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Caccia alla strega Francis

Date post: 01-Dec-2015
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un articolo di Valerio Bonsignore sui sistemi di Allenamento di Charlie Francis dopo le critiche di alcuni vittoriani
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Caccia alla strega Francis – di Valerio Bonsignore 1 Caccia alla strega Francis - di Valerio Bonsignore Premessa Mi è stato segnalato un articolo http://www.indiscreto.info/2013/05/metodo-francis-la-parte-buona-e-la-seconda.html/comment-page-1 (“Metodo Francis, la parte buona è la seconda?”) in cui Vittori si presta ad un gioco pericoloso discutendo di Charlie Francis. Dico “pericoloso” perché dubito che ne conosca il pensiero che ovviamente non può essere riassunto nel citato “less is more”. Lo dico perché ad esempio pensare di costruire un rapporto serio con una donna dicendole solamente “ti amo, nei tuoi occhi vedo l’infinitomi pare assurdo. Ovviamente può servire per un mese di “fuoco” ma così come un rapporto tra persone si costruisce nel quotidiano, nella condivisione degli obiettivi, la lealtà reciproca e via dicendo, un sistema di allenamento non può essere “sbeffeggiato” prendendo uno “slogan” (seppure profondo) e costruirci castelli di carta. Premessa n. 2 Come dichiarato di recente, non ce l’ho con Vittori, anzi! Associandomi alla visone di un mio amico, ho rispetto per le persone anziane vuoi perché sono in età per essere mio “padre” o “nonno” vuoi perché bisogna rispettarne l’età e quindi le implicazioni che essa comporta (il declino fisico e psicologico, i ricordi dei tempi che furono e via dicendo). Molto probabilmente in questo stato vedersi attaccati provoca sconcerto, fastidio e perché no, tristezza e paura. Ma la cosa peggiore sono evidentemente i cortigiani che non so per quale motivo esacerbano i toni (laddove bisognerebbe discutere per il bene dei ragazzi e non per non so quali status quo da difendere) e quindi creano discussioni inutili. Che poi, a me e ad altri non fanno né caldo né freddo ma evidentemente turbano gli animi a qualcuno.
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Caccia alla strega Francis – di Valerio Bonsignore

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Caccia alla strega Francis - di Valerio Bonsignore

Premessa

Mi è stato segnalato un articolo

http://www.indiscreto.info/2013/05/metodo-francis-la-parte-buona-e-la-seconda.html/comment-page-1

(“Metodo Francis, la parte buona è la seconda?”) in cui Vittori si presta ad un gioco

pericoloso discutendo di Charlie Francis. Dico “pericoloso” perché dubito che ne

conosca il pensiero che ovviamente non può essere riassunto nel citato “less is more”.

Lo dico perché ad esempio pensare di costruire un rapporto serio con una donna

dicendole solamente “ti amo, nei tuoi occhi vedo l’infinito” mi pare assurdo.

Ovviamente può servire per un mese di “fuoco” ma così come un rapporto tra

persone si costruisce nel quotidiano, nella condivisione degli obiettivi, la lealtà

reciproca e via dicendo, un sistema di allenamento non può essere “sbeffeggiato”

prendendo uno “slogan” (seppure profondo) e costruirci castelli di carta.

Premessa n. 2

Come dichiarato di recente, non ce l’ho con Vittori, anzi!

Associandomi alla visone di un mio amico, ho rispetto per le persone anziane vuoi

perché sono in età per essere mio “padre” o “nonno” vuoi perché bisogna rispettarne

l’età e quindi le implicazioni che essa comporta (il declino fisico e psicologico, i

ricordi dei tempi che furono e via dicendo).

Molto probabilmente in questo stato vedersi attaccati provoca sconcerto, fastidio e

perché no, tristezza e paura.

Ma la cosa peggiore sono evidentemente i cortigiani che non so per quale motivo

esacerbano i toni (laddove bisognerebbe discutere per il bene dei ragazzi e non per

non so quali status quo da difendere) e quindi creano discussioni inutili.

Che poi, a me e ad altri non fanno né caldo né freddo ma evidentemente turbano gli

animi a qualcuno.

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Personalmente ritengo il Vittori (per lo meno dalle letture di “Come devi allenarti” di

P. Mennea ed “Esperienze sulla distribuzione dello sforzo nelle gare di velocità” di

C. Vittori) degli anni ’70 di livello buono in quanto le sue evidenze possono

rapportarsi a quelle degli anni ‘80-90. Ma il Vittori degli anni ’80, quello che ha

condotto quasi ad una codifica di una “squola” (quella, tanto per citare due esempi,

delle “ampie” e “rapide” non osservate negli allenamenti di Mennea degli anni ‘70

oppure delle 20 e oltre serie di squat e squattini mentre sempre Mennea faceva un

lavoro assolutamente paragonabile a quello odierno) che può, anzi è, considerarsi

totalmente fallimentare.

Infine, nel Vittori degli anni ’70 si ravvede il concetto di drive quando parla di

verificare la lunghezza dei passi nei primi metri di accelerazione!

E badate bene, nessuno pretende che si conosca il termine “drive” specie in un paese

in cui i Run A’s vengono chiamati Skip (che sono un esercizio totalmente differente)!

La sostanza al primo posto e poi (appena dopo) la forma.

Ma tolte queste considerazioni è chiaro che se un addetto ai lavori voglia intrattenere

un discorso serio sull’argomento (beh, se si trova qualche giudice a Berlino…)

bisogna che abbia chiaro il concetto di sistema di allenamento nello sprint e quindi in

che termini bisogna discutere (e su cosa!).

Ecco, caro Vittori e soprattutto cortigiani, si chiama SISTEMA!

Non lo dico con arroganza né mi riferisco ad esempio alla definizione di “metodo”

(per esempio in http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/M/metodo.shtml) per un motivo

semplice: è evidente che trattasi di due cose differenti! Ed è proprio questa mancanza

di distinzione che crea male interpretazioni da parte della maggioranza di coach in

Italia.

Ma cosa significa “metodo”? Possiamo definirlo in una marea di modi ma ad esempio

possiamo dire che con questo termine si intende il modo in cui combiniamo (per

volume, intensità, densità, ordine) i vari mezzi di allenamento.

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Per esempio in sala pesi facendo squat potremmo pensare a serie scalari crescenti,

decrescenti, carichi ad onde (di vario tipo), drop set, serie complesse, serie a

contrasto e via dicendo!

Pensando a questo esempio il problema non è tanto fare lo squat ma con che carichi,

pause, buffer e se volessimo “ingigantire” il discorso prevedendo “blocchi” (stage)

potremmo pensare a combinazioni High to Light oppure Light to High (ovvero da

metodo con alti carichi a metodi con bassi e viceversa).

Un esempio: squat pesante prima e squat di potenza dopo (high to light).

Gli esempi banali mostrano come una cosa è il “metodo” (cosa faccio in un dato

momento con un esercizio o varianti di esso) e un'altra cosa il “big picture” (di cui

non abbiamo parlato) dell’allenamento ovvero un complesso di aspetti che non si

limita solo all’elencazione di esercizi e metodi (che ne so, per lo sprint le famose

ampie e rapide).

Questione allora “semantica” di chi vuole (cioè io) appigliarsi ad un particolare per

costruire un castello di critiche capziose?

Ovviamente la risposta è un sonante no perché proprio dalla miopia di un movimento

che non ha creato granché (nonostante talenti pazzeschi come Pavoni, Tilli, Howe,

Kaba Fantoni, lo stesso Cavallaro) si ravvede la mancanza di una spiegazione di cosa

sia un sistema di allenamento ovvero il complesso di idee alla base delle decisioni di

un coach, in questo caso di Charlie Francis.

Se questi criticoni dilettanti (ancora: NULLA ASSOLUTAMENTE CONTRO

VITTORI che invece di essere stressato con cavolate dovrebbe essere portato a

conoscenza di ciò che uno scrive e applica realmente) avessero sfogliato il libro..

anzi, mi scuso, se si fossero limitati al titolo si sarebbero accorti del nome: “The

Charlie Francis Training System” in cui compare il termine “system” (lo traduco per

chi abbia difficoltà con la fantasia linguistica: ebbene sì, significa “sistema”,

allegria!) e non “metodo” (non traduco, qua servono reali conoscenze dell’inglese).

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Caccia alla strega Francis – di Valerio Bonsignore

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E qui parlo del libro più importante seppure il “Key Concepts Elite” sia addirittura

superiore ma ad ogni buon conto, il buon Gianluca De Luca ha tradotto il celeberrimo

e quindi ci atteniamo per ora a questo.

Il secondo passo da fare (attenzione, senza entrare nel merito) dovrebbe essere quello

di sfogliare l’indice (suggerimento, “contents” nell’orginale) e i nostri eroi avrebbero

letto:

Chapter 1: Talent identification and Athlete Development

Chapter 2: Sprint Technique

Chapter 3: Training Principles

Chapter 4: Strength Training

Chapter 5: Recovery/Regeneration

Chapter 6: Planning and Periodization

Chapter 7: Testing and Monitoring

Chapter 8: Sport Psychology

Chapter 9: EMS

Chapter 10: Politics and Coaching

Chapter 11: Financial Aspects

Ops, non parla di doping ma ovviamente essendo un libro di dopatori non serve a

nulla..

Ok, gioco-partita-incontro allora (o come direbbero in inglese game-set-match)!

No no.. non funziona così!

Premesso che considero il libro una iniziazione a chi volesse studiare l’argomento,

come ho scritto sopra, il vero libro da tradurre è il “key concepts”.

Ad ogni buon conto, al nostro caro amico annoiato sarebbe bastato sfogliare l’indice

per capire che quando si parla di sistema di allenamento si intende un complesso di

relazioni fra elementi differenti. Elementi tecnici, tattici, strategici, finanziari, politici,

psicologici..

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Quindi affermare aprioristicamente che un sistema non è funzionale ed efficace per

nessuno perché l’allenatore che lo ha elaborato ha avuto velocisti dopati significa che

ad esempio:

1) Che non bisogna curare il recupero ad esempio (visto l’attenzione meticolosa

posta dal canadese al problema);

2) Che non bisogna guardare agli aspetti psicologici del velocista come ad

esempio i problemi in famiglia, impegni pressanti del momento e via dicendo

(quando sappiamo dall’esperienza che spesso gli infortuni arrivano perché si

sono subiti eventi “traumatici” nella vita di tutti i giorni);

3) Che gli aspetti politici-istituzionali e finanziari non andrebbero guardati. In

poche parole, se un atleta ha 4 soldi in più non vale la pena di pensare di farsi

2-3 mesi al caldo piuttosto che allenarsi al freddo.

4) Se uno non ha disposizione i giusti soldi per una terapia di livello gioco forza

dovrà allenarsi di meno e quindi di converso, per logica perversa, per non

seguire i consigli di Charlie Francis, uno che si massaggia solo 1 volta ogni 7-

10 gg dovrebbe allenarsi con lo stesso volume di uno che fa terapia (massaggi

ed altro) su base giornaliera!

Etc etc etc!

E badate bene, non entro nel merito della periodizzazione, di come allenare e

concepire la tecnica e via dicendo!

Come dire che Tumi non può permettersi di partire (non lo fa comunque) come Asafa

né correre come lui (lo fa come i Jamaicani)!

Deduzione assurda e infatti Super Mike corre come i Jams e non mi pare sia

sacrilegio, anzi!

Teatro dell’assurdo?

Non sarà teatro ma di sicuro siamo nell’assurdo.

La discussione

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Veniamo al cuore della discussione per chi sia interessato all’allenamento e alla

carriera dei ragazzi (e non alla superficie dove poggiare le proprie terga).

È fondamentale capire che quando parliamo di sistema di allenamento dobbiamo aver

chiaro i vari aspetti perché compito di ogni coach è prendere ciò di buono che trova

nella sua strada e adottarlo/adattarlo ai propri allievi.

Facciamo dei piccoli esempi (tralasciando le discussioni sulle istituzioni, finanze e

psicologia (aspetto in cui Charlie Francis era maestro).

Periodizzazione pluriennale

Identificazione del talento a parte, che trattazioni ci sono in Italia su questo

argomento? Zero!

Aspetto qualche grafichetto e schema for “dummies” mentre in Canada la federazione

(ops) e quindi seguita a livello mondiale (ops) si è adoperata a dare linee guida.

E la cosa che deve comprendersi è che la lettura di tabelle, grafici e schemi

racchiudere spesso una quantità di informazioni per cui tre paginette hanno la valenza

di un’intera trattazione.

Quindi come prima cosa bisogna saper criticare un aspetto del genere!

Ma bisogna avere gli strumenti giusti visto che a fronte di una proposta organica

(quella del canadese) non abbiamo niente dall’altra parte.

Nel mio libro per esempio con una miriade di grafici (la cui interpretazione

meriterebbe un simposio) ho occupato 26 pagine!

Nella trattazione di Charlie Francis tenendo conto dello sviluppo dell’atleta si danno

linee guide per mezzi di allenamento, intensità, tipi di periodizzazione (short to long

oppure long to short), progressione dei mezzi di rigenerazione e sofisticatezza del

piano nutrizionale e degli aspetti psicologici!

Un esempio della miriade di schemi

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Oh, solo per questo schema serve una giornata di trattazione!

RIPETO per chi superficialmente è andato avanti: SOLO PER QUESTO SCHEMA

serve una giornata di discussioni (e una raccolta pazzesca di dati ed esperienze..).

Esempio preso a caso (no, voluto!): distanza massima consigliata.

Perché stare sotto i 150 metri per i 16enni (o di età inferiori)?

Ovvio! Il sistema lattacido di un uomo matura dopo i 20 anni mentre la finestra (la

seconda) di opportunità per lo sviluppo della velocità avviene tra i 12 e i 16 anni.

Oh, con tanto di grafici e schemi ci sono delucidazioni pure per questo aspetto…

Cosa c’entra il doping? Semplicemente si può essere d’accordo oppure no.

Sì, lo so, avete visto ragazzini fare ripetute con le chiodate sui 500 metri e vi stupite

come stallino nella loro VMax a 17-18 anni progredendo molto nei 400 metri ad

inizio carriera per poi non avere più progressi e addirittura passare il tempo a

recuperare da infortuni piuttosto che allenarsi.

Ammettendo che avessimo ragione, perché un coach italiano non debba avere uno

schema equivalente e quindi giudicare da sé se andare oltre i 150 m oppure no?

Certo, ci sono qualche linea guida su balzi, rapide e via dicendo ma alla fine della

fiera non esiste assolutamente un lavoro organico in materia presentato in Italia.

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Secondo esempio e tagliamo questo primo aspetto:

I numeri indicano gli anni di “carriera” dell’atleta (presumendo incominci da

ragazzino).

E’ un grafichetto facile da comprendere e interpretare.

Data la sua semplicità e credibilità, nel 2007 ebbi a dire che si ritagliava

perfettamente su Collio.

E che quindi avrebbe toppato il 2008 visto i presupposti dello schema (presumendo

sia corretto in linea di principio seppure non in assoluto ma non è questo il punto).

Ma tutto questo perché volevo male al buon Saimon? No! Uno crede in qualcosa e

prova a capire se ha ragione!

Dopo una stagione con infortuni (significando che il corpo non ne voleva più di quei

carichi) una riduzione dei carichi ha condotto a quella meravigliosa batteria di Osaka

che.. tutti sappiamo il grosso rammarico! Con vento a favore (e non brutalmente

contrario) e senza una frenata nel finale degna di un’entrata nella corsia dei pit stop

quanto avrebbe corso? Dieci netti? Ecco…

Nel 2008 cosa fece in allenamento? Vedi grafico per la risposta, ops!

Domanda

Cosa c’entra il doping con queste cose? Niente

O si è contrari a queste idee o a favore oppure fify/fifty (o altre proporzioni).

Il resto è fuffa di chi ritiene che per allenare basta leggersi “novella 2000” (old

version..) e non confrontarsi.

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

Volume

Intensità

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Periodizzazione annuale

Dopo aver chiaro il big picture sulla periodizzazione pluriennale, visto che poi

bisogna essere pratici, un piano di allenamento di allenamento bisogna scriverlo

oppure no?

Avete mai visto linee guida di una certà serietà in Italia? Certo! Delle tabelle

(schedule) di sicuro ma la logica sottostante?

Con Charlie Francis ci sono discussioni su short to long e long to short.

I termini sono incomprensibili? Fate come noi, traducetevi gli articoli, i libri e

interpretatevi gli schemi!

Anche qua: cosa c’entra il doping nel prevedere programmi di allenamento in cui si

incomincia la preparazione con lunghe distanze (anche 600 m) oppure si lavora

sull’accelerazione e sugli split run?

Oh, esistono anche versioni ibride ma il punto è questo: questi criticoni hanno idea

della figura barbina quando chiamano in causa il doping?

Come dire che tutti coloro che in Italia incominciano la preparazione con dei 300

metri corsi al 75% e la terminano con prove al 95% dopino gli atleti..

Nemmeno un genio ne comprenderebbe il legame sul tipo di progressione (sì,

rispondo a questi sapientoni lacché, short to long e long to short riguarda il modo in

cui far progredire intensità e distanze in allenamento.. un concetto talmente

altisonante che non può che richiedere del doping).

Polemiche ed evidenze a parte, con Charlie Francis si trovano 4 schemi-esempio

sull’argomento (short to long oppure long to short) con relativi grafici per far

comprendere le proporzioni tra i differenti lavori intensi.

Quindi, deduco che discutere sul fatto che ci siano atleti che tollerano (tra i lavori

intensi) lavori intensissimi (30-60m) meglio di altri (che possibilmente sono portati

per quelli più lunghi tipo 150-600m) non possa che implicare il doping!

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Anche qua la logica sfugge perché deve essere notorio che non possono esserci

velocisti con attitudini differenti. Oppure no? Oppure il doping serve a capire questo

arcano mistero?

E come sempre la logica goes to south (va a putt…) quando uno si chiede come mai

Tumi (un toro di velocista) debba allenarsi alla stessa maniera di Riparelli (problemi

fisici accumulati nel tempo a parte, più pantera e meno “torezza”) o viceversa!

E il fatto stesso che debbano allenarsi differentemente cosa c’entra con i discorsi di

questo tipo di interventi che servono solo a turbare i sonni e le giornate del prof?

Chiaramente a niente.. o forse a qualcosa!

Per intenderci per quanto riguarda la periodizzazione e programmazione secondo

Charlie Francis degli allenamenti ho dedicato (con una miriade di schemi e grafici)

78 pagine all’argomento..

Prendo alcuni schemi a mo’ di esempio per dirimere la questione ancora su questo

aspetto.

Riguarda lo schema dell’SPP1.

EMS EMS

6 sessioni 6 sessioni

Rec.

Accumulazione Intensificazione Mantenim.

3 weeks 3 weeks 1 w 3 weeks 2 weeks

300 f.c./wk

240 f.c./wk

200 f.c./wk

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Si osservi l’uso degli EMS e tenendo conto che Charlie Francis allena sempre ad alte

intensità, si comprende che l’aumento dei carichi di allenamento durante il

macrociclo sia ascrivibile al volume (piccola nota: nella seconda parte il volume

stalla prima rispetto alla prima, lo schema è una palese semplificazione).

Ciò premesso, cosa c’entra il doping con questo schema? Per caso solo perché si

prescrivono scarichi e riprese di volumi di allenamento in maniera dolce (non

repentina) bisogna rifiutarsi di seguirlo per partito preso?

Si possono avere idee differenti ma con tutta la volontà di questo mondo non si può

capire come questi suggerimenti siano inficiati dal doping!

E infatti, interpretando per benino il grafico e la logica del recupero dei vari sistemi

corporei (nonché un’osservazione attenta della tecnica, allenamento dopo

allenamento) si capisce perché molti si infortunano dopo blocchi di allenamento

intensi o dopo le gare! Quindi è mia opinione che lo schema denota un iper buon-

senso visto i risultati nefasti di italica memoria!

Il doping , il doping..

Dato che vogliamo abbondare, uno schema classico proposto dal canadese ovvero la

periodizzazione che portò Ben Johnson al WR a Roma ’87.

TRAININGTRAINING

TC

C R R C R R R C R

ott. nov. dic. gen. feb. mar. apr. mag. giu. lug. ago. set.

w

i

c

w

c

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Ops, siamo nel cuore del problema, ora possiamo divertirci!

“Ben Johnson era dopatissimo e quindi dietro questo schema si devono nascondere

gli steroidi!”

Game-Set-Match? “No, my dear baby!”

Sforzati e osservalo per quello che è. Cosa dice?

“Che prendeva steroidi?”

“E dove vedi la formula chimica?”

Dai, la do io la risposta! Si vedono due cose (ok, copiate e poi prendevi l’idea.. tanto

da anni fate così):

1) Che ogni blocco di allenamento è minore rispetto al precedente;

2) Che andando avanti nel programma, i mini blocchi di rigenerazione sono via

via crescenti per numero!

Seguendo la logista “doperista” ovvero di coloro che vedono solo formule chimiche

sopra le idee di Charlie Francis (insomma, Homer Simpson vede solo scimmiette o

criceti che girano la ruota quando prova a ragionare.. questi legami chimici invece!),

un atleta dovrebbe caricare soprattutto a maggio-luglio per essere al top ad inizio

agosto!

“Non vale! Mi metti in bocca ciò che non ho mai affermato!”

E allora invece di blaterare fate un discorso serio e non legato ad un “less is more”

che non comprendete!

Venendo al secondo aspetto della questione, questo spiega tante cose e riguarda

aspetti che ho trattato in un mio articolo su cui non mi soffermo qua.

Con Google si può trovare, sforzatevi..

Ma come vedete, lo schema di Charlie Francic c’è e canta. Ed io sono andato a

vedere come nel tempo diversi tecnici si sono “organizzati” e teorizzato schemi o

come gli studiosi (vedi Suslov) hanno esaminato gli schemi di allenamento dei

campioni. Ma i genialoidi di turno in questi trent’anni cosa hanno fatto in Italia?

“Zeru tituli” potrebbe essere tradotto e interpretato in siciliano con un bello

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“’sta funcia!”.

Programmazione

Veniamo al sodo della questione, al famigerato schema HiLo (ovvero microblocchi di

allenamento in cui a giornate intense si alternano quelle leggere).

O se preferite hard-easy (HE).

Quali sono i presupposti “scientifici” di questa idea? Beh, gli studi (vedi pure Siff in

merito al recupero del sistema nervoso periferico) mostrano che il recupero di certi

allenamenti avviene (e non in maniera completa in tanti casi) nell’arco di 36-48h.

Oh, sarebbero due giorni, che coincidenza!

Esiste un memorabile articolo del prof. Verkhoshansky che mostra risultati analoghi

ma spero che i nostri campioni del pensiero si prendano la bega di cercarlo sulla rete

(sforzatevi, i polpastrelli non si usurano né leggere ogni tanto qualche buon articolo

non fa male alla testa).

Vale la pena cercarlo, trovarlo e studiarselo.

A questo punto sparo le mie cartucce:

1) In Italia Verkhoshansky è un esempio ma ricordiamo che è un sovietico. Ma

nessuna persona di buon senso penserebbe di derubricare i suoi risultati alla

voce “doping URSS”… mi pare che esistano risultati consolidati sugli effetti

ritardati di adattamento a lungo termine e sull’efficacia (e controindicazioni)

della pliometria (e nella fattispecie dei salti in basso);

2) Il lavoro di schematizzazione di ampie e rapide si basa su studi di Tabachnik

quindi di ex sovietici.. da qui a negarne la valenza ne passa seppure la loro

applicazione è apparsa al quanto inutile e inefficace (perdere tempo con certi

volumi di schemi motori errati non è stata una grande idea). Anche qua: la

“squola” italica di sprint basandosi su questi studi come dovrebbe essere

tacciata? Non sono così stupido da fare un balzo concettuale così ridicolo, “un

piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l’umanità” lo lascio

all’immortale N. Armstrong.

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3) La schematizzazione del microciclo che prevede due giornate consecutive

intense in cui nella prima si curano maggiormente gli aspetti “alattacidi” (di

sprint) mentre nella seconda quelli “lattacidi” che da noi è stata “tradotta” (sul

campo) in una sequenza che prevede sprint il primo giorno e resistenza alal

velocità il secondo (o meglio, la capacità di reiterare sprint.. anche se ad onoro

del vero viene anche chiamata resistenza veloce ma anche in questo caso il

nome non rispecchia la realtà) la si trova benissimo nell’esperienza sovietica

(leggetevi V. Platonov in “Allenamento sportivo: teoria e metodologia”, ad

esempio a pagina 160 di questo). Chiaro, uno dei tanti schemi possibili (spesso

però in altri sport che non siano l’atletica leggera) però leggendo meglio il

libro si capisce che dopo due sedute con questo carattere estensivo servono più

di 24 ore dopo la terza seduta (carattere “aerobico” in Platonov) per recuperare.

Diciamo che così operando servono microcicli di 8 gg per reggere la baracca.

Quindi, se di “doping” bisogna parlare si deve raccontare per intero la storia.

Il problema (premettendo che nel caso di Vittori e della “squola” per le troppe

mancanze non si può parlare di “sistema” ma di frammenti e che quindi tratteremo in

questo caso solo l’aspetto della programmazione dei microcicli) è che se uno si allena

con una seduta in cui fa pesi in modo massacrante, poi plio estensiva e infine 1000

metri di sprint allora il fattore “recupero” va considerato in maniera particolare.

A fronte di 2 torelli (beh, in 30 anni qualcuno si trova) il resto degli atleti sarà

schiacciato da uno schema assurdo.

E l’assurdità sta nel fatto di allenarsi in maniera intensa anche il giorno dopo!

Non solo il corpo umano non recupera in genere nell’arco di 24 ore ma molto spesso

la costanza nell’allenarsi in maniera intensa in modo “scoordinato” (sì, la fatica

“scoordina” i velocisti) conduce ad una maggiore incidenza di infortuni (stiramenti,

problemi articolari e via dicendo).

Domanda: allora Charlie Francis ha scritto sulla pietra che bisogna allenarsi

intensamente in giorni alterni? È da fessi credere ad una cosa del genere e infatti non

lo ha scritto.

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Ma sappiamo che il mondo (beh, basta vedere il fatto che il 50% degli italiani vuole

ancora l’€ nonostante sia la causa del massacro della nostra economia.. ma che ci

possiamo fare? Loro sono fuuuuurbi) è pieno di fessi, in ogni campo concettuale.

Lo stesso Charlie Francis prevede allenamenti intensi in gg consecutivi e spiega che

si possono fare i pesi prima!

Ma è ovvio che esistono i distinguo e se uno si allena “estensivamente” in una

giornata allora deve recuperare almeno 48 ore prima di poter affrontare un’altra

giornata “estensivamente” intensa. E ciò non dipende dal doping.

E ovviamente ciò non implica che il giorno dopo una seduta di sprint più pesi non si

possono inserire elementi intensi (pensiamo ai lanci, ai balzi) perché le sedute si

influenzano le une con le altre e alcuni elementi di “potenziamento” possono

influenzare positivamente alcune esercitazioni nonostante al stanchezza di alcuni

sistemi corporei.

Schema mirabile di Charlie Francis:

Da osservare le giornate “pari” (quelle “low” per intenderci o “easy” che dir si

voglia). Che andamento hanno? Wow! Prima crescano di intensità perché ad inizio

preparazione l’atleta incomincia ad entrare in forma e migliora le sue capacità di

recupero. Ma dopo che la fatica si accumula e le intensità delle sedute “hard”

arrivano a certi livelli (leggasi tempi in allenamento) allora il “recupero” delle varie

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sedute intense diventa più arduo e quindi bisogna tagliare il lavoro “intenso” delle

sedute leggere (balzi, lanci, forza generale e via dicendo).

È un concetto di un “dopatore”? no! È quello che ognuno ha osservato in 2 mesetti di

lavoro. Sì, servono due mesetti con due atleti e si capisce la cosa.

Strano che in 30 anni non lo abbia scritto nessuno in Italia. E questo perché anche in

questo schema ingrandendo con lo zoom si legge la formula chimica degli steroidi..

Insomma, puzza pure questo.

A questo punto riporto la chiosa del mio capilo sulla programmazione (quindi se

doveste trovare delle ripetizioni di concetto.. beh, fatevene una ragione, è un copia

incolla!).

<<

Charlie Francis esprime bene cosa significa programmare.

Ovvero:

1) Comprendere il percorso dell’atleta (è ragazzino? È intermedio? È avanzato?).

Ciò conduce a decisioni che, tendendo conto del pregresso, influenzeranno il

futuro.

2) Comprendere le caratteristiche di un velocista. È esplosivo ed ha bisogno di

esercitazioni più “rabbiose” e quindi è più portato per la forza e il lavoro

esplosivo in generale? Oppure è un atleta più da pliometria e prove lunghe?

3) Capire punti di forza e deboli (tecnici, atletici e fisici) e costruirci sopra un

programma annuale di massima.

4) Stabilire una schedule che tenga conto della capacità di tolleranza dei carichi

da parte dell’atleta e del processo di recupero dell’atleta, che è dinamico e non

fisso (ad esempio non si può pensare che serviranno sempre 3 gg per tollerare

tot carico). La capacità di recupero (e di tolleranza dei carichi) è influenzato

dal periodo dell’anno, dall’accumularsi di carico sistemico, dall’intensità degli

allenamenti o dal periodo gare e dalle condizioni di vita (stress sociale).

Ovviamente i mezzi fisioterapici aiutano ma ovvio che il discorso che si vuole

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Caccia alla strega Francis – di Valerio Bonsignore

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esprimere è che lo stato di forma e di recupero dell’atleta cambia nel tempo e

quindi i microcicli dovranno tenere conto di questa cosa. E inoltre..

5) ..inoltre le sedute dovranno essere disegnate sempre in un’ottica generale

ovvero guardano al piano di allenamento. Una seduta non “clou” non può

danneggiare (ad esempio con un grosso impegno) quelle “clou”. Inoltre la

seduta dovrà sempre essere monitorata ed eventualmente modificata se il

recupero dell’atleta dalle precedenti non dovesse essere pieno oppure se l’atleta

dovesse raggiungere risultati eclatanti.

6) Bisogna pure considerare che gli elementi del training di una sessione devono

essere disegnati in base alle caratteristiche dell’atleta, in modo:

a) da favorire sempre la parte principale (in linea di massima, per la maggior

parte del tempo sono i lanci per i lanciatori, i salti per i saltatori e gli sprint

per gli sprinter ovviamente) della sessione;

b) da farlo progredire.

Charlie Francis ha delle preferenze spiccate da cui i due esempi classici (più varianti

a tono).

Per esempio

Opzione 1

Sprint+pesi

Tempo

Sprint+pesi

Tempo

Sprint+pesi

Tempo

Rest

Oppure

Opzione 2

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Caccia alla strega Francis – di Valerio Bonsignore

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Sprint+pesi

Tempo

Tempo

Sprint+pesi

Tempo

Rest

Una terza opzione potrebbe comprendere il terzo giorno power drills (dollies, skip

balzati, sprint balzati, tempo run intensivi -> Spec End).

Ma nei suoi scritti si evince che possono esserci varie opzioni.

Oppure Tellez nell’esempio preso da Burrell

Lunedì

SE

Martedì

partenze

Mercoledì

90, 80, 70, 60 + plio (boxes)

Il gruppo dell’MVP a Lignano prima di partire per Daegu in due sedute consecutive

ha utilizzato lo schema delle prime due sedute ovvero (per la Fraser):

Giorno 1

3x120

Giorno 2

5x50

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Caccia alla strega Francis – di Valerio Bonsignore

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I pesi per la parte inferiore sono stati svolti nel secondo giorno (dopo gli sprint se non

ricordo male).

In alcuni schemi di John Smith si propone:

Giorno 1

Spec End

Giorno 2

partenze

Giorno 3

SE oppure Speed

Con i pesi splittati. E pure altre combinazioni

Chi ha ragione? Tutti e nessuno!

Ci sono varie tipologie di atleti e quindi programmi diversi possono ritagliarsi bene

per alcuni e non per altri. E poi bisogna tenere conto che la pratica applicazione è più

importante di tanti schemi (che sono utilissimi comunque).

Ogni programma deve avere insomma della logiche importanti e consistenti.

Per esempio la cura dello stato di recupero dell’atleta, le progressioni sostenibili nel

tempo (senza salti di intensità tra i diversi blocchi), la cura della tecnica sin

dall’inizio, un’attenzione maniacale alla fase di realizzazione e taper sono i tratti

comuni a tutti i sistemi di allenamento di successo.

Gli esempi riportati sono tanti e variegati: da Charlie Francis ideatore del concetto dei

100 metristi come dragsters a mister 400 metri (Clyde Hart).

Gli approcci sono spesso differenti in toto tra di loro ma penso servano per dare idee

di massima.

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Caccia alla strega Francis – di Valerio Bonsignore

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1) Charlie Francis e Dan Pfaff curano maniacalmente la partenza, l'accelerazione

e i meccanismi sul lanciato. I programmi in sala pesi di Dan Pfaff sono più

"moderni" ed eleganti (si è formato un decennio dopo rispetto al canadese). Il

canadese impiega la pliometria ai minimi sindacali mentre Dan Pfaff ne è un

sostenitore. Per il traino, Charlie Francis ne è un grande sostenitore (con i vari

tipi di isorbic) mentre nei programmi (e video del tubo) non si vede traccia di

questo tipo di esercitazioni in John Smith;

2) gli approcci sui 400 metri tra Smith e Hart hanno delle similitudini ovvero

volumi contenuti e intensità non eccessive. Molta enfasi è posta sui 350 m

(prove per atleti di alto livello sopra i 40" con sforzi ovviamente sub max).

3) Ogni sistema ha una sua logica di fondo. Per esempio Smith e Hart hanno

avuto successi con 400isti con doti di velocità incredibili (Watts, Lewis, Perec,

MJ e un po' meno Wariner ma pur sempre veloce). Ma questo suggerisce

alcune cose di notevole importanza: non esistono i programmi validi al 100%

(temporalmente). Molto spesso il successo di un programma deriva dalle basi

(anche sbagliate) ricevute da programmi precedenti. Questa è una parte del

training pluriennale spesso sottovalutata ma che meriterebbe le maggiori

attenzioni. Per esempio posso ipotizzare ragazzi che dopo i 16 anni anche se

portati per i 400 metri curino i 100 metri (per avere potenza) e il lavoro

generale da 400 metrista (volumi di tempo run estensivo, prove di strength

endurance); successivamente potrebbe curare meglio i 200 metri utilizzando

prove di Special Endurance 2 (350-600 m) e solo succesivamente potrebbe

specializzarsi (quando il suo sistema lattacido è pienamente sviluppato e le doti

di velocità sono prossime a quelle massimali) nei 400 metri. Da questo punto

in poi si potranno sviluppare i successivi (al primo) cicli olimpici ondulando le

priorità dai 200 metri (velocità) ai 400 metri.

[…] Quindi sappiamo che gli allievi di Smith si allenano prima in sala pesi e poi in

pista ma il lavoro in sala pesi non è di tipo "hard"(anzi) e molto spesso trattasi di

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Caccia alla strega Francis – di Valerio Bonsignore

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sedute che molti atleti classificherebbero come "riscaldamento".

Oppure il fatto che Charlie Francis facendo seguire i pesi al lavoro di sprint debba

prevedere il giorno successivo una seduta leggera (di tempo e forza generale).

Se invece si distribuiscono gli elementi intensi durante il ciclo settimanale e con

volumi non elevati ci si può allenare anche più giorni consecutivi in modo

intenso.

Quindi se corressi 2 x 600 m (seduta intensa sì ma non come un 2 x 4 x 60 m) più

pesi in modo contenuto (riscaldamento squat, sollevamento olimpico e panca ovvero

cura della parte superiore), il giorno dopo posso prevedere una seduta più intensa (ad

esempio salite o accelerazione) rispetto ad una di tempo run.

Oppure si possono fare drills tecnici un giorno oltre ad un sollevamento olimpico e

sprintare con più impegno il giorno successivo.

Ancora: una decisione presa oggi ha delle implicazioni sia a breve (seduta) sia a

media (giorni) sia a lungo (ciclo annuale).

Il famoso big picture da analizzare ogni volta.

Un altro appunto che rende giustizia a questa mole di informazioni: aiuta a

comprendere il fatto che gli allenamenti non sono solo sprint o squat ma prendono in

considerazione varie sfaccettature.

Per esempio da Charlie Francis prima e poi con gli scritti di Pfaff e Shaver sappiamo

che un posto importante nel training bisogna darlo al lavoro generale.

Quanto lavoro generale (forza generale, tempo, flessibilità dinamica ovvero mobilità,

terapia, core training, rudimentals) si prevede nei programmi?

Questa cosa va valutata con atleti di un certo livello.

In ultima analisi: gli esempi dei programmi mostrati non servono come copia-incolla

dei propri e probabilmente nemmeno come ispirazione.

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Come prima cosa sono una sfida nel comprenderne “a tavolino” le ragioni e logiche

di fondo.

Come seconda cosa, molto spesso sono esempi (eleganti) di come grandi coach

sviluppano il loro training prevedendo progressioni lungo i mesi.

Alcuni esempi:

- Hart progredisce nelle prove di overdistance riducendo le distanze (e quindi

incrementando l’intensità) mentre per i 200 e 350 m progredise a gradini

variando nel ciclo solo la pausa (che via via si riduce).

- Charlie Francis fa progredire i programmi nello short to long allungando la

distanza di accelerazione. La sfida è comprendere se le varie distanze sono

comunque tollerabili da parte dei vari atleti (su base costante);

- negli esempi di Tellez la componente Long to Short delle prove di Spec End è

evidente..

Un tecnico può elaborare progressioni originali, ritagliate sulle esigenze dei propri

atletia anche attingendo agli esempi proposti sulla ciclicizzazione dei carichi in sala

pesi (pur sempre modi di far progredire i carichi).

Così per esempio se può progredire nei 60 m (distanza di accelerazione) ogni 10 gg si

possono inserire sedute “intermedie” (ad esempio con distanze inferiori),

ciclicizzando insomma l’intensità.

Gli esempi sono infiniti.

E in questo spazio pare non ci sia niente da dire su come tanti e tanti ragazzi italiani

si siano allenati in questi 30 anni.

Velocemente ciò che penso:

1) ad inizio carriera probabilmente l’incremento dei valori di FExpl e FReatt

aiutano fortemente il miglioramento delle prestazioni;

2) corollario al punto 1) è che bisogna stare attenti a “spremere” i ragazzi in

determinate annate e quindi vedere sempre in prospettiva (molte volte è

capitato che nell’anno successivo al boom è arrivato l’infortunio grave);

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3) gli atleti di super talento evidentemente rispondono meglio a programmi

totalmente differenti da quelli italiani classici;

4) densità più elevate e pesi prima degli sprint (non come in Italia da programmi

degli anni ’90 ovviamente) forse permettano una migliore “innervazione”

(reclutamento muscolare) e quindi aiutano la performance anche in forti

velocisti;

5) corollario al punto 4) è che anche in questo caso l’incremento di intensità

(miglioramento delle performance) costringe a variazioni nell’allenamento;

6) molti atleti beneficiano di lavori lattacidi prima di lavori brevi. Interessante

comprendere l’esperienza dei velocisti di college americani che molte volte

arrivano al PB sui 200 m dopo una gara sui 400. Negli schemi di Tellez e

Smith abbiamo visto questa cosa in giorni differenti e sappiamo pure che nel

taper, giorni prima della gara clou, Carl Lewis correva in allenamento un 400

m. Pfaff è interessato del problema dal punto di vista fisiologico (come

abbiamo visto) ma anche questa considerazione ci dice come i settaggi Short to

Long e Long to Short vanno sempre predisposti in base al livello e attitudini

degli atleti. Esempio: se ho un atleta che dopo una prova con l’isorbic migliora

nelle successive prove oppure che il suo SN viene eccitato dopo alcune rps di

power clean o lanci oppure da pesi eseguiti nei gg precedenti come possiamo

considerarlo allo stesso livello di un atleta che invece reagisce bene a prove

lunghe per dare il meglio in quelle successive (brevi)?[..]

Morale

I coach devono avere in mente sia il piano annuale sia le prospettive future di ogni

allievo.

Compito della programmazione annuale è quello di individuare gli obiettivi e quindi

dettagliare le qualità che si vogliono enfatizzare di volta in volta.

Ma sino a questo punto ci siamo e ne abbiamo discusso all’infinito.

Ciò che spesso sfugge nelle varie discussioni il modo con cui diversi tecnici

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Caccia alla strega Francis – di Valerio Bonsignore

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interpretano i diversi cicli (e sotto cicli o mesocicli che dir si voglia) di allenamento e

di come settano i vari microcicli (espliciti ed impliciti).

Si spendono tante parole sul’organizzazione dei microcicli ma il succo, la

domanda può essere invece rivolta in questa maniera: come interpretano gli

allenatori e conducono alle sedute di picco?

Qual è quella esercitazione o seduta che favorisce la successiva (che si considera

focale) per quel periodo di allenamento?

Quante sedute “cardine” sono previste (o auspicabili) per determinati periodi?

Queste sono importanti domande a cui ognuno (anche indirettamente) deve darsi una

risposta.

Corollario a queste considerazione ci sono quelle che riguardano come progredire

(frequenza implicita, vedi programmazione day-by-day).

Per Charlie Francis un atleta di livello stimola abbastanza il SN per cui i pesi sollevati

il mercoledì aiutano la seduta del venerdì (ad esempio). E più è avanzato l’atleta più

lo stimolo si prolunga nel tempo*.

Anche l’organizzazione della seduta serve per svolgere al meglio la componente più

importante.

Altri coach (vedi Tellez, Doc Patton, Smith) inseriscono pure esercitazioni di Special

Endurance il giorno prima una seduta intensa (sprint brevi).

[…]

Charlie Francis in tal senso spiega che per gli atleti di alto livello (che stanno bene

fisicamente) allenarsi al 95% permette di recuperare (via via, la forma) o meglio,

continuare con gli allenamenti.

Supponiamo di prendere uno schema simile

Giorno 1

Spec End (ad esempio 400, 300, 200) + UB

Giorno 2

Accelerazioni (ad esempio 3x30, 2x50) + LB

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Giorno 3

Tempo

Giorno 4

UB+Drills

Giorno 5

Speed + LB

Giorno 6

Tempo

Progredendo nel mesociclo come si potrebbe variare l’allenamento?

Ad esempio

Giorno 1

Spec End/SE (ad esempio un classico 300, 200, 100) + UB

Giorno 2

LB+Tempo

Giorno 3

Accelerazioni (ad esempio 5x50)

Giorno 4

UB+Tempo

Giorno 5

Resistenza alla velocità (si allungano le distanze rispetto alla seduta della I settimana

del ciclo)+LB

Giorno 6

Tempo

Come si vede, via via che gli elementi consistenti diventano più ardui e quindi una

loro maggiore separazione temporale potrebbe permettere di allenarsi sempre con 3

sedute intense.

Il lavoro con i pesi LB del martedì potrebbe essere leggero (wu di squat e OLs) in

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maniera da non stressare la successiva seduta di accelerazione.

Il volume ridotto delle esercitazioni permette comunque di essere al top il venerdì

(lavoro di velocità o resistenza alla velocità).

Le filosofie possono essere differenti ma penso che il senso è bisogna vedere ciò che

si ritaglia al meglio per i vari atleti e come settare le sedute in maniera da prevedere

progressioni plausibili nel corso delle settimane.

E il tutto capendo come le varie sedute si stimolano (o danneggiano) a vicenda

avendo sempre in mente quali considerare più importanti.

Potendo riassumere:

1) ogni seduta va affrontata con un recupero tale che permette di svolgere con un

minimo di qualità il lavoro programmato. Per “minimo” va inteso anche un

valore elevato ma comunque uno standard (per CF il 95% in generale);

2) ogni seduta va affrontata con uno stato di recupero che permetta di

minimizzare il rischio infortuni;

3) ogni seduta va affrontata (e quindi nello specifico pure ciascuna sessione o

parte di sessione) con il giusto tono muscolare e nervoso. Da cui le differenze

tra i lavori di Charlie Francis e Tellez ad esempio. Un velocista di livello

olimpico molto potente stimola in sala pesi il suo sistema nervoso così tanto

che può ricevere benefici per giorni a seguito di sollevamenti. È chiaro che in

questo caso il sistema di Charlie Francis in cui si alternano sedute pesanti

(sprint più pesi) con sedute leggere (tempo e lavoro generale) può coesistere

benissimo. Ma se si pensa di stimolare differentemente gli atleti (splittando il

lavoro) oppure che una seduta full (per volume) di sprint in pista e di pesi

(parte superiore e inferiore) in palestra sia eccessiva allora splittare il lavoro

oppure trovare soluzioni accomodanti (split per i pesi per esempio e non solo

per il lavoro in pista) è la soluzione più intelligente (efficiente). Per questo

nessuno esclude a priori il fatto di sollevare prima degli sprint e/o balzare.

Come al solito: se si accelera meglio perché avere aprioristicamente idee

differenti e non cambiarle? Alla fine della fiera lo stesso Ben Johnson faceva

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panca prima di sprintare oppure il gruppo di Greene faceva Squat (non pesante,

a mo’ di warm up) prima di sprintare. E lo stesso Charlie Francis inserisce

lavori di BTA (Bounce, toss e acceleration) nella parte specifica del warm up

oppure l’isorbic (vedi avanti) per stimolare le capacità di accelerazione.

Ovviamente il tono muscolare tra lavori di accelerazione, velocità e resistenza

alla velocità o speciale è differente di volta in volta. Ma qui entriamo nel “fino”

(che è infine l’arte di allenare);

4) ogni seduta deve avere chiari i focus tecnici (pochi e non contrastanti) e il

giusto approccio psicologico;

5) infine, come scritto tante volte, ogni seduta va visto nel suo contesto generale e

mai in maniera disgiunta.

>>

Posso aver sintetizzato male e scritto fregnacce ma sfido chiunque a trovare le

“formule chimiche” in queste considerazioni.

Oh, fine? Jamais!

Prendiamo ad esempio la tecnica.

I sostenitori del “caccia all’untore” come distinguerebbero la tecnica e la relativa

didattica di un dopato da un atleta pulito?

Con tutti gli sforzi di questo mondo non ci arrivo.. sarò tonto io?

Nei suoi libri Charlie Francis dà una trattazione completa su come concepire la

tecnica, la rilassatezza, la didattica e ovviamente i motivi.

Spiega benissimo i concetti che io definisco “rumori residui”, il concetto di “forza

netta” (relativamente alla rilassatezza) e dell’anticipazione motoria nel gestire la

tecnica.

E tutto questo oltre alla mera spiegazione di come settarsi sui blocchi, su cosa

focalizzarsi in partenza, accelerazione e lanciato e a schematizzare la biomeccanica!

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In pratica in Italia un dialogo, un articolo sulla tecnica dello sprint (ecco, un altro

punto della discussione) non l’ho mai letto.

E non mi riferisco a Di Mulo quando afferma che la flessione della spalla in

accelerazione è la mera conseguenza riflessa della spinta dei piedi a terra (ok, è il

contrario ma non soffermiamoci su questi piccoli, insignificanti particolari che

rendono la vita di un coach di provincia molto più ardua perché alla fine nemmeno lui

sa come si deve allenare questo o quell’altro aspetto).

Mi riferisco al semplice fatto che la tecnica viene spiegata nelle sue componenti

(seppure “elementari”) biomeccaniche, neurofisiologiche e quindi c’è una sua

descrizione e una proposta di didattica.

Altrimenti non saremmo stati anni ad ascoltare il consiglio dello “step down” per

avere lo “stepping over”.

E sia chiaro: non è una frase ad effetto per colpire il lettore! Qua non siamo in

discoteca dove vogliamo rimorchiare qualche bella ragazza! Personalmente sono

interessato al training e il resto non mi interessa.

Ritornando alla “seconda parte”, cosa c’entra il doping con tutte queste cose?

Perché da Charlie Francis in poi esiste la tecnica del “moderno sprinter”?

Purtroppo i meriti ci sono e gli vanno dati. Che poi ci sono state le evoluzioni prima

dell’HSI (con Greene soprattutto) e poi dei Jamaicani (su tutti Asafa Powell) è un

altro conto.

Prendiamo questa figura:

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E di converso questa:

Oppure:

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Dove vedete il doping? Perché hanno le mani larghe? Si vedono tante ragazzine con

posizioni alla Ben Johnson e che non riescono a sollevare nemmeno un bastone di

una scopa!

Il problema perché dovrebbe essere di Charlie Francis?

Ora guardate questa immagine:

Didattica della “clearance” dai blocchi. Da noi insegnano a spingere contro i blocchi

mentre Charlie Francis non lo fa.

Ne deduco che per smontare punto su punto il suo sistema che la sua didattica (della

“prima mano”) sia inficiata dal doping o no?

Ecco, un altro santo quantico del mio pensiero.

E tutto questo senza citare lo “step back”..

Infine Charlie Francis spiega pure la differenza di meccanica in base alla velocità (e

direi allo stato di affaticamento).

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E’ un suo mantra! E questo ha ripercussioni fondamentali sulla strategia di

allenamento, delle singole sedute.

Ancora: in Italia si è aperto un discorso relativamente a questa cosa? Ci sono

discussioni in merito? Se qualcuno lo conosce che faccia un fischio.

Ma chiaramente mica si può discutere di biomeccanica in base ai differenti livelli

dell’atleta né dello stesso atleta in condizioni di stanchezza perché altrimenti

dovremmo citare il “doping” e in questa stessa figura vedere le famosi formule

chimiche.

Certo, gli articoli si trovano in Italia ma dove sta il discorso generale? Cosa si insegna

ai coach? E comunque mai riferito ad una strategia generale.

Nota curiosa: nel mio libro la parte dedicata alla tecnica supera abbondantemente le

200 pagine (la parte è di circa 300).

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Rigenerazione

Ultimo argomento dei più potabili.. la rigenerazione e il recupero che poi viene

sbeffeggiato dall’articolo (non comprendo i motivi né la fisiologia dietro queste

affermazioni.. bah).

Charlie Francis ha dedicato intere trattazioni sull’argomento (sì, chi fa la sauna

sicuramente si dopa) e.. non voglio dilungarmi sull’argomento e quindi mostro uno

stralcio di una figura da lui elaborata (un pezzo, compratevi il libro!).

In poche parole, spiega le priorità (i numeri indicano questo!) sui massaggi da fare (la

loro collocazione temporale), il tipo (“deep”, “assists in..”).

Non vi piace? Vi fa schifo? Fatemi vedere in Italia uno schema simile (e per simile

intendo che tratti lo stesso argomento)!

Ecco, farsi massaggiare è cosa da dopati ahimé e la cosa è nota pure su Orione.

Ma visto che qualcuno, con due neuroni non scollegati si trova, guardando lo schema

capirebbe che si parla pure di aspetti finanziari, ma va’, chi lo avrebbe mai detto?

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Charlie Francis si riferisce pure agli squattrinati sprinter italiani che non hanno

un’assistenza terapeutica 16 ore al giorno? E come è possibile visto che i nostri sono

puliti? Misteri da kazzanger!

Conclusioni

Le conclusioni sono semplici.

Ripremetto che non ho nulla contro il prof visto il profondo rispetto che ho per gli

anziani e le persone che hanno messo (e mettono) passione in ciò che fanno (e hanno

fatto) e che i cortigiani farebbero meglio a studiare..

Ma tolto questo non può che criticarsi questo atteggiamento superficiale.

E non perché parliamo del migliore allenatore di sprint all of time ma perché

discutiamo di idee.

E le idee sono tali, senza colore.

Il fatto stesso di parlare di “metodo” e non di sistema denota la mancanza di visione

del problema.

E visto la mancanza di visione si capisce bene perché questo movimento ha

totalmente distrutto 6 generazioni di sprinter (sei per cinque uguale trenta).

E badate bene per chi avesse saltato l’intero articolo: non sono entrato nel merito di

nulla!

Non ho parlato della stravaganza di ampie e rapide, di assurdità metodologiche

relative alla pliometria (basta vedere quanti nel centro Italia, ad esempio, si sono

operati ai piedi mentre Francis vanta all’attivo un numero inferiore a zero.. lo so, state

pensando alla meccanica quantistica e quindi al gatto mezzo vivo e mezzo morto..)

oppure al lavoro in sala pesi che poteva essere preso da un film di Dario Argento..

E di tecnica? E di periodizzazione con i tecnici che non sanno nemmeno di cosa si

tratta (“con i ragazzi non si periodizza?” ma ne sei sicuro? Non penso che micky

mouse parlasse di periodizzazione!)?

Non ho discusso di niente di tutto ciò!

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Semplicemente fatto notare che parlando di sistema e volendosi confrontare bisogna

mettere sul tavolo le proprie idee.

Lo so che sono poche e quelle che ci sono anche confuse ma chi vuole discutere deve

fare ciò.


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