T I T O L O B R A N O P R I N C I P A L E
S O MM A R I O :
Gli indifferenti 2
Nelle mani di un ca-
morrista
4
Pappagalli ammaestra-
ti
6
INVALSI: le ragioni
del non boicottaggio
7
Giovani parlamentari
crescono
8
La pubblicità e i suoi
linguaggi
9
E adesso tocca a noi 10
Progetti in fieri 11
Il saluto della III A 12
Intervista alla Band 14
Speciale Salone del
libeo
16
“Stringimi” “non pos-
so”
23
I pensieri di Oliver 24
Lorenzo Bazzano
Cecilia Parigi
Marcichiara Bo
Paola Gullone
Enza Brunero
Letizia Grillone
Eugenio Magni
Matteo MAspoli
Filippo Ascolani
Tommaso Natta
Marta Ancona
Elena Giavara
Speciale salone del libro
A cura della IV D
L A N O S T R A R E D A Z I O N E L A N O S T R A
R E D A Z I O N E L A
BUON E VACANZ E A TUTTI ! !
“Ho rapito le vostre
ragazze e le venderò
al mercato, come
vuole Allah”. A parla-
re è Abukabar She-
kau, leader di un
gruppo islamista ni-
geriano, che rivendi-
ca in un video di ben
57 minuti il rapimen-
to di 276 studentes-
se dal dormitorio del-
la loro scuola a Chi-
bok, un istituto fem-
minile nel nord del
Paese, avve-
nuto nella not-
te tra il 14 e il 15 aprile
scorso. Cinquantatre
ragazze sono riuscite a
fuggire, mentre le altre
223 restano nelle mani
dei ribelli, dei taleban
africani. Shekau, nel
video, dichiara anche di
voler farla finita con
“l’abominio” occidentale
dell’istruzione delle don-
ne. Secondo fonti non
confermate alcune ra-
gazze, peraltro tutte dai
12 ai 17 anni, sarebbe-
ro già state vendute per
poche decine di dollari
al mercato delle mogli, al
confine tra Ciad, Nigeria
e Camerun.
In Nigeria si ripetono ma-
nifestazioni per chiedere
al governo di intervenire
in modo efficace sulla
situazione. Macchè. La
storia delle povere ragaz-
ze si fa ancora più alluci-
nante, e la gestione da
parte del presidente nige-
riano Goodluck Jonathan
e della first lady la rende
ancora più paradossale:
secondo l’Associated
Press i due avrebbero
l’accento su quanto stava
accadendo, non ha mini-
mamente considerato una
situazione che vede la ne-
gazione dei valori che por-
ta avanti? Al concerto del
primo maggio, momento di
grande visibilità per la sini-
stra, era davvero più im-
portante far ripetere due
frasette scritte a Piero Pe-
lù o far delirare per un’ora
Clementino? Dov’è il PD in
che stava accadendo.
Dove sono i movimenti
femministi, sempre se
esistono ancora, in tutto
questo? L’ultima manife-
stazione femminista ri-
sale al “Se non ora,
quando?”; ci si indigna
solo per le cose che ca-
pitano sotto il nostro na-
so? Come mai la sini-
stra, sempre che esista
ancora, non ha messo
tutto questo? Ah no… è
vero.
Ma è troppo facile pren-
dersela con chi sta in
alto, quando i primi in-
differenti siamo proprio
noi che stiamo più in
basso. Una scuola come
la nostra, storicamente
di sinistra, credo non
farebbe un torto a nes-
suno prendendo a cuore
la questione e facendo
Pagina 2
Gli indifferenti
ragazze arrestate ci sono:
sono Naomi Mutah Nya-
dar, che è ancora in stato
di custodia, e Saratu An-
gus Ndirpaya, originaria
proprio del Chibok, libera-
ta da poco.
Dopo l’indifferenza inizia-
le, il presidente nigeriano
ha rivolto appelli interna-
zionali a Stati Uniti, Regno
Unito, Francia e Cina per-
ché aiutino le autorità a
ritrovare le ragazze rapi-
te. Su Change.org è stata
lanciata la petizione per
porre l’interesse sul caso
e contribuire, anche se
solo simbolicamente.
E l’Italia? Non pervenuta.
Chiusi come siamo in un
ermetico guscio di indiffe-
renza non ci siamo forse
neanche accorti di quello
addirittura
ordinato
l’arresto di
due donne
che si erano
date da fare
per attirare
l’attenzione
sulla vicenda.
Effettivamen-
te due testi-
monianze di
Ho rapito le vostre
ragazze e le venderò
al mercato, come
vuole Allah”.
Numero 8—maggio-giugno 2014
Joe Bert i
un po’ di sana, razio-
nale, campagna cul-
turale. Ma forse sia-
mo anche noi degli
attivisti da salotto,
bravi a parlare, mol-
to meno bravi a rea-
lizzare. Forse anche
il movimento studen-
tesco non c’è più e
dobbiamo prenderne
coscienza con umiltà
(non senza un certo
rammarico da parte
mia).
Intanto, comunque sia,
alcune povere ragazze
andranno incontro al
loro inesorabile destino:
essere vendute come
mogli, anche se sareb-
be più corretto dire pro-
stitute domestiche. Lo
vuole Allah.
Lorenzo Bazzano
Pagina 3
La posizione del
presidente Obama
è stata chiara:
Guantanamo va
chiusa.
Sabato scorso era un
appuntamento im-
portante per molti
italiani. Tutta Firenze
e tutta Napoli erano
attaccate davanti
alla televisione per
assistere alla finale
di Coppa Italia. Cer-
to, non era una parti-
ta come tutte le al-
tre, ma nessuno si
aspettava che si sa-
rebbe trasformata in
una tragedia: tutto co-
mincia con alcuni scon-
tri tra tifosi fuori dall’ O-
limpico prima dell’inizio
della partita. Vengono
registrati 10 feriti, tra cui
5 appartenenti alle Forze
dell’Ordine e 2 steward
che avevano tentato di
fermare le due tifoserie
opposte. In manette fini-
sce l’ultras giallorosso
Daniele de Santis, accu-
sato, secondo la ricostru-
zione, di aver provoca-
to i tifosi napoletani
con dei fumogeni e, in
seguito alla reazione di
questi, di aver esploso
dei colpi d’arma da
fuoco. Insieme a que-
sto si verificano alcune
denunce e un altro ar-
resto. Per tutti i presun-
ti responsabili scatta il
Daspo. Tuttavia, il gip
di Roma ha affermato:
“Ha sparato solo de
Santis”. Ma c’è di più:
alle 20.30 gli spalti
vorrebbero interrompere
la partita in segno di ri-
spetto e inizia un tira e
molla nel quale giunge
l’approvazione del Pre-
fetto Pecoraro. Ma si fa
avanti il capo dei Ma-
stiffs, uno dei più noti
gruppi ultras del Napoli,
le braccia ricoperte di
zioni sono
stabili. Si
sparge an-
che la falsa
voce di un
b a m b i n o
morto. Per
questo mo-
tivo, i tifosi
del Napoli
tatuaggi, la maglietta
nera che recita
“Speziale libero”, in
riferimento all’ultras
del Catania arrestato
p e r l ’ o m i c i d i o
dell’ispettore di polizia
Filippo Raciti del 2007,
che dopo un lungo col-
loquio con il capitano
del Napoli Marek Ham-
Pagina 4
NELLE MANI DI UN CAMORRISTA
o sono già pieni, ma pre-
sto si sparge la voce di
un tifoso rimasto vitti-
ma negli scontri e arri-
vato in ospedale morto
il cui nome è Ciro Espo-
sito. In realtà è una no-
tizia falsa perché, seb-
bene le sue condizioni
fossero gravi, Ciro è
vivo e ora le sue condi-dell’Olimpic
Per tutti i presunti
responsabili
scatta il Daspo.
Numero 8—maggio-giugno 2014
Joe Bert i
sik, dà l’ok al fi-
schio d’inizio. Si
tratta di Gennaro
De Tommaso,
altrimenti cono-
sciuto come
Genny ‘a caro-
gna, figlio di un
importante affi-
liato al clan ca-
morristico dei
Misso. Mentre
Hamsik e Genny
‘a carogna discu-
tono, volano pe-
tardi e fumogeni
e un vigile dl fuoco
viene colpito. I tele-
cronisti affermano:
“Dovevamo commen-
tare una partita di
calcio, nonostante gli
appelli di papa Fran-
cesco, i segnali di a-
micizia tra i due alle-
natori e anche tra i
due presidenti, eccoci
qui a commentare
una notizia di crona-
ca con tre feriti, uno
gravissimo e un capi-
tano che è rimasto a
bordo campo per tan-
to tempo e adesso va
a parlare con i tifosi
che hanno ritirato le
bandiere” e ancora:
“Quello che doveva
essere uno sport si
sta davvero trasfor-
mando in una mac-
chia di vergogna” A
questo punto la parti-
ta comincia con 45’
di ritardo ma molti
sono sdegnati: non
c’è nessun coro,
all’inno partono i fi-
schi, e a fine partita,
dopo la vittoria del
Napoli, moltissimi ti-
fosi azzurri invadono
l ’ O l i m p i c o o
s’avvicinano alla cur-
va per schernire con
gesti volgari i tifosi
viola. La notizia non
tarda a fare il giro del
mondo: “Il calcio ita-
liano di nuovo ostag-
gio dei tifosi più vio-
lenti dentro e fuori lo
stadio Olimpico" com-
menta El Pais,“Follia.
Spari alla Finale di
Coppa Italia” dice il
quotidiano tedesco
Bild, France Football,
invece: “Napol i ,
dramma e festa”. I-
noltre, il questore di
Roma Massimo Maz-
za ha affermato:
“Nessuna trattativa
con gli ultrà del Napo-
li”. Innumerevoli poi
sono i commenti sde-
gnati su Facebook,
Twitter e altri social
network. Ora, per
Genny ‘a carogna so-
no scattati un Daspo
di 5 anni e una de-
nuncia per istigazione
a delinquere e le in-
dagini non sono an-
cora finite. In ogni
caso, solo una parola
può descrivere tutto
ciò: Vergogna.
Cecilia Parigi
Pagina 5
“Dovevamo
commentare una
partita di calcio…”
Non c’è maggio senza le prove
Invalsi. Purtroppo. E non lo di-
co soltanto io insieme a molti
miei compagni (inteso come
compagni di scuola, anche se
per alcuni anche nell’altro sen-
so).
Le prove Invalsi sono una mo-
struosità, una cosa senza al-
cun senso, che può servire se
mai a premiare chi è dotato di
un po’ di memoria più degli
altri, non chi ha spirito critico.
Poiché la scuola dovrebbe far
nascere lo spirito critico, la mi-
glior cosa sarebbe eliminare
l’Invalsi e restituire i suoi test a
chi li ha inventati. Sono le pa-
role rilasciate un anno fa in
un’intervista dal professor Lu-
ciano Canfora, grande filologo
classico, storico e saggista,
oltre che una persona splendi-
da. Prosegue Canfora: “Non
c’è solo questo. Il vero proble-
ma è il tentativo di trasforma-
re i cittadini in sudditi, facen-
do ciò che è tipico di tutti i si-
stemi autoritari. Se io tolgo
allo studente che si sta for-
mando in anni decisivi della
sua vita l’abito alla critica, alla
capacità di comprendere e di
studiare storicamente, di di-
stinguere, lo trasformo in
un pappagallo parlante
dotato di memoria e nul-
la più”. Ed io, caro pro-
fessor Canfora, di pappa-
galli ammaestrati a ripe-
tere la lenzioncina che
hanno letto sul libro sen-
za sapere che cosa stan-
no dicendo, senza lo sti-
molo di approfondire, di
comprendere, di confron-
tare, di interiorizzare, ne
vedo, ne ho visti e temo
ne vedrò tanti. Il proble-
ma di fondo di questa
faccenda è forse che la
Spostandoci su un piano più
pratico bisogna considerare i
costi non indifferenti che que-
sti test comportano. Si hanno
franca-
mente
assur-
do.
A molti,
me
compre-
so, è
risultato
inoltre fastidioso
l’insopportabile questionario
somministrato alla fine della
prova.
indicazioni solo indicati-
ve, non ufficiali, fra loro
non concordi: si va dai 9-
11 milioni fino ai 14 mi-
lioni di euro. Inutile sotto-
lineare che in momenti
come questi, dove i sof-
fitti ci cadono in testa e i
riscaldamenti vengono
accesi solo quando pret-
tamente necessario, una
questione di priorità sa-
rebbe scontata e sareb-
Pagina 6
PAPPAGALLI AMMAESTRATI
so di Giorgio Israel, che si è
schierato con forza contro le
prove, che a suo dire hanno il
torto di non mostrare il proces-
so logico-matematico, cioè il
ragionamento seguito per
giungere alla conclusio-
ne. Al risultato si può ar-
rivare in modi diversi, ma
questo le prove Invalsi
non lo mostrano.
Importare l’impostazione
didattica anglosassone
fondata sul “teaching to
the test”, metodo quan-
tomeno discutibile, in un
momento in cui nel mon-
do anglosassone si sta
rivalutando mi sembra
scuola italiana si sta adattan-
do a questo tipo di metodo,
professori in primis, un meto-
do fatto di mera memoria e
quizzologia. Rimanendo sul
piano ideologico, anche i mate-
matici
espri-
mono
dubbi
sulle
prove
Invalsi.
E’ il ca-
Numero 8—maggio-giugno 2014
Joe Bert i
be lecito aspettarsi finan-
ziamenti rivolti in altre
direzioni. Il fatto che pro-
babilmente l’esito delle
prove Invalsi inciderà sul-
la portata dei finanzia-
menti da destinarsi ai
singoli istituti è semplice-
mente inaccettabile, en-
nesimo tentativo inutile
di realizzare un po’ di
meritocrazia.
L’anno scorso la nostra
sc uo la s i è un i ta
all’iniziativa del boicottag-
gio, tanto contestata e rea-
lizzata solo in parte. Le voci
di corridoio sulle prove In-
valsi sono molte, e soprat-
tutto false. E’ falso che le
prove possano costituire
oggetto di valutazione, anzi
è addirittura illegale. E’ fal-
so che siano obbligatorie.
E’ ovvio che io sono contra-
rio alle prove Invalsi, ma il
mio non è un invito a boi-
cottare, ma solo un incita-
mento a seguire ciò in cui
si crede, sperando che
non si verifichi di nuovo
che alcuni studenti contra-
ri alle Invalsi non boicotti-
no perché intimiditi dalle
conseguenze, come è suc-
cesso l’anno scorso.
Lorenzo bazzano
della valutazione Invalsi è,
innanzitutto, un modo per
misurare la qualità del ser-
vizio che ogni scuola offre
agli studenti. Si tratta quin-
di di un'attività necessaria
per correggere eventuali
carenze in determinati isti-
tuti scolastici. Va aggiunto
che il sistema delle prove
Invalsi è molto recente: solo
da pochi anni, infatti, viene
ni utili a comparare in mo-
do ponderato tra loro
scuole con diversi tipi di
utenza. Inoltre, visto il
grande dispendio econo-
mico impiegato nella rea-
lizzazione di questi test, è
controproducente spreca-
re questa occasione di
confronto non tenendo
conto degli aspetti positivi
che presenta. L'istituzione
applicato su tutte le scuole di
ogni ordine e grado. È vero
che non sempre i quesiti posti
sono formulati in modo chia-
ro, ma, anche se essi posso-
no essere migliorati, ciò non
toglie che il principio delle
prove Invalsi sia comunque
valido.
Marta Ancona
Pagina 7
altri modi, come compilan-
do i test con la matita o
penne cancellabili. Nono-
stante le numerose perples-
sità che questi test suscita-
no, vi sono alcuni punti di
forza che li rendono comun-
que necessari nel nostro
Paese. In Italia ogni scuola
propone un Piano dell'Offer-
ta Formativa specifico e dif-
ferenziato dagli altri istituti,
ed è indispensabile che gli
apprendimenti e le compe-
tenze di base -come l'italia-
no e la matematica- siano
valutati oggettivamente,
per verificarne il raggiungi-
mento. Ciò non è solo utile
agli insegnanti per valuta-
re se il loro sistema di in-
segnamento è efficace,
ma anche agli studenti
perché sono resi più con-
sapevoli degli obiettivi rag-
giunti e delle competenze
ancora da raggiungere.
Per utilizzare meglio i risul-
tati delle Invalsi, queste
prove sono accompagnate
dal questionario studenti,
che non è volto a violare la
privacy delle famiglie, ma
ad avere delle informazio-
Il 13/05/2014 si sono
svolte in tutta Italia le pro-
ve Invalsi, che sono test,
somministrati agli studen-
ti in determinati momenti
del percorso d'istruzione,
uguali in tutto il territorio
nazionale. Lo scopo è va-
lutare le competenze rag-
giunte dagli studenti nel
sistema scolastico italia-
no. Queste prove sono al
centro di molte polemiche
e molti studenti hanno
deciso di boicottarle non
partecipandovi, oppure in
INVALSI : LE RAGIONI DEL
NON BOICOTTAGGIO
Sedere e votare proposte di legge
a Palazzo Lascaris, sede del Con-
siglio Regionale del Piemonte,
non ha prezzo.; specialmente se
non sei un parlamentare o, me-
glio, se non sei un Parlamentare
“ufficialmente riconosciuto”.
Dal 2 al 4 aprile Torino ha ospita-
to il Parlamento degli Studenti,
nell’ambito del progetto interna-
zionale Euro-
pean Student
P a r l i a m e n
( s v i lu p pa t o
da Wissen-
schaft im Dia-
log) a cui hanno partecipato
100 studenti degli ultimi tre
anni della scuola secondaria,
provenienti da 19 istituti supe-
riori di Torino e provincia.
Nell’arco di 3 intense giornate
di “lavoro” (le Commissioni si
sono riunite ogni giorno dalle 9
alle 19) gli studenti hanno avu-
to la possibilità di conoscere e
sperimentare i processi
decisionali della politica
attraverso la simulazione
di un vero e proprio Parla-
m e n t o . I g i o v a n i
“parlamentari” hanno di-
scusso del futuro della
città di Torino e della cin-
tura urbana concentrando-
si su 5 temi specifici, divisi
in altret-
t a n t e
commis-
s i o n i :
mobilità,
forme di
prossimo, grazie ai fondi euro-
pei, ma anche portando “una
sana ventata di giovinezza”
nella sede del Consiglio regio-
nale, come affermato dal Pro-
fessor Castellani, ex sindaco di
Torino. Questo esperimento
torinese di collaborazione tra
giovani inesperti e politici di
lungo corso è stato proficuo ed
efficace e ha sancito la prima
di (si spera) una lunga serie di
sull’attualità politica. Ogni risolu-
zione presentata dalle Commis-
sioni è stata votata e talvolta
emendata dai giovani parlamen-
tari che al termine delle 3 giorna-
te hanno redatto un documento
completo contenente tutte le
proposte approvate. Gli studenti
si sono dimostrati all’altezza
dell’incarico assegnatogli non
solo avanzando proposte concre-
te e attuabili in un futuro più che
intese tra vecchia e nuova
classe politica, lasciando il
g i u s t o s p a z i o
all’intraprendenza e alla
determinazione giovanile
guidata dall’ esperienza
degli “addetti ai lavori”. Le
fondamenta per la “Torino
del domani” sono state
gettate con successo.
Mariachiara Bo
Pagina 8
G IOVANI PARLAMENTARI CRESCONO
per individuare soluzioni alter-
native di mobilità economica-
mente e ecologicamente soste-
nibili; il ri-orientamento della
spesa pubblica a favore della
manutenzione di strutture e
i n f r a s t r u t t u r e s t a t a l i ;
l’organizzazione di un TOgether
fe s t i va l
per sen-
sibilizzare i cittadini alla
multiculturalità torinese e,
infine, l’istituzione nelle
scuole superiori di un mo-
dulo di lezioni di educazio-
ne alla cittadinanza, af-
fiancato da spiegazioni
teoriche e dibattiti
partecipazio-
ne civile,
smart city,
demografia e
orti urbani.
Grazie al confronto con assessori
e alla guida dei tutor, i giovani
parlamentari sono giunti a formu-
lare delle proposte per disegnare
il futuro della città che vorrebbe-
ro. Tra queste vi sono:
l’avviamento di un servizio di trip
sharing (condivisione di percorso)
Numero 8—maggio-giugno 2014
Joe Bert i
Il giorno 10 marzo la no-
stra classe, 4D, si è reca-
ta all’istituto Avogadro
per un incontro con Alexi
Naim e Alessandra Fasa-
na, copywriter. Ci hanno
spiegato cos’è la pubbli-
cità per renderci consu-
matori consapevoli. La
sua funzione è quella di
informare dell’esistenza del
prodotto e di creare un im-
pulso a comprarlo. Ma per
questo bisogna considerare
le esigenze del target, cioè
a chi è rivolto l’articolo, at-
traverso un’indagine di
mercato. Un prodotto per
posizionarsi nel mercato
deve avere un nome origi-
nale che abbia sonorità e lo
rappresenti al meglio, perso-
nalità e un settore di riferi-
mento. Il messaggio pubblici-
tario, oltre ad un linguaggio
persuasivo, si avvale di testi-
monial di vari tipi: il personag-
gio celebre, come George Clo-
oney per la Nespresso,
l’esperto, ad esempio un den-
Pagina 9
visto alcuni dei più riusciti
spot pubblicitari, ad esem-
pio gli sketch della Lavazza
in paradiso, che sono gli
stessi da vent’anni perché
hanno suc-
cesso. Alla
fine
dell’incontro
abbiamo par-
lato con il
signor Naim
del suo lavo-
ro; ci ha rac-
contato che
non è neces-
sario avere
particolari
abilità, ma si
impara lavorando. È stato
molto interessante perché
abbiamo capito i meccanismi
della pubblicità.
Letizia Grillone ed Eugenio
Magni.
tista che consiglia un den-
tifricio, il consumatore ti-
po e il “2 in 1” che è un
misto tra il consumatore e
l’esperto. Però ci sono dei
rischi: il primo è che il te-
stimonial sia più conside-
rato del prodotto ed è det-
to “effetto vampiro”, op-
pure quello di sovraespo-
sizione, ovvero che il testi-
monial confonda i consu-
matori perché presente in
troppi spot contempora-
neamente, per esempio la
campionessa olimpionica
Federica Pellegrini per i
Pavesini e l’Enel. Durante
la conferenza abbiamo
LA PUBBLICITÀ E I SUOI LINGUAGGI
Come detto nel precedente
articolo,abbiamo partecipa-
to a un laboratorio pubblici-
tario e dopo questa espe-
rienza abbiamo dovuto ela-
borare una nostra pubblici-
tà.
Dopo la divisione in 4 grup-
pi ci sono stati assegnati 2
prodotti da pubblicizzare a
dei ragazzi di 4/5 ginnasio:
un frullato e un telefono (la
cui dote principale era quel-
la di chiamare e ricevere
chiamate).
In primis abbiamo studiato
il target a qui doveva esse-
re venduto il prodotto attra-
verso dei questionari, per
rendere lo spot adatto a dei
giovani. Le domande erano
molto scontate (come ci è
stato segnalato da alcune
risposte), poiché riguarda-
vano musica, hobby e ali-
mentazione.
Dopo solo 2 ore dalla con-
segna dei suddetti alla pro-
fessoressa ci sono stati re-
stituiti carichi delle risposte
tanto attese che abbiamo
catalogato e analizzato con
non poche risate grazie ai
commenti aggiuntivi “non
previsti”. Successivamen-
te all'analisi delle rispo-
ste ci siamo resi conto
dei gusti dei nostri acqui-
renti.
Tutti i gruppi hanno scel-
to il video (elemento che
ha reso tutto molto più
comico) grazie al fatto
che era il metodo più di-
retto e conosciuto dai
giovani. Dalle nostre
menti uscirono così 4
prodotti : da FeliX, “il dio
della tecnologia” ad I-
Fuit,il frullato e da Voice
a Party Dream, “ una fe-
Pagina 10
Ecco i video: Frullato iFruit: https://www.youtube.com/watch?v=lfj-4u45XP0
Frullato Party Dream: https://www.youtube.com/watch?
v=6gKHjuJJs7Q
Cellulare Voice: https://www.youtube.com/watch?v=-AP_OkLjwMs
Cellulare Felix: http://youtu.be/7UynYinmDnw
sta ad ogni sorso”.Ma que-
sto nostro breve articolo
non presenta a dovere i no-
stri spot ed è per questo
che abbiamo deciso di cari-
care i video su Youtube.
Numero 8—maggio-giugno 2014
E ADESSO TOCCA A NOI ! !
Joe Bert i
Undici e mezza di sera.
Caffè nero. Tre sedie.
Occhi gonfi. Una sola
luce, quella del compu-
ter. Stanchi. Sull'orlo di
una crisi di nervi. Non
sappiamo se sperare
che un blackout improv-
viso cancelli il nostro
lavoro costringendoci
ad andare a dormire, se
fingere un mancamento
e andare tutti e tre a
dormire, se rovesciare il
caffè sul pc e andare a
dormire, se fare una
seduta spiritica ed invo-
care qualche Einstein
che lavori al posto
nostro e andare a
dormire.
Un'unica costante:
ANDARE A DORMIRE.
Credo l'abbiate intui-
to.
La quinta non è una
passeggiata, io ve lo
dico, cari ragazzi che
vedete la vita ancora
a colori e non in bianco-
e-nero-più-nero-che-
bianco. Eppure, a quei
pazzi della quinta effe
le occhiaie piacciono così
tanto che hanno deciso di
stare alzati fino all'una per
finire il progetto di arte.
imprecazioni fantasiose
e stanchezza infinita.
Provateci, sarà un'espe-
rienza indimenticabile,
ve lo assicuro.
A fine Maggio avremo i
risultati, il fatidico
“Elenco dei Vincitori-
con-la-V-maiuscola”, e
se ci incontrerete per i
corridoi o in coda alle
macchinette, valutate
consegnato il progetto
con un giorno di ritardo,
ma ce l'abbiamo fatta.
E se mai vi dovesse ca-
pitare di vedere il video
- se vi va, cercatelo sul
sito www.liceogioberti.it
- per un solo istante
provate ad immedesi-
marvi in noi.
In quella notte di crisi
isteriche e occhi gonfi e
bene se chiederci “Come è
andato il progetto di arte? A-
vete vinto?” perché potreste
ricevere un sorriso oppure un
“Fatti gli affari tuoi, ficcana-
so.”
Per tutto il resto, lunga vita
all'anno della maturità, hic et
nunc.
Enza Brunero
Pagina 11
spazio insufficiente,
immagini sgranate e
video traballanti da
mettere a posto e, se-
condo voi, quando ci
siamo resi conto che il
Mac non aveva inten-
zione di salvare il pro-
getto di I-Movie in un
formato leggibile da
qualsiasi computer di
questo universo? Ovvia-
mente proprio il giorno
della consegna del lavoro,
quando la Professoressa De
Feo ci aspettava fuori dalla
classe con tre, e dico TRE,
copie in mano pronte da dare,
rispettivamente, alla Consul-
ta, alla Preside, alla Coordina-
trice.
Nel panico generale, tra urla,
insulti vicendevoli, sguardi di
fuoco, maledizioni per l'intera
comunità Apple, alla fine CE
L'ABBIAMO FATTA. Abbiamo
Avete presente il modo
di dire “È stata un'odis-
sea”? Ecco, ora ripassa-
te per l'ennesima volta
le mille peripezie del
caro Ulisse e moltiplica-
tele per dieci, ALMENO
PER DIECI.
È vero, noi non abbiamo
avuto Ciclopi, tempeste,
Proci e quant'altro, ma
un Mac poco collabora-
tivo, chiavette USB con
PROGETTO ARTE
Il presi-
d e n t e
della Repubblica non sareb-
be tale senza il Quirinale, il
presidente degli Stati Uniti
senza la Casa Bianca, il
Papa senza il Vaticano:
ebbene, neppure la III
A senza la sua aula.
A prima vista non sem-
brerebbe nulla di parti-
colare, una camera
anonima, con un a-
nonimo colore alle
pareti e altrettanto
anonime finestre; un
armadio grigio vicino
alla lavagna, un at-
taccapanni, una se-
rie di banchi e una
cattedra completano
il tutto, una stanza
una sua storia e, anche
se lasceranno spazio ad
altri ricordi, rimarranno
sempre a testimonianza
di alcuni episodi partico-
lari: per esempio il foglio
in bacheca con su scrit-
to “Wanted: il turco" o
l'enorme sciarpa del Cu-
neo rimarranno delle
reliquie per noi e pochi
altrimentre sembrereb-
cartina geologica sono gli
elementi più banali. Qual è
la cosa più sorprendente?
La figurina di Totti e quella
di Onazi, attaccate alle ante
dell'armadio? Il calendario
cinese in bacheca? I due
enormi chupa-chupa gonfia-
bili? O forse il crocifisso
multicolore e il Buddha a
luci psichedeliche?
Tutti questi oggetti hanno
bero inutili cianfrusaglie
ai profani. Piano piano,
viaggio dopo viaggio,
gita dopo gita, lezione
dopo lezione, quella
classe è diventata pro-
fondamente nostra, non
solo per le continue ag-
giunte, e ha preso la no-
stra forma.
Pagina 12
UN AULA DI CLASSE
sare centinaia e centi-
naia di studenti. Tuttavi-
a, se qualcuno guar-
dasse con più atten-
zione, noterebbe qua
e là qualcosa di stra-
no, dei particolari
sorprendenti, che
testimoniano, oltre
quelle sedie silenzio-
se, la presenza tu-
multuosa della vita:
un poster verde sulla
parete di sinistra e una
come se ne vedono in tutto
il mondo, che ha visto pas-
Numero 8—maggio-giugno 2014
IL SALUTO DELLA III A
Joe Bert i
Anche i banchi, silenti pro-
tagonisti delle ore passate
seduti, ormai è come se ci
appartenessero, come se
fossero vecchi amici che
troviamo sempre allo stes-
so posto: chi non ha mai
provato il piacere contur-
bante di trovare una colle-
zione di cicche usate, con-
servate come oggetti sa-
cri? Chi non ha mai dedi-
cato attenzione ai "tvb,
tvttb, love u, Gina the
best, Pino ama Kikka" in-
cisi sul legno?
Poi c'è lei, croce e delizia,
odio e amore, la dolcea-
mara invincibile belva che
domina dall'alto studenti
e insegnanti, costoso so-
prammobile per alcuni,
grande risorsa educativa
per altri, lei che ha scon-
fitto l'ardesia e ha gettato
il gesso nell'ombra, la LA-
VAGNA INTERATTIVA MUL-
TIMEDIALE, che negli ulti-
mi tre anni ha monopoliz-
zato l'attenzione dei do-
centi, dando origine a le-
zioni molto interessanti
(talvolta) o a crisi isteri-
che causate dall'ennesi-
mo messaggio di fallita
connessione (più spesso).
Creato come mezzo per
ampliare le modalità di
insegnamento, è diventa-
ta un mezzo per i ragazzi
per esprimere la loro cre-
atività con sfondi e layout
sempre più audaci: noi siamo
passati da banali foto di clas-
se a Pro Evolution Bocce, da
Homer Simpson allo stemma
della Sambenedettese, pas-
sando per il dado Knor e i
Griffin. La menzione d'onore
va, però, a Pietro Pomponazzi,
che con il suo naso prominen-
te ha occupato la lavagna per
vari mesi, concedendo sguar-
di di conforto e compassione
agli interrogati.
Questo è quello che vorrem-
mo ricordare: la scuola diven-
terà sempre più tecnologica,
ci saranno tablet al posto dei
libri, tastiere al posto delle
penne, sofisticati Power point
al posto dei confusi appunti
sulla lavagna, ma ci saranno
Pagina 13
pria aula e avranno il pia-
cere di essere protetti da
un crocifisso rockettaro.
sempre persone sedute ai
banchi, ragazzi come noi
che decoreranno la pro-
In occasione della prepa-
razione del tour che si
svolgerà in dodici tappe
per l'Italia, a partire dal 21
giugno, siamo riusciti a
ottenere un'intervista con
la giovane band emergen-
te “Eugenio In Via Di Gio-
ia”.
Questi ragazzi, dalle sole
strade di Torino sono arri-
vati a vincere il “Premio
Buscaglione 2014”, ed
ecco perché ci sembra più
che meritevole presentarli
al nostro liceo.
La band è composta da
quattro musicisti:
Eugenio ha 22 anni e
suona la chitarra dal
quarto anno di liceo.
Anche Emanuele ha
22 anni, ma ha inizia-
to a suonare il piano-
forte da molto giova-
ne e la fisarmonica da
circa due anni.
Paolo, 23 anni, dopo
essersi dilettato nel
suonare la batteria,
ha trovato la sua vo-
cazione nel cajón,
strumento peruviano
a percussione.
Infine Lorenzo ha 26 anni
e suona il basso da ben
sette anni.
Agli albori, Eugenio ed E-
manuele si conobbero al
Politecnico e, scoprendo di
avere entrambi la passio-
ne per la musica, iniziaro-
no a suonare cover per
strada. Un giorno si pre-
sentò una data in cui do-
vevano esibirsi e, necessi-
tando di un aiuto, venne
chiamato Paolo, che Euge-
nio già conosceva. Perciò
la band era inizialmente
Pagina 14
band anche Lorenzo
Federici.
Come vi descrivete in
tre aggettivi?
“spontanei, gioiosi e
ottimisti” Nonostante
ogni membro manten-
ga la propria influenza
musicale autonoma, la
maggior influenza viene
dal genere folk. La mu-
sica, per quanto riguar-
da al cantautore, è ispira-
ta dai “Mumford and
Sons”, i testi invece da
cantautori come “Giorgio
Gaber”, “Max Gazzè” e
“Paolo Nutini”.
Questi ragazzi si riunisco-
no per provare appena
possono in qualunque
posto: dalle strade ai par-
chi, fino alla sala registra-
zione.
formata solo da loro tre e
si chiamarono “Eugenio In
Via Di Gioia”, nome che
incuriosisce e ispirato dai
loro cognomi: Eugenio Ce-
saro, Emanuele Via e Pao-
lo Gioia. Dopo qualche
concerto si resero conto di
aver bisogno di un bassi-
sta, così, in seguito ad un
loro annuncio su Facebo-
ok, entrò a far parte della
Numero 8—maggio-giugno 2014
IN TERVISTA ALLA BAND “EUGEN IO IN V IA
D I G IOIA”
Joe Bert i
Preferite esibirvi su un
palco o per strada?
“Sono entrambe due
bellissime esperienze
ma anche due concetti
completamente diver-
si. Suonando per stra-
da, se vedi la gente che
si ferma ad ascoltare, si
ferma perché piaci, hai
incuriosito e non è impo-
sto. Se suoni su un palco,
“Sì, di amare la musica
da tutti i punti di vista:
sia per chi la fa, sia per
chi la ascolta”
Elena Giavara
i piedi per terra”
In conclusione che cosa
ne pensate di questa
esperienza?
“è un'esperienza sicura-
mente positiva, assolu-
tamente da vivere che
può portarti solo a cre-
scere
volete dire un qualcosa
ai giobertini?
Pagina 15
A ogni fine esibizione
offrite al pubblico una
“tessera fedeltà”...
“La cosiddetta 'fidelity
card' spinge le persone
a venire a sentirci il più
possibile, collezionando
i nostri concerti. Come
fanno i 'kebabbari' che
ad ogni kebab o pizza ti
regalano qualcosa, noi
offriamo un kebab a chi
ha assistito a dieci no-
stri concerti. Questa ini-
ziativa durerà per tutto
l'anno 2014”
Ora come ora qual è il
vostro obiettivo?
“Il nostro proposito ora, è
quello di andare sempre
verso a un continuo mi-
glioramento passo per
passo, cogliendo ogni op-
portunità che ci viene of-
ferta, rimanendo, però,
con la testa sulle spalle e
il pubblico può anche
trovarsi in quel determi-
nato luogo non per noi,
e proprio magari per la
minoranza di spontanei-
tà scegliamo la strada.
Poi, tutto dipende an-
che dalle circostanze”
I temi principali delle
vostre canzoni?
“l'attualità del mondo, i
suoi paradossi e la psi-
cologia umana”
Joe Bert i
Il 9 maggio 2014,
la classe IV D ha
assistito ad alcu-
ne conferenze al
Salone del Libro
di Torino. In par-
ticolare, il no-
stro gruppo ne ha
seguita una pre-
sentata da Elena
Loewenthal
(traduttrice
dall’ebraico), in-
titolata “Tradurre
i classici”, con
la partecipazione
di Luciano Canfo-
ra, Renata Colorni,
Ernesto Franco e Nuc-
cio Ordine. Tutti i
partecipanti, presen-
tatrice compresa, so-
no eminenti tradutto-
ri ed esperti cono-
scitori
dell’argomento. Can-
fora, infatti, è un
filologo classico,
storico e saggista.
La signora Colorni,
invece, è una tradut-
trice; Ernesto Franco
è il direttore edito-
riale dell’Einaudi; Nuccio
Bruno è un importante filoso-
fo italiano scrittore di mol-
ti saggi su Giordano Bru-
no.Come appunto dimostra il
titolo, durante queste due
ore si è approfondito il tema
della traduzione dei classici
e di come la cultura, per non
apparire un’inutile, sterile
(ma pomposa) anticaglia, deb-
ba essere rinnovata e non so-
lamente conservata. Tra i due
termini, infatti, esistono
notevoli differenze: conser-
vare vuol dire mantenere un
traduzione di te-
sti precedenti.
Perciò, anche i
classici che quo-
tidianamente tra-
duciamo sono frut-
to di una prima
interpretazione,
seguita da numero-
se manipolazioni
(in particolare
dei primi filolo-
gi, durante il Ri-
nascimento), ed
infine pervenuta-
ci.
Pagina 16
Speciale salone del libro
Tradurre i classici
l’esperienza del tra-
duttore. Quando si
traduce, però, non
bisogna cadere
nell’errore di abbas-
sare drasticamente il
livello intellettuale
dell’opera semplifi-
candone il linguaggio
ed i contenuti.I gio-
vani, soprattutto ne-
gli ultimi tempi, si
stanno progressiva-
mente staccando dalla
lettura dei classici
integrali, preferendo antolo-
gie e riassunti. Perciò, la
traduzione non deve conserva-
re, ma innovare ed interpre-
tare, invogliando i ragazzi a
leggere ed approfondire la
conoscenza della cultura
classica. Per capire
l’importanza di questa pro-
fessione, si deve tener pre-
sente che anche la cultura
delle civiltà più remote, co-
me ad esempio quella dei Gre-
ci, fondatori della civiltà
occidentale, è basata sulla
oggetto (in questo
caso un’opera let-
teraria) immutato
attraverso i seco-
li; tradurre si-
gnifica interpre-
tare ed innovare
il testo. Per que-
sto motivo, ogni
traduzione è di-
versa e riflette
la concezione del
momento storico in
cui viene fatta e
la personalità e
Venerdì 9 maggio 2014,
presso lo SPAZIO AUTORI
del Salone Internazionale
del Libro di Torino, si è
tenuta una conferenza sul
libro “Che cos’è la Demo-
crazia?” di E.R.P.
Con l’autore hanno di-
scusso Andrea Giorgis,
professore universitario
di diritto costituzionale
e deputato del PD e Vale-
rio Zanone, famoso poli-
t i c o i t a l i a n o .
Papa ha spiegato che
quest’ultimo libro è la
continuazione de “L’altra
faccia della Democrazia”.
Il primo ad intervenire è
stato Zanone che ha sot-
tolineato l’attualità del
libro dicendo che la demo-
crazia è il metodo più effi-
cace per combattere la cri-
si. La democrazia nel suo
attuale formato si sviluppa
n e l l e r e t o r i c h e
dell’antipolitica e quindi,
la perdita del potere.
Attualmente i problemi del
rapporto tra democrazia
ed economia, quest’ultima
più prevalente, sono legati
alla comunicazione perchè
l’opinione pubblica si forma
attraverso il massiccio in-
tervento dei MAS MEDIA.
Possiamo dunque parlare di
democrazia che diventa vide-
ocrazia, che a sua volta di-
venta culto della per-
sona per poi trasfor-
marsi in leadership.
Continuando il suo in-
tervento ha detto che è
necessario un governo
giovane capace di crea-
re una nuova legge e-
l e t t o r a l e .
Concluso l’intervento
di Zanone ha preso la
parola Giorgis che ha
esordito dicendo che la
democrazia è entrata in
crisi e che il libro
scritto da Papa ha mol-
ti meriti perché
s’interroga sui presup-
posti della democrazia
e del rapporto tra eco-
nomia e politica.
su due problemi:
- il recupero dei valori mo-
rali e politici della demo-
crazia;
- la gabbia dei partiti sul-
le istituzioni, lo svuota-
mento del potere del parla-
mento e l’impoverimento del-
la Costituzione;
Non serve la demolizione del
parlamento e della classe
politica.
Anche se le istituzioni che
ci hanno deluso l’autore non
crede che la democrazia pos-
sa cadere in un’imboscata.
politica. Sarebbe oppor-
tuno che ogni cittadino
partecipasse attivamente
alla vita politica del
proprio paese senza guar-
dare al rendiconto econo-
m i c o .
T u t t i s a r e b b e r o
d’accordo, ma tutti sap-
piamo anche che in con-
creto ciò non sarebbe
p o s s i b i l e .
Inoltre ha detto che il
libro di Papa guarda con
lucidità a quelli che so-
no i presupposti che
stanno venendo meno alla
democrazia e sarebbe au-
spicabile la separazione
tra politica e informa-
z i o n e .
Infine ha chiuso il di-
battito Papa dicendo che
il suo libro segue un fi-
lo conduttore che si pone
Pagina 17
Ad oggi, non è ancora
praticata l’uguaglianza
Numero 8—maggio-giugno 2014
Speciale salone del libro
“CHE COS’E’ LA DEMOCRAZIA?” di Emilio Raffaele Papa
Joe Bert i
Il 9 maggio 2014 ci
siamo recati con la
professoressa De
Maria al Salone In-
ternazionale del
Libro di Torino.
Siamo stati suddi-
visi in quattro
gruppi e ad ognuno
sono state assegna-
te due conferenze
da seguire, riguar-
danti gli argomenti
più disparati.
Al nostro gruppo,
sono state assegna-
te le conferenze su
“Diritto e Giustizia”
e “Descrivere la na-
tura”.
La prima conferenza
era tenuta dal rela-
tore Giuseppe Salvag-
giulo, giornalista
per La Stampa, che
intervistava Caterina
Chinnici, figlia di
Rocco Chinnici e au-
trice del libro “È
così lieve il tuo ba-
cio sulla fronte”,
Nicola Gratteri e An-
tonio Nicaso, due ma-
gistrati in prima linea nella
lotta contro la 'ndrangheta e
autori del libro “Acqua san-
tissima”. Il primo libro,
presentato dalla Chinni-
ci,narra della storia di suo
padre, ucciso da un'autobomba
mandata dalla mafia. Rocco
Chinnici fu il primo magi-
strato che cercò di sensibi-
lizzare la popolazione sici-
liana riguardo alla mafia,
partendo dai giovani.
La storia narra di una comune
famiglia italiana la cui vita
visivi che le valo-
rizzano. Il primo ed
unico programma ad
aver mostrato la ma-
fia nella sua vera
identità è stato
quello di Pif nel
2013. Un'ultima do-
manda è stata:”ad un
ragazzo che vi chie-
desse cos'è la ma-
fia, cosa gli ri-
spondereste?” Grat-
teri ha risposto che
la mafia è un feno-
Secondo Gratteri
invece il magistra-
to deve essere solo
per prendere una
decisione. Alla do-
manda di com'è vi-
sta l'Italia all'e-
stero, Nicaso ha
risposto che è vi-
sta molto male poi-
ché ci sono cinque
o sei tipi di orga-
nizzazioni crimina-
li diverse e che in
Italia si fanno so-
lo programmi tele-
meno che muta con il mutare
della società ed esiste grazie
al consenso popolare. La Chin-
nici invece ha risposto che
essa ha la singolare capacità
di mutare rimanendo sempre la
stessa e nonostante ci siano
nuove leggi per combatterla
non saranno mai efficaci se
non verranno applicate. Nicaso
si è espresso in poche paro-
le:”La lotta contro la mafia
riguarda tutti, soprattutto a
partire dai giovani”.
Pagina 18
Speciale salone del libro
“Diritto e Giustizia” e “Descrivere la natura”.
ternazionale tra le
varie polizie non è
efficiente, mentre le
mafie cooperano tra
loro egregiamente.
La mafia e la
'ndrangheta continua-
no a crescere molto
più velocemente
dell'antimafia che
rimane sempre un pas-
so indietro. Si è
parlato anche della
solitudine del magi-
strato. In particola-
re la Chinnici ha parlato di
suo padre che si è trovato da
solo a combattere la mafia.
viene stravolta
dalla mafia.
Il secondo libro
narra dello stretto
rapporto tra la
C h i e s a e l a
'ndrangheta cala-
brese e sul rappor-
to popolare con la
Chiesa. Hanno detto
che uno dei proble-
mi dell'antimafia
italiana è che non
si è globalizzata.
La cooperazione in-
Venerdì 9 maggio,
presso la sala rossa
del salone internazio-
nale del libro, un
gruppo della classe IV
D ha assistito alla
presentazione del li-
bro “prima che la not-
te” dei due giornali-
sti Claudio Fava e Mi-
chele Gambino. Claudio
Fava è un giornalista
professionista che ha
lavorato per noti
giornali italiani, tra
cui il Corriere della
Sera e l’Espresso. A
seguito della morte
del padre, ha preso le
redini de I Siciliani, ri-
vista impegnata nel dif-
fondere la cultura della
legalità e dell'impegno
antimafioso. Michele Gam-
bino lavorò per il quoti-
diano di Catania “Il Gior-
nale del Sud” nel periodo
in cui il direttore era
Giuseppe Fava, scrittore e
giornalista. L’argomento
di questo incontro, tenu-
tosi dagli autori del li-
bro e Jacopo Iacoboni, era
diritto e giustizia;
all’interno della storia,
attraverso racconti e a-
neddoti a tratti diverten-
ti, si è parlato di quat-
tro ragazzi che in una
sola notte si ritrova-
rono adulti, invecchia-
ti con lo sguardo feri-
to e l’innocenza smar-
rita. Claudio, Antonio,
Riccardo e Michele, po-
co più di vent’anni,
fanno parte della reda-
zione “Giornale del
Sud”, il cui direttore
e reporter Giuseppe Fa-
va viene presto licen-
ziato. Erano tempi duri
a Catania, intorno agli
anni Ottanta, dove mo-
rivano almeno due o tre
persone al giorno per
mafia. Anche Giuseppe
raccontano capitolo per
capitolo la loro storia.
Durante la conferenza,
Claudio Fava spiega:“Il
libro non vuole essere il
racconto della vita di mio
padre, ma tutto ciò che è
stato il suo giornale, con
i suoi ragazzi, compagni
di avventure e disavventu-
re, attraverso le loro e-
sperienze; la notte è usa-
ta come metafora, ma di
certo non di una sconfit-
ta”. Sottolinea inoltre
che, leggendo il libro con
occhio politico, si com-
prende che Giuseppe Fava
non voleva fare una batta-
glia di ideologia; il li-
bro cerca infatti cerca di
essere il più fedele pos-
sibile alla realtà. Gli
autori hanno ripercorso
così quei giorni, primo
tra tutti quello della na-
scita vera e propria della
rivista:“La mattina in cui
il notaio firmò tutte le
carte, c’è chi mise il ve-
Per questi ragazzi il
giornale è tutto, il
lavoro che avevano
tanto atteso e cerca-
to.Fino a quel momento
i ragazzi avevano
“vissuto un sogno”,
poiché, terminati gli
studi, erano riusciti
a trovare quel lavoro
che tanto desiderava-
no, dal loro punto di
vista addirittura ir-
reale, fino a quando,
in una notte, tutto
questo finisce a causa
di quel “MOSTRO” anco-
ra oggi presente: la
mafia. Tutto questo è
raccontato in “Prima
che la notte”, un li-
bro, una testimonian-
za, un flusso di pen-
sieri e sentimenti, un
diario alternato in
cui Claudio e Michele
stito più bello, chi si
presentò un’ora prima
all’appuntamento, come
Riccardo, era un momen-
to solenne, perché non
si tratta di sigilli su
semplici carte, QUEL
GIORNO IL SIGILLO VENNE
POSTO SUI NOSTRI SPIRI-
TI”
Pagina 19
Fava è stata una delle
vittime della mafia.
Numero 8—maggio-giugno 2014
Speciale salone del libro
LA NOTTE IN CUI QUATTRO RAGAZZI DIVENTARONO UOMINI
Joe Bert i
Il 9 Maggio 2014 un
gruppo della classe
IV D ha preso parte
alla “Quinta lezione
di Primo Levi”, una
conferenza tenutasi
al Salone del Libro
di Torino da Domeni-
co Scarpa, Anna Bra-
vo e Fabio Levi. I-
nizialmente Fabio
Levi, direttore del
Centro Primo Levi
che ogni anno pro-
muove la lezione
“Primo Levi” su un
tema strettamente
legato
all’esperienza e agli
interessi dello
scrittore e il suo
testo
viene
pubbli-
cato da
Einau-
di. Ha
presen-
tato
Domeni-
co
Scarpa,
consu-
lente
del
Centro Studi Primo Levi e An-
na Bravo, storica e docente
universitaria. Il titolo del-
la quinta lezione “Raccontare
gli aguzzini che e-
rano visti come uo-
mini malvagi, ma che
in realtà erano u-
guali fisicamente
nonostante fossero
stati educati male.
Non erano persone
malvagie e perfide,
ma incapaci di com-
prendere i sentimen-
ti altrui. A questo
punto la scrittrice
fa un paragone con
il libro “La banali-
tà del male” di Han-
che descrive fedel-
mente la realtà e i
suoi sentimenti.La
seconda parte, det-
ta “Zona grigia”,
spiega i pensieri
di Primo Levi dopo
essere stato libe-
rato e le rifles-
sioni narrate da
lui nel libro “I
sommersi e i salva-
ti”. Nell’ultimo
capitolo del libro,
Anna Bravo aggiunge
uno stereotipo de-
nah Arendt, dove l’uomo viene
descritto come una macchina
incapace di provare sentimenti
e senza ragione, tanto che ob-
bedisce solo agli ordini. Nel-
la terza parte, dedicata alla
violenza, la scrittrice spiega
il significato della parola
“storia”, vedendo gli storici
come uomini che danno impulsi
alle persone, teorie e nozio-
ni. L’autrice afferma che Pri-
mo Levi è stato il primo a di-
re cosa succede quando ci si
scontra con la morte violenta.
Pagina 20
Speciale salone del libro
“Quinta lezione di Primo Levi”
singola parola ha un
valore, un peso, un
significato.La scrit-
trice, descrivendo il
significato della pa-
rola “per”, spiega
che gli storici, per
essere affidabili,
devono diffondere in-
formazioni oggettive,
ma utilizzando i sen-
timenti che caratte-
rizzano i fatti nar-
rati. Il libro di An-
na Bravo è diviso in
tre parti: la prima, si chia-
ma “Deportazione per motivi
razzisti”, dove la parola
“razzista” è stata scelta per
colpire, poiché “Di solito
viene usato un termine diver-
so, razziale, che è meno for-
te, è una parola quasi tran-
quilla, ormai acquisita. Non
è violenta, non riesce a far
saltare dalla sedia”. Qui,
Anna Bravo sottolinea il fat-
to che Primo Levi non si sia
mai definito come un eroe e
partigiano, ma come reduce
per la storia”, è
stato analizzato
partendo dalla pa-
rola “raccontare”:
ossia, secondo Anna
Bravo, sapere e-
sporre documenti
attraverso una sto-
ria. Narrare, in-
fatti, è il compito
degli storici che
non dovrebbero solo
occuparsi di espor-
re teorie. Nella
narrazione ogni
La conferenza “Europa a 16
anni” condotta da Andrea
Bajani che intervistava Ti-
ziano Scarpa, celebre ro-
manziere e poeta italiano
che nel 2009 vinse il pre-
mio strega con il suo ro-
manzo “Stabat Mater”.Questa
conferenza trattava di un
progetto attuato da ragazzi
sedicenni di Berlino e To-
rino che hanno cercato del-
le parole per descrivere
l'Europa. Un rappresentante
dei ragazzi, Allano Marita-
no ha posto delle domande
allo scrittore per quanto
r i g u a r d a l a p a r o l a
“sipario”. Come tutti sanno
il sipario è un telo di
stoffa pesante usato a tea-
tro per coprire o scoprire
il palcoscenico e si uti-
lizza non solo all'inizio e
alla fine dello spettacolo,
ma anche per coprire eventuali
problemi e complicazioni. Gli
spettatori, che costituiscono
invece la realtà che guarda il
palcoscenico non vedono quello
che succede quando il sipario
è chiuso e fino a che questo
non si apre la realtà rimane
ignota..«L’Europa è prima di
tutto la messa in scena di un
desiderio, il tentativo di da-
re vita a un progetto comune.
É come un teatro nella quale
gli attori sono le persone che
detengono ed esercitano il po-
tere dietro le quinte e gli
spettatori, che rappresentano
la realtà ricevono solo infor-
mazioni filtrate dal sipario»
-dice Scarpa.
Il sipario ha circa 220 anni.
Prima esisteva il teatro, cioè
una platea a semicerchio con
una scena davanti, di giorno,
senza sipario; in seguito i
Romani lo hanno raddoppiato e
hanno inventato l'anfiteatro,
il doppio teatro nella quale
vi era la platea tutta intorno
alla scena con un pubblico
coinvolto a 360°.«Nel teatro
greco si moriva per finta,
anzi non si poteva mostrare la
morte, ma si dava solo la no-
tizia che qualcuno era stato
ucciso, suicidato, sgozzato
nei modi peggiori, invece nel
teatro romano non si fingeva
più: i gladiatori si scannava-
no davvero e il pubblico li
poteva vedere da tutte le par-
ti. Questo, in teoria è quello
che dicono essere la nostra
situazione in Europa» -dice
Scarpa. Ma non è così poiché
noi vediamo le cose attraverso
uno schermo, e quindi c'è
qualcuno che seleziona delle
scene che hanno più importanza
e le trasmette in modo da at-
scena davanti ad una platea or-
dinata, ma spesso il pubblico
viene coinvolto e “stuzzicato”,
magari tirandogli delle secchia-
te d'acqua o offrendogli panini
e bibite. Ci racconta infatti di
una sua esperienza di 20 anni fa
con il teatro del Lemming che ha
organizzato una sceneggiatura
che prevedeva uno spettatore
alla volta la quale impersonifi-
cava un personaggio; in questo
caso Edipo:«Mi hanno bendato,
portato in un posto, mi hanno
messo un coltello in mano e mi
hanno fatto trapassare un qual-
cosa che assomigliava ad un cor-
po; poi mi sono addormentato e
mi sono svegliato accanto ad una
Perciò la situazione attua-
le assomiglia più a una
falsa illusione di essere
in un anfiteatro e di poter
godere di tantissimi punti
di vista. Allano Maritano ha
poi chiesto al romanziere
come si può fare per aumen-
tare la trasparenza del si-
pario: fino a 20 anni fa la
possibilità di avere un ac-
cesso alla parola pubblica
era quella di scrivere una
lettera al direttore di un
giornale locale e sperare
che la redazione la leg-
gesse e la pubblicasse;
invece oggi esistono altri
strumenti come ad esempio
il microfono o il megafono
usati nelle manifestazioni
in piazza per esprimere le
varie idee e opinioni ed
essere ascoltati grazie a
q u e s t ' a m p l i f i c a z i o n e
dell'acustica che permette
di attirare l'attenzione. È
stato chiesto a Tiziano
anche delle sue esperienze
con il sipario e lui in-
nanzitutto ha fatto notare
che ormai il teatro è cam-
biato: non c'è più una
donna somigliante ad una dea
greca che mi dava da mangiare
dell'uva. È stata un espe-
rienza particolare e innova-
tiva che mi ha fatto immede-
simare al massimo nel perso-
naggio» -ci racconta Scarpa-
«È un nuovo modo di fare tea-
tro che trovo molto interes-
sante». Scarpa ha infine fat-
to una riflessione sul
“sipario” presente su
internet. Le persone possono
decidere se mostrarsi o man-
tenere l'anonimato. Nel primo
caso è possibile fare delle
promesse come dare appunta-
menti, mentre nel secondo
invece non si possono creare
delle vere rela-
zioni basate su
fondamenta con-
crete. Tuttavia
il sipario può
essere utile se
considerato come
tutela e forma di
protezione. E co-
sì ha concluso le
sue riflessioni.
Pagina 21
tirare il pubblico verso un
certo punto di vista.
Numero 8—maggio-giugno 2014
Speciale salone del libro
Europa a 16 anni
Il giorno 9 maggio ab-
biamo fatto un’uscita
didattica al salone del
libro per assistere ad
alcune conferenze. La
conferenza era sulla
presentazione del libro
“Gli anni fra cane e lu-
po, 1969-1994: il rac-
conto dell’Italia ferita
a morte” della Rosetta
Loy.
Rosetta Loy è una scrit-
trice italiana nata a
Roma nel 1831, vincitri-
ce di diversi premi per
il suo libro più
famoso “Le stra-
de di polvere”
edito nel 1987.
Come curatore
c’era Paolo di
Paolo, finalista
del premio Stre-
ga. Il libro, co-
me si può ben
intuire, parla
dei problemi
dell’Italia in
quei venticinque
anni “oscuri”.
Rosetta Loy ha
impiegato due
anni per la
scrittura di
questo libro e
stranamente non
sono accennate
le Brigate Ros-
se, ma princi-
palmente gli at-
tentati dei neo-
fascisti di Or-
dine Nuovo, come
la strage di
piazza Fontana o
quella della
stazione di Bo-
logna e poi del-
la mafia di que-
nella vita conoscere, poi
sapere e infine capire,
poiché bisogna “conoscere
il passato per non com-
mettere nel futuro gli
stessi errori”.
Pagina 22
stata subito a-
bolita poiché a-
vevano punti di
vista troppo di-
versi. Dopo una
prima parte in
cui si racconta
la trama se ne
apre una seconda
in cui il pub-
blico pone do-
mande alla Ro-
setta Loy. In
questa parte è
venuto fuori che
la scrittrice ha
un senso di col-
pa per non aver
raccontato prima
questi avveni-
menti. Per lei è
f o n d a m e n t a l e
gli anni. Lo scopo della
Rosetta Loy è quello di
informare i giovani su
questa parte di storia,
dato che, come ritiene
lei, è scandaloso che la
scuola non tratti tutti
questi argomenti. Per
scrivere questo libro lei
ha pensato ai suoi giova-
ni nipoti. Un primo tenta-
tivo è stato quello di
scrivere il libro con suo
figlio nato negli anni
Sessanta, però l’idea è
Numero 8—maggio-giugno 2014
Speciale salone del libro
“Il racconto dell’Italia ferita?” di Rosetta Loy
Joe Bert i
Questo è senz’altro uno dei
film più commoventi della
storia del cinema. Uno dei
capolavori (ma in realtà lo
sono tutti) di Tim Burton.
Signore e signori, ecco a
voi… Edward mani di forbi-
ce.
Edward è un ragazzo molto
particolare: non è total-
mente umano, è una crea-
zione di un inventore che lo
creò con delle forbici al po-
sto delle mani, e che morì
prima che potesse comple-
tarlo. Edward viene
“adottato” dalla famiglia di
una venditrice di cosmetici,
Peggy. È curioso ma anche
divertente la contrapposi-
zione astutamente giocata
tra il cupo e misterioso Ed e
le coloratissime e strava-
ganti persone che vivono
nel quartiere anni ’40, ’60
e ’80 (ultra colorato pure
quello… qualcuno li fermi).
Edward fa “carriera” dopo
che viene scoperto il suo
talento nel creare strava-
ganti acconciature a perso-
ne e animali, ma dopo una
serie di… ehm… disgrazie
che gli capitano (o meglio,
che i vicini gli fanno capita-
re) e dopo aver graffiato in-
volontariamente la ragazza
che ama (che poi sarebbe la
sua sorella adottiva), decide
di tornare nel castello dove
l’avevano trovato per non
procurare ulteriori danni.
Dopo aver fatto credere a
tutti di essere morto, si ha
un velocissimo flashforward
nel quale vediamo Kim (la
ex sorella adottiva di E-
dward) che racconta a sua
nipote di non averlo mai più
rivisto da quel giorno, per-
ché vuole che lui la ricordi
Non per niente ha vinto un
Premio BAFTA nel 1992
come miglior scenografia e
un Saturn Award sempre
nello stesso anno come
miglior film fantasy.
Paola Gullone
Pagina 23
“Stringimi”…”non posso”
Lo so, lo so, è un film del
’90, ma mi stupirei alquan-
to tanto se non piangeste o
non sorrideste
per qualche sce-
na. Il nostro
Johnny è riuscito
ancora una volta
a stupirci metten-
do in bella mostra
la sua straordina-
ria capacità di
emozionarci tutti
con un solo malinconico
sguardo.
da giovane. Aggiunge inol-
tre che , dalla sua scom-
parsa, ogni Natale cade la
neve nel vicinato, cosa che
non avveniva mai prima.
Infatti è Edward che fa ne-
vicare scolpendo ogni in-
verno delle statue di ghiac-
cio, e viene mostrato scol-
pire appassionatamente
vedendoci danzare la gio-
vane Kim, nell'ultima, toc-
cante, scena del film.
La fine è vicina… una setti-
mana e tre materie sotto… non
ce la posso fare… e invece sì! …
no, non ce la farò mai… Oliver
basta!! Ce la farai, romperai le
scatole finché non ti metteranno
quei tanto agognati 6 in pagel-
la!!!! Fallo per Manu, fallo per
non dover lavorare con papà a
luglio al posto di andare al mare
con la tua ragazza!!!! Pensa a
tutte le cose buone che hai fatto
quest’anno e dacci dentro!!
Questo è senza dubbio il periodo
più stressante dell’anno… Armati
di calcolatrice dalle 8.15 di mat-
tina alle 14.00 a fare, rifare e
controllare le medie. E se i conti
non tornano… disastro!! E se la
media non è 6…
catastrofe!!! E se la
prof ti fa: ”Guarda,
Pari… io se dovessi
essere sicura della
tua preparazione di
porterei a settembre.”
…e no eh!!! Niente
scherzi!! Lo sa che mi
fanno i miei se torno
a casa con la media
del 5.7 e mi rimanda-
no? Lo sa? Mi stroz-
zano, mi squartano e
nascondono quel che
resta di me sotto le
assi del parquet. E ne
sarebbero capaci!! …
beh no forse ho esa-
gerato un po’ ma comunque
ci siamo capiti!! Lapregolascongiurodeveesse
a casa, alle 15.00 sei di nuovo
lì a cercare di capirci qualcosa,
pomeriggio tassativamente a
casa, alle 19.30 sei ancora lì a
cercare di capirci qualcosa,
cena tassativamente a casa,
alle 22.00 sei ancora a casa
(niente Cacao, mannaggiab-
boia) a cercare di capirci qual-
cosa, papà cerca ancora di
aiutarti ma alle 23.00 crolla e
va a letto, tu rimani solo in cu-
cina a cercare di capirci qual-
bro, guardi for-
mule, bestemmi
un po’, camera dei tuoi, svegli
papà, bestemmie contro chi
l’ha svegliato, ti segue in cuci-
na, ti fa fare esercizi fino alle
7.15, all’improvviso una luce
accecante entra dalla finestra
ancora aperta… è l’alba!! chiudi
libro, ricacci papà a letto, si
sveglia mamma per la colazio-
ne, vai a scuola, ripassino ge-
nerale, pranzo tassativamente
cosa… e alle 2.00 del matti-
no decidi che ne hai abba-
stanza. Vai a dormire anche
tu. Sveglia tre ore dopo. Rico-
mincia tutto daccapo. Con la
differenza che questa volta ti
sei addormentato sul libro
quindi non devi fare nemme-
no la fatica di ripetere i pas-
saggi 3, 4, 5, 6.
Pagina 24
T I T O L O B R A N O I N T E R N O
mooolto convincenti… ognuno
ha i suoi assi nella manica!
C’è chi non ha problemi e
prende 8 a manetta. C’è chi
ha preso un bel 9 nel trime-
stre e lo sbatte in faccia alla
prof per far vedere che co-
munque si è impegnato. C’è
chi si fa interrogare tutti i gior-
ni per una settimana aggiun-
gendo mezzi voti su mezzi voti
per recuperare. C’è chi non ha
studiato una beata mazza per
tutto il pentamestre e si accor-
ge solo ora che manca una
settimana.
Questi ultimi individui (non
guardo nessuno) cominciano
una routine che più o meno
può corrispondere a questa:
sveglia alle cinque del matti-
no, guai a te se ti metti le
ciabbbatte se no fai un casi-
no della miseria, prendi il
libro, cucina, apri finestra
così entra un po’ di gelo che
ti sveglia per bene, apri il li-
rciunmodo!!!!
Correggerò le
verifiche al posto
suo, le guarderò
i nipotini (perché
lei è già nonna
vero?), farò qua-
lunque cosa ma
non mi riman-
di!!!!
Poi, non vorrei
dire, ma a volte
noi studenti sap-
piamo essere
Lo sa che mi
fanno i miei se
torno a casa con la
media del 5.7 e mi
rimandano?
Numero 8—maggio-giugno 2014
I P EN SI ERI D I O LI VER