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CHIUSURA PUNTO NASCITA E DEPOTENZIAMENTO OSPEDALE IL DOSSIER SULL’OSPEDALE SAN LORENZO DI CARMAGNOLA (TO)
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CHIUSURA PUNTO NASCITA E

DEPOTENZIAMENTO OSPEDALE

IL DOSSIER SULL’OSPEDALE SAN LORENZO DI CARMAGNOLA (TO)

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INDICE

- INQUADRAMENTO STORICO E CONTESTUALE (tempo di lettura: 30 minuti)

- SCHEDA SINTETICA: PUNTO NASCITA DI CARMAGNOLA –

ASPETTI E DATI DI UNA REALTA’ DA SALVARE (tempo di lettura: 6 minuti)

- ALLEGATI:

1Allegato 1: “Verifica disponibilità ad assegnazione ad altra Azienda Sanitaria” 2 Allegato 2: Prima sentenza TAR Piemonte 3 Allegato 3: Ricorso al TAR del Comune di Carmagnola 4 Allegato 4: Memoria difensiva della Regione Piemonte al TAR Piemonte 5 Allegato 5: Memoria difensiva dell’ASL TO5 al TAR Piemonte 6 Allegato 6: “Ospedali aziendali. Criticità sulla sicurezza del personale e dei

pazienti” 7 Allegato 7: “Note tecniche per il funzionamento ottimale della rete dei punti

nascita nelle province di Alessandria e Asti” 8 Allegato 8: Tabelle produttività, ricavi e spese 9 Allegato 9: Tabella comparazione parti e tagli cesarei 10 Allegato 10: “Chiusura Punto Nascita e Degenza Pediatrica Ospedale San

Lorenzo di Carmagnola 11 Allegato 11: Lettera sindaci CISA 31 12 Allegato 12: Lettera Presidente CRI, Comitato di Carmagnola 13 Allegato13: “Aspetti relativi all’emergenza territoriale in relazione alla

chiusura dei punti nascita” 14 Allegato 14: Esposto per richiesta sospensione immediata procedure per

disattivazione “Punto Nascita” dell’Ospedale San Lorenzo di Carmagnola 15 Allegato 15: Tabella posti letto ASL TO5

CONSIGLI PER LA LETTURA Per una lettura veloce ed una immediata evidenza dei dati e dei riscontri quali/quantitativi, è consigliata la presa in visione della scheda sintetica. L’ “inquadramento storico e contestuale” abbina, invece, l’analisi cronologica e politica con l’insieme complessivo dei dati, elencati e analizzati sulla base di una trattazione generale e dell’associazione ai documenti di riferimento (gli allegati)

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INQUADRAMENTO STORICO E CONTESTUALE L’Ospedale San Lorenzo risale al XIV secolo. Nel 1584 l’antica fabbrica venne demolita per allargarne le fortificazioni. Nel 1754 fu avviata la costruzione, così come appare adesso, disegnata dall’architetto Filippo Castelli. Tra il 1787 e il 1790 venne costruita la manica a nord e nel 1856 si aggiunse il braccio a levante, progettato e realizzato sotto la direzione dell’architetto Alberto Tappi di Carignano. Si susseguirono, da allora, numerosi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Il 25 giugno 1999 cominciarono ad essere realizzati importanti interventi strutturali: partirono i lavori per la ristrutturazione del fabbricato storico, con il recupero del sottotetto dove poi troveranno la loro collocazione i reparti di chirurgia e urologia (camere a due letti con bagno e televisore). Il presidio venne, inoltre, ampliato con la costruzione di un nuovo edificio, la “Piastra dei servizi”, di 5.500 metri quadrati, collegato al fabbricato storico attraverso due “pensiline”. Il 5 luglio 2002 venne consegnato alla cittadinanza il terzo piano dell’ Ospedale San Lorenzo, completamente e finemente ristrutturato. Il costo del recupero fu di circa 2.220.800,00 euro. Nella stessa data venne inaugurata la “Piastra dei servizi”, dove sono collocate le attività mediche di supporto all’ospedale. Al pianoterra sono collocati il Pronto Soccorso e la postazione 118 (MSA), gli Ambulatori Specialistici, la Radiologia (con tre sale di diagnostica tradizionale, due di ecografia, una sala dedicata alla senologia e una sala TAC) e il Centro Prelievi. Il primo piano è dedicato al blocco operatorio (con tre modernissime sale più una quarta specificatamente destinata e attrezzata per gli interventi di ginecologia e ostetricia in diretta connessione con la sala parto - condizione tale da consentire un intervento d’emergenza nel giro di pochissimi minuti - e annesso Centro di Sterilizzazione), al reparto di Ginecologia e Ostetricia (camere a due letti, ampie e confortevoli, con servizi igienici ed attrezzature per la cura del bambino nei primi giorni di vita). Nello stesso periodo venne anche ammodernato il Laboratorio Analisi che già nel 2000 fu certificato secondo le norme ISO 9001: 2000. Nel 2005 partirono i lavori per la completa ristrutturazione del fabbricato storico. L’8 ottobre 2008 fu inaugurato il Reparto di medicina con due sezioni di degenza ordinaria (camere a due letti per 45 posti letto), un’area monitorizzata, il Day Hospital, una struttura semplice di Lungodegenza (con 14 posti letto) e numerose attività ambulatoriali. Il 6 maggio 2011 fu, infine, inaugurata la nuova struttura di recupero funzionale e il nuovo reparto pediatria dell’Ospedale. Il totale complessivo investito per tutti gli interventi descritti è stato, da capitolato di base, di 10.651.625 euro a cui, aggiungendo un prudenziale 10% per i consueti “aggiornamenti” delle spese in corso d’opera, si arriva a 11.363.250 euro. A questo totale va infine aggiunto il costo per il materiale di arredo e di dotazione specifica che incide per diverse decine di migliaia di euro (letti, barelle, scialitiche, carrelli terapia, ventilatori, carrozzine, sterilizzatrice, tisanerie, ecc.) e che - sempre sulla base di stime prudenziali – portano il costo totale ad un minimo di 11 milioni e 500 mila euro. A maggio 2011 si conclude, quindi, il percorso di ampliamento e di riordino dell’Ospedale San Lorenzo, un ospedale che si presenta, nel mondo dei servizi sanitari, come una delle migliori strutture presenti nella regione Piemonte, oltre che nell’ASL di appartenenza (ASL TO5): per architettura, per umanizzazione, per livello di accoglienza, per disponibilità di spazi idonei. Una vera e propria eccellenza a cui si affianca personale medico, infermieristico, tecnico e ausiliario motivato, preparato e in continuo aggiornamento. Il maggio 2011 è anche il mese in cui il San Lorenzo si colloca, inevitabilmente e suo malgrado, sul mercato immobiliare piemontese, finendo sotto la lente di ingrandimento della sanità privata e della Giunta Regionale. L’ospedale di Carmagnola, nella rete piemontese, è uno dei più appetibili. All’interno della stessa ASL TO5, non lo sono sicuramente né l’ospedale di Moncalieri - struttura antica e intasata, senza possibilità di sviluppo, con altissime criticità sulla sicurezza del personale e dei pazienti (come verrà riportato più avanti), né l’ospedale di Chieri, con una rete insufficiente e inadeguata per la mobilità extraurbana di collegamento. Lo può, invece, l’ospedale di Carmagnola: nuovo, bello, a norma sotto tutti i profili, con spazi e servizi all’avanguardia, con ampi parcheggi e facili zone di alienazione nei dintorni, con possibilità di sviluppo nella struttura a piastra, sia dal

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punto di vista strutturale che tecnologico, e servito benissimo dai treni, dalla viabilità ordinaria e dall’autostrada. Da subito incominciano i tentativi di depotenziamento del San Lorenzo. L’avvio operativo dell’azione di depotenziamento inizia nello stesso 2011 ( a meno di 2 mesi dalla fine degli ultimi lavori di ristrutturazione) con l’assegnazione all’ASL TO5 del commissario Briccarello Giovanna (in quota all’attuale governatore regionale). Con la motivazione della “riorganizzazione estiva” e del “risparmio” chiude per i tre mesi estivi il Punto Nascita (ostetricia e nido, con conseguenti ricadute sulla pediatria). Dal punto di vista del risparmio la manovra si é rivelata negativa, perché invece dei 300.000 euro previsti di risparmio, le spese sono risultate – a consuntivo annuale - il doppio del risparmio auspicato, a causa dell’annullamento della produttività nel periodo di chiusura e delle spese di personale rimaste in carico al Punto Nascita. La mossa – però - prepara, in anteprima, il campo al futuro depotenziamento del 2013, sottraendo tre mesi di regime operativo e determinando, di conseguenza, una sottostima delle statistiche (numeri di interventi e ricoveri) che influenzeranno la “produttività” dell’anno 2011 e dei primi mesi di quello successivo (per effetto “traino”). I dati depotenziati, frutto di questa manovra, saranno quelli adottati dalla Regione Piemonte per avvallare le proprie scelte nel piano di riordino e di indebolimento generale dell’Ospedale di Carmagnola. In sinergia e potenziamento a questa manovra,. la giunta regionale affida per il 2012 e il 2013, a 106.000 euro all’anno, una consulenza a Ferruccio Luppi affinché si occupi della valorizzazione immobiliare e della gestione del patrimonio. Luppi è membro del CDA del più grande ente di gestione fondi immobiliari (Idea Fimit SGR, holding con 10 miliardi di masse in gestione e 31 fondi immobiliari di cui 5 quotati nel segmento MIV, Mercato Telematico degli Investment Vehicles, di Borsa Italiana), ma soprattutto é presidente di Générale de Santé, il gruppo ospedaliero con 110 strutture di cura private e oltre 35.000 dipendenti in Francia, leader nel settore della sanità privata. Il Gruppo recupera strutture pubbliche per trasformarle in strutture private. Un colosso che ha tra i principali soci Antonino Ligresti, De Agostini e Mediobanca: fa parte, quindi, di un progetto che, in prospettiva, ha come scopo quello di finanziare le strutture private con i soldi pubblici. (Le notizie riportate in stralcio, sono consultabili sul sito web dell’associazione dei medici dirigenti del Piemonte: www.anaaopiemonte.it). Luppi, dopo avere dettato le regole di svendita del patrimonio pubblico sanitario ed averne individuato i gioielli da dismettere, lascia la consulenza ai primi di maggio 2013, dopo solo due mesi dalla Deliberazione della Giunta Regionale 14 marzo 2013, n. 6-5519 (“Programmazione sanitaria regionale. Interventi di revisione della rete ospedaliera piemontese, in applicazione della D.C.R. n. 167-14087 del 03.04.2012 (P.S.S.R. 2012-2015”), quella che include, come auspicato, il “gioiello” di Carmagnola fra quelli da “dismettere”. Una mossa che restituisce Luppi al “privato” e lo riunisce all’ex assessore alla Sanità Monferino (dimessosi il 19 marzo subito dopo aver licenziato la deliberazione) con il quale aveva “pianificato” l’atto deliberativo e che lo libera dall’attività istituzionale subito dopo essere stato rassicurato sulla continuità di indirizzi in campo sanitario da parte dell’ assessore subentrante, Ugo Cavallera. Queste le sue affermazioni all’atto delle dimissioni: “Parte delle proposte da me formulate sono in corso di realizzazione…”. Un passaggio semplice, ma efficace che lascia intuire il piano sotteso: dal conflitto di interesse all’interesse dal conflitto. A questa strategia generale si sono affiancate (e sono in corso di affiancamento), tattiche volte a depistare e alterare i dati riguardanti l’Ospedale San Lorenzo di Carmagnola o a creare presupposti in grado di giustificare le disattivazioni condotte senza il pieno rispetto della normativa (Accordo Stato Regioni) e dei dettami del riordino (il DGR Piemonte del 14 marzo 2013). Di seguito le tattiche più importanti messe in atto.

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1. La Direzione Strategica dell’ASL TO 5 decapita, da subito, le dirigenze presso l’Ospedale di Carmagnola (nessun Direttore di Dipartimento ha sede presso il San Lorenzo). Questa tattica si conclude a metà maggio 2013 (in perfetta sintonia con la cadenza temporale della disattivazione del Punto Nascita, prevista per il 30 giugno successivo) con l’allontanamento della Capo Servizi del personale infermieristico e ausiliario. Lo scopo rientra in una logica ferrea della Direzione strategica Aziendale e del dr. Dore che la presiede in veste di Direttore Generale: procedere – senza contestazioni interne - allo smembramento del Punto Nascita, assicurandosi libertà di manovra e discrezionalità per il licenziamento del personale interinale (30 persone) e per il dirottamento del personale in ruolo presso altre sedi, anche esterne alla stessa ASL (come dimostrato, fra l’altro) dalla comunicazione1 inviata dal dr. Dore, in data 08/07/13, a diversi medici ginecologici e dal titolo “Verifica disponibilità ad assegnazione ad altra Azienda Sanitaria”. In essa si legge: “A seguito della riorganizzazione del Dipartimento Materno Infantile, conseguente alla chiusura del Punto Nascita dell’Ospedale di Carmagnola, potrebbe determinarsi in questa Azienda un esubero di dirigenti medici inquadrati nella disciplina di ostetricia e ginecologia. Considerato che le disposizioni emanate dalla Regione in materia di assunzioni di personale per l’anno 2013 stanno creando delle criticità sia in questa che in altre aziende sanitarie e che per quanto riguarda le strutture di ostetricia e ginecologia la carenza di personale medico è particolarmente sentita in quelle degli ospedali di Domodossola e di Rivoli, la S. V., qualora fosse interessata ad una assegnazione, anche temporanea, presso una di tali strutture, è pregata di darne comunicazione scritta allo scrivente entro il 26 luglio p.v.. Il direttore generale, dott. Maurizio Dore”). In riferimento ai Direttori di Dipartimento, in seno all’ASL TO5, è importante rilevare che si è consolidato un gruppo di primari che determina, da più anni, le scelte dei Direttori Generali susseguitisi. Questo gruppo di pressione interagisce o interferisce con gli indirizzi sanitari d’Azienda, spinto e sospinto dalle più svariate motivazioni: per motivi logistici, di area di influenza, per interessi legati alla propria professione, per rafforzare un gruppo di potere il più possibile svincolato da eventuali controlli sulle varie gestioni riguardanti, per esempio, la scelta degli incentivi e l’attribuzione dei fondi dei vari progetti obiettivo. Questi interessi si consolidano, poi, nell’obiettivo comune di favorire manovre di depotenziamento dell’ospedale San Lorenzo: manovre che, negli ultimi anni si sono, forse anche senza un nesso di causalità, affiancate sinergicamente alle politiche di riordino di rete scelte dalla Regione Piemonte. Questo gruppo di pressione è rappresentato dai Direttori del Dipartimento Chirurgico, del Dipartimento Materno Infantile, del Dipartimento neonatale e dal Direttore Sanitario di presidio.

2. Diversi dati sono stati falsati. Lo stesso TAR2 (a cui si era rivolto il Sindaco di Carmagnola

per richiedere la sospensione3 della disattivazione del Punto Nascita) è stato ingannato e indotto (sulla base delle memorie difensive della Regione4 e della stessa ASL TO5) ad esprimere il momentaneo rigetto (in seguito al quale l’ASL TO5 ha ritenuto di sentirsi autorizzata nel procedere alla disattivazione) in attesa della disamina generale e più approfondita prevista per i primi mesi del 2014. I dati ingannevoli sono stati, soprattutto, due:

Il dato statistico che il Punto Nascita di Carmagnola avesse meno di 500 parti annui. Questo dato, come già accennato, è conseguente alla chiusura del Punto Nascita nell’estate 2011, voluta dalla Dirigenza Aziendale con la motivazione del risparmio economico. Nonostante la chiusura e l’effetto traino nei primi mesi del 2012, la ripresa oltre i 500 parti è stata immediata, attestando la media dei parti degli ultimi 10 anni a 665,70 parti/anno (in linea con le indicazioni dell’OMS che li attesta, per unità lavorativa, ad almeno 650). Senza la chiusura temporanea del 2011, che – con l’effetto scia - ha sottratto almeno 400 parti, la media si sarebbe assestata sui 700 parti/anno. L’affermazione (contenuta nella memoria difensiva dell’ASL TO55) che l’anestesista

non è presente H24 (24 ore su 24) é sbagliata. L’anestesista, da 16 anni, è presente H24 presso l’ospedale di Carmagnola. Questa affermazione viene fatta “risaltare” con il fatto

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che Carmagnola non è sede di DEA (Dipartimento Emergenza Accettazione). Sulla base del documento della Conferenza Stato Regioni del 16/12/2010 – principale documento di riferimento – si deduce che il Punto Nascita di Carmagnola è un’ Unità operativa ostetrica di primo livello, compresa fra i 500 e i 1000 parti e, quindi, idonea per i parti fisiologici e inserita in un contesto integrato con altri servizi per le urgenze. Il fatto che non sia sede di Dea è ininfluente, perché l’unica influenza è la presenza dell’anestesista, che è, appunto, assicurata (ed è ininfluente, pure, la presenza di una Rianimazione, non essendo, infatti, contemplata nel POMI [Progetto Obiettivo Materno Infantile]). Il reparto di ostetricia di Carmagnola, per di più, è un’eccellenza perché è al primo posto, in Piemonte, per i parti fisiologici (vedi successivo documento: “Punto Nascita di Carmagnola: aspetti e dati riepilogativi di una realtà da salvare”). In seno alla stessa ASL TO5, fra i tre Punti Nascita presenti, è quello che rispetta maggiormente i 10 requisiti del documento della Conferenza Stato Regioni e che, inoltre, ha anche i requisiti per la certificazione UNICEF per l’attenzione dedicata alla sicurezza e alla qualità del percorso di nascita. Sulla base del citato documento della Conferenza Stato Regioni, presso l’ospedale di Chieri - come previsto obbligatoriamente dopo intervento di riordino, come quello verificatosi a luglio 2013 - il Punto Nascita e le Sale Operatorie dovrebbero essere collegate funzionalmente fra di loro. Sta di fatto, invece, che un parto cesareo d’urgenza a Carmagnola viene assicurato in 7/10 minuti, mentre a Chieri (sede di DEA) in 40/50. Inoltre, la mancanza di questo collegamento funzionale fra le due unità operative, incide anche sulla frequenza dei cesarei in regime d’urgenza: a Chieri, infatti, il fattore prudenziale correlato ai tempi di percorrenza, ne incrementa il tasso del 6%. L’errata affermazione, da parte dell’ASL TO5, sulla mancata presenza dell’anestesista richiama (volutamente, negli intenti dell’ASL TO5) ad una correlata presunta mancanza di sicurezza clinica, fatto sul quale si è appena argomentato, confutandone chiaramente i presupposti. L’argomento della sicurezza clinica impone, d’altro canto, la necessità di indagare anche sulla sicurezza ambientale che sulla prima incide enormemente fino a condizionarne – in senso negativo - le prassi. Nel merito è illuminante la relazione6 dell’ing. Carlo Sala, richiesta dall’allora Direttore Generale d’Azienda ASL TO5, redatta il 3 maggio 2011 e tuttora valida (contenuti invariati), e intitolata: “Ospedali aziendali. Criticità sulla sicurezza del personale e dei pazienti”. Nella relazione l’ing. Sala, una delle massime autorità in materia a livello nazionale, riporta testualmente: “Per completezza va detto che posto 100 l’impegno finanziario per manutenzioni per i tre PP.OO., la ripartizione potrebbe essere la seguente: 35 per Chieri, 50 per Moncalieri e 15 per Carmagnola. Questa ripartizione non omogenea scaturisce da molti fattori, quali la cura della costruzione, l’uso di materiali robusti e duraturi e soprattutto la facilità con cui è possibile intervenire al P.O. di Carmagnola per interventi di ripristino e modifiche. Questo aspetto incide per circa il 50% del costo di manutenzione. Anche per collocare nuove attività ad alto impatto tecnologico, quali rianimazione e terapie intensive, l’Ospedale di Carmagnola, con la sua struttura a piastra, con due soli piani fuori terra e un tetto piano in grado di accogliere macchinari di supporto, risulta ideale, di facile realizzazione, e d’impatto economico sicuramente inferiore a qualsiasi altro presidio aziendale”. La relazione riporta, inoltre, le tabelle riassuntive del rischio incendi per i tre presidi ospedalieri. Da esse si evince che per l’ostetricia, il nido e la pediatria dell’ospedale di Carmagnola non ci sono problemi; che per la Pediatria di Chieri il rischio è basso, la difficoltà di realizzazione è alta e il costo è elevato; che per l’ostetricia, ginecologia, TIN, sale parte di Moncalieri, il rischio è alto, la difficoltà di realizzazione è alta e il costo è elevato.

3. Alcuni dati sono stati “ignorati” o non sono state adottate misure per implementarli. Fra gli

elementi ignorati, e di cui al momento pare non esistere traccia documentale, ci sono quelli che dovrebbero essere doverosamente inseriti (come prevede il più volte citato documento dell’Accordo Stato Regioni) in un apposito fascicolo in grado di supportare le azioni di riorganizzazione. Il documento, per quanto riguarda l’ASL TO5, dovrebbe contenere tutti i

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dati informativi per ogni singolo Punto Nascita in ordine alla presenza e al numero di materiale, allo standard tecnologico, alle risorse umane, agli standard strutturali, organizzativi, di sicurezza e qualità nonché sostenibilità economica: in una parola, in ordine a tutti quei requisiti e parametri in grado di permettere il migliore funzionamento dei singoli Punti Nascita e di consentire una loro valutazione all’interno di una rete di programmazione. Dalle note riportate nei punti precedenti (v., per esempio, qualità e sicurezza) pare non esistere traccia di simile documentazione; peggio ancora sarebbe se si dovesse avere il riscontro di una volontà tesa ad ignorarli scientemente. Durante un’audizione concessa al Comitato di difesa del San Lorenzo, tenutasi presso il Consiglio Regionale del Piemonte in data 23 luglio 2013, alla presenza dell’assessore della Sanità Ugo Cavallera, questi – sollecitato nel merito – pareva non essere a conoscenza di siffatta documentazione, a tal punto che il Comitato si trovava indotto a consegnargliene una7 – come pro memoria - redatta dalla Commissione Tecnica Interaziendale ASO Alessandria / ASL Alessandria / ASL Asti. Altro dato “ignorato” (e l’intuizione per affermarlo è deduttiva di fronte all’evidenza della mancata attenzione all’argomento) è quello riferito alla sostenibilità economica. L’ASL TO5 offre la possibilità di confrontare due realtà operative pressoché omogenee: il Punto Nascita di Chieri e quello di Carmagnola (l’omogeneità è rafforzata dalla parametrazione dei dati ad ogni singola unità operativa). Nell’ultimo trimestre statistico a disposizione8 (gennaio/marzo 2013) e, in ogni caso, valido (considerando che il trimestre successivo risulta già fortemente condizionato dalla preannunciata disattivazione che ha indotto molte donne, soprattutto neo gravide, a rivolgersi, in via cautelare, presso altri presidi), emergono i seguenti dati: il tasso di produttività (peso dato dai Ricoveri ordinari e da quelli in regime di D.H.) é di 233,02 per Chieri e di 246,70 per Carmagnola (+ 7%); il numero totale delle prestazioni é 5.766 per Chieri, 6.172 per Carmagnola (+ 6,60%); i ricavi (in migliaia di euro): 636,87 per Chieri, 655,83 per Carmagnola (+ 2,9%); i costi (farmaci, materiale e manutenzione), in migliaia di euro: 202 per Chieri, 169 per Carmagnola (- 16,4%, corrispondente a 11.000 euro/mese); i costi per il personale, in migliaia di euro: 551,00 per Chieri, 479 per Carmagnola (-13,1%, corrispondente a 11.000 euro/mese); il risultato economico complessivo del trimestre, in migliaia di euro: meno 130,24 per Chieri, meno 24,26 per Carmagnola (fatto a 100 il saldo negativo, quello di Carmagnola è il 18,62%, quello di Chieri l’81,38%: nei primi tre mesi del 2013 il reparto di ostetricia/ginecologia di Chieri ha avuto un saldo negativo di 106.000 euro in più rispetto al corrispondente reparto di Carmagnola). Un’ ulteriore conferma dei dati riportati si rileva nella tabella9 che compara, nel periodo 2009/2012, i dati dei parti spontanei e dei tagli cesarei. In percentuale il Punto Nascita di Carmagnola, rispetto a quello di Chieri, ha un tasso inferiore del 3,23% per quanto riguarda i tagli cesarei. Senza addentrarsi nella casistica dei tagli cesarei in urgenza, che hanno un costo sanitario maggiore e che a Chieri sono superiori del 2,62% rispetto a Carmagnola, è utile far notare che un taglio cesareo comporta, in sala operatoria, un costo di 35 euro/minuto: questo costo (valutato nell’interezza dell’intervento di chirurgia ostetrica) dà un valore finanziario elevato alle percentuali riportate (un parto cesareo, senza complicazioni, costa 60% in più di un parto vaginale). Inoltre rifacendosi al già citato incremento del 6% dei cesarei d’urgenza a Chieri, dovuto – in parte - alle situazioni assistenziali borderline che non possono contare sul conforto dell’immediatezza, a causa della Sala Operatoria situata su un altro livello, si assiste inevitabilmente (proprio per questa situazione strutturale, non correlata assolutamente alle professionalità presenti) all’effettuazione di cesarei che (per la già citata disposizione strutturale) avrebbero potuto essere evitati: le stime nazionali dicono che ogni cesareo evitabile comporta una spesa non necessaria di 1.139 euro. Questa comprensibile “medicina difensiva” (ma non giustificabile se valutata nell’ambito di una incoerente pianificazione aziendale di riordino) comporta un aggravio di spesa di decine di migliaia di euro annui. Volendo, poi, fare un raffronto anche con il Punto Nascita di Moncalieri, risulta che Carmagnola ha un tasso inferiore dello 0,13 per cento per i tagli cesarei e Moncalieri ha un tasso superiore del 3,53% per i cesarei in urgenza. Il riferimento, la trattazione un po’ più approfondita e l’attenzione ai dati economici riportati, scaturisce dalla riflessione indotta

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dalla lettura dell’Accordo Stato Regioni che, nelle ultime righe del documento, riporta: “L’attuazione…(omissis)….delle 10 linee di adozione…(omissis)…è progressivamente realizzata nel quadro della rispettiva programmazione assistenziale e nel rispetto della connessa programmazione economica finanziaria in riferimento alle risorse umane, strumentali e finanziarie previste dalla normativa vigente”. Infine, a fronte dei dati precedentemente riportati, vi è ancora un importante elemento da prendere in considerazione: la scelta, da parte della Dirigenza Strategica dell’ASL TO5, di non aver voluto implementare (pur potendolo fare) il limitato numero di ecografie morfologiche assegnato settimanalmente al Punto Nascita di Carmagnola: un semplice raddoppio della frequenza (da tre ecografie settimanali a 6/7), avrebbe da subito portato il numero dei parti a 800. In definitiva, fra gli 8 Punti Nascita presi in considerazione per la disattivazione dalla Regione Piemonte - e facendo un raffronto con altri aventi un numero di parti maggiore, ma inferiore ai 1.000 e considerando i parametri di qualità, la logistica dei servizi, i professionisti coinvolti e il trend positivo di crescita - è dimostrabile e sostenibile che un doveroso investimento, derivante dalla necessaria attenzione ai parametri quali/quantitativi finora illustrati, porterebbe nel medio termine - presso il punto nascita di Carmagnola - al raggiungimento dei 1.000 parti, obiettivo pienamente supportabile e sopportabile dalla struttura.

4. Per quanto riguarda la disattivazione pratica del Punto Nascita, la tattica maggiormente

utilizzata è stata quella di “affrettare” i tempi di chiusura con il duplice scopo, da una parte, di rendere “affannosa” la protesta e la mobilitazione della popolazione (unitamente all’impossibilità per tutte le parti “contrastanti” di costruire una normale e civile opposizione in tempi brevi) e dall’altra perseguendo l’intento di non fare “affiorare” in tempo utile tutti i dati (fra cui quelli elencati precedentemente ed i prossimi) che, per loro inadeguatezza, avrebbero potuto creare grandi difficoltà gestionali durante la disattivazione. Mosse giocate dalla direzione strategica dell’ASL TO 5 tenendo un basso profilo, soprattutto comunicativo, per fare passare – inoltre - altre scelte, fra cui la contestuale chiusura delle “Degenze Pediatriche” e della “Ginecologia”: queste non erano previste dal Piano Regionale, ma sono state decise motu proprio dal Direttore Generale, Maurizio Dore. Questi è riuscito a rinnegare, addirittura, quanto aveva affermato in una intervista rilasciata per iscritto in data 10 maggio 2013 (e conservata dalla giornalista); di fronte all’ipotesi paventata dall’intervistatrice sull’eventuale chiusura nelle ore notturne del reparto di pediatria con la conseguente impossibilità di ricoverare i bambini, Dore rispondeva testualmente: “Non mi risulta che vi sia, allo stato, la necessità di ridimensionamento della Pediatria”. Un mese e mezzo dopo: non solo depotenziamento notturno, ma anche diurno con la chiusura totale delle degenze. Ecco quanto risulta dal documento10 distribuito dalla dirigenza strategica dell’ASL TO5 ai Direttori di Dipartimento per dare luogo alla fase di disattivazione del Punto Nascita: “Fino a giovedì 4 luglio si procede alla normale attività di ricovero pediatrico. Dal 5 luglio saranno sospesi i nuovi ricoveri ed i bambini saranno trasferiti dal PS pediatrico secondo le attuali procedure aziendali”. Il reparto di Pediatria, in attesa di un ulteriore ridimensionamento nel futuro, ora è diventato un Ambulatorio/DH attivo dalle ore 8,300 alle ore 17,30 nei giorni feriali (escluso il sabato). La chiusura della Ginecologia, invece, segue percorsi e giustificazioni ambigui. Il reparto di ginecologia, viene rimpiazzato – mediante la sottrazione di 6 posti letti alla chirurgia generale – con una postazione di 6 letti di chirurgia ginecologica presso lo stesso reparto di chirurgia. La Dirigenza Strategica dell’ASL TO5, con una sola mossa, raggiunge così un triplice scopo: il depotenziamento di due reparti (ginecologia e chirurgia) e di un servizio (le sale operatorie, fra le migliori del Piemonte per tecnologia e rispetto delle norme di sicurezza). I tempi per la disattivazione del Punto Nascita e delle degenze pediatriche sono talmente veloci e maldestri che i sindaci dei comuni consorziati nel CISA 31 (Consorzio Intercomunale dei Comuni Associati, comprendente Carignano, Carmagnola, Castagnole Piemonte, Lombriasco, Osasio, Pancalieri, Piobesi Torinese, Villastellone), e di altri comuni limitrofi, prendono posizione11 e diffidano il Direttore Generale dell’ASL TO5 a dare seguito alle procedure di

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disattivazione del Punto Nascita in quanto – a pochi giorni dalla data prevista - non sussistono le condizioni di sicurezza per la cittadinanza: manca un’informazione capillare per gli utenti (il bacino d’utenza dell’ospedale è di un minimo di 60.000 persone) e manca anche un’informazione puntuale per gli operatori sanitari (il personale del Pronto Soccorso non è stato avvisato né formato preventivamente per il Triage Ostetrico e per la presa in carico completa delle donne in gravidanza che – solo tre settimane dopo la disattivazione – non saranno più affidate all’ostetrica e al ginecologo, cioè i professionisti che, fino ad allora, avevano sempre gestito questi casi e le urgenze correlate (è evidente che un Pronto Soccorso H24, come quello di Carmagnola, privo di un Punto Nascita è un presidio dimezzato o comunque poco utile se investito di un’emergenza ostetrica). Il tutto è avvenuto (e avviene) anche in assenza di una convenzione specifica fra CRI locale e ASL per i trasporti (anzi palesando forti elementi di tensione, come si evince dalla lettera del Presidente del Comitato di Carmagnola della CRI12). La DGR Piemonte 14 marzo 2013 n. 6-551913 sugli “aspetti relativi all’emergenza territoriale in relazione alla chiusura dei Punti Nascita” recita nello specifico: “Per la disattivazione dei Punti Nascita…(omissis)…, accertata la possibilità di garantire un’adeguata assistenza sanitaria mediante la STAM, devono comunque essere definite le procedure per la gestione delle gravidanze fisiologiche e a rischio a termine o pretermine che si presentino nelle aree o nelle strutture sanitarie di riferimento”. Questa fase di disattivazione così breve e confusa, che non ha previsto tempi congrui per la fase pre, propria (di soli 15 giorni) e post, non pubblicizzata a dovere, ha causato anche l’indignazione del Comitato “I cittadini per l’Ospedale San Lorenzo di Carmagnola” che, preoccupato per la fretta inusitata e per la disorganizzazione creatasi, presenta il 02/07/13, un esposto14 alla Procura della Repubblica di Torino in cui, facendosi portavoce dei problemi di sicurezza che potrebbero verificarsi in seguito alla disattivazione del Punto Nascita per donne gravide recantisi al Pronto Soccorso dell’ospedale di Carmagnola, chiede, in via cautelativa, l’assunzione di provvedimenti atti a sospendere immediatamente le misure di disattivazione e a ripristinare la situazione di piena operatività del Punto Nascita. Le preoccupazioni avanzate da più parti (Sindaci, Comitato, Sindacati, Enti di categoria, Parrocchie, Associazioni, gente comune) si sono sostanziate durante tutta la fase di post-disattivazione, sollevando fin da subito presagi negativi per il futuro. L’aspetto più preoccupante ed inquietante é la constatazione della debolezza strategica dirigenziale che non ha predisposto la dovuta continuità assistenziale intra ed interaziendale: i punti nascita di riferimento (Chieri e Moncalieri) e di prossimità (Savigliano), anche a causa della insufficiente informazione e dell’assenza di una pianificazione condivisa da parte e con la Dirigenza dell’ASL TO5, non sono nelle condizioni di supplire (strutturalmente e funzionalmente) all’aumentato flusso creatosi in seguito alla disattivazione del Punto Nascita di Carmagnola, rimandando gli esami a data da destinarsi. A Moncalieri non solo sta collassando il Punto Nascita, ma anche la Pediatria, in seguito alla disattivazione delle degenze pediatriche presso l’ospedale di Carmagnola. Molti utenti ritornano a rivolgersi al “Regina Margherita” di Torino ottenendo l’effetto di intasare una struttura per cui, invece, era stato previsto un alleggerimento attraverso il rafforzamento dei reparti pediatrici di provincia (in questa ottica era stato anche programmato il riammodernamento del reparto pediatrico di Carmagnola, terminato a maggio 2011): una situazione paradossale che trasforma e riconduce un circolo virtuoso ad un precedente e già vissuto circolo vizioso.

5. Nella strategia più generale del depotenziamento dell’ospedale San Lorenzo di Carmagnola,

la tattica più subdola messa in atto consiste nella creazione di situazioni di “disagio lavorativo”, ovvero nel mettere gli operatori sanitari in condizioni lavorative di minore sicurezza, “obbligandoli” a chiedere misure di garanzia che, paradossalmente, concorrono ad un ulteriore depotenziamento della struttura ospedaliera. Emblematica, in tale senso, la preannunciata ipotesi della disattivazione – conseguente a quella del Punto Nascita - della presenza dell’anestesista di notte e il sabato e la domenica con successive ricadute negative sulle attività di Pronto Soccorso e su tutte le emergenze che si possono verificare negli altri reparti e servizi ospedalieri. La situazione assistenziale e clinica che rischia di

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crearsi è, ovviamente, di criticità per la sicurezza dei pazienti e, stante così la situazione, non si potrà ovviare se non depotenziando le attività di presa in carico dei pazienti. Un salto indietro di almeno 30 anni per quanto riguarda i livelli di sicurezza da assicurare all’utente e all’operatore: un colpo di spugna che richiama una responsabilità di basso profilo etico, se non di colpevolezza e di rilevanza penale, da parte di chi volesse assumersi tale incombenza, anche - e soprattutto - in considerazione dei mutati livelli di assistenza maturati negli ultimi decenni. Un’altra conseguenza dovuta al “disagio lavorativo”, e manifestatasi a soli 10 giorni dalla disattivazione delle “Degenze Pediatriche”, è stata la dimissione dal servizio di una Pediatra, con riflessi negativo (non essendo previsto il turnover) sulla residua attività ambulatoriale, ma – soprattutto - sulla continuità del servizio (e diversi “rumors” parlano delle chiusura definitiva, in futuro, di tutto il servizio pediatrico presso l’ospedale San Lorenzo).

6. Il depotenziamento dell’ospedale di Carmagnola ha trovato, nella disattivazione del Punto

Nascita, un cavallo di Troia da sfruttare, anche senza pudore. Un’ ulteriore tattica, infatti, consiste nel liberare progressivamente spazi all’interno dell’ospedale San Lorenzo. Sulla scia della disattivazione del Punto Nascita, e con la scusa concomitante del periodo estivo e della riduzione degli organici, viene giocata - in questa ottica – un’altra carta con l’intento di “disattivare” i requisiti che garantiscono al San Lorenzo la titolarità di ospedale territoriale. Il numero dei posti letti15 dell’ospedale San Lorenzo è passato dai 129 di inizio 2013 ai 77 di inizio luglio 2013 (meno 52 posti letto a cui si aggiunge la sottrazione di 7 posti letto di Day Hospital: in tutto meno 59 posti letto) e non si prevede un consistente recupero post estivo. Inesorabilmente, forse anche oltre le intenzioni – seppur di una scelta errata - dell’assessore Cavallera e forse anche per la casualità di concause coincidenti, si stanno creando le condizioni di qualche lobby privatistica che – inserendosi nell’alveo della riorganizzazione con proposte di razionalizzazione della sanità pubblica – tendono a portare, come in un processo inevitabile e ineludibile, i margini di produttività del San Lorenzo al minore livello possibile, rendendolo, quindi, riconvertibile, se non in toto, almeno nelle sue frazioni più appetibili e, al momento, cartolarizzabili: queste non possono che essere, ovviamente, quelle di buon impatto residenziale (come lo spazio al momento liberato dal Punto Nascita). Queste manovre considerate e condotte ufficialmente per il “bene pubblico”, richiedono una grande attenzione e un grande disincanto da parte degli amministratori pubblici, ovvero la consapevolezza che in un prossimo futuro potrebbero rispondere (anche se in buona fede) di mancata vigilanza.

Oltre ai dati e alle tattiche elencati, ha preso anche avvio, in sordina, la “vendita” ai privati del patrimonio immobiliare carmagnolese di proprietà dell’ASL TO5, come la cessione della struttura del Distretto di Carmagnola di via Avvocato Ferrero - adiacente all’ospedale - per un importo d’asta oscillante, pare, fra gli 800.000 e il milione di euro. E’ un tassello che “marca” da subito e rende pronte quelle modalità necessarie per un eventuale “complesso privato” che, in seguito alla presenza dell’ingegnere Luppi nelle istituzioni del governo regionale, continuano a rimanere in sottotraccia. Il dubbio è legittimo, anche perché (se tali sono) si tratta di strategie costanti, logoranti e (superata la fase iniziale di sconcerto per la disattivazione del Punto Nascita) ammiccanti la pubblica opinione puntando in maniera ambigua sulla tattica del ribaltamento dei termini, ovvero confondendo e facendo credere che “depotenziamento” si pronunci “riqualificazione”. Ultime considerazioni sul Punto Nascita di Carmagnola. Per quanto riguarda il parto fisiologico, il Punto Nascita di Carmagnola (in quanto unità operativa di primo livello) è quello con le migliori percentuali in Piemonte rispetto alla dimissione con allattamento materno. Questo dato (unitamente ad una percentuale di tagli cesarei sotto la media regionale e al migliore rapporto - all’interno dell’ASL TO5 – fra bacino di utenza e numero di parti), una volta sottoposto ad una attenta analisi e al vaglio degli esperti del settore, indica che le modalità di erogazione delle cure, il rispetto delle dieci linee di adozione dell’Accordo Stato Regioni, l’umanizzazione congiunta alla produttività, sono ad un livello ottimale e depongono per

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una continuità assistenziale di alto livello che, a sua volta, implementa il valore della salute rispetto a quello della sanità, con tutti i benefici correlati (compresi quello del risparmio e della migliore sostenibilità economica). A ciò va aggiunto il valore positivo della mobilità attiva che - negli ultimi anni - si attesta, nel rapporto con quella passiva, ad un saldo positivo del + 14% e che, in ogni caso – pur considerando il depotenziato 2011 con un’ovvia mobilità passiva superiore a quella attiva (ma di poco: + 1%), decresce mai al di sotto del + 10%. Questo dato indica che molte donne, provenienti da altre AA.SS.LL, hanno scelto il Punto Nascita di Carmagnola, premiando e confermando - con la loro presenza - la grande capacità del Punto Nascita di rispettare i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e ponendolo (ricomprendendo tutto quanto affermato e descritto finora) come modello di assoluto valore e di riferimento, non solo per la Sanità piemontese, ma anche per quella nazionale.

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SCHEDA SINTETICA RIEPILOGATIVA

PUNTO NASCITA DI CARMAGNOLA: ASPETTI E DATI DI UNA REALTA’ DA SALVARE

QUALITA’: Il punto nascita di Carmagnola è stato per il 2012 al primo posto in Piemonte per i parti fisiologici e, nella fattispecie, il migliore per quanto riguarda la prima classe di Robson (il sistema di Robson analizza i tagli cesarei secondo 10 classi che prendono in considerazione 4 parametri: parità, durata della gravidanza, modalità del travaglio, presentazione del neonato, parto semplice o plurimo). La media regionale per il 2012 è stata del 24%; quella dell’ASL TO5 è stata del 16%, di cui Moncalieri 19%, Chieri 15%, Carmagnola 13%. In secondo luogo il punto nascita di Carmagnola è inserito in un piano di riammodernamento, ristrutturazione e umanizzazione di tutti i reparti e servizi nosocomiali che, iniziato il 25 giugno 1999 e terminato il 6 maggio 2011, ha richiesto un investimento complessivo – per difetto - di 11.500.000 euro. Questi due fattori hanno fatto diventare il punto nascita di Carmagnola un’eccellenza e un polo d’attrazione, determinando una mobilità attiva (con un saldo positivo del 14% rispetto a quella negativa) che ha contribuito al costante trend di crescita e che hanno determinato, nel tempo, la migliore produttività (v. sostenibilità economica). SICUREZZA: Nell’ASL TO5, l’ospedale di Carmagnola è quello che rispetta maggiormente i parametri di sicurezza. Nella relazione 2011 (ancora attuale) dell’ing. Sala ““Ospedali aziendali. Criticità sulla sicurezza del personale e dei pazienti” viene riportato: “Per completezza va detto che posto 100 l’impegno finanziario per manutenzioni per i tre PP.OO, la ripartizione potrebbe essere la seguente: 35 per Chieri, 50 per Moncalieri e 15 per Carmagnola. Questa ripartizione non omogenea scaturisce da molti fattori, quali la cura della costruzione, l’uso di materiali robusti e duraturi e soprattutto la facilità con cui è possibile intervenire al P.O. di Carmagnola per interventi di ripristino e modifiche. Questo aspetto incide per circa il 50% del costo di manutenzione. Anche per collocare nuove attività ad alto impatto tecnologico, quali rianimazione e terapie intensive, l’Ospedale di Carmagnola, con la sua struttura a piastra, con due soli piani fuori terra e un tetto piano in grado di accogliere macchinari di supporto, risulta ideale, di facile realizzazione, e d’impatto economico sicuramente inferiore a qualsiasi altro presidio aziendale”. La relazione riporta, inoltre, le tabelle riassuntive del rischio incendi per i tre presidi ospedalieri. Da esse si evince che per l’ostetricia, il nido e la pediatria dell’ospedale di Carmagnola non ci sono problemi; che per la Pediatria di Chieri il rischio è basso, la difficoltà di realizzazione è alta e il costo è elevato; che per l’ostetricia, ginecologia, TIN, sale parte di Moncalieri, il rischio è alto, la difficoltà di realizzazione è alta e il costo è elevato. Per quanto riguarda la sicurezza clinica risulta che, sulla base del documento della Conferenza Stato Regioni del 16/12/2010, il Punto Nascita di Carmagnola è un’ Unità operativa ostetrica di primo livello, compresa fra i 500 e i 1000 parti e, quindi, idonea per i parti fisiologici e inserita in un contesto integrato con altri servizi per le urgenze. Il fatto che non sia sede di Dea è ininfluente, perché l’unica influenza è la presenza dell’anestesista, che è, appunto, assicurata. All’intermo dell’ASL TO5 un parto cesareo d’urgenza a Carmagnola viene assicurato in 7/10 minuti (Moncalieri 20/30 minuti), mentre a Chieri (sede di DEA) in 40/50. Infine, come previsto dall’Accordo Stato Regioni, il Punto Nascita e le Sale Parto dovrebbero essere collegate funzionalmente fra di loro (soprattutto dopo un intervento di “riordino”): a Chieri la presenza dei servizi su livelli diversi, porta (per la precauzionalità correlata ai tempi di percorrenza) ad un incremento del 6% dei cesarei in urgenza. NUMERI: Il numero dei parti a Carmagnola (in ogni caso in fase ascendente rispetto ad altri trend) è stato condizionato negli ultimi anni dalla chiusura estiva dell’estate 2011 e dalla scelta aziendale di non volere investire a Carmagnola nell’ecografia morfologica per le donne in gravidanza, dato che - con un semplice raddoppio della frequenza (da tre ecografie settimanali a 6/7) - avrebbe già fin da ora portato il numero dei parti a 800. Fra gli 8 punti nascita presi in considerazione per la

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disattivazione dalla Regione Piemonte e facendo un raffronto con altri aventi un numero di parti maggiore, ma inferiore ai 1.000, e considerando i parametri di qualità, la logistica dei servizi, i professionisti coinvolti e il trend positivo di crescita, è facilmente dimostrabile e sostenibile che un investimento presso il punto nascita di Carmagnola, porterebbe - nel medio termine – al raggiungimento dei 1.000 parti, obiettivo pienamente supportabile e sopportabile dalla struttura. Si consideri che la media dei parti degli ultimi 10 anni (con un trend in salita, nonostante il nefasto 2011 e la coda negativa nei primi mesi del 2012) si attesta a 665,70 parti/anno e che senza l’effetto negativo 2011/2012 sarebbe attestata su una media di 700. C’è da rilevare che l’atto regionale, che ha incluso il punto nascita di Carmagnola fra quelli da disattivare, si è basato sui dati sfalsati del 2011 in cui il numero totale dei parti è stato considerato sui 12 mesi e non, correttamente, sui soli 9 mesi di attività, in seguito alla chiusura estiva voluta dal commissario Briccarello. SOSTENIBILITA’ ECONOMICA: Il raffronto, nel primo trimestre 2013, fra due realtà pressoché omogenee all’interno dell’ASL TO5 (il punto nascita di Chieri e quello di Carmagnola) dimostra che quella carmagnolese è competitiva sotto il profilo della sostenibilità economica: ricavi maggiori con costi minori (per spesa farmaceutica, personale) determinando un risultato finale in cui il disavanzo (espresso in migliaia di euro) per l’ostetricia di Carmagnola è pari a 24,26 contro i 130,24 di Chieri. Infine il peso di Carmagnola (produttività) è pari a 246,70 a fronte del 230,34 di Chieri ( + 7%). ACCESSIBILITA’: l’ospedale di Carmagnola (e, di conseguenza, il punto nascita) è ottimamente servito e facilmente raggiungibile tramite la mobilità ordinaria: collegamenti ferroviari e autolinee, rete stradale e punto autostradale, e presenza di parcheggi di prossimità ampi, ”gratuiti”. L’EFFETTO DOMINO: la decisone della giunta regionale di disattivare il punto nascita di Carmagnola ha dato mano libera al direttore generale dell’ASL TO5, Maurizio Dore, di assumere in piena autonomia la decisone (non prevista dal piano di riordino) della chiusura delle degenza del nuovo reparto di pediatria (inaugurato a maggio 2011 con 480.000 euro di investimento) trasformandolo in un semplice ambulatorio o servizio di day hospital e del reparto di ginecologia, sostituendolo – mediante la sottrazione di 6 posti letti alla chirurgia generale – con una postazione di 6 letti di chirurgia ginecologica presso lo stesso reparto di chirurgia, raggiungendo così il triplice scopo – con una sola mossa – di depotenziare due reparti (ginecologia e chirurgia) ed un servizio (le sale operatorie, fra le migliori del Piemonte per tecnologia e rispetto delle norme di sicurezza - v. relazione ing. Sala). La disattivazione del punto nascita sta mettendo in forse la presenza dell’anestesista H24 con ricadute in altri reparti e servizi (fra cui il Pronto Soccorso). L’occasione, infine, della riorganizzazione estiva 2013, dopo la disattivazione del punto nascita, ha consentito al Direttore Generale di depotenziare ulteriormente l’ospedale San Lorenzo di Carmagnola portando in numero dei posti letti dai 129 di inizio 2013 ai 77 di inizio luglio 2013 (meno 52 posti letto a cui si aggiunge la sottrazione di 7 posti letto di Day Hospital: in tutto meno 59 posti letto). Queste scelte della dirigenza strategica dell’ASL TO5, pur prevedendo una parziale “restituzione” dei posti letto dopo il periodo estivo 2013, stanno privando l’ospedale di Carmagnola dei requisiti per rimanere ospedale territoriale. Oltre la freddezza dei dati riportati in questa sezione, l’unica domanda da porsi è: “Cui prodest?”

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1

TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE

PER IL PIEMONTE

Ricorso

del Comune di Carmagnola (TO), in persona del Sindaco in carica dott.ssa

Silvia Testa, a ciò autorizzata con DGC n. 135 del 9.5.2013 rappresentati e

difesi, anche disgiuntamente, per procura speciale a margine del presente

ricorso, dagli avvocati:

Quintino Lombardo (p. iva in associazione professionale 09886150151,

[email protected] - fax n. 02.794744),

Francesco Cavallaro (p. iva in associazione professionale 09886150151,

[email protected] - fax n. 02.794744),

Silvia Cosmo (codice fiscale CSMSVS73A66F205W, p. iva 03431260961,

[email protected] - fax 02.794744), tutti con studio in

Milano, Largo Augusto n. 3;

Anna Bonini (codice fiscale BNNNNA66R50L746S,

[email protected] -fax 0323.557033), con studio in Verbania, via

Partigiani n. 4;

con domicilio eletto presso lo studio dell’avv. Alberto Ferrero (cod. fisc.

FRRLRT74H30L219A, [email protected] - fax

011.540627), in Torino (Studio Legale Ludogoroff), corso Montevecchio n.

50,

contro

la Regione Piemonte, in persona del Presidente in carica della Giunta

Regionale,

per l’annullamento, previa sospensiva

della Deliberazione della Giunta Regionale 14 marzo 2013, n. 6-5519

pubblicata sul BURP n. 12 del 21-3-2013, recante “Programmazione

sanitaria regionale. Interventi di revisione della rete ospedaliera

piemontese, in applicazione della DCR n. 167-14087 del 3 aprile 2012 (P.

S. S. R. 2012-2015)” (doc. n. 1), nella parte in cui dispone la disattivazione

del punto nascite di Carmagnola entro il 30 giugno 2013, nonché di ogni

altro atto e/o provvedimento presupposto, conseguente o comunque

CAVALLARO, DUCHI E LOMBARDO Studio Legale

20122 – Milano, Largo Augusto n. 3 Tel. 02.76013056/9 - Fax 02.794744

[email protected]

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2

connesso, ivi compresa, per quanto occorrer possa, la DCR n. 167-14087 del

3 aprile 2012, recante il Piano Socio Sanitario Regionale 2012-2015 (doc. n.

2), nella parte in cui (Allegato al PSSR, “I progetti speciali di salute”, capo

5.1.5, p. 138 e ss.) si prevede “la realizzazione di una rete delle

neonatologie tale da garantire una dimensione adeguata dei centri nascita

tramite l’accorpamento graduale dei centri di piccole dimensioni in modo

da costituire solamente centri con almeno 1000 nati l’anno. La possibilità

di punti nascita con numerosità inferiore (e comunque non inferiore a 500

parti/anno) potrà essere prevista solo sulla base di motivate valutazioni per

aree geografiche particolarmente disagiate con rilevanti difficoltà di

attivazione del Servizio di Trasporto Assistito Materno (STAM)”.

PREMESSA IN FATTO

1. In applicazione del vigente Piano socio sanitario regionale (doc. n. 2), la

Giunta Regionale del Piemonte ha approvato il complesso provvedimento in

epigrafe, recante la revisione della rete ospedaliera piemontese, che si è reso

necessario anche in attuazione del Piano di Rientro concordato con il

Ministero della Salute e il Ministero dell’Economia e delle Finanze, per il

perseguimento dell’equilibrio economico gestionale del sistema sanitario

regionale.

Come tra l’altro si legge nelle ampie premesse della deliberazione,

l’obiettivo è di realizzare una “graduale ridefinizione del numero di posti

letto della rete ospedaliera del Piemonte, da attuarsi mediante un uso più

efficiente dei posti letto disponibili, la riduzione dei ricoveri a più alto

rischio d’inappropriatezza, la trasformazione delle attività di ricovero in

altre forme assistenziali più appropriate, quali l’attività ambulatoriale o a

carattere residenziale e domiciliare, nonché l’articolazione in strutture

organizzative di dimensioni appropriate e per bacino d’utenza” (grassetto

nostro).

§§§§§§

2. In tale quadro e con le suddette finalità, anche la rete delle neonatologie e

dei punti nascita piemontesi è oggetto dell’intervento di riorganizzazione e

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3

“razionalizzazione” regionale che, per la parte che qui interessa, ha disposto

la disattivazione del punto nascite dell’Ospedale S. Lorenzo di Carmagnola

entro il 30 giugno 2013.

Le ragioni a preteso fondamento di tale decisione sono rinvenibili nelle

pagine da 14 a 19 dell’allegato A della DGR impugnata.

Il punto di partenza è costituito dalla constatazione della “difficoltà ad

assicurare un’adeguata assistenza neonatale per la parcellizzazione dei

centri nascita di piccole dimensioni tali da non consentire in ciascuno un

adeguato numero di neonatologi per coprire le 24 ore” e dall’obiettivo

fondamentale “di garantire a ogni neonato, in qualsiasi centro nascita, ai

vari livelli assistenziali, un’assistenza appropriata e sicura, uniforme su

tutto il territorio regionale”.

Il provvedimento regionale intende dare altresì attuazione, sempre in

conformità al PSSR 2012-2015, “al recente documento della Conferenza

Stato-Regioni, concernente le “Linee di indirizzo per la promozione ed il

miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli

interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio

cesareo”, nel quale si prevede la realizzazione di una rete delle

neonatologie tale da garantire una dimensione adeguata dei contri nascita,

mediante l’accorpamento graduale dei centri di piccole dimensioni, in

modo da costituire a regime solamente centri con almeno 1.000 nati

all’anno”; mentre “la possibilità di punti nascita con numerosità inferiore

(e comunque non inferiore a 500 parti /anno) viene prevista solo sulla base

di motivate valutazioni per aree geografiche particolarmente disagiate con

rilevanti difficoltà di attivazione del STAM (Sistema di Trasporto Assistito

Materno)”.

A tal fine, la DGR impugnata prevede l’accorpamento dei centri nascita di I

e II livello in Unità pediatriche / neonatologiche di I livello all’interno di un

ospedale sede di DEA (Dipartimento Emergenza e Accettazione) di I livello,

cioè Unità che assistono neonati sani e nati con patologie che non

richiedono ricovero in Terapia Intensiva Neonatale (TIN).

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Nulla è variato per quest’ultime, che sono denominate Unità neonatologiche

di II livello – TIN, destinate ad assistere neonati fisiologici e neonati

patologici, ivi inclusi quelli bisognosi di terapia intensiva, e che si

troveranno inserite all’interno di un ospedale sede di DEA di II livello.

Analogo accorpamento è previsto per le Strutture Operative Complesse

(SOC) di ostetricia-ginecologia, che pure sono ricondotte da tre a soltanto

due livelli assistenziali in abbinamento a quelle neonatologiche, prevedendo

e garantendo il trasferimento delle gestanti mediante il sistema di trasporto

assistito (STAM) e dei neonati in situazione di emergenza imprevedibile

mediante il servizio di trasporto emergenza neonatale (STEN).

In definitiva e in sintesi, per quanto riguarda riorganizzazione dei punti

nascita, la DGR impugnata vorrebbe anche fornire concreta attuazione in

Piemonte alle Linee d’indirizzo stabilite con l’Accordo in Conferenza

Unificata Stato Regioni del 16 dicembre 2010 (rep. atti n. 137/CU), (doc. n.

3), e in proposito, si vede come il contenuto delle suddette linee d’indirizzo

ricalchi in larga parte quanto riportato nella DGR (cfr. quarto capoverso del

“considerato che”; punto (1) delle 10 linee d’azione; allegato A, relativo alla

riorganizzazione dei punti nascita).

§§§§§

3. Secondo la classificazione funzionale adottata dal PSSR 2012-2015,

l’ospedale S. Lorenzo di Carmagnola è un “ospedale di territorio”, cioè un

presidio “in cui vengono effettuate prestazioni diagnostiche e terapeutiche

di specialità di base diffuse e di bassa intensità, di riabilitazione - e

strutture intermedie integrate col territorio”.

L’Ospedale è sede di pronto soccorso ed è al servizio di un territorio vasto,

pari a circa 100 KMQ, nel quale risiede una popolazione complessiva di

circa 60.000 abitanti, distribuita tra il centro principale di Carmagnola (circa

30.000 abitanti) e i comuni contermini.

Si tratta di un presidio indubbiamente di dimensione ridotta rispetto ai

grandi ospedali torinesi, ma che volge una funzione essenziale di garanzia

della salute alle popolazioni del territorio. Occorre infatti anche rammentare

la centralità e la più facile accessibilità per l’utenza dell’Ospedale di

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Carmagnola rispetto alle altre strutture ospedaliere della medesima ASL

TO5, cioè l’Ospedale di Chieri e l’Ospedale di Moncalieri, entrambi a più di

venti chilometri di distanza da Carmagnola, l’uno con collegamento stradale

secondario e l’altro, com’è noto, ubicato nella sede “storica” sulla collina

che domina la città di Moncalieri.

Infatti, anche negli ultimi anni, pur nel noto contesto di cronica scarsità di

risorse economiche, il servizio sanitario regionale e la ASL TO5, alla quale

Carmagnola appartiene, hanno investito nel rinnovo e nell’adeguamento

tecnologico delle strutture, tanto che l’Ospedale San Lorenzo di

Carmagnola, come recentemente attestato dalla relazione svolta in data 3-5-

2011 dalla SC Prevenzione e protezione dai rischi dell’ASL TO 5 (doc. n. 4)

costituisce il presidio ospedaliero a più basso rischio di tutta l’azienda,

cioè è “l’ospedale più sicuro, sia per la parte ampliata (piastra dei servizi)

sia per l’edificio storico (quasi completamente adeguato alle norme di

sicurezza)”; mentre “l’ospedale di Chieri ha un rischio generale

sicuramente accettabile, soprattutto per l’ampliamento … e l’ospedale di

Moncalieri è sicuramente quello più critico. Anche dopo l’ampliamento del

2002, le criticità sono molteplici, sia dovute alla costruzione del blocco, sia

agli elevati costi di manutenzione … la parte storica è ancora più critica e

difficilmente adattabile ai nuovi criteri di sicurezza”.

In virtù di quanto sopra, in previsione di “collocare nuove attività ad alto

impatto tecnologico, quali rianimazione e terapie intensive, l’Ospedale di

Carmagnola, per la sua struttura a piastra, con due soli piani fuori terra un

tetto piano in grado di accogliere macchinari di supporto, risulta ideale, di

facile realizzazione e di impatto economico sicuramente inferiore a

qualsiasi altro presidio aziendale”.

All’anno 2002 risale il rifacimento della cd. “piastra dei servizi” con tutto il

blocco chirurgico dell’Ospedale di Carmagnola e la realizzazione di quattro

sale operatorie nuove di zecca, una delle quali specificatamente destinata e

attrezzata per gli interventi di ginecologia e ostetricia in diretta connessione

con la sala parto (cioè tale da consentire un intervento d’emergenza nel giro

di pochi istanti).

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All’anno 2011 risale la ristrutturazione del reparto di riabilitazione

funzionale e, per quanto qui più da vicino ci interessa, del reparto di

pediatria, con un impegno finanziario complessivo di circa mezzo milione di

euro (doc n. 5).

Quest’ultimo intervento è stato in parte determinato dal “successo”

dell’attività del punto nascite negli anni precedenti, che si è assestato su una

media di più di 600 parti all’anno, da ultimo con trend in crescita nel 2013

(doc. n. 6).

Non è dunque eccessivo affermare che la struttura complessa di ostetricia e

ginecologia con il punto nascite dell’Ospedale S. Lorenzo costituisce

un’esperienza d’eccellenza in linea con i più elevati standard internazionali,

idonea al futuro ottenimento della certificazione UNICEF per l’attenzione

dedicata alla sicurezza e alla qualità del percorso di nascita.

§§§§§

4. La chiusura del punto nascite, prescritta entro il 30 giugno 2013, priva

dunque la comunità di Carmagnola e tutta la popolazione dei comuni

confinanti di un servizio sanitario essenziale, che è stato fino a oggi

assicurato con i più elevati standard di qualità e di sicurezza.

Il paradosso è che l’apparente motivazione per la quale ciò stato deciso

consisterebbe proprio nel garantire alle gestanti e ai nascituri una più elevata

sicurezza, mediante la pretesa applicazione delle Linee d’indirizzo in

materia della Conferenza unificata Stato Regioni e la realizzazione di una

rete di centri “tale da garantire una dimensione adeguata dei contri nascita,

mediante l’accorpamento graduale dei centri di piccole dimensioni, in

modo da costituire a regime solamente centri con almeno 1.000 nati

all’anno” mentre “la possibilità di punti nascita con numerosità inferiore (e

comunque non inferiore a 500 parti /anno) viene prevista solo sulla base di

motivate valutazioni per aree geografiche particolarmente disagiate con

rilevanti difficoltà di attivazione del STAM (Sistema di Trasporto Assistito

Materno)”.

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La DGR impugnata, tuttavia, sconta innanzitutto il vizio di una carente

istruttoria e di un palese travisamento di presupposto essenziale, perché

nonostante i dati di cui sopra, il punto nascite dell’Ospedale di Carmagnola

è incluso tra quelli che NON raggiungono il numero minino di 500 parti

all’anno.

Ciò non corrisponde al vero, perché negli ultimi dieci anni la soglia di 500

parti è stata sempre ampiamente superata e il dato di appena 477 parti,

registrato nell’anno 2011, è da attribuire esclusivamente alla forzata

chiusura del punto nascite nel periodo dal 1^ luglio al 15 settembre di

quell’anno, disposta dalla direzione della ASL TO5 per pretese (e all’epoca

contestatissime) ragioni di risparmio contabile (doc. n. 7).

Va da sé che se tale periodo di chiusura forzata non vi fosse stato, anche per

il 2011, come in tutti gli anni precedenti e come nel 2012, la soglia di 500

parti sarebbe stata raggiunta e superata senza dubbio.

E’ dunque del tutto incomprensibile – se non per la carente istruttoria e il

travisamento – la ragione per la quale il punto nascite dell’Ospedale di

Carmagnola sia stato classificato tra quelli con volumi di attività irrilevanti,

tanto da ritenere la sua disattivazione motivata quasi in re ipsa, senza cioè

aggiungere una sola parola a spiegare il perché una struttura, appena

rinnovata (con investimento pubblico di circa 400.000 euro) e con attività in

crescita nella piena sicurezza e soddisfazione dei pazienti, sia stata destinata

alla chiusura; e perché invece una struttura assimilabile per dimensione,

come quella dell’Ospedale di Chieri – o una struttura con enormi problemi

di organizzazione strutturale e requisiti di sicurezza, come quella

dell’Ospedale di Moncalieri – non siano toccate.

Il rilievo del numero di nascite inferiore a 500 parti anni non può essere

sufficiente a sostenere la legittimità e la ragionevolezza della deliberazione

regionale, perché tale presupposto si è dimostrato per tabulas

del tutto falso e travisato.

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§§§§§

5. – Il comune di Carmagnola ritiene doveroso proporre la presente azione

non certo per ragioni campanilistiche di difesa del territorio “a ogni costo”,

come forse l’avversa difesa vorrà sostenere, ma perché intende far tesoro

dell’esperienza trascorsa, e dei disagi vissuti dalla popolazione nel periodo

estivo dell’anno 2011, quando fu inopinabilmente decisa, appena un mese

dopo l’inaugurazione del nuovo reparto di pediatria, la sospensione

dell’attività del punto nascite per realizzare un contenimento delle spese mai

dimostrato.

Una breve rassegna stampa di quel periodo riferisce sia dell’impegno diretto

dei comitati spontanei di cittadini a difesa dell’ospedale, sia dei disagi ed

anche dei gravi rischi che in alcuni casi hanno investito le gestanti e i

nascituri (doc. n. 8), poiché è evidente che un pronto soccorso privo di un

punto nascite è un presidio dimezzato o comunque poco utile se investito di

un’emergenza ostetrica.

Proprio rammentando quella pessima esperienza e i gravi rischi insorti in

talune situazioni, la cittadinanza e l’amministrazione del Comune di

Carmagnola ritengono necessario fare tutto il possibile per difendere

l’Ospedale, a partire dal punto nascite che, come si accennava poc’anzi, ha

costituito in questi anni un vero e proprio punto di riferimento per tutto il

territorio d’area più vasta, con notevole capacità attrattiva di gestanti

provenienti anche dai comuni viciniori.

Nell’analisi del provvedimento, ha colpito innanzitutto la sommarietà

dell’istruttoria e delle conclusioni: il punto nascite è incluso tra quelli che

hanno realizzato un volume di attività inferiore a 500 parti anno

(presupposto travisato) e da qui si è dedotta, quasi inesorabilmente, la

necessità della chiusura della struttura.

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Nessun’altra considerazione è svolta nel provvedimento che, sotto questo

profilo, sembrerebbe motivato solo da ragioni d’apparenza economica;

mentre restano senza risposta le pur sostanziali questioni relative alla tutela

del diritto alla salute dei cittadini. Né questi ultimi, né la ricorrente

amministrazione comunale, infatti, comprendono come potranno essere

gestite le emergenze ostetriche per un bacino d’utenza composto dai 30.000

abitanti di Carmagnola e dagli altri 30.000 dell’area contermine; quale sarà

per esempio la sorte di una gestante che si presenti al pronto soccorso di

Carmagnola con un’emorragia da possibile distacco placentare o qualunque

altra patologia della gravidanza che richieda un intervento ostetrico

immediato, essendo evidente che anche i tre quarti d’ora di strada necessari

per raggiungere l’Ospedale di Moncalieri o l’Ospedale di Chieri possono

determinare gravissime conseguenze per la madre e per il nascituro.

§§§§§

6. – Nel tentativo di ottenere dalla Regione Piemonte quantomeno una

sospensione degli effetti del provvedimento oggetto dell’odierna

impugnativa, che prevede la chiusura del punto nascite fin dal prossimo 30

giugno (!), il comune di Carmagnola ha inviato in data 16 aprile 2013, in

esecuzione di quanto stabilito nel consiglio comunale aperto del giorno

precedente, una lettera raccomandata recante “preavviso di ricorso” (doc. n.

9), esponendo una sintesi delle carenze istruttorie e delle critiche di

legittimità della deliberazione regionale.

La risposta dell’Amministrazione regionale è pervenuta al comune in data

16 maggio 2013 (doc. n. 10), ma il contenuto della nota regionale è del tutto

insoddisfacente, neppur provando a mettere rimedio alle carenze e ai

problemi che insorgono dall’applicazione della deliberazione contestata.

La Regione Piemonte torna nuovamente a trincerarsi dietro le pretese

esigenze di tutela della sicurezza delle gestanti, che pretenderebbero un

volume d’attività di almeno 1000 parti all’anno; ma se ciò fosse sufficiente

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a sopprimere il punto nascite di Carmagnola, allora non si comprende per

quale motivo il medesimo provvedimento fa salvo il punto nascite

dell’Ospedale di Chieri, che pure è al di sotto della soglia suddetta perché

prende in carico una media di circa 700 parti all’anno.

Né tanto meno si riesce a comprendere, se fosse davvero in questione la

sicurezza delle pazienti, il motivo della scelta di disattivare proprio il punto

nascite dell’Ospedale “più sicuro tra quelli dell’ASL TO5”, come attestato

dall’ASL medesima in tempi non sospetti (doc. n. 4); l’Ospedale dove è

organizzato il blocco operatorio più recente e il reparto di pediatria è stato

ristrutturato e inaugurato nel maggio 2011, cioè solo due anni fa.

Si tratta di una lettura delle Linee d’indirizzo della Conferenza Stato

Regioni non condivisibile, che ha condotto la Regione Piemonte a

un’erronea applicazione delle medesime: queste ultime prevedono la

soppressione dei punti nascita con volumi d’attività di meno di 500 parti

all’anno; ma richiedono, per la soppressione eventuale (e comunque

graduale) dei punti nascita con meno di 1000 ma più di 500 parti all’anno,

come nel caso (incredibilmente travisato) dell’Ospedale di Carmagnola,

un’attenta istruttoria che consenta una congrua valutazione delle condizioni

territoriali e dei bacini d’utenza.

Tutto ciò è mancato nella fattispecie, né si può ritenere che la legittimità

della soppressione del punto nascite di Carmagnola possa derivare

dall’immediata applicazione dei princìpi del PSSR 2012-2015: se così fosse,

la presente impugnativa deve intendersi rivolta anche a tale presupposto

provvedimento di programmazione, perché ne sia disposto l’annullamento

in parte qua, in uno con la DGR n. 6-5519/2013, per i seguenti

MOTIVI DI DIRITTO

1. Eccesso di potere per violazione ed erronea applicazione delle linee di

indirizzo di cui alla Conferenza Stato Regioni in data 16.12.2010.

Travisamento di presupposto essenziale in merito al numero di

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parti/anno. Illogicità manifesta. Difetto di motivazione e carenza di

istruttoria.

1.1.- Come anticipato in narrativa, la deliberazione regionale impugnata

reca l’approvazione del programma di revisione della rete ospedaliera della

regione Piemonte e, con specifico riferimento alla rete delle neonatologie e

dei punti nascita prevede, in conformità con il recente documento della

Conferenza Stato-regioni concernente “linee di indirizzo per la promozione

ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli

interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del parto

cesareo”, “la realizzazione di una rete delle neonatologie tale da garantire

una dimensione adeguata dei centri nascite tramite accorpamento graduale

dei centri di piccole dimensione in modo da garantire, a regime, solamente

centri con almeno 1.000 nati l’anno” (allegato A provvedimento

impugnato).

La possibilità di punti nascita con numerosità inferiore (e comunque non

inferiore a 500 parti/anno) viene prevista “solo sulla base di motivate

valutazioni per aree geografiche particolarmente disagiate”.

La programmazione regionale va letta nell’ambito del progetto di

“riqualificazione” e di “riorganizzazione” ma soprattutto di

“specializzazione” istituzionale delle strutture del sistema sanitario

regionale oggetto della delibera regionale che si pone come obiettivo “la

concentrazione dell’assistenza di maggiore complessità in centri ad alta

specializzazione e l’organizzazione di un sistema di relazioni con centri

funzionalmente sotto-ordinati cui compete il trattamento della media e

bassa complessità”

Per l’attuazione del summenzionato intervento di riorganizzazione del

sistema, la delibera regionale prevede “il raggruppamento dei centri

nascita, attualmente di I e II livello, in Unità pediatriche/neonatologiche di

I livello all’interno di un ospedale sede di DEA di I livello (unità che

assistono neonati sani e nati con patologie che non richiedono ricovero in

TIN).

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Le TIN (terapia intensiva) di III livello, vengono denominate Unità

neonatologiche di II livello-TIN (Unità che assistono neonati fisiologici e

neonati patologici, ivi inclusi quelli bisognosi di terapia intensiva)

all’interno di un ospedale sede di DEA di II livello, e sono destinate a

potenziare le capacità recettive secondo necessità.

Per ridurre a due i precedenti tre livelli assistenziali, la delibera prevede

l’abbinamento, per pari complessità di attività, delle Strutture organizzative

ostetrico-ginecologiche con quelle neonatologiche di modo che, nel rispetto

di quanto previsto nel documento della Conferenza unificata Stato-Regioni

“le Strutture organizzative di ostetricia di I livello assistono gravidanze che

non richiedono presuntivamente interventi di livello tecnologico e

assistenziale elevato per la madre e per il feto, tipiche, invece, del II

livello”.

La delibera sintetizza poi attraverso una scarna tabella la situazione a regime

dopo la “disattivazione di ben 8 punti nascita che non raggiungono i 500

parti/anno”; i punti nascita soppressi sono quelli di Cuorgnè, Carmagnola,

Susa, Borgosesia, Domodossola, Bra, Tortona e Acqui Terme.

In particolare, per quanto riguarda l’area Sovrazonale “Torino Sud est”, in

cui è da ricomprendere anche l’ospedale di Carmagnola, la tabella

summenzionata prevede di conservare il secondo livello della Città della

Salute e di Moncalieri ed il primo livello di Chieri (si veda tabella a pag. n.

16).

Infine, la delibera riporta una ulteriore tabella recante il “crono-programma”

relativo alle azioni finalizzate a realizzare quanto previsto in termini di

disattivazione dei presidi e, in merito a Carmagnola, è prevista la

disattivazione del punto nascita per il 30 giugno 2013 (pag. 17).

Va detto altresì che la delibera regionale fa proprio e costituisce attuazione

dell’Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e

Bolzano, i Comuni e le Comunità Montane di data 16.12.2010 recante le

“linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità e

della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel

percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo” (doc. n. 3).

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In particolare, le linee di azione sono le seguenti:

1) Misure di politica sanitaria e di accreditamento (allegati 1a, 1b, 1c,

che costituiscono parte integrante dell’accordo);

2) Carta dei servizi per il percorso nascita;

3) Integrazione territorio-ospedale;

4) Sviluppo di linee guida sulla gravidanza fisiologica e sul taglio

cesareo da parte del SNLG-ISS;

5) Programma di implimentazione delle linee guida ;

6) Rielaborazione, diffusione ed implimentazione di raccomandazioni e

strumenti per a sicurezza del percorso nascita;

7) Procedure di controllo del dolore nel corso del travaglio e del parto;

8) Formazione degli operatori;

9) Monitoraggio e verifica delle attività;

10) Istituzione di una funzione di coordinamento permanente o per il

percorso nascita.

Nell’ambito del punto n. 1 delle linee guida si prevede, fra l’altro:

- la “razionalizzazione /riduzione progressiva dei punti nascita con numero

inferiore a 1000/anno, prevedendo l’abbinamento per pari complessità di

attività delle U.U.O.O. ostetrico-ginecologiche con quelle neonatologiche

/pediatriche, riconducendo a due i precedenti tre livelli assistenziali”;

- “l’attivazione, completamento e messa a regime del sistema di trasporto

assistito materno (STAM) e neonatale d’urgenza (STEN)”.

Infine, nell’allegato 1a) di cui al punto n. 1 delle linee di indirizzo recante

“Misure di politica sanitaria e accreditamento – Riorganizzazione dei punti

nascita” nell’ambito del processo di riorganizzazione delle reti regionali di

assistenza ospedaliera ed in particolare delle rete assistenziale del percorso

nascita, “si raccomanda di adottare stringenti criteri per la

riorganizzazione della rete assistenziale, fissando il numero di almeno 1000

nascite/anno quale parametro standard a cui tendere, nel triennio, per il

mantenimento/attivazione dei punti nascita”.

Per quanto concerne, invece, la possibilità di punti nascita di numero

inferiore ma non al di sotto di 500 parti/anno, si legge che “potrà essere

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prevista sulla base di motivate valutazioni legate alla specificità dei

bisogni reali delle varie aree geografiche interessate”.

La delibera regionale, recependo le summenzionate linee di indirizzo

contenute nell’accordo Stato-Regione con particolare riferimento alla

situazioni con un numero di parti/anno compreso fra le 500 e 1.000 unità,

individua dunque le ipotesi di conservazione dei predetti punti nascita

laddove sussistano ragioni connesse alla specificità dei bisogni reali

dell’area geografica interessata.

Nel caso di Carmagnola non vi sono dubbi che si tratti di una area

geografica peculiare sotto più profili.

Il bacino d’utenza dell’Ospedale di carmagnola copre una zona molto ampia

pari a 100 KMQ e la popolazione ammonta a circa 60.000 abitanti

includendo, oltre il comune di Carmagnola, anche le zone limitrofe che

hanno come primo riferimento sanitario l’ospedale di Carmagnola.

La viabilità si caratterizza per la presenza di strade di non veloce

percorrenza che nell’ipotesi di chiusura del punto nascita di Carmagnola

determinerebbero un accesso difficoltoso alla struttura di Chieri.

Quest’ultima dista, infatti, dall’ospedale San Lorenzo circa 25 km e le

condizioni delle strade renderebbero l’accesso a Chieri problematico

nell’ipotesi emergenziale, così come anche l’accesso al presidio ospedaliero

di Moncalieri è problematico se si considera la particolarissima collocazione

sull’altura del centro storico.

Per le ragioni sopra indicate Carmagnola si caratterizza per avere una area

geografica ed un bacino di utenza del tutto peculiari che la rendono a buon

diritto rientrante nell’ipotesi di conservazione dei punti nascita compresi

fra i 500/1.000 parti/anno.

1.2.- Premesso quanto sopra, costituisce un evidente travisamento della

realtà che caratterizza il punto nascita di Carmagnola, la previsione della sua

soppressione unitamente ad altri 7 comuni piemontesi, “per il mancato

raggiungimento della soglia minima di 500 parti/anno”, come si legge nella

delibera impugnata, nella parte a supporto della tabella che “sintetizza” la

situazione “a regime” dopo la disattivazione dei punti nascita ivi individuati.

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Il dato numerico registrato per Carmagnola inferiore ai 500 parti/anno è il

frutto di un macroscopico errore delle valutazioni dell’Amministrazione

regionale e segno evidente di una istruttoria carente, perché negli ultimi

dieci anni il numero di parti annuo è stato sempre superiore alle 500 unità

sopra indicate.

In particolare, il numero di parti annui avvenuti presso l’ospedale San

Lorenzo di Carmagnola dall’anno 2003 all’anno 2012 sono stati i seguenti:

2003 633

2004 718

2005 721

2006 731

2007 796

2008 685

2009 670

2010 652

2011 477

2012 583.

Come è dato evincere dai dati summenzionati forniti dalla stessa ASL To 5

(doc n. 6), l’unico momento in cui i parti registrati sono stati inferiori ai

500, si è verificato nel 2011, allorquando a seguito della forzata e

temporanea chiusura del punto nascita per il periodo 1 luglio-15 settembre

2011 i parti registrati sono stati inferiori ai 500 (doc n.7).

Si evidenzia in ogni caso che il mancato raggiungimento del numero di 500

parti/anno si è verificato in misura limitata alle sole 23 unità.

Dato numerico modesto da ricondursi unicamente alla forzata chiusura per

ben quasi tre mesi.

È evidente, infatti, che se tale chiusura non fosse avvenuta, la soglia

prefissata si sarebbe raggiunta e addirittura superata anche nell’anno 2011

come del resto è avvenuto negli anni precedenti e nel successivo 2012.

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La soppressione del punto nascita di Carmagnola è, dunque, frutto di palese

travisamento della reale situazione dell’Ospedale San Lorenzo che, a

differenza di quanto indicato nella succinta motivazione, registra un numero

di parti/anno superiore alla soglia di 500.

Il vizio è palese ed il provvedimento deve essere annullato.

§§§§§

2.- Eccesso di potere per travisamento di fatto in relazione al possesso

dei requisiti di “qualità e sicurezza”. Illogicità manifesta. Carenza

istruttoria. Contraddittorietà di motivazione sotto diverso profilo.

Violazione del diritto alla salute di cui all’art. 32 della Costituzione

Si è già detto che la delibera impugnata recepisce l’accordo Stato Regioni

che nell’ambito della “riqualificazione”, della “riorganizzazione” ma

soprattutto della “specializzazione” istituzionale delle strutture del sistema

sanitario regionale si pone come obiettivo principale, con specifico

riferimento alla rete delle neonatologie e dei punti nascita, quello della

“razionalizzazione/riduzione dei punti nascita” rappresentando, secondo

l’Amministrazione regionale, la principale politica sanitaria necessaria a

garantire qualità e sicurezza al servizio.

Il concetto di “qualità” e “sicurezza” viene ribadito anche nella nota ricevuta

dal Comune di Carmagnola di data 15 maggio 2013 prot. N. 12828/DB

2000, in riscontro al preavviso di ricorso (doc n. 9), con la quale la Regione

Piemonte (doc n. 10):

- richiamati i termini delle linee di indirizzo “ per la promozione ed il

miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza

degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione

del taglio cesareo” contenute nell’accordo Stato-Regioni di data 16

dicembre 2010;

- recepita in modo specifico la prima azione prevista nell’accordo

Stato-Regioni summenzionato “che individua nella

razionalizzazione/riduzione dei punti nascita la principale politica

sanitaria necessaria a garantire qualità e sicurezza”,

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- riafferma che “la chiusura di alcuni punti nascita “porterà ad una

concentrazione di parti in ospedali limitrofi che, in tal modo,

raggiungeranno la numerosità richiesta dall’accordo, ma soprattutto,

in termini di sicurezza permetteranno organici, strumentazioni e

organizzazioni adeguate ad un’assistenza perinatale coerente con le

attese di salute della popolazione”.

- Infine, ricorda che “sono stati molteplici i punti nascita che nel

tempo sono stati chiusi in quanto inadeguati dal punto di vista

organizzativo alle richiesta di qualità e sicurezza”.

In sostanza, la Regione Piemonte riconosce e giustifica la

riorganizzazione della rete assistenziale alla nascita attraverso la

riduzione dei punti nascita, ove si registra un numero di parti compreso

fra 500 e 1.000 parti/anno nella sola ipotesi in cui i punti nascita si

presentino “inadeguati alle richieste di qualità e sicurezza”.

La motivazione, sotto certi profili comprensibile perché l’innegabile iniziale

difficoltà di adattamento dell’utenza a seguito della soppressione dei punti

nascita, potrebbe offrire nel lungo termine risultati positivi qualora

migliorassero le condizioni di qualità e di sicurezza del servizio offerto,

patisce tuttavia un palese travisamento della realtà che contraddistingue

l’ospedale di Carmagnola, ed assume i contorni anche della palese

contraddittorietà.

La soppressione del punto nascita di Carmagnola rappresenta una decisione

illogica ed incomprensibile perché proprio sotto il profilo della ”sicurezza e

della qualità”, Carmagnola non è seconda a nessuna delle strutture presenti

nell’ambito della zona della ASL TO 5 denominata “Torino sud-est”.

L’ospedale di Carmagnola rappresenta, infatti, una realtà all’avanguardia

come la stessa Asl TO 5, nell’ambito di una indagine circa la “criticità sulla

sicurezza del personale e dei pazienti”, riferisce che “l’ospedale più sicuro”

fra quelli nell’ambito dell’Asl To 5, “è quello di Carmagnola, sia per la

parte ampliata (piastra dei servizi) sia per l’edificio storico (quasi

completamente adeguato alle norme di sicurezza”.

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“Anche per collocare nuove attività ad alto impatto tecnologico, quali

rianimazioni e terapie intensive, l’Ospedale di Carmagnola, con la

struttura a piastra, con due soli piani fuori terra ed un tetto piano in grado

di accogliere macchinari di supporto, risulta ideale, di facile realizzazione

e d’impatto economico sicuramente inferiore a qualsiasi altro presidio

aziendale”.

Diversamente l’ospedale di Chieri “ha un rischio generale sicuramente

accettabile, soprattutto per l’ampliamento. Per la parte storica occorre

accelerare i processi di adeguamento prevedendo, con urgenza, interventi

spot, come indicato nelle sintesi allegate”.

L’ospedale di Moncalieri è addirittura “quello più critico”.

“Anche nell’ampliamento del 2000 le criticità sono molteplici – si legge

nella relazione – sia dovuto alla costruzione del blocco sia agli elevati costi

di manutenzione. La parte storica è ancora più critica e difficilmente

adattabile ai nuovi standard di sicurezza”.

La situazione positiva dell’organizzazione tecnico-strutturale dell’ospedale

di Carmagnola, che non evidenzia “alcuna criticità”, rispetto ai presidi

ospedalieri di Moncalieri e Chieri è di evidenza lapalissiana.

Del resto, per quel che interessa in questa sede, va detto che il reparto di

pediatria è stato oggetto recentemente di un importante intervento di

ristrutturazione costato ben 400.000 euro (doc n. 5).

L’eventuale ridimensionamento con soppressione del punto nascita,

determinerebbe un evidente sperpero di risorse pubbliche tanto più

clamoroso se solo si considera che la nuova struttura è stata inaugurata

soltanto nell’anno 2011 dall’Assessore regionale alla Sanità.

2.2 La chiusura del punto nascita determinerebbe inoltre un grave disagio

alla popolazione con palese violazione del diritto alla salute che verrebbe

irrimedialmente compromesso.

Si consideri infatti che l’ospedale di Carmagnola è ospedale di territorio

ovvero una struttura sanitaria dotata di “medicina generale, geriatria,

lungodegenza riabilitazione I livello, pediatria base Day surgery, Servizio

Ambulatoriale, dialisi e diabetologia” (come da PSSR 2012-2015 , doc n. 2).

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L’Ospedale possiede anche il pronto soccorso H24 e cioè una struttura che

preposta a “compiere interventi diagnostico terapeutici di stabilizzazione e

cura del paziente, di ricovero oppure di trasferimento urgente al centro

cardine o di riferimento secondo il protocollo concordato per le patologie

di maggiore complessità” (si veda PSSR 2012-2015, doc n. 2).

Va da sé che una eventuale chiusura del punto nascita determinerebbe

innanzitutto il venir meno dell’assistenza ostetrica e ginecologica di routine

che non verrebbe più garantita nell’ambito dell’assistenza ospedaliera

territoriale.

In secondo luogo non verrebbe più assicurata neppure l’eventuale assistenza

di pronto soccorso nell’ipotesi, non infrequente, che si presentasse una

paziente non trasportabile per imminenza del parto o rischi gravi per la

mamma o il nascituro. In questo caso, il pronto soccorso di Carmagnola

dovrebbe invitare la portoriente a rivolgersi altrove perchè non sarebbe in

grado di garantire l’assistenza adeguata, sapendo di non avere a disposizione

ambienti, attrezzatura e personale essendo la sala parto chiusa e parimenti,

in caso di complicazione, non potendo intervenire con un cesareo

d’urgenza.

Il danno alla salute è in re ipsa per la popolazione del comune di

Carmagnola che va ribadito copre un territorio di ben 100 KMQ e conta un

flusso di utenza gravitante intorno all’Ospedale di Carmagnola che oscilla

intorno i 60.000 abitanti di cui all’incirca 30.000 di Carmagnola e altrettanti

provenienti dalle zone limitrofe.

§§§§§

3. Eccesso di potere per disparità di trattamento. Violazione dei

principi di imparzialità e buon andamento dell’amministrazione ai

sensi dell’art. 97 della Costituzione. Contraddittorietà della motivazione

e carenza di istruttoria. Illogicità manifesta.

3.1- La chiusura del punto nascita si espone anche alla più grave critica di

disparità di trattamento oltre che di contraddittorietà di motivazione perché

il punto nascita di Carmagnola, unitamente agli altri punti nascita di

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Cuorgnè, Borgosesia, Susa, Domodossola, Bra, Tortona e Acqui Terme,

viene soppresso, al pari degli altri punti nascita, per il mancato

raggiungimento di n. 500 parti/anno.

Sembrerebbe quindi che tutti gli otto comuni summenzionati siano

accomunati dalla stessa sorte di soppressione per il mancato raggiungimento

della soglia prevista di di 500 parti/anno; in realtà, la delibera regionale, in

palese contraddizione con l’enunciazione della soppressione dei punti

nascita summenzionati, introduce un distinguo che discrimina palesemente

il punto nascita di Carmagnola.

In particolare, la delibera regionale distingue inopinatamente Borgosesia e

Susa dagli altri comuni di Cuorgnè, Carmagnola, Domodossola, Bra,

Tortona e Acqui Terme. Nella delibera regionale si legge infatti che mentre

il punto nascita di Carmagnola verrà soppresso, per Borgosesia e Susa si

farà un eccezione conservando i punti nascita ivi esistenti sulla base di una

motivazione manifestamente illogica e contraddittoria.

Più in particolare, per quanto riguarda il punto nascita di Borgosesia la

delibera prevede che “occorre valutare l’andamento del numero di parti

(che oscilla intorno ai 500/anno)”, mentre per il punto nascita di Susa

soggiunge che “occorre accertare la garanzia di un’assistenza sanitaria

adeguata mediante la STAM, alla luce della notevole distanza tra l’ultimo

comune della valle ed il più vicino punto nascita (circa 80 km) e verificare

l’impatto dell’avvio dei lavori relativi al TAV in termini di afflusso di

utenza”.

Il punto nascita di Susa e Borgosesia sono dunque stati mantenuti

nonostante che il numero parti/anno non raggiunga le 500 unità previste

dall’Accordo Stato Regioni.

Sorprende la difformità di trattamento riservata al Punto Nascita di

Borgosesia perché risulta decisamente generica la necessità di valutare

“l’andamento del numero dei parti” che comunque, la stessa delibera

ammette “oscillare intorno ai 500 parti/anno” lasciando quindi intendere che

il dato numerico richiesto dalle linee di indirizzo Stato-Regione, non è

rispettato.

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Sorprende anche che il punto nascita di Susa resterebbe attivo in ragione

dell’avvio dei lavori relativi alla TAV che, secondo quanto si legge nella

delibera regionale, potrebbe causare un diverso e probabilmente maggiore

afflusso di utenza, ipotesi priva di riscontro effettivo.

Le motivazioni non sono plausibili e determinano una ingiustificata

disparità di trattamento fra i punti nascita di Borgosesia e Susa e quello di

Carmagnola, rilevando notevole approssimazione nelle scelte effettuate.

Non solo. Nell’ambito della individuazione dei punti nascita conservati

nella area sovra zonale di “Torino Sul Est”, di cui alla tabella a pag. 16 della

delibera impugnata, viene indicato Chieri, insieme alla Città della Salute e a

Moncalieri.

Sennonché, mentre la Città della Salute conta n. 8.109 parti/anno e

Moncalieri n. 1.949, Chieri conta soltanto 739 parti/anno (!).

Il numero di parti/anno di Chieri è superiore ai n. 500 come Carmagnola,

ciononostante il punto nascita di Chieri è conservato, mentre il punto nascita

di Carmagnola è soppresso.

La motivazione sulla conservazione di Chieri rispetto a Carmagnola manca

del tutto come difetta altresì qualsivolgia riferimento alla istruttoria svolta

dall’Amministrazione regionale atta a corroborare la scelta di conservare il

punto nascita di Susa, di Borgosesia e di Chieri ma di sopprimere, al

contrario, quello di Carmagnola.

Anche per tale ragione il provvedimento regionale deve essere annullato.

Istanza cautelare

I ricorrenti insistono affinchè codesto Ecc.mo Tribunale disponga la

sospensione degli effetti della DGR impugnata, in relazione alla parte che

dispone la disattivazione del Punto Nascita, alla luce dell’indubbio fumus

boni juris concretato dai numerosi motivi svolti in relazione ai gravi profili

di illegittimità dell’atto impugnato e del periculum in mora già paventato

nelle premesse in fatto.

La chiusura del punto nascita sottrae tutela proprio agli esponenti della

società fra i più fragili, puerpere e neonati, che subirebbero durante il tempo

necessario a giungere alla decisione del ricorso il pregiudizio grave ed

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irreparabile determinato dalla soppressione del Punto Nascita, fissato entro e

non oltre la data del prossimo 30 giugno 2013.

Il rischio di esporre al pregiudizio di non riuscire a raggiungere il punto

nascita nelle more della definizione del presente giudizio, per dover invece

raggiungere Chieri o Moncalieri è – ad avviso di chi scrive – assai grave sia

sotto un profilo giuridico sia sotto un profilo etico e morale di

responsabilità.

E’ evidente, quindi, che la soppressione del punto nascita creerebbe una

situazione per cui non sussisterebbero le minime garanzie di tutela della

salute dei cittadini per poter consentire la permanenza dell’efficacia del

provvedimento impugnato.

Occorre anche pensare che la prevista chiusura del punto nascita entro il

30.6.2013 è idonea a determinare un grave problema di garanzia della

continuità terapeutica alle numerose donne in stato di gravidanza (si

rammenta che la media degli interventi è di più di 50 parti al mese), che

rischiano di ricorrere per il parto a struttura e medico diverso da quello che

le ha assistite fino ad oggi.

In conclusione, è ben configurabile che nelle more del giudizio per effetto

della riorganizzazione della rete sanitaria disposta dalla Delibera si integri

un pregiudizio grave ed irreparabile in quanto verrebbero sicuramente

meno le garanzie per il rispetto dei livelli essenziali di assistenza (LEA) nei

confronti delle gestanti e dei nascituri per i quali la tutela del diritto alla

salute può rendersi oggettivamente più delicata per la situazione di

imprevedibile difficoltà in cui può verificarsi l’evento nascita.

§§§§§

Alla luce dei motivi in fatto e in diritto sopra esposti, i pediatri ricorrenti ut

supra rappresentati, difesi e assistiti:

chiedono

l’annullamento previa sospensione della delibera della Giunta Regionale

Piemonte del 14 marzo 2013 n. 6 - 5519, nella parte in cui prevede la

disattivazione del Punto Nascita di Carmagnola, nonché di ogni atto agli

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stessi precedenti, preordinato, successivo, consequenziale e comunque

connesso, come in epigrafe specificato.

Con vittoria di spese, diritti ed onorari di giudizio.

Si chiede di essere sentiti in Camera di Consiglio.

Ai sensi dell’art. 9 D.P.R. 30 maggio 2002 n. 115 viene corrisposto il

contributo unificato pari ad Euro 650,00.

Si producono i documenti indicati in narrativa.

1. delibera della Giunta Regionale Piemonte del 14 marzo 2013 n.6 –

5519 (provvedimento impugnato);

2. piano Socio Sanitario Regionale 2012 – 2015 incluso in allegato alla Delibera del Consiglio Regionale n.167 -14087 ;;

3. accordo Stato Regione 16.12.2010;

4. relazione asl To 5 prevenzione e protezione rischi

5. rassegna stampa;

6. attestato Asl To 5 part anno 2003-2012;

7. deliberazione Asl To 5 n. 390 del 30.6.2011;

8. rassegna stampa;

9. preavviso ricorso;

10. nota regione Piemonte 15.5.2013;

11. delibera di incarico.

Milano, 18 maggio 2013

avv. Quintino Lombardo

avv. Silvia Cosmo

avv. Francesco Cavallaro

avv. Anna Bonini

RELAZIONE DI NOTIFICA EX ART. 1, L. 21.01.1994 N. 53 Io sottoscritto avv. Francesco Cavallaro con studio in Milano (20122), Largo Augusto n. 3, in base alla legge n. 53 del 1994 ed in virtù dell’autorizzazione del Consiglio dell’Ordine di Milano rilasciata in data 22 febbraio 2010, in qualità di procuratore del Comune di Carmagnola , in

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persona del Sindaco in carica, ho notificato il suesteso ricorso, previa iscrizione al numero ……. del mio registro cronologico, alla Regione Piemonte, in persona del presidente della Giunta regionale in carica, presso la sede in 10121 – Torino, Piazza Castello n. 165, inviandone copia conforme per mezzo del servizio postale con raccomandata r.r. n. 76529777784-8 spedita dall’Ufficio Postale di Milano 2 - Largo Corsia dei Servi, in data corrispondente a quella del timbro postale. avv. Francesco Cavallaro

previa iscrizione al numero …… del mio registro cronologico, alla ASL TO5 Chieri Carmagnola Moncalieri Nichelino, in persona del suo direttore generale in carica, presso la sede in 10023 – Chieri (TO) in Via San Domenico, 21, inviandone copia conforme per mezzo del servizio postale con raccomandata r.r. n. 76529777783-7 spedita dall’Ufficio Postale di Milano 2 - Largo Corsia dei Servi, in data corrispondente a quella del timbro postale. avv. Francesco Cavallaro

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COMPARAZIONE PARTI E TAGLI CESAREI (T. C.) FRA I 3 PUNTI NASCITA DELL’ASLTO 5

ANNI 2009/2012 2009 CARMAGNOLA TOTALE PARTI TOTALE SPONTANEI TOTALE T.C. TOTALE TC URGENTI

670 457 (68,2%) 199 (29,7%) 21 (3,1%) CHIERI TOTALE PARTI TOTALE SPONTANEI TOTALE T.C. TOTALE TC URGENTI

822 547 (66,5%) 256 (31,1%) 48 (5,8%) MONCALIERI TOTALE PARTI TOTALE SPONTANEI TOTALE T.C. TOTALE TC URGENTI

1223 809 (66,1%) 362 (29,6%) 48 (3,9%) 2010 CARMAGNOLA TOTALE PARTI TOTALE SPONTANEI TOTALE T.C. TOTALE TC URGENTI

653 451 (69,0%) 190 (29,0%) 19 (2,9%) CHIERI TOTALE PARTI TOTALE SPONTANEI TOTALE T.C. TOTALE TC URGENTI

738 503 (68,0%) 205 (27,7%) 52 (7,0%) MONCALIERI TOTALE PARTI TOTALE SPONTANEI TOTALE T.C. TOTALE TC URGENTI

1297 877 (67,6%) 373 (28,7%) 43 (3,3%) 2011* CARMAGNOLA TOTALE PARTI TOTALE SPONTANEI TOTALE T.C. TOTALE TC URGENTI

477 336 (70,4%) 128 (26,8%) 13 (2,7%) CHIERI TOTALE PARTI TOTALE SPONTANEI TOTALE T.C. TOTALE TC URGENTI

757 479 (63,2%) 227 (29,9%) 42 (5,5%) MONCALIERI TOTALE PARTI TOTALE SPONTANEI TOTALE T.C. TOTALE TC URGENTI

1325 920 (69,4%) 340 (25,6%) 38 (2,9%) 2012** CARMAGNOLA TOTALE PARTI TOTALE SPONTANEI TOTALE T.C. TOTALE TC URGENTI

583 425 (72,9%) 147 (25,2%) 15 (2,6%) CHIERI TOTALE PARTI TOTALE SPONTANEI TOTALE T.C. TOTALE TC URGENTI

730 508 (69,5%) 178 (24,4%) 26 (3,5%) MONCALIERI TOTALE PARTI TOTALE SPONTANEI TOTALE T.C. TOTALE TC URGENTI

1201 848 (70,6%) 303 (25,2%) 40 (3,3%) * Il numero dei parti a Carmagnola nel 2011 è condizionato dalla scelta dirigenziale della temporanea chiusura estiva del Punto Nascita, nonché dai condizionamenti della fase di pre e post chiusura ** Il numero dei parti a Carmagnola nel 2012 risente, soprattutto nel primo trimestre, dell’effetto traino negativo conseguente alla chiusura estiva dell’estate precedente L’effetto negativo della chiusura estiva 2011 (con la scia 2012) ha inciso per un minimo di 400 parti

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Al Direttore Generale ASL TO 5 Dr. MAURIZIO DORE Noi, Sindaci del Distretto Cisa 31 e dei comuni limitrofi, in merito alle disposizioni programmatorie regionali che prevedono la chiusura del Punto Nascita di Carmagnola a far data dal 1° luglio 2013, nel pieno rispetto del documento della Conferenza Stato Regioni del 16/12/2010 e in assoluto spirito di bilanciamento della tutela della salute e della sostenibilità economica e lungi da propositi irragionevoli e immotivati

ESPRIMIAMO il totale dissenso in merito alla determinazione regionale di chiudere il Punto Nascita di Carmagnola, individuando in questa operazione una scelta sbagliata che penalizzerà gravemente i nostri cittadini

CHIEDIAMO quali misure siano state adottate dalla S.V. allo scopo di procedere alla chiusura del servizio senza pregiudizio alcuno della collettività. Nella fattispecie vorremmo conoscere: la disposizione che individua e determina il congruo lasso di tempo per assicurare le attività di

Pronto Soccorso, di reparto, ambulatorio e il personale assegnato (intendiamo come “congruo lasso di tempo” la fase di preparazione alla chiusura, la fase di transizione e la fase di post chiusura: tutte fasi che, una per una, devono essere formalmente esplicitate);

le disposizioni formali impartite al Direttore Sanitario di presidio e ai Responsabili di struttura al fine di potere procedere alla chiusura senza pregiudizio alcuno della collettività e al fine di predisporre in modo sinergico tutti gli atti necessari inerenti l’esistenza di eventuali criticità e proponendo conseguenti eventuali azioni correttive;

le disposizioni formali fornite agli operatori sanitari e ad altri operatori (v. responsabili e volontari del comitato CRI di Carmagnola) per la gestione delle ricadute organizzative derivanti dalla disattivazione del Punto Nascita di Carmagnola;

la disposizione che individua il sistema di trasporto specifico, appositamente operativo H24, e le figure professionali dedicate per eventuali trasporti urgenti di donne gravide che dovessero arrivare al Pronto Soccorso di Carmagnola, nonché il periodo di attivazione e continuità di tale servizio per un periodo post chiusura debitamente prestabilito e comunicato;

le disposizioni formali per la messa in atto di tutte le misure finalizzate a fornire agli utenti una capillare e puntuale informazione in merito alle nuove modalità organizzative.

In seguito alle considerazioni riportate, noi Sindaci, in qualità di responsabili della tutela della salute pubblica,

DIFFIDIAMO a mettere in atto, in assenza di altri e diversi accordi, misure di chiusura del Punto Nascita senza l’assicurazione formale ed esplicitata (ovvero deliberata) delle disposizioni di cui sopra e degli standard previsti dal documento della Conferenza Stato Regioni del 16/12/ 2010 e che devono essere forniti con gli stessi livelli qualitativi e di continuità nei presidi di rete della stessa ASL; questi standard riguardano quelli operativi con le funzioni collegate ai livelli assistenziali, quelli tecnologici e quelli di sicurezza;

RITENIAMO che la mancata continuità o l’indebolimento degli standard descritti possa arrecare grave danno alla tutela della salute, se non interruzione di pubblico servizio;

REPUTIAMO che in casi, come quello della chiusura del Punto Nascita di Carmagnola, debba prevalere il supremo interesse pubblico e, nella fattispecie, la completa tutela della salute madre/neonato attraverso un sistema organizzativo divulgato a tutta la collettività, rispondente a tempi congrui e determinato da atti formali e consultabili.

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1

CROCE ROSSA ITALIANA COMITATO LOCALE

CARMAGNOLA

Piazza Manzoni, 10 10022 Carmagnola Tel. 011/9721881 Fax 011/9727322

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2

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3

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