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CAPITOLO SESTO - studiomaf.it · incastro perfetto al piano di imposta. E’ stata sottoposta alla...

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137 CAPITOLO SESTO L’ANALISI NUMERICA 6.1 INTRODUZIONE In questo capitolo si relaziona sulle analisi numeriche e sintetico-grafiche effettuate sul complesso strutturale del Tempio di San Biagio. L’attenzione e’ stata rivolta al sistema cupola-tamburo-archi-pilastri, al fine di dare ragione del quadro fessurativo riscontrato sui quattro pilastri d’angolo, che evidenzia un fenomeno in essere di schiacciamento, come già abbondantemente evidenziato dalla specifica relazione sul quadro fessurativo. Come base di rilievo, si e’ fatto riferimento al già citato lavoro di Tesi dell’Architetto Jacopo Meloni , “ La Madonna di San Biagio (Montepulciano): dal rilievo al disegno”, relatrice la Prof.ssa Maria Luisa Bartoli (A.A. 2003-2004. Facoltà di Architettura. Università degli Studi di Firenze). 128-Il Tempio di San Biagio, Montepulciano Partendo dall’alto, si e’ dapprima analizzata la cupola, poi il sistema cupola-tamburo. Le azioni al piede di quest’ultimo sono state poi applicate agli
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CAPITOLO SESTO

L’ANALISI NUMERICA 6.1 INTRODUZIONE

In questo capitolo si relaziona sulle analisi numeriche e sintetico-grafiche

effettuate sul complesso strutturale del Tempio di San Biagio. L’attenzione e’

stata rivolta al sistema cupola-tamburo-archi-pilastri, al fine di dare ragione del

quadro fessurativo riscontrato sui quattro pilastri d’angolo, che evidenzia un

fenomeno in essere di schiacciamento, come già abbondantemente evidenziato

dalla specifica relazione sul quadro fessurativo.

Come base di rilievo, si e’ fatto riferimento al già citato lavoro di Tesi

dell’Architetto Jacopo Meloni , “ La Madonna di San Biagio (Montepulciano): dal

rilievo al disegno”, relatrice la Prof.ssa Maria Luisa Bartoli (A.A. 2003-2004.

Facoltà di Architettura. Università degli Studi di Firenze).

128-Il Tempio di San Biagio, Montepulciano

Partendo dall’alto, si e’ dapprima analizzata la cupola, poi il sistema

cupola-tamburo. Le azioni al piede di quest’ultimo sono state poi applicate agli

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arconi sottostanti, al fine di effettuare una corretta valutazione della spinta

risultante sui pilastri d’angolo, per poi fare qui le considerazioni conclusive sul

livello di carico, risultato delle analisi.

La cupola e il sistema cupola-tamburo sono stati analizzati con un codice

di calcolo a elementi finiti (Straus7), in campo elastico lineare, al fine di dare

una valutazione di prima approssimazione sui relativi livelli tensionali e così

mettere in evidenza eventuali zone di debolezza della muratura, in relazione

alle sollecitazioni di trazione.

Gli arconi sottostanti invece, sono stati trattati utilizzando un altro codice

di calcolo, questa volta specifico per le murature (SVM, www.aedes.it ), che si

rifà alla teoria sulla stabilità degli archi in muratura di J. Heyman. Si rimanda ai

riferimenti bibliografici per una approfondimento della basi teoriche da cui

discende l’algoritmo di calcolo.

Considerazioni sintetico grafiche elementari hanno poi permesso di trarre

le conclusioni sullo stato tensionale lungo l’altezza dei pilastri d’angolo.

6.2 LA MODELLAZIONE DELLA CUPOLA

129- Prospetto – Rilievo Meloni (2003)

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130- Sezione della cupola ipotizzata

Sulla base delle ipotesi fatte nel capitolo precedente sulla cupola, quindi

considerandola costituita da una doppia calotta con intercapedine che si

interrompe in corrispondenza degli assi cardinali nord-sud, est-ovest andando a

formare così quattro costoloni pieni, la cupola stessa e’ stata modellata con

Straus7, dividendola idealmente in 36 spicchi, dei quali 4 corrispondono agli

arconi pieni (angolo al centro 4°) e 32 agli arconi con la presenza di

intercapedine (angolo al centro 10,75°).

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131-Straus7 – Modello complessivo della cupola

132-Straus7 – I quattro arconi pieni

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133- Straus7 – Quattro dei trentadue spicchi con intercapedine

Complessivamente la cupola, con la lanterna, e’ stata modellata

utilizzando elementi brick (32104 bricks e 36977 nodi), con condizioni di

incastro perfetto al piano di imposta. E’ stata sottoposta alla condizione di

carico derivante dal solo peso proprio, e risolta, come già detto, in campo

elastico lineare. Si riportano di seguito gli elementi ponderali e i coefficienti

elastici assunti per i vari materiali.

Peso Specifico

(Kg/mc) Modulo E (Kg/cm)

Modulo ν

Muratura 1800 30000 0.20

iRivestimento in lastre travertino

2200 500000 1/8

Tabella 1

Il peso complessivo della cupola con la lanterna risulta essere di circa

725 tonnellate (va ricordato però che e’ stata considerata come quota di

imposta quella immediatamente superiore ai finestroni strombati del tamburo,

come peraltro si evince dal modello solido dello Straus7). Gli spostamenti

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risultano assolutamente trascurabili, non raggiungendo il millesimo di cm (quelli

verticali). Per ciò che attiene al livello tensionale, si registrano le max tensioni

principali di trazione lungo i paralleli della fascia basamentale di imposta (σ11 =

2.9 kg/cmq), mentre quelle di compressione si registrano alla base dei meridiani

(σ33 = -11,02 kg/cmq). Nelle altre zone il livello tensionale è ovunque basso e il

complessivo quadro tensionale ovunque accettabile e compatibile.

134- Straus7 – Tensioni principali σ11 nella cupola : mappatura

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135- Straus7 – Tensioni principali σ11 nella cupola : direzioni

136-Straus7 – Tensioni principali σ22 nella cupola : mappatura

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137- Straus7 – Tensioni principali σ22 nella cupola : direzioni

138- Straus7 – Tensioni principali σ33 nella cupola : mappatura

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139- Straus7 – Tensioni principali σ33 nella cupola : mappatura e direzioni 6.3 IL COMPLESSO CUPOLA-TAMBURO

Similmente e’ stato analizzato l’insieme costituto dalla cupola e dal

tamburo sottostante, fino alla quota corrispondente al piano di estradosso dei

quattro arconi interni. Sono stati utilizzati questa volta 44156 elementi bricks

con 50433 nodi. Il tamburo e’ stato considerato vuoto per pieno, ritenendo

ininfluenti, rispetto al complesso delle masse ponderali, le aperture e le lacune

corrispondenti alle nicchie esterne. In tal modo il peso complessivo e’ risultato

pari a 3527 tonnellate. Gli spostamenti risultano anche in questo caso

trascurabili.

Lo stato tensionale conferma che le massime tensioni di trazione si

hanno in corrispondenza dei paralleli di imposta della cupola (σ11 = 5.14

kg/cmq), lungo la direzione dei paralleli, e precisamente in corrispondenza dei

quattro costoloni privi di intercapedine (cfr. fig. 132). I livelli massimi per la

compressione si riscontrano, come e’ naturale, ai piedi del tamburo (σ33 = -

16.13 kg/cmq).

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140-Straus7 – Modello solido dell’insieme cupola-tamburo

141-Straus7 - Mappatura degli spostamenti radiali

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142- Straus7 - Mappatura degli spostamenti verticali

143- Straus7 – Tensioni principali σ11 nell’insieme cupola-tamburo: mappatura

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144- Straus7 – Tensioni principali σ11 nell’insieme cupola-tamburo: ingrandimento della zona

più sollecitata

145-Straus7 – Tensioni principali σ33 nell’insieme cupola-tamburo: mappatura

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146- Straus7 – Tensioni principali σ33 nell’insieme cupola-tamburo: direzioni

6.4 GLI ARCONI DI SCARICO

Le reazioni d’incastro ai piedi del complesso cupola-tamburo, analizzato

col codice Straus7, sono poi state applicate alla struttura sottostante. In

particolare e’ stato analizzato il singolo arcone a tutto sesto che, insieme al

pennacchio, costituisce l’elemento costituente il complesso di scarico delle

azioni sui quattro pilastri d’angolo.

Stante le ritrovate condizioni di simmetria diagonale, si e’ potuto

analizzare un solo arcone. L’arco, a tutto sesto, imposta ad una quota di metri

12.25 dal pavimento del Tempio, e’ profondo cm 215 e spesso cm 90.

La stabilità dell’arco e’ stata studiata con un codice di calcolo che si rifà

alla teoria sulla stabilità degli archi di J. Heyman (SAV2000, www.aedes.it )1.

L’arco e’ stato dapprima considerato piano, riducendo le azioni al piano

verticale mediano. Le condizioni di carico sono riferite al carico trasmesso dal

complesso superiore cupola-tamburo, al peso proprio dell’arco-parete, nonché

1 GALASSI S., PARADISO M., TEMPESTA G., SAV2000, SVM, software per le murature, Aedes spa, San Miniato (Pi), www.aedes.it

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alle azioni trasmesse dal pennacchio, valutando che il pennacchio ritrasmette le

azioni provenienti dal sistema cupola-tamburo agli archi stessi, a quote

opportune. Nelle figura 147 e’ evidenziato il poligono funicolare che ne risulta,

stante le ipotesi proprie della teoria di Heyman. Si vede come l’arco abbia la

tendenza a fessurarsi nell’intradosso in chiave. Ciò e’ puntualmente

riscontrabile nell’arcone verso il fronte est, dove e’ aperta una lesione siffatta

(cfr. foto 148), in conseguenza del manifestarsi in epoca storica delle lesioni

verticali sullo stesso fronte, che costrinsero alla messa in opera delle grosse

catene alla quota di imposta degli arconi. L’intradosso in chiave e’ comunque un

punto di debolezza di un arco a tutto sesto caricato simmetricamente.

147-SAV2000 – Poligono delle pressioni dell’arcone di scarico

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148-La lesione in chiave in intradosso dell’arcone est

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Il massimo sforzo di trazione si riscontra evidentemente alle imposte ed

e’ di circa 564000 kg, pari ad una tensione nominale di compressione di circa

30 kg/cm. Gli angoli di scorrimento permettono di escludere qualsiasi crisi per

scorrimento fra i conci.

150- SAV2000 – Diagramma degli angoli di scorrimento nelle sezioni di controllo

Date le dimensioni dell’arco e soprattutto il suo notevole spessore, si e’

analizzata la stessa struttura con il codice SAV (www.aedes.it), che permettere

di risolvere, sotto le stesse ipotesi di Heyman, sistemi voltati in muratura,

analizzando archi e volte nel loro comportamento spaziale. In questa maniera,

per la struttura in questione, e’ stato possibile valutare l’esatta posizione dei

centri di pressione nella profondità dell’arco e soprattutto la forza orizzontale,

contenuta nel piano di imposta e ortogonale al piano di sviluppo verticale, che

esercita una azione ribaltante fuori piano sull’arco parete. Ciò al fine di

escludere qualsiasi instabilità in questa direzione. In definitiva, ciascun

semiarco, trasferisce al pilastro d’angolo sottostante, alla quota del piano

d’imposta ( cm. +1225 ), una azione verticale pari a kg 399000 ed una azione

orizzontale pari a kg 184237. Trascurabili risultano le azioni orizzontali fuori

piano.

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Accertata la stabilità dell’arcone e valutate le sue azioni sul pilastro

d’angolo, si può allora esaminare lo stato di sollecitazione dell’elemento

portante verticale dell’intero complesso strutturale.

6.5 IL PILASTO D’ANGOLO

151- Sezione del pilastro d’angolo

Come e’ evidente dalla figura 147 che ricostruisce la probabile sezione

del pilastro d’angolo a fronte dei risultati delle indagini effettuate, la struttura e’

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costituita da un sacco, nel quale gli unici elementi pieni sono probabilmente le

semicolonne in travertino. La zona d’angolo, ascrivibile al pilastro, si presenta

inscritta in un quadrato di cm 215 di lato, e raccoglie in proiezione le facce di

imposta dei due arconi soprastanti.

152-Posizione in pianta del pilastro di riferimento

153-Sezione resistente del pilastro

La figura 154 presenta invece la proiezione, sul piano d’imposta

dell’arco e cioè sul piano di testa del pilastro, posto a metri 12.25 dal pavimento

del Tempio, l’insieme delle azioni provenienti dalla struttura soprastante. Sono

stati individuati quattro Centri di Pressione:

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CP1 e’ il punto di applicazione delle forze provenienti dalla porzione

d’angolo del tamburo;

CP2 e’ il punto di applicazione del peso della massa muraria degli

archi-parete soprastanti;

CP3 e’ il punto di applicazione del risultante delle azioni provenienti

dai due arconi (non sono considerate le azioni orizzontali ribaltanti fuori piano

perchè trascurabili);

CP4 e’ il punto di applicazione delle azioni provenienti dal pennacchio

d’angolo;

154- Azioni risultanti sul piano sommate del pilastro

I valori delle azioni risultanti, secondo lo schema in figura e secondo la

relativa terna levogira, sono sintetizzati nella tabella seguente:

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CENTRI DI PRESSIONE

x (cm)

Y (cm)

Z (cm)

Fx (cm)

Fy (cm)

Fx (kg)

CP1 182 182 705 6290 6290 -49130

CP2 0 0 0 0 0 -65784

CP3 98 98 0 184000 184000 -1128566

CP4 25 25 0 106000 106000 -10000

Tabella 2

E’ possibile allora valutare la posizione del risultante totale dei carichi

verticali. Esso risulta complessivamente pari a Kg 1253480, e risulta applicato

nel punto di coordinate CP (108,108).

Ai fini della valutazione del livello tensionale, sono state fatte due

ipotesi sulla sezione resistente. La prima considera la sezione interamente

resistente e reagente (si tratta della figura con due lati mistilinei inscritta in un

quadrato di lato cm 215). La seconda ipotizza che il sacco interno non partecipi

e non collabori alla resistenza, affidata così al solo rivestimento esterno, del

quale la massa più continua e’ rappresentata dalle due semicolonne.

La figura 151 riporta così la posizione del centro CP e dei due baricentri

G, riferito alla sezione interamente reagente, e G*, riferito alla sezione reagente

costituita dal solo rivestimento in travertino.

Nella tabella finale sono riportate le tensioni, calcolate per sollecitazione

di pressoflessione deviata, nei punti ritenuti più significativi e cioè:

il punto di angolo interno del pilastro (A)

il baricentro della semicolonna (B)

il suo corrispondente sul perimetro del profilo interno (C)

l’estremo più profondo del pilastro (D).

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155- Posizione del centro di pressione risultante e dei baricentri secondo le due

ipotesi di sezione resistente

Coordinate Centro di Pressione

(cm)

Coordinate Baricentro

della sezione(cm)

Area (cm2)

Momenti d’inerziaIx=Iy (cm4)

Ipotesi 1

(108,108) (112,112) 36910 64267523.00

Ipotesi 2

(108,108) (58,58) 13935 85257568.00

Tabella 3

Nella tabella finale (cfr. tab.4) sono riportati i valori delle tensioni di

esercizio. Come si può notare, nella seconda ipotesi, spostandosi il baricentro

della sezione resistente e cambiando conseguentemente il segno dei momenti

flettenti, si hanno tensioni di compressione notevolmente più alti nei punti critici

del paramento di travertino.

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Tensione Nominale σ/A

(kg/cmq)

Punto A Tensione (kg/cmq)

Punto B Tensione (kg/cmq)

Punto C Tensione (kg/cmq)

Punto D Tensione (kg/cmq)

Ipotesi 1

-34.00 -34.00 -38.00 -42.00 -26.00

Ipotesi 2

-90.00 -21.00 -183.00 -121.00 -178.00

Tabella 4 6.6 LE VERIFICHE

Certi dei risultati ottenuti con l’analisi sintetico-grafica, volevamo

conoscere l’andamento puntuale dello stato delle tensioni nei quattro pilastri

d’angolo, tutti in qualche modo con profili estroflessi, numerose lesioni di

dimensioni anche interessanti e, in qualche caso, con fenomeni di espulsione di

materiale. Due di questi pilastri, e precisamente i pilastri sulla diagonale SE-NO,

sono, allo stato attuale, i più interessati dal fenomeno dello schiacciamento.

Abbiamo quindi provveduto alla modellazione dei suddetti pilastri con il codice

di calcolo a elementi finiti Straus7.

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152- Pianta-localizzazione dei due pilastri soggetti a schiacciamento

153- Straus 7- pilastri soggetti a schiacciamento

L’analisi numerica ha permesso di:

Determinare puntualmente lo stato di tensione in tutti gli elementi

componenti i pilastri;

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Determinare le coordinate dei centri di pressione nei due casi

precedentemente analizzati, ovvero considerando collaborante o meno il

sacco interno, per scoprire il ruolo giocato dal rivestimento in travertino.

6.6.1 DETERMINAZIONE DELLO STATO DELLE TENSIONI SUI PILASTRI

CON SOTFWARE STRAUS 7

Abbiamo indagato sullo stato di tensione massimo nei pilastri e sulla sua

capillare distribuzione. E’ stato necessario modellare prima gli arconi di scarico,

i quali erano già stati studiati precedentemente con il programma SAV2000 allo

scopo di determinare stabilità e resistenza degli stessi, determinando:

l’esatto andamento del poligono delle pressioni

l’angolo di scorrimento fra i vari conci

lo stato di tensione sugli stessi.

Nella modellazione non sono state inclusi sia le pareti perimetrali sia altri

elementi strutturali del Tempio sia perché si e’ considerato prioritario il

comportamento dei quattro pilastri d’angolo, sia perché ridotte sono allo stato

attuale le informazioni sulle tecnologia costruttiva di dette pareti. Contraddittorie

le fonti d’archivio, mai eseguite prove e carotaggi. Ciononostante il contributo

all’equilibrio globale delle murature perimetrali è stato simulato vincolando

opportunamente i nodi liberi nella parte posteriore dei pilastri dove si

inseriscono le pareti.

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154- Straus 7-gli arconi di scarico e i pennacchi

155- Straus 7- il sistema cupola-tamburo-archi di scarico.

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156- Straus 7- il sistema archi di scaric- pilastri

157- Straus 7- L’insieme del sistema analizzato

Si riportano di seguito, in tabella 5, gli elementi ponderali e i coefficienti

elastici assunti per i vari materiali.

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MATERIALE

Modulo di Young kg/cm2

Coeff.te di Poisson

Densità kg/m3

Muratura di mattoni Pieni (cupola)

30.000 0.2 1800

Materiale omogeneizzato (arconi)

30.000 0.2 2000

Travertino (rivestimenti)

500.000 0.125 2200

Sacco (pilastri) 30.000 0.2 2000

Tabella 5

I valori di trazione sui pilastri non superano gli 8 kg/cm2, mentre le

tensioni di compressione non superano il valore di -140 kg/cm2, valore che una

pietra come il travertino sopporta agevolmente e con elevati margini di

sicurezza. Tali livelli di tensione sono riscontrabili in punti isolati e non sono

distribuiti in tutta la superficie del paramento esterno, ma solo, in genere, nei

punti di confine fra materiali diversi, per ovvi motivi legati alle diverse

caratteristiche meccaniche degli stessi.

158- Straus 7- il rivestimento in travertino dei pilastri.

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Nel sacco agiscono tensioni molto più basse. Nella muratura interna dei

pilastri le tensioni di trazione arrivano al massimo a 5 kg/cm2 e quelle di

compressione a -20 kg/cm2.

159- Straus 7-il sacco interno dei pilastri

Successivamente la struttura e’ stata ricalcolata considerando un modulo

di elasticità longitudinale del sacco interno molto più basso. Ciò al fine di

valutare le differenze nello stato tensionale globale a causa del progressivo

disgregarsi nel tempo del materiale costituente, appunto, il sacco interno, a

fronte dei fenomeni di umidità di risalita capillare avvenuti nel corso dei secoli.

Questo stato di cose è apparso in merito ai carotaggi eseguiti sui pilastri, che

hanno rivelato un sacco interno di scarsa qualità, come già evidenziato nel

capitolo quarto. Una muratura solo a tratti costituita da mattoni pieni, ma per lo

più caratterizzata solo da pezzi o parti di laterizi unita a pietrame, comunque

male ammorsata, e il tutto unito da malte dalle scarse proprietà meccaniche, in

molti punti praticamente disciolte. Questo stato di cose è sicuramente da

attribuire e alle frequenti infiltrazioni delle acque meteoriche attraverso le

coperture molte volte danneggiate durante i secoli, e alla elevata umidità che

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caratterizza tutto il Tempio. In particolare tutta la zona delle pavimentazioni e la

parte bassa delle murature soprattutto nella zona nord-ovest (cfr. foto 160).

160- Efflorescenze nella zona ovest del tempio

Agendo dunque sul modulo di elasticità del sacco interno dei pilastri,

abbiamo simulato questo fenomeno, ovvero la perdita delle proprietà

meccaniche della malta. Con tre elaborazioni successive si e’ intervenuti

prima su un terzo dell’altezza totale dei pilastri, poi sui due terzi e poi

sull’intera altezza. I piu’ significativi risultati delle quattro elaborazioni sono

riportati in tabella 6.

Elab. Modulo di Young

del sacco interno (kg/cm2)

σ di trazione max

RivestimentoIn

travertino

σdi compressione max Rivestimento

In travertino

σ di trazione max

Sacco interno

σdi compressione max

Sacco interno

1 30.000 8 kg/cm2 -140 kg/cm2 5 kg/cm2 -20 kg/cm2 2 10.000

(per un terzo dell’altezza)

9 kg/cm2 -150 kg/cm2 6 kg/cm2 -22 kg/cm2

3 10.000 9 kg/cm2 -150 kg/cm2 6 kg/cm2 -22 kg/cm2

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(per due terzi dell’altezza)

4

10.000 (per l’intera

altezza)

10 kg/cm2 -233 kg/cm2 0.5 kg/cm2

-5 kg/cm2

5 Sacco non collaborante

12 kg/cm2 -258 kg/cm2 0.2 kg/cm2

-0.8 kg/cm2

Tabella 6

161- Straus 7-Distribuzione delle tensioni sui pilastri ed sul cornicione (non in tabella).

162- Straus 7-STEP 1 Distribuzione delle tensioni sul carter in travertino.

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167

163- Straus 7-STEP 1 Distribuzione delle tensioni nel sacco.

164- Straus 7- STEP 2-Distribuzione delle tensioni sul rivestimento in travertino, con

E=10000 kg/cm2 per un terzo dell’altezza.

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168

165- Straus 7-STEP 2 distribuzione delle tensioni nell’intero sacco.

166- Straus 7-STEP 2- Simulazione della perdita delle capacità meccaniche dei materiali di riempimento con modulo di elasticità che passa dai 30000 kg/cm2 ai 10000 kg/cm2 per un terzo dell’altezza.

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169

167- Straus 7STEP 3- Distribuzione delle tensioni sul rivestimento in travertino, con 10000 kg/cm2 per i due terzi dell’altezza.

168- Straus 7-STEP 3 La distribuzione delle tensioni nel sacco interno.

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170

169- Straus 7-STEP 3 Degrado simulato ai 2/3 dei pilastri.

170- Straus 7-STEP 4 Ripartizione delle tensioni nel carter di travertino.

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171

171- Straus 7STEP 4 Degrado del materiale di riempimento simulato per l’intera altezza dei pilastri.

172- Straus 7-STEP 5- Simulazione della completa assenza del sacco.

6.6.2 I CENTRI DI PRESSIONE

Con il programma di calcolo strutturale ad elementi finiti Straus 7,

abbiamo, come già detto, modellato e analizzato, al di sotto degli archi di

scarico, i quattro pilastri d’angolo. Poco sarebbe cambiato - in termini di

coordinate di centri di pressione – a fronte dell’aggiunta di “sole” 110t di peso

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relativi ad ogni pilastro, nei confronti, ricordiamo, dei 1.200.000 kg di spinta

derivati dalla somma degli elementi cupola-tamburo, pennacchi, archi di

scarico. Come già precedentemente accennato, volevamo conferma della

esatta posizione dei centri di pressione nei casi, che il sacco in muratura

avesse o no funzione portante. La determinazione dei centri è importante -

precisiamo - per stabilire quale sia l’elemento strutturale – muratura o travertino

– che deve resistere alle sollecitazioni. I pilastri una volta modellati, sono stati

vincolati a terra e posteriormente, per simulare rispettivamente, gli incastri ideali

struttura-fondazioni e pilastro- pareti. A partire dall’output numerico di Straus7,

un programma in GWBASIC scritto ad hoc, ha calcolato i risultanti delle tensioni

per ogni elemento brick e la successiva posizione, nelle varie condizioni

ipotizzate, dei centri di pressione sulla sezione resistente totale. Questi, hanno

dato conferma, per valori di approssimazione più che accettabili, di trovarsi

praticamente collocati nei punti calcolati precedentemente con il metodo

sintetico-grafico.

173- Straus 7- Output di calcolo

6.7 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

La sezione considerata, alla testa del pilastro d’angolo, e’ la più

significativa per valutare gli effetti delle azioni sul pilastro sottostante e per

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confrontarli con il quadro fessurativo rilevato. Infatti al piede dello stesso

pilastro, il carico verticale complessivo portato, si incrementa del solo peso

proprio del pilastro, in ragione di “soli” 113000 kg, che costituiscono meno del

10% del carico sopportato in sommità. Questo per dire che la situazione al

piede del pilastro non cambia molto e che e’ dunque sulla sommità che devono

essere rivolte le nostre considerazioni conclusive.

Il livello tensionale accertato evidenzia come la ipotesi 2 (cfr tab. 3-4)

risulti compatibile con il quadro fessurativo, caratterizzato da lesioni per

schiacciamento che interessano sopratutto le semicolonne.

Dunque rimane confermata la ipotesi che il sacco interno, allo stato

attuale, non sia elemento collaborante alla resistenza. E’ opportuno però fare a

riguardo alcune considerazioni supplettive e alcune precisazioni.

E’ probabile che questo fenomeno non sia diffuso per tutto il sacco, che la

situazione reale sia intermedia tra quella corrispondente alla ipotesi 1 e

quella corrispondente alla ipotesi 2., ma e’ certo che il comportamento del

pilastro sta velocemente evolvendo verso la seconda;

Il livello tensionale accertato nella ipotesi più dannosa, che manterrebbe

un qualche residuo coefficiente di sicurezza, può aumentare notevolmente

(fino al doppio) in zone dove la porosità del travertino o la cattiva qualità

dei giunti di allettamento della malta, offrano ancora una minore

resistenza. Ed e’ probabile che da questi punti si sia innescato il fenomeno

fessurativo;

Le bozze di pietra di travertino non hanno le facce a squadro ma piuttosto

assumono la forma di cuneo, quasi a voler suggerire una tecnologia

costruttiva “a incastro”. Questo fatto, pur pregevole in sé, al manifestarsi di

quanto descritto nel punto precedente, può avere favorito l’allentarsi dei

giunti fra le pietre ed avere innescato il cinematismo che porta a rilevare in

alcuni elementi (punti di angolo interno e le stesse semicolonne) il classico

“spanciamento”;

Il fatto che il sacco non collabori in toto o in parte alla resistenza può

essere dipeso da un diverso comportamento, rispetto al paramento in

travertino, in relazione ai fenomeni di imbibimento del terreno di

fondazione e al drenaggio della acque meteoriche, problema del quale e’

rimasta ampia traccia nei documenti storici legati al Tempio, ma del quale

si sa ancora abbastanza poco.

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Tutto questo considerato, una qualsiasi ipotesi sul consolidamento che

tenda a ridare continuità tra il paramento esterno e il sacco interno dei pilastri,

deve essere necessariamente preceduta da alcune indagini atte a:

• conoscere più a fondo la consistenza del sacco, monitorando tutti e

quattro i pilastri per tutta la loro altezza con tecniche non distruttive;

• accertare natura e consistenza delle fondazioni che, come osserva la

relazione geologica che risale a ben 20 anni fa, parrebbero non esistere, nel

senso che la base fondale si troverebbe a soli 80 cm sotto il pavimento e senza

alcuna risega;

• conoscere in modo definitivo il comportamento del masso terroso sui

cui fonda l’intero Tempio di San Biagio.

Nessuna delle ultime tre considerazioni e’ una novità. Leggendo e

studiando i documenti storici legati a San Biagio, si ha la sensazione di essere

continuamente invitati e sollecitati in quella direzione. Crediamo che non si

debba attendere oltre.


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