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Catalogo 003(1)

Date post: 14-Oct-2015
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  • ConCetto Pozzati

  • Prima edizione giugno 2014

    Bice Bugatti ClubVia xx Settembre 55nova Milanese

    Concetto Pozzati Giovanni iovane per il testo

    Stampato a Milano inoccasione del 55 PremioBice Bugatti Giovanni SegantiniVilla Brivio, nova Milanese28 giugno 2014

  • ConCetto PozzatiCornice Cieca

    testo di Giovanni iovane

  • Cornice cieca, 2011 tecnica mista e

    pirografia su tavola 70 x 80 cm

  • Sommario

  • 10 11

    Cornice cieca,2010tecnica mista su carta

    56 x 76 cm

  • 12 13

    Cornice cieca,2010tela a tecnica mista montata su tavola40 x 50 cm

  • 14 15

    Cornice cieca, 2010tecnica mista su tela

    50 x 60 cm

  • 16 17

    Cornice cieca, 2010tecnica mista su tela50 x 60 cm

  • 18 19

    Cornice cieca, 2011tecnica mista e

    pirografia su tavola 70 x 80 cm

  • 20 21

    Cornice cieca, 2010olio acrilico smalto e collage su tela70 x 80 cm

  • 22 23

    Cornice cieca, 2010acrilico smalto e

    collage su tela 70 x 80 cm

  • 24 25

    Cornice cieca, 2010acrilico smalto e collage su tela70 x 80 cm

  • 26 27

    Cornice cieca, 2010acrilico smalto e

    collage su tela 70 x 80 cm

  • 28 29

    Cornice cieca, 2010acrilico smalto e collage su tela70 x 80 cm

  • 30 31

    Cornice cieca, 2010acrilico smalto e

    collage su tela 70 x 80 cm

  • 32 33

    Cornice cieca, 2010acrilico smalto e collage su tela80 x 100 cm

  • 34 35

    Cornice cieca, 2010acrilico smalto e

    collage su tela 80 x 100 cm

  • 36 37

    Cornice cieca, 2010acrilico e smalto su tela100 x 150 cm

  • 38 39

    Cornice cieca, 2010acrilico e smalto su tela

    100 x 150 cm

  • 40 41

    Cornice cieca, 2010acrilico e smalto su tela 100 x 150 cm

  • 42 43

    Cornice cieca, 2010acrilico e smalto su tela

    100 x 150 cm

  • 44 45

    Cornice cieca, 2010acrilico smalto e collage su tela175 x 200 cm

  • 46 47

    Cornice cieca, 2010tecnica mista e pirografia

    su tavola sagomata 79,5 x 70 cm

  • 48 49

    Cornice Cieca

    Quando si procedeva a punti i collezionisti e i galleristi della fine dell800 e dei primi del 900, se non sino alla met del secolo scorso, sapevano che a 1, 2, 10, 15 punti corrispondevano gi a una cornice pronta, gi fatta, bastava indicare se paesaggio o figura. il mercato era in mano ai corniciai che intagliavano, intarsiavano la cornice ancora prima del quadro. Quelle modanature allineate orizzontalmente, strutturate, aggettanti, sarebbero state il coronamento di un dipinto. Ma se la cornice nasce prima e non conosce, o non pu vedere, il dipinto perch non pu vivere da sola? e lei stessa lopera? non una cornice vuota, magari deloca la traccia sul muro di unaltra cornice, ritaglia laria, rimanda a uno specchio privato dello sguardo, uno schermo bianco e nero. Un vuoto pieno di vuoto. La cornice il dipinto, il quadro, lopera.La cornice di legno variamente decorata e sagomata inquadra solo se stessa ed quadro proprio perchdovrebbe inquadrare.nel contemporaneo si usata una valanga di senza titolo, senza rappresentazionesino a senza cornice; ora invece si pu anche dire senza quadro, privo di quadro in quanto la cornice che sidipinge, che si presenta rappresentandola. Una cornice non usata perch gi cosificata. Una cornice che ha memoria solo di s, una cornice cieca che non protegge, non guarda e non vede la tela che non c. Un palcoscenico senza attori se non il sipario bianco. La cornice affetta da cataratta e pu toccare, mai vedere, la propria tela che dovrebbe incorniciare.

    Concetto Pozzati, 2010

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    chiede che il suo quadro abbia ad ornamento una bella cornice. anzi il suo quadro ha bisogno di una cornice affinch nel considerarlo in tutte le sue parti lo sguardo ne sia attratto e non si disperda, recependo la specie di altri oggetti vicini, che mescolandosi con le cose dipinte confondono la vista. La cornice, che detto per inciso doveva essere dorata con oro opaco perch non offendeva i colori del dipinto, non aveva pi una funzione architettonica ma essenzialmente quella di separazione dalle immagini degli altri dipinti di altri artisti. Poussin inaugura o meglio raccomanda lunicit e forse persino limpossibilit di una tematizzazione dello spazio espositivo se non allinterno di una serie dipinta dallo stesso artista; una pratica che verr applicata solo circa tre secoli dopo e ovviamente subito tradita (Poussin era cos consapevole e accurato che fiss laurea regola di collocare il quadro, il quadro che veniva esposto in pubblico, appena pi in alto dellocchio). a questo spazio espositivo auspicato da Poussin, sembra far riferimento G. Simmel nelle sue moderne riflessioni sulla cornice (1907). Per Simmel la cornice genera isolamento, concentrazione (la natura di questa concentrazione psicologicamente simile a quella che circa mezzo secolo dopo Rothko auspicava da parte dellosservatore dinanzi ai suoi quadrisenza cornice). Quel che la cornice procura allopera darte il fatto che essa simboleggi e rafforzi questa doppia funzione del suo confine. essa esclude lambiente circostante e, dunque, anche losservatore dallopera darte e contribuisce a porla a quella distanza in cui soltanto essa diventa esteticamente fruibile.al tempo della sostanziale affermazione dellormai inscindibile binomio quadro/cornice (un reale comporate body) si andava affermando anche la pratica della cornice dipinta lungo i bordi del quadro. La finta cornice, oltre a proporre e inaugurare successivi problemi di natura concettuale, raddoppia la funzione dellinquadratura e del primo piano. Ci troviamo sempre di fronte ad un altrove, e tuttavia questo altro luogo deliberatamente illusionistico sembra riflettersi , debordare nello spazio reale. i celebri ritratti di tommaso e Maria Maddalena Portinari, dipinti da Hans Memling intorno al 1470, sono uno dei primi modelli, nella storia dellarte occidentale, di questo altrove dipinto, che pur conservando intatta la sua aristocraticit (laristocrazia della pittura), in virt del suo effetto illusionistico (il trompe-loeil della cornice) si protende, si prolunga verso lo spazio reale dellosservatore. i due quadri, il terzo, quello centrale, andato perduto e rappresentava la Vergine e il bambino, furono dipinti probabilmente per il matrimonio del fiorentino ( e rappresentante dei Medici a Bruges) tommaso Portinari con Maria Maddalena. La storia matrimoniale di due grandi borghesi ha acquistato storicamente forse dalla perdita del centro devozionale. il vuoto

    Concetto Pozzati, Cornice CiecaGiovanni iovane

    La storia della cornice , sin dallUmanesimo, legata allinvenzione del quadro. Questo legame cos intimo e complesso, talora sofisticato, che persino nella novecentesca e filosofica verit nella pittura (La vrit en peinture ) si afferma la sua sparizione dopo una storia di cornici vuote, senza immagine. La sparizione della cornice, cadre nel testo di Jacques Derrida, avviene nel campo estetico ma coinvolge puntualmente la storia dellarte, della pittura, il suo inquadramento. Sino allepoca rinascimentale la funzione della cornice era essenzialmente architettonica giacch i quadri erano concepiti quasi sempre come opere realmente site specific. i dipinti sinstallavano, ad esempio, allinterno delle chiese come integrazione o supplemento prezioso di una singolare architettura. non a caso, il termine gemello a cornice, ricorrente ancora nella trattatistica secentesca, era bordura. La funzione della cornice, e di questo gli artisti divennero sempre pi consapevoli, era quello di creare lo spazio espositivo dellopera. Mediante linquadratura (Cadrage, linquadratura foto e poi cinematografica sopravvive anacronisticamente alla moderna sparizione, alla non esistenza del cadre, della cornice) losservatore, lo spettatore guardava il dipinto con gli occhi e dalla posizione dellartista secondo le regole, pi o meno osservate, di una buona prospettiva. Questo gioco di posizioni e di immedesimazioni e di tentati ricongiungimenti, segnati dalle traiettorie dello sguardo, possedeva un carattere e una potente forza di fascinazione; meglio di vera e propria seduzione giacch era effetto non secondario delle promesse mai mantenute del desiderio. e infatti , ancora una volta in un trattato francese della seconda met del 600, si scriveva che gli italiani chiamavano la cornice, la bella bordura, il ruffiano del quadro (lautore della definizione potrebbe essere il pittore napoletano Salvator Rosa). Questa non sporadica e casuale definizione ci dice molto sulla storia della pittura italiana; potrebbe addirittura essere una bella bordura, ad esempio, della Venere di Urbino di tiziano, un capolavoro destinato insieme al matrimonio e al sesso. in altre parole, la cornice aumenta la visibilit del quadro, uno strumento utilissimo per gli artisti stessi o per i mercanti darte sia per accrescere il valore del dipinto sia perch reca e facilita il fascino dello spazio espositivo (uno spazio creato ad arte, dunque).tuttavia, nello stesso tempo, la cornice, per gli artisti, diviene un elemento di separazione del campo visivo. La cornice serve a sottrarre spazio ai dipinti posti accanto. Le dense e per noi oggi caotiche quadrerie domestiche e quelle proto museali come la tribuna degli Uffizi cominciano ad essere un vero incubo almeno per gli artisti pi avvertiti.Poussin, nella lettera del 28 aprile 1639 al suo collezionista Chantelou che accompagnava il suo quadro israeliti intenti a raccogliere la manna nel deserto,

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    filosofo francese, nostalgico probabilmente della tipografia di Mallarm, impiega, a margine del capitolo del libro dedicato alle cornici, un ciclo di parentesi quadre frammentate che racchiudono uno spazio bianco. Lautografo la cornice cieca, scritto da Pozzati sulle sue opere su carta, riprende e ingentilisce, con sensibilit tutta pittorica, la condizione generale di non esistenza della cornice. Come artista, e con determinazione tutta visiva, Pozzati ci mostra che siamo davanti a una esistenza comunque, anche se cieca. e sempre e comunque una questione di sguardi anche quando non si vede quasi niente. Per Pozzati sempre e comunque una questione di inquadrature per tutti i suoi cicli pittorici che hanno segnato la sua esperienza artistica. La stessa definizione di ciclo pittorico si potrebbe pi correttamente declinare come progettazione e realizzazione di serie, di episodi; episodi di una serie televisiva o cinematografica. il linguaggio pittorico di Pozzati dinamicamente legato a quello cinematografico. nel caso recente della serie cornice cieca si tratta quasi di una sorta di messa in opera letterale: linquadratura che sostituisce lo spazio vuoto della cornice. al di l, nondimeno, dei giochi di parole (che riescono meglio in francese) lo stesso Pozzati, ancora una volta a sottolineare nel suo testo di complemento ci che si prefigurava, ad esempio, nelle cornici dipinte di Hans Memling e nel suo fondo nero. Scrive, infatti, lartista: La cornice il dipinto, il quadro, lopera. anche se gran parte del Modernismo e dellarte contemporanea ha abbandonato la cornice relegandola a un accessorio, a una cosa del passato, tuttavia la sua sopravvivenza come fantasma ci riavvicina al senso e allorigine della pittura. e questa origine sembra essere un vuoto, bianco o nero. Si potrebbero persino riesumare dal lontano passato le Meditazioni sulla cornice di un filosofo raffinato come J.ortega y Gasset che scriveva che i quadri vivono nelle corniciLa relazione fra luno e laltra essenziale e non fortuita: ha il carattere di una esigenza fisiologica.Una esigenza fisiologica: il carattere attivo, vitale della cornice-inquadratura non si presenta in Pozzati come riflessione sulla pittura (lennesima, quasi una serie infinita dagli anni Settanta a oggi) ma come un poetico (poiesis) fare. Un fare che nella serie, o gli episodi, della Cornice cieca, si mostra mediante un accumulo di frammenti di cornici in primo piano. attraverso tecniche varie, dalla pittura al collage, alle tecniche miste, lartista assembla (ma, nella serie, pi corretto dire accumula) un vero e proprio campionario. Forse, nella logica dellimmagine in movimento, sarebbe opportuno vedere simultaneamente lintero ciclo della Cornice Cieca ; qualcosa che racchiuda e contenga gli accumuli dipinti da zoffany per la tribuna degli Uffizi, un ottocentesco Panorama o infine una contemporanea multivisione. Un altro artista italiano, Giulio Paolini, di

    centrale lasciato dalla sparizione ci mostra (ora al Metropolitan di new York) due splendidi quadri gemelli, con i due personaggi, meravigliosamente dipinti nella loro apparenza sociale di gran rilievo, raffigurati entrambi di tre quarti. tommaso e Maria Maddalena, sollevati dalla circostanza devozionale, si guardano e, nello stesso tempo, sembrano uscire dallo schermo ed invadere (essere sul punto di) il nostro spazio visivo. Linvenzione di Memling consiste nellaver dipinto una cornice illusionistica che inquadra i due personaggi e che li sposta contemporaneamente verso lo spazio dellosservatore. Difatti, le cornici dipinte sono dietro tommaso e Maria Maddalena Portinari. Queste cornici di legno scuro sono bordura di un quasi- quadrato completamente nero.Una tipologia tipica della pittura fiamminga, specialmente attraverso i ritratti di Rogier van der Weyden. il Ritratto di giovane donna (1460 circa) di Rogier van der Weyden (alla national Gallery of art di Washington) presenta una donna ritratta a mezza figura, su fondo nero, con le mani appoggiate sul bordo inferiore del dipinto, come se si sostenesse a una invisibile balaustra (come saranno poi le mani di Maria Maddalena Portinari). tuttavia, mediante la sua illusionistica cornice, Memling non dipinge un fondo scuro ma anticipa di secoli quadrati e monocromi novecenteschi. allinterno della cornice non vi nulla da vedere se non il suo fondo, la sua superficie completamente scura.

    Se per Concetto Pozzati la cornice affetta da cataratta e pu toccare, mai vedere, la propria tela che dovrebbe incorniciare, lorigine, il fondamento della pittura affetto da completa e scura cecit. La dichiarazione di Pozzati stata scritta nel 2010 a complemento di un suo ciclo pittorico dedicato alla Cornice Cieca. Le opere di questo ciclo sono comprese tra il 2010 e il 2011. nelle opere su carta del 2010 lartista intitola in basso la cornice cieca. La presenza dellarticolo davanti a quello che diventato il nome del ciclo, mi ha fatto pensare alla perentoria e negativa affermazione contenuta nel libro di Derrida, La vrit en peinture, citato allinizio di questo testo: il y a du cadre, mais le cadre nexiste pas. attraverso il confronto tra larticolo partitivo e larticolo determinativo che precedono entrambi la parola cornice, attraverso lo slittamento dalla partizione alla determinazione assistiamo concettualmente alla presentazione di quel vuoto allinterno della cornice (e che negativamente assorbe la cornice stessa) che nelle pagine precedenti lo stesso Derrida aveva illustrato mediante la riproduzione di alcune incisioni cinquecentesche di cornici con nulla allinterno (si tratta di due incisioni di antonio Fantuzzi, Pannello ornamentale con ovale vuoto e Cartiglio rettangolare vuoto, 1544-1545). a rafforzare questa perentoria affermazione, il

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    una generazione immediatamente successiva a quella di Concetto Pozzati si occupato di cornici. La cornice vuota attraversa in questultimo caso lintera esperienza artistica di Paolini senza assumere mai, tuttavia, le sembianze del ciclo. Una maniera tipica di Paolini di trattare la mancanza di visione, pur continuando sempre ad aver cura di essa, il grande uso di cornici vuote, di rettangoli e quadrati talora direttamente inscritti sui muri che non contengono nulla. Cos, ad esempio, Collezione privata (1998) si compone di una serie di cornici dorate vuote e tutte uguali che si sovrappongono a dei riquadri tracciati direttamente a matita sulla parete dello spazio espositivo. La cornice inquadra le dimensioni dellopera prima di Paolini, Disegno geometrico, cm 40x60 cm, mentre i riquadri, anche essi senza nulla da riquadrare, corrispondono alle misure delle opere di altri artisti che Paolini stesso ha collezionato (quadri, sculture, disegni da Kandinsky, De Chirico, Fontana, Jasper Johns sino ai pi giovani Grazia toderi e Liliana Moro). Lopera-installazione di Paolini rimanda concettualmente alla nozione di inventario, di archivio; allarchive fever per citare ancora una volta il nostro inevitabile mentore Derrida. nella casa bolognese di Pozzati, in una grande sala, fanno bella mostra di s numerosi e straordinari disegni (una bellissima quadreria dantan ) che lartista ha collezionato e accumulato nel tempo, da artisti storici sino a contemporanei.tutti i disegni sono incorniciati.

  • Cornice ciecadettaglio

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    Concetto Pozzatinota biografica

    Concetto Pozzati nato il 1 Dicembre 1935 a V di Padova e risiede a Bologna. Studia architettura e pubblicit. Dal 1956 al 1967 insegna grafica pubblicitaria. Dal 1967 al 1973 insegna allaccademia di Belle arti di Urbino, della quale stato anche direttore, successivamente a Venezia, Firenze e a Bologna. assessore alla Cultura del Comune di Bologna dal 1993 al 1996. nel 1998 stato direttore artistico della Casa del Mantegna di Mantova. nel 2005 riceve il Sigillo dateneo dellUniversit di Bologna.Dal 1955 ha partecipato alle principali manifestazioni nazionali ed internazionali:alle Quadriennali di Roma del 1959, 1965, 1973, 1974 e 1986; alle Biennali di Venezia del 1964, 1972, 1982, 2007, 2009; 2013; alla Biennale di S.Paolo del Brasile nel 1963 e 1994; alla Biennale di tokio nel 1963,alla Biennale di Parigi nel 1969; a Dokumenta di Kassel nel 1964; alle rassegne italiane di Mosca, Belgrado, Bucarest, Copenhagen, Rotterdam, Ginevra, Citt del Messico, Marsiglia, Vienna, Barcellona, Bremen, Johannesburg, Chicago, Parigi, Londra, atene, zurigo, Bradford, Kyoto, tolosa, Francoforte, Berlino, Sarajevo. tiene personali a Bologna, Milano, torino, Verona, Genova, napoli, Firenze, Venezia, trieste, Dusseldorf, Belgrado, zagabria, Graz, Lubiana, new York, Friburgo, Johannesburg, Bremen, Parigi, Basilea, Bruxelles, amsterdam, tokio, Francoforte, Ulm, Bonn, Copenhagen, S. Paolo del Brasile, Valencia, Barcellona, Montecarlo, Madrid, Mosca. antologica al Palazzo della Pilotta di Parma nel 1968. nel 1974 antologica a Palazzo Grassi a Venezia. nel 1976 antologica al Palazzo delle esposizioni di Roma e al Padiglione darte Contemporanea di Ferrara. nel 1986 antologica al Museo Forti di Verona. nel 1987 personale al Museo di S.Paolo del Brasile. antologiche nei Musei di Bologna e Modena nel 1991. antologica nel 1993 allinternational Centre of Graphic arts di Lubiana. Personale nel 1993 al Cankarjev Dom di Lubiana e al Vent Museum di tokio. nel 1996 antologica alla Rocca Malatestiana di Fano e a Palazzo Lazzarini a Pesaro. nel 1997 antologica a Palazzo Massari a Ferrara e alla Pinacoteca dei Concordi a Rovigo. nel 1999 antologiche alla Galleria Civica darte Moderna di termoli ed al Centro S. apollonia a Venezia. antologica al CSaC Universit di Parma, Palazzo della Pilotta. Museo Frisacco, Udine 2005; torture, Castello di arceto, in collaborazione con Palazzo Magnani, Reggio emilia 2005; Biblioteca di segni: travestimenti, Galleria Darte Moderna, Faenza, 2006; De-posizioni, Museo Magazzino del Sale, Cervia, 2006; De-posizioni, Museo Morandi, 2007; 100+1.Ciao Roberta, Chiesa di S. Stae, Venezia, 2008; a casa mia, Sala dei Battuti, Conegliano, 2008; Ciao Roberta, Museo Civico archeologico, Bologna, 2008; tempo sospeso Museo arte di Ravenna, 2010; Cornice cieca, Museo CaMeC, La Spezia 2012; Mario & Concetto Pozzati, Museo MUVo, Vo (PD), 2012; Cornice ceca, Museo San Domenico, imola, 2012; Pozzati, Collegiata di San Francesco, Staffolo (an), 2013.

  • Consolato della Bolivia in bergamo


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