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BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI SANTA MARIA … · una scelta coraggiosa di vita. Tutto ... d en tr...

Date post: 23-Apr-2018
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BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI SANTA MARIA NASCENTE E DI POZZALE Piazza Tiziano 41, Pieve di Cadore (BL) Iscr. Trib. di Belluno n. 18/04/2013 – Direttore resp. don Diego Soravia, resp. ai sensi di legge don Lo- renzo Sperti –Poste It., sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 c. 2 NE/BL – Stampa Tipografia Piave Srl Belluno. -C.C.P. 1016139006 intestato a PARROCCHIA di Santa Maria Nascente in PIEVE di CADORE (BL) ANNO 1 - N. 4 - INVERNO  2013 Sentieri “Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri (Salmo 24) “Signore Dio guardaci! Guarda questa città, questa isola. Guarda le nostre fami- glie. Signore, a Te, non è man- cato il lavoro, hai fatto il falegname, Eri felice. Signore, ci manca il lavoro. Gli idoli vogliono rubarci la dignità. I sistemi ingiusti vo- gliono rubarci la speranza. Signore, non ci lasciare soli. Aiutaci ad aiutarci fra noi; che dimentichiamo un po’ l’egoi- smo e sentiamo nel cuore il “noi”, noi popolo che vuole andare avanti. Signore Gesù, a Te non mancò il lavoro, dacci lavoro e inse- gnaci a lottare per il lavoro e benedici tutti noi. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Papa Francesco con gli operai della Sardegna VIENI SIGNORE Vieni di notte, ma nel nostro cuore è sempre notte: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni in silenzio, noi non sappiamo più cosa dirci: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni in solitudine, ma ognuno di noi è sempre più solo: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni figlio della pace, noi ignoriamo cosa sia la pace: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni a liberarci, noi siamo sempre più schiavi: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni a consolarci, noi siamo sempre più tristi: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni a cercarci, noi siamo sempre più perduti: e dunque vieni sempre, Signore. Vieni. tu che ci ami, nessuno è in co- munione col fratello se prima non è con te, o Signore. Vieni, tu che sei la gioia e la speranza del mondo: abbiamo troppo bisogno di te. Vieni sempre, Signore. padre David Maria Turoldo BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO AI PARROCCHIANI, AGLI OSPITI, AI LETTORI DI QUESTO FOGLIO: L’AMORE E LA TENEREZZA D’UN DIO CHE CI AMA ILLUMUNI TUTTI I NOSTRI PASSI SULLA VIA DEL BENE. SCAMBIO DI AUGURI Siamo giunti al quarto appun- tamento con tutte le famiglie delle Comunità Parrocchiali: questo foglio comincia ad es- sere apprezzato e atteso. ‘é chi lo prepara, chi lo distribuisce di casa in casa e chi lo sostiene nelle inevitabili spese. Augu- riamo lunga vita al bollettino parrocchiale mentre ci appre- stiamo a camminare verso il nuovo anno: lo stupore e la gioia per un Dio che si fa Uno di noi ci accompagnino tutti i giorni sui “Sentieri” della vita. Dipinto presente in Chiesa Arcidiaconale. Foto Fabio Baggio
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BOLLETTINO DELLE PARROCCHIEDI SANTA MARIA NASCENTE E DI POZZALEPiazza Tiziano 41, Pieve di Cadore (BL)

Iscr. Trib. di Belluno n. 18/04/2013 – Direttore resp. don Diego Soravia, resp. ai sensi di legge don Lo-renzo Sperti – Poste It., sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 c. 2 NE/BL –Stampa Tipografia Piave Srl Belluno. -C.C.P. 1016139006 intestato a PARROCCHIA di Santa Maria Nascentein PIEVE di CADORE (BL)

ANNO 1 - N. 4 - INVERNO  2013

Sentieri “ “Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri (Salmo 24)

“Signore Dio guardaci!Guarda questa città, questaisola. Guarda le nostre fami-glie. Signore, a Te, non è man-cato il lavoro, hai fatto ilfalegname, Eri felice.

Signore, ci manca il lavoro.Gli idoli vogliono rubarci ladignità. I sistemi ingiusti vo-gliono rubarci la speranza.Signore, non ci lasciare soli. Aiutaci ad aiutarci fra noi; chedimentichiamo un po’ l’egoi-smo e sentiamo nel cuore il“noi”, noi popolo che vuole

andare avanti.Signore Gesù, a Te non mancòil lavoro, dacci lavoro e inse-gnaci a lottare per il lavoro

e benedici tutti noi. Nel nome del Padre,

del Figlio e dello Spirito Santo”.

Papa Francesco con gli operai della Sardegna

VIENI SIGNOREVieni di notte, ma nel nostro cuore èsempre notte: e dunque vieni sempre,Signore.Vieni in silenzio, noi non sappiamopiù cosa dirci: e dunque vieni sempre, Signore.Vieni in solitudine, ma ognuno di noiè sempre più solo:e dunque vieni sempre, Signore.Vieni figlio della pace, noi ignoriamocosa sia la pace:e dunque vieni sempre, Signore.Vieni a liberarci, noi siamo semprepiù schiavi:e dunque vieni sempre, Signore.Vieni a consolarci, noi siamo sempre più tristi:e dunque vieni sempre, Signore.Vieni a cercarci, noi siamo semprepiù perduti:e dunque vieni sempre, Signore.Vieni. tu che ci ami, nessuno è in co-munione col fratello se prima non ècon te, o Signore.Vieni, tu che sei la gioia e la speranzadel mondo: abbiamo troppo bisogno di te.Vieni sempre, Signore.

padre David Maria Turoldo

BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO

AI PARROCCHIANI, AGLI OSPITI, AI LETTORI

DI QUESTO FOGLIO: L’AMORE E LA TENEREZZA

D’UN DIO CHE CI AMA ILLUMUNI TUTTI I NOSTRI

PASSI SULLA VIA DEL BENE.

SCAMBIO DI AUGURISiamo giunti al quarto appun-tamento con tutte le famigliedelle Comunità Parrocchiali:questo foglio comincia ad es-sere apprezzato e atteso. ‘é chilo prepara, chi lo distribuisce dicasa in casa e chi lo sostienenelle inevitabili spese. Augu-riamo lunga vita al bollettinoparrocchiale mentre ci appre-stiamo a camminare verso ilnuovo anno: lo stupore e lagioia per un Dio che si fa Unodi noi ci accompagnino tutti igiorni sui “Sent ier i” della vita.

Dipinto presente in Chiesa Arcidiaconale. Foto Fabio Baggio

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Sentieri 2

Cartolina postale con timbro del1907: la foto ritrae l’interno dellanostra Chiesa agli inizi del secoloscorso.Ad una lettura attenta possiamovedere alcune trasformazioni:- l’enorme drappo dietro l’altare;- i quadri di san Pietro e san Paoloa metà chiesa;- altarini là dove ora ci sono i con-fessionali;- le balaustre dove ci s’inginoc-chiava per ricevere la Comunione- grandi quadri per l stazioni dellaVia Crucis- uno stendardo ed una bandieranel presbiterio;- la scritta “il grande quadro di Ce-sare Vecellio”, oggi gli studiosi af-fermano invece essere opera diMarco Vecellio.

Com’è bello, Signore, stare insiemeComincia a diventarmi familiare lanostra chiesa arcidiaconale. In pas-sato, quando raramente la frequen-tavo, mi creava una serta suggestioneper la vastità e l’altezza della navata;guardavo con un certo stupore leopere d’arte segno d’un glorioso edantico passato.Ora, dopo quasi un anno do fre-

quentazione diversa mi trovo ad “abi-tare” un ambiente un po’ menoufficiale e più accogliente. In questoluogo di preghiera ho già condivisocon i fedeli alcuni momenti significa-tivi di vita paesana: qualche Batte-simo, la Cresima dei ragazzi, alcunesolennità liturgiche, diversi funerali.La celebrazione più solenne di que-st’anno è stata certamente la consa-crazione diaconale di AlessandroColetti, il 12 ottobre. Un assembleanumerosa con tanti giovani, un po-polo che prega ed invoca la lungaschiera dei Santi, molti sacerdoti at-torno ad un giovane che sta facendouna scelta coraggiosa di vita. Tuttoquesto venne sostenuto da un coroche seppe animare bene con i canti ivari momenti della celebrazione. Era-vamo una bella chiesa fatta di pietrevive. Distraendomi durante il solennerito ho pensato quanto sarebbe bellose la nostra chiesa fosse così viva,così partecipe, così piena ogni dome-nica! Ed invece...

Io pensavo di trovare una Comunitàpiù partecipe e numerosa, pensavo divedere tanti più bambini e ragazzi at-torno all’altare; questa situazione in-vece di essere un bel punto dipartenza può diventare un traguardo,

un impegno da concretizzare insieme.E’ ben vero che la preghiera non ètutto per il cristiano ma è altrettantovero che tutto può e deve partire dallapreghiera. La Messa domenicale nonè in concorrenza con la gita o la gara;è l’appuntamento dei credenti che siritrovano tra di loro e con il Signoreper animarsi, per incoraggiarsi, pertrovare un rifornimento nella Paroladi Dio per poi affrontare la settimanacon le sue molteplici occasioni ibcasa e fuori.

E allora: che cosa vogliamo mettereal centro? Il nostro Papa Francescoc’invita a partire da Gesù Cristo:mettere al centro ciò per l'uomo dioggi è il vero nodo del problema dellafede. Non è in questione la veritàdella fede, è in questione il fatto chequesta verità riesca a "scaldare" ilcuore, cioè "attiri" le persone. Ci-tando papa Benedetto, Francescodice: "La Chiesa non cresce per pro-selitismo. Cresce per attrazione".Non è in questione la paura di perderela verità, contro il coraggio di rega-larla a tutti. È in questione il fatto chela Verità non è già tutta qui, dentro ilnostro schema mentale! E che Gesùci aspetta nelle periferie non tanto perfarsi amare e soccorrere da noi, maper rivelarci altre parti della sua Ve-rità!

Non è in questione la necessità di as-sumere i linguaggi del mondo, ma distare davanti a Gesù nell'eucarestia enelle persone delle periferie per farci"guardare" da Lui, perché in questonoi impariamo i linguaggi che ser-vono oggi. Non è in questione la tra-smissione di alcune idee chepossiamo tirare fuori dalla Bibbia e

dalla tradizione della Chiesa, ma difare memoria a noi stessi e agli altridelle grandi opere che Dio ha fattonella nostra vita. Ma riusciamo dav-vero a vedere che Lui ne ha fatte?

Ecco il senso del nostro appunta-mento domenicale: riuscire a meravi-gliarci che Dio è all’opera anche nelnostro tempo; anzi che è all’opera innoi, piccoli e grandi e Lui non fa pre-ferenze di persone. In Chiesa non c’èun posto privilegiato per alcuni, nes-suno è escluso. La sua Parola è pertutti perché tutti possono essere unpunto luce per chi brancola nel buio enella fatica di vivere. Che sia solo unbel sogno? Se lo è, allora sogniamoinsieme e vedremo che qualcosa dinuovo, di bello, di gioioso si realiz-zerà nelle nostre Parrocchie.

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Sentieri 3

Chi possiede una casa ma anche chivive in affitto facilmente si rendeconto della necessità d’intervenirecon delle migliorie sulle varie partidella casa stessa: finestre,travature,tinteggiatura... Si può bendire che i lavori non finiscono mai permantenere efficiente la struttura.Anche negli edifici parrocchiali è ne-cessaria la stessa attenzione e preoc-cupazione per non assistere ad undegrado molto pericoloso. Ecco al-lora un breve elenco di alcuni inter-venti che abbiamo realizzato in questimesi.

Prima di tutto siamo intervenuti, inChiesa di santa Maria, con la nuovacollocazione della sede del Cele-brante: prima era sulla sinistra, a lato,ora invece è più centrale e visibile daifedeli. Il Parroco per primo prega me-glio con la nuova disposizione dellasede: se poi è circondato da tantichierichetti, allora egli prega ancormeglio!Per facilitare l’ingresso alla Chiesa èstata collocata una pedana solida ca-pace di eliminare le barriere architet-toniche: nella Comunità ch prega c’èposto per tutti, anche per le personediversamente abili. Abbiamo inoltremesso mano al servizio igienico inChiesa: il volontariato, quando s’im-pegna, rinnova anche l’angusto spa-zio di questo servizio.

Chi frequenta la Chiesa avrà certa-mente notato le tuniche nuove deichierichetti: ce ne sono per i bambinima anche per i ragazzi più grandi. Laloro presenza alla Messa è un donoper tutti: anche per i geniori che, daibanchi, vedono i loro figli impegnatiattorno all’altare per un servizio nellaComunità. Anche così s’impara dasubito che nella Chiesa non c’è quelsegnale che vediamo sui recinti dei

cantieri edili: “vietato l’ingresso ainon addetti al lavoro”. All’esterno della Chiesa, poi, è statasistemata la bacheca degli avvisi pre-cedentemente collocata all’interno.Se la Chiesa è chiusa e se uno nonprende il foglio settimanale con gliappuntamenti comunitari allora nonc’è la possibilità della comunica-zione. Nemmeno l’orario delle cele-brazioni era leggibile, quando lachiesa aveva tutte le porte chiuse.Questi lavori hanno comportato unaspesa quasi nulla perché il volonta-riato ha offerto la propria capacitàevidenziata dalla professionalità edalla gratuità.

A Pozzale il congegno del vecchioorologio non si trova più abbandonatodentro il campanile ma ha trovato mi-glior collocazione all’interno delmuseo della Regola presente in paese. Un lavoro più impegnativo, dopo l’in-stallazione dell’impianto di amplifi-cazione nella Chiesa di Sottocastello,

non è passato inosservato per la pre-senza delle impalcature attorno allepareti dell’Oasi: la struttura parroc-chiale adiacente alla Canonica. Nelleoasi del deserto ci si può fermare perun sorso d’acqua: anche nella nostra“Oasi”... l’acqua scendeva dal sof-fitto. Da diversi anni bisognava in-tervenire sul tetto che presentavadiversi buchi nella lamiera: buchicausati dalla ruggine.

Non era più possibile attendere ulte-riormente dato che nelle stanze di ca-techismo la pioggia aveva fatto la suacomparsa nei soffitti; allora s’è do-vuto provvedere alla sostituzionedella copertura di tutto il tetto. Per ri-sparmiare poi sè pensato di usufruiredell’impalatura per la tinteggiatureesterna dell’edificio.

Ora il lavoro è stato completato ed èvisibile: anche l’arredo urbano ci haguadagnato in signorilità. La spesadell’intervento è ingente: 50.369 euro(con l’I.V.A al 22%). Questa sommacomprende anche l’intervento d’im-biancatura esterna dell’Oasi: inter-vento reso possibile con l’uso dellestesse impalcature necessarie per la-vorare sul tetto. Anche la Provvidenza s’è messa inmoto con la generosità di diversi par-rocchiani. Alla fine di novembre sonostati consegnati in canonica 5.525euro dai parrocchiani: piccole e co-stanti offerte che tengono presenteanche il particolare momento di crisieconomica e di mancanza di lavoro.Riusciremo a saldare questo debitocon utile di cassa parrocchiale chemons. Renzo Marinello aveva evi-denziato al momento di concludere ilsuo servizio pastorale tra di noi.

PICCOLI E GRANDI LAVORI

L’edificio dell’Oasi ingabbiato per la sostituzione della copertura del tetto.

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Sentieri 4

Cari cittadini, autorità civili, reli-giose, militari. E' passato mezzo se-colo da quella immane tragica notteal Vajont, che resta nella storia dellanostra montagna bellunese come lapiù grande apocalittica tragedia con-sumata sulla pelle della povera gentedi Longarone e dri vicini paesi: tantopiù tragica quanto più annunciata.

Il tempo trascorso da allora permettea noi viventi , come accade in un bic-chiere colmo d'acqua nel quale vieneversata della polvere, e, con il passaredei minuti la polvere depositata rendepiù limpida l'acqua, permette a noi diguardare oggi con occhio attento allastupidità umana che ha permesso , innome del potere economico, che sigiocasse sulla pelle della gente l'im-mane tragedia.

Circolava una frase, qui a Pieve, cheio ragazzina in collegio a Belluno, alritorno alle vacanze "dei morti" stu-pita sentivo dire: "La diga ha resi-stito, la montagna ha tradito". L'hosempre nella mente questa frase as-sassina, che tentava di distogliere laverità sull'accaduto uccidendo ancorauna volta se fosse possibile tuttequelle ignare, inermi, innocenti per-sone! Il monito che ne deriva da que-sta immane tragedia è di nondimenticare mai, mai il bene comune,la salvaguardia del creato in nome diuna economia deve servire l'uomo enon essere un capestro davvero lamontagna non ha tradito, la montagnaaveva già nel suo nome, dato dagliantenati, il suo destino di fragilità.

L'Amministrazione Comunale diPieve, ha aderito subito, la scorsa pri-mavera all'invito della FondazioneVajont perché fossero ricordate le vit-time innocenti, e oggi, alla vostra pre-senza, intitoliamo una strada che nonaveva nome e veniva chiamata lastrada del Cimitero: sopra questastrada i giorni successivi al 9 ottobre1963 passarono decine di autocarricarichi di morti condestinazione cimi-tero di Pieve: quivolontari , croceros-sine, ricordo MariaColetti, da pocotempo mancata eMercedes Genova(tutt'ora vivente), sioccupavano assie-me ai volontari dicomporre pietosa-mente le salme.

Voglio ricordare atutti che il nostroComune fu il primoad accorrere e soc-correre i sopravvis-suti, gli Alpini delBattaglione Cadore,i Vigili del Fuoco,semplici cittadini laclinica del Dott.Cappellari con lesue infermiere eSuore e Maria Gra-zia De Bernardo, Giu-lio Giopp, Nelso Costella, SandroSchweiger, Franca Bianchi, LucianoLivan, Pasqualino Ciotti, Giuseppe

"La diga ha resistito, la montagna ha tradito"Intervento del Sindaco Ciotti all’intitolazione

della via “Vittime del Vajont”

De Dea, Attilio Bergamo e molte altrepersone rimaste nell’anonimato.

Voglio ricordare a tutti che Pieve diCadore perse, in quellatragica notte 15 cit-tadini : 11 uomini ,4 donne; di questi15, 4 erano bambinili voglio ricordaretutti: Luigi Coletti,la moglie Anna DaForno e la lorobambina Antonelladi 2 anni; UmbertoDe March con il fi-glioletto Livio di 6mesi (disperso);Angelo Da Prà conla moglie Battistinae la figlia Renza di10 anni e poi Giu-seppe De Salvadore Ciotti Carlo (di-pendenti della DittaMonti) TabacchiPietro, Caletti Gio-vanni, Bruno Rossi-dipendenti del-l'Enel, · ArturoFumei e il piccolo

Mario Fop di 3 anniche risiedeva dai nonni paterni a Lon-garone. Per molti di loro non c'è nem-meno una tomba su cui piangere.

"La montagna ha tradito, la diga haresistito" cari cittadini, autorità pre-senti, dobbiamo sempre, con forza,soprattutto coloro che hanno respon-sabilità politiche, amare la verità checi fa essere persone libere. Essere co-scienti, consapevoli, davanti alleopere umane se esse sono veramentedestinate al bene comune o all'inte-resse di pochi, se rispettano il territo-rio o se lo violentano.Solo se avremo, in ogni ambito de-cisionale rispettato queste regole sa-remo degni del titolo "di pubbliciamministratori" che hanno giurato,nel giorno dell'insediamento sulla no-stra bellissima Costituzione Italianala fedeltà ad essa e saremo così degnidi portare la fascia tricolore!Vi ringrazio.Pieve di Cadore, lì 26 settembre 2013

Il bene non basta volerlo, bisogna cercarlo, bisogna farlo, perché esso

trionfi davvero. Perciò

bisogna darsi corpo e anima a chi suda, lavora, combatte per il bene; bisogna racco-

gliere intorno al cuore tuttala costanza di cui siamo ca-

paci, armare la mano diforza, il senno di prudenza, e non aver paura di nulla,

e durar vigili all’ugualposto, e cacciati tornare,

disprezzati soffrire, dissimu-lare per vincere; poi, pie-

garsi, si anche, se occorre, ma per risorgere.

Ippolito Nievo

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Sentieri 5

ANAGRAFE DI PIEVEHanno cominciato a vivere con il Sacramento del Battesimo

8. CIOTTI EMMA, di Roberto e diGiada Piol, nata a Pieve il 19 ottobre2012 e battezzata a Pieve il 19 ottobre2013.

9. ROSSI SOPHIE, di Luca e SaggeseGemma, nata a Nizza (F) il 2 maggio2013 e battezzata a Pieve il 20 ottobre2013.

10. SAGUI NICOLO’ di Claudio e diPaola Da Rugna, nato a Pieve il 26 gen-naio 2013 e battezzato a Pieve l’otto didicembre.

11. COLELLA GIOIA MARIA PIA, diMaurizio e di Del Maschio Danila, nataBrilon (Sauerland - Germania) l’otto ago-sto 2013 e battezzata a Pieve il 15 di-cembre.

GIUNTI AL TRAGUARDO DELL’ETERNITA’

24. CATTEL TERESA, di anni 88,morta a Pieve il 17 settembre.

25. MARTONI GIULIO di anni 73,morto a Belluno il 13 ottobre.

26. BALDOVIN ELISA MARIA INFORNASIER, di anni 82, morta a Co-negliano il 30 nocvembre.

ANAGRAFE DI POZZALEHanno cominciato a viverecon il Sacramento del Battesimo

6. KITTU BAYA, di Amani e di DaForno Silvia, nato a Pieve di Cadoreil 10 febbraio 2013 e battezzato inPozzale l’1 di dicembre.

GIUNTI AL TRAGUARDODELL’ETERNITA’

6. DA CORTA’ FUMEI CARLOFRANCO, di anni 67, morto a Pieveil 27 settembre.

COME DICI TUSignore, rendici veritieri

senza arroganza, umili senza finzione, allegri senza leggerezza, seri ma senza disperazione, severi senza cattiveria, forti senza crudeltà, buoni senza mollezza,

misericordiosi senza lasciar fare,

pacifi ci senza falsità, vigilanti senza ossessione,

sani senza torpore, sicuri senza follia, poveri senza miseria, ricchi senza avarizia, prudenti senza sospetto.

Fa’ che diventiamo dotti senza volerlo sembrare,

docili ma inclini alla saggezza, umani ma senza avidità, ospitali ma sobri.

Fa’ che lavoriamo con le nostre mani ma senza confidare tutto in noi stessi.

Fa’ che ti temiamo, onoriamo e amiamo, al di sopra

di tutte le cose che hai creato.Dio uno e trino, manda a noi una luce perché ti conosciamo

e ti vediamo come sei realmente, Amen.

S. Agostino

Così, tanto per sorridereIl Ponte

Un uomo camminava lungo una spiaggia della California, assorto inpreghiera. D’un tratto chiese: «Signore, esaudiscimi!». Subito il cielo sirannuvolò ed egli udì chiaramente una Voce tonante: «Poiché mi seisempre stato fedele ti concederò ciò che mi chiedi. Cosa vuoi che ti fac-cia?». «Signore - disse l’uomo -, costruiscimi un ponte fino alle Hawai,così potrò andare lì con la mia auto ogni volta che vorrò».La Voce s’incrinò: «La tua richiesta è molto materialistica. Pensa alleimplicazioni di un’impresa del genere. I piloni dovranno raggiungere ilfondo del Pacifico! E poi, di quanto cemento e acciaio ci sarà bisogno? Inoltre, come potrei giustificare una simile azione in confronto al restodel creato? Prenditi un po’ di tempo e pensa ad un altro desiderio, qual-cosa che possa onorarmi ed essere utile al tuo prossimo».L’uomo rifletté a lungo. Quando sentì di aver maturato la richiesta giu-sta tornò su quella spiaggia e pregò con fervore: «Signore, desidero ca-pire le donne. Voglio sapere come si sentono intimamente, cosa pensanoquando tengono il broncio, perché piangono, cosa vogliono dire quandorispondono “niente”, e come posso rendere una donna davvero felice». Di nuovo il cielo si rannuvolò, ma questa volta ci fu un lungo silenzio.Infine si udì la Voce: «Vuoi due o quattro corsie su quel ponte?».

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Sentieri6

Domenica 22 settembre, la Parroc-chia di Tai ha celebrato i primi 50anni della sua esistenza sul territo-rio: una significativa tappa che domEnrico Roncaglia non ha lasciatopassare sotto tono. Sono andato a ri-leggere “la Voce della Pieve” del1963 dove don Angelo Fiori annun-ciava il distacco da Pieve e tratteg-giava, in modo impareggiabile, lafigura del primo Parroco: don Gio-vanni Belli. Ho pensato di fare piacere a moltinel presentare quelle pagine: interes-santi e sempre attuali. Ai lettori sa-perle apprezzare ed aggiungervi unapreghiera per la Comunità di Tai ed ilsuo futuro.

La grande novità“Mi limito per questa volta ad an-nunziarla, perché in seguito, se benho capito, il Bollettino Parrocchialedovrà occuparsene ampiamente. Ilché lo farà molto volentieri. Eccola :un gruppo autorevole di cittadini, rac-cogliendo il desiderio della popola-zione, ha preso la iniziativa di stac-care la Chiesa di San Candido daSanta Maria, che è quanto dire, la fi-glia dalla madre, per erigerla in Par-rocchia indipendente. La erezione,s'intende, spetta al Vescovo, il soloche può giudicare se il distacco siaopportuno e necessario.

Alla Frazione spetta invece costi-tuire la dote della Parrocchia, cioè ilcapitale occorrente, perché essa siaun giorno riconosciuta dal Governo epossa ricevere il cosiddetto « Supple-mento di Congrua » necessario per ilmantenimento del nuovo Parroco.Spetta ancora alla Frazione prepararela canonica e la Chiesa. Quanto allacanonica, già esiste il vecchio edifi-cio; basta solo renderlo abitabile.

Quanto alla Chiesa, è stata restau-rata da cima a fondo, dall'esterno al-l'interno, ed è provvista di paramentied arredi sacri. più che sufficienti pertutte le Funzioni di carattere parroc-chiale. Qualche cosa potrà mancare ;ma voglio ben credere che il nuovoParroco si adoprerà per acquistaretutto ciò che manca, come devonofare tutti i Parroci di questo mondo, ameno che non si aspetti che il Pievanodebba provvedere a tutto.

Non parliamo poi del Campanile,che indubbiamente è uno fra i mi-gliori del Cadore, fornito di un ma-

gnifico concerto di campane, che fa-cevan piangere il povero Tilo ogni-qualvolta le sentiva suonare.

E al Pievano cosa aspetta? Non met-tere il palo fra le ruote, come non lometterà ; non fare delle cosiddette“riserve”, come non le farà ; e indi-care al Superiore i confini della nuovacircoscrizione ecclesiastica, i quali, asuo giudizio, non possono non esserequelli regolieri della frazione, e ciò alfine di scongiurare al presente e al fu-turo possibili contrasti. Così si è fattoper Pozzale e per Nebbiù; così si farà,io spero, anche per Tai.

Pro ParrocchiaMi si è stato detto che il Comitatopromotore ha nominato la maestraBianca Coletti e il signor Daniele Co-letti come cassieri delle offerte, chedevono costituire la dote dellaChiesa. Ebbene il Pievano vuoleaprire lui stesso la sottoscrizione collibretto di Deposito Postale N. 02341dell'ufficio di Tai, dell'importo di L.51.500 più gli interessi di sei anni,consegnato già al presidente del Co-mitato professar Giovanni Cravagna,nella speranza che l'esempio sia rac-colto e seguito. Dante direbbe : “equesto sia suggel ch' ogni uomosganni”.

IL CAMBIO DELLAGUARDIA

Domenica 2 9 settembre. alle ore l 0mio nipote don Giovanni, che da oltresei anni mi assisteva nella curad'anime de1la vasta parrocchia, pro-digandosi infaticabilmente in tutti icampi, nessuno escluso, come tuttihanno potuto constatare, lasciava lacanonica e sulla automobile guidatadal sindaco comm. Tabacchi e seguitada una quarantina di macchine, fa-ceva ingresso nella nuova parrocchiadi Tai, accolto festosamente da tuttala popolazione.

Dopo il rito della immissione in pos-sesso, compiuto dall'Arcidiacono, alquale presenziava il Vicario GeneraleMons. Santin venuto appositamenteda Belluno, seguiva la Messa solennecantata dal primo Parroco di Tai, cheera assistito dal rev .mo Superiore delvicino Convento del Cristo e dal par-roco di Salce don Gioacchino Belli,fratello di don Giovanni. L'organistaFiori di Calalzo ha fatto sentirequanto sia armonioso e delicato l'or-gano del Callido, che possiede lachiesa di San Candido.

Al Vangelo il celebrante ha espostoassai brillantemente il programmache intende svolgere nella nuovaCura che gli è stata affidata dai Supe-riori. E dopo la S. Messa la famigliaBelli, che era rappresentata da ben 13elementi provenienti da un unicoceppo, ha offerto all'Albergo BuonUmore a tutte le Autorità un pranzoservito con grande signorilità.

Credo di interpretare tutta la popo-lazione, se rivolgo anche da questecolonne il più vìvo ringraziamentoper quanto don Giovanni ha fatto,senza risparmio di sacrifici per tutto ilperiodo trascorso nella parrocchia diSanta Maria.

A sostituirlo i Superiori mi hanno in-viato un altro Don Giovanni, prove-niente da Belluno, ancora fresco dellaSacra Ordinazione che risale al 19 61ed esperimentato già nella Curad'anime in ben quattro Parrocchie, aPieve d’Alpago, a Puos d’Alpago, aCencenighe ed a Visome. (Don Gio-vanni De Pasqual).

LA VOCE DELLA PIEVE – feb-braio e dicembre 1963Le foto di questa pagina, gentil-

mente date da Tommaso Albrizio,hanno immortalato alcuni momentidella solenne celebrazione del Cin-quantesino della Parrocchia di Tai diCadore: un momento significativonella storia del paese.

Cinquant’anni ben portati

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Sentieri 7

LA TUA CROCELa sapienza eterna di Dioha previsto fin dal principiola croce che egli ti inviadal profondo del Suo cuorecome un dono prezioso.

Prima d’inviartela Egli l’ha contemplata con i Suoi occhi

onniscienti,l’ha meditata col Suo divino

intelletto,l’ha esaminata al lume della Sua sapiente giustizia.E le ha dato calorestringendola

tra le Sue braccia amorose,l’ha soppesata con ambo le mani se mai non fosse di un millimetro troppo grande o

di un milligrammo troppo greve.

Poi l’ha benedetta nel Suo nome santissimo, l’ha cosparsa col balsamo della Sua grazia e col profu-mo del Suo conforto.

Poi ha guardato ancora a te, al tuo coraggio...Perciò la croce

viene a te dal cielo,come un saluto del Signore,come una elemosina del Suo misericordioso amore.

S. Francesco di Sales

LA BIBBIA E I NUMERI1. L’unitàIl numero 1 è la cifra della divinità per eccellenza: Dio è unico.«Ascolta, Israele, il Signore è nostro Dio, il Signore è uno» (Dt 6,4)3. La totalitàIl simbolo della Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo). Ma anche le tretentazioni che Gesù subisce da parte del diavolo nel deserto e che indi-cano i principali rischi dell’uomo: potere, ricchezza, fama.4. La terra e il cosmoI punti cardinali sono 4. Così, quando la Genesi (2, 10-14) descrive i 4fiumi che bagnavano i lati dell’Eden, vuol dire che il cosmo nella suatotalità era un paradiso. Prima del peccato di Adamo ed Eva...6. L’uomo e le opereSette meno uno: è il numero che rappresenta la perfezione mancata, maanche le opere dell’uomo: non per caso «Dio ha creato l’uomo il sestogiorno» (Gn 1,26)7. La perfezioneSette è invece il numero che segnala la perfezione delle opere di Dio: lasettimana della creazione come «cosa buona» si completa infatti solo colsabato. Anche nel libro di Giosuè le mura di Gerico crollano dopo unaprocessione di 7 giorni.10. La memoria 10 come le piaghe d’Egitto (Es 7-12), 10 come gli antenati che stannofra Adamo e Noè e fra Noè e Abramo (Gn 5)... Soprattutto 10 come i co-mandamenti dati da Dio a Mosè (Es 20,1-17): da ricordare contandolisulle dita delle mani.12. L’elezioneÈ la cifra che sta a significare la scelta del Signore, il numero dell’ele-zione: le 12 tribù d’Israele, i 12 apostoli… Per estensione, è il numeroche designa il popolo di Dio (dell’Antico e del Nuovo Testamento) nellasua totalità.40. Il cuore, le generazioniSono gli anni di una generazione e dunque il tempo necessario per uncambiamento, una conversione radicale. Per questo il Diluvio universalesi prolunga 40 giorni e 40 notti (è il passaggio a un’umanità nuova) e gliisraeliti soggiornano 40 anni nel deserto.

Gianfranco RavasiUN ARTISTICO MOSAICO

Tra le tante manifestazioniculturali dell’esatte scorsamerita un cenno particolare ilmosaico dell’autoritratto diTiziano collocato davanti alMunicipio. Si tratta d’un pre-gevole lavoro realizzato dallaScuola dei Mosaicisti di Spi-limbergo: un lavoro soste-nuto dal Gruppo dei Com-mercianti di Pieve. E’ stato bello, nell’estate ap-pena trascorsa, vedere la col-laborazione di tante realtàlocali attorno al perno rap-presentato dalla mostra di Ti-ziano: una strada che si speradi sperimentare in seguitoanche per altre iniziative: dasoli o in pochi non si va danessuna parte. Valorizzare ciò che di più

prezioso abbiamo è certa-mente una scelta valida e daincoraggiare: sta a noi perprimi apprezzare ciò che cicaratterizza e chi meglio diTiziano rappresenta il bi-glietto da visita di Pieve? Al-l’inaugurazione del mosaicoé intervenuta anche L’Asso-ciazione Praemium SanctiMartini di Vigo di Cadore, incostume storico.

La tela originale di Tizianosi trova nel Museo Statale diBerlino ma ora qualcosa inpiù di Tiziano è anche tra dinoi. Nel ritratto il nostroguarda lontano con fiducia:speriamo che il futuro siabello e affascinante cometutti i suoi quadri.

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Sentieri 8

Sono “Sentier i” ed entro per la quarta volta nelle case di Pieve, di Poz-zale e di Sottocastello, Per la prima o la seconda volta entro anche in 150case dislocate fuori del nostro Comune: là dove vivono alcuni nostripaesani e qualche amico del Parroco.Mi fa piacere il sapere di essere atteso e gradito; mi sento come unalettera o una telefonata amica. So che qualcuno mi conserva tra le cosecare per poi andare a rileggermi più in là nel tempo. Vedo inoltre che laproposta di collaborazione per rendere più ricco il mio contenuto sta ot-tenendo qualche concreto risultato. Mi compiaccio poi del fatto cheanche il costo di stampa viene sostenuto dalla generosità dei Parroc-chiani. Mi sembra che abbiamo imboccato una promettente strada... nonper niente mi hanno intitolato “Sentie r i”

E’ proprio vero: tuti siamo chiamati a tracciare sentieri!Mi piace pensare che anche le nostre comunità siano chiamate ad esserealpinisti che, gratuitamente, sistemano le vie, talvolta spostando anchequalche masso che in-tralcia il cammino. Aquesto punto vorrei con-dividere un parallelo nelquotidiano. Avete presente tutta lasegnaletica dei sentieri,tracciata con pazienza dadecine e decine di volon-tari e appassionati dellamontagna che rendonopossibile la salita? Tal-volta, a tarda primavera,il lavoro è tutt'altro cheagevole: si tratta di ri-mettere in sesto un cam-mino interrotto daglieventi invernali, spo-stando massi, ripristi-nando cartelli abbattuti,ridisegnando, se occorre, il tracciato. Per i soci del CAI, SAT o l'AiutAlpin Dolomites, si tratta di un'attività da collocare nel tempo libero,senza badge, né busta paga. Mi piace pensare che anche le nostre co-munità abbiano spesso un ruolo analogo. Siamo chiamati ad essere al-pinisti che, gratuitamente, sistemano le vie, a "tracciare sentieri",talvolta a spostare qualche masso, collocare un cartello che indichi conmaggiore chiarezza la meta (che sappiamo tutti qual è). Coscienti chesarà poi l'escursionista a doverci mettere le gambe e il fiato, e soprattuttola voglia di camminare, perché - l'abbiamo sperimentato tutti - se nonne hai intenzione, al rifugio proprio non ci arrivi. Ma forse nessuno tiha mai raccontato cosa significhi essere in cima... E poi può sempre ac-cadere un incidente: un piede in fallo, s'inciampa, ti accorgi dei tuoi li-miti... e occorre riprogrammare la giornata.

È importante il lavoro di chi mantiene un sentiero, non è da tutti sa-persi orientare da soli. Qualcuno ci riesce, ma devi avere grande espe-rienza e, diciamolo francamente, se si è almeno in due o tre, ci sisostiene meglio. In montagna si va in cordata, ma è sempre della guidala maggior responsabilità. Nella Comunità c'è sempre una fiammellasotto la brace. Occorre, però trovare il modo di ravvivarla. Le circo-stanze, come sempre accade, hanno il volto e le mani di tanti, a comin-ciare dalla guida della comunità, il capocordata. La richiesta del battesimo dei figli accolta con gioia dal Parroco, senzagiudicare, né chiedere certificati. Da lì può partire un lento e progres-sivo cammino di avvicinamento, tra massi da spostare e ponti da renderedi nuovo agibili. La partecipazione alla Messa che diventava indispen-

sabile per ricominciare di slanciola settimana di lavoro di entrambi,gli incontri per genitori che apri-vano orizzonti impensati. Poi l'etàdella catechesi dei figli e quella di-sponibilità subito accolta di nuovodal parroco e dall'intero gruppo dicatechesi: aiuto-catechista, perchéno? chi rifiuta la mano di unamamma che intende mettersi afianco dei bimbi per crescere in-sieme? Il sentiero è tracciato, ma bastauna nuvola per far scoppiare untemporale in montagna: occorrenon farsi scoprire impreparati eavere un buon equipaggiamento.Senza dimenticare che, se ancheuna frana - che sulle Dolomiti nonè infrequente - bloccasse la salita,la Provvidenza arriva con l'elicot-

tero delS o c c o r s oAlpino, per-ché non si èmai soli. Eo c c o r r eanche valu-tare bene lep r o p r i eforze, per-ché l'elicot-tero devealzarsi involo sempree soltantoper un'emer-genza reale.E, da ul-timo, in me-moria di chi

sta scalando montagne celesti, mipiace ricordare che raramente sitraccia un sentiero a nuovo: piùspesso si rimette in sesto - con letecniche e i materiali oggi a di-sposizione - un cammino già trac-ciato da secoli, quando gliscarponi avevano i chiodi. Ma sele montagne hanno rimodellato unpo' i versanti, il cielo è sempre az-zurro, come sempre la stessa lavoglia di salire.Ecco quanto volevo comunicarecon voi in questo periodo: nei sen-tieri della vita ci siamo tutti,ognuno con il suo zaino in spalla,ognuno con qualche acciacco equalche batosta, ognuno però conla consapevolezza dell’importanzadi camminare: “camminando,s’apre il cammino”; l’ho sentitodire dal Parroco ed io, “Sent ier i”ne sono convinto. E voi, lo siete?

"Perché il cammino continui ...con una marcia in più!"

La strada in salita- ma è bello affrontarla insieme -

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Sentieri 9

Dopo un lungo elenco di bambinibattezzati nel 1962, (LA VOCEDELLA PIEVE – Febbraio 1963) monsi-gnor Angelo Fiori, indimenticabileParroco ed Arcidiacono del Ca-dore, così si rivolgeva ai genitori: “I vostri figli sono Angeli del

Cielo, che il Signore ha fatto di-scendere sulle famiglie, perché leriempiano di soavità e di grazia.Non considerarli mai un peso,anche se la loro custodia e la lorosalute impongono talora sa rifici.Abituatevi a vedere in essi nien-t'altro che l'occhio di Dio che vedetutto, che controlla tutto, che ri-tiene come fatta a sè anche unasola carezza fatta a loro.Come potete constatare ogni

giorno, sono in continuo aumentoe sviluppo! Oggi soltanto fisico,domani anche morale e intellet-tuale. Non vedete che i loro occhisi aprono già alla conoscenzadelle persone e delle cose? E al-lora davanti ad essi abbiate sem-pre il massimo riguardo, con-trollate sempre i vostri atteggia-menti e le vostre parole; e nonpermettete mai che alcuno abbiaa turbare il candore della loro in-nocenza.E VOI SPOSI...

Amatevi sempredi quell'affetto ardente e sincero,che vi ha guidati all'Altare. Avretegià constatato, che anche il nuovostato di vita in cui siete entrati, hale sue croci fatte di lavoro, di pre-occupazioni, forse di crisi econo-mica, di piccoli contrasti, didebolezze umane, di caratteri di-versi, di educazione e di forma-zione diverse (non vorrei direancora di colpe, ma se ci fossero,che meraviglia c'è? nessuna, per-ché «errare humanum est»). Non vi resta che piegare le spallealle croci e portarle paziente-mente, nella certezza di sentirvelealleviate dalla mano invisibile diDio. Non ha trovato anche il SuoFiglio Unigenito lungo il Calvarioil buon Cireneo, che lo ha sosti-tuito nel resto della salita? Per la-

sciare l'allegoria della croce e delCalvario, io vi scongiuro, o sposi,ad armarvi di compatimento, asopportarvi a vicenda, a rinun-ciare a qualche comodità cui era-vate prima abituati, a chiudere unocchio sui difetti dai quali nes-suno va esente, a non essere ec-cessivamente impermalosi esospettosi, a non sedervi a tavolacol broncio, a non mettervi a lettoistizziti ed arrabbiati. Caso mai, le baruffe, che di so-lito sono ciozote, le farete al mat-tino seguente! Non sono umani ecristiani i miei consigli? E che in-teresse posso aver io, se nonquello di vedervi contenti e felici”.

LA SAGGEZZA DEL PASTOREa 40 dalla morte di monsignor Fiori, le sue riflessioni sono ancora attuali

I Parenti di don Alessandro Coletti in un momento della solenne celebrazionedel Diaconato; la numerosa assemblea di fedeli sta accogliendo le riflessionidel nostro Vescovo Giuseppe.

Chi si riconosce ?

Un piccolo aiuto: la foto risale al 1992

RESTA CON NOI, SIGNORE

Quando mi assalgono i dubbicontro la fede, resta con me, Signore.Quando lo scoraggiamento spe-gne la mia speranza, resta con me, Signore.Quando l’indifferenza raffreddail nostro amore per Te, resta con noi, Signore.

Quando la mia giornata è pienadi distrazioni, resta con me, Signore.Quando rischio di cedere allatentazione, resta con me, Signore.Quando la sconfitta mi coglie di sorpresa, resta con me, Signore.

Quando mi sento solo e abban-donato da tutti, resta con me, Signore.Quando il dolore sta per spin-germi alla disperazione, resta con me, Signore.Quando suonerà l’ora del mioritorno a te, resta con me, Signore.Nella gioia e nella sofferenza,resta con me, Signore.Nella vita e nella morte, resta con me, Signore.

dalla Liturgia

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Sentieri10

L’omaggio ai Caduti

Come da consuetudine, anche quest’anno s’è celebrato il doverosoricordo dei Caduti delle guerre presso i Monumenti presenti in tutte lefrazioni del Comune. La semplice ed essenziale cerimonia prevedevala preghiera e la deposizione della corona d’alloro alla presenza delleAutorità Comunali, dei Gruppi Alpini, dei Combattenti e Reduci. Adun certo momento si sono unite anche alcune Classi degli Alunni dellenostre Scuole. Il Sindaco ed il Parroco si sono rivolti ai giovani invi-tandoli ad approfondire il senso della manifestazione del 4 novembreanche in vista del prossimo centenario della prima guerra mondiale.

Dopo la deposizione della corona d’alloro sotto la torre civica dellaMagnifica Comunità di Cadore gli Alunni sono ritornati a scuola:nell’invito comunale alla partecipazione alla cerimonia c’era anche lacelebrazione della Messa in santa Maria: il Parroco ancor oggi non saspiegarsi perché gli alunni non abbiano partecipato alla Messa. Qual-cuno avrà deciso che fosse meglio rientrare in classe, altri avrannosuggerito di non offendere la sensibilità di chi non è cristiano, altriancora avranno pensato che non era giusto che la Scuola “laica” par-tecipasse ad una celebrazione religiosa. Altri ancora....E voi genitori degli alunni cosa pensate? Siete del parere che siastata fatta una scelta rispettosa della crescita e della maturazione degliAlunni?

Durante la Messa, con i pochi presenti, il Parroco ha presentato la-cune pagine dell’anagrafe parrocchiale con la documentazione storicadei Soldati Caduti quasi cent’anni fa quando eravamo al centro delfronte orientale della guerra: cifre e nomi di giovani morti di ambo leparti: abbiamo pregato perché il loro sacrificio non sia stato inutile. La pace, oggi, richiede nuovi protagonisti e artefici: quelli siamo noi.- Alunni compresi. -

“La feli c ità e la pace de l cuore nascono dal la co scienzadi fare ciò che r i t eniamo g iusto e doveroso, non dal fare

ciò che gli al tr i dicono e fanno.„ (Ghandi)

***“La pace non può regnare t ra g li uomini se prima nonregna nel cuore di ciascuno di loro„. (Giovanni Paolo II )

Cari genitori,lo scopo di questo avviso è disensibilizzare voi e i vostri figlialla partecipazione alla SantaMessa festiva. Le nostre chiese,la nostra comunità necessitanodella presenza di tutti e, soprat-tutto, dei piccoli i più amati daGesù. Tutti i nostri sforzi, nel-l'insegnare loro il catechismodella Chiesa Cattolica, vengonovani e a poco servono se non siconcretizzano in una vera vitadi fede cristiana che vede, pro-prio durante la celebrazionedella Santa Messa, la sua es-senza. Quale momento miglioreper ringraziare il Signore per idoni che ci da?

Tutte noi auspichiamo in unavostra sentita collaborazione af-finché essi possano partecipareattivamente alla vita parroc-chiale. Il terzo comandamentorecita così: "ricordati di santifi-care le feste". Colui che non viadempie è in peccato. Noi nonvogliamo insegnare loro, nelcatechismo, l'amore di Gesùsenza vederli tra i primi banchidella chiesa a ringraziarLo e lo-darLo! È un preciso dovereanche vostro, cari genitori:senza il vostro aiuto e la vostracollaborazione il nostro lavoroperde di efficacia!Vi aspettiamo tutti.

Le catechisteAnche il Parroco si unisce aquest’invito ed incoraggia spe-cialmente i genitori ed i nonnia riscoprire il senso dell’incon-tro domenicale con il Signore etra di noi. Nelle nostre Chiesec’è un vuoto preoccupante:mancano i ragazzi ed i giovani:stanno aumentando un po’ ichierichetti ma non basta. Faccio mio il suggerimentod’un Parroco della pianura,circondato da tanti supermer-cati: egli ha affisso sulle portedella sua Chiesa: anche noisiamo aperti di domenica.

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Sentieri 11

Un nuovo parcheggio

Poco distante dall’Ospedale Civile, nei presso della Struttura Residenziale delVazzoler, è agibile il nuovo parcheggio “Marmarole”, con sosta a pagamento.Il centro di Pieve ne avrà certamente vantaggio con un’opera che, qui nellafoto estiva, era ancora in fase di ampliamento. Ora tutte le opere sono com-pletate e quell’area risulta completamente bonificata. Durante la benedizione e l’inaugurazione del nuovo parcheggio il Parroco hainvitato a riflettere sulla necessità di fermare non solo le macchine di tanto intanto ma anche noi, persone. Di fatto siamo sempre di corsa, non abbiamoquasi mai tempo per fermarsi un attimo. Le macchine che qui si fermano inparcheggio possono insegnarci che anche per noi è necessaria una sosta: perpensare, per riflettere, per guardarsi attorno e dentro, per alzare lo sguardo edincontrare Uno che veglia su di noi.Mentre io esprimevo questo pensiero il mio sguardo incrociò gli occhi d’unodei tanti che erano presenti: quegli occhi mi sembravano confermare quantostavo dicendo ed allora, con più convinzione ho benedetto il nuovo parcheg-gio chiedendo a Dio il dono di fermarci, di tanto in tanto, senza aspettare la ma-lattia o la vecchiaia. Un po’ di parcheggio, una sosta per la vita non sarà maitempo perso.

Stiamo crescendo

E’ piacevole constatare che la fa-miglia dei lettori di “Sent ie r i” stacrescendo ampliando maggiormentel’orizzonte: questo numero del bol-lettino infatti, oltre ad arrivare intutte le case delle nostre due parroc-chie di Pieve e di Pozzale, viene in-viato anche ad altri 150 indirizzi dipaesani ed amici: stiamo raggiun-gendo, con i nostri Emigranti, anchePaesi lontani dove i Nostri si sonoinseriti nel lavoro e nella cultura diquelle realtà così diverse dalle no-stre. Quando arriva il bollettino - miscrivono - è come se arrivasse unaventata d’aria di casa; ci si siede e silegge e rilegge qualcosa delle pro-prie radici.

Ecco cosa mi scrive, ad esempio, lasignora Emidia Tabacchi: “Congrande piacere e gioia ho ricevuto ilbollettino parrocchiale. Davveronon lo aspettavo: dopo 50 anni chesono in Australia non ho parole peresprimere la gioia e l’emozione cheho provato. E’ stato il più bel regalodei miei 78 anni di compleanno.Anche se sono appena ritornatadal Cadore é stata una grande emo-zione vedere sul bollettino le nostremontagne e il Crocifisso del Cristoinsieme alle cose che ho lasciato làe che sempre ricordo. Ora ci pensodi più perché in agosto ho lasciatoLeo mio marito in cimitero; lui ci te-neva a ritornare nelle sue monta-gne. Sono sicura che lui ora saràfelice. Termino inviando ancora lamia riconoscenza”. Colgo l’occasione di questo mes-saggio per invitare anche altre per-sone a scriverci, alimentando cosìun dialogo di reciproca conoscenzae vicinanza. Anche i Parrocchianipossono sempre segnalare altri pae-sani a cui inviare il bollettino.

Una volta all’anno, anche in fu-turo, verrà allegato anche un bollet-tino di conto corrente postale chefavorirà, per chi abita in Italia, l’in-vio di un’offerta a sostegno dellespese di “Sent ier i”e per la vita dellenostre due Parrocchie. Con il pocodi tante persone si può fare molto edi questo “poco” io ringrazio antici-patamente.

La Provvidenza del Signore siserve di noi e non farà mai mancaregli aiuti necessari per mantenereaperte, pulite ad accoglienti le no-stre Chiese e Canoniche.

La Piazzetta a Pozzale

Domenica 24 novembre, con una semplice cerimonia è stata inaugurata lapiazzetta restaurata in centro a Pozzale. L’intervento è stato possibile con ilsostengo economico dei fondi comunali ed europei: anche questa nostra fra-zione può, con orgoglio, sentirsi parte di quell’Europa che è attenta anche aipiccoli borghi disseminati nel suo territorio.

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Sentieri12

"Io non sono il Cristo, sono il pre-cursore (colui che gli cammina in-nanzi)" risponde Giovanni Battista acoloro che gli chiedono se è lui ilMessia, poi, dimostrando di accettareil suo ruolo di 'educatore', afferma:"In mezzo a voi sta uno che voi nonconoscete (Gv 1,26) ... Lui (Gesù)deve crescere, io invece diminuire"(Gv 3,30).Il nostro Vescovo, accogliendo la

proposta dei vescovi italiani di ap-profondire il tema «Educatori nellacomunità cristiana»,ha pubblicato la"nota pastorale" perl'anno 2013/14 sce-gliendo come titolol'affermazione diGiovanni Battista:"Lui (Gesù) devecrescere" e ha colle-gato ad essa la rifles-sione sull'educazionenella fede. Mons. Andrich scrivenell ' introduzione:"Ho voluto dare que-sto titolo alla Notapastorale per metteresubito in risaltoGesù: Lui deve cre-scere, a Lui ci affi-diamo. La crescita diGesù Cristo, accoltoda noi in umiltà, ci facapaci sorprendente-mente di grandi cose.Da Lui abbiamo lucee forza per convin-cerci che lo facciamo crescere se cieduchiamo reciprocamente".

Cosa significa educare nella fede?Afferma il Vescovo: "Spesso la tra-smissione dei saperi tende all'istru-zione senza la disponibilità adaccogliere le domande più radicali. ... La fede guarda dal punto di vista diGesù, con i suoi occhi: è una parteci-pazione al suo modo di vedere ... Vì-vere in Gesù Cristo significaannunciarlo prima di tutto con la vita.. .. L'educatore si fa testimone di unaproposta ... ".Oggi, il nesso tra annuncio del Van-gelo e cura dell'uomo è poco perce-pito, e quindi anche poco attuato, cosìcresce il rischio che umano ed evan-gelico siano avvertiti come estranei.In realtà, evangelizzare significa in-nanzitutto vivere personalmente un

rapporto intimo e intenso con Gesùcosicché Lui possa crescere nel no-stro intimo e trasformarci a sua im-magine, poi, comporta l'offerta di unaproposta di vita e modalità di rela-zioni che contribuiscano alla costru-zione della personalità sia di chiriceve che di chi dona.

È necessario che la dottrina diventivita,determini alcune decisioni, nonsia svincolare dal quotidiano, con-duca all 'impegno di amare Cristo egli altri. In questo senso la verità cri-

stiana, vissuta storicamente nellaquotidianità, dimostra che il Vangeloracchiude uno straordinario sì all'amore, alla voglia di vivere, al desi-derio di realizzare se stessi nel lavoroe nell'amicizia, alla ricerca di libertà edi gioia ed è capace di dare orienta-mento nuovo e significativo alla vita,al costume, all'etica dei singoli, deigruppi e della comunità intera.

A chi è chiesto di essere educatore?

Nella lettera pastorale troviamo que-sta citazione di mons. Ambrosio:«Tutta la comunità è educatrice e c'èbisogno di comunità vitali grazie allacelebrazione dei santi misteri, al-l'ascolto obbediente del Signore, allapresenza di persone radicate nellafede, capaci di dedicarsi con passionee con spirito di collaborazione».

La mentalità comune ritiene che edu-care nella fede sia compito dei ve-scovi, dei preti, delle personeconsacrate o dedite alla catechesi.Non è così! È dovere di ogni cristianocrescere nel rapporto con Dio e aiu-tare gli altri a fare altrettanto.

Scrive ancora il Vescovo: "Occorreche nella comunità cristiana si trovi osi ritrovi il senso di una responsabi-lità educativa che ha negli adulti isuoi protagonisti, i suoi soggetti au-torevoli e impegnati ... figure di verieducatori, adulti nella vita e nellafede, che nell'età in cui si comincia avivere le responsabilità adulte della

famiglia e dell'edu-cazione non abban-donano l'impegnoeducativo, ma sipongono a serviziodi esso quasi comefosse una voca-zione, e ad esso sidedicano con com-petenza e conquella maturità chesolo l'adulto puòavere: quella dipoter raccontareuna vita con il Si-gnore e poter ac-compagnare nelcompiere i passipiù decisivi chepongono alla suasequela".

Quali sono i luoghi del-l'educazione nella fede?

La comunità cristiana, soggetto del-l'educazione nella fede, si esprime edagisce in tutti gli ambiti della vita at-traverso le sue molteplici compo-nenti.Pensando alle nostre Parrocchie diPieve e di Pozzale, ritengo importantesottolinearne alcuni in particolare.

La famiglia è il primo nucleo dovesi esperimenta la gioia di una vitanella fede. Nel vivere uno per l'altronella reciprocità del dono e nella fa-tica della gratuità, marito e mogliecomprendono la paternità e maternitàdi Dio, la misericordia e il perdonodel Signore. I figli che crescono in una famigliadove si vive l'amore nella fede e nellaconcretezza della quotidianità, impa-rano ad amare a loro volta e la fami-glia diventa per tutti la prima scuoladove si sviluppa il senso cristiano del-

Lui deve crescereLa lettera pastorale del nostro Vescovo

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Sentieri 13

l'esistenza; luogo dove ciascuno puòfar crescere la bellezza dell'altro epromuovere la sua preziosità; luogoin cui si impara la meravigliosa pos-sibilità di vivere la comunione nelladifferenza.

La parrocchia con le sue celebra-zioni, in particolare quella eucaristicadomenicale, le catechesi, gli incontridi formazione e di svago, i percorsi dipreparazione ai sacramenti ... fa na-scere una coscienza comunitaria, unsenso di appartenenza, una comunevisione della vita, una convergenzasui valori fondamentali che trasfor-mano la fede in cultura e vita.

Nella parrocchia ognuno può trovarela missione educativa rispondente allesue doti e carismi, basta soltanto chesi metta a disposizione con generositàe affidabilità.

Lo sport con il suo compito origi-nario di accogliere, integrare, allenarealla vita oltre che ai gesti tecnici, puòdiventare il "luogo" della ricerca di sestessi, dell 'incontro con i propri li-miti, della messa alla prova delle pro-prie potenzialità, delle relazioni edella ricerca dell'altro. Lo sport ri-produce su un piano simbolico la re-altà della vita, che è fatica, è lotta, èsofferenza, rabbia, gioia, soddisfa-zione, felicità. Tuttavia l'educazione

ai valori attraverso lo sport non è unfatto scontato. Troppo spesso lo sport è visto soloin funzione del risultato, dello spetta-colo, dell 'affermazione di coloro chesono forti. Perché esso diventi edu-cante, è necessario che i dirigenti e gliallenatori non si accontentino di as-sumere un ruolo tecnico, ma accom-pagnino con un vero atteggiamentoeducativo la loro azione e il loro rap-porto con gli sportivi.

Il lavoro svolto in mezzo al mondo,a contatto con altre persone, con letensioni caratteristiche di ogni impe-gno volto a ottenere dei risultati e aincidere nella realtà sociale, econo-mica e culturale, è per molti il luogoprivilegiato dell'incontro con il Si-gnore.

Il cristiano ha a cuore questo mondonel quale incontra Cristo e lo servesoprattutto attraverso la sua attivitàprofessionale svolta con competenza,passione e sensibilità, affrontando leproblematiche non solo tecniche chesi presentano, ma anche quelleumane. Così l'onestà, la competenzae il senso di solidarietà danno sensoal lavoro, contribuiscono a renderemigliori i rapporti umani e umaniz-zano la vita sociale. Vivere il propriolavoro"con Gesù e come Gesù" è lagrande sfida dei nostri giorni.

TAPPE IMPORTANTI

NELLA COMUNITÀ

6 aprile - ore 10,30 -Santa Messa

di Prima Comunione

18 maggio - ore 16.00 -Sacramento della Cresima

Una porta sempre aperta

La foto di questa pagina mostra ilportone aperto della Canonica diPieve: la offro ai Lettori come pic-colo simbolo dell’Anno della Fedeappena concluso con la festa diCristo Re. Il Papa Benedetto XVIaveva suggerito si varcare quellaporta per un incontro con il Si-gnore: un invito che resta attualeanche se l’anno della fede s’è con-cluso da poco. La fede, infatti, è un camminocontinuo per arrivare ad un rinno-vato incontro con Colui cheorienta al bene la nostra vita:“senza di me non potete farenulla”; “Io ho parole di vitaeterna”; “chi vive e crede in me,non morirà in eterno”.Avremo il coraggio di superare ledifficoltà, avremo forza e convin-zione per rendere più solida la no-stra fede? Cosa sarebbe necessarioper una “revisione” del mio cre-dere? A proposito: anche la porta dellaCanonica resta aperta per un dia-logo, un confronto, un suggeri-mento per alimentare la fede.

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Sentieri14

«Sapete perché gli angeli vo-lano? Perché si prendono alla leg-gera!». Ce lo ricorda, sorridendo,Gilbert K. Chesterton. Un invitoda prendere sul serio, perchél’umorismo è cosa seria assai. Eallora, perché non provare a rileg-gere gli avvenimenti di queste ul-time, formidabili ore con laleggerezza che non è superficia-lità, ma capacità di levarsi in voloe, dall’alto, sorridere? L’elezione di Papa Francesco, dalassù, appare in tutto il suo feliceparadosso, opera di uno SpiritoSanto che ama giocare. Vediamo.Dicono che la Chiesa è condan-nata a un inevitabile declino, in-cancrenita, arrugginita, arroccataal potere e incapace di novità?

Comincia una raffica di«prime volte»

Per la prima volta – gli altri casivagamente analoghi non sono pa-ragonabili, e rimangono ancoratial passato remoto – un Papa ri-nuncia al suo potere, senza preav-viso e di sua volontà, appellandosialla propria coscienza posta nudadi fronte a Dio nella preghiera,spiazzando tutti. È il segnale chedobbiamo aspettarci altre grossenovità ma gli osservatori, più at-tenti ai propri desideri e alle pro-prie strategie che alla realtà,continuano a dipingere una Chiesavecchia e stanca, dove 115 cardi-nali settantenni, corrotti dalle lottedi potere, che altro potrebbero farese non replicare antichi riti am-muffiti?

Lo Spirito Santo, da parte sua,chiude a chiave fuori dalla Sistinaanche il Nemico, un Satana parti-colarmente agguerrito quando laposta in palio si fa grossa. Si metteal lavoro. Tramuta il manipolo disettantenni in una pattuglia di gio-vanotti. E sforna il suo capo- la-voro d’ironia, la raffica di «primevolte».Il primo Papa americano (ed ex-traeuropeo, se si escludono alcunipontefici mediterranei dei primisecoli: in fondo anche san Pietro

era mediorientale...), il primo Papagesuita, il primo Papa a imporsi ilnome Francesco, il santo piùamato ma anche il più impegna-tivo. Il primo a presentarsi come"ultimo": il Papa povero che invitaa farsi poveri tra i poveri, il Papaumile che dà la benedizione, ma lachiede prima per sé; e il popolobenedicente si fa, per un attimo –perdonateci l’audacia – «servo delservo dei servi di Dio»: il para-dosso si compie, lo Spirito Santosoffia controvento e svela la stra-tegia di Dio. È la stessa usata, asuo tempo, con Elia sull’Oreb. Tiaspetti che Dio si annidi dentro latempesta, il terremoto, il fuoco:così avrebbero previsto i giornali-sti, se allora fossero esistiti.

E invece Dio gioca, ti sfiora sullaspalla e ti dice: «Guarda che sono

qui», sono una brezza gentile espiritosa, una carezza, un solle-tico, un sorriso. Dio gioca, comegiocò con Abramo e Sara («Scher-ziamo? Io non posso più averefigli!», nessuna novità è possibileper me, non questa almeno), fa-cendo partorire una novantenne inmenopausa con marito centenario,e non a caso Isacco significa «Dioride». L’esordio di Papa Francescoè stato smontato, rimontato, rivol-tato, analizzato in ogni minimodettaglio. Gli hanno fatto la Tac.Ma, in estrema sintesi, ciò che hacomunicato è che la fede è bellaanche perché semplice e leggera,come il volo degli angeli. E l’in-tera vicenda della sua elezione,spiazzante e paradossale, è laprova della fantasia e del sorriso diDio. Del suo umorismo.

Umberto Folena

Il sorriso e la fantasia di un Dio che sorprendeIl Conclave visto davvero «dall'alto»

Giochi di luce

“Sono certa che Maria e Giuseppe, mentre bussavano alle porte degli ospiziper vedere se c’era posto per loro, continuavano a pregare fiduciosi. La fededava loro la certezza che il Signore non li avrebbe abbandonati, che qualcunoli avrebbe accolti, che un luogo, una porta si sarebbe aperta. La fede è Qual-cuno di noi più forte delle nostre delusioni, di ogni porta chiusa. La Madonna portava questa presenza dentro di Lei, nel suo grembo: la fedein Lei era carne, era la vita di quel Bambino che Lei proteggeva e da ci sisentiva protetta. La fede è da custodire ma ci custodisce!” Madre Elvira.(Comunità Cenacolo). La luce del Natale, la luce di Gesù non illuminisolo qualche albero o qualche insegna pubblicitaria: sia invece una lucegrande e vera che aiuta a vivere, a giocare la vita, a illuminarla mentrele ombre del male la insidiano da tutte le parti.

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Sentieri 15

In collaborazione con la Fondazione degli Studi Ti-zianeschi, nell’estate scorsa la nostra Diocesi ha pro-posto una conferenza sul cammino di fede in Tizianocome una delle iniziative promosse per l’anno dellafede. In tre momenti distinti don Giacomo Mazzo-rana - Direttore dell’Ufficio Beni Culturali e ArteSacra - ha illustrato l’importanza della fede nel nostroillustre pittore partendo da ciò che dissero di Tizianoi suoi contemporanei, specialmente Pietro Aretino.

Ecco un esempio del 1550, Tiziano consola l'amicoper la perdita della sorella Orsa in questi termini:“Chi non si accorda con la volontà di Dio è animalee non uomo, onde voi, che persona savia e cristianasiete, non uscendo dall'ordine che appartiene alsenno e a la virtù, fate bene a sopportar si gran per-dita con animo religioso e costante, imperroché lapazienzia è lamedicina con laquale Iddio ri-sana lo spirito dicolui che sente insé la peste de lamiseria neldanno.”Proiettando poile immagini di al-cuni capolavoridel Maestro, ab-biamo potutoconstatare comela fede abbia a-vuto in lui un’im-portanza fonda-mentale nella sualunga vita: lagrandezza di Dio,la centralità dellarisurrezione, laricerca di fede acontatto con ildolore e la morte,il ruolo di Maria; sono solo alcune tematiche pre-sentate da don Mazzorana mentre commentava al-cuni dipinti del Maestro.

Questo è anche il pensiero del Papa Paolo VI nellasua lettera per il IV centenario: “ Raccogliendo l'ere-dità del sommo artista – dice il papa – noi fisseremoi nostri occhi incantati ed ancor più i nostri cuoricommossi, all'insuperabile iconografia religiosa delgrande pittore, e ci sentiremo felici di dare fervidavoce alla nostra preghiera davanti alle stupende im-magini sacre che il Tiziano ci lasciò, documenti nonsolo dell'arte sua, ma altresì della fede da lui pro-fessata e onorata, la quale a noi ancor oggi, comequella di un genio del colore e della figura e comequella d'un maestro d'ispirazione religiosa e cultu-rale, a noi lo rende vicino e presente.

La fede e Tiziano

Un'arte religiosa di tanto splendore e di tantofervore sopravvive all'usura dei secoli e parlaancor oggi con voce squillante per il suffragiostesso del tempo e dell'inconcussa celebrità”.E’ ben vero che solo Dio può conoscere e “mi-surare” la fede d’una persona ma è altrettanto veroche i segni di questa fede possono essere anchemanifesti nelle scelte concrete d’una persona:nella vita di Tiziano la fede fu tanto solida quantobrillante ed energico fu il suo uso del colore.

Nelle foto: a sinistra la celebre “Assunta”- Chiesa dei Fraria Venezia;in alto: Madonna con Bambino e santa Caterina - Museodel Louvre - Parigi

QUANDO SI PARLA DI FEDE

A credere s'impara credendo, nell'eserciziopieno della libertà e nel rischio dell'amore!Il Dio della fede non è l'oggetto di una di-mostrazione matematica o di una provascientifica legata a ciò che si vede: nell'attodi credere, il «cogito ergo sum» di RenéDescartes - «penso, dunque sono» - cede ilposto al «cogitor ergo sum» - «sono pen-sato, dunque sono» – e ancor più all'«amor,ergo sum» – «ci sono, perché sonoamato».

Quando si parla di fede bisogna capovol-gere l'ordine consueto della ricerca: l'og-getto deve divenire soggetto e il soggettodeve accettare di lasciarsi interrogare, sfi-dare, turbare, dalla sovranità e dalla tra-scendenza dell'Oggetto puro (come lochiamava il grande teologo evangelico KarlBarth), che è il Dio vivente. (Bruno Forte)

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Sentieri16

Quanto pesa un bicchiere d'acqua? Siamo all'Università di Berkley, in California. Un professore della Facoltà diPsicologia fa il suo ingresso in aula, come ogni martedì. Il corso è uno dei piùgremiti e decine di studenti parlano del più e del meno prima dell'inizio dellalezione. Il professore arriva con il classico quarto d'ora accademico di ritardo. Tutto sembra nella norma, ad eccezione di un piccolo particolare: il prof. hain mano un bicchiere d'acqua.��Nessuno nota questo dettaglio finché il pro-fessore, sempre con il bicchiere d'acqua in mano, inizia a girovagare tra i ban-chi dell'aula. In silenzio.

Gli studenti si scambiano sguardi divertiti, ma non particolarmente sorpresi.Sembrano dirsi: "Eccoci qua: oggi la lezione riguarderà sicuramente l'otti-mismo. Il prof. ci chiederà se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto. Alcunidiranno che è mezzo pieno. Altri diranno che è mezzo vuoto. I nerd dirannoche è completamente pieno: per metà d'acqua e per l'altra metà d'aria! Tuttocosì scontato!".��Il professore invece si ferma e domanda ai suoi studenti: "Se-condo voi quanto pesa questo bicchiere d'acqua?". Gli studenti sembrano unpo' spiazzati da questa domanda, ma in molti rispondono: il bicchiere ha cer-tamente un peso compreso tra i 200 e i 300 grammi.

Il professore aspetta che tutti gli studenti abbiano risposto e poi propone il suopunto di vista: "Il peso assoluto del bicchiere d'acqua è irrilevante. Ciò checonta davvero è per quanto tempo lo tenete sollevato". Felice di aver catturatol'attenzione dei suoi studenti, il professore continua: "Sollevatelo per un mi-nuto e non avrete problemi. Sollevatelo per un'ora e vi ritroverete un bracciodolorante. Sollevatelo per un'intera giornata e vi ritroverete un braccio pa-ralizzato".Gli studenti continuano ad ascoltare attentamente il loro professore di psi-cologia: "In ognuno di questi tre casi il peso del bicchiere non è cambiato.Eppure, più il tempo passa, più il bicchiere sembra diventare pesante. Lo stresse le preoccupazioni sono come questo bicchiere d'acqua. Piccole o grandi chesiano, ciò che conta è quanto tempo dedichiamo loro. Se gli dedichiamo iltempo minimo indispensabile, la nostra mente non ne risente. Se iniziamo apensarci più volte durante la giornata, la nostra mente inizia ad essere stancae nervosa. Se pensiamo continuamente alle nostre preoccupazioni, la nostramente si paralizza."Il professore capisce di avere la completa attenzione dei suoi studenti e de-

cide di concludere il suo ragionamento: "Per ritrovare la serenità dovete im-parare a lasciare andare stress e preoccupazioni. Dovete imparare a dedicareloro il minor tempo possibile, focalizzando la vostra attenzione su ciò che vo-lete e non su ciò che non volete. Dovete imparare a mettere giù il bicchiered'acqua".

UN PADRE A SUO FIGLIO - G. Ravasi -

Sono interessanti i dieci consigliche il celebre scultore GiacomoManzù aveva lasciato a suo figlioPio in uno scritto del 5 luglio1960, quando costui stava per«iniziare i primi passi decisivinella vita»

1.Non temere la solitudine perchéè in essa che i nostri propositi sifortificano. 2. Segui solo il difficile, non la-sciarti tentare dal facile: il difficilepuò portare al miracolo, il facile èper i pigri.

3. Fa' che ogni tua azione sia sol-lecitata dalla bellezza, dall'onestàe sia sempre avvolta nell'umiltà enella bontà! 4. La bontà, la chiarezza, la since-rità e il coraggio devono essere ipilastri dei tuoi pensieri, con labontà si può conquistare tutto etutti" 5.Non lasciarti mai affascinare daldenaro; consideralo un mezzo,non un'aspirazione. Non esseremai avaro né con te stesso né congli altri; è il più terribile dei pec-cati e porta alla grettezza e alla mi-seria.

6. Non temere la bella e legittimaamicizia della donna, ma tienitisempre lontano dalla volgarità;questa uccide l'anima. 7. Non essere mai debole, anchese questo ti costa doloroso sacrifi-cio; ma nello stesso tempo siisempre dolce. 8. Il tuo vivere e la tua concezionedella vita sia libera da ogni pre-giudizio, ma sostenuta da quelladisciplina morale che fa l'uomo li-bero e coraggioso. 9.Non prendere l'abitudine di rac-comandarti a Dio, ma ringrazialosempre per tutto quello che fai dibello e di buono. 10. Non dimenticarti mai le pre-ghiere».

Lasciamo ai nostri lettori, padrie figli, di meditare queste sem-plici e autentiche parole di ungenitore.

Un suggerimentointeressante

ed impegnativoper tutti

(A. Einstein)

Non pretendiamo che le cose cambino, se conti-nuiamo a fare le stesse cose. La crisi può essereuna grande benedizione per le persone e per lenazioni, perché la crisi porta progressi. La crea-tività nasca dall’angoscia come il giorno nascedalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’in-ventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi su-pera la crisi supera se stesso senza esseresuperato. Chi attribuisce alla crisi i suoi falli-menti e disagi, inibisce il proprio talento e dà piùvalore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è l’incompetenza. Il più grande in-conveniente delle persone e delle nazioni è la pi-grizia nel cercare soluzioni e vie d’uscita ai propriproblemi. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfidela vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisinon c’è merito. E’ nella crisi che emerge il megliodi ognuno, perché sena crisi tutti i venti sono lievibrezze. Continuare a parlare di crisi significa in-crementarla. Invece: lavoriamo duro. L’unicovero pericolo della crisi è la tragedia che puòconseguire al non voler lottare per superarla.


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