Date post: | 30-Mar-2016 |
Category: |
Documents |
Upload: | gaetano-scarnati |
View: | 221 times |
Download: | 1 times |
“CALABRIA IN SICUREZZA”
PIANO DECENNALE DI MESSA IN SICUREZZA
PROGETTO PER LA PREVENZIONE DEI RISCHI E LA
MESSA IN SICUREZZA DEL TERRITORIO
1 SUPERARE L’EMERGENZA
L’esondazione del Crati e l’allagamento del grande sito archeologico di Sybaris e, già due anni fa, il
sequestro delle golene dalla foce alla diga di Tarsia non sono cosa da poco conto. Ma non
scandalizzano né mobilitano l’opinione pubblica.
I fiumi inquinati, i depuratori che non funzionano, le discariche abusive piene di ogni mal di Dio
offrono il quadro di una Regione il cui territorio è in buona parte interdetto all’uso. Divieti di
balneazione, erosione della costa, disseminazione di discariche, cave abusive, occupazione abusiva
delle golene, scarsa sicurezza degli abitati e delle principali vie di comunicazione esposti ai rischi
idrogeologici e sismico sono parte integrante della allarmante quotidianità della Calabria e
disegnano un quadro allarmante di negazione della legalità e del diritto fondamentale alla sicurezza
fisica che richiama lo stato di perdurante emergenza nel governo del territorio. Un male che, se pure
non è solo calabrese ma nazionale, assume nella nostra regione caratteristiche di sistemicità.
Dopo le grandi frane di Cavallerizzo e Maierato, le alluvioni di Vibo Marina, dello Jonio
settentrionale, degli Scavi di Sibari emerge con evidenza una realtà, non solo calabrese,
emblematicamente caratterizzata dalla surrogazione dei poteri ordinari di governo del territorio che
alimenta il circolo vizioso dell’emergenza proclamata a seguito di eventi che nulla hanno di
straordinario. Perché si tratta sempre di fenomeni naturali ampiamente noti e prevedibili, come la
frana di Cavallerizzo segnalata già dalla fine del secolo XVIII, come quelle di Favazzina e Scilla
note fin dal 1783. Quelle di Sinopoli, Acri, Lungro, San Martino di Finita e di tanti altri abitati della
Calabria, come le alluvioni di Reggio Calabria sono state censite nel primo decennio del XX e
alcuni di essi già dichiarati da trasferire con la legge n. 255 del 25 giugno 1906, che oltre i
provvedimenti urgenti per riparare i danni del terremoto dell’anno prima prevedeva finanziamenti
per le opere pubbliche di competenza statale, per le strade nazionali, provinciali e comunali, per le
bonifiche, i porti e le ferrovie, per gli acquedotti comunali, nonché sgravi fiscali, sotto forma di
esoneri di imposta e tasse per i terreni bonificati o rimboschiti e per i nuovi fabbricati, per gli opifici
industriali oltre che per i lavoratori che si insediano nei terreni bonificati.
Gli stagni costieri alla fine del XVIII secolo
In realtà nel nostro Paese accade da sempre che ai disastri cosiddetti “naturali” consegua la
proclamazione dello stato di emergenza e, di conseguenza, la surrogazione dei poteri ordinari di
governo del territorio attraverso una gestione commissariale. E’ la catena che fa dell’Italia il paese
dove il rapporto tra investimenti ordinari per la difesa del suolo e spese straordinarie per le calamità
“naturali” è di 1 a 10. Che si tratti di rischio idrogeologico, di rifiuti e depurazione, l’emergenza
significa sempre dilatazione dei costi, diluizione dei controlli, obliterazione delle responsabilità e
rinvio delle ordinarie e propedeutiche attività di pianificazione, previsione e prevenzione dei rischi
territoriali. Essa è ormai parte integrante del nostro approccio ai problemi del territorio e va ben
oltre l’inquinamento e le calamità naturali. E’ divenuta nel tempo una vera e propria categoria del
pensiero che giustifica il ricorso alle ordinanza di protezione civile, utilizzate per le frane ed i
terremoti come per le Olimpiadi ed i summit internazionali.
Assumere la categoria dell’emergenza come paradigma per la soluzione dei problemi è la
scorciatoia che libera le coscienze e la politica dai problemi reali del territorio: l’abnorme consumo
del suolo, l’ impoverimento dei corpi idrici, la desertificazione e la subsidenza, la prevenzione dei
danni dei terremoti.
In Calabria il consumo di suolo ha interessato prevalentemente i Comuni Costieri ed i Capoluoghi
di provincia.
Superficie urbanizzata in Calabria pre il 1957 ed il 2006
(m2)
1957 2006 Differenza
86.894.200 499.347.400 412.453.200
Fonte OSSERVATORIO DELLE TRASFORMAZIONI TERRITORIALI – SITO
Nelle zone costiere è stato distrutto o compromesso uno degli elementi caratterizzante del
paesaggio: i cordoni dunari che rappresentano uno dei fattori maggiormente incidenti sulla stabilità
della linea di riva in quanto sorgenti di apporti sabbiosi.
Superficie delle dune al 1957 (km2)
Superficie delle dune urbanizzata al 1957 (km2)
Superficie delle dune urbanizzata al 2006 (km2)
Variazione dal 1957 al 2006 (km2)
120,40 6,30 18,44 12,14 Fonte QTRP REGIONE CALABRIA
Nell’arco temporale 1957- 2006, l’attività edilizia ha fortemente compromesso l’ecosistema delle
dune.
ANNO 1957 (Kmq) 2006 (Kmq)
superficie delle dune urbanizzate per edificazione 6,31 18,44
superficie dei cordoni dunari 120,40 102,36
Urbanizzazione delle dune costiere
L’urbanizzazione degli areali dunari nel 1957 interessava 31 Comuni, nel 2006 il numero dei
Comuni con dune obliterate dall’urbanizzazione sale a 76.
Nell’intervallo temporale tra il 1957 ed il 2008 la perdita secca di spiaggia è pari a circa 10 kmq
(costa erosa: kmq 17,70, costa ripasciuta: kmq 8,07).
La categoria dell’emergenza falsa le analisi ed è strategicamente dannosa. Sicché accade che in
Calabria si continui a discutere dei forestali senza una politica delle foreste, di difesa del suolo
senza una Legge sui suoli, piani di bacino e paesaggio. E così il problema dei forestali viene letto in
chiave assistenzialistica ignorando che hanno rappresentato il miglior presidio di tutela dei bacini
montani e di difesa delle pianure dalle alluvioni. Disconoscendo che grazie al loro lavoro in
quarant’anni il patrimonio forestale della Calabria è passato da 300.000 a 600.000 ettari e si
continua a discutere dei sorveglianti idraulici e non della sorveglianza idraulica senza che si ponga
mano alla attivazione dei Presidi Idraulici, indispensabile strumento di monitoraggio, controllo e
manutenzione dei bacini idrografici.
Le aree forestate della Calabria
E’, peraltro ben chiaro che i costi economici e sociali di un approccio emergenziale ai problemi del
territorio non sono più tollerabili come non è più procrastinabile così un nuovo e più efficace
approccio alla gestione del suolo, dell’acqua, delle foreste. L’esempio più lampante è rappresentato
dalla gestione Commissariale dell’APQ difesa del suolo stipulato tra la Regione Calabria ed il
Ministero dell’Ambiente che – oltre ad assumere personale – ha mancato in pieno l’obiettivo di
mettere in sicurezza porzioni rilevante di territorio a rischio idrogeologico.
Ecco perché va ricercata con urgenza una strategia che ragioni intorno alla valorizzazione delle
nostre risorse territoriali in un quadro di sostenibilità che nulla tolga al futuro dei nostri figli. Che
affronti i problemi sotto il profilo culturale, della politica, della legislazione e della gestione.
Affermando una visione che assuma in modo unitario ed interdisciplinare i temi della tutela della
valorizzazione e difesa del suolo, delle acque, del mare e delle foreste. Che porti a semplificazione
il quadro giuridico, che assuma un approccio ispirato alla pianificazione ed alla programmazione in
un quadro integrato del territorio che non può più essere gestito secondo la logica dei compartimenti
stagni. Che affronti il problema delle semplificazione in ordine alle competenze sull’acqua e sul
suolo frammentate tra una ventina di soggetti giuridici che non dialogano tra loro. Che riveda istituti
giuridici vetusti e privi di efficacia come accade per il cosiddetto Nulla Osta Idrogeologico (ex
Regio Decreto 3267 del 1923 ) che ha creato nuove burocrazie regionali senza che ne sia stata
rivista la natura, l’estensione e la gestione.
Unitarietà della visione e delle strategie quanto mai necessarie quando si affrontino i problemi del
territorio e dei rischi territoriali. Perché fare prevenzione e mettere in sicurezza il territorio,
valorizzare il suolo, le foreste e le acque è questione complessa che richiede politiche univoche e
gestioni semplificate.
Riordinare per semplificare, mettere ordine nel sistema delle competenze in modo che la Regione
ritorni alle sue basilari competenze costituzionali, abolire enti inutili come le Comunità Montane e
promuovere le Unioni dei Comuni in uno con il riordino ed il trasferimento di competenze è oggi
una buona occasione affinché anche i tasselli istituzionali si mettano in rete. Regione, Comuni,
Consorzi di Bonifica, in una nuova trama istituzionale devono diventare i protagonisti della fase
della normalizzazione, del ritorno alla ordinarietà nel governo del territorio. Non è cosa di poco
conto ma non si può continuare a tenere gli occhi chiusi in attesa del prossimo disastro o di un altro
sequestro giudiziario. Occorre intervenire prima che i disastri o gli scempi accadano assumendo per
i rischi territoriali il paradigma della prevenzione.
2 LE CRITICITA’
Superare le criticità gestionali come peraltro reclamano la gravità dei problemi e l’applicazione di
Direttive Comunitarie e Leggi Nazionali vecchie e nuove.
Per ciò occorre ridare centralità all’Autorità di Bacino Regionale oggi assorbita, nel nuovo
quadro istituzionale della Direttiva Comunitaria 2000/60, nel Distretto Idrografico dell’Appennino
Meridionale ed impoverita del suo staff tecnico, peraltro assorbito da prevalenti incombenze
burocratiche (nulla osta, pareri, riperimetrazioni, ecc); attivare i Presidi Idraulici, auspicati con
voti del Consiglio Regionale subito dopo l’alluvione di Soverato e finalizzati alla ordinaria attività
di monitoraggio e manutenzione in concorso con i Comuni. Aggiornare il PAI che ha oramai 13
anni di vita ed ha avuto un solo aggiornamento nel 2011, benché si siano verificati centinaia di
nuovi eventi franosi ed alluvionali. Mettere mano ai Piani di Bacino per come richiede la Legge
183/1989 a partire da quello del fiume Crati sul quale insistono città (200.000 abitanti), grandi
infrastrutture dei trasporti, dell’energia ed idrauliche (3 invasi: Cecita, Mucone, Tarsia), aree
archeologiche, insediamenti turistici.
La Legge Urbanistica Regionale 19/2002 istituisce all’art. 7 l’Osservatorio delle Trasformazioni
Territoriali-SITO che va tenuto in vita, con le necessarie risorse umane e tecnologiche, quale
strumento di base per le analisi territoriali. La Legge Urbanistica Regionale, modificata dalla L.R.
35/2012 reclama che i Comuni ispirino la pianificazione urbanistica al paradigma del consumo di
suolo zero e che le analisi territoriali individuino le aree pericolose in termini di suscettibilità e non
di presa d’atto di quanto già accaduto. In tal senso la parola d’ordine zero consumo di suolo può
essere opportunamente coniugata con le politiche di sostenibilità e con quelle della rottamazione
della riqualificazione urbana.
Molti eventi alluvionale hanno investito le rete stradali e ferroviarie eppure i detentori delle reti di
infrastrutture – ANAS, FF.SS., SNAM, SORICAL, ENEL – hanno l’obbligo di adempiere agli
obblighi imposti dal PAI di formulare e rimettere all’ABR piani annuali di analisi del rischio e
messa in sicurezza delle reti computando nei costi di gestione anche quelli dell’adeguamento
idraulico di ponti e viadotti, di consolidamento e monitoraggio dei versanti interessati dalle opere.
Ancora oggi accade così che le poche risorse per la difesa del suolo vengano erogati finanziamenti
direttamente dal Ministero dell’Ambiente o che venga stipulato nel 2010 un APQ che diventa una
buona occasione per il Ministro dell’Ambiente per nominare un ennesimo commissario la cui
gestione si è già rivelata fallimentare perché a fronte di 160 interventi previsti, ne sono sati avviati
solo 4 e restano non impiegati ben 220 milioni di euro.
Ed ancora, occorre chiarire in che misura la difesa del suolo sia attività prevalente dei Consorzi di
Bonifica, che vanno ulteriormente accorpati su base provinciale, e se le risorse possano essere
disperse perché impiegate senza logica di piano.
E’ così che in Calabria le politiche ed i programmi nel campo della difesa del suolo non assumano
carattere strategico mentre il ricorso ad un approccio di tipo emergenziale moltiplica i costi degli
interventi e non previene i disastri come prova l’incremento esponenziale dei costi per interventi
emergenziali negli ultimi quindici anni.
La sintesi della situazione del rischio idrogeologico per la Calabria viene riassunta nelle tabelle che
seguono.
Province Superficie delle aree a potenziale rischio idrogeologico (Kmq) Comuni interessati sul totale dei Comune della
Calabria
Alluvionabili Franabili Totale % superficie provinciale
CATANZARO 94,7 125,5 220,2 9,1 100%
COSENZA 208,0 319,5 527,5 7,9 100%
CROTONE 52,5 26,3 78,8 4,5 100%
REGGIO CALABRIA 126,6 139,9 266,5 8,3 100%
VIBO VALENTIA 20,8 53,1 73,9 6,4 100%
TOTALE 502,7 664,2 1.166,9 7,7 100%
Fonte: Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio – Unione delle Province d’Italia “Pianificazione territoriale e rischio idrogeologico- Previsioni e tutela – sintesi dello stato della pianificazione con particolare riferimento alla riduzione del rischio
idrogeologico e del rischio idraulico” Report 2003
I problemi accennati acquistano una dimensione ancor più allarmante ove si pensi alla totalità dei
rischi territoriali, non solo a frane, alluvioni e terremoti, ma anche erosione costiera, erosione del
suolo, desertificazione, deficit idrico, subsidenza, sinkholes, tsunami ma anche a quelli sanitari,
ambientali e degli incendi boschivi il cui effetto cumulato non è stato fin qui oggetto di analisi
esaustiva pur disponendosi di abbondante letteratura scientifica come quella, ad esempio, sulle frane
sismoindotte.
3 LE STRATEGIE
Il Quadro Conoscitivo del QTRP ha delineato l’analisi dei rischi territoriali che, per comodità di
schematizzazione, sono stati classificati in tipologie a prevalente determinante antropico ed a
prevalente determinante naturale pur nella consapevolezza che l’insorgenza di un rischio, essendo
correlata alla presenza di elementi valoriali esposti, sia sempre originata dalle attività antropiche.
L’assunzione della prevenzione e della riduzione quali obiettivi strategici nel campo dei rischi
territoriali, implica la formulazione di un Programma Strategico di messa in sicurezza del territorio
che integri e valorizzi le azioni che la Regione Calabria conduce nei campi della pianificazione,
dell’ambiente, della difesa del suolo e della protezione civile.
L’assunzione della prevenzione dei rischi territoriali quale obiettivo strategico comporta in primo
luogo l’avvio di un processo di superamento della gestione emergenziale (al momento vigono in
Calabria 8 Ordinanze di Protezione Civile emanate ai sensi e per gli effetti dell’art. 5 della Legge
225/1992) e la definizione di azioni strategiche focalizzate lungo le due direttrici della prevenzione
e della riduzione da realizzarsi con politiche attive nei campi della pianificazione territoriale e della
programmazione socio-economica.
Malgrado lo sforzo di sistematizzazione prodotto, l’intervento nel settore della difesa del suolo in
Calabria non assume ancora carattere strategico come del resto accade in tutto il territorio italiano.
Si tratta in verità di un problema del Paese: il livello di pericolosità idrogeologica è crescente in
ragione sia della diminuita presenza antropica nelle aree collinari e montane che della parallela
congestione delle medie e grandi aree urbane e di quelle costiere ed all’abnorme consumo di suolo.
Da qui la necessità che alla perdurante caratteristica di emergenza ciclica si ponga fine in
conseguenza degli alti costi economici e sociali e si riconosca che la difesa del suolo debba
assumere eccezionale rilevanza in ordine alle cosiddette criticità strutturali di fondo che riguardano
tanto gli aspetti demografici che quelli orografici e di armatura urbana perché non sono venute
meno le ragioni di una inversione di tendenza nelle politiche di uso del suolo, in quelle di
prevenzione dei rischi territoriali e della programmazione di interventi strutturali nel contesto della
pianificazione a scala di Bacino, per come previsto dalla Legge 183/1989.
Porre fine come? Si tratta di operare in chiave di prevenzione e previsione dei rischi in quanto gli
obiettivi di sviluppo sono strettamente correlati alla stabilità ed alla funzionalità del territorio
superando finalmente la logica dell’emergenza per assumere quella della programmazione
finalizzata alla prevenzione dei rischi, sulla base di mappe aggiornate della pericolosità e della
vulnerabilità e ponga mano ad una sostanziale revisione degli usi del territorio in relazione alle
mappe di pericolosità e vulnerabilità.
Più specificatamente, si tratta di operare:
in chiave di previsione e prevenzione assumendo per il rischio idrogeologico il concetto che
occorra intervenire non solo laddove esso si manifesta ma anche laddove esso trae origine;
assumendo il principio della valorizzazione delle risorse suolo ed acqua intese come beni
limitati e soggetti a consumo e deterioramento;
correlando gli obiettivi di sviluppo alla stabilità ed alla funzionalità del territorio inteso
come infrastruttura portante di tutte le altre;
operando secondo un approccio interdisciplinare e nell'ottica che la difesa del suolo
costituisca una tipica attività multisettoriale che richiede metodiche di coordinamento ed
integrazione sia nella fase di analisi che di elaborazione delle soluzioni e strategie, in modo
che l’uso del suolo sia integrato con la pianificazione urbanistica, l’uso delle risorse idriche,
la valorizzazione dei beni i culturali, l’utilizzo delle aree forestate e delle aree protette, la
diffusione della cultura e della pratica della protezione civile;
assumendo conseguentemente come unità fisica di riferimento per interventi integrati il
bacino idrografico;
promuovendo progetti integrati nella logica dei piani di bacino che correlino, conservino e
valorizzino il suolo, l'acqua, i centri storici e le marine, i beni culturali, i boschi e le aree
protette;
prevedendo forme di manutenzione diffusa e minuta del territorio e dei bacini idrografici
anche attraverso una rivalutazione e rivisitazione delle funzioni di polizia e sorveglianza
idraulica e di utilizzazione di manodopera forestale;
programmando la formazione di quadri tecnici e la dotazione dei necessari supporti
tecnologici;
elaborando e realizzando programmi di informazione degli enti locali e dei cittadini anche
attraverso l’ausilio delle nuove tecnologie di rete;
dotandosi di un nuovo e più adeguato quadro legislativo regionale rivisitando la legislazione
regionale sull’uso del suolo e la tutela delle acque pervenendo magari ad un testo unico su
suolo, acqua, foreste, agricoltura, paesaggio ridisegnando nuovi poteri ed assetti
organizzativi;
ipotizzando una Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo (con il riassetto di CALABRIA
VERDE) che assorbi l’AFOR, gestisca i presidi idraulici cui vanno assegnati gli operai
forestali e gestisca gli interventi di manutenzione e quelli strutturali oltre che le reti di
monitoraggio.
4 LE PROPOSTE OPERATIVE
A livello nazionale, sotto il profilo normativo occorre un profondo ripensamento che ponga mano
alla sostanziale revisione della Legge Organica di Difesa del Suolo (Legge 183/1989). Si tratta di
una esigenza già ampiamente emersa nell’Indagine Conoscitiva sulla difesa del suolo condotta nel
1998 dalle Commissioni di Camera e Senato. L’accumularsi dei ritardi e l’incalzare dell’emergenza
hanno di fatto spento il dibattito che assume oggi ben altra valenza e complessità dovendosi
coniugare le problematiche della sicurezza fisica del territorio con quelle del paesaggio, del
consumo di suolo, della salvaguardia delle attività agricole e forestali, della presenza dell’uomo
sulle aree agricole marginali delle colline e della montagna, sulla sicurezza idraulica in ambito
urbano e così via.
L’occasione per una sostanziale inversione di rotta può essere rappresentata dalla formulazione di
un Piano Nazionale di Difesa del Suolo per la Prevenzione del Rischio Idrogeologico nel contesto
di un più ampio programma per la sicurezza del territorio potrà permettere di superare la logica
dell’emergenza. Attraverso la riformulazione del cosiddetto Piano Nazionale per l’adattamento ai
cambiamenti climatici, la manutenzione e la sicurezza del territorio ipotizzato dal Ministero
dell’Ambiente ed oggi opportunamente ricondotto nell’alveo della Presidenza del Consiglio dei
Ministri.
Le linee operative dell’ipotizzato Piano Nazionale dovrebbero definire gli obiettivi, le strategie,le
risorse e le competenze per la manutenzione, la messa in sicurezza, la tutela e valorizzazione del
suolo inteso come risorsa limitata e non riproducibile in tempi brevi avendo ben chiaro che occorre
anche procedere:
a) alla chiara definizione delle competenze di Stato Centrale, Regioni, Comuni ed altri soggetti
assumendo l’aggiornamento e la revisione delle norme urbanistiche in materia di usi del territorio ;
b) alla individuazione di nuovi strumenti di gestione di terreni pubblici o abbandonati situati nelle
zone vulnerabili al rischio idrogeologico o al rischio di incendio, per la loro valorizzazione e
manutenzione anche attraverso la concessione in uso a imprese cooperative di giovani;
c) alla definizione di nuovi strumenti finanziari quale ad esempio l’istituzione di un fondo rotativo
presso la Cassa Depositi e Prestiti, finalizzato al credito a basso tasso di interesse alle imprese ed ai
soggetti privati per la realizzazione di progetti che concorrono alla attuazione del Piano, alimentato
con il prelievo, ad esempio, da accise o da altre fonti di entrata.
Per la Calabria il nuovo paradigma della difesa del suolo è racchiuso in due principi:
L’assunzione del bacino idrografico come unità territoriale di riferimento in una logica di
unitarietà dell’unità fisica di riferimento e di interazione tra i processi antropici e quelli naturali;
L’assunzione della prevenzione, attraverso la pianificazione a scala di bacino delle attività di
manutenzione ed utilizzazione del suolo e negli strumenti di pianificazione urbanistica da ispirare
alla logica della riqualificazione e rigenerazione urbana con una drastica limitazione del consumo di
suolo.
Un impegno volto alla prevenzione dei rischi territoriali che a livello operativo deve tradursi in atti
ed attività quali:
- la redazione dei Piani di Bacino a partire da quello del fiume Crati che oltre ad essere il più esteso
è quello a maggiore complessità per la compresenza di aree urbani ed industriali, grandi
infrastrutture idrauliche e del trasporti, elevata densità di popolazione, beni culturali ed
archeologici;
- l’aggiornamento immediato del PAI (Piano di assetto idrogeologico) anche relazione a nuove
metodiche di analisi ed elaborazione delle informazioni con modelli previsionali ad elevato livello
di attendibilità;
- l’adeguamento e completamento del Piano di tutela delle acque (impropriamente affidato a
Sogesid);
- l’avvio di un Piano organico di tutela delle coste e di un Piano per la Gestione Integrata delle Zone
Costiere così come richiede la Comunità Europea;
- la sostanziale riduzione del consumo di suolo attraverso nuove politiche urbanistiche e la rigorosa
disciplina dell’edificazione attraverso la valutazione preventiva della pericolosità nelle aree urbane
per come previsto dalle linee guida della legge Urbanistica (LR 19/2002 e smi) e dal QTRP
approvato dalla Giunta Regionale;
- l’avvio dell’ Inventario delle foreste Calabresi per definire attive politiche forestali finalizzate alla
difesa del suolo oltre che alla valorizzazione della risorsa;
- l’adozione di nuove tecnologie di monitoraggio e controllo attraverso una Rete Integrata di
Controllo che utilizzi al meglio le reti esistenti e le integri con nuovi strumenti quali quelli
dell’interferometria, delle rilevazioni multi riprese, delle tecnologie GPS e mobile services;
- la piena realizzazione di una infrastruttura regionale dei dati territoriali che consenta
l’interoperabilità e l’interscambio tra i vari livelli dei soggetti deputati al governo del territorio
anche in prospettiva di integrazione della rete europea ipotizzata dalla Direttiva Inspire,
- l’ avvio immediato dei Presidi Idraulici ai quali demandare le funzioni di controllo e di
manutenzione ordinaria utilizzando la manodopera forestale e le nuove tecnologie della ICT;
- la delega alla ipotizzata Agenzia Regionale per la DIfesa del Suolo (ARDIS) o il riassetto di
CALABRIA VERDE per la Gestione dei Presidi idraulici e degli interventi strutturali e di
manutenzione;
- il trasferimento di tutte le funzioni di tipo amministrativo (pareri, nulla osta, riperimetrazioni, ecc)
a soggetti diversi dall’Autorità di Bacino Regionale, oggi profondamente svilita rispetto alla sua
originaria missione ed impoverita di quadri tecnici, e la radicale revisione di funzioni, competenze,
organizzazione della stessa Autorità chiamata a funzioni di pianificazione, programmazione, studio
e dotata di adeguate risorse ;
- l’effettivo avvio di uno strumento per il monitoraggio delle trasformazioni territoriali quale
l’Osservatorio delle Trasformazioni Territoriali - SITO per come previsto dalla L. R. 19/2002.
5 REVISIONE NORMATIVA
Il tragico incremento della frequenza degli eventi alluvionali sottolinea, ove ce ne fosse ancora
bisogno, l’urgenza di una profonda revisione normativa a livello nazionale peraltro già reclamata fin
dal 1998 dalla già citata Indagine conoscitiva sulla Difesa del Suolo , trova ulteriori motivazioni sia
nella Direttiva Comunitaria 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione del rischio di
alluvioni che nella Direttiva 2000/60/CE in materia di qualità delle acque. Una revisione normativa
che superi la visione settoriale della difesa del suolo ispirata prevalentemente alla difesa dai rischi e
contemperi unitariamente la limitazione del consumo dei suoli, la tutela del paesaggio e la messa in
sicurezza del territorio.
A livello della normativa regionale urgono:
la formulazione di una proposta di legge sulla difesa del suolo, l’acqua ed il
paesaggio;
l’attuazione piena della Legge Urbanistica Regionale 19/2002 e ss.mm.ii.;
la ridefinizione delle competenze di cui alla L.R. 34/2002 nel contesto di un più
generale processo di semplificazione ed ammodernamento della PAL e della stessa
Regione attraverso un piano che potrebbe definirsi “semplifica Calabria” che
comporti anche un profondo e radicale riassetto organizzativo di Dipartimenti,
Settori, Servizi ed un radicale sfoltimento/riforma di Società, Fondazioni, Consorzi,
Istituzioni Culturali e Partecipazioni azionarie;
la revisione delle L. R. 35/96 e 36/96 emanate in attuazione della Legge 183/1989;
l’istituzione dell’Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo finalizzata anche alla
attuazione di un Piano Integrato di Difesa e valorizzazione del suolo e del paesaggio
a valenza decennale e nel contesto della Pianificazione di Bacino (si indica come
ipotesi la trasformazione di Calabria Verde).
6 RICADUTE OCCUPAZIONALI
Un approccio metodologico come quello sintetizzato nelle schede precedenti, oltre che un minor
costo in termini economici attraverso la transizione dalla gestione emergenziale a quella ordinaria
ispirata alla prevenzione, offre anche opportunità di occupazione per i giovani calabresi con
competenze specialistiche che di frequente abbandonano la Calabria. Investire sugli strumenti della
pianificazione è ormai urgente ed indifferibile:
Occorre procedere all’ aggiornamento del Pai ormai obsoleto anche sotto il
profilo metodologico
attivare e rilanciare i Presidi idraulici anche con funzioni di gestione delle
attività di manutenzione idraulico-forestale
formulare il Piano per la gestione Integrata delle Zone Costiere (GZIC)
dare avvio alla formazione dell’inventario forestale e del piano di gestione
delle foreste orientato alla sostenibilità ed alla produzione di energia pulita
elaborare il Piano regionale di previsione e prevenzione dei rischi
Inoltre, attraverso i Programmi annuali di manutenzione integrata dei bacini, si genera offerta di
lavoro tramite il:
sostegno ai privati per le difese passive in zone collinari.
Sulla scorta, in ultimo, degli studi e della programmazione sopra sintetizzati si può pensare alla
realizzazione di un Piano Integrato di Difese del Suolo a valenza decennale la cui
attuazione può essere affidata all’Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo.
COMITATO PROMOTORE
ing. Gaetano Scarnati ingegnere
libero
professionista
Cosenza Consulente esperto del QTRP per la parte riguradante i
Rischi territoriali e la VAS.Project manager Regione
Calabria per il Progetto Multiassiale Villa Margherita
(Centro Cartografico Regionale)
Project manager Regione Calabria per l’Infrastruttura dei
Dati Territoriali.
Membro della Segreteria tecnica dell’Inventario Forestale
della Regione Calabria
dott. Tonino Caracciolo geologo
libero
professionista
Rossano Consulente esperto del QTRP per la parte riguradante i
Rischi territoriali e la VAS.
Coordinatore della redazione del PAI Calabria.
Project manager Regione Calabria per il Progetto
Multiassiale Villa Margherita (Centro Cartografico
Regionale)
Project manager Regione Calabria per l’Infrastruttura dei
Dati Territoriali.
Coordinatore della Segreteria tecnica dell’Inventario
Forestale della Regione Calabria
prof. Francesco Dramis Docente
Università di
Roma 3
Professore Senior di Geomorfologia presso il
Dipartimento di Scienze Geologiche
Autore di oltre 230 pubblicazioni scientifiche.
Membro dell’Associazione Italiana di Geografia Fisica e
Geomorfologia (AIGEO) e Presidente della stessa
associazione dal 2002 al 2007. Membro dell’European
Centre on Geomorphological Risks (CERG), Consiglio
d’Europa, Strasburgo. Membro del Consiglio Direttivo
dell’Associazione Italiana di Geologia Applicata e
Ambientale (AIGA).
Delegato italiano per le discipline geologiche nell’ambito
del Progetto Europeo TUNING. Membro in periodi diversi
dell’Executive Committee di associazioni scientifiche e
working groups internazionali. Membro in periodi diversi
del Comitato Editoriale di riviste scientifiche
internazionali e nazionali (Geomorphology, Permafrost
and Periglacial Processes, Geöko Plus, Revista de
Geomorphologie; Italian Journal of Applied Geology),
Geografia Fisica e Dinamica Quaternaria.
Professor Honoris Causa nel 2005 presso l’Università di
Bucarest. Ha organizzato numerosi congressi nazionali e
internazionali, in Italia, Belgio, Svizzera ed Etiopa.
prof. Giuseppe Tucci Docente Università di
Bari
Professore Ordinario di Diritto Civile insegna Istituzioni
di Diritto Privato presso la Facoltà di Giurisprudenza
dell'Università degli Studi di Bari.
prof. Alberto Prestininzi Docente Università la
Sapienza
Professore Ordinario presso la Sapienza Università di
Roma. Titolare del Corso di Insegnamento Rischi
Geologici e Direttore del Master Interfacoltà di II Livello
Mitigazione e controllo del Rischio Idrogeologico.
Direttore del Centro di Ricerca CERI "Previsione
Prevenzione e Controllo dei Rischi Geologici". Membro
del Comitato Tecnico Scientifico per il Ponte sullo Stretto
di Messina dalla sua costituzione ad oggi. E’ membro
effettivo del Consiglio Superiore del Lavori Pubblici dal
1995 ad oggi. E’ membro della Commissione
interministeriale per la Riclassificazione Sismica del
Territorio Italiano. Presidente della Commissione Grandi
Rischi del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile,
Sezione Rischio Idrogeologico per il periodo 2002-2006.
Dal 1987 al 2001 è stato responsabile di Unità Operativa
del GNDCI-CNR, linea 2 "Previsione e prevenzione di
eventi franosi a grande rischio". E’ socio della I.A.E.G,
Sezione italiana, dove ha svolto la funzione di Segretario
sino al 1982. Dal 1987 è membro eletto del Consiglio
Nazionale dell’A.N.D.I.S (Associazione Nazionale di
Ingegneria Sanitaria). E’ stato uno dei fondatori
dell’AIGA (Associazione Italiana di Geologia Applicata e
Ambientale) dove ha ricoperto la carica di vice Presidente
sino al 2012. E’ membro della Commissione Italo-francese
per la sorveglianza della diga del Moncenisio. E’
componente del Comitato Scientifico della Casa Editrice
dell’Università Sapienza di Roma. E’ autore di oltre 100
pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali e
internazionali su argomenti attinenti la difesa del suolo e
l’analisi dei rischi geologici. E’ fondatore e Scientific
Editor-in Chief della Rivista internazionale Italian Journal
of Engineering Geology and Environment, Sapienza
Università Editrice.
prof. Ottavio Amaro Docente
Università di
Reggio
Calabria
Professore associato di Composizione architettonica e
urbana presso il Dipartimento di Architettura e Territorio
dell’Università di Reggio Calabria
prof. Giuseppe Artese Docente Università
della Calabria
Professore Universitario di Topografia e Cartografia
presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università della
Calabria
arch. Achille Tricoli Architetto
Dirigente
Provincia
Crotone
Crotone Responsabile Urbanistica della Provincia di Crotone
ing. Pasquale Celebre Ingegnere
Dirigente
Regione
Calabria
Catanzaro Dirigente del Servizio n.10, “Sistema Viario, Ferroviario,
Aeroportuale, Portuale, Vie Navigabili, afferente al
Settore n. 3 del Dipartimento LL.PP. della Regione
dott. Franco Violo geologo
libero
professionista
Rende Già Presidente Ordine Geologi della Calabria
dott. Mario Pileggi geologo
libero
professionista
Catanzaro Membro della segreteria tecnica del PAI
dott. Vincenzo Marra geologo
libero
professionista
San Giovanni
in Fiore
Consulente esperto del QTRP per la parte riguradante i
Rischi territoriali e la VAS.
Project manager Regione Calabria per il Progetto
Multiassiale Villa Margherita (Centro Cartografico
Regionale)
Project manager Regione Calabria per l’Infrastruttura dei
Dati Territoriali.
dott. Giorgio Canonaco geologo
libero
professionista
Cosenza Amministrazione unico della A.C. Sondaggi srl
dott. Giovanni Marra geologo
libero
professionista
Rende Proprietario della GeoSud s.n.c. di Marra Giovanni e
Niceforo Giancarlo
ing. Domenico D’Ambrosio Ingegnere
Funzionario
Regione
Calabria
Serra Pedace Funzionario presso la sede di Cosenza del Settore n. 2
“Programmazione e coordinamento opere pubbliche.
Amministrazione, Norme Sismiche, Assistenza APQ difesa
del suolo” del Dipartimento LL.PP. della Regione
Calabria, che si occupa dell’attuazione ed applicazione
della normativa tecnica per le costruzioni in zona sismica
in ambito provinciale, nonché della vigilanza
geomorfologia sugli strumenti urbanistici (art. 13 legge 64
del 2/2/1974).
dott. Francesco Lazzaro Urbanista
Funzionario
Catanzaro Membro del Nucleo Regionale di Valutazione e Verifica
degli Investimenti Pubblici presso il Dip. 3,
Regione
Calabria
Programmazione Nazionale e Comunitaria della Regione
Calabria.
Già membro della Segreteria Tecnica dell’Autorità di
Bacino Calabria
ing. Aldo Trecroci ingegnere
libero
professionista
Cosenza Docente Scuola Superiore.
Già docente a contratto, nel settore della cartografia e
rilevamento topografico Università della Calabria
ing. Cristian Scarcelli ingegnere
libero
professionista
Serra Pedace
arch. Raffaello Federico architetto
libero
professionista
Figline
Vegliaturo
dott.ssa Annarita Spina geologo
libero
professionista
Spezzano della
Sila
dott. Pasquale Chiodo geologo
libero
professionista
Cosenza
ing. Giovanni Straface ingegnere
libero
professionista
San Giovanni
in Fiore
ing. Francesco Mangone ingegnere
libero
professionista
Mandatoriccio
dott. Cataldo Iozzi geologo
libero
professionista
Mandatoriccio
dott. Marcello Campana geologo
libero
professionista
Cariati