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CHARIS · 2020. 7. 13. · Veronica O’Brian Roger Matthys Palazzo San Calisto, 00120 Vatican City...

Date post: 24-Aug-2020
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CHARIS MAGAZINE EDIZIONE · N° 4 - ANNO 2020 // www.charis.international Vigilia di Pentecoste 2020 Papa Francesco Messaggio in preparazione alla Pentecoste 2020 P. Raniero Cantalamessa ofmcap Servire nelle periferie Ruggero Zanon COVID 19: le vostre testimonianze Veronica O’Brien Roger Matthys
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Page 1: CHARIS · 2020. 7. 13. · Veronica O’Brian Roger Matthys Palazzo San Calisto, 00120 Vatican City +39 06 698 87126/27 +39 06 698 87224 info@charis.international Indirizzo: Telefono:

CHARISMAGAZINE

EDIZIONE · N° 4 - ANNO 2020 // www.charis.international

Vigilia di Pentecoste 2020 Papa Francesco

Messaggio in preparazione alla Pentecoste 2020

P. Raniero Cantalamessa

ofmcap

Servire nelle periferie

Ruggero Zanon

COVID 19: le vostre

testimonianze

Veronica O’Brien Roger Matthys

Page 2: CHARIS · 2020. 7. 13. · Veronica O’Brian Roger Matthys Palazzo San Calisto, 00120 Vatican City +39 06 698 87126/27 +39 06 698 87224 info@charis.international Indirizzo: Telefono:

Per il primo anniversario di CHARIS, abbiamo vissuto una Veglia di Pentecoste storica ed ecumenica, una vera e propria Pentecoste delle nazioni. Eravamo più di 200.000 riuniti insieme virtualmente per invocare lo Spirito Santo ed intercedere per una nuova Pentecoste sulla Chiesa e sul mondo.A Babele i popoli si sono suddivisi in innumerevoli lingue diverse. A Pentecoste, come recitano gli Atti, lo Spirito Santo ottenne la comunione delle nazioni: “Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio” (Atti 2, 9-11).La Pentecoste è l’anti-Babele! Ed è ciò che abbiamo vissuto durante questa Veglia. Tutti uniti, abbiamo pregato in lingue - il linguaggio dello Spirito che prega in noi con gemiti ineffabili (Rm 8,26) e che ci unisce al di là di tutte le nostre differenze culturali o sociali.Molti ci hanno commentato quanto li abbia commossi l’aver partecipato a questo canto in lingue unico al mondo

Questa Pentecoste 2020 ha messo in evidenza in modo particolare uno dei motivi per cui il Vaticano ha istituito CHARIS: la comunione. La Veglia ha sottolineato in modo spettacolare il servizio di comunione di CHARIS. Personalmente, non avevo ancora mai sperimentato una tale esperienza di comunione mondiale fra tutte le espressioni del Rinnovamento riunitesi perché questa Veglia fosse a un successo. Non crediate che la realizzazione di questa Veglia sia dipesa solo dall’esiguo personale degli uffici di CHARIS a Roma, peraltro costretto a lavorare da casa, causa la reclusione.

Il successo è il risultato della comunione che si è venuta a creare fra giovani e meno giovani, gruppi, comunità, canali televisivi di vari continenti distanti migliaia di chilometri l’uno dall’altro.

È il grande lavoro condiviso con fratelli e sorelle americani, indiani, francesi, messicani, tedeschi, brasiliani, polacchi, argentini, ungheresi, togolesi (e tanti altri) che ha permesso cheche questo evento raggiungesse centinaia di migliaia di persone.

2 CHARIS Magazine no. 4 -giugno 2020

ED

ITO

RIA

LEJean-Luc Moens · Moderatore di CHARIS SOMMARIO

Pag 4-5 Messaggio di Papa FrancescoPag 6 Lettera di ringraziamento a Papa FrancescoJean-Luc MoensPag 7 Appello per le vostre testimonianzePag 8-9 Reazioni alla Veglia di PentecostePag 12-13 Messaggio in preparazione alla Pentecoste 2020P. Raniero Cantalamessa ofmcapPag 14-17 Servire nelle periferie Ruggero ZanonPag 18-25 COVID 19 : le vostre testimonianzePag 28-31 Veronica O’BrianRoger Matthys

Palazzo San Calisto, 00120 Vatican City +39 06 698 87126/27+39 06 698 [email protected]

Indirizzo:Telefono:Fax:Sito Web:Email:

Questo risultato è il frutto di una comunione in cuitutti si sono a servizio in umiltà.

La meraviglia è che il servizio fatto insieme ha dato vita ad una stupenda comunione mondiale nell’invocazione dello Spirito Santo riunendo così cristiani ortodossi, evangelici, anglicani...

Che tutti coloro che hanno partecipato a questa comunione ricevano qui ed oggi il nostro ringraziamento.

Ma non solo l’esperienza di comunione ha segnato questa Veglia: l’ha fatto anche il messaggio di Papa Francesco (vedi p. 4). Il Santo Padre afferma che vivere secondo l’invito di Gesù in Matteo 25 è il dovere di tutti, compresi quelli di CHARIS che sono “tutti i carismatico unito”. Ci invita a uscire meglio da questa pandemia mettendoci al servizio di Cristo presente nei poveri. CHARIS prende molto seriamente questa chiamata del Sommo Pontefice e si impegna a lavorare per raggiungere questo obiettivo (cfr. pag. 6).

In questo numero, in particolare, vi proponiamo una riflessione sull’evangelizzazione delle periferie, accompagnata da testimonianze di gesti fatti nel contesto della pandemia di Covid-19. Molti, infatti, sono stati i membri del Rinnovamento Carismatico che si sono impegnati a servizio dei malati della pandemia o delle persone in situazioni precarie a causa di questa malattia terribile.

Per concludere, nella sezione dedicata alle testimonianze del Rinnovamento, troverete una presentazione della figura di Veronica O’Brien che, insieme al cardinale Suenens, ha avuto un ruolo importante nell’integrazione del Rinnovamento nella Chiesa.

Jean-Luc Moens CHARIS Moderator

CHARIS Magazine no. 4 -giugno 2020 3

Crediti fotograficiPg. 4 - FlickrPg. 12 - Vatican NewsPg. 14 - CHARISPg. 15, 16, 17, 18, 19 - Associazione Via PacisPg. 20, 21 - New Creation CommunityPg. 22, 23 - Aliança de MisericórdiaPg. 24, 25 - Comunità Cattolica ShalomPg 28, 29, 30, 31 - Archivi

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“Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo…” Inizia così il secondo capitolo degli Atti degli Apostoli che abbiamo appena ascol-tato. Anche oggi, grazie alla tecnologia, fedeli di tante parti del mondo siamo qui riuniti per la veglia di Pentecoste.

4 CHARIS Magazine no. 4 -giugno 2020

Messaggio del Santo Padre

VIGILIA DI PENTECOSTE 2020

Il racconto continua: “Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo. (Atti 2, 2-4).

Lo Spirito si posa su ogni discepolo, si posa su ciascuno di noi. Lo Spirito promesso da Gesù viene a rinnovare, a convertire, a guarire ognuno di noi. Viene a guarire le paure – quante paure abbiamo! – viene a guarire le insicurezze, le nostre ferite, anche quelle che ci procuriamo l’un l’altro; e viene a fare di noi dei discepoli, discepoli missionari, testimoni pieni di coraggio e di parresia apostolica, necessari per la predicazione del Vangelo di Gesù, come leggiamo nei versetti seguenti.

Oggi più che mai abbiamo bisogno che il Padre ci mandi lo Spirito Santo. In Atti 1, 4, Gesù:

«Ordinò loro di attendere che si adempisse la promessa del Padre “quella, disse, che voi avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo”.»

e nel versetto 8, aggiunge:

“ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e di mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra”.

Testimoni di Gesù

Lo Spirito Santo ci conduce ad essere testimoni. Oggi il mondo soffre, è ferito, soprattutto nei più poveri che sono scartati. Quando tutte le sicurezze umane spariscono,

il mondo ha bisogno che noi gli portiamo Gesù. Ha bisogno della nostra testimonianza del Vangelo, il Vangelo di Gesù. Quella testimonianza la possiamo dare solo con la forza dello Spirito Santo.

Abbiamo bisogno che lo Spirito ci dia occhi nuovi, apra la nostra mente e il nostro cuore per affrontare questo momento ed il futuro con la lezione che abbiamo imparato: siamo un’unica umanità. Non ci salviamo da soli. Nessuno si salva da solo. Nessuno. San Paolo nella lettera ai Galati dice:

“Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più maschio e femina, perch’e tutti voi siete uno in Cristo Gesù.” (Gal 3, 28) Un corpo solo coesivo dalla potenza dello Spirito Santo, da questo battesimo nello Spirito Santo che Gesù annuncia. Lo sappiamo, lo

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sapevamo, ma la pandemia che stiamo vivendo ce ne ha fatto fare esperienza in modo molto più drammatico.

Abbiamo davanti il dovere di costruire una nuova realtà. Il Signore lo farà; noi possiamo collaborare... «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21, 5).

Quando usciremo da questa pandemia, non potremo più continuare a fare quanto stavamo facendo e come lo stavamo facendo. No, tutto sarà diverso. Ogni sofferenza sarà stata vana se non costruiamo insieme una società più giusta, più equa, più cristiana, non a parole, ma di fatto; una realtà che ci porti ad una condotta cristiana. Se non lavoriamo per porre fine alla pandemia della povertà nel mondo, alla pandemia della povertà nel paese di ognuno di noi, nella città dove ognuno di noi risiede, questo periodo sarà stato inutile.

Dalle grandi prove dell’umanità e tra queste vi è la pandemia, si esce o

migliori o peggiori. Non se ne esce allo stesso modo.

Io vi chiedo: Come ne volete uscire voi? Migliori o peggiori? Ed è per questo che oggi ci apriamo allo Spirito Santo perché sia Lui chi ci cambia il cuore e ci aiuta ad uscirne migliori.

Se non viviamo secondo quanto Gesù ci dice:

“ … perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ero in carcere e siete venuti a trovarmi, ero straniero e mi avete accolto.” (Mt 25, 35-36), non ne usciremo migliori.

E questo è il compito di tutti, di tutti noi. E anche il vostro compito quelli di CHARIS, che siete tutti i carismatici uniti.

Il terzo documento di Malines, scritto negli anni ‘70 dal Cardinale Suenens e dal Vescovo Helder Camara, intitolato: “Rinnovamento Carismatico e Servizio dell’uomo”, indica questo cammino alla “corrente di grazia”. Siate fedeli a questa chiamata dello Spirito Santo!

Mi tornano in mente le parole profetiche di Giovanni XXIII quando annuncia il Concilio Vaticano II, parole di cui il Rinnovamento carismatico fa particolare tesoro:

“E si degni il Divino Spirito di Dio, di ascoltare nel modo piu consolante la preghiera che sale a Lui da tutti gli angoli della terra: “Rinnova in questa nostra epoca i tuoi prodigi come da una Pentecoste, e concedi alla Santa Chiesa che, perseverando unanime nella preghiera con Maria, la Madre di Gesù, e guidata da Pietro, estenda il regno del Divino Salvatore, regno di Verità e di Giustizia, regno di Amore e di Pace.”

A voi tutti, auguro in questa veglia la consolazione dello Spirito Santo e la forza dello Spirito Santo per uscire da questo momento di dolore, tristezza e prova che è la pandemia, per uscirne migliori.

Che il Signore vi benedica e che la Vergine Madre abbia cura di voi.◊

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Santo Padre,

Il vostro messaggio di Pentecoste e la chiamata che contiene hanno toccato tutto il Rinnovamento Carismatico e hanno trovato una risposta molto ampia e favorevole. Non conosciamo il numero esatto, ma sappiamo che il vostro messaggio è stato ascoltato dal vivo da più di 200.000 persone in 8 lingue, tra cui russo, tagalog, swahili ecc. Inoltre, alla nostra preghiera hanno partecipato Norberto Saracco, pentecostale; Kinga Lakatos della Chiesa Riformata d’Ungheria; Piotr Babarin, ortodosso di San Pietroburgo e la coppia Whitehead, lui cattolico e lei anglicana. In risposta al vostro messaggio, vi assicuriamo che noi, membri del Rinnovamento, desideriamo vivere secondo Matteo 25, con tutto ciò che questo significa. E vogliamo uscire meglio da questa pandemia. Sì, vogliamo, con la forza dello Spirito Santo, contribuire alla trasformazione della società in una società più giusta, più cristiana per i poveri, gli esclusi, i malati, gli svantaggiati, i dimenticati, i solitari, come ci hanno incoraggiato il cardinale Suenens e dom Helder Camara nel loro tempo. La ringraziamo di cuore per il suo incoraggiamento e le assicuriamo, Santo Padre, le preghiere di tutta la corrente di grazia per il suo ministero petrino. Grazie per averci tenuto anche nelle vostre preghiere!

Jean-Luc MoensModeratore di CHARIS

Ancora una volta, Papa Francesco invita l’intero Rinnovamento Carismatico ad appropriarsi in profondità del messaggio del documento di Malines “Rinnovamento nello spirito e servizio dell’uomo” pubblicato nel 1979 sotto le piume congiunte del cardinale Léon Joseph Suenens e Dom Helder Camara.

Per approfondire questo appello del Papa, la rivista CHARIS n. 5 sarà interamente dedicata alla riflessione e alle testimonianze sul Rinnovamento carismatico e il servizio dell’uomo alla luce di Matteo 25: “Ciò che hai fatto per il più piccolo, l’hai fatto a me.” Sappiamo che molti gruppi di preghiera e comunità hanno già lavorato per anni al servizio dell’uomo in tutte le sue dimensioni. Ma questo impegno è spesso poco conosciuto. Ecco perché chiediamo la tua collaborazione qui: inviaci le tue testimonianze ... In che modo lo Spirito Santo ha ispirato il tuo gruppo, la tua associazione, la tua comunità a lavorare

al servizio dell’uomo? Pubblicheremo le migliori testimonianze con le foto che ci hai inviato. I vari esempi che ci invierai saranno un incoraggiamento per tutti noi ad andare avanti nel cammino che il Papa ci indica in questi tempi in cui il Covid-19 ci costringe ad affrontare nuove sfide.

Ricordiamo che il servizio dell’uomo come lo presentano il Cardinale Suenens e Dom Helder Camara, tocca tutte le dimensioni dell’umanità, sia corporale che spirituale. In particolare, non separa mai l’esercizio della carità, assolutamente necessaria, dall’annuncio altrettanto importante della salvezza. Questo è anche ciò che ci ha ricordato Papa Francesco: «Lo Spirito Santo è lo Spirito della Chiesa [...]” viene a convertirci in discepoli, discepoli missionari, testimoni pieni di coraggio [...] per la predicazione del Vangelo di Gesù. »

Si prega di inviare i contributi a [email protected] entro il 31 agosto.

Rinnovamento nello Spiritoe servizio all’uomo

Lettera di ringraziamentoa Papa Francesco

6 CHARIS Magazine no. 4 -giugno 2020 CHARIS Magazine no. 4 -giugno 2020 7

Una richiesta di collaborazione

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Lina González

Ha sido una bendición. Un momento de verdadera unidad; un sentimiento de que la unidad es posible y que unidos todo es posible. Pero más allá del sentimiento humano, la posibilidad del sentir sobrenatural de la presencia de Dios; de un Dios que nos muestra un nuevo mundo de posibilidades de lo que Él podrá hacer a través de nosotros, si estamos unidos.

Nickodemus Richard Rinaldi

I am also touched as we pray in tongues together. I can feel the unity of our heart as we pray.

Agatha Chen, Irene Wu and Ya-Wen Fan (Taiwan)

We all unify together, just like a big Family. Communion is the Power.

Patti Gallagher Mansfield

Congratulations on the beautiful and anointed worldwide celebration of Pentecost 2020! How moving to hear 500 brothers and sisters praising God in tongues, that mysterious and powerful charism! You have used “digital platforms” to unite us in praise and to share the Baptism in the Spirit with the Church and the world!

Michele (Mozambique)

Para mim foi uma experiência ímpar, de unidade, de oração, de estarmos unidos num só coração e numa só alma, como as primeiras comunidades cristãs. Foi muito emocionante ver pessoas de diferentes nacionalidade e portanto, idiomas diferentes, falando a mesma língua, a língua dos anjos.

Denise Bergeron

Merci pour ce magnifique rassemblement Pentecôte que CHARIS nous a permis de vivre. J’ai reçu beaucoup de témoignages.

Miledys Alt. Pérez

Una experiencia hermosa para nuestra vida de fe, un evento extraordinario que sin diferencia cultural, racial y económica involucró un mundo que no tiene frontera para Dios, en él se evidenció que todos somos iguales que pertenecemos a una sola raza humana adoradores de un Dios Trino.

Ir. Sandra Mara

A sensação que tive foi de estar vivendo um momento de céu na terra, com línguas diferentes, mas ao mesmo tempo parece estar falando a mesma língua.

Charles Whitehead

Many congratulations and thanks for all your hard work which made last night such a powerful and encouraging prayerful event for people all over the world.

Maria Carmen Rubio

En la pandemia por COVID no podíamos tener encuentros físicos, pero un encuentro de este tipo como el que tuvimos hizo posible la participación. Creo que en adelante también por cómo están las economías mundiales, deberemos seguir pensando en tener más encuentros virtuales, para facilitar así que participemos los más posible.

Monica

Vorrei lodare il Signore per la bellissima Vigilia di Pentecoste e il primo compleanno del CHARIS ma anche ringraziare a voi il vostro lavoro per quello. E’ stato davvero molto emozionante.

Mildred Conise

The feeling was surreal and amazing. The whole of the event was really touching to me and most especially when Pope Francis shared his wisdom and the part of when everyone was praying “The Lord’s Prayer (Our Father)” in own language.

REAZIONI ALLA VEGLIA DI PENTECOSTE

8 CHARIS Magazine no. 4 -giugno 2020 CHARIS Magazine no. 4 -giugno 2020 9

Abbiamo ricevuto molte reazioni alla Veglia di Pentecoste. Eccone alcune. Le pubblichiamo nella loro lingua originale, nello spirito che abbiamo vissuto a Pentecoste.

Lordan Ljubenkov (Croatia)

It was wonderful to witness how so many respresentatives of CCRs from all over the planet pray together.

Aurora Barbero

Orar en lenguas, cantar y alabar al Señor con hermanos y hermanas de diferentes lugares, ha sido un verdadero y auténtico Pentecostés personal. Creo que también ha sido una bendición para la Renovación Carismática y para toda la Iglesia. (continue on page 10)

Clément Tuho

Quelle grâce d’unité... quel chemin de gloire pour l’amour de Jésus. D’un mal, Dieu a suscité une merveille.

Evilly (Brazil)

Uma experiência emocionante e enriquecedora. Poder viver Pentecostes unida a diversas culturas, países, mas um só espírito e mesmo clamor: Vem Espírito Santo.

Italo Fasanella (Brazil)

Para mim foi um privilégio ter participado desta histórica Vigília de Pentecostes. Poder contribuir, ainda que minimamente, para compor o “mosaico” da unidade deu a mim e minha comunidade o sentido de que a tão sonhada comunhão e unidade nasce e se compõe de pequenos gestos.

Jorge Luiz Vieira da Silva

Uma experiência de Pentecostes, o Espírito Santo nos fez sentir a comunhão da Igreja.

Marie-Hélène Martin

Faire monter du monde entier simultanément une invocation de l’Esprit Saint, qu’on soit en été en hiver, en plein jour, au matin ou à la nuit, c’était vraiment une expérience de Pentecôte.

Luzia Santiago

A Vigília de Pentecostes, foi maravilhosa. Uma experiência única na minha vida. Foi também uma benção para a Comunidade Canção Nova poder transmitir a Vigília pela da TV Canção Nova.

Nèbpawindé KABORE (Burkina Faso)

C’était vraiment une œuvre de communion.

Ron and Leann Smith

We as most groups had to cancel our annual Charismatic Conference this year due to the pandemic. By participating in this Pentecost Vigil, we had a chance to be with so many countries that we never have been in contact with before.

Nikolina (Croatia)

I had a sensation like I participated in first Pentecost when all languages were mixed up and I felt an annoitment of Holy Spirit to whole world.

Sunimalee (Australia)

It gave me a huge sense of belonging in the mighty current of Grace that’s flowing right across the Church.

Kathrina (Philippines)

There was unity in diversity.

Robert Tumuhimbise (Uganda)

It was such an awesome and powerful presence of the Spirit that was felt even we were so many miles apart. Michael Joseph L. EstrellaIt’s so wonderful to be part of the bigger Body of Christ. I felt the awesome presence of Jesus and His prayer to the Father that we will be One in Him.

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CRONACA DELLA VEGLIA ECUMENICA

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In occasione della Pentecoste CHARIS, subito dopo aver lanciato la proposta di una veglia di preghiera mondiale in linea, ha ricevuto tante risposte di collaborazione che ha reso possibile la realizzazione di questo importante evento per la prima volta in questa modalità.

Tecnici da varie parti del mondo ci hanno aiutato mettendo a disposizione di CHARIS la loro professionalità e capacità a titolo di volontariato, permettendoci di sfruttare al meglio la tecnologia, unito a questo la loro disponibilità e generosità ha reso possibile la realizzazione della nostra Veglia di Pentecoste.

Ecco i nomi dei tecnici che hanno lavorato per CHARIS da differenti parti del mondo. Il nostro grazie va per prima a loro: Juan Pablo Chavez dagli Stati Uniti, Everton e Clyde Mendonca dall’India, Adailton Batista Da Silva e Saulo Macena Canção Nova dal Brasile, Jean-Baptiste Dumouchel dalla Francia, Roberto Merola dall’Italia, Andrzej Lewek dalla Polonia, Vegh Zoltan dall’Ungheria e Leon Reyes dal Messico.

Shayne Bennett membro del Servizio Internazionale di Comunione di CHARIS si è collegato dall’Australia nonostante per lui fossero le 4 di notte, per condurre la nostra Veglia.

Hanno partecipato inoltre 60 tra giovani e famiglie giovani, da più di 50 paesi invocando lo Spirito Santo in più di 25 lingue diverse, tra cui: spagnolo, inglese, portoghese, indiano, malayalam, ungherese, Hindi, Croato, tamil, swahili, francese, tedesco, bahasa (indonesiano), senegalese, italiano, finlandese, varie lingue dell’Africa, samoano, ecc.

Altri 1000 fratelli da 70 paesi si sono collegati in diretta per la preghiera, specialmente nella lode, il canto in lingue e il ringraziamento. Ecco i 17 fratelli e sorelle che hanno partecipato con una preghiera spontanea: Denise Bergeron, Canada - francese; S.E. Mons. Francis Kalist,

PARTECIPANTI

l’aiuto dei gruppi che hanno accompagnato con il canto: • dall’Argentina la Comunidad Evangelizadora

Mensajeros de la paz; • dalla Germania il gruppo di P. Markus Wittal, • della Comunità dell’Emmanuele che hanno

eseguito il canto della Sequenza allo Spirito Santo in 5 lingue;

• dall’India il gruppo By Grace di Lenny Soares • e da Roma la Comunità Shalom.

CANALI DI TRASMISSIONEIl nostro evento è stato trasmesso tramite zoom e nei canali Youtube, Facebook, Instagram, TV Shalom Stati Uniti, TV2000 (televisione ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana - CEI).

Ecco i canali youtube dove potete trovare il video registrato.

Inglese: https://youtu.be/Mb4KquWptTwItaliano: https://youtu.be/gS_303PGYzUFrancese: https://www.youtube.com/watch?v=T0mrPqnthhgSpagnolo: https://www.youtube.com/watch?v=Yn_4-NXVWZEUngherese: https://youtu.be/iAd3kL1sPuYPolacco: https://youtu.be/7R5-uJ9q3d4Portoghese: https://youtu.be/MqPs2WhejzQTedesco: https://youtu.be/lN_Jb_VDI8A Non è questione di numeri, ma di tanti cuori in comunione.

PREPARATEVI!Ci ha riempito il cuore il messaggio del Santo

Padre, che ha voluto inviare il Suo messaggio a tutti i carismatici uniti. Abbiamo gioito perché hanno partecipato a questo appuntamento voluto dallo Spirito Santo, più di 300 mila persone in diretta da più di 100 paesi. Considerando il fuso orario di alcune nazioni, prendiamo atto che è stato un grande successo. Lo Spirito Santo ‘Protagonista’ dell’evento, ha messo in sintonia tantissimi cuori in un tempo così difficile per l’umanità. Dai resoconti abbiamo capito che ha voluto consolare tanti cuori. “Il gigante che dormiva si è svegliato”, così dopo questo evento qualcuno ha definito la famiglia carismatica, ora non ci resta che continuare questo cammino iniziato mettendo a disposizione di molti il grande potenziale che il Signore ha messo nelle nostri mani. CHARIS continuerà a lavorare e la nostra prossima iniziativa sarà quella di coinvolgere i giovani di tutto il mondo, presto ne avrete notizie: preparatevi!

India - inglese; Danielle Younan, Libano - arabo; Shenny De Gongora, Guatemala - spagnolo; Ironi Spuldaro, Brasile - portoghese; Ciro Fusco, Italia - italiano; Diana Margaret Ingle, Nuova Zelanda -Inglese; Carmen Rosa Gito, Spagna - spagnolo; Gerald Yambany, Zambia - chewa; Fe M. Barino, Filippine – tagalog; Betty Namusoke, Uganda - swahili; S.E. Mons. Peter Smith, USA - inglese; Antony Kraby, Guinea – soussou.

Non poteva mancare nella nostra veglia la partecipazione ecumenica: Charles e Sue Whitehead, coppia cattolica anglicana dell’Inghilterra, Kinga Lakatos della Chiesa Riformata dall’Ungheria, Norberto Saracco della Chiesa Buenas Nuevas dall’Argentina e Piotr Baburin della Chiesa Ortodossa dalla Russia.

MUSICALa nostra Veglia non sarebbe stata bella, senza

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Gli Atti degli apostoli narrano questo episodio della vita di Paolo:

“La folla allora insorse contro di loro [Paolo e Sila] e i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli e, dopo averli caricati di colpi, li gettarono in carcere e ordinarono al carceriere di fare buona guardia. Egli, ricevuto quest’ordine, li gettò nella parte più interna del carcere e assicurò i loro piedi ai ceppi. Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i prigionieri stavano ad ascoltarli. D’improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito si aprirono tutte le porte e caddero le catene di tutti” (Atti 16, 22-26).

Con le vesti lacere, carichi di colpi, i ceppi ai piedi, Paolo e Sila non pregano Dio di soccorrerli, ma cantano inni a Dio. Che messaggio per noi del RCC in questo momento! L’esempio di Paolo e Sila ci invita a lasciare da parte, almeno da qui a Pentecoste, ogni discorso

sul Coronavirus, o almeno a non farne il centro di tutto. Ci invita a non fare torto allo Spirito Santo di considerarlo meno importante (e meno potente) del virus. Anzi, dii più: ci invita a lodare e cantare inni a Dio.

Questo può suonare assurdo e difficile da accettare, specialmente per chi sta sperimentando sulla propria pelle gli effetti devastanti di questo flagello, ma nella fede possiamo almeno capire che è possibile. San Paolo proclama che “tutto concorre al bene per coloro che amano Dio” (Rom 8, 28). Tutto, nulla escluso, quindi anche la presente pandemia! Sant’Agostino spiega la ragione profonda di ciò: “Essendo supremamente buono, Dio non permetterebbe mai che un qualsiasi male esistesse nelle sue opere, se non fosse sufficientemente potente e buono, da trarre dal male stesso il bene” (Enchir., 11,3).

Noi non lodiamo Dio per il male che sta mettendo in ginocchio l’umanità intera: lo lodiamo per il bene che Lui saprà trarre

anche da questo male, per noi e per il mondo. Infatti, lo lodiamo, convinti che tutto concorre al bene per quelli che amano Dio e soprattutto che sono amati da Dio! Lo dico tremando perché non so se io stesso sarei capace di farlo alla prova dei fatti, ma la grazia di Dio può fare questo ed altro.

Nella predica dello scorso Venerdì Santo a San Pietro, ho provato a identificare alcuni “beni” che Dio sta già traendo dal male: il risveglio dall’illusione di salvarci da soli, con la tecnologia o la scienza; il sentimento di solidarietà che il male sta suscitando e che si spinge, in alcuni casi, fino all’eroismo. Ora aggiungerei: il ridestarsi del sentimento religioso e del bisogno della preghiera. L’attenzione straordinaria ai gesti e alle parole di papa Francesco, da parte non solo dei cattolici, ne è un segno.

Ai Tessalonicesi lo stesso apostolo Paolo raccomandava: “In ogni cosa rendete grazie” (1 Tess 5,18). Lode e ringraziamento,

MESSAGGIO DI CHARIS IN

PREPARAZIONE ALLA PENTECOSTE

2020P. Raniero Cantalamessa ofmcap

dossologia ed eucaristia: sono i due doveri primari dell’uomo verso Dio. Il peccato di fondo dell’umanità, quello da cui, secondo l’Apostolo, deriva ogni altro peccato, è il rifiuto di questi due atteggiamenti: “Essi dunque [gli uomini] sono inescusabili perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato (doxazein) né ringraziato (eucharistein) come a Dio conviene” (Rom 1, 20-21).

L’esatto opposto del peccato non è dunque la virtù, ma la lode! La lode di Dio, fatta in condizioni drammatiche come l’attuale, è la fede spinta al suo grado più alto. Gesù, sedata la tempesta, non rimproverò gli apostoli per non averlo svegliato prima, ma per non avere avuto abbastanza fede.

È un’occasione per noi del RCC di tornare alle più pure origini della corrente di grazia. Al suo sorgere, esso apparve al resto della cristianità come il popolo della lode, il popolo dell’Alleluia.

Non eravamo i soli. La stessa esperienza era in atto tra i fratelli Pentecostali. Uno dei libri più letti nel RCC, dopo “La croce e il pugnale” (“The Cross and the Switchblade” di David Wilkerson) è stato il libro di

Merlin Carothers “Dalla prigione alla lode” (“Prison to Praise”). L’autore non si limitava a raccomandare l’importanza della lode, ma dimostrava - Scrittura ed esperienze alla mano – la potenza miracolosa di essa. I più grandi miracoli dello Spirito Santo non avvengono in risposta alle nostre suppliche, ma in risposta alla lode. Anche dei tre fanciulli ebrei, gettati nella fornace ardente, si legge che “a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio, intonando il cantico con cui la liturgia inizia la preghiera delle Lodi ogni domenica e ogni festa: “Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri…” (Dan 3, 51 ss.). Il miracolo più grande della lode è quello che avviene in chi la pratica, specialmente nella prova. Dimostra che la grazia è stata più forte della natura.

Il miracolo di Paolo e Sila nella prigione - e dei tre fanciulli nella fornace ardente - si ripete in infiniti modi e circostanze: liberazione dalla malattia, dalla dipendenza dalla droga, da una condanna ingiusta, dalla disperazione, dal proprio passato…Provare per credere, era il suggerimento che l’autore del libro dava ai lettori. Affoghiamo dunque il virus nel mare della lode, o almeno

sforziamoci di farlo; opponiamo alla pandemia, la dossologia. Uniamoci a tutta la Chiesa che nel Gloria della Messa proclama: “Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa”. Nessuna supplica, soltanto lode in questa preghiera!In attesa della Pentecoste, torniamo a cantare con lo slancio di una volta i canti che hanno fatto versare lacrime a tanti di noi al primo impatto con la corrente di grazia del RC: “Alabaré, Alabaré”, “Come and Worship, Royal Piesthood” e tanti altri.

Un canto vorrei segnalare in particolare per la sua attualità in questo momento. Fu composto nel 1992 da Don Moen. Il suo ritornello, nel testo originale inglese, dice:

Oh, God will make a wayWhere there seems to be no wayHe works in ways we cannot seeHe will make a way for me.

Una traduzione italiana potrebbe essere:

Dio aprirà una via Dove sembra non ci sia Opera in modi che non vediamo Ma una via aprirà per me Non solo per me, ma per tutta l’umanità ◊

“Essendo supremamente buono, Dio non

permetterebbe mai che un qualsiasi male

esistesse nelle sue opere, se non fosse

sufficientemente potente e buono, da trarre dal male stesso il bene”

(Enchir., 11:3).

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Andare in periferia, scegliere la periferia, è scoprire anzitutto che la periferia è al centro del cuore di Dio, perché il nostro “Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole” (cf 1Cor 1,27), perché “ai poveri è annunciato il Vangelo” (Mt 11,5), e “perché di essi è il Regno dei cieli” (Mt 5,3).

Se vogliamo stare con Dio, se vogliamo seguirLo, la periferia è la nostra casa, perché è lì che “il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14), decidendo di nascondersi dietro gli occhi affaticati di quel malato, dietro le mani sporche e stanche di quel povero, dietro la disperazione di quel giovane, dietro le sbarre di quel carcere.

Convertirsi al povero

La povertà ci mette a nudo, la povertà fa verità nella nostra vita, la povertà non smette

di interrogarci. Stai attento: se decidi di guardarla in faccia, è finita! Puoi decidere di voltarti dall’altra parte, di distogliere lo sguardo. Perché, tu sai che, se il tuo sguardo incrocia quello del povero, cade il muro dell’indifferenza, e tu entri nel vortice della compassione, e non sai dove ti porterà!

Allora, forse è meglio non lasciarsi coinvolgere troppo, forse è meglio tenere le distanze dal povero, perché se ci arrendiamo alla passione, rischiamo di perdere il controllo della nostra vita. Perché il povero non si accontenta di denaro, di tempo, di energie; non ci chiede qualcosa, ci chiede tutto: ci chiede di donargli la vita, di donargli tutto noi stessi. E tu, che ti credevi paziente, sempre disponibile, onnipotente, fai esperienza di tutti i tuoi limiti, di tutte le tue povertà.

Ma è così che il povero riesce a tirare fuori la parte migliore di me, che non sono le mie doti, le mie virtù, ma il mio sentirmi povero fra i poveri, il mio essere parte di uno stesso corpo, il mio essere bisognoso di tutto e di tutti.

La prima volta che sono entrato in un carcere, in Italia, per un progetto in favore dei detenuti, mi sentivo bravo, coraggioso. Ma è bastato sentire le prime condivisioni di queste persone per fare esperienza della mia povertà: quanta ricchezza nelle loro parole, quanta profondità, quanto desiderio d’infinito nelle loro condivisioni, quanta libertà di essere se stessi, quanta verità! E più l’abisso del male che avevano commesso era profondo, più era profondo il loro livello di consapevolezza e di sete di vita vera.

Io che credevo di essere andato in carcere per convertire il povero, ho

SERVIRE NELLE PERIFERIERuggero Zanon

capito che ero io a dovermi convertire al povero, vincendo il mio pregiudizio, la mia paura, la mia incredulità. E ho capito che quel Dio che io pensavo di portare a quei detenuti, era già lì ad aspettarmi in quel volto, in quello sguardo, in quell’abbraccio. Se vogliamo servire nelle periferie, lasciamoci sorprendere dall’altro, lasciamoci condurre alla scoperta di quel tesoro che è nascosto in ogni uomo, anche nel peggiore di tutti gli uomini, e andiamo, lasciamo tutte le nostre certezze (cf Mt 13,44), e lasciamoci conquistare da questa ricchezza!

Scommettere sulla debolezza, credere nell’uomo nonostante tutto e nonostante tutti, dare fiducia a chi non la merita: è questo che ci chiede il Vangelo. Ci chiede di andare oltre: oltre noi stessi, oltre le nostre categorie, oltre le nostre paure, perché – dice

Papa Francesco – “Giungiamo ad essere pienamente umani quando siamo più che umani, quando permettiamo a Dio di condurci al di là di noi stessi perché raggiungiamo il nostro essere più vero.” (EG 8). Siamo pienamente noi stessi, quando ci lasciamo condurre “oltre noi stessi”!

Porte aperte

Papa Francesco parla continuamente di una Chiesa “in uscita”: una Chiesa che non è tanto una Chiesa indaffarata ad andare, a fare - questo viene dopo; ma che è, anzitutto, una Chiesa con le porte aperte (cf EG 46).

È una visione profetica straordinaria: uscire verso gli altri non è tanto un movimento, quanto un atteggiamento; se apriamo le porte, se spalanchiamo le porte – come ci esortava a fare san Giovanni Paolo II –, saranno i poveri a venire da noi perché troveranno spazio nel

nostro cuore. E a quel Cristo che bussa (cf Ap 3,20), finalmente sarà aperto!

Allora il secondo passo da fare per servire in periferia è non mettersi al centro, è cambiare prospettiva. Gesù non ci ha chiesto tanto di fare del bene, di essere noi i protagonisti. Ci ha chiesto, prima di tutto, di lasciarLo entrare nelle nostre vite: “sto alla porta e busso” (Ap 3,20). Siamo disposti ad aprire quella porta? Siamo proprio sicuri di volerlo fare? Siamo sicuri di voler rinunciare alle nostre comodità, al nostro tempo libero, alla nostra pace? Perché, se apriamo le porte, se le spalanchiamo, entreranno quelli che nessuno vuole: entrerà l’antipatico, entrerà il disadattato, entrerà l’alcolizzato, entrerà la prostituta, entrerà il violento, entrerà quello che nessuno vuole.

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Se apro le porte, non sono più io a decidere quando e come andare in periferia, quando e come andare dal povero. Se apro le porte, dico al mondo: “Eccomi!”. E il mondo verrà: con le sue inquietudini, con i suoi problemi, con la sua sete di verità e di giustizia.

Ed è lì che scopriamo che i poveri sono la nostra salvezza, che i poveri sono coloro che ci salvano dallo spiritualismo, che ci tengono ancorati alla realtà. Con la loro insistenza, con la loro fame di attenzione, di pace, di relazione, ci ricordano costantemente che siamo chiamati a dare la vita, a perderla. Ci ricordano costantemente che, da quando Gesù è venuto nel mondo, non è più possibile amare Dio che non si vede se non si ama il fratello che si vede (cf 1Gv 4,20b).

E quando non ce la facciamo più, quando sentiamo la fatica e il peso di tanta sofferenza, quando sperimentiamo la nostra impotenza, è lì

che ci rendiamo conto di quanto questa povertà sia la nostra ricchezza, di quanto l’esperienza del limite ci riporti a Dio, perché “…quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10).

Per andare nelle periferie, per andare fra i dimenticati, fra gli emarginati, fra coloro che hanno perso la speranza, devo passare ogni giorno per la mia periferia, devo scoprire e accogliere la mia povertà, guardare al mio abisso, alla mia parte malata. Perché è nella mia povertà che avverto il bisogno di alzare lo sguardo a Dio. È là dove sono più impotente che posso lasciare spazio alla potenza di Dio. È lì dove penso di aver raggiunto il punto più basso della mia vita, che mi scopro faccia a faccia con la profondità infinita dell’amore di Dio. Perché non c’è povertà, non c’è fallimento, non c’è bassezza umana nella quale non ci sia anche Dio! Non c’è malattia, non c’è schiavitù, non c’è solitudine, in cui Dio non abbia già preso dimora!

A 30 anni ero un uomo morto. Nell’abisso della mia solitudine e disperazione, in cui nulla ormai aveva più senso per me, Dio mi si è fatto vicino nell’accoglienza incondizionata di alcune persone di Via Pacis; Dio si è manifestato a me nelle

loro case aperte, nel loro ascolto paziente. Quel Dio che sentivo lontano, non più parte della mia vita, era lì in quel fratello che si prendeva cura di me, era lì nell’abbraccio di quella sorella. Senza che nessuno mi avesse parlato di Dio, io ne avevo fatto esperienza, L’avevo toccato!

La relazione al centro

L’ultimo volta che uno dei miei fondatori, Paolo Maino, è tornato dalla Colombia, ha raccontato di come in una missione in un barrio di Armenia, si sia avvicinato ad un anziano senza-tetto, seduto per strada e gli abbia chiesto come stesse e come mai vivesse per strada. E racconta che quest’uomo, dopo averlo ringraziato, gli disse: “Erano settimane che nessuno mi rivolgeva la parola”. Viveva per strada, costantemente in mezzo alla gente, ma erano settimane che nessuno gli rivolgeva la parola. Non aveva niente, gli mancava tutto; ma la povertà più grande, incolmabile, era l’assenza di relazioni.

Il povero – l’escluso, l’emarginato, il dimenticato, il disperato – ci chiede principalmente di entrare in relazione con lui, ci chiede di guardarlo negli occhi, di ascoltarlo, ci chiede di toccarlo per uscire dall’emarginazione in cui è stato confinato. Occorre

stabilire un con-tatto. Perché quando entriamo in relazione con l’altro, l’altro diventa parte di noi. Entrare in relazione con l’altro significa restituirgli il posto che merita: quello di persona, quello di “un fratello per il quale Cristo è morto” (1Cor 8,11). È restituirgli quella dignità che apre le porte alla speranza, e che fa scoprire al povero che anche lui è ricco, che anche lui ha qualche cosa da dare.E la relazione ci mette in una dimensione di reciprocità: sì, perché ogni volta che crediamo di andare incontro al povero, ogni volta che crediamo di fare qualcosa per lui, scopriamo che è lui a fare qualcosa per noi, che è lui ad evangelizzarci (cf EG 198), che è lui a rivelarci il volto di Gesù, il vero volto di Dio. E ci scopriamo poveri anche noi, e comprendiamo che la povertà è una grazia che ci apre all’incontro con Dio, perché “…ai poveri è annunciato il Vangelo” (Mt 11,5).

Accogliendo il povero, noi non facciamo una buona azione, un’opera di misericordia: noi compiamo un atto liturgico, perché scopriamo che quel Gesù, che noi desideriamo portare e annunciare, è già presente in quel povero che mi sta davanti, è realmente presente in quel volto segnato dalla sofferenza, dalla solitudine, dalla disperazione, dalla vecchiaia. “Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere…” (Is 53,2). È così, è più forte di Lui: Dio ha un debole per il debole! È questo il Suo stile. A Lui è piaciuto scegliere ciò che nel mondo è debole per confondere i sapienti (cf 1Cor 1,27), è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto (cf Lc 19,10), è venuto per i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi (cf Lc 14,21), per i dimenticati del mondo.L’altro giorno, a Recife, fuori da una chiesa, mi si è avvicinata una donna,

chiedendo dei soldi. Era il “solito” povero che incontriamo tutti i giorni, quello cui siamo abituati a dire di “no”. E anch’io le ho detto di no. Ma questa donna insisteva. E mi sono detto: «Con che coraggio parlerò fra qualche giorno del “servire nelle periferie”, se ora non cerco una relazione con questa donna?». E le ho dato quel poco di monete che avevo. Fino a quel momento ero ancora io al centro, ero ancora io a fare qualcosa per lei.

Ma è stato quanto lei ha cominciato a piangere, a ringraziare, a cercare il mio abbraccio, che mi sono ritrovato immediatamente dall’altro lato, a ricevere – e non a dare – amore, a essere evangelizzato e non a evangelizzare.

Grazie, Signore, per il dono della povertà, che ci aiuta a rimanere umili, che ci accresce della Tua ricchezza!◊

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“Ero forestiero e mi avete ospitato”

Matteo 25, 35

Mi chiamo Patrizia. Sono madre di due splendidi figli. Sono anche un operatice sanitaria che lavora nella RSA di Riva del Garda. Sono membro dell’Associazione Via Pacis.

Da quando è cominciata l’emergenza sanitaria correlata alla diffusione del COVID-19 noi proffessionisti sanitari, (medici,oss,infermieri) siamo impegnati in prima linea a fronteggiare l’epidemia nei vari setting del servizio sanitario; esposti a rischio infettivo e a un sovracarico emotivo non indifferente; dovuto ai turni

di lavoro incalzanti, carenza dei dispositivi di protezione individuali, spesso disinfetteti e riutilizzati, fatica fisica, timore di contrarre l’infezione e di trasmetterla ai propri familiari, diminuzione delle risorse umane, l’assenza del sostegno familiare a causa del pericolo del contagio, quest’ultima risorsa insostituibile, di cui ogni persona ha il diritto di avere vicino a sè, sopratutto nell’ultimo istante di vita. Dopo questa breve itroduzione di un quadro quasi drammatico, che ogni sanitario in qualsiasi struttura sta vivendo, desidero

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descrivere in modo sintetico la mia esperienza sul luogo del mio lavoro. Inizio la mia giornata alzandomi alle 4,40 del mattio, facendo le lodi, perchè è dalla preghiera che prendo la forza per fa fronte alla mia giornata, se attingo forza dal Signore sono certa che la mia giornata ha un sapore e un risvolto diverso.

Da circa due mesi il lavoro sembra svolgersi su un campo di battaglia, dove si parte bardati dalla testa ai piedi indistinguibili gli uni dagli altri come tanti marziani. Un esercito bianco, verde

e blù; anche questo è un bell’insegnamento, non solo il virus non guarda in faccia nessuno ma forse anche noi non ne siamo più capaci, abbiamo perso il senso del fermarsi e di guaradarci. E solo dopo quando ci svestiamo a fine turno scopriamo il volto della persona con cui abbiamo lavorato a gomito, a gomito. Posso testimoniare che il mio sguardo nei confronti dei miei colleghi in questo tempo è cambiato è entrato più in profondità.

La compassione che provo per quei tanti volti segnati dalle mascherine e grondanti di sudore è indescrivibile, respiro la loro fatica fisica. La tristezza e il senso di solitudine, che provo quando entro nelle stanze dei pazienti è incolmabile. Loro che con sguardo speranzoso ti allungano la mano per cercare una carezza, un abbraccio, un pò di conforto, un sorriso, che suonano dieci volte il campanello con una qualsiasi scusa solo per vedere un

volto, che anche se nascosto dietro ad una maschera per loro è familiare.

Poi c’è la tristezza e il senso di solitudine dei pazienti, che allungano la mano per cercare una carezza, un gesto di attenzione. Soffermarmi accanto ai morenti, ai quali è negata la presenza dei propri cari, lo sento come un dovere. Un episodio in particolare ha lasciato un segno nel mio cuore.

Il signor A. era un uomo di fede, scorreva instancabilmente il

rosario nelle mani. Alla Messa, nella piccola cappella della nostra residenza, era sempre in prima fila. Quella sera era ormai in fase terminale e, mentre lo guardavo, in cuor mio mi lamentai col Signore: “Non è giusto che muoia così, senza sacramenti, che lasci questo mondo senza prima averTi ricevuto…”. Sentii come una voce dentro di me che diceva: “Ho fame, dammi tu da mangiare”. In quel momento si avvicina un collega che mi chiede: “Non sei ministro straordinario

COVID-19 : le vostre testimonianze

In tutto il mondo, il Rinnovamento si impegna a servire coloro che hanno sofferto direttamente o indirettamente a causa di Covid-19. Ecco alcune testimonianze.

Come diceva Papa Francesco: “Ricominciamo da capo dalle innumerevoli testimonianze di amore generoso e gratuito che ci hanno insegnato quanto

abbiamo bisogno di vicinanza, di cura, di sacrificio per alimentare la fraternità e la convivenza civile. In questo modo usciremo più forti da questa crisi”.

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dell’Eucaristia? Dagli tu la comunione!”. Procurata con qualche difficoltà la chiave del tabernacolo, presi il Santissimo e lo portai al signor A.

In quel piccolo pezzo di pane era raccolta tutta la sua speranza. Il volto si rasserenò e, col filo di voce che gli rimaneva, recitò insieme a me l’Ave Maria. Feci così anche col suo compagno di stanza, poi li benedissi entrambi col segno della croce, affidandoli al Signore.

Quest’esperienza, che mi ha mostrato un Dio vivo, sempre presente e vicino, ha aperto la strada all’opportunità, con la mia collega Simona, anche lei Ministro dell’Eucaristia, di portare la comunione a tutti gli ospiti che lo desiderano, col benestare dell’amministrazione.

Questo è lo straordinario del mio lavoro: la possibilità di “farmi prossimo”, per asciugare su tanti volti le lacrime che hanno il sapore della solitudine, per alleviare il peso che li opprime, per contemplare la presenza del Signore disseminata nella mia quotidianità.◊

In un periodo, dove chi vive nei bassifondi, ha un bisogno di aiuto ancora maggiore, il vescovo Frank Allen, pastore del Sanctuary of Hope, ci chiese

Come poter servire ancora in questo periodo di lock-up?

Desideravamo di servire di più, eppure tutto ci diceva: “Prendete le distanze”.

A Portsmouth in Virginia, un rapporto di lunga durata, tra la New Creation Community (Comunità Nuova Creazione) e la Church of God - Sanctuary of Hope (Santuario della Speranza), ci ha permesso di metterci al servizio dei fratelli in questi tempi incerti.

La Hope Charitable Services del Sanctuary of Hope, è stata per molti anni il partner della New Creation Community nel servizio sociale, approfondendo sempre più il loro rapporto attraverso un lavoro fatto insieme.

Servizio per “Un Tempo come Questo”

Mary Ann West, New Creation Community, Virginia Beach, Virginia, USA

se potevamo aiutarlo fornendo dei pasti, al numero sempre maggiore di persone che loro assistevano.

Decidemmo che potevamo contribuire con 90 cene una volta ogni due settimane. Quindi distribuimmo le cene a base di un piatto unico la stessa sera in cui Hope organizzò una grande distribuzione di cibo.

Una grande pentola di alluminio colma di quanto bastava per una scodella a testa per 15 persone fu consegnata sul portico dove lavoravano i cuochi. Il pomeriggio successivo i pasti preparati e coperti, furono ritirati sempre dai portici anteriori e consegnati direttamente al Sanctuary of Hope. Da lì furono riconfezionati in contenitori singoli e offerti insieme al cibo fresco che le persone ritirarono via, via.

COVID-19 : le vostre testimonianze

Attraverso questo ministero, il Signore ci ha elargito benedizioni inaspettate.

Dato che i negozi di alimentari cominciavano a registrare carenza di cibo, non eravamo più certi se saremmo stati in grado di poter acquistare tutti gli ingredienti necessari per le ricette.

Un giorno il Signore ha fatto sì che due sorelle della Comunità fossero presenti nello stesso momento, nello stesso negozio. Il commerciante quel giorno aveva stabilito un limite di acquisto e loro essendo in due sono riuscite a comprare proprio la quantità necessaria di macinato di cui avevamo bisogno!

Un’altra volta la carne ci fu donata da una famiglia, di amici nostri, che ne aveva in eccesso nel congelatore. Un’altra vota ancora Hope ci chiamò per dirci di aver ricevuto una donazione col tipo di carne di cui avevamo bisogno per la ricetta e nell’esatta quantità necessaria!

Ci fu suggerito di chiedere a giovani mamme, ai nostri figli ed ai loro amici di unirsi a noi in questa impresa. Tutti risposero con gioia, cucinando pasti senza dover uscire di casa.

In questa fase dello “stare a casa”, abbiamo potuto ancora servire insieme la periferia, approfondendo e stringendo nuovi rapporti su due fronti, con Hope Charitable e queste giovani famiglie.

Sia lode a Dio i cui piani sono sempre più profondi ed ampi dei nostri!

Che gioia per tutti noi!!◊

“In questa fase dello “stare a casa”,

abbiamo potuto ancora servire

insieme la periferia, approfondendo e stringendo nuovi

rapporti”

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molta paura di morire per il Covid e si mise a piangere. Così pregai su di lui e gli dissi quanto fosse amato da Dio. Alla fine della preghiera, mi guardò e disse: “Grazie! Questo è ciò di cui avevo bisogno. Ora sento una grande pace nel cuore”, sorrise e se ne andò.

José (nome sulla foto) è una delle persone che vivono in strada e sono assistite q u o t i d i a n a m e n t e da Alleanza di Misericordia in Brasile. Oltre che nella città di San Paolo, la Comunità è presente in

Mentre distribuivo la colazione ai fratelli in strada, uno di loro mi guardò e chiese: “Sorella, c’è la Messa oggi? Io risposi:

“A causa della pandemia, non ci sarà perché non possono esserci assembranti di persone.

Disse: “Nooo, non è possibile, sono venuto a piedi da lontano, solo per ascoltare la Parola di Dio”. Ho bisogno di parlare con Dio. Poi se ne andò a prendere un caffè [...]

Quando terminai, lo chiamai per salutarlo e gli dissi: “Oggi sei venuto a cercare Dio e non posso lasciarti andare via da qui a mani vuote”.

Gli chiesi: “Posso pregare per te?

Rispose: “Sicuro!” E mi fece un gran sorriso. Disse che aveva

altre 40 città del Brasile e sette nazioni, lavorando al servizio dei più bisognosi. La testimonianza di ognuno di questi senzatetto è stata la vera ricompensa per chi ha servito in prima linea

UNA MANO TESA AI PIÙ POVERIpadre Rodrigo CustódioModeratore di Alleanza di Misericordiawww.misericordia.com.br

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aiutando i più vulnerabili durante la pandemia.

Con l’aumentare del numero di senzatetto infetti da COVID, Alleanza di Misericordia ha aumentato anche la sua assistenza umanitaria ai più poveri. Membri della comunità sono scesi in piazza a portare cibo, oltre ai servizi forniti dai vari progetti sociali ed ogni settimana sono stati serviti 6.000 pasti.

Molti senzatetto sono venuti da noi disperati e col timore di essere contagiati. Per affrontare a questa realtà, si è

COVID-19 : le vostre testimonianze

dato vita ad una collaborazione tra comunità carismatiche e istituzioni cattoliche per accogliere i senzatetto nei rifugi e nei centri di riabilitazione. Negli ultimi mesi, più di mille uomini e donne sono già stati tolti dalle strade da queste comunità.

Altre collaborazioni stanno prendendo forma con varie diocesi: a Manao, per esempio, la Caritas arcidiocesana sta finanziando 300 pasti distribuiti ogni giorno dai membri di Alleanza di Misericordia ai senzatetto. Oltre al cibo,

ricevono formazione su come evitare la diffusione del virus, linee guida sull’igiene e la distribuzione di maschere e gel-disinfettante.

Sono tempi duri!

Ma non dobbiamo dimenticare chi non ha altro posto dove andare e chi conta sulla nostra accoglienza.

La vita preservata e la gratitudine di questi fratelli rincuora ogni animo scoraggiato.

Con loro siamo una famiglia.◊

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La Comunità Shalom promuove l’ “Halleluya solidale” un evento che raccoglie fondi per altre tre istituzioni che svolgono attività sociali.

Grazie alla partecipazione di istituzioni, artisti, gruppi di comunicazione, marchi di solidarietà e persone di buona volontà, l’“Halleluya solidale”si è tenuto online il 7 giugno 2020. Oltre ad offrire della gran buona musica al pubblico, l’evento ha offerto ai partecipanti la possibilità di contribuire a quattro istituzioni di solidarietà attraverso donazioni.

Promosso dalla Comunità Cattolica Shalom, l’evento ha offerto più di sei ore di programmazione con la partecipazione di 15 artisti cattolici che hanno “donato” la loro musica e raccolto 100.000 R$ per le attività di solidarietà

COVID-19 : le vostre testimonianze

di quattro istituzioni cattoliche: Friends of the Poor Project della Comunità Cattolica Shalom, Lumen Work, Hope Farm e Uirapuru Spiritual Condominium (CEU). Oggi tutte lavorano al servizio dei più poveri che soffrono ancor di più per la pandemia causata dal Covid.

Solidarietà

Il “som da Esperança” (“suono della Speranza”) ha raggiunto molti cuori generosi che hanno contribuito al raggiungimento della meta e perfino a superare quanto previsto. I 120.000 R$ sono stati divisi equamente tra le quattro istituzioni per poter continuare l’opera di assistenza e di evangelizzazione dei poveri.

Per il sacerdote della Comunità Shalom, Silvio Scopel, l’“Halleluya solidale” è stata una grande esperienza di evangelizzazione, comunione

ecclesiale e solidarietà. “È proprio della solidarietà, come dice il nome stesso, rispondere alla difficoltà dell’altro, alla solitudine dell’altro e a ciò di cui l’altro ha bisogno” dice il sacerdote. Oltre alla raccolta di fondi, l’evento online ha evangelizzato anche attraverso momenti di preghiera ed adorazione che annunciavano l’Amore di Dio e circa 100 persone sono state assistite ed hanno ricevuto preghiere al telefono.

Evento

Il progetto nasce dal “Festival Halleluya”, considerato il più grande festival di musica cattolica del mondo, che si svolge tradizionalmente a luglio in sei capitali brasiliane: Fortaleza, São Luís, Teresina, Natal, San Paolo e Rio de Janeiro.

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Nella capitale del Ceará (uno stato nord orientale del Brasile), l’evento richiama più di un milione di persone, per i cinque giorni dell’evento.

Il “Festival Halleluya” è stato trasmesso in diretta su YouTube insieme al Shalom Missionary, al Shalom Community ed al New Song. In TV le immagini sono state trasmesse sul canale REDEVIDA. Migliaia di persone sono state raggiunte da questa melodia della Speranza.

Questo movimento di solidarietà è un modo per aiutare i più bisognosi in questo periodo di pandemia.

In tutto, ci sono stati più di 13 mila spettatori e su Internet più di 600 mila interazioni con l’Halleluya Solidario. Tra

Le comunità cattoliche si uniscono in soccorso ai poveriComunità Shalom

le attrazioni ha spiccato la presenza di padre Marcelo Rossi che ha dato una benedizione speciale al pubblico.◊

Campagna di sostegnoCari fratelli e sorelle nel Rinnovamento,A Pentecoste 2020, CHARIS ha celebrato il suo primo anniversario al servizio della corrente di grazia. In questa occasione, Papa Francesco si è rivolto a noi: “Anche voi, quelli di CHARIS, che siete tutti i carismatici insieme.” Sì, come dice il nostro Papa, tutti insieme siamo CHARIS, la grande famiglia del Rinnovamento carismatici: tutti insieme stiamo costruendo CHARIS.Questa costruzione comune si manifesta nel mondo attraverso il lavoro di migliaia di volontari che, in molti Paesi, si danno in modo disinteressato al servizio del Rinnovamento. Lo abbiamo visto con emozione durante la veglia di Pentecoste: fratelli e sorelle, tecnici di molti Paesi non hanno risparmiato né il loro tempo né i loro sforzi per rendere questo evento un successo mondiale. Tutto questo gratuitamente...Questo lavoro è anche quello della sede di CHARIS a Roma che centralizza tutti i servizi internazionali. La piccola squadra che è al vostro servizio a Roma ha bisogno delle vostre preghiere, del vostro sostegno, anche finanziario.Come sapete, CHARIS vive solo di donazioni. Dei vostri doni, voi che siete “quelli di CHARIS”. Ma il Covid-19 non ha solo sconvolto i nostri progetti, ma ha anche influito sulle finanze di CHARIS. Nei primi 6 mesi di quest’anno non abbiamo ricevuto quasi nessuna donazione. Ma senza le vostre donazioni, senza la vostra generosità, CHARIS non può vivere!Molto presto sarà possibile sostenerci finanziariamente tramite PayPal o sul nostro sito web con carta di credito. Per questo motivo stiamo lanciando una campagna di promesse di donazioni. Vi proponiamo di scriverci a [email protected] con la promessa della vostra donazione, anche le più piccole sono benvenute. Se tutti i carismatici del mondo avessero dato 1 € o 1 $, CHARIS potrebbe lavorare per più di 400 anni!Scriveremo a tutti coloro che hanno promesso donazioni non appena il nostro sistema bancario sarà efficace per chiedere di inviare effettivamente la vostra donazione.Vi ricordiamo che il 10% delle donazioni ricevute è destinato alla beneficenza.Grazie in anticipo per la vostra generosità.

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26 CHARIS Magazine no. 4 -giugno 2020

SNCC CROAZIA

Lordan Ljubenkov (Coordinatore), Marko Blagović, Damir Zukan, Niko Rončević, p. Sebastian Šujević, Petar JurčevićAssente in foto: Matija Ricov

I Servizi Nazionali di Comunionedi CHARIS

SNCC MESSICO

Leon Reyes (Coordinatore), P. Loui Alfonso Martinez Gallo, Rodolfo Dario Galvan Morales, Marcela Paredes Serrano, Lina Gonzalez, Victor Tomas Ramirez Gonzalez, Luis Fernando Martinez Rivera

I Servizi Nazionali di Comunione di CHARIS si mettono in moto nel mondo intero. Pubblichiamo in questa pagina quelli che finora ci sono stati comunicati. Alcuni di essi sono servizi di transizione. Nel prossimo

Magazine continueremo a pubblicare la formazione dei SNCC nei vari paesi di cui saremo a conoscenza.

SNCC LIBANO

Archbishop G Bacouni (Coordinatore), P. Joseph Karam, Brigitte Issa, P. Jean-Marie Chami, Gabriel Sassi, P. Michel Sakr, Georges Malek, P. Roger Karam, Ghada Boutros / Christian Boutros, Charbel Abi Chacra, Samar Andari, Zeina Bachaalani, P. Elias Chatawi, Nigol Salkhanian, Georges Lebbos, Marie Therese Barbara, Ziad Said, Georges Kairouz, Tony Achkar, Joy Naim, Danielle Younan, Jean Barbara

SNCC GERMANIA

Fr. Josef Fleddermann (Coordinatore), Werner Nolte, Benedikt Brunnquell, Sabine Ditzinger, Marie-Luise Winter, deacon Christof Hemberger and Karl Fischer

CHARIS Magazine no. 4 -giugno 2020 27

SNCC BAHRAIN

Frederick D’Souza (Coordinatore), Victoria D’Costa, Jacintha Lobo, Joseph Ribeiro, Dennis Andrade, Sabu Joseph, Jomon Joseph, Agnel Mascarenhas, Thomas George, Dickson Elenjikkal, Renish Paul, Prasanna Fernando

SNCC SLOVENIA

Darja Justinek (Coordinatore), Miran Candellari, Marjetka Babič , Matej Križanič , Sanja Obaha Brodnjak, Lidija Sušnik , Andrej Justinek

SNCC NUOVA ZELANDA

Diana Ingle (Coordinatore),Deidre Broome, Rainer Hensel, Bill Kornman, Viane Makalio, Helen Smithson, Hayden Graham, John Rea SM, Rick Loughnan VG, Owen Kowalewski, Shona Williams, Allan Gierran, Allan Sadsad, Vipin Varghese, Mark Challies, Willie Schryvers, Silvana Abela, Jemma Brunton, Anne and Andy Lovell, Josie Olsen, Elizabeth Mckay, Deidre Broome, Helen Smithson, Gloria Stafford, Rainer Hensel, Maureen Thow, Greg Wansink, Kathy Mayo

SNCC GALLES

Stephen Halsall (Coordinatore), Madeleine Walters, Sheila Smith, Rev.Robert Coyne, Jossy Mathew, Brunhild Tynan

SNCC COREA

YOUNG-SOO Stephano YOON (Coordinatore), Fr.GWANG-BAI Dominico SON, SUNG-SUB Thomas NO, IN-SOO John The

Apostle SHIN, NAM-KON Mattaios KANG, WOO-JO Perter HAN, YOUNG-SUB Perter YOUN, HAE-BONG Thomas More LEE,

SEON-HO Joseph KIM, KI-SEO John The Baptist PARK, HA-YOUNG Monika JUNG, HYUN-JA Julliana DOO, KYUNG-SOOK

Lucia CHOI, HYANG-SOOK Mathilda KIM, SUNG-JIN Peter KIM, MYUNG-KYU Thomas Aquinas LEE, HYUN-JA Bona YEOM,

Br.SANG-HYUN James SHIN, BONG-GUEN Titus CHOI

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28 CHARIS Magazine no. 4 -giugno 2020 CHARIS Magazine no. 4 -giugno 2020 29

Dio prima di tutto

Sin dagli albori del Rinnovamento, i responsabili delle Comunità Carismatiche ebbero modo di ben conoscere Veronica O’Brien. Ma solo chi era vicino al Cardinale Suenens vide il ruolo che Veronica condivideva con lui e da lì l’influenza che esercitò nei primi vent’anni del Rinnovamento.

Nel secondo libro delle sue “Memorie”, il Cardinale Suenens rivela la sua stretta collaborazione - per quasi mezzo secolo - con Veronica, di origine irlandese. VVeronica fu molto vicina a Papa Paolo VI e al cardinale Benelli: grazie alla loro fiducia, ebbe un ruolo discreto ma decisivo nel far accogliere

a Roma il Rinnovamento Carismatico.

Maria - la Chiesa - lo Spirito Santo

Papa Francesco ha fatto più volte riferimento al Cardinale Suenens e a Veronica O’Brien nei “Documenti di Mechelen”.

Ciò che stupisce negli scritti del cardinale Suenens sulla vita di Veronica O’Brien è come lei vivesse già le grazie del Rinnovamento Carismatico prima ancora che se ne parlasse come si fa oggi.

Tant’è che 50 anni prima del Concilio Vaticano II e della grazia che ne derivò col Rinnovamento, Veronica decise di vivere a

tempo pieno un apostolato orientato all’evangelizzazione. Visse questo apostolato nella Legio Mariae, che fondò in Francia e in altri paesi europei. Lì scoprì la profondità della “Vera devozione a Maria” di padre Louis-Marie Grignon de Montfort. Veronica ebbe fiducia infinita nella Santa Vergine, il vero “segreto” dei frutti che traboccavano dal suo apostolato.

Fu nella Legio Mariae che il cardinale Suenens, allora vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Mechelen-Bruxelles, incontrò Veronica. Questo primo incontro ebbe luogo a Parigi nel 1947; il secondo a Lourdes il 15 agosto

Louise-Mary O’Brien nacque il 16 agosto del 1905 a Midleton, nella contea di Cork, nel sud dell’Irlanda. Fu l’undicesima di tredici figli.Suo padre era chirurgo e sua madre, una signora molto distinta, dedicò molto impegno all’educazione cristiana dei suoi figli. Fin da piccola, Veronica desiderò dedicarsi ad evangelizzare a tempo pieno. Scelse il celibato, visse in castità, povertà ed obbedienza. Dall’inizio della seconda guerra mondiale e per più di 20 anni fu molto legata alla Legio Mariae. Successivamente lavorò a tempo pieno con il cardinale Suenens per il Concilio Vaticano II, infine ebbe un ruolo importante per il Rinnovamento carismatico, come descrive bene l’articolo che segue.

La famiglia della dottoressa Kathleen Leavy O’Brien. Veronica, undicesima di 13 figli, è quella in braccio al padre.

Veronica O’Brien (1905 – 1998) ed il suo ruolo nell’accoglienza del Rinnovamento Carismatico

1948, e fu quello decisivo. Sia il cardinale Suenens che Veronica fecero una forte esperienza di “vita nello Spirito” ed ecco cosa ne scrisse il Cardinale:

“...Durante una delle nostre conversazioni, Veronica mi disse di amare San Paolo di un amore molto particolare e di vivere una sorta di comunione spirituale unica e continua con lui. Una sera, mentre pregava nella grotta, il timore che forse stesse ingannandosi da sola, la portò a chiedergli un segno che confermasse questa presenza interiore.

Pioveva a dirotto. Con qualche difficoltà, Veronica aprì la Bibbia a caso, proteggendola sotto le pieghe del suo mantello e, sotto il picchiettio delle gocce di pioggia, lesse alcuni versetti della Lettera ai Colossesi(Col 2, 5).

Con profonda commozione ed intensa gratitudine, ricevette le parole che San Paolo aveva scritto ai Colossesi:

“Anche se sono lontano con il corpo, sono però tra voi con lo spirito e gioisco vedendo la vostra condotta ordinata e la saldezza della vostra fede in Cristo.”

Un giorno questa familiarità con San Paolo, questa misteriosa telepatia spirituale, le ispirò una domanda precisa e pratica da rivolgergli. In preghiera gli disse che le occorreva il sostegno visibile, costante e concreto di un vescovo che potesse aiutarla, qui sulla terra, a trasmettere le grazie che sentiva di ricevere per la Chiesa. Chiese a San Paolo di aiutarla ad incontrare “un vescovo che sapesse scrivere”.

Verso la comunione spirituale

Continua il cardinale Suenens: “...Le nostre conversazioni a Lourdes mi aprirono nuove prospettive, determinarono la direzione del mio ministero

pastorale e dei miei futuri sforzi letterari. A livello personale, quei giorni furono estremamente significativi per me. L’ultimo giorno - o per essere più precisi, l’ultima notte - trascorsa nella mia stanza d’albergo a Lourdes, il Signore riversò su di me la Sua grazia, in maniera tale che segnò la mia vita per sempre. Quello che sperimentai fu un’effusione di Spirito, un Battesimo nello Spirito”.

A quei tempi, queste non erano espressioni comuni.

Dopo questo incontro a Lourdes, Veronica scrisse così a Mons. Suenens:

Veronica O’Brien ricevuta in udienza da Papa Paolo VI a margine del Congresso del Rinnovamento tenutosi a Grottaferrata (vicino Roma) nel 1973.

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“... Scopro nella mia anima una straordinaria unione con voi, una profonda affinità e comprensione, come se in un qualche modo fossi stata creata per voi. È oltremodo audace pensare e scrivere tali pensieri, ma lo faccio in modo naturale. Mi sto forse ingannando? Non credo, perché al contempo trabocco di visioni sulla Madonna e su quanto farà in voi ed attraverso di voi se riceverete con umiltà e docilità dalle mani della sua piccola povera serva quello che Lei vi sta riponendo. In esse Lei riporrà così, così, così tanto. …”

In questi estratti scelti scopriamo tre elementi importanti della vita di Veronica: la sua unione con la Vergine Maria, la sua apertura allo Spirito Santo e la sua comunione con la Chiesa.

Il Cardinale Suenens sviluppò questi elementi nei suoi insegnamenti ed in tutti i suoi scritti; li ripeté in ogni viaggio ed in tutte le lingue che parlava.

Una grande preoccupazione riguardo l’evangelizzazione

Per capire l’apostolato di Veronica e la sua influenza nella Francia della seconda guerra mondiale, ecco cosa scrisse il canonico Guyot, allora direttore spirituale della Legio Mariae: “... “Vi è un aspetto particolarmente interessante in quest’opera apostolica da lei svolta in quasi sessanta diocesi francesi: e cioè l’influenza che ha avuto su tanti sacerdoti. Molti mi hanno detto che, dall’ordinazione sacerdotale, hanno ricevuto due grazie speciali: la prima di essere stati introdotti alla Legio Mariae ed attraverso la Legio al “Trattato della Vera Devozione a Maria”, la seconda di aver incontrato questa donna irlandese. La signorina O’Brien non cercava certo questo tipo di influenza apparentemente paradossale… ma la Provvidenza la usava. …

Per quanto riguarda l’impegno di Veronica negli anni Sessanta, il Cardinale li riassume così:

“... Tutta la vita di Veronica è stata una triste e straziante chiamata a riformare seminari, noviziati e comunità religiose attive, al fine di introdurre e formare i loro membri ad orientare l’apostolato religioso attraverso il contatto personale …”

È in questo contesto che Veronica fu vicina al cardinale Montini, il futuro papa Paolo VI.

Il Rinnovamento carismatico

Agli inizi del Rinnovamento carismatico, Veronica fu inviata negli Stati Uniti dal cardinale Suenens. Ecco la sua reazione: ... “Dobbiamo dire “sì” alla grazia della Pentecoste, e “no” al Pentecostalismo. Dobbiamo liberare la perla immensamente preziosa dal suo guscio; dobbiamo credere, con fede viva e audace, che lo Spirito Santo è sempre in azione nella sua Chiesa, operando miracoli e donando carismi; dobbiamo essere pronti ad accogliere le sue sorprese.”

Capì subito che il Rinnovamento non era un “movimento”, un’etichetta usata fin troppo liberamente nei nostri ambienti. Capì che era piuttosto una grazia potente per la nostra epoca - un respiro, un movimento dello Spirito Santo, una grazia della Pentecoste, che poteva essere accolta da ogni battezzato e da ogni “movimento”, comunque si chiami. Da questa consapevolezza scaturirono tutte le sue speranze.

Il gruppo di leader del Rinnovamento in Belgio con alcuni leader del Rinnovamento negli Stati Uniti, si trovano in Belgio su invito del cardinale Suenens dopo l’incontro di lunedì di Pentecoste 1975 a Roma.

Questa grazia, tuttavia, doveva essere accolta in piena armonia con la dottrina della Chiesa Cattolica. A questo riguardo, alcune ambiguità dovevano ancora essere risolte e dissipate.

Le pecore, rimaste senza pastore, erano guidate da sedicenti leader, c’era un bisogno urgente di comunicazione diretta e fiduciosa tra Roma - il centro della Chiesa - ed i leader Cattolici del Rinnovamento.

Pentecoste 1975 a Roma

Continua il cardinale Suenens: “... All’epoca si stava organizzando un altro congresso internazionale dei leader. Geograficamente, la sede migliore per tale incontro sarebbe stata Porto Rico. Veronica invece riuscì a convincerli a incontrarsi alle porte di Roma.

Veronica fu invitata come relatrice ad un incontro ecumenico di pastori. Cosa del tutto insolita. Gli ammonimenti di San Paolo alle donne sono tenuti ancora in grande considerazione in questi ambienti, e ci si aspetta che le donne rimangano in silenzio nelle assemblee.

Veronica parlò delle sue speranze di un futuro ecumenico per il Rinnovamento. Alla fine del suo intervento si inginocchiò e chiese ai partecipanti di pregare su di lei. Infine, improvvisò una preghiera rivolgendo un invito coraggioso a tutti i presenti, profondamente commossi.

“Non abbiate paura”, disse loro, “di andare a Roma a pregare sulle tombe di Pietro e Paolo. Ogni sentiero ecumenico ci conduce lì”.

Aggiunse poi queste parole inaspettate: “Vedo nella mia mente che un giorno il cardinale Suenens accoglierà i pellegrini del Rinnovamento carismatico a Roma, e celebrerà l’Eucaristia nella Basilica di San Pietro, in occasione della Pentecoste”.

Questa profezia, che successivamente mi ripeté, mi parve talmente contraria all’usanza romana che la considerai poco plausibile, perfino impossibile.

Tuttavia, un giorno si sarebbe avverata, come vedremo, prendendo posto tra le sorprese della “mano nascosta di Dio”.

Il memorabile congresso di Pentecoste fu il risultato dell’iniziativa e della mediazione di Veronica, in stretta collaborazione con il vescovo Benelli. Si concluse con una nota positiva.

Attraverso innumerevoli incontri aperti e fruttuosi, Veronica tentò di liberare il Rinnovamento cattolico da ogni ambiguità, rendendolo immune alla tentazione - che si ripete ad intermittenza nel corso degli anni - di riunire i cristiani, al di fuori delle loro Chiese, in una sorta di super Chiesa dello Spirito Santo.

In conversazioni amichevoli, segnalò ai principali leader cattolici alcuni punti importanti da chiarire.

A seguito di questa riflessione il cardinale Suenens invitò un gruppo di leader americani nella sua residenza a Bruxelles, dove rimasero per diversi anni.

Con questo gruppo si formò l’ICCRO, ed ebbe luogo, in comunione, un riesame del Rinnovamento. Più tardi, con l’influenza di Veronica, l’ICCRO fu trasferito da Bruxelles a Roma, dove questo servizio continuò il suo cammino. ◊

Il cuore allargato dell’Ufficio ICCRS ospitato da Papa Giovanni Paolo II.

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