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Bollettino 2, 2013

Date post: 09-Mar-2016
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Programma Visionari, Editoriale
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2 MAGGIO_AGOSTO_2013 In copertina: Ferrata in Dolomite. Martedì 18 Giugno 2013 ore 21:30 Sferisterio del Circolo Macrelli Piazza di Porta Montanara 13 Faenza in collaborazione con UOEI Faenza Serata Video Clip Serata “grammaticale” in cui parteciperanno 17 circoli fotografici della Emilia Romagna che mostreranno la loro attività e creatività Consulenza preparatoria dei circoli FIAF: Pino Valgimigli, Omero Rossi (Dirigenti FIAF Emilia-Romagna) Consulenza Musicale: Luciano Biolchini Organizzazione Circoli: Romano Cicognani “Non corriamo, ma andiamo di fretta, noi Visionari vogliamo andare lontano” Serata dedicata a Max Martedì 25 Giugno 2013 ore 21:30 Chiostro del Palazzo Celestini (ex Casa del Popolo) via Castellani 25 Faenza in collaborazione con Riunione Cattolica E. Torricelli Il germoglio e la geometria della musica Concerto per pianoforte Pianoforte: Pietro Fresa Multivisioni: iVisionari (Carlo Conti, Maria Erbacci e Lorenzo Gaudenzi) Alberto Berti, Romano Cicognani Dervis Castellucci e Paolo Stenta Andrea Severi Programma de iVisionari 4 Tutte le serate sono supportate da: Cooperativa Sterna Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Cantina Leone Conti Giovedì 4 Luglio 2013 ore 21:30 Piazza Nenni (ex Molinella) Faenza in collaborazione con CAI Faenza Massimiliano Dorigo Fotografo naturalista e viaggiatore presenta Dalla natura d'Abruzzo, al Ruwenzori I mitici monti della luna Sulle tracce del Duca degli Abruzzi Giovedì 11 Luglio 2013 ore 21:30 Piazza Nenni (ex Molinella) Faenza in collaborazione con CAI Faenza Proiezione di filmati in concorso al Film Festival internazionale della montagna di Trento Sabato 20 Luglio 2013 ore 21:30 Forlì Prima Ripetizione della Serata Videoclip in piazzetta della Misura, in centro a Forlì, in collaborazione con gli amici del FCCF, Foto Cine Club Forlì. rivista 2_2013.p65 21/05/2013, 20.47 2
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2MAGGIO_AGOSTO_2013

In copertina: Ferrata in Dolomite.

Martedì 18 Giugno 2013 ore 21:30Sferisterio del Circolo MacrelliPiazza di Porta Montanara 13 Faenzain collaborazione con UOEI Faenza

Serata Video ClipSerata “grammaticale” in cui parteciperanno17 circoli fotografici della Emilia Romagnache mostreranno la loro attività e creativitàConsulenza preparatoria dei circoli FIAF:Pino Valgimigli, Omero Rossi(Dirigenti FIAF Emilia-Romagna)Consulenza Musicale: Luciano BiolchiniOrganizzazione Circoli: Romano Cicognani

“Non corriamo, ma andiamo di fretta, noiVisionari vogliamo andare lontano”Serata dedicata a Max

Martedì 25 Giugno 2013 ore 21:30Chiostro del Palazzo Celestini (ex Casa delPopolo)via Castellani 25 Faenzain collaborazione con Riunione Cattolica E.Torricelli

Il germoglio e la geometria dellamusicaConcerto per pianofortePianoforte: Pietro FresaMultivisioni: iVisionari(Carlo Conti, Maria Erbacci e LorenzoGaudenzi)Alberto Berti, Romano CicognaniDervis Castellucci e Paolo StentaAndrea Severi

Programma de iVisionari 4

Tutte le serate sono supportate da:Cooperativa Sterna

Parco Nazionaledelle Foreste Casentinesi

Cantina Leone Conti

Giovedì 4 Luglio 2013 ore 21:30Piazza Nenni (ex Molinella) Faenzain collaborazione con CAI Faenza

Massimiliano DorigoFotografo naturalista e viaggiatorepresentaDalla natura d'Abruzzo, al RuwenzoriI mitici monti della lunaSulle tracce del Duca degli Abruzzi

Giovedì 11 Luglio 2013 ore 21:30Piazza Nenni (ex Molinella) Faenzain collaborazione con CAI Faenza

Proiezione di filmati in concorso alFilm Festival internazionaledella montagna di Trento

Sabato 20 Luglio 2013 ore 21:30ForlìPrima Ripetizione della Serata Videoclip inpiazzetta della Misura, in centro a Forlì, incollaborazione con gli amici del FCCF, FotoCine Club Forlì.

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Editoriale

La sezione del C.A.I. di Faenza è posta in Via Campidori, 28 (sede Rione Rosso).Tel. 0546 22966 - La Sede Sociale della Sezione è aperta a tutti il

giovedì dalle ore 20,30 alle ore 23,00 ed il sabato dalle ore 10,00 alle ore 12,00.giovedì dalle ore 20,30 alle ore 23,00 ed il sabato dalle ore 10,00 alle ore 12,00.giovedì dalle ore 20,30 alle ore 23,00 ed il sabato dalle ore 10,00 alle ore 12,00.giovedì dalle ore 20,30 alle ore 23,00 ed il sabato dalle ore 10,00 alle ore 12,00.giovedì dalle ore 20,30 alle ore 23,00 ed il sabato dalle ore 10,00 alle ore 12,00.

SEDE E ORARI DELLA SEZIONE C.A.I. DI FAENZA

È possibile effettuare le iscrizioni e rinnovare l’adesione al club:A FA FA FA FA FAENZA:AENZA:AENZA:AENZA:AENZA: Presso la Sede Sociale negli orari sopra indicati;

Presso la Ferramenta Chesi, Centro Commerciale Cappuccini, Via Canal Grande,Tel. 0546 21616 (ore negozio);

A TREDOZIO:A TREDOZIO:A TREDOZIO:A TREDOZIO:A TREDOZIO: Presso Gabriele Ferrini, Via XX Settembre, 65 - Tel. 0546 943929;A RUSSI:A RUSSI:A RUSSI:A RUSSI:A RUSSI: Presso Ballardini Luigi, Via Molinaccio, 61 - Tel. 339 2625666;A RIOLO TERME: A RIOLO TERME: A RIOLO TERME: A RIOLO TERME: A RIOLO TERME: Presso Piero Pasini, Via Zauli, 9 - Tel. 0546 70871.

Informazioni sull’attività della Sezione:A FA FA FA FA FAENZA:AENZA:AENZA:AENZA:AENZA: nella bacheca di Via Severoli (angolo palazzo comunale di fronte alla Pretura).A TREDOZIO:A TREDOZIO:A TREDOZIO:A TREDOZIO:A TREDOZIO: nella bacheca di Via XX Settembre.A RUSSI:A RUSSI:A RUSSI:A RUSSI:A RUSSI: nella bacheca di Piazza Dante, Sede Banca S. Geminiano e S. Prospero.A CASTEL BOLOGNESE:A CASTEL BOLOGNESE:A CASTEL BOLOGNESE:A CASTEL BOLOGNESE:A CASTEL BOLOGNESE: nella bacheca di Via Garavini (di fronte Credito Romagnolo),

con informazioni presso il Sig. Sportelli Domenico, Via Giovanni XXIII, 333.A RIOLO TERME: A RIOLO TERME: A RIOLO TERME: A RIOLO TERME: A RIOLO TERME: nella bacheca di Via Aldo Moro (di fronte al Comune)

IL PresidenteEttore Fabbri

Cari Soci,Il 21 marzo scorso si è celebrata la “Giornata Internazionale delle Foreste”,,,,, come stabilito dall’Assemblea Gene-rale delle Nazioni Unite, in modo da stimolare le Nazioni a prendere iniziative che coinvolgano in positivo foreste edalberi.Purtroppo, però, in Italia si va diffondendo l’idea che per conservare e valorizzare il patrimonio boschivo si debba priva-tizzarne la gestione.Personalmente, ritengo che l’idea sia alquanto pericolosa per il futuro di parchi, foreste, boschi e dell’Ambiente in gene-rale. Ammesso che il progetto sia nato in buona fede per conciliare la natura con uno sfruttamento sostenibile, sappiamoche sarebbero poi necessari rigidi controlli, ma sappiamo anche che troppo spesso per mancanza di mezzi o peggio perdisonestà, questi controlli possono venir meno.Sulla materia abbiamo un buon esempio: “le Regole”, norme che fin dal 1200, nelle valli dolomitiche, disciplinano inmodo rigidissimo e comunitario lo sfruttamento del bosco.Temo, però, che ancora una volta si voglia seguire “non il buon esempio, ma i cattivi pensieri”; sulla materia, la RegioneLiguria ha già emanato una legge regionale che presenta punti alquanto discutibili. Italia Nostra, WWF ed altre associa-zioni liguri si sono mosse per contrastare tale legge al fine di evitare che vengano meno quei principi di tutela paesaggi-stica ed ambientale sanciti, tra l’altro, dalla legge nazionale sui parchi.Non conosco se il CAI nazionale abbia già preso posizione sulla materia, ma il mio personale pensiero vuole essere unallarme lanciato a voi Soci della nostra Sezione perché siate vigili e attenti alla salvaguardia del nostro Ambiente, semprepiù minacciato dai mutamenti climatici e soprattutto dalla speculazione.

Il 31 Marzo è scaduto il termine per il rinnovo del bollino 2013Ricordo ai Soci che non avessero ancora rinnovato il bollino per l’ anno in corso, che il 31 Marzo è scaduto iltermine per il rinnovo. Dopo tale data si è persa la qualifica di Socio e con essa tutte le prerogative ed agevolazio-ni ad essa connesse, assicurazione compresa. Rinnovando il bollino, in breve tempo si riacquistano le preroga-tive di Socio.

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Scrivo questo articolo per una sorta di senso del do-vere, malinteso e fuori luogo fin che si vuole ma ècosì. E chiedo scusa umilmente, davvero, per il fattodi scriverlo in prima persona, che so benissimo nonesser “professionale”, maper una cosa che tocca vi-sceralmente i ricordi cre-do non si possa far altro.Quando ho visto sul nu-mero di dicembre 2012 di“Montagne 360” il servi-zio sul Corchia mi è ve-nuto un brivido, per la fotodi apertura ancor più cheper le successive di grot-ta: quella montagna tozza,pelata, neanche troppoalta e senza neppure unbel profilo frastagliato e riconoscibile come invecesuccede di regola in Apuane, mi ha riportato indietrodi un sacco di anni. Ho percorso quella cresta sas-

sosa un’infinità di volte, spesso vestito come i duespeleologi in primo piano, con un identico sacco tu-bolare in spalla, la stessa tuta irrigidita dal freddo econ le stesse macchie di fango vecchio sopra, magari

giusto con un casco, unimbrago e un’attrezzaturapiù primitivi. Ma la lucediafana dei milleseicentometri di quota, l’atteggia-mento incantato dei dueche guardano questamontagna strana e mera-vigliosa, violentata dallecave più che dalle tempe-ste, crivellata nel suo in-terno da cunicoli e galle-rie che si estendono peroltre 60 km, come una gi-

gantesca città sotterranea, sono quelli di sempre.Il servizio è bello e ci mancherebbe: le esplorazioni alCorchia sono state un’epopea, hanno segnato una ge-nerazione che non tornerà più a scendere questi abissi,ma altri lo faranno, certo. Personalmente sono riu-scito a non tornare più in questo luogo che ho amatofollemente, di un amore assoluto e irrazionale, per nondover vedere il cadavere della Capanna bruciata nelmaggio 1994 dai cavatori, forse gli stessi che ci ave-vano aiutato nel 1978 a montarla dopo averne tra-sportato gli oltre 600 pezzi prefabbricati, con quei gi-ganteschi camion, su per i tornanti della strada bian-ca che sale da Passo Croce. A ripensarci furonoscene ridicole: loro alla guida dei loro mastodonti,noi con il camioncino di Farolfi e con macchine nor-mali (allora era così, nessuno aveva il Suv, semplice-

Sandro Bassi

BREVE LA VITAFELICE

DELLA CAPANNALUSA-LANZONISUL CORCHIA

La Capanna in una foto dei primi anni ’80 di Ivano Fabbri;lo speleologo in primo piano sta per calarsi in un buco,che è l’ingresso del durissimo Abisso Fighierà, oggicollegato all’Antro del Corchia.

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mente si spingeva sul gas e non ci si preoccupavadelle ruote che slittavano o dei sassi che sbattevanosotto) fino all’ultimo piazzale di cava dove ci caricam-mo i pezzi negli zaini o su basti improvvisati (per lecentine, indivisibili, ci volevano otto persone che sem-bravano schiavi egizi) per portar su tutto a spalla.Loro, i cavatori, facevano il loro mestiere e probabil-mente già compativano noi che facevamo uno sport,ma c’era una complicità antica e genuina. Spesso glispeleo passavano ai cavatori i rilievi delle grotte: loroevitavano di intercettarle, se potevano, noi ci illude-vamo di averle salvate per sempre o comunque per ilmomento ci credevamo e andava bene così. Per col-locare un bivacco da nove posti su questa montagnaera bastata una riunione in paese: il monte era, dasempre, proprietà naturale degli “uomini di Leviglia-ni” secondo una sorta di uso civico arcaico, più fortee profondo di qualsiasi concessione edilizia. Erabastato un accordo; d’altronde a loro non costava nullae noi dovevamo ricordare un morto, Antonio Lusa,che mille volte aveva calcato queste rocce, esploratoquesti meandri, sceso questi pozzi alla ricerca dellamitica giunzione fra l’Abisso Fighierà e il sottostanteAntro del Corchia. Con un’espressione retorica oggidico che Antonio aveva sempre amato queste monta-gne e senza retorica posso dire che anche i cavatoriavevano conosciuto e amato Antonio.Su “Montagne 360” il pur bravo Max Goldoni inevi-tabilmente sintetizza una questione in realtà assai com-plessa, che un giorno andrà raccontata nelle sue mil-le sfaccettature e contraddizioni perchénoi uomini siamo fatti così, pensiamoognuno in maniera diversa e ci contrad-diciamo pure da soli cambiando ancheidea. Ma qui importa precisare alcunidati, per quanto apparentemente irrile-vanti.Il bivacco venne realizzato con un gi-gantesco lavoro di volontariato, cui con-corsero oltre cento speleologi di tuttaItalia, perché Lusa era amico di tutti.Venne progettato da un geometra car-pigiano (nato a Bomporto e residente aModena, ma con lavori vari a Faenza),Carlo Azzali, e assemblato nel giugno eluglio 1978 presso la falegnameria diRodolfo Farolfi, a Faenza. Poi smon-

tato e, come per miracolo, trasportato e rimontato, nel-l’agosto e settembre, sul Corchia. Un posto sceltocon estrema cura: sul nido di una vecchia postazionedi guerra, riutilizzata come cantina, su una cresta confrequenti, improvvise bufere di vento patagonico. Maproprio per questo preziosissimo, per accogliere chiusciva dalle esplorazioni del Fighierà, il cui ingressodistava e dista una ventina di metri. A seguire con lamassima costanza le operazioni fu Pier Paolo Biondi,speleologo faentino e allora anche presidente del CAIFaenza; quest’ultimo diede il suo patrocinio e, conalcune braccia, anche il suo apporto fattivo (per lacopertura finanziaria fece tutto Farolfi). Venne coin-volta anche la Ronda Speleologica Imolese, anch’es-sa affiliata CAI, che aveva avuto un lutto analogo alnostro con la scomparsa di Ennio Lanzoni, “il Pagu-ro”.

La Capanna ormai bruciata, nella primavera del 1999, nellafoto di Giovanni Bisi.

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Le tre associazioni – GSF, CAI Faenza e CAI Imola –lasciarono sulla porta della capanna una targa in bron-zo con i loro nomi e i nomi dei due defunti, targa cheè ancora conservata.Passò del tempo, nacquero sacrosante istanze am-bientaliste in difesa delle Apuane aggredite e sven-trate per vendere marmo a riccastri esotici. Gli spe-leologi iniziarono a combattere una guerra contro icavatori, sporca e assurda come tutte le guerre ma fucosì. Il CAI fece in parte altrettanto, ma fu più lealistadel re e si accorse che sul Corchia, oltre ai torsoli dimela creati con un’attività estrattiva sfrenata, oltre allestrade che laceravano i fianchi della montagna, c’era– e proprio in vetta – un abuso edilizio. Dopo unaserie di riunioni (stavolta non ne bastò una come coni cavatori) dove Biondi cercò di convincere i vari de-legati CAI che la capanna era indispensabile, almenofinché c’erano esplorazioni speleologiche, venne tro-vata una soluzione che consentiva al CAI di non ave-re macchie sulla coscienza e fu, per il CAI, la “scon-fessione” della capanna, che poteva rimanere ma sen-za alcun riferimento al sodalizio. Il che venne fattocon la semplice apposizione di una nuova targa (an-ch’essa oggi conservata perché prelevata prima del-l’incendio finale) con il nome del solo Gruppo Spele-ologico Faentino.Mi rendo conto di come possa non piacere, oggi, rin-vangare tutto ciò, in particolare su questa testata, mai fatti furono questi. La Capanna ha salvato moltevite, forse anche la mia, visto che più volte sono uscitodal Fighierà in condizioni disastrose, le peggiori peraffrontare una cresta esposta, magari di notte, con ilghiaccio, la bufera, dopo venti ore di punta senzadormire eccetera. E’ fuor di dubbio che abbia salvatotanti: ci sono decine di testimonianze, orali e scritte.Ora, non sta certo a me dirlo, ma la Capanna appar-tiene ad un’epoca conclusa, morta e sepolta. Io dareitutte e due le braccia per farla rivivere, ho passato inquei dieci metri quadri i momenti più indimenticabiliche comunque non torneranno. Non tornerà un in-teresse esplorativo per il Fighierà, l’abisso più bello emaledetto che abbia mai visto ma talmente duro danon solleticare alcuna ripetizione “turistica”. Quelleesplorative si sono concluse con la scoperta del ramodel Becco che porta alla galleria di -250, un temporaggiungibile a caro prezzo dai pozzi del Fighierà, conneppure un’ora di comoda e quasi pianeggiante tra-

versata. E’ vero che il sistema carsico del Corchianel suo complesso resta del massimo interesse: hafesteggiato lo scorso anno la scoperta del suo sedi-cesimo ingresso e si rivela sempre più una gigante-sca megalopoli sotterranea ma con sbocchi esterni aquote assai più basse, e umane, rispetto ai 1640 mdel Fighierà.Per l’escursionismo – lo dico perché a questo scopoqualcuno lo vuol ricostruire riutilizzando i plinti e lecentine, ancora in loco e ancora solidissimi - il Bi-vacco Lusa-Lanzoni non serve: nessuno passa da quiper caso e a breve distanza c’è Mosceta, con un effi-ciente rifugio che per le escursioni, oggi perfettamentepianificabili anche con precisione per quanto riguar-da la meteorologia, è più che sufficiente.In altre parole, se si vuol resuscitare la Capanna lo sifaccia (beninteso con l’assenso del Parco delle Apua-ne, nato e cresciuto nel frattempo, e “sanandola” an-che sul piano burocratico visto che risulta ancora for-malmente abusiva), ma sono certo che essa non pos-sa più avere la sua funzione speleologica originaria-identitaria e temo che anche quella escursionistica siriveli solo un pallido surrogato.

Nella foto di Michele Poponi, la capanna così com’eranel maggio 1993.

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Credo che sia molto difficile descrivere, in po-che righe, 150 anni di storia di un sodalizioche dalle sue origini ad oggi è andato in con-tinua crescita, non solo da un punto di vistanumerico degli iscritti, ma anche di mezzi dicomunicazione, e contemporaneamente occu-pandosi, nel corso degli anni, di quasi tutti gliaspetti inerenti all’ambiente montano. Di tutto ciò cioccuperemo più avanti, per ora limitiamoci a fare al-cuni cenni storici sulle origini del C.A.I., che nacqueufficialmente a Torino nel Castello del Valentino il 23ottobre del 1863, all’una del pomeriggio; la sedutadurò circa tre ore, ed erano pre-senti circa 200 persone delle qua-li, come riportano i verbali: “moltivennero da lontano”. Come Pre-sidente venne nominato un no-bile, il barone Ferdinando Perro-ne di San Martino, un elegantesignore, relativamente giovaneper quei tempi, che portava baffiarricciati alla Umberto, come siusava allora. Questi sono i fatticosì detti ufficiali e burocratici, ma la vera fondazionerisale al 12 agosto 1863, quando Quintino Sella saleassieme a tre amici al Monviso, ed in quella occasio-ne espresse l’idea di radunare gli alpinisti italiani inun Club, nel modo in cui era già avvenuto alcuni anniprima in Gran Bretagna ed in Austria, mentre in Sviz-zera si era creato solo alcuni mesi prima.Quintino Sella era nato nel 1827, laureato in inge-gneria si dedicò all’insegnamento, poi nel 1860 entròin politica. Divenuto deputato, eletto in un distrettodella provincia di Biella, ricoprì la carica di segretariogenerale della Pubblica Istruzione ed in questa caricafu un forte sostenitore della restaurazione delle finan-ze dello Stato, applicando economie strettissime, finoa raggiungere nel 1876 il tanto sospirato pareggio dibilancio. Essendo quindi un matematico insigne, svol-se anche un’intensa attività scientifica, in specialemodo nel campo della cristallografia e della minera-logia.Da appassionato alpinista, scalò anche sul Cervino,sul Monte Rosa e nel 1879 (non più tanto giovane),anche sul Monte Bianco, morì a Biella nel 1884.In sostanza il Club Alpino Italiano, fondato a Torinoper iniziativa di Quintino Sella, come da Statuto, è una

libera associazione nazionale che ha lo scopodi promuovere l’alpinismo in ogni sua mani-festazione e la conoscenza e lo studio dellemontagne, specialmente quelle italiane. Perraggiungere tali fini, si adoperano coordina-tamente le sezioni e la sede centrale. Dopo allaprima sezione di Torino si costituirono rapi-

damente altre sezioni, principalmente nelle grandi cittàdel nord Italia, poi gradatamente su tutto il territorionazionale, fino ad essere 804 tra sezioni e sottosezio-ni (dati al 31-12-2011).In un lasso di tempo cosi grande, dal 1863 fino ad

oggi, anche per il C.A.I. era ine-vitabile che si susseguissero av-venimenti belli e brutti, special-mente nel passaggio tra le dueguerre mondiali che hanno col-pito anche, e duramente, il terri-torio alpino. Durante la PrimaGuerra Mondiale, la conquistadelle vette nel territorio delle Alpiera essenziale (da entrambe leparti avverse) per il dominio del

territorio sottostante, e nella tragedia degli eventi, siverificarono episodi di coraggio e di alto alpinismo,rapportato ai mezzi di allora. Dopo a quel tragico even-to (1915-18), confluirono nel C.A.I. due importantisezioni: la Società degli Alpinisti Tridentini (S.A.T.), ela Società Alpina delle Giulie (S.A.G.). Poi, per facili-tare la pratica dell’alpinismo, il C.A.I. creò la figuradella guida alpina, ossia uomini e donne con specifi-ca formazione e capacità, i quali all’inizio del Nove-cento crearono la loro prima associazione, dando vitaal Club Alpino Accademico Italiano (C.A.A.I.), per moltidi loro si trasformò in professione e ad esso hannodato lustro ed appartengono molti grandi nomi del-l’alpinismo.Anche se la storia dell’alpinismo inizia lontano neitempi (ad esempio, Tito Livio racconta che nel 181a.c., Filippo il Macedone salì sul monte Hemus a 2800m.) non sempre le montagne hanno attirato le perso-ne. L’interesse per le ascensioni alpinistiche nel XIXsecolo aumentò, e si iniziarono a perfezionare gli stru-menti per le scalate, come corde, piccozze, racchette,ramponi, chiodi, ecc...Negli anni 30, 40 e 50, si ebbero le grandi conquistedelle nostre Alpi e Dolomiti, ma il merito non fu di

Il C.A.I.compie

150 annidi Mario Cortesi

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soli italiani, tra gli stranieri la maggioranzaerano inglesi, poi successivamente ne spie-gherò le ragioni. Dei grandi alpinisti sociC.A.I., potrei fare alcuni nomi tra i più cono-sciuti, come Tita Piaz, Emilio Comici, Riccar-do Cassin, ma l’elenco è molto lungo e si ri-schia di dimenticarne alcuni che hanno co-munque effettuato grandi imprese. Negli anni 50, cosicome altri Club Alpini stranieri, si iniziarono a farespedizioni verso le montagne più alte dei vari conti-nenti della Terra, e cosi anche il C.A.I. nel 1954 con-quistò la vetta della seconda montagna più alta delMondo: il K2, con Achille Compagnoni e Lino Lace-delli, appartenenti ad una spedizione capeggiata daArdito Desio. Bisogna ricordare che dopo a questaspedizione si creò una diatriba durata 50 anni controWalter Bonatti, il quale poi nel 1958, assieme a CarloMauri raggiunse la vetta del Gasherbrum IV, ma conun’altra spedizione C.A.I., capitanata da Riccardo Cas-sin. Solo nel 2004 una commissione C.A.I. volutadall’ora presidente Annibale Salsa e composta dal prof.Luigi Zanzi, Fosco Maraini e Alberto Monticone, dopo50 anni dalla spedizione del K2, accertò e confermòla verità espressa da Walter Bonatti. Altre spedizioniC.A.I. si sono susseguite, non solo verso il gruppoHimalaiano, ma anche alle Ande (Cerro Torre) nel 1959con Cesare Maestri e Toni Egger, nel gruppo del Ka-rakorum con Camillo Pelissier (spedizione Monzino),nello stesso anno nel Saraghrar Peak (Himalaya), peropera della sezione romana del C.A.I.Le pubblicazioni del C.A.I. iniziarono con il “Bolletti-no”, trasformatosi in “Rivista Mensile” nel 1882. Nel1913 furono stampate 8.730 copie che diventarono65.000 nel 1963 e poi 200.000, prima che si trasfor-masse ne “La Rivista del CAI”, sostituita dall’attuale“Montagne 360”. L’altra rivista “Lo Scarpone” nac-que nel 1931 e si è trasformata, alla fine del 2010, dacartacea a telematica (on line). Tra le altre pubblica-zioni, la più importante è la serie de “La Guida ai montid’Italia”, iniziata nel 1908, consta di oltre 50 volumied è stata completata nel 2012 con la pubblicazionedegli ultimi 2 volumi: “Civetta” e “Alpi Biellesi e Val-sesiane”. Tutta la serie di queste pubblicazioni sonostate fatte in collaborazione con il T.C.I. (Touring ClubItaliano), che ha curato l’organizzazione della compi-lazione e dell’edizione.Altra attività peculiare del C.A.I. è il soccorso alpino,

si è strutturato negli anni cinquanta in Trenti-no, poi si è esteso in tutta Italia. Il Corpo Na-zionale Soccorso Alpino e Speleologico haassunto un vero ruolo di servizio e di prote-zione civile rivolto non solo agli alpinisti, maa tutte le persone appassionate e che frequen-tano la montagna. Tra i tanti episodi di soc-

corso operati nella storia dei 150 anni C.A.I., è rima-sto clamoroso il difficile salvataggio di Claudio Cortisull’Eiger nel 1957.La montagna fin dai tempi dell’antichità ha sempreesercitato sugli uomini un grande fascino. Venne can-tata da poeti, raffigurata da pittori (Helbronner, Se-gantini), ma soprattutto nel corso dei secoli è sem-pre stato ritenuta, da vari popoli, come il luogo dovepiù volentieri si manifesta la divinità, tanto è vero checi sono luoghi su questa Terra dove le popolazionilocali non permettono più, oppure non hanno maipermesso, di salire su montagne a loro sacre.La prima associazione alpinistica fu l’“Alpine Club”inglese, fondata nel 1859; in quegli anni in Inghilterrac’era un grande sviluppo industriale, portato dall’uti-lizzo dell’energia a vapore, e quindi stava afferman-dosi una filosofia positivista basata sulla conoscenzadelle cose reali che avrebbero portato al progresso.Teorie queste in contrasto con la filosofia idealista,basata su principi difformi dai principi scientifici. As-sommando alla filosofia positivista la grande ca-pacità ed esperienza di viaggiare degli inglesi, si puòcapire la ragione per cui alpinisti come Tuckett, Ball,Whimper ed altri trovassero le nostre montagne cometerreno di conquista delle conoscenze umane sullanatura. Forse, anche ispirato dal modo di pensare edagire degli alpinisti inglesi, Quintino Sella ebbe ideadi fondare un Club Alpino Italiano che contenesse unpo’ di idee inglesi protestanti e liberali.Poi nel corso degli anni anche il C.A.I. ha subito l’in-flusso dei tempi che vanno dalla retorica militare del-la Grande Guerra, seguita dalla riforma scolastica diGiovanni Gentile, essenzialmente su basi umanisti-che, considerando inizialmente solo un alpinismoromantico.Quasi contemporaneamente l’epoca del fascismo esal-tò gli alpinisti del “sesto grado” come eroi, e nominòpresidente del C.A.I. Augusto Turati che era anchesegretario del P.N.F. Per fortuna, oggi c’è ben poco diquel periodo, basti ricordare il pensiero di Reinhold

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Messner in età non più da grande alpinista:“non la cima, la difficoltà, non il record mi in-teressano, ma quello che succede all’uomoquando si avvicina alla montagna”. Gli appas-sionati di alpinismo sanno che le belle ascen-sioni non sono solo un’esibizione di agilità eresistenza fisica, ma un paziente meticolosolavoro di muscoli e cervello, ed è a costoro che lamontagna riserva le più grandi soddisfazioni e tutta lasua spiritualità.Oggi il C.A.I. conta più di 320.000 iscritti, gestisce774 tra rifugi e bivacchi, si occupa di alpinismo, scialpinistico, snowboard alpinistico, sci di fondo escur-sionistico, speleologia, escursionismo (trekking), edultimamente anche mountain-bike (MTB), con relati-vi istruttori. Inoltre ha un comitato scientifico nazio-nale che si occupa di medicina di montagna, di tuteladell’ambiente montano, di neve, di valanghe, ecc...Purtroppo il modo di vivere di oggi ha portato unasorta di consumismo anche nel mondo montano. Lapoca conoscenza ed il poco rispetto per le terre alteda parte di alcuni giornalisti, li ha indotti, in occasio-ne di tragici eventi, a scrivere cose inesatte usandoquel brutto termine, ma di effetto: “montagna assas-sina”.In conclusione, credo che dobbiamo essere fieri diappartenere ad un’associazione che compie quest’an-

Si informano i soci che la sezioneC.A.I. di Faenza ha raggiunto un

accordo coin lo studio legale

AVV. MARCO SOLAROLIsito n Faenza, via Firenze 1/3

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in base al quale i tesserati inregola con l’iscrizione annualepossono godere di un primo

consulto gratuito e di tariffe age-volate nel caso di prosecuzione

dell’incarico professionale.

no 150 anni, con delle nobili finalità così comeespresse nella prima parte dello Statuto na-zionale. Tutto ciò riguarda noi tutti aderenti edappassionati di montagna, non importa seandiamo per rocce, per ferrate, per grotte, perboschi o per prati, siamo comunque tuttiamanti della natura, dell’aria aperta, dei gran-

di spazi e dell’amicizia.

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10MAGGIO_AGOSTO_2013

Prima di comunicarvi la notizia, occorre che vi rinfre-schi la memoria: era il novembre del 1983 quando,nell’allora agibile Sala Dante, presso la biblioteca diFaenza, veniva presentata la prima edizione di unacarta escursionistica dei sentieri CAI delle vallate del-l’Appennino faentino. Si trattava di una cartina in sca-la 1/75000, con allegato li-bretto per la descrizionedegli itinerari che allora era-no presenti quasi esclusiva-mente nella valle del Lamo-ne. I soci della nostra sezio-ne erano coinvolti da oltreun anno in un impegnativolavoro di ricerca, pulizia esegnatura dei vecchi sentie-ri ormai abbandonati daquando, attorno agli anni sessanta, l’Appennino si eraspopolato, facendo sì che i vecchi sentieri che percentinaia di anni avevano collegato le numerose case

sparse fino negli an-goli più nascosti,come pure le più anti-che mulattiere, vere eproprie autostradedell’epoca, pian pianoscomparissero invasedalla vegetazione.L’escursionismo co-minciava a muovere iprimi passi, l’uscitadella carto/guida fu ungrande successo, es-

sendo una novità assoluta, ed andò presto esaurita.Unico punto negativo fu la scala di riduzione con cuiera stata stampata la carta,poco consona per un usoescursionistico. Spinta dallenumerose richieste, la sezionesi rimise al lavoro e nel 1986pubblicò una carta in scala1/25000 che copriva i sentieridell’alta Valle del Lamone. Lapreparazione non fu cosa dapoco: partimmo dalle vecchietavolette IGM (Istituto Geogra-fico Militare) in bianco e nero

aggiornate agli anni trenta e, dopo un lungo lavoro diaggiornamento della base cartografica, riuscimmo aprodurre una carta addirittura a cinque colori.Solo un anno dopo ricominciammo di nuovo, in col-laborazione con il comune di Tredozio, e nel giro dipochi mesi riuscimmo a produrre una cartina in scala

1/25000, con allegato libret-to per la descrizione dei sen-tieri del territorio tredoziese.Contemporaneamente ungruppo di volontari, guidatida Gabriele Ferrini, segna-rono oltre venticinque nuo-vi sentieri.Nel 1994 iniziò una collabo-razione fra le sezioni del CAIe l’ufficio cartografico della

regione Emilia Romagna. Il progetto prevedeva la co-pertura del territorio regionale a ridosso dello spar-tiacque appenninico, dalla provincia di Piacenza finoa quella di Rimini, con una serie di carte in scala 1/50000. La carta che riguardava la nostra zona coprivadall’alta valle del Se-nio fino all’alta valledel Montone, incro-ciandosi con le sezio-ni vicine, e venne ri-stampata nel 1999.Nel 2007, dietro no-stra richiesta, venneprogettata una nuovaedizione per coprirel’intero territorio dinostra competenza,dalla via Emilia fino al

crinale spartiacque.Naturalmente, in tutti questi anni di col-laborazione con la regione, le sezioni delCAI, oltre al normale lavoro di manuten-zione e segnatura sentieri, hanno opera-to con rilevatori G.P.S. per l’aggiornamen-to dei dati della rete sentieristica regio-nale. Tutti questi dati sono stati inseriti emessi in rete nel sito della regione:“Sentieri Web”.Fra il 1999 e il 2007, giusto per non an-noiarsi, in collaborazione con la sezione

Nuova cartaescursionisticain preparazione.

di Maurizio Solaroli

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11MAGGIO_AGOSTO_2013

CAI di Imola portammo a termine un progetto edito-riale al quale si pensava da almeno dieci anni: dopola pubblicazione di tante carte, occorreva una guidaescursionistica. Detto fatto, ecco la guida dei sentieri,territorio e ambiente intitolata: “Dalla Futa all’Acqua-cheta”.

E siamo ai giorni nostri:la carta regionale del2007 è esaurita, la regio-ne per problemi di bilan-cio ha accantonato mo-mentaneamente il discor-so cartografia escursioni-stica, da pochi mesi ilParco Nazionale delle Fo-reste Casentinesi è usci-to con una carta dei sen-tieri in scala 1/25000, èmolto bella anche grafi-

camente. Così, una sera in consiglio, ho lanciato unaproposta pazza: “Perché non facciamo finalmente an-che noi una carta escursionistica che renda onore aglioltre 350 chilometri di sentieri che i volontari sezio-nali, da oltre trenta anni, continuano a mantenere per-corribili?”. E’ un vecchio sogno nato quando con Lui-gi Rava, Beppe Zerbato, Orazio Albonetti e Paolo Tinipassavamo diverse serate a preparare gli aggiorna-menti per le varie edizio-ni della carta regionale.Subito l’idea è stata ac-colta con entusiasmo,anche se consapevolidel grande lavoro di ag-giornamento e correzio-ne che sarà necessarioapportare per trasforma-re l’attuale carta in scala1/50000 nella più fun-zionale scala 1/25000.Certo l’impegno finan-ziario per la sezione èrilevante e cercare contributi esterni con l’aria che tiranon è facile, quindi come sempre ci siamo rimboccatile maniche. Confidiamo che il prodotto che usciràvenga accolto dal mercato degli escursionisti con fa-vore. La carta verrà stampata in collaborazione con laditta Selca di Firenze in scala 1/25000 su un foglio di

NuovaCarta

Escursionistica

circa cm 70x100, fronte e retro. La zona coperta spa-zia dalla bassa valle del Santerno a quasi tutta la valledel Montone e dalla Via Emilia allo spartiacque ap-penninico. Oltre a tutti i vecchi itinerari escursionisti-ci saranno inseriti anche tutti i percorsi nati in questiultimi anni fino all’ultima Alta Via dei Parchi, verran-no inoltre inseriti anche diversi itinerari per MTB spe-cie in bassa valle. Se ci riusciamo, la presentazionedovrebbe avvenire prima dell’estate.Abbiamo fatto già tante volte l’appello ai soci per ren-dersi disponibili a partecipare nelle giornate di se-gnatura sentieri. Ora più che mai mi sento in doveredi incitarvi a dare una mano perché al momento del-l’uscita della carta i sentieri possano essere all’altezzadella carta stessa. Oltre alle uscite in programma, ri-cordo che anche durante le uscite infrasettimanali cisono gruppi di soci che si dedicano a questo impor-tante lavoro di pulizia e segnatura sentieri.Un grazie anticipato a tutti quei soci che si impegna-no e si impegneranno per la buona riuscita del pro-getto della: Nuova Carta Escursionistica.

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13MAGGIO_AGOSTO_2013

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14MAGGIO_AGOSTO_2013

Quest’anno, durante la riunione per la programmazioneannuale, si è stabilito di effettuare la gita sociale neiprimi mesi dell’anno, contrariamente agli anni passati,scegliendo i giorni di venerdì 12, sabato 13 e domenica14 aprile; di solito in questo periodo andavamo in Ligu-ria, ma purtroppo a causa delle ultime alluvioni, la zonadelle 5 Terre risulta essere ancora poco agibile.Dopo sopraluoghi e grande interessamento della Laura,abbiamo deciso per la Maremma Toscana, le tre giorna-te sono state molto intense, con aspetti eluoghi di interessi diversi, ed orari molto“tirati”. Purtroppo la Laura non ha potu-to partecipare a causa di un infortunio conconseguente intervento ospedaliero, egrande dispiacere di tutti.Partenza da Faenza in perfetto orario alleore 5,00, pullman quasi al completo con51 partecipanti.Arrivo ad Alberese alle ore 10,00, sededel Centro Visite del Parco dell’Uccellina (Maremma To-scana), e dopo le formalità burocratiche (biglietti) e l’ar-rivo della guida Rosita, alle ore 11,00 eravamo tutti sulpullman del Parco che ci ha condotto al punto di par-tenza dell’escursione a piedi fino alla spiaggia di Caladi Forno; quest’ultima destinazione non era in program-ma, ma si è dovuto ripiegare su di essa, non essendopossibile raggiungere il complesso architettonico di S.Rabano per lavori di restauro in corso. Tornati al Cen-tro Visite del Parco, ci siamo recati alla spiaggia di Al-berese, dando così la possibilità ai fotografi di ripren-dere i paesaggi selvaggi della spiaggia, le caratteristi-che mucche maremmane e i cavalli allo stato brado,che una volta ammaestrati, verranno usati dai butteri.Tornati al Centro Visite del Parco, degustazione di pro-dotti tipici locali, tra cui l’olio è stato sicuramente il piùgradito.Prima di raggiungere l’albergo,abbiamo avuto il tempo di visi-tare Talamone, con bella vedutasul mare ed il promontorio del-l’Argentario, e di importanza sto-rica per via della “spedizione deiMille” di Giuseppe Garibaldi.La giornata di sabato 13 è statadedicata all’Isola del Giglio, im-barco alle 8,30 da Porto S. Ste-fano e, dopo un’ora di navigazio-ne, arrivo a Giglio Porto, congrande emozione di tutti nel ve-

dere la nave da crociera “Concordia”, completamenteadagiata su un fianco e mezza sommersa nei pressi delporto. Dopo essere saliti a piedi a Giglio Castello, conun dislivello di 405 m., ci siamo diretti verso il faro diPunta del Fenaio, rimanendo quasi sempre in cresta,con vista dall’alto della nave “Concordia”, e vi assicuroche il relitto fa una notevole impressione. Tornati aGiglio Castello, siamo scesi per sentiero fino alla spiag-gia di Campese per un altro bagno, quindi con l’auto-

bus di linea siamo ritornati a Giglio Portoper l’imbarco del ritorno. All’albergo ciaspettava una generosa cena a base dipesce, mentre la sera prima era a base dicarne, e molti hanno fatto onore anche airipassi.Nella giornata di domenica 14 aprile, tra-sferimento a Pitigliano, città costruita coltufo, posta su un grande e lungo speroneanch’esso di tufo, dove la brava e prepa-

rata guida Silvia ha illustrato la storia della città, facen-doci visitare anche l’interessante ghetto ebraico deno-minato “la piccola Gerusalemme”.Al termine del paese si scende per iniziare il percorsodella “Via Cava”, antica strada di epoca etrusca, che ciha condotto fino a Sovana, città del tufo, consideratocome uno dei più bei borghi d’Italia e luogo di nascita diIldebrando di Soana, futuro Papa Gregorio VII. Dalpaese, ci siamo spostati al sito archeologico delle tom-be etrusche, tra le quali campeggia quella gigantesca diIldebranda. Al termine di questa ultima visita, abbiamoproseguito per il viaggio di ritorno passando dalla Vald’Orcia, famosa per i suoi paesaggi, tipici delle cretesenesi.Tirando le somme, complice la buona stagione, credoche tutto sommato abbiamo trascorso tre belle giornatedi divertimento in compagnia.

GITASOCIALE

2013di Mario Cortesi

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15MAGGIO_AGOSTO_2013 LXIV - LE ORCHIDEE

FIORI SPONTANEI DELL’APPENNINO

ROMAGNOLO (a cura di Ettore Contarini)

19 – LE ORCHIDEE (3o)

Nido d’uccello [Neottia nidus-avis (L.) L. C. Rich]fusto: alto 20-30 cm (Fig. 1), di colore verde-bruna-stro come il resto della pianta, fiori compresi, cheappare afilla (senza foglie) e a costumi saprofiti (os-sia che si nutre di materiali vegetali morti, nel nostrocaso sotterranei); rizoma basale formato da un com-plesso di fibre contorte e aggrovigliate; caule eret-to, lucido, avvolto da squame acute abbraccianti;foglie: assenti; sono presenti soltanto le squame ap-pena citate;fiori: 15-20, a volte di più, addensati in fitta inflore-scenza terminale, di colore bruno come tutta la pian-ta; brattee lesiniformi; ovario incurvato, di 1 cm; te-pali esterni conniventi, di lunghezza circa 5 mm; la-bello bilobo di 3-4 x 10-12 mill., a lobi divergenti, sen-za sperone (Fig. 2);frutti: capsule con semi minutissimi, come in tutta lafamiglia orchidacee;habitat: boschi freschi di latifoglie, in particolare fag-gete che sull’Appennino settentrionale offrono l’am-biente ideale per la specie;fioritura: da maggio a luglio, secondo l’altitudine;sulle montagne romagnole appare prevalentemen-te a giugno;distribuzione: elemento a diffusione euro-asiatica;etimologia: Neottia deriva dal greco e significa “nidod’uccello” per le sue radici fibrose e intricate comeun nido; poi Linneo, successivamente, pose comesecondo nome del binomio scientifico anche nidus-avis, che in pratica mostra lo stesso significato, cioènido d’uccello nuovamente.

Platantera comune, o p. a due foglie [Platantherabifolia (L.) Rchb.]fusto: alto generalmente 20-40 cm, eretto, striato,dotato di bulbo intero;foglie: dimorfe, ossia di due forme; le due basali gran-di, subopposte, oblanceolato-spatolate, di lunghez-

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16MAGGIO_AGOSTO_2013LXV - LE ORCHIDEE

za solitamente 10-12 cm, arrotondate all’apice edotate di 13-15 nervi paralleli; le cauline strettamen-te acuto-lanceolate, sempre più ridotte verso l’alto,di lunghezza 2-3 cm;fiori: distribuiti in numero di 15-25, di norma, lungo unasse allungato, spaziati l’uno dall’altro, con tepaliesterni bianchi di lunghezza 7-9 mill.; tepali interni piùstretti, eretti, dello stesso colore; labello intero, linea-re, stretto, di 2 mill. x 12 circa, pendente, sempre bian-castro o un po’ verdognolo alla base; sperone sotti-le, progressivamente appuntito, di lunghezza 25-30mill. (Fig.3);frutti: piccole capsule contenenti moltissimi semi mi-nutissimi, come in tutte le orchidee;habitat: entità molto distribuita dal piano fino a due-mila metri di altitudine, sull’Appennino romagnoloappare specialmente in radure, praticelli, marginisoleggiati di boschi e stradelle forestali, in particola-re fra i 400 e i 700 metri di quota;fioritura: prevalentemente in fine maggio/giugno, avolte a luglio alle quote maggiori;distribuzione: presente in tutta la fascia euro-asiati-ca a clima temperato (elemento floristico paleo-temperato);etimologia: il primo termine del binomio, Platanthe-ra, appare di incerta derivazione, in particolare nel-la seconda parte; la prima parte, plata, deriva ov-viamente da largo, ampio, piatto; la seconda par-te del termine, anthera, potrebbe derivare conmolte elaborazioni seco-lari dal greco anthos, fio-re. Il nome bifolia, invece,non presenta segreti:pianta dotata di due fo-glie (vedi sopra le appen-dici fogliari basali).

Platanteragiallo-verdastra[Platanthera chlorantha(Custer) Rchb.]fusto: alto 20-30 cm, avolte anche 40, eretto,

Fig. 1 – Nido d’uccello (Neottianidus-avis); pianta intera in fioritu-ra (Foto E. Contarini).

Fig. 2 – Nido d’uccello (Neottianidus-avis); fiori in primo piano(Foto E. Contarini).

Fig. 3 – Platantera comune, o p.adue foglie (Platanthera bifolia);aspetto di esemplare in fioritura(Foto E. Contarini).

Fig. 4 – Platantera giallo-verdastra(Platanthera chlorantha); aspettodi esemplare in fioritura(Foto E. Contarini).

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17MAGGIO_AGOSTO_2013 LXVI - LE ORCHIDEE

striato, dotato di bulbo intero;foglie: simili a quelle della specie precedente;fiori: molto simili a quelli di P. bifolia (vedi) ma netta-mente più verdastri come colore generale (questoè il primo carattere che suggerisce di quale delledue platantera si tratta; vedi specie precedente);(Fig. 4 e 5);frutti: piccole capsule colme di minutissimi semi;habitat: sembra entità più igrofila della specie pre-cedente: prati umidi, margine di boschi freschi, al-vei di fiumi e torrenti;fioritura: da maggio a luglio, secondo l’altitudine; inItalia supera di poco, nella sua distribuzione vertica-le, i mille metri di quota;distribuzione: elemento floristico presente dall’Euro-pa fino alla Siberia (euro-sibirico); nel territorio italia-no, compresa la Romagna, appare specie non co-mune;etimologia: del primo termine del binomio latino, Pla-tanthera, già si è parlato; il secondo, chlorantha, in-dica che il fiore (anthos, dal greco) è di colore gial-lognolo (chloro).

Manina rosea [Gymnadenia conopsea (L.) R. Br.]fusto: 20-50 cm di altezza, eretto, foglioso, robusto(Fig. 6), dotato di 2 bulbi profondamente palmati;foglie: in numero di 3-7 sul fusto, lineari, strette, di lun-ghezza fino a 25 cm;fiori: tepali esterni patenti, lunghi circa quanto quelli

Fig. 5 – Platantera giallo-verdastra(Platanthera chlorantha); partico-lare dei fiori (Foto E. Contarini).

Fig. 6 – Manina rosea(Gymnadenia conopsea); piantaintera in fioritura(Foto E. Contarini).

Fig. 7 – Manina rosea(Gymnadenia conopsea); fioritu-ra in primo piano(Foto E. Contarini).

Fig. 8 – Celoglosso (Coeloglossumviride); pianta intera fiorita, mol-to mimetica nell’ambiente erbo-so (Foto E. Contarini).

Fig. 9 – Cologlosso (Coeloglossumviride); primo piano di esemplarein fioritura(Foto E. Contarini).

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18MAGGIO_AGOSTO_2013LXVII - LE ORCHIDEE

interni; labello dotato di 3 lobi quasi uguali; coloregenerale del fiore roseo-violetto (Fig. 7);frutti: piccole capsule piene di minutissimi semi scuri;habitat: prati, pascoli, margini erbosi e soleggiati diboschi e sentieri, ecc.; è presente dal piano fino a2400 metri di altitudine, ma in Romagna appare fre-quente in particolare fra i 600 e gli 800 metri di quo-ta;fioritura: maggio-giugno, a volte fino a luglio;distribuzione: elemento floristico della fascia euro-asiatica temperata;etimologia: il primo termine del binomio scientificoGymnadenia, deriva dal greco gymno, nudo, ossiache il fiore si presenta con una parte nuda non benprecisata; il secondo nome, conopsea, indica la for-ma conica (ma anche in questo caso l’etimologianon è chiara).

Celoglosso [Coeloglossum viride (L.) Hartm.]fusto: altezza di solito 10-20 cm, raramente oltre, eret-to, striato, foglioso fino alla parte alta (Fig. 8), dota-to di tuberi palmati;foglie: le basali sotto forma di squame membrano-se lanceolate; le cauline inf. lanceolato-obovate,di lunghezza 5-6 cm; le cauline sup. sempre più pic-cole, strette e acute;fiori: posti in infiorescenza di solito composta di 10-15 elementi; tepali esterni ovaloidi, di circa 5 mm,ottusi, conniventi; tepali interni di poco più piccoli equasi nascosti dai primi; labello pendente, ligulato,brevemente trilobato all’apice, di lunghezza media-mente 1 cm; sperone breve, a forma di sacchetto,di appena un paio di mill.; colore del fiore variabile,ma nel complesso verde in varie parti, compresi itepali e il labello (Fig. 9);frutti: piccole capsule piene di minutissimi semi;habitat: prati erbosi al margine dei boschi e nelleradure; in Italia dai 500 ai 2600 metri di altitudine; inRomagna la specie appare frequente in particola-re tra gli 800 e i 1200 metri di quota;fioritura: giugno-luglio, raramente oltre;distribuzione: è presente in tutta la fascia circumbo-reale;etimologia: il primo termine del binomio scientifico,Coeloglossum, significa “lingua del cielo” (dal gre-co glossum, lingua, e dal latino coelo, cielo); il se-condo nome, viride, indica ovviamente il coloreverde del fiore.

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19MAGGIO_AGOSTO_2013

Sabato 1 e Domenica 2 giugno.Sabato 1 e Domenica 2 giugno.Sabato 1 e Domenica 2 giugno.Sabato 1 e Domenica 2 giugno.Sabato 1 e Domenica 2 giugno.Alta Via dei Parchi: escursione di due giorni nel “Parco Regionale Vena del Gesso Romagnola” per-correndo un tratto dell’Alta Via dei Parchi con due percorsi alternativi, di cui uno leggermente piùcorto aperto a tutti, verso il centro visite Palazzo Baronale (itinerario 1) e uno leggermente più lungoadatto ad escursionisti, verso il centro visite Rifugio Ca’ Carnè (itinerario 2). Le escursioni sonoorganizzate dalle Sezioni del CAI di Faenza, Lugo e Imola.

Programma:Programma:Programma:Programma:Programma:Sabato 1 giugno:Sabato 1 giugno:Sabato 1 giugno:Sabato 1 giugno:Sabato 1 giugno: Ore 9.30 arrivo di tutti i partecipanti a Riolo Terme con auto proprie e visita allaRocca con Museo. Ore 11.00 trasferimento con auto proprie alla località Borgo Rivola. Ore 11.30partenza delle escursioni.Domenica 2 giugnoDomenica 2 giugnoDomenica 2 giugnoDomenica 2 giugnoDomenica 2 giugno. Colazione e partenza alle ore 8,00-8,30; i due gruppi si ritroveranno alle ore13.30/14.00 per il pranzo a Borgo Rivola presso la Sagra del Cinghiale.

Percorso n.1: Borgo Rivola – Sasso Letroso – Ca’ Budrio – Passo Prè – TPercorso n.1: Borgo Rivola – Sasso Letroso – Ca’ Budrio – Passo Prè – TPercorso n.1: Borgo Rivola – Sasso Letroso – Ca’ Budrio – Passo Prè – TPercorso n.1: Borgo Rivola – Sasso Letroso – Ca’ Budrio – Passo Prè – TPercorso n.1: Borgo Rivola – Sasso Letroso – Ca’ Budrio – Passo Prè – Tossignano.ossignano.ossignano.ossignano.ossignano.Percorso di circa ore 4.00/4.30. Sosta all’Ostello dei Gessi, con pernottamento e cena – Disl. 350?250? Domenica: Ritorno a Borgo Rivola per il sentiero 701 A.V.P. e Corolla delle Ginestre – ore 5.00/5.30. Diff. EEEEE - Disl. 200??. Percorso n.2: Borgo Rivola - Crivellari – Monte della V Percorso n.2: Borgo Rivola - Crivellari – Monte della V Percorso n.2: Borgo Rivola - Crivellari – Monte della V Percorso n.2: Borgo Rivola - Crivellari – Monte della V Percorso n.2: Borgo Rivola - Crivellari – Monte della Volpe – Monte Mauro – Tolpe – Monte Mauro – Tolpe – Monte Mauro – Tolpe – Monte Mauro – Tolpe – Monte Mauro – Torrente Sintriaorrente Sintriaorrente Sintriaorrente Sintriaorrente Sintria– V– V– V– V– Vespignano – Ca’ Carnèespignano – Ca’ Carnèespignano – Ca’ Carnèespignano – Ca’ Carnèespignano – Ca’ CarnèOre 5.00/5.30 Diff. EEEEEEEEEE (2 tratti leggermente esposti) – Pernottamento presso il Rifugio Ca’ Carnè ecena - Disl. 670?800? Domenica: ritorno a Borgo Rivola con i sentieri 505-511/B-513 – ore 5.00/5.30.

Prenotazione obbligatoria entro il 27 maggio. Per info (costi pernottamento e ristoro) e prenotazioni:Centro visite Cà Carnè tel. 0546.80628 cell. 339.2407028 (Ivano) - Pro Loco di Tossignano cell.338.8089625 (Claudio) e cell. 346.8057733 (Piero). Per info sul percorso: CAI di Imola, CAI diLugo (cell. 335.8054620 Minguzzi) e CAI di Faenza (cell. 338.3367060 Fabbri)

Escursioni del Club Alpino ItalianoEscursioni del Club Alpino ItalianoEscursioni del Club Alpino ItalianoEscursioni del Club Alpino ItalianoEscursioni del Club Alpino ItalianoDomenica 19 maggio CAI di LugoDomenica 19 maggio CAI di LugoDomenica 19 maggio CAI di LugoDomenica 19 maggio CAI di LugoDomenica 19 maggio CAI di Lugo: Alle sorgenti del CAI in punta di pedali – MTB Progetto nazio-nale CAI 150-2013 Parco della Vena del Gesso Romagnola - Difficoltà E - lunghezza 25 km. - Disli-vello 700 mt. Ritrovo Riolo Terme - Parcheggio via Firenze (prima delle Terme). Direttori di Escur-sione: AE Enrico Zanzi 334/6472474 <mailto:[email protected]> - Beppe Formigatti 331/1058197.Domenica 2 giugno CAI di Imola:Domenica 2 giugno CAI di Imola:Domenica 2 giugno CAI di Imola:Domenica 2 giugno CAI di Imola:Domenica 2 giugno CAI di Imola: Passeggiata attorno a Fontanelice. Escursione di mezza giornataorganizzata dall’Associazione culturale Mengoni. Aperta a tutti, con dislivello contenuto. Partenzaore 8.00. Info: Mauro 347/5368571.Domenica 10 novembre CAI di Faenza:Domenica 10 novembre CAI di Faenza:Domenica 10 novembre CAI di Faenza:Domenica 10 novembre CAI di Faenza:Domenica 10 novembre CAI di Faenza: “Sulla Vena del Gesso da Brisighella a Borgo Rivola”Escursione sul sentiero 511 con treno da Faenza e bus da Borgo Rivola. Info: Maurizio 339/8121149.

Attività nel “Parco RegionaleVena del Gesso Romagnola”

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rivista 2_2013.p65 21/05/2013, 20.4829

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NOTIZIE DALLA SEGRETERIAA cura di Claudio Patuelli

Rinnovo delle iscrizioni per l’anno 2013.Ricordo a tutti i soci che con il 31 marzo sono scadute le coperture assicurative previste dal tesseramento2012, come pure l’invio delle pubblicazioni della Sede Centrale e di tutte le altre agevolazioni previste. Ilrinnovo è comunque possibile fino alla fine di Ottobre, però la copertura assicurativa parte dall’avvenuta con-ferma del rinnovo alla Sede Centrale.Le quote associative per l’anno 2013 sono le seguenti:

ordinari E 41,00familiari E 22,00giovani E 16,00

I soci che da giovani (minori di anni 18) passerebbero ad ordinari, fino ai 21 anni pagano solo E 30,00(invece che 41,00), mentre la quota è di 22 euro se rimangono nel nucleo e sono quindi familiari. Inoltre peri nuclei familiari in cui è presente almeno un socio ordinario ed un giovane, gli eventuali altri soci giova-ni presenti nel nucleo pagano solo 9,00 Euro.La quota associativa garantisce copertura assicurativa per spese di soccorso in caso di incidenti in montagna.E’ inoltre comprensiva di polizza infortuni, che copre esclusivamente i soci in attività sociale, con iseguenti massimali: caso morte E 55.000, caso invalidità permanente E 80.000, spese mediche E 1.600.Tali massimali possono venire raddoppiati per il caso morte e invalidità permanente con una richiesta dasottoscrivere all’atto del rinnovo ed il versamento aggiuntivo di E 3,40.Il rinnovo delle iscrizioni è possibile sia in sede, il giovedì sera e il sabato mattina, sia presso i fiduciari esterniindicati nel riquadro in altra pagina del Bollettino.Nel mese di giugno, per i soci ritardatari residenti a Faenza, utilizzeremo anche il servizio delcollettore a domicilio: per questo servizio verranno richiesti 2 euro in più.

Rinnovo tessera per i soci lontaniPer i soci che non hanno la possibilità di venire a Faenza è possibile rinnovare la tessera tramite Vaglia Postaleintestato a : CAI FAENZA - Via Campidori 28 – 48018 Faenza indicando chiaramente cognome e nome delsocio (o dei soci) di cui si chiede il rinnovo. L’importo va aumentato dell’importo del francobollo per la spedi-zione del bollino.In alternativa si può fare un bonifico bancario a favore di CAI FAENZA sui seguenti c/c:

- Credito Cooperativo Ravennate e imolese – Sede di FaenzaIBAN IT 61 Q 08542 23700 000000086438

- Banca di Romagna - ag. 4 FaenzaIBAN IT 37 L 06205 23708 000000053084

indicando chiaramente nella causale il nome e cognome del/dei socio/i di cui si chiede il rinnovo e aumentan-do la quota dell’importo del francobollo per l’invio del bollino.

Cambi di indirizzoInvito tutti i soci a segnalare eventuali variazioni di indirizzo per non pregiudicare il ricevimento della Rivistadel CAI Centrale “Montagne 360 ” e del nostro Bollettino sezionale.La segnalazione si può fare anche attraverso posta elettronica inviando una mail a:

[email protected] Internet della Sezione di Faenza: www.caifaenza.it

Rivista CAI nazionale on-line: www.loscarpone.cai.it

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NOTIZIE DALLA SEGRETERIAA cura di Claudio Patuelli

* Convenzione sconto ai soci CAI presso negozio Decathlon di FaenzaRiceviamo e proviamo a spiegarvelo in due parole, la nuova convenzione sconti.I soci interessati a una raccolta punti per accumulo di uno sconto, devono passare in sede e ritirare una Tessera FedeltàDecathlon, che va esibita ad ogni acquisto. Sulla tessera verranno caricati dei punti pari a 10 ogni 8,00 euro di spesa. Ogni400 punti si accumula uno sconto di 6,00 euro che si può decidere di scontare da un prossimo acquisto, ecc. La tessera èvalida per acquisti nei negozi Decathlon su qualsiasi genere di materiale, e non più come era in passato solo per materialeda montagna. In sede abbiamo tutto il materiale informativo. Chi crede può attivare la tessera anche presso il puntovendita di Faenza.Grazie ai vostri acquisti anche la sezione riceverà una percentuale di punti, con i quali a fine anno potrà acquisire materialetecnico da utilizzare durante le uscite sezionali.

Di seguito i negozi convenzionati con la nostra sezione:* DECATHLON Centro Comm.le Le Maioliche Faenza (sconto, vedi sotto)ERBORISTERIA BELLENGHI Via Castellani Faenza – Sconto 10%IL GRANDE SLAM A.s.d. Palestra Via Volta Faenza – Sconti fino al 10%BETTOLI SPORT Corso Garibaldi Faenza – Sconto 15%CAPO NORD Corso Mazzini Forlì – Sconto 15%FERRAMENTA CHESI Centro Comm.le Cappuccini Faenza – Sconto 10%CICLI TASSINARI – Via Strocchi 17 Faenza – Sconto 10%CARTOLERIA LEGA – Corso Mazzini 33 Faenza – Sconto 10%OUTDOOR & TREKKING STORE - Via Trieste 48/a Ravenna - Sconto 15 %Convenzione Salewa.Comunichiamo a tutti i soci, quanto inviatoci dal punto vendita Outlet Salewa diCastel Guelfo. Tutti i soci dietro presentazione tessera CAI otterranno uno scontodel 10% sul materiale ad eccezione di quello già in offerta, o in saldo. La promo-zione vale comunque anche negli altri Outlet Salewa in Italia.

Bollettino CAI Faenza: Direttore Responsabile Prof. Domenico Tampieri.Redaz. e amministraz.: Via Campidori, 28 - 48018 FAENZA (RA) - Tel. 0546 22966 - 0546 21616 (c/o Chesi).Riunioni, Biblioteca, iscrizioni ed escursioni: ogni giovedì dalle ore 20,30 alle ore 22,30. Sabato dalle 10,00 alle 12,00.Redazione: Maurizio Solaroli, Fabbri Ettore, Mauro Renzi, Irene Bandini, Laura Bettoli, Claudio Patuelli, Mario Cortesi,Dalla Vecchia Pierluigi, Bisello Riccardo.Impaginazione: Romano Leonardi e-mail: [email protected] - Ivan Calamelli e-mail: [email protected]: Tipografia Romagna - Faenza - Tel. 0546 31314 - Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 711 del 5/7/1982.

Nuovi social 20 maggio 2013

ORDINARI:Capiani MarcoNeri SamuelePanzavolta SamueleFrega EmanuelaMaretti FrancescaGuarini Matteucci GiovanniFabbri MarinellaPiffari MarcoMelandri EmanuelaNeri PaolaPettirossi DanielaMilandri FulvioGiacometti Maria GraziaBandini SimoneStrazza MichaelFrega AntonellaFerioli MatteoCasadei FilippoPentoli Luca

Monti DavideFerri FilippoMorsiani Pier AntonioReggi CaterinaMarani MassimoFabbri FabianoAmaretti AlbertoGianstefani RinoGaleotti NormaBendoni GiulianoLusardi MassimoNeri Matteo

FAMILIARI:Di Pilato PietroPifferi PatriziaLuppi IreneBucci RobertoMinardi MartaSansavini SimonaBongiorno Silvia

GIOVANI:Castelfidardo MatildeSintoni TommasoSintoni Alessandro

TTTTTrasferimenti (soci prove-nienti da altre sezioni):Tampieri Elisabetta(dalla sez. di Imola)Sintoni Gabriele(dalla sez. di Forlì)Puccetti Maurizio(dalla sez. di Lugo)Bisello Ettore(dalla sez. di Padova)Zannoni Sonia(dalla sez. di Padova)

Trasferimento ns. soci:Pistoresi Rolando(alla sez. di Bologna)Paris Fabio (alla sez. di Bologna)

Congratulazioni alSocio Guido Seli-cato per la raggiun-ta nomina ad “Istrut-tore di Alpinismo”.Andrà ad arricchirel’organico della“Scuola di Alpinismoe Scialpinismo Pie-tramora”.

Fiori d’arancio in Se-zione! Sono convo-lati a nozze i SociClaudia Melandrie Sandro Sportel-li.Ai novelli sposi vada-no i più sinceri augu-ri di tutta la Sezione.

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