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Centro Studi C.N.I. - 16 luglio 2015...Italia Oggi 16/07/15 P. 10 Tino Oldani 4 Sole 24 Ore 16/07/15...

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Centro Studi C.N.I. - 16 luglio 2015
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Centro Studi C.N.I. - 16 luglio 2015

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INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Centro Studi C.N.I. - 16 luglio 2015

Pagina I

PA

No al cemento ma tempi certiRepubblica 16/07/15 P. 29 Mariana Madia 1

LEGGE OBIETTIVO

Cantone: via la legge obiettivoSole 24 Ore 16/07/15 P. 22 Mauro Salerno 2

VARIANTI

Stop a varianti in corso d'opera. Premio a chi non le chiedeItalia Oggi 16/07/15 P. 29 3

FONDI EUROPEI

Finalmente una bella notizia: nell'utilizzo dei fondi europei l'Italia ha cambiato verso. Ora nespendiamo il 77% (eravamo al 58,2%)

Italia Oggi 16/07/15 P. 10 Tino Oldani 4

Utilizzo fondi Ue, Regioni in ritardoSole 24 Ore 16/07/15 P. 14 AnnamariaCapparelli

5

RIQUALIFICAZIONE URBANISTICA

Mirafiori, centri servizi e automotive hi-techSole 24 Ore 16/07/15 P. 15 Maria Chiara Voci 7

Una piazza per la produttivitàSole 24 Ore 16/07/15 P. 15 8

SILENZIO-ASSENSO

P.a., annullabili d'ufficio anche i provvedimenti frutto di silenzio-assensoItalia Oggi 16/07/15 P. 30 Simona D'Alessio 9

COMPETENZE AGROTECNICI

Il catasto è cosa di pochiItalia Oggi 16/07/15 P. 32 Beatrice Migliorini 10

APPALTI PUBBLICI

Il mestiere di arbitroCorriere Della Sera 16/07/15 P. 1 Sergio Rizzo, GianAntonio Stella

11

ICT

I sensori degli smartphone sviluppati a MilanoCorriere Della Sera 16/07/15 P. 31 Massimo Sideri 14

INTERNET DEGLI OGGETTI

Quei numeri da zio Paperone nell'era di Internet delle coseCorriere Della Sera 16/07/15 P. 33 Massimo Sideri 15

Un po' più di sogni per la città intelligenteCorriere Della Sera 16/07/15 P. 33 Edoardo Segantini 17

AMMINISTRAZIONE CONDOMINI

Per gli amministratori corsi online ed esami a distanzaSole 24 Ore 16/07/15 P. 41 Glauco Bisso SaverioFossati

18

MUNICIPALIZZAZIONE

Municipalizzate, giungla di 5.000 poltroneCorriere Della Sera 16/07/15 P. 39 Michelangelo Borrillo 19

CNI

Opere pubbliche, il messaggio degli ingegneri: "Serve un rilancio del settore per farripartire l'economia"

Il Giornale Dell' Ingegnere 01/06/15 P. 9 Roberto Di Sanzo 20

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INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Centro Studi C.N.I. - 16 luglio 2015

Pagina II

CENTRO STUDI CNI

LA LIBERA CIRCOLAZIONE? PER ORA RIMANE UNA CHIMERAIl Giornale Dell' Ingegnere 01/06/15 P. 12 Roberto Sanzo 21

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No al cementoma tempi certiMARUWAR2"U

ARO DIRETTORE, in que-sti giorni in cui siamoimpegnati alla Cameranell'approvazione del

disegno di legge di riforma del-la pubblica amministrazione siè molto discusso su uno dei nodidel provvedimento : il silen-zio/assenso tra le amministra-zioni pubbliche quando si trattadi esprimere pareri o concedereautorizzazioni.

Non sono mai state in discus-sione la tutela del paesaggio,dei beni culturali e del patrimo-nio artistico e ambientale. Nes-'suno ha mai avuto intenzione diautorizzare cementificazioniselvagge.

Il nodo da sciogliere è come situtelano più efficacemente ilpaesaggio, i beni culturali el'ambiente, garantendo il dirit-to dei cittadini ad avere rispo-ste certe nei tempi previsti. Lenorme impongono termini pe-rentori per rilasciare i pareri,tuttavia spesso questi termininon sono rispettati. Riteniamoche i cittadini debbano contaresu tempi certi entro i quali le am-ministrazioni possano dire "sì"o "no". La norma non modifica oestende in alcun modo i criteri oi presupposti per costruire, nécomprime la possibilità di diredi no . L'obiettivo è dunque "co-stringere" le amministrazioni aprendersi la responsabilità del-le proprie decisioni . Il silenzio si-gnificherebbe dire "sì" con tut-te le responsabilità che ne con-seguono. Altro che cementifica-zione: questa norma obbligheràa decidere e avrà come conse-guenza l'innalzamento dei livel-lidi tutela dei beni pubblici.

L'autore è ministro perlasemplificazione e la pubblica

amministrazioneONPRODUZONE RISERVATA

PA Pagina 1

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e* La proposta del presidente Anac: stretta sulle varianti

Cantone: via la legge obiettivoMauro Salerno

ROMA

Calare il sipario sulla stagionedelle grandi opere modello leggeobiettivo. Cancellare la corsia ve-loce disegnata dal secondo Go-verno Berlusconi per realizzareunvastoprogrammadiinfrastrut-ture sarebbe un «messaggio im-portante» per Raffaele Cantone.

Ascoltato ieri alla Camera sul-la riforma appalti il numero unodell'Antic orruzione ha ribadito ilsuogiudizio «moltopositivo» sultesto della delega, ma non hamancato di avanzare alcune pro-poste di correzioni. Tra tutte l'in-troduzione di una norma mirata acontenere l'esplosione dei costidelle grandi opere affidate con laformula del general contractor,introdotto proprio dalla leggeobiettivo per realizzare opere«chiavi in mano e a tempi e costicerti». Quello che si dice un casodi scuola, raramente riscontratotra i cantieri italiani. L'idea? Vie-tare la possibilità di varianti perquesto tipo di appalti, ameno chenon si rendano necessarie peradeguarsi nuove leggi. In quel ca-so, dice Cantone, «non possiamoaddossare i costi all'imprendito-re. Però - ha aggiunto con un oc-chio al caso metro C a Roma- nonprevedere la possibilità di ritro-vamenti archeologici a Roma èun'altra cosa».

Il presidente dell'Anac ha ri-conosciuto larilevanza dei nuovipoteri che il nuovo codice degliappalti consegna all'Authority. Eha tenuto a chiarire che il profilosarà quello di un organo regola-tore del mercato, non quella diun'Autorità-poliziotto. «In que-sto primo anno di attività - hadetto - abbiamo dimostrato disaper regolare il mercato senzabloccare gli appalti. Anzi». Di quila richiesta di non toccare i com-missariamenti degli appalti frut-to di corruzione o a rischio infil-

La procura chiudel'inchiestasu porto turistico

Frodenellepubblichefomitu-re, abuso di ufficio, appropriazio-neindebita ericiclaggio sono con-testati dai pm di Civitavecchia a15persone, tra cui exfunzionari dellaRegioneLazio el'exsindaco diFiu-micino, a conclusione delle inda-gini sul porto turistico. Inchiestache nel 2013 è costata l'arresto aFrancesco Bellavista Caltagirone,patron dell'AcquaMarcia.

trazione, inaugurati la scorsaestate con il Dl 90/2014. «Si ri-schia di indebolire un istituto chesta funzionando», ha detto Can-tone con riferimento alla normadella delega che introduce lapossibilità per le stazioni appal-tanti di annullare la gara o scorre-re lagraduatoria di aggiudicazio-ne prima che si attivi l'Anac.

Giuste, invece, le norme per fa-vorire la partecipazione agli ap-palti delle Pani «da rafforzare construmenti di soft regulation» e lascelta a sorteggiare i commissaridi gara tra nomi selezionati dal-l'Anac, invece che su soggetti in-terni o nominati dalle Pa. Qui lapreoccupazione riguarda l'au-mento dei costi. Proposta: circo-scrivere Ilnuovo sistema«aldiso-pra di certe soglie o per certe tipo-logie di appalti». Sollecitato daideputati, Cantone è tornato anchesul tema delle concessioni. Que-sta volta però non si è parlato diautostrade. «Vi invito a focalizza-re l'attenzione an che su porti e ae-roporti - ha detto Cantone - per-ché in questi casi si creano renditedi posizione molto rilevanti». Ul-timo passaggio sugli arbitrati.Conlarichiesta di cancellare ilodi"liberi", ridurre i compensi dei"giudici privati", trasformandoliin pubblici ufficiali. Dunque im-putabili in caso di corruzione.

0RIPaC) 10NERISERVAI).

Legge obiettivo Pagina 2

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Stop a varianti in corso dopera. Premio a ehi non le chiedeIntrodurre il divieto assolu- rrrevedendo un meccanismo di

to di varianti in corso d'opera tioglia e di tipologia di appalto,e dare un premio alle imprese neon contemplato nel testo del

senato. Sulla progettazione, ilche non le chiedono; abrogare . Ab I I bi ttirogare a egge o e vola legge obiettivo; appaltare i )residente ha dichiarato chelavori sul più dettagliatolivel- • Divieto assoluto di varianti e premi alle imprese i testo su questa materia «haloprogettuale, regolare l'incen- che non propongono varianti in gara ' fatto grandi passi in avanti,tivo del due percento previsto . Regolare l'incentivo del 2% ai tecnici interni della ?erché prova a inserire l'ideaper i tecnici della pubblica , -he l'opera deve essere messaamministrazione, ridurre gli p.a. con tetti qualitativi e quantitativi n gara quanto più è avanza-arbitrati liberi a favore degli Negli arbitrati l'arbitro deve essere pubblico lo il livello di progettazione».arbitrati amministrati; conte- ufficiale Cantone ha poi posto il temanere fortemente il numero delle '.all'incentivo del 2% che, an-stazioni appaltanti. Sono que- -orehé non condivisibile, «haste alcune delle indicazioni che ha fornito proposta «in qualche modo provocato- però una sua ragion d'essere perché sti-ieri il presidente dell'Autorità naziona- ria», di stabilire il divieto assoluto delle mola alcune professionalità interne allele anticorruzione, Raffaele Cantone, varianti in corso d'opera, e ha proposto di stazioni appaltanti, ma il codice potreb-nell'audizione presso la commissione dare un premio agli imprenditori che non be fissare dei tetti (sia quantitativi, siaambiente della camera sul disegno di chiedono varianti, per creare meccanismi collegato agli uffici e alle retribuzioni elegge delega sugli appalti pubblici già incentivanti. Non c'è stato affidamento a una sua razionalizzazione, perché spes-approvato al senato. Cantone, dopo ave- contraente generale senza varianti e au- so l'incentivo viene spalmato a pioggia»,re richiamato i passaggi più rilevanti del menti costi. Sul tema dell'accesso al mer- il presidente è a favore di poche stazionitesto all'esame della commissione, di cui cato delle piccole e medie imprese, nono- appaltanti e qualificate. Sul contenzioso,ha apprezzato i contenuti elaborati nel stante le direttive comunitarie, qualcuno partendo dall'esperienza dellAutorità an-primo passaggio parlamentare ha pre- afferma che il ddl dedichi poca attenzione drebbero ridottigli arbitrati liberi (il terzoso in esame la disciplina delle grandi alle pmi; a suo avviso il presidente Can- arbitro viene scelto dalle parti), adottan-infrastrutture, affermando che occorre tone ha dichiarato che il tessuto connet- do la regola che gli arbitrati siano sempreabrogare la legge obiettivo perché il co- tivo del settore edile è caratterizzato da quelli che fanno riferimento al modellodice deve essere l'unico testo normativo pmi, quindi le direttive comunitarie non degli arbitrati amministrati (gestiti dallada applicare, con limitatissime eccezioni è detto che vadano adottate così come sono camera arbitrale dell'Autorità), preveden-legate a urgenze di protezione civile. Sul proposte ma andrebbero adeguate tenen- do inoltre che siano soggetti con qualificageneral contractor, che è la tipologia di do conto della situazione italiana. Sulle di pubblico ufficiale.contratto più problematica nelle grandi commissioni di gara, il presidente ha pro- Andrea Mascoliniopere il presidente Anac ha formulato la posto commissioni da gara a estrazione, ------- ©Riprodu-ione ,iseroata-

varianti Pagina 3

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finalmente una bella notizia : nell 'utilizzo dei fon .i europ ei 'Italiaria cambiato verso. Ora ne ria endiamo il 77 % (eravamo al 58,2 %)

DI TINO OLDANI

F finalmente una buona notizia.Dopo decenni di ritardi scan-dalosi, l'Italia si è data unamossa nell'utilizzo dei fondi

strutturali europei. La rilevazione èrecente: al 31 maggio scorso, il nostroPaese è riuscito a spendere il 77% delladotazione, in pratica 34,3 miliardi dicuro, su 46,7 disponibili. Dati, questi,certificati dalla Commissione Ue, va-lidati dalla Ragioneria generale delloStato e dall'Agenzia per la coesioneterritoriale. Il balzo in avanti parla dasolo: nel periodo 2007-2013 l'Italia nonera andata oltre il 58,2% nell'utilizzodei fondi Ue disponibili. Il cambio dipasso è notevole, e richiederà ulterioriapprofondimenti per capire meglio dichi sia il merito di questa piccola rivo-luzione, che poi tanto piccola non è.

I fondi strutturali europei im-pegnano ogni anno più di un terzo(37,5%) del bilancio Ue e sono stati ide-ati per sostenere lo sviluppo delle areepiù deboli dell'Unione e quello di alcu-ni settori particolari. Per il prossimoquinquennio, la Commissione Junckerha stanziato 300 miliardi, dei quali 41destinati all'Italia. Gli strumenti usatiper distribuire questi fondi sono prin-cipalmente due: il Fondo europeo disviluppo regionale (Fesr), che assorbecirca due terzi delle risorse, e il Fondosociale europeo (Fse). Il primo inter-viene per finanziare infrastrutture einvestimenti produttivi, che generanooccupazione; il secondo favorisce l'inse-rimento professionale dei disoccupatie delle categorie sociali più deboli. Aidue fondi si affiancano poi i cofinan-ziamenti statali e regionali, con i Pon(Piani operativi nazionali) e i Por (Pia-ni operativi regionali).

Troppa burocrazia? Probabile.Ma non più di tanto, se è vero che, fi-nora, quasi tutti gli altri paesi euro-pei sono sempre riusciti a fare megliodell'Italia. Tanto è vero che, nel periodo2007-2013, il nostro paese ha versatoall'Europa 109,7 miliardi di euro e neha ricevuti indietro 71,8 attraverso iprogrammi comunitari, comprensividei fondi strutturali. Dunque, un saldonegativo di 37,8 miliardi, dovuto so-prattutto alla scarsa capacità della bu-rocrazia di aiutare il governo naziona-le e le Regioni nella stesura di progetticredibili e tempestivi a Bruxelles. Anzi,più volte le richieste di finanziamentoitaliane sono state messe alla berlinaper la ridicolaggine totale.

Clamoroso il caso dei 750 milacuro spesi a Napoli dalla RegioneCampania qualche anno fa per unconcerto di Elton John , sotto la voce«sviluppo culturale». Soldi che la Re-gione è stata poi costretta a restituireall'Ue. Centinaia di casi analoghi, perlo più finanziamenti di sagre paesanemolto diffuse nel Sud, sono stati in-

dividuati dagli ispettori di Bruxelles,che per questo sono diventati di brac-cino corto con l'Italia. Resta il fattoche tuttora le Regioni meridionali nonsono un modello di efficienza, anchese hanno fatto passi avanti: rispettoalla media nazionale del 77% di fondiUe spesi, le Regioni del Nord hannocontribuito con l'86,2%, contro il 72,%di quelle meridionali (Campania, Ca-labria, Puglia e Sicilia), che sono quellemaggiormente bisognose.

A conti fatti, restano 12 miliardida spendere del programma Ue 2007-2013. Il governo di Matteo Renzi si èimpegnato a farlo entro il 31 dicembreprossimo, pena la perdita dei fondi Ue.Ovviamente sarà determinante, in ter-mini di efficienza, il contributo delleRegioni, che, per questa partita resi-duale, saranno esentate dall'obbligodel cofinanziamento, novità introdottadal Cipe nel febbraio scorso. Per coin-volgerle maggiormente nell'uso deifondi europei, Renzi ha deciso infattiche anche le Regioni dovranno parte-cipare in futuro al cofinanziamento deivari progetti approvati da Bruxelles.In media, la quota di cofinanziamentoregionale sarà del 50%, mentre per letre Regioni maggiormente in ritardonel passato (Campania, Calabria, Si-cilia), la quota scende al 25%, a frontedi un taglio netto di 7 miliardi dellerisorse disponibili per queste Regio-ni. Una frustata secca, punitiva per i

governatori più inefficienti, ma ancheuna frustata benefica forse all'originedell'improvvisa accelerazione nell'usodei fondi Ue.

Tra i Paesi europei , l'Italia èoggi il quarto conti ibutore netto, conun saldo negativo di 37,8 miliardi trail versato (109,7 miliardi) e il ricevuto(71,8) nel periodo 2007-2013. Da unostudio di Giuseppe Bortolussi, forsel'ultimo prima della sua scomparsa,emerge che il primo contributore net-to è la Germania (con 83,5 miliardi disaldo negativo tra dare e avere), se-guita dal Regno Unito (48,8 miliardi)e dalla Francia (46,5). Tutti gli altripaesi sono i percettori netti, avendoottenuto più di quanto hanno versatoa Bruxelles.

Bortolussi aveva calcolato laspesa e l'introito pro capite. Ogni tede-sco ha speso 1.034 euro per l'Europa,e ogni italiano 623 euro. Per contro,nel periodo 2007-2013, ogni spagnoloha ricevuto 355 euro, un polacco 1.522euro, un portoghese 2.100. Ma sapetechi ha beneficiato maggiormente deifondi europei? La Grecia. Ovvero il Pa-ese che, secondo il suo premier AlexisTsipras e i suoi tifosi italiani, sareb-be stato rapinato dal resto d'Europa.Invece Atene ha preso 32,2 miliardidi euro più di quanto ha versato. Paria 2.960 euro netti per ogni suo abi-tante..

- eORïprodzrzioneriseruata- 11

Fondi europei Pagina 4

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. A rischio 1,4 miliardi di contributi europei - Richiamo del ministro Martina ai governatori

Utilizzo fondi Ue, Regioni in ritardoA Nord le più virtuose - Il Mipaaf rilancia sulla gestione nazionale

Annamaria Capparelli

Vietato non spendere. Bac-ffilchettata del ministro delle Poli-tiche agricole, Maurizio Marti-na, alle regioni per il mancatoraggiungimento dell'obiettivodispesadellavecchiaprogram-mazione 2007-2013 dello Svi-luppo rurale. E ora il rischio è ildisimpegno per 1,4 miliardi difondi europei. In una fase tantodelicata per l'agricoltura, chehabisogno dirisorse perconso-lidare i segnali di recupero chearrivano datuttigli osservatori,l'Italia si permette il lusso di ri-spedire gli assegni a Bruxelles.E quanto emerge dalle elabora-zioni della Rete Rurale aggior-nate al 30giugno e analizzate ie-ri nel corso di un incontro delministro coni governatori.

A fronte di un budget asse-gnato dalla Ue all'Italia di 8,9miliardi (a cui va aggiunto lostanziamento nazionale di 17,6miliardi) laspesa ancora darea-

ll@ .ceIl budget assegnato all'Italiada Bruxelles è di 8,9 miliardiperla programmazione2007-2013; di questi, nevanno impegnati il15%

lizzareèdil,q.miliardi,paridun-

que al 15°o. Ma le performancenon sono negative in tutte le re-gioni. C'è infatti una pattuglia divirtuosi al Centro Nord guidatada Veneto, Lombardia, EmiliaRomagna e Toscana a cui sicontrappongono, al Sud, Cam-pania, Sicilia, Puglia e Calabria.Un Mezzogiorno, dunque, checontinua ad arrancare nono-stante la necessità di sostenerecon investimenti i processi dimodernizzazione del sistemaagricolo e rurale. Lombardia eVeneto con una quota da utiliz-zare di circa il 5% sono le primedella classe e hanno quasi cen-trato l'obiettivo, ma «tira» an-che l'Emilia Romagna, tenendoconto delplafond elevato (527,8milioni di quota Feasr). NelMezzogiorno sono in affanno,in considerazione delle dispo-nibilità, soprattutto Calabria eCampania che devono ancorarealizzare rispettivamente il 20e il 19% o della spesa.

«E inaccettabile - ha dettoMartina agli assessori- spreca-re risorse che sono destinate afar crescere l'agricoltura e cheinvece rischiano diandareper-se». Da qui la richiesta forte di«un cambio dipasso radicale; ènecessario che le regioni atti-vino subito delle task force de-dicate ad evitare il rischio di di-simpegno. I fondi dello svilup-po rurale in particolare sono

strategici, proprio perché de-dicati agli investimenti, agli in-terventi che danno futuro alsettore». Il ministro ha perciòrilanciato la necessità di «indi-viduare strumenti nazionaliche ci consentano un salto diqualità, perché il sistema digo-vernance attuale delle politi-che agricole e del rapporto traStato e Regioni mostra dei li-miti che vanno superati». LeRegioni, da parte loro, (alcunecon nuovi presidenti) hannoassicurato l'impegno a mette-re in campo strategie efficaciper superare situazioni spessoereditate da passate ammini-strazioni. Il ministero non ab-basserà la guardia con un mo-nitoraggio serrato settimanaper settimana. Bruciare fondiUe non è certo una novità perl'agricoltura. Un peccato ori-ginale che arriva da lontano eche si è tentato di correggerenel 2006, all'avvio della pro-grammazione con la propostadi uno strumento di gestionenazionale. Solo così infatti sa-rebbe stato possibile compen-sare le risorse, dirottando a chisa spendere i soldi delle regio-nimeno efficienti. Se siaggiun-ge la premialità peri più bravi iltraguardo dell'obiettivo dispesa poteva essere tranquil-lamente raggiunto senza sacri-ficare risorse preziose.

L'Unione europea, infatti, ave-

va dato agli Stati membri la

possibilità di optare per una

programmazione a livello cen-

trale. Ma la proposta avanzata

dal Mipaaf sulla condivisione

di un unico programma nazio-

nale era stata rispedita al mit-

tente da regioni e province au-

tonome. La proposta era stata

costruitainmodo damantene-

re la responsabilità della ge-

stione delle risorse alle regio-

ni. Ma nonostante le garanzie

sull'autonomia gestionale,

l'Italia decise di sviluppare la

programmazione su 21 Piani

regionali e altrettante autorità

di gestione. E la compensazio-

ne è rimasta nel cassetto. Oggi i

nodi sono arrivati al pettine,

anche se il primo allarme era

stato lanciato nel 2013, ma con

l'avvicinarsi dell'ultima sca-

denza è vera emergenza.

Intanto il ministero ha assi-curato la disponibilità di «cas-sa» per l'ultimo semestre del-l'anno che consentirà di liqui-dare i programmi approvati. Ilministero dell'Economia e del-le finanze ha infatti reso possi-bile l'utilizzo dell'anticipazio-ne di tesoreria a copertura delsaldo del 500 dei programmistessi conunimporto di45omi-lioni di quotaUe e altrettanti dicofinanziamento nazionale.

0 RIP RO DD IA NE RIS ERVAIA

Fondi europei Pagina 5

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Sul territorio

Il residuo di spesa FEASR che le regioni devonoancora impegnare (in base alla programmazione2007/2013) entro fine dicembre 2015.In milioni e in %

Lombardia

Provincia di Bolzano

Provincia di Trento

( ~ R 20,6Valle d 'Aosta A `

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Friuli Venezia Giulia

17,.

Veneto

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REGIONE

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Fondi europei Pagina 6

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Bilancio positivo e miglior risultato dal 2005 per la Tne che gestisce le aree dismesse dalla Fiat

Mirafiori, 1 servizi e 1 hi-tech

Maria Chiara Voci

TORINO

Dal 2005, anno in cui il Co-mune e la Provincia di Torino ela Regione Piemonte hanno ac-quisito 3oomila mq dell'ex sta-bilimento di Mirafiori più ilcampo volo dalla Fiat in cambiodi un piano industriale per il ri-lancio dell'auto, quello rag-giunto ieri con la chiusura delbilancio 2014 da Tne (TorinoNuova Economia, la società aprevalenza pubblica che gesti-sce queste aree) è il miglior ri-sultato di sempre, con un attivodi oltre 7lomila euro. Prima, so-lo nel 2012 si era riusciti a chiu-dere con il segno più davanti,ma per un importo sensibil-mente inferiore, di quasi20omila euro, dopo una perditadi 2,7 milioni nel 2011.

A imporre una decisa svoltanella storia della valorizzazionedegli ex appezzamenti Fiat,hannopesato,lo scorso anno, gliaccordi raggiunti per la cessio-ne per 3,4 milioni dell'ex centrostile, in tutto 22milamgnell'areab, all'azienda piemontese di au-tomotive Tecnocad, che in au-tunno inaugurerà il nuovo sta-bilimento, e di 24mila mgper 20milioni alla Novacoop, che è an-cora al preliminare di vendita eche, nel comparto A, realizzeràun centro servizi polifunziona-le. Sono i primi veri contratti,dopo che nei dieci anni prece-denti l'unica operazione di so-stanza erastata quellaperlarea-lizzazione delnuovo centro De-sign del Politecnico, realizzatosu progetto di Isolarchitetti nel-l'area di corso Settembrini e co-finanziato da fondi Ue.

Quello che si è chiuso ieri, conil secondo risultato in positivosu tre anni, è anche il primo tri-ennio dilavoro delnuovo mana-gement, guidato da un gruppogiovane che vede in carica comepresidente, Stefano Tizzani, e altimone come amministratoredelegato, Davide Canavesio, expresidente dei giovani indu-

striali di Torino.«In tre anni di lavoro - spiega

Davide Canavesio - abbiamo ri-sanato la società, in parte con ilcontributo dei fondi in arrivodall'Europa, ma soprattuttograzie ad operazioni di merca-to, che hanno portato nelle cas-se risorse private. Oltre a chiu-dere il bilancio in positivo, cosache non era accaduta lo scorsoanno, ma solo perchè ci siamoattenuti a un criterio di pruden-za, l'altro importante risultatoraggiunto è che abbiamo di-mezzato il debito contratto perla realizzazione del centro De-sign. Debito che, nel 2015, graziealla chiusura dell'accordo conNovacoop, saremo in grado dicancellare».

All'orizzonte, per le aree Mi-rafiori, c'è anche una trattativaavviata con la Centrale del Lat-te, che proprio sulle ex aree Fiatpotrebbe portare la sede delnuovo stabilimento. Dapoco in-fine, Tne ha concluso la primafase diun concorso di idee inter-nazionale, a cui hanno parteci-pato 48 cordate di architetti eprofessionisti in arrivo dall'Ita-lia e dall'estero, per suggerirepossibili e innovativi utilizzitemporanei per l'arca della exlogistica Fiat sotto il maestosocapannone dell'ex Dai. Irisulta-tidellagara sono statipresentatialla città con una mostra, allesti-ta nell'ex capannone, e accom-pagnata da un ricco programmadi eventi che per una settimanaha portato i torinesi a scoprireun luogo fino ad oggi precluso.«Ora Mirafiori ha davanti a sètre direzioni --conclude Cana-vesio -. Da una parte continue-remo con le classiche operazio-ni di vendita. In secondo luogo,lavoreremo per passare alla fa-se due del concorso e dalle ideeallo sviluppo dei primi studi difattibilità per il recupero dell'exDai. Ma, nel frattempo, conside-rato il successo di pubblico del-laMirafioriWeekelenumerosetelefonate che ci stanno arri-vando per chiedere l'utilizzodegli spazi, cercheremo di met-tere a reddito le aree, mentre sidecide del loro futuro».

ORI PRO D OZIONE RISERVA] A

La mappa

Riqualificazione urbanistica Pagina 7

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_Al gruppo guidato da Recchiengineering il progetto per trasformare le ex Dai e Gommatura

Una piazza per la produttivitàTORINO

Ad aggiudicarsi il podio ol-

tre a un primo premio delvalo-re di iomila curo, al terminedella prima fase del concorsoper il riuso dell'ex capannoneDai di Mirafiori e dell'ex Gom-matura, che si è conclusa con laproclamazione degli otto fina-listi lo scorso 3 luglio, è stato ilraggruppamento guidato dallasocietà torinese Recchiengi-neering con Land Milano, Pic-co Architetti, Immagine e Ter-ritorio di Livio Dezzani, iStu-dio e Roberta Musso.

Con un progetto che guardaa una re interpretazione inchiave contemporanea dellavocazione industriale deglispazi e che, in un nuovo rap-porto interno-esterno, integrala creazione di una grandepiazza coperta, dedicata allo

sporte alleisure, e di areeverdi,destinate a vivai e orti urbani,con"bolle distart-up" elabora-tori creativi. «Per incentivarela nascita - spiegano gli stessivincitori - di nuove forme diproduttività, legate anche eprimaditutto al settore dell'au-tomotive, che qui ha visto il suogrande sviluppo nel tempopassato».

Il disegno della nuova PortaSud di Torino, immaginatadentro uno spazio di 37milametri quadrati, di cui 2omila

Presto un luogo attraenteper incentivare a Torinol'imprenditorialità creativae la ricerca legate in primisall'industria dell'auto

coperti, accanto al centro Desi-gn del Politecnico di Torino ecaratterizzato da una architet-tura industriale importante,con campate fino a dodici me-tridi altezza, è stato giudicato ilpiù convincente fra le 48 pro-poste (di cui 45 ammesse dopolaverifica della documentazio-ne) che sono arrivate a Torinodall'Italia e dall'estero.

Oltre al primo classificato, lagiuria guidata da Cino Zucchihascelto altri otto finalisti, a cuisarà chiesto di sviluppare unostudio di prefattibilità del pro-getto di riqualificazione deglispazi e che sono la cordata gui-data dallo Stud ioata di Torino,quella di PAT Architetti Asso-ciati di Torino, l'architetto Ti-ziano Cirigliano, l'architettoMario Cipriano di Torino, lacordata guidata dall'ingegner

Antonio Fadda di Cagliari,quella che fa capo a Mario Cu-cinellaArchitects di Bologna einfine la cordata dello studioDodi Moss di Genova.

«Grazie al concorso - com-menta il presidente di Torinonuova economia, Stefano Tiz-zani -quellache eraun'areape-riferica di Torino è diventataoggi il centro di interesse pertanti studi diprofessionisti chehanno effettuato oltre 200 so-pralluoghi nei mesi scorsi.L'impostazione del bando haspinto alla creazione di propo-ste che sono multidisciplinari eche aprono un dibattito sulpossibile riuso degli spazi.Aree che dovranno essenzial-mente diventare un nuovo po-lo di attrazione e aggregazioneper il capoluogo piemontese eche, al tempo stesso, potrebbe-ro essere lafucinadinuovefor-me di imprenditorialità».

M.C.V.

O RI P ROO IZION E RISERVATA

Riqualificazione urbanistica Pagina 8

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.a., annullabili dúfficio anche i provvedimenti frutto di silenzio-assenso

Annullabili d'ufficio anche i prov-vedimenti amministrativi fruttodi silenzio-assenso dichiarati il-legittimi da un'amministrazionepubblica: potranno, infatti, essererevocati «entro un tempo ragione-vole» o, comunque, «non superio-re a diciotto mesi» dal momentodell'adozione dei provvedimenti diautorizzazione o di attribuzione di«vantaggi economici». È una dellenovità scaturite ieri dall'esame,nell'aula della camera, del disegnodi legge del ministro Marianna Ma-dia in materia di riorganizzazionedella P.a. (3098). Una regola, quelladel silenzio-assenso, che aveva giàsollevato una serie di polemichequando, in una precedente sedu-ta dell'assemblea di Montecitorio,era stato approvato un emenda-mento che fissa a 90 giorni il limi-te temporale massimo dopo cui siaziona il medesimo meccanismotra amministrazioni coinvolte inquestioni ambientali, o culturali;la critica più aspra è arrivata ieridal sottosegretario ai beni cultu-rali con delega al paesaggio, IlariaBorletti Buitoni, che ha parlato di«uno strumento primitivo e assolu-tamente inefficace per governarela tutela del patrimonio culturale

Marianna Madia

e ambientale, ambito complessoche necessita di un'attenzione edi risposte diverse daquelle previste» dalprovvedimento su cuisi stanno esprimendoi deputati. Ma per latitolare del dicasterodella funzione pubbli-ca «il silenzio-assensoper le amministrazioninon vuol dire cementosulle coste, ma tempicerti per i sì, e per i noai cittadini».Rilevante, poi, il vialibera al passaggiodelle funzioni, dei

mezzi e delle risorse contro gli in-cendi boschivi dal Corpo forestaledello stato (Cfs) ai Vigili del fuoco,grazie a un emendamento del rela-tore, Francesco Carbone (Pd); dopole dure contestazioni in assembleada parte delle opposizioni (soprat-tutto M5s e Sel), Madia ha respintoal mittente le «speculazioni», affer-mando che «il governo riconosce ilvalore dell'utilità e delle funzionidel Cfs», e che «l'intervento rifor-matore che ci accingiamo a vararevuole rafforzare quelle funzioni,rispettando le professionalità e va-lorizzando le specializzazioni in ma-teria di tutela dell'ambiente. Ma quiil dato oggettivo è che avere menocatene di comando significa averepiù risorse per fare i controlli», hasottolineato il ministro.Cura dimagrante per gli emolumentidei membri delle Autorità, visto cheuna correzione del centrosinistra haaperto la strada al livellamento deglistipendi dei dipendenti degli organi-smi e al loro stesso finanziamento;ma a essere messe a dieta sono purele Authority, poiché un altro emen-damento del relatore varato ha sta-bilito la possibilità di un'eventualesoppressione, se le loro funzioni sisovrapponessero a quelle degli uffi-ci ministeriali. Affermando, infine,

il principio della tra-sparenza nella p.a. s'èacceso il semaforo ver-de sul ritocco, secondocui le amministrazionidovranno pubblicaresui siti istituzionalinon solo lo stato deipagamenti di servizi eforniture prestati daaziende esterne, bensìpure quelli riferiti alle«prestazioni professio-nali». E ciò dovrà avve-nire «periodicaxnente».

Simona D'Alessio

Silenzio-assenso Pagina 9

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La Consulta boccia le competenze e punta il dito contro le camere

Il catasto è cosa di pochiAgrotecnicifuori . Ma è colpa del parlamento

DI BEATRICE MIGLIORINI

grotecnici fuori dal-le attività relativeagli atti catastali e inmateria estimativa

nel settore immobiliare. Lanorma che estende alla cate-goria questa competenza è,infatti, contraria ai principicostituzionali sia nella formache nella sostanza. La dispo-sizione (art. 26, comma 7-terdl 248/2007), infatti, non soloestende in capo agli agrotec-nici una competenza che nonhanno le caratteristiche perpossedere ma, soprattutto, èstata inserita all'interno deltesto sbagliato, ovvero all'in-terno di un dl Milleproroghe.Il tutto, non solo senza che nesussistessero in alcun modo irequisiti di necessità e urgenzache sottendono l'emanazionedi un decreto legge, questionetutto sommato superabile, madenotando un uso improprioda parte del parlamento di unpotere che la Costituzione gliattribuisce. La disposizione,per tanto, è contraria all'art.77, comma 2, della Costituzio-

ne. A stabilirlo, la Corte costi-tuzionale che, con la sentenzan. 154 depositata ieri, ha datouna stoccata sia al parlamentosia agli agrotecnici.

A finire sotto la lente dellaConsulta, l'approvazione di unemendamento lampo nel cor-so dell'iter di approvazione deldl Milleproroghe con cui sonostate estese agli agrotecnicicompetenze in materia cata-stale e in materia estimativaimmobiliare. Fatto già di persé discutibile ad avviso dellastessa Consulta che, con lasentenza n. 441 del 2000, ave-va già sottolineato come «lacompetenza degli agrotecniciè rivolta prevalentemente agliaspetti economici e gestionalidi un'azienda agraria, laddovele competenze in materia di ca-tasto appaiono circoscritte a unlivello descrittivo» ritenendo,quindi, ragionevole l'esclusio-ne degli agrotecnici da questaspecifica competenza. Oltre aldanno, però, alla categoria èspettata anche la beffa. Se, in-fatti, esisteva una pur remotapossibilità che la norma fossesalvata nel merito (la discre-

zionalità legislativa in questocampo, infatti, non può esserelimitata se esercitata in modoragionevole) il fatto che essasia stata inserita all'internodi un dl Milleproroghe ne hasancito la condanna definitiva.La pronuncia della Corte, però,pesa in uguale misura sulla te-sta del parlamento insediatonel 2007 (governo Prodi-bis).Ad avviso della Consulta, in-fatti, la disposizione pur nonfacendo parte del testo origi-nario del dl Milleproroghe es-sendo stata inserita attraversol'approvazione di un emenda-mento è chiaramente mirataalla risoluzione di un conflittodi competenze tra categorieprofessionali non andando,quindi, in alcun modo a proro-gare imminenti scadenze né asalvaguardare il buon anda-mento della pubblica ammini-strazione. Fatto di per se stessosufficiente ad accendere i cam-panelli d'allarme dei giudici dilegittimità. Ogni disposizioneintrodotta in sede di conversio-ne deve essere, infatti, collega-ta alla ratio dominante del te-sto normativo. «In definitiva»,

ha precisato la Corte, «non soloregole di buona tecnica norma-tiva a esigere che la legge diconversione rechi un contenu-to omogeneo a quello del dl,anche se, proprio sotto questoprofilo appare particolarmenteinopportuno l'inserimento neldl Milleproroghe di una normadi questo tenore. Deve piutto-sto essere sottolineato che l'in-serimento di norme eterogeneerispetto all'oggetto o alla finali-tà del dl determina la violazio-ne dell'art. 77, comma 2 dellaCostituzione. E tale violazione,per queste ultime norme», haconcluso la Corte, «non derivadalla mancanza dei presuppo-sti di necessità e urgenza, mascaturisce dall'uso improprio,da parte del parlamento, di unpotere che la Costituzione at-tribuisce ad esso, con specialimodalità di procedura, allo sco-po tipico di convertire, o non, inlegge un dl».

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Competenze agrotecnici Pagina 10

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CASO LtlNG!URINI

Il mestiere di arbitrodi Sergio Rizzo e Glan Antonio Stella

reparate i soldi: 31 euro e 6 centesimi a testa.Ecco quanto ogni italiano dovrà sborsare se la

Corte d'appello di Roma non metterà oggi fine auna catena stupefacente di orrori buro -giudiziari.

continua a pagina 27

Appalti pubblici Pagina 11

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(PRESCRITTO)

I sei arbitri dei lodi Longarini4140sï sono spartiti 16 milioni cli curo

di Sergio Rizzoe Gian Antonio Stella

pretendeva. E che un paio dicontestatissime sentenze gliavevano riconosciuto, senza fis-sare cifre. Decise così di chiede-re, per tre «pendenze» princi-pali (lavori ad Ancona, Macera-ta e Ariano Irpino) tre «arbitra-ti». Ricordate? Se chi ha fattoun lavoro per un ente pubblicova in lite sui soldi con chi glieloha dato può chiedere che a sta-bilire le ragioni e i torti non sia-no i lentissimi tribunali civilima una sorta di giurì. Un arbi-tro lo nomina un litigante, unoquell'altro e i due insieme no-minano il presidente.

Sulla carta, benissimo. Neifatti, un suicidio dello Stato.Primo, perché gli arbitri sonospesso funzionari pubblici o ad-dirittura magistrati che magarilasciano ammuffire il lavoroquotidiano per dedicarsi a que-sto orticello. Secondo, perchése danno ragione all'ente pub-blico, cioè allo Stato, incassanodue noccioline, se la danno alprivato possono guadagnare ci-fre astronomiche. Come può fi-nire, secondo voi? Coincidenza:il privato vince nel 94,6% dei ca-si. E lo sa perfettamente chi ne-gli anni si è alternato al gover-no. Tanto che gli arbitrati, uninquinamento del sistema degliappalti, dei lavori pubblici, del-la politica e della stessa magi-stratura, sono stati più volteaboliti e ripristinati, aboliti e ri-pristinati in modo più o menoambiguo. Una schifezza.

Ricostruire passo passo ildossier Longarini, mezzo seco-lo di appalti, denunce, processi,

Miss Italia. Non potevano sape-re che quel giorno, al ministerodelle Infrastrutture, stavanobattendo (altro che burocrazialumaca!) il record mondialedella velocità dei passacarte.Neanche il tempo di ricevere ladomanda di arbitrato di «Al Ca-fone» per Macerata (arbitro suoVito Gamberale) e Antonio«Speedy» Di Pietro nominava ilproprio, il dipietrista DomenicoCondello. La mattina dopo (re-cord planetario bis) concorda-vano insieme il presidente: Car-lo Malinconico, segretario ge-nerale a Palazzo Chigi. Un con-flitto di interessi mostruoso,solo più tardi chiuso con le di-missioni. E poco dopo il colle-gio già si riuniva. Ventiquattroore e la richiesta di Longariniera già esaudita. Wow!

Il tutto prendendo in contro-piede l'avvocato generale delloStato, Marco Corsini. Il qualeera contrario e l'aveva scritto,invitando Longarini a rivolgersial giudice ordinario. Niente dafare. Avrebbe raccontato a Gia-como Amadori di Panorama:«Fu Di Pietro, in persona, a de-cidere» e «lo fece in tempi cosìrapidi da vanificare la declina-toria e tutte le eccezioni che ave-vo sollevato. Una celerità chenon avevo mai sperimentato».Perché l'avvocatura era contra-ria? «L'arbitrato è un giudiziosempre sfavorevole per l'ammi-nistrazione, soprattutto in con-troversie di così grande valore».

Altro passaggio anomalo: co-sa fanno i tre arbitri per il lododi Ariano Irpino, cioè Vincenzo

minano arbitri anche per que-sto lodo. Un affare. Per Longari-ni (al quale danno ragione inentrambi i casi decidendo chelo Stato deve dargli 250 milionidi euro) e per se stessi:2535.462 da spartire (lodi atti-nenti ma parcelle separate...)coi segretari. Nonostante l'art.41 del decreto legislativo n. 163del 2o06 dica che «il compensoper il collegio arbitrale, com-prensivo dell'eventuale com-penso per il segretario, non puòcomunque superare l'importodi centomila euro».

Ma è il caso di Ancona, ricor-dano due interrogazioni di Do-natella Agostinelli e altri grillinicon l'aiuto anche di Eugenio Du-ca, lo storico censore di «Al Ca-fone», a essere ancora più incre-dibile. I tre arbitri scelti dalleparti, il consigliere di Stato AldoPezzana (presidente), l'avvocatodello Stato Aurelio Vessichelliper il ministero e Gaetano Lon-gobardi per Longarini, infatti,scelgono compatti di ordinareallo Stato di versare al costrutto-re un miliardo e duecento milio-ni giuro e rotti. Cioè quattro voltedi più delle pretese iniziali di«Al Cafone» che aveva chiestol'arbitrato inizialmente per 300milioni. A corollario, i tre deci-dono come dicevamo di auto-ri-conoscersi, per il disturbo, 12milioni di euro. Quattro a cia-scuno. Quaranta volte di più deltetto fissato. Quanto uno statalemedio non riesce a prendere ne-anche se vivesse tre vite intere.

Mettete insieme tutti gli arbi-trati, più interessi, e arriviamo,appunto, a quella cifra mo-struosa chiesta dal costruttoreal ministero dell'Economia: unmiliardo, 888 milioni e 495.275euro. Quanto ai collegi, tre lodihanno portato complessiva-mente nelle tasche di sei arbitrie sei segretari 16 milioni e 355mila euro. Poveretti, se avesserodato ragione allo Stato...

RIPRODUZIONE R!SERVA'A

SEGUE DALLA PRIMA

I giudici devono decidere seimporre o meno allo Stato dipagare quasi due miliardi (duemiliardi!) a Edoardo Longarini,il «re di Ancona» condannatoper truffa ai danni dello Stato egraziato solo dalla prescrizione.Soprattutto a causa di uno scel-lerato arbitrato che ha visto gliarbitri decidere di spartirsi, intre, 12 milioni di euro: quattromilioni a testa! Quaranta voltepiù di quanto fissato dalla leg-ge.

Riassunto. Il costruttore, det-to per i modi bruschi«Al Cafo-ne», fu benedetto quando la Dcdominava a Roma e nelle Mar-che da un regalo: riesumata unalegge del 1929 sulla «ricostru-zione post bellica», lo Stato de-cise di abolire le gare d'appaltoper dare i lavori pubblici ad An-cona e Macerata dopo il terre-moto del `72 e la frana dell'82 aun unico «concessionario», lui.Con l'aggiunta di strabilianti re-golette delle quali il nostro ap-profittò facendosi dare anticipidel 75%, fissando prezzi del477% più alti di quelli Anas,strappando tassi d'interesse del20,5%... Un andazzo tolleratoper anni finché «Al Cafone» finìin manette per truffa allo Stato.Con parallela disdetta dellaconcessione. Dieci anni in pri-mo grado, quasi quattro in ap-pello. Ma si sa come vanno lecose: di rinvio in rinvio arrivò laprescrizione. Fu così che co-minciò a battere cassa chieden-do i danni per i lavori iniziati enon finiti, per il mancato gua-dagno su quelli che avrebbe po-tuto fare e perfino per «dannoall'immagine». Lui! Condanna-to, ricondannato e salvato solodalla prescrizione.

Ma se i tempi lunghissimidei processi gli avevano fattocomodo per far evaporare lecondanne, gli erano insoppor-tabili nell'attesa dei soldi che

sentenze, arbitrati e stranezzevarie farebbe stramazzare an-che il lettore più paziente. Maalcuni passaggi, sottolineati an-che data per data e anomaliaper anomalia in un letale «pro-memoria» firmato da RaffaeleCantone al procuratore dellaRepubblica di Roma GiuseppePignatone, sono davvero in-quietanti.

Ricordate, ad esempio, il 25giugno 2007? I giornali parlava-no dell'addio di Tony Blair, delcaldo asfissiante, della finale di

Oggi il verdettoL'imprenditore diAncona pretende dalloStato un risarcimentorecord di due miliardi

Nunziata (presidente), l'avvoca-to dipietrista Ignazio Messinavoluto da Di Pietro per il mini-stero e Gamberale per Longari-ni? Decidono che il caso Mace-rata è simile. E «in ragione dellasuddetta attinenza» si auto-no-

Appalti pubblici Pagina 12

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83 iL'imprenditoreEdoardoLongarini (nellafoto) èattualmenteproprietariodella Ternanacalcio ed expresidentedell'Anconacalcio. Nato aTolentino, nelleMarche, fondòl'AdriaticaCostruzioni conla qualeottenne molti

degli appalti

pubblici nel

capoluogo

marchigiano,

grazie a una

legge del '29

che dava la

possibilità di

assegnare

appalti senza

gara a un

concessionario

La vicenda

La Corted'appello diRoma oggidovrà deciderese EdoardoLongarini hadiritto ad unrisarcimento didue miliardi dieuro

È l'atto finaledi tre arbitratichiestidall'imprendi-tore per treappalticontestati aLongarini dalloStato adAncona,Macerata eAriano irpino

Lo Stato haaccolto larichiesta diarbitrato anchese l'avvocatogenerale delloStato almomento in cuifurono istruitiera contrario eaveva invitatoLongarini arivolgersi allagiustiziaordinaria

Tre lodi

arbitrali sono

costati oltre 16

milioni di euro

allo Stato. E

proprio in forza

di questi lodi

Longarini ha

chiesto il

risarcimento di

quasi due

miliardi

Appalti pubblici Pagina 13

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1 sensorí degli smartphone sviluppati a XfilanoSede della americana InvenSense. «Qui competenze e legami con gr aneli università»

MILANO Un pezzettino dell'iPho-ne sarà sviluppato, da oggi inpoi, fuori Milano, precisamen-te a Milanofiori Assago. Unpezzettino piccolo, ma così im-portante che sul Nasdaq vale1,25 miliardi di dollari. Si trattadegli accelerometri, giroscopie sensori della società america-na InvenSense, ignota ai piùanche se molti di noi la porta-no in tasca: il gruppo ha comecliente Apple per l'iPhone 6 e lamaggior parte degli smartpho-ne con sistema operativo An-droid, Samsung compresa.

E grazie a questi minuscolisensori che le «iconcine» delleapp si muovono quando ruo-tiamo lo smartphone. Ed èsempre grazie a questa tecno-logia che possiamo contare inostri passi, il numero di scalefatte o fare dei filmati dallosmartphone che non faccianovenire il mal di mare a chi liguarda: interagendo con il sof-tware questi sensori permetto-no di stabilizzare video e foto.

InvenSense ha investito oltre2 milioni di dollari per inaugu-rare il Mems Design Centermeneghino e assumere i primi15 ingegneri esperti con il pro-posito di raddoppiarli nel cor-

so del 2016. «11 team milanese èla diretta estensione del teambasato a San Jose, California»afferma l'azienda. La domandaè come mai abbiano aperto ilcentro a Milano e non a duepassi dalla sede americana del-l'azienda, visto che non sarà unufficio commerciale. «Abbia-mo scelto di venire in Italia -racconta Fabrizio Francesconiche guiderà la squadra - perché la competenza e il capitaleumano che si trovano qui è ra-ro. La selezione è basata sullavicinanza e la possibilità di col-laborare con alcune delle mi-gliori università mondiali per ilsettore come Politecnico di Mi-lano e Università di Pavia».

Di fatto il centro di Milano-fiori farà anche da quartier ge-nerale europeo per la società.Un'iniezione di fiducia per i no-stri complessi di inferiorità neiconfronti della Silicon Vallee.Gli accelerometri di InvenSen-se stanno trovando mercato inscenari nuovi, come quello cre-ato dalla diffusione dei droni,ma anche in situazioni tradi-zionali. Come quando guardia-mo la tv dal sofà. I telecomandicon questa tecnologia permet-tono di cambiare canale muo-vendo il polso: a destra i canaliavanzano, a sinistra tornanoindietro. Non bisogna fare piùla fatica di spingere i bottoni.

Le app si muovono sempredi più, noi sempre di meno.

Massimo Sideri__Z á massimosideri

RIPRODUZIONE RISERVATA

La quotazioneLa società sul Nasdaq vale 1,25miliardi di dollari: adesso puntaal mercato dei droni e a quellodell'elettronica per la casa

ICT Pagina 14

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Quei numeri da zio Paperonenell'era cli Internet delle cose

di Massimo Sideri

nternet of Things, l'Inter-net delle cose. La memoriacollettiva moderna (Goo-gle...) non si ricorda chi ha

deciso di battezzarlo così, an-che se si sa dove tutto ebbe ini-zio: l'Auto-ld Center, consorziodi ricerca presso il Mit di Bo-ston. Era il 1999. Un millenniofa. Internet delle cose è unasintesi efficace, anche un po'magica. Ma nasconde il verosenso dell'evoluzione che stia-mo vivendo: l'Internet delle co-se dovrebbe chiamarsi Internetsenza uomini.

Perché di questo si tratta: farparlare gli oggetti tra di loro,che siano lavatrici, frigoriferi,automobili o sensori sparsi ingiro per la città, senza l'inter-mediazione dell'uomo. Non c'ènessuno a spingere bottoni, aschiacciare il tasto «enter».L'Internet delle cose - che ègià intorno a noi - è la natura-le evoluzione del machine-to-machine. Un ritorno ai primor-di di Internet quando fu creatolo standard per far dialogare lemacchine tra di loro (il proto-collo Internet Ip) e anche quel-lo per far dialogare i documen-ti (l'ipertesto o world wideweb). In effetti la Rete è fatta daquesti due pezzi, nati da padridiversi in momenti diversi.

Il primo viene consideratofrutto del lavoro di VincentCerf, oggi guru di Google, e Ro-bert Khan tra il 1973 e il 1978.Per curiosi e appassionati dianeddotica: i primi due com-puter a «chiacchierare» tra diloro furono quelli dell'Univer-sità della California (Ucla) edello Stanford Research Insti-

tute. Leonard Kleinrock del-l'Ucla segnò sul proprio diarioche le due macchine si scam-biarono il primo messaggio al-le 22.30 del 29 ottobre 1969.

11 secondo pezzo, l'ipertesto,fu inventato invece dall'uomopiù «generoso» del mondo:Tim Berners-Lee, un ingegnereinglese trasferitosi a Bostonper insegnare presso il Mit. Alui si deve nel 198o il primo ru-dimentale browser e il primoweb server, il Cern Httpd. Sem-pre per gli appassionati il pro-totipo di www si chiamava En-quire e il primo sito al mondo,sempre suo, fu «info.cern.ch»

versiion ë._._- 3La Rete si è ingigantitaa dismisura. E nel 202050 miliardi di oggettisaranno collegati fra loro

la pagina web del Cern di Gine-vra, andata online il 6 agosto1gga. C'è un bel pezzo d'Europain Internet anche se tutti siamoportati a pensarla come un'in-venzione americana.

Berners-Lee fu l'uomo piùgeneroso del mondo perchédecise di non brevettare le pro-prie invenzioni per assicurarnela diffusione globale.

Ma facendo un balzo tempo-rale fino al 2012 per permettereall'Internet delle cose di cresce-re serviva un terzo tassello. Ilsalto è stato reso possibile gra-zie a un numero strabiliante:trecentoquaranta trilioni di tri-lioni di trilioni: un numero chefino ad ora avevamo letto solonelle storie di zio Paperone eche quantifica la nuova «di-mensione» di Internet. Nel2012 con il passaggio del proto-collo Internet dalla versione 4(Ipv4) alla versione 6 (Ipv6) ilnumero degli indirizzi unici

Generoso Tim Berners-Lee (1955). A lui si devono (1980) il primo browsere il primo web server. Non brevettò i suoi prodotti per agevolarne la diffusione

La -toi -a

DialoghiLo standardper il qualedue computerpossonodialogare tradi loro è fruttodel lavoro diVincent Cerfe Robert Khan

L'esordioLe prime due

macchine che

si parlarono

furono quella

dell'Ucla e

quello dello

Stanford

Research

Institute, alle

22.30 del 29

ottobre 1969

Espansione

Nel 2012 con il

passaggio alla

versione Ipv6, il

numero degli

indirizzi unici

della Rete sono

diventati

espandibili dai

4,3 miliardi fino

alla grandezza

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34 seguito da

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della Rete è diventato poten-zialmente espandibili dai «vec-chi» 4,3 miliardi fino a questagrandezza irraggiungibile: 34seguito da 37 zeri. Si stima checon il nuovo protocollo ci sa-ranno ioo indirizzi per ogniatomo del mondo, circa 5o se-guito da 27 zeri per ogni essereumano.

Un po' troppi per 7 miliardidi persone, certo, ma non permiliardi di «cose». L'attesa peril 2020 è di 5o miliardi di ogget-ti collegati. Internet raddoppiain termini di oggetti ogni 5,32anni, un dato che conosciamocon precisione perché ogni og-getto ha un «Mac address», unsotto-indirizzo che ci permettedi individuarne il numero esat-to.

Insomma, quell'Internet im-maginato con l'Ipvq solo nel1981 oggi era già troppo picco-lo! Allora nessuno aveva imma-ginato a cosa saremmo andatiincontro e dunque era sembra-to ragionevole implementareun sistema a 32 bit, suddivisoin 4 gruppi da 8 bit separati cia-scuno da un punto (più facileleggerlo che scriverlo:10101010.10101010.10101010.10101010). Le combinazioni possibilicon questo sistema erano ap-punto 4,3 miliardi, una capaci-tà di spazio che abbiamo so-stanzialmente saturato.

D'altra parte se solo pochianni addietro qualcuno ci aves-se detto che volevamo collega-re tutti gli oggetti del mondocon Internet lo avremmo presotutti per matto.

á)massimosideri0 RIPRODUZIONE RISERVATA

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() la srairtittessa

Un po' più di sogniper la città intelligentedi Edoardo Segantini

a smart city, o città intelligente, è unabandiera che viene sventolatasoprattutto dai produttori di high-tech.

Ma è un insieme di innovazioni molto piùvasto, che coinvolge, accanto all'uso delletecnologie digitali perla comunicazione,pure la pianificazione urbanistica, lamacchina amministrativa, il sistema deitrasporti: e, in questo senso largo, dovrebbeinteressare di più tutti i protagonisti dellosviluppo urbano. Paese dalle mille città,l'Italia è un laboratorio ideale per esplorarenuove strade. Ad esempio sperimentare isensori avanzati (in cui la nostra industria èmaestra) per razionalizzare il traffico,migliorare l'illuminazione e rilevare, inmodo dinamico, l'inquinamento. In unacerta misura, del resto, questo già accade.Là dove le innovazioni vengono realizzate,producono benefici misurabili dai cittadini.E, quasi sempre, sono rese possibili dallacollaborazione tra istituzioni pubbliche,capitali privati e, soprattutto, imprese.Ma un'Italia smart dovrebbe coltivare piùdream. Più sogni. Più progetti. Immaginareobiettivi più grandi e puntare a raggiungerli.Magari non potremo primeggiare nellaproduzione di auto ibride ed elettriche, peròpotremmo stimolarne più ambiziosamentela diffusione nei centri storici. Sapendo chesi tratta di una partita più organizzativa epolitica che tecnologica. A parte alcuni casivirtuosi e ben noti, non si può pretenderetroppo dagli amministratori dei centriurbani: con pochi soldi e tante difficoltà, ipiù si barcamenano tra una pressione el'altra. Città intelligente, come dimostrano leesperienze nordeuropee, vuol dire, alcontrario, fare delle scelte. E più probabiledunque che le soluzioni veramente smartvengano fuori da sole: la diffusione dellebiciclette a pedalata assistita, un'altraeccellenza italiana, è un buon esempio delletendenze in atto.

esega ntini(ocorrie re. itC RIPRODUZIONE RISERVATA

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La nota della Giustizia

ver gli s ricorsi onfineed esami a dístanzaGlauco BissoSaverio Fossati

Per la formazione degliamministratori condominia-li arrivano i chiarimenti uffi-ciali della Giustizia. La notadel 17 giugno 2015 rappresen-tala risposta ai quesiti diCon-fedilizia sulle modalità disvolgimento dei corsi di for-mazione degli amministrato-ri di condominio, disciplinatidal regolamento dello stessoministero (Dm 140/2014).

Viene anzitutto dato unimportante chiarimento:quello sulla possibilità, daparte del responsabilescientifico dei corsi online,di stabilire le modalità dive-rifica delle presenza, ancheattraverso l'uso di creden-ziali di accesso (password eusername) al sito web sulquale il corso si svolge.

Nella risposta vengono an-che specificati (a titolo esem-plificativo) quali possano es-sere i «professionisti del-l'area tecnica»: ingegneri ci-vili, ambientali, industriali einformatici, architetti, desi-gner, paesaggisti, esperti diconservazione dei beni ar-chitettonici e ambientali am-bientali,geometri laureati,periti industriali.

Ribadita poi la distinzionetra il ruolo di docente deicorsie di responsabile scien-tifico, come già il vicemini-stroCosimoMariaFerriave-va anticipato al Sole 24 Ore(si veda il giornale de13 mar-zo 2015). La ragione viene in-dividuata anche per il ruolodi "attestazione" che la nor-ma di regolamento gli rico-nosce. La soluzione propo-sta da Confedilizia vienequindi accettata ufficial-mente dal ministero.

Anche i convegni, se il re-sponsabile scientifico lo ri-terrà, potranno essere partedel corso di formazione an-che se questo pare riferirsinella nota ministeriale solo aicorsi di formazione iniziale.

Davvero nuovo il chiari-mento sulla possibilità che

l'esame deicorsi online possaessere svolto senza la neces-sità che il responsabile scien-tifico debba presenziare, an-che se ovviamente potrannoessere da lui indicati metodiidonei alla verifica dell'iden-tità «anche a distanza». Que-starisposta è la solain contra-sto con l'interpretazione datadal sottosegretario CosimoFerri lo scorso marzo.

Viene anche ammessa lapossibilità che ci sia più di unresponsabile scientifico perlo stesso corso, come richie-sto da Confedilizia.

È posto, infine, il problemadell'autonomia regionalesulla formazione. Saranno glistandard già definiti per i cor-si di formazione telematicidal legislatore regionale, se-condo la nota, a dover essererispettati. In Lombardia que-sto significala corrisponden-zatra16 minuti dilezione frui-ta a4.ooo battute di testo.

Potrà quindi avvenire chediversi siano le modalità deicorsi online a secondo dellaRegione in cui la formazio-ne sarà svolta.

O RIPROD lJZIONE RISERVATA

Amministrazione condomini Pagina 18

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Municipalizzate, giungla cli 5.000 poltroneRapporto di R&S (Mediobanca): il compenso medio dei consiglieri è di 24.724 euro

MILANO Cinquemila motivi pernon vendere le partecipazioni.Perla precisione, 5.008. E i mo-tivi si chiamano nomine. O«poltrone», per chi vuole esse-re più diretto. Quelle assegnatedai 115 enti locali azionisti di 66società partecipate con quoterilevanti esaminate dall'indagi-ne di R&S Mediobanca sulle lo-cal utilities nel periodo 2006-2013.

La possibilità di effettuaretale marea di nomine deve rap-presentare un incentivo moltovalida a mantenere le parteci-pazioni se è vero, come è vero,che il portafoglio delle societàpartecipate (da Comuni, Pro-vince e Regioni) vale 15,8 mi-liardi, di cui 4,2 in valore diBorsa considerando le societàquotate Ala, Acea, Hera, Iren eAcsm-Agam. E un'eventuale lo-ro vendita - dagli acquedottiagli aeroporti, dalle autostradeall'energia elettrica e gas, dal-l'igiene urbana ai trasportipubblici locali - consentireb-be un abbattimento di un quin-to (il 17%) del debito degli stessienti locali. A tutto il 2013 - co-sì come si legge nello studio -i 115 enti locali azionisti aveva-

no insediato negli organi so-cietari delle partecipate 2.048propri rappresentanti, dei qua-li quasi goo in posizioni apicali.A tali nomine se ne aggiungo-no almeno altre 2.960 - da cuile 5.oo8 poltrone complessive- in enti non societari comefondazioni e consorzi. In me-dia, quindi, ogni ente haespresso poco più di una qua-rantina di nomine: in partico-lare, 960 nomine societarie deiComuni con Province e Regioniche si sono suddivise in manie-ra paritetica le restanti milleposizioni.

Le 5 mila nomine sono an-che ben remunerate, sebbenenell'ultimo quadriennio ilmonte compensi si sia ridottodel 28,5% (a fronte di nominecalate del 27,8%) e il valore me-dio per carica abbia subìto unadecurtazione del 5,4%. Agli am-

M rosso dell'AtacNel periodo 2006-2013 l'azienda romanaha accumulatoun rosso di 1,2 miliardi

ministratori di nomina pubbli-ca risultava infatti riconosciutonel 2013-2014 un monte com-pensi pari a 36,4 milioni di eu-ro, 27,3 dei quali (75%) appan-naggio delle cariche apicali. Ilcompenso medio è risultatopari a 24.700 euro, compresotra i 36.700 euro degli apicali e i12.500 euro dei non apicali. Gliemolumenti percepiti dai rap-presentanti regionali sono si-gnificativamente superiori: cir-ca 3omila euro contro i 24milagiuro delle nomine comunali e i18mila di quelle provinciali.

Analizzando altri numeri,quelli dei bilanci, emerge chenel periodo 2006-2013 il risul-tato netto cumulato più elevatoè stato conseguito dalla multi-utility lombarda Ala, 1.534 mi-lioni di euro. Il peggiore dal-l'azienda dei trasporti romanaAtac, con un rosso cumulato di1.229 milioni. Nella top ten lesocietà sono tutte del Nord ec-cezion fatta per le due societàidrica Acea, di Roma, e Acque-dotto Pugliese, rispettivamenteal terzo e decimo posto.

Michelangelo BorrilloMicBorrillo

© RIPRODUZIONE R!SERVA'A

Chi guadagna e chi perdeRISULTATI NETTI CUMULATI 2006-2013

Nord ,Centro 11111Sudelsole in n ilioni di girarLe prime 10 società1 Ala 1.5312 Hera 858---------------3 Acea 8434 Iren ®572

Autostradadel Brennero

500

6 Sea 3407 Etschwerke 226

8 Milano Serravalle-Milano Tangenzlall

210

180

10 Acquedotto Pugllese 146

Le ultime 10 società57 Jmbria TPL -20

58 Azienda Veneziana -201della mobilità59 Amt -22160 Arpa -221

----------------------------------------------------C1 Amat Palermo -3662 Asia -12663 Cotral -16654 Compagnia Tran-erti Pubbli ci -22865 Ama -28866 Atac -1.22?

„nte: elehoranìoni Area Studi Mr ir onca su dati dì hi1ancin d'An

9 S,-rv

Le nomine

Il numero dei

nominati è

mediamente

pari a 11

persone per

ciascuna

Provincia, 19

per ogni

Comune e 30

per le Regioni

• Venezia (52),Roma ePalermo (43

ognuna) e

Torino (42)

sono le città

che hanno

espresso il

maggior

numero di

nomine nelle

partecipate

societarie

comunali

Municipalizzazione Pagina 19

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