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CC NN NN - camplinostranotizie.it · I consumi prevalgono sugli affetti, le griffe, gli oggetti di...

Date post: 09-Feb-2020
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Qualche anno fa, nel giorno del mio com- pleanno, la vigilia di Natale, mi sveglio al suo- no di una nenia dolce, soffusa dal “sapore” antico, mi volto verso la radiosveglia, ma non funziona: è predisposta al silenzio delle gior- nate di ferie. La melodia celestiale si fa più vi- cina e le pive della zampogna, prima ancora che dalla mente, sono riconosciute dal cuore. D’un lampo mi ritrovo bambino festante cor- rere per strette vie, incontro a due zampogna- ri che, nel gelo intenso della mattina, annun- ciano l’imminenza del Natale a tutta la comunità della piccola cittadina di Campli. I musicisti pastori, vestiti come quarant’anni prima, suscitano lo stesso “quadretto”. Persiane che si aprono lasciando scoprire teste canute o ragazzi col naso spiaccicato sul vetro, porte e finestre che si socchiudono per lascia- re qualche offerta. Personaggi misteriosi, gli zampognari riman- dano a tradizioni antiche, a modi arcaici pa- storali tipici dell’Abruzzo, del Molise, della Ciociaria, ma anche del sud della Grecia, della Scozia, di alcune aree iberiche e francesi e di ogni altro luogo strettamente legato alla pa- storizia. Figure quasi fuori dal tempo, questi musici transumanti, vestiti con cappello a “pan di zucchero”, corpetto di montone, pe- santi mantelli e calzari (ciocie) legati alla cavi- glia con lacci di cuoio, rimandano a tempi lon- tani vissuti con dignità nella povertà e nell’essenzialità. L’evento della Natività è annunciato per pri- mo alle persone più umili, ai pastori; per que- sto la tradizione napoletana tra i personaggi del presepe inserisce immancabilmente gli zampognari. Gli zampognari oggi fanno folclore, ma il suo- no dei loro strumenti ha quasi una valenza magica e ancestrale, legata indissolubilmente al Natale. Un suono in grado di toccare le “corde” delle emozioni e dei ricordi, che spes- so più di un racconto, di un libro, di una reci- ta, di un film fa emergere un mondo agro-pa- storale primo humus della civiltà, ricco di umanità e sapere, capace di dare dei valori ve- ri all’intera umanità, capace di contribuire allo sviluppo anche del nostro territorio. Un mon- do quindi che ci è appartenuto. Così pive e pifferi di legno d’ulivo torniti e forgiati con metodi radicati nel tempo e nel territorio, for- niti di ance e otri di pelle di pecora, ancora oggi diventano zampogne e ciaramelle (una specie di oboe che fa da controcanto al suono continuo della zampogna) che con il loro suo- no annunciano l’evento della Natività. Oggi i bambini sanno riconoscere il significato del suono delle zampogne? Oggi i ragazzi e gli adolescenti, nell’animato struscio di questi giorni di festa, si accalcano nei centri commerciali e nelle vie dello shop- ping a caccia di negozi. Accompagnati dai ge- nitori, i teenager sono alla ricerca dell’ultimo modello di iPod, dell’accessorio e abito griffa- to, del videogioco ultima generazione, del giocattolo del momento, vittime di un delete- rio consumismo sempre più globalizzato e in- controllato. Cresciuti in un ambiente saturo di messaggi (televisivi) allusivi a cose e ambienti apporta- trici di grandi gioie, i ragazzi rischiano di per- dere la comprensione della felicità dei valori affettivi (perché sembrano spesso orfani del vero amore), della speranza che riempie di si- gnificato e gioia la vita. I consumi prevalgono sugli affetti, le griffe, gli oggetti di desiderio sono cosi importanti per- ché possono dare uno status a una persona, darle una identità, un senso di appartenenza. I riti fondamentali come incontrarsi, scambia- re affetto e amore, sono sostituiti dai consumi e i bambini imparano che tutto può essere venduto e comprato. In questo modo i giova- ni smarriscono lo stupore e acquisiscono falsi modelli di felicità. Come si può invertire la rotta? Addomesticando il cuore. Questo vuol dire re- cuperare la cultura dell’infanzia, dell’adole- scenza e dei valori umani. Se i giovani sono educati a distinguere la scala dei valori dell’uomo, continueranno ancora a comperare gli oggetti del desiderio, ma non più per riempire il vuoto dentro. Ecco allora che il suono della zampogna tornerà a essere capito, a entusiasmare a riscaldare il loro cuore. Gli umili pastori che, con le zampogne, giunti in una piccola stalla seppero improvvisare una dolce melodia per allietare un vagito di un Bambino appena nato, torneranno ad essere il simbolo dell’annuncio della speranza. Personaggi che con una melodia dal suono immutato e immutabile da oltre due millenni, torneranno ad allietare la nascita di Gesù Bambino. N N N N C C Trimestrale di informazione dell’associazione culturale Campli Nostra www.camplinostranotizie.it e-mail:[email protected] CAMPLI NOSTRA NOTIZIE Anno V - Numero 23 Speciale Natale 2007 tabaccheria - edicola cartoleria - gadgets - stampe scommesse sportive PIANE NOCELLA • Campli Speciale: G.B. Boncori pagine da 13 a 18 Le foto di Jodice nel calendario tercas pagine 11-12 Anche quest’anno in allegato il Calendario CNN Quel suono immutabile Direttore Responsabile SPECIALE NATALE ...e felice anno nuovo ...e felice anno nuovo
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Qualche anno fa, nel giorno del mio com-pleanno, la vigilia di Natale, mi sveglio al suo-no di una nenia dolce, soffusa dal “sapore”antico, mi volto verso la radiosveglia, ma nonfunziona: è predisposta al silenzio delle gior-nate di ferie. La melodia celestiale si fa più vi-cina e le pive della zampogna, prima ancorache dalla mente, sono riconosciute dal cuore.D’un lampo mi ritrovo bambino festante cor-rere per strette vie, incontro a due zampogna-ri che, nel gelo intenso della mattina, annun-ciano l’imminenza del Natale a tutta lacomunità della piccola cittadina di Campli.I musicisti pastori, vestiti come quarant’anniprima, suscitano lo stesso “quadretto”.Persiane che si aprono lasciando scoprire testecanute o ragazzi col naso spiaccicato sul vetro,porte e finestre che si socchiudono per lascia-re qualche offerta.Personaggi misteriosi, gli zampognari riman-dano a tradizioni antiche, a modi arcaici pa-storali tipici dell’Abruzzo, del Molise, dellaCiociaria, ma anche del sud della Grecia, dellaScozia, di alcune aree iberiche e francesi e diogni altro luogo strettamente legato alla pa-storizia. Figure quasi fuori dal tempo, questimusici transumanti, vestiti con cappello a“pan di zucchero”, corpetto di montone, pe-santi mantelli e calzari (ciocie) legati alla cavi-glia con lacci di cuoio, rimandano a tempi lon-tani vissuti con dignità nella povertà enell’essenzialità.L’evento della Natività è annunciato per pri-mo alle persone più umili, ai pastori; per que-sto la tradizione napoletana tra i personaggidel presepe inserisce immancabilmente glizampognari. Gli zampognari oggi fanno folclore, ma il suo-no dei loro strumenti ha quasi una valenzamagica e ancestrale, legata indissolubilmenteal Natale. Un suono in grado di toccare le“corde” delle emozioni e dei ricordi, che spes-so più di un racconto, di un libro, di una reci-ta, di un film fa emergere un mondo agro-pa-

storale primo humus della civiltà, ricco diumanità e sapere, capace di dare dei valori ve-ri all’intera umanità, capace di contribuire allosviluppo anche del nostro territorio. Un mon-do quindi che ci è appartenuto. Così pive epifferi di legno d’ulivo torniti e forgiati conmetodi radicati nel tempo e nel territorio, for-

niti di ance e otri di pelle di pecora, ancoraoggi diventano zampogne e ciaramelle (unaspecie di oboe che fa da controcanto al suonocontinuo della zampogna) che con il loro suo-no annunciano l’evento della Natività.Oggi i bambini sanno riconoscere il significatodel suono delle zampogne?Oggi i ragazzi e gli adolescenti, nell’animato

struscio di questi giorni di festa, si accalcanonei centri commerciali e nelle vie dello shop-ping a caccia di negozi. Accompagnati dai ge-nitori, i teenager sono alla ricerca dell’ultimomodello di iPod, dell’accessorio e abito griffa-to, del videogioco ultima generazione, delgiocattolo del momento, vittime di un delete-rio consumismo sempre più globalizzato e in-controllato.Cresciuti in un ambiente saturo di messaggi(televisivi) allusivi a cose e ambienti apporta-trici di grandi gioie, i ragazzi rischiano di per-dere la comprensione della felicità dei valoriaffettivi (perché sembrano spesso orfani delvero amore), della speranza che riempie di si-gnificato e gioia la vita.I consumi prevalgono sugli affetti, le griffe, glioggetti di desiderio sono cosi importanti per-ché possono dare uno status a una persona,darle una identità, un senso di appartenenza.I riti fondamentali come incontrarsi, scambia-re affetto e amore, sono sostituiti dai consumie i bambini imparano che tutto può esserevenduto e comprato. In questo modo i giova-ni smarriscono lo stupore e acquisiscono falsimodelli di felicità. Come si può invertire la rotta?Addomesticando il cuore. Questo vuol dire re-cuperare la cultura dell’infanzia, dell’adole-scenza e dei valori umani.Se i giovani sono educati a distinguere la scaladei valori dell’uomo, continueranno ancora acomperare gli oggetti del desiderio, ma nonpiù per riempire il vuoto dentro. Ecco allorache il suono della zampogna tornerà a esserecapito, a entusiasmare a riscaldare il loro cuore. Gli umili pastori che, con le zampogne, giuntiin una piccola stalla seppero improvvisare unadolce melodia per allietare un vagito di unBambino appena nato, torneranno ad essereil simbolo dell’annuncio della speranza.Personaggi che con una melodia dal suonoimmutato e immutabile da oltre due millenni,torneranno ad allietare la nascita di GesùBambino.

NNNNCC Trimestrale di informazione dell’associazione culturale Campli Nostra www.camplinostranotizie.it • e-mail:[email protected]

CAMPLI NOSTRA NOTIZIE

Anno V - Numero 23 Speciale Natale 2007

tabaccheria - edicolacartoleria - gadgets - stampe

scommesse sportive PIANE NOCELLA • Campli

Speciale: G.B. Boncoripagine da 13 a 18

Le foto di Jodice nelcalendario tercas

pagine 11-12

Anche quest’anno inallegato il Calendario

CNN

Quel suono immutabile

Direttore Responsabile

SPECIALE NATALE

......ee ffeelliiccee aannnnoo nnuuoovvoo......ee ffeelliiccee aannnnoo nnuuoovvoo

CC NN NNAnno V - Numero 23 Speciale Natale 2007pagina 2

Con la Regione Abruzzo e otto Comuni nasceil coordinamento permanente che valuterà edelaborerà le migliori proposte di turismo reli-gioso.L’assessore regionale al turismo, Enrico Paoliniinsieme agli amministratori di Lanciano,L’Aquila, Ortona, Sulmona, Manoppello,Bucchianico, Colledara e Isola del Gran Sassoorganizzeranno itinerari nell’ambito del turi-smo religioso.Il coordinamento, presieduto dalla Regione,valuterà le diverse tipologie di offerta. Paolini

ha spiegato:«Il futuro diquesto lavorodovrebbe por-tare all’inseri-mento nel ca-talogodell’Opera ro-mana pelle-grinaggi delleofferte che in-teressanol’Abruzzo peressere immes-se in un circui-to internazio-nale».IncredibileCampli è riuscita a perdere anche Questo“treno” di opportunità: non è bastato ilSantuario della Scala Santa, che ogni anno, sepur senza un minimo di programmazione, at-tira decine e decine di migliaia di pellegrinigrazie ai sei periodi di elargizione d’indulgen-za plenaria; non è bastata l’offerta culturaledel suo straor-dinario centrostorico ricco co-me pochi dimonumenti ar-chitettonici eopere d’arte;non è bastatala presenza delMuseoNazionaleArcheologico edegl’istituentiMuseoNazionaled’Arte Sacra edel Parco

Archeologico di Campovalano; non sono ba-state le attività di hotel, affittacamere, alber-ghi e ristoranti operanti da anni sul territorio;non sono bastate le rinomate tradizioni e imillenni di storia che può vantare il territoriodella città dei Farnese.Perchè Campli non è entrata a pieno titolo ediritto tra i comuni abruzzesi per il coordina-mento permanente di turismo religioso? Questa è una domanda rivolta al nostroSindaco e ai nostri amministratori.Amministratori che dovranno dare risposta atutti gli imprenditori che hanno creduto sulnostro territorio investendoci i loro capitali, iloro sacrifici, i loro sogni, il loro lavoro.

N.F.

Campli fuori dal turismo religiosoLa Regione Abruzzo con otto comuni coordinerà l’offerta internazionale di pellegrini

Santuario della Scala Santa - Consoli accreditati al Vaticano, Pasqua 2005

Santuario della Scala Santa - Cavalieri di Malta, Pasqua 2004

CC NN NN Anno V - Numero 23 Speciale Natale 2007 pagina 3

Il rammarico per la Maratonina diPiancarani

Egr. Sig. Direttore, sono un appassionato podi-sta oltre ad essere corrispondente per leMarche e l’Abruzzo delle più importanti testa-te che si occupano di corsa e maratona inItalia. Di passaggio nel vostro territorio hoavuto tra le mani una copia del vostro trime-strale CNN, del quale ho apprezzato l’ottimaqualità degli articoli, da cui scaturisce ancheuna sua profonda conoscenza sportiva oltreche storico-culturale, come si evidenzia dall’ar-ticolo su Vito Taccone del n. 22 Ottobre - no-vembre 2007. Ho notato anche l’aperto e co-struttivo spirito critico delle prime pagine delgiornale in cui si evidenziano a chiare letteretutte le lamentele e le situazioni degradantidel vostro comune. Le scrivo allora questa let-tera per ricordare con rammarico che fino aqualche anno fa, nella frazione di Piancarani,grazie alla volontà ed alla passione infinita diun ragazzo dal grande cuore: GiovanniTempestilli, tutti i mesi di ottobre veniva or-ganizzata una manifestazione podistica tra lepiù apprezzate d’Abruzzo, la “Maratonina diPiancarani” che aveva riscosso consensi ancheoltre i confini regionali contando presenze diatleti da tutto il territorio nazionale. Oltre allegare giovanili, importanti per il reclutamentodi nuovi talenti, per le strade del paese aveva-no sfilato grandi campioni internazionali co-me i nazionali azzurri: Alberico Di Cecco,Denis Curzi, Fabio Cesari, Antonello Petrei, ol-tre ad un nutrito gruppo di atleti africani, ma-rocchini e keniani, di valore internazionale.Apprezzata anche dagli amatori, la gara avevaavuto un trend di crescita inarrestabile ed ilnome del piccolo paesino faceva bella mostradi sè in tutti i giornali e riviste, nelle cronache

sportive di atletica leggera. Di colpo qualcheanno fa ho avuto notizia della cancellazionedella manifestazione, da quanto mi risultanon per problemi economici o logistici, masemplicemente per la mancanza di spirito col-laborativo. Evidentemente quel giovane edappassionato oltre che competente ragazzo diPiancarani non è stato supportato a sufficien-za ed in questo modo, secondo me, si è persaun’altra occasione per il vostro territorio. Saluti.

Vittorio Camacci***

Caro collega, ha proprio ragione di rammari-carsi, la Maratonina di Piancarani era una del-le rare manifestazioni sportive d’ambito co-munale che si erano conquistate una visibilitàregionale e nazionale. Un successo basato suuna tradizione antica e sull’abnegazione del-l’amico Giovanni Tempestilli. Quando si “per-de” una manifestazione di tale valore sportivoche qualifica fortemente il territorio e pro-muove fortemente l’attività all’aperto in mo-do creativo, salutistico ed educativo è il segnotangibile che qualche cosa tra i giovani diPiancarani e di Campli non va. Forse è cambia-to il loro raggio d’interesse o forse concepisco-no meno l’appartenenza a un territorio, l’or-goglio di organizzare qualcosa utile anche allacrescita comunitaria o il semplice fatto di con-dividere una passione. Non sta a noi giudicare.Da persone sensibili, però, non possiamo checriticare la scomparsa della Maratonina diPiancarani. Per questo la ringrazio di aver sol-levato il problema. Sul nostro foglio (n.7, ottobre-dicembre 2004,p.10) ci siamo occupati della manifestazione.A livello personale ho dato un mio modestocontributo alla VI edizione della manifesta-zione, organizzata il 2 ottobre del 2004 chequi mi sembra il caso di riproporre in parte:«… Nel 1945 a Campli si costituisce la societàUnione Sportiva Campli, con presidente l’av-vocato Ottaviano Del Paggio, che si occupa

prevalentemente di pallacanestro. Una socie-tà sportiva gestita da liberi cittadini che cercadi rivitalizzare subito l’ambiente ancora trau-matizzato dalla guerra. Secondo la testimo-nianza di Arnaldo Giunco, il primo autofinan-ziamento della neo società sportiva è quellodi organizzare corse campestri nelle feste

paesane, allestite nel-le frazioni del comu-ne. Il comitato festamette a disposizioneuna quota in monetae l’U.S. Campli orga-nizza la gara: iscrizio-ni, percorso, regola-mento, partenza,arrivo, giudici, premi,ecc. La gara più ambi-ta da organizzare, lapiù ricca, è quella diPiancarani. … Nel se-condo libro (cap. 28

“delli palij”) degli Statuti Municipali diCampli, rinnovati da Margarita d’Austria nel1575 si cita una festa di S. Lorenzo con la cor-sa dei cavalli che si svolge il giorno stesso del-la fiera, la “corsa a piedi” da farsi l’indomani,e un torneo di lotta per il terzo giorno. Per letre competizioni sportive sono posti in premioai vincitori tre distinti palii.La Maratonina di Piancarani affonda le radicinell’antico palio della “corsa a piedi”? …».

Presso la Sala po-lifunzionale dellaProvincia aTeramo, il 7 di-cembre, a curadel Cineforum diTeramo è statoproiettato “Unfilm per la pace”di Marco Chiarinie CristianoDonzelli, nell’am-bito della seconda

edizione della Giornata della Pace e dei DirittiUmani. Nell’occasione sono intervenuti HebeMaria Pastor De Bonafini di AssociacionMadres De Paza De Majo, e Elisabetta Mura,assessore alle politiche Culturali della RegioneAbruzzo.Il film sviluppa un argomento di grande at-tualità quale il cyberbullismo, ovvero quel fe-nomeno che porta i giovani a filmare e mette-re in rete internet atti di violenza esopraffazioni.Il cortometraggio di Chiarini e Donzelli è sta-to realizzato, con sensibilità, su un microco-smo di gioventù nostrana. I temi e i gesti sono

quelli della cronaca corrente, ma qui mediatidal racconto che si apre al tentativo di capire itanti atteggiamenti criminali e l’analfabeti-smo emotivo che ci circondano caratterizzatie alimentati dalla paura del presente e l’an-nullamento del futuro.La trama: Giuseppe è il leader di un gruppo dicyberbullismo che con il telefonino filma so-praffazioni e bravate. Nella storia si intreccia-no le vite di altri personaggi tra cui Rubino esua sorella di cui Giuseppe è innamorato. Laspirale di violenza e soprusi porterà comun-que Giuseppe a confrontarsi con se stesso e acambiare.Gli interpreti del cortometraggio della duratadi 25 minuti sono i giovani di Cesenà diCampli con l’amichevole partecipazione diSilvio Araclio, Carla Piantieri, Antonio Sacco,Marco Pace.I ragazzi di Cesenà, ancora una volta sono di-ventati i protagonisti di un film di MarcoChiarini, giovane regista teramano particolar-mente sensibile alle problematiche adolescen-ziali. Infatti, nel cortometraggio Furto diPasqua a Cesenà, girato nel 2004, gli stessiavevano già recitato con successo ed entu-siasmo.

Lettera al direttore

A chi porta la solitudine nel corpo

Ciao amico mio, proprio ieri stavo pensan-do a te e a come ti senti quando gli occhidella gente ti saltano a dosso, quando leloro dita ti indicano e parlano e ti senti de-riso e umiliato. Nella mente affiorano i ri-cordi delle tue battaglie fatte da bambinoper avere un posto nella normalità.Certamente hai avuto mille problemi e por-ti una sofferenza che sembra non finiscamai, ma gli altri non sanno, non si accorgo-no, non vogliono oppure semplicementenon possono sapere. Rimane ovattata l’ideache la tua diversità non è solo di natura fisi-ca, ma soprattutto di natura psichica, inde-bolendo la “voglia” come propulsore nellavita. Tu hai una grande sensibilità, il rispet-to per chi come te è diverso. Hai imparatonegli anni ad avere come amica la solitudi-ne, un’amica amara e fedele. Hai un cuoree un immenso amore da dare e sai megliodi me che la sofferenza dona una grandeanima. Non smettere di lottare, qualcunoguarderà oltre i propri occhi e capirà chi seiveramente e quello che vali.A presto, ti voglio bene.

Lucio

Lettera aperta Un film per la pace Marco Chiarini e Cristiano Donzelli presentano un cortometraggio

CC NN NNAnno V - Numero 23 Speciale Natale 2007pagina 4

Le associazioni culturali camplesi insieme alparroco don Antonio Mazzitti hanno lanciatoun appello nazionale affinché nella città far-nese venga al più presto garantita l’aperturadel secondo Museo Nazionale, quello d’ArteSacra, che assegnerebbe a Campli un primatodavvero nazionale, ospitando già il MuseoNazionale Archeologico.L’inaugurazione del museo, più volte annun-ciata, inspiegabilmente, è stata sempre riman-data. Nel 2000 è stato concluso il lavoro di re-stauro architettonico del Convento celestinodi S. Onofrio che ospiterà il Museo. La con-venzione firmata dal Vescovo di Teramo,Muzzi, e dal Soprintendente di L’Aquila,Bullian, prevedeva l’apertura nel 2001. Sonotrascorsi sei anni. L’inaugurazione ufficiale erafinalmente prevista per il luglio e non oltre il2007, invece il direttore regionale per i Beni ele Attività Culturali dell’Abruzzo, Di Paola, l’e-state scorsa, ha comunicato che necessitanoancora 500 mila euro per l’allestimento mu-seale finale e per ulteriori lavori nell’edificio.Il progetto iniziale, però, con i fondi già desti-nati alla nuova istituzione camplese (nel 1988,un miliardo e settecento milioni di lire), pre-vedeva il Museo “chiavi in mano”, vale a direil restauro dell’immobile, i materiali da espor-re e l’allestimento museale.Intanto le numerose opere d’arte prelevatedalla Soprintendenza per essere restaurate daanni non sono più fruibili dai numerosi turistiche visitano Campli, così come il ciclo di affre-

schi del refettorio del Convento di S. Onofrio.Il refettorio del convento sede del Museo con-tiene un ciclo di affreschi assai interessante,sia per le qualità artistiche, sia per la valenzastorico- culturale. Infatti, nel ciclo pittorico,realizzato tra la fine del Quattrocento e l’ini-zio del Cinquecento, sono presenti le diversescuole artistiche attive all’epoca nel nostroterritorio: quella legata alla tradizione goticadi Giacomo da Campli, quella d’origine vene-ta-marchigiana del Crivelli, e quella aperta al-le nuove tendenze del Rinascimento poi svi-luppata da Cola d’Amatrice.In una conferenza stampa, tenuta nellaBiblioteca Dèlfico di Teramo a cui hanno pre-so parte il Presidente dell’Archeoclub d’ItaliaWalter Mazzitti, il parroco della Cattedrale diCampli don Antonio Mazzitti, il Presidentedell’associazione Memoria & ProgettoRoberto Ricci e il Direttore di Campli NostraNotizie Nicolino Farina, è stato denunciato ilgrave e ingiustificato ritardo all’apertura del

Museo, a sette anni dal completamento delrestauro.Della vicenda si è occupata anche RadioVaticana, mentre la stampa nazionale ha ri-portato le perplessità sulle vicende del museocamplese. In particolare ci si è chiesto qualisiano state le ragioni che hanno fatto rinviareannualmente, per sette anni, il completamen-to di un Museo Nazionale di Arte Sacra, in unedificio di proprietà dello Stato.Il nuovo Direttore regionale per i Beni e leAttività Culturali, Anna Maria Reggiani, infor-mata della vicenda da un’articolata lettera diWalter Mazzitti, ha subito predisposto un so-pralluogo tecnico presso il cantiere e poi hapromesso che i fondi necessari saranno previ-sti nel bilancio 2008 e che pertanto il MuseoNazionale di Campli potrà essere aperto alpubblico entro la fine dello stesso anno.

Il Museo Nazionale d’Arte Sacra quando si apre?L’apertura della nuova istituzione camplese slitta ancora, sembra sicura entro il 2008

Il presepe della parrocchia di Santa Maria inPlatea a Campli è diventato un appuntamentoannuale molto sentito dalla comunità cample-se, una delle tradizioni natalizie della città.Da alcuni anni il presepe è realizzato presso lachiesa di San Paolo attigua alla Scala Santa.L’ideatore del presepe degliultimi tre decenni è“Gennarino” Bonasorte, unappassionato presepista lega-to alla tradizione napoletana.Ogni anno il presepe sviluppaun tema sociale dettato econcepito dai ragazzi dellascuola elementare del CircoloDidattico camplese.Nel corso degli anni il prese-pe è cresciuto in qualità e di-mensioni, tanto da poter es-sere definito monumentale ediventare una tappa nataliziaper tanti turisti. I bambini, so-prattutto, rimangono meravi-gliati dall’estensione della

scenografia, caratterizzata da spettacolari scor-ci paesaggistici esaltati dagli effetti di luce. Il presepe si apre alla visita dei fedeli la nottedi Natale e può essere visitato fino alla primasettimana di febbraio 2008, dalle otto del mat-tino alle sette di sera.

Aut. Tribunale di Teramo - Registro Stampa n° 477 del 10/12/2002

Direttore ResponsabileNicolino Farina

e-mail: [email protected]

Direzione e RedazionePiazza Vittorio Emanuele II, 3 - 64012 Campli (TE)

Periodico dell’Associazione CAMPLI NOSTRA

Presidente Francesco D’Isidoro

CollaboratoriAndrea Cantoresi, Giorgio Di Pancrazio,

Francesco D’Isidoro, Luisa Ferretti, Maurizio Ferrucci, “Palmiro” Gentili, Barbara Pomponi.

La direzione si riserva di apportare modifiche cheriterrà opportune. Gli originali non si riconsegneran-no. La responsabilità delle opinioni resta personale

anno V, numero 23, speciale Natale 2007 (chiuso 7 dicembre 2007)

Distribuzione gratuitaServizio di fotocomposizione e stampa

GISERVICE s.r.l. TeramoSi ringrazia il sig. Antonio Alleva per la

valente collaborazione

CC NN NNCAMPLI NOSTRA NOTIZIE Il presepe monumentale di Campli

Il Museo Civico Archeologico di Teramo sem-pre più diventa un polo culturale perl’Abruzzo.Nel Museo, dopo due anni di gestazione epreparazione, vede la luce la mostra intitola-ta: L’uomo … e il cibo. Dal Paleoliticoall’Impero Romano tra realtà e immaginario.La manifestazione, sotto l’alto patronato delMinistero per i Beni e le Attività Culturali, èstata promossa dall’assessore alla cultura DiDalmazio e dalla direttrice del Museo DiFelice che ha curato l’esposizione insieme al-l’archeologo Vincenzo D’Ercole, Funzionariodella Soprintendenza Archeologica abruzzesee per anni Direttore del Museo di Campli.La qualità e particolarità dei reperti, l’allesti-mento, la tematica sviluppata, fanno dellamostra un evento culturale d’eccellenza di va-lenza nazionale. I circa 300 reperti provengo-no da importanti musei archeologici, quali:Teramo, Campli, Chieti, Celano, Corfinio,

Aielli, Sulmona,Pompei,Bologna eRoma.Nell’ambitodella mostrasono ricostruitialcuni ambientiantichi che aiu-tano a scoprirele evoluzionidella culturaenogastrono-mica e del rap-porto uomo-ci-bo nei diversiaspetti a co-minciare da

quello reale legato ai bisogni primari, poiquello simbolico- immaginario legato ai valo-ri metaforici e alle pratiche alimentari, in fi-ne, quello di status sociale legato ai banchet-ti della convivialità e, a volte, dellatrasgressione. Singolare è una ricostruzione di una capannaItalica con il suo angolo cottura, così comeuna tomba della necropoli di Campovalanocon il corredo di vasellame e gli oggetti di usodomestico di pertinenza del capofamiglia, co-me la grattugia per le spezie da unire al vinodiluito con l’acqua.Sontuoso è un ambiente romano con due tri-clini su cui gli esponenti della nobiltà amava-no consumare lauti pasti, spesso trasformati,con l’aiuto del nettare degli dei, in convivi or-giastici. Nella stanza è presente anche una ra-ra cucina da “campo”.In un altro allestimento si può ammirare unacomune cucina d’epoca romana.Punte di selce, tazze, ciotole, spiedini, colini,oliere, lucerne, anfore, brocche, mestoli, for-me da pasticceria, anfore, vasellame per ban-chetti, vasi potori e numerosi altri oggetti,raccontano una storia millenaria che ha tra-sformato il bisogno di alimentarsi in connota-zioni simboliche e metafisiche. La mostra offre anche un excursus storico suimetodi produttivi, la commercializzazione e imodi di degustazione del cibo.Interessante, per esempio, il pannello dellavilla romana di Le Muracchi di Tortoreto dovesi è potuto ricostruire il ciclo della lavorazionedelle uve. Straordinari, poi, alcuni gruppi scul-torei dove si esalta il mito dell’ubriacatura diPolifemo ad opera di Ulisse.Nella mostra sono particolarmente curate tut-te le suppellettili sulla “triade mediterranea”caposaldo della nostra area geografica e cul-tura enogastronomica, vale a dire, il vino, l’o-lio e il pane. Non mancano ricette, proiezionie fotografie (anche con l’effetto tridimensio-nale) incentrate sul cibo.

Definito come la risposta sociale ad un biso-gno biologico, il cibo nasconde connotazionimateriali e culturali tra realtà e immaginario,come nel titolo della mostra. Proprio per que-sto la storia dell’alimentazione è ricca di signi-ficati culturali che travalicano quello elemen-tare del nutrire l’organismo. Già gli oggetti diportata del cibo hanno spinto l’uomo alle pri-me forme espressive dell’arte. Il cibo si accom-pagna a sentimenti come la sicurezza e il pre-stigio. Chi prepara il cibo per i propri figli efamiglia assolve già a un grande atto d’amo-re. Il cibo, poi, ha un posto importante nellepratiche religiose, inoltre suscita molteplicicontrastanti emozioni come: il piacere, la fi-ducia, l’invidia e per sino la violenza. Il signifi-cato della mostra sviluppa proprio tutte que-ste tematiche: è una scoperta continua diparticolari e rimandi all’oggi, che stimolano lacuriosità e la fantasia di ognuno.Con i suoi segni, i suoi valori simbolici, le sueemozioni, la manifestazione ci lascia intra-vedere l’intelligenza e la manualità dei no-stri progenitori, affinate nella continua ri-cerca, conservazione e trasformazione deglialimenti. La mostra rimarrà aperta dal 5 dicembre 2007al 31 maggio 2008 con l’ingresso gratuito.Alla mostra si affiancheranno manifestazionididattiche collaterali e presentazione del ca-talogo a gennaio.

CC NN NN Anno V - Numero 23 Speciale Natale 2007 pagina 5

Il cibo: dal Paleolitico all’Impero Romano di Nicolino Farina

Il Museo Civico di Teramo illustra le antiche tradizioni enogastronomiche anche con i reperti di Campovalano

Un pomeriggiodi primaveranella piazzettadel paese unagiovane ragaz-za era riversacome svenutasul pavimento.Scoperta dagliabitanti, essi siavvicinarono in-timoriti a lei edalla sua schie-na notaronodue grosse bel-le e bianche ali,che non batte-

vano più il vento. Fu curata, e subito dopovenne adottata da una coppia di anziani agri-coltori che non avevano avuto figli.La ragazza in breve tempo perse le ali e conesse il magico volo. Le sue gambe si appesan-tirono nei campi tra la polvere del sole e ilfango della pioggia. E mentre il vecchio padrene faceva un’aiutante, l’anziana madre la no-minava figlia che aveva sempre voluto per lacura della sua passata femminilità. Alla ragaz-za tutto il paese non chiese nulla, neanche ilnome. Inoltre il suo mistero appariva dimenti-cato e non importante da essere raccontato.Così i giorni trascorsero insieme al susseguirsidelle calde e fredde stagioni.Passarono diversi anni ma la ragazza noncambiava nel corpo, il tempo era come se nonriuscisse a trovarla. Per un po’ nessuno notòquesta sua immutabilità fisica. Fino a quandoi ragazzi e le ragazze del paese, a lei coetaneial tempo del suo arrivo, erano diventati adul-ti, mentre lei continuava ad essere sempreuna ragazza. Altre generazioni passarono eper gli anziani genitori adottivi sempre piùvecchi , fu il momento di lasciarla. E da quelgiorno lei, ogni pomeriggio alla stessa ora,portava fiori selvatici sulla loro tomba. Era ri-masta sola, ma così sola che al postino delpaese non succedeva più di doverle recapitarené una lettera, né una cartolina, né un bollet-tino, nulla che potesse attestare la sua esi-stenza.Una sera mentre stava tagliando un po’ di pa-ne per una misera cena, la sottile lama delcoltello incise il suo pollice sinistro. Provò do-lore e il sangue macchiò di rosso la sua silen-ziosa quotidianità. Al sentire quel dolore tut-to le apparve diverso e sentì il bisogno distare insieme ad altre persone. Uscì, non-ostante la tarda ora, per le vie del paese a di-re a tutti gli abitanti, che lei era viva come lo-ro e riusciva a percepire anche lei il battitodel suo cuore.Dopo quel giorno i frutti, da lei raccolti nellasua campagna, vennero richiesti, venduti o

barattati. E con i guadagni realizzò dei lavoriin casa abbellendola. I giovani del paese orala desideravano e la invitavano a feste e balli,e conobbe la gioia umana. La nuova sorpresafu l’arrivo delle prime rughe sul suo viso, iltempo l’aveva trovata, ma l’amore ancorano.

I modi inespressivi, freddi e formali del fareiniziale della ragazza avevano lasciato il postoa comportamenti espressivi, socievoli, manife-stazione di desideri, voglie e speranze.Riusciva ora anche a giocare e a coinvolgersinei giochi di gruppo.E in uno di questi giochi, l’amico che tanto siera nominato suo cavaliere le accarezzò il vi-so, le braccia e poi le gambe abbronzate dalsole dei campi. Provò un brivido e tutta lanotte rimasero insieme e conobbe così il pia-cere umano. La mattina seguente lei già fan-tasticava sul loro futuro. I due amanti non sichiesero mai nulla sul loro passato e aspetta-rono solo che l’amore li catturasse. E così av-venne quando le parole entrarono nella lorointimità: lui disse a lei “ti amo”, lei rispose“anch’io”.Purtroppo la felicità fu breve. Accadde di li apoco, che lo specchio rivelò alla ragazza unprecoce e rapido invecchiamento, più velocedel tempo. Pianse e per la prima volta conob-be la paura umana, quella più amara dell’ab-bandono. Lei pensò che sarebbe stata rifiuta-ta da colui che amava. L’eterna ragazza di untempo era diventata una donna vulnerabile.La divina immortalità si era piegata alla cruda

mortalità. Non si arrese e reagì, si affrettò adadottare trucchi e strategie per apparire di-versa, illudendosi di potersi mascherare al suoamato cavaliere, ma si rivelò ai suoi occhi solobuffa e avvolte persino goffa. Era disperata,non sapeva che fare, stava male e conobbe lasofferenza umana.Non si accorse che nel sentirsi vittima di undestino crudele, che lei accusava, allontanavain quel modo il suo sposo, negandogli la pos-sibilità di aiutarla. Lui l’amava sempre, ma leinon stava bene più con se stessa, divenne ner-vosa e intollerabile, conobbe così la rabbiaumana.Rimase di nuovo sola nella sua silenziosa ca-setta e tutto attorno la natura era diventataselvaggia. Quando ad un tratto la ragazzagridò così forte che si svegliò, era stato soloun sogno. La misteriosa figura si era adagiatasu un prato all’ombra di un albero per ripo-sarsi un attimo. E quando fece per alzarsi sen-tì un peso alla schiena, erano le belle e bian-che ali di un angelo che tornava a volare.

CC NN NNAnno V - Numero 23 Speciale Natale 2007pagina 6

Il Riposo testo di Marcello Farina (psicologo-psicanalista) - illustrazioni di Luca Farina

Il 24 novembre scorso il Gruppo volontaridel soccorso di Campli ha festeggiato il5° anniversario della fondazione del nu-cleo della Croce Rossa Italiana nella no-stra città.Coordinati dall’Ispettore del Gruppo,Francesca De Nigris Urbani, i volontari diCampli, per l’occasione hanno organizzatouna manifestazione che ha previsto primauna prova di evacuazione nel Centro“Giuseppe Marziale”, poi una simulazionedi una maxi emergenza con posto medicoavanzato in Piazza V. Emanuele II.Dopo la messa solenne, presieduta dal par-roco don Antonio Mazzitti e la benedizio-ne del mezzo e della sede del Gruppo, invia del monastero, la manifestazione havolto alla fine con un gradevole e festosobuffet, allestito nella sede.

Croce Rossa Italianacinque anni insieme

CC NN NN Anno V - Numero 23 Speciale Natale 2007 pagina 7

Surpràse de Natàle“Oh nò ‘na vòdde a la vigìlie de natàle che‘sse magnève?”“ ’Na fràche de còse: lu baccalà arròste li frìt-te de verdùre, ma la còse che me piacèva de‘cchjù ère la zùppe de cìce e castagne.” “Li castàgne a natàle? Miìche ce stève lu cun-gelatòre?” “No, ma se facève ‘na cullàne e se mettève aseccà sotto a lu cammìne.” “M’inzìgne come se fa?” “ ’Mbè che cevò! Mètte a côce li cìce comesìmbre e li castàgne a pàrte, quànde è còttemètte a sfrìje la cèpolle tajiata fìne fìne‘nghe nu cô d’ùje, l’àcqua, lu sàle e lu pàpe efì vullì nu cô. Abbrùsche lu pàne lu fì a pez-zètte e lu mètte dàntre a ‘na zuppire e sòprece mètte l’acqua li cìce e li castàgne e li cù-pre.”“Oh nò, mi piàce, a natàle fàcce ‘na surprèsea màmme.” “Sciì la fija mì, ij fì ‘na bèlla surpràse……………. A màmmete gne piace!!!

Li sfujàteQùande ère zùlle, a nàtale ‘nzè vedève st’il-luminàrie, ma l’ària profumève de fòrne cheardève,li càse profumève de caggiunìtte, depapatìlle e de sfujàte. Quàande ère zùlle, aiu-tève nònne a fa li sfujàte; s’ammassève l’ùje,l’àcque, lu vine, la fàrine, n’òve e nu pòche dezùcchere e se mètteve dàntre na spàra accàn-te a lu fùche. Intànte che la màsse s’arpusèvese facèeve la marmellate. Ije e nònne scucch-jàemme li màle, se mettève a côce dàntre a napignìte ‘nghè la marsala, quànde ère quàscecòtte ce se mettève lu zucchère e se fenève decôce. Dapù che ère fràdde ce se mettève laciucculàte, li mànnele tritìte e lu cacaùle.S’arpijève la màsse e se stennève fine fine‘nghè li màne. Com’ère divertènte arrubbàr-se la piume de la hàlline pe ogne la màsse. Sefaceve tre stràte onte ‘nghè l’uje, zucchère,cannèlle e marmellate, n’àntre tre stràte susòpre. N’tànte che se côceve m’arcuntève dequànde asse ère zùlle e fàceve lu presèpe deterracotte …………….. e li càse profumève denàtale!!!

Lù Panecòtte“Oh nannù peccà si ‘ccuscì triste?” E nannù “Peccà né pòzzè magnà!” “E peccà né pù magnà?” “N’artinghe li dìnte! Quànde teneve li dìnte, néteneve lù pàne, mo che tìnghe lù pàne, né tìn-ghe li dìnte!”

“Mo ce pànze ijè, mo te fàcce lù panecòtte dàn-tre na tijèlla, ce màtte nu pèzze de làrde bat-tùte, na cùcchje de càscie, nu cô de sàle e fàccevullè, dapù ce màtte lu pàne a tuzzòtte e n’ò-ve sbàttute e nu cô de càscie ‘rattate.” “ Mo scì che so cuntènte la fija mì!!”

LARA

Profùme de Nàtale

NATALE 1987

Travestiti da pastorio scorta volontaria dei re magiandiamo a Betlemme cianciandodi grazia d’amore di pace,comunque nascondendosotto il mantello per ogni evenienzaun kalasvchnikov ben oliato.

GIOVANNI A. ABBO(Da Parola dipinte, Libreria Leoniana, Roma 1989)

A GESÙ BAMBINO

La notte è scesae brilla la cometa che ha segnato il cammino.Sono davanti a te, Santo Bambinocol capo chino e le manine giunte.Tu, Re dell’Universo,ci hai insegnatoche tutte le creature sono uguali,che le distingue solo la bontà,tesoro immenso,dato al povero e al ricco.Gesù, fa’ che io sia buono,che in cuore non abbia che dolcezza.Fa’ che il tuo donos’accresca in me ogni giornoe intorno lo diffonda nel tuo nome

UMBERTO SABA(Da Il Canzoniere, Einaudi, Torino 1988)

CC NN NNAnno V - Numero 23 Speciale Natale 2007pagina 8

Il morbillo

Mi ammalai. Il morbillo mi tenne a casa pertanti lunghi giorni. Scomparsi gli amici, i gio-chi diventati solo un ricordo, il mondo si fecepiccino, limitato com’era al mio letto con letestiere di ferro e alla camera intorno. Dauna delle finestre potevo vedere solo il murodella casa di fronte, ma dall’altra si scorgeva-no la cima di una collina e una fetta di cielo.Quando la febbre passò, mi fu permesso digiocare in cucina, davanti al fuoco acceso nelnostro grande camino. La stanza dove lavorava papà, quella doveun tempo dormiva il nonno, era fredda, enon ci potevo entrare. Guarii, infine. Mi por-tarono fuori per la prima volta in un belgiorno di sole. Mi avevano regalato degli at-trezzi da falegname in miniatura. La sega, ilmartello, la pialla, la morsa erano attaccaticon degli elastici a un foglio di cartone colo-rato di giallo. Mi piacevano tanto quei piccoli oggetti, chenon li usavo per paura di rovinarli. Volli por-tarmi dietro tutto il foglio. Per terra c’eraancora la neve. Ero tutto imbacuccato. Mi gi-rava un poco la testa. Tra me e le cose c’era come un diaframma,un velo leggero. Eppure tutto sembrava nuo-vo, più lucente, più colorato. Arrivammo finoal Ponte. Mi fecero sedere al sole.Mi stringevo i miei attrezzi al petto. Passòuna motocicletta rossa, poi una macchinagrigia.

Io miro; tu tiri; egli sira.

Il dottor Barbalato aveva lo studio in alcunestanze dell’ex convento nel quale abitavanopure le mie zie Antonina e Nadina. Erano am-bienti luminosi, pieni di libri e altri oggettistrani e affascinanti: attrezzi sportivi, macchinefotografiche, arnesi chirurgici, scatole di me-dicine, antiche stampe, modelli di velieri, car-te geografiche e nautiche, riviste illustrate, di-schi, flaconi e bottiglie d’ogni foggia e colore.Appesi alle pareti, lunghissime lance e acumi-nate zagaglie, spade sinuose e grandi scudi fo-derati con pelli di zebra, ricordo delle campa-gne d’Africa. Su un piccolo tavolo sistematosotto una finestra, trovava posto un preziosomicroscopio Leitz con la sua straordinaria colle-zione di vetrini; lì accanto, uno stupendo can-nocchiale Zeiss troneggiava dal suo alto caval-letto di legno dalle lunghe gambe a compasso.Avevo otto, nove anni, e non mi stancavo maidi frugare tra quei tesori, approfittando dellaaffettuosa tolleranza del dottore, che di tantoin tanto appariva al mio fianco e piazzava unadelle sue impossibili domande sulle coniuga-zioni dei verbi, uno dei suoi tanti pallini. “Iomiro; tu tiri; egli sira”, mi chiedeva, - “che ver-bo è?”. Intento a far ruotare a velocità super-sonica le provette d’alluminio nella centrifugaper l’analisi della pipì, mi scervellavo per trova-re la risposta, senza riuscirci. “E’ il verbo ‘irar-si’,” diceva dopo un po’ il dottore, ricomparen-do all’improvviso; se ne andava poiridacchiando, felice per la riuscita del giochino.

Era sui cinquanta, di statura media, magro, ecamminava un po’ chino in avanti, come sestesse per spiccare la corsa o il volo da un mo-mento all’altro. Andava sempre di fretta, e nonstava mai fermo, nemmeno quando era nellostudio. Leggeva molto, ma lo faceva cammi-nando, aggirandosi per le stanze con il libro inmano. Aveva un gran ciuffo di capelli nerissimiche teneva fermo con dosi massicce di brillanti-na e un sorriso divertito gli correva in perpetuosulle labbra. D’estate indossava una saharianachiara; d’inverno, maglioni bianchi di lanagrezza; ma il fazzoletto rosso al collo lo porta-va in ogni stagione. Girava su uno stranissimo,inconfondibile veicolo, una piccola automobilea tre ruote, con la carrozzeria rosso fuoco sa-gomata come un siluro. Guidava standosenepraticamente sdraiato, sì che a malapena si in-travedevano il lucido ciuffo irrigidito dalla bril-lantina e i grandi occhialoni dalle lenti quadra-te che indossava per l’occasione.Una sera d’estate, portò il telescopio sul ter-

razzo per farmi osservare la luna. Regolò l’ap-parecchio e poi mi disse di guardare. Vidi unacosa splendente, bianchissima e incredibilmen-te bella, ma subito la persi. – Non devi toccareil telescopio, - mi disse allora il dottore, - altri-menti si sposta e la luna fugge. Se non lo dis-turbi, lui la inseguirà per te. Feci come m’avevadetto, e stavolta la meravigliosa visione mi sipresentò stabile e nitida. Vidi grandi macchiescure e altissimi rilievi, abbaglianti linee lumino-se e larghi crateri, simili a enormi ninfee fioritesu un mare di luce bianca. – E’ bellissima, - dissi,abbandonando per un istante l’oculare e guar-dando riconoscente il mio amico. – Già già, -fece lui sorridendo. – Ma qual è il passato re-moto del verbo cuocere? “

I racconti di Roberto Michilli

In occasione dei festeggiamenti in onoredell’Immacolata Concezione, venerata nellaCattedrale e patrona di Campli, la Pro-lococittà di Campli ha organizzato, pressoPalazzo Farnese nella sala dell’ufficio turisti-co comunale, una mostra di pittura su por-cellana dell’artista Anna Palmira Vellei.Grazia di linee, armonia di forme, ricercatez-za cromatica e padronanza di tecniche colo-ristiche hanno distinto le opere dell’artista diorigini camplese (Nocella) trapiantata a

Roma.Nella mostra erano esposti anche una broccaun bacile e un vasetto da battesimo che l’ar-tista aveva donato a Natale del 2003 allaCattedrale di Santa Maria in Platea.

Anna Palmira Vellei espone a Campli “Concettina” Meloni

Un augurio speciale dalla nostra redazionealla ultra centenaria Concetta Meloni, pertutti “Concettina”.Nata a Campli il 10 giugno 1906,Concettina si sposa nella propria città conil geometra Duilio Lupi di Rocca Fluvione(AP). Trasferitasi a Giulianova torna ad abi-tare nel Comune di Campli nella frazionedi S. Onofrio, durante i bombardamenti aPescara nell’ultimo conflitto mondiale.Pochi anni dopo si trasferisce a Teramo do-ve tuttora vive perfettamente lucida, accu-dita amorevolmente dalla figlia Leda e dalgenero Nino Falconi Di Francesco.

CC NN NN Anno V - Numero 23 Speciale Natale 2007 pagina 9

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Il Presidio di Teramo della Soprintendenza peril Patrimonio Storico, Artistico edEtnoantropologico per l’Abruzzo di L’Aquilaorganizza una mostra sul culto di San Biagio. La manifestazione è stata organizzata aTeramo presso la Casa del Mutilato, dal 1° al10 dicembre 2007. All’inaugurazione sono in-tervenuti i funzionari della Soprintendenza:Calcedonio Tropea, Ivana Di Nardo, MariaCristina Semproni, Franca Balassone e MariaGrilli, mentre il Vescovo di Teramo Mons.Seccia è intervenuto in un breve saluto e lodeall’iniziativa. Nell’occasione si è presentato illibro San Biagio in Abruzzo tra Storia Arte eTradizioni (Carabba Editore – formato 17x24,pp. 360, euro 24,50), promosso dal Ministeroper i Beni e le Attività Culturali.La pubblicazione, realizzata dal personale del-la soprintendenza dislocato a L’Aquila e neivari presidi della regione, è una vera raritàeditoriale perché concretizza un’indagine a te-ma estesa capillarmente all’intero ambitoabruzzese. Frutto di una ricognizione densa didati documentari, il libro si sviluppa in diffe-renti ambiti di ricerca: storico-artistica, sociolo-gica, letteraria, musicale e gastronomica.La manifestazione, itinerante, era stata pre-sentata già al Castello di L’Aquila.Nell’edizione teramana sono stati curati inmodo particolare il culto religioso del santo ele tradizioni collaterali, in uso nel territorioaprutino. Processioni, riti, benedizioni, usi etradizioni sono stati portati a conoscenza at-

traverso fotografie e sintetiche didascalie. Alla mostra è stata esposta la statua di SanBiagio custodita presso la Cattedrale diCampli. Nella nostra città, infatti, il culto delprotettore della gola è molto sentito: gli si de-dicarono due chiese, una lungo il torrenteFiumicino, portata via da una “piena”nell’Ottocento, e l’altra nel centro storico, di-ruta già all’epoca dell’ultimo conflitto mon-diale, di cui oggi rimane solo il portaletto.Non dimentichiamo, poi, che per secoli l’attivi-tà di maggiore introito della città dei farneseè stata quella dei lanaioli, la potente corpora-zione camplese che fabbricava panni lana digrande pregio (la regina Giovanna preferivariscuotere le tasse in pezze di panni lana fab-bricati a Campli). San Biagio è anche il protet-

tore dei pastori e dei lavoratori della lana,perché fu martirizzato con un pettine per car-dare il vello della pecora. Il forno Meloni, sto-ricamente ubicato vicino alla chiesa, ancoraoggi a Campli continua a produrre il taralluc-cio di San Biagio il 3 febbraio, giorno della fe-sta del santo.Alla mostra, oltre al taralluccio camplese, era-no esposti diversi pani e i dolci tradizional-mente realizzati in prossimità della festa delsanto. Sono i pani e i dolci oggi in uso nellecittà abruzzesi dove il culto del santo è ancoramolto sentito.La quantità e la straordinaria varietà dei pani (impastati quasi sempre con l’olio di oliva espesso gustati immersi nel vino), pone questa

mostra a proseguire quella sul cibo, dalPaleolitico all’Impero Romano, organizzata alMuseo Civico di Teramo e incentrata sul tritti-co Mediterraneo del pane, olio e vino.Il culto di San Biagio affonda le radici nei ritiancestrali e apotropaici legati al mondo agri-colo. La gente d’Abruzzo ha stabilito un rap-porto privilegiato con il santo taumaturgo na-to in Armenia intorno al IV secolo, incentratosulla cultura agricola-pastorale e in strettoconnubio con i ritmi della natura. San Biagio è il guaritore per eccellenza di ognitipo di mal di gola (faringite, laringite, tonsilli-te, difterite, tosse, singhiozzo, torcicollo, de-glutizione, soffocamento, ecc.), disturbo tantoinfido e pericoloso soprattutto per i contadinie i pastori che svolgevano il loro lavoro all’a-perto in baliadegli umoridel tempo edelle stagioni.In Abruzzo,però, l’anzia-no vescovo ar-meno è ancheil santo propi-ziatorio per ilbuon raccolto.Non a caso nelgiorno a luidedicato, il trefebbraio, inmolti paesiantichi abruz-zesi non solosi preparanospeciali taralli ma si benedicono i forni in cui siammassa e si cuoce il pane destinato alla gen-te.Biagio è anche considerato il santo del passag-gio: nell’ambito del ciclo della natura, dall’in-verno alla primavera e nel cammino religioso,dal paganesimo all’affermazione delCristianesimo e dell’autorità della Chiesa.Per il prossimo agosto la mostra sicuramentefarà tappa a Campli.

San Biagio in una mostra e in un libro di Nicolino Farina

La Soprintendenza P.S.A.E. di L’Aquila organizza a Teramo un evento sul santo taumaturgico, venerato anche a Campli

L’associazione Campli Nostra ha presentato aCampli (sabato 17 novembre alle ore 17,30presso la chiesa di S. Francesco) l’ultima faticaletteraria del professor Elso SimoneSerpentini: un libro che vede protagonista ilterritorio di Campli. L’ultima “Ave Maria” incasa Malaspina è il titolo dell’avvincente rac-conto giallo incentrato sulla ricostruzione de-gli eventi che portarono alcuni malfattori acommettere un atroce crimine.Quando, la mattina di giovedì 8 gennaio 1959si sparge in tutta la provincia di Teramo la vo-ce di un duplice efferato omicidio, avvenuto aPonzano di Civitella del Tronto, il raccapriccioè generale. Romeo Malaspina e sua sorellaElena, anziani possidenti, non sposati, sonostati trucidati durante la notte nella loro casadi campagna. È scampata miracolosamente al-l’eccidio, una vecchia domestica, Laurina DiGiuseppe, che ancora trema di paura. La suatestimonianza riuscirà a far identificare l’omi-cida?Chi sono gli spietati assassini? Come si sonosvolti nella realtà i fatti? Chi sono i testimoni?Un libro avvincente che, attraverso un’accura-ta ricerca condotta sui verbali giudiziari del-l’epoca, ricostruisce il racconto del giallo. Nellibro si riportano anche gli articoli più impor-tanti sulla vicenda, pubblicati sui maggioriquotidiani di allora. I titoli e le foto degli arti-coli riportati, da soli, rendono l’idea del coin-volgimento dell’opinione pubblica e di quan-te congetture si ipotizzarono sul duplicedelitto.Il racconto realizzato in un perfetto stile gial-lo, ha anche un valore aggiunto, se così si puòchiamare, in quanto permette al lettore dicomprendere anche lo stile di vita di coloroche vissero nel Comune di Campli, sul finiredegli anni Cinquanta. Una finestra sul nostrorecente passato. Passato troppo in fretta di-menticato e travolto dall’epoca del bum eco-nomico che in due-tre lustri trasformò l’Italiaintera da Paese agricolo a moderna Nazioneindustrializzata.Da anni l’autore si dedica con gran passione esuccesso alla ricostruzione dei più celebri de-litti che tra il 1870 e il 1950 sconvolsero laquotidianità e l’immaginario collettivo degliabitanti della provincia aprutina. Fatti checontribuiscono a raccontare e capire la nostrastoria.La coscienza del Diavolo (pure presentato aCampli), La squartatrice e Uno sparo nellanotte sono solo alcuni dei libri che hanno cat-turato l’interesse dei lettori.L’ultima “Ave Maria” in casa Malaspina si di-stingue, oltre per la consueta scrittura rapida,dettagliata e di facile scorrevolezza, per il ta-glio meno narrativo e più congruo al susse-guirsi delle vicende. Una scrittura di stile contemporaneo post-mo-derno.Alla presentazione del libro, oltre all’autore,sono intervenuti il nostro direttore NicolinoFarina e la relatrice dottoressa AlessandraAngelucci. La manifestazione si è chiusa conun avvincente dibattito tra il nutrito pubblicoe i relatori.

(Elso Simone Serpentini, L’ultima “Ave Maria”in casa Malaspina, Artemia edizioni, Teramo2007, formato 13x19, pp. 264, euro 13,00).

CC NN NNAnno V - Numero 23 Speciale Natale 2007pagina 10

... Tra l’anima e la parola ci fu sempre una profonda parentela. Fu infatti il linguaggio(e non l’amore) ad affascinare l’anima, che da allora si produsse in tutte le parole che,

dalle più semplici alle più complesse, compongono quel concerto dell’anima che si chia-ma arte, poesia, narrazione, letteratura, in una parola: cultura.

Fuori era il mondo

Un gattino di latta;Un largo battipanni di bambù;(fu già spada fucile mazza scettro);Poche fotografie virate in seppia(in una sono nudo sopra una pelle d’orso);Di mio padre, gli arnesi;Di mamma,La bella biancheria di lino.Sul marmo i miei quaderni, le matiteLaggiù, lontano, il fuocoIn alto, l’ombra,Nel cerchio della lampada sospesaNoi tre, quieti, noi soli.La Singer nera andava;In controcanto,I colpi di martello sulle suole.Fuori era il mondoOltre la porta a vetri,Di là dalla terrazza e dal giardino,E m’aspettava.

Roberto Michilli (da ATTRAVERSO LA VITA, Edigrafital 2001)

P O E S I A

Umberto Galimberti

L’ultima “Ave Maria”in casa Malaspina

Il calendario tercas costituisce da anni un av-venimento artistico. Dal 2000 si vale dellacollaborazione di Mimmo Jodice, fotografodi fama mondiale; le sue immagini hanno ri-cevuto i più favorevoli consensi artistici conun’autentica escalation di successi e di gran-di riconoscimenti nell’ultimo decennio.La banca tercas, entrata con successo in am-biti nazionali, ha aperto filiali anche in duegrandi centri: Roma e Bologna.Lo scorso anno ottenne un grande successo ilcalendario tercas 2007 “Roma antica e la suapresenza nel Mediterraneo” con splendidefoto in bianco-nero di Jodice e il saggio diPaul Zanker, uno dei maggiori studiosi di ar-cheologia romana. CNN documentò un taleottimo risultato con un inserto illustrato euna introduzione di Paola Di Felice.Per il 2008 il calendario tercas “Bologna cittàdell’arte” presenta ventotto tavole a coloridi Jodice e un saggio di Raffaella Morselli,

ordinaria di Storia dell’Arte dell’Università diTeramo. E anche quest’anno il successo appa-re scontato.Il 23 novembre scorso, nella splendidaCappella Farnese di Palazzo d’Accursio, sededel Comune di Bologna, il presidente Nisii haintrodotto la seduta con l’eloquenza che co-nosciamo, dando poi la parola ad AndreaEmiliani, un’eminente personalità dell’arte edella cultura. Il calendario-volume, come èstato definito, è stato presentato con ric-chezze di notazioni e con espressioni di com-piacimento e di elogi.Mentre scorrevano le immagini, RaffaellaMorselli ha poi brillantemente illustrato gliaspetti inediti e salienti del calendario. Il suc-cesso resta confermato dai commenti entu-siastici del folto pubblico presente in sala,con grande partecipazione dei teramani resi-denti nella città felsinea.CNN vuole riscontrare anche per il 2008 que-sto evento con un inserto che contiene novefoto di Mimmo Jodice ed una introduzionedi Barbara Di Paolantonio. Ci piace testimo-niare così come la banca tercas affianchi allaimpegnativa espansione economica del suoraggio d’azione un riferimento culturale dielevatissimo livello.

Il calendario tercas 2008

Bolognacittà dell’arte

Giovan Battista Boncori o Buonocore (comealcune fonti riportano) nacque a Campli nel1643, secondo una tradizione ormai consoli-data, ma messa in predicato da diversi suoibiografi: secondo Nicola Pio e Lione Pascoli la

data andrebbe collocata al 1640, mentre re-centemente Rossella Carloni la colloca al 1633in riferimento al suo arrivo a Roma intorno al1660; infatti se fosse nato nel 1643 al 1660avrebbe avuto appena 17 anni e appare pococredibile che abbia potuto accedere così gio-vane alla scuola di Pier Francesco Mola, senzaavere avuto un minimo di apprendistato euna qualche conoscenza tecnica. Boncori èuno di quegli artisti “provinciali” che duranteil secolo XVII si sentono in dovere di scrollarsidi dosso la poverissima e quasi inesistente cul-tura locale. Alla fama di cui ebbe a godere

durante la sua non lunga vita terrena noncorrisponde la memoria che di lui e della suapittura è rimasta nei secoli immediatamentesuccessivi, malgrado sia stato ricordato dai piùimportanti biografi che si sono interessati del-le Vite degli artisti (un po’ seguendo il filoneinaugurato dal Vasari) tra la fine del ‘600 enel ‘700. Un oblio dovuto anche alla disper-sione delle innumerevoli opere che eseguì, eche emigrarono in ogni parte d’Italia ed’Europa. Il Boncori ebbe una formazione complessa:sembra che, dopo gli anni di apprendistatopresso Pierfrancesco Mola, da buon camplese“viaggiatore” (i santari, chissà se esistevanoanche allora?), abbia seguito il consiglio delsuo maestro per un pellegrinaggio presso icentri di cultura dell’epoca: tale pellegrinag-gio lo porta in Lombardia, a Milano e aMantova, poi a Bologna, a Parma, a Venezia,ma soprattutto a Cento, per studiare da vici-no le opere del grande artista FrancescoBarbieri detto il Guercino (nel cui studio eragiunto una generazione prima anche MattiaPreti), e infine a Ferrara per riapprodare de-finitivamente nella Roma dei Papi, capitale in-discussa della cultura figurativa. Tale viaggioformativo dovette avvenire negli anni com-presi tra il 1665 e il 1668, o forse appena do-po la morte del Mola avvenuta nello stessoanno della scomparsa del Guercino, nel 1666. Le notizie biografiche del Boncori derivano inmassima parte dalla testimonianza di LionePascoli (1736): il Lazzari aveva già dato nel1724 la notizia dell’esistenza in Ascoli Picenodi un suo quadro (v. ultra) nella chiesa dome-nicana di S. Pietro Martire. Questa testimo-nianza dimostra la fama già raggiunta dalBoncori, ancor prima della diffusione del vo-lume del Pascoli che indubbiamente contribuìgrandemente a far conoscere il nostro artista.Successivamente nel 1736, nello stesso annodella biografia del Pascoli, Casimiro Romanoricorda un quadro suo, rappresentante “S.Giacomo, S. Stefano e S. Ippolito” in S. Maria

in Aracœli a Roma, memoria già registratapuntualmente dal Titi, che invece di S.Ippolito parla di S. Lorenzo, nel 1674, che cidà il “dies ante quem” dell’opera. Questo ri-ferimento cronologico è importante perché,in logica contemporaneità, l’artista, nella me-desima cappella dove si sarebbe collocato ilquadro vi esegui degli affreschi, oggi scom-parsi. Anche il quadro non è più reperibile efu sostituito, si presuppone, nel secolo XVIII ecomunque prima del 1823, anno in cui il Lanzinon lo trova più, sostituito da un “S. MicheleArcangelo”. Il Boncori è ricordato anche daaltri due biografi, il De Dominicis (1742-45) el’Orlandi (1753). Dalla sua morte erano appe-na trascorsi 50 anni o poco più.Altre notizie ci vengono dall’Archiviodell’Accademia di San Luca, dove vi fu am-messo nel 1678, lo stesso anno in cui eseguìun affresco in San Carlo al Corso a Roma (ac-certato da un mandato di pagamento dall’ar-chivio di quella chiesa). Nel 1679 diviene pri-mo rettore di detta Accademia, e addiritturaPrincipe (cioè presidente) nel 1698, carica chedetenne per pochi mesi perché nel 1699 morìper una malattia perniciosa, lasciando il postoal marchigiano Carlo Maratta (che fu il pro-tettore di altri marchigiani e in particolare diPier Leone Ghezzi), che egli aveva già eletto asuo vicario, vice-principe, sentendosi di salutemalferma. Le vicende della sua vita, oltre che dalle auto-revoli testimonianze bibliografiche, possonoessere seguite dai pochi documenti rimasti, esoprattutto dalle poche opere certe da unaparte, e in seconda istanza anche da altreopere attribuitegli in base alle peculiarità sti-listiche. Una importanza particolare, legatoad una vicenda importante della vita dell’arti-sta, è il disegno a matita, tempera e biacca sucarta avana, che era conservato pressol’Archivio della Accademia di San Luca diRoma. Tale disegno era stato eseguito per ilconcorso di ammissione del 1663 a dettaAccademia, e rappresentava “I pastori ritro-

Anno V - Numero 23 Speciale Natale 2007 pagina 13 - ISPECIALE di Giovanni CorrieriCC NN NNCAMPLI NOSTRA NOTIZIE

Giovan Battista Boncori (Pittore - Campli 1643 - Roma 1699)

Carni bovine ed ov ine nostrane . Insaccat i e sa lumi d i produzione propr ia . Porchet ta

PORCHETTA TIPICA CAMPLESE

Il sacrificio di Numa Pompilio: disegno a sanguigna su carta avana(cm. 45 x 35), archivio dell’Accademia di San Luca di Roma

CC NN NNAnno V - Numero 23 Speciale Natale 2007pagina 14 - II SPECIALE

vano Romolo e Remo”, e ottenne il 4° pre-mio. In quell’anno il Boncori probabilmentenon aveva ancora ultimato il suo apprendista-to nell’atélier del Mola, ma ambiva di accede-re alla prestigosa Istituzione. Il disegno pur-troppo è stato trafugato nel 1987, ma, nellostesso archivio ne esiste una copia fatta daCarlo Ascensi (cm. 42 x 56). In esso era segna-to a penna: “(premius qu)arto Sig.r Gio:Battista Boncore. 10”. All’anno successivo èdatato un altro disegno a sanguigna su cartaavana (cm. 45 x 35), conservato anche essonell’Archivio dell’Accademia di San Luca, rap-presentante “Il sacrificio di NumaPompilio” e fu eseguito per il concorso delmaggio 1664 e ottenne il 3° posto, come si ri-cava dal “Libro delle Risoluzioni, et Decretifatti nelle Congregazioni Accademiche...

1664” (Archivio dell’Accademia di San Luca,vol 43, cc. 159 v, 160r; vol 44, cc. 6v, 7, 7v, 8.Alla base del foglio sono aggiunte a penna leseguenti scritte: 3° Sig.r Gio: BattistaBuoncuore n. 24. Poi accademico di San Luca13 B 15”). Recentemente è stata rintracciata un’altraopera che, visti gli allacci stilistici con la pittu-ra di Pierfrancesco Mola, non deve essere dis-costa di molto dagli anni di apprendistatopresso il maestro. Può essere collocata circaall’anno 1665, poco prima del suo viaggio for-mativo nel nord Italia: l’errato riconoscimentodel soggetto ha per molti anni impedito lasua identificazione e quindi la paternità delBoncori. Infatti il quadro era stato generica-mente titolato “Santo eremita soccorso da unangelo”, episodio senza alcun riferimentopreciso, mentre, come sappiamo, le iconogra-fie non erano mai generiche e si riferivano

sempre ad episodi ben pre-cisi, sia che fossero trattidalla Storia, sia dalle SacreScritture. In effetti si tratta-va di un’opera ricordatadalle fonti ma ritenuta dis-persa, ma che oggi si trovapresso il negozio diAntiquariato Altomani &Sons di Pesaro: si è potutocosì riconoscere l’episodiodel “Profeta Elia soccor-so da un angelo” e nondi un generico ed anonimoeremita. Il quadro era sta-to elencato nell’inventariodei beni del Cardinale LuigiAlessandro Omodei con le

seguenti pa-role:“.…Un’altro(quadro) di mano del Boncore di5 e 10 palmi con cornice dorataliscia rappresentante unEremita con un angelo”.Anche le misure corrispondono.Infatti il quadro di cm. 220 x110, corrisponde esattamente al-le misure in palmi del documen-to (ricordiamo che un palmo ro-mano misura circa cm. 22,23 cm),oltre che alle proporzioni dichia-rate (Altezza = larghezza x 2). Di tutte le opere citate nellefonti, tranne quella di S. Carlo,di quella di Ascoli, di due disegnipresenti nell’Archiviodell’Accademia di San Luca e diqualche altra opera recentemen-te attribuitagli (Busiri-Vici), nonsi hanno tracce. Altre opere pre-senti in Abruzzo (laPresentazione al Tempio diCampli, ad esempio) gli sono sta-te attribuite in base testimo-nianze locali o a criteri stilistici enon per firme presenti o per do-cumentazione certa. Ulteriorinotizie sulla sua opera sono ab-bastanza tardive e non aggiun-gono nulla (Palma, 1824 e Bindi,1884) in quanto non sono cheuna ripresa puntuale della bio-grafia di Lione Pascoli. Tralasciando l’affresco di SanCarlo al Corso, una importanzafondamentale assume la tela di

Ascoli. Essa rappresenta la “Vergine colBambino, Santa Elisabetta, SanGiovannino, San Giacinto, San VincenzoFerreri e un bambino miracolato” (cm.398 X 264). Nel medesimo altare, sulla cima-sa, una piccola tela con la “Maddalena”, at-tribuita erroneamente al Boncori, è invece dimano del pittore ascolano Tommaso Nardini(1665-1720) che però denota evidenti in-fluenze del nostro, dalle quali deriva l’errataattribuzione. Anche in questo caso non abbiamo riferimen-ti cronologici diretti, ma ci possono essere diaiuto i lavori che nel ‘600 vennero eseguitinella chiesa di San Pietro Martire. L’interno,che fino ad allora si era conservato nella au-sterità del gotico-romanico locale (la chiesa ri-sale alla metà del 1300) venne arricchita daun nuovo altare maggiore e da sei altari late-rali, con “macchine” in stile barocco. Giusta il

contratto del 24 novembre 1674, e la successi-va quietanza del 9 gennaio 1676, venne paga-to l’apparato architettonico dell’altare dedi-cato al Santo titolare ai fratelli plasticatori escultori Antonio e Giuseppe Giosaffatti. Talealtare doveva essere uguale all’altro dedicatoa Santa Caterina. I due altari citati sono i me-diani, mentre quelli verso l’altare maggiorevennero eseguiti visibilmente in epoca poste-riore. I primi due altari, quelli più vicini allafacciata dovettero essere necessariamenteprogettati ed eseguiti o contestualmente aimediani o poco prima. Così pure le relativetele. Questo ci porta ad una datazione “lar-ga” tra il 1675 al 1677, dal momento che po-co prima, nel 1674 il Boncori era stato impe-gnato a Roma in Araceli e nel 1678 è di nuovoa Roma per i lavori di affresco in S. Carlo alCorso. Le notevoli dimensioni della tela ci fan-no ragionevolmente concludere che essa do-vette essere eseguita in loco e non a Roma. E’quindi assolutamente verisimile un suo sog-giorno costà, e non è da escludere che possaaver fatto ritorno al suo paese natale, Campli,dove esistono, ormai concordemente accetta-te dalla tradizione e dalla critica, altre dueopere, che quindi si collocano nel medesimolasso di tempo.Ed eccoci allora alla “Presentazione diMaria al Tempio” (cm. 205 x 140) nella

Presentazione di Maria al Tempio: olio su tela, cm. 205 x 140, Campli, Chiesa dellaMisericordia (Nicola Palma);

Riposo durante la fuga in Egitto: Roma, Collezione d’Arcevia (part.)

Riposo durante la fuga in Egitto: Roma, Collezione d’Arcevia

CC NN NN Anno V - Numero 23 Speciale Natale 2007 pagina 15 - III

Chiesa della Misericordia di Campli ricordatada Nicola Palma; Norberto Rozzi nelle pocherighe dedicate alla vita del nostro artista, ri-corda “un’altra tela di proprietà dei MM. OO.che è stata restituita all’attuale guardia-no....”. Questa si trovava in S. Bernardino, erappresentava “...un bellissimo S Giovanni inetà giovanile, inginocchioni, poggiante la te-sta sopra un agnello. Lavoro dei suoi discepolicon qualche pennellata del maestro”.L’affermazione che tale lavoro era opera disuoi discepoli, farebbe pensare che il ritorno aCampli sia durato alcuni anni, in modo da po-ter mettere su anche nel paese natale, un até-lier. Ma, a parte il fatto che non esiste alcunadocumentazione in merito né memoria otraccia dell’avvenimento, comunque fino ache non si riesce ad identificare il quadro so-pra descritto non può essere avvalorata alcu-na ipotesi. La tela della Misericordia è quasicerto che sia stata dipinta a Campli. Anche lapiccola “Ultima Cena” nella chiesa dellaTrinità di Morge, attribuita dalla tradizioneorale, collima perfettamente con lo stile delBoncori. Sia nella “Presentazione di Mariaal Tempio”, che nella “Ultima Cena”, sussi-stono concordanze iconografiche stringenticon il “Profeta Elia soccorso da unangelo”, concordanze che si ripetono anchein un’altra opera recentemente restituitagli ecioè “Mosè che calpesta la corona del fa-raone” del Musée des Augustins di Tolosache, per il suo impianto descrittivo, dovrebbe

appartenere ai primi anni delsuo soggiorno romano, tra il1660 e il 1665. Altre attribuzionisono state recentemente propo-ste, e cioè la “Fuga in Egitto”nella collezione d’Arcevia diRoma, già Marefoschi, un“Matrimonio mistico diSanta Caterina” del PalmerMuseum of Art, ThePennsylvania State University esoprattutto, vero capolavoro,“Cristo appare a Santa Teresadi Avila” nella chiesa di SanGiovanni della Pigna a Roma.Infine, l’unica opera documenta-ta direttamente è l’affresco nel-l’ambulacro della tribuna nellachiesa di San Carlo al Corso diRoma, cioè l’allegoria delle Virtù“L’ Umiltà, l’Orazione, laPerfezione e la Fortezza”; ilPascoli ricorda che il Boncori“… espresse a concorrenza d’al-tri professori intorno la tribunadi San Carlo al Corso diversevirtù … l’umiltà, l’orazione, laperfezione e la fortezza d’ani-ma. …”.Gli echi del Mola, che fu il suoprimo maestro, e del Maratta,pur presenti nelle opere in que-stione, sono ormai lontane cita-

zioni, per-ché lo stiledel Boncoriaderisce adun barocco“tempera-to”, me-more dellapitturaemiliana eveneta, piùche del trionfalismo ro-mano. Anche gli scorciprospettici arditi (usatianche dal Preti ma me-diati attraverso ilGuercino) ci consentonodi capire come il Boncorifosse “morigerato” nonsolo nella sua “casta vi-ta” (“…non volle maimoglie …visse castamen-te come un frate…”) maanche nella pittura, maiviolenta o rivoluzionaria.Anche il suo cromatismoè altamente temperato,fatto che ci spiega comemai la sua pittura abbiasoddisfatto gli intendito-ri più sensibili, piuttostoche il grande pubblico oi grandi committenti del-la nobiltà romana, sem-pre alla ricerca di novità.La sua alta professionali-tà, comunque, ci vienedimostrata dal fatto chel’Accademia di S. Luca loabbia eletto suoPrincipe, pochi mesi pri-ma della sua morte pre-matura sopravvenutanel pieno della sua crea-tività all’età di 56 anni

non ancora compiuti, il 22 maggio del 1699.

DOCUMENTI1678 - “Et a 14 sett (1679) s. 50 m.ta alsig.r Gio.Batta Boncore Pitt.e à conto del-la Pittura fatta nella ven. Chiesa che rap-presenta l’Oratione”. (Archivio della Chiesa di San Carlo al Corso diRoma).L’opera è l’unica certa e documentatadell’Artista.1699 - Inventario fatto redigere daCiriaco Severini alla morte dell’artista.L’inventario fu redatto a partire dal 2maggio 1685, giusta testamento dettatoil 29 marzo 1682. Ambedue furono redat-ti dal not. cap. Giuseppe Moro e si con-servano nell’Archivio Storico Capitolino,sez. XVII, il primo al vol. 32, il secondo alvol. 33 cc. nn.(Archivio di Stato di Roma, Francesco AntonioCardelli notaio Capitolino, uff. 35 - 1699 istru-menti di maggio - cc. 300-303v, 336-338v i nu-meri corrispondenti ad opere di artisti diversidal Boncori sono trascritti in corsivo).

Trascrizione del documento:“Descriptio pro D. Cyriaco SeverinoDie vigesima seconda Maij 1699 IndictioneSeptima Pontificatus Innocentii pp. XII annoejus octavo...................................(omissis).............................Nella stanza dove dormiva il detto q. Gio.Battista

SPECIALE

Madonna col Bambino, Sant’Anna, San Giovannino, San Vincenzo Ferreri e San Giacinto e un bam-bino miracolato; olio su tela (cm. 398 x 264) in un altare laterale della chiesa di S. Pietro Martire di AscoliPiceno

Il profeta Elia soccorso da un Angelo (cm. 220 x 113), Pesaro, Altomani & Sons

CC NN NNAnno V - Numero 23 Speciale Natale 2007pagina 16 - IV SPECIALE

1) Una tela da Imperatore rappresentanteChristo e la Madalena con cornice nera ori-ginale;2) Un’altra da tre palmi rappresentanteErcole con li vitij e la virtù originale;3-4) Due altre da mezza testa con cornicette,uno de quali rappresenta S. Girolamo e l’al-tro due soldatini con una femina conPaesi copiate dal Mola;5) Un altra dà testa rappresentante ilSacrificio di Pulisena non finito;6) Una tela quadra fuori di mesura con cor-nice bianca copia del Bergognone;7) Un quadretto fuori mesura rappresentantela Susanna abbozzo del Mola;8) Un altra tela di tre palmi rappresentante ilSacrificio di Salomone originale;9) Un altra da quattro palmi rappresentantela Fuga in Egitto;10) Un altra simile con cornice bianca à boz-zetto della Tribuna degli Orfanelli;11) Un tondo d’una Sant’Orsola;12-13-14) Tre tele da mezza testa rapp.te unouna Venere l’altro Argo, e Mercurio diGiacinto Camassei e l’altro un Paesino copia;15) Una testa d’un vecchio fuori mesura; 16) Una tela d’otto, e sei rappresentanteMoise con la regina nel fiume fatto à po-sta per il Sig.re Sensini, del quale si dice nonesser stato pagato;17) Una tela da testa con una Madonna e S.Giovannino, un S. Giuseppe et il

Bambino;

Nella Stanza dello Studio18) Un quadro fuori di mesura copia diS. Pietro Martire di Tiziano;19) Un altro fuori di mesura copia diPaolo Veronese rap.te la Venuta de’Maggi;20) Un quadro tondo con cornice inta-gliata rap.te il Riposo dellaMadonna;21) Una tela d’Imperatore con unPaese abbozzato dal Mola; 22) Una tela da testa con cornice bian-ca rap.te una Madalena nel Deserto;24-34) Due quadri fuori di mesura abozzetti rapp.te un S. Giacomo et al-tri Santi, e l’altro il DiluvioUniversale;25-26) Due quadretti fuori di mesurauno Susanna, e l’altro Giuseppeebreo;27) Una tela dà testa abozzetti conputti;28) Una tela con Cornice dorata Paesedel Mola; 29) Una tela fuori di mesura rappre-sentante il Ritratto del Defonto;- Due sottocoppe di maiolica figurate;30) Una tela dà mezza testa con certifrutti non finiti.- Gessi, e cere diverse per uso studio.

Alcuni cavalletti, et altrebagattelle di poco rilievo;

Nella prima stanza31) Un quadro fuori di mesura conPaese abbozzato con S.Eustachio;32) Una tela dà testa abbozzetto de-pinto con un S. Carlo al Corso.33) Una teletta con Paese di Gio:Francesco Bolognese fatto in carta;34) Un Paese in tela dà testa copia;35) Una tela dà testa con una testanon finita;36) Una tela dà testa con frutti;37) Un’altra d’Imperatore con Circeabbozzata, e non finita;38) Una teletta fuori di mesura, conuna pioggia d’oro; 39) Una tela fuori di mesura con ilSogno di S. Giuseppe;40) Un Paese fatto a guazzo;

Nella Sala41-42) Due quadri di telad’Imperatore, con cornici intagliaterappresentanti un Gioco di Carte, el’altro il gioco di cappelletto mez-ze figure;43) Un quadro di sette, e cinque conuno scherzo di Putti;44) Un quadro di quattro palmi concornice dorata rappresentante ilSogno di S. Giuseppe;45) Una tela dà tre palmi rappresen-tante la Pietà con cornice bianca co-pia;46-47) Due quadretti dà mezza testacon due teste; 48) Una tela dà mezza testa con dueteste;49) Una tela dà mezza testa con unS. Pietro, et una Madonna à boz-zetto; 50) Una tela dà tre palmi con cornicedorata copia del Sacrificio di

Salomone detto disopra;51) Una tela fuori di mesura à bozzetto di S.Carlo al Corso; 52) Una tela di mezza testa con uno S.Giovanni che scrive; 53) Una tela dà quattro palmi con due Ritratti;54-55) Due tele fuori di mesura con cornici, co-pie una de’ quali rappresenta la Predica di S.Gio e l’altro un Paese;56) Un quadretto bislongo con cornice doratacon un Paese di Gio; Fran.co Bolognese;57-58) Due quadretti una testa originale, et unpaesino;59) Una Predica di S. Gio: copia del Mola concornice; 60-61) Due quadretti bislonghi con frutti;62) Una tela dà quattro palmi con due Ritratti;63-64) Due quadri di tela dà testa con cornice,una dorata, e l’altra bianca, uno rappresentan-te la Natività di N:ro Signore, e l’altro laPredica di S. Gio: Batta; 65) Una tela di testa con il ritratto delCardinal Mancini, non finito; 66) Una testa di creta cotta d’una Madonna fat-ta dal Fiamengo; 67) Una testa di S. Carlo di terra cotta; 68) Un altra testa del Card. Ximenes; - Due tavolini di pietra con li piedi intagliati consette figurine di terracotta;69) Un quadro abbozzato della Visitazione diSanta Elisabetta;70) Un quadro d’una Madonna, e due FratiDomenicani abbozzati;71) Una tela disegnata di sette, e cinque;72) Un quadretto in tavola depinto in tutte edue le parti”.

OPERE(N.B.- La maggior parte delle opere delBoncori sono irreperibili, ma citate da fontiletterarie. Per ogni opera, tra parentesi, il no-me dello studioso che per primo ha dato noti-zia dell’attribuzione)Cristo appare a S. Teresa di Avila: Chiesa di San Giovanni della Pigna a Roma

Mosé calpesta la corona del faraone (cm. 201 x 133 c.) Musée des Augustins di Tolosa

CC NN NN Anno V - Numero 23 Speciale Natale 2007 pagina 17 - V

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OPERE CERTE E DOCUMENTATE1) – 1663 – I pastori ritrovano Romolo eRemo: disegno a matita, tempera e biacca sucarta avana; era conservato pressol’Accademia di San Luca di Roma(Carloni); fu eseguito per il con-corso di ammissione del 1663 edottenne il 4° premio. In bassoera segnato a penna: “(premiusqu)arto Sig.r Gio: BattistaBoncore n.10”. Il disegno è statotrafugato nel 1987, ma, nellostesso archivio, ne esiste una co-pia fatta da Carlo Ascensi di cm.42 x 56.2) – 1664 – Il sacrificio diNuma Pompilio: disegno a san-guigna su carta avana (cm. 45 x35), conservato pressol’Accademia di San Luca di Roma(Carloni); fu eseguito per il con-corso del maggio 1664 e otten-ne il 3° posto, come si ricava dal“Libro delle Resoluzioni, etDecreti fatti nelleCongregazioni Accademiche. …1664” (Archivio dell’Accademiadi San Luca, vol. 43, cc. 159v,160r; vol. 44, cc. 6v, 7, 7v, 8). Allabase del foglio sono aggiunte apenna le seguenti scritte: “3°.Sig.r Gio: Battista Buoncuoren.24. Poi accademico di San Luca13 B 15”. 3) – circa 1665 – Il Profeta Eliasoccorso da un angelo, daidentificare con il quadro interpretato comeun “Santo Eremita con un angelo”: ritenutodisperso, ma che oggi si trova (cm. 220 x 113),Pesaro, Altomani & Sons, corrispondente allamisura riportata più avanti in “palmi “roma-ni” (un palmo romano = cm. 22,33 c). Il qua-dro è citato nell’inventario dei beni del cardi-nale Luigi Alessandro Omodei con le seguentiparole: “ …Un’altro (quadro) di mano delBoncore di 5 e 10 palmi con cornice dorata li-

scia rappresentante un Eremita con un an-gelo”. (L’inventario fu redatto a partire dal 2maggio 1685, giusta testamento dettato il 29marzo 1682. Ambedue furono redatti dal not.Cap. Giuseppe Moro e si conservano

nell’Archivio Storico Capitolino, sez. XVII, ilprimo al vol. 32, il secondo al vol. 33 cc. Nn.).4) –1678 – L’ Umiltà, l’Orazione, laPerfezione e la Fortezza, affresco nell’am-bulacro della tribuna nella chiesa di San Carloal Corso di Roma; il Pascoli ricorda che il B. “… espresse a concorrenza d’altri professori in-torno la tribuna di San Carlo al Corso diversevirtù … l’umiltà, l’orazione, la perfezione e lafortezza d’anima. …” (V. Documenti).

OPERE ATTRIBUITE ANCORA ESISTENTI:1) – Presentazione di Maria al Tempio: oliosu tela, cm. 205 x 140, Campli, Chiesa dellaMisericordia (Nicola Palma).2) – Ultima Cena: chiesa della Trinità di

Morge (Norberto Rozzi).3) – Riposo in Egitto: nellaCollezione Sestieri di Roma(Cocke).4) – Visione di Santa MariaMaddalena: CollezionePallavicini a Roma (Zeri).5) – Riposo nella fuga inEgitto: (Cocke) CollezioneBowodhouse (Wiltshire).6) – Madonna col Bambino,Sant’Anna, San Giovannino,San Vincenzo Ferreri e SanGiacinto e un bambino mira-colato; olio su tela (cm. 398 x264) in un altare laterale dellachiesa di S. Pietro Martire diAscoli Piceno (Lazzari, 1724).7) – Decorazione della voltadella Cappella Mancini: inSanta Maria in Aracoeli a Roma,su progetto di Carlo Rainaldi.8) – La fuga in Egitto:Collezione D’Arcevia, Roma (giàColl. Marefoschi).9) – Cristo appare a S.Teresa diAvila: Chiesa di San Giovanni del-la Pigna a Roma.10) – Mosé calpesta la coronadel faraone (cm.201 x 133 c.)Musée des Augustins di Tolosa.11) – Matrimonio mistico di S.

Caterina d’Alessandria, Palmer Museum ofArt, The Pennsylvania Stata University.

OPERE DISPERSE MA RICORDATE DALLEFONTI1) - Martirio di San Gaetano: tela, per VillaMedici (Lione Pascoli);2) - S. Andrea Avellino sfregiato dal sica-rio (Pascoli);3) - Strage degli Innocenti (Pascoli);.

SPECIALE

L’Umiltà, l’Orazione, la Perfezione e la Fortezza, affresco nell’ambulacro della tribuna nella chiesa di San Carloal Corso di Roma

CC NN NNAnno V - Numero 23 Speciale Natale 2007pagina 18 - VI SPECIALE

4) - Deposizione dalla Croce (Pascoli)5) - Gesù portacroce: di “ …quattro palmiper traverso … ” (Pascoli);6) - Crocefissione (Pascoli);7) - I Santi Jacopo, Stefano e Lorenzo: “…in un altare della chiesa dell’Aracoeli… ”(Pascoli), “… con vaga maniera dipinse altresinella stessa Cappella …” (id.);8) - Madonna col Bambino, San Giuseppeed altre figure: quadro nell’altare maggiore“della chiesa degli Orfanelli” di Roma, daidentificare con la chiesa di S. Maria inAcquiro (Pascoli);9) - Visitazione, nella medesima chiesa (Titi,ante 1674). L’opera originale fu distrutta daun incendio nel 1845. Di essa si conserva oggiuna libera copia ottocentesca, tratta da dise-gni e stampe d’epoca;10) - Vergine con Gesù, San Giuseppe eSanta Elisabetta per la chiesa di San Nicolòa’ Cesarini (Pascoli);11) - Visitazione per l’Abate Paolucci(Pascoli);

12) - Madonna per Monsignor Tarugi(Pascoli);13) - S. Amedeo per un cavaliere piemontese(Pascoli);14) - Giudizio di Salomone (Pascoli);15-16) - Natività e Circoncisione, mandatein Ispagna (Pascoli);17-21) - Cinque sovrapporte con scene dibattaglia della 2ª Guerra Punica: (Pascoli)inviate a Taranto all’arcivescovo FrancescoPignatelli (vescovo di Taranto dal 1683 al1703). Rappresentavano: le vittorie diAnnibale al Ticino, al Trebbia, al Trasimeno, aCanne e la morte di Asdrubale al Metauro(Pascoli)22) - Natività (Pascoli) per mercanti d’artenon conosciuti.23) - Venere e Marte. Nell’inventarioColonna, redatto nel 1783 è così descritto:“Un quadro nell’angolo misura di testa pertraverso Venere e Marte = Buoncuori scolaredel Mola sullo stile veneziano”;24) - Mosè nella culla posta vicino al fiu-me: il quadro è citato nell’inventario compi-lato per la morte di Filippo II nel 1714(Salerno);25) - San Giovanni in età giovanile, nellachiesa del Convento di San Bernardino diCampli (Rozzi).

Per le OPERE ELENCATE NELL’INVENTARIOFATTO REDIGERE DA CIRIACO SEVERINIALLA MORTE DELL’ARTISTA vedasi la sezio-ne DOCUMENTI.

Bibliografia essenzialeNICOLA PIO: Vite de’ pittori, scultori e archi-tetti in compendio , a.1724 (Manoscritto delcodice Capponi 257 presso la BibliotecaApostolica Vaticana; edizione critica e trascri-zione a cura di Catherine e Robert Engass) -Roma 1977, pp. 85, 86, 118 e 122.LIONE PASCOLI: Vite de’ pittori, scultori earchitetti moderni - Roma, 1730, pp. 276-287.ROSSELLA CARLONI: Una traccia di G. B.Boncori e la sua scuola - in “Bollettinod’Arte”, serie VI, n. 55, 1989, pp. 56-74.

TULLIO LAZZARI: Ascoli in prospettiva -Ascoli, 1724.CASIMIRO ROMANO: Memorie storiche di S.Maria in Aracoeli - Roma, 1736, pag. 192.FILIPPO TITI: Descrizione delle pitture, scultu-re e architetture esposte al pubblico in Roma- Roma, 1674.LUIGI LANZI: Storia pittorica d’Italia, Roma,1823, Vol. I, pag. 331BERNARDO DE DOMINICIS: Vite de’ pittori, sculto-ri e architetti napoletani - Napoli 1742-45, vol. III. P. A. ORLANDI: Abbecedario pittorico -Venezia 1753, p. 271NORBERTO ROZZI, Breve monografia diCampli,Teramo, 1909, p. 176-178.FRANCESCO PETRUCCI, Mola e il suo tempo,catalogo della mostra di Ariccia, 22 gennaio-23 aprile 2005, pagg. 69 e segg.ARCHIVIO della Chiesa di San Carlo al Corso diRoma. 1678 - “Et a 14 sett (1679) s. 50 m.taal sig.r Gio.Batta Boncore Pitt.e à conto dellaPittura fatta nella ven. Chiesa che rappresen-ta l’Oratione”. . L’opera è l’unica certa e do-cumentata dell’Artista.GIOVANNI CORRIERI: Tra Napoli e Teramo, unpercorso da definire - in “Araldo Abruzzese”n. 4, 1989, Teramo.ROBERTO RICCI: Giovan Battista Boncori - sag-gio sul Calendario artistico della ComunitàMontana zona “M” - Cooperativa “Aurora”,anno 1990.ROSANNA CIOTTI: Presentazione dellaVergine al Tempio. Già chiesa dellaMisericordia. Campli.- in AA. VV.: Documentidell’Abruzzo Teramano, vol. IV, T. 2, pp. 596-598.ANNUARIO DELL’ACCADEMIA DI SAN LUCA,Roma, 1997, p. 114.GIOVANNI CORRIERI: Giovan Battista Boncori,un anniversario dimenticato - in “La Tenda”,n.5, Maggio 1989, Teramo.

(Questo testo, in forma integrale doveva esserepubblicato su “Gente d’Abruzzo. Dizionario biogra-fico” dell’Editrice Andromeda. In sede d’impagina-zione il testo è stato scambiato con uno precedenteredatto per una pubblicazione diversa. Lo ripropo-niamo in questo foglio, se non altro per motivi digiustizia nei riguardi nel nostro artista. N.d.A.)

Visione di S. Maria Maddalena, Roma, Galleria Pallavicini

Carlo Ascensi: I pastori ritrovano Romolo e Remo; copia del disegno di G. B. Boncori (penna, matita, acquerello e biacca, cm 42 x 56 (1663).

Antonio Creccolini: ritratto di G. B. Boncori; Stoccolma, MuseoNazionale (disegno: nero, sanguigna e gesso. Le date di nascita e dimorte sono errate, in quanto riprese da Nicola Pio. Per la nascita è se-gnato il 1640 (1643) e per la morte il 1701 (1699), ed è erroneamentedichiarato ascolano.

Le città non si possono fossilizzare in un’epocastorica. Il rinnovarsi sempre verso nuove esi-genze di vita, per una città è una necessità euna costante. Tutte le città storiche d’Italia ed’Europa lo fanno, ma poche realizzano que-sto fine senza stravolgere o peggio distruggerei segni urbani che hanno determinato la cresci-ta e lo sviluppo della città: monumenti, piazze,vie, edifici e tipologie urbane, ricchi di arte,storia, tradizioni che qualificano fortemente ilterritorio. A Teramo, nel cuore della città, c’è ancora unpiccolissimo scorcio urbano carico di tradizio-ne, arte, storia e religione, quasi del tuttoignorato, ma che Italia Nostra vuole riportare

all’attenzione di tutti nell’assoluta fedeltà sto-rica. Si tratta – come cita un comunicato stampadella sezione di Teramo di Italia Nostra - del vi-colo che da corso Cerulli conduce alla chiesettadi Santa Caterina, riaperta dal 23 al 25 novem-bre in occasione della ricorrenza della santa.Sono giorni in cui, come ogni anno, il vicolodiventa letteralmente luogo di pellegrinaggioper il triduo dedicato alla giovane martire. Ilculto della Santa è ancora molto vivo nei citta-dini teramani che, numerosi, si affollano nelpiccolo edificio per far girare la ruota dispensa-trice di fortune.Pochi però si accorgono del bel selciato che cal-pestano per raggiungere la chiesa.Italia Nostra, associazione dedita alla tutela delpatrimonio storico e archeologico della città,ha fermato la sua attenzione sulla pavimenta-zione del vicolo. «Un gioiellino di memoria sto-rica - come dichiarato dal presidente PeppinoScarselli - che va salvaguardato ed amato». Tale pavimento, realizzato in acciottolato diarenaria, unico nel suo genere, rappresentaper Teramo l’ultimo segno della vecchia pavi-mentazione. L’ultima traccia presente in cittàdella pavimentazione con la quale Teramo co-minciò un percorso di miglioramento verso ladignità cittadina. Nell’Ottocento quasi tutto ilcentro abitato era pavimentato a selci di fiumee fino alla fine degli anni Cinquanta del nuovosecolo tutte le vie laterali al corso erano ancoralastricate con questo materiale tipicamente no-strano facilmente reperibile nei letti di fiumi.Attualmente il vicolo si trova in un grave statodi degrado, oltre ad essere stato deturpato dauno strato di cemento che ne ricopre il trattofinale. L’impegno dell’associazione, teso al recuperodella vecchia pavimentazione, progetto per ilquale è già stato redatto un programma di re-stauro a cura dell’architetto Hector J. CavoneFelicioni, va nel senso della sensibilizzazioneper la riqualificazione urbana, restituendo allacittà un integro frammento di storia.

Santa Caterina a TeramoItalia Nostra propone un programma di restauro del vicolo

CC NN NN Anno V - Numero 23 Speciale Natale 2007 pagina 19

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FedericoAdamoli ha rea-lizzato unapubblicazionesulla storia diuna chiesa per-duta di Teramo,San Matteo, og-gi del tutto di-menticata mache, in passato,caratterizzavaarchitettonica-mente la partenuova della città. L’ingegnere teramanoCarlo Forti, Ispettore del Dipartimentodell’Abruzzo e Molise e segretario dellaDirezione Generale di Napoli nel 1835,quando fece sopraelevare la facciata delReal Collegio il cui prospetto, lungo CorsoSan Giorgio, conteneva al centro la chiesabarocca di San Matteo, rilevò una sensibili-tà e una oculatezza fuori dal comune, quasisconosciuta a quei tempi. L’ingegnere su-però la difficoltà di dover adattare il nuovodisegno al preesistente, rispettando la pri-mitiva struttura dell’edificio e armonizzan-do la nuova struttura con la facciata dellachiesa senza mascherarne l’intervento.Considerata la succursale della Cattedrale,la chiesa di San Matteo fu al centro di unalunga vicenda speculativa che si conclusenel 1941 con l’abbattimento. Consegnatoalla memoria come espressione della prepo-tenza fascista, alla soppressione in partenon fu estranea la stessa Curia teramana.Attraverso la documentazione dell’epoca,nella pubblicazione, vengono ripercorsi glieventi che condussero alla demolizione.Il libro di 86 pagine viene distribuito a 6 eu-ro in confezione regalo e si ordina attraver-so il sito web: wwwlachiesaperduta.3000.itFatto importante, tutti i proventi del libroserviranno a sostenere la lotta alle leucemie.

N.F.

La chiesa perduta:San Matteo di Teramo

CC NN NNAnno V - Numero 23 Speciale Natale 2007pagina 20

Il volto di tre ragazze sorriden-ti in mezzo ad un prato, la po-sa di un giovane tornato dauna campagna di guerra cheindossa orgogliosamente lapropria divisa, un gruppo dipaesani festanti di ritorno dauna scampagnata, o una ban-carella di santerellari che, conun misto di sacro e di profano,espongono i loro tesori. Sono pezzi di vita vissuta, sonoi ritratti dei piccoli paesi di unavolta, con un insieme di coseintime ed irrinunciabili, un tes-suto di ricordi , di tradizioni, diaffetti, di solidarietà. .Nel mio caso queste immaginiappartengono a Villa Paterno,il paese che ho adottato comemio e che mi ha accompagnatoper tanti anni della mia vita.Il desiderio di recuperarne la

memoria storica attraversotestimonianze fotografichemi ha spinto a raccoglierevecchie foto presso le fami-glie paternesi, proprio percreare un archivio fotografi-co e allestirne poi una mo-stra, a testimonianza di mo-menti di vita ricchi di caloree di forti tradizioni.Vi è stata molta collabora-zione da parte delle fami-glie paternesi che, fiducio-samente, mi hanno affidatogli originali delle foto di fa-miglia e ciò mi ha consenti-to di allestire la prima mo-stra fotografica in occasionedella festa di S. Donato,Santo patrono del paese.Attraverso queste piccoleimmagini è stato possibilecogliere l’espressione rivela-

trice di un carattere,rappresentazioni diriti nuziali, atteggia-menti umani dinanziad eventi tramandatinegli anni , come lafesta del santo, cheprevedeva un’impor-tante partecipazionepopolare.La mostra è stata ac-colta con un entusia-smo quasi commo-vente. L’onda diricordi che ha suscita-to nei visitatori chesostavano davanti ai pannelli è stata toccante,ma mi sono reso conto che l’interesse era circo-scritto soltanto alla propria vicenda familiareed allora è nato in me il desiderio di restituirequei pezzi di memoria collettiva alla gente diPaterno creando un filmato che, con una suc-cessioni di immagini, coinvolgesse tutti in mododa far ripercorrere e rivivere alle famiglie pater-nesi le varie tappe della loro vita di paese.

Gianni Carloni

Paterno: memoria e ricordi

Vincenzo Ammazzalorso segue da anni condiuturna fatica la vita di un gregge, per rac-cogliere i momenti più significativi della vitadegli animali e dell’utilizzo dei loro prodotti.Il panorama ottenuto, che è in realtà un’ope-ra aperta in attesa di nuovi aggiornamenti, ètalmente ampio che questo calendario è ap-pena uno specimen significativo di un tale im-portante lavoro.Il modo di porsi dinanzi ai modelli ha intentidiversi: una costante osservazione scientifica eun gusto dell’inquadratura privo di piacevo-lezze, ma aperto alle modalità esecutive ditempi, luoghi e situazioni. In questo ampioventaglio di annotazioni, la lucidità di impe-

gno può avere anche teneri richiami e conte-nuti sentimentali. E Ammazzalorso non se l’èsentita di trascurare qualche dolcezza roman-tica che, quando si parla del mondo pastora-le, tocca le corde dell’animo di tutti. Perché lacapretta all’abbeveratoio, il cane pastore inun attento riposo e il gregge del settembredannunziano davanti ai calanchi sono nell’im-maginario collettivo prima che in una foto-grafia.Ma, rispettata la tradizione letteraria, nonsenza la fatica di appostamenti e con la sod-disfazione di aver colto attimi di suggestivabellezza, il fotografo è andato poi dritto alsuo scopo; che è quello di mostrare alcuniaspetti di una realtà quotidiana, come tappeinedite di un percorso che si svolge da secolinell’allevamento delle pecore: dalla nascitaall’intervento umano per la prima poppata eall’allattamento di un agnello già autonomo.Gli animali sono colti nella caratterizzazionedella loro funzione vitale e possiedono unanotevole immediatezza espressiva.Altro carattere di staticità hanno invece le im-magini con le pecore in attesa della mungitu-ra, nell’ovile o accanto alla mangiatoia, in unsistematico avvicinamento di campo visivo,dallo spazio aperto all’individuazione am-bientale quasi intima, che ricorda un presepe.Ammazzalorso ha varie modalità di avvicina-

mento al soggetto, per coglierne aspetti par-ticolari, ma anche per raggiungere un’astra-zione significativa della superficie. La funzio-ne rappresentativa è superata, ad esempio, dauna scansione di bianchi e di neri, con le testedelle pecore raccolte in una visione estatica evariegata. Altro elemento di astrazione è neltonalismo “morandiano” di una visione chadà alle pizze di cacio descritte un’impronta diautentica poesia. L’immagine vira così versouna atemporalità metafisica, che ben si rap-porta allo sguardo impenetrabile del pastorein riposo, anch’esso fuori dai momenti con-sueti della civiltà di massa.In questo calendario sembra quindi di torna-re in tempi lontani: non c’è una cifra tecnolo-gica a ricordarci i ritmi incessanti della vitaodierna. Qui tutto è calmo, senza toni idillia-ci e senza sconvolgimenti: ogni visione, inquanto espressione artistica, è a sé stante,scelta dal fotografo per fissare un’inquadra-tura, per fermare il tempo in una riflessioneche colpisca per individuazione e solennità. Ilrisultato conclusivo è privo di toni nostalgici e,al tempo stesso, di freddezza documentaria:Ammazzalorso sa dare al lavoro il carattere ditestimonianza scientifica unitamente all’au-tenticità di un riscontro umano che richiamicon giustezza il senso della memoria.

Nerio Rosa

Il calendario 2008 dell’Isituto Zooprofilattico di Teramo “G. Caporale”

Mondo pastorale tra scientificità e poesia

CC NN NN Anno V - Numero 23 Speciale Natale 2007 pagina 21

Quella che noi oggi chiamiamo cripta è l’origina-ria chiesa di Santa Maria in Platea. Divenne crip-ta quando nel Duecento vi si costruì attaccata esopraelevata la navata centrale dell’attuale cat-tedrale. Quando poi tra la fine del Quattrocentoe la metà del Cinquecento si aggiunsero alla na-vata centrale quella di sinistra e quella di destra,per dare profondità alla rinnovata chiesa, siprovvide a creare una nuova abside. L’abside si realizzò nel 1513 e per costruirla si do-vette abbattere una parte dell’originaria e anticachiesa, così la cripta prese la forma che ancoraoggi conserva: la parte medioevale con le esili co-lonnine a sostegno delle voltine a crociera e laparte rinascimentale ad aula unica con l’altarededicato alla veneratissima statuadell’Immacolata Concezione. Di originale, dun-que, la cripta conserva cinque navatelle suddivisein quindici campate. Gli esili pilastrini a sostegnodelle voltine a crociera conferiscono all’ambienteun’armonia architettonica rara, raccolta, che ispi-ra una sacralità arcaica e commovente.Nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 1904 la criptasubì un grave incendio procurato dai ceri devo-zionali prospicienti l’altare dell’Immacolata.Tutto andò in fiamme: la venerata statua dellaMadonna; i quadri laterali, l’uno del pittoreGiacinto Stroppolatini, rappresentante la con-segna delle chiavi della città all’Immacolata,l’altro di Carmine Rozzi, allievo del Bonolis diTeramo, rappresentante la proclamazione deldogma dell’immacolato concepimento; gli ar-redi, l’altare ligneo intagliato, l’attiguo vanodedicato a S.Giuseppe. Non fu risparmiatoneppure il pavimento con le reggiole di Napoli(si sono salvate solo quelle messe nelle strom-bature delle finestre). Danneggiato, natural-mente, fu anche l’importante ciclo di affreschi.La devozione dei camplesi fu straordinaria: lasera del 23 settembre 1911, con la nuova sta-tua della Vergine realizzata dal Cappabianca diRoma, fu rinnovata la cerimonia del 1764quando all’Immacolata si affidarono le chiavidella città e fu proclamata con strumento pub-blico Patrona Avvocata e Protettrice della Cittàe dell’intero Comune per aver salvato la popo-lazione dal flagello di un morbo assassino (feb-bri tifiche) che la gente impropriamente chia-mava peste. Nel 1922 la cerimonia del 1911 fu

raffigurata dal Felici di Perugia, nel dipintotuttora alla parete destra della cappella.L’altare dell’Immacolata e il pavimento fu rifat-to in marmo. Il baldacchino in legno ancoraoggi usato per trasportare in processione laVergine, simile all’antico, fu realizzato dalloscultore teramano Pasquale Morganti. Le deco-razioni della cappella dedicata all’Immacolatafurono realizzate da Ermanno Maccioni.All’inizio del nuovo millennio don AntonioMazzitti promosse un’opera radicale di restau-ro della cripta anche per risolvere problemistrutturali causati dal peso del sovrastantenuovo altare della chiesa, collocato nei primianni sessanta del Novecento.Il restauro ha consentito di recuperare la pienaleggibilità del ciclo di affreschi improntato acaratteri stilistici e culturali di eccezionale rile-vanza, tali da suggerire l’individuazione di unamatrice giottesca diffusasi nell’Abruzzo del pri-mo Trecento.Finanziati dalla Fondazione della Cassa diRisparmio della provincia di Teramo e dalBacino Imbrifero Montano, i lavori eseguiti

hanno interessato soprattutto la struttura ar-chitettonica, gravemente compromessa dall’al-to contenuto di umidità, presente tanto nel-l’ambiente che nelle murature.Scavi, drenaggi, interventi diretti sulle struttu-re murarie della Cripta e degli adiacenti localidella cappella di San Giuseppe, sono stati i si-stemi capaci d’interrompere radicalmente l’u-midità e ottenere una stabilità termoigrome-trica indispensabile alla buona conservazionedei manufatti e a stabilizzare il microclima, perevitare che si inneschino nuovi processi di idra-tazione.Proprio in questi giorni, don Antonio Mazzitti,ha reso noto che è stato stanziato un impor-tante finanziamento utile per ultimare i lavoridella cripta. Sono infatti da ultimare i lavori dipulitura e le fasi di trattamento sugli affreschimiracolosamente rinvenuti sotto l’intonaco dicemento, oltre alla sistemazione delle arcate dipassaggio dei due ambienti che compongonola cripta e dello zoccolo sottostante alle lunet-te dipinte. Per la parte architettonica rimaneda risolvere il problema del drenaggio esternodelle acque delle strade adiacenti e la sistema-zione di una nuova pavimentazione.

N.F.

Nuovi restauri nella cripta della Cattedrale

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