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BOLLETTINO – 3 DALLE DIFFICOLTÀ SI DIVENTA PIÙ FORTI · A Puerto Galera c'è una ... inviato,...

Date post: 18-Feb-2019
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1 PROLUNGAMENTO Come molti di voi ormai sanno già, ho deciso di prolungare il contratto con COMUNDO e ONESIMO di altri due anni. Chi l’avrebbe mai detto? Mi ricordo ancora le persone che, prima di partire, mi avevano chiesto se prendessi in considerazione l’idea di prolungare. Mi ricordo che la mia risposta è sempre stata “No, no, non penso proprio, ho altri piani e altri progetti.” Invece eccomi ancora qua, a Manila e a Onesimo dopo un anno che è passato velocissimo. Mi sembra ancora ieri che sono arrivata a Onesimo per la prima volta e tutta spaurita ho chiamato mia mamma e mi sono messa a piangere. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua, tutto mi faceva paura, scrutavo le persone con attenzione, per strada non guardavo nessuno negli occhi. Ora invece conosco quasi tutti i vicini del quartiere, mi danno passaggi in trycicle se ci incrociamo quando piove, mi fido a mettere lo zaino in spalla piuttosto che tenerlo sul davanti, compro la frutta dai venditori di strada con il carrettino, ho imparato a barattare i prezzi, non mi perdo più al mercato, incontro i nostri clienti camminando per Quiapo, ho discussioni in tagalog, non sono più “puti” (bianca) ma “morena” (ho un’abbronzatura come mai in passato) e, se possibile, penso di dare finalmente meno nell’occhio. Quindi ecco, dopo un anno non mi sentivo per niente pronta a lasciare il progetto, a lasciare questo paese che ho appena iniziato a scoprire. Più che altro, ora che finalmente inizio a parlare la lingua e che posso essere più utile, avevo l’impressione che partendo avrei lasciato le cose a metà, partendo non avrei concluso questo capitolo che ha bisogno di altro tempo per essere scritto. per chi volesse, avete altri due anni per venire a trovarmi. AVVENIMENTI Gli ultimi mesi sono stati molto intensi, con tante attività e tante novità sul piano lavorativo. Nel mese di marzo c’è stato l’incontro annuale con tutti i cooperanti di COMUNDO. Abbiamo passato 4 giorni a Tabuk, dove lavorano Laura e la coppia Markus e Marianne-Sonia. È stato un incontro molto interessante ed arricchente. Questi incontri si tengono due volte all’anno e per me sono l’occasione di rivedere tutti i cooperanti che lavorano al nord. Sono l’unica cooperante che lavora a Manila e la collega più vicina e a 7 ore di viaggio, per non parlare dei cooperanti a Lagawe, 13ore e Tabuk, 17ore. Durante l’incontro abbiamo anche avuto l’occasione di accogliere Carolin, la nuova responsabile progetto Filippine da Lucerna. La sua presenza è stata apprezzata da tutti poiché ci ha permesso di trattare tematiche delicate e di avere un feedback diretto dalla controparte Svizzera. Ad esempio un tema che tocca molto i cooperanti al nord è l’arrivo dei tifoni. Per voi che avete letto il bollettino di novembre 2016 di Laura, sapete che non è stato per niente facile per lei affrontare il tifone e che le conseguenze catastrofiche di un tifone non si possono mai prevedere. Abbiamo di conseguenza discusso il nuovo protocollo di emergenza che ci BOLLETTINO – 3 DALLE DIFFICOLTÀ SI DIVENTA PIÙ FORTI Manila, Filippine Jasmin Stern Agosto 2017 GRAZIE Trovo di fondamentale importanza, in ogni nuovo bollettino, dedicare uno spazio a voi. Ringraziare tutti voi che in un modo o in un altro mi state vicini durante questa esperienza! Grazie per sostenermi, moralmente, economicamente tramite le donazioni a COMUNDO, facendo compagnia ai miei genitori, spargendo la voce del mio progetto, leggendo il mio blog o facendovi raccontare le mie avventure da altri. GRAZIE DI CUORE <3 SOMMARIO PROLUNGAMENTO pg. 1 CONNETTERSI CON LA NATURA pg. 2 AVVENIMENTI pg. 2 LA BELLA VITA? NON SEMPRE pg. 3
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PROLUNGAMENTO Come molti di voi ormai sanno già, ho deciso di prolungare il contratto con COMUNDO e ONESIMO di altri due anni. Chi l’avrebbe mai detto? Mi ricordo ancora le persone che, prima di partire, mi avevano chiesto se prendessi in considerazione l’idea di prolungare. Mi ricordo che la mia risposta è sempre stata “No, no, non penso proprio, ho altri piani e altri progetti.” Invece eccomi ancora qua, a Manila e a Onesimo dopo un anno che è passato velocissimo. Mi sembra ancora ieri che sono arrivata a Onesimo per la prima volta e tutta spaurita ho chiamato mia mamma e mi sono messa a piangere. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua, tutto mi faceva paura, scrutavo le persone con attenzione, per strada non guardavo nessuno negli occhi. Ora invece conosco quasi tutti i vicini del quartiere, mi danno passaggi in trycicle se ci incrociamo quando piove, mi fido a mettere lo zaino in spalla piuttosto che tenerlo sul davanti, compro la frutta dai venditori di strada con il carrettino, ho imparato a barattare i prezzi, non mi perdo più al mercato, incontro i nostri clienti camminando

per Quiapo, ho discussioni in tagalog, non sono più “puti” (bianca) ma “morena” (ho un’abbronzatura come mai in passato) e, se possibile, penso di dare finalmente meno nell’occhio. Quindi ecco, dopo un anno non mi sentivo per niente pronta a lasciare il progetto, a lasciare questo paese che ho appena iniziato a scoprire. Più che altro, ora che finalmente inizio a parlare la lingua e che posso essere più utile, avevo l’impressione che partendo avrei lasciato le cose a metà, partendo non avrei concluso questo capitolo che ha bisogno di altro tempo per essere scritto. per chi volesse, avete altri due anni per venire a trovarmi.

AVVENIMENTI Gli ultimi mesi sono stati molto intensi, con tante attività e tante novità sul piano lavorativo. Nel mese di marzo c’è stato l’incontro annuale con tutti i cooperanti di COMUNDO. Abbiamo passato 4 giorni a Tabuk, dove lavorano Laura e la coppia Markus e Marianne-Sonia. È stato un incontro molto interessante ed arricchente. Questi incontri si tengono due volte all’anno e per me sono l’occasione di rivedere tutti i cooperanti che lavorano al nord. Sono l’unica cooperante che lavora a Manila e la collega più vicina e a 7 ore di viaggio, per non parlare dei cooperanti a Lagawe, 13ore e Tabuk, 17ore. Durante l’incontro abbiamo anche avuto l’occasione di accogliere Carolin, la nuova responsabile progetto Filippine da Lucerna. La sua presenza è stata apprezzata da tutti poiché ci ha permesso di trattare tematiche delicate e di avere un feedback diretto dalla controparte Svizzera. Ad esempio un tema che tocca molto i cooperanti al nord è l’arrivo dei tifoni. Per voi che avete letto il bollettino di novembre 2016 di Laura, sapete che non è stato per niente facile per lei affrontare il tifone e che le conseguenze catastrofiche di un tifone non si possono mai prevedere. Abbiamo di conseguenza discusso il nuovo protocollo di emergenza che ci

BOLLETTINO – 3 DALLE DIFFICOLTÀ SI DIVENTA PIÙ FORTI

Manila, Filippine Jasmin Stern Agosto 2017

GRAZIE Trovo di fondamentale importanza, in ogni nuovo bollettino, dedicare uno spazio a voi. Ringraziare tutti voi che in un modo o in un altro mi state vicini durante questa esperienza! Grazie per sostenermi, moralmente, economicamente tramite le donazioni a COMUNDO, facendo compagnia ai miei genitori, spargendo la voce del mio progetto, leggendo il mio blog o facendovi raccontare le mie avventure da altri.

GRAZIE DI CUORE <3

SOMMARIO PROLUNGAMENTO pg. 1 CONNETTERSI CON LA NATURA pg. 2 AVVENIMENTI pg. 2 LA BELLA VITA? NON SEMPRE pg. 3

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permetterà di sentirci più sicuri in futuro. Oltre a questo abbiamo anche avuto l’occasione di condividere esperienze lavorative. Per me, abitando a Manila, è stato molto interessante ascoltare i racconti dei cooperanti che lavorano con le popolazioni indigene della Mountain Province, popolazioni che hanno ancora rituali ancestrali e che hanno pratiche che qui in città è impossibile vedere. Le Filippine sono un paese talmente grande e vario che a dipendenza della zona in cui ci si trova, sembra quasi possibile viaggiare tra epoche diverse.

Al ritorno dall’incontro COMUNDO è iniziato il mese di valutazione e pianificazione di ONESIMO. Il mese di aprile è stato dedicato alla valutazione di tutti i progetti, in altre parole, abbiamo dovuto verificare che gli obiettivi fissati l’anno scorso per ogni singolo progetto siano stati raggiunti o meno e se sono stati raggiunti, in che modo, con quali conseguenze e quali risultati. In seguito si è dovuto pianificare gli obiettivi di ogni progetto per l’anno prossimo. È stato un mese molto intenso anche perché per me si è trattata della prima volta in cui ho dovuto programmare un anno lavorativo in termini progettuali. Ad esempio non avevo la minima idea di quanto budget avessimo bisogno nel dipartimento di psicologia, di quante cose vengono pensate in anticipo per essere poi messe in pratica nell’arco dell’anno. È stata un’esperienza nuova e molto arricchente.

Non appena finito questo mese intenso siamo passati alla fase finale dell’organizzazione del campo estivo per i bambini che si è tenuto a maggio. Suddivisi in tre gruppi, i ragazzi sono andati a Puerto Galera, Mindoro, per godersi una settimana di attività ludiche e ricreative. È stato bello e soprattutto toccante assistere al momento in cui alcuni bambini hanno visto il mare per la prima volta. A Puerto Galera c'è una fondazione partner che ha un resort e che permette a ONESIMO di alloggiarvi ogni anno. È un resort in riva al mare molto bello che da l’impressione di essere in paradiso. I bambini si sono divertiti tantissimo e sono sicura che saranno ricordi che porteranno per sempre con loro.

Oltre a questi eventi ho iniziato una nuova fase lavorativa in cui mi trovo a eseguire le valutazioni psicologiche dei bambini. Valutazione significa fargli fare alcuni test, test d’intelligenza e test di personalità, per valutare il funzionamento intellettuale, emotivo e comportamentale del bambino. È stata la prima volta in cui mi sono trovata a dover scrivere un vero rapporto senza supervisore, ma soprattutto un rapporto ufficiale da inviare all’agenzia per le adozioni. Finire il rapporto mi ha preso moltissimo tempo perché mi sono sentita sotto pressione sapendo che l’adozione del bambino dipenderà anche da quello che io ho scritto. Il primo rapporto non lo ho ancora inviato, sto aspettando che la mia collega lo legga e mi dia il via perché non mi sento ancora abbastanza sicura per farlo da sola. Anche questa è una nuova sfida che a livello professionale mi sta arricchendo tanto.

CONNETTERSI CON LA NATURA Ho l’impressione che il tempo non passi mai, forse perché non ci sono veri cambi di stagione, tranne per la stagione delle piogge e la stagione calda. Ma onestamente nemmeno queste due stagioni sono troppo diverse, durante la stagione delle piogge le temperature rimangono comunque sui 30 gradi e durante la stagione calda ci sono dei giorni in cui piove. Di conseguenza mi sembra sempre che sia lo stesso mese, lo stesso periodo dell’anno. Vivendo in Europa siamo abituati a scandire il tempo tramite le stagioni, ogni stagione caratterizza un periodo dell’anno e per esempio ci rendiamo conto che sta per arrivare Natale perché le temperature scendono o le vacanze estive perché inizia il caldo asfissiante e i temporali. Qui invece, dove le stagioni non ci sono, ho imparato, grazie al surf, a scandire il tempo e il periodo dell’anno in base alla “swell” dell’oceano (non ho trovato una buona traduzione italiana, forse “marea” ma non sono sicura sia la parola giusta). In questo periodo c’è la South Swell, in altre parole il vento arriva da sud, le onde sono inconsistenti ma quando ci sono, sono le migliori dell’anno. Verso la fine della stagione delle piogge, quindi novembre, c’e la North Swell, in cui il vento arriva da nord e ci sono onde tutti i giorni. Da aprile-maggio fino a luglio, il mare invece è piatto. Vivere nelle Filippine ed appassionarmi al surf mi ha permesso

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di entrare a contatto con la natura, di capire il funzionamento dell’oceano e di rispettarlo, di rispettare la natura che ci circonda. Le Filippine sono il terzo paese con il consumo di plastica più elevato al mondo, quasi 2milioni di tonnellate all’anno e la maggior parte della popolazione non è a conoscenza di metodi di riciclaggio e se lo è li sottovaluta. Alcuni miei amici surfisti non si preoccupano di raccogliere la plastica che trovano nell’oceano durante le sessioni di surf e vedere che non si prendono cura del loro “parco giochi”, del loro mondo e dell’ambiente in cui vivono, mi fa accapponare la pelle. D’altra parte sono cresciuti in una cultura in cui tutta la spazzatura viene buttata per terra. Se volete avere un’idea di quello che giornalmente si trova nelle spiagge filippine date un’occhiata all’account instagram

#bannedfromthebeach. È facile immaginare come parte di questa sporcizia finisca quotidianamente nell’oceano Per questo motivo, io ed alcuni amici abbiamo iniziato a fare #ThePlasticSolution. Si tratta di un metodo di riciclaggio in cui si riempiono bottiglie PET con plastica di tutti i tipi. Praticamente ogni cosa che si mangia nelle Filippine la si trova avvolta in un sacchetto di plastica, di conseguenza piuttosto che buttare la plastica nel cestino, sapendo che non verrà mai riciclata, la si mette in bottiglie di PET. Quando le bottiglie sono piene vengono portate in uno dei punti di raccolta, noi ad esempio le portiamo a The Circle Hostel La Union. Queste bottiglie vengono poi utilizzate come “mattoni ecologici” (EcoBrics), materiale per costruzioni, con cui The Circle Hostel costruisce i suoi ostelli e si occupa di progetti in cui costruisce servizi igenici in alcune aree di Manila. Attualmente ho portato #ThePlasticSolution in ufficio e con le mie colleghe stiamo cercando di portare avanti questa iniziativa. Piano piano la sto introducendo a tutto lo staff ma vedo che alcuni di loro sono ancora scettici e ogni tanto ridono quando vedono che raccolgo la plastica alla fine delle riunioni. Rimango comunque positiva e spero che prima o poi tutta la fondazione segua questo progetto.

LA BELLA VITA? NON SEMPRE Ultimamente mi rendo conto che probabilmente, tramite Facebook ecc, posso dare l’impressione di fare sempre la bella vita, di divertirmi ogni giorno. Certo, mi trovo bene nelle Filippine, ho trovato la mia casa e la mia famiglia filippina al mare e quindi ci vado appena posso. Essere sempre al mare e pubblicare solo foto di momenti felici non vuole dire che tutto sia rose e fiori, che tutto vada sempre bene. Non è cosi. Ma chi vuole vedere foto e sentire racconti dei momenti brutti? Chi vuole sentire le disgrazie? Personalmente non mi piace parlare dei momenti in cui non sto bene, dei momenti in cui sono triste, quando i dubbi mi sommergono e mi manca la mia casa, la mia Svizzera. Ovviamente questi momenti ci sono ma non mi lascio sopraffare e soprattutto penso che non siano i temi di cui le persone vogliono sentire. Sono anche consapevole che sono una persona a cui non piace lamentarsi e di conseguenza difficilmente parlo dei miei problemi. Al tempo stesso, per tutti voi che mi sostenete e che mi supportate in questa esperienza è giusto che io condivida anche le cose meno belle, per rendervi partecipi al cento per cento di quello che sto vivendo.

Come dico sempre, sul piano lavorativo le cose vanno bene. Il mio ruolo è definito e le mie giornate sono per la maggior parte piene. Attualmente però il mio ruolo è quello di terapeuta più che di formatrice, come si era pensato all’inizio. Purtroppo Onesimo non ha le risorse economiche per assumere uno psicologo a tempo pieno e di conseguenza io mi trovo a prendermi a carico dei bambini che la mia collega (che lavora a tempo parziale) non riesce a seguire. Le mie giornate sono quindi fatte di sedute di terapia con i bambini, preparare rapporti, fare valutazioni, ecc. È un lavoro che mi piace un sacco, è il lato che mi piace di più della mia professione e questo è positivo, no? In realtà non proprio perché non è positivo per il benessere di

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Onesimo. Il lavoro che sto facendo ora non è per niente sostenibile, nel senso che fino a quando io rimarrò qui, Onesimo non dovrà assumere un altro psicologo ma al momento in cui io andrò via, questo problema si presenterà nuovamente. Non ci sarà uno psicologo a tempo pieno e Onesimo dovrà trovare un modo per riuscire a sostituirmi. Inoltre, visti i miei nuovi compiti, il tempo per creare il manuale guida e le formazioni per lo staff è pochissimo e ho quindi dovuto ridurre il numero di formazioni. È stato deciso da me e dalla direttrice di farne 4 in un anno. Il che per me va bene perché come detto il lavoro che faccio attualmente mi piace, ma sono consapevole che non è la ragione per cui sono venuta qui e non è quello che aiuterà di più la fondazione. Ultimamente molte volte mi sono trovata a pensare a una soluzione, a un modo per tornare al mio ruolo originale ma ora come ora non si vede una via d’uscita. Questo devo ammettere che mi agita un po’ perché non so come piazzarmi in questa situazione, sono combattuta tra il “mi piace quello che sto facendo” e il “so che non è la cosa migliore per Onesimo”. Ogni tanto mi sento anche in colpa di essere consapevole che quello che sto facendo non è sostenibile. Per questo motivo cerco sempre di trovare una soluzione per rendere un intervento urgente una cosa sostenibile. Ad esempio in questi giorni stiamo cercando di capire come intervenire ed affrontare un grande problema che c’è con i bambini del centro residenziale. Il bullismo tra di loro è cosi pesante che ci sono delle gravi e pericolose conseguenze per i bambini vittime dei più grandi. Il mio obiettivo, con l’assistente sociale, è di trovare un modo per affrontare i ragazzini più grandi e aiutarli ad esternalizzare la loro rabbia in modo diverso piuttosto che maltrattando i più

piccoli. Anche se è un lavoro in questo momento urgente, vorrei cercare di creare un programma scritto, da seguire magari ogni settimana per due mesi, di modo che, se funziona, si potrà poi usare anche in futuro. In questo modo un intervento urgente può diventare sostenibile. Vedremo.

Un'altra cosa che ogni tanto mi rattrista è il fatto che mi sento ancora un po’ esclusa dal team di Onesimo. Succede spesso che i miei colleghi si dimentichino di dirmi che c’è una riunione prevista, riunione a cui io dovrei partecipare in quanto psicologa che segue i bambini di quel programma specifico. Oppure si dimenticano di annunciarmi avvenimenti importanti di cui dovrei essere a conoscenza per il benessere dei bambini di cui mi occupo. Questo da un piano lavorativo. Sono in parte esclusa anche dal lato più sociale della vita dei miei colleghi. Molti di loro frequentano la stessa chiesa

oppure si invitano a vicenda nelle varie chiese la domenica. Si vedono per altre occasioni al di fuori del lavoro perché sono amici da molti anni. Io in tutto questo sono raramente inclusa. Principalmente è anche colpa mia, lo ammetto, perché quando ero appena arrivata e mi invitavano in chiesa ho quasi sempre rifiutato e da qualche mese, sono sempre occupata anche i weekend, quindi forse i miei colleghi si sono arresi? Non so. Quello di cui in ogni caso sono consapevole è che con loro non posso essere davvero me stessa. Sono cresciuta in una cultura, in una famiglia, che ha poco in comune con i miei colleghi. Come vi ho già detto, la maggior parte di loro sono i “New Born Christians”. Si tratta di un movimento religioso vicino all’evangelismo ma molto più chiuso, molto più proibizionista. Messa all’estremo, ma loro ci vanno vicini, non si può fare praticamente niente, alcuni esempi tra quelli che mi hanno scosso maggiormente: proibito bere una birra, un bicchiere di vino o una qualunque bevanda alcolica; per adottare un bambino del centro bisogna essere “New Born Christians”; non va bene fare yoga perché deriva da una cultura e tradizione diversa; l’omosessualità è una pratica immorale da evitare o si viene licenziati (è scritto nel regolamento di Onesimo). Potete quindi immaginare come ogni tanto mi senta un pesce fuor d’acqua, come mi senta di non poter essere me stessa perché altrimenti verrei giudicata e messa al rogo…Questo fa si che ogni volta in cui si parli di Onesimo come una famiglia, io non mi sento presa in causa. Non mi sento parte di una famiglia con i miei colleghi. Per me sono colleghi, alcuni posso chiamarli amici ma anche con loro non posso condividere tutto perché so che anche loro finirebbero con il giudicarmi, lo percepisco spesso. Ho imparato

TERREMOTO Mentre stavo scrivendo questo bollettino c’è stato un terremoto…è il primo terremoto che ho sentito da quando sono arrivata. Magnitudo 6.3 a Batangas, a pochi chilometri da metro manila. Ce ne sono stati davvero tanti ultimamente, almeno uno al mese, ma fino ad ora non ne ho mai sentito nessuno. Questo invece si. C’è preoccupazione in giro, tensione nell’aria, per via della previsione del terremoto magnitudo 7 che si prevede colpisca le Filippine nell’arco dei prossimi 50 anni. Come si fa ad essere pronti? Girano tanti consigli in rete, cosa fare durante e dopo un terremoto, cosa preparare. Solo che non si sa mai quando il prossimo terremoto colpirà e dove si sarà in quel preciso momento. Non si può mai essere pronti al cento per cento.

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ad accettare questa loro realtà diversa dalla mia e ho imparato a farvi parte, ad adattarmi, ma ovviamente non sempre è facile. Negli ultimi mesi Onesimo ha ospitato una volontaria tedesca che è di fede evangelista e che sta studiando per diventare “pastora”. Ovviamente tutti i miei colleghi sono rimasti impressionati dalla sua fede, dalla sua devozione alla religione. Questo però ha anche fatto si che ora che lei è andata via, i miei colleghi hanno più grandi aspettative verso di me, si aspettano che io trovi questo credo profondo e che non sia più la pecorella smarrita di Onesimo. Per fortuna i momenti in cui mi sento esclusa sono pochi perché mi sono abituata a questa realtà e perché nel tempo libero cerco di compensare e di circondarmi di persone che mi fanno sentire a casa, di persone con cui posso essere me stessa. La cosa più importante è che questa grande religiosità non compromette il lavoro con i bambini ma per molti colleghi

è la motivazione principale. Ma soprattutto, quello che davvero mi fa sentire bene e mi fa accettare questi momenti, sono i bambini di Onesimo con i loro sorrisi.

Oltre a queste situazioni principalmente personali, ci sono stati altri fatti, altre situazioni difficili da affrontare. A fine giugno c’è stato un incendio a Onesimo. In una camera delle bambine un ventilatore si è surriscaldato e ha preso fuoco innescando un incendio che ha bruciato tutta la camera. Per fortuna, quando il ventilatore ha iniziato a fare scintille, due bambine erano sveglie e sono riuscite a svegliare lo staff e gli altri bimbi. Grazie a loro tutti sono riusciti ad uscire in tempo e nessuno è rimasto ferito. Proprio in questi giorni i lavori di ristrutturazione sono iniziati e presto la camera sarà di nuovo abitabile. In questo brutto evento c’è stata però nuovamente la prova del “Bayanihan”, lo spirito comunitario del popolo filippino. Non appena è scattato l’incendio e i vicini di casa se ne sono accorti, tutti sono usciti di casa, nel cuore della notta e hanno fatto di tutto per aiutare. Alcuni si sono arrampicati sul tetto e hanno creato una catena umana che partiva dalla strada per passarsi secchi d’acqua e gestire le fiamme. Altri sono entrati nell’edificio per controllare che nessun bambino fosse ancora dentro. Sono stati i vicini di casa a spegnere il fuoco ancora prima dell’arrivo dei pompieri. Quando il giorno dopo ho sentito la storia mi sono commossa. Tutti si sono fatti in quattro per aiutare. Inoltre, non appena la notizia si è sparsa all’estero, la famiglia americana che ha adottato un ragazzo di Onesimo, ha chiesto donazioni ad amici e conoscenti e grazie a loro e ad un’altra grande donazione arrivata dopo la morte di mio nonno, riusciremo a pagare quasi tutte le riparazioni senza toccare i fondi di Onesimo. Le riparazioni da fare sono tante. Bisogna ricostruire la camera delle bambine, equipaggiare meglio l’edificio in caso di un altro incendio come ad esempio comperare nuove luci d’emergenza, un nuovo allarme, una nuova scala anti-incendio, nuovi letti, materassi, lenzuola, vestiti, finestre, ecc. Praticamente tutto. Per fortuna anche qui altre persone si sono messe in gioco e stanno aiutando come possono. Un gruppo di volontari si è recato a metà agosto al centro per pulire tutto l’edificio (i muri sono ancora nere a causa del fumo) e per ripitturare le pareti per rendere lo shelter di nuovo accogliente.

RIENTRO IN SVIZZERA AMICI!!! Tirate fuori le vostre agende, i vostri telefonini e marcate questa data nel vostro calendario: 25 novembre!! Sabato 25 novembre toccherò suolo svizzero verso mezzogiorno e rimarrò fino al 28 dicembre. Per il momento non c’è ancora nessuna attività in programma ma vi terrò aggiornati! Ci sarà sicuramente un aperitivo natalizio in cui vi racconterò del mio anno ad Onesimo di persona e su grande richiesta di alcune amiche, cercherò di organizzare una lezione di yoga (per chi ancora non lo sapesse, sto facendo il corso per diventare maestra di yoga – Yoga Teacher Training :) ma ve ne parlerò meglio di persona).

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In attesa di rivedervi presto, prestissimo ormai,

vi abbraccio, Jas

Si può sostenere i l progetto con versamenti a: Inter-Agire/COMUNDO

Piazza Governo 4 6500 Bellinzona

Conto CCP 69-2810-2

IBAN: CH74 0900 0000 6900 2810 2 Specificare “PROGETTO JASMIN”


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