Liuc Papers n. 137, Serie Impresa e mercati finanziari 1, dicembre 2003
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CARATTERISTICHE STRUTTURALI ED OPERATIVE DEI FONDI PANEUROPEI DI INVESTIMENTO IN CAPITALE DI RISCHIO
Anna Gervasoni, Jonathan Donadonibus, Pierpaolo Papilj
1. Executive summary
2. Introduzione
3. La metodologia e il campione
4. Il mercato europeo del capitale di rischio
5. Le caratteristiche strutturali dei fondi paneuropei
6. L’operativita’ dei fondi paneuropei nel triennio 2000-2002
7. Conclusioni
Bibliografia
1. Executive summary
Le principali evidenze che emergono dal presente studio sono sintetizzabili come segue:
1. Nel corso del triennio 2000-2002, i fondi paneuropei hanno confermato la loro crescente
importanza per lo sviluppo del mercato europeo del capitale di rischio. Durante il
periodo di riferimento, oltre il 30% degli 87 miliardi di Euro investiti in Europa è
riconducibile a questa tipologia di fondi.
Grafico 1.1 – Ammontare investito in Europa dai Fondi Paneuropei nel triennio ‘00-‘02
Totale Europa69%
Fondi Paneuropei31%
Fonte: Elaborazione propria
Liuc Papers n. 137, dicembre 2003
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2. Il 50% delle 220 operazioni analizzate, pari ad un ammontare di 13,6 miliardi di Euro,
sono state realizzate nel Regno Unito, che si conferma così il principale mercato di
riferimento per gli operatori del campione.
Tuttavia, nonostante tale primato, la riduzione del 30,9% (in termini di numero di
operazioni) che ha interessato il mercato britannico nel corso del triennio di riferimento,
sembra confermare un crescente interesse verso il mercato continentale, ed in particolar
modo verso la Francia, l’Italia, la Spagna e la Germania.
Gli incrementi più evidenti, misurati in termini di numero di operazioni, riguardano
paesi come Spagna e Francia, che hanno rispettivamente registrato aumenti del 450% e
dell’89%. Inoltre, quest’ultima, risulta essere l’unico Paese in cui tutti gli operatori del
campione sono presenti con almeno un advisor.
3. Il primato raggiunto dal mercato britannico rispetto agli altri Paesi considerati nel
seguente lavoro, sembra dovuto principalmente alla maggiore maturità del settore
rispetto al resto del continente. Tra i fattori che più contribuiscono alla competitività di
questo Paese, vi sono l’utilizzo della struttura per la gestione dei fondi cosiddetta a
“Limited Partnership”. La Gran Bretagna, infatti, ha rappresentato il primo Paese
europeo ad adottare tale modello di gestione del fondo, godendo fin da subito
dell’ampia gamma di benefici che tale struttura ha il potenziale di generare. Questa
affermazione è confermata del fatto che, circa il 66% dei fondi appartenenti al campione
risulta essere Uk based e caratterizzato da una vita media pari a circa 27 anni.
4. Le strategie d’investimento adottate dai fondi oggetto di studio, riguardano
principalmente la realizzazione di operazioni di buy out. Infatti, se si considera la
distribuzione degli investimenti per tipologia, le 220 operazioni individuate risultano
per lo più distribuite tra buy out (48,8%) ed expansion (39,6%). Le categorie di early-
stage e replacement capital occupano invece una posizione marginale. In particolare,
risulta interessante sottolineare come, solo due degli operatori considerati, abbiano
realizzato operazioni di early-stage tra il 2000 e il 2002.
2. Introduzione
Il presente lavoro è stato realizzato da un gruppo di ricerca dell’Università Carlo Cattaneo –
LIUC, coordinato da Anna Gervasoni e composto da Jonathan Donadonibus e Pierpaolo Papilj.
La ricerca ha come oggetto di studio il mercato di riferimento e l’attività posta in essere dai
fondi chiusi paneuropei, ovvero, fondi d’investimento in capitale di rischio in imprese non
A. Gervasoni, J. Donadonibus, P. Papilj, Caratteristiche strutturali ed operative dei fondi paneuropei …
3
quotate che pongono il rispettivo focus anche oltre i confini nazionali, grazie all’utilizzo di
società advisor collocate nelle aree paese ritenute più interessanti.
L’obiettivo finale del seguente elaborato, è quello di giungere ad una definizione delle
caratteristiche strutturali, nonché, del profilo operativo, dei principali fondi paneuropei attivi
durante il periodo temporale di riferimento dello studio, costituito dal triennio 2000-2002.
Al fine di illustrare i risultati raggiunti, il paper si divide in tre sezioni:
1. la prima descrive, a scopo introduttivo, l’evoluzione del mercato europeo del private
equity e del venture capital dal 2000 al 2002 considerato a livello aggregato;
2. la seconda, più specifica, illustra le caratteristiche strutturali degli operatori oggetto
d’analisi;
3. la terza, ed ultima parte, analizza le operazioni di investimento realizzate dal campione
nel corso del triennio, con lo scopo di fornirne un quadro sintetico con riferimento alle
loro caratteristiche operative.
3. La metodologia e il campione
Il presente studio è stato elaborato attraverso l’utilizzo esclusivo di informazioni di tipo
pubblico, con particolare riferimento sia alle notizie sia ai dati rilasciati direttamente dagli
operatori, nonché, dalle istituzioni europee di essi rappresentative ed, in particolar modo,
l’European Venture Capital Association (EVCA).
I dati raccolti possono essere ricondotti a due principali macro categorie:
1. informazioni di tipo strutturale, utilizzate per la redazione della seconda parte di questo
studio;
2. informazioni di tipo operativo, quindi relative all’attività d’investimento, utilizzate per la
terza parte del presente eleborato.
L’orizzonte temporale di riferimento è stato individuato nel triennio 2000-2002, quindi, tutti
i dati raccolti e le successive rielaborazioni sono da intendersi riferite a tale periodo.
Per quanto riguarda gli aspetti operativi dei fondi, nell’ambito del triennio sono stati presi in
considerazione soltanto i nuovi investimenti realizzati da investitori istituzionali di matrice
privata e di carattere internazionale.
Essendo l’attività d’investimento di questi fondi realizzata su scala continentale, si è reso
necessario individuare un’area geografica di riferimento per l’analisi. Relativamente a tale
aspetto, lo studio ha preso in considerazione l’attività d’investimento posta in essere in quei
Paesi che, nel corso degli ultimi anni, hanno mostrato un maggiore sviluppo sia sotto il profilo
qualitativo che quantitativo, ovvero: Regno Unito, Italia, Germania, Francia e Spagna.
Liuc Papers n. 137, dicembre 2003
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Infine, per quanto il campione, esso si compone dei principali players attivi sul mercato
europeo del capitale di rischio negli ultimi anni:
1. 3i;
2. Advent International;
3. Apax Partners;
4. Argos Soditic;
5. Bc Partners Limited;
6. Bridgepoint Capital;
7. CVC Capital Partners Limited;
8. Doughty Hanson & Co;
9. Montagu PrivateEquity (Ex HSBC Private Equity);
10. Permira Advisers LTD;
11. The Carlyle Group;
12. Vestar Capital Partners.
4. Il mercato europeo del capitale di rischio
In questa prima parte del lavoro, si ritiene utile fornire un quadro sintetico dell’attività
d’investimento nel capitale di rischio posta in essere in Europa1 nel triennio di riferimento
(2000, 2001, 2002), con l’obiettivo di fornire al lettore uno spaccato sintetico, ma esaustivo,
dell’ambiente esterno nel quale si sono trovati ad operare i fondi paneuropei oggetto della
ricerca.
Prima di procedere, tuttavia, si rende necessario specificare che quando parliamo di Private
Equity intendiamo identificare l’intero settore dell’investimento in capitale di rischio. A sua
volta, possiamo distinguere al suo interno in operazioni di Venture Capital e di Buy out2. Le
prime, riguardano tutti gli investimenti appartenenti alla fase di early stage (seed e start-up) ed
expansion, le seconde sono riconducibili ad operazioni di acquisizione di una partecipazione di
maggioranza azionaria in un’impresa, oltre che alle operazioni di replacement capital
(investimenti effettuati con l’obiettivo di risolvere problematiche legale all’assetto societario
dell’impresa).
L’analisi che verrà condotta di seguito si svilupperà seguendo quelle che sono le tre
principali fasi caratterizzanti il ciclo di vita di un fondo chiuso d’investimento in capitale di
rischio, ovvero: la raccolta, gli investimenti e il loro successivo disinvestimento3. In relazione a
ciascuna delle tre fasi, si analizzeranno sia i dati europei considerati nel loro complesso sia con
A. Gervasoni, J. Donadonibus, P. Papilj, Caratteristiche strutturali ed operative dei fondi paneuropei …
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riferimento ai cinque Paesi che più di altri hanno dimostrato un certo fermento durante il
triennio 2000-2002, ovvero: Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Spagna.
Grafico 4.1 – Europa: evoluzione dei fondi raccolti (Euro Bln)
25,4
48,040,0
27,5
0
20
40
60
1999 2000 2001 2002
Fondi raccolti
Fonte: EVCA
Per quanto riguarda la raccolta di capitali si evidenzia, a partire dall’anno 2000, una sensibile
riduzione delle risorse monetarie destinate a questo tipo di impiego, che sono passate dai circa
48 miliardi di Euro agli oltre 27,5 miliardi di Euro con una riduzione pari ad oltre il 42% nel
corso del triennio (Grafico 4.1). Inoltre, con riferimento all’anno 2000, è interessante
sottolineare come esso rappresenti l’anno nel quale i fondi raccolti hanno raggiunto livelli mai
verificatesi in precedenza.
Dal punto di vista delle fonti di provenienza dei capitali (Grafico 4.2), banche e fondi
pensione rappresentano, con riferimento al periodo 2000-2002, i principali fornitori di risorse
finanziarie destinate all’investimento in imprese non quotate. In particolare, i fondi pensione
sono i soggetti che più di altri hanno contribuito al processo di raccolta (25,14 miliardi di Euro
nei tre anni), seguiti dalle banche (17,31 miliardi di Euro), dalle assicurazioni (9,74 miliardi di
Euro) e dai fondi di fondi (8,57 miliardi di Euro). Nonostante il primato dei fondi pensione, è
interessante notare come essi abbiano registrato, nel corso del 2002, una sensibile riduzione
(superiore al 10%) dei capitali destinati ad investimenti in capitale di rischio, a fronte di un
trend sempre crescente degli altri soggetti.
Liuc Papers n. 137, dicembre 2003
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Grafico 4.2 - Europa: evoluzione delle principali fonti di raccolta
11,4%12,9%
21,7%24,2%
12,2%
24,5%
12,3%
26,8%
13,1%13,8%
26,3%
16,3%
0%
10%
20%
30%
40%
Fondi Pensione Banche Assicurazioni Fondi di fondi
2000 2001 2002
Fonte: EVCA
Tabella 4.1 – Europa: distribuzione della raccolta per tipologia di investitore
INVESTITORE 2000 2001 2002
FONDI DI FONDI 11,4% 12,2% 13,1%
ASSICURAZIONI 12,9% 12,3% 13,8%
FONDI PENSIONE 24,2% 26,8% 16,3%
BANCHE 21,7% 24,5% 26,3%
AGENZIE GOVERNATIVE 5,6% 6,0% 11,1%
INVESTITORI PRIVATI 7,4% 6,0% 6,0%
INVESTITORI INDUSTRIALI 10,9% 5,8% 7,3%
ALTRO 5,9% 6,4% 6,1% Fonte: EVCA
Analizzando il contributo fornito alla raccolta dai cinque Paesi ai quali lo studio farà
riferimento nel suo proseguo (Tabella 4.2), il Regno Unito risulta essere il Paese che, con i suoi
54,1 miliardi di Euro, ha partecipato in via maggioritaria al processo di fund raising, seguito
dalla Francia (17,7 miliardi di Euro), dalla Germania (11,4 miliardi di Euro), dall’Italia (6,8
miliardi di Euro) ed infine dalla Spagna (3,3 miliardi di Euro).
A. Gervasoni, J. Donadonibus, P. Papilj, Caratteristiche strutturali ed operative dei fondi paneuropei …
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Tabella 4.2 - Fondi raccolti per Paese (Euro Mln)
PAESE 2000 VAR. %* 2001 VAR. % 2002 VAR. %
UK 17.662 78,9% 22.278 16,0% 14.201 -36,0%
FRANCIA 7.481 74,9% 5.492 -27,0% 4.799 -12,6%
GERMANIA 6.144 60,4% 3.713 -39,0% 1.644 -55,7%
ITALIA 2.925 66,7% 1.875 -36,0% 1.996 6,4%
SPAGNA 1.914 203,8% 751 -61,0% 640 -14,7% Fonte: EVCA * variazione rispetto il 1999
Da un punto di vista del trend temporale, dalla Tabella 4.2 emerge una generale riduzione
della raccolta per tutti i paesi considerati, sia pur con dinamiche diverse tra loro. In particolare,
si segnala il dato 2002 per l’Italia (unico paese ad aver registrato una crescita dell’ammontare
raccolto) e quello del 2001 per il Regno Unito (anche in questo caso, l’unico paese ad aver
registrato nel corso dell’anno una crescita dei capitali raccolti).
Infine, la Germania risulta essere il Paese che più di ogni altro ha subito una contrazione
della raccolta (-73%), passata dai 6,1 miliardi di Euro del 2000 ai 1,6 miliardi di Euro del 2002.
Passando all’analisi della fase relativa al processo di investimento, così come avvenuto per la
raccolta, è necessario sottolineare l’ottima performance registrata nel corso 2000 (Grafico 4.3).
Il totale investito durante l’anno ha raggiunto, infatti, quota 34,9 miliardi di Euro, una cifra
record che rappresenta un incremento del 39% rispetto ai 25,1 miliardi di Euro investiti nel
1999.
Con riferimento agli anni successivi, si registra una diminuzione dell’attività solo per il
2001, seguito da un 2002 di nuovo in crescita che, nonostante non abbia raggiunto i livelli
eccezionali del 2000, si attesta a quota 27,6 miliardi di Euro (più 14% rispetto all’anno
precedente e per ammontare secondo solo al 2000).
In merito alla distribuzione per tipologia d’investimento, considerando l’ammontare totale
investito nel corso del triennio, il 48% delle risorse è confluito verso operazioni di venture
capital, mentre il restante 52% è stato impiegato in operazioni di buy out (Grafico 4.4).
In termini di trend, il venture capital ha conosciuto, a partire dal 2001, una riduzione dei
capitali investiti pari al 50%, mentre le risorse confluite in operazioni di buy out hanno
registrato un incremento del 16%.
Liuc Papers n. 137, dicembre 2003
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Grafico 4.3 - Europa: evoluzione degli investimenti (Euro Bln)
27,624,325,1
34,9
0
10
20
30
40
1999 2000 2001 2002
Investimenti
Fonte: EVCA
Grafico 4.4 - Europa: distribuzione degli investimenti per tipologia
9.790,0
15.336,0
19.649,7
12.142,212.189,3
17.858,5
0
5.000
10.000
15.000
20.000
25.000
Venture Capital Buy out
2000 2001 2002
Fonte:EVCA
Grafico 4.5 – Capitali raccolti ed investiti nel corso del triennio: confronto
Capitali investiti75%
Capitali disponibili
25%
Fonte:EVCA
A. Gervasoni, J. Donadonibus, P. Papilj, Caratteristiche strutturali ed operative dei fondi paneuropei …
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Confrontando il dato sui capitali raccolti nel corso del triennio con quello sull’ammontare
confluito in operazioni d’investimento nello stesso periodo, è possibile stimare nella misura di
circa il 25% (28,6 miliardi di Euro) il surpluss di capitali ancora disponibili per l’attività
d’investimento. (Grafico 4.5).
Se si osserva la riclassificazione degli investimenti su base nazionale (Tabella 4.3), si può
notare come il Regno Unito rappresenti il mercato più ampio, con circa 30,5 miliardi di Euro
investiti, pari al 35% dell’ammontare complessivo investito in Europa. La Francia si posiziona
al secondo posto nella classifica europea, con una quota del 17% (14,4 miliardi di Euro), seguita
da vicino dalla Germania con il 13% (11,7 miliardi di Euro), dall’Italia (9%) e dalla Spagna
(4%). In totale, i cinque paesi hanno visto confluire verso di se circa il 78% delle risorse
complessivamente investite in Europa.
Tabella 4.3 - Europa: distribuzione degli investimenti per Paese (Euro Mln)
PAESE 2000 VAR. %* 2001 VAR. % 2002 VAR. %
UK 13.180,0 15,0% 6.926,0 -47,0% 10.385,0 50,0%
FRANCIA 5.304,0 88,0% 3.287,0 -38,0% 5.851,0 78,0%
GERMANIA 4.767,0 51,0% 4.435,0 -7,0% 2.506,0 -43,0%
ITALIA 2.969,0 67,0% 2.185,0 -26,0% 2.626,0 20,0%
SPAGNA 1.127,0 56,0% 1.199,0 -6,0% 968,0 -19,0% Fonte: EVCA * variazione rispetto il 1999
Per quanto riguarda l’analisi del processo di disinvestimento, si sottolinea innanzitutto che i
capitali disinvestiti in Europa, attraverso i diversi canali di way out, hanno raggiunto un
ammontare superiore ai 32 miliardi di Euro nel corso del triennio (Grafico 4.6).
Grafico 4.6 – Europa: evoluzione dei disinvestimenti (Euro Bln)
9,1
12,410,6
8,6
0
10
20
1999 2000 2001 2002
Disinvestimenti
Fonte: EVCA
Liuc Papers n. 137, dicembre 2003
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In tale ambito, a differenza di quanto illustrato relativamente alla fase di raccolta e di
investimento, è stato il 2001 a rappresentare un anno record. Infatti, i capitali disinvestiti nel
corso dello stesso anno sono stati superiori ai 12,4 miliardi di Euro, facendo così registrare un
incremento del 37% rispetto all’anno precedente. Nel 2002, nonostante una riduzione del 14%
rispetto al 2001, si evidenzia comunque un incremento significativo (+17,2%) rispetto ai 9,1
miliardi di Euro disinvestiti nel 2000.
Se si considera la suddivisione delle operazioni per tipologia di way out, il canale più
importante in termini di volumi è stata la vendita a partner industriali (trade sale) che, nel corso
del triennio, ha riguardato circa un terzo dei disinvestimenti (Grafico 4.7).
Grafico 4.7 – Europa: evoluzione dei canali di way out
45,4%
7,6%
14,0%
33,0% 32,2%
11,1%
22,8%
33,9%27,3%30,0%
11,8%
30,9%
0%
20%
40%
60%
Trade Sale Ipo Write off Altro
2000 2001 2002
Fonte: EVCA
In termini di trend, è importante sottolineare che, a partire dal 2000, tutti i canali di way out
hanno subito una riduzione in termini di ammontare disinvestito, fatta eccezione per i write off.
Gli stessi hanno infatti rappresentato nel 2002 il 30,0% del valore dei disinvestimenti, salendo
da 0,7 miliardi di Euro nel 2000 agli oltre 3,2 miliardi di Euro nel 2002.
Con riferimento alla distribuzione dei capitali disinvestiti su base nazionale (Tabella 4.4), si
evidenzia come, anche in questo caso, il Regno Unito rappresenti il mercato più ampio con oltre
13,5 miliardi di Euro disinvestiti, pari al 42% dell’ammontare complessivo disinvestito in
Europa nel corso dello stesso triennio.
In tale ambito, a differenza di quanto rilevato per gli investimenti, è la Germania, con una
quota del 16,4% (5,3 miliardi di Euro), a collocarsi al secondo posto, seguita dalla Francia
(15,5%), dall’Italia (6%) e dalla Spagna (2,4%).
Nonostante tale primato, è comunque importante considerare, che il Regno Unito risulta
essere l’unico paese in cui è possibile rilevare una riduzione dei capitali disinvestiti durante
l’arco temporale di riferimento. Dai circa 4,3 miliardi di Euro del 2000, si è infatti passati agli
oltre 3,6 miliardi di Euro nel 2002, per una diminuzione complessiva pari al 14,8%.
A. Gervasoni, J. Donadonibus, P. Papilj, Caratteristiche strutturali ed operative dei fondi paneuropei …
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Tabella 4.4 - Europa: distribuzione dei disinvestimenti per Paese (Euro Mln)
PAESE 2000 VAR. %* 2001 VAR. % 2002 VAR. %
UK 4.297,2 24,0% 5.570,0 30,0% 3.657,6 -34,0%
FRANCIA 1.052,9 -56,0% 1714,0 63,0% 2.232,0 30,0%
GERMANIA 1.307,1 57,0% 1855,0 42,0% 2.131,8 15,0%
ITALIA 464,5 -20,0% 909,0 96,0% 588,5 -35,0%
SPAGNA 217,0 11,0% 184 -15,0% 387,9 111,0% Fonte: EVCA * variazione rispetto il 1999
5. Le caratteristiche strutturali dei fondi paneuropei
Il primo elemento che ha costituito materia d’analisi nell’ambito delle caratteristiche
strutturali del campione d’analisi, è rappresentato dal modello organizzativo adottato dagli
operatori, ovvero il fondo chiuso.
Grafico 5.1 – Struttura di un fondo mobiliare chiuso
Fonte: EVCA
Astraendo dal fatto che la struttura di un fondo mobiliare chiuso consta di una serie di
soggetti che sono coinvolti nel funzionamento del fondo stesso (Grafico 5.1), è importante
precisare che, sotto il profilo giuridico, tale struttura può assumere forme diverse, che risultano
dagli schemi di riferimento previsti dai Paesi aventi una normativa specifica volta alla
regolamentazione dei fondi chiusi.
Con riguardo agli investitori sui quali si è focalizzata l’attenzione di questo studio, si evince
che la totalità del campione ha utilizzato il modello della Limited Partnership come veicolo di
investimento per le attività di private equity e di venture capital (Tabella 5.2).
Specificatamente approvato nel Regno Unito dall’ Inland Revenue e dal Department of Trade
Promotori (non sempre presenti)
Investitori
Società di gestione (Management company)
Advisor Company
PARTNERSHIP
Imprese Partecipate
Liuc Papers n. 137, dicembre 2003
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and Industry nel 1987, tale modello presenta degli indubbi vantaggi rispetto alle altre tipologie
di fondo presenti in Europa. Prima di procedere a presentare questi vantaggi, si precisa che la
struttura di una Limited Partnership, può essere così sintetizzata4: la società di gestione dei fondi
chiusi è una partnership (simile alle nostre società di persone), in cui i soci sono le persone che
si faranno carico della gestione dei fondi (raccogliendo i capitali necessari principalmente
presso fondi pensione, assicurazioni, istituzioni bancarie, grandi imprese), investendoli in
iniziative promettenti.
I gestori hanno solidamente maturato esperienze imprenditoriali o manageriali dirette ed
operano in piccoli gruppi dove, alle competenze tecniche di alcuni, si associano le competenze
finanziarie degli altri. Nel consiglio di amministrazione della partnership di gestione, spesso,
sono chiamate persone di gran prestigio e rinomanza: industriali, professionisti, accademici,
manager. Non è raro il caso in cui nel board della partnership siedano rappresentanti dei
principali sottoscrittori del fondo, proprio in quanto è ritenuto fondamentale partecipare alle
scelte strategiche di investimento e fornire la collaborazione propria e della istituzione che si
rappresenta, al fine di realizzare il progetto di sviluppo delle partecipate.
La partnership, tradizionalmente, sottoscrive una quota minima (solitamente l’1%) ed opera
in qualità di general partner del fondo, assumendosi così la facoltà di gestione e le relative
responsabilità, ricevendo una commissione di gestione annuale, solitamente pari al 2%-3% del
patrimonio del fondo, in modo da coprire gli oneri di gestione.
I sottoscrittori del fondo assumono la qualità di limited partner del fondo, e hanno diritto
nella ripartizione finale del guadagno di capitale realizzato in una percentuale di ripartizione
(solitamente l’80%) inferiore rispetto alla percentuale (99%) di quote sottoscritte, in quanto ai
gestori spetta una percentuale maggiore (solitamente il 20%) stabilita dal regolamento. In molti
casi il regolamento stabilisce che tale proporzione si applichi solo se viene superata una soglia
minima di ritorno (hurdle rate), rispetto all’investimento iniziale da parte dei sottoscrittori.
I fondi chiusi gestiti secondo il modello della partnership si prestano ad assumere due
fisionomie: fondi indipendenti, qualora i soci della partnership di gestione siano professionisti
indipendenti; fondi captive, quando la partnership sia di diretta emanazione di un gruppo di
interesse economico (istituzione bancaria o industriale) ed i gestori siano manager di tale
gruppo, che diviene poi il principale sottoscrittore delle quote del fondo e ne determina
l’impostazione strategica. In ogni caso, maggiore è il peso relativo dei sottoscrittori all’interno
di un fondo, maggiore è il legame con i gestori.
In linea generale i principali vantaggi che derivano dall’impiego di tale modello sono
sintetizzabili come segue5:
• trasparenza fiscale per i proventi incassati;
A. Gervasoni, J. Donadonibus, P. Papilj, Caratteristiche strutturali ed operative dei fondi paneuropei …
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• responsabilità limitata degli investitori (limitatamente ai limited partner);
• minore restrizione regolamentare rispetto agli altri veicoli di investimento in Europa;
Dall’altro lato, è comunque importante considerare che la Limited Partnership presenta i
seguenti svantaggi:
• la trasparenza fiscale del veicolo comporta che l’imposizione avvenga nel momento in
cui i proventi vengono percepiti dalla partnership, di conseguenza, se tali proventi
vengono reinvestiti (o comunque non distribuiti), gli investitori partner restano soggetti
al pagamento dell’imposta pur non avendo ricevuto alcun provento;
• l’esistenza di un limite nel numero delle persone che possono essere partner in una
Limited Partnership (20);
Continuando con l’analisi, in termini aggregati risulta che i 12 operatori appartenenti al
campione di riferimento, ad oggi, gestiscono un totale di 82 fondi, pari ad un ammontare di
capitali disponibili per gli investimenti di 73,6 miliardi di Euro, per un portafoglio complessivo
costituito da 3.122 imprese target.
Con riferimento al numero dei fondi, il campione si presenta estremamente eterogeneo.
Grafico 5.2– Numero dei fondi gestiti da ciascun operatore
1 1
1817
12
7 7 6 6
3 2 2
0
5
10
15
20
Carlyle
Permira 3i
BC Partne
rs Apax CVC
Advent
Doughty
H.
Bridgepo
int Argos
Montagu Vesta
r
Fonte: Rielaborazione propria su dati Evca/BVCA
Il Grafico 5.2 evidenzia come, da un minimo di un solo fondo gestito dalla Montagu Private
Equity e da Vestar Capital Partners, si passi ad un massimo di 18 fondi gestiti dal Carlyle Group
(pari al 22% del totale). Lo stesso trend si riscontra anche con riguardo all’ammontare del fondo
e alla dimensione del portafoglio.
Nel primo caso, dai 740 milioni di Euro gestiti dai 2 fondi di Argos Soditic, si raggiungono i
12,8 miliardi di Euro raccolti dai 18 fondi del Carlyle Group, per una media di circa 6 miliardi
di Euro gestiti da ciascun operatore (Grafico 5.3).
In merito alla dimensione del portafoglio (Grafico 5.4), diversamente, nonostante risulti una
Liuc Papers n. 137, dicembre 2003
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presenza media di 264 imprese target per ciascun operatore, in dettaglio, si evince l’estrema
variabilità del dato cha passa da un minimo di 9 (Vestar Capital Partner) fino ad un massimo di
2.300 imprese (3i) presenti nel portafoglio di un solo investitore6.
Anche con riferimento al taglio medio di investimento, il campione si presenta estremamente
variegato. Infatti, come illustrato dal Grafico 5.5, ai 2,37 milioni di Euro mediamente investiti
dalla 3i, si contrappongono i 323 milioni di Euro che, Vestar Capital Partner, investe
mediamente in ciascun deal.
Grafico 5.3 – Ammontare gestito da ciascun operatore (Euro Bln)
12,812,0
9,0
6,96,0 5,8 5,5 5,0
4,0 3,62,0
0,7
0,0
5,0
10,0
15,0
Carlyle
Apax 3iCV
C
Permira
BC Partn
ersAdve
nt
Doughty
H.
Bridgep
oint
Vestar
Montagu Argo
s
Fonte: Rielaborazione propria su dati Evca/BVCA
Grafico 5.4 – Numero totale di aziende target in portafoglio per ciascun operatore
9131436455080110135330
2300
0
600
1200
1800
2400
3iApax
Bridgep
oint
Advent CV
C
Permira
Doughty
H.Carly
leArgo
s
BC Partn
ers Vestar
Fonte: Rielaborazione propria su dati Evca/BVCA
A. Gervasoni, J. Donadonibus, P. Papilj, Caratteristiche strutturali ed operative dei fondi paneuropei …
15
Grafico 5.5 – Taglio medio di investimento (Euro Mln)
70,050,0
30,0 28,0 20,0 7,0 2,4
200,0
323,0
0
200
400
Vestar
BC Partn
ers CVC
Advent
ApaxCarly
le
Bridgep
oint
Argos 3i
Fonte: Evca/BVCA
Questo enorme divario è in primo luogo riconducibile al fatto che, ogni operatore, pur
effettuando diverse tipologie di operazioni, ha normalmente una maggiore competenza e
specializzazione in una delle diverse categorie di investimento. Tale focus, inevitabilmente,
influenza anche la dimensione del portafoglio di ciascuno di essi.
A titolo di esempio è infatti possibile dimostrare che, se da un lato Vestar Capital Partners
detiene il primato relativo al taglio medio di investimento, dall’altro rappresenta l’operatore con
il minor numero di imprese target nel portafoglio. Inoltre, è stato anche verificato che, con
riferimento alla tipologia di operazione, i 2 deal realizzati da tale operatore nel 2002,
appartengono entrambi alla categoria dei buy out (categoria che, per la sua complessità, nella
maggior parte dei casi richiede un maggior utilizzo di risorse rispetto alle altre tipologie di
operazioni). Al contrario 3i, che effettua investimenti pari ad un ammontare medio di 2,37
milioni di Euro, rappresenta l’operatore che, oltre ad avere un portafoglio costituito da 2.300
imprese, ha effettuato 10 delle 12 operazioni di early stage rilevate nel corso dell’orizzonte
temporale in esame.
Prima di proseguire con il commento dei risultati emersi dallo studio, è necessario
specificare che l’informazione sull’investimento medio riportata nel Grafico 5.5, non costituisce
un dato frutto di rielaborazione propria ma, bensì, il dato ufficiale dichiarato dai singoli
operatori e raccolto e diffuso dalle Istituzioni nazionali e internazionali che li rappresentano.
Infine, prima di procedere nel presentare i risultati relativi alla terza ed ultima parte, si
analizzano le informazioni relative alla distribuzione e alla presenza geografica degli operatori
considerati nel campione (Tabella 5.1).
Innanzitutto, con riferimento al numero di advisors, si segnala una possibile correlazione tra
questa variabile e il totale del patrimonio gestito. Infatti, sono gli operatori con un maggior
numero di advisors a gestire un patrimonio di maggiori dimensioni, a dimostrazione che la
Liuc Papers n. 137, dicembre 2003
16
presenza di una filiale su un determinato territorio nazionale, oltre a favorire l’individuazione di
rilevanti opportunità di investimento, consente anche di facilitare le operazioni di raccolta dei
capitali. Inoltre, risulta importante considerare che 49 dei 120 advisors mappati (pari al 40,8%
del totale) sono presenti nei cinque Paesi oggetto di analisi. Questo dato è estremamente
significativo poiché sottolinea ulteriormente l’importanza del ruolo assunto da tali mercati non
solo all’interno del contesto europeo, ma anche in ambito mondiale. Con riguardo alla
distribuzione geografica, si sottolinea che il 50% degli operatori considerati è presente in
ciascuno dei cinque Paesi oggetto di questo studio, mentre, tra questi, è solo la Francia ad avere
una “copertura” completa, ad essere cioè il Paese in cui tutti gli operatori del campione sono
presenti con un advisor.
Tabella 5.1 – Presenza geografica degli operatori – N° advisors
PRESENZA GEOGRAFICA ADVISORS
OPERATORE N°
ADVISORS ITALIA UK FRANCIA GERMANIA SPAGNA ALTRO
Advent International 14 1 1 1 1 1 9
Apax Partners 11 1 1 1 1 1 6
Argos Soditic 4 1 0 1 0 0 2
BC Partners Limited 5 1 1 1 1 0 1
Bridgepoint Capital 7 1 1 1 1 1 2
Carlyle Group 21 1 1 1 1 1 16
CVC Capital Partners 12 1 1 1 1 1 7
DoughtyHanson& Co 10 1 1 1 1 0 6
Montagu Private Equity 4 0 1 1 1 0 1
Permira Advisers Ltd 6 1 1 1 1 0 2
Vestar Capital Partners 4 1 0 1 0 0 2
3i 22 1 1 1 1 1 17
Fonte: BVCA
A. Gervasoni, J. Donadonibus, P. Papilj, Caratteristiche strutturali ed operative dei fondi paneuropei …
17
Tabella 5.2 – Caratteristiche strutturali dei fondi paneuropei
OPERATORE TIPO SOCIETA' N° FONDI TOTALE GESTITO PORTAFOGLIO ATTUALE
INVESTIMENTO MEDIO
Advent International Limited Partnership 6 € 5.532.000.000 110 € 50.000.000
Apax Partners Limited Partnership 7 € 12.000.000.000 330 € 30.000.000
Argos Soditic Limited Partnership 2 € 740.000.000 14 € 7.000.000
BC Partners Limited Limited Partnership 7 € 5.800.000.000 13 € 200.000.000
Bridgepoint Capital Limited Partnership 2 € 4.000.000.000 135 € 20.000.000
Carlyle Group Limited Partnership 18 € 12.816.000.000 36 € 28.000.000
CVC Capital Partners Limited Limited Partnership 6 € 6.972.000.000 80 € 70.000.000
DoughtyHanson& Co Limited Partnership 3 € 5.000.000.000 45 n.a.
HSBC Private Equity (Montagu P.E.) Limited Partnership 1 € 2.000.000.000 0 n.a.
Permira Advisers Ltd Limited Partnership 17 € 6.000.000.000 50 n.a.
Vestar Capital Partners Limited Partnership 1 € 3.688.000.000 9 € 323.000.000
3i Limited Partnership 12 € 9.061.000.000 2.300 € 2.370.000
Fonte: Elaborazione propria
Liuc Papers n. 137, dicembre 2003
18
6. L’operatività dei fondi paneuropei nel triennio 2000-2002
L’obiettivo di questa terza ed ultima parte del lavoro, è quella di fornire al lettore uno studio
analitico su quella che è stata l’attività d’investimento posta in essere dai Fondi nel triennio di
riferimento.
Per ogni operazione individuata, le informazioni acquisite sono state suddivise tra:
1) caratteristiche dei deal, nell’ambito delle quali si è distinto tra:
• il nome dell’impresa target, cioè l’impresa oggetto di investimento;
• il principale investitore istituzionale o lead investor7;
• l’anno d’investimento;
• l’ammontare totale di equity investito nell’operazione;
• la tipologia dell’operazione, distinguendo tra le categorie di Early Stage, Expansion,
Replacement e Buy-out (Management Buy-out e Leverage Buy-out).
2) caratteristiche dell’impresa target, nell’ambito delle quali si è distinto tra:
• la localizzazione geografica, con riferimento al Paese in cui la target ha la sua sede;
• la descrizione di dettaglio dell’attività svolta;
• il settore industriale, codificato sulla base della classificazione settoriale internazionale
proposta dalla Standard Industrial Classification (SIC).
Prima di procedere a presentare i risultati dell’analisi condotta, si ritiene necessario
sottolineare come la metodologia di ricerca sopra illustrata comporti un dimensionamento del
mercato di riferimento più ridotto rispetto a quanto evincibile dai dati relativi al mercato del
private equity e venture capital pubblicati da fonti istituzionali.
In particolare, al di là delle esclusioni determinate dal focus specifico della ricerca, l’utilizzo
esclusivo di fonti pubbliche ha cagionato, nella maggior parte dei casi, l’impossibilità di
acquisizione di informazioni con riferimento alla quota di capitale acquisita dal principale
investitore, alla motivazione del deal (ossia cosa ha spinto l’azienda target ad aprire il capitale
ad un investitore istituzionale) ed alla partecipazione di eventuali coinvestitori (ovvero tutti gli
altri investitori di matrice finanziaria istituzionale che sono stati coinvolti nell’operazione).
La difficoltà nel reperire tali categorie di dati, dovuta principalmente alla scarsa propensione
delle imprese e degli operatori a rendere pubbliche alcune tipologie di informazioni, ne ha
comportato necessariamente l’esclusione dal campione d’indagine, da considerarsi, comunque,
estremamente rappresentativo dell’universo di riferimento.
In termini aggregati, la ricerca ha permesso di individuare un totale di 220 operazioni, pari
ad un ammontare complessivo superiore ai 27 miliardi di Euro (Grafico 6.1). Considerando il
A. Gervasoni, J. Donadonibus, P. Papilj, Caratteristiche strutturali ed operative dei fondi paneuropei …
19
numero di investimenti, si nota come nel corso del 2002, nonostante non siano stati raggiunti gli
eccezionali livelli del 2000, si sia registrato un incremento del 7,2% rispetto al valore minimo di
69 operazioni che ha interessato il 2001. L’ammontare investito, a differenza del numero di
investimenti, ha invece raggiunto il suo valore minimo, pari a 7.138,4 milioni di Euro, nel corso
del 2002, facendo registrare una riduzione complessiva del 39,6% rispetto al 2000.
Grafico 6.1 – Evoluzione degli investimenti
220746977
11,87,1
27,1
8,2
0
50
100
150
200
250
2000 2001 2002 Totale0
5
10
15
20
25
30
Operazioni Ammontare (Euro Bln)
Fonte: Elaborazione propria
Se si effettua un confronto con i dati relativi all’evoluzione dell’ammontare investito in
Europa (Grafico 6.2), si evince che gli investimenti effettuati dagli operatori appartenenti al
campione di riferimento, hanno registrato un’inversione di tendenza rispetto a quanto
desumibile dai risultati relativi all’intero mercato europeo del capitale di rischio 8. Infatti, se nel
corso degli anni 2000-2001, tali operatori hanno contribuito con un ammontare pari a circa il
34% del totale, durante il 2002 tale contributo si è ridotto al 25,7%.
Grafico 6.2 – Confronto tra gli investimenti in Europa e gli investimenti del campione
7.1388.21811.832
34.98627.684
24.331
0
7.000
14.000
2000 2001 20020
10.000
20.000
30.000
40.000
Campione Europa
Fonte: Elaborazione propria
Liuc Papers n. 137, dicembre 2003
20
Da un punto di vista dell’area geografica nella quale si sono concentrati gli operatori, risulta
che il maggior numero di investimenti sono stati posti in essere nel Regno Unito (50% sul
totale), in linea con la tendenza generale del mercato europeo registrata nel periodo di
riferimento (Grafico 6.3).
Grafico 6.3 – Distribuzione % per area geografica
11,9%9,5%
15,4%
13,2%
50,0%
Germania Spagna Francia Italia Uk
Fonte: Elaborazione propria
In Gran Bretagna, infatti, sono state effettuate 110 operazioni, pari ad un ammontare di 13,6
miliardi di Euro, nonostante sia necessario precisare che, tra il 2000 e il 2002, il numero degli
investimenti realizzati nel Regno Unito ha subito una riduzione complessiva del 30,9%,
passando dalle 42 operazioni rilevate nel 2000 alle 29 del 2002 (Grafico 6.4).
Grafico 6.4 – Evoluzione degli investimenti (N° operazioni)
29
610 9
3942
914
8 88
17
8 11
20
25
50
2000 2001 2002
Uk Italia Germania Francia Spagna
Fonte: Elaborazione propria
In tale contesto, la Francia si posiziona al secondo posto, con 34 operazioni rilevate, un
incremento dell’ 89% tra il 2000 e il 2002 e un ammontare investito pari a circa 4 miliardi di
Euro.
A. Gervasoni, J. Donadonibus, P. Papilj, Caratteristiche strutturali ed operative dei fondi paneuropei …
21
L’Italia, con un numero complessivo di operazioni rilevate pari a 29 ed un ammontare
investito di 2,8 miliardi di Euro, si posiziona al terzo posto, seguita da vicino dalla Germania
che, sebbene sia stata interessata da 26 investimenti, ha raggiunto i 5,4 miliardi di Euro in
termini di ammontare investito.
La Spagna, sembra essere il Paese ad aver attirato una crescente attenzione durante il periodo
di riferimento. Si è assistito, nel corso del periodo temporale oggetto di analisi, ad un
incremento complessivo degli investimenti pari al 450%: dalle 2 operazioni realizzate nel 2000,
si è arrivati ad 11 nel 2002, per un totale di 21 operazioni e per un ammontare di 1,3 miliardi di
Euro.
Sotto il profilo della distribuzione per tipologia di investimento (Grafico 6.5), il 45,3% delle
risorse investite è confluito verso operazioni di Venture Capital, mentre, il restante 54,7% ha
riguardato la categoria dei Buy out. Più in dettaglio, le 220 operazioni rilevate risultano per lo
più distribuite tra operazioni di buy out (48,8%) e di expansion (39,6%). La percentuale residua
è invece confluita verso iniziative aventi per oggetto la sostituzione della compagine azionaria o
replacement capital (5,9%) e la nascita di nuove attività o early stage (5,7%)9.
In merito al settore di appartenenza (Grafico 6.6), nonostante una parte consistente delle
risorse sia affluita verso i settori tradizionali dei servizi (39,3%) e della produzione di beni
industriali (34,7%), anche altre tipologie di attività sono state considerate dagli operatori, quali
ad esempio la distribuzione (13,2%) e i trasporti (9,1%).
Grafico 6.5 – Distribuzione % per tipologia di investimento
5,7%
39,6%48,8%
5,9%
Early Stage Expansion Buy out Replacement
Fonte: Elaborazione propria
Liuc Papers n. 137, dicembre 2003
22
Grafico 6.6 – Distribuzione per settore di appartenenza (numero operazioni)
219
86
76
20
17
12
4
3
1
0 50 100 150 200 250
Totale
Terziario
Manifatturiero
Trasporti e Utilities
Commercio dettaglio
Commercio ingrosso
Costruzioni
Finzan e Assicuraz.
Agricoltura
Fonte: Elaborazione propria
Infine, in tema di ammontare investito, come si evince dal Grafico 6.7, il 50% delle
operazioni per le quali il dato si è reso disponibile 10, ha coinvolto risorse inferiori a 15 milioni di
Euro.
Grafico 6.7 – Distribuzione % per ammontare investito (Euro Mln)
24,2%
50,2%
10,8% 6,8%8%
>100 0,2-15 15-30 30-50 50-100
Fonte: Elaborazione propria
Se i risultati presentati fino a questo punto hanno permesso di descrivere il contesto di analisi
in termini aggregati, procedendo ad una suddivisione dei dati per ciascun operatore, è possibile
ottenere delle informazioni utili a delineare con un maggior grado di dettaglio il profilo
dell’attività posta in essere da ciascuno di essi durante l’arco temporale di riferimento.
A tal proposito, in termini di numero di operazioni, si evince che la 3i, con 86 deal realizzati
(pari al 39,1% del totale), rappresenta l’operatore ad aver effettuato il maggior numero di
operazioni nel corso dei tre anni. Grazie al supporto del Grafico 6.8, l’enorme divario esistente
tra la 3i e gli altri operatori è facilmente riscontrabile.
A. Gervasoni, J. Donadonibus, P. Papilj, Caratteristiche strutturali ed operative dei fondi paneuropei …
23
Grafico 6.8 – Distribuzione delle operazioni realizzate dagli operatori del campione
39%
2%6%
11%14%
2%2%3%4%5%6%6%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
3i
Bridgepo
int Apax
Montagu
Permira CV
CAdve
nt
Doughty
H.Argo
s
BC Partne
rsCarly
leVest
ar
Fonte: Elaborazione propria
Infatti, fatta eccezione per Apax e Bridgepoint Capital che si attestano rispettivamente a
quota 11% e 13,6% sul totale delle operazioni rilevate, risulta che gli altri operatori del
campione hanno realizzato in media il 4% dei deal rilevati.
In termini di ammontare investito, invece, il contesto di riferimento si configura in modo
estremamente diverso rispetto a quanto emerge dall’analisi del numero di operazioni realizzate
(Grafico 6.9).
Grafico 6.9 – Distribuzione del campione per ammontare investito dal singolo operatore
Advent8% Apax
12%
BC Partners13%
CVC13%
Permira21%
Vestar1%
Argos1%
Carlyle3%
3i6%Bridgepoint
7%
Montagu7%
Doughty H.8%
Fonte: Elaborazione propria
Infatti, nonostante Permira abbia effettuato un numero complessivo di 14 operazioni (-84%
rispetto alle 86 realizzate da 3i), risulta che tale operatore ha investito un ammontare pari a 5,97
miliardi di Euro. Tale cifra, oltre a rappresentare il 22% degli oltre 27 miliardi di Euro investiti
dal campione durante il triennio di riferimento, è superiore di ben 241% rispetto agli 1,74
miliardi di Euro investiti da 3i11.
Liuc Papers n. 137, dicembre 2003
24
Se estendiamo tali considerazioni anche agli altri operatori, si rileva che sono proprio gli
investitori ad aver effettuato un numero minore di operazioni, ad aver investito delle risorse più
ingenti in termini di ammontare, focalizzando, quindi, le loro strategie, alla realizzazione di deal
di grandi dimensioni.
In merito alla distribuzione geografica delle operazioni (Grafici 6.10-6.14), è possibile
rilevare che sette tra gli operatori del campione, hanno privilegiato il mercato del Regno Unito
per la realizzazione dei propri investimenti. All’interno di tale contesto, si evince che Apax ha
mostrato uguale interesse sia per il mercato britannico che per quello francese, effettuando in
entrambi, un numero di operazioni pari a 9.
Con riferimento alla Francia, si precisa che Argos Soditic ha realizzato il 50% dei propri
investimenti (3 operazioni) in tale mercato, indirizzando la stessa attenzione verso l’Italia, dove
è stato effettuato il rimanente 50%.
Nonostante ciò, l’operatore ad aver realizzato il maggior numero di deal all’interno del
mercato italiano è la 3i (8 operazioni), seguita da vicino da Permira (5 operazioni), che si rileva
essere il primo operatore in Germania. Infatti, in entrambi i Paesi tale operatore ha effettuato un
numero complessivo di 10 operazioni, pari al 71% dei 14 deal rilevati durante il triennio. La 3i
dimostra di essere il primo investitore anche in Spagna, dove ha realizzato 15 delle 21
operazioni che hanno interessato tale Paese. Inoltre, sempre con riferimento al mercato
spagnolo, ad eccezione di CVC Capital Partners (4 operazioni), Bridgepoint Capital e Apax
(entrambi 1 operazione), si segnala che gli altri operatori non hanno effettuato alcuna
operazione all’interno di tale mercato.
Infine, se si considera la distribuzione per categoria di operazione (Grafici 6.15-6.18), è
possibile notare che il 75% degli operatori del campione ha realizzato un maggior numero
operazioni di buy out, mentre il rimanente 25% (costituito da Apax, Doughty Hanson e 3i) ha
mostrato un maggior interesse per la realizzazione di operazioni di expansion financing.
Le categorie di early stage e replacement capital occupano invece una posizione marginale.
In particolare, con riferimento alle operazioni di early Stage, oltre a segnalare che solo il 5,5%
del totale delle operazioni rilevate appartengono a tale categoria, è interessante notare che solo 2
degli operatori del campione (Apax e 3i) hanno realizzato questa tipologia di operazioni. In tale
ambito, si precisa che la 3i rappresenta l’unico operatore ad aver effettuato almeno una
operazione per ciascuna categoria considerata, mentre Vestar Capital Partner dimostra di essere
l’unico investitore ad aver focalizzato il proprio interesse verso la sola categoria dei buy out.
Di seguito si riportano i grafici di dettaglio relativi alla distribuzione dei singoli operatori per
area geografica e per tipologia d’investimento.
A. Gervasoni, J. Donadonibus, P. Papilj, Caratteristiche strutturali ed operative dei fondi paneuropei …
25
Grafico 6.10- Distribuzione degli operatori per area geografica delle operazioni: Italia
8
29
0345
1111113
0
10
20
30
3i
Permira
Bridgepo
int Argos
Apax
Advent
Bc Partn
ersCarly
leCV
C
Doughty
H.Vesta
r
Montagu To
tale
Fonte: Elaborazione propria
Grafico 6.11 - Distribuzione degli operatori per area geografica delle operazioni: Francia
9
34
0346
11122230
20
40
Apax 3i
Bridgepo
int Argos
Montagu
Bc Partn
ersCarly
leCV
CAdve
nt
Doughty
H.Vesta
r
Permira
Totale
Fonte: Elaborazione propria
Grafico 6.12 - Distribuzione degli operatori per area geografica delle operazioni: Germania
5
26
0445
0011123
0
10
20
30
3i
Permira
Advent
Bridgepo
int CVC
Apax
Bc Partn
ersCarly
le
Montagu Argo
s
Doughty
H.Vesta
rTo
tale
Fonte: Elaborazione propria
Liuc Papers n. 137, dicembre 2003
26
Grafico 6.13 – Distribuzione degli operatori per geografica delle operazioni: Regno Unito
52
110
0910
17
01144660
40
80
120
3i
Bridgepo
int
Montagu Apax
Advent
Doughty
H. CVC
Permira
Bc Partn
ersCarly
leArgo
sVesta
rTo
tale
Fonte: Elaborazione propria
Grafico 6.14 – Distribuzione degli operatori per area geografica delle operazioni: Spagna
15
21
0114
00000000
10
20
30
3iCVC
Apax
Bridgepo
intAdve
ntArgo
s
Bc Partn
ersCarly
le
Doughty
H.
Montagu
Permira
Vestar
Totale
Fonte: Elaborazione propria
Grafico 6.15 – Distribuzione degli operatori per tipologia d’investimento: Early Stage
15
21
0114
00000000
10
20
30
3iCV
CApax
Bridgepo
intAdve
ntArgo
s
Bc Partn
ersCarly
le
Doughty
H.
Montagu
Permira
Vestar
Totale
Fonte: Elaborazione propria
A. Gervasoni, J. Donadonibus, P. Papilj, Caratteristiche strutturali ed operative dei fondi paneuropei …
27
Grafico 6.16 – Distribuzione degli operatori per tipologia d’investimento: Expansion
39
86
055
21
12222250
40
80
120
3iApax
Advent
Bridgepo
int
Doughty
H.Argo
s
Bc Partn
ersCarly
leCVC
Permira
Montagu Vesta
rTota
le
Fonte: Elaborazione propria
Grafico 6.17 – Distribuzione degli operatori per tipologia d’investimento: Buy out
32
106
11112
23
22333770
40
80
120
3i
Bridgepo
int
Montagu
Permira
Advent CVC
Argos
Bc Partn
ersCarly
le
Doughty
H.Vest
arApax
Totale
Fonte: Elaborazione propria
Grafico 6.18 – Distribuzione degli operatori per tipologia d’investimento: Replacement
5
13
01220000
1110
10
20
3i
Bridgepo
int CVCArgo
s
Doughty
H.
Montagu
Permira
Advent
Apax
Bc Partn
ersCarly
leVesta
rTota
le
Fonte: Elaborazione propria
Liuc Papers n. 137, dicembre 2003
28
7. Conclusioni
Alla luce dei dati raccolti ed analizzati è possibile affermare che, ad oggi, i fondi di
investimento paneuropei rappresentano un’importante realtà all’interno del panorama europeo
del capitale di rischio. La tesi è confermata dal dato relativo all’ammontare totale di risorse
finanziarie investite da parte dei dodici soggetti inclusi nel campione. Infatti, fatto cento il totale
investito in Europa nel triennio 2000-2002, ben il 31% è riconducibile a questa tipologia di
operatori.
La notevole rilevanza assunta da questi fondi all’interno del mercato europeo deriva dalle
grandi dimensioni che generalmente questi operatori riescono a raggiungere, sia in termini di
raccolta (la dimensione media di ciascun fondo è di circa 6 miliardi di Euro) che di conseguente
attività d’investimento.
Per poter raggiungere tali caratteristiche operative e strutturali, questi fondi sono
obbligatoriamente portati all’adozione di una strategia di ampio raggio, che impone loro di
dirigere la propria attenzione anche oltre i confini nazionali.
Infatti, solo grazie all’adozione di una strategia di questo tipo è possibile raccogliere un
simile ammontare di risorse e di conseguenza impiegarlo in imprese non quotate.
Inoltre, dati i capitali a disposizione per l’attività di investimento e la necessità di procedere
alla loro liquidazione entro una scadenza stabilita a priori, l’ammontare medio investito da
ciascun fondo paneuropeo risulta necessariamente molto elevato. Ciò implica una forte
specializzazione di questi fondi in operazioni di buy out, le quali per loro natura, richiedono un
ammontare di equity investito molto consistente. Delle 220 operazioni effettuate dal campione
nel triennio 2000-2002, ben 106 si sono rivelate appartenenti a questa categoria di interventi.
Infine, se da un lato è stato dimostrato che questi fondi presentano un business model
comune, dall’altro è comunque necessario evidenziare la presenza di alcune diversità.
Tali differenze possono derivare da una maggiore o minore specializzazione in una delle
diverse categorie di investimento, dalla conoscenza più o meno elevata di un settore, dalla
qualità del proprio deal flow e da altri specifici fattori che dipendono dalle modalità con le quali
ciascun fondo pone in essere la propria attività.
A. Gervasoni, J. Donadonibus, P. Papilj, Caratteristiche strutturali ed operative dei fondi paneuropei …
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Bibliografia
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1997. AIFI, Capitali per lo sviluppo. Settimo Rapporto Biennale 1999-2000, Il Sole 24 Ore,
Novembre 1999. AIFI, Capitali per lo sviluppo. Ottavo Rapporto Biennale 2001-2002, Il sole 24 Ore, Settembre
2001. EVCA, Private Equity Fund Structures in Europe, Pubblicazione interna, July 1999. EVCA, Venture Capital Fund Structures in Europe,Special Paper. Gervasoni A., I fondi chiusi: aspetti di gestione e di strategia, EGEA, Milano 1989. Gervasoni A., I fondi mobiliari chiusi, Il Sole 24 Ore Libri, Marzo 2000. Gervasoni A., Satin F.L., PRIVATE EQUITY E VENTURE CAPITAL manuale di investimento nel
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Riviste di settore
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Siti internet
www.aifi.it www.bvca.co.uk www.evca.com www.ventureeconomics.com
Liuc Papers n. 137, dicembre 2003
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Note
1 Per consentire una più rapida lettura dei dati presentati nonché una miglior interpretazione, è opportuno
precisare che: quando si parla di Europa si intende l’insieme di 26 Stati europei, comprese le nove regioni del Centro Europa, ad esclusione di Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania e Romania. Il campione europeo comprende anche i dati di Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia. Con riferimento agli anni 2001-2002, l’analisi effettuata è comprensiva dei dati relativi a Bulgaria, Croazia, Estonia, Romania, Slovenia, Lituania e Lettonia. Tutti i dati riportati nel presente paragrafo sono di fonte Evca ed elaborati secondo la metodologia utilizzata a livello internazionale.
2 Per approfondimenti sulla nuova metodologia di classificazione internazionale si veda www.evca.com 3 Per approfondimenti si veda A. Gervasoni, F. Satin “Private equity e venture capital”, Ed. Guerini e
associati, Milano 2000. 4 Cfr. Gervasoni A., I fondi chiusi: aspetti di gestione e di strategia, EGEA, Milano 1989. 5 Cfr. EVCA, Venture Capital Fund Structures in Europe,Special Paper. 6 Il numero di imprese target presenti nel portafoglio della Montagu P.E. risulta pari a zero poiché tale
operatore ha iniziato la propria attività nel 2003. Per questo motivo, nel Grafico 5.4 il campione risulta costituto da 11 operatori.
7 Il lead investor rappresenta l’operatore che ha investito la quota maggiore di capitale o che ha promosso il sindacato di investitori coinvolti nel deal.
8 Tale affermazione è presumibilmente giustificata dal fatto che 22 delle 45 operazioni di cui non sono state rilevate informazioni circa l’ammontare, sono state realizzate nel 2002.
9 Si precisa che le percentuali sono calcolate su un totale di 217 operazioni, a causa dell’impossibilità di reperire informazioni circa la natura di 3 deal.
10 A causa dell’impossibilità di reperire informazioni relative all’ammontare investito per la realizzazione di 45 dei 220 deal rilevati, si segnala che le percentuali sono calcolate su un totale di 175 operazioni.
11 In tale ambito, si segnala che, anche in questo caso, lo scarso ammontare che risulta investito da Argos Soditic è il risultato dell’impossibilità di reperire informazioni relative alle dimensioni di 4 dei 6 deal realizzati dall’operatore durante il triennio di riferimento.