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CATARSI

Date post: 19-Feb-2016
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La democrazia è un po- modoro. Mantiene le sue virtù, il suo profumo e il suo sapore solo se è a “chilometro zero”. Solo se rinsalda il legame fra le scelte necessarie per il paese, per un territorio, e la gente che ci vive. Solo se la voce davvero libera (perché disinteressata) dei cittadini che si impe- gnano in prima persona viene ascoltata. Per que- sto, per amministrare il “bene comune” ci sono i politici no? Li eleggiamo e loro ci rappresentano. Così dovrebbe essere. L’articolo uno, secondo comma della Costituzio- ne recita: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costi- tuzione”. Bene, sempre più spesso non è così. Il popolo elegge i propri rappresentanti per ammi- nistrare la cosa pubblica nel rispetto delle regole. Vale a dire che prima di costruire una nuova au- tostrada che sventra il territorio e non sempre riduce il traffico, anzi, lo attrae, si dovrebbero ave- re i pareri favorevoli dei Comuni attraversati, e si dovrebbero ascoltare gli abitanti interessati. Lo stesso vale per un nuo- vo inceneritore (mentre la raccolta differenziata langue e non è incentiva- ta) o per la nuova ondata di centrali nucleari (ma ammesso e non concesso che una nuova centrale a Chioggia sia davvero “si- cura”, le scorie tossiche, dove finiranno?). Sono esempi che insistono tutti sul nostro territorio che coincidono, non ca- sualmente, con grossi giri d’affari, perché il vero oro nero per l’imprenditoria italiana si chiama ormai cemento, asfalto e rifiuti. Esempi di interventi pe- santissimi che procedono spediti, vanno di corsa grazie a “leggi speciali”. "Che è ora di finirla con la burocrazia che blocca sempre tutto!" dice l’ita- liano giustamente indi- gnato dall’immobilismo di decenni. E allora ben vengano i supercommis- sari dai poteri straordina- ri che hanno carta bianca per decidere in deroga a tutte le normative. Do- manda: e se invece di cancellare ogni controllo ambientale e democrati- co (prassi che finisce per favorire pochi gruppi di potere) si riformasse se- riamente il mostro-buro- crazia? Nessun governo l’ha mai fatto davvero, di destra o di sinistra. La democrazia è stata ormai svuotata a colpi di decre- ti legge, “emergenze” o “grandi eventi” da gestire in barba ai pareri delle amministrazioni locali e delle popolazioni. I risul- tati li vediamo in queste settimane con quella che per molti è già la Tangen- topoli numero 2, quel sistema di corruzione, soldi pubblici e impren- ditori-leoni che, insieme a funzionari dello Stato e politici, si spartiscono torte milionarie. Un qua- dro desolante. Chi vive una vita normale è in an- sia per il lavoro perso o in bilico, per i conti che non tornano a fine mese, per il mutuo troppo alto; ecco, chi vive così e legge di quanto sarebbe bella una democrazia a km 0, legata alle esigenze del territorio, ai bisogni dei cittadini che lo abitano, e non a quelli delle tasche di pochi, avrà senz’altro la forte tentazione di al- largare le braccia e dire: “Che ci posso fare?”. Si può cominciare con lo scegliere più attentamen- te come votare alle elezio- ni. Ma limitarsi alla dele- ga non basta, anzi può essere pericoloso. Meglio cominciare anche a pian- tare una piccola piantina di “pomodoro democra- tico”, per non uscir di metafora. Si può trovare un briciolo del proprio tempo per iniziare a ri- flettere su cosa non va in questo Paese. E dopo il pensiero c’è l’azione. L’impegno in prima per- sona nei mille modi che una società civile come la nostra, vessata ma non vinta, può ancora offri- re, dai comitati, al vo- lontariato ai gruppi che propongono stili di vita diversi, sostenibili e soli- dali. A nessuno è chiesto di fare l’eroe. A nessuno è chiesto di trascurare la propria vita persona- le. Ma a tutti è chiesto, e questo, sì!, è un appello, di dedicare un po’ del proprio tempo al bene comune. Suonerà inge- nuo, suonerà demodé ma…la domanda giusta è: perché non farlo? CAT siamo noi, i gat- ti dei Comitati; e ARSI, bruciati sulla pira come eretici fastidiosi, ci vor- rebbero probabilmente in tanti. Primi fra tutti i politici “del fare”, quelli che non sopportano alcun contrasto politico nè alcun controllo giudiziario. Si sentono unti dall’unto, le grandi opere sono la loro missione e SVILUPPO è il loro credo. Che poi è sviluppo degli affari loro e delle lobby di enginee- ring e di costruttori che li sostengono; e a discapito di un territorio che per metà è allo sfacelo per abbandono e per metà è devastato da emergenze e grandi eventi, da auto- strade e complanari, da raccordi e bretelle, da cen- tri del terziario avanzato e new city! Ma sarà difficile che i gatti finiscano arsi, tan- tomeno che vengano cu- cinati e mangiati. Certi animalisti rigorosi hanno fatto recentemente allon- tanare da una invadente trasmissione televisiva di culinaria un esperto, il più sobrio del gruppo, che si era azzardato a raccon- tare di come in Toscana (ma anche in Veneto) fosse usuale prima della guerra e, soprattutto, du- rante la guerra, cavarsi la fame con qualche felino domestico, spossato pure lui. Da questo punto di vista, in quanto gatti, sia- mo dunque sicuri. Potre- mo sempre appellarci agli animalisti onde evitare i roghi purificatòrii o i più semplici spiedi. Attenti però! Una legge che apra la caccia anche alle specie protette e agli stessi ani- mali d’affezione, quando disturbino il senso dell’or- dine dei benpensanti al potere, forse è già scritta. In ogni caso, per nostra e vostra sicurezza, alle elezioni regionali evitate accuratamente di votare i politici del fare: dei vostri voti di schieramento o di assuefazione si serviranno anche contro di voi! Se promettono di togliere i camion dalla Riviera sap- piate che sono pronti a far passare non un camion ma una intera camiona- bile sotto casa vostra! O addirittura sopra! Catàrsi, a parola inte- ra, nella lingua italiana significa “purificazione”; nella grecia antica il ter- mine indicava un rito magico inscenato a que- sto scopo. Altri hanno inseguito la catàrsi nella redenzione estetica dalle passioni umane tramite la poesia. Noi non ab- biamo niente contro la poesia, tutt’altro, ma non abbiamo niente neanche contro le passioni, tanto- meno contro le più nobili fra esse che muovono gli uomini alla ricerca di giu- stizia e di verità. E non intendiamo assopirle. Infine, in veneto catare vuol dire trovare; e catarsi (ancora meglio catarse), vuol dire trovarsi, riunirsi per condividere un’idea, raccontarsi dei fatti, sva- garsi insieme. Catàrsi addirittura vuol intende- re, fra due o più persone, riconoscersi ispirati da una sensibilità condivisa. Questa è l’accezione del titolo che ci piace di più. I comitati sono infatti luoghi di incontro di don- ne e di uomini, giovani e meno giovani, che spinti dal loro spirito di libertà e da una incontenibile indignazione si mettono insieme per combattere l’illegalità e il malaffa- re, l’arroganza perversa della aggressione all’am- biente, l’avidità di dena- ro, di quello pubblico in particolare, da succhiare alla collettività mediante procedure falsate, appalti in deroga, anticipazioni di capitale in finanza di progetto da far fruttare attraverso concessioni e pedaggi. I gatti amano stare al sole e, se possono scegliere, prediligono i monumenti e le pietre antiche, quelle segnate dalla storia e dal- la frequentazione di tante generazioni di gatti prima di loro. Anche per questo, alle elezioni comunali al Dolo i CAT hanno scelto di stare sul vecchio ponte, IL PONTE DEL DOLO ! Un Movimento catartico Democrazia a Km. zero Comitati Ambiente e Territorio A che Santo VOTARSI? FOGLIO INFORMATIVO PROMOZIONALE presidio CAT
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Page 1: CATARSI

La democrazia è un po-modoro. Mantiene le sue virtù, il suo profumo e il suo sapore solo se è a “chilometro zero”. Solo se rinsalda il legame fra le scelte necessarie per il paese, per un territorio, e la gente che ci vive. Solo se la voce davvero libera (perché disinteressata) dei cittadini che si impe-gnano in prima persona viene ascoltata. Per que-sto, per amministrare il “bene comune” ci sono i politici no? Li eleggiamo e loro ci rappresentano. Così dovrebbe essere. L’articolo uno, secondo comma della Costituzio-ne recita: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costi-tuzione”. Bene, sempre più spesso non è così. Il popolo elegge i propri rappresentanti per ammi-nistrare la cosa pubblica nel rispetto delle regole. Vale a dire che prima di costruire una nuova au-tostrada che sventra il territorio e non sempre riduce il traffico, anzi, lo attrae, si dovrebbero ave-re i pareri favorevoli dei Comuni attraversati, e si dovrebbero ascoltare gli abitanti interessati. Lo stesso vale per un nuo-vo inceneritore (mentre la raccolta differenziata langue e non è incentiva-ta) o per la nuova ondata di centrali nucleari (ma ammesso e non concesso che una nuova centrale a Chioggia sia davvero “si-cura”, le scorie tossiche, dove finiranno?). Sono esempi che insistono tutti sul nostro territorio che coincidono, non ca-sualmente, con grossi giri d’affari, perché il vero oro nero per l’imprenditoria italiana si chiama ormai cemento, asfalto e rifiuti. Esempi di interventi pe-santissimi che procedono spediti, vanno di corsa grazie a “leggi speciali”. "Che è ora di finirla con la burocrazia che blocca sempre tutto!" dice l’ita-liano giustamente indi-gnato dall’immobilismo di decenni. E allora ben vengano i supercommis-sari dai poteri straordina-ri che hanno carta bianca per decidere in deroga a tutte le normative. Do-manda: e se invece di cancellare ogni controllo ambientale e democrati-

co (prassi che finisce per favorire pochi gruppi di potere) si riformasse se-riamente il mostro-buro-crazia? Nessun governo l’ha mai fatto davvero, di destra o di sinistra. La democrazia è stata ormai svuotata a colpi di decre-ti legge, “emergenze” o “grandi eventi” da gestire in barba ai pareri delle amministrazioni locali e delle popolazioni. I risul-tati li vediamo in queste settimane con quella che per molti è già la Tangen-topoli numero 2, quel sistema di corruzione, soldi pubblici e impren-ditori-leoni che, insieme a funzionari dello Stato e politici, si spartiscono torte milionarie. Un qua-dro desolante. Chi vive una vita normale è in an-sia per il lavoro perso o in bilico, per i conti che non tornano a fine mese, per il mutuo troppo alto; ecco, chi vive così e legge di quanto sarebbe bella una democrazia a km 0, legata alle esigenze del territorio, ai bisogni dei cittadini che lo abitano, e non a quelli delle tasche di pochi, avrà senz’altro la forte tentazione di al-largare le braccia e dire: “Che ci posso fare?”. Si può cominciare con lo scegliere più attentamen-te come votare alle elezio-ni. Ma limitarsi alla dele-ga non basta, anzi può essere pericoloso. Meglio cominciare anche a pian-tare una piccola piantina di “pomodoro democra-tico”, per non uscir di metafora. Si può trovare un briciolo del proprio tempo per iniziare a ri-flettere su cosa non va in questo Paese. E dopo il pensiero c’è l’azione. L’impegno in prima per-sona nei mille modi che una società civile come la nostra, vessata ma non vinta, può ancora offri-re, dai comitati, al vo-lontariato ai gruppi che propongono stili di vita diversi, sostenibili e soli-dali. A nessuno è chiesto di fare l’eroe. A nessuno è chiesto di trascurare la propria vita persona-le. Ma a tutti è chiesto, e questo, sì!, è un appello, di dedicare un po’ del proprio tempo al bene comune. Suonerà inge-nuo, suonerà demodé ma…la domanda giusta è: perché non farlo?

CAT siamo noi, i gat-ti dei Comitati; e ARSI, bruciati sulla pira come eretici fastidiosi, ci vor-rebbero probabilmente in tanti. Primi fra tutti i politici “del fare”, quelli che non sopportano alcun contrasto politico nè alcun controllo giudiziario. Si sentono unti dall’unto, le grandi opere sono la loro missione e SVILUPPO è il loro credo. Che poi è sviluppo degli affari loro e delle lobby di enginee-ring e di costruttori che li sostengono; e a discapito di un territorio che per metà è allo sfacelo per abbandono e per metà è devastato da emergenze e grandi eventi, da auto-strade e complanari, da raccordi e bretelle, da cen-tri del terziario avanzato e new city!

Ma sarà difficile che i gatti finiscano arsi, tan-tomeno che vengano cu-cinati e mangiati. Certi animalisti rigorosi hanno fatto recentemente allon-tanare da una invadente trasmissione televisiva di culinaria un esperto, il più sobrio del gruppo, che si era azzardato a raccon-tare di come in Toscana (ma anche in Veneto) fosse usuale prima della guerra e, soprattutto, du-rante la guerra, cavarsi la fame con qualche felino domestico, spossato pure lui. Da questo punto di vista, in quanto gatti, sia-mo dunque sicuri. Potre-mo sempre appellarci agli animalisti onde evitare i roghi purificatòrii o i più semplici spiedi. Attenti però! Una legge che apra la caccia anche alle specie

protette e agli stessi ani-mali d’affezione, quando disturbino il senso dell’or-dine dei benpensanti al potere, forse è già scritta.

In ogni caso, per nostra e vostra sicurezza, alle elezioni regionali evitate accuratamente di votare i politici del fare: dei vostri voti di schieramento o di assuefazione si serviranno anche contro di voi! Se promettono di togliere i camion dalla Riviera sap-piate che sono pronti a far passare non un camion ma una intera camiona-bile sotto casa vostra! O addirittura sopra!

Catàrsi, a parola inte-ra, nella lingua italiana significa “purificazione”; nella grecia antica il ter-mine indicava un rito magico inscenato a que-sto scopo. Altri hanno inseguito la catàrsi nella redenzione estetica dalle passioni umane tramite la poesia. Noi non ab-biamo niente contro la poesia, tutt’altro, ma non abbiamo niente neanche contro le passioni, tanto-meno contro le più nobili fra esse che muovono gli uomini alla ricerca di giu-stizia e di verità. E non intendiamo assopirle.

Infine, in veneto catare vuol dire trovare; e catarsi (ancora meglio catarse),

vuol dire trovarsi, riunirsi per condividere un’idea, raccontarsi dei fatti, sva-garsi insieme. Catàrsi addirittura vuol intende-re, fra due o più persone, riconoscersi ispirati da una sensibilità condivisa. Questa è l’accezione del titolo che ci piace di più.

I comitati sono infatti luoghi di incontro di don-ne e di uomini, giovani e meno giovani, che spinti dal loro spirito di libertà e da una incontenibile indignazione si mettono insieme per combattere l’illegalità e il malaffa-re, l’arroganza perversa della aggressione all’am-biente, l’avidità di dena-ro, di quello pubblico in particolare, da succhiare alla collettività mediante procedure falsate, appalti in deroga, anticipazioni di capitale in finanza di progetto da far fruttare attraverso concessioni e pedaggi.

I gatti amano stare al sole e, se possono scegliere, prediligono i monumenti e le pietre antiche, quelle segnate dalla storia e dal-la frequentazione di tante generazioni di gatti prima di loro. Anche per questo, alle elezioni comunali al Dolo i CAT hanno scelto di stare sul vecchio ponte, IL PONTE DEL DOLO !

Un Movimento catartico

Democrazia a Km. zero

Comitati Ambiente e Territorio

A che Santo VOTARSI?

FOGLIO INFORMATIVO PROMOZIONALE

presidio CAT

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Tutte le grandi opere che rischiano di stravol-gere la Riviera e il Mira-nese, trovano drammati-camente il loro punto di incontro nel territorio di Dolo. Di questo scempio la responsabilità non è solo dei vertici regionali o provinciali. L’ammini-strazione uscente del Sin-daco Gaspari ha pesanti responsabilità. Infatti è nota la posizione favore-vole della maggioranza per arrivare all’accordo di programma su Vene-to City. Forzature in tal senso sono state fatte

sin dal 2008,seguite poi dall’inserimento esplici-to nel documento preli-minare al nuovo piano regolatore (PATI), e dalla scelta di incaricare, per il controstudio sul traffico, Gianmaria De Stavola, un professionista, espo-nente del PD di Pianiga e dichiaratamente a favore del progetto. Ambigua o quanto meno contrad-dittoria la posizione sul-la Romea Commerciale: infatti da un lato il Co-mune spedisce al Mini-stero dell’Ambiente delle osservazioni contrarie

all’autostrada (ma solo nell’ipotesi di attacco a Roncoduro), ma dall’al-tro esprime parere favore-vole al nuovo Casello di Albarea, raccogliendo il consenso di tutta l’oppo-sizione, ad eccezione del gruppo di Sinistra Civica. Quest’opera, apparente-mente secondaria, è in-vece una specie di chiave di volta: la sua realizza-zione non solo è prevista dai proponenti di Veneto City, ma è anche l’uni-co modo per consentire l’attacco della Romea Commerciale proprio sul

Passante a Roncoduro. La mancata riapertura dello svincolo di Dolo, oltre a causare gravi disagi a molti abitanti, determina anche la perdita di utilità delle opere complemen-tari costruite nella zona (circa 6 milioni di euro), e della “Bretella Ormene-se”. Sulla camionabile è stato espresso un giudi-zio critico e articolato ma non una contrarietà netta alla realizzazione della nuova arteria stradale; ed infatti sempre nel do-cumento preliminare al PATI, come per la Romea

Commerciale, anche per la camionabile si preve-dono opere di compensa-zione ai lati delle due ar-terie, ma ci si guarda bene dall’esprimere un parere contrario o dall’introdur-re elementi che abbiano funzione di ostacolo al loro passaggio. Infine sull’elettrodotto è stato espresso parere contrario alla soluzione aerea, ma poco o nulla è stato fatto in termini di azioni am-ministrative e legali per ottenere l’interramento.

A dimostrazione di una sostanziale convergenza

sulle scelte strategiche per il territorio di Dolo è da sottolineare il profilo molto basso, e alle volte di aperto sostegno (come per la vicenda del Casel-lo), tenuto dai consiglieri della civica di opposizio-ne. Coerentemente con-trari alle grandi opere, almeno a livello locale, si è dimostrato il gruppo di Sinistra Civica, che anche per le divergenze su que-sti temi ha avuto il corag-gio politico di uscire dal-la maggioranza e passare all’opposizione.

I programmi elettorali si somigliano tutti? Non sempre. Nel caso del-la lista civica “Il Ponte del Dolo” le differenze ci sono. E si vedono. Le parole d’ordine sono tre: partecipazione, sviluppo sostenibile e solidarietà sociale. E, su tutto, la lot-ta contro lo scempio del territorio della Riviera, portato avanti a colate di cemento e distese di nuo-vo asfalto. Partecipazione perché ormai chi dovreb-be rappresentare i cittadi-ni tende a rappresentare principalmente i propri interessi. Sviluppo soste-nibile per un semplice motivo: se tutti vivessero come si vive nelle nostre zone ci vorrebbero alme-no 4 pianeti Terra. Dolo non fa eccezione e si con-

traddistingue per l’ele-vato smog, un eccessivo consumo di suolo, il dis-sesto idrogeologico, l’in-quinamento delle acque e delle falde superficiali. E il danno si ripartisce su tutti perché di inquina-mento ci si ammala. Fra i casi più diffusi ci sono malattie all’apparato re-spiratorio e tumori in elevata percentuale. Ma i danni si chiamano an-che allagamenti, un si-stema turistico e agricolo messi in ginocchio dalla pianificazione selvaggia portata avanti fino ad oggi. Ambiente e terri-torio dovrebbero essere la priorità di qualsiasi amministrazione. Ecco le premesse da cui nasco-no le idee di questa lista civica e i punti principa-

li del programma che, a differenza di quanto troppo spesso accade, non è accessorio, ma fon-damentale. Per salvare il futuro di Dolo, di tutta la Riviera del Brenta e del Miranese, è necessario dire un NO ALLE GRAN-DI OPERE come Nuova Romea, Camionabile, Veneto City, elettrodotto aereo Terna e Ospeda-le Unico dentro Veneto City. Esistono soluzioni meno impattanti e costo-se per la collettività come l’interramento dell’elet-trodotto, ad esempio. Fra gli altri punti fonda-mentali del programma c’è lo stop al consumo di suolo, una gestione at-tenta delle risorse idriche secondo il principio che l’acqua è un “bene co-

mune”. Anche sul fronte dell’energia, Dolo può fare la sua a partire dalla riqualificazione energeti-ca degli edifici pubblici, che consentirà di realiz-zare un considerevole risparmio economico da destinare ai servizi so-ciali. Per i rifiuti, oltre al porta a porta più capil-lare per pagare davvero in proporzione al rifiuto non differenziato che si produce, si vuole punta-re anche a politiche per la riduzione dei rifiuti. Si propone una mobilità diversa basata su di un trasporto pubblico ef-ficiente e su dinamiche come il "car sharing" e la ciclabilità in sicurezza. Sempre sul fronte am-bientale, si andrà verso la creazione di un bosco

di pianura, nuovi pol-moni verdi e promozio-ne di prodotti biologici a chilometro zero. Fra i punti del programma, le Pari Opportunità che de-vono puntare sugli Spor-telli donna e sul ritorno a Dolo del consultorio familiare e pediatrico, attenzione alle politiche giovanili, una rimodu-lazione dell’addizionale IRPEF in base al reddito per andare incontro alle famiglie messe in diffi-coltà della crisi. Focus anche sulle dinamiche di integrazione multicultu-rale, unica via alla sicu-rezza e sull’importanza della residenzialità acces-sibile a tutti. Attenzione alle famiglie significa anche una rivisitazione delle rette dell’asilo nido

in base al modello ISEE e non alla dichiarazio-ne dei redditi. Serviran-no un centro sportivo a Sambruson e una riqua-lificazione complessiva delle porte d’accesso al centro del paese con il “trasloco” dei depositi Actv; questo consentirà di completare il secondo stralcio della risistema-zione di Piazza Cantiere aumentando percorsi pedonali e ciclabili. In un virtuoso meccanismo a cascata, sarà possibile consolidare il prezioso tessuto di piccole attività commerciali che rende vivo il centro di Dolo. Valorizzare le risorse pa-esaggistiche e culturali permetterà inoltre di pro-muovere un turismo di qualità.

Al 100% per la difesa del territorio

Quando c’e’ di mezzo il “Dolo”

Storia e Acqua a Dolo – Lo Squero

ELEZIONI A DOLO

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YES, WE CAT. Le ragioni di una scelta

In questi giorni si con-suma il rito pre-elettorale della caccia alle donne da mettere in lista. Lo spiri-to con il quale sono state proposte le "quote rosa" si svuota di significato, assumendo quasi esclu-sivamente un valore per-centuale. La scarsa parte-cipazione femminile in politica pare sia – guarda caso! – colpa delle donne che non vogliono impe-gnarsi.

Anche nei comitati le donne che operano atti-vamente sono poche. Di solito sono quelle che, per età, scelta o destino, non devono ancora o non devono più occuparsi a tempo pieno, dopo l’at-tività professionale, dei bisogni altrui, accudendo i figli, i genitori anziani e seguendo la gestione della casa. Non a causa di ruoli subiti, almeno non più nella maggior parte dei casi; semplicemente perché le donne si sono stufate di tentare di con-dividere con i loro com-pagni compiti che svol-gono meglio e in metà

tempo. Così come molte si sono stufate di dover faticare il doppio per contare qualcosa all’in-terno dei partiti, spesso dovendo derogare alle proprie specifiche attitu-dini e qualità di genere per omologarsi a modelli di comportamento ma-schile. Ed è un problema grave, perché sono pro-prio le donne, così vicine alle inespresse speranze dei bambini e alle amare consapevolezze dei vec-chi, con il loro primor-diale istinto a difendere i più piccoli e la loro uma-na generosità verso i più deboli, che possono me-glio comprendere quali sono le priorità per il fu-turo del territorio. Quelle donne di fronte alle quali gli “uomini del fare” do-vrebbero chinare il capo e vergognarsi per non dare ascolto ai veri bisogni della gente. Perché sono soprattutto le donne, non con grandi opere faraoni-che, ma con piccoli gesti quotidiani, che sostengo-no l’economia reale, fa-cendo fronte alla scarsità

di servizi scolastici e so-ciali, di assistenza agli an-ziani e ai disabili, mentre fiumi di denaro si riversa-no nella devastazione del territorio. Oltre il danno la beffa, quindi, perché tutto questo impegno viene ripagato con un ambiente malsano e per-dita di naturalità, di me-moria storica e culturale per i loro figli, cittadini che stanno consegnando al futuro.

Per quanto possono le donne del CAT, in poche ma combattive, assicura-

no alle donne di Dolo e di tutta la Riviera il loro impegno a difendere il diritto alla salute, alla qualità della vita e alla protezione dell’ambien-te, priorità assolute nel programma della lista”Il Ponte del Dolo”, ma lan-ciano allo stesso tempo un forte appello affinché sempre più donne si mo-bilitino per salvare il fu-turo di questo martoriato territorio.

Le donne di CAT.

Le donne del Brenta

Quando Barack Oba-ma lanciava l’ormai storico slogan “Yes, we can!” nessuno al mondo avrebbe immaginato che un giovane uomo di co-lore avrebbe potuto ot-tenere un tale successo e arrivare alla Casa Bianca, segnando una svolta nel-la storia degli USA.

Fatte le debite propor-zioni e i distinguo del caso, oggi a Dolo i comi-tati/associazioni della Ri-viera e del Miranese lan-ciano lo slogan “YES, WE CAT!” per spingere ver-so il successo la lista “Il Ponte del Dolo”. Non si tratta delle “solita civica” ma di una vera e propria Lista di Cittadinanza che, rompendo la logica degli schieramenti e delle ap-partenenze politiche, è riuscita a mettere insie-me persone e organizza-zioni diverse, ma con un obiettivo comune molto chiaro in testa: fermare Veneto City e le grandi opere per salvare il fu-turo di Dolo e di tutta la Riviera del Brenta.

Il problema, in queste faccende, è captare il mo-mento in cui scontento, rabbia, disinteresse, in-dividualismo e rassegna-zione, virano improvvi-samente verso la consa-pevolezza che il cambia-

mento è veramente nelle mani di tutti: nella prati-ca diffusa di cittadinanza attiva, nell’indignazione non sterile ma proposi-tiva, nella rivendicazione convinta e senza com-promessi dei propri dirit-ti alla salute e alla qualità della vita.

Negli ultimi due anni CAT è stato vicino ai cit-tadini; materialmente vicino. Nei nostri gaze-bo in piazza (tutto l’an-no e tutti gli anni, non solo nell’ultimo mese di campagna eletto-rale!), nelle mani-festazioni e negli incontri pubblici, abbiamo incontrato migliaia di persone. Nelle loro parole, nel loro sostegno, abbiamo percepi-to che il momento è arrivato. Come la scintilla che infiamma la sterpaglia, forse ora è necessario che l’impegno costante di alcuni dia re-spiro e speranza alle con-vinzioni di molti.

Inoltre tutte le grandi opere che stravolgeranno la Riviera e il Miranese (Romea Commerciale, Camionabile, Elettro-dotto Terna, Veneto City, nuovo casello) si interse-cano drammaticamente proprio in corrisponden-

za di Dolo, e in scadenza è anche l’approvazione del PATI con Fiesso.

Proprio qui, nel fulcro

del cosiddetto “bilan-ciere veneto”, i “Signo-ri” della Regione stanno soppesando l’equilibrio

tra potere e interessi, utilizzando strumental-mente i voti dei cittadini facendo leva sulle lo-

giche miopi dei partiti. Di troppi partiti: chi per mantenere, chi per con-quistare gli affari in gio-

co, e infine anche chi, in modo accondiscendente, misura le opportunità di vittoria elettorale con il metro del compromesso.

Da tutte queste consi-derazioni, dalla consape-volezza che hic et nunc, qui e adesso, si gioca il futuro del nostro territo-rio, è nata l’idea di par-tecipare alla sfida elet-torale di Dolo insieme a tutti quei soggetti che fino a qui si sono battuti in modo coerente contro

lo stravolgimento del territorio.

La lista comprende attivisti di CAT, di Sinistra Civica (il gruppo che a Dolo riunisce attivisti di PRC, PdCI, Verdi, Sinistra Ecologia e Libertà), di espo-nenti della società

civile o delle associa-zioni di Dolo. La scel-

ta di costruire e soste-nere la lista “Il Ponte del Dolo” non significa dun-que la trasformazione di CAT in un Partito: CAT rimane un movimento di comitati e associazioni ambientaliste e trasversa-li, autonomo dalle dina-miche partitiche, convin-to che lo spazio di azio-ne dei movimenti debba essere quello che sta tra i cittadini e le istituzioni.

Convinto anche che la bussola per orientare le proprie scelte debba ri-manere sempre tarata sul merito delle questioni (la difesa dell’ambiente, dei beni comuni, della salute), e non sulle con-venienze “politiche” del momento.

Poter condizionare pe-santemente la prossima amministrazione comu-nale avrebbe un’impor-tanza decisiva sia per fermare la devastazione dell’intero territorio del-la Riviera e del Miranese, sia per dare finalmente impulso a una pianifi-cazione davvero parte-cipata che abbia come priorità la salvaguardia dell’ambiente, la salute e la qualità di vita dei cit-tadini.

Tutto il CAT, da Saona-ra a Mirano, da Mira a Vi-gonovo, si sta impegnan-do in questa battaglia a viso aperto, con convin-zione e determinazione assolute.

L’appello ai cittadini non è solo quello di vo-tare e far votare la lista “Il Ponte del Dolo”, ma, dopo che le urne saran-no chiuse, di continuare ad essere vigili e parteci-pi delle scelte della nuo-va amministrazione.

GIANNI MALERBA originario di Dolo, per 30 anni dirigente tecnico nel Comune di residenza, Mira, appassionato d’arte è architetto e cultore del paesaggio, in particolare di quello Veneto; pochi anni fa è stato artefice del restauro della bellissima Villa Alberti lungo via Brenta Bassa, ora diventata un prestigioso Hotel.

MARINA DONI residente al Dolo, stimata italia-nista e correttrice di bozze, è un’ambientalista con-vinta e coerente, tanto da aver improntato ormai da anni uno stile di vita il più ecologico possibile. Ama gli animali e per questo ha scelto di diventare vegetariana.

ARIANNA DE MONTE: 37 anni di Sambruson, diplomata in agraria e studente di Scienze Forestali; lavora presso il Centro di Educazione Ambienta-le di Forte Carpenedo a Mestre e la sua passione è trasmettere ai bambini l’amore per la natura e il rispetto dell’ambiente.

LUCA CONTE: 44 anni, abita a Sambruson non distante da dove dovrebbe passare la Romea Com-merciale; è tecnico informatico e supporta i co-mitati nella gestione delle attività web; da sempre ecologista è anche impegnato nel volontariato con un progetto di sostegno ai bambini delle favelas brasiliane.

GIACOMO MESCALCHIN, 50 anni vive a Sam-bruson dove coltiva con molta cura circa 8 ettari di terra che dovrebbero essere attraversati dalla ca-mionabile e dall’elettrodotto. Conosce molto bene il mondo del teatro per il quale nutra una grande passione, di professione fa il vetraio.

ENNIO CAGGIANO, 50 anni, di Cazzago fa il me-dico di base a Camponogara, è molto attento alle questioni ambientali, soprattutto per quanto ri-guarda gli impatti sulla salute causati dall’inquina-mento atmosferico; segue i comitati da molti anni, ma è impegnato anche in altri progetti e attività per stimolare le persone ad adottare stili di vita più so-stenibili.

I CANDIDATI DI CAT

ELEZIONI A DOLO

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Il sistema Galan-Chisso-Minutillo

Claudia Minutillo: la segretaria che diventa imprenditrice di succes-so con una gran passione per le opere pubbliche (grandi lavori, strade, ecc.). Capace? Intrapren-dente? Fortunata? Mah… Un dettaglio: stiamo par-lando dell’ex segretaria di Giancarlo Galan, GG il doge (oramai ex pure lui). A onor del vero an-che le altre due ex non se la passano male: Lorena Milanato in Parlamen-to, Barbara Degani, si è accontentata prima di uno scranno in Consiglio Regionale poi della Presi-denza della Provincia di Padova. L’ex collaboratri-ce del “colosso di godi” è Amministratore dele-gato di Finanziaria In-frastrutture SA con sede nel paradiso fiscale di San Marino; la società ha come presidente Alberto Rigotti, il filosofo-finan-ziere amico di Massimo Cacciari e di Don Verzé, il consigliere spirituale di Silvio, si, proprio lui, l’unto dal Signore. A San Marino ha sede un’al-tra società gestita dall’ex braccio destro del Go-vernatore, la Bmc broker, società di servizi oggetto di una interrogazione regionale per aver, tra le altre cose, organizzato la “festa dei fanghi” in ono-re del Ministro Lunardi e costata la bellezza di 210 mila euro (cerimonia durata un giorno). Poi la Minutillo si è messa a caccia di appalti, e il veneto è una miniera di occasioni. Non per tut-

ti, però. E la Minutillo si è messa sulla scia della Mantovani di Chiarotto e Baita (il cui nome com-pare in una settantina di società), asso pigliatutto delle costruzioni in Vene-to. Dalle carte societarie della Adria Infrastruttu-re, risulta che l’azionista principale è il gruppo Mantovani, azionista di minoranza (tramite In-vestimenti s.r.l.) è Minu-tillo che è pure al timone della società col ruolo di consigliere delegato. In questi ultimi tempi Adria Infrastrutture si è accapar-rata la sua fetta di appalti regionali, assegnati con la regia dell’assessore alle infrastrutture, Chisso, in-stancabile promotore di grandi opere in finanza di progetto, in un dilu-vio di cemento e asfalto. Qualche esempio: Adria Infrastrutture la trovia-mo nel progetto della “via del mare” A4-Jesolo, nella Pedemontana e nel Passante Alpe Adria. Ma la segretaria-manager di recente si è buttata anche nel business dell’edito-ria: è entrata nel gruppo EPolis (Il Venezia, il Pa-dova, ecc) del filosofo-finanziere Rigotti, si, an-cora lui. E chi troviamo, tra i soci, oltre ad Adria infrastrutture? Il gruppo Pizzarotti che, assieme alla Mantovani si è ag-giudicato l’appalto delle tangenziali venete da Ve-rona a Padova, e l’inos-sidabile Vito Bonsignore noto, oltre che per esse-re stato condannato per tentata corruzione, anche per essere a capo della Gefip Holding, società con sede in Lussemburgo

che realizzerà la Romea Commerciale. Insomma, alleanze negli appalti che si ripetono nell’editoria; sarà un caso, ma a gestire il business dei giornali è stata nominata proprio la Minutillo che, oltre ad es-sere l’ex segretaria di Ga-lan è anche buona amica di Chisso: i due politici che gestiscono incarichi e commesse nel Veneto del fare.

La lega e i conflitti di interesse delle autostrade

La Lega è sempre più un’idra almeno a due te-ste. Da un lato c’è il livel-lo locale che alza la voce per difendere il territorio. A parole. Dall’altro c’è il vertice, quello che co-manda davvero, che sta svelando ogni giorno di più il suo volto di potere e governo. Un esempio su tutti, la Romea Commer-ciale. La Lega della Rivie-ra la osteggia contando così di raccogliere qual-che voto in più, mentre dall’altro Luca Zaia, erede “predestinato” a racco-gliere l’eredità di Giancar-lo Galan alla guida della Regione, benedice la nuo-va autostrada come opera strategica per il Nord-Est e per il suo partito.

Un sistema di commi-stioni molto redditizio che la Lega ha imparato a conoscere e ha fatto proprio. A Verona per esempio, l’affare più caro al Sindaco Flavio Tosi si chiama traforo delle Tor-ricelle, una tangenziale, a nord della città, del costo di 390 milioni anticipa-ti per buona parte dal-

la promotrice Technital in cambio dell’incasso dei pedaggi per 46 anni. Dall’inchiesta del Co-mitato Veronese contro il Traforo, nella cordata vincitrice dell’appalto c’è anche la ditta Mazzi, impresa che ha sborsato 10.000 euro di contributo

elettorale per Tosi. In provincia di Vicenza

è ancora più interessante il caso della Serenissima (Società Autostrade Bre-scia-Padova), dal 2007 feudo padano, presiedu-to prima dalla ex presi-dente leghista della Pro-vincia Manuela dal Lago e ora dal suo successore e compagno di partito Atti-lio Schneck.

La società ha in gestione il tratto A4 Brescia-Pado-va e la A31 Valdastico, di cui entro il 2013 si ultime-rà il tratto sud da Vicenza a Rovigo (costo finale 800 milioni). Dopo quel-la data la concessione di ANAS è a rischio. Quindi per ottenere altri 40 anni di gestione e garantirsi gli introiti sicuri dei pedaggi, il modo migliore è molti-plicare i progetti e costru-ire nuove tratte. Schneck e gli altri soci privati pun-tano infatti decisamente alla Valdastico Nord, la mitica Pi.Ru.Bi., un affare da 2 miliardi di euro. Ma visto che il progetto non è stato ancora inserito tra le opere di interesse na-zionale (legge obiettivo), l’ultima trovata spregiu-dicata di Schneck per al-lungare la concessione è la costruzione della nuo-va tangenziale nord di Vicenza, richiesta dal Co-mune (giunta....) come compensazione alla base USA del Dal Molin.

Ma non è finita qui: at-traverso un intricato siste-ma di società controllate dalla Brescia-Padova, la commistione di interessi che gravitano intorno alla Lega va ben oltre. Infatti tra queste società con-trollate c’è per esempio

la ReS spa che a sua volta controlla alcune immobi-liari, e un altro troncone composto da società che partecipano alla Tangen-ziali Lombardo-Venete srl, una cordata che ha come obiettivo la realiz-zazione di un sistema di tangenziali a pagamento

parallelo alla A4 che da Padova arriva fino a Bre-scia.

Numerose poi le par-tecipazioni della Sere-nissima ad altre società “autostradali”, tra le qua-li Vi.abilità spa, Pede-montana Veneta, e la Cis spa. Proprio la Cis è al centro della “singolare” vicenda del centro inter-modale mai costruito a Montebello: 500.000 mq di campagna da trasfor-mare in centro logistico, di cui metà comprati da Serenissima e Provincia e metà di proprietà della famiglia di Alberto Filip-pi, senatore del Carroccio (della corrente di Stefano Stefani come Schneck). Dopo l’accumulo di de-biti e una gara andata deserta, spunta dal piano regolatore comunale una nuova area commerciale di 80.000 mq, e un’altra di soli 8000 mq per la lo-gistica. Proprio a Filippi andrebbe la parte più ap-petibile grazie al cambio di destinazione d’uso e alla vendita.

I tentacoli della Serenis-sima, e quindi della Lega, arrivano infine anche in Riviera del Brenta perché tra le partecipate della Brescia-Padova ci sono pure la Nuova Romea spa, assorbita ora dalla GEFIP Holding dell’eu-roparlamentare PdL Vito Bonsignore, l’unico pro-ponente rimasto in gioco per la realizzazione della “Romea Commerciale”; e la GRAP spa, società nata per fare il Grande Raccor-do Anulare di Padova e la cosiddetta Camionabile, una vera e propria auto-strada lungo il tracciato

dell’Idrovia PD-VE. Con buona pace dei leghisti locali alla Romea Com-merciale.

Solo “briciole” per l’opposizione?

La torta da spartire è abbastanza grande da far sedere al tavolo della festa pure l’opposizione di centro sinistra. Solo “briciole”?. La torta in questione è quella dei grandi appalti. Prendia-mo ad esempio il Pas-sante. Per questa grande opera del valore di circa 900 milioni di euro, vin-ce la cordata costituita da Impregilo Spa, Consorzio Cooperative Costruzioni (area Pd) e Grandi Lavo-ri Fincosit. Altro capito-lo interessante è quello della Camionabile, auto-strada a pagamento lun-go l’Idrovia fra Venezia e Padova che si collega al Grap, Grande Raccordo Anulare di Padova. Per entrambe queste nuove opere il gestore (nonché proponente) sarà una so-cietà, la Grap Spa che ha per amministratore de-legato quello stesso Lino Brentan (area Pd) che è già amministratore dele-gato dell’Autostrada PD-VE, amministratore unico della Nogara Mare, consi-gliere di amministrazione di Veneto Strade, revisore dei conti AISCAT (asso-ciazione italiana società concessionarie autostra-de e trafori), fra gli altri incarichi ricoperti in nu-merose altre società auto-stradali. Un ultimo esem-pio: nei comuni veronesi di Vigasio e Trevenzuolo, una legge regionale ad hoc istituisce un autodro-mo da 4 milioni di me-tri quadrati più altri 8 di zona fieristica e commer-ciale. Si chiamerà Motor City, la terza opera più costosa dopo il Mose e il Passante; un progetto di cui la società strumenta-le della Regione “Veneto Sviluppo” detiene il 27% ma, oltre ai Comuni inte-ressati e alla Draco Spa, c’è anche la Coopsette che detiene il 35% (area centro sinistra). La “coop rossa” è però subentrata in un secondo momen-to, dopo che le traversie giudiziarie dei “furbetti del quartierino” aveva-no messo fuori gioco la cordata di Emilio Gnutti. Sarà un caso, ma dal su-bentro della Coopsette, in consiglio regionale, dal centro sinistra, l’op-posizione su Motorcity si è fatta molto blanda. Le quote societarie si com-mentano da sole.

Politica e affari a nord-est

I grandi appalti divorano territorio e soldi pubblici

ELEZIONI REGIONALI

Page 5: CATARSI

5

“Il Buono, il Brutto e ...il Cattivo”C’è un moderno Far

West, quello delle dichia-razioni a giornali e tv dei vertici della Regione Ve-neto. Ed è difficile capire cos’è concreto e cosa, in-vece, è pura demagogia.

L’unico criterio oggettivo è la valutazione degli atti formali che traducono in scelte concrete le decisio-ni di Palazzo Balbi. Nel-la seguente tabella, sono stati presi in considera-

zione soltanto il livello nazionale e regionale in relazione alle opere che rischiano di stravolgere il territorio di Riviera del Brenta e Miranese. Vale a dire che dall’attenta

analisi dei documenti ac-cessibili dal sito ufficiale della Regione Veneto e dei Ministeri competen-ti, emergono scelte pre-cise qui oggetto di valu-tazione con il semplice

criterio del “semaforo”. Pallino verde per le scelte positive per il territorio, gialle per una debole o ambigua opposizione da parte della minoranza in consiglio regionale, un

pallino rosso per chi asse-conda scelte negative per il territorio e due pallini rossi per chi, infine, ha il potere di decidere di pro-cedere e procede.

DIALOGHI IN RIVIERA - 6A pesca de voti fra scampi e branzini.

Ma quanti amissi galo ‘sto Chissotute le sere ghe ze un raduno.Quatro parole, manà sue spale, po’ tuti a tola, tuti sentai:sena de pesse a Porto Menai.Co l’aciugheta…na camionabile,dopo i spagheti…l’elettrodoto,e la Romea? dopo ‘l branzin!E tuti a credare a ‘sto svilupo:strade e casei, gran botegòni.Tuti che compra, tuti che magnatuti afaristi, tuti paroni,chi costruisse, chi ghe guadagna.E in pochi ani eco el futuro,strade e palassi… gnente campagna.Voteme tosi! Ghe n’è par tuti!Magna e rimagna! Voteme tose!Magna sti scampi! To un bicierin!E ala fine dea convension,montà sul suv …o sul furgon tuti se sente dei gran papavari,el paronsin se za un paron!

Ma no i ze tuti cussì immagai.Ghe ze anca quei co’ un fià de testaE a quei ghe digo cò convinsion:basta co’ Chisso, che ‘l sconde el ghignoquando ch’el dise , sensa emossion,“l’eletrodoto sarà interato!lo meto soto al me stradon.”E, par Venessia, gnente Bruneta:ve lo vedio co l’acqua altae co’ la fassa de picolon ?Pora Venessia, pora Riviera!E no se vede gnanca el leon:l’è su’e bandiere, domestegà,dato che Zaia vol la Region!Lora ve digo, scoltème tuti:fora le ongie, femose gati,basta coi sorzi , coe pantegànefora el corajo, tuti a ruzare,fin che no i scapa da le so’ tane!E po’ che i cora, che i cora via,che i vaga a casa par la so stradao i vaga in cheba…e cussì sia.

Canevo Brentan, febbraio 2010

MA

GG

IOR

AN

ZA

PRINCIPALI PARTITI

PRESENTI IN REGIONE

AUTOSTRADA ROMEA

COMMERCIALEAUTOSTRADA

CAMIONABILE VENETO CITYELETTRODOTTO

AEREODOLO-CAMIN

POLO LOGISTICO DOGALETTO

LEGGE OBIETTIVO

REGIONALENUCLEARE

••- Dichiarazioni favorevoli

principali esponenti- Votato in giunta parere favo-

revole commissione V.I.A (*)- Adottato inserimento nel

PTRC(**)

••-Dichiarazioni favorevoli

principali esponenti- Votata delibera pubblica

utilità e avviato iter appro-vazione

- Adottato inserimento nel PTRC

••- Dichiarazioni favorevoli principali

esponenti- Promosso accordo di programma

in giunta- Adottato inserimento nel PTRC

••- Approvato in giunta parere fa-

vorevole commissione V.I.A.- Adottato inserimento nel

PTRC- Firmata mozione per interra-

mento in Consiglio

••- Approvata delibera di giunta per pro-

getto strategico polo logistico•

- Espresso parere favorevole in Commissione

••- Dichiarazioni favorevoli principali

esponenti- Approvata delibera in consiglio dei

Ministri per individuazione siti nuove centrali

••- Dichiarazioni favorevoli

principali esponenti- Astenuti in giunta su parere

favorevole commissione V.I.A.- Adottato inserimento nel

PTRC

•- Votata delibera pubblica

utilità e avviato iter appro-vazione

- Adottato inserimento nel PTRC

- Dichiarazioni contrarie

••- Dichiarazioni favorevoli principali

esponenti- Promosso accordo di programma

in giunta- Adottato inserimento nel PTRC

••- Approvato in giunta parere fa-

vorevole commissione V.I.A.- Approvato inserimento nel

PTRC- Firmata mozione per interra-

mento in Consiglio

••- Approvata delibera di giunta per pro-

getto strategico polo logistico•

- Espresso parere favorevole in Commissione

••- Dichiarazioni ambigue principali

esponenti- Approvata delibera in consiglio dei

Ministri per individuazione siti nuove centrali

••- Dichiarazioni favorevoli

principali esponenti- Votato in giunta parere favo-

revole commissione V.I.A.- Adottato inserimento nel

PTRC

••- Dichiarazioni favorevoli

principali esponenti- Votata delibera pubblica

utilità e avviato iter appro-vazione

- Adottato inserimento nel PTRC

••- Dichiarazioni favorevoli principali

esponenti- Promosso accordo di programma

in giunta- Adottato inserimento nel PTRC

••- Approvato in giunta parere fa-

vorevole commissione V.I.A.- Adottato inserimento nel

PTRC- Presentata mozione per inter-

ramento in Consiglio

••- Approvata delibera di giunta per pro-

getto strategico polo logistico•

- Espresso parere favorevole in Commissione

•- Dichiarazioni favorevoli principali

esponenti

••- Dichiarazioni favorevoli

principali esponenti- Votato in giunta parere favo-

revole commissione V.I.A.- Adottato inserimento nel

PTRC

••- Dichiarazioni favorevoli

principali esponenti- Votata delibera pubblica

utilità e avviato iter appro-vazione

- Adottato inserimento nel PTRC

••- Dichiarazioni favorevoli principali

esponenti- Promosso accordo di programma

in giunta- Adottato inserimento nel PTRC

••- Approvato in giunta parere fa-

vorevole commissione V.I.A.- Adottato inserimento nel

PTRC- Firmata mozione per interra-

mento in Consiglio

••- Approvata delibera di giunta per pro-

getto strategico polo logistico•

- Espresso parere favorevole in Commissione

••- Dichiarazioni ambigue principali

esponenti- Approvata delibera in consiglio dei

Ministri per individuazione siti nuove centrali

OP

PO

SIZ

ION

E

••- Dichiarazioni favorevoli

principali esponenti- Sostenuta durante il Gover-

no Prodi- Nessun atto contrario pro-

posto in Consiglio o in com-missione

- Nessuna osservazione pre-sentata in sede V.I.A.

•- Dichiarazioni favorevoli

principali esponenti- Nessun atto contrario

proposto in Consiglio o in commissione

•- Dichiarazioni favorevoli principali

esponenti- Nessun atto contrario proposto in

Consiglio o in commissione

••- Dichiarazioni favorevoli inter-

ramento-Nessuna osservazione presen-

tata in sede V.I.A.- Firmata mozione per interra-

mento in Consiglio?

•- Espresso parere favorevole in

Commissione•

- Votata mozione contro in Consiglio regionale

- Dichiarazioni ambigue principali esponenti

- Votata risoluzione ambigua al Par-lamento europeo

•- Dichiarazioni contrarie- Non risultanoosservazioni presentate in

sede V.I.A.- Nessun atto contrario pro-

posto in Consiglio o in Com-missione

•- Dichiarazioni contrarie- Una solo atto contrario

presentato in Consiglio

•- Dichiarazioni contrarie- Proposti atti contrari in Consiglio

••-Dichiarazioni favorevoli inter-

ramento-Nessuna osservazione presen-

tata in sede V.I.A.- Firmata mozione per interra-

mento in Consiglio

?

•- Espresso parere favorevole in

Commissione•

- Dichiarazioni contrarie principali esponenti

- Votata mozione contro in Consiglio

•- Dichiarazioni contrarie- Non risultanoosservazioni presentate in

sede V.I.A.- Nessun atto contrario pro-

posto in Consiglio o in Com-missione

•- Dichiarazioni contrarie- Nessun atto contrario pre-

sentato in Consiglio

•- Dichiarazioni contrarie- Proposti atti contrari in Consiglio

••- Dichiarazioni favorevoli inter-

ramento-Nessuna osservazione presen-

tata in sede V.I.A.- Firmata mozione per interra-

mento in Consiglio

?

•- Espresso parere favorevole in

Commissione•

- Dichiarazioni contrarie principali esponenti

- Votata mozione contro in Consiglio

•- Dichiarazioni contrarie- Non risultanoosservazioni presentata in

sede V.I.A.- Nessun atto contrario pro-

posto in Consiglio o in Com-missione

•- Dichiarazioni contrarie- Nessun atto contrario pre-

sentato in Consiglio

•- Dichiarazioni contrarie- Proposti atti contrari in Consiglio

••- Dichiarazioni favorevoli inter-

ramento-Nessuna osservazione presen-

tata in sede V.I.A.- Firmata mozione per interra-

mento in Consiglio

?

•- Non voto in Commissione

•- Dichiarazioni contrarie principali

esponenti- Votata mozione contro in Consiglio

••- Dichiarazioni esponenti

nazionali- Sostenuta durante il Gover-

no Prodi- Nessuna osservazione pre-

sentata in sede V.I.A.- Nessun atto contrario pro-

posto in Consiglio o in com-missione

•- Nessun atto contrario pre-

sentato in Consiglio•

- Nessun atto contrario presentato in Consiglio

••- Dichiarazioni favorevoli inter-

ramento-Nessuna osservazione presen-

tata in sede V.I.A.- Firmata mozione per interra-

mento in Consiglio?

•- Espresso parere favorevole in

Commissione•

- Votata mozione contro in Consiglio regionale

- Dichiarazioni ambigue principali esponenti

- Votata risoluzione ambigua al Par-lamento europeo

ELEZIONI REGIONALI

(*) V.I.A.: Valutazione Impatto Ambientale(**) P.T.R.C.: Piano Territoriale di Coordinamento Regionale

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Saonara: Piano di Assetto Territoriale Intercomunale, quale sviluppo?

Saonara “si sviluppa”, dice il PATI, Piano di as-setto territoriale interco-munale. Ma di quale svi-luppo si parla? A meno di ritenere “sviluppo” la colata di cemento previ-sta su Casone – Via Ruf-fina, i famosi 350.000 mq di zona industriale a servizio di Padova, pre-sumibilmente destinati a logistica e trasporti, attività che comporta-no altissimo consumo di suolo, bassissima oc-cupazione, aumento di traffico pesante e con-seguente inquinamento atmosferico e acustico. Non vi è nessun incre-mento del trasporto pubblico, né autobus né tram, contrariamente a quanto avviene per gli al-tri comuni dell’area me-tropolitana. Non ci sono aree destinate a verde, “cuscinetto” a protezio-ne degli abitati, né altre misure di mitigazione ambientale. La nostra Idrovia non è nemmeno inserita nella “rete eco-logica”, contrariamente a tutti gli altri corsi d’acqua dell’area metropolitana, nonostante lo studio am-bientale fatto dalla stessa amministrazione che ne ribadiva l’importante va-lenza ambientale. Nelle “previsioni di Piano per la viabilità”, appare chia-ramente il tracciato della “camionabile”, vale a dire una nuova autostrada a pagamento fra Padova e Venezia. Lasciando parla-re le cifre riportate dallo stesso PATI nel Rapporto Ambientale, lo “svilup-po” di cui parla l’ammi-nistrazione (costruzione di nuove strade con il conseguente aumento di traffico) significherà l’au-mento delle polveri sottili (PM 10) del 20 % - larin-

giti, malattie polmonari, tumori, aumento degli ossidi di azoto (Nox) del 30 % - asma , disfunzio-ni polmonari, piogge acide; aumento dell’ani-dride carbonica (CO2) del 40% - effetto serra, aumento temperature medie a cui dobbiamo aggiungere l’aumento di CO2 del 23% dovuto alle nuove zone industriali previste. Siamo già in-tossicati dallo smog, con questo piano moriremo soffocati e, ciliegina sulla torta, entrerà in funzione l’inceneritore di S. Lazza-ro con la sua nuova terza linea di combustione. Sottoscrivere questo Pia-no è stato un grave errore da parte dell’amministra-zione. Il voto contrario di Saonara avrebbe, di fatto, bloccato il P.A.T.I. e creato le possibilità per ridiscuterlo, questa volta con la dovuta trasparen-za e partecipazione attiva della cittadinanza, come previsto dalle normative europee. Chiediamo, pri-ma dell’approvazione de-finitiva, che l’amministra-zione assuma precisi im-pegni affinché si apporti-no modifiche sostanziali al Piano che innanzitutto ne riducano l’impatto sull’ambiente e sulla no-stra salute con una dra-stica riduzione dell’area industriale prevista, stral-cio della “camionabile” e revisione delle “scelte infrastrutturali e della mobilità”, potenziamen-to del trasporto pubblico e rete ciclabile, comple-tamento dell’Idrovia ed inserimento nella “rete ecologica”, inserimen-to di fasce di protezione verde fra aree industriali e infrastrutture viarie e centri abitati.

Comitati veneti e friulani uniti contro TernaCAT Comitati Ambiente Territorio ed una dozzina di comitati della provincia di Treviso e di Udine hanno deciso di unire le loro forze per opporsi al disegno di Terna, che prevede la realiz-zazione aerea di tre elettrodotti ad altissima tensione in Veneto e in Friuli: il Dolo-Camin, Scorzè-Volpago del Montello e Redipuglia-Udine. Oltre alla non dimostrata utilità di queste opere per le popolazioni dei territori attraversati, i tre elettrodotti sono del tutto funzionali alla eventuale localizzazione delle centrali nucleari di Chioggia e Monfalcone, risultando addirittura propedeu-tici alle medesime. L’obiettivo è quello di contrastare il disegno di Terna che intende, oltretutto, realizzare queste opere in modalità aerea, adducendo pretestuose motivazioni di carattere tecnico ed economico; per questo motivo a breve promuoveremo un convegno interregionale finalizzato a dimostrare la perfetta fattibilità dell’interramento. Sotto l’aspetto economico occorre ricordare che Terna è una S.p.A. quotata in Borsa ed il cui capitale è in mano per il 70% ad investitori pri-vati (36% fondi esteri); la società dal 2004 ha guadagnato in borsa il 55%, con un rendimento totale per l’azionista del 108% (bilancio 2008). Per quanto riguarda l’elettrodotto Dolo-Camin, con un investimento di 290 milioni di euro (di cui 120 per l’interramento degli elettrodotti di Fusina da cui Terna non trae alcun ritorno economico) Terna risparmierà 50 milioni di euro: in meno di sei anni l’investimento sarà completamente ammortizzato. Questi progetti incontrano la ferma opposizione delle comunità locali per la compromissione del valore e della fruibilità sociale del territorio attraversato, ed è inammissibile che, sull’altare del profitto, venga sacrificata la anche salute dei cittadini. Intanto CAT sta per presentare il ricorso al TAR per ottenere l’inter-ramento nel tratto Dolo-Camin.

Camionabile: bufale si, ma solo per le mozzarelle Ormai sulla “camionabile” (l’autostrada lungo il tracciato dell’ex-Idrovia) assistiamo ad una bu-fala dietro l’altra. L’ultima per bocca dell’assessore Renato Chisso secondo il quale, in una re-cente iniziativa elettorale a Stra, la situazione sarebbe ormai sbloccata: l’inserimento in legge obiettivo sarebbe cosa fatta, e quindi con le norme agevolate i cantieri potrebbero partire entro la fine del 2011.Tutto nasce dal colpaccio di CAT quando lo scorso luglio, scoprendo l’illegittimità delle procedu-re adottate dalla Regione Veneto, ha bloccato per ben due volte l’iter procedurale della “camiona-bile”. L’assessore Chisso, indispettito, annunciò su tutti i giornali che sarebbe andato a “Roma” per sistemare la questione di persona. Non trovando le risposte cercate, la Giunta del Veneto è tornata alla carica nell’ottobre 2009: con una lettera a firma niente meno che di Giancarlo Galan e del supercommissario Silvano Vernizzi indirizzata alla Conferenza Stato-Regioni; nella lettera si chiedeva di riconoscere la “camionabile” come opera già inserita in legge obiettivo sulla base di delibere precedenti riguardanti il Passante e le opere connesse. Ma anche questa volta nulla di fat-to: il CIPE si è limitato solo a prendere atto della richiesta. In altre parole ad oggi la camionabile non può essere costruita senza l’assenso dei Comuni attraversati. Allora sarà forse per ottenere il via libera dai Sindaci della Riviera (in particolare quelli di Vigonovo e Saonara) che lo stesso Chisso, proprio a Stra, ha affermato che potrebbe fare da tramite presso Terna per ottenere l’in-terramento dellla linea elettrica proprio sotto la nuova autostrada. In altre parole Chisso sembra proporre un patto scellerato ai primi cittadini rivieraschi: accettate la “camionabile” e noi faremo in modo che Terna rinunci ai tralicci da 62m. Un tranello insidioso nel quale dovrebbero evitare di cadere proprio quei Sindaci da sempre contrari alla nuova strada.Ma sarà forse per lo stesso motivo che qualcuno (indovinate mandato da chi) sta contattando i proprietari di abitazioni vicine al tracciato previsto e che dovranno essere rase al suolo, promet-tendo 500.000 euro per ogni casa e facendo giurare di non dirlo in giro.Evidentemente non tutti si sono accorti che ormai le bufale in Riviera sono bene accolte solo quando servono per fare le mozzarelle. Tutte le altre “bufale” hanno invece vita breve: c’è un gatto grande e grosso di nome CAT pronto a tirare fuori unghie e denti per difendere il territorio.

VIGONOVO E RIVIERA SUD

NEWSCAT

Page 7: CATARSI

7

Non tutto è perdu-to. Prendiamo la zona dell'Agrocenturiato Ro-mano del Miranese, ad esempio. Incredibile a dirsi, l’urbanizzazione selvaggia e la sovrappo-polazione del Veneto non hanno intaccato del tutto una delle più antiche e seducenti aree storico-agricole della Regione. Ecco perché è tempo di proporre due progetti concreti: il Parco del Gra-ticolato Romano e un bo-sco di pianura da curare e tutelare. È attraverso pro-getti concreti, come que-sti, che il “verde”, il “bio” e l’”ecosostenibile” tanto di moda si trasformano in politiche attive, cioè in fatti. Idee e progetti con-creti per invertire la rotta di un modello di svilup-po che ormai mostra tutti i suoi disastrosi effetti col-laterali, non trovano qua-si mai spazio nell’agenda

dei partiti e degli ammi-nistratori. Con le osserva-zioni ai piani urbanistici provinciale e regionale, CAT, insieme a tanti cit-tadini attenti e attivi, ha già avanzato numerose proposte concrete, di faci-le realizzazione e a basso costo. Facciamo un passo indietro nel ragionamen-to. Il presupposto è chia-ro: il paesaggio tipico del-la centuria (campi chiusi e siepi arbustive, corsi d’acqua e margini bosca-ti, filari) sta perdendo le sue caratteristiche impo-verendosi ed evolvendo verso un panorama piat-to, trasparente. Da qui la Proposta di un “Parco dell'Agrocenturiato” sulla base di una legge regio-nale (la 40 del 1984 per l’istituzione di parchi e ri-serve naturali regionali). Questa idea è stata soste-nuta dai comitati cittadi-ni che rappresentiamo

attraverso una particolare osservazione al P.T.R.C. (Piano Territoriale Regio-nale di Coordinamento). L’Ente gestore del parco può essere un Comune o la Provincia o un Consor-zio tra questi mentre un Comitato tecnico-scienti-fico è tenuto ad esprimere pareri sul Piano Ambien-tale, che diventa, in que-sti casi, lo strumento ob-bligatorio per la gestione del Parco. Le norme per la tutela del Parco dovranno chiaramente scriversi sul-la base delle più naturali vocazioni e di qualche divieto, come l’apertura di nuove strade, gli scavi di cave e movimenti di terreno, interventi che modifichino il corso delle acque, abbandono dei ri-fiuti, estensione dell’abi-tato diffuso non a servi-zio dei campi coltivati, compromissione a vario titolo di habitat naturali.

Tra gli interventi miglio-rativi da inserire nel Pia-no Ambientale possono rientrare il ripristino dei filari storici e delle siepi di arbusti; lo sviluppo di particolari coltivazioni; interventi di riforestazio-ne; aree per beni e servizi della collettività e anche spazi museali. Il sostegno economico può venire dal Consorzio e princi-palmente dalla Regione.

Proposta “bosco di pianura”

L’idea di creare un bosco di pianura è la naturale conseguenza del progetto a Parco. La nascita, o rina-scita del “grande bosco di pianura” non è peregrina; è stato fatto negli anni ’90 in Lombardia con dieci diverse aree boschive con fasce che costeggiano an-che grandi arterie auto-stradali contenendo l’in-

quinamento. Un’idea di questo genere non è mai stata portata avanti nella nostra Regione. Il bosco di pianura dovrebbe essere sviluppato su una gran-de estensione (25-30ha) quale polmone dell’area centrale tra Mestre e Pa-dova con funzioni di cu-scinetto verde fra due poli altamente urbanizzati. Un bosco è quanto ipotizza l’Unione Europea quando parla di “superfici forestali controllate” per contra-stare l’effetto serra magari producendo biomassa. La qualità ambientale frutto delle scelte dei nostri Co-muni e della Regione e della Provincia, non può che essere giudicata pessi-ma. È arrivato il momento di dire, da semplici citta-dini, che la nostra idea di ambiente, di paesaggio ma soprattutto di vita è davve-ro diversa e in questo sen-so perché non essere anche e finalmente concreti?

Il Graticolato si merita un ParcoE anche un Bosco

Un altro pericoloso col-po di coda dalla Giunta Galan-Chisso: la ratifica lo scorso dicembre del protocollo di Intesa con il Comune di Pianiga per la realizzazione del nuo-vo Casello sulla A4 ad Albarea.

Il Sindaco di Pianiga Massimo Calzavara, che fino a qualche mese fa dichiarava sulla stampa locale di voler tentare tutte le strade (compreso il ricorso al TAR) con-tro l’apertura del nuovo svincolo, come un volta-gabbana ora si è piegato agli ordini di scuderia im-partiti dal collega di par-tito e assessore regionale Renato Chisso (PdL). Tra l’altro l’accordo è stato siglato violando

la Delibera dello stesso Consiglio Comunale di Pianiga (17.09.2009) che esprimeva parere contra-rio alla nuova opera, così come contrari si sono poi espressi i Comuni di Fies-so d’Artico e di Stra.

La realizzazione del casello di Albarea, con il conseguente mancato arretramento della bar-riera di Villabona a Ron-coduro (così come era previsto negli accordi per il Passante), costituisce la “chiave di volta” per aprire la strada sia a Ve-neto City che alla Romea Commerciale.

Infatti lo svincolo di Pianiga non solo è espli-citamente previsto nei progetti di Veneto City presentati dai proponen-

ti, ma costituisce una condizione senza la qua-le l’innesto della Romea Commerciale proprio a Roncoduro non sarebbe fisicamente possibile. Gli impatti per tutta la Rivie-ra e il Miranese saranno devastanti.

Stupefacenti sono anche le motivazioni che hanno “convinto" il Comune di Pianiga a firmare, e cioè le opere compensative: si parla del prolungamento di 2,4 km. della bretella interprovinciale fra SP 25 via Marinoni-Ariosto e la SR 515 Noalese (il tratto fino ad oggi previsto cari-co di RFI riguarda il col-legamento fra Via Accopè e Via Marinoni-Ariosto a servizio della fermata di Vigonza-Pianiga), della

realizzazione del parco di Cazzago.

Rispetto al prolunga-mento della bretella non è chiaro quali possano essere i benefici per la SR 515; il tratto in questio-ne, specie fra Melleredo e Vigonza è come noto interessato da frequenti fenomeni di congestio-ne e rappresenta uno dei motivi per cui la stes-sa delibera di consiglio auspicava studi più ap-profonditi su area vasta. Mentre relativamente al Parco di Cazzago questo doveva già essere previsto tra le opere di compensa-zione del Passante.

Da ultimo si ricorda che l’art. 38 dellle norme tec-niche del P.T.R.C. (Piano Territoriale Regionale di

Coordinamento) adot-tato dalla Giunta Regio-nale il 17 febbraio 2009, prevede come la pianifi-cazione delle aree situate nel raggio di 2 km. dai caselli autostradali siano di competenza esclusiva della Regione, e non più dei Comuni. In pratica significa che altri inse-diamenti come Veneto City potrebbero essere realizzati per mano della Regione intorno al nuovo casello di Albarea e quin-di verso Arino, Fiesso, Vigonza e Pianiga; “ca-sualmente” aree agricole attualmente libere.

Su questa vicenda cru-ciale CAT ha scatenato una dura battaglia: dap-prima sono state elabo-rate e trasmesse accurate

osservazioni per la valu-tazione di impatto am-bientale; poi è stato pre-sentato un esposto alla Procura della Repubblica per violazione degli ac-cordi sul Passante e per altre gravi irregolarità. Infine lo scorso febbraio i comitati hanno presen-tato un esposto-denuncia alla Corte dei Conti de-nunciando che tutte le bretelle e le opere realiz-zate intorno a Roncodu-ro (costo circa 6 milioni di euro), diventerebbero pressoché inutili con la chiusura definitiva del casello di Dolo e l’apertu-ra in zona Albarea, e ciò costituirebbe un evidente spreco di danaro pubbli-co.

Casello di Veneto City: il voltagabbana del Sindaco di Pianiga

La Campagna nel cuore della Centuriazione

NEWSCAT

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Ci stiamo avvelenando. Con il Pm10 o il Pm2,5. E così per capire di che mor-te stiamo morendo serve una laurea in chimica che non abbiamo. Sigle, nu-meri misteriosi, frasi diffi-cili da capire. Allora è più facile così, chiamando le Pm10 “polveri sottili” e le Pm2,5, le ancora più pe-ricolose “polveri sottilis-sime”. L’elenco dei veleni che respiriamo è lungo e include pure quelle polveri invisibili e impalpabili che escono dagli inceneritori (e non c’è filtro o tecnolo-gia che tenga) che entrano direttamente nelle cellule del corpo umano. Da dove arrivano le polveri sottili, o gli Ipa, veleni dal poeti-co nome di “idrocarburi policiclici aromatici” o il benzene e così via? Da numerose e diverse fonti. In primis le industrie ma anche il riscaldamento domestico e, naturalmen-te, il traffico. A guardare la cartina che rileva i livelli di inquinamento, come la Pianura Padana c'è solo il Benelux e poche metro-poli. Sull’intera pianura del nord Italia gravita una

perenne nube tossica. Perenne perché le pol-veri si mischiano in atmosfera e si riparti-scono su tutto il nord (montagne escluse) e lì stazionano fino alla prima pioggia. Non è allarmismo, è un tri-ste dato statistico con-fermato molto recen-temente dai Quaderni della Salute realizzati dal Comune di Vene-zia: nella nostra pro-vincia, e in particolar modo sulla Riviera del Brenta, il tasso di casi di asma bronchia-le e di tumori è alle stelle. Allora parlare di nuove autostrade, dopo il Passante, e di insediamenti gigan-teschi che, inevitabil-mente, attireranno nuovo traffico come Veneto City, risulta sciagurato; per la cemen-tificazione dell’ambiente ma anche e soprattutto per il pesantissimo prezzo di vite umane che paghiamo a una “modernizzazione” selvaggia che di innovativo e moderno ha ben poco. Partiamo dall’esistente. Le

principali fonti di inquina-mento a Venezia sono due: da un lato, il polo chimico-industriale di Porto Mar-ghera, dall’altro, la tangen-ziale di Mestre. In questi anni l’Agenzia Regionale per l’Ambiente, l’Arpav, ha monitorato costantemente

la qualità dell’aria. Oggi è possibile e doveroso passa-re dall’’osservare’ al ‘fare’. I dati sulla qualità dell’aria nel veneziano evidenziano, nell’ultimo biennio, una lieve tendenza al migliora-mento; le concentrazioni medie annuali di PM10 e

degli Idrocarburi Po-liciclici Aromatici nel 2008 hanno registrato i valori più bassi degli ultimi 9 anni, e gli andamenti del 2009 sembrano rispetta-re questa direzione. Cantiamo vittoria? L’inquinamento non è poi così alto? No, visto che si tratta, pur sempre, di valori di poco superiori a quel-li di legge. E i veleni sono sia naturali (dal mare, dai pollini, da-gli allevamenti di be-stiame) sia provocati direttamente dall’uo-mo. Sotto accusa ci sono: traffico veicola-re (sia per gli scarichi del motore che per l’usura dei pneumati-ci, dei freni, della fri-zione), emissioni pro-dotte da altri macchi-

nari e veicoli (attrezzature edili, agricole, aeroplani, treni, navi), combustio-ne di combustibili fossili (centrali termoelettriche, riscaldamento civile), atti-vità produttive (cementifi-ci, fonderie, miniere, cave), trattamento di prodotti del

legno, smaltimento dei ri-fiuti, combustione di resi-dui agricoli, cantieri edili (demolizioni, movimento terra). In tutto questo si è monitorata la situazione dopo l’apertura del Pas-sante. Con una prova di più che il traffico, spostato dalla tangenziale alla nuo-va arteria, ha inciso allo stesso modo nel quadro generale. Perché le polveri sottili e gli altri inquinanti si adagiano su tutto il nord Italia, non restano sospesi sopra l’autostrada monito-rata. Ecco perché è impor-tante non implementare ulteriormente il traffico con nuove strade e pro-porre con coraggio piani di azione ad ampio raggio, che non risparmino nes-suno, dalle grandi aziende – già sottoposte a control-li efficaci – a quelle più piccole – che, sommate, spesso rappresentano fonti di inquinamento non con-siderate; dai trasporti su strada a quelli navali; dagli impianti di riscaldamento alla produzione di energia. Solo a processo iniziato, forse avrà un senso atten-dersi dei miglioramenti.

Emergenza Polveri Sottili

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CAT

Partita. La Rete regio-nale dei comitati e delle associazioni per la difesa dell’ambiente del Veneto è cosa fatta. Per ora sono una pattuglia di trentatre apripista, ma i “nodi terri-toriali” si potranno legare alla rete quando lo vorran-no, strada facendo.

Dopo il successo della massiccia iniziativa che, con il coinvolgimento di oltre 100 organizzazioni e la presentazione di15.000 osservazioni, ha permes-so di bloccare il megapia-no urbanistico regionale (Ptrc), molti comitati e associazioni hanno spe-rimentato come davve-ro “l’unione fa la forza”. Immediata quindi l’idea di dotarsi di un coordi-namento permanente per scambiarsi informazioni, aiutarsi a vicenda, aumen-tare la capacità di analisi

dei processi di trasforma-zione in atto, aprire verten-ze comuni nei confronti delle pubbliche istituzioni e dei potentati economici e immobiliari che devastano il territorio. Gli esempi si potrebbero sprecare: dalle grandi opere “in deroga” agli strumenti urbanistici, agli inceneritori decisi in assenza di piani regionali, alla privatizzazione dell’ac-qua, alle cave, alle polveri sottili inalabili, fino alla probabile localizzazione in Polesine di una centrale nucleare.

Come si legge nello statu-to e nella “carta” program-matica fondamentale, “Il Veneto che vogliamo”, (ap-pena depositati e disponi-bili su www.eddyburg.it e www.estnord.it), la rete dei Comitati ha voluto darsi una configurazione oriz-zontale, intercaambiabile,

a prova di bomba contro derive burocratiche, stru-mentalizzazioni elettorali, calcoli di potere. Per esem-pio per quanto riguarda la individuazione del gruppo di coordinamento (rinno-vabile dopo solo 6 mesi), la scelta è stata davvero innovativa: il sorteggio. Un fatto che dice più di ogni discorso quale sia il clima e quali le intenzioni della nuova Rete. Sceglien-do Gandhi (“le modalità d’azione stanno ai risultati come il seme alla pianta”) e Aristotele (la vera demo-crazia è il sorteggio degli incarichi, mentre le elezio-ni producono delega – da una parte – ed oligarchie separate – dall’altra). Men-tre l’assemblea generale, con due delegati per ogni organizzazione, sarà il cuo-re pulsante di tutta la Rete.

Particolarmente significa-

tiva e prestigiosa la scelta del Presidente che è Edo-ardo Salzano, noto urba-nista (è stato preside del corso di laurea dell’Istituto Universitario di Architettu-ra di Venezia), saggista e da sempre acerrimo nemico

della rendita immobiliare e difensore del paesaggio.

Carismatico anche il bel-lunese Valter Bonan (ex Presidente del Parco delle Dolomiti Bellunesi e per-sonalità di spicco del mo-vimento per l’acqua pub-

blica in Veneto) nominato Portavoce insieme a

Mirco Corato (del gruppo Partecipazione di Montevia-le). A completare il gruppo operativo ci sono poi: un se-gretario e Andrea Santi (dei comitati di Saonara) tesoriere.

Prende il volo la Rete Veneta dei Comitati

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