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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in italia

Date post: 07-Aug-2015
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia Avere “millecinquecento lettori” non basta più: i pensieri di Enzo Forcella applicati alla campagna elettorale permanente luglio 2015
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Cinque riflessionisul giornalismo politicoin Italia

Avere “millecinquecento lettori” non basta più:i pensieri di Enzo Forcella applicati alla campagna elettorale permanente

luglio 2015

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Chi sono

Mi chiamo Dino Amendunie-mail [email protected]

tutto il resto about.me/dinoamenduni

Sono socio, comunicatore politico e responsabile social mediaper l’agenzia Proforma di Bari (www.proformaweb.it)

Tutte le mie presentazioni sono disponibili gratuitamente(sia consultazione che download) all’indirizzo: www.slideshare.net/doonie

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Premessa

“ Un giornalista politico, nel nostro paese, può contare su circa millecinquecento lettori: i ministri e i sottosegretari (tutti), i parlamentari (parte), i dirigenti di partito, sindacalisti, alti prelati e qualche industriale che vuole mostrarsi informato. […] Tutto il sistema è organizzato sul rapporto tra il giornalista politico e quel gruppo di lavoratori privilegiati. Trascurando questo elemento, ci si esclude la comprensione dell’aspetto più caratteristico del nostro giornalismo politico, forse della intera politica italiana: è la atmosfera delle recite in famiglia, con protagonisti che si conoscono fin dall’infanzia, si offrono a vicenda le battute, parlano una lingua allusiva e, anche quando si detestano, si vogliono bene. Si recita soltanto per il proprio piacere, beninteso, dal momento che non esiste pubblico pagante.

Enzo Forcella, giugno 1959

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Qualche dato per iniziare

Fiducia nell’attendibilità delle notizie nel mondo (dati Reuters, giugno 2015)

Italia: 35% in totale, meno del 50% anche tra le fonti direttamente usate dai lettori (interesse nel ricevere informazioni: 74%)

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Qualche dato per iniziare

Opinioni degli italiani sull’informazione (dati Censis, giugno 2013)

Per il 70% degli italiani, gli apparati dell’informazione tradizionale “tendono a manipolare le notizie”

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Qualche dato per iniziare

Andamento della vendite medie giornaliere di quotidiani nazionali e locali (cartacei più versioni digitali dei cartacei) (dati Censis, marzo 2015)

-38% di copie vendute tra il 2000 e il 2013

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Disponibilità a pagare l’informazione online (dati Reuters, giugno 2015)

Manca il dato italiano, ma la tendenza mondiale sembra essere: la maggioranza assoluta dei lettori non è disponibile a pagare l’informazione online, o è disponibile a pagarla pochissimo

Qualche dato per iniziare

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Strumenti utilizzati per informarsi in Italia (dati Censis, marzo 2015)

Facebook: 71% tra gli under 30

Qualche dato per iniziare

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Comportamento delle generazioni native digitali versus comportamento delle generazioni predigitali (dati Censis, marzo 2015)

Il quotidiano è l’unico strumento, tra quelli analizzati, a essere usato più dagli over 65 che dagli under 30

Qualche dato per iniziare

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Fonti informative online ritenute più o meno affidabili in Italia (dati Edelman, gennaio 2015)

Verso la formazione extramediale delle opinioni pubbliche

Qualche dato per iniziare

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Punto di partenza per la ricerca di informazioni online (dati Reuters, giugno 2015)

Italia: verso la fine della centralità delle homepage

Qualche dato per iniziare

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Mash-up – Litteral TG

(Video di luglio 2015 realizzato da The Jackal per la RAI)

Un video per iniziare

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

1500 lettori, 5 domande

1. La prima pagina dell’articolo “Confessioni di un giornalista politico”, scritto da Enzo Forcella nel giugno del 1959, è ancora attuale? (per me sì)

2. Quanti giornalisti politici servono a parlare a millecinquecento lettori? (per me pochissimi: serve allargare il pubblico prima di tutto per salvare la professione)

3. Il giornalismo politico descritto da Forcella aiuterà i giornali a sopravvivere? (per me no)

4. Se i lettori potessero scegliere, difenderebbero il giornalismo politico per com’è adesso? (per me no)

5. È responsabilità solo dei giornalisti? (certamente no: è un concorso di colpa giornalisti-politici-comunicatori)

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Cinque spunti dal 1959: sommario

1. Spostare il centro del proprio lavoro dalla sola ricerca della notizia alla verifica dell’attendibilità delle informazioni offerte dai politici

2. Decidere: o si fa il tifo, o si fanno analisi

3. Ricordarsi che il lettore è il lettore e non (solo) il politico

4. Stare un po’ più su Facebook e un po’ meno su Twitter (e stare un po’ di più online in generale)

5. (se possibile) ridurre i momenti di aggregazione informale con i politici, e anche con i comunicatori politici

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

1Dal retroscena al fact-checking

I nuovi giornalisti politici: filtro della propaganda dei (comunicatori) politici

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Sostiene Forcella (1)

Le note di servizio che raccomandano “tenersi ai fatti, senza commenti o interpretazioni” sono un invito ad accettare come autentica la verità propagandistica che i politici hanno interesse a diffondere, e rinunciare a spiegare che cosa si nasconde dietro la genericità, l’ottimismo di maniera, i falsi furori e la interessata confusione dei comunicati ufficiali.

(Enzo Forcella, Millecinquecento lettori,

giugno 1959)

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

1. Chi dipende da chi?

Frasi di Mark Leibovich, cronista politico del New York Times, citate nell’articolo de Il Foglio (maggio 2015) “L’irrilevanza del giornalismo nell’epoca del potere disintermediato”

I social media rendono i giornalisti “meno utili” ai politici. I giornalisti, quindi, sono chiamati a cambiare funzione sociale.

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

1. Dal retroscena al fact-checking

Cosa può fare un giornalista politico?

1. Verificare le informazioni fornite da fonti istituzionali e governative e mettere in evidenza sia la loro attendibilità (quando vere) sia la loro inattendibilità quando false.

2. Evitare di pubblicare contenuti da fonti governative/elettorali (esempio: foto/contenuti provenienti dagli account social dei politici) senza aggiungere commenti → solo così il giornalista politico può evitare di diventare vettore più o meno involontario di propaganda.

3. (se fossi un editore) Rinunciare ai retroscena, simili (per attendibilità) più spesso al calciomercato che al giornalismo. Ogni giorno che un retroscena si rivela inattendibile, la testata e la sua redazione perdono un briciolo di attendibilità agli occhi dei lettori. Quando i retroscena sono uguali in tutte le testate (accade spesso), non sono più retroscena e dunque servono ancora meno.

( problema/opportunità: cambiare approccio dà un vantaggio competitivo ma costa molta più fatica)

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

2Decidere: o si fa il tifo, o si fanno analisi

Gli editoriali politici dovrebbero contenere dati, non sogni nel cassetto

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Sostiene Forcella (2)

Conformismo e paura scoraggiano i timidi ma offrono un salvacondotto ai guastatori. Si è in famiglia […] e non si rischia niente. Si può rimanere per alcuni anni in un posto-chiave sforzandosi di stillare quotidianamente la propria goccia di veleno (non più di una goccia, altrimenti ci si mette fuori dal sistema) e ottenere elogi, aumenti di stipendio. La gente odia lo scandalo e viviamo in un paese dove, da un certo grado in su, non viene licenziato più nessuno.

(Enzo Forcella, Millecinquecento lettori,

giugno 1959)

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

2. O si fa il tifo o si fanno analisi

“Grillo annientato. Lo abbiamo pensato (o addirittura auspicato) in molti” […] Quando dicemmo che Grillo era stato stracciato da Renzi, il suo Movimento aveva preso il 22 per cento dei voti: un’enormità, altro che dissoluzione.”

(Pierluigi Battista, Corriere della Sera, giugno 2015)

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

2. O si fa il tifo o si fanno analisi

Cosa può fare un giornalista politico?

1. Tenere d’occhio analisi, dati e sondaggi per un periodo di tempo molto lungo prima di affermare che una forza politica è “in crescita” o “in calo”.

2. Chiedersi se un giornalista politico che scrive di un politico esclusivamente per parlarne male sia percepito troppo diversamente da un giornalista politico (o da un megafono di propaganda) che parla solo bene dello stesso politico. È statisticamente improbabile che un politico faccia il 100% di cose giuste o il 100% di cose sbagliate.

3. Smettere di scrivere di politica qualora ci fossero conflitti di interesse (esempio: consulenze esterne). Il disclaimer, che troppo spesso non c’è, potrebbe comunque non essere più sufficiente.

( problema/opportunità: da un lato l’integrità, dall’altro le bollette da pagare)

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

3Ricordarsi che il lettore è il lettore, non (solo) il politico

Per non avere solo millecinquecento lettori, bisogna farsi capire

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Sostiene Forcella (3)

I fatti, per un giornalista politico, non parlano mai da soli. O dicono troppo o dicono troppo poco. Quando dicono troppo bisogna farli parlare più sottovoce, quando dicono troppo poco bisogna integrarli per renderli al loro significato. Ma la chiarezza, in questo lavoro, è una virtù ingombrante.

(Enzo Forcella, Millecinquecento lettori,

giugno 1959)

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

3. Il lettore è il lettore

“I giornali sono pieni di veline. Le facevo anch’io quando ero segretario, ma un po’ mi vergognavo.”

(Pier Luigi Bersani intervistato da Goffredo De Marchis su Repubblica, aprile 2015)

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

3. Il lettore è il lettore

Cosa può fare un giornalista politico?

1. Non scrivere articoli dando per scontato che il lettore abbia letto tutte le puntate precedenti (soprattutto se si tratta di retroscena).

2. Pubblicare tutti i propri articoli sui social media, curando la relazione con i miei lettori dopo la pubblicazione: lo fanno aziende, istituzioni e talvolta politici: perché non dovrebbero farlo i giornalisti? Questa conversazione può aiutare il giornalista politico a correggersi o a seguire filoni di approfondimento più interessanti per il pubblico.

3. (se fossi editore). Evitare di obbligare i miei giornalisti politici a riempire spazi molto lunghi pur di riempire il giornale, in assenza di vere e proprie notizie. Questo favorisce il “velinismo”, che arriva in soccorso del giornalista sopratuttto quando c’è da allungare il brodo.

( problema/opportunità: più ci si allontana dai millecinquecento lettori, più si mettono a rischio alcune fonti privilegiate)

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4Stare un po’ meno su Twitter e un po’ di più su Facebook

(e stare più tempo su Internet in generale)

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Sostiene Forcella (4)

Un resoconto di cronaca è il resoconto di un fatto, qualcosa che avviene e che coinvolge sentimenti, esistenze, passioni. Qui l’unica verità da descrivere era una verità di reciproche mistificazioni, di convenzioni astratte travestite da fatti. I copioni di Ionesco sono un modello di coerenza in confronto alle sedute parlamentari. Con questa differenza: che l’inautenticità di Ionesco rimane sul piano del simbolo, come allusione all’incomunicabilità dell’esistenza, mentre questa è l’inautenticità di una realtà a più dimensioni, al tempo stesso assurda e funzionale, dove il vuoto serve a proteggere il gran mistero della politica.

(Enzo Forcella, Millecinquecento lettori,

giugno 1959)

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

4. Più Facebook, meno Twitter

Utenti attivi/registrati sui principali social media in Italia (dati elaborati a gennaio 2015)

Rapporto utenti attivi Facebook/utenti registrati Twitter = 5.5/1 (confrontando gli utenti attivi la forbice potrebbe aumentare ulteriormente)

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

4. Più Facebook, meno Twitter

Cosa può fare un giornalista politico?

1. Cercare di uscire dal circolo lancio di agenzia che riprende un tweet → produzione della notizia e provare a cercare le notizie in campo aperto, considerando che su Facebook c’è molta più gente e, potenzialmente, molti più contenuti.

2. Considerare non solo i post come una notizia, ma anche il discorso prodotto a margine dei post: se (per esempio) un post genera enormi quantità di commenti negativi, questa può essere una notizia e farlo notare è il modo migliore per spezzare i tentativi di propaganda dei comunicatori e dei politici.

3. Puntare su video-notizie, o video-analisi, o video-editoriali da caricare su Youtube, meglio se all’interno di format stabili di comunicazione (pubblicazione a cadenza fissa) per abituare il pubblico.

( problema/opportunità: la produzione di una sola notizia, la sua distribuzione e la cura del feedback richiede molto più tempo rispetto al passato)

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

5Ridurre i momenti di aggregazione informale con “il nemico”

Cani da guardia o cani da riporto del potere? I lettori vogliono i cani da guardia, i (comunicatori) politici meno

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Sostiene Forcella (5)

Il rapporto dei millecinquecento lettori con il giornalista politico è molto stretto, in un certo senso si può dire che giunge fino alla identificazione: ogni mattina essi fanno colazione con lui (se hanno l’abitudine di leggere i giornali mentre prendono il caffèlatte), spesso invitano a pranzo e gli fanno pervenire attraverso colleghi e amici comuni i sensi della loro considerazione. A Natale, e quando è molto importante anche a Pasqua, il giornalista politico riceve dai suoi estimatori molte cassette di liquori. È invitato a tutti i ricevimenti. Ha onorificenze. Se deve chiedere qualcosa alla burocrazia la ottiene più facilmente del cittadino qualunque.

(Enzo Forcella, Millecinquecento lettori,

giugno 1959)

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

5. La grande bellezza? Meglio di no

“Non mi sono reso conto che alcuni miei comportamenti potessero essere scambiati per commistione con un ceto somigliante a una casta”

(Fausto Bertinotti in un articolo dell’Huffington Post di luglio 2014: “Un errore partecipare alle feste dei salotti romani”)

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

5. La grande bellezza? Meglio di no

Cosa può fare un giornalista politico?

1. Dire qualche no in più. Essere obiettivi (anche a costo di parlare in termini critici) è più difficile quando sei troppo vicino alla persona che devi criticare.

2. Cercare strategie volontarie di “uscita dalla bolla”: spesso la vicinanza al potere fa perdere il contatto con la realtà. Meglio alternare momenti più istituzionali a momenti “da bar” (i social media, da questo punto di vista, sono un alleato utilissimo).

3. Rifiutare le comodità legate alla professione e al rapporto con il potere politico, quando possibile.

( problema/opportunità: si mette poco a passare per “antipatico”, “asociale” ed espressioni simili, quando si decide di adottare questo tipo di strategia)

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

extraRovesciamo la prospettiva

Cosa un giornalista politico deve chiedere (pretendere?) da un comunicatore politico?

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Rovesciamo la prospettiva

Cosa deve chiedere un giornalista politico a un comunicatore?

1. Di non essere considerati vettori di veline o di pezzi di propaganda

2. Di non essere considerati come autorevoli e competenti solo se si parla bene del politico.

3. Di evitare sistematiche telefonate di protesta tutte le volte in cui si scrive un articolo critico.

4. Di non blindare le interviste ai politici, altrimenti servono a poco.

5. Cosa non dovrebbe chiedere: favori personali, di qualsiasi forma, per non porsi in una condizione di dipendenza.

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Ricostruire la fiducia

Integrità, coinvolgimento dei clienti, offerta di prodotti e servizi all’avanguardia, approccio “sociale” alla professione, capacità di ottenere riconoscimenti e farli ottenere ai nostri investitori

(dati Edelman – gennaio 2015)

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Conclusione

Ho conosciuto colleghi convinti, in perfetta buona fede, di aver creato e fatto cadere governi, imposto svolte radicali nella politica delle alleanze, creato o spezzato carriere di Primi ministri. Personalmente sono piuttosto scettico sul potere reale del famoso quarto potere o più esattamente – poiché solo di questo si tratta – di coloro che lo esercitano per conto dei direttori e dei proprietari dei giornale. Penso che si limitino a registrare, quando glielo consentono e non senza un certo disgusto, i comunicati di una partita che si svolge sopra le loro teste.

(NB: Secondo me questa riflessione vale anche per buona parte dei comunicatori politici)

(Enzo Forcella, giugno 1959)

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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia

Grazie.

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