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Cancro Spa

Date post: 02-Dec-2015
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Titolo: “Cancro SPA” Autore: Marcello Pamio Tutti i diritti riservati: ©2008 Associazione culturale “Qui e Ora” Via del Cristo 40 - 35127 Padova (PD) Telefono e Fax 049 8024536 www.potereadesso.it [email protected] Prima edizione: giugno 2008 Seconda edizione: febbraio 2009 Libri dello stesso autore “Il lato oscuro del Nuovo Ordine Mondiale” “Manifesto contro la Televisione” Dispense dello stesso autore “Il pensiero che cura” (Marcello Pamio) “La bioelettronica di Louis-Claude Vincent” (M.P.) “Videogiochi violenti: la fabbrica dei piccoli mostri” (M.P.) “Come mai siamo sempre più malati?” (M.P.) “Inventano le malattie per farci ammalare” (M.P.) “Salute e benessere con le corrette combinazioni” (M.P.) “Le straordinarie proprietà curative dell’acqua” (M.P.) “Eccitotossine: i ‘sapori’ pericolosi per la salute” (M.P.) “Le 3 nutrizioni dal punto di vista scientifico-spirituale” (M.P.) “Diabete” (M.P.) Altre dispense già pubblicate “Educazione della prima infanzia”, Giovanni Peccarisio “Bambini iperattivi tra psicofarmaci ed educazione”, Giovanni Peccarisio “Malattie infantili”, Giovanni Peccarisio “La forza dei sentimenti”, Giovanni Peccarisio “Il compito dell’Europa tra Occidente e Oriente”, Giovanni Peccarisio “Cause e crisi nella gestione del denaro”, Giovanni Peccarisio “Vegetarismo” (Maria Concetta Digiacomo)

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Avvertenze prima dell’uso

LEGGERE ATTENTAMENTE LE ISTRUZIONI Questo libro non vuole assolutamente sostituire il parere del medico e neppure consigliare una strada terapeutica piuttosto che un'altra. Lo scopo è semplicemente divulgativo e informativo. Ogni persona “veramente libera” è, e deve essere, responsabile della propria salute e quindi anche della propria malattia. Per essere “liberi e responsabili” è necessario: - informarsi adeguatamente e in maniera completa; - pretendere risposte chiare dai medici sui rischi e benefici di una cura, sulle

eventuali terapie complementari, sui dati di sopravvivenza a 5 e 10 anni nel caso del cancro, ecc;

- prendere in mano la propria vita liberandosi da schemi e/o condizionamenti e/o

pregiudizi; - cambiare la visione che si ha della malattia: non si tratta di una “disgrazia” o

“sfortuna” piovuta dal cielo, ma di un segnale, un campanello d’allarme sia a livello fisico che psichico, di un profondo disagio interiore;

- decidere secondo la propria coscienza anche prescindendo dai “consigli”

professionali (medici), amichevoli (parenti), perché il disagio della malattia e delle cure si vivono personalmente sulla propria pelle. Nessun medico e nessun familiare, infatti, potrà mai sostituirsi all’eventuale sofferenza e dolore provocati da una scelta individuale, qualsiasi essa sia.

I dati contenuti in questa ricerca servono esclusivamente per avere una maggiore conoscenza e informazione del problema e quindi desiderano essere solo un aiuto per colui che deve scegliere.

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Studi pubblicati sul cancro

Il database governativo www.pubmed.gov è il più vasto servizio elettronico pubblico dell’Istituto Nazionale per la Salute statunitense (N.I.H., National Institutes of Health) che mette a disposizione in internet ricerche e studi ufficiali su qualsiasi problema sanitario. Alla voce “cancro” (“cancer”) appaiono 2.234.176 (in data 3 febbraio 2009) pubblicazioni scientifiche tra articoli, meta-analisi, editoriali, studi randomizzati, comparati o multicentrici. Sotto la voce “Malattie cardiovascolari” (“cardiovascular disease”) vengono citate 1.513.824 pubblicazioni, mentre sotto “Diabete” (“diabetes”) 321.030 e sotto “AIDS” solamente 163.589. Una mole così alta di pubblicazioni scientifiche dedicate esclusivamente al “cancro”, indica in maniera inequivocabile che si tratta di una delle patologie più preoccupanti per la società moderna, e al contempo più interessanti per istituti di ricerca e lobby del farmaco…

Mortalità per cancro nel mondo

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel 2005 su 58 milioni di persone morte per malattia nel mondo, ben 7,6 milioni sono state provocate dal cancro (il 13%).1 Le previsioni future dell’OMS parlano di 9 milioni di morti nel 2015 e 11,4 milioni entro il 2030.2 Attualmente i tumori più spietati sono: polmone (1,3 milioni/anno), stomaco (1 milione/anno), fegato (662.000/anno), intestino crasso (655.000/anno) e mammella (502.000/anno). Indubbiamente il cancro rappresenta oggi un gravissimo problema a livello mondiale, secondo solo alle malattie cardiovascolari. Negli Stati Uniti, per esempio, le prime tre cause di morte sono: 1) Malattie cardiovascolari � 869.724 morti (anno 2004) 2) Malattie tumorali � 559.000 (anno 2007) 3) Malattie iatrogene � 250.000 (anno 2000) Le cause iatrogene, cioè gli errori dei medici (prescrizioni farmacologiche errate, diagnosi e/o interventi chirurgici errati) provocano oltre 250.000 morti ogni anno.3

1 http://www.who.int/cancer/en 2 Idem

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“Gli interventi chirurgici non necessari, gli errori medici, gli effetti collaterali dei farmaci, ecc. causano più di 250.000 morti ogni anno. Parliamo solo di morti, senza contare le menomazioni permanenti, le lesioni o le patologie più gravi che insorgono per effetto di farmaci o interventi di chirurgia. Il numero di persone che sviluppano disabilità, disturbi seri e cronici o malattie correlate a farmaci e interventi chirurgici potrebbe superare i 3 milioni ogni anno”4

In Italia purtroppo le cose non sono migliori:

1) Malattie cardiovascolari � 242.000 morti (anno 2007) 2) Malattie tumorali � 162.000 (anno 2005) 3) Malattie iatrogene � 50.000 (anno 2004) Oltre 135 persone ogni giorno muoiono a causa di errori medici, mentre 320.000 persone subiscono, invece, un danno5 più o meno grave. Le riviste ufficiali

Elsevier è uno dei più prestigiosi editori di riviste scientifiche a livello mondiale. Pochi lo conoscono, ma pubblica (oltre al famoso The Lancet) la bellezza di oltre 50 riviste che si occupano di “cancro” (“cancer” e “oncology”)6. Ecco qualche esempio: “European Journal Cancer”, “Journal of Cancer Nursing”, “Update on Cancer Therapeutics”, “European Journal of Cancer and Clinical Oncology”,7 ecc. Le pubblicazioni di Elsevier raggiungono oltre 20 milioni di persone (medici, studenti, professionisti, ospedali, istituti di ricerca, ecc.), in 12 lingue diverse.8 Tutto questo lo fa solamente un editore. Le riviste scientifiche rappresentano il massimo strumento ufficiale per la trasmissione delle informazioni agli addetti ai lavori in tutto il pianeta. Detto questo, facciamo due conti.

3 JAMA, Journal of American Medical Association, nr. 284, 26 luglio 2000 4 Idem 5 “Errori dei medici causano 90 morti ogni giorno”, Il Corriere della Sera, 17/09/2004 6www.sciencedirect.com/science?_ob=TitleSrchURL&_method=submitForm&sterm=cancer&_acct=C000058489&_version=1&_userid=2665767&md5=9b12afc7a1c8b6956b5970a12d170c1c 7 Idem 8 Elsevier at a glance, www.elsevier.com/wps/find/intro.cws_home/ataglance

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Le riviste sono per la maggior parte mensili, e se pubblicano diciamo (stando bassi) 10 articoli, significa che un solo editore con 50 autorevoli giornali, stampa circa 500 articoli di oncologia ogni mese. In un anno pubblicano qualcosa come 10.000 articoli su “Cancro & C.”. Diecimila articoli pubblicati - da un solo editore - fanno pensare che in giro per il mondo ci siano dai 10.000 ai 20.000 gruppi di ricerca (un articolo viene redatto sulla base di studi portati avanti da uno o più gruppi di ricerca privati o pubblici). Un numero così elevato di studi viene confermato anche dall’“International Cancer Research Portfolio Database”, che in un suo rapporto dichiara che nel periodo 2004-2005 sono stati effettuati 21.713 studi nei diversi settori oncologici, così suddivisi: - 6047 biologia dei tumori, - 4231 terapie, - 3920 eziologia, - 2342 diagnosi precoce e prognosi. Questi gruppi sperano di trovare: un nuovo chemioterapico efficace, l’origine virale o genetica del cancro, un farmaco che riduca i danni della chemio, una nuova “mostarda azotata”, ecc. Il mondo della ricerca chimico-farmacologica funziona pressappoco così: un gruppo universitario, un centro di cura o un reparto di oncologia per ricevere finanziamenti pubblici o privati deve farsi conoscere e farsi accettare dal mondo accademico. Più valore implica ricevere più soldi. Il valore di un gruppo di ricerca - e quindi i soldi che riceverà - si misura dalle pubblicazioni scientifiche nelle riviste specializzate (quelle appena nominate). Qui arrivano i problemi seri, perché per pubblicare una ricerca, questa deve passare attraverso il comitato scientifico della rivista stessa. Questo comitato, per valutare se lo studio è serio - secondo ovviamente i canoni dell’ortodossia medica - si avvale di un gruppo di “referee”, ovvero di esperti del settore. Questi “referee” leggono l’articolo e poi mandano all’editore il loro parere ed eventuali correzioni da fare. Se tutti esprimono parere positivo, lo studio/ricerca/articolo viene pubblicato, altrimenti viene rifiutato. Domanda: chi decide che uno scienziato è un referee? Viene deciso dal numero delle sue pubblicazioni scientifiche (articoli, redazionali, ecc.), per esempio sulla “chemioterapia”, nelle più prestigiose riviste specializzate. Ma per pubblicare tanti articoli sulla “chemioterapia” (e poi diventare magari un referee) è necessario ovviamente prendere a braccetto il paradigma ufficiale. Vediamo il caso opposto. Se per esempio un gruppo di studio dimostra che la chemioterapia uccide molte più persone di quelle che cura (come purtroppo è nella realtà e come cercheremo di dimostrare con questo nostro lavoro), e manda all’editore l’articolo, quale secondo

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voi sarà la risposta dei referee che avranno pubblicato centinaia di studi dove certificano invece la bontà della chemio? Questo a grandi linee è uno dei problemi più seri della ricerca scientifica, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Problema che soffoca a suon di cattedre e quattrini qualsiasi nuova terapia o percorso terapeutico non ufficiale che si scontra con il paradigma accettato.

Medici & Big Pharma

“Il 94% dei camici bianchi intrattiene rapporti con le aziende del farmaco”9. Lo rivela il New England Journal of Medicine. “Circa il 28% dei medici infatti riceve dalle aziende del farmaco somme di denaro per consulenze di vario genere, mentre ben il 94% intrattiene rapporti con queste ultime”. “Cene, pranzi, serate di gala, corsi di aggiornamento ‘offerti’ e, in qualche caso – uno su quattro nel dettaglio – anche veri e propri pagamenti in denaro sarebbero la normalità per i medici d’oltreoceano”10 Non è dato sapere da questa ricerca condotta dall’Institute for Health Policy della Yale University su 3100 medici (fine 2003 e inizio 2004), la percentuale di oncologi che intrattiene rapporti economici con Big Pharma, ma certamente anche questa categoria non si può esimere da tali collegamenti. Infatti, ricorderete tutti lo scandalo della GlaxoSmithKline in Italia qualche anno fa, quando l’allora Ministro della Salute Girolamo Sirchia avviò un’indagine presso i Direttori degli IRCCS (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico) oncologici, per verificare la correttezza delle sperimentazioni con il farmaco Hycamtin (1850 euro a scatola). Dopo l'inchiesta della Guardia di Finanza sull’operato della multinazionale britannica, partirono denuncie (per comparaggio11) a 4400 medici, fra i quali - guarda caso - diversi oncologi. Tra i denunciati per “comparaggio” ci sono 2579 medici di base e 62 dipendenti dell’azienda; 1738 medici specialisti e 138 dipendenti dell’azienda inquisiti per “concessione o promessa di premi o vantaggi pecuniari o in natura”; 63 medici specialisti e farmacisti ospedalieri avrebbero “favorito i medicinali in cambio di soldi o beni o consulenze”, 60 oncologi ospedalieri (primari, aiuti, direttori di clinica) sarebbero stati “compensati a paziente trattato” (chemioterapia).12 9 Agenzia stampa Adnkronos, 26 aprile 2007 10 Idem 11 Il comparaggio è una pratica illegale. I medici accettano soldi, donazioni, regali, ecc. in cambio di prescrizioni di farmaci specifici. 12 Farmacopoli, Giampiero Beltotto, Giancarlo Giojelli, ed. Piemme

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La ricerca

Nel nostro Paese, secondo il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, s’investe nella ricerca poco più dell’1% del P.I.L. (Prodotto Interno Lordo)13. Il prodotto interno lordo nell’anno 2007 è stato di circa 1.535 miliardi di euro, quindi l’1% rappresenta poco più di 15 miliardi di euro. Quindici miliardi di euro sono andati alla ricerca scientifica, di questi non sappiamo quanti sono stati dirottati nella ricerca e/o prevenzione del cancro. Si viene a sapere, però, che l’Italia è uno degli 11 Paesi europei in cui la spesa dei privati (nel settore oncologico) è maggiore di quella pubblica.14 L’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) e la Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (FIRC) si sono aggiudicate il quarto posto, dopo quelle di Gran Bretagna, Germania e Olanda nella classifica europea delle dieci organizzazioni private che maggiormente contribuiscono alla ricerca15. La logica impone che più soldi si spendono per la ricerca, migliori saranno i risultati terapeutici e/o le guarigioni. Ma la realtà ancora una volta è lontana. Un esempio per tutti: il cancro della mammella. In Italia il cancro mammario colpisce 32.000 donne ogni anno (ogni 15 minuti ne viene diagnosticato uno) e siamo al quarto posto in Europa dopo Inghilterra (65.000), Germania (51.000) e Francia (37.000). 16 Guarda caso, i Paesi che più investono nella ricerca…

Vediamo adesso la mortalità. Nel nostro Paese ogni anno muoiono per cancro alla mammella circa 12.000 persone e siamo al terzo posto in Europa dopo Inghilterra (25.200) e Germania (19.100). In Francia le morti annue sono 11.50017. Sempre gli stessi Paesi… Come mai i Paesi che più investono soldi nella ricerca oncologica sono proprio quelli che hanno una maggiore incidenza e mortalità di questa patologia? La spiegazione è complessa perché contempla sia la cosiddetta prevenzione (screening) sia la ricerca scientifica in sé. La prevenzione sarà affrontata più avanti, per la ricerca invece va subito detto che subentra un fattore economico. Una società privata (multinazionale) che finanzia un gruppo di studio (privato o universitario che sia) non può investire a fondo perduto i propri quattrini nella ricerca di un nuovo farmaco, o nell’origine virale del cancro, senza avere un tornaconto economico e in breve tempo. Il risultato, qualsiasi esso sia (brevetto, farmaco, molecola, ecc.) deve ripagare tutte le spese (ricercatori, pubblicazioni, medici, strumentazione, analisi, trial, test, ecc.), 13 “Quando i fondi della ricerca vanno a chi li merita”, Gian Antonio Stella, “Il Corriere della Sera”, 10/11/2007 14 “Ricerca oncologica, ecco la classifica di chi investe di più”, Il pensiero scientifico editore 15 Idem 16 AIOM, Associazione italiana di oncologia medica, VIII Conferenza nazionale dal titolo “I tumori nei giovani” 17 Idem

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e portare nelle casse delle Corporation degli utili (si parla di miliardi di dollari). Viene da sé che tutte le ricerche controproducenti in termini di profitto saranno scartate o bloccate. Se, per esempio, le ricerche vertono sulla diagnostica preventiva (mammografia, ecografia, pap-test, PSA, ecc.), non è assolutamente ipotizzabile che poi il tumore non venga trovato. Lo si troverà eccome. Basta aumentare per esempio la sensibilità delle apparecchiature e quello che prima non si vedeva perché troppo piccolo e non si sentiva perché non palpabile, adesso lo si trova. Ci dicono all’unisono che quanto prima si scova un tumore tanto più facilmente lo si potrà curare. Questo potrebbe essere vero, se ovviamente ci fossero gli strumenti. La domanda a questo punto è la seguente: esistono oggi strumenti terapeutici affidabili che giustifichino l’anticipazione, magari di anni, della scoperta di un tumore? No, e le cifre ufficiali parlano chiaro. Questa visione distorta della malattia, oltre a indurre una crescita smisurata di farmaci, sta portando a diagnosi preventive sempre più spinte nel tempo, e non solo con macchinari come i mammografi, gli ecografi, ma anche attraverso lo studio del DNA con la genetica. “Tutto è scritto nel DNA”, è il motto. Se la Medicina allopatica continuerà su questa assurda strada - senza comprendere che il tumore è la manifestazione di un forte disagio interiore che non riguarda solo cellule e organi - non giungerà mai alla vera guarigione.

Chiusa questa parentesi, torniamo alle spese per la ricerca ricordando che l’ex Ministro della Salute Storace, prima di dimettersi, ha firmato il decreto legge sulla ripartizione dei soldi per la ricerca sul cancro. Dei 100 milioni di euro (usciti tutti dalle nostre tasche) oltre 55 milioni sono finiti nelle tasche di società private (San Raffaele Monte Tabor, Istituto Europeo di Oncologia di Milano di Umberto Veronesi, San Raffaele della Pisana, Fondazione Santa Lucia, Fondazione Maugeri) controllate da banche private, e il rimanente agli IRCCS (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico). Nonostante i tagli alla spesa pubblica, è chiaro che nelle casse delle società o fondazioni che fanno ricerca sul cancro arrivano tantissimi soldi ogni anno (una piccola parte dallo Stato e la stragrande maggioranza dalle multinazionali o lobby del farmaco), ed è altresì chiaro che le ricerche dovranno sfociare in ulteriori frutti economici. Oggi si può affermare, senza paura di smentita, che chi fa ricerca sul cancro (ovviamente ricerca ortodossa) riceverà senz’altro fondi da qualche parte. Qualcuno potrebbe obiettare che per il tumore, essendo una piaga del mondo che stermina milioni di persone ogni anno, è necessario investire per trovare una terapia. Verissimo, ma la via non è quella che ultimamente sta intraprendendo la nostra Medicina. Vedremo, infatti, che a prescindere dalle belle e incoraggianti parole degli

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esperti e dalle migliaia di miliardi di dollari inghiottiti dall’apparato chimico-industriale, negli ultimi 40 anni, la “guerra al cancro” è stata ed è un fallimento su tutta la linea. Ci sono stati sicuramente anche dei progressi, ma questi sono scarsi rispetto le risorse investite. Perché?

Mortalità per cancro in Italia

Secondo il Ministero della Salute italiano (dati del 2005) il tumore colpisce ogni anno ben 270.000 persone. 18 Per questa analisi invece ci basiamo sui dati del 2002 (anche se sono più bassi) del Centro Nazionale di Epidemiologia Sorveglianza e Promozione della Salute dell’I.S.S., l’Istituto Superiore di Sanità, perché sono molto più completi. Nel 2002 il tumore ha colpito circa 250.000 persone (135.000 uomini e 117.000 donne) e provocato la morte di 162.201 persone (92.906 uomini e 69.295 donne). In base a questi dati, il tumore ha la seguente mortalità: - Uomini (colpiti 135 mila � morti 93 mila): 70%;

- Donne (colpite 117 mila � morte 70 mila): 60%.

Quindi, 6 donne colpite da tumore su 10, e 7 uomini colpiti da tumore su 10, muoiono nonostante le cure ufficiali dell’oncologia. Invertendo, si parla di sopravvivenza a 5 anni (periodo di tempo importante che vedremo nel dettaglio più avanti). Un uomo - che ha seguito i protocolli terapeutici ufficiali - ha solamente il 30% di probabilità di sopravvivere, mentre la donna ha il 40%. Bisogna precisare che si sta parlando di medie statistiche e ogni tumore ha una sua specifica percentuale di guarigione e/o mortalità, ma nonostante questo, sono numeri allarmanti che non corrispondono per niente alle parole usate dagli illustri oncologi. Purtroppo non finisce qui. 18 “Con il malato contro il tumore – 2005”, Ministero della salute www.ministerosalute.it/servizio/galleria.jsp?lang=italiano&id=365&label=tumori&dad=s&men=campagne05

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Verità statistica I tumori, come è stato detto, hanno “guarigioni” (a 5 anni) molto diversificate

che vanno dal 97% del cancro prostatico ad un 2-3% nel cancro al pancreas, fino allo 0% per il mesotelioma della pleura. Questo significa che quel 30% di sopravvivenza visto sopra nel caso dell’uomo, poiché si riferisce alla media statistica non è più un 30% ma è molto più basso. Mi spiego meglio… Vengono sommate ad hoc le percentuali di guarigione di vari tumori, che hanno percentuali diverse, con il risultato che la media è sempre più alta. Lo spiega benissimo il Dottor Francesco Bottaccioli (membro dell’Accademia delle Scienze di New York, docente di Psico-oncologia alla facoltà “La Sapienza” di Roma): “il 50% di cui parlano gli oncologi non è effettivamente la metà del numero di malati di tumore, come si è indotti a credere, ma la media delle varie percentuali di guarigione dei diversi tipi di cancro. Per capirci, si somma, per esempio, l’87% di guarigione del cancro al testicolo con il 10-12% di quella del polmone e si fa la media delle percentuali di guarigione, non calcolando che i malati di carcinoma al testicolo sono solo 2000 l’anno, mentre le persone che si ammalano di tumore al polmone sono attorno alle 40.000” Se vengono conteggiate le guarigioni di 100 persone con cancro al testicolo (che ha una percentuale di guarigione dell’87%) e le guarigioni di 100 persone con cancro al polmone (che ha una percentuale di guarigione del 12%), il totale della media aritmetica delle guarigioni è magicamente 50% (87+12=99, diviso 2 si ottiene il 50%, in valore assoluto). Ma non è così nella realtà, perché il tumore al polmone NON ha una guarigione del 50% ma bensì del 10-12% e colpisce 20 volte di più rispetto a quello al testicolo. Di seguito è riportata la percentuale di sopravvivenza a 5 anni di alcuni tumori, estratta dal libro di oncologia (Bonadonna) della Facoltà di Medicina.

Tumore Sopravvivenza a 5 anni Gliomi maligni (cervello) <10%

Distretto cervico-facciale <5%

Melanomi maligni <20%

Neoplasie orecchio e mastoide <25%

Polmone 7,5%

Mesotelioma della pleura 0%

Carcinoma dell’esofago <10%

Carcinoma dello stomaco <13%

Neoplasie del piccolo intestino 25%

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Carcinoma del fegato 0-2%

Carcinoma della colecisti <3%

Carcinoma del pancreas 2%

Carcinoma mammario 5%

Nota (Bonadonna 1, p.779, 2 p. 804, 3 p.847, 4 p.850, 5 p.857, 6 p.898, 7 p.913, 8 p.925, 9 p.949, 10 p.937, 11 p.939, 12 p.948, 13 p.752). Dall’analisi di questa tabella si evince che le statistiche di sopravvivenza sono molto più basse di quelle decantate ai quattro venti.

“Rischio relativo”

Gli oncologi spesso esprimono i benefici di un trattamento in termini di “rischio relativo”, invece di fornire, per esempio il ”rischio assoluto” o la percentuale di sopravvivenza. Il termine “relativo” in gergo statistico permette di presentare un dato considerevolmente più positivo di quanto lo sia nella realtà (“assoluto”). Ecco un esempio: se un trattamento abbassa il rischio di ritorno del cancro dal 4% al 2%, questo può essere espresso come una diminuzione, in valore “relativo”, del 50% (infatti il 50% di 4 è 2), oppure una diminuzione in valore “assoluto” del 2% (infatti si passa dal 4% al 2%). Entrambi i valori indicano la medesima cosa, ma certamente fa molto più effetto sulle persone e sul loro convincimento nel fare o no il trattamento, dire che una terapia riduce il rischio del 50%, piuttosto che del 2%. I pazienti non sono però gli unici fuorviati dall’uso del “rischio relativo”. Numerosi studi hanno dimostrato che anche i medici sono frequentemente confusi da questi trucchi statistico-metodologici. Secondo uno studio pubblicato dal British Medical Journal, la percezione del medico nel prescrivere un farmaco è significativamente influenzata dal modo nel quale i testi clinici gli vengono presentati. Quando i risultati sono espressi come una riduzione del “rischio relativo”, i medici credono che il farmaco sia molto più efficace, e sono molto più propensi alla sua prescrizione di quanto lo siano se gli stessi risultati fossero stati presentati come una riduzione del “rischio assoluto”. (Bucher 1994).19

19 Ralph Moss, Ph.D., www.cancerdecisions.com, tradotto da Rinaldo Lampis www.movimentoconsensus.org

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Cifre gonfiate

Gli oncologi includono nelle loro statistiche anche “neoformazioni che non sono affatto tumori, inquinandone ulteriormente l’affidabilità. Come per esempio accade per i polipi del colon-retto o per le formazioni displasiche mammarie”20. Quindi per gonfiare i numeri, vengono da una parte inserite patologie che c’entrano poco o nulla con il cancro (polipi e formazioni displasiche) e dall’altra esclusi i malati che dopo il trattamento muoiono per esempio entro i primi giorni di cura: “questi vengono etichettati come decessi prematuri”21 e non conteggiati come elementi a sfavore. Non solo, anche ogni dimissione ospedaliera risulta essere misteriosamente una “guarigione”. “Se una persona viene dimessa dall’ospedale si dice che è in remissione. Quando ritorna viene curata e viene dimessa un’altra volta. Se ogni dimissione viene considerata come un dato positivo, i conti aumentano. E siccome non si può morire più di una volta, se un individuo è stato dimesso 9 volte ed è morto una volta sola si avrà un 90% di guarigione e il 10% di mortalità. La fortuna dei medici è che si muore una volta sola”. Questo è quanto ha dichiarato il compianto professore modenese Luigi Di Bella in una intervista del gennaio 1998. Ma ahinoi c’è dell’altro. I parametri sui quali viene costruita la casistica di sopravvivenza si basano anche sull’efficacia dei farmaci. Per efficacia della chemioterapia s’intende la riduzione o la scomparsa della massa neoplastica e la riduzione almeno del 50% delle metastasi eventualmente presenti.22 Dopo sei cicli convenzionali di chemioterapia, che durano circa sei mesi, si può ottenere anche la scomparsa della massa neoplastica, ma ciò non indica assolutamente guarigione. Eppure il paziente per le statistiche risulta “guarito”. Se a distanza di altri sei mesi compaiono metastasi, come spesso accade, cioè se il tumore riesplode, quella stessa persona figurerà come un nuovo paziente, perché “quello di prima” è guarito. Se un paziente viene dimesso da un ospedale dopo un ciclo di chemio, e a distanza di un anno cambia ospedale per un qualsiasi motivo personale, risulterà un nuovo caso. Quello precedente ovviamente è una guarigione.23 E’ chiaro a questo punto che le statistiche usate dagli oncologi sono talmente artefatte che non possono rispecchiare la realtà. Quanti di noi hanno avuto un amico, un parente o un familiare ammalato di cancro e deceduto nonostante le cure ufficiali?

20 “Il cancro è un fungo”, Tullio Simoncini, ed. Lampis 21 Idem 22 “Il tradimento della medicina”, Alberto Mondini, 2007 23 Idem

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La sopravvivenza a 5 anni

Questo punto è fondamentale per comprendere un altro lato oscuro dell’oncologia. L’oncologia ufficiale a livello internazionale usa come metro di misura per stabilire se le terapie sono state un successo oppure no, un lasso di tempo di 5 anni. Cosa significa questo? Semplice: se un malato di tumore muore entro i 5 anni dalla diagnosi (ad esclusione dei primi giorni, come visto prima) è un caso negativo, quindi un insuccesso, ma se la persona muore dopo 5 anni (anche un giorno dopo il quinto anno) si tratta di un grande successo per la scienza oncologica, e finisce nelle statistiche di guarigione. Ci sono anche delle eccezioni e cioè quando viene analizzata la sopravvivenza a 10 anni. Ecco un banale esempio: ad una persona di 67 anni viene riscontrato un tumore al polmone che lo uccide in 3 anni, cioè muore all’età di 70 anni. Il tasso di sopravvivenza a 10 anni, dal momento della scoperta (scoperto quando aveva 67 anni + 10 anni = 77 anni) è ovviamente dello 0%, perché la persona è morta a 70 anni24. Percentuale questa che non va bene alle lobby del farmaco. Se però la diagnosi in quella stessa persona fosse stata anticipata grazie ad uno screening per esempio a 59 anni, all'età di 69 anni (dopo 10 anni) il paziente sarebbe ancora in vita (perché è morto a 70 anni), quindi il tasso di sopravvivenza è del 100%. Anche se è morto l’anno successivo. Percentuale questa che va benissimo alle lobby. Tale distorsione statistica è del tutto inevitabile quando si testa una metodica che anticipa la diagnosi, ma anche per certi versi comoda, perché aumenta il numero dei falsi positivi, la cui conseguenza è quella di sovrastimare i tassi di sopravvivenza, mentre la mortalità rimane uguale. Il falso positivo e il falso negativo sono all’ordine del giorno, ma pochi medici ne tengono in considerazione. Il falso positivo si ha quando un esame diagnostico-preventivo (sangue, radiografia, TAC, ecc.) riscontra un tumore che invece non c’è. Oltre a sovrastimare gli indici di sopravvivenza, crea seri problemi psicologici (e non solo) nel paziente che si sente diagnosticare un tumore, che non ha. Il falso negativo è l’esatto contrario: un esame non rivela nulla di anomalo anche se invece il tumore c’è. Personalmente preferirei, senza esitazione, un falso negativo rispetto a un falso positivo.

24 Screening squalificato www.dica33.it/argomenti/oncologia/polmoni/polmoni10.asp

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Si comprenderà, allora, che le statistiche ufficiali di sopravvivenza e quindi di mortalità sono una mera speculazione per coprire il fallimento delle cure contro il cancro. John Christian Bailar III, professore di epidemiologia e biostatistica alla McGill University, nonché uno dei massimi esperti di oncologia al mondo, alla riunione del President’s Cancer Panel nel 1994, concluse il suo intervento dicendo che: “i vent’anni di guerra al cancro sono stati un fallimento su tutta la linea”. Come mai sono introvabili le statistiche ufficiali di sopravvivenza a 10 o 15 anni? Forse perché darebbero ragione alle profetiche parole di John Bailar? Alla fine di questo libro comprenderemo che la percentuale di sopravvivenza ai tre trattamenti canonici è bassissima, se non addirittura irrisoria.

Screening di massa

Un altro problema di non poco conto sono gli screening. Con il termine “screening” s’intende l’insieme delle prestazioni messe in atto dalla Medicina per sottoporre un’intera popolazione “sana” a test diagnostici per individuare in modo precoce l’insorgenza di tumori. Detto in altri termini: gli screening hanno lo scopo di “trovare il malato nel sano”. Già questo è di per sé un assurdo, ma il problema vero è che si sta cercando “qualcosa” per il quale poi non ci sono gli strumenti terapeutici adeguati, e le statistiche di mortalità ne sono la prova. A cosa serve infatti scovare prima del tempo un tumore se poi non si è in grado di curarlo? A questa importante domanda ha risposto il Dottor Gianfranco Domenighetti, che all’epoca era Direttore del Servizio Sanitario del Canton Ticino e docente all’Università di Lugano e Losanna, in una intervista pubblicata nel sito dell’editore Il Pensiero Scientifico. Domenighetti, oltre a sottolineare che la “Medicina non è una scienza esatta”, come qualcuno crede, e la “pratica medica ancor di meno”, sottolinea negli screening l’importanza di informare le persone in modo assolutamente esaustivo: “perché con gli screening, si invitano delle persone soggettivamente sane a cercare delle malattie (e penso ai tumori) che nessuno di noi vorrebbe che gli siano diagnosticate. Diventa quindi prioritario dare un esaustivo bagaglio di informazione sui reali benefici, sui possibili eventi non desiderati, sui rischi e sulle incertezze che questi singoli programmi comportano e sulle effettive possibilità di cura e probabilità di "guarigione" nel caso l'esame sia positivo. Solo così il cittadino potrà decidere se sottoporsi o meno a questa sorta di lotteria sociale che è lo screening. Vi è quindi un obbligo di informare "ex-ante", soprattutto per quelle indagini diagnostiche i cui benefici sono dubbi, non provati oppure infimi e quando le possibilità di guarigione sono poche”.

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Domenighetti fa l’esempio concreto del cancro alla prostata, affermando che non c’è “per il momento nessuna evidenza che chi si sottoponga allo screening del PSA avrà poi una riduzione della mortalità. Eppure questo esame è sistematicamente promosso”.25 Quindi non abbiamo alcuna evidenza scientifica che lo screening prostatico riduca la mortalità. E come la mettiamo con il cancro alla mammella femminile? Nel caso delle mammografie, Domenighetti rincara la dose affermando che: “la totalità degli opuscoli distribuiti dagli enti che promuovono questa indagine è non solo altamente disinformativa ma per la maggior parte può essere considerata ‘spazzatura’…". Ricorda che “uno studio recente ha dimostrato che in Italia l'80% delle donne crede che la mammografia annulli o riduca il rischio di ammalarsi di cancro al seno (sic!), e negli altri Paesi analizzati (Svizzera, Gran Bretagna, USA) la percentuale è più o meno di questo ordine di grandezza. Tale percezione ormai diffusa è la conseguenza di un'informazione parziale, non corretta ed intrisa di conflitti di interessi. Qualcuno dovrebbe farsi carico di correggerla…”.26 Come non dare ragione al prof. Domenighetti? I dati delle mammografie dimostrano che tale pratica preventiva non riduce la mortalità delle donne colpite da cancro alla mammella. Gli opuscoli “informativi” sono così disinformativi, incompleti e faziosi perché il loro obiettivo è proprio quello di convincere (con la paura) le donne a farsi una diagnosi strumentale. Domenighetti descrive uno di questi opuscoli sottoscritto dall’oncologo Umberto Veronesi (Direttore scientifico dell’I.E.O., l’Istituto Europeo di Oncologia, dove lavora assieme alla figlia Giulia…). Il luminare Veronesi “di fatto con la sua firma avallava scientificamente la disinformazione”, ma la cosa interessante che nessuno ha il coraggio di denunciare, è che l’opuscolo è stato prodotto e distribuito dalla General Electric (G.E.), la Corporation statunitense che casualmente costruisce e vende proprio i mammografi. Non male come conflitto d’interessi sia per i produttori che per gli esperti che lo firmano avallandolo. La G.E. ha creato un gruppo chiamato G.E. Healthcare che si occupa di fornire servizi e apparecchiature nei più svariati settori medici: cardiologia, oncologia, urologia, diagnostica, risonanza magnetica, medicina nucleare, radiologia, ecc. Nel caso dello screening mammografico non c’è solamente l’apparecchiatura fisica (il mammografo), che può costare dai 500 mila al milione di euro, ma anche una serie di spese, tra cui l’allestimento della centrale amministrativa, la connessione a internet satellitare, i costi stampa, l’assistenza informatica, la formazione del personale, l’aggiornamento della macchina, le obbligatorie sue revisioni, ecc. Un preventivo di spesa all’interno del “Progetto di screening mammografico nelle zone disagiate” è arrivato a 3.262.000 euro.

25 “Sani soliti sospetti”, intervista a Gianfranco Domenighetti pubblicato su http://www.pensiero.it/attualita/articolo.asp?ID_articolo=86&ID_sezione=12 26 Idem

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È quindi chiaro che anche negli screening gli interessi in gioco sono enormi. “Non è infatti nel loro interesse – dice sempre Domenighetti - quantificare i reali benefici dello screening espressi in valore assoluto (secondo la visione "ottimista" si tratta di 3 decessi per tumore alla mammella evitati ogni 1000 donne di oltre cinquant'anni d'età che si sottopongono ogni 2 anni e per 10 anni alla mammografia) e soprattutto gli eventi indesiderati (falsi positivi, biopsie chirurgiche inutili, numero di casi a cui è stata anticipata la diagnosi di 3-4 anni senza benefici, falsi negativi, ecc.), poiché ciò potrebbe comportare una diminuzione del tasso di partecipazione al programma"27. Ricordo anche che nessun opuscolo e nessun esperto riporta le conclusioni della meta-analisi condotta secondo la metodologia della Cochrane Collaboration e pubblicata su The Lancet 28, secondo cui lo screening non diminuisce la mortalità per cancro alla mammella. La diagnosi precoce, quindi, non diminuisce affatto la mortalità, eppure veniamo letteralmente sommersi da pubblicità che invitano a farsi uno screening (mammella, prostata, intestino, ecc.), il tutto ovviamente nella giornata (gratuita) per la “prevenzione”… Stanno investendo milioni di euro in pubblicità radiofoniche e televisive, … il tutto per convincerci della bontà dell’operazione.

Le autopsie rivelano che i tumori…

Luigi De Marchi, psicologo clinico e sociale, autore di numerosi saggi conosciuti a livello internazionale, parlando con un amico anatomo-patologo del Veneto sui dubbi dell’utilità delle diagnosi e delle terapie anti-tumorali, si sentì rispondere: «Sì, anch’io ho molti dubbi. Sapessi quante volte, nelle autopsie sui cadaveri di vecchi contadini delle nostre valli più sperdute ho trovato tumori regrediti e neutralizzati naturalmente dall’organismo: era tutta gente che era guarita da sola del suo tumore ed era poi morta per altre cause, del tutto indipendenti dalla patologia tumorale»29. «Se la tanto conclamata diffusione delle patologie cancerose negli ultimi decenni - si chiese Luigi De Marchi - in tutto l’Occidente avanzato fosse solo un’illusione ottica, prodotta dalla diffusione delle diagnosi precoci di tumori che un tempo passavano inosservati e regredivano naturalmente? E se il tanto conclamato incremento della mortalità da cancro fosse solo il risultato sia dell’angoscia di morte prodotta dalle diagnosi precoci e dal clima terrorizzante degli ospedali, sia della debilitazione e intossicazione del paziente prodotte dalle terapie invasive, traumatizzanti e tossiche della Medicina ufficiale. Insomma, se fosse il risultato del

27 Sani soliti sospetti, intervista a Gianfranco Domenighetti pubblicato sul sito della casa editrice Il Pensiero Scientifico http://www.pensiero.it/attualita/articolo.asp?ID_articolo=86&ID_sezione=12 28 Olsen O, Gotzsche PC. Cochrane review on screening for breast cancer with mammography. Lancet 2001; 358 : 1340-2. 29 Medicina kaput col mito del placebo?, Luigi De Marchi www.luigidemarchi.it/innovazioni/educazione/articoli/01_medicinakaput.html

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blocco che l’angoscia della diagnosi e i danni delle terapie impongono ai processi naturali di regressione e guarigione dei tumori?”.30 Con quanto detto da Luigi De Marchi - confermato anche da autopsie eseguite in Svizzera su cadaveri di persone morte non per malattia - si arriva alla sconvolgente conclusione che moltissime persone hanno (o avevano) uno o più tumori, ma non sanno (o sapevano) di averli. In questa specifica indagine autoptica (autopsie) fatta in Svizzera, ed eseguita su migliaia di persone morte in incidenti stradali (quindi non per malattia), è risultato qualcosa di sconvolgente:

- Il 38% delle donne (tra i 40 e 50 anni) presentavano un tumore (in situ) al seno;

- Il 48% degli uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ) alla prostata;

- Il 100% delle donne e uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ) alla tiroide.31

Con tumore in situ s’intende un tumore chiuso non invasivo che può rimanere in questo stadio per molto tempo e anche regredire. Nel corso della vita è infatti normale sviluppare tumori, e non a caso la stessa Medicina sa bene che sono migliaia le cellule tumorali prodotte ogni giorno dall’organismo. Queste, poi, vengono distrutte e/o fagocitate dal Sistema Immunitario, se l’organismo funziona correttamente. Molti tumori regrediscono o rimangono incistati per lungo tempo quando la Vis Medicratix Naturae (la forza risanatrice che ogni essere vivente possiede) è libera di agire. Secondo la Medicina Omeopatica, la “Legge di Guarigione descrive il modo con cui tale forza vitale di ogni organismo reagisce alla malattia e ripristina la salute”.32 Cosa succede alla Legge di Guarigione, al meccanismo vitale di autoguarigione, se dopo una diagnosi di cancro la vita viene letteralmente sconvolta dalla notizia del male? E cosa succede all’organismo (e al Sistema Immunitario) quando viene fortemente debilitato dai farmaci?

30 Idem 31 Conferenza “Medicalizzazione della vita e comunicazione sanitaria” del Dottor Gianfranco Domenighetti - già Direttore sanitario del

Canton Ticino - tenuta il 22 novembre 2008 al VIII° Congresso nazionale di medicina omeopatica di Verona. 32 “Approccio metodologico all’omeopatia”, Dottor Roberto Gava, farmacologo e tossicologo, ed. Salus Infirmorum, Padova

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Ulteriori dati poco conosciuti

Poco nota al grande pubblico è la vasta ricerca condotta per 23 anni dal prof. Hardin B. Jones, fisiologo dell’Università della California, e presentata nel 1975 al Congresso di cancerologia presso l’Università di Berkeley. Oltre a denunciare l’uso di statistiche falsate, egli prova che i malati di tumore che NON si sottopongono alle tre terapie canoniche (chemio, radio e chirurgia) sopravvivono più a lungo o almeno quanto coloro che ricevono queste terapie. 33 Il prof. Jones dimostra che le donne malate di cancro alla mammella che hanno rifiutato le terapie convenzionali mostrano una sopravvivenza media di 12 anni e mezzo, quattro volte superiore a quella di 3 anni raggiunta da coloro che si sono invece sottoposte alle cure complete.34 Un'altra ricerca pubblicata su The Lancet del 13/12/1975 (che riguarda 188 pazienti affetti da carcinoma inoperabile ai bronchi), dimostra che la vita media di quelli trattati con chemioterapia è stata di 75 giorni, mentre quelli che non ricevettero alcun trattamento ebbero una sopravvivenza media di 120 giorni.35 Se queste ricerche sono veritiere, una persona malata di tumore ha statisticamente una percentuale maggiore di sopravvivenza se non segue i protocolli terapeutici ufficiali. Con questo non si vuole assolutamente spingere le persone a non farsi gli esami, gli screening e i trattamenti oncologici ufficiali, ma si vogliono fornire semplicemente, delle informazioni che normalmente vengono oscurate, censurate e che possono, proprio per questo, aiutare la scelta terapeutica di una persona. Ma ricordo che la scelta è sempre e solo individuale: ogni persona sana o malata che sia, deve assumersi la propria responsabilità, deve prendere in mano la propria vita. Dobbiamo smetterla di delegare il medico, lo specialista, il mago, il santone che sia, per questo o quel problema. Dobbiamo essere gli unici artefici della nostra salute e nessun altro deve poter decidere al posto nostro. Possiamo accettare dei consigli, quelli sì, ma niente più.

33 “Il tradimento della medicina”, Alberto Mondini 34 Idem 35 Idem

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I pericoli della chemioterapia

Il principio terapeutico della chemioterapia è semplice: si usano sostanze chimiche altamente tossiche per uccidere le cellule cancerose. Il concetto che sta alla base di questo ragionamento limitato e assolutamente materialista è che alcune cellule, a causa di fattori ambientali, genetici o virali, impazziscono iniziando a riprodursi caoticamente creando delle masse (neoplasie). La Medicina perciò tenta di annientare queste cellule con farmaci citotossici (cioè tossici per le cellule). Tuttavia, questa feroce azione mortale, non essendo in grado di distinguere le cellule sane da quelle neoplastiche (impazzite), cioè i tessuti tumorali da quelli sani, colpisce e distrugge l’intero organismo vivente. Ci hanno sempre insegnato che l’unica cura efficace per i tumori è proprio la chemioterapia, ma si sono dimenticati di dirci che queste sostanze di sintesi sono dei veri e propri veleni. Solo chi ha provato sulla propria pelle le famose iniezioni sa cosa voglio dire.

«Il fluido altamente tossico veniva iniettato nelle mie vene. L’infermiera che svolgeva tale mansione indossava guanti protettivi perché se soltanto una gocciolina del liquido fosse venuta a contatto con la sua pelle l’avrebbe bruciata. Non potei fare a meno di chiedermi: ‘Se precauzioni di questo genere sono richieste all’esterno, che diamine sta avvenendo nel mio organismo?’. Dalle 19 di quella sera vomitai alla grande per due giorni e mezzo. Durante la cura persi manciate di capelli, l’appetito, la colorazione della pelle, il gusto per la vita. Ero una morta che camminava».

[ Testimonianza di una malata di cancro al seno ] Un malato di tumore viene certamente avvertito che la chemio gli provocherà (forse) nausea, (forse) vomito, che cadranno i capelli, ecc. Ma siccome è l’unica cura ufficiale riconosciuta, si devono stringere i denti e firmare il consenso informato, cioè si sgrava l’Azienda Ospedaliera o la Clinica Privata da qualsiasi problema e responsabilità. Le precauzioni del personale infermieristico che manipolano le sostanze chemioterapiche appena lette nella testimonianza, non sono una invenzione. L’Istituto Superiore di Sanità italiano ha fatto stampare un fascicolo dal titolo “Esposizione professionale a chemioterapici antiblastici” per tutti gli addetti ai lavori, cioè per coloro che maneggiano fisicamente le fiale per la chemio (di solito infermieri professionali e/o medici). Fiale che andranno poi iniettate ai malati. Alla voce Antraciclinici (uno dei chemioterapici usati) c’è scritto che dopo la sua assunzione può causare: “Stomatite, alopecia e disturbi gastrointestinali sono comuni ma reversibili. La cardiomiopatia, un effetto collaterale caratteristico di questa classe di chemioterapici, può essere acuta (raramente grave) o cronica

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(mortalità del 50% dei casi). Tutti gli antraciclinici sono potenzialmente mutageni e cancerogeni”.36 Alla voce Procarbazina (un altro dei chemioterapici usati) c’è scritto che dopo la sua assunzione può causare: “E’ cancerogena, mutagena e teratogena (malformazione nei feti) e il suo impiego è associato a un rischio del 5-10% di leucemia acuta, che aumenta per i soggetti trattati anche con terapia radiante”. In un altro documento, sempre del Ministero della Sanità (Dipartimento della Prevenzione – Commissione Oncologica Nazionale) dal titolo “Linee-guida per la sicurezza e la salute dei lavoratori esposti a chemioterapici antiblastici in ambiente sanitario” (documento pubblicato dalle Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano) c’è scritto: “Uno dei rischi rilevati nel settore sanitario è quello derivante dall’esposizione ai chemioterapici antiblastici. Tale rischio è riferibile sia agli operatori sanitari, che ai pazienti”. Qui si parla espressamente dei rischi per operatori e pazienti. Il documento continua dicendo: “Nonostante numerosi chemioterapici antiblastici siano stati riconosciuti dalla IARC (International Agency for Research on Cancer) e da altre autorevoli Agenzie internazionali come sostanze sicuramente cancerogene o probabilmente cancerogene per l’uomo, a queste sostanze non si applicano le norme del Titolo VII del D.lgs n. 626/94 ‘Protezione da agenti cancerogeni’. Infatti, trattandosi di farmaci, non sono sottoposti alle disposizioni previste dalla Direttiva 67/548/CEE e quindi non è loro attribuibile la menzione di R45 ‘Può provocare il cancro’ o la menzione R49 ‘Può provocare il cancro per inalazione’”. Quindi queste sostanze, nonostante provochino il cancro, non possono essere etichettate come cancerogene (R45 e R49) semplicemente perché sono considerate “farmaci”. Questa informazione è molto interessante. Andiamo avanti: “Nella tabella 1 [vedi sotto, ndA] è riportato un elenco, non esaustivo, dei chemioterapici antiblastici che sono stati classificati dalla IARC nel gruppo ‘cancerogeni certi per l’uomo’ e nel gruppo ‘cancerogeni probabili per l’uomo’. L’Agenzia è arrivata a queste definizioni prevalentemente attraverso la valutazione del rischio ‘secondo tumore’ che nei pazienti trattati con chemioterapici antiblastici può aumentare con l’aumento della sopravvivenza. Infatti, nei pazienti trattati per neoplasia è stato documentato lo sviluppo di tumori secondari non correlati con la patologia primitiva”.

Tabella 1 Cancerogeni per l’uomo:

- Butanediolo dimetansulfonato (Myleran) - Ciclofosfamide - Clorambucil - 1(2-Cloretil)-3(4-metilcicloesil)-1-nitrosurea (Metil-CCNU)

36 Per mutageno si intende ogni agente chimico o fisico che agisce sui cromosomi alterandone l’informazione genetica. Per cancerogeno si

intende ogni sostanza capace di produrre il cancro.

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- Melphalan - MOPP (ed altre miscele contenenti alchilanti) - N,N-Bis-(2-cloroetil)-2-naftilamina (Clornafazina) - Tris(1-aziridinil)fosfinsolfuro (Tiotepa)

Probabilmente cancerogeni per l’uomo:

- Adriamicina - Aracitidina - 1(2-Cloroetil)-3-cicloesil-1nitrosurea (CCNU) - Mostarde azotate - Procarbarzina

Certamente si tratta di un elenco incompleto perché, sfogliando una trentina di bugiardini di chemioterapici, mancano diverse molecole cancerogene per ammissione stessa dei produttori. In conclusione, il documento sulle “linee guida” riporta alla voce “Smaltimento”: “Tutti i materiali residui dalle operazioni di manipolazione dei chemioterapici antiblastici (mezzi protettivi, telini assorbenti, bacinelle, garze, cotone, fiale, flaconi, siringhe, deflussori, raccordi) devono essere considerati rifiuti speciali ospedalieri. Quasi tutti i chemioterapici antiblastici sono sensibili al processo di termossidazione (incenerimento), per temperature intorno ai 1000-c La termossidazione, pur distruggendo la molecola principale della sostanza, può comunque dare origine a derivati di combustione che conservano attività mutagena. È pertanto preferibile effettuare un trattamento di inattivazione chimica (ipoclorito di sodio) prima di inviare il prodotto ad incenerimento. Le urine dei pazienti sottoposti ad instillazioni endovescicali dovrebbero essere inattivate prima dello smaltimento, in quanto contengono elevate concentrazioni di principio attivo”. Queste sostanze, che vengono sistematicamente iniettate nei malati, anche se incenerite a 1000°C “conservano attività mutagena”. Ma che razza di sostanze chimiche sono mai queste? La spiegazione tra poche righe.

L’amara conclusione, che si evince dall’Istituto Superiore di Sanità, è che l’oncologia moderna per curare il cancro utilizza delle sostanze chimiche che sono cancerogene (provocano il cancro), mutagene (provocano mutazioni genetiche) e teratogene (provocano malformazioni nei discendenti). C’è qualcosa che non torna: perché ad una persona sofferente dal punto di vista fisico, psichico e morale, debilitata e sconvolta dalla malattia, vengono iniettate sostanze così tossiche? Questo apparente controsenso - se non si abbraccia l’idea che qualcuno ci sta coscientemente avvelenando - si spiega nella visione riduzionista e totalmente materialista che ha la Medicina, ma questo è un argomento che affronteremo più avanti.

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In Appendice sono stati pubblicati alcuni degli effetti collaterali (scritti nei bugiardini dalle lobby chimico-farmaceutiche che li producono) di circa trenta farmaci chemioterapici. Uno per tutti: l’antineoplastico denominato Alkeran® (50 mg/10 ml: polvere e solvente per soluzione iniettabile che contiene come eccipiente: “acido cloridrico”) della GlaxoSmithKline. “Un alchilante analogo alla mostarda azotata”. Alchilante è un farmaco capace di combinarsi con gli elementi costitutivi della cellula provocandone la sua alterazione.37 Dal bugiardino si evince che questa sostanza chimica (usata nei malati tumorali), oltre a provocare la leucemia acuta (“è leucemogeno nell’uomo”), causa difetti congeniti nella prole dei pazienti trattati. Alla voce “Eliminazione”, viene confermato quanto riportato sopra: “L’eliminazione di oggetti taglienti, quali aghi, siringhe, set di somministrazione e flaconi deve avvenire in contenitori rigidi etichettati con sigilli appropriati per il rischio. Il personale coinvolto nell’eliminazione (dell’Alkeran) deve adottare le precauzioni necessarie ed il materiale deve essere distrutto, se necessario, mediante incenerimento”. Incenerimento, come abbiamo letto prima, alla temperatura di 1000-1200 gradi! La spiegazione è che queste sostanze sono analoghe alle “mostarde azotate”. Il sito del Ministero della Salute italiano, alla voce “Emergenze Sanitarie”, si esprime così: “Le mostarde azotate furono prodotte per la prima volta negli anni ’20 e ’30 come potenziali armi chimiche. Si tratta di agenti vescicatori simili alle mostarde solforate che si presentano in diverse forme e possono emanare un odore di pesce, sapone o frutta. Sono note anche con la rispettiva designazione militare HN-1, HN-2 e HN-3. Le mostarde azotate sono fortemente irritanti per pelle, occhi e apparato respiratorio. Sono in grado di penetrare nelle cellule in modo molto rapido e di causare danni al sistema immunitario e al midollo osseo (…) che si manifestano già dopo 3-5 giorni dall’esposizione, che causano anche anemia, emorragie e un maggiore rischio di infezioni. Quando questi effetti si presentano in forma grave, possono condurre alla morte”.38 Per “curare” il tumore oggi vengono utilizzati degli ‘agenti vescicanti’: prodotti militari usati nelle guerre chimiche. Anche se la ”guerra al cancro” viene portata avanti con ogni mezzo dall’establishment, ritengo che ci sia un limite a tutto.

37 Gli alchilanti agiscono direttamente sul DNA di qualsiasi tipo di cellula senza specificità. Possono intervenire sulle basi del DNA oppure

rompendo l'intera molecola di DNA o ancora bloccando la trascrizione o la duplicazione. L'azione principale di un alchilante consiste però nel formare un legame trasversale tra due eliche complementari di DNA che porta alla rottura della catena polinucleotidica. Quindi, il DNA viene danneggiato e non è più in grado di duplicarsi e completare la sintesi proteica.

38 “Mostarde azotate”, “Emergenze”, tratto dal sito del Ministero della Salute http://uc6.asimantova.it/index.php?option=com_content&task=view&id=312&Itemid=54

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Mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministrerò ad alcuno,

neppure se richiesto, un farmaco mortale. [ Giuramento di Ippocrate ]

Sopravvivenza alla chemioterapia

Una grande ricerca scientifica, inserita nel più grande database medico ufficiale al mondo (www.pubmed.gov), è quella a firma di Grame Morgan (professore associato di radiologia al Royal North Shore Hospital di Sidney), Robyn Ward (professore oncologo all’University of New South Wales), Michael Barton (radiologo e membro del Collaboration for Cancer Outcome Research and Evaluation del Liverpool Health Service di Sidney). Il professore Ward fa anche parte del comitato che stila le raccomandazioni sull’efficacia dei farmaci per il Governo australiano (Therapeutic Goods Authority of the Australian Federal Department of Health and Aging). Tale ricerca (“The contribution of cytotoxic chemotherapy to 5-year survival in adult malignancies” [Il contributo della chemioterapia citotossica alla sopravvivenza a 5 anni dei tumori in adulti]) è stata pubblicata su una delle più prestigiose riviste di oncologia del mondo: la Clinical Oncology nel dicembre 2004. Il loro meticoloso studio si è basato sulle analisi di tutti gli studi clinici randomizzati (RTC) condotti in Australia e negli Stati Uniti, nel periodo da gennaio 1990 a gennaio 2004. Analisi che ha interessato 225.000 persone malate nei 22 tipi di tumori più diffusi, e “curate” solo con chemioterapia. Quando i dati erano incerti, gli autori hanno deliberatamente stimato in eccesso i benefici della chemioterapia. Nonostante questo, lo studio ha concluso che la chemioterapia non contribuisce più del 2% alla sopravvivenza!

- Australia ���� sopravvivenza del 2,3% - Stati Uniti ���� sopravvivenza del 2,1%

«Molti medici continuano a pensare ottimisticamente che la chemioterapia citotossica possa aumentare significativamente la sopravvivenza dal cancro», scrivono nell’introduzione gli autori. «In realtà - continua il professor Grame Morgan - malgrado l’uso di nuove e costosissime combinazioni di cocktails chimici… non c’è stato alcun beneficio nell’uso di nuovi protocolli». Gli autori hanno messo in evidenza che, per ragioni spiegate nello studio, i risultati raggiunti (circa il 2%) dovrebbero essere visti come il limite massimo di efficacia! Questi sono i dati che purtroppo si avvicinano di più alla triste realtà dei malati oncologici che seguono i protocolli ufficiali. D’altronde non è così strano se ci

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pensiamo attentamente: utilizzando sostanze altamente tossiche e pericolose per la vita (sostanze alchilanti, mostarde azotate, cisplatino, carboplatino, ecc.) come pretendiamo di avere dei risultati positivi? L’ultima importante ricerca che citerò in questa sede è quella del dottor Ulrich Abel un epidemiologo tedesco della Heidelberg/Mannheim Tumor Clinic. Questo ricercatore chiese a circa 350 centri medici sparsi nel mondo, l’invio di tutti gli studi ed esperimenti clinici sulla chemioterapia. L’analisi, come si può immaginare, durò parecchi anni, alla fine quello che risultò è la non disponibilità di riscontri scientifici in grado di dimostrare che la pratica della chemioterapia prolunghi la vita in modo apprezzabile.39

Gli oncologi si sottoporrebbero alla chemio?

Domanda molto importante, perché è giusto sapere cosa farebbero i medici oncologi - quelli che usano ogni giorno i chemioterapici su altre persone - se avessero loro stessi un tumore. Nel marzo 2005 al Senato australiano è stata presentata una “Inchiesta sui servizi e sulle opzioni di trattamento di persone con cancro”, prodotta dal Cancer Information & Support Society, del St. Leonards di Sydney. 40 Secondo tale inchiesta, alcuni scienziati del McGill Cancer Center di Montreal in Canada, inviarono a 118 medici, esperti di cancro ai polmoni, un questionario per determinare quale grado di fiducia nutrissero nelle terapie da loro applicate, nel caso essi stessi avessero sviluppato la malattia. Risposero 79 medici e 64 di loro non avrebbero acconsentito a sottoporsi ad un trattamento che contenesse Cisplatino (un chemioterapico molto utilizzato). Inoltre, 58 dei 79 reputavano che tutte le terapie sperimentali in questione fossero inaccettabili a causa dell'inefficacia e dell'elevato grado di tossicità!41 Un risultato eclatante: l’81% degli oncologi intervistati, in caso di tumore, non si farebbero somministrare un chemioterapico, mentre il 73% di loro reputano addirittura le “terapie sperimentali inaccettabili per l’elevato grado di tossicità”. Anche se il numero di oncologi intervistati non è molto elevato, ognuno tragga le proprie conclusioni… Infine c’è il caso del dottor Sidney Winaver, oncologo direttore del laboratorio di ricerca per il cancro al Memorial Sloan- Kettering Cancer Center di New York, uno dei centri di ricerca più prestigiosi al mondo. Dopo aver praticato per decenni la chemioterapia agli altri, un giorno a sua moglie venne diagnosticato il cancro. Come scriverà più tardi nel libro “Dolce è la tua voce”, edito da Positive Press, deciderà di

39 “Chemoterapy – an unproven procedure” 40 “Inchiesta sui servizi e nelle opzioni di trattamento di persone con cancro”, prodotta dal Cancer Information & Support Society, del St

Leonards di Sydney. www.aph.gov.au/Senate/committee/clac_ctte/completed_inquiries/2004-07/cancer/submissions/sub15.pdf. Parliament of Australia,

www.aph.gov.au 41 Idem

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non sottoporla a chemio o radioterapia, affidandosi alla Somatostatina (quella del Prof. Luigi Di Bella). La moglie guarirà...

Costi della chemioterapia

Prima di parlare dei costi dei farmaci è bene sapere quali sono i costi in generale del tumore. Secondo l’American Cancer Society (ACS), solamente negli Stati Uniti d’America i costi totali dovuti ai tumori nell’anno 2005 sono stati 210 miliardi di dollari: - 74 miliardi di costi diretti, - 17,5 miliardi di costi indiretti legati alla morbilità (frequenza della malattia nella

popolazione), - 118,4 miliardi dovuti alla mortalità. Un affare economico, anche se stiamo parlando di vite umane, sotto ogni punto di vista. Dal sito dell’A.I.A.N., Associazione Italiana per l’Assistenza ai malati Neoplastici, troviamo scritto qual è il costo di un trattamento chemioterapico: “Il costo medio dei cicli chemioterapici, che differiscono sostanzialmente nella composizione, varia sensibilmente in base ai farmaci. Comunque, il costo si aggira su svariate decine di migliaia di euro per i vari cicli, fino a 50.000€. L'illusione che la chemioterapia sia gratuita, cade alla considerazione che il cittadino e l'ammalato, i contribuenti, la pagano allo Stato sotto forma di prelievi fiscali. A questi costi esorbitanti si aggiungono gli oneri elevati dell'indotto, ad esempio il trapianto di midollo può comportare la spesa di oltre 50.000€. L'efficacia temporanea e limitata, l'assenza di effetti risolutivi, l'elevata tossicità rendono ancora più irrazionale e inaccettabile un così elevato onere finanziario della chemioterapia”. Nel “Giornale Italiano di Farmacia Clinica” del 21 febbraio 2007 sono stati pubblicati i costi per “l’uso dei farmaci citotossici nei cicli di chemioterapia ‘platinum-based’ analizzati per una corte di 100 pazienti e 6 cicli di terapia”.

1) Costo di 6 cicli di chemioterapia con Paclitaxel associato a Cisplatino per 100 pazienti: � 128.217 euro.

2) Costo di 6 cicli di chemio con Vinolrelbina associata a Cisplatino per 100

pazienti: � 200.940 euro 3) Costo di 6 cicli di chemioterapia con Paclitaxel e Carboplatino per 100

pazienti: � 216.945 euro 4) Costo di 6 cicli di chemio con Gemcitabina associata a Cisplatino per 100

pazienti: � 409.020 euro

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5) Costo di 6 cicli di chemioterapia con Docetaxel associato a Cisplatino per 100

pazienti: � 540.093 euro 6) Costo di 6 cicli di chemioterapia con Docetaxel e Carboplatino per 100

pazienti: � 548.955 euro Cifre colossali che si riferiscono “solamente” ai costi dei farmaci chemioterapici nei sei tipi di trattamenti terapeutici presi in considerazione nella “Valutazione dei costi associati alle terapie ‘platinum-based’”. Se a questo sommiamo i costi della “somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse” il totale ha dell’incredibile.

1) Costo 6 cicli di chemio (Paclitaxel e Cisplatino) + “somministrazione”, “premedicazione” e “reazioni avverse” per 100 pazienti: � 452.096 euro

2) Costo 6 cicli di chemio (Vinolrelbina e Cisplatino) + “somministrazione”,

“premedicazione” e “reazioni avverse” per 100 pazienti: � 814.366 euro 3) Costo 6 cicli di chemio (Paclitaxel e Carboplatino) + “somministrazione”,

“premedicazione” e “reazioni avverse” per 100 pazienti: � 467.550 euro 4) Costo 6 cicli di chemio (Gemcitabina e Cisplatino) + “somministrazione”,

“premedicazione” e “reazioni avverse” per 100 pazienti: � 703.251 euro 5) Costo 6 cicli (Docetaxel e Cisplatino) per 100 pazienti: � 841.978 euro 6) Costo 6 cicli di chemio (Docetaxel e Carboplatino) + “somministrazione”,

“premedicazione” e “reazioni avverse” per 100 pazienti: � 825.887 euro Ricapitolando: Sei cicli di chemioterapia, con soli due farmaci, costano per ogni malato una cifra che va da 4.520 euro a 8.420 euro. Attenzione però perché queste cifre non rappresentano i costi effettivi, ma solo una piccola parte, dato che i protocolli ufficiali (i famosi cocktail chimici) contemplano l’utilizzo di diverse molecole associate. Senza ovviamente tenere conto di tutti gli altri prodotti farmaceutici utilizzati per ovviare i danni e gli effetti collaterali provocati: antivomito, gastroprotettori, antidiarroici, antibiotici, antipiretici, analgesici, sedativi, antidepressivi, antiedema, antiosteoporotici, immunostimolanti, antianemici, ecc. Infine, i cicli di chemio da fare non seguono una regola assoluta, perché anche quando si somministrano per via preventiva (preventiva?) in un paziente che non ha

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una forma tumorale, esiste un numero prestabilito di cicli.42 Mentre se la terapia è rivolta a un paziente che ha una malattia in corso, in fase metastatica per esempio, la durata è variabile, e comunque si sospende di solito tra il 6° e l’8 ciclo.43 Per cui la somministrazione di sostanze chimiche è assolutamente variabile e si può prolungare molto nel tempo, facendo lievitare i costi per la società e gli utili per le multinazionali produttrici. Tale calcolo però non tiene conto dei costi di operazioni chirurgiche, trattamenti radioterapici, medicamenti associati, esami emato-chimici e strumentali, farmaci per controbilanciare i danni, visite, degenze, ecc. In Appendice è stato pubblicato un elenco più completo dei costi per singola fiala e/o scatola di compresse: come si vedrà, i prezzi vanno da qualche centinaio di euro a diverse migliaia di euro. I nuovi malati di tumore in Italia sono ogni anno circa 270.000 e se tutti questi seguissero i protocolli ufficiali, è ovvio che ogni anno il giro di affari sarebbe di centinaia di miliardi di euro. Con cifre del genere - pagate dal Sistema Sanitario Nazionale e quindi da noi - il potere di lobby della Big Pharma è così forte che riesce a tenere celate le terapie non convenzionali e tappare la bocca a tutti quei ricercatori indipendenti che hanno il coraggio (o l’incoscienza) di mettere la salute delle persone davanti agli interessi economici. La conferma di tutto questo arriva dal quotidiano di Confindustria, “Il Sole 24 Ore” del 23 settembre 2005. “Si calcola che in Italia il costo dei farmaci antiblastici sia di 580 milioni di Euro l’anno, con un costo medio per paziente anno variabile da 15.000 a 50.000 euro ed un costo complessivo per il Sistema Sanitario Nazionale di 7 Miliardi di Euro”.44 Se la chemioterapia antitumorale costituisce uno dei principali capitoli di spesa in Italia, “nel 2008 sarà al 1° posto nel mercato farmaceutico mondiale con 41 miliardi di $ di fatturato (nel 2004 era pari a 24 miliardi di $)”.45 Questo potrà spiegare una volta per tutte le persecuzioni mediatiche, giudiziarie, professionali, umane, subite da personaggi come Luigi Di Bella, Geerd Ryke Hamer, Tullio Simoncini, Bonifacio, Pantellini, Paolo Rossaro e moltissimi altri grandi ricercatori. Ma per quanto tempo si potrà continuare a percorrere questa “disumana” e “folle” strada? Follia che ha raggiunto il parossismo in Regione Toscana che “rimborserà il costo di una parrucca a tutte le donne che, affette da un tumore, hanno perduto i capelli a causa della chemioterapia”46. Potranno addirittura le donne “acquistare la parrucca da loro stesse gradita in uno dei negozi specializzati e poi chiedere il rimborso documentando la spesa”47. 42 “I farmaci chemioterapici”, Prevenzione tumore, www.prevenzionetumori.it/archivio/archivio_text.php?cat_id=496&pos=175 43 Idem 44“Speciale Ricerca”, “Il Sole 24 Ore” del 23 settembre 2005 45www.imshealth.com/web/product/0,3155,64576068_63872702_70297662_78002649,00.html7 46 A.I.M.A.C., Associazione Italiana Malati di Cancro http://www.aimac.it/notizie/visualizza.php?id_articolo=6741

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Il trapianto del Midollo

Il trapianto di midollo «è una procedura che comprende una chemioterapia o chemio-radioterapia somministrata a dosi così elevate da provocare una distruzione irreversibile del midollo osseo che richiede la successiva reinfusione di cellule (staminali). Scopo del trattamento è di eliminare il maggior numero di cellule neoplastiche residue dopo una terapia di induzione, in modo da diminuire il rischio di recidiva di malattia causato dalla persistenza nel paziente di cellule della neoplasia primitiva».48 La “Tariffa unica convenzionale per le prestazioni di assistenza ospedaliera” (DRG 481) dell’anno 2006 alla voce “Trapianto autologo” (con tessuti del proprio organismo), riporta il seguente costo: 36.576,00 euro. Quindi, ogni trapianto di midollo, voluto o causato dagli effetti della chemioterapia, costa al Servizio Sanitario oltre 36.000 euro. Veniamo a sapere dal “Gruppo Italiano di Trapianto di Midollo Osseo” che ogni anno in Italia avvengono 3.446 trapianti di midollo (2.300 autologhi e 1.146 allogenici).49 Mentre “L’Agenzia regionale del Lazio per il trapianto e le patologie connesse“, afferma che nel 2006 in Italia sono stati fatti 4.300 trapianti (3.000 autologhi e 1.300 allogenici)50. Il solo trapianto del midollo movimenta un giro d’affari di circa 157 milioni di euro all’anno.

Il costo della mucosite orale

Non esiste in commercio un farmaco che non abbia diversi effetti collaterali: lo ammettono gli stessi produttori. Figuriamoci quando i farmaci in questione sono molecole velenosissime e mortali come quelle adottate in oncologia. Una complicanza abbastanza grave che merita un paragrafo a parte è la mucosite orale, detta anche stomatite. Questa patologia si manifesta con eritema della mucosa di bocca, gola e/o tratto gastro-intestinale. Interessa il 77% dei pazienti trattati con radioterapia alla testa e la totalità di quelli sottoposti a trapianto autologo delle cellule staminali trattati con chemioterapia citotossica ad alte dosi. Per questo problema viene usato il farmaco Palifermin.51 Il trattamento completo comprende 6 somministrazioni da 60 mcg/kg/die, che corrisponde ad una confezione del farmaco.

47 Idem 48 Dott. Maurizio Rupolo e Dott.ssa Maria Grazia Michieli, dirigenti medici presso la Divisione di Oncologia Medica del Centro di

Riferimento Oncologico Istituto Nazionale Tumori di Aviano (PN). www.associazioneangolo.it/angoloweb/Domande/Midollo.html

49 GITMO, “Gruppo italiano di trapianto di midollo osseo”, affiliato alla “Società italiana di ematologia” (SIE) - www.ail.it/gruppi_03a.asp 50 “Agenzia regionale del Lazio per i trapianti e patologie connesse” www.agenziatrapiantilazio.it/on-line/Home/articolo4045.html 51 Il Palifermin (nome commerciale Kepivance) è un fattore di crescita umano dei cheratinociti (KGF), prodotto mediante tecnologia

ricombinante.

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Sapete quanto costa UNA SOLA scatola di questo pregiato composto? La modica cifra di 4.320 euro! La casa farmaceutica che lo produce si chiama Amgen Inc., il cui presidente e Ceo è un certo Kevin W. Shaker che risulta avere collegamenti con General Electric (società che costruisce i mammografi) e figura nel direttivo di Northrop Grumman Corporation (società nel campo aerospaziale e della difesa, produttrice di armi e bombe), Chevron (petrolio & C.). Quindi i pazienti con mucosite orale (il 77%) dovranno usare un farmaco da 4.320 euro a scatola. Ma l’assurdo non è solo questo, perché è bene sapere anche che: - la stomatite è una complicanza comune di chemio e radioterapia, ma regredisce

anche spontaneamente in pochi giorni e comunque potrebbe essere trattata anche con altri farmaci;

- esiste un solo studio pubblicato che ha dimostrato l’efficacia di Palifermin rispetto

al placebo ed è stato condotto su 212 pazienti affetti da leucemia; in questo studio la durata media della mucosite grave è stata inferiore con il farmaco rispetto al placebo (è durata rispettivamente 6 giorni nei pazienti trattati con il Palifermin e 9 giorni in quelli trattati con placebo);

- il Palifermin è tutt’altro che privo di effetti indesiderati; i più comuni sono stati:

-- eruzione cutanea (62%), -- febbre (39%), -- prurito (35%), -- eritema (32%), -- edema (28%), -- ispessimento o decolorazione di lingua e bocca (17%), -- dolore (16%), -- infiammazione delle articolazioni (10%), -- diminuzione dei globuli bianchi granulociti (13%);

- l’incidenza di effetti avversi gravi è del 20% e si sono verificati 2 decessi (secondo la Ditta farmaceutica “apparentemente non correlati al farmaco”);

- studi in vitro e su animali suggeriscono un suo potenziale ruolo nella stimolazione di tumori epiteliali; in pazienti con cancro colorettale è stata evidenziata una promozione della crescita tumorale: a questo proposito la Ditta produttrice si è impegnata a condurre un programma di sorveglianza post-marketing (cioè DOPO che il farmaco è stato commercializzato);

- mancano completamente studi di interazione con altri farmaci.

Ovviamente, la mucosite è solo uno dei tanti possibili eventi avversi della chemioterapia antitumorale. E gli altri?

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Costi della radioterapia

Lo scopo di un trattamento radiante, cioè a base di radiazioni, è l’uccisione di tutte le cellule neoplastiche presenti nell’area irradiata. Si stima che il 50% circa di tutti i pazienti affetti da cancro ricevono una indicazione di terapia radiante con finalità curative; a tale cifra, va poi aggiunto circa il 10% di ritrattamenti. In totale, quindi, è possibile affermare che il 60% dei casi di tumore dovrà essere sottoposto a radioterapia.52 Secondo le ultime statistiche dell’A.I.R.O. (Associazione Italiana di Radioterapia Oncologica) nel 2002 sono stati 108.000 i pazienti in Italia trattati con la radioterapia.53 Numerose sono le apparecchiature di cui si avvale la radioterapia per la cura dei tumori: - acceleratore lineare; - apparecchio per cobaltoterapia, - apparecchio per brachiterapia; - apparecchio per cesioterapia; - unità di roentgenterapia; - apparecchio per ipertermia oncologica; - simulatore; - sistema per i piani di trattamento. Ognuna di queste macchine costa svariati milioni di euro, e necessitano tutte di manutenzione continua e obbligatoria. Un “acceleratore lineare” della serie LINAC 1 costa 3.000.000 euro; un “TAC – Simulatore dedicato” invece 1.000.000 euro; un LINAC S1 per tomoterapia (una delle tecniche più moderne a fasci esterni) costa 1.200.000 euro, ecc. Il numero di sedute di radioterapia e il tipo di frazionamento variano a seconda della patologia da trattare e viene sempre deciso dal medico. Per fare un esempio, lo standard per il tumore alla mammella prevede 30 sedute (25 con fotoni e 10 sedute sulla cicatrice con elettroni).54 Il Nomenclatore Tariffario Prestazioni Specialistiche Ambulatoriali (Branca Specialistica: Radioterapia) della Regione del Veneto decide che la “Radioterapia prima seduta o radiochirurgia per seduta” costa 871,80 euro, mentre l’”Irradiazione cutanea totale con elettroni” costa 1.074,60 euro 55.

52 Università degli studi di Trieste – tesi di specializzazione in Pianificazione ed Organizzazione sanitaria – Ing. Liliana De Vivo 53 “Una ‘buona’ radioterapia? Ecco le regole”, intervista a Patrizia Olmi dell’Istituto dei Tumori di Milano, “Il Corriere della Sera” del 7

maggio 2004 54 Dottor Filippo Alongi, specializzato in radioterapia http://www.medicitalia.it/02it/consulto.asp?idpost=10419 55 Tariffa ai fini della remunerazione soggetti erogatori

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Calcolando una media di 15 sedute (invece di 30) ad un costo di 871,80 euro: un solo trattamento o ciclo radioterapico per un tumore costa poco più di 13.000 euro. I pazienti trattati con radiazioni sono circa 108.000 ogni anno e se applichiamo il medesimo calcolo, pur con degli errori, la cifra che viene spesa solo per l’irradiamento arriva a 1,4 miliardi di euro. Un’altra cosa da sapere è che ogni Centro di Radioterapia deve disporre di tutte le figure professionali previste dalla legge:

- Medico radioterapista; - Fisico sanitario; - Tecnico radioterapista; - Medico autorizzato; - Tecnici dosimetristi.

Questo fa lievitare esponenzialmente le spese per il Sistema Sanitario Nazionale; per non parlare dei costi dovuti al ricovero dei malati radio-oncologici. Per semplificare l’attribuzione di valori monetari alle prestazioni mediche e chirurgiche, il D.M. 15 aprile 1994 ha introdotto il sistema di classificazione per Diagnosis Related Group (DRG), con riferimento ai ricoveri ospedalieri per acuti. In Emilia Romagna, per esempio, la tariffa per ricoveri ospedalieri di malati trattati con radioterapia (in regime ordinario) è di 8.500 euro a persona56, che va a sommarsi agli altri costi visti prima.

Effetti collaterali della radioterapia

La radioterapia, usando delle radiazioni per uccidere le cellule tumorali, provoca danni anche alle cellule sane. Ecco cosa dice l’opuscolo de “La Collana dei Girasoli” dal titolo “La Radioterapia”, e pubblicato dall’AIMaC, l’Associazione Italiana Malati di Cancro, a tal proposito: - La radioterapia a volte può influire sul midollo;

- L’irradiazione può favorire:

-- Caduta dei denti;

-- Caduta dei capelli;

-- Nausea e vomito;

56 Delibera Regionale nr. 2642 del 20/12/2004 (“Tariffe delle prestazioni di assistenza ospedaliera”, Regione Emilia Romagna), http://www.regione.emilia-romagna.it/sas/nosologiche/delibere_circ/del2642_2004/documento_tecnico.pdf

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-- Difficoltà di deglutizione;

-- Diarrea;

-- Infiammazione del retto.

Questi effetti collaterali, si devono aggiungere a quelli procurati dalla chemioterapia. Le principali aziende a livello mondiale che producono apparecchiature per radioterapia sono le seguenti:

- Varian Medical System Inc.

- Linac System Llc

- Elekta Medical Systems Ltd

- General Electric Medical System

- Philips Medical Systems

- Siemens AG

- Toshiba Corp. Medical Systems

Tutte Corporation multimiliardarie che hanno creato ad hoc una sezione dedicata alla prevenzione57 e alla cura delle malattie. Ora dedichiamo la nostra attenzione alle sostanze chimiche usate in combinazione con le terapie radiologiche. Dal “Centro di Riferimento Regionale sul Farmaco”, l’agente antineoplastico della multinazionale Merck, usato spesso con la radioterapia, il cui principio attivo si chiama Cetuximab, costa 312,01 euro. Si tratta di un flaconcino per infusione endovenosa da 2 mg/ml (50 ml). Per sole otto settimane di trattamento questi 312,01 euro diventano 7.722,80 euro58. Cifra questa per 2 mesi di cura! Quindi, UN ciclo completo di radioterapia e UN SOLO farmaco, senza considerare tutto il resto, costano oltre 20.000 euro.

57 Credo sia ovvio a tutti che in questo caso non si deve parlare di prevenzione ma di diagnosi precoce: due realtà ben distinte tra loro. 58 Cetuximab, Centro di riferimento regionale sul farmaco http://www.uvef.it/web/index.php?pag=ricerca-farmaci&id_farm=172

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Costi dei trattamenti oncologici

Considerando i due principali strumenti terapeutici nelle mani degli oncologi (chemio e radio), vediamo il costo di un tumore oggi in Italia. Attualmente sappiamo esserci in Italia 1,7 milioni di ammalati59 e oltre 270.000 nuovi malati ogni anno (in America ogni anno i nuovi malati di cancro sono 1.372.91060). La conclusione, senza entrare troppo nel dettaglio, è la seguente: il tumore in Italia (solamente tra chemio e radio, escludendo quindi chirurgia, costi di degenza, farmaci vari, apparato medico e infermieristico, i soldi fagocitati dalle industrie per la ricerca, ecc.) è indubbiamente una delle patologie più costose, non tanto in termini di vite umane, ma soprattutto dal punto di vista economico. In Appendice sono stati appositamente pubblicati i costi ufficiali (dichiarati dalle rispettive Ditte produttrici) dei più diffusi chemioterapici in commercio, per rendersi conto di quello che è stato appena detto. Un qualsiasi tumore trattato con chemio e radioterapia (ad esclusione della chirurgia i cui costi sono paragonabili a quelli della chemioterapia), costa al Sistema Sanitario Nazionale svariate centinaia di migliaia di euro. E questo per un solo paziente oncologico. Sembra impossibile, ma è proprio così. Una testimonianza esemplare è stata pubblicata dal settimanale “Gente” poco tempo fa. Si tratta della vicenda di Gennaro De Stefano, un uomo normalissimo che nel suo “Diario di un malato di cancro” ha provato a comporre la “lista della spesa” per la sua malattia. Dopo aver consultato medici e fotocopiato le fustelle dei farmaci, ha messo insieme tutte queste informazioni. Il suo calvario è iniziato con due interventi chirurgici (biopsia più operazione alla vescica) e una degenza di 22 giorni, per un totale di 30.000 euro61. Il primo ciclo di chemio è costato 9.000 euro e 1.500 euro spesi per ogni TAC effettuata62 (ne ha fatte oltre 20). «Un ciclo completo di cocktail chemioterapici partiva da alcune migliaia di euro per arrivare anche a 50 mila euro al mese per ogni paziente».63 «Durante la chemioterapia, che, com’è noto, fa abbassare i globuli bianchi e quelli rossi (tralasciando la quantità impressionante di medicinali di sostegno per lo stomaco, l’intestino, la fatica, la nausea, il vomito e via cantando), occorre sottoporsi a cure ormonali che aiutino la crescita dei globuli bianchi. Di solito si fanno tre o quattro iniezioni che costano una 1.500 euro, le altre 150 euro ognuna. Arriva poi l’Epo, l’ormone diventato famoso come doping dei ciclisti, che costa dai 59 “La prima giornata del malato cancro”, Francesco De Lorenzo TGCom 60 SEER – Cancer statistics review 1975-2005 61 “Vi sono costato 200 mila euro”, Gennaro De Stefano, “Gente” 62 Idem 63 Idem

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500 ai 1.000 euro a iniezione. Di queste bombe ne avrò fatte, fino a oggi, una quarantina».64 Ha dovuto eseguire la radioterapia (6.000 euro); un nuovo intervento chirurgico per alcune metastasi (9.000 euro); di nuovo la radioterapia, ecc. Risultato: la Sanità pubblica ha pagato per il sig. De Gennaro, circa 200.000 euro. Questo che avete appena letto, purtroppo, è l’iter seguito dalla stragrande maggioranza dei malati oncologici. Moltiplicate questa cifra per il numero dei malati vecchi e nuovi, e capirete dal risultato che forse per qualcuno - e dico forse - non c’è convenienza nel trovare la soluzione definitiva ad una patologia che produce spese (e incassi) centinaia di miliardi di euro ogni anno in Italia. Ogni anno la “lobby del cancro” - solamente con i nuovi ammalati (270.000 persone), e supponendo che tutti entrino nei percorsi terapeutici - movimenta una cifra superiore a 54.000.000.000 di euro. Cinquantaquattro miliardi di euro ogni anno per un trattamento oncologico. Se a questi ci aggiungiamo tutte le persone ammalate di cancro oggi in Italia (1 milione e 700 mila), che ripetono i trattamenti, che necessitano di trapianto di midollo, che muoiono nonostante o per colpa delle terapie, ecc., tale cifra, come detto prima, raggiungerà i centinaia di miliardi di euro. Pensate all’industria della morte, meglio nota come “imprese funebri”. Ogni anno sono 162.000 le persone che muoiono per cancro in Italia (dati ISTAT). I costi per un servizio funebre privato (pagato dalle famiglie) vanno da un minimo di 2.155 euro (Roma) a un massimo di 3.575 euro (Milano)65 a persona. Facendo una media più che ragionevole di 3.000 euro…il ‘lutto per cancro’ (funerale, epigrafi, fiori, trasporto, organizzazione) sottrae alla società 486.000.000 di euro. Tutti gli anni inesorabilmente. Pensate nel mondo intero… 64 Idem 65 “Vivere o morire…Cosa costa di più?” - Help Consumatori www.helpconsumatori.it/data/docs/dossier_funerali.pdf

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Visione dell’uomo

Anche se il discorso merita un approfondimento storico a parte, la medicina come la conosciamo noi ha iniziato il decadimento da quando sono state introdotte le specializzazioni professionali, cioè da quando l’uomo da essere unitario composto da corpo, mente e spirito, è diventato semplicemente un ammasso di cellule, organi e apparati. Da quel momento la medicina non ha più guarito l’essere umano, ma ha iniziato a dividerlo, separarlo e smembrarlo. Ovviamente non mi riferisco agli enormi progressi fatti in alcuni ambiti come la chirurgia di pronto soccorso. I medici, grazie alle specializzazioni, si sono specializzati nel dettaglio, nel particolare, perdendo la visione globale dell’essere umano. Questo gravissimo errore lo stiamo tuttora pagando. Nonostante gli esperti dei polmoni, del cuore, della pelle, del fegato, della prostata, ecc., siamo sempre più ammalati e sofferenti. Perché? Ci dicono che la vita media si è allungata grazie alla Medicina, ma non è assolutamente vero. Viviamo di più perché sono migliorate le norme igienico-sanitarie-alimentari della popolazione. Solo con l’avvento dell’acqua corrente pulita è stato possibile debellare sistematicamente moltissime malattie infettive mortali. Altro che vaccinazioni di massa. Nel continente africano, per esempio, avrebbero bisogno solo di acqua pulita al posto di quella contaminata, e invece le varie Fondazioni, spendono miliardi per portare in quelle zone vaccini transgenici e latte in polvere, partecipando così attivamente allo sterminio di centinaia di migliaia di persone ogni anno… Vogliono farci credere che le terapie ufficiali ci stanno aiutando a vivere di più. Ma la possiamo chiamare vita, essere costretti ogni santo giorno a prendere la pillola per la pressione alta o bassa, per il colesterolo, per fluidificare il sangue, per evitare un ictus o il rigetto di un organo, ecc. Per poi alzarci una bella mattina e schiattare in ufficio o al bar per un infarto del miocardio, nonostante tutte le pillole miracolose. Il risultato di questa ignorante frammentazione dell’uomo ha avuto come risultato proprio l’aumento delle malattie e l’aumento di farmaci chimici. Big Pharma, che approva appieno la medicina allopatica (dove si combatte con ogni mezzo il sintomo), ha introdotto decine di migliaia di prodotti chimici tutti con effetti tossici più o meno gravi. Nelle terapie oncologiche, nonostante le ricerche e centinaia di miliardi di dollari investiti, non si riesce a trovare una cura per il tumore. Perché allora non si cambia strada? Perché si continua a bombardare le cellule con sostanze altamente tossiche e cancerogene, come i chemioterapici, e perché si continua a irradiare le cellule con pericolose e mutagene radiazioni? La risposta a questa importante domanda implica l’ampliamento della visione dell’essere umano, che non è solo materia (solo corpo fisico come vuole questa

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visione della Medicina). L’uomo infatti è costituito anche da corpi sottili altrettanto importanti e influenti nella sua globalità. Quelle parti sottili che la stragrande maggioranza dei medici non vogliono accettare, ma che leggendo gli scritti di Ippocrate di Cos (padre della medicina moderna) troviamo contemplate dalla medicina delle origini. Fintantoché l’attuale Medicina avrà una visione organicista e riduzionista, si continuerà nella strada farmacologica e/o chirurgica. Questo cambio culturale e di coscienza necessita anche della cosiddetta responsabilità individuale. Lo ripeto: è necessario diventare responsabili della propria salute e malattia, prendendo in mano la nostra vita in tutto e per tutto, anche nelle cose che non ci piacciono o che causano sofferenza. Dobbiamo smetterla di dare la colpa a questo o a quell’agente esterno: al batterio, virus, microbo, o gene impazzito, come ci ha sempre insegnato la medicina, a cui tutto questo fa molto comodo. Decenni di indottrinamento hanno portato la società moderna ad usare pillole per ogni evenienza, senza porsi alcuna domanda, senza chiedere spiegazioni, ma fidandosi totalmente degli esperti in camice bianco. Hai mal di testa? Ecco la pillola. Hai un dolore? Ecco la pillola. Hai un tumore? Ecco la chemio e radio, ecc. In questo modo abbiamo perduto la conoscenza (che se trasformata diventa coscienza) del nostro corpo e dei segnali che esso ci invia. Ritornando ad ascoltare di più la nostra parte fisica, con la consapevolezza olistica dell’importanza anche delle parti più sottili (mente, anima e spirito) e prendendo in mano la nostra vita con responsabilità, vedremo che anche malattie come il tumore assumeranno un aspetto diverso da come oggi vengono viste e soprattutto combattute. In fin dei conti, se la malattia, anche la più terribile, insegna qualcosa, come affermano le grandi culture millenarie, come facciamo ad apprendere se distruggiamo tutto (comprese le cellule sane) con bombe chimiche o radiazioni? Considerando che la strada seguita da oltre quarant’anni dalla medicina ufficiale ha visto crescere costantemente e inesorabilmente i tumori, chi può dire che cambiando indirizzo e soprattutto cambiando approccio le cose non potrebbero migliorare? Nessuno. Quindi perché non provare? Abbiamo qualcosa da perdere? Assolutamente no, visto che i dati veri sulla sopravvivenza alla chemioterapia! Eventualmente, coloro che ci perderanno veramente, in termini economici e di prestigio, non saremo certo noi…

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Il cambio di paradigma Il primo passaggio fondamentale da fare, a prescindere dalla salute o meno, è

diventare responsabili della nostra vita. Fintantoché continueremo a delegare gli altri, saremo sempre deresponsabilizzati e svuotati interiormente. Questo nel personale, perché nell’ambito medico il discorso è un po’ più complesso. Come spiegò bene lo storico della scienza e filosofo statunitense Thomas Samuel Kuhn, nel suo libro “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”, nessuna teoria nuova e rivoluzionaria, per quanto geniale e ricca di prove, può essere accettata dall’establishment medico-scientifico. Produce piuttosto una situazione di crisi, in cui la comunità cerca di negare o ridimensionare il fenomeno.66 Ed è proprio quello che accade nella realtà: tutte le teorie che si scontrano con il paradigma ufficiale (la visione universalmente accettata) vengono sistematicamente demolite e i coraggiosi o incoscienti ricercatori che hanno continuato a portarle avanti sono stati personalmente attaccati, messi alla gogna mediatica, isolati, licenziati, indagati, ecc. La nuova teoria, secondo Kuhn, sarà accettata dalla comunità solo quando una nuova generazione di ricercatori (dalla mente più aperta), supererà gli schemi mentali, baronali, economici della generazione precedente. Non è facile, e ci vuole sicuramente del tempo, ma la storia insegna che è sempre accaduto così. Anche perché la “Casta del Cancro”, quella che difende a spada tratta la chemioterapia, la radioterapia, e tutto quello che ruota attorno - indubbiamente interconnessa con l’apparato chimico-farmaceutico - è rappresentata oggi da persone di una certa età, molto prossime alla pensione… Questi grandi luminari non possono cambiare visione, dato che hanno costruito tutto il loro potere (economico, conoscitivo, di prestigio, di fama, ecc.) proprio grazie a quel paradigma. La speranza è che questo paradigma venga cambiato dalla presa di coscienza della nuova generazione di medici (e soprattutto di persone), perché come disse Ippocrate (nel suo Giuramento, che oggi è stato modificato): “con innocenza e purezza io custodirò la mia Vita e la mia Arte” (medica), astenendosi “dal recar danno e offesa”. Si possa così finalmente mutare scenario, girare pagina, ritornando a considerare l’essere umano nella sua totalità, mettendo davanti a tutto il Bene del malato e ricordando che la cosa importante è:

66 “Hamer e la lezione di Semmelweis”, Gian Paolo Vallati, Pensiero laterale

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Primum Non Nocere

Giuramento di Ippocrate (versione antica)

"Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e per gli dèi tutti e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che eseguirò, secondo le forze e il mio giudizio, questo giuramento e questo impegno scritto: di stimare il mio maestro di questa arte come mio padre e di vivere insieme a lui e di soccorrerlo se ha bisogno e che considererò i suoi figli come fratelli e insegnerò quest'arte, se essi desiderano apprenderla; di rendere partecipi dei precetti e degli insegnamenti orali e di ogni altra dottrina i miei figli e i figli del mio maestro e gli allievi legati da un contratto e vincolati dal giuramento del medico, ma nessun altro. Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, nè suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo. Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte. Non opererò coloro che soffrono del male della pietra, ma mi rivolgerò a coloro che sono esperti di questa attività. In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e fra l'altro da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi. Ciò che io possa vedere o sentire durante il mio esercizio o anche fuori dell'esercizio sulla vita degli uomini, tacerò ciò che non è necessario sia divulgato, ritenendo come un segreto cose simili. E a me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell'arte, onorato degli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario se lo violo e se spergiuro".

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Costi chemioterapici

I prezzi qui sotto riportati sono tratti da Farmadati e s’intendono per 1 sola confezione. I protocolli chemioterapici, detti cocktail farmacologici, fanno uso contemporaneo di numerosi dei prodotti qui elencati e la dose stabilita dal medico per la cura, varia da tumore a tumore. L’esempio riportato prima del Cetuximab è indicativo: un flacone per infusione (di 2 mg/ml) costa 312 euro, ma per otto settimane di trattamento diventa 7.722,80 euro.

IBRITUMOMAB Specialità: Zevalin® (Schering SpA) Categoria terapeutica: Radiofarmaceutici terapeutici. 1 fl 3ml 1,6 mg/ml Prezzo: € 15.678,80 Prezzo da banca dati Farmadati, Maggio 2007

CARMUSTINA Specialità: Gliadel® (Dompè Biotec) 8 impianti 7.7 mg/impianto - Prezzo: € 13.107,47 Prezzo da banca dati Farmadati Novembre 2006

SORAFENIB Specialità’: Nexavar® (Bayer SpA) Categoria terapeutica: Farmaci antineoplastici 112cpr riv Dosaggio: 200 mg - Prezzo: € 5.305,59 Prezzo da banca dati Farmadati Ottobre 2007

ERLOTINIB Specialità: Tarceva® (Roche) Categoria terapeutica: Inibitori della proteina chinasi 30 cpr Dosaggio: 100mg - Prezzo: € 2.596,41 30 cpr 150mg € 3.239,24 Prezzo da banca dati Farmadati Marzo 2007

PEMETREXED Specialità: Alimta® (Eli Lilly Italia) Categoria terapeutica: Analoghi dell´acido folico 1 fl ev 500 mg - Prezzo: € 2.384,83 Prezzo da banca dati Farmadati giugno 2005

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SUNITINIB Specialità: Sutent (Pfizer Italia Srl) Categoria terapeutica: Farmaci antineoplastici 30 cps 12,5 mg Prezzo: € 2.175,78 30 cps 25 mg Prezzo: € 4.357,19 30 cps 50 mg Prezzo: € 8.714,39 Prezzo da banca dati Farmadati, Dicembre 2007

RITUXIMAB Specialità: Mabthera® (Roche SpA) Categoria terapeutica: Farmaci antineoplastici 1fl ev 500mg Prezzo: € 2.175,78 2fl 10ml 100mg Prezzo: € 870,48 Prezzo da banca dati Farmadati Maggio 2007

BORTEZOMIB Specialità: Velcade® (Janssen Cilag SpA) Categoria terapeutica: Altri agenti antineoplastici 1 fl 3.5 mg 1 mg/ml - Prezzo: € 2.145,52 Prezzo da banca dati Farmadati novembre 2005

TOPOTECAN Specialità: Hycamtin (GlaxoSmithKline) Categoria terapeutica: Antitumorale 5 fl - Prezzo: € 1.856,00 Prezzo da banca dati Farmadati novembre 2005

DOXORUBICINA LIPOSOMIALE NON PEGILATA Specialità: Myocet® (Elan Pharma) Categoria terapeutica: Antineoplastici – antracicline 2 flac.ni ev 50 mg - Prezzo: € 1.743,94 Prezzo da banca dati Farmadati luglio 2004

FLUDARA Specialità: Fludarabina (Schering spa) Categoria terapeutica: Antineoplastici Polvere per ev 50 mg - Prezzo: € 1.406,00 Prezzo da banca dati Farmadati luglio 2004

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TRASTUZUMAB Specialità: Herceptin® (Roche) Categoria terapeutica: altri antineoplastici 1fl ev Dosaggio: 150 mg - Prezzo: € 1.104,08 Prezzo al pubblico da banca dati Farmadati Marzo 2007

MUPHORAN Specialità: Fotemustina (Italfarmaco) Categoria terapeutica: Agente alchilante Polvere 208 mg - Prezzo: € 856,95 Prezzo al pubblico da banca dati Farmadati Marzo 2007

TAXOTERE Specialità: Docetaxel (Sanofi Aventis) Categoria terapeutica: Antitumorale 80 mg concentrato per infusione - Prezzo: € 834,210

CAPECITABINA Specialità: Xeloda® (Roche) Categoria terapeutica: Antineoplastici 120 cpr 500 mg - Prezzo: € 590,00 Prezzo da banca dati Farmadati giugno 2006

BEVACIZUMAB Specialità: Avastin ® (Roche) Categoria terapeutica: Altri antineoplastici 1 flac per infusione ev 400g Prezzo: € 2.021,00 Prezzo di banca dati Farmadati luglio2006

DOXORUBICINA LIPOSOMIALE (Shering-Plough) Categoria Terapeutica: Antracicline 1 fl ev 25 ml 2 mg/ml - Prezzo: € 1193,27 Prezzo da banca dati Farmatel, novembre 2002

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PACLITAXEL (Ebewe Italia) Categoria Terapeutica: Antirumorale 1 fl ev 6 mg/ml - Prezzo: e 463,00 Prezzo da banca dati Farmatel, novembre 2002

TEMODAL Specialità: Temozolomide (Schering- Plough) Categoria terapeutica: Melanoma in stadio avanzato 5 cpr 100 mg - Prezzo: € 405,22

CARBOPLATINO Specialità: Carboplatino (Pfizer) Categoria terapeutica: Composti del platino Sol. 50 mg/5ml per infusione - Prezzo: € 310,00

GEMZAR Specialità: Gencitabina (Eli Lilly) Categoria terapeutica: Antineoplastico citotossico. 1g per iniezioni - Prezzo: € 257,00

ONKOTRONE Specialità: Mitoxantrone bicloridrato (Baxter) Categoria terapeutica: Citostatico. 1 fl ev 10 mg - Prezzo: € 256,58

CAMPTO Specialità: Erinotecan cloridrato (Pfizer) Categoria terapeutica: Antineoplastico. 40 mg/2 ml per iniezioni - Prezzo: € 250,00

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Per approfondire

Libri: - Il pensiero che cura: effetto placebo, M. Pamio, ed. Il Nuovo Mondo - Kankropoli: la mafia del cancro, Alberto Mondini - Il tradimento della medicina, Alberto Mondini - Il Cancro è un fungo, Dottor Tullio Simoncini, ed. Lampis - Medicina sottosopra: e se Hamer avesse ragione?, Jean Seraphin e Giorgio Mambretti, ed. Amrita - Ripulire i propri organi, Pierre Pellizzari, ed. Il Punto d’incontro - La biologia delle credenze: come il pensiero influenza il DNA e ogni cellula. Bruce Lipton, ed. Macro - Una chiave per capire…un cervello per guarire. Giorgio Mambretti, ed. Amrita - Vitamina C: la via naturale della guarigione, T. Levy, ed. Macro - Malattia e destino, Thorwald Dethlefsen, ed. Mediterranee - Ogni sintomo è un messaggio, Claudia Rainville, ed. Amrita - Verso una nuova medicina, Roberto Gava, ed. Salus Infirmorum - Alimentarsi meglio per vivere meglio, R. Gava, ed. Salus Infirmorum - Vaccinare contro il Papillomavirus?, R. Gava, ed. Salus Infirmorum - La Mafia della Sanità, Guylaine Lanctot, ed. Macro - Cancro: puoi guarire, Lorenzo Acerra, Valerio Pignatta, ed. Macro - Diventa medico di te stesso, Dottor Giuseppe Nacci - Il Metodo Di Bella, Dottor Giuseppe Di Bella, ed. Mattioli - Il cancro e tutte le cosiddette malattie, G. R. Hamer, Amici di Dirk - Diventa medico di te stesso, Dottor Giuseppe Nacci, ed. Supermercato del libro Siti web - Associazione Ricerca e Prevenzione Cancro: www.aerrepici.org - Dottor Tullio Simoncini: www.curenaturalicancro.org - Medicine Naturali: www.medicinenaturali.net - Fondazione Pantellini: www.pantellini.org - La Nuova Medicina del Dottor Hamer: www.nuovamedicina.com - Ergoshop: www.ergoshop.it - Guida alla salute naturale: www.mednat.org - Il Nuovo Mondo edizioni: www.disinformazione.it - La Leva di Archimede: www.laleva.org


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