Centro Risorse Servizi - P.O. Mercato del Lavoro
CENTRO C.O.R.A. TORINO
� Analisi della vulnerabilità ( e delle risorse)
� Elementi di innovazione dell’offerta orientativa
� Individuazione di buone prassi
I cambiamenti nella struttura socio-demografica della popolazione
⇒ la speranza di vita e la natalità
Si stima che la popolazione anziana, over 65, nel 2050 sarà
numericamente il triplo della popolazione giovane, under 14. L’indice
di dipendenza degli anziani [1] (ovvero il rapporto tra anziani e
persone in età da lavoro) è cresciuto dal 23% al 28 % nell’ultimo
decennio e si prevede possa raddoppiare entro il 2040.
[1] Rapporto di monitoraggio del Piano di Azione Nazionale per
l ’Inclusione Sociale 2003-2005 MINISTERO DEL LAVORO E
DELLE POLITICHE SOCIALI
Fonte: Istat “L’ITALIA IN CIFRE 2009”
under 24
over 65
NUMERO MEDIO DI FIGLI PER DONNA
2,41
1,6
1,25 1,281,41
2,4
0
0,5
1
1,5
2
2,5
3
1961 1981 2001 2007 2008
(s tima)
popolazione femminile
donne straniere
Fonte: Is tat “L’ITALIA IN CIFRE 2009”
A causa della caduta del tasso di
natalità in Europa, entro il 2050 vi saranno 48 milioni di lavoratori in
meno e la relazione di “4 lavoratori per 1 pensionato” passerà a “2 a 1”.
Tra il 2005 ed il 2050 gli over 65 in
Europa arriveranno a rappresentare il 30% della popolazione residente,
mentre i giovani sotto i 24 anni
vedranno scendere il loro peso percentuale dal 30% al 23% del
totale.
Previsione anno 2050
Fonte: Istat “L’ITALIA IN CIFRE 2009”
PRINCIPALI TIPOLOGIE FAMILIARI ANNI 2006-2007
39%
26%
20%
8%
7%
0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40% 45%
coppie con figli
persone sole
coppie senza figli
genitore solo con figli
al tro
� diminuzione dei tassi di nuzialità, � tendenza alla posticipazione delle nozze e incremento della quota di matrimoni celebrati con rito civile
� scarsa natalità e aumento della quota di nascite fuori dal matrimonio� ritardo nel passaggio alla vita adulta, con conseguente rinvio dell’acquisizione di autonomia
(formazione della famiglia ricerca abitazione ecc), subordinate alla sicurezza o continuità del lavoro, alla stabilità del reddito
� emancipazione femminile (doppio ruolo)� maggiori possibilità di spostamenti e di contatti sociali� affermarsi di una mentalità maggiormente individualistica rispetto al passato� aumento dell’instabilità coniugale.
Fonte: Istat “L’ITALIA IN CIFRE 2009”
STRANIERI RESIDENTI IN ITALIA
62.780210.937
1.334.889
1.990.159
2.670.514
3.432.651
0
500.000
1.000.000
1.500.000
2.000.000
2.500.000
3.000.000
3.500.000
4.000.000
Censimento
1961
Censimento
1981
Censimento
2001
1° gennaio
2004
1° gennaio
2006
1° gennaio
2008
Fonte: Istat “L’ITALIA IN CIFRE 2009”
Nel corso del 2008 la popolazione residente sul territorio italiano ha superato, per la prima volta nella storia, la soglia dei 60 milioni (stime al 1° gennaio
2009).[1] La crescita della popolazione residente, pari a 434 mila unità nel 2008, con un tasso d’incremento del 7,3 per mille, si deve interamente alla popolazione immigrata.
[1] Rapporto annuale. La situazione del Paese nel 2008 ISTAT
LAVOROLAVORO
SISTEMI
DI WELFARESISTEMI
DI WELFAREFAMIGLIAFAMIGLIA
La collocazione sociale di una persona non dipende solo o prevalentemente dalla sua collocazione nel mercato del lavoro ma anche dal sistema di welfare, dalla sua
collocazione nel sistema familiare e dal modo in cui questo sistema si è organizzato
nonché dall’ampiezza e dalla solidità delle reti nelle quali è inserita.
PRECARIZZAZIONE DEL
LAVORO
INSTABILITA’ DEI REDDITI
FRAGILITA’ DEI SUPPORTI DI
PROSSIMITA’DIFFICOLTA’ DI TRASFORMAZIONE
DEI SISTEMI DI WELFARE
Nell’analisi di Ranci (2007) sul contesto europeo vengono ben
descritte le quattro tipologie di nuovi rischi sociali:
•la diffusione della povertà integrata (situazioni temporanee e
sporadiche di povertà relativa)
•la diffusione di posizioni occupazionali precarie o temporanee (che
investono ceti sociali tradizionalmente al riparo dai rischi di
precarietà lavorativa)
•la conciliazione tra lavoro di mercato e lavoro di cura (working and
mothering), necessità di dual earner, vale a dire di disporre di due
stipendi per mantenere un reddito familiare soddisfacente
•l’ampliarsi del numero di persone non autosufficienti che richiedono
un’assistenza a lungo termine (long term care)
INGRESSO VITA ADULTA
TRANSIZIONI CRITICHE
INVECCHIAMENTO
SOSTEGNO
INTEGRAZIONE
EMPOWERMENT
SPECIFICHE
ATTENZIONE
ALLE
DIFFERENZE
DI GENERE
Modello familiare monoreddito
Modello familiare
doppio reddito
forme intermedie (reddito femminile
“integrativo”)
Nodo irrisolto: prob lema del “care”
L’efficienza delle strategie dual earner e ancor di più dual
career dipende dall’implementazione di un ampio spettro
di policies innovative del lavoro, dei servizi, abitative e
urbane.
Ad esempio:
• politiche per il sostegno della crescita di posti nei
servizi qualificati e “identificanti” che, indipendentemente
dalla retribuzione, garantiscano la progressione di
carriera (Paci, 2005);
• politiche per l’incremento dei salari percepiti dai
lavoratori a bassa qualifica dei servizi privati, attraverso
la fiscalizzazione degli oneri sociali (Paci , 2005);
• politiche per lo sviluppo di un mercato sociale dei
servizi (Ranci, 2001; Paci, 2005);
• politiche per l’introduzione delle nuove tecnologie nei
servizi alle persone, per la fluidificazione dell’accessibilità
ai servizi attraverso la riorganizzazione degli orari, per il
contenimento dei costi per la mobilità spaziale attraverso
interventi infrastrutturali e di riequilibrio delle
localizzazioni delle abitazioni e delle imprese (Barbera e
Negri, 2005)
“Il cuore delle politiche sociali per una società che vuole essere attiva è costituito dalla ricomposizione delle politiche di Welfare to Work. E’ il lavoro che garantisce la possibilità di
sviluppare le capacità personali incrementando la competitività del Paese e, con essa,
anche le risorse che affluiscono allo Stato sociale: i bassi tassi di occupazione di cui abbiamo detto corrispondono, infatti, ad altrettanto bassi livelli di sostegno del sistema
previdenziale e degli ammortizzatori sociali e della fiscalità generale.L’obiettivo è un drastico innalzamento dei tassi di occupazione regolare – soprattutto di
donne, giovani e over 50 – avvicinando così l ’Italia ai Paesi, come il Regno Unito e l’Olanda, che attraverso robuste politiche per l ’occupabilità si sono da tempo attestati su alti livelli di
partecipazione al mercato del lavoro.Proprio un mercato del lavoro con queste caratteristiche costituisce la migliore tutela per il
lavoratore: egli non è più abbandonato a se stesso, può conoscere tempestivamente tutte le opportunità corrispondenti alle sue competenze, è immediatamente individuato quando il
periodo di disoccupazione involontaria o di occupazione temporanea dura troppo a lungo, è accompagnato al lavoro da servizi efficienti, primi tra tutti quelli di formazione e
orientamento.”
Dal Libro Verde pubblicato dal Ministero del Lavoro della salute e delle Politiche Sociali Luglio 2008.
Il sistema di protezione sociale denominato welfare to work, concepito e adottato per la
prima volta nel Regno Unito per ridurre gli effetti collaterali negativi del welfare sul mercato del lavoro, propone un nuovo patto sociale: un sistema di diritti e doveri all’interno del quale il disoccupato viene aiutato con un mix di elementi (sussidio economico, orientamento, formazione professionale, programma di tecniche di ricerca
attiva). In cambio gli si richiede una sua partecipazione attiva e l’accettazione del/dei posti di lavoro che gli verranno offerti. In caso di non rispetto dell’accordo il sussidio potrà venir ridotto o soppresso.
Il modello del welfare to work almeno da un punto di vista teorico sembrerebbe “spalancare” le porte alle azioni orientative “pure”. Infatti esso si pone come obiettivo ultimo l’autonomia della persona raggiungibile attraverso un “crescendo” di partecipazione del soggetto.
… ma come ottenere tale partecipazione e trasformarla in progettualità se non passando dalla presa di consapevolezza della propria situazione e accompagnando il
soggetto in tale processo?
Le politiche di reddito minimo
“politiche di attivazione del soggetto in una condizione di autonomia e libertà o politiche di capacitazione”[1] che
contribuiscono a creare un contesto economico
favorevole allo sviluppo,
trasformandosi quindi in un bene collettivo. [1] Nussbaum M.C.
Il reddito minimo funziona piuttosto bene in Europa ed esperienze più che decennali vanno a contrastare
l’obiezione del problema della dipendenza (la
cosiddetta “trappola assistenziale”).
Il reddito minimo è una delle ragioni che emancipa molto presto i figli dalle loro
famiglie in molti paesi europei. In Germania, come in Svezia, il 50% di coloro che ricevono il reddito minimo
sono giovani sotto i 21 anni .
In Gran Bretagna a partire dai 18 anni chi non ha un lavoro e non ha risparmi per più di 12.775 euro ha diritto all' Income-based Jobseeker's Allowance, a
circa 300-350 euro mensili per un periodo di tempo illimitato .
A questa cifra si devono aggiungere l'affitto dell'alloggio (Housing Benefit) e tutta una serie di assegni per i figli.
In Spagna Zapatero progetta di innalzare il salario minimo interprofessionale a 600 euro per 14 mensilità.
In Francia dove forme di reddito minimo esistono fin dal 1988, dal 1 luglio 2009 è
entrato in vigore una nuova forma di sussidio pubblico il Reddito di Solidarietàattiva (Revenu de Solidarité Active - Rsa). Si tratta di un sistema di sussidio
“misto” che da una parte garantisce un livello decente di sussistenza, dall'altra
evita la “trappola della povertà”. E’ infatti pensato sia per i disoccupati (reddito minimo per chi non lavora) sia per i “lavoratori poveri” (complemento al reddito
per chi ha un’occupazione retribuita)
In anni passati si sono realizzate in Italia alcune sperimentazioni[1] limitate nel
tempo e dal punto di vista geografico
In italia oggi: l’iniziativa del Lazio
Il 4 marzo 2009 , il Consiglio Regionale del Lazio ha approvato la legge istitutiva del reddito minimo garantito per disoccupati, inoccupati e precari.
Un provvedimento che prevede l’erogazione di una somma di denaro (fino a
7.000 euro l’anno ossia 530 al mese per i circa 4000 disoccupati, inoccupati e precari che siano residenti nel Lazio da almeno 24 mesi) e una serie di
prestazioni indirette (ad es. contributi per il canone d’affitto e per l’utilizzo gratuito dei mezzi pubblici locali).
[1] Nella cintura di Torino citiamo l’esperienza di Nichelino
Asset building“Si può senz’altro affermare che i risparmi aumentano
di pari passo con il reddito, ma vi sono anche prove tangibili che dimostrano che i tassi di risparmio sono
superiori tra i poveri “Sherraden et al., 2002, Duran, 2002
Microcredito
“Quando oggi qualcuno mi chiede come mi sono venute tutte quelle idee
innovative ... Io rispondo che abbiamo
guardato come funzionano le altre banche e abbiamo fatto il contrario”
Muhammad Yunus”
Cohousing: una politica innovativa relativa all’ “abitare”
Cohousing: una politica innovativa relativa all’ “abitare”
La situazione abitativa è risultata essere in studi realizzati a livello nazionale un fattore specifico di
vulnerabilità sociale, che accomuna diverse tipologie di
famiglie intervistate.
Alcuni esempi:I nuclei composti da una persona sola (single, soprattutto donne anziane
rimaste sole dopo la morte del coniuge ma anche giovani o adulti che “scelgono” di vivere da soli), le famiglie monoreddito (come le donne
separate, capofamiglia, con figli minori), le famiglie numerose, in particolare
quelle immigrate che devono affrontare troppo spesso anche le difficoltà legate alla diffidenza di proprietari di abitazioni che richiedono loro garanzie
finanziarie più elevate che per gli italiani.
WELFARE TO WORK
REDDITO MINIMO
ASSET BUILDING
MICROCREDITO
COHOUSING
ORIENTAMENTO
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L’Orientamento svolge una funzione sociale di primaria importanza attraverso l’azione su quattro livelli di intervento:
il primo aiuta i soggetti a individuare punti di riferimento stabili in un contesto caratterizzato per i continui cambiamenti in ogni sfera della vita professionale, sociale, personale
il secondo sostiene e rafforza donne e uomini che hanno incontrato difficoltà nell’affrontare tali cambiamenti lavorativi, fino ad essere o sentirsi esclusi dalla partecipazione attiva alla vita sociale
il terzo accompagna l’adattamento dei soggetti ai nuovi elementi dell’organizzazione del lavoro e del mercato del lavoro
il quarto riguarda il collegamento che l’orientamento svolge tra i diversi sistemi (istruzione, formazione, mondo del lavoro e territori) nei quali le persone si muovono per sviluppare una progettualità personale e professionale.
SERVIZIO INTEGRATO DI ORIENTAMENTO E INSERIMENTO
LAVORATIVO IN UN’OTTICA DI GENERE
Soggetti coinvolti ne l
processoIstituzioni:
•Regione Piemonte•Comune di Torino•Provincia di Torino•crspo•Istituzioni di parità•Università•Sistema Istruzione •Formazione Prof.le•Privati
ATTUATORI
- Agenzie accreditate all’orientamento e all’accompagnamento al lavoro – Centri per l’impiego - Organizzazioni datoriali – Universita’-
Servizi per l’accompagnamento alla creazione di impresa
LE RISORSE:
•Fondazioni•Banca etica•Fondi strutturali
BACINI DI UTENZA:•Sportelli lavoro •Circoscrizioni•CPI•Servizi sociali•Terzo settore•Sistema Istruzione•Centri di Form. Prof.le•Agenzie di sviluppo locale•Altri
1° accoglienza colloquio individuale
Rimando ad altri servizi
Formazione specifica
Colloqui individualidi accompagnamento
Orientamento di gruppo e/o consulenza orientativa
Bilanci di competenze
Gruppi autogestiti Job club
Orientamento alla scelta
imprenditoriale
Tirocini formativi
InformazioneDocumentazione
ORIENTAMENTO
Sostegnoalla
progettualità
Microcredito per imprese sociali
Tutor aziendaliTutor d’accompagnamento
MERCATO
DEL LAVORO
Questo modo di intendere l’orientamento, insieme allo scenario descritto e ai rischi di vulnerabilità, solleva dal punto di vista della pratica e della metodologia una serie di
interrogativi/riflessioni. Ne riportiamo alcuni:
Quali sono gli ambiti di competenza della consulenza/formazione orientativa? Abbiamo gli strumenti adatti? Quali sono questi strumenti?
Quali sono le competenze necessarie all’orientatore? Qual lavoro di rete/interdisciplinare si configura?
DUPLICE
OBIETTIVO
Sviluppo identità sociale dell’individuo
Riduzione costi della flessibilità
Sviluppo identità sociale dell’individuo
Fino a pochi decenni fa: Fino a pochi decenni fa: riti di passaggio precisi,
l’ingresso nel mondo del lavoroassunzione di un ruolo (abbastanza stabile).
Oggi i paradigmi di riferimento sono mutati:Oggi i paradigmi di riferimento sono mutati:
come si costruisce allora l’identità sociale e professionale della persona adulta in questo scenario ambivalente dove da una parte sono aumentate in modo esponenziale le opportunità e le risorse di cui il soggetto può avvalersi per fare esperienza, e dall’altra parte sembra facile “perdersi” in questa rete
complessa, farsi assorbire da un senso di incertezza e precarietà?
� occorre partire dall’esperienza - non intesa come semplice accumulo di fatti esperienziali e acquisizione di dati, bensì la “rielaborazione” dei
fatti vissuti.
Riduzione costi della flessibilità
“Gli oneri personali prodotti dai lavori flessibili sono riconducibili fondamentalmente a tre tipi di precarietà.
1) limitata o nulla possibilità di formulare previsioni e progetti sia di lunga che di breve portata riguardo al futuro – quello professionale ma spetto anche
quello esistenziale e familiare.[…]
2) al di fuori delle professioni comportanti qualifiche molto elevate, che sono sempre spendibili agevolmente sul mercato del lavoro, la maggior parte dei
lavori flessibili non consentono di accumulare alcuna significativa esperienza
professionale, trasferibile con successo da un datore di lavoro all’altro. (carriera.)
3) la destrutturazione, e sovente la rimozione, operate da vari tipi di lavoro flessibile, di aspetti spaziali e relazionali del lavoro che sono alla base
dell’identità e dell’integrazione sociale della persona. (avere uno spazio fisico
identificabile in cui lavorare, degli strumenti di lavoro che sono sotto il proprio esclusivo controllo, delle relazioni stabili con altri membri dell’organizzazione.”
Aspetti psicologici
cultura
Rete sociale
salute
patrimonio
lavoro
Alcuni criteri:
� centratura sulle strategie di coping
� centratura sulle competenze
� centratura sull’empowerment
� centratura sulle rappresentazioni dei soggetti per modificare/ampliare/modernizzare
alcune idee relative al lavoro
� centratura sulle rappresentazioni/stereotipi che conducono a differenze nei costi di
sostenibilità della flessibilità per alcuni sottogruppi
� approccio multidimensionale, che tenga conto di tutte le componenti della vita di un
soggetto e non soltanto la sfera professionale
Aspetti psicologici
cultura
lavoro
patrimonio
salute
Rete sociale
istituzioni
dualwinner
Cultura della
condiv isione
tra i generi
Div ersificazione entrate
Casa: f onte di sicurezza ma anche tensione economica (muto , spese ecc)
Inv estimenti/risparmi
Stile di vita
consumi
Titolo di studio
Forme contrattuali
Tipologie
Rete amicale
Accesso ai servizi socio/sanitari
Accesso ai servizi di tipo informativ o
Credito ai
consumi
Formazione continua
Partecipazione civile
prev enzione
Accesso ai servizi
Nucleo famigliare
Locus of control
Identità sociale
Strategie di coping
Rappresentazioni e stereotipi (sul
Mdl, genere, famiglia, comunità)
Gruppi di acquisto
solidali
cure
competenze
Comunità
Sicurezza
carriera
Competenza sociale
L’APPROCCIO MULTIDIMENSIONALE
DELL’ORIENTAMENTO