhagen sta investendo in progetti di innovazione

    tecnologica in quanto riconosciuti come elementi chiave per ridurre le emissioni

    climalteranti ed il traffico stradale a favore del trasporto sostenibile. Per questo

    opportuno segnalare che Copenhagen ha ricevuto il prestigioso titolo di Capitale

    Europea "Green" 2014 e ha deciso di diventare una capitale a emissioni zero entro il

    2025.

    Il primo gennaio 2013 una data storica nel cammino verso la decarbonizzazione

    completa del sistema energetico: per la prima volta in un paese vietata

    l'installazione nelle case di sistemi di riscaldamento a combustibili fossili. La nuova

    norma entrata in vigore nel 2013 in Danimarca, tra le nazioni che con pi decisione

    si stanno muovendo per abbandonare l'energia sporca. In tutti i nuovi edifici infatti

    non pi permesso installare caldaie a gas o ad olio combustibile. Dal 2016 le caldaie

    ad olio combustibile dovranno sparire anche dagli edifici esistenti, qualora possano

    essere serviti da reti di teleriscaldamento o dal gas. Per sostenere questa conversione

    dei sistemi di riscaldamento domestici dal 2012 al 2015 Copenhagen ha stanziato 42

    milioni di corone danesi, cio circa 5,6 milioni di euro. Mettere al bando le caldaie a

    fonti fossili infatti tra le misure presenti nella legge danese sull'energia, approvata

    dal Parlamento nel marzo 2012 quasi all'unanimit, con 171 voti su 179; un

    provvedimento che stabilisce politiche e obiettivi al 2020 per portare il paese entro il

    2050 a soddisfare con le rinnovabili l'intero fabbisogno energetico, dal riscaldamento,

    ai trasporti, all'elettricit. La legge prevede che il Paese gi al 2020 raggiunga

    una quota di rinnovabili sul fabbisogno energetico totale pari al 35%. Per lo stesso

  • 17

    anno le emissioni di gas serra dovranno essere ridotte del 34% rispetto ai livelli del

    1990, mentre i consumi di energia caleranno del 12% rispetto ai livelli del 2006 e la

    domanda di fonti fossili verr tagliata di un terzo.

    Si promuove il teleriscaldamento da biomasse, mentre altri fondi (35 milioni di

    corone) sono destinati a promuovere la geotermia a bassa entalpia e le pompe di

    calore. Una conversione alle rinnovabili poi interesser anche i processi industriali:

    circa 500 milioni di corone (67 milioni di euro) all'anno dal 2014 al 2020 e 250

    milioni di corone per il 2013.

    Quando si parla di gestione dei rifiuti in Europa, i paesi che possono considerarsi

    senza dubbio i pi avanzati sono quelli del nord: non stupisce affatto, quindi, che il

    buon esempio venga dalla Danimarca, gi nel 2007 primo paese europeo per recupero

    energetico da rifiuti.

    Figura 4 Copenhagen

  • 18

    Uno degli impianti che permette alla Danimarca di essere cos virtuosa quello nella

    periferia di Copenaghen: in funzione dal 1970, ha acquisito, nel corso degli anni

    prestazioni tali da consentire il riciclo o lincenerimento di ben il 97% dei rifiuti

    prodotti nella capitale. Il suo funzionamento prevede innanzitutto il riordino dei

    rifiuti, effettuato da una grande gru robotica, processo che permette di incenerirli

    successivamente in quattro diverse fornaci, ognuna destinata ad accogliere una

    particolare tipologia di rifiuti. Per gli amanti delle cifre, basti sapere che, grazie alla

    tecnologia brevemente descritta, si producono 26 MW di elettricit e viene fornito

    teleriscaldamento a 140 mila persone. Passando allaspetto finanziario, che potrebbe

    essere probabilmente lunico in grado di fuorviare dal copiare lesempio danese,

    indubbio che impianti del genere non possano essere economici ma sicuramente

    costruirne uno simile nel nostro paese rappresenterebbe un investimento

    lungimirante ed unimportante tappa lungo la strada della risoluzione dellannosa

    emergenza rifiuti. Anche per il problema delle scorie stata trovata una soluzione:

    vengono riutilizzate nei processi produttivi delle imprese di costruzione. In

    Danimarca la gestione dei rifiuti si basa su un sistema di inceneritori municipali che

    provvedono a circa il 20% del fabbisogno energetico dei danesi e di circa il 98% delle

    famiglie che risiedono a Copenaghen. Un sistema nato tra gli anni 60 e 70 con il

    proliferare delle piccole cittadine e l'avvento della crisi energetica. Oggi in

    Danimarca circa l80% dei rifiuti prodotti viene mandato negli inceneritori locali e

    solo il 3% viene mandato nelle discariche sparse nel territorio nazionale. A fronte di

    una popolazione di solo 6 milioni di abitanti, esistono ben 26 inceneritori. Nel 2013

    ogni danese ha prodotto 747 chili di rifiuti, superando in modo importante la media

    europea che si aggira sui 481 chili.

    Sempre nel 2013, la ministra dellAmbiente Ida Auken ha introdotto il programma

    Denmark without waste che ha lobiettivo di superare il sistema basato sugli

    inceneritori. Secondo la Auken, puntando sugli inceneritori la Danimarca ha percorso

    una strada sbagliata. La ministra afferma che i danesi devono smettere di pensare ai

    rifiuti come una risorsa energetica, per cominciare a considerarli come a un problema

    da superare attraverso la prevenzione.

  • 19

    Il nuovo piano prevede di ridurre le 2.5 milioni di tonnellate di rifiuti odiernamente

    smaltite negli inceneritori alle 820 mila previste per il 2022, passando da una gestione

    dei rifiuti basata sull'incenerimento ad una gestione fondata sulla raccolta

    differenziata. Daltronde sono le stesse direttive europee a pretendere che il 50% dei

    rifiuti prodotti siano riciclati. Oggi la Danimarca ne brucia il 60%. Il programma di

    riduzione dello smaltimento incentrato sulla raccolta degli scarti organici finalizzata

    a generare biogas e biomasse, sulla qualit della raccolta differenziata di Raee e dei

    rifiuti edili e sull'implementazione delle tecnologie impiegate per il riciclaggio

    attraverso il coinvolgimento di imprese nazionali.

    3.2 Germania

    Alcune nazioni stanno gi facendo retromarcia sulle politiche riguardanti i gas ad

    effetto serra e sugli impegni di riduzione a seguito del congresso di Copenaghen, ma

    non la Germania. Secondo la Reuters, il sesto pi grande emettitore mondiale di

    carbonio ha intenzione di mantenere il suo obiettivo di riduzione delle emissioni del

    40% entro il 2020, indipendentemente da ci che faranno le altre nazioni.

    Inizialmente la Germania aveva un obiettivo del 30% entro il 2020, ma lo ha elevato,

    sperando che insieme allimpegno dellUnione Europea del 20% minimo, che

    potrebbe aumentare al 30% se le altre nazioni offriranno tagli sostanziali, potrebbe

    aumentare le probabilit di ottenere un forte accordo globale nei prossimi colloqui sul

    clima.

    La Germania ha da sempre avuto una gestione positiva rispetto alle politiche

    ambientali, comprese quelle su breve termine che riguardavano lindustria e gli

    interessi geopolitici che sono in linea di massima (se non del tutto) quelli che

    affliggono le nazioni ricche, ma anche alcune nazioni emergenti.

  • 20

    Laspetto politicamente importante che questo tipo di azione potr in futuro

    influenzare anche le decisioni dei Paesi vicini e dei competitors economici, i quali

    dovranno dimostrare di saper risolvere la situazione allo stesso livello della politica

    tedesca. Quello che deve accadere di rompere gli schemi che hanno contraddistinto

    finora la battaglia politica-ecologia, e cambiare la mentalit, compresa quella della

    gente, oltre che quella dei centri di potere. Ovviamente dovremo aspettare e vedere se

    questi obiettivi saranno effettivamente rispettati, e per quanto tempo la Germania

    riuscir a tenere, ma certamente incoraggiante. In questo modo anche le nazioni con

    obiettivi molto meno soddisfacenti, come lItalia, giusto per citarne una, potrebbero

    adeguarsi e seguire lesempio innalzando dei limiti che finora sono ancora troppo

    bassi. La difesa del clima, la 'Energiewende' (la svolta energetica verso le rinnovabili

    intrapresa dalla Germania) e luscita dal nucleare entro il 2022 rimangono

    cardini/obiettivi di lungo termine della politica energetica della coalizione.

    Laccordo di coalizione prevede un piano per la difesa del clima, non vincolante

    legalmente. Entro il 2020 la Germania ridurr le proprie emissioni di gas

    climalterante del 40% rispetto al 1990. Si rivede al rialzo l'obiettivo per le rinnovabili,

    ma si pone anche un tetto. Attualmente le rinnovabili sono circa al 25% del mix

    elettrico tedesco, l'obiettivo fino a oggi era di arrivare al 35% al 2020 e almeno al

    50% al 2030. I nuovi target definiti dalla coalizione del terzo governo Merkel sono

    invece 40-45% al 2025 e 55-60% al 2035. Tagli in vista poi per i costi delle

    rinnovabili, sulle quali la potenza europea ha investito tantissimo in questi anni: la

    legge per promuovere le rinnovabili, detta EEG, al momento costa in bolletta ai

    consumatori tedeschi circa 20 miliardi di euro. Nel documento programmatico, poi, si

    stabilisce che saranno abbassati gli incentivi per l'eolico a terra in varie regioni dove

    la produzione gi alta. Ridimensionate anche le ambizioni sull'eolico in mare, per il

    quale verranno comunque estese le facilitazioni nell'accesso al credito: il target per il

    2020 non pi 10 GW di potenza installata ma 6,5 GW, mentre l'obiettivo 2030

    scende da 25 a 15 GW. Rimane la priorit di dispacciamento per le rinnovabili

    elettriche. Ma i produttori da fonti pulite potranno subire riduzioni della potenza

    cedibile in rete - fino a un massimo del 5% della produzione annuale - senza nessuna

  • 21

    compensazione economica. Sono previsti vari investimenti per modernizzare la rete

    elettrica e collegare le zone di maggior produzione a quelle di maggior consumo.

    Rimarranno invece immutati gli incentivi al fotovoltaico o, per essere pi precisi,

    rimarr inalterato il meccanismo di degressione delle tariffe, con ladeguamento

    automatico in base a un corridoio di sviluppo prefissato. Le tariffe feed-in tedesche,

    subiscono comunque riaggiustamenti periodici programmati, modulati in base

    all'andamento delle installazioni. La Germania al momento conta su circa 35 GW di

    potenza FV installata, e si data un tetto di 52 GW superato il quale gli incentivi

    cesseranno o verranno rivisitati completamente.

    Cruciale nel programma di coalizione invece l'efficienza energetica. Il documento

    stabilisce di introdurre incentivi per tecnologie a risparmio energetico e sgravi per

    lavori di riqualificazione energetica dell'edilizia, ma non pone obiettivi vincolanti.

    Nell'accordo, c' poi il segnale che la Germania supporta misure europee per rimettere

    in sesto il mercato della CO2, come il backloading, che prevede di ritardare

    l'immissione di permessi a emettere sul mercato, con la condizione per che un

    provvedimento del genere sia una eccezione da applicare una tantum. Grande assenza

    nel programma energetico invece la politica per i trasporti, trattata come cosa

    separata. Pur essendo allorigine di oltre un quarto (28,6%) dei consumi finali di

    energia, stranamente nellaccordo di coalizione i trasporti non sono compresi nella

    politica per la difesa del clima e nella Energiewende, ed in materia non si stabiliscono

    obiettivi di efficienza, di riduzione dei consumi energetici o riduzione delle emissioni

    climalteranti. I maliziosi penseranno al recente scandalo sui finanziamenti della

    BMW al partito della Merkel, che potrebbero aver influenzato la sua pressante difesa

    degli interessi delle case automobilistiche tedesche, provocando a Bruxelles la

    decisione di rimandare lapprovazione delle nuove e pi rigide regole dellUnione

    europea sulle emissioni di CO2 delle auto.

    Il riciclo rappresenta una vera e propria industria, capace di creare posti di lavoro e

    sostenere il settore manifatturiero. In Europa, dove il Nord il pi riciclone, la

    Germania rappresenta da tempo un esempio virtuoso capace di anticipare i tempi

    sugli obiettivi.

  • 22

    NellEuropa del riciclo tirano la volata Germania, Austria, Danimarca, Svezia,

    Belgio, Olanda. Si tratta di Paesi che hanno praticamente abolito il ricorso alla

    discarica e che hanno affrontato il tema dello smaltimento dei rifiuti attraverso la

    termovalorizzazione ed il recupero. Del resto la legislazione europea parla chiaro:

    entro il 2020 occorrer portare il riciclo dei rifiuti almeno al 50%. La Germania

    rappresenta un caso piuttosto interessante perch al contempo tra i Paesi europei che

    producono il maggior quantitativo di rifiuti e tra quelli che ha la maggiore percentuale

    di riciclo. Lattenzione dei Tedeschi ai temi ambientali proverbiale e chi ha visitato

    il loro Paese ha sempre notato la cura con cui i cittadini conferiscono i propri rifiuti,

    separando in modo capillare e corretto tutte le frazioni riciclabili di cui sono

    composti. Non un caso che, proprio nel settembre di questanno, le strade di Berlino

    siano state trasformate in gallerie a cielo aperto, ospitando una manifestazione di

    Trash Art. Le opere darte, create tramite lassemblaggio di rifiuti, sono state esposte

    proprio per invitare i passanti a riflettere sullesigenza di contenere la produzione

    degli scarti, partendo dalla realt domestica.

    Per i tedeschi la riduzione dei rifiuti una priorit, per questo la Germania ha

    investito nel settore del riciclo dei rifiuti al punto tale da trasformarsi da esportatore a

    importatore per quanto riguarda il recupero di packaging leggero e carta (importava

    carta dallItalia negli anni 90, ora il nostro Paese al secondo posto in Europa in

    questa attivit). Nel 2010 la Germania riciclava gi il 62% dei rifiuti urbani raccolti

    (il ricorso allincenerimento, in questo Paese, pari al 37%, mentre il conferimento in

    discarica stato eliminato). I tedeschi, quindi, hanno gi da tempo superato il target

    sul riciclo imposto dallUnione Europea al 2020. Questo vale anche per le indicazioni

    relative al minor ricorso alla discarica. Non finita qui: le proiezioni al 2020 vedono

    la Germania con un tasso di riciclo che salir tra il 70 e l80%, a riprova della validit

    del sistema adottato da questo Paese in materia di gestione dei rifiuti.

    Il successo della Germania dovuto a decisioni lontane, che hanno affrontato il

    problema del riciclo alla radice, ovvero partendo dal settore produttivo. Gi nel 1996 i

    legislatori tedeschi, in seguito allaumento di discariche nel Paese, emanarono un

    provvedimento sulla gestione dei rifiuti che richiedeva alle aziende di affrontare la

    loro produzione in termini di riduzione, recupero e smaltimento ecologicamente

  • 23

    compatibile. Le imprese tedesche sono state incoraggiate a progettare i loro processi

    di produzione e confezionamento eliminando gli sprechi. I rifiuti inevitabili devono

    essere il pi possibile recuperati, riciclandoli o convertendoli in energia. Se questo

    non possibile, occorre smaltirli nel modo meno inquinante possibile. Coloro che

    creano i rifiuti, quindi, sono responsabili del loro smaltimento e devono provvedere

    nel modo pi consono alla tutela dellambiente ed al recupero dei materiali. Questo

    vale anche per i rifiuti liquidi, per i residui gassosi e per i rifiuti pericolosi radioattivi

    e medici.

    3.3 Italia

    Non solo le energie rinnovabili sono diffuse ormai nel 100% dei Comuni italiani, ma

    il nostro Paese conquista il primo posto nel mondo per il solare. Il contributo ai

    consumi elettrici schizza al 38%. Dati che fotografano il particolare andamento della

    rivoluzione energetica italiana, che cresce dal basso ma viene osteggiata dall'alto, con

    tagli retroattivi e improvvisi che frenano una crescita ormai forte di oltre 800 mila

    impianti sparsi in tutto il territorio. questo il quadro che esce dal rapporto "Comuni

    Rinnovabili 2015" di Legambiente, giunto alla sua decima edizione e presentato oggi

    a Roma. Negli ultimi dieci anni le fonti rinnovabili hanno contribuito a cambiare il

    sistema energetico italiano. Oggi gli impianti sono presenti in tutti gli 8.047 Comuni

    italiani, con una progressione costante (erano appena 356 nel 2005, 3.190 nel 2007,

    6.993 nel 2009) e con risultati sempre pi importanti di copertura dei fabbisogni

    elettrici e termici locali. Complessivamente in Italia nel 2014 le rinnovabili hanno

    contribuito a soddisfare il 38,2% dei consumi elettrici complessivi (nel 2005 si era al

    15,4) e il 16% dei consumi energetici finali (quando nel 2005 eravamo solo al 5,3%).

    Come detto, lItalia il primo Paese al mondo per incidenza del solare rispetto ai

    consumi elettrici (ad aprile 2015 oltre l11%), sfatando cos la convinzione che queste

    fonti avrebbero sempre e comunque avuto un ruolo marginale nel sistema energetico

    italiano e che un loro eccessivo sviluppo avrebbe creato rilevanti problemi di gestione

    della rete. Ad impressionare sono da un lato i numeri della produzione da fonti

    rinnovabili passata in tre anni da 84,8 a 118 TWh, e dallaltro quelli di distribuzione

  • 24

    degli impianti da fonti rinnovabili: circa 800mila, come gi accennato, tra elettrici e

    termici, distribuiti nel territorio e nelle citt, sempre pi spesso integrati con smart

    grid (reti di distribuzione elettrica "intelligenti") e sistemi di accumulo o in

    autoproduzione, che oggi sono la frontiera dellinnovazione energetica nel mondo.

    Attraverso il contributo di questi impianti, e il calo dei consumi energetici, lItalia ha

    ridotto le importazioni dallestero di fonti fossili, la produzione dagli impianti pi

    inquinanti e dannosi per il clima (nel termoelettrico -34,2% dal 2005) ed calato

    anche il costo dellenergia elettrica: da 76 a 48 euro per megawattora tra il 2008 e il

    2014, anche se per una serie di ragioni (tra cui incompleta liberalizzazione del

    sistema, spinta insufficiente verso l'innovazione tecnologica, ritardi nella

    realizzazione delle smart grid) questa riduzione non stata trasferita ai consumatori.

    Diversamente la situazione del trasporto ferroviario italiano sempre pi divisa in

    due, tra una Alta Velocit con servizi pi veloci e moderni e un servizio locale con

    diffusa situazione di degrado che spinge purtroppo i cittadini alluso dellauto privata,

    con aggravio dei costi, del traffico veicolare, dellinquinamento. Eppure, sono circa 3

    milioni le persone che ogni giorno utilizzano i treni per raggiungere i luoghi di lavoro

    o studio. Insomma treni vecchi, lenti, su linee che vedono troppo spesso tagli e

    accumulano ritardi.

  • 25

    4. Confronto a coppie ed indice di consistenza

    Entrando nel modello del Super Decision ci troviamo di fronte alla voce

    Questionnaire dove, attraverso unanalisi del tipo confronto a coppie vengono

    assegnati dei pesi ai nodi ed ai cluster che abbiamo inserito. Nel primo nodo Goal e

    quindi la miglior politica europea per ridurre le emissioni di gas serra il

    questionario pone domande sulla comparazione complessiva dei criteri relativi ai

    singoli nodi quali: energia smaltimento rifiuti, trasporto e tecnologia.

    Figura 5

    Dallanalisi e dalle ricerche effettuate la voce energia risulta essere pi importante,

    seguita poi dalla voce tecnologia e smaltimento rifiuti. In figura 5 quindi possibile

    notare come la politica europea per cercare di ridurre le emissioni in atmosfera di gas

    pericolosi e quindi diminuire leffetto serra punti molto nel campo energetico.

    Direttamente collegato alle tecnologie, per le quali abbiamo considerato in primis

    lefficientamento energetico a livello industriale, vedremo che nella maggior parte dei

    casi esso combacia con linstallazione di sistemi di generazione di energia pulita. Non

    pu non essere considerato lo smaltimento dei rifiuti in quanto questo un tema

    attualissimo; abbiamo gi evidenziato prima come tale questione debba essere

    monitorata e regolamentata affinch si possa migliore sempre pi nello smaltimento,

    rendendolo in qualche modo meno dannoso.

  • 26

    Energia

    Figura 6

    Il nodo energia (figura 6) ci ha posto di fronte ad una serie di interrogativi ben

    precisi: in che modo si sta muovendo lEuropa dagli anni 90 ai giorni nostri? Quali

    sono i settori dove sta investendo? Dov pi conveniente investire affinch la

    produzione di energia venga effettuata attraverso fonti rinnovabili? A tali domande

    riteniamo opportuno dal confronto a coppie che convenga intervenire ed incentivare

    la produzione di energia da fonte eolica, seguita da quella a biomasse e solare. In tal

    senso siamo stati coerenti con quanto abbiamo pocanzi espresso in merito ai paesi

    membri dellUE , in termini di impegno ed investimento.

    Figura 7

  • 27

    In questo questionario (figura 7) invece il confronto a coppie ci chiede nel settore

    Eolico quale paese tra quelli che abbiamo preso in considerazione stia adottando una

    miglior politica o stia spingendo affinch leolico possa fare pioniere riguardo la

    produzione di energia. Bene, la Danimarca la nazione che pi ha spinto la

    produzione di energia da fonte eolica; la Germania come evidenziato sopra per

    ragioni politiche ed economiche segue questa strada, ma molto lentamente mentre

    lItalia si muove sempre pi a rilento rispetto alle nazioni del Nord Europa a causa dei

    continui tagli agli incentivi.

    Figura 8

    In questo questionario (figura 8) abbiamo valutato quale paese tra i tre scelti fosse pi

    sensibile alla produzione di energia da biomassa. La Danimarca punta a soddisfare la

    richiesta di energia del 100% nel 2050 con fonti rinnovabili e conversione dal

    carbone a biomasse, sostituzione caldaie a fonti fossili, eolico ed efficienza. Questi

    ultimi sono appunto i pilastri portanti della strategia danese che per tale motivo non

    pu che essere la nazione vincente nel confronto a coppie appena riportato.

  • 28

    Figura 9

    La produzione di energia da solare (figura 9) qualche cosa che da anni sta

    catturando lattenzione di tutti; molte politiche europee infatti sono state attuate per

    incentivare linstallazione di nuovi campi fotovoltaici. Nel 2011 in Europa la potenza

    fotovoltaica installata cumulativa cresciuta di oltre il 50%, con 21 GWp connessi in

    rete prevalentemente nei tre principali mercati (Italia, Germania e Francia).

    La Germania nel 2014 si trova al secondo posto dopo la Gran Bretagna con 1,9GW di

    potenza installata prodotta da fotovoltaico. LItalia considerata in un periodo di

    transizione avendo connesso appena 385 MW che hanno portato a 18.313 MW di

    potenza totale, nonostante un buon quadro regolatorio. Per gli anni a venire la

    previsione sembra positiva: si stima che entro il 2019 l'installato cumulativo salga a

    oltre 23 GW, per cui secondo l'associazione, nei prossimi 5 anni dovremmo registrare

    un installato annuale in media attorno al GW.

  • 29

    Criterio Tecnologie

    Figura 10

    Il nodo tecnologia (figura 10) ci pone di fronte alla valutazione su quale paese tra

    quelli scelti investa di pi o adotti una politica di efficientamento energetico a livello

    industriale in primis e civile poi. Il risultato che abbiamo evidenziato che la

    Germania la nazione che investe in maggior modo; questo dato per va anche

    comparato alla densit della popolazione, alla presenza pi industrie e fabbriche

    allinterno di questo territorio. La politica tedesca come quella danese da anni spinge

    sullefficientamento energetico mentre la Germania il primo paese al mondo per

    efficienza energetica. Lo stabilisce la classifica 2014 appena stilata dallAmerican

    Council for an Energy-Efficient Economy (ACEEE) che ha studiato 16 tra le

    nazioni pi sviluppate del Pianeta.

    L Italia negli ultimi anni si sta attivando molto per migliorare la qualit delle

    strutture presenti sul territorio nazionale e ad incentivare le industrie a manutenere gli

    impianti in modo che questi possano inquinare meno, talvolta ricorrendo a sanzioni

    per chi non dovesse rispettare determinati parametri. Le certificazioni energetiche o

    ancora meglio gli attestati di prestazione energetica che il governo italiano ha imposto

    che devono essere forniti su ogni atto notarile per immobili, ne sono un concreto

    esempio; scopo di questi ultimi quello effettuare una diagnosi energetica sugli

  • 30

    involucri e sulle centrali termiche per poi studiare sistemi che possano garantire un

    miglioramento dal punto di vista energetico.

    Criterio Trasporti

    Figura 11

    Oggetto del nostro studio stata anche larea semantica dei trasporti (figura 11),

    ponendoci la domanda In che tipo di trasporto ci sono pi emissioni? La risposta,

    pu sembrare ovvia, ma in realt non lo diventa se al precedente quesito n viene

    aggiunto un altro: Quali distanze posso coprire con i rispettivi sub criteri? Conviene,

    ad esempio, usare la bici o il trasporto pubblico? Da questanalisi venuto fuori che

    il trasporto pubblico quello che converrebbe scegliere nella maggior parte dei casi.

  • 31

    Figura 12

    Il sistema dei mezzi pubblici (figura 12) di Copenaghen efficiente, sicuro e pratico.

    Raggiungere la destinazione scelta sempre facile perch la citt relativamente

    piccola! La maggior parte dei biglietti pu essere utilizzata su tutti i mezzi sia in citt

    che nelle zone circostanti. La rete dei trasporti opera 24 ore su 24, ogni giorno, grazie

    anche ai servizi notturni di bus, metro e treni. La maggior parte delle citt tedesche ha

    un proprio sistema di trasporti urbani ed extraurbani. La rete capillare su tutto il

    territorio nazionale e la gamma dei mezzi di trasporto comprende mezzi di superficie

    o sotterranei, su rotaia o su ruote. In questo campo i risultati per lItalia non sono

    affatto lusinghieri, infatti, secondo Legambiente a livello di estensione, prezzi ed

    efficienza siamo il fanalino di coda dellEuropa.

  • 32

    Figura 13

    In Danimarca le auto (figura 13) sono poco utilizzate ed in ogni caso in tutto il paese

    hanno un limite di velocit di 80 km/h; addirittura stato detto addio alle auto blu

    per i ministri ed anche loro si sono muniti di bicicletta per dare il buon esempio. In

    Italia, in verit abbiamo ancora troppe macchine, infatti siamo tra i primi in Europa

    per questo genere di acquisti e dunque il mercato saturo, mentre gli stili di vita dei

    cittadini stanno puntando verso la scelta di alternative alluso compulsivo

    dellautomobile. Le auto in Germania sono una risorsa necessaria, i tedeschi sono

    dipendenti dalle auto tanto da non considerare limpatto ambientale che possono

    avere.

    Figura 14

  • 33

    I danesi vanno pazzi per la bici e Copenaghen costruita per i ciclisti (figura 14). Ci

    sono larghe piste ciclabili ovunque e sono presenti parecchi posti dove noleggiare o

    acquistare una bicicletta; diversamente si pu affittare un risci e farsi portare in giro.

    Il 75% degli italiani afferma di possedere una bicicletta mentre uno su due (48%) dice

    di utilizzarla; a questa fetta si aggiunge un altro 12% di "volenterosi" che hanno

    promesso di acquistarne una entro la fine dellanno. In Germania il 9% degli

    spostamenti avviene in bicicletta. La distanza media percorsa per abitante ogni giorno

    di 0,9 km. La bicicletta fa parte in maniera radicata della cultura tedesca ed raro

    che un bambino non sia cresciuto fin da piccolo con accanto una bici, magari

    incoraggiato dalla famiglia. Questo fa si che anche in strada ci sia un forte rispetto

    verso chi circola in bicicletta.

    Figura 15

    I danesi ci tengono molto alla loro salute, infatti fanno lunghe passeggiate a piedi

    (figura 15), per essere in costante contatto con la natura. Ci non accade per la

    Germania e lItalia, nonostante la presenza di immense aree verdi del paese tedesco.

    Questo perch gli abitanti conducono una vita molto frenetica in ambito lavorativo e

    per tale motivo luso dellautomobile diventa una priorit. Non si pu dire lo stesso

    degli Italiani che per pigrizia si aggiudicano il primo posto preferendo in ogni caso

    lutilizzo dei mezzi pubblici.

  • 34

    Criterio Smaltimento rifiuti

    Figura 16

    Il criterio dello smaltimento rifiuti (figura 16) uno dei pi importanti e critici, infatti

    non tutte le nazioni sanno ben approcciarsi a questo tipo di problema. Principalmente

    si compone di tre sub criteri: compostaggio, riciclaggio e discarica con

    incenerimento. Vediamo nello specifico le nazioni in questione come si comportano.

    Figura 17

    Lattenzione dei Tedeschi ai temi ambientali (figura 17) proverbiale e chi ha visitato

    il loro Paese ha sempre notato la cura con cui i cittadini conferiscono i propri rifiuti,

    separando in modo capillare e corretto tutte le frazioni riciclabili di cui sono

  • 35

    composti. L'Italia di poco sotto la media Ue per quanto riguarda la percentuale di

    rifiuti municipali che sono avviati al riciclaggio e, nel caso di materiali organici.

    Resta ancora molto alto nella Penisola il ricorso alle discariche, che rappresentano la

    modalit di trattamento pi obsoleta ed insostenibile e meno eco-compatibile. La

    Danimarca effettua il riciclaggio secondo la maniera tradizionale ed ogni singolo

    prodotto compreso i RAEE viene riutilizzato.

    Figura 18

    NellEuropa del riciclo (figura 18) tirano la volata Germania, Austria, Danimarca,

    Svezia, Belgio, Olanda. Si tratta di Paesi che hanno praticamente abolito il ricorso

    alla discarica e che hanno affrontato il tema dello smaltimento dei rifiuti attraverso la

    termovalorizzazione e il recupero. In Italia l'incenerimento dei rifiuti una modalit

    di smaltimento minoritaria, anche a causa dei dubbi che permangono sulla nocivit

    delle emissioni nel lungo periodo e delle conseguenti resistenze della popolazione.

  • 36

    Figura 19

    Sono oltre 500 gli impianti di compostaggio operativi, di cui circa 100 in Italia e circa

    400 distribuiti fra Germania, Austria, Danimarca, Olanda e Belgio. In Danimarca gli

    scarti di lavorazione dei prodotti riciclati anche quelli provenienti da foreste vengono

    usati per alimentare gli inceneritori (figura 19).

    4. Analisi dei Risultati

    Passiamo ora ai risultati finali a cui siamo pervenuti, che riportiamo di seguito:

    Figura 20

    Dalla figura 20 si evince chiaramente che la nazione favorita appunto la Danimarca,

    seguita dalla Germania ed infine dallItalia. La colonna Normals rappresenta i

    risultati nella forma delle priorit date; il modo usuale di riportare i risultati. La

    colonna Ideals invece ottenuto da quella Normals dividendo ogni suo ingresso

    per il valore massimo presente nella colonna. Diversamente la colonna Raw deriva

    direttamente dal comando LIMIT SUPERMATRIX. Questo dimostra che la

    Danimarca dovrebbe essere la scelta migliore. Infatti nella colonna Ideals la

    migliore scelta appunto ha la priorit di 1.0. Gli altri sono nella stessa proporzione

  • 37

    che hanno in Normals e vengono cos interpretati: la Germania una scelta del

    76.7% buona come quella della Danimarca, mentre lItalia una scelta del 21.6%

    buona come quella della Danimarca. La riposta riflette le preferenze delle persone che

    hanno effettuato il giudizio, incorporando i loro valori personali e non una

    valutazione oggettiva; in questo caso il Blue Team. Questo risultato riporta anche

    come il nostro intuito stato quindi utilizzato con una priorit alta.

    In realt esiste un altro aspetto, insomma unaltra faccia della stessa medaglia, che ci

    permette di interpretare i risultati in modo pi chiaro, sicuro e corretto.

    Lanalisi di sensitivit infatti si pone lobiettivo di studiare in che modo varia la

    soluzione ottima al variare dei coefficienti del problema, considerando un solo

    coefficiente alla volta; in questo caso quello con il peso maggiore quindi quello pi

    influente, ossia lenergia.

    Figura 21

  • 38

    Nel diagramma riportato in figura 21 abbiamo sullasse delle ascisse la variabile

    indipendente che in questo caso lenergia, mentre sullasse delle ordinate le diverse

    alternative. Nei fatti in rosso riportato landamento della Danimarca, in blu

    landamento della Germania ed in nero quello dellItalia.

    La prima osservazione quella pi evidente: nel punto di ascissa 0.54 abbiamo una

    situazione molto definita in cui notiamo che la scelta migliore la Danimarca, che

    supera la Germania del 26%, con una differenza pari a 0.147; supera invece lItalia

    del 78%, con una differenza pari a 0.404. Diversamente la posizione della Germania

    rispetto allItalia si legge con un distacco del 70%, con una differenza di 0.267.

    La scelta sarebbe quindi tra la Danimarca e la Germania. Osserviamo che il range

    differenziale tra queste due ultime nazioni tende ad aumentare di ordine di grandezza

    nellintervallo 0.54 x 1.

    Abbiamo invece una situazione differente nel range 0.28 < x 0.54 che osserviamo

    in figura 22, in cui lo scostamento della Danimarca diminuisce con una certa rapidit

    che in termini matematici si tramuta nellinclinazione della retta di riferimento, fino a

    bilanciare perfettamente la Germania nel punto 0.28.

  • 39

    Figura 22

    La situazione invece si ribalta a ridosso di questa sorta di punto di pareggio in cui la

    Germania addirittura supera la Danimarca. Infatti notiamo che in figura 23 nel punto

    di ascissa x=0.2 la Germania supera la Danimarca del 10%, con una differenza pari a

    0.05.

  • 40

    Figura 23

    5. Conclusioni

    Lanalisi fin qui condotta si concretizza quindi in risultati ampi da un punto di vista

    relativo, in quanto permettono di effettuare valutazioni differenti in base alle variabili

    considerate. Concludendo quindi abbiamo tre casi limite in cui lanalisi di sensibilit

    costituisce un tool funzionale che fornisce una lettura molto sensibile dei risultati

    ottenuti, in modo da poter valutare in maniera efficace la giusta alternativa da

    scegliere, in base ai giudizi riportati precedentemente; la Danimarca quindi vince.

  • 41

    Bibliografia

    Che cosa lEffetto Serra Educambiente

    http://www.educambiente.tv/effetto-serra.html

    Politiche Unione Europea - EU website

    http://europa.eu/rapid/press-release_IP-14-54_it.htm

    Obiettivi EU website - http://europa.eu/pol/ener/index_it.htm

    Il caso Wolkswagen Blog 6sicuro http://www.6sicuro.it/automobili/emissioni-co2-auto

    Efficientemento energetico AGC Communication http://www.agccommunication.eu/energia-it/8098-energia-acee-germania

    Danimarca, Germania e le energie Rinnovabili Qualenergia - www.qualenergia.it

    Trasporto sostenibile, in bicicletta per i danesi - www.ecologiae.com

    Pedalare come i danesi, trasporto green - www.corriere.it

    Ruolo trasporti effetto serra

    http://www.climatrentino.it/binary/pat_climatrentino/CASERINI.pdf

    Efficienza energetica Schulz Italia - http://www.schulzitalia.com/news-infissi-pvc/efficienza-energetica-per-ente-usa-aceee-italia-erza-al-mondo/391

    Italia lontana dallobiettivo di Kyoto Qualenergia http://www.qualenergia.it/articoli/20140416-obiettivo-nazionale-kyoto-la-riduzione-

    dei-gas-serra-%C3%A8-insufficiente-ispra

    Emissioni Protocollo di Kyoto http://www.ilcambiamento.it/clima/italia_protocollo_kyoto.html


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