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Bollettino MUSINF 2

Date post: 27-Mar-2016
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EnzoCarli, il ritratto dell’incisore Casaroli ed altre fotografie/ Maurizio Cesarini, documenti di body art/ le nature morte di Riccardo Gambelli/ Alfonso Napolitano, la fotografia teatrale/ per ricordare Ferruccio Ferroni
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1 EnzoCarli, il ritratto dell’incisore Casaroli ed altre fotografie/ Maurizio Cesarini, documenti di body art/ le nature morte di Riccardo Gambelli/ Alfonso Napolitano, la fotografia teatrale/ per ricordare Ferruccio Ferroni QUADERNI DEL MUSINF Museo comunale d’Arte Moderna / Senigallia Catalogate le opere di Riccardo Gambelli , esponente del Gruppo Misa. musinf Archivi della fotografia diretti da Carlo Emanuele Bugatti
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EnzoCarli, il ritratto dell’incisore Casaroli ed altre fotografie/ Maurizio Cesarini, documenti di body art/ le nature morte di Riccardo Gambelli/

Alfonso Napolitano, la fotografia teatrale/ per ricordare Ferruccio Ferroni

QUADERNI DEL MUSINF

Museo comunale d’Arte Moderna / Senigallia

Catalogate le opere di Riccardo Gambelli, esponente del Gruppo Misa.

musinf Archivi della fotografia

diretti da Carlo Emanuele Bugatti

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Musinf Archivi della fotografia diretti da Carlo Emanuele Bugatti SOMMARIO In copertina: Riccardo Gambelli, Natura Morta Il ritratto dell’ incisore Casaroli ed altre foto recenti di Enzo Carli La Body Art nella fotografia di Maurizio Cesarini Riccardo Gambelli : La poesia delle cose Alfonso Napolitano: Le foto di teatro Un’iniziativa per ricordare Ferruccio Ferroni

DICEMBRE 2007

Hanno collaborato: Alfonso Napolitano, Enzo Carli, Giada Romano,

Stefano Schiavoni, Simone Socionovo, Maurizio Cesarini, Riccardo ed Anna Gambelli.

PRESENTATO AL MUSINF IL DOCUMENTARIO DEL REGISTA MASSIMO ANGELUCCI COMI-NAZZINI , SCELTO PER ACCOMPAGNARE LE MOSTRE NEGLI ISTITUTI ITALIANI DI CULTU-RA DELLA CIVICA RACCOLTA MARIO GIACO-MELLI, ALLESTITE A LOS ANGELES, CHICA-GO,NEW YORK

In occasione della commemorazione 2007 del fotografo Mario Giacomelli, tenutasi al Musinf di Senigallia il regis ta Massimo Angelucci Cominaz-zini ha presentato l’edizione del documentario, che ha accompagnato le mostre di Mario Giaco-melli a Los Angeles e Chicago e che la direzione del Musinf inv ierà anche a New York, in occasione della presentazione della mostra, che verrà allesti-ta a gennaio all’Istituto Italiano di cultura di New York, la cui direzione è stata recentemente assun-ta da Renato Miracco. Il documentario è stato realizzato con la collabora-zione del Museo d’arte moderna di Senigallia, del-la Mediateca delle Marche e dell ’Accademia di Belle Arti di Macerata. Alla proiezione al Musinf erano presenti, oltre al regis ta, la figlia di Mario Giacomelli, Anna, docenti dell ’ Accademia di Ma-cerata, il presidente della Mediateca delle Marche, Stefano Schiavoni, numerosi artis ti e fotografi tra i quali, Gambelli, Tortelli, Mengucci, Valenti, Pegoli e Cutini.

MASSIMO ANGELUCCI COMINAZZINI, nato a Roma, 1958, regista e sceneggiatore. Si occupa di teatro dal 1976 per cui scrive testi, passa poi alla regia nel 1979 mettendo in scena ed adattando testi tratti da Mayakovsky, G. Stein, Kafka, O.Henry, P.Handke, V. Chlebnikòv, E. Ciarenz oltre a classici come S hakespeare, Goldoni e Pi-randello. Dal 1980 collabora con produzioni cine-matografiche e scrive sceneggiature per film, do-cumentari, v ideoclip, cortometraggi. Dal 1982 rea-lizza regie cinematografiche, documentaris tiche e pubblicitarie.Ha pubblicato diversi libri e saggi sul cinema. E’ stato membro di giuria in diversi Festi-val di Cinema Internazionali, docente universitario di Teoria e Tecnica del Linguaggio Cinematografi-co nella Facoltà di Scienze della Comunicazione e dal 2004 è docente di Regia del Documentario all’Accademia delle Belle Arti di Macerata.

Nella foto:

Il regista Massimo Angelucci Cominazzini alla presentazione del documentario

su Mario Giacomelli.

Museo dell’informazione e dell’arte moder na Via Carlo Pisacane, 84 / 600019 Senigallia (Itali y) Internet l ocation:http://www.musinf-senigallia.it

E-mail artemoderna@musi nf-senigallia.it

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ENZO CARLI:

Il ritratto dell’incisore Casaroli ed altre foto recenti In occasione dell’apertura dell’esposizio-ne della raccolta civica di fotografie di Giacomelli all’Istituto italiano di cultura di Los Angeles, Francesca Valente, che dell’ICI di Los Angeles è la direttrice, mi ha chiesto di sintetizzare i criteri ai quali mi sono attenuto nel realizzare la raccol-ta di fotografia del Museo comunale d’ar-te moderna di Senigallia. Una raccolta che, vista da osservatori internazionali, oggi appare vastissima e segnata da un notevole intuito critico. Però l’intero mec-canismo documentario del Musinf scatu-risce automaticamente, dialetticamente da una lettura corretta, non mutilante del-la vicenda storica della fotografia seni-galliese del secondo Novecento. Dun-que, se proprio mi si vuole riconoscere un merito, esso è circoscritto nella fatico-sa azione di ricostruzione documentaria complessiva della dinamica storica del gruppo Misa. Dinamica storica, in cui mi sento di ricomprendere anche l’intera e-sperienza del “Manifesto del Passaggio di frontiera.”, che ne è una continuazione di verifica. Perché ho posto la testimo-nianza di Giuseppe Cavalli a guida alla lettura dei fatti e dei risultati estetici della scuola fotografica senigalliese? Nel fare ciò sono stato largamente facilitato dalla consuetudine con Virgilio Guidi e con Or-feo Tamburi, che mi hanno insegnato co-me la luce vada posta a base di ogni connotazione artistica. Del resto proprio Virgilio Guidi era sceso in campo, nella prima mostra romana del Gruppo Misa, per difendere l’autonomia estetica della fotografia e la pari dignità di essa con la pittura. Sul filo di questo assunto negli anni degli studi all’Università di Bologna, ma anche negli anni della sinergia con Orfeo Tam-buri e con Fred Fay, direttore dell’Acca-demia di Belle arti di Sitten, studioso ed amico di Picasso, cioè negli anni del rin-

corrersi dei viaggi a Parigi, degli esami, delle aperture di mostre e delle presenta-zioni delle monografie, che andavo pub-blicando per tanti amici pittori e scultori (da Fazzini a Gentilini a Cantatore, per citare i più impegnativi), avevo mantenu-to, come tappa del mio itinerare, anche le frequentazioni della bottega del corni-ciaio Angelini, a Senigallia. Perché? Per-chè lì avevo potuto cogliere, partendo da una fortunata ottica panoramica com-plessiva, la rivoluzione fotografica di Giu-seppe Cavalli quale evento di portata storica nel suo ambito. Un evento capa-ce di connotare, per sempre, la fotografia come arte autonoma, non minore. Avevo anche potuto cogliere lo specifico esteti-co di Giuseppe Cavalli, come momento di un vasto modo di sentire, che accomu-nava artisti di portata vasta, dei quali E-manuele Cavalli, il fratello gemello di Giuseppe, era sicuramente uno dei lea-ders. Un personaggio anche mitico per il ruolo svolto, in pittura, nell’ambito della scuola romana. A Senigallia, nella schie-ra degli allievi di Cavalli, dall’antro di An-gelini, era subito emerso il genio fauve di Giacomelli, manifestando uno strappo inevitabile con l’estetica crociana, sotte-sa agli equilibri di Cavalli. Uno strappo, necessario, adeguato, peraltro, ad una personalità come quella di Giacomelli, sradicata dal contesto intellettuale di ma-trice idealistica. Una personalità prorom-pente, inserita, invece, nel quotidiano, nella contemporaneità del neorealismo. Una personalità lanciata a confrontarsi drammaticamente con le contraddizioni, che si venivano delineando, nella conce-zione stessa di modernità. Una persona-lità, insomma, libera da preziosi, ma or-mai estenuati schemi estetico-filosofici. Insomma, maggiormente adeguati ai tempi, i tempestosi contrarsti bianco-nero di Giacomelli, dell’uomo nuovo della foto-grafia italiana, avevano facilmente sop-piantato il sottile fascino consolatorio dei toni alti, propri della poetica di Cavalli. Era stato un sorpasso, solfeggiato anto-logicamente dalla vasta serie di temati-

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A Luciano Casaroli, docente al Liceo ar ti-stico di Brera in M ilano, Luigi Bartolini, uno dei massimi inc isori italiani del ‘900 aveva affidato il suo torchio calcografico e la s tampa di molte sue incisioni inedite. Al torchio di Bartolini, che era s tato c ol-loc at o nel la s ede della c as a editr ic e “Al l’ ins egna del pesc e d’oro”, Luciano C a-saroli av ev a lav orat o, ins iem e al s uo am ic o Silv ano Sc heiwi ller, frate l lo del f am os o c r i-tic o ed edit ore Vanni Sc heiw il ler. Nelle ediz ioni Scheiwiller erano apparse, ormai s tor iche pubblicazioni dedicate al poeta e critico Ezra Pound, allo scultore Bretzka ed anche alle incis ioni di Lucia-no Casaroli.

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TRA LE FOTO RECENTI DI ENZO CARLI VI È IL RITRATTO DELL’INCISORE SENIGALLIE-

SE LUCIANO CASAROLI , DI CUI IL M USINF CONSERVA NUMEROSE OPERE. QUELLA DELLE OPERE DI CASAROLI È UNA RACCOLTA DI NOTEVOLE RILIEVO , DI CUI IL M USINF HA IN PROGRAMMA UNA NUOVA ESPOSIZ IONE.

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che della fotografia di Giacomelli, un arti-sta capace di rinnovarsi continuamente, dai transiti di un’umanità, rappresentata nelle sue stazioni tragiche dell’ospizio, nelle visioni ludiche dei pretini, nel rac-conto della vicenda mortale della terra, nel confronto con la pittura di Burri e con la poesia di Leopardi. La cavalcata di successi di Giacomelli non avrebbe do-vuto far dimenticare, come invece rapi-damente è stato, specie nel contesto lo-cale, il ruolo di Cavalli. Dopo l’improvvi-sa morte di questi, Ferroni era restato sostanzialmente solo a Senigallia nel testimoniare i meriti e nel proporre la ri-cerca sulle possibilità ulteriori dell’eredità estetica di Cavalli. Quasi mezzo secolo dopo, nel 2006, Ferroni è stato ricono-sciuto artista dell’anno dalla Fiaf. Segno che quella di Cavalli era una lezione ca-pace, se coltivata, di dare frutti significati-vi. Così, a causa delle rimozioni, la mo-stra di Giuseppe Cavalli al Museo di Ro-ma dello scorso anno e quella al Palazzo del Duca di quest’anno sono risultate u-na sorpresa per quanti si sono trovati di fronte alla necessità di leggere la com-plessità della fotografia senigalliese del secondo Novecento, nel coesistere, con-fermato dalla storia, dei concerti tonali di Cavalli e delle esplosioni del bianco-nero di Giacomelli. Una complessità che le ricerche e le nuove acquisizioni del Musinf dicono es-sere ancora maggiore e maggiormente variegata rispetto a quanto ancora comu-nemente non si avverta. Un tema, que-sto, che il Musinf avrà modo di proporre analiticamente con le sue ricerche, le sue campagne di documentazione, le sue mostre in cantiere. Enzo Carli, alle cui fotografie è dedicato questo portfolio, edito nei Quaderni del Musinf, tra i fotografi senigalliesi è stato quello che ho seguito con maggior sim-patia. La prima motivazione della mia at-tenzione per il lavoro culturale di Carli si basa sulla considerazione che la sua fre-quentazione giacomelliana, accompa-gnata da una naturale ampia predilezio-

ne per stili esistenziali e linguaggi giaco-melliani, possenti quanto coinvolgenti, non gli ha impedito di occuparsi della raf-finata lezione di Cavalli. Cui, infatti, Carli è stato l’unico a dedicare delle mostre e delle pubblicazioni, ben articolate. Prima che la testardissima azione del Musinf giungesse a coinvolgere Daniele Cavalli nel gravoso impegno di in una cataloga-zione complessiva dell’opera del padre, aprendo la via alle vaste mostre antologi-che di Palazzo Braschi e del Palazzo del Duca, si può dire che la documentazio-ne principale sulla fotografia di Cavalli fosse proprio quella posta in campo da Carli. Si tratta di un merito da non sotto-valutare. Il secondo motivo della mia simpatia per Carli si colloca nel fatto che a lui si deve il tentativo, riuscito, di aver posto i fotografi senigalliesi, a partire da Giacomelli e Ferroni, di fronte alla neces-sità di aggiornare il manifesto del gruppo Misa, attraverso una verifica delle alter-native di attualità per la fotografia. Quel-la del “Manifesto del passaggio di frontie-ra” è risultato, infatti, una verifica dello stato dell’arte fotografica e delle prospet-tive, che porta le firme di Carli, Giaco-melli,, quella autorevolissima di Berengo Gardin, nonchè le firme di Cutini, Mel-chiorri, Mengucci, Renzi, Valenti. L’acquisizione recente, per donazione al Musinf, di un numero rilevante delle fo-tografie, realizzate da questi fotografi nell’ambito dell’attività del “Manifesto del passaggio di Frontiera” apre per gli archi-vi del Musinf un capitolo di documenta-zione e ricerca nuovo, dal quale potrà provenire una rinnovata visione comples-siva della dinamica dell’intera vicenda della fotografia senigalliese del secondo Novecento. Una fotografia, internazional-mente conosciuta per le testimonianze di Giacomelli e Cavalli, ma popolata di tan-te personalità diverse, che meritano di essere meglio conosciute e studiate. Infi-ne motiva la mia simpatia per Carli, an-che la rilevante qualità del suo fare foto-grafia. Una fotografia di narrazione, di memoria, di diario breve. In verità ho

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sempre rimproverato a Carli di aver la-sciato finora un po’ in secondo piano, la parte creativa della sua personalità, non applicandosi ad un’ attività espositiva si-stematica, né favorendo, una cataloga-zione complessiva delle sue opere, fa-cendo, invece prevalere l’agire conse-guente al lato della sua personalità, dedi-cata alla fervorosa capacità di svolgere un ruolo organizzativo, di sostegno all’-associazionismo nel settore fotografico e di proposta critica, di lettura storico-sociologica. Finora. Credo che le stam-pe di questo portfolio possano contribuire alla conoscenza e alla diffusione della fotografia recente di Enzo Carli. In queste stampe, molto belle, immedia-tezza e poesia delle immagini sono state poste in evidenza, da un estimatore di Carli, il fotografo teatrale ed incisore Al-fonso Napolitano. Il procedimento usato da Napolitano in queste stampe, ha già richiamato, anche all’estero, l’attenzione di tanti amatori sui laboratori del Museo comunale d’arte moderna e della fotogra-fia di Senigallia. Si tratta di un procedimento, che unisce storia, tradizione e nuovi metodi di stam-pa, prevedendo l’uso della carta Rosa-spina e un passaggio di tiratura su uno dei rari torchi calcografici Paolini. Torchio recentemente appositamente restaurato e conservato in attività didattica quotidia-na nel laboratorio del Musinf.

Carlo E. Bugatti

Nelle foto alcuni scatti recenti di Enzo Carli

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Enzo Carli:Foto di interni

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LA BODY ART

NELLA FOTOGRAFIA DI MAURIZIO CESARINI Il Musinf ha presentato un nuovo portfo-lio dedicato all’esperienza di Body Art di Maurizio Cesarini. I multipli di questa pubblicazione sono funzionali ad intro-durre una riflessione, che il Musinf pro-seguirà, con mostre e pubblicazioni, nel corso del 2008, su un tema di grande interesse ed attualità, il crescendo con-temporaneo dell’uso, della fotografia nel-la creazione artistica. In particolare va notato che nel caso del-la body art e delle arti consistenti in una performance la fotografia svolge un ruolo primario, costituendo sia la documenta-zione sia la premessa per una riflessio-ne critica, da parte anche dell’artista, su un’azione espressiva della dimensione interiore. Un’azione per cui il privato, re-so esterno e conoscibile, persino fotogra-fabile, diviene pubblico, travolgendo le linee di demarcazione esistenti, conven-zionalmente, tra questi due piani. Per quella che è ormai quasi una tradi-zione, il Musinf ha dedicato a Cesarini il quaderno di fine anno, il quaderno di rappresentanza. Semplicemente, dun-que, tradizione confermata. Nella presentazione al portfolio, Carlo Emanuele Bugatti, direttore del Musinf, ha scritto che: ”Maurizio Cesarini è un artista, che ha interpretato la body art in maniera personalissima, con ottica da “tonsure” duchampiana, mantenendosi in uno spazio estetico, situato tra sperimen-talismo radicale e ironia, tra predisposi-zione antologica e didattica stilistica, es-sendo Cesarini interessato più all’acqui-sto che alla perdita di identità, più alla sostanza poetica ed estetica dell’espe-rienza che allo shock della sofferenza, emergente, per esempio, in Gina Pane. Più, infine , alla dinamica del processo di trasformazione che alla trasformazione attuata. Sarebbe sufficiente un po’ di tranquilliz-

zante superficialità per circoscrivere il discorso sulla body art in poche parole convincenti e corroborando l’assunto con un , generico riferimento agli anni Ses-santa. Dicendo, insomma, quanto basta per non annoiare i be mpe nsant i, des c riv en-do la body art c ome una c orrent e est etic a, c ompren dent e es pres s ioni artist ic he esib it e s ul c orpo o at trav ers o i l c orpo. In sostanza, illuminando di attualità la riflessione socratica, solo il fantino, l’al-levatore di cavalli, lo scienziato appaiono sentirsi in vera difficoltà nel rispondere sinteticamente alla domanda, per chiun-que, ad immediata e semplicissima ri-sposta, su cosa sia un cavallo. Il pensa-re, in fondo, è avvertito ancora come una complicazione della vita. Nonostante le controindicazioni metodo-logiche, di fatto quasi tutti gradiscono in-casellare la body art, in via breve, attra-verso traduzione e connubio delle due parole. Ma amplissimo, esteticamente quasi enciclopedico, è stato lo spettro espressivo e tecnico delle per f ormances art istic he, bas at e s ul l’us o del c orpo, dal fu t urismo agli anni Ses s ant a, c on una c on-tinuit à, ino l tre, d i vis ib il is s im i s trar ipam ent i temp oral i; bas ti pens are agl i art isti legat i a Flux us , sino a ll ’a tt uale. Sino all’odierna, massiva, globale, inva-sione di piercing e tatuaggi nei corpi del-la circolante, rarefatta gioventù di un im-pero occidentale sul viale di lento, inarre-stabile tramonto. Pur senza alcun merito d’iniziativa teori-ca, personalmente, direi fisicamente, cor-poralmente, mi sono trovato a fare i conti critici, estetici e poetici con la body art in vari passaggi della mia vita. All’inizio ciò era stato preteso dalla frequenza con due artisti anconitani, che poi hanno la-sciato un segno nella storia dell’arte con-temporanea. Il primo di questi artisti, De Dominicis, con la sua sconvolgente per-formance alla Biennale di Venezia aveva incrociato perentoriamente e drammati-camente l’itinerario della cultura italiana, ponendo corpo e comportamento al cen-tro della creatività.

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Al secondo di questi artisti, Cucchi, mio fratello Marzio aveva dedicato un lungo lavoro di preparazione dei retini editoriali e delle impaginazioni delle lastre offset per quello che era stato il secondo nostro volume monografico dedicato ad Enzo. Un volume, che era risultato certo un pe-so per i bilanci della casa editrice che allora guidavo, ma che aveva avuto suc-cesso ed è ancora ricercato come una rarità bibliografica, per l’originale veste editoriale metallizzata, il tema, il nome, oggi internazionalmente venerato, dell’-artista. Intitolato “Il Corpo è l’ estensione della mente”, il libro era articolato su una suite di foto, che, subito dopo l’edizione, erano state acquisite da Leo Castelli, Nelle foto il corpo nudo di Cucchi sonda-va l’ambiente, cercando di trarne mes-saggi, premonizioni, avvertimenti. Que-sta rivendicazione di ruolo, effettuata at-traverso l’esibizione dell’iconografia dello artista in fase di ascolto, organicamente dotato di antenne, che lo mettevano in contatto con l’ambiente, era riuscita con-vincente per Marzio, mentre ricordo che, a me, era riuscita convincente e decisiva la correlazione estetica delle foto di Cuc-chi con l’iconografia fotografica del nu-dismo dannunziano d’ esordio. A parte gli incontri citati certo gli archivi del museo senigalliese, i tanti reperti, ri-ferimenti e documenti dei protagonisti, italiani e stranieri, di Fluxus, hanno con-tribuito e contribuiscono a confermarmi la enciclopedica possibilità di manifestazio-ne della body art ed anche l’enciclopedi-ca possibilità della fotografia di farsi tra-mite, non solo documentario, dell’evento espressivo. Mi sia qui consentito, per sin-tetizzare, di pensare all’uso magistrale delle tecniche fotografiche nella ritrattisti-ca serigrafica di Wharhol”.

Alcune fotografie di Maurizio Cesarini

dalla serie Identico - identico 1975

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Alcune fotografie di

Maurizio Cesarini della serie :

I’m Joanne from Amsterdam

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RICCARDO GAMBELLI: LA

POESIA DELLE COSE E’ s tato recentemente presentato al Sindaco di Senigallia Luana Angeloni la prima copia del por toflio di Ricca rdo Gambelli, che raccoglie le nature morte di questo fotografo che, con Cavalli e Giacomelli ha fatto par te dello s torico Gruppo del Misa. Il Dire tto re del Mu -s inf, Carlo Emanuele Bugatti, nella pre-fa zione alla pubblicazione ha scritto , che “nella vicenda del Gruppo Misa Riccardo Gambelli non è s tato un pro-tagonis ta di primo piano”. Non lo avrebbe po tuto essere per il ca-rattere ritroso che lo ha condotto a sot-trars i dalla scena, a sottodimens ionare il suo ruolo reale nelle dinamiche rela-zionali, a sovradimens ionare dubbi e incerte zze sulle modalità operati ve e pers ino sui risultati raggiunti. A gius tifica zione va de tto che Gambelli è s tato probabilmente il fotografo seni-galliese che più ha sofferto della scom-parsa di Giuseppe Cavalli cons iderato il maestro, un maestro insos tituibile a cui chiedere guida es tetica, valuta zio -ne tecnica sui risultati, orien tamento sulle impaginazioni. Una s indrome che depone assai pos iti-vamente a fa vore della sens ibilità e sull’intuito di Riccardo Gambelli, la-sciando intendere come s ia s tato, tra i pochiss im i, a comprendere che il valo-re era quello di una guida insos tituibile più che quello di una potenza critica su cui appoggiars i, o cui contrappo rs i, a seconda delle opportunità, per a ve re successo nel mondo della fotografia italiana. Sul filo della sua ritrosia, Gambelli era riuscito amabilmente a convincere per-s ino la figlia che, tra l’altro, s i occupa di alles timenti di mostre di fotografia, a non occupars i della sua opera. Penso s ia s tato il perentorio rien tro di To rtelli sulla scena fotografica a indurre i Gambelli, padre e figlia, ad un rientro

operati vo. Rico rdo il colloquio tra Gam-belli, Tortelli, Pegoli e Napolitano fuori dalla porta d’ingresso del salone Carta-canta a Civi tanova , in occas ione della mostra di Tortelli intitolata “ Io e Giaco -melli ” come una data significativa pe r un cambiamento di rotta sulla valuta -zione dell’opera di Gambelli e sulla ne-cess ità di giungere in tempi brevi alla catalogazione delle opere di Gambelli e al suo ritorno sia agli obiettivi , s ia alla camera oscura. Il che è in parte acca-duto. Così è comparsa la suite di opere fotogra fiche di Gambelli, sopravvissuta ad anni di silenzio ed abbandono. Così sono comparse le nature morte che cos tituiscono il prezioso corredo di questa edizione . Al fonso Napolitano, che è il campione marchigiano nel settore della ritros ia e della sottovaluta zione della sua opera di pittura ha naturalmente tro vato s into-nie con Gambelli. Lui e la figlia di Gambelli s i sono dedi-cati, con m iracolosa cos tanza , alla ca-talogazione, ai tenta ti vi di a vvio s is te-matico di Riccardo Gambelli alla came-ra oscura. Nessuna particolare competenza es te-tica è richies ta per comprendere che le nature morte di Gambelli s i manifes ta-no come opere di poes ia. Ben impagi-nate nello spazio, m irabilmente sospe-se nel tempo, modulate nei bianchi e nei grigi richiamano, senza se e senza ma, alla poetica di Mo randi. Non è po -co e vo rrei dire che ci tengo molto alla riscoperta di questo fotografo senigal-liese. Per lui posso fare la s tessa scommessa che ho fatto per le fotogra-fie di Giacomelli scattate da Paolo Mengucci che, facendo il giro dei quoti-diani di tutto il mondo come s imbolo della mostra di Giacomelli alla bibliote-ca nazionale di Parigi, hanno spento i sorris ini dubbiosi di tanti che oggi af-fannano in alles timenti ta rdi vi. E già che sono in mattinata di scom-messe, posso scommettere sui suc-cess i internazionali a venire delle foto -

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grafie sui bambini di Renzo Tor telli, delle foto di guerra, note , ma anco ra sottos timate, di Giorgio Pegoli, delle foto di Alberto Angelini. C’è poco da sbagliare se s i ha davvero coscienza che Senigallia è s tata ed è la città della fotogra fia d’arte. Si può scommettere, giocando con un mazzo composto di tutti ass i. Come si vedrà bene quando s i potrà veicolare in campo internazio -nale l’esperienza vas ta e corale dei protagonis ti del “ Manifes to del pas-saggio di frontiera” di Gia comelli, Carli, Brunetti, Cu tini, Melchio rri, Mengucci , Renzi , Valenti , Berengo Gardin. Cosa manca per abbre viare i tempi di un ri-conoscimento che comunque il futu ro

clamorosamente darà? Mancano s into-nie, la voro , tan to la vo ro serio, s ilen zio-so e corale”.

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Alcune fotografie di Riccardo Gambelli recentemente catalogate per il Musinf dalla figlia Anna ed esposte a Cartacanta 2007.

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Riccardo Gambelli: Senigallia

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ALFONSO NAPOLITANO:

LE FOTO DI TEATRO Af frontando il tema del le nuove cata logazion i i l prof. Bugatti ha in-formato che è s ta ta fina lmente re-a l izzata la cata logazione genera le de l le fo tografie d i Al fons o Napol i -tano. "Si tra tta d i fo tografie" ha s piegato i l D i re ttore del Mus inf "che cos ti tu i rono la parte icono-grafica de i cata loghi , ed i ti da me e da m io fra te l lo Mar zio , che accom -pagnarono i l s uccesso notevol iss i -mo del le edizion i d ’es ordio di In teatro , fes tiva l e happening teatra-le pens ato in anni ormai lontan i da

Roberto Cimetta e Vel ia Papa".

Ques ta importante s ui te fo tografi -ca s arà pross imamente cons ul tab i -le dagl i s tud iosi e da l pubbl ico ne l la sa la video del Museo comu-nale d’arte moderna d i Senigal l ia , a ttrezzata come videoteca. Tutte ques te fo to , che i l lavoro d i Giada Romano, co l laboratrice del Mus inf, ha reso fru ib i li a l pubbl ico, appar-tengono da tempo a l la vas tiss ima raccol ta fo tografica civica, ma non erano s tate finora cata logate. A farne donazione a l Mus eo di Seni -ga l lia era s ta to Al fons o Napol i ta-no, che ha donato a l Mus inf anche numerose s ue opere grafiche del periodo spazia l is ta . Al fonso Napo-l i tano è un p i ttore che ha s ottra tto mol to del s uo tempo al la pratica de l la p i ttura per dedicarlo a l teatro ed a l la fo tografia di teatro . In par-tico lare, con Marzio Bugatti , Napo-l i tano, in qual i tà di p i ttore, era s ta to uno dei prim i a comprendere in Ita l ia i l mess aggio s pazia le e cromatico d i Ol le Baertl ing, i l grande artis ta s vedes e, cu i oggi i l Mus eo d ’arte moderna d i Stoccol -ma conserva ed es pone numeros e opere. Lo s tess o Mus eo, tra l ’a l -tro , ha pubbl icato s ul Web una

s cheda b ib l iografica, ne l la quale vengono speci ficamente ci ta ti g l i artico l i s u Baertl ing e lo s pazia l i -smo, pubbl icati da l la rivis ta , redat-ta da Carlo e da Marzio Bugatti , proprio ne l l ’epoca in cu i s i s vi lup-pava ad Ancona un’es perienza d i e laborazione dello spazia l ismo ba-ertl inghiano. Della poetica d i Baer-tl ing le grandi tele ra ffiguranti co-lombe d i Al fons o Napol i tano res ta-no certamente tra le m ig l iori in ter-pretazion i . Alcune mos tre recenti , tra cu i l ’a l -les timento propos to da llo s pazio po l iva lente de l Comune di R ipe, hanno cons enti to un recupero de l -la conos cenza del l ’ in tera su i te de i d ip in ti spazia l i d i Al fons o Napol i ta-no de l periodo baertl inghiano.

Nelle foto di Alfonso Napolitano, in alto: Marzio e Carlo Emanuele Bugatti editori dei primi due volumi della Rassegna di In Teatro a Pol verii degli

anni 1978/1979. In basso: Velia Papa, Sergio Rigotti ed il regista Roberto Cimetta.

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Nelle foto:

alcune immagini di Alfonso Napolitano per In Teatro 1978/1979

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Alfonso Napolitano: Un immagine di In Teatro

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UN'INIZIATIVA

PER RICORDARE FERRUCCIO FERRONI

Il grande afflusso di pubblico che ha sa-lutato la giornata commemorativa di Gia-comelli il 25 novembre scorso, ha dimo-strato il grande interesse della città di Senigallia per i suoi fotografi. Un interes-se, che ha premiato anche la serata di visita al Musinf, promossa, il 21 dicem-bre, dalla Rivista Sestante, dal Circolo di Iniziativa Culturale legato alla rivista, con la collaborazione del Museo Comu-nale d'Arte Moderna, dell'Informazione e della Fotografia di Senigallia, da Conver-sazioni Urbinati di Palazzo Petrangolini, dalla Biblioteca Comunale Antonelliana e da Radio Velluto Senigallia. Visita segui-ta da conversazioni e proiezioni dedicate al ricordo del fotografo Ferruccio Ferroni, uno dei massimi protagonisti della foto-grafia senigalliese. Gli incontri si sono aperti con una visita alla raccolta fotogra-fica del Museo Comunale d'Arte Moder-na, introdotta dal direttore del Musinf Carlo Emanuele Bugatti. Nell'occasione sono state illustrate le raccolte del grup-po Misa comprendenti opere di Giaco-melli, Ferroni, Cavalli e degli altri artisti che avevano fatto parte del sodalizio. Si tratta di una raccolta ormai ammirata in tutto il mondo perché allinea una docu-mentazione completa sulle esperienze fotografiche del Gruppo Misa e del Mani-festo del Passaggio di Frontiera. Sono poche le città che possono vantare di es-sere riuscite a documentare in tempo uti-le le esperienze degli artisti del Novecen-to. Sia con le raccolte di fotografia sia con quelle di pittura e scultura, la cultura visiva senigalliese è in grado di presenta-re un'immagine completa e varia. Natu-ralmente il particolare successo interna-zionale di Giacomelli ha messo in luce il valore grandissimo della vicenda fotogra-fica che, per iniziativa di Cavalli, si è svolta in riva al Misa. Nel programma, previsto da Sestante e

dal Circolo di Iniziativa Culturale, ha figu-rato una serie di interventi sulla persona-lità e sull'opera del fotografo Ferroni. Tra questi la comunicazione di Gastone Mo-sci su "Ferroni visto da vicino", Sergio Fraboni su "Il carteggio di Ferroni", Enzo Carli su "I fotografi dalle parti del Misa", Aristide Salvalai su "Il maestro e l'amico" e, a seguire, la proiezione di un filmato dedicato a Ferruccio Ferroni di Marcello Sparaventi. Coordinatore dell'incontro è stato il presidente del Circolo di Iniziativa Culturale Franco Porcelli. Esprimendo soddisfazione per l'iniziativa in ricordo del grande fotografo senigallie-se Ferruccio Ferroni, recentemente scomparso, il direttore del Musinf, ha co-municato che, in collaborazione con la Mediateca delle Marche, e con il prof. Stefano Schiavoni che la presiede, il Mu-seo Comunale senigalliese sta program-mando per il 2008 a Roma, nella sala degli incontri della libreria Bibli di Traste-vere, la presentazione della monografia dedicata a Ferruccio Ferroni che era sta-ta pubblicata in occasione della mostra a Palazzo del Duca.

Ferruccio Ferroni in un ritratto di Maria Pia

Corradini

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Ferruccio Ferroni:

Donna con gatto, 1952

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Ferruccio Ferroni:

Bice de Nobili, (1954). Bice de Nobili era l ’unica donna che faceva parte del Gruppo Misa. Era, tra l ’altro, sorella della pittri-

ce Nori de Nobili, per ricordare la quale è stata recentemente organizzata una mostra antologica al Parlamento Europeo di Bruxelles.

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