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CAP. 1-3

Date post: 04-Jul-2015
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Il volume è stato redatto nell’ambito della ricerca “EFFETTI DEL COLORE ED UTENZA DEBOLE | Indicazioni

metodologiche per l’utilizzo del colore nei luoghi destinati alla quotidianità dell’utenza debole” oggetto della convenzione

stipulata fra Boero Spa e il Dipartimento di Scienze per l’Architettura della Facoltà di Architettura di Genova.

gruppo operativo di ricerca:

Università di Genova | DSA | responsabilità operativa e coordinamento Raffaella Fagnoni

dott.ssa Marilena Chirivì, psicologa, indagine conoscitivo qualitativa; arch. Michele Lagomarsino, sperimentazione applicativa

responsabile scientifico: prof. Maria Benedetta Spadolini, preside della Facoltà di Architettura di Genova

Staff Boero: dott.ssa Olga Bottaro, Responsabile Ricerca e Sviluppo e Direttore Marketing, arch. Manuela Costa, Promozione e

Sviluppo Linea Edilizia, dott.ssa Paola Baldoni, Immagine e Comunicazione, Giampaolo Pasino, Product Manager

hanno collaborato:

arch. Annalisa Cirilli, arch. Alda Costarelli, dott. Giuliano Carlini sociologo, prof arch. Paola Gambaro, arch. Francesca Stabilini.

Volume: Colori | strategie di progetto per l’utenza debole

ideazione e coordinamento: Raffaella Fagnoni

elaborazione grafica e impaginazione: Elena Pianese, Davide Russo

schemi e visualizzazioni concettuali nei capitoli 1, 2, 3: Raffaella Fagnoni, Davide Russo

tabelle nei capitoli 4 e 5: Alda Costarelli, Elena Pianese

grafici nel capitolo 4: Davide Russo

©copyright Alinea editrice s.r.l. - Firenze 200350144 Firenze, via Pierluigi da Palestrina, 17/19 rossoTel. 055/333428 - Fax 055/331013 http://www.alinea.it

Tutti i diritti sono riservati: nessuna parte può essere riprodotta (compresi fotocopie e microfilms) senza il permesso scritto della Casa Editrice e dell’Autore

Finito di stampare nel mese di settembre 2006

Stampa:

COLORIstrategie di progetto per l’utenza debole Raffaella Fagnoni

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007> PREFAZIONE Olga Bottaro

009> PRESENTAZIONEM. Benedetta Spadolini

011> INTRODUZIONE

014> 1. LO SCENARIO, L’UTENZA E LESTRUTTURE1.1. Lo scenario e la ricerca1.2 Seminatori di ricordi1.3 Il concetto di utenza debole 1.4 Le strutture 1.5 Riferimenti quantitativi

019> 2. LO SCENARIO, L’AMBIENTE EL’INTERAZIONE UOMO AMBIENTE2.1 Esiste lo spazio terapeutico?2.2 Qualità funzionale qualità affettiva 2.3 Il benessere ambientale2.4 La percezione

029> 3. L’INFLUENZA DEL COLORE3.1 Soggettività ed oggettività dei

significati3.2 Mimesi, segnale, simbolo 3.3 Accostamenti, armonie contrasti3.4 Da merce a valore espressivo eaffettivo - Il percorso metodologicodella ricerca

034> 4. COLORI, RITI, MITI,SIGNIFICATI, SIMBOLI,ASSOCIAZIONI 4.1 rosso 4.2 arancio4.3 giallo4.4 verde4.5 blu4.6 viola4.7 bianco4.8 nero

102> 5. L’INDAGINE QUALITATIVA5.1 Note metodologiche Giuliano Carlini

5.2 Il colore come simbolo -costruzione dell’intervistaMarilena Chirivì

5.3 Lettura e commento dei dati, le categorie Marilena Chirivì

5.4 Sintesi conclusiva Marilena Chirivì

116> 6. MEMORIE A COLORI 6.1 Colori per ricordare 6.2 Frammenti di vita a colori -Riproposizione dei racconti emersi daicolloqui con gli anziani.

128> 7. LA SPERIMENTAZIONE 7.1 Quale colore?7.2 Prassi operativa 7.3 I casi studio: Istituto DonGuanella, Genova, Istituto SanCamillo, Genova Michele Lagomarsino

7.4 I casi studio: Nucleo AlzheimerCasa dell’Anziano M. Lagostina,Omegna. Francesca Stabilini

154> 8. INVESTIRE NELLA RICERCAOlga Bottaro

156> APPENDICE Terminologia del coloreTecniche di coloritura Alda Costarelli

162INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE

54 CAPITOLO 0 TITOLO

> INDICE

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E’ per me un onore presentare

questa pubblicazione “Strategie di

progetto per l’utenza debole” frutto

di un lavoro collettivo promosso

dalla Preside della Facoltà di

Architettura Benedetta Spadolini e

coordinato dall’Arch. Raffaella

Fagnoni Ricercatore Facoltà

Architettura, dove figure diverse

hanno espresso al meglio le loro

competenze.

Collaborazione preziosa si è rilevata

questa tra il mondo universitario

accademico e quello dell’industria

che ha permesso di accorciare le

distanze tra sperimentazione teorica

e pratica.

Esperienza unica nel suo genere

per noi ricercatori dell’industria

abituati a sviluppare la funzione

tecnico-scientifica-culturale del

colore, ma non quella sociale.

Un’esperienza importantissima che

ci ha fatto scoprire un mondo

quello dell’utenza debole dove il

colore può avere un ruolo

fondamentale.

Il libro risultato di questi anni di

ricerca si pone l’obiettivo di

individuare metodologie di lavoro in

un settore così complesso; il

progetto di ricerca continua e noi

siamo orgogliosi di farne parte.

Ringraziando quindi Benedetta

Spadolini Preside Facoltà di

Architettura di Genova per averci

dato questa opportunità e i nostri

nuovi colleghi Arch. Raffaella

Fagnoni, Dott.sa Marilena Chirivi,

Arch. Michele Lagomarsino di cui

abbiamo apprezzato professionalità

e doti umane.

6 PREFAZIONE

> Prefazione Olga Bottaro

direttore ricerca e sviluppo Boero

Foto: M. Frega

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La ricerca sperimentale presentata inquesto volume rientra in un filoneaperto ormai da diversi anni dallanostra scuola, che vede protagonisti isoggetti più deboli, e fra questi inparticolare gli anziani. Un ambito nelquale si è distinta la progettazioneamichevole, un modo di progettareche si prefigge di stabilire fra ilprodotto, lo spazio ed il suo utente unrapporto di amicizia, di simpatia, difiducia, di complicità. Un metodo incui la dimensione amichevole, cheparte dal vissuto e dalle vicendepersonali, induce a comportamentipiù sereni e rilassati, richiama pensierie immagini familiari e guida nelprocesso progettuale per svilupparenuovi prodotti, nuovi spazi. L’ambientenel quale ci si trova ad abitare in etàavanzata, spesso al di fuori delproprio contesto di origine, ha unruolo determinante sul benesserepsico - fisico, e in generale sullaqualità della vita. Inteso come habitat,comprende l’insieme dei requisitilegati allo spazio fisico, degli oggetti edegli arredi, degli usi e delle attivitàche in esso si svolgono, del servizio edelle relazioni sociali. La ricercaprende le mosse dallaconsapevolezza che in ogni nostrohabitat il colore ricopre un ruoloessenziale nel tenere in efficienza

l’attività cerebrale e mantenere attivala dialettica fra sentimento edintelletto. Il design ha allargato i propri confinidisciplinari, dal livello di design diprodotto al progetto del servizio, alprogetto dell’esperienza. Eccodunque come una ricerca di questotipo, con un taglio diverso rispetto aquello che normalmente investe laricerca di design, interviene a dare uncontributo importante a tutti i livelli.Del resto gli stessi processi diglobalizzazione non producono soloforme di cosmopolitismo maprovocano anche reazioni chespingono a sperimentazioni einterazioni fra mondo dell’industria econtesti differenti. Tali spinte versospecificità sociali possono attirarenuovi investimenti e dare luogo anuove applicazioni. E’ quindi quantomai necessario che la ricerca e ladidattica del design, inserendosi con ilsuo particolarismo entro una piùampia visione culturale, dimostri unaattenzione nei confronti delle nuoveemergenze sociali, come nell’ambitoin oggetto. La collaborazione fra icentri di ricerca universitari e il mondoaziendale è generalmente orientata aprodurre processi di innovazione neiprodotti. Nel caso in oggetto si èlavorato, e ancora si procederà, per la

messa a punto di un metodo chevede l’innovazione nel processo,introducendo elementi e indagini chevalorizzano il ruolo del colore comestrumento, e come apporto di qualità.Un processo che può attuarsi laddovesi instaura un meccanismo virtuosofra l’industria e l’università, perchégrazie alle occasioni che l’aziendafornisce, si consentonosperimentazioni del progetto, intesocome azione finalizzata a determinarecambiamenti nell’esistente.Cambiamenti che spesso, per potersiconcretizzare, infrangono equilibriconsolidati nel tempo. Tuttavia proprioda queste occasioni felici di incontrofra studio e sperimentazione, nasceuna forza propulsiva e innovatriceindirizzata verso i bisogni delle nuoveemergenze, delle condizioni diesistenza, sicuramente nonappariscenti e di tendenza, ma checon più evidenza manifestano ilbisogno di interventi per uninnalzamento della qualità vita degnodella nostra società.

8 PRESENTAZIONE

> PresentazioneM. Benedetta Spadolini

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Quando si parla di colore fatalmentesi evoca un mondo fatto disensazioni, di emozioni, ricordidirettamente collegati a valori cheinfluiscono e condizionanoatteggiamenti, stili e qualità della vita.Nel mondo della natura, oltre allameraviglia che perpetuamente sirinnova, il colore è strettamente legatoa ragioni funzionali ed esigenze disopravvivenza. Nella storiadell'umanità il colore ha da sempreassunto il ruolo di segnale, codice,strumento, simbolo. Fonti storiche eletterarie documentano usi esignificati, le credenze, lesperimentazioni, che riportano a riti,miti, magie, tradizioni che fannoinevitabilmente parte nel nostrobagaglio culturale, più o menoconsapevole. Lo sviluppo dellediscipline scientifiche, come la fisica,la chimica, procede incessantementenel definire con sempre maggiorprecisione le dinamiche legate allavisione e alla percezione, influendo econdizionando molti settori.

Quello del colore non è mai stato unambito autonomo e si rivela semprepiù trasversale. Con il colore lavoranoarchitetti, antropologi, artisti, chimici,comunicatori, disegnatori, fisici,grafici, informatici, ingegneri,

produttori industriali, illuminotecnici,terapeuti, e ancora naturalisti,etnologi, storici, stilisti, estetisti,botanici, fioristi. E sicuramente moltialtri, forse tutti. Nella storia recente, laliberalizzazione del colore dovuta allemoderne tecniche di riproduzione hainfluito fortemente, anche con uncarattere disorientante, sugli aspettifisiologici, antropologici, culturali,alleggerendo il peso culturale delcolore, mitigando la dimensione ditradizione, come in molti altri campi èaccaduto. Tuttavia ripercorrere la storia, con ilsuo andamento altalenante fra leindagini sulla natura fisica del colore ele sperimentazioni scientifiche, e glistudi sulla sua natura mentale conrimandi e rimbalzi da un settoreall'altro arricchisce di fascino econtribuisce al consolidamento e allaricostruzione del patrimonio disignificati, fornendo ulterioriprospettive di sviluppo alla culturadel colore.

Con questa premessa la ricercapresentata in questo volume si ponequasi come una sfida. E’ possibilelavorare sul colore e ricavarne nuovicontributi? Quali campi possonolasciare spazio a ulteriori esperienzeed approfondimenti, allargando il

campo delle conoscenze e delleapplicazioni? In che modo possonointeregire con questo ambito lediscipline del progetto? Il design, nonpiù legato solo agli attributi formali delprodotto, esteso al progetto diservizio e dell’esperienza, muovendosifra i campi delle discipline umanistichee di quelle tecniche, può contribuirecon nuovi sensi e significati?Indirizzando l’attività di ricerca e leindagini laddove si pongono iproblemi, si aprono nuove percorsi esi raggiungono nuovi risultati.

In questo modo è nata la scelta dilavorare sul colore e sull’utenzaanziana, come la più numerosa, eproporzionalmente anche la piùbisognosa di attenzioni progettuali. Iltema di indagine sconfina l’ambito piùusuale e tradizionale della ricerca didesign, generalmente orientatadall’innovazione a livello di prodotto,indirizzando e sperimentandol’innovazione a livello di processo.Una catalizzazione delle energie persfruttare indagini e studi in diversiambiti per introdurre un nuovo mododi approccio al tema, con laconsapevolezza delle potenzialità chein esso si racchiudono. Pur esistendo una riccadocumentazione teorica di proposte,

1110 INTRODUZIONE

> IntroduzioneRaffaella Fagnoni

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definizione del concept – il colorecome una sorta di camera didecompressione, capace ditrasportare dal mondo reale nelmondo dei ricordi e facilitare cosìl’emergere di sensazioni e sentimentipositivi – e si presenta uno schemarelativo al processo, da merce avalore affettivo ed espressivo.

Il quarto capitolo presenta una sintesidi lettura dei colori – rosso, arancione,giallo, verde, blu, viola, nero, bianco –evidenziandone in particolare i riti, imiti, le associazioni, i significaticulturali e tradizionali. Si integrano inquesta elaborazione, le conoscenzeconsolidate in materia con i contributiricavati dalle indagini dirette sulcampo. I concetti assumono unaforza che va ben oltre la dimensionegeneralistica teorica quando vengonoespressi direttamente ed associati aesperienze di vita vissuta. Un partesignificativa del processo diviene inquesta fase l’aver accompagnato lefrasi più significative emerse dalleinterviste con immagini appositamentecreate, a sviscerare una forzaaltrimenti meno visibile. Un’occasione che si è trasformataanche in esperienza didattica, percomunicare attraverso il linguaggioespressivo dei più giovani i concettiforti dei più anziani.

Il quinto capitolo presenta la sceltadell’indagine qualitativa diretta, lacostruzione dell’intervista,

descrivendo la metodologia adottata ei dati emersi. A livello di processo ilcontributo di questa parte èfondamentale, raccogliendo il nucleocentrale dell’esperienza, e rendeesplicito il valoredell’interdisciplinarietà della ricerca,attraverso i contributi della sociologiae della psicologia. E’ documentato ilprocesso di elaborazione del sistemadei dati, la costruzione delle categoriedi lettura e una sintesi attraversovisualizzazioni grafiche.

Ad integrazione e documentazione,nel sesto capitolo sono riproposti itesti dei colloqui, le storie di vitaraccontate dagli anziani attraverso icolori. Sono le dirette testimonianzeda cui muove la sperimentazioneapplicativa illustrata nella parte finaledel volume.

Nel capitolo sette vengono presentatedue delle sperimentazioni svolte, e lastrategia operativa della fase ditinteggiatura. Dalla scelta dei contestialla sperimentazione virtuale con lesimulazioni fotografiche, fino alle fasiapplicative. E’ stato messo a punto un metodo di

lavoro, un processo da riproporre eda sviluppare, adeguandosi einterpretando di volta in volta ciascuncontesto e ciascuna situazione. Lesperimentazioni sono state accoltecon grande entusiasmo e si è messoin moto un meccanismo dirivitalizzazione che ha coinvolto, oltre

agli anziani, staff direzionali, operatori,rivelando ancora con più forza, se cene fosse stato il dubbio, gli effetti delcolore sulla vita dell’uomo. Il percorso è aperto e in sviluppo,allargando i propri confini ad altrisettori, nella dimensione ospedaliera edi degenza, nella dimensionedell’apprendimento e dellarieducazione, in generale dove c’ènecessità e dove è possibile lavorareper offrire un proprio contributo. Unadimensione sociale del progetto e deldesign della quale si sente forte ilbisogno e nella quale ci impegniamocon entusiasmo.

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di asserzioni, a volte anche di ricette,per l’uso del colore anche a livelloterapeutico, si è di fatto mostrato unvuoto nel quale si inseriscel’esperienza condotta. Gli studi sullapsicologia ambientale già da moltianni hanno messo in luce le relazionifra gli spazi e la salute fisica ementale, e il termine spazioterapeutico è largamente diffuso avolte anche in modo eccessivo. Illavoro è stato impostato partendodalle cause principali di disagio dellapopolazione anziana, spesso costrettaa lasciare il proprio contesto di origineper trasferirsi in realtà assistite, dovesoffre un senso di disorientamento,con conseguenze più o meno gravi,causate dalla progressiva perdita dellerelazioni con il proprio trascorso. Colsopraggiungere dell’età ciascunomanifesta fortemente l’esigenza diricordare, rivivere e testimoniare lapropria esperienza, trovando inquesto un senso ed un arricchimento.I richiami mnemonici, fisici e percettiviche ciascun contesto abitativointimamente fornisce vengono amancare nelle situazioni di ricovero. Quali sono gli effetti che gli oggetti elo spazio inducono sulla qualità dellavita che in essi e con essi si svolge?In che modo il progetto degli oggetti edegli spazi può offrire un propriocontributo? Il colore, come strumentoper le sue qualità fisiche, e comesimbolo, per il proprio bagaglio disignificati, ha sicuramente un ruoloimportante in questa dimensione. La

potenza delle emozioni sulla qualitàdella vita viene sollecitata dall’intensitàcromatica. Il colore in ogni habitatmantiene viva la dialettica fra ragioneed emozione, fra sentimento edintelletto. Se il colore si fonde con iricordi, le tradizioni, i desideri, searmonie e accostamenti cromaticiinducono effetti e sensazioni, tramiteun progetto ad hoc è possibile crearespazi ed oggetti amichevoli, in cuiriallacciare i fili della propria vitaspezzati a causa del distacco dalproprio ambiente? Il tema trova un felice riscontro nellacultura contemporanea, dove ladomanda di colore è fortissima:l’allargamento degli interessi cheabbraccia molteplici discipline portaad una attenzione particolare neiconfronti del colore da parte delmondo dell’industria (in tutti i settori,dall’arredamento all’abbigliamento,dall’automobile all’edilizia) supportatada una crescente varietà dei prodotticoloranti resi disponibili dalla ricercachimica e tecnologica. Se in passato la ricerca semantica è

stata sottovalutata, oggi si tengono inmaggior considerazione le implicazioniconcettuali del colore nella situazionesocio-storico-culturale. Nella ricerca inoggetto la strategia adottata è stataquella costituire un sistema diconoscenze ricavato direttamente inmodo utilizzare le esigenze e le realtàverificate sul campo con esperienzesperimentali applicative, al fine dimettere a punto un metodo per

l’utilizzo del colore per esaltare lepotenzialità di influenza che l’ambienteinduce sulla qualità della vita che inesso si svolge. Il volume presenta un quadro dellaproblematiche affrontate e mette inevidenza il carattere della ricerca, nontradizionale nell’ambito del design,perché non direttamente orientata alprodotto, ma che utilizza nellafattispecie il prodotto colore comestrumento per fare innovazione alivello di processo in un contestosociale a forte emergenza.

Nel primo capitolo si presenta loscenario di riferimento, in cui si muoveil progetto. La dimensione della terzaetà, a livello quantitativo e qualitativo,le problematiche, le esigenze, lepossibilità di intervento.

Entrando più nel dettaglio, nelsecondo capitolo, per individuare lepotenzialità che assume il colore alivello progettuale, si parla delsignificato che viene attribuito allospazio terapeutico, passandoattraverso i concetti di qualità di fattoe qualità affettiva percepita. Si parlaanche del benessere interno,esigenza quanto mai forte oggi dalmomento che ciascun individuotrascorre la maggior parte del suotempo all’interno di spazi edificati, e siparla della percezione.

Nel terzo capitolo viene affrontato ilruolo del colore, giungendo alla

12 INTRODUZIONE

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inconsci, oltre che come più generalestrumento per la differenziazionesemantica, per l’estetizzazione, ingenerale come componente di quelloche viene definito come spazioterapeutico. L’obiettivo non è tanto dunque quellodi fornire indicazioni sui colori daadottare, ma quello di delinearel’impostazione percettiva3 di unadeterminata comunità, lavorando suquelle che sono le particolarità di undeterminato contesto, di undeterminato habitat.

1.3 Il concetto di utenza debole Il concetto di utenza debole è entratonel linguaggio comune spessorelegato sullo sfondo dell’azioneassistenziale, di frequente assimilatoal significato di disabilità. In realtà siporta appresso valori culturali e socialiche lo rendono al centro delleproblematiche del contemporaneo. Iltermine utenza debole vienegeneralmente adottato per indicare lacategoria di persone apparentementepiù bisognosa di attenzioni immediateed emergenziali; sta ad indicare uninsieme vasto, non palesementeevidente ad un esame superficiale,comprendente situazioni personali cheper un piccolo disagio, anchetemporaneo, o per condizionipersistenti, o con problematicitàsignificative o patologiche, risultanopiù deboli di fronte alla realtàquotidiana, e dunque con necessità dimaggiore attenzione anche

progettuale. Sul versante del progetto vieneutilizzata anche la locuzione utenzaampliata, a voler rappresentare l’interouniverso delle persone, cercando diinglobare la totalità delle situazioni conl’obiettivo ideale di progettarepensando alle esigenze di tutti, e nonsolo con i parametri standardizzatidell’individuo medio. In realtà, ed inparticolare pensando all’ambiente cherappresenta il luogo affettivo pereccellenza, l’abitazione, sono moltodifferenti le esigenze che sipresentano, proprio a seconda dellespecificità personali, e/o di comunità.In proposito sono da fare alcuneconsiderazioni.Se da una parte l’attenzioneprogettuale alle esigenze di tutti è unfondamento doveroso, dall’altra non èsempre accettabile il principiosecondo il quale un ambiente, unprogetto, una tecnologia adatta aduna categoria di utenti possa risultareutile e allargabile a tutti.L’innalzamento della qualità della vitaed il generale aumento dei bisogni edelle esigenze rispetto all’offerta dellenostre società porta anzi adifferenziare sempre più le specificheesigenze di ogni gruppo o categoriadi utenti. In particolare per quantoriguarda il livello di autonomiapersonale si può verificare comequesta sia inversamente proporzionalealle necessità a livello di ambiente perqualità e la dotazioni. Chi sta bene si può adattare ad ogni

contesto e farlo proprio con i propriaccorgimenti e personalizzazioni.Mentre più è manifesta la condizionedi disagio – a livello fisico e /opsichico – più di fatto si rendenecessario un ambientequalitativamente elevato a livello didotazioni e attrezzature tecnologicheed assistenziali, o comunque diaccorgimenti e attenzioni progettualispecificamente pensate. Le singole comunità di persone, seopportunamente stimolate consollecitazioni idonee ai loro bisogniveri e concreti, reagisconoattivamente e positivamente. Ilprogetto mirato è uno strumentoattraverso cui è possibile contribuiread un miglioramento delle condizionidi vita. La difficoltà attuale sta nelrendere concrete e attuabili nellapratica queste opportunità.

1.4 Le strutture La questione che emerge conevidenza è la diffusa inadeguatezzadelle strutture sanitarie e diaccoglienza. Nate e pensate secondoesigenze pratiche e oggettive relativealla degenza, rispondono agli obiettivifunzionali e gestionali portandotuttavia molto spesso la persona adessere considerata un soggettopassivo. L’efficienza funzionale egestionale degli ambienti di degenza edi accoglienza non va di pari passocon le esigenze della personaospitata. Se da una parte ciascunindividuo ha bisogno di mantenere un

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1.1 Lo scenario e la ricercaL’ipotesi su cui si è fondata questaricerca sperimentale parte dalleesigenze dell’abitare – temporaneo opermanente in condizione di disagio,in strutture sanitarie, e/o ospedaliere –ed in particolare dal malessereprovocato dal distacco con il propriocontesto di origine, o comunquefamiliare. Questa condizionecaratterizza la popolazione anziana,che si trova a vivere un senso didisorientamento e di estraneità conconseguenze più o meno gravi alivello psicofisico e di qualità della vita. In che modo il progetto puòcontribuire ad alleviare questo tipo disensazione? Qual è il ruolo del colorenel progetto? Che valenza assume inquesto specifico contesto? In chemodo è possibile sfruttarne al megliole potenzialità?Il colore è il linguaggio attraverso ilquale si esprimono i sentimenti, leemozioni, originato nel nostro cervelloattraverso la retina, dove sei milioni dicellule a cono colorano la nostraquotidianità. Il colore oggi può venireimpiegato non con il ruolo marginaledi trattamento e decoro di superficie,ma come strutturalmentedeterminante al fine di una migliorequalità dell’oggetto e dello spazio,riscoprendo l’importanza

dell’esperienza fisica dell’utente,ovvero della percezione sensoriale. Seè indubbio che per effetto dei colori siregistra una reattività biologica più omeno consistente, è altrettanto certoche questo sistema di reazioni èinvolontario e indipendente dallepossibilità di governo dell’essereumano. La produzione scientifica sul tema delcolore è quanto mai vasta etrasversale alla molteplicità dellediscipline che attraversa1. In questaricerca, con la consapevolezza che icolori sono prodotti della percezione,frutto dell’interazione degli individuicon la realtà, proprietà soggettive perle quali si ripropone il complessoproblema della determinazione e delladefinizione cromatica, si cerca unutilizzo del colore come tramitecomunicativo, sperimentando, non alivello di prodotto, ma a livello diprocesso, un metodo perl’applicazione.

1.2 Seminatori di ricordi2

Quando si domanda ad una personaanziana “come va” spesso risponde“siamo qui” esprimendo in questomodo non tanto il proprio stupore, mala propria sapienza, ad affermare ilproprio presente mentre ciò a cui siguarda è il proprio passato.

“Per me il ruolo del padre era quello diuno che seminava ricordi, cheseminava esperienze, odori, immaginidi bellezza e misure di grandezza chevi avrebbero aiutato. (…) non ho maipreteso più che essere un seminatoredi bei ricordi.” (Terzani 2006).Ripercorrere il passato serve perricostruire il filo conduttore diun’esistenza. Il passato è il patrimonioe la radice su cui si fondal’esperienza, del singolo e dellacomunità. E’ la storia. Dal passatoemergono più o meno nitidi e forti iricordi dell’infanzia, gli anni più lontani,e nei ricordi si vive come in un rifugio,si vive di questa propria ricchezza,come di un proprio bagaglio che aiutiad accettare con serenità il fatto diaver bisogno degli altri, e a colmare ea dare un senso al proprio presente.Al momento in cui si trova fuori dalproprio ambiente di origine, in unarealtà assistita, in un istituto,ospedale, la persona anziana prova ildisagio dovuto al senso disradicamento e spesso perde ilcontatto con il suo mondo, perde iltramite per collegarsi, perde il filo chelegava e che stimolava la memoria. Questa ricerca sperimenta lapossibilità di utilizzare il colore comemezzo per recuperare e dare forzaalla memoria, tramite gli stimoli

14 CAPITOLO 1 LO SCENARIO, L’UTENZA E LE STRUTTURE

> 1. Lo scenario, l’utenza e le strutture

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limitare i comuni rischi derivantidall’attività domestica, luoghi dovepersone di solito autosufficienticonducono autonomamente la loroesistenza e si relazionano in spazicomuni appositamente strutturati:giardino, terrazzo, sala comune, ecc.Le strutture a prevalente accoglienzaalberghiera hanno anch’esse unabassa o medio attività assistenzialementre hanno invece una strutturaorganizzativa ben definita in relazionealle persone autosufficienti oparzialmente autosufficienti. LeResidenze Sociali risultano esserecostituite da un complesso diappartamenti atti ad ospitare personeautosufficienti in condizioni di disagioeconomico e/o sociale, sono dotatedi spazi di socializzazione con scarsoapporto assistenziale. Le struttureprotette, ospitanti persone anche nonautosufficienti che non necessitano diun assistenza sanitaria continuativa,sono caratterizzate da unaorganizzazione complessa di tiposanitario. La Residenza Protettadestinata a persone con difficoltà diautonomia e/o disabilità, ècaratterizzata da assistenza di tipomedico infermieristico generico. Vienedi solito dotata di spazi riabilitativi conpersonale addetto.Le strutture ad alta integrazionesanitaria, le Residenze SanitarieAssistenziali offrono assistenzamedico infermieristica e riabilitativa perpersone non autosufficienti, utilizzabiliper soggiorni temporanei o per

soggiorni di lungo periodo.A livello nazionale sul totale di ospitidi strutture assistenziali si hanno iseguenti valori in funzione dellecondizioni di salute: autosufficienti31, 295 %, non autosufficienti

68,705 %. (fig. 1)Sul totale degli ospiti in struttureassistenziali il 66, 7% ha un’etàcompresa fra i 65 ed i 74 anni, il 19%fra i 75 e i 79, il 15,3% oltre gli 80. (fig. 2).

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determinato livello di autonomia eindipendenza, la possibilità di gestirsiautonomamente almeno le attivitàdella sfera più intima, dall’altra leesigenze di efficientismo di controllo,gestione, sicurezza, semplicità diutilizzo portano ad annullare lepossibilità di autonomia del singolo. Il forte impatto sociale e i mutamentiin corso anche solo per effetto delpeso demografico della componenteanziana della popolazione hannoconcentrato le attenzioni verso questiproblemi. Sono in corso programmi esperimentazioni a livello politico e diricerca, e sempre più se ne diffondel’esigenza. Dal punto di vistaprogettuale la questione che emergecon evidenza è la difficoltà diapplicazione e di adattamento ad unpatrimonio edilizio in larga misura giàesistente. Se infatti sono stati messi apunto studi ed esperienze che hannoportato a definire come dovrebbe opotrebbe essere il progetto degliambienti per una migliore qualità divita della persona che lo fruisce (cfr.cap. seguente) la realtà oggi presentaun enorme patrimonio di situazioniesistenti aggravato da mille difficoltà.

Il tema, si presenta dunque come unambito di intervento con necessità diattenzioni progettuali e applicative.Dalla domotica alle abitazioni protette,dal progetto dei servizi alla persona aipiù semplici adeguamenti sullestrutture esistenti per innalzare il livelloqualitativo e far si che l’ambiente

possa in qualche modo non essereuna limitazione al proprio essere, maalmeno un luogo in cui sentirsi inqualche modo accolti, dove sentirsi inqualche modo a casa. Anche se si parla genericamente diutenza ampliata la realtà dellesituazioni manifesta la necessità diforme innovative di servizi percondurre progressivamente versoprogetti specifici a domanda moltospecializzata. A fronte di una fortecrescita delle strutture sanitarie e diassistenza vi è di fatto laconsapevolezza che la domiciliaritàlibera ed autonoma è la miglior formapiù o meno istituzionalizzata diresidenza. Tale opzione, pur acquisitaormai dalla maggioranza degli addettiai lavori, è ancora lontana comesoluzione4. Si evidenzia dunque come siano nelfrattempo necessari interventi semplicima immediati, sulle strutture sanitarieesistenti al fine di renderle piùconfortevoli e meno ghettizzanti, nonsolo per gli ospiti, ma anche per glioperatori. In questo senso acquistaun significato importante il colore.

1.5 Riferimenti quantitativi L’Italia risulta essere il paese con ilmaggior numero di persone di etàsuperiore ai 65 anni sul totale dellapopolazione. Tale valore, in continuacrescita, nel 2005 è pari al 19,5% esecondo le stime sull’andamento dellapopolazione5 raggiungerà, nel 2015 il22,3%, nel 2025 il 25,4%, nel 2035 il

30,9%. Sul territorio ligure talefenomeno è maggiormente evidenterispetto alle altre regioni italiane. Le strutture assistenziali sonodistinguibili a seconda della tipologia,della capacità ricettiva, del costo, deltipo di utenza (autosufficienti e/o nonautosufficienti), della composizione edel numero, in rapporto all’utenza, delpersonale dedicato all’assistenza:medico, infermieristico, addetti allariabilitazione, dei servizi postiall’interno della struttura intesi comepalestre, spazi all’aperto, spaziricreativi, ecc.In relazione alla tipologia si possonodistinguere i seguenti tipi di struttura6:- strutture di tipo comunitario,

comunità alloggio- strutture a prevalente

accoglienza alberghiera,residenze sociali

- strutture protette, residenze protette

- strutture ad alta integrazione sanitaria, residenze sanitarie assistenziali

Le strutture di tipo comunitariorisultano caratterizzate da una mediobassa attività di organizzazione edassistenza e sono destinateprevalentemente ad accogliere utentiparzialmente non autosufficienti prividi supporto familiare. Le ComunitàAlloggio sono costituite solitamenteda un appartamento o piccolo nucleodi appartamenti pensati in modosicuro ovvero secondo criteri atti a

16 CAPITOLO 1 LO SCENARIO, L’UTENZA E LE STRUTTURE

Fig. 1

Fig. 2

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Page 10: CAP. 1-3

I fattori emotivi possono condurre alladepressione e in generale ad unpeggioramento delle condizioni disalute della persona. Attraversostimoli sensoriali è possibilecanalizzare le energie verso lacreatività e l’ottimismo, distraendodalla condizione di disagio econtribuendo a generare un processodi autostimolazione che combatte lasofferenza, la malattia. Un ambientetonificante dal punto di vistasensoriale contribuisce almantenimento dell’equilibrio psico-fisico. Quando si parla di benessereambientale interno – comfort indoor –si intende la soddisfazione dei requisiticoncorrenti a determinare uno stato digradimento a livello psichico e fisicoall’interno di un determinato contesto,per il raggiungimento del quale ènecessaria la sinergia di disciplinetecniche e umanistiche.

2.1 Esiste lo spazioterapeutico1?All’interno delle strutture assistenziali,e nei luoghi di degenza, gli ospiti, ipazienti, il personale, così comeanche i parenti e i visitatori vivonol’ambiente come condizione instabiledal punto di vista psicologico. Ci sidomanda dunque qual è il ruolo chein questa situazione giocano le

strutture fisiche, ovvero piùprecisamente, quanto possono lestrutture, gli spazi e le opportunitàmateriali, influire positivamente sulledifficoltà evidenziate, e in particolaresui rapporti tra addetti ed utenza,spesso condizionati da abitudiniormai consolidate in tradizioni, damalintesi criteri di efficienza, dastereotipi culturali e comportamentali. Gli studi di psicologia ambientale2

forniscono un’interpretazione delruolo che nella pratica giocano ledifferenti categorie di spazio –personale, di socializzazione e privacy– ed offrono una rispostaall’interrogativo posto in terminigenerali. Di fatto evidenziano come lospazio architettonico non è in gradodi per sè stesso, per il solo fatto diessere pensato ed organizzato infunzione di certi obiettivi, dimodificare sostanzialmente i rapportie i comportamenti umani quandoquesti sono radicati nella cultura,nelle consuetudini e nelle convenzionisociali. Lo spazio architettonico,teatro o contenitore di azioni umane,ha la possibilità di intervenire e diinfluire, come componente nontrascurabile, nei processi ditrasformazione dei comportamenti,rendendo tale relazione più rapida,più facile e più efficace. Il significato

di terapeutico si manifesta sia nelmomento in cui lo spazio vienepensato come luogo per la cura, cioèorganizzato ed attrezzato in manieraadeguata alle specifiche esigenze, siain quanto spazio ontologicamenteterapeutico. Quest’ultima accezionefa riferimento alla potenzialitàdell’ambiente di influire in manierapositiva sia sulla condizionepsicologica dell’individuo, cheindirettamente sullo stato fisico. Ciò inquanto lo spazio, da oggetto neutro,passivo, legato alla sola logicafunzionale, spesso freddo, puòdivenire soggetto attivo, coinvolgente,stimolante e mutevole, capace diadattarsi alle esigenze personali di chilo vive, conferendo rassicurazione,fiducia e serenità. L’esecuzionearchitettonica, senza generare ulterioriconflitti interni, può contribuire acostruire una unità ambientalecompleta ed autosufficiente allaricerca di un’armonia con le esigenzedell’individuo in condizione di disagio.In questo senso lo spazio fisicorappresenta in un certo qual modol’interfaccia fra l’individuo el’istituzione. Anche gli spazi senzauna funzione specifica, di sosta, diattesa, testimoni di scambi e relazionifra le persone, vengono valorizzati dalfatto che si caricano di significati,

19

Analizzando nello specifico lasituazione della Liguria , le struttureesistenti in regione risultano essere247 delle quali 15 non censite dallastessa Regione per assenza di datiforniti dalle strutture stesse.

Note

1. Si rimanda ai testi principali indicati fra i

riferimenti bibliografici.

2. Terzani T., La fine è il mio inizio,

Longanesi, Milano 2006, p. 435. Sulla

condizione anziana, i ruoli, i differenti

atteggiamenti a seconda della situazione

sociale, fisica, economica, si può rifar

riferimento ad una ricca letteratura, a cui si

rimanda, in parte indicata anche fra i

riferimenti bibliografici.

3. L’effettiva sensibilità rispetto a

determinati colori è infatti variabile da

popolo a popolo, da epoca a epoca.

4. La diffusione di nuovi concetti, almeno a

livello di ricerca e sperimentale, come i

servizi alla persona, la domotica, i nuovi

dispositivi come ad es. il telesoccorso

rendono l’obiettivo meno distante.

5. Fonte dei dati: Istat. Tale stima si basa

sui dati di rilevamento regionale del

gennaio 2000, effettuando la previsione

con l’analisi e l’andamento delle

componenti demografiche per fasce di età.

6. Le definizioni riportate sono quelle

adottate dall’Istat.

7. Fonte dei dati: Regione Liguria,

Assessorato alle politiche sociali.

18 CAPITOLO 1 LO SCENARIO, L’UTENZA E LE STRUTTURE

> 2. Lo scenario, l’ambiente e l’interazione uomo ambienteRaffaella Fagnoni

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Page 11: CAP. 1-3

2.3 Il benessere ambientaleDal momento che un numero semprein crescita di individui trascorre lamaggior parte del proprio tempoquotidiano in spazi confinati,all’interno di edifici con funzionispecifiche, lo spazio costruito,abitativo, si trova investito dellaresponsabilità di divenire spazioabitato, ovvero rispondente ad unlivello di benessere psico-fisico. A livello di progetto lo spazio costruitorisponde ad esigenze di tipofunzionale, adeguate allo svolgimentodelle funzioni preposte, sociale, cioèappropriate alle condizioni dell’utenza,e ambientale, ovvero garanti di uncerto livello di salute psicofisica. Quando si parla di benessere interno8

entrano in gioco fattori diversi,annoverabili fra:> variabili costruttive, relative

definire il livello di benessere, inparticolar modo in relazione ad unambiente interno (cfr. schemapag. 22). Fra gli attributi di un determinatoluogo (tangibili e/o intangibili) siannoverano le variabili costruttive, leattrezzature, i materiali, gli oggetti,ecc. E ancora le variabili fisiche, eambientali. Le attività sono specifiche in relazioneall'ambiente in oggetto, e comportanocomunque delle relazioni, delle regole,uno stile, un servizio. Possono esserepiacevoli o spiacevoli, tranquillanti oattivanti, ecc. Fra le concezioni rientrano leelaborazioni e il complesso delle ideeche ciascun individuo si crea rispettoad un determinato contesto, leconoscenze, le aspettative, chepossono influenzare in modo più omeno positivo il giudizio dipiacevolezza. Ad esempio ambientipiù stimolanti sono valutatipositivamente da soggetti piùpropensi a ricercare situazioni nonfamiliari ed avventurose, mentreambienti meno stimolanti sono piùconsoni per i soggetti che amano latranquillità. Tra i fattori legatiall'individuo troviamo ancora il tonodell'umore per cui emergonodifferenze nelle valutazioni affettivefornite da persone allegre o tristi. Illivello di benessere ambientale è ilrisultato della percezione chel'individuo ha dell'insieme di questifattori.

21

contribuendo ad aumentare il livello diqualità ambientale. Qualità che è daintendersi sia in termini di servizioofferto, sia in termini di qualità dellacura.

2.2 Qualità funzionale, qualitàaffettiva3

“La qualità delle nostre esperienzequotidiane, il nostro relazionarsi con glialtri, le caratteristiche dei nostriambienti, sono i fattori fondamentaliche costruiscono giorno dopo giornola nostra identità e il nostro sentirsibene o male.”4

Oltre all’aspetto fisico e funzionale gliambienti possiedono anche un aspetto

sociale delle qualità affettivo/emotive,dunque esistono diversi livelli tramite iquali conoscere gli ambienti che vannoconsiderati insieme. In ciascuncontesto le caratteristiche che rendonoapprezzabile un oggetto, uno spazio,un servizio possono essere suddivisibilicome> qualità cognitive-razionali,comportamentali e riflessive> qualità emozionali-fenomeniche,comportamentali, viscerali5.Il livello viscerale di un progetto, o diun prodotto, di uno spazio, riguardal’impatto iniziale, l’apparenza, lesensazioni che produce, il beneficioemotivo. Il livello riflessivo riguardal’utilizzazione, la fruizione. Si riferiscealla funzionalità e al rispetto delleesigenze. Il livello comportamentale siriferisce a situazioni su cui si proietta lapropria immagine o quella immaginaria.Ciò che il luogo deve comunicare èprima di tutto un’immagine positivache attenui il senso di insicurezza.L’immagine positiva si costruisce oltrecon tutte le qualità e gli attributi dellospazio anche con elementi immaterialiquali ad esempio l’ospitalità e il servizioche coinvolgono in manieradeterminante gli operatori. La qualità dei luoghi6, secondo lapsicologia ambientale, si raggiunge esi esplica con l’efficienza funzionale, lagestione, l’aspetto formale, l’estetica,le attrezzature, l’organizzazione di unsistema in cui spazi, oggetti, relazioni,organizzazione partecipano al livelloqualitativo. Un processo da

sperimentare e adattare per ognisingola situazione, che tuttavia puòessere di parte importante delprogramma terapeutico, oltre che undovuto riconoscimento della dignitàdella persona a prescindere dallo statodi salute. La qualità dell’ambiente produce i suoieffetti sugli utenti a tutti i livelli: glioperatori, i pazienti, i familiari. I pazienti, la categoria più fragile,percepiscono l’ambiente comeestraneo, oggetto di ansie einsicurezza. Gli operatori vivono illuogo come un ambiente quotidiano incui svolgere le proprie mansioni. Iparenti, i visitatori, sono di fatto coloroche maggiormente prestanoattenzione alle caratteristiche deiluoghi. La valutazione affettiva degliambienti è differente anche a secondadei trati di personalità: vi sono infattisoggetti cercatori di sensazioni esoggetti evitatori di sensazioni. (Zuckerman 1979). “La possibilità di soggettivizzare glispazi è di molto aiuto per i parenti.Spesso si sentono in colpa per averricoverato il padre o la madre, anchese la situazione era oggettivamenteingestibile. Questo scatena delledistruzioni psicologiche che poi siriversano sul personale. […] Se invecegli spazi fossero più familiari, più curatie caratterizzati, in cui anche loro sisentissero più a proprio agio e noncome se facessero una visitaospedaliera, probabilmente sarebberoemotivamente più collaborativi.”7

20 CAPITOLO 2 LO SCENARIO, L’AMBIENTE E L’INTERAZIONE UOMO AMBIENTE

all’ubicazione - orientamento,ventilazione naturale, soleggiamento,umidità – e relative alle scelte tecniche– materiali e impianti. > variabili fisiche - climatizzazione,illuminazione, acustica, uso del colore.> variabili personali - condizionepsicofisica, livello di stress, ecc.> variabili ambientali - inquinamentodell’aria, dipendente da agenti fisici,chimici, biologici.

Per ciascuno di questi fattori esisteuno specifico livello di qualità - che asua volta coinvolge la sfera razionale eoggettiva [qualità di fatto] e in parte lasfera emotiva e soggettiva [qualitàpercepita].

Considerando il concetto di luogodefinito come unità di esperienzaall'interno delle quali attività e formefisiche si fondono (Canter 1977, p.1)si rende esplicito come l'insieme deifattori e dei requisiti entrano in gioco a

CANTER, il luogo è il risultato di relazionitra azioni, concezioni ed attributi fisici, cioèdi tre componenti interdipendenti che nedeterminano la specificità.

Elaborazione grafica sul concetto di qualitàin riferimento alla teoria del luogo di Canter.

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La percezione di benessere èun'autopercezione soggettiva,comunque dipendente dall'insiemedei fattori sopra enunciati. Pensare adun luogo e/o servizio per tutti, cheabbia allo stesso tempo un buonlivello di benessere, soprattutto nelcaso di utenti con necessità diverse eacute, richiede dunque un'attenzioneparticolare.

2.4 La percezione Ogni individuo vive la sua quotidianitàin relazione e come componente di undeterminato contesto ambientale; daquesto, attraverso organi di senso,riceve ed elabora informazioni. Questoprocesso costituisce l’aerea di studiodefinita come percezione;l’importanza di tale ambito ècrescente, anche come fonted’informazione sull’ambiente. Lapercezione è un processo attivo ecoinvolge la persona integralmente,cioè ciascun individuo nel percepirel’ambiente lo costruisce. Non è solo ilfrutto della ricezione tramite gli organisensoriali, ma dipende strettamentedall’individuo e dal suo rapporto conl’ambiente. “Vivere significa percepire”(Ittelson, 1973). La percezioneambientale è data da un insiemestrutturato di informazioni sensorialinon specificamente relative ad unorgano, integranti le informazioniprovenienti da tutti i sensi. Unapproccio differente è il modelloecologico proposto da Gibson (1966,1979) secondo il quale l’esperienza

non ha nessun ruolo nella percezione,dal momento che la maggior partedelle risposte percettive è innata edeterminata dal funzionamento dispecifiche parti del cervello. Tuttavia,mentre nella percezione l’individuonon è attivo e registra le informazioniche riceve attraverso i sensi, isuccessivi passaggi per conoscerel’ambiente presuppongono una seriedi attività del soggetto, qualil’attenzione selettiva e l’esplorazionedell’ambiente. Nell’otticaevoluzionistica dell’autore èimportante che l’individuo riesca ascoprire gli aspetti utilitaristicidell’ambiente, le cosiddetteaffordances o utilities, cioè lecondizioni significative dal punto divista funzionale.

L’etimologia dei termini “percezione” e“sinestesia” rivela radici intimamenteconnesse: la parola greca aisthésis(percepire) compone infatti la parolasyn-aisthésis, che significa “percepirecon”, cioè percepire simultaneamente.Anche il termine “estetica”(aisthéhikos) ha radici comuni con laparola percezione: il suo significato è“scienza della percezione sensibile”. La sinestesia indica quindi ilparticolare fenomeno per cui glistimoli che sollecitano determinatiorgani preposti vengono trasferitianche ad altre modalità sensoriali. Cisono esempi di multisensorialitàutilizzati anche a livello metaforico conuna certa frequenza, come suono

dolcissimo (udito e gusto) colorefreddo (vista e tatto), ecc.

Gli studi sulla percezione ed ilprocesso percettivo fanno riferimentoai contributi offerti dagli studi gestalticisulla psicologia della forma9 chehanno gettato le basi dello sviluppo dimolte discipline sul tema. Secondo le teorie della Gestalt ilprocesso percettivo si attiva con laricezione di uno stimolo provenientedall’ambiente esterno (o anchedall’interno) del corpo umano,appartenente alla realtà oggettiva delmondo, e raccolto dall’individuo comesensazione. Attraverso gli organi disenso10 tale stimolo viene inviato alcervello, che procede alla suadecodifica, viene cioè dotato disenso, percepito. La sensazione èl’impressione che deriva da undeterminato stimolo, e che si relazionacon la sua intensità. L’esperienza sensoriale (visiva, uditiva,ecc) è la data dalla reazione aglistimoli esterni ed interni recepiti dagliorgani di senso. L’esperienza percettiva è data invecedall’elaborazione dei dati recepiti dagliorgani di senso, influenzata dasituazioni individuali di tipo culturale,ambientale, e fisiologico. I fenomenipercettivi, che costituiscono lecaratteristiche principali dellapercezione, provengono da stimolisensoriali distinti e si traducono inprocedimenti di raggruppamento performa e dimensione, proiezione e

2322 CAPITOLO 2 LO SCENARIO, L’AMBIENTE E L’INTERAZIONE UOMO AMBIENTE

Il luogo come “unità di esperienza all'interno delle quali attività e forme fisiche si fondono" (Canter 1977, p.1).

Il livello di benessere ambientale è il risultato della percezione che l'individuo ha dell'insieme di questi fattori.

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profondità, ritmo e composizione,contrasto e assimilazione dei colori,ecc. Il processo percettivo, partendodagli stimoli raccolti dagli organi disenso, integra unitariamente dati einformazioni, in relazione fra loro e conil contesto11. I singoli sensi, stimolati da undeterminato episodio, trasmettono glistimoli che giungono al cervellosimultaneamente: di conseguenzanon è possibile scindere l’attivitàpercettiva visiva cromatica da quellacorporea, dalla percezione acusticaed olfattiva, dalla percezione delproprio equilibrio, dall’esplorazionetattile della superficie ed aptica delvolume dell’oggetto ecc. Esistedunque una influenza fra i sensi, percui ad esempio anche se la musicanon è nello spazio visivo, l’ascoltocoinvolge anche la visione, ed ingenerale tutta la percezione èassorbita dalla musica. Nello stessomodo un ambiente ad esempiototalmente rosso, offre una percezioneanche corporea. Nel quotidiano le esperienzepercettive, continue e spessoinconsce, non sono isolabili rispettoad un unico registro sensoriale:quando avviene l’interazione conartefatti, o con un ambiente, il coloreviene ricevuto dal proprio corposimultaneamente a tutti gli altri stimoliprovenienti dallo stesso oggetto odallo stesso ambiente. Questainterazione sensoriale simultanea è lasinestesia. Ad esempio è possibile

percepire il cristallo di un bicchieresolo udendo il suono prodotto conuna percussione, l’opacità di uncolore può trasmettere ad esempio lasensazione di ruvidezza anche senzatoccare, e via dicendo.

La percezione del colore12 ha un ruoloimportante dal momento che la vistaè il senso che influenza maggiormentel’attività interpretativa dell’ambiente. Ilcolore distingue, porta a riconoscereforme e situazioni, nel paesaggio, nelcostruito, nell’ambiente interno. Lostimolo che arriva attraverso il coloreinveste tutto il complesso sensoriale.Difficilmente si riesce ad isolare uncolore e anzi, non esiste in realtà undeterminato colore come entità a séstante, dato che il colore è unareazione ed un percorso: - luce, - occhi, - ipotalamo, - sistemanervoso neurovegetativo.E’ noto come lo stesso tipo di tinta,sottoposta a illuminazioni diverse, diasensazioni diverse (luce naturale eartificiale, luminosità più o menointensa, ecc.). allo stesso modo ènoto come lo stesso colore susuperfici diverse appaia differente(liscio, ruvido, …). In un ambiente interno ad ogni ora delgiorno l’effetto della luce sulle coseprovoca cambiamenti cromatici. Ilpassaggio luce ombra crea un confinepercettivo, lo stesso colore acquistatonalità differenti. La difficoltà a livello di progetto delcolore sta dunque nella

consapevolezza che la percezione delcolore rimane percezione di unaqualità visiva, ma cambia nel contestodelle relazioni.

Per capire il ruolo che il coloreesercita nell’esperienza individualenon basta conoscere i meccanismidella percezione, e le teorie chestanno alla base di questimeccanismi. Ciò che si è rivelato nellastoria, infatti, dall’arte alla scienza,passando attraverso gli intrecci fra lediverse discipline, è il rapportodell’uomo con il colore, un rapportoche muta al mutare dei tempi, delleculture, e in cui la realtà esterna conle sue forme variopinte, diviene lospettro attraverso cui leggere la realtàdell’anima. (Carotenuto, 1995)

Note

1. Il concetto di spazio terapeutico ha

origini lontane. Già Leon Battista Alberti,

nel XV secolo, parla di architettura con

funzione terapeutica nell’introduzione del

“De Re Aedificatoria”, dove a proposito di

Dedalo, richiama la costruzione di una

grotta a Selinunte, con straordinarie

capacità curative per via dei servizi di

bagno a vapore. Lo stesso pensiero viene

ripreso in seguito nel periodo illuminista,

con il concetto di igiene fisica e morale,

che attribuisce una funzione terapeutica

allo spazio dell’architettura sanitaria. Il

Movimento Moderno, agli inizi del ‘900,

sostiene fermamente le potenzialità

terapeutiche dell’ambiente architettonico, e

2524

L'interazione fra l'utenza, con le sue peculiari caratteristiche, e l'ambiente, la cui connotazione è determinata da aspetti fisici e aspetti legati

alla fruizione, è condizionata esternamente, e allo stesso tempo condiziona lo stile, il servizio, e le regole di un determinato contesto. Il

risultato di questa interazione può dare risultati positivi o negativi.

CAPITOLO 2 LO SCENARIO, L’AMBIENTE E L’INTERAZIONE UOMO AMBIENTE

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Page 14: CAP. 1-3

due significati: da una parte la

connotazione di forma come attributo di

cose diverse, dall’altra un significato

particolare che fra le proprie caratteristiche

annovera anche una forma. Una

definizione generale del termine può

includere il processo dell’apprendimento,

del ricordo, dell’atto volontario, del

pensare, dell’agire, dell’atteggiamento

emotivo e via dicendo.(Kohler, W., La

psicologia della Gestalt, Feltrinelli, Milano,

1961 pagg. 1-2). La psicologia della forma

(Gestaltpsychologie) è una scienza

interdisciplinare, che riunisce gli studi sulla

percezione (processo che inizia con

l’acquisizione delle sensazioni e ne ricava

l’interpretazione) con gli studi sulla

“forma”, intesa nel significato di

“configurazione” (in lingua tedesca gestalt).

10. Rudolf Steiner (1861-1925), fondatore

dell’antroposofia, definisce il “mondo

sensoriale” attraverso dieci sensi, articolati

in due gruppi, ma strettamente connessi

fra loro. Nel primo gruppo si trovano i

sensi della percezione introspettiva:

senso della vita, ovvero la consapevolezza

del corpo per cui la percezione interiore è

tracciata dalle sensazioni di stanchezza, di

fame, di sete, di sonno, ecc. che alterano

lo stato fisico normale; senso

dell’automovimento (cinestesia), senso

statico o dell’equilibrio, come percezione

della forza di gravità, della differenza tra

alto e basso, sopra e sotto, ecc., Nel

secondo gruppo sono compresi i sensi

che consentono all’uomo di interagire con

il mondo esterno: senso olfattivo, senso

del gusto, senso della vista,

senso del calore, attraverso il quale si

verifica la sostanza delle cose. L’interiorità

dell’oggetto è palesata dalle sensazioni di

caldo e freddo e l’aspetto è compenetrato

di freddo o di calore; senso dell’udito,

senso del linguaggio, tipico dell’essere

umano, ovvero la capacità di interpretare

particolari insiemi di suoni associando ad

essi rispettivi significati; senso del

concetto, espressione della capacità

elaborativa del pensiero che si pone ad un

livello più elavato. senso del tatto, definito

per ultimo da Steiner, come unione di

olfatto, gusto, vista e calore: l’uomo tocca

quando cerca con gli occhi, quando gusta

qualcosa, quando annusa.

Dopo la classificazione di Steiner, studi più

recenti di J. J. Gibson introducono un

nuovo senso, che parte dalla ridefinizione

del tatto, il senso haptic. Il nuovo

approccio considera i sensi come sistemi

d’indagine attivi, e non recettori passivi. Il

senso interviene ciòè a far parte del

fenomeno. Ad esempio, nel caso

dell’udito, per localizzare una sorgente

sonora è necessario un movimento della

testa; nel caso dell’olfatto per recepire uno

stimolo serve un movimento d’aria; nel

caso del gusto si utilizzano i movimenti

delle mascelle e della lingua; nel caso del

tatto serve un contatto con la superficie ed

un movimento degli organi tattili. Gibson

definisce il senso haptic, come il “senso

del tatto rivisto ed esteso a tutto il corpo”,

anche all’interno (ad es. in riferimento alle

sensazioni dei cibi caldi o freddi). [Gibson

J. J. The Ecological Approach to Visual

Perception, Houghton Mifflin Company,

Boston, 1979; trad. it. Un approccio

ecologico alla percezione visiva, Il Mulino,

Bologna1999]. Per gli studi sulla

percezione cfr. anche Berthoz, A., Il senso

del movimento, McGraw-Hill Libri Italia,

Milano, 1998, Merleau-Ponty M.,(ed. orig.

1945), Fenomenologia della percezione, Il

Saggiatore, trad. it. di A. Bonomi, Milano,

1965. Arnheim Rudolf, (ed. orig. 1954),

Art and visual perception, The University of

California Press, Berkeley, trad. it. Arte e

percezione visiva, Feltrinelli, Milano, 1962.

12. Lo sviluppo delle neuroscienze degli

ultimi decenni ed in particolare la ricerca

neurobiologica della visione cromatica,

riconducono all’ipotesi che la visione del

colore sia il rilutato di un rapporto

bidirezionale, e non monodirezionale, fra la

realtà esterna ed il cervello. (dall’occhio

alla corteccia e dalla corteccia all’occhio).

Si rimanda agli studi di Semir Zeki e David

H. Hubel. Semir Zeki, professore di

neurobiologia all’università di Londra, è

uno fra i più importanti studiosi della

regione del cervello deputata alla

percezione dei colori, ha indirizzato gran

parte delle sue ricerche a studiare l’attività

delle cellule dell’area visiva con

sperimentazioni sulla scimmia e sull’uomo.

“Non vi sono colori nel mondo esterno, il

colore è una costruzione del cervello, […]

è un’interpretazione che il cervello dà a

proprietà fisiche del mondo esterno, ossia

la loro riflessione delle luci delle diverse

lunghezze d’onda. […] La scienza del

colore è una scienza corticale.” (Zeki, S.,

1993, 1995) Hubel, medico canadese,

premio nobel per la medicina nel 1981

insieme al collega Torsten Wiesel per gli

studi sui meccanismi cerebrali della

percezione visiva. (Hubel 1995).

27

secondo saldi principi nascono colonie

estive, sanatori, cucine modello, che

interpretavano questo pensiero. Aria e sole

dominavano l’architettura del corpo da

sanare. L’antico concetto di “mens sana in

corpore sano” si ritrova trasferito dall’attività

del corpo umano all’ambiente che lo

ospita. Il percorso evolutivo di queste

esperienze non supera tuttavia la distanza,

non raggiunge un equilibrio psico-fisico: se

infatti dal pensiero illuminista si è dato vita

a strutture tipo macchine sanitarie con

specifiche norme per la salvezza dei

viventi, così anche con il movimento

moderno la funzione terapeutica si limitava

alla ricerca di soluzioni pratiche per

permettere la penetrazione disinfettante del

sole e delle sostanze igienizzanti al fine di

avere tutto sotto controllo.

Nel caso dell’ambiente ospedaliero, l’aver

pensato lo spazio come terapeutico solo

nell’accezione strumentale, ha generato

quella crisi che in seguito ha acuito

l’esigenza di umanizzazione, che di per sé

da per scontato che lo spazio non sia

sufficientemente a misura d’uomo. Gli

spazi pensati secondo questa ottica sono

nati in stretta relazione con le logiche

curative diffuse con lo sviluppo della

medicina moderna, generando una

separazione fra la malattia da debellare e la

persona da curare, una presa di distanza

dal paziente e dalla sua malattia. Tale

distanza è motivata in campo medico con

la necessità di evitare un coinvolgimento

emotivo nei confronti del paziente, al fine di

mantenere una neutralità affettiva,

necessaria per l’’organizzazione

terapeutica. Le stesse caratteristiche di

neutralità sono dunque riproposte nello

spazio ospedaliero, nel quale l’uso dei

colori - dal bianco al grigio al verdino o

azzurrino - dei materiali - metallo e materiali

sintetici - delle luci e di tutte le finiture con

l’obiettivo dell’igiene, della qualità

prestazionale, hanno contribuito a definire

un ambiente anonimo, indifferenziato, non

coinvolgente dal punto di vista emozionale.

Prevalendo l’attenzione a soddisfare

esigenze dimensionali, funzionali e

igieniche, si è trascurato la potenzialità

dell’ambiente nei processi interattivi fra

individui, attività e attrezzature, fattori non

facilmente schematizzabili, ma

fondamentali nel conferire allo spazio una

valenza terapeutica: l’atmosfera e le

sensazioni provocate dallo spazio, i

comportamenti e le aspettative di coloro

che vi operano e ne usufruiscono.

2. Lo studio di David e Sandra Canter (del

dipartimento di psicologia dell’università di

Surrey - Canter, D., The psychology of

place, Architectural press, London, 1977)

mette in risalto la duplice possibilità dello

spazio ad avere valenza terapeutica. Il

luogo è il risultato della relazione fra attributi

fisico - spaziali, usi/attività e concezioni, sia

degli attributi fisico spaziali che delle attività

condotte in tale spazio fisico.

3. l’environmental assessment (la

valutazione, cognitiva e affettiva,

dell’ambiente) comprende sia la

valutazione delle qualità affettive

dell’ambiente, sia la valutazione di quanto

un ambiente può aiutarci a raggiungere i

nostri obbiettivi (Canter 1983), sia la

valutazione della compatibilità ambientale

cioè dell’interazione tra le azioni che un

individuo cerca di realizzare nell’ambiente

e le informazioni che vengono offerte

dall’ambiente stesso.

4. Inghilleri P., A new perspective on self

development: From subjective experience

to psychosocial action in It’s All About

Relatioships, Germany, PABST Science

Publishers, 2002, pp. pp. 13-22 ,

INGHILLERI, P., Luci, emozioni,

comportamento, in Lighting Fields 2,

Artemide Editoriale Lotus 2004, pag. 6-17

5. Inghilleri, P. La “buona vita”. Per l’uso

creativo degli oggetti nella società

dell’abbondanza Guerini e Associati,

Milano, 2003, Norman, D. 2004,

Emotional Design. Why we love (or hate)

everyday things, New York, USA, Basic

Books, 2004, ed. It. Emotional design.

Perchè amiamo (o odiamo) gli oggetti di

tutti i giorni, Ed. Apogeo, 2004

6. Attraverso il costrutto di luogo si vuole

innanzitutto affermare la centralità degli

aspetti psicologici come regolatori del

rapporto delle persone con l’ambiente

socio-fisico. Il luogo viene, quindi, definito

come unità di esperienza ambientale

(Canter) o come unità psicologica o

percepita dell’ambiente (Russell & Ward).

7. Intervista alla dott.ssa Custureri, geriatra

presso l’Istituto San Camillo di Genova,

svolta nell’ambio della ricerca “Università di

Genova e Boero | Effetti del colore e

utenza debole”, 2004-2006.

8. Benessere interno (comfort indoor) =

soddisfazione dei parametri e dei requisiti

necessari concorrenti alla soddisfazione a

livello fisico e psichico dell’utente in uno

spazio abitato mutevole e mutante.

9. Il sostantivo Gestalt viene utilizzato con

26 CAPITOLO 2 LO SCENARIO, L’AMBIENTE E L’INTERAZIONE UOMO AMBIENTE

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I colori sono prodotti dell’interazionedell’uomo con l’ambiente che locirconda, con gli oggetti, per effettodella la luce. Questa interazione sisvolge nel corso dei processipercettivi, dunque i colori perdono laproprietà dell’oggettività, divenendoproprietà soggettive per le quali sipone il complesso problema di unaquantificazione oggettiva delleproprietà di colore. (Marini, 1995)Considerazione, questa, che tende amettere in luce un erroremetodologico nella ricerca di metodioggettivi di quantificazione emisurazione del colore. Si ritiene che l’uomo possariconoscere sette milioni di tonalità dicolori, i quali tuttavia non sonodistinguibili per nome. Il rapporto fra ilmondo della comunicazionelinguistica e il mondo della percezionesi pone come un quesito: “ i mieicolori sono i tuoi colori? il mio giallo eil mio blu sono il tuo giallo ed il tuoblu?” E’ verosimile che la risposta sianegativa. (Maffei, 1995) Alcuni studistorici e antropologici hannoriscontrato come comuni a 98comunità linguistiche undici colorifondamentali per i quali esiste unnome specifico, comparsiprogressivamente nella storiadell’umanità nell’ordine che segue:

bianco, nero, rosso, verde, giallo, blu,marrone, arancione, porpora, grigio erosa. Nelle società primitive eranoconosciuti all’inizio il bianco e il nero,luce ed ombra, giorno e notte, a cuipiù tardi si aggiunge il rosso, ilsangue, la vita. In seguito vengonoscoperti gli ocra della terra, e dunquegialli, bruni, rossi, ma anche il verde.Si aggiunge dopo il blu, mare e cielo.(Berlin e Kay, 1969)

3.1 Soggettività ed oggettivitàdei significatiEsiste un significato valido in tutte leculture e in tutte le epoche e comunealle diverse epoche, oppure ilconcetto attribuito a ciascuna tintavaria con le differenti comunità diindividui e delle condizioni psicofisichein cui questi si trovano? Le risposte ele posizioni in merito sono divergenti,ciascuna ha le proprie logiche e ipropri fondamenti. Il linguaggio cheparlano i colori è prevalentementeinconscio, e a seconda dellegradazioni e delle condizioni personalie contestuali, ognuno di essi puòesprimere stati emotivi differenti. Adogni colore possono associarsi piùsignificati, alcuni dei quali ancheopposti. Il problema più voltedibattuto riguarda la soggettività ol’oggettività di questi significati.

Secondo alcune posizioni1 leassociazioni fra i significati e i coloriavvengono in base a preferenzesoggettive e ad attribuzioni culturali.“(…) Nel percepire un colore se nesperimenta il significato oggettivo.Ogni colore è quindi un segnaleemotivo precisamente determinabileche viene vissuto in manierainconscia. I segnali cromaticicostituiscono pertanto un linguaggioemotivo che viene compreso a livelloinconscio. (...) Nel percepire un colorenoi anche ne viviamo, inconsciamenteper lo più, l’effetto emotivo.”2 Qualsiasisensazione, sia essa di eccitazione(rosso) o di tranquillità (blu), puòsempre essere considerata da duepunti di vista: piacevole e interessanteo spiacevole e poco interessante. Ilrosso come piacere è amore,appetito, forza; il rosso comedispiacere è furia, disgusto,sovreccitazione, spossatezza; il blucome piacere è tranquillità,soddisfazione, armonia; il blu comedispiacere è tranquillità paralizzante,noia mortale, quindi insoddisfazione,agitazione, irrequietezza. I colorisuscitano sensazioni specifiche, sonosentimenti visualizzati (Lùscher, 1995).Ma colori e sentimenti non sicombinano in maniera casuale. Leloro associazioni sono esperienze

2928 CAPITOLO 2 LO SCENARIO, L’AMBIENTE E L’INTERAZIONE UOMO AMBIENTE

> 3. L’influenza del coloreNome Cognome

Nucleo Alzheimer M. Lagostina, Omegna. Foto di G. Bombieri

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Page 16: CAP. 1-3

3.4 Da merce a valoreespressivo e affettivo - Ilpercorso metodologico dellaricerca Nello schema riportato nelle duepagine seguenti si mostra il processocostruito per l’esperienza condotta.Il colore da merce a valore affettivo edespressivo. Avendo come obiettivo dipartenza la diffusione del colore, sene propone un uso sociale, lavorandosulla dimensione affettiva e tecnica.Nel cosa si leggono le tappe, insuccessione, relative ai contenuti delprocesso. Nel come si leggono glistrumenti di attuazione.

Note

1. Luzzato e Pompas, 1988, 2001,

Brusatin, 1983, per una analisi storica.

L’analisi psicologica del colore ha introdotto

la categoria concettuale dell’inconscio, che

implica l’esistenza di significati sconosciuti

alla coscienza ed espressi in forma

simbolica, Widmann, 2000.

2. Lùscher, M., La diagnostica Lùscher,

Astrolabio, Roma, 1995, pag. 12.

3. Kandinsky, Dello spirituale nell’arte, in

Tutti gli scritti, vol. II, Feltrinelli, Milano 1974.

4. Tornquist, 2004.

5. Itten, Johannes, Arte del colore, Il

Saggiatore, 1983

cromatico di Itten5. Al centro del cerchio sono riportati itre colori fondamentali primari rosso,giallo e blu, circondati dai colorisecondari (che si possono ottenereper sintesi dei primari, a due a due)viola, blu-verde e arancione. Il colorecomplementare è quel colore che nelsistema controbilancia un altro colore.

Il colore complementare dell’arancio èil blu. Più il blu è intenso e scuro, più

l’arancio è brillante e tende verso ilgiallo. Allo stesso tempo più

l’arancio tende verso il rosso, epiù il blu si avvicina al verde.Le sensazioni che derivanodall’accostamento dei coloricomplementari sono anchequelle che risultano gradevoliall’occhio. La presenza nel campo visivo

di due o più stimoli cromaticicomplementari genera l’

equilibrio – o armonia –cromatico. E’ un fenomeno che si

verifica in conseguenza della visioneprolungata di qualsiasi frequenza (olunghezza d’onda) e che produce lostimolo cromatico complementare aquella determinata frequenza. Lostimolo complementare derivantedall’osservazione di un colore – postimmagine – è il risultato della sintesiadditiva dei coni recettori. Lo studiodegli accordi cromatici aiuta a definirele regole in base alle quali le diversecombinazioni cromatiche risultano piùo meno gradevoli e soprattuttosoddisfano le condizioni dell’equilibriovisivo.

31

universali profondamente radicate nelnostro linguaggio e nel nostropensiero. (Heller, 2004). Del restoanche la teoria del colore proposta daKandinsky3 si basa sull’universalità delsignificato attribuito ai colori. SecondoLùscher ad essere soggettivo non è ilsignificato ma l’atteggiamento cheindividui e culture assumono neiconfronti di un colore e soprattutto ciòche stimola a livello fisico e psichico.L’esempio più noto a questoproposito è quello dei colori funerari.L’associazione del nero testimonial’atteggiamento delle cultureoccidentali nei confronti della morte,come distruzione, annientamento,forza negativa che rompe, dissolve,cancella. Da ciò anche la preferenzaper il nero di gruppi alternativi,riformisti, outsider - pirati, seguaci diriti satanici, anarchici, punk, ed altrigruppi che si riconoscono come nonconformisti e /o ribelli. Le culture cheutilizzano il bianco come colorefunerario hanno invece un concettodella morte come liberazione,purificazione, nuovo inizio. Il significatodel colore dunque rimane costante,mentre ciò che cambia èl’atteggiamento culturale. L’atteggiamento, o megliol’impostazione percettiva (Dorfles,1995) di una determinata comunità,società civiltà, permette didifferenziare le trasformazionipercettive presenti in chi è immesso inuna particolare situazione abitativa.Alcune situazioni particolari inducono

proprio modificazioni sensorialifisiologiche. Esemplificativo a talescopo il caso delle popolazioniesquimesi che possiedono nel lorolinguaggio oltre cento termini perdefinire le gradazioni del bianco dellaneve. (Tornquist, 2004) Le capacità dipercepire i colori sono comuni a tuttigli individui, mentre l’attitudine adiversificare e distinguere i colori èlegata al contesto, spessosviluppandosi durante un processoevolutivo.

3.2 Mimesi, segnale, simboloMimesiUna delle funzioni strategiche delcolore in natura è determinatadall’esigenza di attirare l’attenzione odi tranne in inganno, nascondendosiassumendo la colorazione delcontesto in cui si trovano. Da ciòl’uomo ha tratto funzioni convenzionalidi segnale, ad esempio come alcunicordoli stradali, o anche i rallentatoridi velocità attraverso le straderesidenziali, che hanno adottato lastessa colorazione, giallo e nero,della vespa o del calabrone. Fra gliadattamenti ai precedenti naturali,l’inganno con il colore, comemimetizzazione, viene utilizzatosempre di più anche dall’uomo perl’edilizia.

SegnaleUtilizzato dall’uomo fin dall’antichitàper adornare il corpo e con funzionedi avvertimento, segnale, ciascun

colore ha assunto col tempo alcunisignificati convenzionali.

SimboloSpesso si confonde la funzione disegnale con quella di simbolo. Ilcolore diventa simbolo (che significasegno di riconoscimento) in quantoevoca concetti o entità associateconnotativamente ad esso. Il simboloriporta alla coscienza un significatocontenuto in esso a livello inconscio. Iriferimenti simbolici dei colori nasconoper somiglianza iconica4 - il giallo delsole o del grano, il cielo ed il mare peril blu, il fuoco ed il sangue per il rosso,la natura per il verde , ecc.Esiste un codice comunicativoconvenzionale che attribuisce ai colorii significati, come ad esempio nellasegnaletica.

3.3 Accostamenti, armoniecontrastiL’accostamento di coloricomplementari crea effetti armonici. Ilcontrasto nasce dall’accostamento dicolori caldi e freddi, oppure fra areefortemente cromatiche di coloresaturo e aree neutre. Due o più colori sono armonici se laloro combinazione dà un grigioneutro, cioè se i colori sonocomplementari - scelti non solo nelletinte opportune ma anche nei giustirapporti di chiaro-scuro e disaturazione. L’accoppiamento deicolori armonici, nonché gli effetti dicontrasto si chiarisce con il cerchio

30 CAPITOLO 3 L’INFLUENZA DEL COLORE

SERIETÀ, PACE,INTROSPEZIONERACCOGLIMENTO

PIACERE, GIOIA,SOLLIEVO,GODIMENTO,SVAGO Un colore caldo, ed un colore freddo che

si compensano, si esaltano e si rafforzanoa vicenda.

Disco cromatico a dodici parti di Itten.Immagine tratta da Itten, Johannes, Artedel colore, Il Saggiatore, 1983.

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Page 17: CAP. 1-3

3332 CAPITOLO 3 L’INFLUENZA DEL COLORE

OBIETTIVO COLORE > PROPORRE UN USO SOCIALE DEL COLORE > > DIMENSIONE AFFETTIVA E DIMENSIONE TECNICA (PRASSI OPERATIVA)

Il colore da merce a valore affettivo ed espressivo. Avendo come obiettivo di partenza la diffusione del colore, se ne propone un uso sociale,

lavorando sulla dimensione affettiva e tecnica. Nel COSA si leggono le tappe, in successione, relative ai contenuti del processo. Nel COME

si leggono gli strumenti di attuazione.

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