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C I R 20

Date post: 30-May-2018
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    Corrispondenze Informazioni

    Rurali

    C.I.R. n 20

    Nel prossimo secolo,o in quello successivo,

    dicono,

    ci saranno valli, pascoli in cui ci incontreremo, se ce la facciamo.

    Per scalare queste cime, un parola per te,

    per te e per i tuoi figli:

    state assieme, imparate dai fiori, siate lievi

    (Gary Snyder "For the children", Turtle Island)Notiziario del Centro Documentazione di PistoiaRivista Mensile Spediz. Abb. Post. -45%, Art.2, comma 20/b Legge 662/96- Filiale Pistoia tassa riscossa

    Direttore Maurizio Matteucci taxe percue

    Reg. Tribunale di Pistoia n.152 del 7-12-1970 Pistoia C.P.O

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    I ragazzi del Casone.

    La realt della valle di Campanara in questi ultimi mesi sostanzialmente cambiata: si

    accresciuto il numero degli occupanti e tra coloro che sono arrivati l'attivit principale quella di Artigianato artistico: scultura-lavorazione del legno che si affianca a quellepreesistenti cio l'allevamento delle capre che permette la produzione di formaggio, lalavorazione delle terra su estensioni maggiori per il foraggio e l'autosufficienza, e poilavorazioni artigianali in cuoio, feltro e la manifattura al telaio.Come naturale le nuove energie hanno portato miglioramenti sensibili: nuova stalla,nuovo laboratorio, nuovo forno per il pane, ristrutturazione delle case; un'attenzionecostante e sempre pi premurosa verso la conservazione del cibo ci permette di averebuone scorte per l'inverno. Ci sono ancora casolari agibili ma non abitati e ruderi daristrutturare interamente o in parte: i tetti specialmente sono da rifare.La valle rimane aperta e garantisce l'ospitalit per brevi o lunghi periodi a chiunque siainteressato a condividere la nostra esperienza.Per contatti:[email protected] [email protected] [email protected]

    mailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]
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    La fatica della bellezza di Renato Pontiroli

    I boschi che abbracciano la casa si sono spogliati dei colori cangianti dautunno, restanopennellate di giallo sui pioppi, qualche macchia marrone di foglie secche abbarbicate sucastagni e querce e il verde intenso di edere che avvolgono alcuni alberi. Le prime gelidefolate di maestrale mulinellano il fogliame caduto lungo i pendii ed tempo di starsenevicini alla stufa, lavorando, leggendo, cucinando corroborati da un caff lungo o da unatisana.La stufa per necessita continuamente di essere riempita di legna, quindi esco e imboccola salita di fianco al fosso che scende dallo Scravaion, durante i tanti giri ho memorizzatoalcuni pioppi, faggi e carpini caduti negli anni precedenti.Salgo lentamente con la sega a mano, dopo aver rassicurato il bosco che non tagliernessun albero vivo, lo faccio sempre per non sentirmi osservato malamente, una

    ghiandaia si alza improvvisamente da un ramo, facendo un putiferio incredibile: allarme,allarmepi sopra rumori di zoccoli e di rami rotti: cinghiali, stupitioggi non giornata dicaccia!Uno spesso strato di foglie secche ricopre sassi e pozze dacqua, gli scarponi faticano afare presa, ogni tanto scivolo anche perch queste camminate sono occasione di sporadicistadi modificati di coscienza naturalmente indotti, allora mi appoggio a un tronco, chiudogli occhi e immagino di immergere radici gi nel terreno, fino a sentire la roccia, la venadacqua, il pulsare della Terra, annuso laria e resto immobile. Provo a vedere questoluogo con i sensi dei suoi abitanti non umani originari. per questo che non uso e non homai usato la motosega nel bosco.Tagliare i tronchi secchi, impilarli in verticale contro gli alberi: se piove assorbiranno poca

    acqua e baster un vento leggero ad asciugarli; la misuraquella giusta per portarli inequilibrio sulle spalle fino a casa. Questo il settimo inverno che passiamo a Borgo Cerri,ad occhio e croce mi sono portato un 500 quintali di legna a spalla, che noi accendiamostufe dai primi di settembre fino a fine aprile. Un amico dei Bassi mi dice sempre che sefacessi il conto delle ore mi accorgerei che conviene comperarla, e quelle ore impiegarle inlavoro produttivo. Certo, comperarlaalberi tagliati, argani, trattori, gasolio, motoseghe.Un tempo in questo borgo vivevano 70 persone, Sigfrido (il vicino pi vicino) racconta: Iboschi allora erano puliti e curati, la legna buona si vendeva, quella mediana si usava perscaldarsi (poco), le ramaglie grosse facevano carbone e le vedi a mezza costa le piazzoledelle carbonaie, scure di terra con le ramaglie piccole fascine le foglie di faggio siportavano con i muli ad Albenga per le stalle al posto della paglia.

    Se il borgo tornasse ad essere abitato bisognerebbe fare tagli selettivi, trasportare i tronchicon un trattore, argani, motosegheSi pulirebbero le terrazze per fare orti, foraggio,cereali e poi stalle per gli animali, i pascoli sullanfiteatroUn tempo facevo di questi sognie speravo si avverassero.Cammino leggero con i due tronchi sulle spalle, mi fermo e riprendere fiato, guardo leterrazze dove i ginepri e i carpini e i pruni e la rosa selvatica preparano per il bosco avenire, dove passano le volpi e i tassi e le faine, forse il lupo, poi sotto, in lontananza ilnostro orto dove caccia la poiana e lenta striscia la vipera, poco sopra la strada che Manpercorre sempre ad andatura bradipeda per non schiacciare salamandre, rospi, ramarri.Mi incammino leggero con il peso di questa bellezza impagabile e le motoseghe mettetevele dove dico io.

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    Incontro sulla scuola familiare

    La Casotta, Nibbiano Pecorara Casa Perotti, 2 agosto 2008

    Sulla terrazza coperta ricavata da un vecchio fienile, con lo sguardo aperto sulle collinepiacentine, un gruppo di famiglie si riunito, allinizio di agosto, per discutere sul temadella scuola familiare. Lincontro nato dallesigenza di confrontarsi, di ascoltare leesperienze in corso o gi portate a termine, e di raccogliere le opinioni di tutti quelli che sierano dichiarati interessati allargomento, attraverso i contatti raccolti via mail.Gi dal primo cerchio di presentazione che si deciso di estendere anche agli assenti,avvalendo-si della posta tradizionale o elettronica si sono messi in luce alcuni bisogniessenziali che la scelta della scuola familiare o di qualsiasi altra forma dimpegno direttonelleducazione dei propri figli da parte dei genitori di fatto consente di soddisfare.Sin dallinizio Susanna che frequenta la quinta in una multi-classe di una scuola di

    montagna ci ha segnalato, ad esempio, le sue difficolt a imparare i metodi diapprendimento prestabiliti e in varie forme imposti dalla maestra, tecniche, riassunti,schemi, scalette, diagrammi, ecc. piuttosto che la difficolt di mandar gi nozioni cheancora non riesce a sentire come inutili o potenzialmente dannose.Le dichiarazioni di Susanna hanno dato lo spunto al gruppo per chiarire, attraverso ladiscussione, che:- la scuola familiare dovrebbe essere un modo per lasciare ai bambini libera scelta e chele regole di organizzazione del loro tempo di istruzione siano in qualche modo deciseinsieme a loro e non imposte, organizzate dallalto (nella prospettiva delle esperienze diNeill a Summer Hill);- la scuola familiare un modo di assecondare i bisogni dei bambini al di fuori della logicarigida di classificazione dei compiti di apprendimento per et (imparare a leggere entro isei anni, a far di conto entro i sette, a esprimersi in italiano entro gli otto, e cos via);- la scuola familiare non dovrebbe essere solo una forma di ripetizione del modello diistruzione canonico attuata tra le mura domestiche, messa in atto da operatorimomentaneamente prestati allo scopo (genitori o altri precettori pi o meno occasionalipi o meno professionali) secondo la logica del testo di legge che vuole infatti accertare,con lesame annuale, le competenze dei genitori ad impartire listruzione obbligatoria aipropri figli;- la scuola familiare non riducibile ad una questione di scelta di metodi, regole o tecnichealternativi alla logica dellalternarsi di compiti assegnati in forme rigide e

    premi/punizioni decisi in modo sempre arbitrario;- la scuola familiare non riducibile alla messa in discussione (in crisi, in dubbio) o allarevisione sistematica (e a qualsiasi altra forma di rielaborazione specialistica) del corpus di

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    saperi comunque istituzionalizzato (che sia il programma ministeriale, il palinsesto della tv,la Bibbia o qualsiasi altra raccolta di testi sacri) che si da per scontato sia alla basedel processo di educazione che si intende mettere in atto. Riassunto in uno slogan, laScuola Familiare non si riduce allalternativa tra Un-Schooling e Home Schooling(Claudio).

    Non a caso, una delle motivazioni forti emerse nello scambio dialogico tra le famigliepresenti allincontro de La Casotta, la necessit di difendersi dalla omologazione, dalladistruzione della specificit del messaggio culturale locale, tribale, familiare allinterno delmarasma relativistico e consumistico della cultura di massa. Questo timore alla base diquasi tutti i diversi approcci presentati e accomuna le diverse attese espresse, anchequando queste ultime riguardavano gli aspetti meramente tecnici connessi alla scuolafamiliare tipo: sono insegnante e/ma voglio imparare a fare scuola familiareA questo timore potrebbe rispondere una scuola familiare che sia una forma di scambiomulti-familiare, una sorta di mercatino delle idee, della creativit, uno spazio delloscambio libero e, perci, necessariamente creativo.Tutti si sono dichiarati convinti, con Clara espressamente citata da Chiara, che per fare

    scuola familiare necessario avere una vita interessante e del tempo libero. Il bambino,infatti, non dovrebbe essere il centro della vita familiare, il nucleo che ne assorbe tutte leenergie e che va protetto dalle influenze esterne. Dovrebbe bens esserne il motore,cio la spinta propulsiva delle scelte di vita dei genitori che lo coinvolgeranno a pieno intutte le loro esperienze di vita. Esperienze che saranno, perci, naturalmente interessantie qualificanti lapprendimento del bambino senza che intenzionalmente i genitori nedeterminino in qualche misura gli orientamenti e gli apprendimenti ora ti insegno acucinare i fagioli piuttosto che a fare gli aeroplanini di cartaSi giunti a sostenere che laspetto di naturalit della scelta della scuola familiaredovrebbe, infatti, risiedere in questatteggiamento non impositivo non impongo a miofiglio di fare una vita alternativa perch penso che questo sia un bene per lui mapropositivo viviamo insieme questa esperienza, io ascolto i tuoi bisogni, le tue risposte eattraverso un feedback, anche e soprattutto emotivo, ri-oriento il mio comportamento inuna direzione piuttosto che in unaltra.La scuola familiare pu essere intesa, in questa prospettiva, come un corollarionaturalmente conseguente alla scelta del contatto continuo, come ha proposto Alfonso,del portare i piccoli, di non separarli mai dalla vita degli adulti in nome dei loro presuntibisogni di socializzazione autonoma. Bisogna, infatti, fare molta chiarezza interiorequando si parla di bisogno di socializzazione o di necessit di imparare a socializzareda parte del bambino. Bisogna, cio che ci chiariamo: si tratta del nostro desiderio che ilbambino impari, o del nostro timore che non impari, a socializzare, e che quindi, resti

    escluso, che tenda a fare il solitario, ecc? Che cosa ci impedisce di scegliere la scuolafamiliare? Il nostro bisogno che nostro figlio impari il pi presto possibile a esercitare su dis lautocontrollo per entrare in relazione con persone che non ha scelto, per adattarsicoercitivamente ad un sistema che non comprende, e cos via? Non dobbiamo trascurareper il fatto che di tutti questi sforzi di adattamento imposti a nostro figlio, noi genitorisiamo responsabili e dovremo, prima o poi, rendergli conto in prima persona non valelargomento: il mondo cos com e tu lo impari punto e basta, gli devo offrire anche ilmio perch, tendendo conto che il suo comportamento conseguente sar probabilmente ladesione a un nostro consiglio, invito, imposizione piuttosto che una sua libera scelta.Questa esigenza di preservare le facolt di scelta del bambino, considerandolo a pienotitolo una persona e non un minore dovrebbe portare, come ha sostenuto Ruggero, a

    rispondere alle varie circolari del Ministero e in particolare allultima (che impone lesameannuale) presentandosi come interlocutori qualificati sulla base delle esperienze portatea termine e non solo ideologicamente contrari a una scuola di Stato, a una scuola troppo

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    succube alle logiche del consumismo e del conformismo, alla Scuola come unica strutturarituale in cui hanno luogo i riti di passaggio, di accettazione relazionale e di appartenenzasociale.La discussione ha portato in luce una serie di timori diffusi circa il senso di inadeguatezzao la paura dei genitori di non dare abbastanza ai propri figli attraverso la scuola familiare

    in termini di saperi necessari o minimi o istituzionali anche in relazione al propriovissuto di scolari non sempre ben integrati o esplicitamente ribelli. A tal proposito, Silvia haproposto di considerare attentamente quanto sostiene Etain, che consiglia i genitoriimpegnati in una relazione continua con i propri figli a segnare, a fine giornata, su di unquaderno, tutto quello che si fatto insieme durante il giorno, per poi scoprire quantogrande sia il patrimonio di conoscenze trasmesso quotidianamente e quanto vasto siapotenzialmente il programma degli argomenti effettivamente trattati da un bambinoseguito, anche in confronto ai cosiddetti programmi ministeriali che sono invece soloformalmente portati a termine da una classe ordinaria di scuola dellobbligo.In questo senso, Alfonso ha proposto che la discussione e il confronto con le Istituzionisullo status della scuola familiare andrebbe quindi estesa o canalizzata nel dibattito sul

    valore legale del titolo di studio che in Italia di fatto blocca tanti aspetti della vita scolastica lautonomia, la personalizzazione dei percorsi formativi, la libert dellinsegnamento, laricerca pedagogica, ecc.La contraddizione , come ha sottolineato Annalisa, palese: se non ci importa nulla dellascuola istituzionale perch dovrebbe importarci qualcosa dellesito dellesame? Quindiperch preoccuparsi se lesame di accertamento delloperato dei genitori che optano per lascuola familiare secondo gli attuali orientamenti di legge passa dalla cadenza ciclica(alla fine del ciclo delle elementari, alla fine dal ciclo delle medie, ecc.) alla cadenzaannuale (sic! vedi testo della circolare del 14 marzo 2008 sul sito del Ministero dellaPubblica Istruzione)?Se nostro figlio non dovesse superare lesame noi genitori non rischiamo nulla: nsanzioni n riduzioni della patria potest. Solo il non conseguimento del titolo di studio:lobbligo di istruzione lo si considera comunque assolto dalla nostra dichiarazione in cui ciassumiamo la responsabilit delleducazione di nostro figlio secondo la modalit, previstadalla legge, della scuola familiare. A un eventuale insuccesso potrebbe eventualmenteseguire, lanno successivo, la necessit (ma non necessariamente lobbligo, almeno perora!) di sottoporsi a una doppia verifica (o anche solo alla semplice ripetizione di quellanon superata) e questo in funzione delle ansie da prestazione dei genitori: cio se e solose i genitori desiderino tenere al passo il proprio figlio con i coetanei frequentanti lascuola dellobbligo oppure lasciarlo libero di scegliere se e quando superare le provecorrispondenti ai diversi gradi di svolgimento dei famosi programmi ministeriali

    Bisogna tuttavia essere sempre attivi e vigili per evitare che nel rapporto con leistituzioni, alcune determinate persone cio insegnanti, dirigenti o verificatori a variotitolo non preparate o ideologicamente contrarie a qualsiasi forma di deroga dai camminiistituzionalmente previsti, si accaniscano contro il bambino, torturandolo psicologicamenteo semplicemente non ascoltandolo, come ha riferito Christine a proposito dellesperienzadi suo figlio Johannes.Di fatto dallascolto delle esperienze portate avanti sino a oggi, emerso quanto siapiuttosto frequente che, a fronte di una formale disponibilit ad accettare lallievo esterno,molte strutture scolastiche siano, di fatto, totalmente non attrezzate a gestirlo, sia intermini relazionali sia in termini genericamente culturali, per cui non sono infrequenti,purtroppo, i casi di comportamenti che ancorch illeciti esami a porte chiuse,

    accanimento su argomenti o schemi logici tipicamente scolastici, svalutazione deglielaborati autonomamente presentati a documentazione dei percorsi formativi e/o educativisvolti sono gravemente lesivi della dignit del bambino.

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    Da qui la necessit, sottolineata da Chiara, di tenere strettamente unito e in contattocontinuo il gruppo degli operatori della scelta della scuola familiare, anche attraversoincontri come questo de La Casotta, sia per proteggere i bambini da comportamentivessatori sia per movimentare la discussione a livello sempre pi pervasivo degli apparatiistituzionali.

    Silvia ritiene che sia il caso di affrontare lesame quando ci si sente pronti a mettersi indiscussione: lesame potrebbe essere uno dei tanti modi per evitare il rischio di mettere ipropri figli sotto una campana di vetro, per favorire il confronto, per affermare questo ilmodo di vivere nostro, presentarlo ai bambini come una presentazione verso lesterno,cercando di essere elastici nellaccoglierne lesitoA molti sembra necessario preservare il concetto di educazione rispetto a quello diesperienza: chi fa scuola familiare non vuole solo ridurre tutto alle esperienze delquotidiano vuole anche trasmettere una cultura, una delle forme di cultura di cui la scuolapubblica non garantisce pi la trasmissione sapere contadino, artigiano, religioso-spirituale, magico, sentimentale, emozionale nonch un diverso rapporto adulto-bambinobasato sul rispetto reciproco, su un reale rispetto ascolto bilaterale e mutuamente

    vantaggioso.Molto interesse ha suscitato lesperienza di Loredana che ha iscritto la figlia ad una scuolanormale con lobbligo di frequentarla solo una settimana al mese, con grande elasticit divalutazione e di atte-stazione da parte dellistituzione in merito alla effettiva frequenza e allavoro svolto autonomamente dalla famiglia durante le settimane di scuola familiare.Anche se si tratta di una scuola particolarmente attrezzata ha gestito i bambini degliElfi per circa un ventennio, con diverse modalit e secondo diversi accordi il modelloproposto sembrato a molti esportabile almeno presso le scuole presenti in piccoli centricon problemi di numero di iscritti.Anche lesperienza di Jacqueline ha suscitato notevole interesse: la sua famiglia ha duebambine iscritte alla scuola ordinaria, che frequentano regolarmente, mentre alpomeriggio, alla sera o durante le festivit e le vacanze, svolgono attivit creative oesperienze lavorative con i genitori, portate avanti senza imposizioni con il criterio dellalibera scelta da parte del bambino e delleducazione fra pari adulto-bambino (o qualunquealtro purch non ripeta lo schema duale maestro-allievo gi sperimentato a scuola). Inoltrele bambine compartecipano alle esperienze relazionali degli adulti che le selezionano inbase a vari criteri di opportunit, ricreativit, piacevolezzaAscoltando le esperienze dalla voce dei bambini viene fuori che la scuola non piaceperch bisogna alzarsi presto, perch i bimbi della scuola sono ostili, ti prendono in giroo fanno cose inutili e ripetitive. Ma da apprezzare perch se non la frequenti rischi diavere pochi amici. E se ti prendono in giro puoi sempre fartelo entrare da un parte e uscire

    da quellaltra le loro opinioni sembrano dunque confermare che gli aspetti pi difficilidella scuola ordinaria sono la rigidezza dellorganizzazione che non pu tenere contodelle esigenze o dei desideri dei singoli bambini e le dinamiche relazionali imposte dallastessa organizzazione a gruppi di bambini che non si scelgono in base a reciprocheaffinit o interessi ma si trovano obbligati a stare l tutti insieme.Dallascolto delle esperienze, anche indirette, si maturato il convincimento unanime chesia necessario confrontare gli stili di vita che pratichiamo per capire come avviare pratichedi mutuo sostegno, oltre che di comprensione/conoscenza.Non a caso si accesa una discussione sulla definizione terminologica di Scuolafamiliare, chiedendosi perch familiare (in opposizione a pubblica/sociale)? C qualcunoche la chiama parentale (che potrebbe essere solo una cattiva traduzione dallinglese) o

    addirittura paterna (in opposizione a materna, viene da supporre). Claudio ha proposto iltermine apprendimento continuo, altri hanno sottolineato il valore di parole comeconoscenza, autonomia ed educazione che sarebbe comunque il caso di mettere in

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    evidenza.Ci che apparso evidente, che a tutti sta stretta essenzialmente la nozione di scuola,che evoca comunque lidea di un sistema, pi che quella di un processo mentre ci dicui si andati discutendo appunto questo: un processo. Che coinvolga persone, genitorie bambini, piccoli gruppi o intere comunit. Che sia di apprendimento o di educazione

    che, come ricorda Annalisa, viene dal latino ex ducere che vuol dire guidare, portare fuori poco importa. Che sia una costellazione di esperienze e di nozioni sembra quasiscontato e forse inevitabile. Ma che sia un processo, una pratica comune messa in atto datutti i partecipanti, dove nessuno soggetto passivo di nessun altro, dove le decisioni sonocondivise e le scelte comuni, e non un sistema dato una volta e per tutti. Alfonso haproposto una metafora idraulica: leducazione il sistema (qualunque sistema) pertravasare la cultura-liquido dal recipiente collettivo istituzionale al recipiente cerebraleindividuale.Tutto sta nel capire chi manovra il rubinetto!

    Avalon, 27-30 dicembre 2008Incontro sulla scuola familiare e l'educazione liberatoria

    stato un incontro ricco di spunti e di stimoli!Un resoconto corale sar disponibile prossimamente!

    emersa forte la voglia di incontrarsi periodicamente e fare rete.Si quindi deciso di creare un volantino, che presenti il progetto della rete e le sue attivit

    (cercasi volontari per collaborare!)

    E inoltre stato indetto un prossimo incontrodal 5 al 18 di giugno in Toscana

    a Gricigliana presso l'Associazione Venti di Terra:un campo estivo di due settimana con cerchi, laboratori e

    attivit!

    Per info e collaborazioni rivolgersi a:francesco d'ingiullo, casetta dei buoi, 66050 palmoli

    329 [email protected]

    Ecco intanto in anteprima un primo resoconto dell'incontro, scritto da Elisa, in attesa deglialtri, sempre se arriveranno!

    Un incontro, un convegno... una comunione di anime. Parlare della scuola, dei figli parlare di noi stessi, delle nostre esperienze, emozioni e paure. In molti ci siamo riuniti incerchio per condividere la sfiducia nell'istituzione scuola pubblica e per trovareun'alternativa: spontaneamente si sono aperti i nostri cuori... che grande emozione!Proprio cos, era un sogno che ora non pi cos distante dalla realt. Niente di troppotecnico e concreto in questi tre giorni; nessuna soluzione burocratica o programmatica, mapiuttosto una grande ed emozionante esternazione. stata toccata la corda profonda del

    problema dell'essere umano con l'autorit e il limite in cui la polarit degli estremisti segnai solchi in mezzo ai quali si trova la via del cuore che si nutre di libert e di autodisciplinaallo stesso tempo. Molti bambini interiori si sono svegliati pregandoci di ascoltarli, di

    mailto:[email protected]:[email protected]
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    ritornare a quella parte preziosa della vita in cui ancora tutto scoperta, meraviglia echiedendoci di non soffocare e condizionare la sete di esperienze e la curiosit che apre leinfinite vie della conoscenza. La passione deve scorrere in ci che si trasmette, educarecome innamorarsi e entusiasmarsi assieme agli argomenti del sapere in modo che nullasia mai banale e distante dalla vita.

    Argomento avvincente stato quello sul senso delle parole, sul rivestirle del lorosignificato; la comunicazione con tutte le sua difficolt ci trasporta molto verso un pianointellettuale da una parte e verso la competizione, il bisogno di attenzione dall'altra; dinuovo ci troviamo a sondare nel profondo di noi stessi poich dietro la difficolt a capirsic' comunque l'anelito a restare uniti, insieme per superare quel muro invisibile che innoi: mi sembrato che uno scuola nuova vorrebbe proprio tendere a non coltivare formedi chiusura e piuttosto aprire alla condivisione e alla creativit. Sofferenza per l'animo anche non avere fra scuola e vita quello che sarebbe un naturale collegamento: vorremmoche molte pi attivit pratiche coronassero l'esperienza della scuola avvicinando l'uomoalla natura invece che allontanarlo. sapere, saper fare, saper essere.il sogno di una nuova scuola prende il volo sulle ali di sapienze pi varie , pi profonde, pi

    umane e meno meccaniche: uno spazio non tanto fisico quanto animico e spirituale perincontrarsi, grandi e piccini, e ascoltarsi spregiudicatamente: quali sono le nostre esigenzepi profonde, e partire proprio da queste di modo cha la scuola non sia un indottrinamentoma una fonte di strumenti per affrontare il pellegrinaggio della vita dando importanza evalore alle cose semplici e scoprendo il modo come in un gioco, liberi dalla paura e dalsenso di inadeguatezza che una disciplina rigida e cieca, cos come una libert senzacoscienza e rispetto, ci provocano. Mettiamoci in Gioco: un mondo diverso si fa insieme!

    Terra Preta, loro nero della Terra

    di Nicola, http://ortodicarta.wordpress.com

    Il suolo pi fertile del mondo, si troverebbe in una piccola area nel bel mezzodellAmazzonia. il frutto del lavoro compiuto una quindicina di secoli fa dalle popolazionilocali, che mescolavano al terreno i resti di ossa animali e corteccia dalbero carbonizzate.In portoghese si chiama Terra preta do ndio. Il carbone (o per meglio dire biochar)derivato da biomassa bruciata ha un enorme potere nel rendere pi fertile la terra, pi diquanto facciano composti chimici, o concimi animali. Inoltre, questa tecnica migliora la

    capacit del suolo di immagazzinare carbonio, e potrebbe quindi rivelarsi un utilestrumento nella guerra contro il riscaldamento globale.

    http://ortodicarta.wordpress.com/http://ortodicarta.wordpress.com/
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    Il biochar, inerte, e dunque resiste allazione dei microbi del sottosuolo; molto poroso,e perci riesce a trattenere lacqua; neutro o alcalino e quindi riduce lacidit del terreno; un buon isolante che pu ridurre la temperatura media del suolo in climi caldi ed capace di catturare minerali come il calcio, il potassio, il magnesio e il fosforo.In termini di fertilit e produttivit, migliorer la qualit del suolo. Ha un effetto a lungo

    termine. Dopo che lo aggiungi una volta rester per centinaia di anni.

    La produzione del biochar non particolarmente problematica: si tratta di un processochiamato pirolisi, che prevede la combustione di materiale organico in assenza diossigeno. Quando coltiviamo con il biochar stiamo, a tutti gli effetti, cercando di seguire leorme degli antichi creatori della Terra Preta. Non sappiamo ancora esattamente comefunzionasse il processo, cos come non sappiamo esattamente come e se sia trasferibiledal suo luogo di origine. Siamo lasciati soli a decifrare i segreti della Terra Pretasperimentando nei nostri orti e giardini e comparando le nostre esperienze.

    1) Cos il biochar?

    Il biochar fondamentalmente carbone prodotto attraverso un processo di pirolisi a bassatemperatura. La pirolisi ad alte temperature quella che genera il carbone classico a cuisiamo abituati. Idealmente il biochar viene prodotto in modo tale da preservare la massimaritenzione di bio-oli condensati. Quando utilizzato in maniera generica, il termine biochar,si riferisce semplicemente al carbone prodotto da una qualsiasi biomassa di scarto, senzaconsiderare se abbia o meno una componente di bio-oli condensati. A questo livello ilbiochar semplicemente carbone utilizzato con finalit agricole.

    2) Quali sono i benefici dellutilizzo del biochar nel giardinaggio? Addizionando biochar si ottengono i seguenti benefici: Stimolazione della crescita delle piante Riduzione delle emissioni di metano Riduzione emissioni protossido di azoto (circa 50%) Riduzione dellutilizzo di fertilizzanti (circa 10%) Riduzione dilavamento nutrienti Sequestro del carbonio in un deposito sotterraneo stabile e a lungo termine Abbassamento dellacidit del suolo Riduzione dellinquinamento da alluminio Innalzamento del numero e qualit degli aggregati nel suolo grazie allaumento delle ifedei fungi Miglioramento della capacit di ritenzione idrica del terreno

    Aumento di Ca, Mg, P e K disponibili nel terreno Aumento della respirazione microbica del terreno Aumento della massa microbica Stimolazione dellazione di fissaggio dellazoto da parte dei legumi Maggior estensione delle micorrize Maggiore capacit di scambio di cationi

    3) Quanto biochar devo utilizzare per ottenere questi risultati?Questo ancora oggetto di studio. Sicuramente i risultati saranno maggiori con maggioriquantit. Se pu soddisfarvi una stima di massima, azzarderemmo che un rapporto di 5 kga m2 (1 lb/ft2) dovrebbe essere sufficiente ad ottenere i benefici nella maggior parte dei

    giardini. In ogni caso si possono gi riscontrare notevoli benefici legati alla strutturabiologica del suolo con rapporti ben inferiori a 1Kg/m2. Questa FAQ include informazioniper luso di piccole quantit di biochar nellorto e nel giardino ottenendo i migliori risultati.

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    4) Quanto occorre perch i benefici siano visibili? E quanto sono durevoli nel tempo?Alcuni effetti, come labbassamento dellacidit del suolo, sono immediati. Altri sono legatialla biologia del suolo e possono necessitare di tempi pi lunghi. Laumentata capacit discambio dei cationi pu richiedere diversi anni per svilupparsi completamente. La buonanotizia che questi effetti durano molto a lungo. Gli effetti del biochar nella Terra Preta

    sono durati millenni.

    5) Che relazione c tra biochar, carbone agricolo e Terra Preta?Il carbone agricolo un altro nome per definire il biochar. Questo era la materia prima perla creazione della Terra Preta dos Indios cos come per crearne la controparte moderna,Terra Preta Nova. La Terra Preta originale fu creata da una miscela di carbone, cocci diargilla e vario materiale organico. Questo, unito alle caratteristiche microbiche di queiterreni, risult in un terreno ad altissima fertilit reputato in grado di autogenerarsi. Glieffetti del biochar nella Terra Preta de Indio si sono sviluppati e protratti per millenni.Inizialmente, gli studi, indicano la non possibilit di ottenere immediatamente gli efftticompleti della Terra Preta, ma, in ogni caso, effetti persistenti parziali sono gi stati

    riscontrati in studi a lungo termine. Il livello di dipendenza diretta legata alle specificit delsuolo amazzonico non sono ancora note. In qualche modo questo ci che voi,giardinieri-ortolani, dovrete riuscire a scoprire. probabile che i reali effetti del biocharsiano riscontrabili dai vostri nipoti ma non da voi.

    6) Cos la pirolisi?La pirolisi la scomposizione chimica di materiale organico per mezzo del calore inassenza di ossigeno. Questo processo crea gas (chiamati syngas), catramine e ceneri. Ilrisultato una combinazione di carbone, condensato di bio-oli, catrame e cenere.

    7) Cosa si considera come bassa temperatura nella produzione del biochar?Il punto pi basso della scala di valori teorica di 120, la temperatura pi bassa a cui illegno carbonizza, e quindi del processo di pirolisi. Un limite inferiore della scala pi pratico quello di prendere a valore la temperatura di combustione guidata del legno,normalmente 350. Il punto massimo teorico, che separa il biochar dal carbonetradizionale, dipende dal processo di produzione utilizzato e dal materiale combustibileutilizzato, ma viene generalmente indicato con 600. Queste indicazioni sono comunquerilevanti nel caso di carbone ottenuto da legna ma non valgono nel caso del bamboo o dialtre biomasse ad lto contenuto di cellulosa. Il carbone di legna ha, al suo interno, unostrato di bio-oli condensati la cui funzione identica a quella del glucosio per la crescitadella fauna microbica. Il carbone prodotto ad alte temperature perde questo strato e di

    conseguenza non in grado di promuovere la fertilit del suolo.8) Posso sostituire con altre forme di carbone il biochar?Assolutamente. Sebbene gli oli presenti nel biochar giochino un ruolo fondamentale per lafertilit del suolo stato dimostrato che anche il carbone privo di questi oli da eccellentirisultati. In generale viene comunque consigliato di evitare i pellets di carbone industrialepoich i leganti utilizzati per la sua produzione possono apportare elementi indesiderabilial terreno. Sebbene alcuni leganti vengano segnalati come innocui. Vedi 5.08 per avereinformazioni su come ricevere del carbone di pula di riso standard per condurre le proprieanalisi casalinghe in vaso e compararle con quelle di altri.

    9) Il carbone si disgrega nel terreno?Il carbone altamente stabile, i microbi sono in grado di decomporlo e disgregarlo mamolto lentamente.

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    10) Come posso unirmi alla comunit di discussione sulla Terra Preta1. Bioenergy lists: Terra Preta: the intentional use of charcoal in soils.2. Bioenergy lists: Terrapreta Discussion of terra preta, the intentional placement ofcharcoal in soil.3. Hypography Science Forums: Terra Preta

    11) Come faccio ad ottenere il biochar?Potete acquistare il carbone da ditte produttrici specializzate, le quali sono in grado difornire unampia gamma di prodotti per ammendare i terreni. O potete autoprodurlo. Conlesperienza si pu arrivare ad ottenere del biochar con la giusta capacit di ritenzione chedia i benefici attesi.

    12) Cosa posso coltivare per produrre il mio carbone?In Inghilterra, il carbone disponibile in commercio viene prodotto dalle potature comeviene fatto da circa 2000 anni. Questo considerabile un sistema ecologicamente valido epu contribuire alla preservazione ed alla salute delle foreste Inglesi.

    13) Posso bruciare ossa per fare il carbone da utilizzare in giardino?Si. Pare che il carbone di ossa, con quello prodotto da altri tipi di scarti alimentari, fosseuna delle componenti della Terra Preta.

    14) Come posso fare il mio carbone?In generale le carbonaie pi diffuse al mondo sono quelle dette a buca coperta o pilacoperta (fornace di terra), i piccoli orticultori preferiranno per iniziare con sistemi pisemplici e su scala ridotta. La pirolisi casalinga non un processo particolarmentecomplesso ed il sistema del fusto di metallo pu essere una buona base di partenza. Lavariazione pi popolare quella a fondo ventilato. Con un minimo di capacit manuali e gliattrezzi giusti si pu arrivare, partendo da un fusto di metallo, a costruirsi la propriafornace ad alta resa.

    Se abitate in una zona dove illegaleprodurre fumi dovrete fare molta attenzione a cosautilizzerete come combustibile. Non importa quale tecnica utilizzerete per produrre ilcarbone ma scegliere materiale legnoso, asciutto e di dimensione uniforme da garanzie diuna buona produzione. Luniformit una delle ragioni per cui i carbonai usano sempredurame precedentemente tagliato.

    Se volete utilizzare il calore generato per cucinare prendete in considerazione la cucina a

    biochar di Robert Flanagan o il sistema a due fusti di Folke Gunther. Il fusto interno, nelsistema di Folke, agisce come ritorto, limitando laccesso di aria al combustibile per ladurata del processo. Una fonte di calore esterna pirolizza il contenuto del ritorto il quale,attraverso una serie di piccoli fori, permette la fuoriuscita dei gas ma limita laccesso diossigeno. Il sistema ritorto sicuramente quello che permette una maggiore efficienza.

    http://terrapreta.bioenergylists.org/http://bioenergylists.org/mailman/listinfo/terrapreta_bioenergylists.orghttp://bioenergylists.org/mailman/listinfo/terrapreta_bioenergylists.orghttp://hypography.com/forums/terra-preta.htmlhttp://terrapreta.bioenergylists.org/http://bioenergylists.org/mailman/listinfo/terrapreta_bioenergylists.orghttp://bioenergylists.org/mailman/listinfo/terrapreta_bioenergylists.orghttp://hypography.com/forums/terra-preta.html
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    15) Quali sono i sistemi per avvicinarsi a grandi produzioni di carbone per il giardinaggio?Un grande fusto ritorto.Utilizzate un fusto con un coperchio con una buona tenuta. Posizionatelo su un supportoappoggiato a terra e praticate dei fori sul fondo in modo da sfruttare leffetto ritorto deigas volatili infiammabili. Unalternativa pi elaborata quella di collocare un tubo perforatoche dalla sommit del fusto porti i gas verso la parte inferiore, nel braciere. Scegliendoaccuratamente la materia prima con questo sistema, che rimette in circolo i fumi attraversola ritorsione dei gas, non solo da unottima resa in termini di produzione ma abbatte

    drasticamente lemissione di fumi. Fornace da acido piroleico (wood vinegar) [daimplementare] Non sono sicuro che in questo caso si possa ridurre lintensit dei fumi, malo spero.

    16) Come posso ottenere del carbone che abbia le caratteristiche strutturali e chimiche delbiochar?La struttura caratterizzata principalmente dalla materia prima. Il durame attualmente ilpreferito da questo punto di vista ma gli studi in questo campo sono ancora mobili. Lachimica pi definita. Il processo di carbonizzazione deve essere tenuto sotto controlloper assicurare la ritenzione dei condensati. Gli strumenti per ottenere questo su scaladomestica sono limitati ma fortunatamente molto semplici. In tutti i casi si tratta di limitare

    laccesso di aria nella camera per ridurre la combustione con fiamma e per mantenere unatemperatura di pirolisi il pi bassa possibile cos da non consumare e disperdere tutti glielementi volatili ed il catrame. Sicuramente, tollerare la produzione di fumi, segno di unascarsa combustione, pu voler dire aumentare la ritenzione degli elementi volatili. Coscome il soffocare la combustione prima che si trasformi da combustione di gas di legna incombustione di gas di carbone pu essere efficace. Questo pu tradursi in una produzionemista di carbone nero e carbone marrone, entrambi comunque ottimi per il giardino.

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    17) Quanto carbone posso pensare di riuscire a produrre?Su una base strettamente di peso ed energia, intorno al 20% con una fornace a bruciatoresuperiore (TLUD Top Lit Updraft) con una bassa velocit superficiale e 60% con una afuoco ritorto in condizioni ideali. 40% un obbiettivo ragionevole. [Necessit di Fonte]

    18) Quali materiali refrattari posso usare per realizzare una fornace? Una fornace afiamma ritorta? E possibile ricoprire il bidone con argilla, sassi, sabbia ecc.

    19) Quali gas vengono prodotti durante l pirolisi?I principali gas combustibile sono il monossido di carbonio e lidrogeno, con una piccola

    percentuale di metano. In casi di alta percentuale di umidit nel combustibile, si produceanche anidride carbonica.

    20) Quanto calore viene prodotto durante la pirolisi?La pirolisi, di per s, un processo endotermico, ossia, richiede una fonte di caloreesterna. Il potere calorifero dei gas prodotti di 5.000 5.900 kJ/m3. Nonostante sia dimolto inferiore comparato ai valori del gas naturale, da 33.320 a 42.000 kJ/ m3, hacomunque una sua ragione dessere.

    21) Il carbone meglio come combustibile che come ammendante del terreno?Pu essere. Il suo valore come ammendante sicuramente pi alto quando viene usato in

    piccole dosi come inoculante, o come appoggio a concimazioni. Ha anche una grandeutilit nelle coltivazioni che richiedano forti concimazioni. 22) Il carbone a pi valore comecombustibile che come compensazione dei gas serra?Forse si. Forse no.

    23) Cosa faccio con il carbone dopo averlo prodotto?Potete usarlo cos com, appena fatto soprattutto se in piccole dosi. Per applicazioni piimportanti le scelte possono essere di spezzarlo, setacciarlo, inzupparlo, aggiungervimateriale secco, compostarlo.

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    24) Perch dovrei trattare il biochar invece di utilizzarlo cos com?Ci sono molti motivi per cui convenga farlo.25) Di che dimensioni dovrebbe essere il biochar e in che modo Si pu spezzare osetacciare il biochar?Per spezzarlo io mi affido a mortaio e pestello: un bastone di 5 cm di diametro e uncontenitore da circa 20 litri appoggiato su un foglio di compensato.Per setacciare e dividere il biochar probabilmente pi utile un piano inclinato (rete perletto) di uno orizzontale soprattutto per grandi quantit.

    26) Come posso rendere il biochar pi facile da spezzare?Bagnarlo ed asciugarlo sembra aiutare. Spezzarlo leggermente inumidito aiuta acontrollare linevitabile polvere.

    27) Oltre allacqua con cosa posso inzuppare il biochar?Compost tea, MiracleGro, emulsione di farina di pesce, urea, altra urea...

    28) Posso aggiungere il biochar al compost?Si. Questo permette di intridere il biochar di sostanze biologiche e umiche. In pi, graziealla propriet di assorbire gli odori, consiglio di metterne una manciata ad ogni aggiunta discarti nel secchiello dellorganico vicino alla cucina.

    29) Il biochar modifica il processo di compostaggio?Osservazioni estemporanee indicano che laggiunta di biochar fresco finemente macinatopu accelerare il processo di compostaggio.

    30) Il biochar pu danneggiare i lombrichi nel mio compost? stato osservato che se la percentuale di biochar rimane inferiore al 50% non vi sonoproblemi, con percentuali maggiori lattivit dei lombrichi pu risultare ridotta.

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    31) Posso usare il biochar nella Compost Toilet?Si. Qui, il potere di assorbire gli odori, nuovamente fondamentale.

    32) Come applico il biochar e qual il dosaggio limite di applicazione per ottenere effetti

    dal biochar?Dai dati ad oggi disponibili sembra che i coltivi rispondano positivamente ad applicazioni dialmeno 50 Mg C ha-1, sempre che si applichi una sufficiente concimazione per impedireche il carbone induca uno stallo (vedi 5.04). Questa misurazione equivale a 5Kg/m2 ed attivo con una dispersione del carbone a 5 cm di profondit. I coltivi possono presentaresegni di riduzione dello sviluppo con applicazioni superiori. Secondo gli studi fino ad oggieseguiti, non si presentata riduzione della crescita per la maggior parte delle specievegetali e condizioni del suolo anche con applicazioni di 140 Mg C ha-1.

    33) Come viene utilizzato generalmente il biochar?Normalmente viene mescolato come quando si preparano i letti aggiungendo compost o

    altro materiale organico.

    44) Qual il dosaggio normale di applicazione del biochar?Questo non ancora stato precisamento definito.

    45) Ci sono dei benefici ad utilizzare il biochar come pacciamatura?[Miglior ritenzione dellazoto e degli elementi azotati, riduzione delle emissioni di metano eprotossido. Riscaldamento dei letti in primavera.

    46) Laggiunta di biochar pu causare uno stallo nella crescita?Nel caso di terreni poveri di azoto, laggiunta del biochar pu effettivamente causare unostallo nei processi di crescita. Eventualit comunque relativamente rara in situazioni diorto/giardino dove si pu disporre di concimi quali compost, letame, scarti di cucina. Unatestimonianza

    La combinazione data dallinserimento di biochar ricco di C/N e sacche abiotiche di Nminerale pu, in alcune situazioni, portare ad una riduzione dellazoto disponibile per lepiante (Lehmann and Rondon 2005). Esperimenti condotti nel nord della Svezia, in ognicaso, hanno mostrato un aumento della nitrificazione e diminuzione dellammonizzazione

    in seguito allaggiunta di C attivo in una foresta di abeti (Berglund et al. 2004). Sembra chegli effetti del biochar sullazoto (N) presente nel suolo non siano ancora staticompletamente compresi. Studi in serra condotti in Columbia hanno dimostrato che leleguminose sono in grado di compensare la carenza di N attraverso laumento di N2fissato biologicamente, processo stimolato dalla presenza di biochar (Rondon et al. 2004).Le non leguminose, in ogni caso, potrebbero necessitare di concimazioni azotate percompensare limmobilizzazione. Come effetto indesiderato si pu avere, di conseguenza,una maggiore necessit di composti azotati la cui produzione a costi energetici moltoelevati (West and Marland 2002)

    47) Cosa si pu fare per prevenire lo stallo?

    Si possono adottare tre possibili soluzioni singolarmente o abbinate: (i)il biochar vieneapplicato esclusivamente alle leguminose fintanto che non si sia fissato sufficiente azoto

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    da permettere una situazione economicamente soddisfacente per la coltivazione di non-leguminose senza la necessit di aumentare lapplicazione di composti azotati; (ii) ilbiochar viene caricato di N attraverso una fase di compostaggio o attraverso un processodi produzione di energia (Lee and Li 2003); il biochar viene applicato in dosi controllateche permettano la sedimentazione di N e ottimizzi la produttivit delle piante.

    48)Il biochar influisce sullecologia del suolo?La struttura stessa del carbone fornisce rifugio per molti organismi benefici dai minuscolibatteri ai grossi lombrichi.Il carbone in grado di accrescere lattivit delle micorrize. Questo fattore non sembraessere influenzato dalla temperatura di produzione del carbone.

    In Giappone vi una lunga tradizione delluso del carbone come ammendante. AffermaNishio (1996) : lidea che lapplicazione di carbone nel terreno possa stimolare lemicorrize arbuscolari locali nel suolo e quindi promuovere lo sviluppo delle piante cosarelativamente nota in Giappone, sebbene questa pratica sia limitata dagli alti costi. La

    stretta relazione tra il carbone e le micorrize probabilmente importante nellarealizzazione del potenziale del carbone di accrescere la fertilit del suolo. Nishio (1996)riporta linefficacia del carbone nello stimolare la crescita di alfalfa in terreno sterilizzato,ma la crescita aveva un aumento di un fattore di 1.7-1.8 quando alla coltivazione venivaaggiunto terreno non sterilizzato contenente micorrize locali. Warnock et al (2007)suggerisce quattro possibili meccanismi attraverso cui il biochar potrebbe influenzarelabbondanza di funghi micorrizici. In ordine decrescente di prove scientifiche disponibilisono: alterazione delle caratteristiche fisico-chimiche del suolo; effetti indiretti sullemicorrize attraverso lazione su altri microbi presenti nel suolo; detossificazione deicomponenti allelochimici nel biochar ed interferenze nelle segnalazioni pianta-fungononch rifugio dai predatori.

    Il carbone di legna prodotto a basse temperature (pi che lo sfalcio o legni ad altocontenuto di cellulosa) possiede uno strato interno di bio-oli condensati disponibili aimicrobi per cibarsene, leffetto di questi bio-oli identico al glucosio per lo sviluppomicrobico (Christopher Steiner, EACU 2004)

    Steiner et al [2008] ha osservato che la respirazione basale (RB), la massa microbica, lapopolazione e lefficienza dei microbi (espressa dal quoziente metabolico) cresce inmaniera costante e significativa con laumento delle concentrazioni di carbone (50, 100 e

    150 g/Kg soil). Lapplicazione della condensazione dei fumi (acido piroligneo, AP) provocaun netto aumento della respirazione indotta del substrato (RIS), delle caratteristicheprecedentemente menzionate ed un aumento esponenziale delle popolazioni.Supponiamo che il condensato dei fumi contenga sostanze facilmente degradabili,utilizzabili dal metabolismo dei microbi, e solo una minima parte di agenti inibitori.

    La formazione di aggregati viene promossa:

    La presenza nel suolo di biochar promuove attivamente la formazione di aggregatiattraverso la stimolazione delle ife dei funghi. Il biochar in grado di fornire habitat per leife esomicorriziche, la sporulazione avviene nelle microporosit grazie alla minor

    competizione dei saprofiti (Saito and Marumoto. 2002)

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    49) Quale tasso di crescita ci si pu attendere?Ci si pu attendere che il peso totale del raccolto sia, nella maggior parte dei casi,visibilmente maggiore con una combinazione di carbone-concime che non con la solaconcimazione. In alcuni casi i risultati ottenuti sono notevoli. Steiner (2007) ha riportato un

    raddoppio nella produzione di granoturco in coltivi trattati a carbone+concimazione rispettoa quelli trattati solo a con concimazione. I raccolti sono diminuiti nellarco di quattro cicli dicoltivazione, anche se la riduzione stata minore nei casi di applicazione di carbone. Leconcentrazioni di P, K, Ca, Mg sono rimaste significativamente elevate nei terreni trattaticon carbone nonostante il sequestro operato dalle coltivazioni. Considerando che lesperimentazioni sono state effettuate in poche localit, non dovrebbe essere una sorpresascoprire che i effetti attesi possano risultare leggermente inferiori a questa previsione.

    I dati sugli effetti del carbone sulle coltivazioni sono ancora ridotti solo un limitatonumero di cultivar su una limitata tipologia di terreni sono stati investigati. Le iterazioni tracultivar, tipologia di suolo, condizioni locali, metodo di produzione, di applicazione e

    percentuale duso del biochar devono essere ancora studiate in dettaglio prima che ilbiochar possa essere contemplato come ammendante nella coltivazione su larga scala. Inogni caso ci sono chiare prove che laggiunta di carbone per determinate cultivar edeterminate tipologie di suolo pu avere effetti benefici.

    50) Esistono sistemi attraverso cui si possa condurre le proprie sperimentazioni in modoche possano essere utili anche per altri?Certamente: CharDB, il database internazionale open-source delle sperimentazioni conbiochar.Ora puoi registrare le tue esperienze di concimazione con biochar in un formatoomologato CharML che dovrebbe facilitare la comparazione dei dati inseriti. Questo, sispera, dovrebbe condurre a nuove ed interessanti conclusioni ed ad una conoscenza piapprofondita del fantastico mondo del biochar!

    51) In che misura il biochar limita la produzione dazoto?Lo studioso del suolo Lucas Van Zweiten ha osservato una notevole riduzione delleemissioni di protossido d'azoto in una situazione agricola in cui ha utilizzato il biochar dicui disponeva. Generalmente terreni con alti livelli di nitrati, una robusta struttura organicae sufficiente umidit hanno livelli molto alti di produzione di protossido, di conseguenza ibenefici osservati da Van Zweiten sono probabilmente maggiori. In ogni caso,

    Gli effetti del biochar sulle emissioni di protossido dazoto sono un fattore ampiamentesconosciuto. Nonostante sia probabile la riduzione dellemissione diretta di N2O e quellaindiretta, attraverso la riduzione di dispersione di nitrati, nessuna di queste possibilit stata adeguatamente dimostrata su unampia gamma di terreni e cultivar diversi.

    Grazie a: Ortodicarta e Philip Small

    Per vedere larticolo Terra Preta e accedere a tutti i link:http://avambardo.atwiki.com/page/Terra%20Preta

    http://avambardo.atwiki.com/page/Terra%20Pretahttp://avambardo.atwiki.com/page/Terra%20Preta
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    All Acquacheta, trentanni dopodi Marco Bucciarelli

    Al Passo del Muraglione imperversa un vento freddo, domenica 20 luglio 2008, un ventoche m infila di continuo i capelli in bocca e negli occhi. il modo un po irruento in cui ilvento mi d il buongiorno; il suo modo di proteggermi dagli insetti, dal sudore e da altremolestie, ed io lo apprezzo. Amo il vento pi del mare, pi del sole, pi di altri fenomenimeteorologici, e rimango un bel po l in piedi come uno spaventapasseri, in mezzo allastrada troppo trafficata nella domenica mattina estiva, con capelli e camicia svolazzanti,rimango fisicamente immobile fra le due corsie della strada, ma i pensieri mi corrono inqua e in l, e nemmeno il vento riesce a tener dietro al pensiero. Guardo il muro eponimo(quello da cui trae origine il nome del Passo del Muraglione), a proposito del quale in

    Toscana si racconta che venne costruito soltanto contro il vento, e mi vengono in mente gliPsilli, quel popolo nordafricano che (a quanto riferisce Erodoto) si estinse perch dichiarguerra al vento e la perse: rimasero tutti sepolti sotto una bufera di sabbia. Penso anchead un altro popolo sahariano, questo ancora esistente, i Tubu, che definiscono se stessifigli del vento. E come potrei, in piedi di fronte al Muraglione toscano, non pensare alMuro di Berlino, a ridosso del quale ho vissuto tanti anni? E pensando a Berlino, oggi che il venti luglio, mi viene in mente che in Germania festa nazionale, ilsessantaquattresimo anniversario dell unico attentato (fallito) ad Hitler... Ci mancavasoltanto questa associazione d idee!

    Mi scuoto. Al Passo del Muraglione c scritto che l Acquacheta raggiungibile a piedi intre ore e mezza. Grazie al vento freddo, e nonostante che mi sia caricato di fardelli comeun mulo, dopo due ore e mezza sono gi ai Romiti. Qui l Acquacheta, avanti di gettarsi gia capofitto nel burrone, ha modellato nel corso delle re geologiche un piccolo grandepianoro, incastonato fra monti che lo riparano dal vento: lo trovo pieno di turisti distesi suasciugamani, sembra di essere in spiaggia. Facendo attenzione a non calpestarenessuno, passo oltre e mi dirigo verso il Briganzone. Il primo luglio scorso, in una sorta diviaggio a ritroso nel tempo, ero tornato ai Romiti per la prima volta dopo trent anni. Nonera domenica; non avevo incontrato che una persona o due; mi ero spogliato e mi erolavato nellAcquacheta; ero rimasto un giorno e due notti nelle sue foreste, per la primavolta nelle sue foreste dopo trent anni! E durante le tre settimane successive non ho fattoaltro che pensarci.

    Sapevo che la mia contrada, lIstrice, avrebbe vinto, ma non sono andato nemmeno alPalio. Sentivo il richiamo della foresta, pi di quello della piazza: almeno in questo, sonopi vicino all Istrice io degli altri istriciaioli... In fondo, sono un istrice io stesso: silenzioso,schivo, scontroso, e il mio motto potrebbe essere proprio quello ufficiale della ContradadellIstrice: sol per difesa io pungo. E dunque il venti luglio ho ceduto di nuovo alrichiamo della foresta e son tornato allAcquacheta. Con una decina di mele, sei o settefruste di pane integrale (le baguettes a Siena si chiamano fruste), sacco a pelo, quattrolibricini leggeri (poesia medievale, in quattro vecchie lingue ormai cadute in disuso):insomma con l indispensabile per sopravvivere tre o quattro giorni. Son tornatoallAcquacheta nonostante alla radio abbiano previsto temporali in Appennino (da anni hoabolito la televisione, la lavatrice, il telefono e la cottura del cibo, ma ho ancora la radio).Stavolta, tuttavia, domenica e sembra che tutto il mondo si accalchi intorno alle cascate;ecco perch, a differenza di tre settimane avanti, stavolta non mi rinfresco nel fiume, non

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    sosto affatto, mi lascio sbito alle spalle la bolgia dei turisti e mi dirigo verso il MonteLvane, che dallalto dei suoi 1241 metri domina lAcquacheta da settentrione.

    Con tutti i miei fardelli addosso, faccio fatica ad arrivare al podere Briganzone e lo trovo incondizioni molto peggiori di trent anni fa: praticamente non c pi nemmeno un vano ilcui tetto non sia crollato. In compenso merda di mucca dappertutto, e le mucche stesse siaggirano come spettri fra le macerie. Sono le mucche brade introdotte dal demanio; tresettimane fa erano ai Romiti, oggi evidentemente i turisti han fatto scappare anche loro...

    Ah, ma davvero? mi contraddicono a muggiti: Cos, noi saremmo fantasmi che siaggirano fra le macerie, eh? Senti chi parla! E te? Ma non ti vedi, te? Hanno ragione.Vago inciampando fra le macerie, lo sguardo fisso da sonnambulo, come un fantasma.Ngoli di ricordi mi svolazzano, scuri pipistrelli, nella caverna del cranio.

    Ma vttene al Briganzone! si diceva trent anni fa a Pian Barccioli e a Trafossi quandosi voleva mandare qualcuno al diavolo o a quel paese. Il Briganzone appariva ai nostriocchi come un posto irraggiungibile, pi sperduto ancora di quelli dove abitavamo noi, unposto maledetto, il cui stesso nome sembrava definirlo un covo di briganti. Eppure mezzosecolo fa, o poco pi, era un podere e una civile abitazione. In tempo di guerra, Yurij vi erastato mandato al confino o in prigionia, e vi era poi rimasto spontaneamente. E chissquanta gente ci viveva, poich da qualcuno Yurij doveva pur averla appresa, quella parlatatoscanaccia che pi tardi lo distingueva dai romagnoli a San Benedetto in Alpe, dove siera trasferito ed era diventato il becchino del paese... I funerali erano rari a SanBenedetto, e lui se ne consolava con il vino. Fra un bicchiere e l altro bestemmiava e sintratteneva volentieri con tutti, ma soprattutto con chi parlava come lui, cio con i toscani.Un giorno di ventinove anni fa io partii dallAcquacheta per andare a Firenze alla visita dileva (esisteva ancora la coscrizione obbligatoria). Credo che fosse gi marzo, ma sullemontagne c era ancora la neve. Yurij mi venne dietro finch non salii sulla corriera a San

    Benedetto; a giudicare dal commiato che mi dava, si sarebbe detto che partissi per lelontane Americhe come Geppetto. Mentre mi accompagnava alla corriera, ogni poco mitoccava il braccio e mi chiedeva di mandargli una cartolina da Firenze, me lo chiedeva coltono di chiedere un favore importantissimo, quasi con le lacrime agli occhi:

    Anche senza francobollo... Pago io la tassa... disse, e aggiunse: Basta indirizzare aYurij, non c bisogno n di cognome n dindirizzo! Mentre gi la corriera partiva con medentro, Yurij da terra grid ancora una volta:Mi raccomando la cartolina!Naturalmente comprai la pi bella cartolina illustrata che trovai a Firenze e, col senno dipoi, avrei fatto meglio a comprare anche un francobollo; ma lui aveva detto che gliarrivavano anche senza, dunque gliela spedii senza, indirizzando a Yurij, San Benedettoin Alpe. Quando lo rividi, due o tre settimane pi tardi, gli chiesi se gli fosse arrivata, maper tutta risposta Yurij abbozz il gesto permaloso di chi stato profondamente,ingiustamente ferito da un offesa imperdonabile; e da allora non mi parl mai pi.

    Tutto questo mi torna in mente ora, ventinove anni pi tardi, guardando i ruderi delBriganzone, dove Yurij aveva vissuto e preso quell accento toscano che poi non persemai.

    Sebbene i tetti del Briganzone siano ormai pi un pericolo che un riparo, non voglioallontanarmene troppo per l eventualit di un temporale. I pochi prati all altitudine delBriganzone, tuttavia, sono occupati dalle mucche. Decido di continuare il sentiero che saleal Monte Lvane finch non trover un pratino su cui trascorrere la sera e la notte, inmodo da dover scendere e non salire al Briganzone in caso di temporale. Rimango sedutoun ora o due sul primo spiazzo erboso che scelgo, ma troppo scosceso per passarvi lanotte. Salgo ancora, fino a trovare una radura un po pi piana, e vi distendo il sacco a

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    pelo. Alla mia destra, in basso, i ruderi del Briganzone e le macchioline bianche dellemucche nel verde. Alla mia sinistra, in alto, la vetta boschiva del Monte Lvane. Tuttointorno creste montane pi basse coperte di foreste, con qualche sprazzo prativo di verdepi chiaro.

    Fino al tramonto il cielo rimane sereno, ma al crepuscolo cominciano ad arrivare nuvole daoccidente, da dove il vento imperversa tutta la notte spingendo verso levante nubi denseche fuggono allimpazzata, senza tuttavia che il cielo torni sereno, perch la mandria dellenubi in fuga non finisce mai, anzi sinfittisce, un branco senza fine, quello in fugaprecipitosa verso levante, una coltre spessa che quasi mai nel corso della notte lasciaintravedere la luna poco pi che piena. Accanto a me ho un lampioncino portatile adenergia solare, ma un grosso riccio viene a raschiarcisi rumorosamente edinsistentemente contro: una protesta eloquente. Hai ragione, gli dico; e spengo illampioncino.

    Il vento, e con esso la fuga precipitosa delle nuvole, cessa allalba, e dimprovviso tutto intriso d umidit (ecco il pi grande merito del vento: contrastare lumidit!), che si

    condensa in una pioggerella fina come nebbia, sotto una coltre di cielo grigio. Io mi eroaspettato un temporale, violento ma breve, e invece mi ritrovo una pioggerella allinglese,che pu durare per giorni interi. Decido di non proseguire il mio cammino verso il culminedel Monte Lvane, ormai reso invisibile dalla coltre umida che lavvolge. Appendo ai ramidi un albero il sacco a pelo e le scorte alimentari: torner con la canicola, la settimana o ilmese prossimo.

    Scendo al Briganzone, alla cui fonte prendo acqua da bere, e gi fino ai Romiti, dove nonc pi nessuno (ormai luned mattina). Prima di guadare l Acquacheta e iniziare lalunga salita fino al Passo del Muraglione (per la quale impiegher poi quasi quattro ore),decido per di andare a rivedere Pian Barccioli, dove arrivai quasi trent anni fa, nel

    dicembre 1978, quando la comune, la famosa comune degli zappatori senza padrone,era stata fondata da appena un anno e mezzo. Ci vuole meno di mezzora di cammino, daiRomiti a Pian Barccioli, e dunque si pu fare anche sotto la pioggerella, che del resto sirivela circoscritta al versante toscano dellAcquacheta.

    ancora abbastanza presto, Pian Barccioli avvolta nel silenzio quando vi arrivo. Ma lecase sono evidentemente abitate, dunque mi siedo fuori in attesa che appaia qualcuno.Rispetto il silenzio, e intanto guardo e confronto ci che vedo con le immagini che mi portodentro: quello che vedo con gli occhi mi pare un piccolissimo, insignificante agglomerato dicase, non paragonabile con la mitica Pian Barccioli che raggiunsi dopo una marcialunghissima e difficile nella neve alta. Non avevamo nemmeno vetri alle finestre, a queitempi, mentre ora qualcuno ne vedo (solo qualcuno), e addirittura vasi di fiori alle finestree pannelli fotovoltaici...

    Intanto qualcuno si affaccia e mi guarda con aria interrogativa. Mi scuso dell intrusionema, spiego, volevo rivedere i posti dove vivevo trent anni fa. Laria interrogativa del suosguardo si trasforma immediatamente in interesse e curiosit. Scende, viene fuori. A meintanto torna in mente un verso letto in uno dei quattro libricini medievali: Ih wallotasumaro enti wintro sehstic ur lante... Sessanta fra estati e inverni vagai lontano... Insommaci mise trentanni, anche Teodorico, per far ritorno in Romagna.

    Chi esce di casa un ragazzo giovane che, a quanto pare, trentanni non ce li hanemmeno. Parla con leggera cadenza romagnola (peccato soltanto leggera), dice dichiamarsi Penna (ne gioisco, perch segno che a Pian Barccioli si usano ancora nomivagamente pellerossa) e vuol sapere come mi chiami io o come mi chiamassi trentanni fa.Saputolo, dice di aver letto il mio nome in qualche libro, e si mette a chiamare Gerri a granvoce. Questa stata forse la gioia pi grande della mia breve visita a Pian Barccioli:

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    Gerri esiste ancora! lunico dei comunardi della prima ora che ritrovo, ed importanteche proprio lui sia rimasto, perch fu tra i primi, se non il primo in assoluto, ad arrivare quinel 1977, tanto vero che gli abitanti di tutti i paesi della montagna romagnola parlavanodi noi come dei seguaci di Gerri della Rocca, ed era inutile spiegargli che non eravamoseguaci proprio di nessuno.

    Gerri ci mette un bel po a uscire di casa, ma la calma sempre stata uno degli aspetti pibelli del suo carattere. Anzi, ora scorgo nei suoi occhi una pace pi completa, pi distesadi quella che aveva un tempo. Esteriormente meno in carne di trent anni fa, pismunto, e i suoi capelli han perso un po del nero che avevano, ma sono ancora lunghiuguale. Entriamo nella nuova cucina che han ricavato da uno dei due fienili (la cucina diun tempo oggi un rudere), mi fanno vedere le innovazioni tecniche (lelettricitfotovoltaica, lacqua che arriva in casa senza pi dover andare a prenderla alla fonte), midicono che ora esiste addirittura una strada e un posteggio a quattrocento metri da PianBarccioli. Su questultimo punto io, camminatore alla Jack London, storgo molto la bocca.Chiedo notizie di questo o quel compagno dun tempo: due o tre son morti, della

    stragrande maggioranza s persa ogni traccia, sui restanti ricevo qualche informazione;ne fornisco a mia volta sulla mia vita, e soprattutto rievoco... Ti ricordi...? Gerri ricorda perfilo e per segno tutto di tutti, molto meglio di me eppure ne ha vista arrivare e partiretanta di gente in trentanni! La prima cosa che mi chiede perch non gli ho portato unbel brunello di Montalcino, ch te sei di quelle parti, no? Non ha dimenticato nemmenodi dove sono!

    Salendo a Pian Barccioli dai Romiti ho cercato invano la fonte alla quale ciabbeveravamo...

    Ah quella? dice Gerri, da mo che seccata! Nemmeno una goccia, nemmeno dinverno!

    Andavamo a prendere lacqua laggi, la portavamo a casa con le taniche, in salita... Tiricordi il sistema che Marisa aveva inventato per farci il bagno? Ci faceva entrare a turnonella tinozza, ci versava lacqua in capo, ci lavava i capelli...

    Quando nomino Marisa, la sua Marisa, Gerri s'infervora:

    Lo sai cosa fa adesso la Marisa? Fa la cuoca dai monaci e ascolta Radio Maria a tuttovolume!

    Oddio! Questo mi sembra il destino peggiore: peggio di quello di chi morto o di chi scomparso senza lasciare tracce.

    Parliamo per due o tre ore di tante cose (che il tacere bello, direbbe Dante, s com era il

    parlar col dovera), poi mi sento un po dintralcio e mi rimetto in cammino verso i Romiti.Ma a Trafossi non ci vai? si stupisce una ragazza, giovane anche lei come Penna eanche lei con leggera, anzi purtroppo soltanto leggerissima cadenza romagnola. Sa chenel 1979 fui tra i fondatori di Trafossi, la seconda comune dellAcquacheta, anchessaancora esistente ma senza pi nessuno della prima ora.

    Se ora vado anche a Trafossi, come faccio poi ad arrivare a piedi al Passo delMuraglione? Ecco perch mincammino verso i Romiti e non verso Trafossi.

    Ma ho appeso il sacco a pelo a un albero fra il Briganzone e il Monte Lvane, dunqueprossimamente torner fra queste foreste e andr a rivedere anche Trafossi, la mia

    Trafossi.

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    Per un riconoscimento giuridico delle Comunit Intenzionali

    Introduzione

    Le comunit rappresentano una tra le forme pi antiche di aggregazione tra esseri umani: oggi

    possono costituire avanzati laboratori di sperimentazione sociale, eppure non esistono strumenti

    giuridici per regolare le svariate attivit che queste realt comprendono.

    LItalia ha una lunga e ricca storia di esperienze comunitarie, che i sociologi indicano con il termine

    intenzionali per distinguerle dalle "comunit di fatto", cio quelle che si formano

    spontaneamente: ma dispetto di una storia cos ricca e vivace, le esperienze comunitarie non hanno

    trovato finora collocazione nellordinamento giuridico italiano. La questione che si solleva interessa

    altre esperienze di fatto che risultano, appunto, prive di propri diritti e, proprio per questo, con

    minori opportunit di esprimere le loro caratteristiche e potenzialit, e quindi discriminate.

    Con l'espressione "riconoscimento giuridico delle Comunit Intenzionali" intendiamo in primo

    luogo affermare l'esistenza di un modello sociale, economico e di valori, che rivendica la piena

    dignit della propria esperienza. In altri termini, l'idea di un "riconoscimento" non indica la richiestadi vantaggi di parte, ma rappresenta il modo per poter efficacemente esprimere - con pienezza di

    comprensione ed in coerenza con l'Ordinamento giuridico italiano - ci che si e si fa,

    inquadrandolo nel contesto in cui si inseriti.

    Elementi di utilit sociale delle Comunit

    Nel concepire l'idea di una legge che riconosca le Comunit Intenzionali necessario conoscere le

    molteplici opportunit di utilit e crescita sociale che queste costituiscono, non solo per il territorio

    sul quale sono insediate, quanto per lo Stato stesso.

    A questo proposito, basti ricordare il ruolo svolto nella tutela, nel recupero e nella valorizzazione di

    siti spesso marginalizzati, nei quali l'operosit comunitaria produce il miglioramento di terre

    incolte, procedendo con elementi quali la riforestazione, la pratica dell'agricoltura biologica, lavalorizzazione dei prodotti tipici, il riutilizzo di infrastrutture, il recupero delle consuetudini che

    erano alla base degli usi civici, cos come molto altro ancora.

    In altri termini le comunit possono essere considerate i sensori dei bisogni del territorio, la cui

    efficacia potrebbe essere amplificata se esistessero apposite convenzioni con le istituzioni.

    La Regione Piemonte e la Comunit Europea promuovono politiche pubbliche per ripopolare la

    montagna, con spese che non sempre sono commisurate ai risultati. La disponibilit di persone che

    a questo si dedicano gratuitamente con forme di volontariato un elemento prezioso di che

    andrebbe riconosciuto e favorito. Non irrilevante ricordare su questo punto loneroso prezzo in

    vite umane e i costi ingenti per la spesa pubblica in anni recenti, dovuti ai danni derivanti dal

    dissesti idrogeologici in Piemonte, che in tal modo potrebbero pi facilmente essere evitati, grazie

    ad un lavoro adeguato di uso dei terreni.

    Un territorio abbandonato necessita di interventi di ogni sorta; le comunit provvedono ad eseguire

    a proprie spese le urbanizzazioni primarie e a creare servizi utili di manutenzione e uso delle

    risorse. Le comunit ristrutturano siti abbandonati e periferici, li fanno rivivere, li rendono abitabili

    con l'impiego delle energie rinnovabili e con sistemi poco impattanti. Con il loro lavoro

    riqualificano e nobilitano ci che altrimenti andrebbe perduto.

    Anche in questo caso, il risparmio per la collettivit derivante dal provvedere in forma autonoma

    all'uso delle risorse, ai costi energetici, per alcuni casi allo smaltimento dei rifiuti, andrebbe

    quantificato con cifre di valutazione in termini di diversi "zeri".

    Con il loro insediarsi in un territorio, molte volte si tratta di territori in fase di spopolamento, lecomunit insediano in loco anche attivit produttive (in genere nascono e si sviluppano antichi

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    mestieri, arte e artigianato d'eccellenza), infrastrutture e servizi, elementi poi fruibili anche da parte

    del resto della popolazione insediata nellarea.

    Sotto il profilo sanitario, la presenza delle comunit svolge una preziosa opera di prevenzione, che

    si traduce in un risparmio tangibile per la spesa pubblica in quanto ai costi per l'assistenza sanitaria

    ed ospedaliera. La qualit della vita e la pratica di stili di vita armonici, previene in molti casi la

    necessit di ricorrere all'uso di farmaci, ad esempio antidepressivi e psicofarmaci, che i servizisanitari erogano abitualmente.

    Gli effetti sociali sono molto pi estesi di quanto fin qui espresso. Dal punto di vista educativo, i

    piccoli he crescono in comunit hanno molte pi figure di riferimento educativo, capaci di

    completare ed integrare il quadro parentale di nascita, diversamente da quanto avviene sempre pi

    spesso oggi in una famiglia mononucleare.

    Altrettanto importante il ruolo che hanno in comunit gli anziani, cos come altri soggetti deboli,

    che trovano molteplici occasioni di partecipazione e coinvolgimento alla vita sociale.

    Motivare e coinvolgere i giovani in ruoli attivi e responsabilizzanti previene i fenomeni di disagio e

    microdelinquenza, che pi facilmente si manifestano in assenza di un contenitore affettivo e

    progettuale, come la comunit rappresenta.

    Non certo ultima per importanza la grande risorsa che le comunit rappresentano nel volontariato:

    sostenere il volontariato una scelta coerente con la vita comunitaria, trattandosi di attivit che

    formano gli individui ad affrontare nella pratica la partecipazione ai bisogni della collettivit. Un

    requisito fondamentale da recepire in una legge che riconosca le comunit, dovrebbe essere proprio

    il riconoscimento dell'impegno sociale, misurabile in servizi di utilit pubblica e privata.

    Le Comunit nel contesto urbano

    Per ampliare le considerazioni su come le Comunit Intenzionali possano costituire importanti

    risorse per la societ, occorre non limitarsi ad osservare le comunit che si costituiscono in territori

    extra-urbani, ma anche quelle che si costituiscono nelle grandi citt.

    E' sempre pi frequente leggere sulle prime pagine dei giornali notizie su come l'inflazione abbia

    raggiunto dimensioni preoccupanti, con conseguente impennata dei prezzi relativi ai generi di prima

    necessit e la difficolt ad "arrivare alla fine mese" per un numero crescente di famiglie. I dati Istat

    pubblicati lo scorso anno indicano che pi di 13.000.000 di persone sono a rischio di povert nel

    nostro Paese e, purtroppo, si tratta di un trendin aumento.Parallelamente occorre considerare che un problema crescente della nostra societ costituito dallo

    sfilacciamento del tessuto sociale, che unitamente a problemi di isolamento e solitudine, si

    amplifica soprattutto nei grandi centri. La riduzione della quantit e qualit delle relazioni

    interpersonali la carenza pi grossa che pu affliggere una societ, in quanto nessuna politica

    pubblica pu avere efficacia se non ha una base, anche culturale, su cui poggiare.

    In risposta a questi disagi stanno nascendo risposte spontanee da parte di gruppi di cittadini che si

    organizzano in forma solidale, per affrontare insieme problemi comuni che altrimenti, da soli, non

    si potrebbero risolvere.

    Ad esempio, nelle grandi citt si stanno diffondendo forme di collaborazione interfamiliari per

    svolgere acquisiti condivisi (Gruppi di Acquisto Solidale), esempi di applicazione a fattispecie

    diverse dei modelli comunitari, che la recente Legge Finanziaria ha voluto incentivare attraverso

    trattamenti fiscali agevolati.

    Recentemente stanno nascendo, anche nel nostro Paese, vere e proprie comunit urbane, ispirate

    all'esperienza nord europea del co-housing, altrimenti detti condomini solidali.Si tratta di esperienze che non hanno nulla a che vedere con gli squatter e le case occupate: sono

    infatti tradizionali nuclei familiari e singole persone che scelgono di vivere assieme per

    fronteggiare, uniti, problemi economici e disagi difficili da affrontate in solitudine.

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    Dalla coabitazione, nata cos per necessit di una vita pi serena e facile, si sviluppano accordi

    reciproci, forme organizzate di muto aiuto e gestioni economiche condivise, creando ad esempio per

    le spese condivise una "cassa comune", fino ad arrivare a regole di vita comuni, condivisione di

    tempi, di auto, di lavatrici, e altre situazioni comuni scelte, alle quali ispirarsi. Cos facendo si

    attivano processi compensativi che permettono di ammortizzare tra pi persone quei costi e oneri e

    difficolt che altrimenti sarebbero insostenibili per un solo nucleo familiare, contrastando nelcontempo i problemi derivanti dal crescente isolamento.

    Gli strumenti giuridici a disposizione delle Comunit

    Dopo aver riassunto come le Comunit Intenzionali costituiscano delle straordinarie opportunit di

    utilit sociale, vediamo ora quali difficolt queste affrontino e di quali strumenti giuridici possono

    disporre.

    In estrema sintesi gli aspetti che occorrerebbe disciplinare con una legge appropriata riguardano:

    - la propriet, da intendersi in forma indivisa;

    - l'organizzazione del lavoro;

    - le opportunit urbanistiche, da applicare a misura della socialit comunitaria;- i diritti ed i doveri tra gli appartenenti alla stessa comunit.

    Non esistendo attualmente una disciplina che possa consentire al modello comunitario di esprimersi

    completamente, le comunit fanno ricorso agli istituti giuridici vigenti, evidenziando i limiti della

    loro applicazione. Nel dettaglio citiamo alcuni punti chiave:

    Le Associazioni.

    Le comunit perseguono scopi non lucrativi, ma rappresenta una forzatura farle rientrare in scopi

    limitati e definiti delle associazioni, poich gli scopi comunitari sono complessi e variabili per

    definizione. Inoltre, il lavoro prestato in ambito associativo pu solo essere svolto in forma

    volontaria, mentre la realizzazione delle finalit comunitarie richiede un impegno sovente fulltime.

    Un altro limite legato alla scarsa credibilit che le associazioni hanno nei confronti degli istituti di

    credito, il che rende difficile l'erogazione di prestiti e mutui.

    Le Imprese Societarie.

    Un'impresa un'organizzazione a scopo di lucro, per questo poco adattabile alle finalit

    mutualistiche della comunit ed ai meccanismi di regolazione e compensazione interni. Il lavoro

    comunitario invece pi assimilabile a quello volontario, che a quello salariale. Inoltre i costi

    applicati al lavoro in unimpresa sono pensati per attivit volte a produrre ricchezza individuale e

    non sono mirati alla crescita collettiva come avviene invece in una forma comunitaria.

    Soffermandoci su questi primi due istituti, occorre rilevare come le comunit si pongano a cavallo

    tra le "associazioni" e le "imprese", che sono anche i due approcci attualmente pi vicini rispetto al

    tema del lavoro. Il primo costituisce il settore "no-profit", finalizzato ad attivit volontarie di

    pubblica utilit, il secondo rappresenta il settore "profit", finalizzato all'accumulo del capitale. Le

    Comunit, con il solo fatto di esistere, stimolano a riflettere sulla necessit di disciplinare un nuovo

    soggetto giuridico, rendendo possibile l'operare con modalit profit, ma con il fine di reinvestirne i

    proventi in attivit di utilit sociale e di carattere collettivo.

    Con questo approccio si potrebbero trattare pi correttamente anche gli aspetti previdenziali e gli

    accordi interni alla comunit stessa, derogando in parte alle regole di un sistema che nasce per

    tutelare i lavoratori nei confronti dei datori di lavoro, ma che non pensato per avere in

    considerazione le finalit solidaristiche proprie delle comunit.

    Altri istituti utilizzati normalmente per supplire alla carenza legislativa comunitaria sono:

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    Le Cooperative.

    Le comunit perseguono scopi mutalistici, in parte assolti dal modello cooperativo, anche se oggi

    questo stato equiparato al modello societario. D'altra parte, la comunit rientra forzatamente nella

    veste cooperativa, perch questa non idonea a gestire anche funzioni non economiche. Inoltre,

    anche sotto il profilo economico, la cooperativa accoglie prevalentemente il lavoro dipendente e

    salariato, mentre non contempla quello proveniente dalla libera attivit comunitaria.

    Le Fondazioni.

    La Fondazione un'aggregazione legata ad un patrimonio. Si tratta di uno strumento rigido, con

    meccanismi di controllo che non si adattano ad una comunit, n possono consentirne l'avvio,

    poich nella fase iniziale manca proprio il patrimonio.

    Infine, ma con un profondo distinguo dai quattro precedenti istituti: la Famiglia.

    Il Codice Civile dedica un intero libro al diritto di famiglia. Le Comunit intenzionali sono per certi

    aspetti simili alle famiglie contadine dell'800, pertanto non cos distanti dal paradigma di famiglia

    allargata. Come tali necessitano della regolamentazione dei diritti e dei doveri che nascono tra le

    persone che condividono la stessa scelta di vita.

    Per un riconoscimento giuridico delle Comunit Intenzionali

    Un riconoscimento giuridico delle Comunit Intenzionali dovrebbe innanzitutto definirne finalit ed

    oggetto, istituendo un apposito registro nazionale.

    Tra criteri per l'iscrizione al suddetto registro sar opportuno stabilire l'anzianit minima ed il

    numero di aderenti, scoraggiando eventuali impieghi impropri e strumentali del nuovo isituto. Il

    carattere da evidenziare in questo senso la stabilit del percorso comunitario svolto fino al

    momento del riconoscimento, pertanto, a titolo indicativo, potranno risultare congrui gli istituti

    comunitari sorti con almeno 5 anni di attivit e la composizione di 20 soggetti appartenenti, minori

    compresi.

    Tra gli elementi identificativi dovranno altres essere misurabili, in termini oggettivi, quali sono lericadute di utilit sociale che le comunit costituiscono per la collettivit. A questo proposito potr

    essere opportuno definire l'attivit profusa in termini di volontariato, od equivalente impegno

    quantificabile, che consenta anche di stabilire forme di collaborazione concertata con le Istituzioni.

    Uno strumento che si pu impiegare in tal senso il Bilancio-Etico-Sociale, rendicontando tramite

    esso sulle attivit svolte e sulle ricadute di queste, delineando un quadro omogeneo, puntuale e

    trasparente della complessa interdipendenza tra i fattori economici e quelli socio-politici connaturati

    e conseguenti alle scelte fatte.

    La propriet potr essere intesa in forma collettiva, ai sensi degli art. 2659 e 2660 del codice civile,

    con lobbligo di destinare i beni ricevuti e le loro rendite al conseguimento delle finalit

    istituzionali.

    Le Comunit intenzionali potranno stabilire rapporti di lavoro al loro interno in regime diagevolazione fiscale, in ragione della loro accertata utilit e di quanto espressamente affermato nelle

    finalit statutarie. Si richiama a tal proposito quanto illustrato sopra in merito alla collocazione del

    lavoro svolto in ambito comunitario, in una posizione mediana tra le attivit "non profit" e quelle

    precipuamente finalizzate al profitto.

    Oltre al lavoro, le risorse economiche attraverso cui le Comunit Intenzionali potranno finanziarsi

    riguarderanno, a titolo non esaustivo: donazioni, lasciti, eredit ed erogazioni liberali, contributi di

    amministrazioni od enti pubblici, entrate derivanti da prestazioni di servizi verso terzi privati o

    pubblici.

    La disciplina dovr anche prevedere la regolazione dei rapporti intercorrenti tra i membri conviventi

    della comunit, ribadendo come diritti e doveri abbiano una natura mutualistica e solidaristica,

    equiparati a quelli tra familiari come disciplinati dal Codice Civile, anche ai fini dellassistenza

    sanitaria, rispetto ai conviventi residenti.

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    Sar inoltre opportuno prevedere la possibilit di concedere opportunit urbanistiche secondo

    parametri ed indici che tengano conto delle esigenze di gruppi umani comunitari. Tali possibilit

    saranno recepite all'interno dei Piani Regolatori comunali, anche ricorrendo allo strumento delle

    Aree Speciali.

    La normativa di riferimento per quanto non espressamente previsto dalla legge potrebbe rimandare

    alla disciplina delle associazioni di promozione sociale (L. 383/2000).

    - - - -

    Disciplina delle Comunit intenzionali

    Preambolo

    La Repubblica riconosce il valore civile e la funzione di utilit sociale delle organizzazioni

    comunitarie sociali disciplinate dalla presente legge.

    Esse sono formazioni attraverso le quali oltre ad esprimersi la personalit dei cittadini si

    contribuisce alla realizzazione dei valori di solidariet sociale, civile, economica e culturale, alla

    tutela dellambiente ed al perseguimento di obiettivi di ricerca etica, interiore e spirituale.La funzione sociale delle organizzazioni espressa altres dallo svolgimento di compiti ed attivit in

    favore della collettivit con momenti di risparmio della spesa pubblica.

    Art. 1. Definizione

    Le comunit sono aggregazioni di persone fisiche le quali condividono intenzionalmente un

    progetto di vita caratterizzato dalla ricerca etica e spirituale e fondato su forme di comunione dei

    beni, collettivit delle decisioni, solidariet e sostegno reciproco tra gli aderenti, attuato infine

    mediante forme di convivenza continuativa, anche legate ad un determinato territorio od a momenti

    di valorizzazione degli usi civici.

    Art. 2. Requisiti per la costituzione

    Le Comunit si costituiscono per atto pubblico rogato da notaio.

    Possono costituirsi le aggregazioni di persone fisiche che hanno i seguenti requisiti:

    a) numero di persone di almeno 10 iscritti, compresi i minori allatto della presentazione della

    domanda;

    b) progetto di vita comunitaria caratterizzato dalle finalit di cui allart.1, da attuarsi medianteforme

    di convivenza continuativa tra gli aderenti specificamente previste ed indicate;

    c) svolgimento di attivit di utilit sociale, da indicare nellatto costitutivo

    d) previsione di un ordinamento interno ispirato ai principi di uguaglianza e pari opportunit tra

    gliaderenti con indicazione della elettivit delle cariche, dellobbligo del bilancio etico sociale, dei

    criteri di ammissione, delle modalit di scioglimento e degli obblighi devolutivi in caso discioglimento.

    Le comunit in possesso dei requisiti prima indicati possono richiedere la iscrizione nel Registro

    Nazionale delle Comunit istituito presso il Dipartimento degli Affari sociali della Presidenza del

    Consiglio; tale iscrizione viene deliberata in favore delle comunit che ne fanno domanda a seguito

    della verifica della sussistenza dei requisiti e delle condizioni di cui al presente articolo e purch

    risulti che le comunit siano esistenti ed operanti da almeno 3 anni.

    La iscrizione nel Registro Nazionale attribuisce alla comunit la personalit giuridica nonch tutti i

    diritti, gli obblighi, i benefici e le qualit previste dalla legge in favore di detti soggetti e per i

    rapporti da essa disciplinati.

    La iscrizione nel Registro Nazionale attribuisce alla comunit un trattamento normativo e fiscale

    equiparato a quello degli enti no profit ed ONLUS.Il Registro Nazionale presso il Dipartimento tenuto e vigilato da uno speciale ufficio

    (Osservatorio Nazionale per le Comunit) del quale dovr essere chiamato a far parte un

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    rappresentante nazionale delle Comunit.

    Art. 3. Risorse economiche.

    Le Comunit traggono le loro risorse economiche da:

    - quote e contributi degli associati;

    - donazioni, lasciti, eredit ed erogazioni liberali;- contributi di amministrazioni od enti pubblici;

    -


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