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Chiedere garanzie Kléber, Sempre in Francia la bat ...€¦ · Il bilancio coop: i vostri conti Il...

Date post: 05-Jun-2020
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Il bilancio coop: i vostri conti Il bilancio consuntivo 1981, di cui ì soci troveranno un dettagliato commento nelle pagine interne del giornale, ha dato risultati lusinghieri sia in termini economici sia in termini più complessivamente istituzionali, propri di una cooperativa tra consumatori. L'utile netto realizzato nell'81 è stato di 552 milioni, cifra che tangibilmente conferma i progressivi miglioramenti intervenuti nell' ultimo triennio. Gli elementi che hanno de- terminato il positivo risultato economico possono, a nostro parere, così essere riassun- ti: 1) un buon andamento delle vendite, che hanno superato le previsioni e che hanno raggiunto un incremento reale di circa il 6% rispetto all'anno precedente. 2) un'equilibrata struttura di costi azien- dali di gestione. A fianco dei dati puramente economici possiamo presentare un bilancio ricco di ele- menti più prettamente sociali: n II continuo miglioramento dell'immagine dei negozi COOP e dei suoi prodotti di mar- chio; n L'adesione sempre più ampia dei consu- matori alla nostra azione in difesa della salu- te e per un modo diverso di consumare; n L'impegno costante nella lotta al carovita al di là delle mistificazioni dei «panieri»; n Le nuove migliaia di soci che nel 1981 sono entrate a far parte della nostra famiglia coo- perativa; n I grandi successi ottenuti con le sottoscri- zioni di prestiti da parte di migliaia di soci. Ci rendiamo ben conto che nella nostra attività rimangono ancora molti limiti e molte inefficienze da superare. Come pure sappiamo che l'economia del nostro Paese ha davanti a sé un futuro travagliato ed incerto che non potrà non influire sui risultati a ve- nire della nostra Cooperativa. Tuttavia con tenacia e costanza, nono- stante la crisi e la restrizione dei consumi in atto, dovremo puntare a investire, a crescere per qualificare ancora di più la proposta coo- perativa nella grande distribuzione. Su queste basi anche il 1982, siamo certi, sarà un anno di soddisfazioni e di sviluppo per la nostra Cooperativa. AMBROGIO VAGHI presidente della Unicoop Lombardia Chiedere garanzie Una panoramica (e qualche consiglio) in tema di sicurezza dei cibi in relazione alla nostra salute. Alle pagine 2-3 La vetrina della Coop Le innovazioni, le occasioni, le informa- zioni sulle novità per l'aggiornamento dei soci. Alle pagine 6-7 Periodico mensile della Unicoop Lombardia dei nostri soci può avere l'impressione che il postino abbia sbagliato casella; tra gli auguri di Pasqua e la bolletta della luce da pagare, è spuntato questo giornale, nuovo, mai visto prima, dal titolo un po' inconsueto: Comitato di Redazione Sergio Ferrario, Sergio Ghi- ringhelli, Daniele Moltrasio, Adolfo Scalpelli, Ambrogio Vaghi, Giorgio Vozza Direttore Adolfo Scalpelli Grafica e impaginazione Franco Malaguti Editrice Unicoop Lombardia Viale Famagosta, 75 - 20142 Milano - Tel. 84.65.846 Tipografia T.E.MI. Viale Fulvio Testi, 75 - 20162 Milano - Tel. 64.40 Spedizione in abbonamento postale gruppo II/ 70. Supplemento di Azione Coope- anno e, n. Maggio 1982 Comitato Regionale Lombardo Narkmulak,_ éWar sie. rativa n. 6 del 31.3.82, autoriz- zazione n. 106/1948 Tribunale di Milano Direttore responsabile Lidia Lommi Il marchio Coop, le offerte ai soci hanno poi smorzato la sorpresa che, ci auguriamo, si possa trasformare adesso in una piacevole lettura. Il nuovo giornale della coo- perativa è arrivato dunque al suo primo numero e subito due domande sorgono spontanee: perché questo giornale e per- ché questo titolo? Certo alle due domande si potrebbero dare molte rispo- ste, ma la più semplice la fon- damentale è che ormai era tempo che ai nostri soci fosse dato uno strumento diverso dal consueto, tradizionale fo- glio interno di cooperativa. Il movimento cooperativo di consumo è molto cresciuto in questi ultimi anni diventando una realtà ed una forza viva della società. Le battaglie che la cooperazione di consumo ha condotto sui prezzi, sulla rifor- ma del settore distributivo, per la tutela del consumatore, hanno costruito un movimento di opinione forte e sensibile al messaggio cooperativo. I nostri soci, che di questa realtà fanno parte, avevano dunque diritto ad un giornale che discutesse questi proble- mi, approfondendoli, senza fermarsi a trattare solo ed e- sclusivamente gli aspetti della Questo giornale 2., questo f i vita interna della cooperativa. Ecco allora il perché del ti- tolo di questo giornale. Vogliamo provare a parlare, ad informare, a dibattere i pro- blemi che ci toccano da vicino come consumatori, per capire quale sia oggi il modo più ra- zionale, più economico, più giusto di spendere il nostro de- naro e salvaguardare la nostra salute. Per raggiungere questo o- biettivo ci siamo dovuti attrez- zare, cambiando sensibilmen- te la sostanza della nostra stampa: abbiamo coinvolto nel progetto giornalisti, esperti del settore dell'alimentazione, au- mentando le pagine del gior- nale e cercando di riempirle con un'informazione ampia e completa sul consumerismo. Abbiamo cioè puntato ad un giornale che entrasse nel vivo dei problemi, prendendo il «to- ro per le corna». Pur con questa nuova strut- tura e con questo nuovo taglio è rimasta immutato in noi la consapevolezza che questo giornale è prima di tutto la vo- ce dei soci dell'Unicoop Lom- bardia, cioè della più grande cooperativa tra consumatori della nostra regione. La vita interna delle nostre sezioni so- ci, l'andamento del prestito so- ciale, delle vendite, continue- ranno ad essere al primo posto nell'attenzione di queste pagi- ne; quello che di nuovo e di più interessante ci sarà, sarà lo sforzo di fare del giornale uno strumento di dibattito, di in- formazione e di formazione, di crescita per i nostri soci e per il movimento cooperativo. I motivi e gli scopi per i qua- li questo giornale è nato li ab- biamo detti; si tratta ora di tra- durre nella pratica le idee, che sono tante e stimolanti. Con- tando sull'appoggio ed il con- tributo di tutti crediamo che il nostro giornale, con modestia e senza pretese, possa dare un contributo serio e meditato al- lo sviluppo di una nuova e più completa informazione su un terreno per tanti versi difficile ed accidentato, come quello dei consumi. Siamo noi stessi il fattore più importante per migliorare la qualità della vita zionali: in alcuni casi queste associazioni fanno capo ai sindacati dei lavoratori, in altri sono espressione delle cooperative, in altri casi an- cora sono formazioni del tut- to autonome. Diversa è anche la capaci- di organizzare ampi strati di popolazione e di pesare e contare nelle politiche na- zionali. In Inghilterra e Francia i rispettivi governi hanno da- to vita a strutture politiche ed amministrative incarica- te di affrontare i problemi dei consumatori. Ampio spa- o a questi temi viene riser- vato sulle radio e televisioni pubbliche e parecchio diffu- se sono le riviste delle asso- ciazioni dei consumatori. Tuttavia il vento che tira in Europa non è favorevole per un'espansione di queste Le organizzazioni dei con- sumatori sono nate una quindicina d'anni fa negli Stati Uniti d'America e in Inghilterra, seguite poi da a- naloghe esperienze negli an- ni successivi nell'Europa continentale. Attualmente sono oltre trenta le associazioni di con- er(56c.5 g' %‘‘ tii Q £' c '°3 Sitce. "0kg t'lt; 0 , , ,,,,,S3ke, .ke _,.3.095. 0 . 050 - .0 e-oi" . %.,e,. è.% ., ,,y..- .,•., .0. ,,5,- ece det• giNOO. ,s,st‘ . ecss. ,,:„.5.3.» ,.. t aogs9r3 òo9- vg.,‘°9' 9.0 \l's-otta .C> 0\oe 030'1- &'‘' 1.9,0- ,,,19 0. / \‘'› ‘teSt‘ V‘St' ‘P' igke,e‘ 050'0 +0359: ¢ - •‘n ', o e ‘„,, ,,p‘ 56e ...,0.,01 11031:1 _ tok. ope es.ef‘ (3,,N n.. s'O' od(' llbe-5: -,,,tkos‘v- ,>0 de;. n. n .9. 9502' gsckt .g ,No jet 0. cotte, oé..€ 6, .0:00 a,,?S' th \ t " O ° , "9,.,,sio",„ 69'9 attività. Sono in crisi quelle associazioni dei consumatori che più dipendono da altre forze, statali, amministrati- ve, sindacali ecc. Più vitali i raggruppa- menti autonomi. È naturale infatti che in tempi di crisi le pressioni dei settori produt- tivi tendano a restringere o addirittura a rigettare le i- stanze di Riglioramento dei prodotti e dèi servizi avanza- te dalle associazioni dei con- sumatori. Recentemente in Francia la televisione di Stato cerca di passare su orari margina- li, a basso indice di ascolto, i programmi dell'Istituto na- zionale dei consumi. «Mal comune mezzo gaudio», po- tremmo dire noi italiani, ri- cordando la triste vicenda della trasmissione «Di tasca nostra». Sempre in Francia la bat- taglia contro la Kléber, re- sponsabile di una catena di tragici incidenti stradali do- vuti allo scoppio dei pneu- matici di sua produzione, è pesantemente influenzata dalle pressioni dei sindacati della fabbrica, preoccupati delle conseguenze occupa- zionali derivanti dalle «pre- tese» di cambiamento soste- nute dai consumatori. In Spagna il caso, ancora non chiarito, dell'«olio che uccide» (sono oltre trecento i morti causati dal misterioso prodotto), ha destato un'on- data di emozione nell'opi- nione pubblica che però non GIORGIO VOZZA Segue a pagina 2 sumatori europee rappre- sentate a Bruxelles nella commissione ambiente e tu- tela dei consumatori della CEE. Varie sono le matrici na- et 3A‘ o‘Ne. O tte• e be• <e e' • 19' °. eoZigt .0;<11-' 3 e co° n C. „` 0)• ."' os s, i _A31 co ' 03Y- c9 .4 .1> ‘1. cp"g‘ .0,5›. 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Il bilancio coop:i vostri conti

Il bilancio consuntivo 1981, di cui ì socitroveranno un dettagliato commento nellepagine interne del giornale, ha dato risultatilusinghieri sia in termini economici sia intermini più complessivamente istituzionali,propri di una cooperativa tra consumatori.L'utile netto realizzato nell'81 è stato di 552milioni, cifra che tangibilmente conferma iprogressivi miglioramenti intervenuti nell'ultimo triennio. Gli elementi che hanno de-terminato il positivo risultato economicopossono, a nostro parere, così essere riassun-ti:

1) un buon andamento delle vendite, chehanno superato le previsioni e che hannoraggiunto un incremento reale di circa il 6%rispetto all'anno precedente.

2) un'equilibrata struttura di costi azien-dali di gestione.

A fianco dei dati puramente economicipossiamo presentare un bilancio ricco di ele-menti più prettamente sociali:n II continuo miglioramento dell'immaginedei negozi COOP e dei suoi prodotti di mar-chio;n L'adesione sempre più ampia dei consu-

matori alla nostra azione in difesa della salu-te e per un modo diverso di consumare;n L'impegno costante nella lotta al carovitaal di là delle mistificazioni dei «panieri»;n Le nuove migliaia di soci che nel 1981 sonoentrate a far parte della nostra famiglia coo-perativa;n I grandi successi ottenuti con le sottoscri-zioni di prestiti da parte di migliaia di soci.

Ci rendiamo ben conto che nella nostraattività rimangono ancora molti limiti emolte inefficienze da superare. Come puresappiamo che l'economia del nostro Paese hadavanti a sé un futuro travagliato ed incertoche non potrà non influire sui risultati a ve-nire della nostra Cooperativa.

Tuttavia con tenacia e costanza, nono-stante la crisi e la restrizione dei consumi inatto, dovremo puntare a investire, a crescereper qualificare ancora di più la proposta coo-perativa nella grande distribuzione.

Su queste basi anche il 1982, siamo certi,sarà un anno di soddisfazioni e di sviluppoper la nostra Cooperativa.

AMBROGIO VAGHIpresidente della Unicoop Lombardia

Chiedere garanzieUna panoramica (e qualche consiglio)in tema di sicurezza dei cibi in relazionealla nostra salute.

Alle pagine 2-3

La vetrina della CoopLe innovazioni, le occasioni, le informa-zioni sulle novità per l'aggiornamentodei soci.

Alle pagine 6-7

Periodico mensile dellaUnicoop Lombardia

dei nostri socipuò avere l'impressioneche il postinoabbia sbagliato casella;tra gli auguri di Pasquae la bolletta della luceda pagare,è spuntato questo giornale,nuovo, mai visto prima,dal titolo un po' inconsueto:

Comitato di RedazioneSergio Ferrario, Sergio Ghi-ringhelli, Daniele Moltrasio,Adolfo Scalpelli, AmbrogioVaghi, Giorgio VozzaDirettoreAdolfo ScalpelliGrafica e impaginazioneFranco Malaguti

Editrice Unicoop LombardiaViale Famagosta, 75 - 20142Milano - Tel. 84.65.846Tipografia T.E.MI.Viale Fulvio Testi, 75 - 20162Milano - Tel. 64.40Spedizione in abbonamentopostale gruppo II/ 70.Supplemento di Azione Coope-

anno e, n.Maggio 1982

ComitatoRegionaleLombardo

Narkmulak,_éWarsie.

rativa n. 6 del 31.3.82, autoriz-zazione n. 106/1948 Tribunaledi MilanoDirettore responsabileLidia Lommi

Il marchio Coop, le offerteai soci hanno poi smorzato lasorpresa che, ci auguriamo, sipossa trasformare adesso inuna piacevole lettura.

Il nuovo giornale della coo-perativa è arrivato dunque alsuo primo numero e subito duedomande sorgono spontanee:perché questo giornale e per-ché questo titolo?

Certo alle due domande sipotrebbero dare molte rispo-ste, ma la più semplice la fon-damentale è che ormai eratempo che ai nostri soci fossedato uno strumento diversodal consueto, tradizionale fo-glio interno di cooperativa.

Il movimento cooperativo diconsumo è molto cresciuto inquesti ultimi anni diventandouna realtà ed una forza vivadella società. Le battaglie chela cooperazione di consumo hacondotto sui prezzi, sulla rifor-ma del settore distributivo, perla tutela del consumatore,hanno costruito un movimentodi opinione forte e sensibile almessaggio cooperativo.

I nostri soci, che di questarealtà fanno parte, avevanodunque diritto ad un giornaleche discutesse questi proble-mi, approfondendoli, senzafermarsi a trattare solo ed e-sclusivamente gli aspetti della

Questogiornale2., questof i

vita interna della cooperativa.Ecco allora il perché del ti-

tolo di questo giornale.Vogliamo provare a parlare,

ad informare, a dibattere i pro-blemi che ci toccano da vicinocome consumatori, per capirequale sia oggi il modo più ra-zionale, più economico, piùgiusto di spendere il nostro de-naro e salvaguardare la nostrasalute.

Per raggiungere questo o-biettivo ci siamo dovuti attrez-zare, cambiando sensibilmen-te la sostanza della nostrastampa: abbiamo coinvolto nelprogetto giornalisti, esperti delsettore dell'alimentazione, au-mentando le pagine del gior-nale e cercando di riempirlecon un'informazione ampia ecompleta sul consumerismo.Abbiamo cioè puntato ad un

giornale che entrasse nel vivodei problemi, prendendo il «to-ro per le corna».

Pur con questa nuova strut-tura e con questo nuovo taglioè rimasta immutato in noi laconsapevolezza che questogiornale è prima di tutto la vo-ce dei soci dell'Unicoop Lom-bardia, cioè della più grandecooperativa tra consumatoridella nostra regione. La vitainterna delle nostre sezioni so-ci, l'andamento del prestito so-ciale, delle vendite, continue-ranno ad essere al primo postonell'attenzione di queste pagi-ne; quello che di nuovo e di piùinteressante ci sarà, sarà losforzo di fare del giornale unostrumento di dibattito, di in-formazione e di formazione, dicrescita per i nostri soci e per ilmovimento cooperativo.

I motivi e gli scopi per i qua-li questo giornale è nato li ab-biamo detti; si tratta ora di tra-durre nella pratica le idee, chesono tante e stimolanti. Con-tando sull'appoggio ed il con-tributo di tutti crediamo che ilnostro giornale, con modestiae senza pretese, possa dare uncontributo serio e meditato al-lo sviluppo di una nuova e piùcompleta informazione su unterreno per tanti versi difficileed accidentato, come quellodei consumi.

Siamo noi stessi il fattore più importante per migliorare la qualità della vita

zionali: in alcuni casi questeassociazioni fanno capo aisindacati dei lavoratori, inaltri sono espressione dellecooperative, in altri casi an-cora sono formazioni del tut-to autonome.

Diversa è anche la capaci-tà di organizzare ampi stratidi popolazione e di pesare econtare nelle politiche na-zionali.

In Inghilterra e Francia irispettivi governi hanno da-to vita a strutture politicheed amministrative incarica-te di affrontare i problemidei consumatori. Ampio spa-

o a questi temi viene riser-vato sulle radio e televisionipubbliche e parecchio diffu-se sono le riviste delle asso-ciazioni dei consumatori.

Tuttavia il vento che tirain Europa non è favorevoleper un'espansione di queste

Le organizzazioni dei con-sumatori sono nate unaquindicina d'anni fa negliStati Uniti d'America e inInghilterra, seguite poi da a-naloghe esperienze negli an-ni successivi nell'Europacontinentale.

Attualmente sono oltretrenta le associazioni di con-

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Più vitali i raggruppa-menti autonomi. È naturaleinfatti che in tempi di crisi lepressioni dei settori produt-tivi tendano a restringere oaddirittura a rigettare le i-stanze di Riglioramento deiprodotti e dèi servizi avanza-te dalle associazioni dei con-sumatori.

Recentemente in Franciala televisione di Stato cercadi passare su orari margina-li, a basso indice di ascolto, iprogrammi dell'Istituto na-zionale dei consumi. «Malcomune mezzo gaudio», po-tremmo dire noi italiani, ri-cordando la triste vicendadella trasmissione «Di tascanostra».

Sempre in Francia la bat-taglia contro la Kléber, re-sponsabile di una catena ditragici incidenti stradali do-vuti allo scoppio dei pneu-matici di sua produzione, èpesantemente influenzatadalle pressioni dei sindacatidella fabbrica, preoccupatidelle conseguenze occupa-zionali derivanti dalle «pre-tese» di cambiamento soste-nute dai consumatori.

In Spagna il caso, ancoranon chiarito, dell'«olio cheuccide» (sono oltre trecento imorti causati dal misteriosoprodotto), ha destato un'on-data di emozione nell'opi-nione pubblica che però non

GIORGIO VOZZA

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sumatori europee rappre-sentate a Bruxelles nellacommissione ambiente e tu-tela dei consumatori dellaCEE.

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Milano Rogoredo:riuscita la carnevalatadei bambini al circolo Mondini

Riuscitissima conferma nella ormai tradizio-nale carnevalata dei bambini presso il Circo-lo cooperativa Mondini (nella foto). Organiz-zata unitariamente dalla cooperazione loca-le, anche quest'anno la festa ha coinvolto 1'intero quartiere creando un clima simpaticoe umano tra i soci frequentatori del circolo euna marea di bambini mascherati. Moltograditi gli omaggi offerti dalla nostra Sezio-ne soci.

Mnlalio Nfiguarda-Suzzani:il successo di uncarro di carnevaleLa collaborazione tra le due sezioni soci èconfluita nella partecipazione con un carroallegorico al «carnevale niguardese n organiz-zata dal Consiglio di Zona 9 di Milano. È laprima volta che i nostri soci si cimentano inquesta simpatica e popolare manifestazione,per il vero un po' insolita rispetto alle nostrenormali attivata. Il successo non è comunquemancato, e il presidente del Consiglio di zonaha fatto pervenire una lettera di congratula-zioni.

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CHIEJEREGARANZIE

La cronaca di questi anni ha infattidimostrato la necessità di un attento controllodemocratico su alimentazione e salute el'esigenza che il consumatore stesso, oggipressoché assente dal dibattito su tali temi,rivendichi il proprio diritto di opinione, parolae opposizione attraverso l'azione di organismirappresentativi. Questo a livello pubblico.Nel privato, pur tenendo conto che in linea dimassima possiamo fidarci di ciò chemangiamo, può valere la pena di operarealcune scelte di buon senso, almeno inrelazione ai problemi più diffusi, cheinteressano i nostri alimenti, in conseguenzadell'inquinamento cosiddetto «da progresso».Ecco dunque alcuni consigli utili.

Il nostro slar bene dipende2,nche da come rnangfi n©

Nel corso di una gita, ungruppo di ragazzi di primaclasse della scuola inedia Pa-rini di Milano, ha lasciato al-libiti gli insegnanti per unepisodio di psicopatologiacollettiva, avvenuto duranteun gioco comportamentale. Igiovani, invitati a pitturarsila faccia con delle polveri co-lorate per mimare alcunescene, prima si sono imbrat-tati a più non posso, poi, au-toconvintisi della velenositàdelle sostanze usate, hannoreagito con pianti e strilli in-controllabili.Colpa dell'allarmismo sullatossicità dei prodotti, hacommentato qualcuno, e frainsegnanti e genitori è statarispolverata a livello educa-tivo la politica dello struzzo:se non si può nulla per la si-curezza ambientale, meglionon sapere.A fronte di questo atteggia-mento è diffuso anche il suoopposto, sopportato da certimass-media, che per ogni e-pisodio negativo coinvolgen-te un prodotto, tendono alloscandalo.Conseguenza di tutto ciò è ilprogressivo disorientamen-to dei consumatori, che com-porta una sfiducia dilagantee acritica nei confronti deiconsumi, ma anche il ricorsoad essi come fonte di gratifi-cazione contro le frustrazio-ni quotidiane; così si finiscecon il consumare sempre dipiù e scegliere sempre meno.E questo riguarda in parti-colare proprio gli alimenti.Ma in realtà è possibile farequalcosa per mangiare piùsano?L'alimentazione è profonda-mente cambiata rispetto aun tempo. La concentrazio-ne demografica, la modificadelle abitudini esistenziali,l'aumento del reddito da unaparte e lo sviluppo industria-le e tecnologico dall'altra,hanno imposto nuovi mode/-

li di consumo, produzione,distribuzione, che incidonoprofondamente sui nostripasti, diventati più ricchi dicontenuto nutritivo ma an-che di sostanze chimiche,meno elaborati dalle nostremani ma più trattati dallemacchine. Alla base di tuttoquesto, l'esigenza di ottenererese altissime in agricolturae in zootecnia, sia per motivisociali, che di profitto. Di po-sitivo va detto che nel nostroPaese esistono leggi molto a-vanzate per la tutela igieni-co-sanitaria degli alimenti;meno positiva invece è la si-tuazione dei pubblici con-trolli, che dovrebbero venireorganizzati in modo più effi-ciente e capillare, a garanziadel rispetto di tali leggi.Basti pensare, per esempio,che attualmente non è anco-ra ben chiaro quali debbanoessere a livello comunale leautorità competenti (sinda-co o ufficiale sanitario?) , perla vigilanza igienico-sanita-ria nei confronti di chi pro-duce, impiega, commerciasostanze alimentari, cosìmolti verbali di contravven-zione emessi dai vigili urba-ni vengono contestati e an-nullati e la pratica non rie-sce nemmeno a partire.Sono, invece, molti i fattorida tenere sott'occhio, checondizionano l'igiene e l'ac-cettabilità degli alimenti,ma molti rischi potrebberovenire ridotti tramite unapolitica di sviluppo più ri-spettosa dei beni comuni,impostata su una maggiorecorrettezza delle attività a-gricole e industriali e sullariduzione dell'inquinamentoambientale, che rappresentauna minaccia per tutti. Ed èin questo senso, che il mondodella ricerca più seria si stamuovendo ovunque per va-lutare e garantire la sicurez-za degli alimenti in relazio-ne a quella dell'ambiente.Ma non può bastare.

carniche glispeculatorinon possonogonfiareNelle carni si possono ritro-vare residui indesiderabiliderivanti dal trattamentodel bestiame. In particolare:GLI ESTROGENI e i loroderivati, detti anabolizzanti,hanno recentemente deter-minato nel nostro Paese ilpiù grosso crack nelle vendi-te degli omogeneizzati maiverificatosi dalla loro com-parsa sul mercato. Imputatadi contenere estrogeni lacarne di vitello, non soloquella in vasetto, ma anchequella venduta normalmen-te nelle macellerie. Vedia-mo perché. Gli estrogeni so-no sostanze ormonali nor-malmente presenti in livelliminimi sia nelle carni chenei vegetali. Se ingerite ineccesso possono provocarerigonfiamento del seno dei

maschi e un precoce svilup-po dei caratteri sessuali dellebambine. Per questo motivoil loro uso in zootecnia è se-veramente vietato nel no-stro Paese, mentre è permes-so con determinate precau-zioni, e purché non se ne ri-trovi nelle carni macellate,in Israele, Stati Uniti ecc.Ciononostante, data anchel'evanescenza dei controlli,tale divieto viene disattesodagli allevatori dì pochiscrupoli e lo dimostra il fattoche periodicamente la cro-naca riferisce di casi di e-strogenazione delle carni divitello fresche e lavorate.Queste sostanze infatti in-crementano la sintesi delleproteine della carne di vitel-lo e ne consentono una resapiù elevata del 15 per cento.Oggi la ricerca ha messo apunto sostanze ormonali in-nocue per l'uso zootecnico,ma poiché al momento la si-tuazione non è ancora risol-ta, può essere consigliabileridurre, soprattutto per ibambini, il consumo di car-ne di vitello e dei suoi deri-vati. Meglio dunque sceglie-re il manzo, che non vieneestrogenato.

vanno benema c'èanche chine abusaGLI ANTIBIOTICI, comeresidui riguardano un po'tutti i tipi di carni e soprat-tutto il vitello. La nostra leg-ge ne prevede l'uso in zoo-tecnia con norme precise eparticolari precauzioni d'u-so, per evitare che questi far-maci possano ritrovarsi nellecarni macellate. Le funzionisvolte nell'organismo ani-male dagli antibiotici sonoessenzialmente: terapeuticae preventiva delle malattieinfettive e auxinica, cioè ser-vono, come gli estrogeni, adaumentare la resa in carne.

Per questo motivo si pos-sono verificare abusi da par-te di allevatori poco scrupo-losi. In pratica nell'uomo 1'assunzione contínua di carnicontenenti residui di anti-biotici può comportare l'i-nefficacia terapeutica delle

sostanze in causa qualora es-se vengano prescritte per lacura di qualche infezione.

Oggi però fortunatamentela ricerca scientifica ha rea-lizzato antibiotici innocui(virginiamicína) sia per l'uo-mo che per l'animale, chedovrebbero entrare nell'usocomune zootecnico.

Quando fate cuocere troppo le bistecche sulL, piasfraattenti alle «sostanze» che il calore può produrre

con MOLA COTTURA: è stato di-mostrato da un'équipe di ri-cercatori della WashingtonUniversity di Saint Louis,Missouri, che non è solo la

bistecca alla brace a conte-nere cancerogeni ma anchela carne cotta con metodimeno drastici come estrattidi carne concentrati a 100 'C

e hamburger su piastra elet-trica (200 °C) possono conte-nere sostanze mutagene nonancora chiaramente indivi-duate. Tutto sommato, dun-

que, si può evitare di consu-mare troppo spesso sia carnealla brace, che brodi moltoristretti e bistecche stracot-te.

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Segue dalla prima

ha determinato una svoltanella tutela della salute mes-sa in pericolo da prodotti dilargo consumo.

Nei Paesi Bassi, malgradoil chiasso fatto sugli estroge-ni dati in pasto ai vitelli per-ché aumentassero rapida-mente di peso, la situazionenon è ancora cambiata e ilbestiame continua ad esseregonfiato con sostanze ormo-nali. Ma i pochi esempi citatirappresentono solo i casi piùclamorosi; la maggior partedelle frodi più o meno limi-tate non viene neanche inluce. Malgrado ciò le Asso-ciazioni dei consumatori so-no in difficoltà. Molte di essesono sostenute da stanzia-menti pubblici già tagliati oin via di eliminazione dai bi-lanci delle Amministrazioninazionali e regionali. Lestesse direttive della CEE —si veda per l'Italia quella suicosmetici — non vengonoapplicate dagli Stati membrie restano parole vuote.

L'idea è tuttavia quella di

non mollare, di continuarenei vari Stati e nelle Regionia sostenere queste organiz-zazioni dei consumatori.

Il caso dell'Italia è contro-co r rente.

Accanto al piccolo club diGustavo Ghidini, animatoredi una pattuglia di illuminatiche danno vita al cosiddettoComitato difesa consumato-ri, è ora sorta la Federazionenazionale dei consumatoricostruita dai Sindacati e dal-le Cooperative.

Questa Federazione, natapochi mesi fa, è il risultato diun accordo fra CGIL-CISL-Ull e le tre centrali coopera-tive (Lega, Confederazione,Associazione delle Coopera-tive). Per ora quella italianaè una associazione «di secon-do grado»: non associa diret-tamente i consumatori, ma lirappresenta indirettamenteattraverso i sindacati e lecooperative.

Su questo punto si può a-vanzare il dubbio che questaFederazione, pur animata dalodevoli/ intenti, possa tutta-via essere impacciata o reti-cente nelle iniziative per gli

interessi, talvolta contra-stanti,; che sono rappresen-tati nelle organizzazioni co-stituenti (problemi di occu-pazione, di prezzi, di qualità.

Il dubbio c'è, anche se sitratta di lavorare per supe-rarlo, mentre l'obbiettivo difondo resta la completa au-tonomia di questa Federa-zione e la rappresentanza di-retta dei consumatori che e-leggono i dirigenti e fissano iprogrammi di lavoro dellaloro associazione.

In Lombardia è già statacostituita la Federazione re-gionale che per ora ha sede aMilano in via Torino, 68presso gli uffici dei sindacatiregionali.

Nelle prossime settimanesi costituiranno le sedi terri-toriali, nelle province e nel-le zone omogenee della re-gione.

A questo compito sono na-turalmente indirizzati glisforzi dei cooperatori, oltreche dei sindacalisti lombar-di. Chissà che proprio dall'I-talia non venga un impulsonuovo alle languenti inizia-tive europee.

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aMizi sir; j4„;:lot 0.:570Ì49 h 4e -Tme vannD fatti's cosi e,,,,Se ilmercuriopassadal mareai pesceIl pesce, soprattutto quellodi grandi dimensioni, puòcostituire per l'uomo un vei-colo di contaminazione damercurio. Questo metallo,che entra nella composizio-ne della crosta terrestre, èstato riconosciuto tossico epertanto nel 1972 è stato vie-tato l'impiego di tutti i suoicomposti organici, a partiredal metilmercurio, negli an-tiparassitari per l'agricoltu-ra. Ciononostante questa so-stanza può ugualmente rag-giungere la catena alimenta-re tramite l'azione di parti-colari microrganismi, capacidi metilare il mercurio degliscarichi industriali. Le mag-giori fonti di inquinamentoda mercurio sono essenzial-mente l'attività vulcanica el'industria chimica-elettricadelle vernici, farmaceutica.Il comitato misto FAO-OMSdi esperti in additivi alimen-tari ha stabilito una dose set-timanale provvisoriamenteaccettabile di mercurio tota-le di 0,3 mg per persona. Stadi fatto però che l'inquina-mento dei mari fa registrareuna presenza più o meno co-stante di dosi variabili dimercurio nel pesce, sia fre-sco che congelato.L'anno scorso nel Nord Italiasono state sequestrate partitedi pesce congelato extraco-munitario perché contenenti

dosi di mercurio anche trevolte superiori ai limiti fissa-ti dal DM del 19 marzo 1974in 0,7 parti per chilo di pesce.E già l'anno precedente aPavia era stata denunciata lapresenza sul mercato di pa-lombo al mercurio. Legisla-zione carente e controlli in-sufficienti non aiutano a ri-solvere il problema.Basti pensare che il predettolimite di tollerabilità valesolo per il pescato extraco-munitario. Eppure i nostrimari non sono certo menoinquinati. Anzi, secondo unrecente studio dei laboratoridi igiene e profilassi di Li-vorno e Pistoia il contenutodi mercurio del nostro pescefresco è più elevato di quellodegli stessi tipi di pesce con-gelato oceanico. Il tonno fre-sco è infatti risultato conte-nere dosi di mercurio trevolte più elevate rispetto altonno congelato del Sud A-frica, Sud Corea ecc. Non so-lo, ma all'esame diretto divarie fasce di popolazione, icapelli dei pescatori italianisono risultati contenerequantità di mercurio 10 vol-te più alte dei capelli degliabitanti delle città lontanedal mare, che di pesce appe-na pescato ne mangiano po-chino.Ad ogni modo, anche se talidati non devono preoccupa-re per il presente ma vannovalutati come indice di unasituazione da tenere sottocontrollo, può valere la penaricordare che di questa for-ma di inquinamento risentemeno il pesce fresco di tagliamedio-piccola; benissimo ilpesce azzurro. Consigliabileil pesce surgelato delle gran-di aziende, che controllanola produzione anche sotto 1'aspetto dell'inquinamento.

Spremutee vitamine:antitossicicontrocerti «sali»Nitrati e nitriti sono salimolto più diffusi nell'am-biente di quanto normal-mente si crede. I nitrati sonosali che svolgono una fun-zione essenziale per la cre-scita e lo sviluppo dei vege-tali. Una certa quantità di es-si si trova normalmente nelterreno, ma in dosi che nonbastano per consentire lecolture intensive. Lo spargi-mento sul campo di nitratiincrementa la produttivitàdelle colture ma provoca an-che un accumulo di questesostanze nei vegetali. Du-rante la raccolta e la conser-vazione o nell'intestino stes-so di chi li ha mangiati, i ni-trati, che di per sé non sareb-bero tossici, possono trasfor-marsi per azione microbicain nitriti, che sono tossici. E ivegetali più inquinati da ni-triti sono proprio le carote,gli spinaci, e altri prodotti e-stremamente comuni.Oltre che per questa via poi initriti possono arrivare nelpiatto anche attraverso l'ad-ditivazione volontaria connitrati e nitriti, di salami,prosciutti, mortadelle, carniin scatola allo scopo di viva-cizzarne la colorazione rossae permetterne la conserva-zione. In particolare il nistri-to è efficace contro lo svilup-

po della mortale tossina bo-tulinica, una mina vaganteper la salute umana. La tos-sicologia di questi additivi èperò molto discussa perché èdimostrato che i nitriti, rea-gendo con le ammine, so-stanze presenti in molti ali-menti e farmaci, possonoprodurre nitrosammine can-cerogene. Per questo motivola ricerca sta da tempo ana-lizzando possibili alternativea questi additivi e ferve nelmondo scientifico la discus-sione sulla loro eventuale a-bolizione come additivi e ri-duzione come fertilizzanti. Ascopo cautelativo ciascuno dinoi può:n non abusare nel consumodi salumi e carni conservatetrattate con queste sostanze;n evitare i prodotti di salu-meria artigianale che nondiano garanzie di buona tec-nica;n evitare l'ingestione di far-maci analgesici, antistamini-ci, anticonvulsivi contenentiammine, in coincidenza conil consumo di alimenti addi-tivati con nitriti;n aumentare il consumo divitamina C, per esempio conspremute di agrumi, perchéquesta vitamina sembra ini-bire la formazione di nistro-sammine.

Una saggiaprecauzioneè lavaresempre benefretta e verduraAnche le varie sostanze chi-miche usate in agronomiaper proteggere e incremen-tare il raccolto vanno consi-derate additivi involontari épossono presentare rischiper la salute del consumato-re. Senza l'impiego di nessu-na di queste sostanze la pro-duttività del terreno si ri-durrebbe e avremmo menoda mangiare ma se i tratta-menti sono eccessivi ed ef-fettuati nell'ignoranza dellecorrette norme di impiego,nella ricerca esclusiva delmaggior profitto, allora sonoguai.Anticrittogamici, diserbanti,pesticidi, utili in caso di infe-stazione e malattie dellepiante, se usati indiscrimina-tamente rischiano di avvele-nare terreno e contamina-re i suoi prodotti. Eppure

non esiste alcuna strutturapubblica ufficiale che si oc-cupi di informare sui mezzi ele sostanze chimiche più ido-nee ad incrementare senzadanno la redditività deicampi. A volte, su di unostesso terreno sono stati ef-fettuati fino a 30 trattamentisuccessivi e il tempo di de-gradazione delle sostanzechimiche usate è estrema-mente lungo. Se poi si consi-dera che in fase di distribu-zione alcuni tipi di frutta co-me per esempio le fragole,gli agrumi ecc. possono veni-re trattati con conservanti eantimuf fa, antigermoglian-ti, nel caso delle patate, ci sirende conto di quanto siaimportante per lo meno la-vare molto bene in acquacorrente gli ortaggi e la frut-ta che non si sbucciano. Enon diamo retta alla modaamericana, ma mangiamo lepatate senza buccia.

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li programmi di attivitàSulla base delle indicazioni concordate, nu-merose sezioni soci stanno programmando laloro attività sociale. Intanto sono state garan-tite presenze di componenti i comitati, nei ne-gozi, durante i sabati di marzo. Ciò ha raffor-zato il successo delle iniziative in corso e por-tato quasi mille nuovi soci in cooperativa, nu-merosi dei quali già diventati anche prestato-ri! Inoltre sono in corso contatti con il mondodella scuola per nostri interventi nel campodella educazione alimentare (Locate T., Corsi-co). A Cinisello vi è stato un positivo incontrocol sindacato per concordare una grande ini-ziativa; verso fine anno: le Giornate dei Gio-vani Consumatori; alcune conferenze sui pro-blemi: prezzi/consumi; pubblicità; alimenta-zione per gli anziani sono in fase di perfezio-namento (ARCI di Cassano M., Corsico); conla buona stagione verranno realizzate alcune

«Feste del socio» in collaborazione con altrerealtà cooperative locali (Opera). Si tratta ora,terminate le assemblee di bilancio che si svol-geranno in 26 località tra il 14 e il 30 aprile, diriprendere con determinazione i programmi efissare le precise scadenze.

Millano-Manggiò:ii trofeo ciclisticoUn grosso avvenimento sportivo è stato con-fermato nell'accordo raggiunto tra la nostrasezione soci e il Club Ciclistico Primavera diMuggiò: «1° Trofeo ciclistico Primo Casati».Molti soci ricordano senz'altro la figura di Ca-sati, primo presidente della nostra cooperati-va, scomparso alcuni anni fa. Il suo esempio ditenacia e di fede cooperativa ha certamentecontribuito in modo determinante non soloalla nascita della Unicoop Lombardia (la pri-

ma sede sociale fu appunto a Muggiò nel1970-71) ma anche a superare le oggettive dif-ficoltà dei primi anni di vita. Un plauso dun-que ai soci di Muggiò e a Radice, presidentedella Sezione, per la loro iniziativa che ci daràl'occasione di onorare un indimenticabile di-rigente della cooperativa. La corsa si svolgeràìl 23 maggio con partenza davanti al nostroSupercoop, in via Baruso 1, Muggiò. L'orga-nizzazione è affidata, oltre alla società sporti-va menzionata, alla società Velo Club Muggiò,alla sezione soci Unicoop col patrocinio dell'assessore allo Sport signor Agostinelli. Invi-tiamo sin d'ora tutti i soci e dipendenti allapartecipazione.

Consiglia denesezioni soci

Sabato 27 marzo si è tenuto presso il salonedella Cooperativa edificatrice di Niguarda laconsulta delle Sezioni soci della UnicoopLombardia per dibattere le tesi del XXXIcongresso della Lega.Un congresso, come ha rilevato Rinaldo Cioc-ca presidente regionale della Lega, che cadein un momento di particolare sviluppo delmovimento cooperativo. La cooperazione stauscendo dai suoi ambiti tradizionali, rappre-sentati dal consumo e dall'edificatrice, e stainteressando nuove realtà rappresentate dalterziario avanzato e dai tecnici.Senza la presunzione di voler dare risposte atutti i problemi della società ha detto Ciocca a

conclusione del suo intervento, il congressodella Lega sarà un momento importante diverifica e di sviluppo per una realtà semprepiù estesa ed articolata come la cooperazionelombarda. Sono poi susseguiti gli interventidei soci che hanno dato voce al dibattito; ab-biamo assistito, ed è forse una delle primevolte, ad interventi concreti, centrati, su pro-blemi reali.

Sono intervenuti Affò, Ghiringhelli, Rossi,Alfieri, Agosti, Zucchelli, Moltrasio. Ha porta-to anche il suo contributo al dibattito EnricoMigliavacca vicepresidente dell'Associazioneregionale cooperative di Consumo.

Gli interventi hanno sollevato questioni ine-renti il ruolo e l'attività delle Sezioni soci; nel-le sue conclusioni il presidente dell'UnicoopVaghi ha rivolto alle Sezioni soci un incita-mento per una maggiore incisività, per muo-versi con più autonomia, sottolineando l'im-portanza per una più decisa presenza nel so-ciale, di una diversa capacita organizzativa.Vaghi ha poi ripreso alcuni temi sollevati da-gli interventi (organizzazione, ruolo delledonne in cooperativa ecc.) e ha rilevato l'am-pio grado di partecipazione della nostra basesociale, compatibilmente con la possiblità difar partecipare 28.000 soci. Su questo terreno,ha concluso Vaghi, dévono essere le Sezionisoci ad elaborare prooste di rinnovamento invista della Terza Assemblea nazionale. Al ter-mine dei lavori sono stati eletti i 17 delegatiche, insieme alla Direzione della Cooperativa,hanno partecipato al congresso regionale neigiorni 1-2 e 3 aprile.

Un giornale è un mezzo per il dialogo, c è solo un modo perché il dialogo sia più diretto coni lettori: quello di avere tante lettere, tanti suggerimenti, tante domande, tante proposte eanche tante critiche che possono, se accolte con serietà, aiutare il lavoro di tutti. In ungiornale non può quindi mancare uno spazio dedicato alle lettere. Dal prossimo numero ci'sarà anche questo spazio. Tocca ai nostri lettori, ai nostri interlocutori riempire e ravvivarequesto spazio. Con le loro lettere.Consegnatele presso i nostri negozi indirizzandole a «quale consumo»

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BILANCIO 1981

ATTIVO:

PASSIVO:

(1=1000)

STATO PATRIMONIALE

Attività liquideAttività a brevetermineRimanenze merci

Totale attivitàcorrentiImmobilirzazioni

TOTALE ATTIVITÀ

Passività a brevePassività a medioe lungo termineFondi accantonamento

TOTALE PASSIVITÀ

Capitale socialee riserveUTILE D'ESERCIZIOTOTALE PASSIVITÀ ePATRIMONIO NETTO

L. 5.100.050

L 995.419L. 3.901.391

PERDITE E PROFITTI

Vendite L 83.716.970*Margine lordo L. 13.663.965+Lavoro L. 7.906.300-Affitti L. 884.891-Enel L. 493.599-Ammortamenti L. 503.499-Altri costi diretti L. 1.159.860-Costi indirettie spese generali L. 2.045.354-

L.L.

9.996.86012.524.460

L 22.521.320RISULTATO COMMERCIALE L. 670.471+Altre gestioni L .88.167-Imposte e tasse L. 30.285-

L.

L.L.

6.815.653

9.852.9004.845184 RISULTATO NETTO L. 552.019+

L.

LL.

L.

21.513.737

455.564552.019

22.521.320

• (comprensive di IVA)

(1=1000)

Il bilancio chiuso al 31-12-81 e relativo conto spesee rendite sono a disposizione dei Soci presso laSede Sociale.

Le cifrediconoche c'èanchechi rutti

Chi son qua 501130

e cosz fanuo ino stil soci del 1981,A distanza di due anni dal primo censimentoelaborato dal centro meccanografico del magaz-zino possiamo, non senza soddisfazione, regi-strare alcuni successi raggiunti.In primo luogo abbiamo realizzato un ulterioreprogresso nella individuazione dei dati anagra-fici della base sociale, di conseguenza registria-mo in generale un positivo sviluppo sia quanti-tativo che qualificativo. Infatti, alcuni elementibalzano agli occhi subito: i soci sono aumentatidel 21,08% in soli due anni (+4.811); le donnerappresentano il 39,4% del totale e aumentanoin cifra di n. 3.039 pari al + 63% dei nuovi soci.I giovani fino a 30 anni aumentano di 1.688 uni-tà pari a +83,6% sul dato di soli due anni prima(le donne sono il 42,7%).Anche altri riferimenti alle fasce di età denota-no modificazioni sostanziali in soli due anni• isoci oltre i 60 anni diminuiscono la loro presen-za di 4,3 punti in assoluto.Complessivamente la tendenza già verificatacol precedente censimento conferma un note-vole ringiovanimento della base sociale e una

modificazione delle categorie sociali che tendono ad articolarsi meglio nel tessuto della societàmodificando le tradizionali caratteristiche.Interessante sarà proseguire l'analisi anche nel-le singole sezioni soci, confrontarne i dati tracittà e provincia, tra sezioni di vecchia originecooperativa e quelle nate «dopo» la immissionedi un supermercato coop.Confronti ed analisi che ci possono e ci devonoaiutare a lavorare meglio e a muoverci con ini-ziative più •mirate» ed efficaci per rafforzare gliideali della cooperazione.Uno dei campi sui quali intendiamo impegnarciè la promozione di corsi di «informazione coope-rativa» rivolgendosi particolarmente ai nuovisoci e alla fascia di età fino a 30 anni. Sarà questauna attività di lunga lena per meglio qualificareadesioni spontanee ma spesso non sopportate dauna conoscenza delle problematiche del movi-mento.Un altro settore di lavoro potrebbe essere quellodi incontri specifici con gli insegnanti/soci (211donne, 104 uomini) sui temi della educazionealimentare nelle scuole; settore nel quale abbia-mo fatto in questi anni una esperienza notevole

Questa voltail consuntivomorale éfinanziariodi un annodi attività nonviene mostratosolo connumeri e tabellema è raccontatonei suoimomentipiù importanti

Diciamolo francamente:un'azienda come l'UnicoopLombardia è un po' strana.In primo luogo perché, puressendo un'azienda che ven-de prodotti (alimentari enon), è il risultato dell'asso-ciazione trai consumatori:già questo basterebbe a defi-nire la diversità. Infatti -vien subito da dire - comesi tutela il consumatore? So-prattutto tenendo i prezzibassi.

Prodottfie prezzi.]

E, come rappresen tantedei consumatori, l'UnicoopLombardia non solo vende ipropri prodotti a prezzi rigo-rosamente contenuti, macontribuisce con la sua pre-senza sul mercato ad abbas-sare quelli degli altri negozi.Tutto in regola, quindi, al-meno da questo punto dì vi-sta. Ma l'Unicoop deve af-frontare anche la realtà op-posta: come azienda com-merciale deve vendere e -per sopravvivere e svilup-parsi - guadagnare. Facilea dirsi, un po' meno ad esse-re realizzato.

Sta di fatto che il bilanciodell'81 si è chiuso con un vo-lume di vendite di 83 miliar-di 716 milioni 970 mila lire,con un margine lordo di 13miliardi 663 milioni e 965mila lire. Tre anni fa, proba-bilmente, nessuno ci avrebbescommesso. Il movimentocooperativo - perché nonammetter/o? - ha dovutofarei conti innanzitutto conse stesso, prima ancora checon una concorrenza che a-veva avuto (almeno perquanto riguarda il settorecommerciale) venticinqueanni dì tempo e di oggettivefacilitazioni per affermarsied espandersi. Si trattava diconti non facili, dal momen-to che implicavano anche la

con

necessità di chiedersi se lastruttura di vendita era ade-guata o no, se non fosse utilee necessario fare qualche sa-crificio per individuare unastrada diversa, originale perdiventare un'azienda com-petitiva, pur tenendo contodella diversità che la con-traddistingue. Cosi si ègiunti a definire l'attuale re-te di vendita, fra le più mo-derne. -

I negozi sono stati inte-gralmente ristrutturati, si èfatta una piccola «rivoluzio-ne» anche nei concetti cheguidavano l'esposizione e lascelta dei prodotti da mette-re in vendita, si è privilegia-to il settore dei cosiddetti de-peribili, cioè dei prodotti fre-schi, si sono concentrati glisforzi sull'affermazione delprodotto Coap sino ad innal-zarlo al rango di prodotta dimarca», in grado di compete-re con tutti gli altri. I ven-totto punti di vendita sparsinelle province dì Milano, Co-mo e Varese danno l'imma-gine di un'azienda dinami-ca, proiettata verso il futuro,verso un ulteriore sviluppo_

Ma, quel che è importantenotare, è che il processo diristrutturazionecoop Lombardia, reso neces-sario dalla crisi che si (deli-neava all'orizzonte, è statoportato a termine senza sca-ricarne il prezzo sui lavora-tori.

Prewarsia (lontani

Senza il loro contributotangibile oggi non si potreb-bero leggere i risultati che cipresenta il bilancia. È ancheper questa ragione che que-gli stessi risultati rappre-sentano una delle garanziepiù forti per il domani. Lalunga marcia di questa a-zienda diversa dalle altrenon segna il passo.

Un bilancio è fatto di capi-toli. Ce ne sono di quelli chesi leggono con soddisfazione,altri che provocano un tuffoal cuore, anche se l'ariditàdelle cifre smorza un po' tut-to, persino le emozioni piùlegittime. Ad esempio, leg-gere che l'attività di un annointero di lavoro, fatiche, sa-crifici si è tradotta in un «uti-le» che supera i 552 milionisuscita orgoglio in tutti, dalprimo all'ultimo socio. Alcontrario, sapere che questorisultato è stato però limitatodai furti può essere (anzi, èsenz'altro) scoraggiante. Pe-rò occorre parlare chiaro, so-prattutto quando si vuoleguardare avanti, per miglio-rare ancora.

E alloia facciamolo.Dal bilancio di quest'anno

manca un miliardo. Millemilioni: una cifra davveroimpressionante. Una monta-gna di soldi equivalente alcosto di circa centocinquan-ta automobili di media cilin-drata. Chi è più esperto inconti, come Alessandro Lago(responsabile del personale),dice che con un miliardo sipotrebbero assumere 60 per-sone in un anno; quella cifracorrisponde allo stipendiomensile netto di un organico

di cen.todiciannove cassieredei nostri negozi.

Ma chi ruba? I clienti? Idipendenti? È, naturalmen-te, un problema che ci ri-guarda tutti, sul quale dob-biamo puntare la nostra at-tenzione. Certo, senza indul-gere alla tentazione di gene-ralizzare. Chi ruba, a nostromodesto parere, è il disone-sto: quindi né il cliente inquanto tale, né il dipendentein quanto tale. Abbiamosemplificato troppo? No, nonci pare. Semmai abbiamocomplicato le cose: posta inquesto modo, la questione hacontorni molto sfumati, pocoindividuabili.

Al contrario, resta quellacifra, enorme, tonda, pocofraintendibile, che pesa no-tevolmente sul bilancio, cioèsulle tasche di tutti. Quel mi-liardo che manca rappresen-ta un problema dal qualenon si può prescindere in al-cun modo. Nessuno pensa discatenare la caccia ai fanta-smi. Più responsabilmente,lavoratori, sindacati e dire-zione dell'Unicoop hannoaffrontato l'argomento inriunioni, assemblee, incon-tri. Anche questo distinguequesta azienda dalle altre.

Quando si è colto sul fattochi rubava, questi è stato de-nunciato alla magistratura.Che fosse cliente o dipen-dente, poco importava: si èagito con responsabilità, a-vendo come unico obiettvola difesa di un patrimoniocollettivo. Si continuerà, na-turalmente, su questa stessastrada, accentuando d'altraparte l'azione preventiva.

Anche il lavoro ha un pesoeconomico che viene pun-tualmente registrato nel bi-lancio. I dipendenti dell'U-nicoop Lombardia sono 636,impiegati secondo variemansioni nei 28 punti vendi-ta delle province di Milano,Como e Varese e in sede cen-trale. Il loro «costo» è regi-strato sotto la voce «Lavoron :7 miliardi 906 milioni e 300mila lire. Il personale (com-presi quelli della sede cen-trale) assorbe anche una fet-ta dei 2 miliardi 45 milioni e345 mila lire che rientranonella categoria «Costi indi-retti e spese generali». È tan-to? È poco? «Dipende», cí di-cono gli esperti, con l'aria -che sta a metà tra l'assorto eil prudente - di chi nonvuole sbilanciarsi troppo.Sta di fatto che, in media, undipendente è costato all'a-

Quanto costail lavoroma quantocontail lavoratore

zienda nel 1981 circa 17 mi-lioni. E produce, rispetto allasomma totale delle venditeeffettuate durante tutto l'anno scorso, per 173 milioni.2 tanto? È poco? Ancora lastessa risposta da parte degliesperti: »Dipende*. E la pro-nunciano con la stessa aria diprima, tra l'assorto e il pru-dente.

Cambiamo strada, percercare di capire un po' dipiù. Un'azienda come l'Uni-

IP =POPPO =I =0000PP AI O o =OP AI A A = O O O O CI IPA A O= = o = CI O o A A A A A AIA A A O 0 O O O O= 0 O O O O O O O O O 0 A

RAFFRONTI CON IL CENSIMENTO DEL 1580CENSIMENTO31/1/198 q

% , CENSIMENTO

31/12/1981% •••• SCOSTAMENTI

N. Soci effettivi 22.044 100,00 26.855 100,00 + 21,8N. Soci censiti con dati 19.220 87,18 24.347 90,06 ** + 26,7 %

Donne 7,669 39,90 10.708 39,80 **Uomini 11.55! 60,09 16.147 60,10 **Età fino a 30 anni 2.018 10,49 3.706 13,10'*

Età da 30 a 60 anni 10.901 56,71 15.151 53,70 **

Età oltre i 60 anni 6.301 32,78 7.998 28,40 **

Operai 4.909 25,54 6.457 25,20 * + 31,5 %

Impiegati 3.680 19,15 4.964 19,40 * + 34,8 %

Agricoltori 9 0,04 9 0,35Professionisti 181 0,94 210 0,82 * + 16,0 %

Pensionati 6.230 32,41 6.668 26,00 * + 7,0 %

Casalinghe 3.210 16,70 4.622 18,05 * + 43,0 %

Insegnanti 198 1,03 315 1,23' + 59,0 %

Commercianti 213 1,10 279 1,08' + 30,0 %

Artigiani 425 2,21 566 2,32 * + 0,73 %

Studenti 165 0,85 257 1,00 * + 55,7 %

SOCI RECESSI (dal 31/12/79 al 31/10/81I = n. 1296

• = sui soci Censiti - ‹.. =- sul totale generale

O A A O PO ==O 0000 = = CI CI A o==0000c A p o 00 CI =O A M AAA = = = M P A =I O O O ce. OZI IO 00 O o o P O A 101 O o O A

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Il prestito sociale è la fontedel nostro autofinanziamento

di Fabilo Zarichi

Visto che si parla di cifre, cioè di soldi, perchénon parlare anche di quello che i soci prestanoall'Unicoop? Il prestito sociale è la fonte princi-pale di autofinanziamento. Alla fine del 1981 lasomma raccolta si aggirava intorno ai 7 miliardie 275 milioni. Quello era il frutto dei versamentidi 2563 soci, circa il dieci per cento dei cooperato-ri che tengono in piedi l'Unicoop Lombardia.Con quei soldi — per fare un solo esempio — èstato possibile costruire la seconda ala del ma-gazzino di Pieve Emanuele.Qualcuno potrebbe anche chiedersi perché do-vrebbe essere tanto interessante prestare soldi

all'Unicoop. La risposta, semplice, in questo casopare essere particolarmente convincente (e c'èda ammettere che non capita sempre): siti depo-siti la cooperazione paga un interesse lordo parial 13%. L'interesse netto è del 12,30 per cento suqualsiasi somma versata, sino ad un tetto di die-ci milioni. Provate a cercare: non c'è una bancache applichi simili condizioni.Certo, l'Unicoop utilizza quei soldi, investendoli.Ma basta leggere le dichiarazioni dei suoi diri-genti, far scorrere gli occhi sulle cifre che com-pongono il bilancio che pubblichiamo, per capi-re che non una lira va buttata.

)frAmbrogio Vaghi / presidente

Sti è la:Torza.to fili

patrimonio frauffnolbitliaireUn anno poslitivo

un incentivoeilfi svlilltuppo

Sergio Ferrario / vicepresidente

coop Lombardia è atipica ri-spetto alle altre (private)dello stesso settore. Innanzi-tutto perché è espressionediretta del movimento coo-perativo. Questo dato di fat-to induce una considerazio-ne: qui, a differenza di quan-to avviene nelle aziende pri-vate, il lavoratore conta, so-prattutto perché il margineaffidato alla sua iniziativapersonale e alle sue decisioniè ampio. Questo ci aiuta a ri-spondere alle domande cheponevamo prima: rispetto alcosto (che garantisce un ri-spetto adeguata dei diritti dichi lavora) l'impressione èche il lavoratore dipendentedell'Unicoop produca. E tan-to. Soprattutto se si conside-ra che l'accumulo di respon-sabilità su un singolo dipen-dente è notevole: chi lavoranei nostri negozi decide, se-condo proprie valutazioni,quanta e quale merce espor-re, fissando anche le scaden-ze (per quanti giorni, in qua-le periodo). Alla base di que-sto lavoro sta, essenzialmen-te, un rapporto di fiduciamolto alto tra chi dirige echi, pur essendo «dipenden-te», decide. D'altra parte, inquesta azienda i lavoratorihanno anche in mano stru-menti importanti di control-lo: il volume di informazionisull'andamento della mac-

china aziendale, delle vendi-te, dei costi è tale che tuttisono messi in grado di lavo-rare «a ragion veduta», e nonalla cieca. Qui non c'è catenadi montaggio, né controllodei tempi di realizzazionedelle singole operazioni. C'èpiù semplicemente, la tradu-zione nel lavoro quotidianodei principi che regolano ilrapporto tra cooperatori.

Indubbiamente quei 7 mi-liardi e 906 milioni più quel-la fetta che rientra neì «Costiindiretti» pesano sul bilan-cio. È forse interessante ve-dere cosa significano questecifre rispetto all'intero bi-lancio. Ebbene, esse corri-spondono al 10,78% sul tota-le. Questa volta non c'è biso-gno degli esperti: la percen-tuale è alta. E deriva, soprat-tutto, dal fatto che, accanto anegozi di notevole estensio-ne (come quello di Como, oquello di Lodi),ci sono anco-ra punti di vendita medi epiccoli, con un rapporto sbi-lanciato tra area di vendita enumero di operatori. Ma lascelta di tenerli ancora in vi-ta è tanto più significativa,quanto più si pensi al valoredella presenza cooperativain quartieri popolari dellacittà e piccoli centri dellaprovincia. Non è certo unmistero che le coop non han-no scopi speculativi.

Una delle voci più si-gnificative registrate dalbilancio è quella che ri-guarda i beni immobili: imagazzini, le sedi dei nego-zi, le case. I muri, di pro-prietà dell'Unicoop. «Il no-stro patrimonio

— ci dice Sergio Ferra-rio, vicepresidente dell'U-nicoop — è stato rafforza-to. Insieme con il movi-mento cooperativo di Cre-mona abbiamo realizzato epoi ampliato il magazzinodi Pieve Emanuele; qui aMilano abbiamo acquistatoparte del palazzo che ospi-tava già i nostri uffici, poiabbiamo acquisito diversearee che ci permetterannodi sviluppare la nostra pre-senza. Si tratta di risultatimolto importanti, che ab-biamo conseguito soprat-tutto con il contributo deinostri stessi soci. Non è unmistero, infatti, che la legi-slazione attuale, la buro-crazia, norme vecchie nonancora aggiornate, ritar-dano spesso la realizzazio-ne dei programmi di un'a-zienda dinamica come lanostra. Per non parlare delcosto del denaro: le banchehanno raggiunto livelli e-

stremamente gravosi. Laliquidità che ci deriva dalprestito sociale, oltre ad a-vere un interesse indubbioper i soci, ha un risvoltofortemente positivo sullanostra attività. È grazie aquella disponibilità di fon-di che molti dei nostri pro-grammi sono stati realizza-ti».

Ma che valore ha, per u-n'azienda come questa, ilcosiddetto immobile? «Haun valore che va ben oltre ilsuo stesso significato in-trinseco. Ad esempio —precisa Ferrario — in molticasi ospitiamo circoli coo-perativi, associazioni, sin-dacati, circoli ricreativi,con una logica che è ben di-versa da quella dei "padro-ni di casa". Anche questo,secondo noi, è un modo va-lido per far crescere la de-mocrazia nel nostro Paese eper favorire l'estendersi delfenomeno associazionisti-co. In due parole: quelle ca-se, quei saloni, quei magaz-zini danno l'immagine del-la nostra solidità. Sono unagaranzia tangibile; lì sonofiniti i soldi che i nostri socihanno investito, lì i nostrisoci possono ritrovar/i».

È un risultato che si commenta da solo: 552 milioni emila lire di utile contro i 211 milioni e 216 mila dell'annoprima. Più del doppio. E quasi difficile chiedere al presidentedell'Unicoop Lombardia, Ambrogio Vaghi, di fare un com-mento. Ma Vaghi ci viene incontro: «Naturalmente siamosoddisfatti — dice —, ma questo non ci basta. Occorre com-piere uno sforzo ulteriore. Ad esempio, i costi di gestioi e deinostri negozi sono ancora relativamente alti. Risognen con-tinuare nella ricerca dei modi più adeguati di razionaiizza-zione e ammodernamento della nostra rete di vendita 'errenderla ancor più competitiva. Certo, abbiamo l'orgoglio diaver realizzato (unici in Italia) il primo centro commercialein cui, oltre a noi, sono presenti la Rinascente e altri 27operatori commerciali. Questa, secondo noi, è la strada giu-sta per impostare un corretto rapporto tra operatori del com-mercio e consumatori, salvaguardando in una struttura digrandi dimensioni la pluralità dì gestione ed esaltando, conquesta, l'associazionismo tra i commercianti».

Tre anni di costanti progressi e, soprattutto, l'ultimo risul-tato di bilancio, lasciano pensare che l'Unicoop guardi so-prattutto avanti, ad altri traguardi da raggiungere. Statepensando ad un'espansione ulteriore? «Certo, soprattuttoperché la presenza della cooperazione ha un indubbio effettodi contenimento dei prezzi e, più in generale, corrisponde adun'opera continua di informazione corretta e di orientamen-to dei consumatori. Per quanto riguarda i programmi futuri,c'è da pensare che il movimento cooperativo debba attrezzar-si per far fronte a nuove, impegnative scadenze, soprattuttose andrà avanti quella liberalizzazione per gli insediamentiche pare già oggi delinearsi. Ma anche in questo campodovremo dimostrare dì essere diversi — aggiunge Vaghi —.È per questo che già da tempo stiamo collaborando con glienti locali per aprire altre sedi. Siamo contrari agli insedia-menti selvaggi: ecco perché parlo di collaborazione. Insiemecon i Comuni studieremo di volta in volta le soluzioni miglio.ri, cercando di far convivere lo sviluppo della nostra coopera-tiva con la salvaguardia delle norme che regolano la crescitadelle città e con un'equilibrata presenza di servizi commer-ciali da offire ai cittadini,

P P O O 01 P 10 P O. = P 10 .. 0O = O 0 =P P P P 01 M. P P 00 O 0 O P P POP CI P P P

CORMANO + L. 17.981.220LODI + L. 12.166.877CASSANO M. + L. 17.594.475MI/VISCONTI + L. 1.123.757MONZA + L. 441.300

Anche glì ultimi dati sulla raccolta delprestito da soci alla Unicoop Lombardia,dimostrano che l'andamento è ormai co-stante su tutto il territorio ove opera lanostra azienda Cooperativa.I dati dei primi tre mesi del 1982, sonoSEDEARCORECINISELLOGaribaldiSan PaoloMI/LIVIGNOMUGGIÒMI/PITAGORAMI/SUZZANICORSICOLAVENONOVATE MILANESEPIEVE EMANUELESESTO SAN GIOVANNIGARBAGNATE

entusiasmanti. Il preventivo è stato supe-rato per un valore di lire 267.857.337 e di59 soci depositanti.Brillano nella gara di emulazione, (sem-pre sul preventivo trimestrale), alcunipunti di raccolta del risparmio sociale:

+ L. 26.693.830

6 soci depositanti+ L. 26.944.463

2 soci depositanti

L.L.L.L.L.L.L.L.L.L.L.L.

Alcune Sezioni soci sopra elencate hannoraggiunto il preventivo anche con i socidepositanti, quali: Laveno, Novate Milane-se (Repubblica e Stelvio), Garbagnate,Cormano, Lodi, Cassano Magnago. A Bol-late pur non avendo raggiunto l'obiettivocon i depositi l'ha superato con i depositan-ti con 7 nuovi soci.Fra gennaio, febbraio e marzo i nuovi sociprestatori sono 309 e 2.968 è il totale gene-rale dei soci depositanti.

Un successo seuzz segiretilA nostro giudizio due sono gli elementi chehanno portato l'Unicoop a successi così lusin-ghieri:1) consiste nell'immagine che sta cambian-do; dall'antica cooperativa di rione, frazioneo comune si è passati ad assumere, nella qua-lità delle merci, nei prezzi, nel servizio, 1 im-magine di una grande azienda moderna chepuò concorrere con la grande distribuzioneprivata, distinguendosi da questa per i finiche non sono di lucro e per la gestione demo-cratica della sua vita moderna. Giocano inol-tre un ruolo importante ai fini della raccoltadel prestito sociale, che è basato soprattuttosu un rapporto di fiducia, anche il patrimo-

nio immobiliare, l'andamento economico equello commerciale; possiamo cioè dire chetra i soci si è affermata l'immagine di un'a-zienda sana che usa il prestito per nuovi in-vestimenti economico-sociali.2) consiste nella trasmissione dell'immaginedella nostra azienda ai soci, ai clienti, ai citta-dini per farli divenire attori e non solo spet-tatori del movimento cooperativo.Questa opera di persuasione, di convinci-mento deve essere uno sforzo congiunto ditutti, dalla Presidenza dell'azienda, alla di-rezione, ai collaboratori dei diversi settori, aicomponenti delle sezioni soci, come a tutti idipendenti che ogni giorno sono a contattocon i nostri soci e clienti.Pur essendoci un divario ancora abbastanzavasto tra l'insieme del corpo sociale ed i sociprestatori, riteniamo che esista un ampiomargine da manovra per convincere la gen-te dell'utilità e della vantaggiosità del presti.to sociale.Bisogna andare avanti nella raccolta delprestito e nell'opera di proselitismo perchésolo con nuovi soci e con maggiore liquiditàda prestiti, l'Unicoop può svolgere il suo ruo-lo a difesa dei consumatori, creare altri postidi lavoro e svilupparsi sul territorio.

Giulio Garbelli

91.131.23517.103.2353.042.163

16.046.9229.501.9358.490.000

13.217.62712.160.2916.472.7723.708.534

55.003.23510.408.510

+ 12 soci depositanti+ 6 soci depositanti+ 2 soci depositanti+ 4 soci depositanti+ 4 soci depositanti+ 7 soci depositanti

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L:4 «Linea lavanti»una novitànella aradel bianco

Si conclude in questi giorni, sui banchi dei punti di venditaCoop, il rinnovo dei prodotti per la pulizia della casa, per ilbucato (a mano e in lavatrice), per le stoviglie e l'igiene. Giàsapete che l'operazione avviata in autunno e portata a termi-ne in primavera, conclude il rinnovo del marchio Coop, ini-ziato nel 1978 con i prodotti alimentari, estraniarsi da uncampo di così fondamentale importanza per gli acquisti dellafamiglia, nel quale oltretuttto — grazie al possente investi-mento pubblicitario e alla predominanza delle grandi «mul-tinazionali del bianco» — il consumatore è frastornato damessaggi che mettono fortemente in dubbio l'efficacia e ilcorretto uso dei prodotti. È possibile — ora che le nuoveconfezioni dei prodotti lavanti sono finalmente pronte —affermare che questi nuovi nati «con marchio» rispondonoalle tre caratteristiche-base degli ormai consolidati alimen-tari: qualità, convenienza, informazione? La risposta dovraessere data da voi stessi — acquirenti e soci — dopo unaverifica diretta.

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La gara del «bianco più bianco» continuasenza tregua. Tutte le risorse della linguavengono mobilitate. La pubblicità dellemultinazionali del settore impazza: da uncalcolo approssimativo si può desumere chenel 1980 siano stati spesi 55-60 miliardi. E ilbombardamento continua. Ma anche lacooperazione dei consumatori ha qualcosada dire. Anche in questo campo il marchioCoop deve dare quella stessa garanzia che siè conquistato nel settore della rinnovatalinea alimentare. Ecco allora perché si èarrivati al rinnovamento dei prodottilavanti Coop. Ecco come questi prodottientrano con forza nella «gara del bianco».

..............................

qualità) è comunque il piùconveniente in rapporto allaqualità del prodotto. Infine,le etichette informative ga-rantiscono — come è ormaiabitudine per i consumatoriche si rivolgono alla coope-razione dei consumatori perl'acquisto dei prodotti ali-mentari — un uso «ragiona-to» dei prodotti lavanti.Per far conoscere e giudica-re da tutti i soci le caratteri-stiche di questa linea rinno-vata, si è presa una iniziati-va particolare: la scheda fe-deltà, che è abbinata ad un'altra iniziativa, il questiona-rio, che verrà distribuito,durante incontri organizzatiapposta, ai soci. Il questiona-rio contiene alcuni sempliciquesiti sull'uso e le qualitàdei prodotti. Esprimere ungiudizio significa conoscereil prodotto (che vi sarà pre-sentato anche con iniziativepromozionali) dopo averlousato più volte. Alla prova,dunque, poichè contiamo sudi voi per esprimere, anchenoi, un giudizio definitivo.

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Nei Paesi industrializzati siconsumano detersivi inquantità sempre maggiori(15 kg.) a testa nel 1980,quantità triplicata negli ul-timi 20 anni e che tende co-stantemente a crescere). Si ètrattato — sempre per il1980 — di circa 20 mila lire apersona, i prezzi dei detersi-vi salgono in continuazione,soprattutto per effetto dellasfrenata concorrenza fra lemarche leader, che le spingea perfezionare fino all'ecces-so la cura di particolari spes-so secondari, ma sui quali sigioca la spartizione del mer-cato. Come si sa, l'azzurroche fa brillare il bianco è unsemplice effetto ottico, manon produce una maggiorecapacità lavante.La Coop presentando la sualinea rinnovata, assicura iconsumatori di aver aggior-nato — al passo con le piùmoderne industrie del setto-re — la qualità dei prodotti amarchio per il bucato, i piat-ti, la casa e i servizi igienici.Insieme, assicura un prezzoche, senza situarsi al puntopiù basso nel mercato (il cheandrebbe a scapito della

La fiduciaa un detersivoche saicome è statoprodottoBisogna premettere una es-senziale spiegazione sul mo-do di funzionamento deiprodotti lavanti: tutti i de-tersivi (anche quelli usatidalle nostre nonne) sono abase di tensioattivi, cioè so-no costituiti da molecoleche, a contatto con l'acqua, siscindono in due parti, unadelle quali attacca il grasso ene favorisce l'allontanamen-to, l'altra invece si disponesulla superficie dell'acquafacilitandone la penetrazio-ne nei tessuti e il distaccodelle macchie non oleose.Un tempo i saponi si «cucina-vano» in casa, utilizzando iresidui grassi; da decenni leindustrie li fabbricano, in-vece, con i residui di deriva-zione del petrolio (drogheriachimica). Perciò che rappor-to vi può essere, quanto a ge-

nuinità, fra questi tensioatti-vi di origine chimica e gli al-tri prodotti Coop, quale so-miglianza si potrà mai stabi-lire tra un fustino per lava-trice e una scatola, poniamo,di pomodori pelati? L'unicopossibile parallelo sta nelfatto che il consumatore puòstabilire con il prodotto la-vante lo stesso rapporto difamiliarità che ha con gli ali-mentari di uso quotidiano dicui ha fiducia. La risposta al-la nostra domanda si chia-ma, dunque, informazione.La Coop lancia oggi nuoviprodotti dei quali è in gradodi garantire la massima affi-dabilità consentita dalle tec-nologie moderne, e insiemefornisce la maggior quantitàpossibile di informazioni,per una più alta familiaritàcol prodotto e facilitandonel'uso più razionale.consilmo

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Un nuovo servizio per il consumatore, unnuovo passo per caratterizzare il punto divendita Coop come luogo di informazione.Nei negozi comparirà un contenitore «infor-mazioni Coop», nel quale troveranno posto divolta in volta schede informative: sui pro-dotti con marchio Coop, e sui prodotti freschi(latticini, ortaggi, frutta, carni, ecc.).Obiettivo dell'iniziativa è dare ai consuma-tori informazioni semplici, ma dettagliate escientifiche su questi prodotti.

Questo impegno è stato dettato da una seriedi convinzioni:

[Il il diritto del consumatore a sapere cosaacquista75

l'informazione è necessaria per compiere

una scelta ragionata, per valutare la qualità ela convenienza, oltre che a consentire un uti-lizzo adeguato dei prodotti

12 il crescente bisogno dei consumatori adessere informati.Cosi sono nate le etichette dei prodotti Coople uniche a fornire tutta una serie di infor-mazioni utili per il consumatore.Non intendiamo però fermarci qui. Sappia-mo che nonostante il bisogno di informazio-ne, — per poca abitudine — non sono molticoloro che leggono le etichette; inoltre lospazio è spesso limitato e quindi per forza dicose limitata è l'informazione.Le schede rappresentano una continuità na-turale delle etichette per arricchire la quan-tità di notizie che esse contengono.

Ma vediamo come sono formtilate.Ogni scheda è suddivisa in due parti: unagenerale sul prodotto preso in esame, l'altrapiù specifica dedicata al prodotto Coop.Queste le informazioni contenute.

La descrizione generale del prodotto, per es.cosa sono i biscotti, cosa è lo yogurt, cosa è ilmarsala, cosa sono i detersivi, la loro storia,dove e come sono nati.

La tecnologia di preparazione, come si pre-para il prodotto, quali sostanze si impiegano,come vengono lavorate, come si arriva alprodotto finito.

Le caratteristiche nutritive, composizione ecalorie, un grafico di volta in volta parago-nerà le calorie fornite da 100 gr. di prodottopreso in esame con quelle di alcuni alimentibase carne bovina, olio, pane.

Come si conserva il prodotto: indicazioneper una migliore conservazione del prodottospecificando il termine massimo di conser-vazione.

Alcuni suggerimenti e alcune ricette per idiversi utilizzi.Infine, sarà presentato il prodotto con mar-chio Coop preso in esame, le diverse confe-zioni disponibili, le caratteristiche così comevengono riportate nell'etichetta, con lo sco-po di stimolarne la lettura, e certamente an-che di far conoscere di più e meglio quelliche sono i vantaggi di questi prodotti: la qua-lità, la convenienza, l'informazione.

Chiuso il criclo de - ie schedeUna seniledi finfonnazr[orii sui prodottiNella seconda metà dell'anno i nostri soci troveranno nei negozi COOP una nuova iniziati-va di informazione al consumatore. Mentre volge al termine il ciclo di schede «L'informa-tore dei consumatori», che tanti consensi ha riscosso e che ha rappresentato un grossosuccesso della nostra cooperativa, è già in cantiere una iniziativa a carattere nazionale chedovrebbe costituire la ideale continuazione del nostro ciclo di schede. Questa iniziativanazionale porta il titolo: «Per sapere di più portami a casa»: di che cosa si tratta?.

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UGAEPEnfresco, il forinettoper pene, pizzettefocacce, vivande

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Sulle etichette di questi detersivi c'è l'elenco completo deicomposti del prodotto, ci sono le indicazioni pratiche peraumentare l'efficacia del prodotto (ad esempio, controllate ilgrado di durezza dell'acqua della vostra provincia, per stabi-lire di conseguenza la quantità di prodotto da usare. L'acquatroppo ricca di calcare, infatti, diminuisce l'efficacia dei pro-dotti lavanti). Quali temperature sono più adatte ai vari tipidi bucato? C'è anche scritto che se usate candeggina nondovete mescolarla, nell'uso, ad altri prodotti. Ma ci sono an-che indicazioni pratiche.Se un bambino ingerisce detersivo occorre non farlo bere,mentre se ingerisce candeggina occorre farlo bere abbondan-temente. Sono solo alcune delle questioni indicate nelle eti-chette Coop. Sapete che in casa si muore come in strada, vi sicorrono pericoli mortali soprattutto per i bambini. I rischisono di varia natura: possono derivare dalla corrente elettri-ca, da fanti di calore, dall'ingestione di farmaci, dall'inge-stione di sostanze chimiche (come per esempio i prodottilavanti). Tali infortuni purtroppo tendono ad aumentare,proprio perché manca un'opera sufficiente di informazione edi educazione.Questi sono i motivi che hanno spinto la cooperazione deiconsumatori a dare spazio nell'etichetta alle indicazioni daseguire nel caso di un uso improprio dei prodotti.

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fustino per lavatricepacco per lavatricepacco per bucato a manoammorbidentecandegginail candeggianteil tuttocasail pulitore per vetril'insetticida sprayil «piatti polvere»il «piatti liquido»

Cerca il nuovo prodottoCoop e, prima di tutto leggil'etichetta. Come per i pro-dotti alimentari, anche le e-tichette della rinnovata li-nea lavanti» contengono in-formazioni su composizione,funzione dei diversi compo-nenti, destinazione d'uso,modalità d'impiego, normedi sicurezza. È stato più diffi-cile, per questo settore, repe-

(4.800 grammi)(600 grammi)(450 grammi)(da 1 litro e da 2 litri)(da 1 chilo e da 2 chili)(da 700 grammi)(120 strappi)(380 ml)da 250 e 450 grammi)350 grammi)da 1 -kg. e da 2 kg.)

rire tutte le informazioni ne-cessarie, spesso disponibilisolo all'estero, non solo per-ché in questo campo siamoall'anno zero per la tuteladel consumatore, ma soprat-tutto perché la «guerra dellemultinazionali» inquina —oltre ai nostri corsi d'acqua— la circolazione delle noti-zie sui procedimenti produt-tivi, conseguenze e uso.

Nel tuo punto vendita, dunque, dal 20 aprile c'è l'intera gam-ma dei nuovi prodotti lavanti Coop:

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AlltTimesi didisvio per FilaRegge sul eetichette

gg., prevede una ulterioresospensione, in attesa del re-cepimento della direttivaCEE n. 79/112 del 18 / 12 /1978, dell'efficacia dellenorme previste in materia dietichettatura del D.P.R. 327;la sospensione avrà efficaciafino al 30/6/1982.Il decreto stabilisce inoltre

che, fino alla data di recepi-mento della direttiva comu-nitaria, è consentita l'impor-tazione in Italia e la circola-zione sul territorio nazionaledei prodotti alimentari con-formi alle prescrizioni di eti-chettatura previste dalla di-rettiva stessa. Il testo del de-creto è il seguente:

pubibilickà sugliil ministro Marcopresentz propost,

Si è verificato un nuovo rin-vio per l'entrata in vigore ditali norme che rendono ob-bligatoria la chiarezza nelleetichette dei prodotti ali-mentari. Un decreto-leggeapprovato nei giorni scorsidal Governo, ha rinviato in-fatti di tre mesi la data diapplicazione delle nuovenorme (che era prevista perìl 31 marzo prossimo).Infatti sulla G.U. n. 37dell'8/2 /1982 è stato pubbli-cato il D.L. 5 febbraio 1982,n. 26 concernente norme perl'etichettatura dei prodottialimentari secondo la diret-tiva CEE n. 79/112 del 1u78.Il decreto che dovrà essereconvertito in legge entro 60

Fare anche da noi l'etichettaturacome prescrive la CEEDopo che la Cooperazione di Consumatori aderente alle treCentrali cooperative aveva sollecitato il governo a mantene-re l'impegno di recepire entro il 31 marzo la direttiva CEEsull'etichettatura dei prodotti alimentari*sottolineando chel'iter che doveva portare il governo a• decretare la nuovalegge richiede un tempo non inferiore al mr:..,e i consumatori,che in così larga misura si riconoscono nella Cooperazione,richiedono che nella legge italiana si ritrovino tutte le im-portanti innovazioni che la Direttiva introduce:• un maggiore severità e precisione nel definire praticheingannevoli nella etichettatura, presentazione e pubblicitàdei prodotti;• l'introduzione dell'obbligo di indicazione di modalità diconservazione e d'uso, di istruzioni, del luogo di origine eprovenienza, nei casi necessari ad informare correttamente ilconsumatore;Sa l'obbligo di una denominazione di vendita che sia chiarasulla natura del prodotto (un prodotto non potrà essere defi-nito solo dalla marca).

II ministro Marcora ha presentato al Con-siglio ei ministri una proposta di modificadella legge che regola la pubblicità degliolii. Tale legge proibisce formalmente diindicare la composizione degli olii di semivari. La proposta sostiene che le confezionidebbano recare l'indicazione dei diversi o-lii di semi impiegati nella miscela rilevabi-li nelle analisi nella quantità minima del20 per cento. Sulle confezioni contenentigrassi, olii e loro miscele dovrebbe essereriportata la seguente indicazione: «Per lefritture evitare l'uso prolungato e ripetu-to». Il ministero della Sanità, per la suaparte, dovrebbe fissare i limiti di deterio-ramento per gli olii e i grassi usati nellefritture non domestiche. Se tali propostedovessero trovare posto nella legge ver-rebbero accolte in buona parte le richieste

da tempo presentate dala Coop al fine diidentificare questi misteriosi olii di semivari. Vi è però un altro importante aspettodella questione riguardante un tipo parti-colare di olio: quello di semi di soia chealle alte temperature produce sostanzefortemente sòspette di cancerogenicità. inFrancia problema è stato risolto imponen-do che sulle confezioni sia apposta la scrit-ta «Per friggere e per condire» oppure «Percondire. in relazione al fatto che sia pre-sente una quantità inferiore o superiore al2 per cento di acido linoleico, la sostanzache è sotto accusa presente in quantità nel-l'olio di soia. La soluzione che potrebbeessere adottata anche in Italia potrebbe,per ora, essere proprio quella usata inFrancia.

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Lodi: chi ha vinto !la junioresdi ciclismo Unicoop Lombardia

Domenica 14 marzo si è svolto il terzo GranPremio Unicaop Lombardia di ciclismo perla categoria juniores. Molta folla ha applau-dito ai margini della strada il passaggio dicorridori. La corsa è stata vinta dal corridorePietro Grilli della società sportiva «Rabuifindi Parma. Alla premiazione hanno parteci-

pato Domenica Zucchelli, Amilcare Poli,presidente e vice della sezione soci, ed Enri-co Ottolini del Consiglio d'amministrazione(nella foto). II Comitato di sezione soci, incollaborazione col settore sori della sede, staorganizzando un corso di informazione-for-mazione cooperativa, basato su cinque seratedi studio sulla storia, la realtà e le prospettivedel movimento cooperativo in Italia. Al corsosaranno invitati i nuovi soci e particolarmen-te i giovani con età inferiore ai 30 anni.

di Bruno Enriotti

All'inizio degli anni 50 lo studioso americano Vance Pa-ckard sconvolse la cultura di tutto il inondo industrializzatocon il suo libro «1 persuasori occulti». «Molti di noi scrivevaPackard — vengono oggi influenzati assai più di quanto nonsospettino e la nostra esistenza quotidiana é sottoposta a conti-nue manipolazioni di cui non ci rendiamo conto. Sono all'ope-ra su vasta scala forze che si propongono, e spesso con successisbalorditivi, di coinvogliare le nostre abitudini, le nostre pre-ferenze i nostri meccanismi mentali, ricorrendo a metodi pre-si a prestito dalla psichiatria e dalle scienze sociali. E signifi-cativo che tali scienze cerchino di agire su di noi a nostrainsaputa; si che i fili che ci fanno muovere sono spesso, in uncerto senso, ,,occulti». Alcuni uomini di scienza, alleandosi conla pubblicità hanno fornito potentissimi e paurosi strumenti.L'impegno della psicanalisi dí massa nelle grandi offensive dipersuasione sta ormai alla base dell'industria multimiliarda-ria».

La definizione «persuasori occulti» divenne da allora di usocomune per definire coloro che, per vendere un prodotto o perprocacciarsi voti, influiscono, più o meno in modo lecito, sullapsicologia dei consumatori o dei cittadini. Ma si può ancoraoggi parlare — come negli anni '50 — di «persuasori occulti»?La pubblicità, soprattutto in questi ultimi decenni, è entrata afar parte della nostra vita. Con essa conviviamo, ne subiamogli effetti e da essa possiamo anche difenderci.

La pubblicità èuna dellecomponenti dellacomunicazionema il consumatorenon può certofidarseneciecamente eproprio per questosi devono averefonti diversedi informazione

Dosi sempre più 'massiccedì pubblicità puntellano lacredibilità declinante deiprodotti industriali, soprat-tutto in campo alimentare.

E poi, che pubblicità! In-credibili famigliole felici fe-steggiano con. gridolini l'a-pertura di una scatoletta dicarne in scatola, contadinimai esistiti garantiscono fe-stosi la genuinità di un for-maggino, mulini seicente-schi suggellano la bontà diuna gamma di biscotti, e cosìvia favoleggiando. Come se iconsumatori, i lavoratori, lecosiddette massaie non fos-sero pieni di dubbi, dì preoc-cupazioni talvolta anche in-fondate, sui poco noti svilup-pi delle tecnologie, sull'usodegli additivi, sui probleminuovi di conservazione e dipreparazione degli alimentiindustriali.

Con questo tipo di pubbli-cità che somministra emo-zioni, che usa fantasia e noncomunica informazioni, l'in-dustria alimentare italianacrede di poter rassicurare epersuadere consumatori di-venuti più colti ed esigenti,ma anche incerti e preoccu-pati sulla sicurezza, sullaconvenienza e sulla salubri-tà dei moderni cibi indu-striali. Così vengono osteg-giate le proposte di leggi eregolamenti che hanno perscopo lo sviluppo dell'infor-mazione sui prodotti, Ven-gono poi eliminate, per viadi disdicevoli intrallazzi,trasmissioni seguite e ap-prezzate come il programmat Di tasca nostra» cancellatodalla programmazione RAI.

Si dice che è tempo di cri-si, che ogni condizionamentoe rallentamento all'attivitàindustriale costituiscono ul-teriori impacci all'espansio-ne produttiva. Ci sonai guaiderivanti dall'inflazione, dalcaro-denaro, dal costo del la-voro e da tutti gli altri costiin incremento, una sommadi problemi ai quali non pos-sono essere certo aggiuntiquelli avanzati dai consti-

matori. L'aumento e l'irrigi-dimento delle regole di sicu-rezza, la presentazione pub-blica alla televisione o suigiornali delle caratteristichee dei difetti dei prodotti diconsumo sarebbero delle in-sopportabili mazzate sul cor-po di un'industria già inde-bolita dalla crisi economica edalla concorrenza interna-zionale. Questi sono gli argo-menti che vengono opposti,non solo in Italia, ma in tuttii Paesi occidentali sviluppa-ti, alla crescente domanda disicurezza, convenienza e in-formazione nei prodotti diconsumo. E anche se l'accen-to si mette principalmentesugli alimentari, è naturaleche il tema si allarghi all'ab-bigliamento, alle macchine,ai servizi. Sono vere questeargomentazioni? È accetta-bile la proposta secondo laquale per avere prodotti piùsicuri, più convenienti, piùsani occorre attendere lafuoriuscita dalla crisi e unanuova accumulazione nelleimprese?

Crediamo di no; siamoconvinti che la crescita di or-ganizzazioni e di iniziativedi consumatori sui problemidei consumi siano anzi in-centivi alla dinamica pro-duttiva.

Occorre intanto fare unpaio di osservazioni:

n Non è vero che ai tempi delboom fossero sviluppate laprotezione dei consumatori ela difesa dell'ambiente. Era-no colossali le frodi, appros-simativa la qualità, e soprat-tutto smisurata la dissipa-zione di risorse e il disprezzoper l'ambiente.

▪ consenso anche sui con-sumi e sui prodotti è essen-ziale: non si può pensare aespropriare i cittadini dei di-ritti di scelta, di informazio-ne, di sicurezza.

Ma se guardiamo avantiverso gli anni che ci attendo-no, siamo in grado di valuta-re meglio l'utilità di una piùavanzata tutela dei dirittidei consumatori.

G. V.

Non è semprevero che la«réclame»guidai consumi

La pubblicità — come èstato detto recentemente inun convegno indetto dal PCI— è certo potente, ma non èonnipotente; non è un tocca-sana come lo hanno conside-rato per anni coloro che ve-devano nella società occiden-tale il punto massimo di arri-vo della civiltà, nè un feno-meno da demonizzare, comese essa fosse la responsabiledi tutti i guai del mondo incui viviamo.

Quali sono quindi i luoghicomuni sulla pubblicità chebisogna sfatare per megliocomprendere questo fenome-no che costituisce uno deitratti caratteristici della so-cietà moderna? Si dice — co-munemente — che la pubbli-cità crea i consumi o addirit-tura i bisogni. Giorgio Vozza,della Associazione cooperati-ve di consumatori non è diquesto parere. Per lui si trattadi una esagerazione. I biso-gni, dice inoltrandosi in unaanalisi che tende ad andarealla vera radice dei problemisi creano attraverso fenome-ni molto più complessi qualila disponibilità di reddito, 1'emulazione o il conflitto so-ciale, la diffusione della cul-tura, la liberazione dalla fati-ca, la conquista del tempo li-bero, le innovazioni tecnolo-giche. La pubblicità, in que-sta ottica, è uno strumento di

comunicazione che lega laproduzione dei prodotti all'insorgenza dei bisogni, pro-ponendo consumi ulteriori oallargando la fascia di diffu-sione dei prodotti nuovi o giàesistenti. La pubblicità èquindi una cerniera di infor-mazione e di cultura che uni-sce utenti e produttori.

Se alla luce di questa anali-si si osserva la trasformazionedei consumi che si è avuta inItalia in questi ultimi trent'anni ci si accorge che il ruolodella pubblicità è stato moltomarginale. L'esempio piùclamoroso è quello dei consu-mi alimentari che ha visto inpochi decenni una grande ri-voluzione, con la sostituzione(spesso anche esagerata) del-la carne al posto dei cereali.Ebbene in questa trasforma-zione storica la pubblicità haavuto un effetto quasi nullo.Altrettanto si può affermare,l'automobile che si è impostanel nostro Paese non tanto at-traverso la pubblicità (che èvenuta dopo) ma soprattuttograzie l'azione dello Stato cheinaugurò la politica delle au-tostrade finanziate con colos-sali investimenti che drena-vano cospicue quote di reddi-to accumulato dalla nazione.

Bastano questi pochi esem-pi per sottolineare la necessi-tà dei limiti della pubblicità,considerata come tecnica del-la comunicazione e inqua-drandola meglio all'internodei procesi di trasformazionecaratteristici delle società in-dustriali che la pubblicità, dasola, influenza soltanto mar-ginalmente.

Con la pubblicità, bisognaconvivere, capire quello cheessa realmente è, non cari-carla di tutti quei significatiche altri tendono ad attri-buirle.

La mistificazione più importante è quella di attribuire allapubblicità il compito di informazione sui prodotti. Anzi l'uni-co mezzo per fornire informazioni ai consumatori. La pubbli-cità è vista come «una grande etichetta», dalla quale chi vuoleacquistare può trarre tutte le notizie che gli sono necessarie.È indubbio che questo ruolo fa comodo esclusivamente nontanto ai tecnici della pubblicità, ma alle industrie che con lapubblicità tendono ad imporre i lora prodotti. La pubblicitàè una delle componenti della comunicazione, ma il consuma-tore non può certo fidarsi solo di essa. È proprio l'esistenzadella pubblicità che pone l'esigenza al consumatore di essereinformato, attraverso altre fonti, di che cosa sono fatti i pro-dotti, se esiste una corrispondenza fra qualità e prezzo. Che igrandi mezzi di informazione facciano pubblicità non certo èuno scandalo. Lo scandalo nasce quando le grandi aziendeimpediscono ai grandi mezzi di informazione di fornire ulte-riori conoscenze ai consumatori. È il caso fin troppo notodella trasmissione «Di tasca nostra» cancellata dai program-mi della RAI-TV proprio perchè dava ai consumatori infor-mazioni ed elementi di confronto che la pubblicità certa-mente non poteva dare. Lo scandalo nasce quando si usa ognimezzo per presentare la pubblicità con modi o in momenti incui è meno attento lo spirito critico dell'ascoltatore destinatoa ricevere il messaggio. È il caso della pubblicità trasmessadalle reti televisive private interrompendo i film o gli altriprogrammi; è il caso della pubblicità che si rivolge diretta-mente all'infanzia proprio per escludere lo spirito criticodella persona cui è destinato il messaggio. La pubblicità ècomunque una componente inalienabile del mondo moder-no. In Italia lo scorso anno ha avuto un giro d'affari di oltre1500 miliardi ed è nel nostro Paese quasi completamentenelle mani di aziende a capitale straniero (delle dieci piùgrandi aziende di pubblicità che operano nel nostro paesesolo una è italiana). Col fenomeno pubblicità bisogna quindiconvivere. È necessaria però una legge che ne disciplini l'at-tività che si affianchi all'attività, meritoria ma insufficiente,dell'Istituto dell'autodisciplina pubblicitaria. Un'azione chefaccia della pubblicità un'attività economica utile anche alconsumatore e non solo alla grande industria.coi !IN

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Dalle seminalli perPanalisi dei bilancioNei giorni 24 - 25 marzo in sedute successive sisono svolti due seminari tra i capi negozio, ivice capi negozio e la Direzione della coope-rativa sul bilancio consuntivo 1981 e preven-tivo 1982.Dopo le premesse del Presidente e l'illustra-zione del programma dei lavori, il responsa-bile del settore amministrativo, Minoia, hapresentato il bilancio consuntivo 1981 com-parato al preventivo 1981, attraverso un esa-me analitico delle varie voci.Baldi, responsabile del controllo di gestione,ha poi fornito una dettagliata analisi sui mar-gini lordi, le differenze inventariali e le rota-zioni delle merci sempre comparate con l'an-no precedente.Vengono poi esaminati i risultati dí gestionee il residuo finale dei negozi raggruppati perdimensioni (M in oia).Toletti, responsabile del settore vendite, en-tra nel merito di alcuni risultati positivi enegativi fornendo dati precisi e indicazionidi lavoro.Infine, Baldi, illustra il bilancio preventivo1982, i relativi margini lordi e gli eventualirisultati finali legati ovviamente alle que-stioni inventariali.Al termine della mattinata il Presidente, ri-chiamate alcune linee di lavoro essenziali,annuncia che, grazie ai risultati conseguiti e

allo sviluppo del prestito sociale, è stato pos-sibile avviare l'acquisto della sede (uffici) divia Famagosta e che entro il 1982 si spera dipoter avviare il cantiere di almeno una dellenuove aperture in programma (Bareggio).Nel pomeriggio le riunioni sono entrate nelmerito dei problemi, introdotto da Toletti:vendite 82 globali e per linea, differenze in-ventariali globali e per settore, margini lor-di, cause di ammanchi interne ed esterne.Il dibattito è stato ampio e coinvolgente im-pegnando a fondo capi zona, assistenti e capinegozio.Una esperienza complessivamente positivache verrà certamente ripresa per unanimevolontà, malgrado la stanchezza finale diuna giornata insolita per tutti: quella di starseduti!

Visite guidate aimagazzino di Pieve E111133101De â C

Proseguendo nel programma già avviato loscorso anno, altre sezioni soci si apprestanoad una visita guidata alle strutture del ma-gazzino consorzio caop di Pieve Emanuele.Di particolare interesse sarà il nuovo capan-none (4.500 mq. coperti) per i reparti deperi-bili. Le visite saranno accompagnate da undirigente del magazzino e da un funzionariodella cooperativa. Le sezioni che hanno giàcalendariato questo impegno sono: Locate T.,Rozzano. Rogoredo, San Donato e Lodi. z_

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