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Caccia con l’avancarica Pedersoli in calibro 12 A ... fagiani con l… · Come ci si prepara La...

Date post: 29-May-2020
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I l Principe di Salina affermava che un palazzo di cui si conoscessero tutte le stanze non era più degno di essere abitato. Lo spaccato di vita sici- liana nel passaggio tra Borboni e Savoia, mirabilmente descritto da Tomasi di Lampedusa nel suo libro “Il Gattopardo” e illustrato con splendida arte cinematografica da Luchino Visconti, può essere preso a immagina- totalmente digiuni di esperienza pratica e appena illuminati da dettami tecnici, tutti da verificare con la nostra scarsa manualità sul campo. L’allestimento del materiale da impiegare e il ripasso mentale di quanto avremmo dovuto porre in atto ci hanno piacevolmente tenuti impegnati per un certo tempo, ma sono state le variazioni climatiche e le date di calendario a dilazionare la testo di Emanuele Tabasso, foto di Vincenzo Tumbiolo rio filo conduttore per tante situazioni che corrono nella vita delle persone. Quello che non si è ancora provato è lì, intatto e pieno di promesse, di curiosi- tà e stimola, talvolta, una certa ecci- tante apprensione. Con questi sentimenti abbiamo accetta- to di svolgere alcune prove di caccia impiegando delle doppiette ad avanca- rica, ricoprendo il ruolo dei novizi Dalle improvvisazioni nascono sovente delle belle cose e l’idea di qualche prova pratica di caccia, utilizzando doppiette ad avancarica, si è sviluppata con meticolosa attenzione, come si conviene in un campo in cui siamo stati, fino a ieri, completamente estranei A fagiani con la doppietta Pedersoli in calibro 12 Caccia con l’avancarica 1 012/019Avancarica 2 OK.doc 13-07-2006 9:33 Pagina 12
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Page 1: Caccia con l’avancarica Pedersoli in calibro 12 A ... fagiani con l… · Come ci si prepara La prassi usuale per un’uscita venatoria con un retrocarica parte dall’abbiglia-mento,

Il Principe di Salina affermava cheun palazzo di cui si conoscesserotutte le stanze non era più degno di

essere abitato. Lo spaccato di vita sici-liana nel passaggio tra Borboni eSavoia, mirabilmente descritto daTomasi di Lampedusa nel suo libro “IlGattopardo” e illustrato con splendidaarte cinematografica da LuchinoVisconti, può essere preso a immagina-

totalmente digiuni di esperienza praticae appena illuminati da dettami tecnici,tutti da verificare con la nostra scarsamanualità sul campo. L’allestimento delmateriale da impiegare e il ripassomentale di quanto avremmo dovutoporre in atto ci hanno piacevolmentetenuti impegnati per un certo tempo,ma sono state le variazioni climatiche ele date di calendario a dilazionare la

testo di Emanuele Tabasso, foto di Vincenzo Tumbiolo

rio filo conduttore per tante situazioniche corrono nella vita delle persone.Quello che non si è ancora provato è lì,intatto e pieno di promesse, di curiosi-tà e stimola, talvolta, una certa ecci-tante apprensione.Con questi sentimenti abbiamo accetta-to di svolgere alcune prove di cacciaimpiegando delle doppiette ad avanca-rica, ricoprendo il ruolo dei novizi

Dalle improvvisazioni nascono sovente delle belle cose e l’idea di qualche provapratica di caccia, utilizzando doppiette ad avancarica, si è sviluppata con meticolosa attenzione, come si conviene in un campo in cui siamo stati,fino a ieri, completamente estranei

A fagiani con la doppiettaPedersoli in calibro 12

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prima uscita e non nascondiamo chel’ombra della titubanza nella riuscitadell’impresa ci ha sfiorati più di unavolta: non stava bene farci condiziona-re dall’ansia del risultato, ma se il pen-siero si soffermava sull’immagine delselvatico che se ne andava indennedopo i nostri due colpi, avevamo uncerto lavorìo di pensiero per togliercidi testa questa idea.Nella sistemazione dei fucili, e di tuttoquanto attiene al loro funzionamento,ci siamo trovati immediatamente conle spalle coperte per la presenza del-l’amico Vincenzo Tumbiolo, signoredella fotografia e maestro dell’avanca-rica: oltre all’incombenza di scattare leistantanee, si era assunto anche quelladi renderci edotti su come si maneg-gia una doppietta a luminello e que-sta, come vedremo, è stata un’istru-zione interessante e di grande aiuto.Un altro appoggio lo abbiamo avutodall’amico maestro della caccia alcamoscio, Carlo Dellavalle, anch’eglidedito alla sperimentazione del nuovoe dotato di un ottimo pointer, daaffiancare alla nostra pari razza, sem-pre un poco esagitata.

Come ci si preparaLa prassi usuale per un’uscita venatoriacon un retrocarica parte dall’abbiglia-mento, per passare alla scelta del fucileche ci è congeniale, con la dotazione dicartucciera e cartucce del calibro dell’ar-ma, solitamente con piombo di due o trenumeri diversi che ne differenzino laresa. Una passata di straccio all’internodelle canne per asportarne l’olio e lachiusura delle due fibbie per assicurarela cinghia mettono abitualmente ilnostro fido strumento di caccia in condi-zioni di funzionamento: per il trasportoè pronta una custodia lunga, oggi assaipiù usata di quelle a mezza lunghezza (icosiddetti prosciutti) che contengono ilfucile smontato.Lo svolgimento di queste operazioni è ora-mai una cosa di routine, fatto salvo il con-trollo metodico e attento dell’arma perverificare che sia scarica non appena la sipreleva dalla sua sede: la procedura diquesta operazione va puntualmente rispet-tata, proprio senza cadere nella routine,pena gravi rischi ben immaginabili.Ben più laboriosa è la preparazione peruna battuta con l’avancarica e fin da que-

sti momenti è possibile assaporare laritualità insita in questo ritorno al passato.Una ricca dotazione di accessori fa dacorollario al fucile ed è di questi che desi-deriamo iniziare la descrizione, incon-trando pezzi mutuati dalla tradizioneinsieme ad altri di chiara impronta tecni-

1 Il tableaux di fine giornata con le quattrofagiane tirate con la doppietta Pedersolicalibro 12: il fucile fa bella mostra di séinsieme a quello in calibro 20 di cuinarreremo prossimamente

2 Si inizia il rituale del caricamento delladoppietta versando la polvere dalcontenitore direttamente in canna:buona regola il mantenere la volatasempre discosta dalla persona

3 Dopo avere inserito il cartoncino, lo sipressa con la bacchetta a sicuro contattodella polvere. Ugualmente si agisce dopoaver inserito la borra perché anch’essasia sistemata ben aderente al cartoncino

4 La cucchiaia mobile della fiaschetta delpiombo è un particolare curato nella suafunzionalità: all’epoca non si parlavaancora di ergonomia, ma la soluzionerisponde a perfezione alla necessità

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ca moderna. Su un tavolo, di fronte allacasa di caccia, disponiamo il nostrobagaglio suscitando non poca curiositàfra gli astanti: un rapido esame allamimica facciale, agli sguardi e alle postu-re assunte dai vari personaggi di frontea questa novità, è una piacevole aggiuntaall’esperienza. I rari discepoli dei duecanne si mostrano compresi e partecipidella nostra avventura; i manovratori deisemiautomatici assumono quell’aria chesi finge interessata per nascondere, conun barlume di deferenza, quel compati-mento che si prova di fronte a chi ètroppo originale e si dispone a scalare ilCervino con maschera e pinne.

La polvereSembra strano ma negli ultimi tempinon è stato così facile procurarsi dellapolvere nera, solitamente per questoimpiego la Svizzera n° 2, vista la discon-tinuità nell’importazione. Costruire lemacchine e lasciarle senza carburantenon promette nulla di buono, per cuiproprio la ditta Pedersoli si è mossa in

prima persona, facendo giungere sulmercato la polvere nera tedesca dellaWano che, come vedremo, offre eccel-lenti risultati. Arrivato il primo insosti-tuibile ingrediente si può passare aimmetterne un certo quantitativo nel-l’apposita fiaschetta in rame e ottone,bella nei suoi disegni sbalzati che ricalca-no produzioni ottocentesche francesi; ilbeccuccio di versamento è avvitato altappo su cui è pure imperniata una leva,con molla rotonda a lamina, che azionauna piccola tramoggia interna per rego-lare il deflusso della polvere. A questopunto, con l’ausilio di un dosatore rego-labile, con cui si determina la grammatu-ra occorrente impostando un cursorenella scala graduata, ogni dose viene tra-sferita in apposite provette di plasticaantistatica trasparente, dotate di chiusu-ra a pressione: magari stonano un pococon il loro aspetto da figlie della chimi-ca, ma ne è innegabile la praticità e ilcoefficiente di sicurezza.Verificheremo che la polvere Wano FFgoffre rese ottimali con dosi da 85 granie 35 grammi di piombo.

I palliniConsiderato che cacceremo fagiani sottoferma del cane, abbiamo optato per delpiombo nero del n° 7 che ci pare unascelta acconcia sia di prima che di secondacanna. Abbiamo infatti deciso di nonmunirci di due diverse misure per noncomplicarci troppo la vita agli inizi di que-sta avventura. La fiaschetta in pelle mor-bida che contiene il piombo termina conun dosatore regolabile, comprensivo ditasto a molla per la tramoggia di versa-mento e di una cucchiaia per trasferire ilpiombo alla canna. I cartoncini rigidivanno in una tasca della cacciatora a farcompagnia alle borre in feltro, mentre lecapsule di innesco sono immesse in unastuccio a molla.

Il fucileDopo tutte le cure dedicate ai materialiaccessori, ci disponiamo alla preparazionedella doppietta: con l’apposita chiave sismontano i luminelli controllando, a soffioe con lo spillone inserito nella chiave stes-sa, la pervietà dei fori di vampa, approfit-tando poi della situazione per passare

Con l’apposito attrezzino contenitore siinnescano i luminelli con le capsule: èdecisamente più rapido dell’alternativa diaprire e richiudere la scatoletta dopo ognisparo, con il rischio di rovesciare tutti inostri inneschi in mezzo all’erba

Abbiamo accettato di svolgere alcune prove di caccia impiegando delle doppiette ad avancarica,ricoprendo il ruolo dei novizi totalmentedigiuni di esperienza pratica

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agevolmente una pezzuolanelle canne, asciugandonel’olio protettivo. Rimontati iluminelli si controllano gliacciarini, soprattutto la tenu-ta della prima monta a cuicorrisponde la posizione disicurezza.Maneggiamo un po’ l’armaper prendere confidenza esoprattutto per controllareche ci venga bene in mira:pare realizzata apposta pernoi e il calcio, un poco piùdritto del normale, compen-sa la tendenza del due canneparallele a portare i colpi leg-germente bassi. Notiamo chenon sono previste le magliet-te portacinghia, ma non cene sarà bisogno. Nel contem-po non ci sfugge la bella bru-nitura delle canne che mettein risalto la tiratura sotto-stante realizzata con cura; lalunghezza è pari a 725 mm(28” e 9/16) e la giunzione èaffidata a un’elegante bindel-la concava, senza ombreggia-tura, che conduce l’occhio,senza incertezze e senzariflessi, al classico mirino sfe-rico in ottone. Una bindellinainferiore e i triangoli di chiu-sura in volata completano illavoro. Gli acciarini tartaru-gati conservano la piastrasemplice e lineare dei modellidi metà Ottocento, comepure i cani dalla cresta dirit-ta, fatti per un uso anchegravoso, quindi con sezioniragguardevoli, senza conces-sioni a leziosità stilistiche cheavrebbero potuto sminuirnela robustezza. La calciatura èin pezzo unico di noce ecomprende il calciolo con rin-forzo in metallo, il calcio conimpugnatura all’inglese zigri-nata, il fusto sottocanna incui è inserito lo scudo con ledue mortise per l’agganciodei rebbi di culatta dellecanne. Nella parte terminaledell’asta si trova il doppioforo del traversino, all’epoca

detto anche passetto, cheaggancia l’asola saldata sottoalle canne mantenendo unitele due entità principali. I due grilletti conservano lafoggia antica, ma non perquesto sono meno funziona-li, anche nel passaggio rapi-do al secondo colpo: i pesi disgancio sono molto simili aquelli di una buona doppiet-ta odierna, tra grammi1600 e 1900, con giustaprontezza e senza filature.L’ampia guardia termina conla lunga codetta sagomata,attraversata dalle viti di fis-saggio al calcio.

Sul terreno di cacciaPresa confidenza con la dop-pietta, che con i suoi 3,3 kgappare di peso analogo a unnormale calibro 12 a retro-carica, ci si prepara all’operain un campo di granturcolasciato a perdere, contorna-to da bassi rovi e da unafascia di erba molto fitta chefiancheggia un canale di irri-gazione. La zona fa partedell’azienda agrituristicovenatoria La Mandria diSanthià (Vc), diretta daClaudio Delzoppo (tel.0161854130 e360677030) che, con moltacortesia e un gradito compli-mento ai nostri ausiliari, ciassegna quest’ampia porzio-ne di terreno lasciandoci libe-ri di effettuare tutte lenostre prove. Prima di dareil via ai due pointer è benecaricare l’arma ripassandometicolosamente la procedu-ra: inarcamento dei cani allamonta di sicurezza, calciolosul piede, canne ben saldenella mano sinistra con labocca tenuta scostata, sonole fasi di partenza. Con lamano destra si preleva ilprimo tubetto con la caricadi polvere e, aperto il ▼

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tappo a scatto, la si versa nella canna sini-stra riponendo il contenitore vuoto nelmagazzino dell’usato, che è poi il tasconedella cacciatora; subito a seguire il primodischetto di cartoncino che segnali l’avve-nuta introduzione della polvere. Si proce-de in maniera identica per la canna destrae a questo punto si sfila la bacchetta dallapropria sede, la si rigira “accorciandola”secondo la prassi usata negli eserciti otto-centeschi, appoggiandone un’estremità sulpetto e variando la posizione di presa perfavorire la rapida imboccatura. Si spingo-no i cartoncini a sicuro contatto della pol-vere con due o tre colpi ben assestati, siinfilano alternativamente le due borre, infeltro per il calibro 12, si battonoanch’esse a fondo, rimettendo la bacchet-ta in sede. Inclinata in avanti la fiaschettadi pelle e sollevato l’anello della tramog-gia, i pallini scendono nel contenitore e,

5 Ed ecco la prosecuzione dell’azionecon la nuvoletta di fumo della polvereWano FFg, il leggero sollevamentodella doppietta sotto rinculo e, sullosfondo, il selvatico colpito che cade.Quasi inavvertibile la differenza diresa fra questa doppietta adavancarica e una attuale a retrocarica

6 Ancora un raddoppio di ferma, questavolta nell’erba alta: entrambi questiausiliari garantiscono un finezzaolfattiva di bella soddisfazione

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tramite la cucchiaia, si immettono nellecanne; l’importante è sempre sigillare conun cartoncino dopo ogni operazione. Daultimo si riprende ancora la bacchetta perportare i cartoncini a contatto del piom-bo, rimettendola poi in sede,Le canne sono cariche e, a maggior ragio-ne, le si indirizza dove non possano faredanni: con l’apposito attrezzino portacap-sule si innescano i luminelli lasciandocomunque i cani in monta di sicurezza.

Il via ai due pointerA questo punto entrano in scena gli altricani, quelli a quattro zampe, che nellemore dell’attesa si sono caricati a più nonposso di bramosia: Decker è un maschiomolto compito, di bella struttura, con ungran naso e dalla cerca veloce ma nonsfrenata, mentre la femmina Pinky, ditaglia agile e svelta, anche lei con un nasoassai fino, è una molla caricata. Il lavorodei due copre molto bene il terreno e leesibizioni delle ferme, un poco più guida-te nel maschio e più a strappo nella fem-mina, entusiasmano non poco; cacciando

in tale maniera c’è tutto il tempo peravvicinarsi armando i cani del fucile. Alprimo incontro siamo palesemente emo-zionati, curiosi di verificare se con questobel fucile ad avancarica riusciremo a fer-mare il selvatico, cercando di non pensa-re all’impietoso obiettivo della macchinafotografica, pronto a immortalare l’even-tuale padella. Frulla una fagiana e l’esitopositivo; di una rapida prima canna cirinfranca: immediatamente, mentre unodegli ausiliari esegue il riporto, occorreriportare in monta di sicurezza il canedella seconda canna rimasta carica.Per la ricarica di una sola canna siosserva questa procedura: si togliedal luminello della canna carica lacapsula di innesco, poi si procedealzando il cane della prima canna pertogliere il residuo della capsula utiliz-

zata. Da qui in poi si eseguono leoperazioni già viste terminando con ilreinnesco di entrambi i luminelli.Si susseguono altri incontri e passiamola doppietta anche all’amico che, legatocome e più di noi alle carabine e agliungulati, ha già lanciato l’idea di unacerca, se non al camoscio almeno alcapriolo con una delle tante proposte acanna rigata che la Pedersoli offre nellospecifico settore. Ma i pointer nondanno tregua e nel tiro occorre ancheuna ribattuta di seconda canna, dopoche ci siamo bruciati la prima per la soli-ta fretta: dobbiamo confessare che iltimore di una portata ridotta dell’armasulle prime ci ha condizionati, spingendosull’acceleratore o meglio sul dito delgrilletto. L’infondatezza della supposizio-ne è stata subito chiara proprio con

1 La fitta nebbia mattutina lascia il posto a un gelido sole accompagnato da un vento teso proveniente dalle Alpi

2 Il “gioco”. La sua esatta disposizioneè frutto di tanta esperienza

3 Il vin brûlé gioca brutti scherzi

Al primo incontro siamo curiosi di verificare se con questo fucileriusciremo a fermare il selvatico

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un recupero di seconda canna, e poiancora con un altro tiro lungo diprima, quando Pinky, troppo assata-nata, ha sfrullato un fagiano anzitem-po. Le strozzature media e piena con-sentono di sfruttare bene le caricheda 35 grammi di piombo del 7 chesui fagiani si sono dimostrate ade-guate anche nell’ambito dei 40 metri:non si soffre quindi nei confronti diun retrocarica se non si va a cercareil tiro esasperato che, a ben vedere,nella caccia con il cane da ferma èquasi sempre fuori luogo.

Le considerazioni finaliLa mattinata è terminata e ci si avvia auna giusta refezione: il confronto frachi non ha sparato, ma ne sa molto, echi ha sparato, sapendone solo in viateorica, si fa serrato perché di mezzoc’è la resa su selvaggina e non solo ilforo su un bersaglio.

Il parere dei due cacciatori sulla funziona-lità della doppietta Pedersoli in calibro 12è decisamente positivo; in questa forma dicaccia non ci si sente assolutamente pena-lizzati rispetto a un normale retrocarica inquanto a maneggevolezza dell’arma:assetto allo sparo e rinculo sono assimila-bili all’esperienza che ognuno di noi ha.La buona possibilità di doppiare il colpo èinsaporita da quella nuvoletta di fumo cheper un momento annebbia la visione del-l’obiettivo creando un po’ di “suspence”prima di verificare se sarà necessaria laseconda canna. Ma se vogliamo questevalutazioni pratiche sono solo il corollariodella sostanza vera di questa prova che sipuò sintetizzare in una diversa forma deltempo: occorre dimenticare l’orologio,anche quello che ci scandisce i secondi,per compiere un rituale che ci trasportaimmaginariamente in un’altra dimensio-ne. Senza scomodare immagini retori-che, con paragoni del passato, è appa-gante trovare la soddisfazione non solo

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nel raggiungimento di un fine con unmezzo, ma nell’uso di un mezzo con cui,magari, si raggiunge anche un fine. Unpo’ come il piacere del viaggio che, avolte, è superiore al piacere della metache si vuole raggiungere.

Un appuntamentoQuella fuliggine che vi troverete sullemani si toglierà con una semplice insa-ponata, mentre per la pulizia dell’armac’è un rituale da seguire che riportere-mo in un prossimo brano, con la provadi una doppietta in calibro 20 in un’al-tra classica caccia nostrana: la quaglia,sempre con i pointer. M

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Pinky è sempre molto lesta a precipitarsi sul capo abbattuto:certamente Decker, il maschio,conserva le buone maniere inglesi e forse ha bisbigliato “pregosignorina, prima lei”

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