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Cinecorriere Speciale Berlino 2016

Date post: 26-Jul-2016
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Da Berlino a Hollywood , È sempre grande cinema
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cinema &fiction Anno 69 - numero 1 Febbraio-marzo 2016 - 2,00 David Bowie L’uomo che cadde su Berlino Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCB Roma BERLINALE Orso d’Oro a Fuocoammare di Gianfranco Rosi ACADEMY AWARDS Da Morricone a DiCaprio: tutte le statuette 2016 HOLLYWOOD-ROMA Quentin Tarantino Joseph Fiennes Michael Keaton SPECIALE
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cinema&fictionAnno 69 - numero 1Febbraio-marzo 2016 - 2,00 !

David BowieL’uomo che cadde

su Berlino

Poste

Itali

ane

Spa

- Spe

dizio

ne in

abb

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ento

po

stale

70%

- DC

B Ro

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BERLINALEOrso d’Oro a Fuocoammaredi Gianfranco Rosi

ACADEMY AWARDSDa Morricone a DiCaprio: tutte le statuette 2016

HOLLYWOOD-ROMAQuentin TarantinoJoseph FiennesMichael Keaton

SPECIALE

Rivista illustrata di Cinema e Fictionfondata da AlbertoCrucillà nel 1948Autorizzazione del registro n. 473 del 31 ottobre 1948Direttore ResponsabileRenato [email protected] EditorialeAndrea [email protected] VicedirettoreLuigi [email protected] Director Stefano [email protected]

RealizzazioneDas DesignerAgenzia GiornalisticaPiazza Augusto Imperatore, 3200186 [email protected]

Hanno collaborato Silvia GAMBIRASIRodolfo MASIYlenia POLITANO

EditoreCDA srlViale Liegi,700198 [email protected]à settorialeA.P.S. Advertising s.r.l.Via Tor De Schiavi, 35500171 RomaTel. 06 89015166Fax 06 89015167 [email protected] Grafiche Celoriwww.grafichecelori.com

© Cinecorriere - tutti i diritti di riproduzione sono riservati.

L’opinione espressa dagli autori nonimpegna la Direzione. Tutto il materialericevuto, e non richiesto (testi efotografie), anche se non pubblicato, nonsarà restituito.

www.cinecorrierenews.it

som

mari

oDavid Bowie ci appartiene. Per amore della musica

e del cinema. Il mio Classic Rock On Air l’ho de-dicato di recente proprio a lui. Al grande attore,

oltre che straordinario musicista, abbiamo voluto dare lacopertina di questo numero speciale sulla Berlinale esugli Oscar. E non a caso. Berlino, città concui il Duca Bianco aveva un rapporto par-ticolare, lo ha celebrato con la proiezionede L’uomo che cadde sulla Terra. Al Fe-stival di quest’anno c’era un solo titolo ita-liano in concorso, Fuocoammare diGianfranco Rosi. E proprio il film su Lam-pedusa si è aggiudicato l’Orso d’oro. A unaltro grande musicista, Ennio Morricone,fresco di statuetta per la splendida sinfoniacomposta per la colonna sonora di The Ha-teful Eight, abbiamo dato eccezionalmentela controcopertina. A proposito di colonne sonore, per ilsecondo anno, presso l’Accademia Griffith, si tiene ilmio corso di musica da film. Ve ne parliamo in uno degli

articoli della rivista. Per il resto, all’interno, trovate tantosugli Academy Awards. Da The Revenant di AlejandroGonzalez Inarritu con Leonardo DiCaprio a MadMax: Fury Road, passando per il nuovo film-evento diTarantino, fino all’Oscar 2016 per il miglior film, Il caso

Spotlight, presentato a Roma da MichaelKeaton e Walter Robinson, il vero gior-nalista autore dell’inchiesta sui preti pedo-fili di Boston. Nella Capitale, a presentareil suo film, Risorto - Risen, è venuto ancheJoseph Fiennes. Abbiamo parlato con lui,così come con le voci italiane di Zootro-polis, nuovo capolavoro d’animazionedella Disney che sta sbancando i botte-ghini. A proposito di italiani, da non per-dere l’intervista a tutto tondo con VeronicaPivetti, da poco anche regista. Infine, una

panoramica su un paio di manifestazioni internazionali:il Bergamo Film Meeting e il FilMart di Hong Kong.

Renato Marengo

Bergamo Film MeetingCinema Europa, ora!di Ro.Ma. 18

FilMart 2016Il mercato più grande dell’Asiadi Luigi Aversa 19

Veronica Pivetti«Io contro l’omofobia»di Silvia Gambirasi 20

Accademia GriffithA lezione di colonne sonoredi L.A. 22

cinema&fictionAnno 69 - numero 1Febbraio-marzo 2016 - 2,00 !

David BowieL’uomo che cadde

su Berlino

Poste

Itali

ane

Spa

- Spe

dizio

ne in

abb

onam

ento

po

stale

70%

- DC

B Ro

ma

BERLINALE 2016Orso d’Oro a Fuocoammaredi Gianfranco Rosi

ACADEMY AWARDSDa Morricone a DiCaprio: tutte le statuette 2016

HOLLYWOOD-ROMAQuentin TarantinoJoseph FiennesMichael Keaton

SPECIALE

Da Berlino a Hollywood È sempre grande cinema

editoriale

Berlino 66Fra Duca Bianco e Lampedusa di Ylenia Politano 3

Joseph Fiennes«Amo tutto del mio tribuno Clavio»di Luigi Aversa 6

Oscar 2016La notte di Morriconedi L.A. 8

The Hateful EightCinque film in unodi Luigi Aversa 10

The Revenant - RedivivoFinalmente DiCapriodi Rodolfo Masi 12

Mad Max: Fury RoadUn action movie da sei statuettedi Ro.Ma. 13

Il caso SpotlightLezione di giornalismodi Luigi Aversa 14

ZootropolisLa città aperta a tutti gli animalidi L.A. 16

Zootropolis 2Qui si parla pure italiano di Silvia Gambirasi 17

Ennio Morricone impugna l’Oscar

di Luigi Aversa

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Con Berlino David Bowieaveva un rapporto speciale. Ènella metropoli tedesca, a fine

anni Settanta, che nacque uno dei suoicapolavori, Heroes, brano che è diven-tato uno dei suoi cavalli di battaglia eche dà il titolo a uno degli album piùcompleti della sua sterminata produ-zione. Qui il Duca Bianco si era tra-sferito a vivere e qui ha registrato unadelle più belle ballate della storia delrock, ambientata proprio sullo sfondodel famoso Muro. Il Festival del Ci-nema di Berlino, la cui edizione nu-mero 66 si è svolta tra l’11 e il 21febbraio, ha reso omaggio all’artista,scomparso improvvisamente que-

Dall’11 al 21 febbraionella metropoli tedesca si è

tenuta la 66. edizione del Festival Internazionale,nel ricordo di David Bowie

e nel segno del meritatoriconoscimento al film del

nostro Gianfranco Rosi

Sopra: David Bowiein L’uomo che

cadde sulla Terra.Qui accanto: MerylStreep, presidentedella giuria. Sotto:Gianfranco Rosi eun’immagine del

suo Fuocoammare,premiato con l’Orso

d’Oro

st’anno all’età di 69 anni, proiettandoil film di fantascienza L’uomo checadde sulla Terra (1976) di NicolasRoeg.

La Berlinale 2016 non ha dimenti-cato altri due grandi del cinema mon-diale che ci hanno lasciato da poco:l’attore e regista Alan Rickman e ilnostro Ettore Scola.

Il cinema italiano era presente al 66°Festival di Berlino con un solo titoloin concorso, Fuocoammare di Gian-franco Rosi, ed è stato proprio il filmdel regista già premiato a Venezia perSacro GRA a trionfare.

Meryl Streep, presidente di giuria,ha definito il film «eccitante e origi-

di Ylenia Politano

n.1 feb/mar 20164

nale, la giuria è stata travolta dallacompassione. Un film che mette in-sieme arte e politica e tante sfumature.È esattamente quel che significa artenel modo in cui lo intende la Berlinale.Un libero racconto e immagini di ve-rità che ci racconta quello che suc-cede oggi. Un film urgente, visionario,necessario».

È una bella soddisfazione per l’Italiae per il cinema italiano. Ma è soprat-tutto un segnale importante che spe-riamo arrivi anche nel nostro Paese: ilcinema, oltre che arte e intratteni-mento, ha un impatto sociale, culturalee politico che sopravvive al tempo.Può riguardare, come in questo caso,fatti contemporanei, ma rimarrà a te-stimoniare qualcosa di importante,universale, da non dimenticare.

Fuocoammare è un film documen-tario. Attraverso immagini e suoni, a

tratti veramente poetici, ci porta aLampedusa, lembo di terra in mezzoal mare che rappresenta una vita quasiprimordiale per i suoi abitanti e unasperanza di riuscire a vivere per mi-gliaia di migranti e profughi. Dal caldoe intonso focolare domestico di alcunedonne del Sud, intente a preparare suc-culenti piatti di pesce appena pescato,sfidando il mare, e un profumato caffèrassicurante, Rosi passa alle immaginidi corpi esausti, stremati, dal dolore fi-sico ed emotivo. Esistono diversi pianisu questi barconi e chi più paga piùpuò sperare di non morire soffocato oustionato e approdare vivo in cerca diun lavoro e una casa. Occhi di ragazzi,madri, padri. Voci piene di rabbia, as-setate di un po’ di futuro. Un bambinoche parla solo il dialetto siculo e co-struisce le fionde, che poi abbandonaperché si accorge che più bello è ac-

Qui sotto: una scena di Kollektivet (The Commune, Lacomune) di Thomas Vinterberg

Sopra: Alone in Berlin di Vincent Perez. Qui accanto: AQuiet Passion di Terence Davies. Sotto, da sinistra: Geniusdi Michael Grandage, L’Avenir di Mia Hansen-Løve

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Da sinistra: Boris sans Beatrice di Denis Cote, Chi-Raq di Spike Lee.Sotto: Soy nero di Rafi Pitts. Più a sinistra: Saint Amour di BenoitDelepine, Gustave Kervern. In basso: Miles Ahead di Don Cheadle

carezzare e non colpire. Chissà se queibambini non sopravvissuti avrannomai avuto il tempo di giocare?

Fuocoammare meritava di vincere.Non solo per motivi prettamente cine-matografici. La Berlinale ha presen-tato infatti ottimi prodotti, sfiorandotemi sociali e umani molto interessantie coinvolgenti. È emersa fortemente lafigura della donna - la regista franceseMia Hansen-Love ha vinto l’Orsod’Argento per la miglior regia per ilfilm L’Avenir, con una superba Isa-belle Huppert - su molti piani, rega-landoci storie e interpretazionidavvero memorabili. Sia quella diTrine Dyrholm, coprotagonista delfilm danese La comune di ThomasVinterberg, che infatti ha vinto l’Orsocome migliore attrice, che JuliaJentsch, intensa in 24 settimane, oJulianne Moore in Maggie’s Plan,

fantastica cinquantenne che si ritrovain un triangolo amoroso con il maritoEthan Hawke, anche loro diretti dauna donna, Rebecca Miller.

L’Orso d’Argento Gran premiodella Giuria è andato a Morte a Sara-jevo di Danis Tanovic, a testimo-nianza del fatto che il tema dellacoscienza storica è molto sentito allaBerlinale. Il premio Bauer per l’inno-vazione lo ha ricevuto il filippino LavDiaz per Lullaby to the SorrowfulMystery, lungo otto ore, da tutti defi-nito una vera esperienza.

Insomma si torna da Berlino con unpremio, molti bei film nel cuore, al-cune immagini negli occhi, comequelle di Chi-Raq di Spike Lee e diMiles Ahead di e con Don Cheadle.Da non perdere, a fine marzo, quandoarriverà sui nostri schermi, La co-mune di Vinterberg. !!!

dal sepolcro del corpo di Yeshua(Cliff Curtis), il nome ebraico diGesù. Affiancato dal giovane aiu-tante Lucio (Tom Felton) e pur ri-luttante, Clavio avvia la suaindagine. Interroga uno a uno i se-guaci dell’uomo che lui stesso havisto trafiggere al costato con unalancia mentre era ancora sullacroce, per poi assistere alla tumu-lazione del corpo in una grotta,chiusa con una grossa pietra da unadecina di uomini. Eppure, tregiorni dopo questi fatti, le spogliedi Yeshua si sono volatilizzate.Scettico ma incuriosito dalla luce

Dopo Elizabeth, Shakespearein Love e Il mercante di Ve-nezia, tutte storie ambien-

tate nel Cinquecento, e dopo ilmitologico Hercules, Joseph Fien-nes si cala nuovamente nei pannidi un personaggio di un’altraepoca, questa volta un antico Ro-mano.

Tribuno militare di stanza a Ge-rusalemme, Clavio - il protagonistadi Risorto - Risen di Kevin Rey-nolds - è incaricato dal prefettoPonzio Pilato (Peter Firth) di in-dagare su un caso a dir poco com-plicato: la misteriosa scomparsa

che vede negli occhi di tutti colorocon cui parla, finisce per avere eglistesso l’illuminazione quando in-contra lo sguardo di Yeshua, vivo esorridente tra i suoi discepoli...

A Joseph Fiennes, di passaggioa Roma con la collega MariaBotto, che nel film interpretaMaria Maddalena, abbiamo chiestoquale aspetto preferisca del suopersonaggio, che da valoroso sol-dato si trasforma in un investiga-tore ante litteram per poi avere lafolgorazione religiosa. «Li amotutti. Non posso dirne solo uno. Èil sogno di ogni ragazzo essere un

In Risorto, l’attore britannico è un tribuno romano chiamato aindagare sulla Resurrezione di Cristo. Ce ne parla durante il suosoggiorno a Roma per promuovere il film con la collega Maria Botto

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di Luigi Aversa

«Amo tutto del mio Clavio:genio militare, acume e spiritualità»

antico Romano. La disciplina, laprecisione delle legioni che funzio-navano come una macchina, comeun unico cervello, un orologio sviz-zero, in cui il gladio agiva da stru-mento chirurgico di precisione,sono paurose ma affascinanti. Cosìcome l’arguzia dell’indagine el’aspetto spirituale. Ecco, è pro-prio il passaggio da uno stato al-l’altro, la sfida che questocomporta, che ho amato molto. Unattore adora questi cambi di tono».

Il film in effetti ha una parabolaparticolare, la storia che sta raccon-tando è quella della Resurrezione,

ma ci arriva piano piano, attirandolentamente lo spettatore al suo in-terno. Un movimento che è servitoper lo studio dei personaggi o que-sti sono stati preparati come figurea se stanti rispetto alla storia cheraccontano? «Clavio è una figuradi finzione - spiega Fiennes - ma hocercato di renderla come se fosserealmente esistito, come un tribunoromano di quel tempo. In lui hocercato l’autenticità».

In un film del 1986, L’inchiestadi Damiano Damiani, c’è KeithCarradine in un ruolo simile aquello di Clavio. «Non lo conosco

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- confessa l’attore britannico. Ri-cordo un film di Pasolini, invece (IlVangelo secondo Matteo, ndr).Pier Paolo Pasolini è un registache amo. Così come mi piaccionoKubrick, Lean e Huston».

In occasione del suo soggiornoromano, Joseph, che con l’Italia haun feeling particolare - nel nostroPaese si è perfino sposato, a Barga,in provincia di Lucca, con la mo-della Maria Dolores Dieguez - hafatto visita a papa Francesco («Èuna persona speciale») e ha ancherivelato qualcosa di più circa la suaprossima avventura: «Sarò Mi-chael Jackson su Sky Arts per unosketch comico tipo Saturday NightLive, in cui Jacko, Marlon Brandoe Liz Taylor cercano di scappareda New York dopo l’11 settembre.Divertente e un po’ folle. Devo direche quando me l’hanno proposto lacosa mi ha scioccato».

Risorto - Risen arriverà suglischermi italiani il prossimo 17marzo. Negli Stati Uniti debutta in-vece il 19 febbraio. !!!

In apertura: JosephFiennes a Roma conMaria Botto. In bassoa sinistra e qui in alto:ancora l’attorebritannico. Più a sinistra: Fiennescon Tom Felton(anche qui sopra). Al centro: la scenadella croficissione di Gesù

Nel 2007 Ennio Morriconeaveva ricevuto l’Oscar allacarriera, un riconoscimento

dovuto da parte dell’Academy per leinnumerevoli musiche da film digrande qualità prodotte nella sualunga carriera, ma incredibilmentemai premiate. Finalmente la statuettaè arrivata per la colonna sonora diuna pellicola, The Hateful Eight, lamigliore secondo i giurati, in unacinquina che quest’anno annoveravaun’agguerrita concorrenza con mae-stri, tra gli altri, del livello di JohnWilliams (Star Wars: Il risvegliodella Forza) e Thomas Newman (Ilponte delle spie). Con la musica diThe Hateful Eight, però, l’ottanta-settenne compositore romano ha su-perato perfino se stesso, mettendo apunto una vera e propria sinfonia,

con tanto di ouverture, che accompa-gna, sottolinea, esalta ogni passaggiodel film di Tarantino.

«Una grande soddisfazione, nonsolo per il cinema ma anche per ilmondo della musica italiana», hadichiarato il direttore di Cinecor-riere Renato Marengo. «Final-mente un giusto riconoscimento allacarriera di quello che è uno dei piùgrandi compositori mondiali di co-lonne sonore, capace di una sintesiperfetta di quella che tanti anni faho iniziato a chiamare l'Immaginedel Suono».

Un’altra statuetta che l’Academydoveva assegnare da tempo e chemisteriosamente non era mai arri-vata è quella vinta da Leonardo Di-Caprio come miglior attoreprotagonista per The Revenant -

Il Maestro, già premiato nel 2007 con il riconoscimento “allacarriera”, vince una meritatissima statuetta per la musica diThe Hateful Eight. E finalmente trionfa anche Leo DiCaprio

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di L.A.

Oscar 2016La notte di Morricone

n.1 feb/mar 2016

Redivivo (v. art. a pag. 12). In pre-cedenza, l’attore aveva ricevuto cin-que nomination, ma mai unsuccesso. I suoi fan e tutti gli amantidel cinema da ogni parte del mondoinvocavano il premio, che stavoltanon poteva sfuggire al grande inter-prete, uno dei migliori della sua ge-nerazione.

Il premio per la migliore attriceprotagonista è andato invece a BrieLarson, straordinaria nei pannidella giovane mamma segregatacon il proprio figlioletto nel toc-cante film di Lenny Abrahamson,Room. Niente da fare per la favoritae sempre bravissima Jennifer La-wrence di Joy.

L’Oscar 2016 al miglior film è an-dato a Il caso Spotlight di TomMcCarthy, premiato anche per lasceneggiatura originale (v. articoloalle pagg. 14/15).

Alejandro Gonzalez Inarritu,trionfatore nella scorsa edizionedegli Oscar con Birdman, è statopremiato per la miglior regia di TheRevenant, che si porta a casa anche

la statuetta per la fotografia, che è diquell’Emmanuel Lubezki già vin-citore due volte (2014 e 2015).

Il miglior attore non protagonistaè Mark Rylance, per Il ponte dellespie di Steven Spielberg, mentrela migliore attrice non protagonistaè Alicia Vikander di The DanishGirl.

Charles Randolph e AdamMcKay hanno vinto per la migliorsceneggiatura non originale de Lagrande scommessa.

Mad Max: Fury Road, che avevafatto incetta di nomination, bendieci, si è aggiudicato comunque di-versi premi, per così dire, tecnici:costumi, montaggio, scenografia,sonoro, montaggio sonoro, trucco(v. art. a pag. 13).

L’Oscar al miglior film stranieroè andato all'ungherese Il figlio diSaul di Laszlo Nemes, il tragicoracconto della Shoah vista dall’in-terno dei forni crematori.

Miglior film d’animazione, infine,è risultato l’ennesimo capolavoroDisney-Pixar, Inside Out. !!!

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Sopra, da sinistra:Alicia Vikander in TheDanish Girl, JenniferLawrence in Joy eMark Rylance, conTom Hanks, ne Ilponte delle spie. Qui accanto: SteveCarell e RyanGosling ne La grandescommessa. Sotto: Geza Rohrigne Il figlio di Saul

Pagina accanto, in apertura: EnnioMorricone. In basso: Leonardo DiCaprio.Qui sopra: Inside Out. A destra: JacobTremblay e Brie Larson in Room

Ruota tutta intorno all’otto l’ul-tima fatica di Quentin Ta-rantino, The Hateful Eight:

la parola otto nel titolo, otto perso-naggi in scena, per l’ottavo lungo-metraggio della sua filmografia.Anche per la promozione, materianella quale il cineasta di Knoxvillenon è secondo a nessuno, il numerootto è tornato di frequente. Al partydi lancio della pellicola, per esem-pio, presso il leggendario Studio 5 diCinecittà tanto caro a Fellini gli in-vitati erano rigorosamente 888...

Il film ha uno sviluppo molto tea-trale: «È quasi una piéce» ha detto lostesso Tarantino. Un cacciatore di ta-glie nero, ex maggiore dell’Unione,un suo collega soprannominato ilBoia con tanto di prigioniera amma-nettata al braccio e il nuovo sceriffo

di Little Rock si ritrovano nellastessa diligenza, inseguiti da una bu-fera di neve. Decidono di passare lanotte, lungo la strada, all’emporio diMinnie. La padrona di casa è miste-riosamente assente, ma all’internodel saloon ci sono altri quattro uo-mini di dubbia provenienza: un an-ziano colonnello sudista, un ambiguomessicano, un cowboy taciturno e unciarliero inglese che deve prendereservizio come boia nella vicina città.In un clima di sospetto e con una ten-sione nell’aria che si taglia col col-tello, gli otto personaggi siaccingono a passare insieme la nottepiù lunga della loro vita.

Degli otto “odiosi”, soltanto Jenni-fer Jason Leigh, l’unica donna, ha ri-cevuto la candidatura all’Oscar. Conlei c’è un particolare accanimento sin

Tarantino parla del suo ottavolungometraggio per il quale

Ennio Morricone ha vintol’Oscar e Jennifer Jason

Leigh ricevuto la nomination

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di L.A.The Hateful Eight«Cinque film in uno»

n.1 feb/mar 2016

dall’inizio, specialmente da parte diKurt Russell. «Il Boia mira a portarei prigionieri alla forca e lo fa terroriz-zandoli. Non fa differenze per lui se sitratta di una donna. Mi piaceva l’ideache questo complicasse le emozioni»,ha spiegato il regista.

Non c’è stata candidatura stavoltaper Samuel L. Jackson, l’ex ufficialeMarquis Warren. «Mi dispiace per lui,meritava - ha detto Quentin - ma nonso cosa dire del boicottaggio di SpikeLee per le mancate nomination agliafroamericani. Io non sono stato can-didato, altrimenti sarei andato».

Chi è stato candidato e ha vinto, enon poteva essere altrimenti visto l’al-tissimo valore della colonna sonora, èEnnio Morricone. La sua è una verae propria sinfonia con tanto di ouver-ture, che rinverdisce i fasti e le atmo-

sfere delle grandi musiche messe apunto per i film di Sergio Leone. «Housato i fagotti, il basso tuba, le trombeper conferire quella drammaticità chesi trasforma poi in ironia» ha spiegatoil compositore romano.

Dramma, ironia sono solo dueaspetti del film di Tarantino - «un LeIene western», ha sottolineato il re-gista - The Hateful Eight è un mixdi generi: western, giallo, thriller,dramma storico e perfino horror.«Visto che non riesco a fare tuttiquelli che vorrei, ogni volta facciocinque film in uno!». !!!

n.1 feb/mar 2016 11

Nella paginaaccanto, in apertura:Kurt Russell (JohnRuth “Il Boia”) eSamuel L. Jackson(Maggiore MarquisWarren). In basso:Ennio Morricone. Quisopra: WaltonGoggins (ChrisMannix). A sinistra:Demian Bichir (“IlMessicano”). Piùsotto: Bruce Dern(Gen. Smithers)

Sopra: Jennifer Jason Leigh (Daisy). A sinistra: MichaelMadsen (Joe Gage). Qui sotto: Tim Roth (Oswaldo)

Questa volta l’Academy èstata messa alle corde. L’in-terpretazione di Leonardo

DiCaprio in The Revenant - Redi-vivo è una performance da attore atutto tondo, di quelle che non si di-menticano tanto facilmente. Nonsoltanto parole, sguardi, microfiso-nomia del volto, nel suo personag-gio c’è tanta fisicità. Super Leorecita con tutto il corpo per rappre-sentare l’eterna lotta per la soprav-vivenza dell’uomo nella naturaselvaggia. Questa ennesima, straor-

dinaria prova è stata poi accompa-gnata da un virtuale sommovi-mento di popolo. In rete e sui socialnetwork centinaia di migliaia di fane appassionati hanno espresso illoro verdetto univoco: Oscar al mi-gliore attore protagonista. E così èstato! Altre due statuette sono arri-vate pure per il regista AlejandroGonzalez Inarritu, già vincitore ditre Oscar l’anno scorso con Bir-dman (film, regia, sceneggiatura), eal direttore della fotografia Emma?

nuel Lubezki. The Revenant è una pellicola di

grande impatto emotivo. Tratta dalromanzo omonimo di MichaelPunke, a sua volta liberamente ispi-rato a una storia vera, ci porta nelNorth Dakota del 1823. Qui l’esplo-ratore Hugh Glass, durante una spe-dizione viene attaccato da un orso edato per morto. Rimasto solo, tra in-credibili sofferenze attraversa undurissimo inverno. Un’esperienzaestrema. Epica. !!!

Leonardo DiCaprio

Dopo tante nomination,con The Revenant -

Redivivo arriva lameritatissima statuetta perl’interprete italo-americano.

Premiati anche il registaAlejandro Gonzalez Inarritue il direttore della fotografia

Emmanuel Lubezki

n.1 feb/mar 201612

In alto e quiaccanto:LeonardoDiCaprio.Vicino altitolo: il registaAlejandroGonzalez Inarritu.Sotto: Tom Hardy,nomination comemigliore attorenon protagonista

di Rodolfo Masi

Oscar a furor di popolo

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Gli ultimi giorni

di Pier Paolo Pasolini

Le nomination erano bendieci, ma Mad Max: FuryRoad è riuscito comunque a

conquistare ben sei premi Oscar. Idue protagonisti, Tom Hardy eCharlize Theron, non erano can-didati nelle loro rispettive catego-rie, e deve essere stata unadecisione difficile quella di la-sciarli fuori. Per lui c’era una no-mination da non protagonista perThe Revenant - Redivivo, rimastatale; per lei, invece nulla. Le sta-tuette sono arrivate per il montag-gio (Margaret Sixel), sonoro(Chris Jenkins, Gregg Rudloff,Ben Osmo), montaggio sonoro(Mark Mangini, David White),scenografia (Colin Gibson, LisaThompson), costumi (Jenny Bea-

van), trucco e acconciatura (LesleyVanderwalt, Elka Wardega, Da-mian Martin).

Mad Max: Fury Road è il quartocapitolo della saga, nel quale TomHardy ha preso il posto di MelGibson, ormai troppo vecchio peril ruolo di Max Rockatansky.Dall’abitacolo di Locke, all’internodel quale si svolge tutto il filmomonimo, a queste macchine rom-banti, la carriera di Hardy continuaa viaggiare spedita a bordo diun’automobile. In attività dal 2001,l’attore britannico sta raccogliendoi frutti del suo talento solo negli ul-timi tempi. Basti pensare che inquest’ultimo anno abbiamo visto ilsuo volto sugli schermi in ben cin-que film: Chi è senza colpa, Child44, in questo reboot della saga diMad Max, in The Revenant e Le-gend, in cui supera se stesso sdop-piandosi addirittura in duepersonaggi, i gemelli criminali Re-ginald e Ronald Kray, gangster re-almente esistiti che dominaronosulla malavita londinese negli anniCinquanta e Sessanta.

Quarto titolo della serie, MadMax: Fury Road, diretto ancora unvolta da George Miller, è un riav-

Il fim di George Miller, il quarto della sagafantascientifica iniziatacon Interceptor nel 1979,si aggiudica diversi premi tecnici. Unriconoscimentoinedito per un action movie

In alto e qui sopra:Tom Hardy.

A destra: CharlizeTheron. Qui sotto:

una scena di Mad Max:

Fury Road

vio della trilogia iniziata con Inter-ceptor nel 1979. Tom Hardy, neipanni di Max Rockatansky, è infuga attraverso un deserto post-apocalittico. Cerca un equilibriodopo che tutta la sua famiglia èstata sterminata. Come lui, anchela sexy Furiosa (Theron) è convintache la strada per la sopravvivenzapassi per il deserto. Ma tra i due ela salvezza si frappone un esercitomotorizzato di disperati. !!!

di R.M.

Chi ha preparato la campagnapromozionale del film diTom McCarthy sullo scan-

dalo dei preti pedofili di Bostonaveva idee chiare e forti certezze: “Ilcaso Spotlight è il miglior filmdell’anno”. Questa frase, dettata dauna grande sicurezza, compare suimanifesti che tappezzano i muridelle grandi città italiane ed è statabeneagurante. La pellicola ha infattivinto due Oscar, uno dei quali pro-prio per il miglior film del 2016.L’altro, invece, per la migliore sce-neggiatura originale, firmata dallostesso McCarthy assieme a JoshSinger.

Con un’andatura regolare ma in-calzante e uno stile narrativo distampo classico, Il caso Spotlight èuno di quei film che riesce a cattu-

rare e a coinvolgere lo spettatoresenza aver bisogno di effetti speciali,né di sperimentazioni particolari. Lastoria è ispirata a fatti realmente ac-caduti e all’inchiesta giornalisticache li ha portati alla luce.

Siamo a Boston, agli inizi delDuemila. Il caso di un sacerdote ac-cusato di pedofilia da alcuni suoiparrocchiani finisce sul tavolo delteam di giornalisti investigativi, de-nominato Spotlight, del BostonGlobe. L’inchiesta, fortemente vo-luta dal nuovo direttore del quoti-diano Marty Baron (LievSchreiber) venuto da Miami, impe-gna giorno e notte i reporter SachaPfeiffer (Rachel McAdams) e Mi-chael Rezendes (Mark Ruffalo),oltre allo lo specialista in ricerche in-formatiche Matt Carroll (Brian

L’indagine di Michael Keaton, Rachel McAdams e Mark Ruffalo èda Oscar. Per la pellicola di Tom McCarthy due statuette: al migliorfilm e alla migliore sceneggiatura originale

14

di Luigi Aversa

Il caso SpotlightLezione di giornalismo

n.1 feb/mar 2016

d’Arcy James) e al loro caporedat-tore Walter “Robby” Robinson (Mi-chael Keaton). Ben prestol’indagine si allarga a macchiad’olio, scoperchiando una realtàdrammatica: oltre settanta sacerdotilocali sono coinvolti nello scandaloe i vertici della Chiesa Cattolicahanno sistematicamente coperto lecentinaia di abusi sessuali commessisu minori.

«Ma non è un film contro la reli-gione» ha precisato Michael Kea-ton in occasione dell’anteprimaitaliana della pellicola. «Anche se acausa di questi abusi in molti si sonoallontanati dalla fede. Si tratta diuna triste vicenda di cronaca cheperò non riguarda soltanto Boston,ma tanti altri Paesi nel mondo. Inogni caso, sono i giornalisti i verieroi di questa storia. E io sono con-tento di aver avuto la fortuna di in-terpretare un giornalista già altrevolte nella mia carriera. Per prepa-rarmi al ruolo che interpreto in que-sto film ho trascorso molto tempocon il vero “Robbie”. Abbiamo par-

lato di tutto. Io sono curioso e ho as-sorbito i suoi racconti».

Il vero Walter Robinson, vincitoredel premio Pulitzer nel 2003 con ilresto del team Spotlight autore diquesta inchiesta, ha accompagnatoKeaton in Europa per la promozionedel film. Alle domande dei cronistiitaliani sul futuro del giornalismo ingenerale e di quello d’inchiesta inparticolare ha risposto che se in Ita-lia questo è morto «negli Stati Unitiè malato terminale. L’avvento delweb ha tolto fondi e comportato li-cenziamenti. I lettori vogliono que-sto genere di investigazioni, eppuregli editori tagliano i fondi. Se nonsiamo noi giornalisti a spingere leistituzioni ad assumersi le proprieresponsablità, la democraziamuore».

A proposito di istituzioni, quellaecclesiastica con l’avvento di papaFrancesco sta provando a operare deitentativi di cambiamento. «Cometutti, nutro anch’io grande speranzain Bergoglio» ha detto Robinson.«La prima cosa che ha fatto è stata

quella di togliere le limousine a car-dinali e vescovi. La sua intenzione èquella di azzerare molti privilegi».

Michael Keaton usa invece un’im-magine metaforica parlando di papaFrancesco: «Sta spingendo unenorme masso per portarlo in cimaalla collina».

Intanto, in cima alla collina diHollywood sono saliti gli interpretie gli autori de Il caso Spotlight, unfim coraggioso e istruttivo che èanche una vera e propria lezione digiornalismo d’investigazione. Comesi faceva una volta. !!!

In apertura: il teamSpotlight. In bassoMark Ruffalo.Dall’alto: MichaelKeaton, lasquadra delBoston Globe,Keaton conRachel McAdamse Brian d’ArcyJames. Qui asinistra: LievSchreiber

n.1 feb/mar 2016 15

Come può una tenera coni-glietta di campagna sopravvi-vere in una megalopoli

popolata di animali di tutti i tipi,molto più grandi di lei e soprattuttoferoci? Ce lo mostra Zootropolis, ilcinquantacinquesimo Classico Di-sney, nelle sale a quasi ottant’anni daBiancaneve e i sette nani, primo lun-gometraggio d’animazione prodottonel 1937. Nella grande città degli ani-mali, prede e predatori vivono in-sieme, in pace e armonia, ognuno neigrandi spazi che ricreano i propri ha-bitat naturali. La coniglietta protago-nista della storia si chiama Judy ed èun tipetto di carattere. Il suo sogno disempre è quello di entrare nel corpodi polizia della vicina Zootropolis. Econ la sua grinta e determinazione ciriesce. Ma la giovane agente, frescadi Accademia, si scontra subito conla dura realtà. Non è facile infatti es-sere un piccolo animale in un corpodi polizia composto di giganteschi ip-popotami, bufali e rinoceronti. Nellagrande metropoli quindi le cose nonsaranno facili per lei. Anche perchéJudy entra in polizia proprio mentre

in città si stanno verificando delle mi-steriose sparizioni. La tanto sbandie-rata armonia sta vacillandopericolosamente. Qualcuno sta fa-cendo in modo che ogni animalerientri in possesso della sua vera na-tura: i predatori stanno tornano a es-sere predatori e di conseguenza leprede ricominciano a essere tali. PerJudy quello che dovrebbe essere unproblema si trasforma invece inun’occasione. Chiede al suo capo diliberarla dal compito di multare leauto in sosta vietata e di darle altresìla possibilità di partecipare all’inda-gine. Anzi di condurla proprio lei,visto che grazie all’incontro casualecon Nick Wilde, una volpe disonestama dal grande cuore, è riuscita a in-

dividuare una pista. Con l’aiuto delsuo nuovo amico, che conosce Zoo-tropolis come le proprie tasche, Judyinizia a indagare sul caso e ben prestoscopre che in questo sono coinvoltele più alte sfere della città. Il suosogno di bambina finalmente comin-cia ad avverarsi...

Il film diretto da Byron Howard eRich Moore, con la collaborazionedi Jared Bush, come Robin Hood,Bambi, Il re leone, Dinosauri e Chic-ken Little, è il sesto Classico in cuicompaiono solo animali e nessun es-sere umano. Ma è un dettaglio, per-ché suspense e risate sono le stesse diun thriller o una commedia con attoriin carne e ossa. E non manca pure unmessaggio di tolleranza. !!!

ZootropolisLa città aperta

Il cinquantacinquesimoClassico Disney è una

commedia con una tramathriller nella quale non

mancano riferimenti allatolleranza e alla solidarietà.Protagonisti la coniglietta-poliziotto Judy e la volpe

truffaldina Nick

n.1 feb/mar 201616

a tutti gli animali del mondoIn alto:panoramica dellacittà. Più sotto: laconiglietta Judy,anchenell’immagine quia destra con lavolpe Nick. Quisotto: la folla diZootropolis

di L.A.

n.1 - feb/mar 2016 17

Mai come in un film animatoche ha per protagonisti deglianimali, le voci dei doppia-

tori assumono un ruolo fondamen-tale. Non a caso quelle scelte per laversione italiana di Zootropolis, l’ul-tima pellicola targata Disney, direttadai maghi dell’animazione made inUsa Byron Howard e Rich Mooree codiretta da Jared Bush, apparten-gono a nomi molto popolari delloshowbiz nostrano. Cinecorriere haincontrato a Roma alcuni di loro inoccasione della presentazione delfilm. «Lo so, fa impressione vedereuno della mia stazza doppiare un vol-pino topato - ha detto Diego Abatan-tuono che fa parlare Finnik - macome potevo dire di no? I cartoni ani-mati volenti o nolenti, i padri sonocostretti a vederli e io che ho tre figlime ne sono propinati parecchi». Maquali sono i cartoon preferiti dell’at-tore milanese? «In cima alla lista Illibro della giungla dove spicca l’orsoBaloo che adoro. E poi diciamoci laverità, i cartoni contribuiscono a te-nere unite le famiglie, vi pare poco?».

A condividere con Abatantuono lapassione per Il libro della giunglac’è Massimo Lopez, che in Zootro-polis presta la voce al fiero Lionhe-art. «Confesso che quando mi hannoproposto di interpretare questo sim-patico felino piuttosto vanesio - haraccontato l’interprete ascolano -non ho resistito. Nel plasmarlo hocercato di non essere troppo prota-gonista. Faccio doppiaggio da tantianni e preferisco non imporre la miatonalità, ma piuttosto adattarla allecaratteristiche del ruolo».

Uno che invece di esperienza didoppiaggio non ne aveva per niente èil comico rivelazione di Santa MariaCapua Vetere, il ventiseienne FrankMatano, diventato famoso pubbli-cando video di scherzi telefonici suYouTube. Con la risata assolutamentetrascinante e quasi in falsetto che locaratterizza, l’ideale per dar voce alpersonaggio di Duke, una piccolafaina truffaldina, l’ex inviato delleIene ha dichiarato: «È stato diverten-tissimo cimentarmi in questa veste, hofatto tesoro dei consigli di veteranicome Lopez e Abatantuono e ho ca-pito che per riuscire ho dovuto impa-rare dodici cose insieme (ride, ndr),alitare, respirare, urlare... Comunquenon vedo l’ora di rifarlo!».

Unica presenza femminile dell’in-contro stampa romano, Teresa Man-nino ha conquistato tutti con la suaironia, tenendo testa alle battute deicolleghi, in prima fila il toscanaccioPaolo Ruffini, attore e conduttore tvche doppia il personaggio di Yax, ilbovino più illuminato e pacifico ditutta Zootropolis. «Mi hanno fattofare Fru Fru - ha precisato l’interpretesiciliana - e come poteva essere altri-menti visto che si tratta di un topora-gno? È proprio vero che al peggionon c'è fine. Del resto con un naso im-portante come il mio e tanti capellinon potevo certo fare Cenerentola oBiancaneve». Chissà se Teresa ha of-ferto alla figlia Giuditta un’anteprimadel personaggio. «Certo, penso che icartoni siano fondamentali per l’edu-cazione dei bambini, a maggior ra-gione uno come Zootropolis, chespazza via tanti pregiudizi». Ma nonquello di far fare a una siciliana la fi-glia del padrino... «Cosa volete, certicliché sono duri a morire anche perle pellicole politically correct». !!!

A tu per tu con DiegoAbatantuono, MassimoLopez, Teresa Mannino,

Frank Matano e Paolo Ruffini,tra i doppiatori nostrani del

nuovo film Disney

Sopra, in piedi dasinistra: Teresa

Mannino, DiegoAbatantuono, Rich

Moore, ByronHoward, Jared

Bush e MassimoLopez. In

ginocchio: PaoloRuffini e Frank

Matano. Quiaccanto: una scena

di Zootropolis

A Zootropolissi parla pure italiano

di Silvia Gambirasi

Nove giorni e 140 film, tracorti e lungometraggi in ras-segna, il Bergamo Film

Meeting, la cui 34. edizione è inprogramma dal 5 al 13 marzo, con-tinua a proporsi come crocevia delcinema internazionale. Tra omaggi(Anna Karina) e retrospettive (Mi-klós Jancsó), l’attenzione principaledel festival è per i nuovi autori. Sonosette quelli della Mostra Concorso,provenienti da Polonia, RepubblicaCeca, Finlandia, Turchia, Serbia,Belgio e Bulgaria. La grnde

La grande vivacità del nuovo ci-nema europeo, oltre che nella se-zione competitiva, è testimoniatadallo spazio Europe, Now! La scelta,quest’anno, è caduta sulla bosniacaJasmila !bani", sul ceco Petr Ze-lenka e sull’inglese Shane Mea-dows. Dei tre registi vengonopresentate le personali complete.

Jasmila !bani" è autrice tra glialtri de Il segreto di Esma (2006),vincitore dell’Orso d’oro a Berlino,e de Il sentiero (2010).

Petr Zelenka, già vincitore quinel 1997 con il suo Bottonieri, ha fir-mato I fratelli Karamazov (2008).

Shane Meadows, erede della tra-dizione realista del cinema inglese,è noto soprattutto per aver narrato levicende di un gruppo di skinheadsnell’Inghilterra degli anni ‘80, conThis Is England (2006).

A Vladimir Le#$iov il Festivaldedica il percorso riservato al ci-nema d’animazione. Contrario allacomputer animation, il regista let-tone si avvale di svariate tecniche,dal disegno a matita ai colori a olio,fino ai pigmenti di tè nero su carta.Il suo cinema è un perfetto equilibriofra tradizionale narrazione e astra-zione poetica. !!!

Fra concorso, retrospettive, omaggi epersonali, la 34. edizione della rassegna, in programma dal 5 al 13 marzo, continua a essere nel segno del Vecchio continente

n.1 feb/mar 201618

Dall’alto, in sensoorario:

il manifesto del34° BergamoFilm Meeting,

una scena di ThisIs England di

Shane Meadows, un’immagine di

un film di PetrZelenka, un altrofilm di Meadows,

Na Putu diJasmila Zbanic

di Rodolfo Masi

Cinema Europa, ora!

BERGAMOFilm Meeting

n.1 feb/mar 2016 19

L’Hong Kong InternationalFilm & TV Market è ai na-stri di partenza. Quest’anno

la manifestazione, in programma dal14 al 17 marzo presso l’Hong KongConvention and Exhibition Centre,non coincide con l’HKIFF, cheprende il via qualche giorno dopo, il21 marzo. La ventesima edizione delFilMart, quindi, si concentra esclu-sivamente sul mercato, che l’annoscorso ha prodotto numeri da recordcon oltre 7.100 compratori presential Festival, che si è confermato il piùgrande del suo genere in Asia.

Anche quest’anno, l’Italia è pre-sente con un drappello di espositori.

A cominciare dai maghi del re-stauro, i bolognesi de L’immagineritrovata, che a giugno del 2015hanno aperto un laboratorio proprioqui a Hong Kong.

Fandango, non nuova da questeparti, porta al mercato diverse pro-duzioni. Tra queste, Era d’estate diFiorella Infascelli, Viva la sposa diAscanio Celestini e Italian Racedi Matteo Rovere, quest’ultimoancora in fase di post-produzione.

Intramovies, società fondata da

La 20. edizionedell’Hong KongInternational Film &TV Market si tienedal 14 al 17 marzo.Per l’Italia ci sonoFandango, RaiCom, Intramovies,L’immagineritrovata eSlingshot Films

In alto: veduta aerea della

baia con l’HongKong Convention

and ExhibitionCentre in primo

piano. Sotto:gli stand delFilMart delloscorso anno

FilMart 2016Il mercato più grande dell’Asia

Paola Corvino e attiva da oltrequarant’anni nella produzione e di-stribuzione internazionale, e RaiCom, con i suoi prodotti per il ci-nema e la tv, rinnovano la loro par-tecipazione anche in questo 2016.

La novità tricolore, invece, è rap-presentata da Slingshot Films,agenzia di vendita con sede a Trie-ste, specializzata in documentari efilm d’essai. Al FilMart arriva conun catalogo che comprende diversepellicole. Tra queste, due chicche:Dancing with Maria e Zoran, ilmio nipote scemo. !!!

di Luigi Aversa

Ferma Veronica Pivetti non cisa proprio stare. Smette ipanni di Camilla Baudino su

Raiuno in Provaci ancora prof 6 -ruolo che con ogni probabilità tor-nerà a interpretare nella settima serie- ed ecco che ci stupisce indossandoquelli inediti di regista. Né Giulietta,né Romeo è il titolo della sua operaprima, una commedia dove inter-preta una mamma liberal che va incrisi quando il figlio adolescente leconfessa di essere gay.

Veronica, perché hai sentito ilbisogno di girare questo film?

«Perché era importante raccon-tare cosa succede in una famigliaapparentemente aperta e progressi-sta quando un figlio adolescente glirivela le proprie tendenze. Do-vrebbe essere la cosa più naturale

del mondo, invece madre e padre,vanno in tilt. Ho anche partecipatoalla sceneggiatura, che nasce daun’idea di Giovanna Gra».

Perché hai scelto di trattare iltema con i toni della commedia?

«Troppo spesso l’omosessualitàviene associata al dramma, io hopreferito il sorriso, un po’ perchémi piace fare la commedia comeattrice e un po’ perché per cimen-tarmi nella regia avevo bisogno deiritmi di questo genere. Ti dà la pos-sibilità di raccontare momenti du-rissimi e di fare un’inversione a Utornando al comico. E poi si pren-dono più mosche con una goccia dimiele che con un barile di aceto».

Possibile che nel 2015 l'omo-sessualità sia ancora un tabù?

«Temo che lo sarà anche nel

All’apice del successo con la fiction Provaci ancora prof, l’attricemilanese ha deciso di rimettersi in discussione debuttando qualchemese fa dietro la macchina da presa con una storia di omosessualità

20

di Silvia Gambirasi

Veronica Pivetti«Io contro l’omofobia»

n.1 feb/mar 2016

2030. Il nostro è un Paese omo-fobo, dove l’omosessualità è vis-suta come un problema. Abbiamofatto pochi passi in questo senso,così come siamo fermi con l’eman-cipazione femminile».

E la colpa?«È di una società fatta da famiglie

che con i figli sono troppo spessocoercitive. Poi c’è anche la Chiesache ci mette un ulteriore carico».

Che adolescente era Veronica?«Come tutti ho avuto le mie in-

quietudini. Chi di noi non ha vis-suto incomprensioni con i genitori?Sono cose che ci si porta dentro pertutta la vita, ma è normale. Conloro ho un ottimo rapporto».

Non ti sembra che di omoses-sualità se ne parli parecchio?

«E allora? Con tutte le storie sul-l'eterosessualità che si raccontano,nessuno dice mai che sono troppe.Perché scandalizzarsi per la mia?».

Ma chi te l'ha fatto fare di ri-metterti in discussione propriomentre eri all’apice del successocon Provaci ancora prof?

«È la mia natura, sono una donnainquieta e pure parecchio. Ho unbellissimo rapporto col pubblico davent’anni, ma penso che sedersi ènoioso e così ho detto “ecco, sonoun bersaglio, volete sparare? Acco-modatevi”. Sapevo di rischiaretante frecce avvelenate...».

Però anche positive, il film insala è piaciuto.

«Sono quelle che mi aiutano. Iole critiche le accetto, fa parte delgioco, ma spesso certe cose ven-gono dette per motivi che esulanototalmente dal prodotto. Ho impa-rato a capire quando la critica è co-struttiva e quando invece nasce dapregiudizi».

E come ti difendi?«Sono sensibile, soffro lo stesso,

ma poi vado avanti, dopotutto hocinquant’anni, un po’ ci ho fatto ilcallo».

Di aver compiuto cinquant'annilo ribadisci spesso in pubblico.

«Certo, che problema c’è? Nonvedo perché dovrei tacere, è unabella età, non me ne importa niente

di invecchiare».Come ti sei trovata dietro la

macchina da presa?«Purtroppo bene (sorride, ndr).

In realtà era una cosa che meditavodi fare da tanto tempo, in passatoho fatto qualche cortometraggio.Arrivare fino in fondo è stataun’impresa titanica, tra pregiudiziperché ero esordiente, difficoltà atrovare i soldi, il film è nato emorto almeno tre volte. Per resi-stere bisogna avere un’ottima sa-lute, nervi da chewing gum etenacia».

Però ci hai preso gusto?«Proprio così, la regia mi ha con-

tagiato come un virus e vi annun-cio che sto già pensando di fare ilsecondo film, anche se non so an-cora quale».

Quali sono le pellicole sull’omo-sessualità che hai amato?

«Amici complici e amanti è bel-lissimo, poi Almodovar in blocco,è un tale genio che si può permet-tere di essere estremo e rimanesempre credibile». !!!

In apertura: VeronicaPivetti, regista eprotagonista di NéGiulietta né Romeo;sopra, l’attricemilanese è con PiaEngleberth cheinterpreta sua madreAmanda, mentrenell’altra pagina ècon Andrea Amato,che veste i panni delfiglio adolescente

n.1 feb/mar 2016 21

Per il secondo anno, RenatoMarengo, assieme al diret-tore dell’Accademia Grif-

fith, Vincenzo Ramaglia, tieneuna serie di lezioni sulle colonnesonore all'interno del Corso di Mu-sica da Film e SonorizzazioneVideo. Come nella passata sta-gione, tra gli ospiti ci sono alcunifamosi compositori e musicisti: daAndrea Guerra a Stelvio Ci-priani, da Vince Tempera a TonyEsposito, fino a Claudio Simo-netti e Marco Testoni. Inoltre, nonmancano appuntamenti con impor-tanti operatori del settore, come loscenografo Marco Dentici, il di-rettore della Cinevox FrancoBixio, il professor Lello Savo-nardo, il regista e sceneggiatoreItalo Moscati.

Il corso Griffith si sta imponendocome punto di riferimento nella di-dattica della musica applicata e ditutte le sue declinazioni. Tra l’altro,

è l’unico con Certificazione Uffi-ciale Midiware Educational.

Una delle sue innovazioni consi-ste nell’inserimento a pieno titolodella musica elettronica nella didat-tica della musica cinematografica etelevisiva, accanto all’orchestra-zione. Inoltre il corso, sin dalla suaprima edizione, si è configuratocome una proposta formativa chepermette di avere contatti diretticon realtà e personalità del settore,che offrono agli allievi specificheoccasioni di visibilità, promozionee sbocchi. Renato Marengo - pro-duttore discografico e talent scout,giornalista, autore e conduttore ra-diofonico - costituisce un valore ag-giunto per gli allievi, portandodirettamente in classe i protagonistidella musica da film, del cinema,della tv e dell’editoria. Ogni setti-mana con lui c’è un ospite diverso,per offrire una rete capillare di sti-moli e di contatti. !!!

All’interno del Corso di Musica da Film dellascuola di cinema e tv diretta da VincenzoRamaglia, per il secondo anno uno deidocenti è il nostro direttore Renato Marengo

n.1 feb/mar 201622

In alto: lo scenografoMarco Dentici.Qui accanto: ilmusicista ecompositoreSotto, da sinistra:il musicsupervisor MarcoTestoni, RenatoMarengo con ilpercussionistaTony Esposito

di L.A.

Accademia GriffithA lezione dicolonne sonore

cinema&fictionAnno 69 - numero 1Febbraio-marzo 2016 - 2,00

Ennio MorriconeLa sua sinfonia è da Oscar

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BERLINALEOrso d’Oro a Fuocoammaredi Gianfranco Rosi

ACADEMY AWARDSDa The Revenant a Mad Max: tutte le statuette 2016

HOLLYWOOD-ROMAQuentin TarantinoJoseph FiennesMichael Keaton

SPECIALE


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