Date post: | 22-Mar-2016 |
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TRIMESTRALE - ANNO 6 - LUG-AGO-SETT 2012 - N. 51QUARTERLY - YEAR 6 - JUL-AUG-SEPT 2012 - N. 51
“A CASA CASTIGLIONI”SPECIALE CUCINAHOUSE IN GO VAPOUTDOOR & DESIGN NORDICO
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“Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato ad essere, poi mettiti con passione a realizzarlo nella vita”
Martin Luther King
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Purtroppo, non sempre siamo consapevoli che ogni pensiero che aleggia nella nostra
mente, ogni gesto compiuto, ogni parola pronunciata corrisponde a una scelta.
E ha il potere di creare nuove prospettive, così come annientarle.
Dipende solo da noi.
Nonostante questo, nella maggior parte dei casi viviamo distratti, rimaniamo immo-
bili davanti a una direzione che s’impone nell’illusione che il tempo ci dia più tempo,
mentre trascuriamo il fatto che ogni volta che non scegliamo, scegliamo comunque.
E quando il momento è difficile, la scelta appare ancora più difficile.
Ma se è vero che ognuno di noi ha il potere di scegliere i propri pensieri, i gesti e le
parole, di conseguenza possiede anche il potere di creare.
Perciò, scegliamo di vivere prestando attenzione, perché nei nostri pensieri risiede la
creatività che può dare origine a una nuova prospettiva.
Nella consapevolezza che niente accade per caso.
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A CASA CASTIGLIONI“Un buon progetto nasce non dall’ambizione di lasciare un segno, ma dalla volontà di instaurare uno scambio, anche piccolo, con l’ignoto personaggio che userà l’oggetto da voi progettato”. Achille Castiglioni.
DI ARIANNA MALAGOLI
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OUTDOOR
CASSINA
DI RACHELE MORRIS
LA CELEBRE POLTRONCINA LC1, DISEGNATA NEL 1928 DA LE CORBUSIER E OGGI RI-PROPOSTA NELLA VERSIONE OUTDOOR DA CASSINA. IL MODELLO PER ESTERNI È CARATTERIZZATO DA STRUTTURA IN ACCIAIO INOSSIDABILE INOX SPAZZOLATO LUCI-DO CON EFFETTO CROMATO E RIVESTIMENTO IN SPECIALE TESSUTO IN POLIESTERE RESISTENTE AGLI AGENTI ATMOSFERICI, DISPONIBILE IN CINQUE DIVERSI COLORI.
www.cassina.it
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TRE
ND
Elmar è un’azienda nata a Treviso nel 1978 e che attual-mente gode di fama mondiale nel mondo dell’arredo-cucina di alta qualità.Grazie ad un grande impegno plurigenerazionale e a collabora-zioni con nomi di successo, come Ludovica+Roberto Palomba (art director e designer per l’azienda), Elmar è riuscita nell’arduo compito di mutare la concezione dell’ambiente kitchen da limita-to micro-mondo di funzionalismo a macro-mondo fatto di sapori, sensazioni, incontri e convivialità. La versatilità dei prodotti Elmar sono in grado di soddisfare a pieno titolo le esigenze di una va-sta gamma di consumatori, adattandosi ad ogni loro preferenza e predilezione. Le soluzioni proposte sono sempre esteticamente raffinate, tecnologicamente avanzate e sature di emotività, adat-te a creare ambienti innanzitutto accoglienti, dove poter lavorare sentendosi in tutto e per tutto nella propria casa.Ne è un esempio perfetto il nuovo progetto SLIM, un sistema d’ar-redo componibile che viene incontro a tutti coloro i quali dispongo-no di spazi abitativi compressi ma che non vogliono rinunciare alla professionalità e funzionalità degli elementi. Le nuove dimensioni per le basi e le isole risultano ridotte rispetto a quelle imposte dagli standard (50/53 cm contro il 64/67 cm precedenti), ma non si li-mitano in quanto ad accessoriabilità e tecnicismo, conservando le imprescindibili proporzioni e solidità materiche. Ad un pratico tavo-lo a ribalta si possono alternare colonnine con ante rientranti che diventano piani di lavoro a scomparsa e ancora taglieri-cassetti estraibili. Design di Ludovica + Roberto Palomba.LMAR
ELE NOSTRE SELEZIONI TRA I PRODOTTI PRESENTATI IN OCCASIONE DEL SALONE DEL MOBILE DI MILANO 2012
S P E C I A L EC U C I N A
DI IVAN GRANOLLA
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SPEC
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IL RACCONTO DI UN MARCHIO CHE VA OLTRE IL PRO-DOTTO, ENFATIZZATO DA ALLESTIMENTI CAPACI DI METTERE IN LUCE LA POTENZIALITÀ DI UN CATALO-GO A DISPETTO DELLE NOVITÀ DI PRODOTTO. DUE ESEMPI ELETTIVI: ZANOTTA E KARTELL.
i l p r o d o t t oK A R T E L L
Ferruccio Laviani nasce a Cremona nel 1960. Allievo del grande maestro Achil-le Castiglioni, si laurea in Architettura al Politecnico di Milano e diventa quindi associato dello studio De Lucchi. Ol-tre alle collaborazioni con i marchi più prestigiosi del Made in Italy quali Flos, Tisettanta, Moroso, Piombo, Pandora Design, Dada e Molteni&C, dal 1991 è Direttore artistico di Kartell.
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TIs o m m a r i o
NEWS
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NEWS
CHECK THIS OUT
REPORTAGE
TREND
ROAD SHOW
IDENTITà OLTRE IL PRODOTTO:DOPPIA VISIONE
REVERBE WIRE CHAIR di Ivan GranollaNEWS
CONTRIBUTORS
INDIRIZZI
INTERIORS
SPECIALE CUCINA
EVENTIA CASA CASTIGLIONI di Arianna Malagoli
FROM ROMEdi Paolo Stella
NO PRODUCERVASO CORALLO E CARDBOARD BED
CHIACCHIERE DI ARCHITETTURA
FOOD TRENDECOCUCINA di Lisa Casali
ENGLISH TEXTdi Silvia Rignanese
BACKSTAGE
FOCUSDESIGN NORDICO
CARRARA MARBLE WEEKS
MOSAIC ON THE ROAD di Gabriele Gandolfi
NONCHALANCE di Gabriele Gandolfi
OUTDOOR di Rachele Morris
HOUSE IN GO VAP di Paolo Ruggiero
di Ivan Granolla
PROGETTO SEDIA di Arianna Malagoli
SUMMER ADDICTION di Ivan Granolla
BAMBOO STEEL TABLE di Ivan Granolla
FRONT&DOODLE di Gabriele Gandolfi
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ZANOTTA&KARTELL di Arianna Malagoli
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Lampada a sospensione per esterno.Luce diffusa. Struttura in polietilene.Ø45 H50 1x23W E27 FL IP54
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trillydesign emiliana martinelli
CASATREND-LUGLIOAGOSTO2012.indd 1 27/06/2012 10:00:53
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R E V E R B E WIRE CHAIR
Leggerezza e movimento sono le due parole che meglio rappresentano il concept di Reverb Wire Chair, la poltro-na disegnata da Brodie Neill e prodotta in edizione limitata venti pezzi da Marzorati Ronchetti, celebre azienda di artisti del metallo giunta ormai al suo novantesimo anni-versario. La seduta è stata realizzata per la Patrick Brillet Gallery di Londra ed è stata presentata al Salone del Mobile di Milano durante l’ambito evento Interni Legacy.Il pensiero alla base di questa creazione punta a mo-strare ciò che generalmente risulta invisibile, ciò che c’è dietro e dentro gli oggetti con i quali siamo abituati ad interfacciarci nella quotidianità. Priva di imbottitura, la sedia è interamente costituita dalla sua scocca, svestita e sviscerata, privata di tutto ciò che possa mascherarne le forme voluttuose, che riempiono l’ambiente ma non pesano alla vista. La sensuale e calda forma della strut-tura risulta così opposta alla nudità fredda del materiale della quale è formata. A definire Reverbe Wire Chair è un vortice geometrico, generato da un sistema di nervature di acciaio realizzate in tondino intrecciato, per formare una maglia romboida-le a spaziatura variabile. I rombi si allargano poi verso l’esterno per congiungersi alla circonferenza e restrin-gersi verso il fulcro centrale, nel cui spazio a imbuto si definisce allo stesso tempo seduta e fusto di appoggio.Secondo la prospettiva, grazie a questa sua spettacolare trama intrecciata, Reverbe Wire Chair sembra assumere forme sempre nuove e caratteristiche, contrapponendo alla sua ingombrante voluminosità la leggerezza e la trasparenza della sua componente strutturale, aprendosi come una fresca fontana per accogliere comodamente ogni suo ospite.D
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Marzorati Ronchetti, www.marzoratironchetti.it
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DElMontE s.r.l. via s. martino 20054 nova milanese (mb) italy t +39 0362 367112 F +39 0362 450586 E [email protected] WEB www.albeD.it
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La cultura millenaria dell’uomo è sempre stata una fonte ideale dalla quale attingere idee cre-ative per la realizzazione di elementi di design. Quella orientale, in particolare, è tuttora tanto inesplorata quanto di valido aiuto in termini di spunti su materiali, tecniche di lavorazione e strutture progettuali. Lo studio di progettazione giapponese NENDO si è occupato dunque questa volta di rileggere in chiave contemporanea, la lavorazione artigiana-le della pianta del bamboo, dando così origine a Bamboo steel table, un tavolino dal forte im-patto visivo. Nato inizialmente come progetto per materiali lignei, il tavolino è stato in segui-to adattato a contesti urbani tramite l’utilizzo dell’acciaio come unico materiale compositivo, in grado di conferire oltre ad un aspetto più puli-to e leggero, anche una maggiore resistenza agli agenti esterni e un’ineguagliabile stabilità strut-turale.Le tre gambe, che richiamano nella forma i fusti tubolari delle piante, si dividono nella loro estremità superiore dando origine ad un intrica-to reticolato di fascette metalliche, riproduzione fedele (e in scala maggiore) degli intrecci alla base della produzione di cesti generalmente re-alizzati con fibre vegetali. Esagoni e triangoli si alternano così dando origine ad un pattern ordi-nato, equilibrato e caratteristico, per un tavolino disponibile in due dimensioni e adatto in partico-lar modo ad ambienti outdoor. Presentato per la HAN Gallery (Taiwan), Bamboo steel table è il se-condo elemento della collezione ‘bamboo-steel’ introdotta nel 2011 al Salone del Mobile di Milano.
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Nendo, www.nendo.jp/en/HAN Gallery, www.han-gallery.com
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Non è una seduta occasionale, non è una seduta fissa, non è una forma d’arte – o forse lo è in parte -, non ha un design usuale e non passa certo inosservata. E’ la nuova geniale trovata di Paolo Grasselli (designer), prodotta da Saba Italia e presentata al Salone del Mobile di Milano 2012. Nonchalance è una seduta che fa del suo nome la sua filosofia: è una chaise-longue per persone frizzanti e alla mano, amanti della comodità e della praticità. È un prodotto dall’aspetto di base molto semplice, enfatizzato e impreziosito dalla qualità materica dei tessuti con i quali è rivesti-to e dalla colorazione ricca dei pattern grafici che su questi vengono intessuti e stampati.Nonchalance si presenta in due modi, due forme intercambiabili che definiscono con precisio-ne la stasi e il momento dell’utilizzo. Originariamente i due cuscini, realizzati in poliuretano espanso e ricoperti da un’ovatta in poliestere di cotone bianco, sono in piedi grazie al supporto di una piastra d’acciaio verniciata bianca.La magia si realizza attraverso una cerniera che, da due, permette ai cuscini di diventare quat-tro: grazie a pieghe e cuciture gli imbottiti si trasformano dunque in una chaise-longue in grado di poggiarsi subito a terra e risultare pronta all’utilizzo, per una versione del triclinium romano resa adatta ad un contesto urbano da metropoli.
NONCHALANCE
DI GABRIELE GANDOLFI
Saba Italia, www.sabaitalia.it
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Sofia Lagerkvist, Charlotte von der Lancken e Anna Lindgren compongono il gruppo
svedese di design noto come FRONT. La loro forza sta nell’unione creativa delle tre menti, sem-
pre in continua evoluzione e collaborazione. Il loro stile spazia dal richiamo al mondo dell’esote-
rismo – al quale tutte e tre sono appassionate – a quello robotico ed estremamente moderno.
Ogni singolo elemento alla base della creazione, dalla scelta dai materiali allo stesso processo
produttivo, è seguito e studiato nei minimi dettagli, e questo si riflette in ciò che poi riescono a
proporre, ogni volta innovativo, esclusivo e di forte impatto.
f r o n tstudio
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In collaborazione con Moroso, nota azienda specializzata nella produzione di imbottiti e comple-
menti d’arredo, il gruppo creativo Front ha creato Doodle, sofà dal gusto impeccabile e sofisticato.
Il suo nome significa ‘scarabocchio’, ed è esattamente scarabocchiando su un foglio un intreccio di
fantasie astratte che è stata prodotta la trama decorativa del rivestimento. La scocca semicircolare,
comprensiva anche degli stessi braccioli, risulta dunque ricamata con cura ed eleganza, andando a
definire quello che più in generale è un aspetto altamente riconoscibile e di gran classe. Una distra-
zione creativa che ha dato i suoi migliori frutti.
Moroso, www.moroso.it ; Front, www.designfront.org
DooDLEsofa
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Waiting For The Sun è il nome di un’azienda nata dall’idea di tre fidati amici e dalla sfida a creare occhiali di qualità in grado di essere venduti a prezzi totalmente accessibili. L’azienda fancese è produttrice di montature dalle sfumature vintage e dalla pregiatezza che solo il lavoro artigianale è ancora in grado di offrire. Sono creazioni pensate per gente moderna, sofisticata e alla mano, che si posizionano in equilibrio tra ‘l’eleganza parigina e l’attitude rilassata dei californiani’. Il materiale con il quale sono realizzate è il legno, preferibilmente di rosa o di bamboo, così da conferire una giusta relazione tra resistenza e peso. La straordinaria qualità materica del legno rende altresì unici i singoli prodotti, differenziati dalle sfumature e le venature sulla superficie. Su tutti gli occhiali vengono montate lenti Carl Zeiss, note per la loro qualità in fatto di resistenza e protezione. Recentemente Waiting For The Sun ha aperto il suo primo showroom personale a Parigi, chiamato WAIT.
Waiting For The Sun, www.waitingforthesun.fr
Montatura leggera e con una perfetta
aderenza al viso.un design pulito,
ateMporale, elegante e personalizzabile,
in legno ed ecosostenibili
DI IVAN GRANOLLA
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Sette fogli in legno e due resistenti lamine in alluminio costituiscono l’anima flessibile e leggera della collezione di occhiali W-eye, nati in Italia nel marzo 2012 da un’idea dell’imprenditore Doriano Mattellone.Coperti da brevetto internazionale e con la garanzia di una fattura made in Italy di ineguagliabile qualità, le montature W-eye sono caratterizzate da forte personali-tà e da un inconfondibile design.Gli occhiali W-eye sono un connubio perfetto di estetica, qualità materica e praticità. Lo studio tecnico alle spalle della produzione ha portato alla creazione di montatu-re ideate nel dettaglio: i naselli rinforzati, la possibilità di variare l’angolo pantoscopico per venire incontro alle esigenze di coloro i quali presentano dissimmetrie, i ma-teriali atossici e anallergici, l’estrema leggerezza (solo 10 grammi) e la mancanza di cerniere ne sono un esempio concreto. L’utilizzo del legno permette ecosostenibilità, lavorazioni a basso costo e nessun utilizzo di trattamenti che ne alterino la struttura materica, secondo gli stimabi-li metodi di falegnameria del passato.
W-eye, www.w-eye.it
Un’altra azienda che ha deciso di indirizzare la sua produzione verso la creazione di occhiali dalla spiccata personalità e precisione tecnica è FEB-31st, che si avvale della collaborazione con uno dei designer più versatili nell’attuale panorama italiano, Valerio Cometti. Lo scopo primario è di combinare l’eleganza, la naturalezza e l’emotività del legno con l’energia del colore, al fine di creare oggetti di tendenza completamente personaliz-zabili e nel complesso armoniosi. La stratificazio-ne del legno è messa in risalto sul profilo laterale dell’occhiale con un suggestivo e divertente gioco di colori, che alterna cromature naturali a tonalità più vivaci e particolari. Gli occhiali della collezione sono declinati in modelli da uomo, donna e unisex, nella versione da vista e da sole.Per Valerio nulla è stato lasciato al caso, e spiega così la sua scelta per il nome stesso dell’azienda, che aderisce come una guaina alla filosofia alla base del progetto: “FEB31st è un messaggio di “sorprendente normalità”. Ad un primo sguardo, FEB31st, sembra una data qualsiasi, ma in realtà è un paradosso, una data che non giungerà mai, una giornata impossibile, un “nonsense”. Allo stes-so modo, le personali montature FEB31st mentre esprimono grande garbo ed eleganza, in realtà na-scondono la “follia” del colore. Un colore che si è innamorato del legno, che lo ricambia, rilancia, lo stuzzica, senza mai abbandonarlo.”
FEB31st, www.feb31st.it
W-eye, FeB31st e WAItING FOR tHe sUN sono le avanguardie
dell’occhiale in legno
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DI ARIANNA MALAGOLI
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Se pensiamo all’oggetto-sedia, la nostra men-te formula in automatico un’immagine piutto-sto elementare e schematica di una struttura con una base d’appoggio, quattro gambe e uno schienale. Inoltre, nonostante sia indica-tivo che designer e architetti siano concordi nell’affermare che la sedia sia il complemen-to più complesso da progettare, ci limitiamo a giudicare l’oggetto nel suo insieme, spesso senza riflettere sulle dinamiche che “tengono insieme” le parti che lo costituiscono. Se però insinuiamo lo sguardo, diventa affa-scinante rendersi conto che una sedia “non si regge in piedi” se le sue gambe non hanno la giusta inclinazione e non possiedono uno spessore bilanciato per scaricare il peso della struttura a terra, così come diviene vincolante la scelta del materiale con cui è realizzata. Perciò, se osserviamo con più attenzione, la nostra rappresentazione mentale può evolve-re in modo sorprendente, fino a riconoscere nell’oggetto-sedia un’eccellenza del design, espressa nell’equilibrio delle sue parti.
In quest’ottica s’inserisce Fornasarig, azienda a conduzione familiare attiva dal 1878 nella produzione di sedie, nonché l’unica azienda italiana a produrre sedute e complementi esclusivamente per il settore Contract. Pro-tagonista all’interno di quell’area geografica definita il Distretto Internazionale della Sedia, nel cuore del Friuli Venezia Giulia, nel 2007 l’azienda si avvicina al design con il progetto Design Seating for Design Eating, presentato alla Triennale di Milano, che vede il coinvolgi-mento di sette progettisti internazionali nella realizzazione di altrettante sedute dedicate agli spazi collettivi della ristorazione. Da tale progetto nascono delle autentiche eccellenze, diverse per tipologia e stile, ma sempre all’in-segna dell’ergonomia e del massimo comfort. In questa panoramica troviamo la minimalista e impilabile Gap chair, progettata dal designer tedesco Werner Aisslinger e caratterizzata dall’unione di una sedia con sostegno centra-le e una impilabile monoscocca, Primo chair, di Sebastian Bergne, progettata pensando
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ai ristoranti giovani e dinamici, realizzata in-teramente in legno e impilabile, Ditadidama chair, disegnata dall’italiano Riccardo Blumer in collaborazione con Matteo Borghi e carat-terizzata da una struttura di tipo esoscheletro ottenuta mediante una “pelle” esterna sottile e rigida di finitura nobile incollata su una mas-sa interna di materiale a bassa densità, Ba-sicwood chair, del francese Christophe Pillet, semplice nell’aspetto quanto articolata nella tecnica produttiva, Dress chair, del nipponi-co Shin Azumi, ispirata a una donna in abito da sera, Loop chair, della designer finlandese Ilkka Suppanen, contraddistinta da un segno grafico ricercato e infine Blades chair, proget-tata dal tedesco Jakob Wagner, ispirata alle pale delle eliche e dai remi dei kayak.
A prescindere dalle diverse tipologie di sedia realizzate ritroviamo l’impiego del legno che, oltre ad essere il materiale della tradizione, esprime caratteristiche sensoriali uniche. Il legno è infatti vivo, caldo e piacevole al tatto. Il faggio in particolare, largamente utilizzato nella produzione Fornasarig nel pieno rispet-to dell’ecosistema, è un’essenza che si carat-terizza per essere forte ed elastica, capace di assorbire urti e resistere a flessioni. Nello stesso modo, alla base delle diverse tipologie di sedia ritroviamo cura, artigia-nalità, esperienza e manualità, caratteristi-che distintive e inimitabili della produzione Made in Italy.
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Fornasarig, www.fornasarig.it
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NORDICOd e s i g n
LE NOSTRE SELEZIONI TRA GLI ELEMENTI DALLE LINEE PIù PULITE, MINIMALI, GEOMETRICHE E NEUTRE, PER UN AMBIENTE DAL LOOK NORDICO DI TENDENZA E QUALITà.
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21. Cavour writing desk, scrivania con struttura in legno e top in vetro su due piani. Design di Carlo Mol-lino per Zanotta. 2. Wing, sedia con un uni-co pezzo come seduta e schienale, dalla forma leg-gera, caratteristica, emo-zionale. Design di Werner Aisslinger per Lema.
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1. CH 163, divano puro, pri-vo di dettagli e per questo estremamente versatile. Design di Hans J. Wegner per Carl Hansen & Son. 2. Bail Lu, sedia dalle linee morbide il cui nome indica la seconda settimana di settembre, periodo in cui è stata ideata per Lema dal-lo studio cinese Neri&Hu.
3. Wolfgang lounge, co-modo imbottito presente sia in versione poltroncina che sedia. Design di Luca Nichetto per Fornasarig. 4. Croissant, versione sgabello dell’omonima collezione composta da numerose e interessanti varianti. Design di Emilio Nanni per Billiani.
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1. Maharam Polder, iconi-co divano che combina la pulizia delle sue linee alla qualità dei tessuti Maha-ram. Edizione limitata cen-to pezzi. Design Hella Jon-gerius per Vitra. 2. Stella sideboard, armadietto con gambe intrecciate ed ango-
li arrotondati, realizzato in noce americano. Design di Noè Duchaufour-Lawrance per Ceccotti. 3. BA15 Mito, portasciugamani in legno massello, semplice-mente da appoggiare alla parete. Design di Phillipp Mainzer per e15.
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1. Arc, panca in legno di quercia dalla forma affusolata che ricor-da quella di una barca. Design di Bertjan Pot per Arco. 2. Elephant chair, sedia dalle linee abbondanti, accoglienti, formose. Scocca in po-
liuretano in varie colora-zioni. Design di Neuland - Paster&Geldmacher per Kristalia. 3. Wolfgang side table, tavolini in ro-vere presenti anche in versione coffee table e bar table. Design di Luca Nichetto per Fornasarig.
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31. Skandi, sedia com-ponibile che può esse-re smontata e rimontata senza l’utilizzo di utensili. Design di Topi Mäkinen per Italcomma. 2. Abra, tavolino con linee geome-triche che ne permettono la compenetrazione con
elementi dello stesso tipo. Design di Neuland Indu-striedesign per B-line. 3. Duo Wood, comodo e leggero sgabello con struttura in legno ed im-bottitura dai colori sgar-gianti. Design di Patrick Norguet per Offecct.
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1. N.E.T., acronimo di Never Ending Table, con una superficie di dimen-sioni vaste (fino a 15m) e gambe dall’aspetto stra-vagante. Design di MA/U Studio. 2. Wood Lamp, suggestiva lampada in legno con viti a vista e li-nee squadrate. Design di Taf Architects per Muuto.
3. Spirit, rustico trolley in legno che conserva al suo interno un vano mini-bar per le bottiglie. Villa Home Collection. 4. Sail chair, sedia impilabile dal look estremamente linea-re, geometrico, adatto ad ogni contesto. Design di Piergiorgio Cazzaniga per Andreu World.
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CARRARA MARbLe WeekS, qUest’annO gIUnta aLLa sUa II edIzIOne, ha dImO-stratO OramaI dI nOn essere sempLIcemente Un eventO pensatO a sUppOrtO dI Una FIera, bensì Una manIFestazIOne che pUr nascendO daLL’esIgenza dI dare Una nUOva vItaLItà a CARRARAMARMOTeC sI pOne cOme LUOgO In cUI IL tema deLLa prOgettUaLItà vIene messO In scena In manIera tOtaL-mente OrIzzOntaLe ed UnIca. daL 22 maggIO aL 30 gIUgnO ha avUtO cOsì LUOgO Un’ImprescIndIbILe rItUaLItà che sI è pOsta cOme ObIettIvO prImarIO La rIvendIcazIOne da parte dI Una cIttà deLLa prOprIa IdentItà a LIveLLO mOndIaLe, deL prOprIO pOstO da avangUardIsta neLLa dIstrIbUzIOne dI Un prOdOttO UnIcO neL sUO genere, dI Un brand daLLa Fama OttenUta e rIcO-nOscIUta per tUttO IL cOrsO deLLa stOrIa. è stata La cOnsOLIdazIOne dI Un prOgettO gIà avvIatO aLLa LUce deL mOttO “CARRARA CApiTALe MONDiALe DeL MARMO”, e avvenUtO In cOncOmItanza cOn La 31esIma edIzIOne dI CAR-RARAMARMOTeC, La FIera InternazIOnaLe deI marmI.
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Carrara Marble Weeks è quindi un’intera città che si risveglia, presentandosi come contenitore di arte e cultura che prescinde da ciò che ruota attorno al settore litico, e che si arricchisce anzi coinvolgendo anche quello urbanistico, architettonico, del design, della moda, del food e dell’intrattenimento. è un percorso che tocca le strade, le piazze e le persone; un palcoscenico elitario per arte nel suo stato più essenziale, che abbraccia gli edifici risaltandone il patrimonio storico-culturale e ambientale. Carrara Marble Weeks oltrepassa dunque il semplice concetto di “fiera”, diventando un macro-progetto in gra-do di puntare i riflettori su ogni singolo spazio degno di attenzione, tramutando gli alberghi in ambienti adibiti ai workshop, le piazze in spazi espositivi di sculture, ampi e totalizzanti, tramutando le vie in passerelle per preziose sfilate, e i vecchi edifici in showroom dall’atmosfera suggestiva.
è all’interno di questo stimolante contenitore di arte e design che ha avuto luogo la mostra MARMO COMe DeSiGN, organizzata in collaborazione con la rivista di design Casa Trend: un progetto che ha previsto la promozione di un percorso espositivo realizzato attraverso oggetti e complementi che hanno rappresentato, nel corso della storia fino ai tempi nostri, il legame stretto tra marmo e design.
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Il continuum temporale è stato espresso anche sul piano fisico grazie all’ausilio di un articolato intreccio di fili ros-si. questi hanno sancito alla perfezione l’idea del cammino esplorativo attraverso la storia di un prodotto che non deve essere necessariamente ricondotto ad un design dalle linee classiche. L’idea veicolata, infatti, è che il marmo abbia su-bito un’importante evoluzione della sua immagine nel corso del tempo, e che grazie a questa ad oggi lo si possa rendere adattabile anche a lifestyle contemporanei e urbanistici.tra le aziende rappresentative chiamate a partecipare alla mostra: Up&Up – Up Group, Living Divani, Antoniolupi, Cer-ruti Baleri, Ligne Roset, Matteo Zorzenoni + Sartori marmi & Myver e Flos.
Carrara Marble Weeks è stata organizzata da CarraraFie-re con il contributo di bettogli marmi, c.a.m. concessionari agri marmiferi massa, cave michelangelo, Franchi Umberto marmi, gemeg, il Fiorino, Italmarble pocai, Lega coop, marmi carrara, pemart, sagevan marmi, savema, società apuana marmi, Up group, antonio Lupi, bellè Forme, Jove, martinelli Luce, sampietro 1927 e la partecipazione di Furrer spa, ga-brielli group, gaspari menotti spa, bencore, mabo, poltrona Frau, toncelli cucine, vannucci piante, nerbi arredamento, d’avenza, mason’s, natural winning Women bag e peuterey.
I partners:
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Carrara Fiere, www.carrarafiere.comCarrara Marmotec, www.carraramarmotec.com
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“Un buon progetto nasce non dall’ambizione di lasciare un segno, ma dalla volontà di instaurare uno scambio, anche piccolo, con l’ignoto personaggio che userà l’oggetto da voi progettato”. Achille Castiglioni.
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Una foto di Giovanna Castiglioni, Vice Presidente della Fondazione Achille Castiglioni e di Marco Marzini, designer e collaboratore.
Il progetto itinerante “A Casa Castiglioni”, promosso dalla Fondazio-ne Achille Castiglioni, nasce nel 2011 come veicolo culturale tangibi-le della storia del design, tradotto in uno scenario abitativo che vie-ne ri-pensato di volta in volta a seconda dello spazio a disposizione. Progettato come un’abitazione-teatro itinerante, nella quale oggetti e visitatori svolgono un ruolo dinamico e interattivo, mette in scena diverse rappresentazioni di vita quotidiana all’interno delle quali il vero protagonista è la funzionalità del design.
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IntervIstA A GIovAnnA CAstIGlIonI e MArCo MArzInI.
Com’è nata l’idea di realizzare un progetto itinerante?Aprire le porte dello studio di Achille Castiglioni è un piacere e promuovere la Fondazione Achille Castiglioni, attraverso progetti itineranti, è una sfida. la Fondazione è sita in Piazza Castello 27 a Milano, luogo in cui Achille Ca-stiglioni ha lavorato per più di 40 anni, dal 2006 trasformato in uno studio Museo, ha ricevuto più di 27.000 visitatori da tutto il mondo.Un progetto itinerante quindi permette di portare alla conoscenza di un pubblico molto vasto il mondo progettuale di Achille Castiglioni, renderlo visibile, tangibile e contestualizzabile in modi, mondi e culture differenti.Questo consente un arricchimento reciproco: da una parte si colloca la Fon-dazione che, con grandi difficoltà, ma anche grande passione ed energia, sta conservando e divulgando il suo patrimonio storico inventando tutte le volte, un modo nuovo di condividere le storie legate a Castiglioni, dall’altra parte c’è il pubblico che, con le proprie storie connesse agli oggetti, con cui molti italiani si riconoscono e con cui sono cresciuti, è sempre molto ricettivo e curioso. Qual è il messaggio che si vuole veicolare? Questo progetto è un sasso gettato in un grande stagno, ogni onda è un mes-saggio che ha nel suo centro la voglia di condividere il grande patrimonio che ci è stato lasciato, chiunque si lasci coinvolgere legge qualcosa di di-verso, proprio perché il pubblico è molto eterogeneo e il progetto è sempre ricco di altri nuovi progetti (tutte le volte diversi) inseriti nella mostra ed inerenti al metodo Castiglioni. Creare un evento “itinerante” implica la possibilità di riadattare gli ogget-ti a uno spazio sempre differente... conferma di un design trasversale?Prerogativa del design è di essere trasversale, altrimenti non dovremmo de-finirlo design. Se un oggetto non riesce ad adattarsi ad uno spazio sempre differente significa che quell’oggetto è definito da parametri che fanno ri-ferimento alla sfera delle tendenze passeggere, un oggetto ben progettato continua a vivere negli anni adattandosi in maniera silenziosa a qualsiasi spazio e coesistendo con qualsiasi stile. Ecco perché la sfida della Fondazio-ne Achille Castiglioni con questo progetto, è quella di adattarsi agli spazi a disposizione, tutte le volte differenti (fiere, showroom, musei, appartamen-ti) selezionando ogni volta progetti di Castiglioni diversi, coinvolgendo le storiche aziende, ma anche nuovi sostenitori di questo progetto così dina-mico e sempre benvenuti “A casa Castiglioni”.
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Due foto dell’allestimento di “A casa Castiglioni”, presentato in occasione di AbitaMi, progetto fieristico della città di Milano. Photo credit: Andrea Baioni.
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Due foto dell’allestimento di “ A casa Castiglioni”, presentato quest’anno in occasione di Mantova Creativa.
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Achille Castiglioni, www.achillecastiglioni.it
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Una foto del Labirinto di Horta, a Barcellona (Spagna)
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DI PAOLO STELLA
Ci sono alcune sere strane. Non sai esattamente quello che provi. Come questa.Esco di casa, iPod nelle orecchie che mi suona “Bad” di Scala & Kolacny Brothers e vado alla ricerca di chi sono. Per capire chi sei devi esplorare “posti” in cui non sei mai stato. Per questo scelgo una zona di Roma che non conosco affatto. La musica e il mio girovagare inconsapevole mi portano a Monte Mario, dove mi hanno racconta-to che si può godere di una vista incredibile dalla piazzetta dello Zodiaco, ma non ci sono mai stato.Vedere dall’alto le cose ti aiuta. Credo ci sia un disegno più grande di noi. Un disegno incompren-sibile, ma comunque perfettamente sincronizzato. E’ accaduto anche due settimane fa, a Barcellona. Mi hanno portato in un parco storico, all’interno un labirinto di sempreverdi… Sono entrato e ri-masto lì da solo per varie ragioni, o forse sempli-cemente perché doveva essere così.Molte persone lo prendono come un gioco, per me è stato come passarci dentro la mia vita: ogni via chiusa la riferivo a esperienze del passato, i miei fantomatici blocchi. Dentro a quel labirinto vitale vedevo tutto a metafore, tutto era un segno: la fontana al centro, il cuore, e poi strade, vicoli, errori, riprendersi in mano il proprio destino, vol-tarsi, un’altra siepe, e ricominciare nuovamente a
cercare… Sono uscito dopo mezz’ora… ridevo. Più in là c’era una scalinata, l’ho salita e ho visto il labirinto dall’alto, dalla prospettiva di qualco-sa più grande di me, di tutti noi. E la via era chia-ra, perfetta, delineata. Il disegno c’era eccome. Siamo il risultato dei nostri sbagli, del modo in cui decidiamo di affrontarli, di quante volte davanti a un muro ci voltiamo e ricominciamo a cercare l’uscita.Gli errori sono essenziali, lo si capisce quando si esce dal labirinto…Anche a Roma esistono labirinti, come quello che mi trovo davanti ora parcheggiando la mac-china nel piazzale: un bar anni ‘70, un ristorante, tavolini, una vista pazzesca, troppa gente. Più sotto, Francesco mi aveva detto che c’era un buco nella cancellata, dove il panorama è altret-tanto bello, ma isolato… trovo quel passaggio e mi ci infilo; un piccolo spiazzo che si butta su Roma, silenzioso e perfetto. Mi godo la vista, respiro l’eternità mentre la mia anima si tinge delle mille luci delle vite degli altri che da qui posso osservare con un ascetico distacco.Questi sono i luoghi che rendono magica Roma. Quando sei talmente in alto da renderti conto di quanto siamo piccoli, quando ci attacchiamo inu-tilmente, quando perdiamo tempo fuori invece di stare dentro.
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Ti guardo Roma, come un’amante che non pos-so avere completamente, ma che comunque c’è. Sento il desiderio di innamorarmi all’istante, di dedicarmi, di appartenerti. E mi accorgo così che ogni tuo gesto, ogni scorcio, ogni sguardo è pro-fondamente mio.Ti guardo da lontano, questo mi è concesso. A volte l’amore è così, sai che c’è, lo vedi, lo senti. Ma non riesci ad afferrarlo. So che un giorno arri-verà, per ora lo guardo da quassù. Di questo pano-rama che t’incarna ammiro il profumo, ne osser-vo i giri immensi. E per il momento mi basta. Mi basta sapere che esiste un motivo per continuare
a lottare, per sapere che tutto quello che faccio ha un senso. Questa è la mia meta, perché l’amore è l’unica ragione.Tu Roma, il tuo sguardo di bambina, il tuo sorriso aperto, la tua timidezza, la tua sfacciata bellezza che diventa unica quando sposa la tua vulnerabilità.Ti ho vista e ti ho scelto fra tante. E anche se ci parliamo a fatica, se i nostri sguardi s’incrociano e poi si abbassano, se le situazioni ci separano poi ci riuniscono all’improvviso, io nella folla cerco il tuo sguardo. E anche se tu sei in mezzo a mille cose, io lo so che anche tu cerchi il mio. Roma è un regalo, come l’amore. Siatene grati.
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Paolo Stella, www.paolostella.wordpress.com
OUTDOOR
CASSINA
DI RACHELE MORRIS
LA CELEBRE POLTRONCINA LC1, DISEGNATA NEL 1928 DA LE CoRBUSIER E OGGI RI-PROPOSTA NELLA VERSIONE OUTDOOR DA CASSINA. IL MODELLO PER ESTERNI è CARATTERIZZATO DA STRUTTURA IN ACCIAIO INOSSIDABILE INOx SPAZZOLATO LUCI-DO CON EFFETTO CROMATO E RIVESTIMENTO IN SPECIALE TESSUTO IN POLIESTERE RESISTENTE AGLI AGENTI ATMOSFERICI, DISPONIBILE IN CINqUE DIVERSI COLORI.
www.cassina.it
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PIERANTONIO BONACINAIL FASCINO DELL’INTRECCIO UNITO ALLA TRADIZIONE DELLE LAVORAZIONI ARTIGIA-NALI CARATTERIZZANO LA COLLEZIONE DI SEDUTE MODULARI E TAVOLINI PuMPkiN, REALIZZATA CON STRUTTURA IN TUBOLARE DI ALLUMINIO E INTRECCIO CON CINGHIE IN POLIPROPILENE TRATTATO, DISEGNATA DA PIERo LISSoNI.
www.pierantoniobonacina.it
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GANDIA BLASCOPORTA LA FIRMA DELLA DESIGNER CHARLoTTE LANCELoT LA NUOVA COLLEZIONE DI TAPPETI E CUSCINI CANEvAS, REALIZZATI MANUALMENTE A PUNTO CROCE IN LANA 100%, DISPONIBILI NELLE DECLINAZIONI CROMATICHE DEL ROSSO ASTRATTO, VERDE O FLOREALE. SULLO SFONDO CriSTAL Box, SISTEMA DI PERGOLE IN ALLUMINIO LAC-CATO CON VETRI SCORREVOLI, DESIGN JoSé A.
www.gandiablasco.com
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SERRALUNGAPER GLI SPAZI OPEN AIR CHRISToPHE PILLET PROGETTA CHArLoTTE, SEDUTA ELE-GANTE E LEGGERA REALIZZATA CON SCOCCA IN PLASTICA IN DIVERSI COLORI, DI-SPONIBILE ANCHE CON CUSCINO IN POLIURETANO. UN VASO CHE APPARE COME UNA COPPA; è qUESTA LA FORMA ALLA qUALE S’ISPIRA AERo AARNIo PER DISEGNARE PriMAvErA, VASO IN POLIETILENE IN DIVERSE TONALITà CROMATICHE.
www.serralunga.com
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RODADESIGN SCULTOREO PER LA NUOVA VERSIONE qUADRATA DELLA COLLEZIONE DI TA-VOLI PiEr, PROGETTATA DA RoDoLFo DoRDoNI E REALIZZATA CON DOGHE IN TEAK SEPARATE UNA DALL’ALTRA PER LASCIARE FILTRARE LA LUCE, DANDO UN EFFETTO DI STABILITà ED ELEGANZA. PANCHE E SEDIE DELLA COLLEZIONE NETWork, SEMPRE IN MASSELLO DI TEAK E CINGHIE COLOR GRAY PER LA POLTRONCINA.
www.rodaonline.com
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VITTORIO BONACINANOME EVOCATIVO PER ELASTiCA, LA SEDUTA REALIZZATA GRAZIE AD UNA PARTICO-LARE TECNICA DI LAVORAZIONE CHE PERMETTE DI INTRECCIARE IL GIUNCO NATURA-LE E OTTENERE UNA MAGLIA CHE Dà ORIGINE A UNA STRUTTURA FLESSUOSA E LEG-GERA. PROGETTATA DA MARCo BAvUSo E GIUSEPPE RABoNI RIPRENDE I MODELLI STORICI DEGLI ANNI ’70.
www.bonacinavittorio.it
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FASTPER GLI SPAZI OUTDOOR IL DESIGNER EMMANUEL GALLINA HA PROGETTATO AikA-NA, COLLEZIONE DI IMBOTTITI COSTITUITA DA ELEMENTI MODULARI ESTREMAMENTE FLESSIBILI, REALIZZATI CON STRUTTURA IN ALLUMINIO VERNICIATO E CUSCINI RIVE-STITI IN TESSUTO IDROREPELLENTE. LA LINEA è ARRICCHITA DA UNA SERIE DI ACCES-SORI COMPLEMENTARI.
www.fastspa.com
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ZUCCHETTI KOSSPER UN BENESSERE ASSOLUTO ANCHE NEGLI AMBIENTI OUTDOOR I DESIGNER LUDovICA+RoBERTo PALoMBA PROPONGONO UNA COLLEZIONE DI ARREDI DALLE LINEE ACCATTIVANTI E ALL’INSEGNA DEL COMFORT. IN PRIMO PIANO NEW, COLONNA DOCCIA FREESTANDING IN ACCIAIO INOx CON SOFFIONE A PIOGGIA E MINIPISCINA FArAWAy, REALIZZATA IN VETRORESINA A SFIORO.
www.zucchettidesign.it
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Mosaico+ nasce dall’unione di tre delle aziende leader nell’attuale settore internazio-nale delle ceramiche: Mapei s.p.a., Gruppo EmilCeramica s.p.a. e Legend Pacific In-ternational Limited. Lo scopo dell’azienda, espresso nel corso di questi anni in maniera esemplare, è di reinventare, valorizzare, rendere creativa, coinvolgente e totalizzante l’esperienza visiva che l’antica tecnica del mosaico è in grado di fornire. I pattern grafici realizzati da Mosaico+ assumono sempre forti connotazioni artistiche, vivono sulla su-perficie di materiali di prima qualità e quasi galleggiano nell’ambiente circostante, crean-do suggestivi giochi di forme e colori.
M O S A I C O + ON THE ROAD
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DI GAB\RIELE GANDOLFI
Per presentare ai clienti le ultime novità riguardanti le collezioni di punta (tra cui Crono, Dialoghi, vetrina e Area 25) Mosaico+ ha deciso di dedicare la propria attenzione ad un’attività di promozione sul territorio decisamente fuori dagli schemi. L’iniziativa, denominata “road Show, mosaic on the road” è costituita da una serie di eventi iniziati nel mag-gio 2012 nella città francese di Venelles e che coinvolge in primis i clienti e a seguire gli architetti, gli influenzatori e i professionisti legati al mondo del design.
Come spiega nel dettaglio Aldo Magnani, direttore Marketing & Comunicazione dell’azienda, “Il desiderio è quello di con-solidare ulteriormente la partnership tra l’azienda ed i propri migliori rivenditori. Il cliente ci ospita nella location preferita (la propria show room, un hotel, un centro congressi) e noi gli portiamo in casa l’eccellenza del mosaico che si esprime tramite composizioni emozionali di grande impatto, salvo poi essere declinata in termini più didascalici e dettagliati.”L’evento mette a disposizione la competenza tecnica degli addetti ai lavori, un funzionale touchscreen per la consultazione interattiva delle nuove proposte sul sito rinnovato dell’azienda e, su richiesta, lo speech di uno dei designer che ha colla-borato con l’azienda firmandone una collezione.
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Gabriele Rigamonti, Carla Scorda e vittorio Sturla hanno dato
vita a Studiocharlie nel 2002, e vantano ad oggi collaborazioni
con alcuni tra i più rinomati brand del design nostrano, come
Billiani 1911, Lanificio Leo, Vittorio Bonacina e Lema. Ogni loro
produzione risulta essere un inno alla creatività e alla naturalez-
za, attua ora a valorizzare forme più geometriche e primitive, ora
a proporre suggestivi intrecci di forme e materie più complesse.
“Per noi” spiegano, “il progettare è una pratica che prescinde dal
campo nel quale viene applicata. Si può disegnare su un foglio
usando linee e colori; allo stesso modo si può disegnare nell’ac-
ciaio, con laser e pieghe, o nel tessuto, con filati e intrecci. Sono
disegni nella materia, linee nello spazio che identificano volumi.”
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IN UN’OFFICINA UNA PARETE DI TUBI TI GUARDA. SONO A SEZIONE qUADRATA, DISPOSTI PERPENDICOLARMENTE ALLA PARETE, ORDI-NATI PER DIMENSIONE. NON RIESCI A DARE UN’OCCHIATA VELOCE E PASSARE OLTRE. BISOGNA SOFFERMARSI. HANNO UNA LORO BEL-LEZZA, UNA LORO RITMICA, UN LORO LINGUAGGIO. è IL FASCINO DEL SEMILAVORATO: GIà OGGETTO CONCLUSO, MA DESTINATO A DI-VENTARE ALTRO. è COME GUARDARE IL BOZZETTO DI UN DIPINTO. LO OSSERVI, E NON SEI TANTO SICURO CHE IL DIPINTO CONCLUSO PRETENDERà DI ESSERE CONTEMPLATO CON ALTRETTANTA FORZA. ALLORA GUARDI qUELLA PARETE E CERCHI DI DECIFRARLA, DI LEG-GERLA.
L’idea del vaso Corallo nasce da questa suggestione. Elementi sempli-
ci che si combinano per generare una struttura elaborata, senza perde-
re la loro identità e mantenendo il loro linguaggio.
Il progetto rientra in una riflessione più ampia, che Studiocharlie
porta avanti da alcuni anni. è un ragionamento sulla geometria del-
la natura, sulla generazione di forme naturali complesse a partire
dall’aggregazione di elementi geometrici essenziali. Il vaso riecheg-
gia le formazioni coralline. Dall’officina ai fondali marini.
è una tappa di un percorso sulla rappresentazione di una sintesi tra
“artificiale” e “naturale” per scoprire uno dei possibili significati del
progettare ispirandosi alla natura. Il materiale con il quale è realizza-
to, la ceramica, è a sua volta simbolo di questo percorso. Ammorbidi-
sce la geometria e rende ancora più esplicito il dialogo tra ciò che è
letto come naturale e ciò che esiste per il solo intervento dell’uomo.
Studiocharlie, www.studiocharlie.org
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qualcuno la conoscerà già per la sua presenza al Salone del
Mobile di Milano, fortemente desiderata da Thomas Geisler, uno
degli illustri fondatori della Vienna Design Week. Antoinette Ba-
der è una giovane promessa del design: nata in Svizzera ma con
residenza a Vienna, Antoinette è già stata vincitrice nel 2011 del
MINI Design Award e nel 2012 dell’Interior Innovation Award. La
semplicità delle sue idee unita ad una spiccata abilità manifattu-
riera, l’ha portata a fondere il mondo dell’artigianato con quello
del design di tendenza. “Devo ringraziare le mie passate espe-
rienze nel mondo della sartoria e del design industriale” spiega
“grazie alle quali mi sento costantemente spinta a seguire le mie
idee lungo tutte le fasi della produzione, restandovi sempre a
stretto contatto. Per me è molto importante costruire con le mie
mani la maggior parte del prototipo in scala uno a uno”.
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Antoinette Bader, www.antoinettebader.net
Il sito Architonic ha definito Cardboard Bed un prodotto geniale ed in
grado di distinguersi egregiamente dalla massa.
“C’è un numero indefinito di letti di cartone sul mercato,” spiegano “e
tutti loro possono essere aperti, richiusi e riposti altrove a seconda
delle necessità del fruitore. Solo Cardboard Bed è tutavia in grado
di farlo in una maniera talmente arguta e flessibile da permettere
anche continui adattamenti per quanto riguarda la sua dimensione in
larghezza. Il suo utilizzo è immediato ed efficace, da richiuso occu-
pa lo spazio di una pila di vecchi giornali e la laminatura decorativa
esterna lo colora in entrambe le fasi di utilizzo, rendendolo elegante
e gradevole alla vista.”
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RIPENSANDO ALLA LABIRINTICA ESPOSIZIONE DEL SaLone DeL MoBILe APPENA CONCLUSO, RIMANE VIVIDA LA SENSAZIONE CHE ALCUNE AZIENDE AB-BIANO ESPRESSO LA VOLONTà DI CONTINUARE LA TRADIZIONE DEL PROGETTO ITALIANO ATTRAVERSO
i d e n t i t à o l t r eZ A N O T T A
Roberto Palomba nasce a Cagliari nel 1963. Dopo la laurea in Architettura a Roma, nei primi anni ’90 fonda lo studio Palomba Serafini Associati con la moglie Ludovica. Insieme progettano archi-tetture ed esposizioni in tutto il mondo e collaborano con i marchi più afferma-ti del mondo dell’industrial design, tra i quali Cappellini, Dornbracht, Driade, Elica, Elmar Cucine, Foscarini, Zucchetti Kos, Laufen, Lema, Poltrona Frau, Rapsel, Schiffini, Tubes e Zanotta.
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IL RACCONTO DI UN MARCHIO CHE VA OLTRE IL PRO-DOTTO, ENFATIZZATO DA ALLESTIMENTI CAPACI DI METTERE IN LUCE LA POTENZIALITà DI UN CATALO-GO A DISPETTO DELLE NOVITà DI PRODOTTO. DUE ESEMPI ELETTIVI: Zanotta e Kartell.
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DI ARIANNA MALAGOLI English text at page 86
Ferruccio Laviani nasce a Cremona nel 1960. Allievo del grande maestro Achil-le Castiglioni, si laurea in Architettura al Politecnico di Milano e diventa quindi associato dello studio De Lucchi. Ol-tre alle collaborazioni con i marchi più prestigiosi del Made in Italy quali Flos, Tisettanta, Moroso, Piombo, Pandora Design, Dada e Molteni&C, dal 1991 è Direttore artistico di Kartell.
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Lo stand Zanotta si è presentato quest’anno con un al-lestimento che raccontava una storia… qual è stato il messaggio che si voleva trasmettere? Io sono entrato in azienda fondamentalmente da un anno e mezzo con nessun ruolo, se non quello di “amico di famiglia”, quindi mi sono posto semplicemente il pro-blema di provare a raccontare che cos’è questa azienda dalla parte del cuore, perché Zanotta ha un legame così affettivo che non può che conquistarti. Perciò, quello che ho tentato di fare è stato cercare di mettere insieme al-cuni valori che sono nel dna dell’azienda e di rappresen-tarli in maniera molto semplice, poco enfatica, come lo sono tutti i grandi sentimenti.
Su quali principi è stato suddiviso lo stand?Ho diviso lo stand in tre momenti: da una parte c’era una sorta di grande corridoio, un ampio percorso lineare dove si susseguivano una serie di tavoli allestiti (ovvero il cele-bre tavolo da lavoro Leonardo, disegnato da Castiglioni nel 1940)… Ci sono anche in azienda, anche se non sono dei “Leonardo” ma tavoli da lavoro sopra cui, a turno, ci pos-sono capitare pezzi di stoffa, giornali, fusioni, tecnologie, idee, dettagli, storia… tutto in maniera molto vitale, a volte anche molto provvisorio. Quello che secondo me è emozionante è che nelle azien-de si vive la provvisorietà che invece è eterna, mentre nelle mostre, che sono veramente provvisorie, viene rac-contata una storia come fosse eterna. Nell’allestimento di Zanotta mi è piaciuto raccontare questa idea di “provvi-sorio”, di in-progress, portando in questo spazio la voglia di dire: “ok, stiamo lavorando… questo è uno dei primi schizzi di Achille Castiglioni, possiamo metterlo vicino a un pezzo di una fusione o di un prodotto che avevamo fatto l’anno scorso…”. Poi, all’interno dell’allestimento abbiamo semplicemente approfittato di uno spazio mol-to grande per presentare le poche novità di quest’anno, come ad esempio un nuovo divano di Gabriele Rosa che si chiama Party, che ha questa componibilità molto partico-lare, soprattutto una freschezza… è un prodotto che tutti abbiamo sentito un po’ nostro... Nello stesso spazio c’era Altopiano, il divano disegnato da me e Ludovica, un progetto complesso, strutturato, con dei mobili e delle componibilità particolari. Un altro proget-to molto apprezzabile era il nuovo tavolo di Damian Wil-liamson che si chiama Spillo, con una particolare fusione di alluminio che viene direttamente incollata sul vetro, molto bello, molto elegante, molto “castiglioniano”, con il con-trollo delle curve e questi due volumi appoggiati… bello, mi è piaciuto. E poi l’ultimo spazio era la rappresentazione di questa casa…
INTERVISTA A ROBERTO PALOMBA
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Kartell si è presentata al Salone con un allestimento “museale”... qual’è il messaggio sotteso a tale scelta?L’allestimento del Salone del mobile di quest’anno ha volutamente lasciato in disparte qualsiasi tipo di effetto speciale per cele-brare e rendere protagonista ogni singolo prodotto ed il suo progettista.La scelta “museale” dell’allestimento, oltre alla facilità e ordine di percorso all’interno dello stand, ha permesso di leggere chiaramente l’iter progettuale di ciascun designer, vederne la manualità e la gestualità attraverso disegni e schizzi ed il work in progress aziendale, dai primi prototipi dimensionali ai progetti finiti. Il messaggio era abbastanza esplicito, ovvero rimarcare la differenza tra Kartell e le altre aziende, non solo dal punto di vista produttivo ma anche della qualità, della storicità e della ricerca. Inoltre, far comprendere che l’azienda Kartell, pur mantenendo un dna legato alle materie plastiche, ormai è marchio con un’offerta di prodotto a 360 gradi senza limitazioni di tipologie o tecnologie.
Oltre all’esposizione del prodotto, cosa diviene importante comunicare oggi per un’azienda che è sinonimo di design Made in Italy? La vera carta vincente oggi è comunicare l’innovazione. L’innovazione autentica, espressa in tutte le sue declinazioni; dal progetto alle strategie comunicative e di distribuzione, proponendosi con progetti nuovi, inediti, divenendo motivo di interesse.
In base a quali scelte è stato suddiviso lo spazio espositivo? Principalmente in due; la parte dedicata all’esposizione vera e propria e la seconda alla parte commerciale, di incontro e discussione. E’ stato molto importante che la seconda fosse al centro dello stand, divisa da un sottile diaframma di vetro, che permetteva la visione totale dell’esposizione dei prodotti aperta al pubblico anche alle persone all’interno di quest’area.
Quali sono i principi progettuali che vede tradotti in un allestimento come questo? Quelli di realizzare uno spazio con carattere, ma non invasivo su ciò che vi è esposto. Un contenitore neutro, capace di passare emo-zione e atmosfere e rendere facilmente comprensibile il messaggio che si è voluto raccontare.
INTERVISTA A FERRUCCIO LAVIANI
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NE So che c’erano esposti oggetti tuoi personali, come occhiali, libri, vasi…
C’erano oggetti di tutti. Molti anni fa avevo realizzato un progetto con questo stesso spirito in occasione della fiera “Abitare il tem-po”, si chiamava “la casa di Pietro” e Fabrizio Bertero, che ha lavorato sulla parte architettonica dello stand, ne aveva fatta anche lui una per Zanotta in occasione della stessa fiera, che era l’unico spazio fieristico in cui si facevano questo tipo di provocazioni, di installazioni… con Fabrizio avevamo abbastanza confidenza nel riportare delle sintesi di domesticità e voglia di raccontare l’oppor-tunità data dal catalogo Zanotta, che in genere viene visto come una serie di prodotti iconici, ma in realtà ha la capacità di racconta-re una storia di casa, di completezza. Ho pensato che dovessimo ricostruire l’idea di Zanotta dei “mobili per abitare”… perciò tutto il lavoro fatto sugli scatti fotografici, così come per quello sullo stand, si riconduce al riportare l’idea che esiste un “abitare Zanotta”.
Com’è questo “abitare Zanotta”? E’ un abitare libero da un formalismo stilistico, cioè non esiste uno stile Zanotta, ma c’è una cultura Zanotta, che è diverso. Lo stile lo puoi trovare in altri tipi di aziende, dove molto spesso si rifà a un personaggio, a un mood particolare, a una ricerca di un interlo-cutore che è sempre quello, un certo tipo di borghesia… Lo stile Zanotta è una cultura trasversale, che può essere interpretata da tanti utenti diversi e quindi ognuno può costruire un mix di prodotto creando all’interno del proprio ambiente domestico uno stile personale attraverso l’utilizzo di una cultura aziendale. Questo era il reale challenge di questo allestimento… e per dimostrare que-sta teoria abbiamo cominciato a “raccattare i nostri oggetti personali” per inserirli nell’allestimento. Mi piaceva l’idea che venisse fuori una sorta di iperrealismo attraverso l’anima delle cose. È stata veramente una bellissima sensazione.
Qual’è il valore aggiunto?La cosa che mi ha fatto più piacere è stata la relazione generazionale che si è creata grazie a questo spazio: innanzitutto, c’era da parte dei più “anziani” il commosso ritrovare pezzi della loro esistenza, di cui Zanotta è stata comunque parte attiva. Dall’altra parte, man mano che la generazione cambiava, ho notato la riscoperta di questi oggetti da parte dei giovani, o addirittura la scoperta. Alcuni giovani hanno trovato questi oggetti di una modernità e di un’attualità pazzesca, e anzi, molto spesso li hanno scambiati per novità… Il fatto che le persone abbiano riscoperto certi oggetti, li abbiano amati e voluti riutilizzare, reintegrare… secondo me è lo specchio della scelta di voler cercare una continuità, un legame, un link, quel famoso “+” che va per addizione delle cose.
Zanotta, www.zanotta.it
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Kartell, www.kartell.it
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H o u s e in Go Vap
DI PAOLO RUGGIERO - PHOTO CREDIT NAM BUI - English text at page 88
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“È una città molto inquinata”, spiega l’architetto Mi-chael Charruault. “Per questo penso al verde e al relax quando progetto una casa qui”. Charruault ha studiato a Parigi e dal 2007 si è trasferito a Ho Chi Minh, dove assieme a My An Pham Thi ha fondato due anni fa lo studio MM++, nel segno di un pensiero semplice: “creare ambienti belli per la vita quotidiana”. Questa abitazione, terminata soltando da poche settimane, è realizzata su una pianta rettangolare di 8 metri per 22, in un distretto residenziale della città. disegnata per una giovane coppia e i loro tre figli, è organizzata in due parti. Un primo settore frontale con ingresso, living e cucina, uniti in un open space che incoraggia l’interazione e la convivialità. Una seconda area con le stanze per i bambini al piano terra, la camera da letto principale e un’ulteriore zona notte al primo piano, più intima e meditativa. La scommessa era inventare una casa contemporanea in un contesto tradizionale, e interni con un “high end feeling”, pur rimanendo nei vincoli di un budget ridotto, come spesso accade. Per questo motivo il contenitore è semplice, in cemento armato e mattoni, con un tetto in lamiera ondulata, la soluzione più economica utilizzata da queste parti.
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All’interno invece gli oggetti sono stati creati su misu-ra, con dettagli ad alta definizione e un controllo del tratto molto grafico e essenziale, sorprendente per uno studio così giovane. Ci piace soprattutto la gran-de leggerezza compositiva, oltre a un certo gusto per l’illusione ottica, come l’apparente levitazione dei letti e degli arredi della sala da bagno, o gli specchi che giocano con le aperture, a prolungare illusoriamente le prospettive. La palette dei colori a sua volta de-finitissima contribuisce alla distensione di muscoli e pensieri, tra l’accordo di bianchi caldi o gommosi con altri più riflettenti e mobili, fondi antracite e grigi vul-canici, fughe appena tratteggiate in superficie e deli-cate campiture color menta. La ventilazione naturale e l’illuminazione indiretta o filtrata attraverso palpe-bre in legno rendono la casa confortevole da vivere, complice anche il giardino interno con piante tropicali e bambù, magico e parlante, che presto ridisegne-rà gli ambienti con le stagioni. “Questa casa, con la sua combinazione di principi costruttivi tradizionali, materiali low cost e design contemporaneo, è una so-luzione alternativa all’abitazione urbana vietnamita”, spiegano dallo studio MM++, all’inizio un po’ formali, lasciandosi infine andare con un sorriso, “ma soprat-tutto... chi ci vive dentro è felice!”. e questo ci sembra un gran bel risultato.
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MM++ ARCHITECTS - MIMYA, Vietnam.www.mmarchitects.net
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Elmar è un’azienda nata a Treviso nel 1978 e che attual-mente gode di fama mondiale nel mondo dell’arredo-cucina di alta qualità.Grazie ad un grande impegno plurigenerazionale e a collabora-zioni con nomi di successo, come Ludovica+Roberto Palomba (art director e designer per l’azienda), Elmar è riuscita nell’arduo compito di mutare la concezione dell’ambiente kitchen da limita-to micro-mondo di funzionalismo a macro-mondo fatto di sapori, sensazioni, incontri e convivialità. La versatilità dei prodotti Elmar sono in grado di soddisfare a pieno titolo le esigenze di una va-sta gamma di consumatori, adattandosi ad ogni loro preferenza e predilezione. Le soluzioni proposte sono sempre esteticamente raffinate, tecnologicamente avanzate e sature di emotività, adat-te a creare ambienti innanzitutto accoglienti, dove poter lavorare sentendosi in tutto e per tutto nella propria casa.Ne è un esempio perfetto il nuovo progetto SLiM, un sistema d’ar-redo componibile che viene incontro a tutti coloro i quali dispongo-no di spazi abitativi compressi ma che non vogliono rinunciare alla professionalità e funzionalità degli elementi. Le nuove dimensioni per le basi e le isole risultano ridotte rispetto a quelle imposte dagli standard (50/53 cm contro il 64/67 cm precedenti), ma non si li-mitano in quanto ad accessoriabilità e tecnicismo, conservando le imprescindibili proporzioni e solidità materiche. Ad un pratico tavo-lo a ribalta si possono alternare colonnine con ante rientranti che diventano piani di lavoro a scomparsa e ancora taglieri-cassetti estraibili. Design di Ludovica + Roberto Palomba.ELMAR
EIL MEGLIO DI EUROCUCINA 2012
S P E C I A L EC U C I N ADI IVAN GRANOLLA
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Cinquant’anni di esperienza nel settore kitchen e il 18° compasso d’oro fanno da credenziali per Alpes, l’azienda fondata e diretta da Nico Moretto, imprenditore e designer di prestigio. L’amore per la tradizione di Alpes la vede contro a tutto ciò che si possa reputare esclusivamente “bello”, in favore piuttosto di que-gli elementi che risultino degni della definizione di “oggetto di de-sign” e che combinano soprattutto nella loro struttura una spiccata qualità materica e un’immediata funzionalità. Le forze di Alpes ri-sultano quindi essere l’amore per il prodotto e la cura nei dettagli caratteristici della produzione artigianale, ma qui uniti e supportati da sviluppate competenze tecniche e meccaniche. L’acciaio inox al nichel-cromo 19/10, ad esempio, è il tecnologico materiale pre-diletto nonché assoluta garanzia di igiene e resistenza.“Liberi in cucina” risulta essere l’attuale cavallo di battaglia di Alpes, declinabile in tantissime soluzioni, tutte valide e degne di riconoscimento. Disegnata da Nico Moretto (che si è conquistato il Compasso d’Oro nel 1998 grazie all’idea dei piani di cottura ri-baltabili), la collezione è descrivibile tramite tre elementi costitutivi in particolare: i moduli, funzionali vasche di varie tipologie, piani di cottura a incasso ecc, le isole, multifunzioni che offrono grande spazio grazie all’implementazione di taglieri scorrevoli e metodi di eliminazione rifiuti dall’alto, e le colonne, attrezzate con forni, lavastoviglie e canti nette frigo. Con questo progetto Alpes si pone come obiettivo quello di soddisfare ogni esigenza del fruitore, con una proposta dal look professionale e un’infinità di soluzioni tra le quali non resta altro che scegliere.ALPES
ASPECIALE
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Un’esperienza produttiva di oltre mezzo secolo, produzioni ri-conosciute in tutto il mondo (come Arcipelago, la soluzione di-segnata da Giancarlo Iliprandi nel 1968 ed esposta al MOMA di NY), 150 punti vendita in Italia con showroom esclusivi sul terri-torio e un fatturato per l’80% interamente nazionale. Il curriculum di Rossana è di rilevanza non indifferente. Ne viene dunque che il target sia composto da persone di alto livello, culturalmente immuni alla maniacalità per le mode del momento e che amano prodotti che non siano standardizzati ma ideati per aderire al singolo come una seconda pelle.Rossana intende l’ambiente cucina come estensione della zona giorno e non come un’appendice nella quale si risolvono meri compiti tecnici. Le cucine Rossana sono reinterpretate per essere vissute come spazi di convivialità e socializzazione, senza influire negativamente sulla funzionalità e le qualità tecniche ed estetiche richieste ad un complemento d’arredo per l’ambiente kitchen.Etna è la cucina disegnata da Rodolfo Dordoni e che si fa ca-rico di tutti i precetti della “mediterraneità” che caratterizzano il nostro paese: il colore e l’atmosfera calda emanati dai materiali dai quali è costituita fanno solo da sfondo a grafiche e textu-re che giocano sull’incontro-scontro tra duro rigore e morbida personalità. è un progetto creato appositamente per inserirsi in qualunque ambiente abitativo, dalle grandi case ai piccoli spazi metropolitani, facendo dell’emozionalità la sua indiscussa carta vincente e presentando quel ricercato quid che spinga chiunque a dire “casa dolce casa”.ROSSANA
RSPECIALE
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Veneta Cucine è un brand di riferimento internazionale per quel che riguarda il settore dell’arredo-cucina. Veneta Cucine riserva un’attenzione particolare all’esteti-ca dei suoi prodotti, riuscendo ogni volta ad immettere sul mercato cucine dall’aspetto originale e contemporaneo, in grado di rendere lo spazio kitchen parte integrante del resto della casa senza separazioni da quello che, fino a poco tempo fa, era l’unico spazio della casa dedicato alla convivialità: il living. Ne è un esempio pratico Frame, la quarta composizione della proposta Liquida – design di Elisa e Stefano Giovannoni -, una soluzione che si pone come fulcro centrale dell’ambiente, un oggetto definito “autoportante, tecnologico e funzionale attorno al quale condividere nuovi rituali domestici”.Nel motto stesso dell’azienda trovano luogo tutti i suoi scopi primari: “produrre cucine ponendo il sapere arti-gianale al servizio dell’innovazione del gusto e rendere il design un valore accessibile”.La parola chiave assunta da Veneta Cucine per caratte-rizzare ogni singola fase della sua produzione è “Green Thinking”, denominazione del progetto che vede utilizzati materiali 100% riciclati (per le cucine agglomerati di le-gno) o comunque che non creino squilibri ambientali. L’e-cosostenibilità a vantaggio della salvaguardia del nostro pianeta si aggiunge poi a quella che riguarda la salute stessa degli individui, in un progetto che fa uso del BBS, Bacteria Blocker Silverguard: un sistema all’avanguardia che sfrutta le qualità purificanti degli ioni d’argento per sterilizzare completamente i laminati delle superfici e conferire loro un’igienizzazione che persiste nel tempo.
VENETACUCINEVSP
ECIA
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Ernestomeda s.p.a. è un’azienda giovane nata nel 1996 e che attualmente occupa una posizione di spicco nel settore dell’arredo-cucina di fascia alta. è il perfetto connubio tra ricerca, attenzione per l’ambiente, comuni-cazione, good-design e comfort-design, attento sempre alle esigenze in continua evoluzione del suo pubblico in ambito etico, estetico, funzionale e tecnologico.icon è l’emblema della pulizia estetica combinata a prestazioni tecniche d’altissima gamma. Visivamente la struttura comprende e accosta materiali rustici ed emo-tivi come il legno e il cemento (ICONcrete) ad altri più moderni e neutri, come il vetro o l’acciaio. Funzional-mente parlando la cucina ICON permette invece l’inte-grazione di moduli in grado di rendere semplice anche la più articolata delle operazioni, assolvendo ad ogni esigenza nel migliore dei modi, con soluzioni tecnologi-che pratiche e convenienti. La penisola estraibile Evo-lution è utilizzabile richiusa come zona snack ed aperta – e modulabile – come tavolo da pranzo, CAN-DO è il sistema di armadiature che permette l’inserimento – a vista o a scomparsa – degli elettrodomestici, monitorati dall’eslusivo sistema di sicurezza “Ernestomeda Safety Oven Switch Off” che spegne dopo novanta secondi gli elettrodomestici lasciati accesi e richiusi negli appositi vani. I mobili di contenimento sono motorizzati nel si-stema MOVE UP e con combinazione di scorrimento verticale/rotazionale nel pensile Flex, Sequel, infine, è una soluzione adatta a separare gli ambienti living da quelli kitchen con l’implementazione di un’alzata in ve-tro chiaro riflettente ad altezza della zona cottura/lavag-gio. Design di Giuseppe Bavuso.
ERNESTO MEDA
ESPECIALE
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C I T é D E L ’ O C é A N
PROGETTO DI STEvEN HoLL ARCHITECTS IN COLLABORAZIONE CON SoLANGE FABIão. PHOTO CREDIT IWAN BAAN E ROLAND HALBE.
English text at pag 89
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NEW YORK, 22 SETTEMBRE 2011 – LA CITè DE L’OCèAN ET DU SURF DI BIARRITZ, (FRANCIA), PROGETTATA DA STEvEN HoLL ARCHITECTS IN COLLABORAZIONE CON SoLANGE FABIão VIENE NOMINATA EDIFI-CIO PUBBLICO DELL’ANNO PER GLI EMIRATES GLASS LEAF AWARDS.
E T D U S U R F
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Riguardo al museo la giuria ha dichiarato “è stato disegnato come un involucro semplice, basso e geometrico
per quelle che saranno aree permanenti adibite ad accogliere collezioni ed esibizioni. La piazza circolare rievoca
la profondità misteriosa del mare, e di notte brilla come un insieme di scaglie luminose. Il progetto possiede una
perfetta e continua connessione con quello che è il paesaggio costiero circostante. Si tratta di un design poetico
in bilico tra terra e mare, in grado di tirar fuori il meglio da entrambi i paesaggi.”
La Cité de l’Océan et du Surf, aperta il 26 giugno 2011, si pone l’obiettivo di focalizzare l’attenzione su quelli che
sono i problemi che affliggono l’oceano, nonché sugli aspetti scientifici del mare e del surf. Realizzato sul concetto
base spaziale di “under the sky” / “under the sea” (sotto il cielo e sotto il mare), il progetto presenta una zona con-
cava esterna che ricorda per forma una piazza cittadina, la “Place de l’Océan”, e che risulta aperta al cielo e al
mare fondendosi con l’orizzonte. All’interno della struttura questa stessa area convessa diventa invece il soffitto del
principale spazio espositivo, rievocando ora le sensazioni provate sul fondo del mare. Le qualità dell’edificio sono
sperimentabili fin dal primo momento, quando la forte luce raccolta nella parte concava sul tetto, si riflette nelle
gallerie sottostanti inondandole in maniera affascinante.
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I giardini della Cité de l’Océan et du Surf puntano invece ad una fusione tra il paesaggio e l’architettura e con-
nettono la struttura del museo all’orizzonte oceanico. La piazza pubblica è pavimentata con variazioni progressive
di ciottoli portoghesi, che permettono la crescita spontanea della vegetazione. Con superfici leggermente curve
ed un mix di vegetazione e terreno spoglio, il paesaggio circostante risulta essere una perfetta continuazione del
museo, una sua estensione. Esso funge da gradevole sito per festival ed eventi giornalieri.
Due “rocce di vetro”, contenitori del ristorante e il chiosco dei surfisti, animano la piazza principale esterna e, da
una moderata distanza, appaiono come grandi massi sulla spiaggia. L’angolo sud-ovest della piazza è dedicato
invece all’intrattenimento dei surfisti e presenta una pista da skate ed una veranda che dà sulla zona sottostante,
sede dell’auditorium e degli altri spazi espositivi interni al museo. La parte esterna della struttura è realizzata in ce-
mento bianco, così da apparire come un morbido guscio, una conchiglia dentro la quale sono incastonati vetri
isolanti Okalux, con una particolare texture satinata che ricorda la spuma sulle onde del mare.
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Steven Holl Architects, www.stevenholl.com
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Continua la collaborazione con l’eco-foodblogger
Lisa Casali, già autrice di “La cucina a impat-
to (quasi) zero” e “Cucinare in lavastoviglie”, e
che recentemente è uscita con il suo nuovo libro
“ECOCUCINA, Azzerare gli sprechi, rispar-
miare ed essere felici”, edizioni gribaudo.
Ciò che con noi vuole dimostrare ancora una
volta Lisa è come la filosofia green possa inve-
stire ogni singolo campo della nostra esistenza,
dall’architettura al design, alla domesticità e la
cucina, e che soprattutto in quest’ultimo caso
spesso “scarto” non sia necessariamente sinoni-
mo di “bassa qualità”. Perché ad esempio, dice
l’autrice: “lo sapevate che le foglie di carcio-
fo hanno un sapore delizioso? E che della zuc-
ca non si butta via niente, nemmeno la buccia?
Non ci sono solo le “parti nobili”, da mettere in
pentola (e in tavola).” e la rivoluzione domestica
indetta da Lisa Casali non si limita ipocritamente
a discorsi etici sulla salvaguardia del pianeta, ma
promette anche - per chi di ambientalismo non
ne vuol proprio sapere - un consistente risparmio
per le proprie tasche: “è una cucina senza spre-
chi” dice, “sana, saporita e che permette di rispar-
miare anche più del 20 per cento sulla spesa”. e
da qui al fornire qualche trucco il salto è breve:
“per esempio compratevi una buona pentola a
pressione. Il risparmio di energia è infatti pari al
50%, quello di acqua a circa il 20%. In un anno
questo risparmio si traduce in una significativa
riduzione delle bollette”.
Ciò che continua a stupirci è la massima serietà
con cui le tematiche vengano affrontate (tan-
to da esser definito “manuale”, più che “libro”),
perché in fondo si tratta di un risparmio massi-
mo ottenibile con il minimo sforzo, che non im-
plica variazioni radicali nel proprio stile di vita e
che sarebbe un peccato non prendere in consi-
derazione.
e allora mano alle padelle e prepariamoci alle
ricette più inaspettatamente gustose. Buone,
ecologice e – soprattutto – low cost.
ECOCUCINADI LISA CASALI
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FOO
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Lavate bene i gambi degli asparagi e tagliate-
li a rondelle. Portate a ebollizione l’acqua nella
pentola dove cuocerete le tagliatelle. Cuocete
i gambi a vapore per 10 minuti, possibilmente
sfruttando il vapore della pentola, per esempio
con i cestelli di bambù. Tritate grossolanamen-
te le nocciole. scaldate un cucchiaio di olio nel-
la stessa pentola e fatevi saltare le parti verdi
dei cipollotti tagliate a julienne. Unite i gambi
di asparagi, condite con sale e pepe e sfumate
con il vino bianco a fiamma alta. Riabbassate la
fiamma e unite un mestolo dell’acqua in ebolli-
zione. Cuocete le tagliatelle nell’acqua bollente
salata. Unitele al condimento e fatele saltare
qualche minuto. suddividete le tagliatelle nei
piatti, completate con le nocciole e un fi lo di
olio, se volete aggiungete del formaggio grattu-
giato e servite subito.
INGREDIENTI· i gambi di 1 mazzo di asparagi· 1 manciata di nocciole tostate e pelate· la parte verde di 2 cipollotti· tagliatelle per 4 persone (contate 2 nidi a testa)· 1/2 bicchiere di vino bianco· olio extravergine di oliva· sale· pepe
COSTO DELLA RICETTA: superiore a 3 euro
TAGLIATELLE CONGAMBI E NOCCIOLE
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CASATREND MAGAZINE
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TRIMESTRALE - ANNO 6 - LUG-AGO-SETT 2012 - N. 51
QUARTERLY - YEAR 6 - JUL-AUG-SEPT 2012 - N. 51
“A CASA CASTIGLIONI”
SPECIALE CUCINA
HOUSE IN GO VAP
OUTDOOR & DESIGN NORDICO
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ENGLISH TEXT*
A CASA CASTIGLIONIPAGE 28BY ARIANNA MALAGOLI
“A good project is born not from the ambition to leave one’s mark, but from the desire to estabilish an exchan-ge, even if it is little, with the unknown figure that will use the object projected by you” Achille Castiglioni
The itinerant project “A Casa Castiglioni” promoted by Achille Castiglioni’s Foundation, was born in 2001 like a cultural tangible vehicle of the history of design, transla-ted in a housing scenario that has been rethought in an itinerant theather-house, where the object and the visi-tors play a dynamic and interactive role, it directs diffe-rent representations of daily live where on the indise the functionality of the design is the protagonist.
Interview to Giovanna Castiglioni and Marzo Marzini
- How the idea to realize an itinerant project was born?To open the door of Achille Castiglioni’s study is a ple-sure but to promote the Foundation Achille Castiglioni, trought itinerant projects, is a challenge.The Foundation is located in Piazza Castello 27 in Milan, where Achille Castiglioni used to work over 40 years, transformed in an museum study in 2006 it receivede over 27,000 visi-tors from all over the world.An itinerant project makes possible to give to a huge range of public the knowledge of the planning world of Achille Castiglioni, it makes it visible, tangible and con-textualized in different manners, world and cultures.This allows a reciprocal enrichment: on one hand the-re is the Foundation that with much difficulty, but with very much energy and passion, is keeping and divulging
his historical assets always inventig new ways to share stories that are related to Castiglioni, on the other hand there is a public with it’s own stories connected to the objects with whom many italians recognize themself and with whom they grow up, it is always very responsive and curious.
- Which is the message you want to trasmit?This project is like a stone casted in a lake, every wave is a messagge that has in its middle , the desire to sha-re the big heritage that was given to us, anyone that is cutted in does read something different, just why the pu-blic is heterogeneous and the product is always rich of other projects (different everytime) that are inserted in the show and inherent to the Catiglioni’s method.
- Create an “itinerant” event entails the possibility to readjust the objects to an always different space...is this the confirm of a transversal design?The prerogative of design is it has to be be tranversal otherwise we shouldn’t design it. If an object is not able to adapt itself to an always different space it means that that object is fixed by parameters that makes reference to the sphere of the short-lived trends. A good designed object continues to live over the years adapting itself quietly to any spaces and coexisting with any stlyles. That’s why the challenge of the Foundation Achille Ca-stiglioni whit this project, is to adapt to the provided spa-ces (fairs, showroom, museums, apartments) selecting everytime different and new projects of Castiglioni, in-volving the hystorical firms, but new supporters of this so dinamic project too. They’re always welcome to “Casa Castiglioni”.
Achille Castiglioni, www.achillecastiglioni.it
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ENGLISH TExTTRADUZIONI A CURA DI S I L V I A R I G N A N E S [email protected]
ZANOTTA&KARTELL: THE IDENTITY BEYOND THE PRODUCTPAGE 52BY ARIANNA MALAGOLI
Thinking back to the done labyritinc exposition of the Sa-lone del Mobile, there is the sensation that some firms wanted to continue the tradition of the italian project trou-ght the story of a mark that goes beyond the product, emphasized by the mountings that were able to highliting the potentiality of a catalogue, despite of the novelty of the products. Two elective examples are Zanotta and kartell.
Interview to Ferruccio Laviani for Kartell
- Kartell was at Salone del Mobile with a “museum like” mounting, what was the message understood in this choice?This year the mounting of the Salone del mobile has vo-lountarly left apart every kind of special effects to cele-brate and to make each single product - and its designer too - the protagonists.The choice of a “museum like” mounting, in addition to the facility and order of the way in the inside of the stand allowed to read clearly planning the procedure of each designer.. It allows to see the manual ability and the mi-mic throught the drawings and sketches and the firm’s work in progress, from the first dimensional prototype to the completed plannings. The message was quite ex-plicit not only from the productive point of view but from that of the quality, historicity and researching too. Also to make people understand that the firm Kartell, even if it mainteins a dna bounden to plastic materials, it’s now a mark with an offer of the products to 360 degrees without restriction of tipologies or technologies.
- Beyond the exposition of the product nowadays what becomes important to communicate for a firm that is the synonymus of the design Made in Italy?The real winning card today, is to communicate the in-novation...The authentic innovation, is that who is ex-
pressed in all its expressions: from the plan to the com-munication strategy and distribution, proposing with new unpublished plannings so to become a reason of inte-rest.
- On the strenght of what kind of choices has the exposition’s space been divided?Basically it’s divided in two: the part dedicated to the real exposition and the second to the commercial, meeting and discusssion part. It was very important that the se-cond part was the centre of the stand divided from a thin wall of glass that allowed the total vision of the product’s exposition to the public and to the people who were si-tuated in this area.
- Which are the planning’s principles that are inser-ted in a mounting like this?The purpose was that to realize a space with personality but even not too invasive. It is a neutral holder able to transmit emotions and flavours and to make easy the understanding of the message that we wanted to tell.
Interview to Roberto Palomba for Zanotta
- This year Zanotta’s stand told a real story….what was the message you wanted to transmit?I took part of this firm a year ago with no specific role, just like a “friend of the family” so I decided to try to tell people what is this firm emotionally speaking, because Zanotta has such a strong affective connection tat is able to conquer everyone. So what I tried to do was to put togheter some values that are in dna of the firm and to represent them in a very simple - and not too much enphatic - way, such as every emotion is.
- On what kind of principles is divided the stand?I’ve divided it in two parts: on one side there was a big corridor, a linear way were there were some tables fol-lowed one another (the working table of Leonardo, de-signed by Castiglioni in 1940). The are also some table in our company: they are not “Leonardo”, but they host magazines, pieces of fabric, fusions, technologies, ide-
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as, details, stories etc. in a very vital manner. What in my opinion is very emotional, is that you live the provisional in it that insted is eternal, instead in the exhibitions, that are really suddenly, is told a story like it is eternal. In Za-notta’s mounting i liked to tell this idea of “temporary” of “in progress” bringing in this space the will to say we are working... too this is one of the first sketches of Achille Castiglioni, we can put it next to a pieces that is a fusion or of a product that we’ve made last year...Then, in the inside of the mounting we’ve took simply the advantage of a very big space to present the news of this year, for example the new couch of Gabriele Rosa called Party, which is modular in an particular way and mainly it has freshness..it is a product we all felt as our own...At the same time there was Altopiano, a couch desig-ned by me and Ludovica, a complicated plan, structured with furniching, modular and particular pieces. Another very appreciable plan was the new table of Damian Wil-liamson called Spillo, a particular fusion of aluminium sticked directly with the glue on a glass, very beautiful, very elegant, very “castiglionan”, with the control of cur-ves and this two lay downed volumes...beautiful, i like it. And then the last space was the representation of this House...
- I know that there were some of your personal objects in it, like glasses, books, vases...There were objects of all of us. Many years ago i realized a plan with this same spirit in occasion of the fair “Vivere il Tempo”, it was called “La casa di Pietro” and Fabri-zio Bertero - who has worked on the architectual part of the stand - made also one for Zanotta in occasion of the same fair. It was the last space of the fair, where there was made this kind of provocations, of installations etc. With Fabrizio I was confidential, in bringing back synthe-sis of domestiticy and the will to tell the opportunity given by the catalogue of Zanotta, that it’s normally seen like a series of iconic products, but actually has the capacity to tell an entire story, to give a sense of completeness.I tought we had to rebuild the idea of Zanotta of the “fur-niture for living”...so that all the work we made on the photo shootings and on the stand, it brings back to the
idea that it exists a “Zanotta way of life”.
- How is this “living Zanotta”?It means to live free from a stylistic formalism. Basically it does not exist a Zanotta’s style, but a Zanotta’s culture, that it’i different. You can find styles in other kind of firms, where many times it does relate to a character or to a particular mood, to the reaserch of an interlocutor that is always the same, to a kind of society class...Zanotta’s style is a transversal culture that can be interpreted from many different users so that everyone can build a mix of the product that is searching creating in the inner of its own domestic evironment, a personal style trought the use of a firm culture.This was the real challenge of this mounting... and to demonstrate this theory we began to “pick up the private objects” to insert them in the mounting. I liked the idea this would create a hyperrealism that goes trought the soul of the things. It was a relly good sensation.
- What is the surplus value?The thing I’ve appreciated the most was the generational relation that has been created thanks to this space: first of all, there was the part of the “seniors”, the touching part of finding pieces of their existence, and Zanotta took part of this. On the other hand, when the generation changed, I’ve noticed the rediscovery or even the disco-very of this objects from the young people . Some young people have found these objects very actual, rather very often they mistook them for news.... The fact that people had rediscovered certain things, that they loved them, they wanted to use them and to reitegrate them... in my opinion is the mirror of our will to search a continuity, a buond, a link between things, that famous “+” that is able to add everything.
Kartell, www.kartell.itZanotta, www.zanotta.it
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HOUSE IN GO VAPPAGE 58BY PAOLO RUGGIERO
“It is a very polluted city”, explains the architect Micha-el Charrault. “That’s why I think about green and relax when I’m planning a house here”. Charrault had studied in Paris and from 2007 he has moved to Ho Chin Mih. Here with My An Phan he founded two years ago the Study MM++ under the sign of a simple thought: “create a beautiful environment for the daily life”. This house, finished only a few weeks ago, has been realized on a rectangular plan of 8m x 22m in a residential district of the city. It’s designed for a young couple and their children, and it is organized in two parts. A first frontal sector with the entrance, the living area and the kitchen, united in an open space that encourages the interaction and the conviviality. A second area with the children’s be-drooms at the ground floor and the master bedroom and a further sleeping area on the first floor, that is more pri-vate and meditative.The bet was to invent a contempora-ry house in a traditional context, and the interiors with an “high end feeling”, remaining always in the ties of a small budget, as often happens. For this reasons the container is simple, made of reinforced cement and bricks, with a roof of corrugated iron, a more economic solution used around here. In the inside the objects are made to mea-sure, with details on high definition and a very grafic and
essential control of the features, that is surprising for a so young study. Above all we like the great compositive brightness besides the particular taste of optical illusion like the apparent, rising of the bathroom’s forniture, or that of the mirrors that plays with the openings to extend illusorily the perspectives. The very definitive colours contribute to relax muscles and thoughts among the harmony of warm whites or rub-bery whit other more reflective and mobile, with buttoms of anthracite greys and volcanic greys and with lightly dotted escapes and delicate mint compiture. The na-tural ventilation and the indirected filtered light trought the wood eyelid makes the huose comfortable to live, accomplice in this is the talking and magical internal gar-den, made of tropical and bamboos plants that will soon redesign the enviromets with the seasons. “This House with it’s combination of traditinal costructing principles, low cost materials and contemporary design is an alter-native solutions to the vietnamian urban house”, explain from the MM++ study, at the beginning a little bit formal, giving at the end a smile “but above all... who lives in it’s happy”. This seems to us a great and beautiful result!
MM++ ARCHITECTS - MIMYA103/6 Tran Ke xuong, ward 7, Phu Nhuan district, Ho Chi Minh City, Vietnam.TEL (08)[email protected]
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CITé DE L’OCéAN ET DU SURFPAGE 76
Cité de l’Océan et du Surf wins 2011 LEAF AwardNew York, September 22, 2011 — The recently opened Cité de l’Océan et du Surf in Biarritz, designed by Ste-ven Holl Architects in collaboration with Solange Fabião, has been named Public Building of the Year by the 2011 Emirates Glass LEAF Awards.
About the museum, the jury stated, “It is designed as a set of simple, low, geometric enclosures, for a perma-nent collection and exhibition areas with a rolling plaza. These evoke the mystery of the sea and by night glow like fragments. The project achieves a good, seamless connection with its coastal landscape. This is a poetic gestural design sitting between land and sea, and brin-ging together the best of both.”
The Cité de l’Océan et du Surf, which opened on June 26, 2011, aims to raise awareness of oceanic issues and the scientific aspects of sea and surf. Derived from the spatial concept “under the sky” / “under the sea,” the mu-seum’s concave exterior forms the character of a central public plaza, the “Place de l’Océan,” which is open to the sky and sea and looks towards the horizon in the distance. On the interior, the inverse convex curve be-comes the ceiling of the main exhibition space, evoking
the sense of being “under the sea.” The building’s spa-tial qualities are first experienced in the entrance, where light comes in along the curved surface, and reflects into the galleries below.
The gardens of the Cité de l’Océan et du Surf aim at a fusion of landscape and architecture, and connect the museum to the ocean horizon. The public plaza is paved with a progressive variation of Portuguese cobblestone paving that allows for the growth of natural vegetation. With slightly cupped edges, the landscape, a mix of field and local vegetation, is a continuation of the museum facility and provides a site for festivals and daily events.
Two “glass rocks,” which contain the restaurant and the surfer’s kiosk, activate the central outdoor plaza and connect analogically to the two great boulders on the beach in the distance. The plaza’s southwest corner is dedicated to the surfers’ hangout with a skate pool and an open porch underneath that connects to the audito-rium and exhibition spaces inside the museum. The ex-posed structure of white concrete of the building exterior has a soft shell-like texture and white Okalux insulating glass is like the “foam
Steven Holl Architects, www.stevenholl.com
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LISA CASALI, food blogger
Laureata in Scienze Ambientali, Lisa da sette anni dirige un blog di cu-
cina privilegiando le cotture senza sprechi. Ha pubblicato libri di suc-
cesso e attualmente collabora con costanza con stampa e televisione.
ROBERTO PALOMBA, architect e designer
Fondatore dello studio Palomba Serafini Associati che dirige assieme
alla moglie Ludovica. Insieme progettano architetture ed esposizioni
in tutto il mondo collaborando con i marchi più prestigiosi del mercato.
FERRUCCIO LAVIANI, architect e designer
Allievo del grande maestro Achille Castiglioni, si laurea in Archi-
tettura al Politecnico di Milano e diventa associato dello studio De
Lucchi. Attualmente è il direttore artistico di Kartell.
GIOVANNA CASTIGLIONI, vice Presidente Fondazione Achille Castiglioni
Figlia del celebre maestro Achille Castiglioni, Giovanna Castiglioni
attualmente coordina assieme a sua madre l’attività dello studio/mu-
seo del padre, aperto al pubblico dal 2002.
MARCO MARZINI, designer e collaboratore Fondazione Achille Castiglioni
Laureato in disegno industriale al Politecnico di Milano, Marco Marzini si
occupa di progettazione di prodotto, allestimenti e grafica. Nel 2011 presenta
il progetto “A Casa Castiglioni” in collaborazione con Giovanna Castiglioni.
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Tel. 0424 513500
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I N D I R I Z Z I
TRIMESTRALE - ANNO 6 - LUG-AGO-SETT 2012 - N. 51QUARTERLY - YEAR 6 - JUL-AUG-SEPT 2012 - N. 51
“A CASA CASTIGLIONI”SPECIALE CUCINAHOUSE IN GO VAPOUTDOOR & DESIGN NORDICO
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ENGLISH TEXT*
N. 51 - LUG-AGO-SETT 2012
Direttore responsabileARIANNA MALAGOLI
GraficaYURI GUERRA
RedazioneIVAN GRANOLLA, RACHELE MORRIS
CollaboratoriPAOLO RUGGIERO, GABRIELE GANDOLFI
PAOLO STELLA, LISA CASALI, SILVIA RIGNANESEGIOVANNA CASTIGLIONI, MARCO MARZINIROBERTO PALOMBA, FERRUCCIO LAVIANI
STUDIOCHARLIE, STEVEN HOLL ARCHITECTS
FotografiANDREA BARBIROLI, PAOLO FESTA
RedazioneVia Olmetto 8/A, 20123 Milano
Tel. 02 [email protected]
Marketing e pubblicitàANDREA PARACUCCHI
StampaErrestampa
Tribunale di Bologna n. 7713 del 28/11/2006.
Iscrizione ROC n. 14780
E’ vietata la riproduzione anche parziale.
Testi, disegni e materiale fotografico non saranno restituiti.
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Tel. 0432 577111
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la terza dimensione
del mosaico:l’intuizione
che sorprende
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mosaico+ via San Lorenzo 58/59 42013 Casalgrande (RE) Italy tel +39 0522 990011 fax +39 0522 990099 [email protected] www.mosaicopiu.it
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