Ut unum sint Canti Cristiani della Tradizione Greca e Latina
Oratorio della SS.ma Annunziata in Rubiera
venerdì 19 giugno 2009 – ore 21,00
P£nta t¦ œqnh / Omnes gentes ed. R.J. Hesbert, Paléographie musicale XIV, 181 Antifona beneventana per l’adorazione della Croce, del Venerdì Santo (sec.XI)
Improperium I
Ordo Hebdomadae Sanctae iuxta ritum monasticum, 1957 Feria sexta, in Morte Domini
Blšpe t¾n Elis£bet Milano, ms. Ambr. gr. 44 (A 139 sup.) Sticheron per la festa di S. Giovanni
Videsne Elisabeth London, British Lib., ms. Add. 34209 Dominica VI Adventus – Ingressa ambrosiana
Tou Deipnou sou tou mistikou Athos, Lavra, ms. G. 3 Koinonikon/Cherubikon per il Giovedì Santo
Coenae tuae mirabili London, British Lib., ms. Add. 34209
in Coena Domini – Antiphona post evangelio
KatakÒsmhson tÕn numfèna sou Milano, ms. Ambr. gr. 44 (A 139 sup.)
Idiomelon per la festa della purificazione
Adorna thalamum Roma, Bibl. Casanatense, ms. 1741 in Praesentatione Domini – Antiphona
O quando in cruce Stroncone, Arch. Comunale, ms. 1612 (sec. XI) in Parasceve Domini – Antiphona
Ote tù staurù Athos, Vatopedi, ms. 1492 (sec. XII ex.) Tropàrion del Venerdì Santo
Ensemble Palma Choralis
Marcello Mazzetti & Livio Ticli (solisti) � Marco Alfredo Dernini &
Pietro Donato & Alessandro Valcarenghi (parafonisti)
L’ENSEMBLE Palma Choralis
Il gruppo di ricerca ed ensemble di musica antica Palma Choralis, di recente formazione (2006), è
composto dal nucleo stabile dei suoi fondatori, Marcello Mazzetti e Livio Ticli, e da un gruppo variabile
di cantori e strumentisti, provenienti da tutto il mondo, interessati allo studio del repertorio medievale e
rinascimentale. Scopo comune, è il ricupero della prassi e dello 'spirito' che animava la musica del
passato, attraverso l'esame critico delle fonti teoriche, documentarie, iconografiche e la relativa
applicazione/attualizzazione sul coevo repertorio, giunto fino ai
giorni nostri. Inoltre, attraverso la ricerca comparata con altre
tradizioni musicali tuttora vive, il gruppo si pone come obiettivo
l'avvicinamento del repertorio sacro occidentale latino ad un
archetipo sonoro che ad oggi pare accomunare le maggiori
espressioni musicali del bacino mediterraneo (musica bizantina,
del vicino oriente e del Nord Africa) conservanti ancora alla base
del sapere musicale una grossa componente affidata all'oralità.
Nelle sue diverse formazioni l’ensemble ha tenuto
concerti, seminari, lezioni in diverse città italiane per Conservatori
di musica, Enti Pubblici, associazioni musicali, rassegne e
convegni di studio tra cui ricordiamo la Diocesi e il Museo
Diocesano di Reggio Emilia-Guastalla, l’Istituto Superiore “A. Peri” di Reggio Emilia, “XXI
CantarInsieme” per il Comune di Orzinuovi (BS), “Le Ultime Sette Parole di Cristo” per l’Associazione
culturale Italia-Austria e la Federazione CEMAT, VIII Convegno su “Il canto fratto in Italia tra teoria e
pratica” per il Comune di Radda in Chianti (SI), il Conservatorio “A. Boito” di Parma.
Attualmente collabora con gli ensembles
Tetragirys, Pentagirys e Laus Cordis con i quali
svolgono attività di ricerca sulle fonti musicali
liturgiche del medioevo occidentale e bizantino
sotto la guida di Giacomo Baroffio e Sandra
Martani.
Si segnala inoltre la partecipazione alla IV
Rassegna Soli Deo Gloria di Reggio Emilia per la
quale ha organizzato il concerto “Te lucis ante
terminum. Musiche per l’Ufficio di Compieta a Reggio Emilia fra Cinque e Seicento”, rievocazione
liturgico musicale che ha visto la presenza di oltre 30 elementi tra cantori, figuranti e strumentisti, in
collaborazione con l’Associazione e la Cappella Musicale S. Francesco da Paola di Reggio Emilia e il
patrocinio della Diocesi, del Comune e della Provincia di Reggio Emilia.
(Per ulteriori informazioni sull’attività dell’ensemble: http://www.palmachoralis.tk ).
I TESTI
PPPP££££nta tnta tnta tnta t¦ œqnh ¦ œqnh ¦ œqnh ¦ œqnh / Omnes gentes
Panta ta eqnh osa epoihsaj hxousin kai
proskurisousin enwpion sou Kurie.
Omnes gentes, quascumque fecisti, venient et adorabunt
coram te Domine.
Le nazioni tutte, quante ne sono state fatte da te,
verranno, e adoreranno in te il Signore.
Feria Sexta in Morte Domini – Improperium I
Popule meus, quid fecisti tibi? Aut in quo contristavi te?
Responde mihi.
V. Quia eduxi te de terra Aegypti: parasti Crucem Salvatori tuo.
Hagios o Theos. Sanctus Deus.
Hagios Ischyros. Sanctus Fortis.
Hagios Athanatos, Sanctus Immortalis,
eleison hymas. miserere nobis.
Quia eduxit te per desertum quadraginta annis, et manna cibavi
te, et introduxi in terram satis optimam: parasti Crucem
Salvatori tuo.
Hagios o Theos…
Quid ultra debui facere tibi, et non feci? Ego quidem plantavi
te vineam meam speciosissimam et tu facta es mihi nimis
amara: aceto namque sitim meam potasti et lancea perforasti
latus Salvatori tuo.
Hagios o Theos…
«Popolo mio che male ti ho fatto? In che ti ho
provocato? Rispondimi».
«Io ti ho guidato fuori dall’Egitto e tu hai
preparato la Croce al tuo Salvatore».
Santo Dio,
Santo forte,
Santo Immortale: abbi pietà di noi.
Poiché ti ho guidato quarant’anni nel deserto, ti ho
sfamato con manna, ti ho introdotto in paese
fecondo, tu hai preparato la Croce al tuo Salvatore.
Santo Dio…
Che altro avrei dovuto fare e non ti ho fatto? Io ti
ho piantato, mia scelta e florida vigna, ma tu mi
sei divenuta aspra e amara: poiché mi hai spento la
sete con aceto, e hai piantato una lancia nel petto
del tuo Salvatore.
Santo Dio…
BlBlBlBlšpšpšpšpe te te te t¾¾¾¾n Elisn Elisn Elisn Elis££££betbetbetbet Videsne Elisabeth
Blepe thn Elisabet, proj thn
parqwnon Mariam dialegomenhn.
Ti paragegonaj proj me, h mhthr
tou kurion mou; su basilea
bastazeij, kafw stratiwthn, su
ton nomodothn kagw ton
nomoqethn, su ton logon, kagw
thn fwnhn, thn khruxasan thn
basileian twn ouranwn.
Videsne Elisabeth cum Dei genitrice
Maria disputantem: «Quid ad me
venisti, mater Domini mei? Si enim
scirem, in tuum venirem occursum.
Tu enim regnatorem portas, et ego
prophetam: tu legem dantem, et ego
legem accipientem; tu verbum, et ego
vocem proclamantis adventum
salvatoris.
Vedi Elisabetta che parla con
Maria, madre di Dio: «Perché sei
venuta a me, madre del mio Signore?
Se infatti l’avessi saputo, ti sarei
venuta incontro. Tu, infatti, porti in
grembo il Signore e io il Profeta: tu
colui che darà la legge ed io colui che
la accoglierà, tu porti il Verbo e io
la voce di colui che proclamerà
l’avvento del Salvatore.
Tou Tou Tou Tou DDDDeipnou eipnou eipnou eipnou sou sou sou sou tou tou tou tou mistikoumistikoumistikoumistikou
Coenae tuae mirabilis
Tou Deipnou sou tou mistikou,
shmeron Tie Qeou, coinwnon me
paralabe. ou mh gar toij
ecqroij sou to Musthrion eipw,
ou filhma soi dwsw, caqper o
Ioudaj. all' wj o Lhsthj
omologw soi. Mnhsqhti mou
Kurie, [otan elqhj] en th
Basileia sou.
Coenae tuae mirabili hodie, Filius
Dei, socium me accipis. Non enim
inimicis tuis hoc mysterium dicam:
non tibi dabo osculum, sicuti et
Judas: sed sicut latro confitendo te.
Memento mei, Domine, in regno tuo.
Alla Tua mirabile cena, oggi o
Figlio di Dio, mi accogli come Tuo
compagno. Non rivelerò ai Tuoi
nemici questo mistero: non Ti darò il
bacio di Giuda; ma come il ladrone,
crederò in Te, dirò: ricordati di me
Signore, quando sarai nel Tuo
regno.
KatakKatakKatakKatakÒÒÒÒsmhson tsmhson tsmhson tsmhson tÕÕÕÕnnnn numfnumfnumfnumfèèèèna souna souna souna sou
Adorna thalamum tuum
Katakosmhson ton numfwna sou
Siwn kai upodexai tov basilea
Criston aspasai thn Mariam
thn epouranion pulhn auth gar
qronoj ceroubikoj anedeicqh
auth bastazei tov basilea thj
doxhj neflh fwtoj uparcei h
parqenoj ferousa en cersin
uion pro Ewsforou on labon
Sumeon en agkalaij autou
ekhrux laoij despothn auton
einai zohj kai tou qanatou kai
swthra tou kosmou.
Adorna thalamum tuum Sion et
suscipe regem Christum amplectere
Mariam quae est caelestis porta, ipsa
enim portat regem gloriae <nubes
luminis> subsistit virgo adducens in
manibus filium ante luciferum quem
accipiens Symeon in ulnas suas
praedicavit populis dominum <eum>
esse vitae et mortis et salvatorem
mundi.
Adorna il tuo talamo, o Sion, e
accogli il Re Cristo; abbraccia
Maria, la celeste porta, perché essa è
divenuta trono di cherubini, essa
porta il Re della gloria; è nube di
luce la Vergine perché reca in sé,
nella carne, il Figlio che è prima
della stella del mattino. Simeone lo
prende tra le braccia e annuncia ai
popoli che Egli è Signore della vita e
della morte, il Salvatore del mondo.
Ote tù sOte tù sOte tù sOte tù staurùtaurùtaurùtaurù O quando in cruce
Ote tù staurù pros»lwsan
par£nomoi tÕn kÚrion tÁj dÒxhj,
™bÒa prÕj aÙtoÚj t… Øm©j
™lphsaÚ; À ™n t…ni parèrgisa;
prÕ ™moàt…j ™ppÚsato Øm©aj ™k
ql…yewj ; kaˆ nàn, t… moi
¢ntapod…dote ponhr¦ ¢ntˆ
¢gaqîn; ¢ntˆ stÚlou purÕj
sturù me proshlèsate; ¢ntˆ
nefšlhj t£fon moi çrÚxate; ¢ntˆ
toà m£nna, col»n moi
proshnšgkate; ¢ntˆ toà Ûdatoj
Ôxoj me ™pot…sate; loipÕn kalî
t¦ œqnh, k¢ke‹n£ me dox£sousi,
sÝnpatrˆ kaˆ ¡g…w pneÚmati.
O quando in cruce confixerunt iniqui
Dominum gloriæ ait ad eos: «Quid
vobis molestus sum aut in qui iratus
sum; ante me quis vos liberavit ex
angustiis et nunc quid mihi redditis
mala pro bonis. Pro columna ignis in
cruce me configitis; pro nube
sepulchrurn mihi fodistis; pro manna
fel me potastis; propter aquas acetum
mihi in poculum porrigitis. Ergo
vocabo gentes ut ipsi me glorificent
unum cum Patre et cum Sancto
Spiritu.
Quando i malvagi crocifissero il
Signore della gloria, egli disse loro:
«Che fastidio vi ho dato? Contro chi
mi sono adirato? Prima di me chi vi
ha liberati dalle strettezze? E perché
ora mi ricambiate il male per il bene
che vi ho fatto? In cambio della
colonna di fuoco mi inchiodate sulla
croce. In cambio della nube mi
scavate un sepolcro. In cambio della
manna mi date da bere fiele. In
cambio dell’acqua mi offrite una
ciotola di aceto. Pertanto chiamerò i
gentili affinché mi glorifichino
insieme con il Padre e lo Spirito
Santo».
Veritas � Pulchritudo � Traditio. AW del canto liturgico.
di Marcello Mazzetti La linfa delle meditazioni dei Padri, l’innografia liturgica, l’icona, i sacramenti, la coscienza dogmatica e dei dogmi, tutti questi elementi costitutivi della tradizione, formano un mondo essenzialmente dinamico, la sfera vivente dove risuona la Parola, inseparabile dalla Parola stessa come la sua continuazione vivente, il suo corpo edificato a partire dalla stessa e unica sorgente di ispirazione, lo Spirito Santo.
PÀVEL NIKOLÀJEVIČ EVDOKÌMOV 1
1. Il periodo storico in cui viviamo è segnato da tensioni intrinseche alle strutture sociali che raramente permettono riflessioni sul significato delle cose. Questo slittamento di interesse – dall’eziologia dell’oggetto all’oggetto stesso – ha portato l’uomo contemporaneo a porsi sempre meno domande, le cui risposte – spesso per indotto torpore – sono lasciate a «chi più competente in materia». Un simile atteggiamento non può che produrre un esponenziale allontanamento dalla Verità. La disaffezione ormai imperante alla viva ricerca è palesata, pars pro toto, in campo musicale, espressione umana in cui, oggi, regna la più totale anarchia. Laddove manca l’ascolto – inteso come atto volontario di inclinarsi ad una necessità (sia essa interiore o esteriore) – la Verità si ottenebra, lasciandoci in una ‘babilonia’ corrotta dal relativismo dei sensi che, sempre meno stimolati dal Bello, si lasciano trasportare in vorticose esigenze quantitative: perché alla mancanza di bellezza reagiamo sempre più con una bramosia di bassi ma più frequenti stimoli che emulino una parvenza di Grazia. Il divampare di atteggiamenti tossicofili anche da parte di giovanissime generazioni è un segno incontrovertibile di quanto il mondo circostante – da noi reso così ostile – non appaghi alcuna esigenza. Così ammoniva Dostoevskij: «Sappiate che l’umanità può fare a meno degli Inglesi, che può fare a meno della Germania, che niente è più facile per lei che fare a meno dei Russi, che per vivere non ha bisogno né di scienza né di pane, ma che soltanto la bellezza le è indispensabile, perché senza bellezza non ci sarà più niente da fare in questo mondo! Qui è tutto il segreto, tutta la storia è qui!2». 2. Oggi, da diversi studiosi e cultori, il canto ‘sacro’ è stato mirabilmente definito come «icona sonora attraverso la quale Dio parla al cuore dei fedeli», suggestiva sinestesia che esprime l’esperienza integrale di chi si sintonizza sulle frequenze di ’Oth e Logos. È solo attraverso la ricerca della Verità che l’uomo può porsi con timore al Suo cospetto e, attraverso l’umile ascolto che diviene contemplazione della Luce, può esaltarne la bellezza. In questo cerchio, il canto ‘sacro’ è frutto di un itinerario che parte da una domanda e sgorga nel trionfo acclamante della Verità. Ivan Krylov esprime benissimo in questi versi l’essenza del nostro discorso: «non occorre sprecare parole | dove basta che parli la forza3». Il canto non è altro che una manifestazione unitaria della risposta di Dio alle domande dell’Uomo: non c’è spazio per espressioni prolisse, non ci sono mezze misure, dubbi e incertezze. È il vigore della Verità che si palesa ai nostri cuori e sgorga ex orifitio oris attraverso quel sicuro percorso che parte dalla mente (domanda) affonda nel cuore (risposta)
1 In La lecture de la Bible dans l’Église orthodoxe, p. 47. 2 FËDOR MICHAJLOVIČ DOSTOEVSKIJ, I Demoni, (trad. in PÀVEL NIKOLÀJEVIČ EVDOKÌMOV, Teologia della bellezza. L’arte dell’icona, Cinisello Balsamo (Milano), Edizioni San Paolo, 1990, 59. 3 IVAN KRYLOV, Kot i povar, in Polnoe sobranie Krylova, Berlin-Paris, 1929, 99 (trad. in P. A. FLORENSKIJ, Il valore magico della parola, Milano, Edizioni Medusa, 2003, 31.
prorompe dalla bocca (lode di ringraziamento)4. Dobbiamo però essere disposti ad interrogare il mondo con le parole delle Scritture ed accettare che le stesse possano fungere da risposta: «ex ignoto notus», avrebbero risposto gli Incogniti veneziani. Da questa prospettiva possiamo facilmente tornare alla sapiente sinestesia imago-sonus, dicendo che allo stesso modo dell’icona, il canto sacro si forgia su una tradizione continuamente rinnovata dalla Parola di Dio, che diviene risposta ultima ad infiniti interrogativi. Nel timore di giungere alla fonte senza vaso, non dobbiamo meravigliarci che gli antichi abbiano posto i quesiti fondamentali nel solco della Parola: Essa, nell’atto della domanda, si è fatta solido recipiente ricolmato successivamente dal significato della comprensione. 3. Nel dinamico rapporto fra Verità e Tradizione – che solo noi moderni percepiamo come aspetto scisso nel mondo – le Chiese d’Oriente e d’Occidente hanno sapientemente amplificato la voce del Verbo attraverso quei canti che adornano la liturgia attingendo direttamente dal Canon Pulchritudinis. In questo itinerario vòlto alla bellezza, non c’è spazio per giudizi estetici: il relativismo soggettivo5 è totalmente assimilato nella contemplazione della Parola, dell’Immagine.
* * * Le musiche che accompagneranno questa serata, considerate nell’ottica di un concerto, non avrebbero necessitato dei precedenti tre punti posti come ipotetici signa congruentiæ di una amplissima riflessione sul canto liturgico avulsa dallo spirito dell’evento. Fatto sta che inserire canti che trovano la propria linfa vitale nella liturgia in un evento culturale, sebbene inerente, ad essa estraneo, pone una serie di riflessioni che meritano l’attenzione di chi ascolta. Gli aggettivi bizantino, ambrosiano, gregoriano associati al sostantivo canto, evocano forse più oggi che nell’antichità un senso di appartenenza caratteristico di un mondo scisso e parcellizzato come il nostro. In realtà, essi rappresentano a livello profondo una poliedrica espressione di un unico sentimento attualizzato nel rito attraverso l’adorazione Trinitaria. Comprendendo ciò, cade la moderna necessità di comparare cose apparentemente diverse nella speranza di poter ricostruire un puzzle già perfettamente composto: la Fede, che trascende le molteplici divisioni istituzionali, culturali, sociali, nell’Unico, Vero Dio di Israele. Solo nella Fede è possibile una via ecumenica, un ripristino di costumi e valori che sono alla base per l’ascolto e il dialogo. È nel recupero del dialogo con Dio, nel Suo ascolto profondo, l’unica possibilità di Salvezza rappresentata dall’unità nella Fede. L’operazione strettamente culturale di questa sera, vede l’accostamento di brani appartenenti al repertorio cristiano greco e latino al fine di poter comprendere – anche con la ragione – come la stretta relazione delle Chiese si fondi sulle Scritture e nella stretta esegesi delle Stesse. Soprattutto nel VII secolo, a causa dell’avanzata islamica che ha prodotto ingenti ondate di profughi cristiani da Bisanzio a Milano e Roma, si sono susseguiti ingenti scambi culturali fra Oriente e Occidente, che hanno portato un notevole arricchimento del patrimonio liturgico-musicale specialmente in ambito ambrosiano. In questo contesto sarà possibile ascoltare una notevole e ampia aderenza testuale fra le due tradizione presentate, unita ad una sorprendente analogia, anche melodica, fra l’antifona narrativa latina O quando in cruce e il troparion bizantino Ote to stavrò entrambi eseguiti nella liturgia del Venerdì Santo.
4 Si ricordi il versus dell’invitatorio Domine labia mea aperies + Et os meum annuntiabit laudem tuam. 5 Espresso notoriamente dall’espressione «Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace».