Istituto Comprensivo Galilei
Scuola Secondaria di Primo Grado Verdi
a.s. 2015- 2016
Classe I ^A
Abbiamo il piacere di raccogliere in questo opuscolo tutto il materiale elaborato dagli alunni di I A durante il laboratorio di scrittura creativa: “ In viaggio con Gauguin”. Gli allievi, suddivisi in sei gruppi di lavoro, partendo dall’analisi di alcune opere dell’artista, particolarmente ap-prezzate durante la visita alla mostra al MUDEC, hanno pro-dotto dei racconti, che sono stati successivamente dramma-tizzati in modo da poterli presentare agli alunni delle classi V della Scuola Primaria e ai genitori durante la giornata di “scuola aperta”. Questa attività, oltre a Lettere, ha interessato, innanzitutto la prof.ssa De Grandi, di Arte, e poi anche le prof.sse di Inglese e Francese, Checchini e Iaccarino, e la prof.ssa Morini, di Violi-no, che ha coordinato le musiche dal vivo durante le rappre-sentazioni teatrali. Tale iniziativa, infine, è inserita nell’ambito del progetto in verticale dell’Istituto Comprensivo Galilei su Gauguin, che ha coinvolto i bambini dell’ultimo anno della Scuola dell’Infanzia e i bambini di Prima e di Quinta della scuola Primaria. Buona lettura! L’insegnate di lettere prof.ssa Iemmolo
Il Paesaggio costiero della Martinica
Anno di realizzazione: 1887
Tecnica: pittura ad olio su tela
Dimensioni: 54 x 90
Esposto a Copenhagen– Ny Carlsberg Glyptotek
Lavoro di gruppo:
Sara Albiero, Elisa Muti,
Luca Di Iorio, Christian Rossi
Analisi del quadro
Elementi raffigurati Personaggi:
Capra bianca, sopra un masso, a sinistra Donne, che avanzano in fila sulla spiaggia portando gros-se ceste in testa, a sinistra; Uomo col cappello, vestito di bianco, che guarda verso il mare, al centro; Due uomini, ai lati di una grande barca sulla riva, l’uno di fronte all’altro; Donna a destra, al margine del quadro, seduta,
Oggetti:
Grande canoa di colore scuro sulla riva
Una grande casa bianca, a destra, dietro gli alberi
Due barche a vela nella baia, una si allontana e l’altra si avvicina
Cesti contenenti cibo sulle teste delle donne Ambiente L’ambiente rappresentato è un paesaggio costiero con gigan-teschi alberi in riva al mare. La costa è in parte bassa, ma sullo sfondo è un po’ alta con dolci colline verdeggianti a picco sul mare. Sullo sfondo si intravedono delle montagne. Il cielo è pieno di nuvole bianche, ma presenta degli spazi di cielo azzurro.
Descrizione Il dipinto raffigura un paesaggio costiero tropicale, ricco di vege-tazione, che si affaccia su una baia con un mare di colore azzurro intenso. In primo piano sono raffigurati tre alberi; fra questi, due tronchi in posizione centrale si incrociano, formando una x; ai piedi di uno di questi alberi si trova una capra bianca sopra un masso; la vegetazione rigogliosa, comunque, occupa tutto il quadro. In posizione centrale sulla sinistra si vedono sei donne che, ve-stite con abiti lunghi, camminano in riva al mare, portando delle grandi ceste sulla testa. Vicino agli alberi, c’è un uomo vestito di bianco con capelli lunghi e un cappello di paglia che guarda in direzione del mare e delle donne. A destra c’è una grande canoa nera, vicino a cui ci sono due uomini; dietro la canoa c’è una grande casa bianca. Ai margini del quadro, si vede una donna seduta su una sedia che probabilmente si riposa. Il mare è calmo con due barche a vela in lontananza. Sullo sfondo ci sono verdi e dolci colline, dietro le quali si intrav-vedono delle montagne. Il cielo è nuvoloso, ma presenta una piccola parte di cielo azzurro.
Interpretazione Questo quadro rappresenta l’amore di Gauguin per la natura selvaggia dei Tropici. Nel 1887, a 39 anni, Gauguin, desiderando fuggire dalla civiltà europea, decide di tornare in America, dove aveva trascorso l’infanzia, sperando di trovare lavoro nei cantieri del canale di Panama; ma licenziato dopo 15 giorni, si trasferisce in Martinica, una colonia francese nel mare dei Caraibi. Qui, presso la cultura non raffinata, ma primitiva di questa po-polazione caraibica, vuole trovare una fonte di ispirazione per la sua arte, alla ricerca di quella felicità da lui vissuta nell’infanzia in Sudamerica. Infatti Paul, che era nato a Parigi, si era recato all’età di un anno con la sua famiglia in Perù, presso il nonno materno. Sin dalla fanciullezza il fascino dell’esotico si era impadronito di Gauguin, che tornando in Francia a 6 anni, avrà sempre la nostalgia di ter-re lontane; ciò lo spingerà ad imbarcarsi dapprima come mari-naio, compiendo anche il giro del mondo, e infine a trasferirsi in Polinesia. Questo quadro ci ha emozionato molto per i suoi colori, che illu-minano la scena. Nonostante non ci sia il sole, il colore del mare è di un azzurro scintillante e spicca in contrasto con il verde in-tenso delle foglie degli alberi e del bianco delle nuvole. Concordiamo, pertanto, con la celebre frase dell’artista: “ Innanzitutto, l’emozione! Soltanto dopo la comprensione!”
Liberamente da “ Il paesaggio costiero della Martinica”
Un incontro speciale
Felipe: Salve a tutti! Io sono Felipe. Oggi voglio raccontar-
vi come mai mi sono affezionato a quest’isola dei
Caraibi, la Martinica. Appena arrivato qui, all’età di
20 anni, non ero affatto felice del mio trasferimen-
to. Ma un giorno….ecco quello che successe….
Capretta: Beee..beeee…beeee…. ( il belato della pecora) Jolan-
da, padroncina mia, dove sei? Anche questa volta mi
sono persa…. in mezzo alla foresta….
Narratore. Intanto, da tutt’altra parte….
Jolanda: Maya, dove sei finita… Tutti i giorni è la stessa sto-
ria…. Ti incanti davanti alle cose…
Felipe. Cerca sua figlia, signora?
Jolanda: No, la mia capretta…. Non ha visto, per caso, una
capretta, monella, impicciona, di colore bianco, che
salta di qua e di là e poi si ferma e si incanta….
Felipe: No, ma se mi capita davanti, glielo faccio sapere e
gliela porto. Dove abita?
Jolanda: Io sono con quelle donne…Abitiamo su in collina. Ap-
pena abbiamo visto arrivare la barca dei pescatori,
siamo scese a prendere un po’ di pesce… Natural-
mente Maya, la mia capretta, mi aveva seguito….
Felipe: Senz’altro, se la vedo…. Ma non ci siamo presentati:
io sono Felipe.
Jolanda: Ed io sono Jolanda. Piacere.
Ma non mi pare di averla vista da queste
parti. E’ arrivato da poco?
Felipe: Sì, esatto. Mi sono trasferito qui per lavo-
ro solo da poco. Vengo dal Nord Europa e
lavoro in una piantagione di banane.
Jolanda: Bene. Allora ci vedremo. Io sono nata qui,
invece, in questo posto meraviglioso, che
non lascerei per niente al mondo.
Felipe: E’ vero, c’è un clima magnifico. C’è un bel
caldo, non come dalle mie parti in cui per
alcuni mesi c’è la neve, la nebbia, … e tanto
caos. E poi queste meravigliose foreste….
Davvero un luogo incantevole con questa
natura selvaggia e incontaminata. E le ba-
nane! Che sapore!!!! Il pesce poi… è la fine
del mondo! E’ un paradiso vivere qua. E’
proprio fortunata, sa?!!!!
Jolanda: Beh, Martinica è un posto che da sempre
accoglie tutti: africani, amerindi, asiatici,
europei… E lei può rimanere qui finchè vuo-
le…
Felipe: Io sono venuto a far fortuna…. Chissà ….
A presto
Narratore: Mentre Felipe si incammina per tornare a
casa, ecco che scorge la capretta. ferma,
su una roccia davanti al mare.
Felipe: (Tra sé) Deve essere quella lì la capretta di
Jolanda.
(Si avvicina e le chiede) Ciao capretta….
Scommetto che tu sei Maja, come va?
Maja: Beee, Beeee!
Felipe: Maya, io sono Felipe, ho conosciuto da poco
la tua padrona, che mi ha raccontato tutto.
Maya: Beee…beeee…. Che bello! Oggi ho trovato un
amico! Tu hai degli amici?
Felipe: Veramente, sono appena arrivato e non
conosco nessuno: tu e Jolanda siete le mie
uniche amiche.
Maya. Come sono felice! Oggi è proprio un grande
giorno!
Narratore: Felipe e la capretta si incamminano verso la
collina. Immaginate la gioia di Maya di saltel
lare attraverso sentieri che lei conosceva be
nissimo. Ad un tratto, intravvedono sei don-
ne e fra di loro c’è Jolanda.
Jolanda: (Correndo ad abbracciarla)
Oh Maya! Finalmente ti ho trovato!
Maya: Evviva!
Jolanda: Grazie mille, Felipe! Sei stato molto gentile!
Maya: Cosa posso fare per ringraziarti, Felipe?
Felipe: Niente…
Jolanda: Beh, una cosa possiamo farla, vero, amiche
mie? Stasera stessa, organizzeremo una
bella festa, cucineremo il pesce freschis-
simo e poi balleremo in allegria! Che ne di-
te?
Felipe e le donne: Ma certamente… Non possiamo non fe-
steggiare.
Felipe: E fu così che da quel giorno non ho più pen-
sato di andar via.
Mi hanno accolto come uno di loro, mi sono
fatto tanti amici e vivo felicemente e se-
renamente in questo posto meraviglioso!
Due donne tahitiane
Anno di realizzazione: 1891
Tecnica: pittura ad olio su tela
Dimensioni: 69 x 91,5 cm
Esposta presso il Museo D’Orsay di Parigi
Lavoro di gruppo:
Tabata Duranti, Alexia Maldonado,
Gabriele Verga, Jacopo Micciulla
Analisi del quadro
Elementi raffigurati
Personaggi:
Donna 1, con gonna rossa a fiori bianchi e una maglietta bianca; è seduta sulla spiaggia, e dà le spalle all’osserrvatore. Donna 2, con vestito rosa a maniche lunghe di foggia oc-cidentale.
Oggetti: Steli vegetali, intrecciati dalla Donna 2 Un fiore bianco Una scatola
Ambiente Spiaggia dorata in riva al mare, in primo piano Mare verde cupo in secondo piano e, sullo sfondo scuro,
delle onde bianche
Descrizione Il dipinto raffigura due donne tahitiane sedute sulla spiaggia in due diverse posizioni. Quella a sinistra è di spalle, con un pareo rosso a fiori bianchi, ha le gambe distese ed è sostenuta dal suo braccio destro. I suoi lun-ghi capelli neri sono legati da un nastro giallo. E’ adornata da un fiore giallo sopra l’orecchio. Ha gli occhi socchiusi e uno sguardo basso che sembra pensieroso e malinconico.
Quella a destra ha un abito di foggia occidentale rosa e intreccia alcune penne vegetali, E’ seduta con le gambe incrociate. Anche lei ha uno sguardo pensieroso. Ha i capelli lisci di colore nero, legati con fiocco rosa e guarda alla sua sinistra. Le due figure occupano prepotentemente il primo piano dell’opera, adagiate su un piano di color giallo, una spiaggia sen-za alcuna profondità spaziale, che si affaccia su un mare verde cupo, striato dal bianco della spuma delle onde. Interpretazione Il quadro viene dipinto durante il primo soggiorno di Gauguin a Tahiti, l’isola della Polinesia che nel suo immaginario gli appare come un paradiso, un luogo che lo affascina per la sua cultura arcaica e primitiva, e in cui vuole trovare la sua pace interiore. Le donne sono raffigurate in un momento di quiete indolenza, uno stato d’animo che lo conquista. A nostro parere il quadro trasmette calma e tranquillità anche grazie ai suoi colori caldi e contrastanti come il giallo e il rosso.
Liberamente da “ Due donne tahitiane”
Uffa, non si può stare in pace…
Come ogni pomeriggio, le due amiche vanno a rilassarsi sulla spiaggia e
intanto fanno due chiacchere.
Donna 2: Perché non ti sei messa il vestito azzurro, che piace
tanto a Don Pilar? Sai che fra poco passa per andare
nella missione...
Donna 1: Quale, quello con le maniche lunghe? Ma non ci penso
nemmeno! Quel Don Pilar, da quando è arrivato a Tahi-
ti detta legge. Questi missionari non hanno altro in
testa.
( Fa la voce pesante del Missionario) “Questi selvaggi
vanno in giro nudi !!!! Che scostumati…. Vanno civiliz-
zati…. “
Per me era meglio se se ne stavano in Europa...questi
rompiscatole. Della loro civiltà, piena di regole, non mi
piace nulla. La loro modernità non la capisco. Eravamo
più liberi, prima che arrivassero i francesi. Missionari
e non. Specialmente noi donne stavamo meglio…. Ma
cosa vogliono da noi? Che se ne tornassero da dove
son venuti…
Donna 2: Ma non sono tutti uguali gli europei. Pensa al Signor
Gauguin!
Donna 1: E sì, lui sì che adora noi donne tahitiane! Per lui siamo
belle così come siamo. Non dobbiamo cambiare.
Ha fatto un viaggio così lungo - 3 mesi di viaggio in mare,
pensa, per arrivare qui da noi.
Donna 2: Ma chi gliel’ha fatto fare?
Donna 1: E’ un uomo curioso lui, perennemente alla ricerca di un
luogo primitivo, dove poter essere libero finalmente: un
luogo in cui non è ancora arrivata la civiltà.
Lui pensa che la civiltà renda l’uomo schiavo, perché al-
lontana dalla natura. Per questo odia la modernità.
Donna 2: Ma quante cose sai...Te le ha dette lui?
Donna 1: Sì, l’ho incontrato stamattina quando stavo per raccoglie-
re i fiori non ancora sbocciati, che mi piace portare nella
mia capanna. Durante la giornata sbocciano ed è meravi-
glioso sentire appena si entra il loro profumo. Ti si allar-
ga il cuore….
Anche a Gauguin piacciono questi fiori…
E sai cosa mi ha detto? Che me le devo mettere anche
nei capelli. Sopra la testa come una corona o anche sopra
le orecchie. Mi fanno più bella...
Donna 2: E’ vero, noi donne tahitiane nella nostra semplicità
siamo molto belle. Basta così poco. E Gauguin è capa-
ce di apprezzarci.
Donna 1: Ah, poi mi ha detto che questa gonna rossa con que-
sti fiori è di un colore bellissimo! E’ matto quello là!
Donna 2: E’ un artista….
Donna 1: Un artista strano, è vero….
Donna 2: Ma cosa ci vede in questi colori?
Donna 1: Per lui i colori parlano e rendono visibile ciò che non
riusciamo a dire, a capire, ma che sentiamo dentro.
Per Gauguin i colori sono come la musica…
Esprimono i nostri sentimenti.
Donna 2: Occhio…. E te pareva…. Ecco Don Pilar…..
Don Pilar: Buongiorno signorine, Bonjour Madmoiselle, vi aspet-
to stasera alla messa. Mi raccomando, venite…Sapete
che ci tengo…. Vestite per bene… Mi raccomando.
La decenza, innanzitutto!
Donne 1 e 2: Sì, ci saremo….
Don Pilar: Perfetto…. A dopo.
Donna 2: Finalmente è andato via e io adesso, sai che faccio?!!!
Mi metto il mio pareo a strisce nere e gialle. Stavo
soffocando… C’è un caldo!!! Adesso me lo lego alle
spalle, così sono più esotica.
Donna 1: Bene! Rilassiamoci… Era ora. Che ne dici di
fare delle collane di fiori da indossare?
Donna 2: Che bella idea…. Toh, chi arriva…..
Il tuo artista!
Donna 1: Che bello!
Gauguin: Buongiorno! Disturbo….Che bel pomeriggio!
Donna 1 e 2: Voi non disturbate mai, signor Gauguin!
Rilassiamoci insieme!
Gauguin: Bene! Gustiamo allora questa pace e questo
silenzio, senza pensare a niente.
Che paradiso!
Arearea
Anno di realizzazione: 1892
Tecnica: pittura ad olio su tela
Dimensioni: 75 x 94 cm
Esposta presso il Museo D’Orsay di Parigi
Analisi del quadro
Elementi raffigurati
Personaggi:
Donna 1, che suona un flauto, con pareo azzurro/viola Donna 2, con vestito bianco seduta a gambe incrociate Cane arancione, in primo piano, molto grande, Tre donne, sullo sfondo, che pregano e ballano davanti a una divinità tahitiana.
Oggetti:
Una grande statua Tronco di un albero Due grandi steli/arbusti Un flauto Un braccialetto
Ambiente La scena rappresentata è un misto di fantasia e realtà: un luogo in parte ombroso, ma per la maggior parte luminoso. C’è una par-te di spiaggia gialla, una strada di color rosso, una zona di verde sullo sfondo. Il cielo non è raffigurato, se non in una minima par-te: un triangolino di colore scuro in alto a sinistra. E’ nel com-plesso un luogo incantato, immaginario, come si vede dai colori poco realistici. Descrizione In primissimo piano è raffigurato un cane arancione molto gran-de, che sembra che annusi l’erba. Dietro il cane, leggermente spostati sulla destra, ci sono due donne: una che suona il flauto, a seno scoperto e ha un braccialetto sul braccio sinistro. Ha gli occhi chiusi ed è concentrata a suonare.
L’altra donna , invece, con un vestito bianco scollato, che lascia com-pletamente scoperta una spalla, sembra guardare l’osservatore; ha una mano appoggiata ai piedi, mentre l’altra è appoggiata a terra. A destra delle donne si vede un tronco, pertanto si desume che le due donne si stanno rilassando all’ombra di un albero. Al lato opposto dell’albero ci sono due grandi arbusti con dei lunghi steli flessuosi. In lontananza sullo sfondo verde tre donne pregano davanti ad un to-tem che raffigura una divinità tahitiana. Interpretazione Arearea, detto anche Giocosità, è stato realizzato durante il primo soggiorno a Tahiti. A nostro parere, i personaggi rappresentati in primo piano trasmet-tono serenità e tranquillità, mentre quelli che ballano trasmettono allegria. Nell’insieme, questo quadro dà l’idea di un luogo armonio-so e sereno, un paradiso terrestre, dove gli uomini vivono in armoni-a con la natura e con gli dei. Gauguin era molto affezionato a questo quadro, che considerava una delle sue opere meglio riuscite, tanto è vero che decise di com-prarlo, nel 1895, prima di ripartire per Tahiti, visto che l’aveva ormai venduto. Secondo quanto sostengono i critici, Arearea “ rappresenta una di quelle opere in cui sogno e realtà convivono felicemente.”
Lettera dal “Paradiso “
Tahiti, 14 giugno 1892
Cara Mette,
ormai è quasi un anno che vivo a Tahiti, la mia “terra pro-
messa”.
“Vivo di estasi, di calma e d’ arte”, come ti scrivevo la volta scorsa
e mi sento profondamente innamorato di quest’isola. Anche se non
approvi la mia scelta, sono certo che solo tu mi puoi capire.
Mi hai ferito, però, quando nell’ ultimo incontro mi hai detto che
sono un insensibile, un cinico. E’ vero, io ti ho lasciato sola con cin-
que figli da mantenere e me ne sono andato; ma io vi amo profon-
damente e non mi dimenticherò mai di voi. Se sono andato via, non
pensare che non ci abbia sofferto! Ma dovevo farlo, io dovevo an-
dare via alla ricerca di me stesso…. E, come tu sai, questo me
stesso io lo trovo nell’arte…. Non lo trovo a Parigi, troppo corrotta
per i miei gusti. Io non voglio vivere per il denaro, che non mi fa
felice…. Io sono nato per fare grandi cose, per seguire il mio ge-
nio. “ Il mio centro artistico è nel mio cervello!” Solo l’arte mi dà
sollievo e io ho trovato qui la fonte della mia ispirazione. Qui final-
mente ho trovato la mia pace interiore che cercavo da molto tem-
po.
Proprio in questo momento, mentre ti scrivo, ho davanti a me
una scena idilliaca: ci sono due donne che si rilassano tra-
sportate dalla musica dolce di un flauto, suonato da una di
loro. E’ talmente presa la flautista, che, mentre suona, tiene
chiusi gli occhi. C’è davanti a loro anche un grosso cane, dal
pelo di seta, luminoso, del colore del sole intento ad assapo-
rare anche lui queste note melodiose. L’ho visto avvicinarsi a
loro piano piano….Anche gli arbusti attorno mi sembra che
danzino, come le tre donne che ballano attorno a una statua
poco più in là. Che luminosità! Che colori! Mia cara Mette! Io
mi sciolgo dinanzi a questo idillio, a questa pace, e mi sento
come trasportato in paradiso. Qui, si vive nella semplicità,
senza pensare al domani, senza nessun pensiero che rode
l’anima. Ogni giorno è uguale all’ altro e tutto scorre in sinto-
nia con le bellezze della natura e con una religiosità che non
è ipocrita, moralista e bigotta come quella che c’è in Europa.
Non è solo questa natura incontaminata, che mi rasserena e
mi inebria. Anche le donne hanno una loro naturale bellezza:
sono così statuarie, come delle dee. Qui non sono sofisticate,
come quelle di Parigi. Sono silenziose, dolci e misteriose nello
stesso tempo. Sono di una bellezza selvaggia che ti sconvol-
ge. E io mi trovo bene, qui, con questa gente semplice, au-
tentica, perché mi sento un primitivo, un selvaggio come loro.
“ Un selvaggio indiano! ” Proprio così. Qui, infatti, ho ritro-
vato le mie vere radici. Ho sangue sudamericano nelle vene,
sangue inca… e sento come un filo sottile che mi lega a loro.
Questo è il mio paradiso.
Molti lì in Europa mi prenderanno per un pazzo o mi prende-
ranno in giro. Ma io, lontano da tutto, voglio scordarmi di
tutte le offese e i torti subiti. Voglio vivere di sogni e di si-
lenzi. Voglio vivere leggero e in pace. Finalmente libero.
Tutto tuo
Paul Gauguin
Lavoro di gruppo:
Jamila Pantarotto, Zara Aguilar,
Matteo Malinverno e Loris Parisi.
Nave Nave Moe La fonte delle delizie o Dolci fantasticherie
Anno di realizzazione: 1894
Tecnica: pittura ad olio su tela
Dimensioni: 73 x 98
Esposta presso l’Ermitage - San Pietroburgo
Lavoro di gruppo:
Letizia Shehaj, Martina Polloni,
Matteo Ronzino, Lorenzo D’Addato
Analisi del quadro
Elementi raffigurati Personaggi: In primo piano
Donna 1, con aureola, seduta sull’erba Donna 2, seduta sull’erba, che mangia un frutto
In posizione centrale, un po’ sulla destra Un uomo, nudo, seduto su un masso in riva ad un ruscello Donna 3, in piedi, di spalle, con pareo bianco ai fianchi.
Sullo sfondo a destra 4 personaggi che ballano una danza rituale davanti alle sta-tue delle dee Hina e Fatou
Oggetti:
2 statue che rappresentano Hina e Fatou Un giglio bianco, enorme in primo piano Frutti braccialetti
Ambiente Il dipinto è ambientato in un tipico paesaggio polinesiano: una spiaggia rosa, in primo piano, vicino ad un ruscello; segue un grande prato verde circondato da collinette verdeggianti, ricchi di vegetazione esotica con un grande albero di mango all’orizzonte e con montagne sullo sfondo. Il tutto è immerso in una luce molto calda.
Descrizione Il quadro raffigura dei personaggi immersi nel tipico paesaggio poline-siano, rappresentato con colori accesi contrastanti: rosso, rosa, bian-co, verde e giallo. In primo piano, sedute sull’erba verde, ci sono due donne tahitiane, con i lunghi capelli neri sciolti; entrambe hanno una gonna rossa corta con stampe di fiori e una camicetta bianca scollata. La prima ha l’aureola ed è in posizione di riposo: infatti, appoggia il viso sul palmo della mano destra e tiene gli occhi socchiusi. L’altra donna sta per mangiare un frutto con la buccia rossa, che ha davanti alla bocca. Ha un viso molto dolce e un fiore fra i capelli. In primissimo piano, a destra, c’è un gigantesco giglio bianco con foglie lunghe ondulate. In posizione centrale, sulla destra, c’è un ruscello coloratissimo; sulle sue rive ci sono un uomo, che è nudo, seduto su un masso rosso, mentre una donna è in piedi e di spalle, con un pareo bianco sui fian-chi. Sullo sfondo, a destra ci sono 4 personaggi che ballano delle danze ri-tuali in onore delle dee, rappresentate attraverso due grandi statue.
Interpretazione Nave Nave Moe può essere tradotto come “ Dolci fantasti-cherie” o come “ La fonte delle delizie.” E’ stato realizzato quando Gauguin si trovava in Francia, al ritorno dopo il suo primo viaggio a Tahiti, pertanto, per rap-presentare queste scene di vita polinesiana ha usato la fanta-sia, l’immaginazione, il ricordo e il sogno. I vari personaggi, il giglio, rappresentano vari significati sim-bolici. Secondo alcuni le due donne in primo piano rappresentano la vita contemplativa ( la donna addormentata) e la vita attiva ( la fanciulla con il frutto); secondo altri possono avere un si-gnificato religioso e rappresentare la Madonna ed Eva. A nostro parere, comunque, questo quadro comunica una sensazione di calma, di tranquillità, e anche di allegria, perché i personaggi sono immersi come in un mondo magico, dove tutto è bello e la vita scorre in armonia con la natura sotto la protezione degli dei.
Liberamente tratto da “ Nave, Nave Moe”
E lasciatemi sognare…
Pont-Aven, 20 Aprile 1894
Cara Mette,
ti scrivo da Pont-Aven. Non ne potevo più di stare a Parigi e
sono scappato qui in Bretagna a trovare un po’ di pace.
Non vedevo l’ora di trasferirmi qui.
In questo crudo paesaggio della costa atlantica, finalmente ritorne-
rò “selvaggio”, come mi chiama la gente del luogo; e qui, lontano dai
clamori di Parigi che odio, spero di poter ritrovare me stesso. Non è
facile, però.
Pont Aven non è più quel luogo piacevolissimo dove mi ero trasferito
otto anni fa, nel lontano 1886… Ora è tutto cambiato… Non ci sono i
miei amici artisti con cui parlavamo di arte e della nostra vita… Era-
vamo tutti poveri, ma pieni di idee. Volevamo rivoluzionare l’ arte,
dare un taglio col passato. Ora mi trovo da solo, e credimi, non so,
ma a volte mi sembra di vivere in un incubo…
Perché mi va tutto storto, Mette? A Tahiti mi ammalo, non ho più un
franco e sono costretto a tornare a Parigi. Ma a Parigi il pubblico non
capisce nulla della mia arte. La trova troppo primitiva.
Non ne posso più…. Aiutami, Mette! Non abbandonarmi anche tu! Io
lo so che raggiungerò il successo prima o poi. Io lo so che ce la farò!
Non possono non amare questi europei la magia dei mari del sud!!!!
Oh, il paesaggio di Tahiti, coi suoi silenzi, i suoi profumi, i suoi
colori…. Un paesaggio luminoso e intatto con una natura inconta-
minata e rigogliosa, dei meravigliosi prati verdi, boschi ombrosi e
ruscelli dove puoi rinfrescarti quando e come ti pare… Adesso ho
davanti ai miei occhi i manghi: sapessi che alberi fantastici sono!!!
E i frutti poi…. Che sapore!!! E i profumi dei fiori? Mi ricordo
ancora il giglio bianco che aveva un profumo che mi mandava in
estasi. Che meraviglia i gigli… Sono il simbolo della purezza e
dell’innocenza, quella che io vedo nelle persone che incontro. Loro
non conoscono la cattiveria e vivono senza pensieri…
Quanto mi piace il loro atteggiamento rilassato e un po’ malinco-
nico! Per questa loro natura, ti fanno stare bene, sono accoglien-
ti, non ti creano ansia, non ti portano rancore e, soprattutto, non
mi fanno arrabbiare!
Mi ricordo che, a volte, di fronte a tanta bellezza primitiva e
selvaggia, credevo di avere delle visioni….
Avevo davanti a me delle scene così armoniose che mi sentivo in
paradiso! Addirittura vedevo le donne tahitiane, che sono belle
robuste e forti, più esili e ancora più dolci e sognanti, proprie
come le tante Madonne dei nostri pittori. Che matto che sono….
Non so cosa dirti. Ma io le adoro.
Adoro anche la loro religiosità fatta di balli, di canti, tanto odiati
dai nostri missionari, che li proibiscono, pensa un po’ tu.
Non capiscono nulla! Non c’è nessun rispetto delle loro tradizioni
e della loro cultura. Ma io mi batterò per loro. E speriamo che
tutto questo non finisca….
Per intanto, io ho trasferito queste sensazioni nel mio cervello e
con tutto me stesso proverò a dipingere questo paradiso, prima
che la nostra civiltà distrugga tutto.
“ Possa venire il giorno ( e forse verrà presto) in cui ti riabbrac-cerò e ti bacerò come la prima volta.”
Il tuo amato
Paul Gauguin
Mahana no atua Giorno di Dio
Anno di realizzazione: 1894
Tecnica: pittura ad olio su tela
Dimensioni: 68,3 x 91,5 cm
Ubicazione: Art Institute, Chicago
Analisi del quadro
Elementi raffigurati
Personaggi: Donna nuda al centro, con un telo arancione sulla coscia, nella parte centrale del quadro. Due ragazzi ai lati, nudi, simmetrici e in posizione fetale. A sinistra in alto, due donne tahitiane, con pareo azzurrini, che portano entrambe un vassoio sulla testa. Un uomo che fuma la pipa davanti alla statua della dea Hina. Due donne con pareo di color rosso che ballano l’ ‘upa ‘upa. Un uomo che abbraccia una donna vicino alla statua. Una donna seduta di schiena con un pareo bianco ai fian-chi. Un cane. Un uomo a cavallo sulla spiaggia. Pescatori in canoa.
Oggetti:
Due grandi vassoi contenenti cibo.
Statua della dea Hina, rappresentata con colori scuri, simile a quella del tempio buddista di Borobudur.
Ambiente
Viene rappresentato un paesaggio costiero, in riva ad un lago con il mare sullo sfondo. La costa è varia; alla spiaggia di colore giallo si affiancano le montagne a picco sul mare e delle alture ondulate. La vegetazione è esotica, con palme, arbusti e cespugli.
Descrizione In primo piano è rappresentato un laghetto dai colori vivaci, a chiazze, pieno di riflessi ricchi di sfumature; predominanti sono i colori caldi, arancione e giallo, in contrapposizione con i blu e i verdi. Nel piano successivo, in posizione centrale, si trovano sdraiate sulla sabbia rosa tre figure nude, due in posizione fetale, una ri-volta verso il lago, mentre l’altra dà la schiena; la donna al cen-tro ha i piedi immersi nell’acqua del lago, ha un telo arancione sulla coscia e tiene in una mano dei lunghi e lisci capelli neri. Nella parte alta del quadro, al centro, in posizione sopraelevata si trova la statua della dea Hina, raffigurata con una gonna nera a piume e le braccia aperte. A sinistra della statua seduto sulla roccia c’è un uomo che fuma, li vicino c’è pure un cane seduto, mentre due donne con un pareo azzurro a fiori avanzano, por-tando un vassoio in testa, sul quale si trovano delle offerte per la dea. Dalla parte destra della statua, due donne con un pareo ros-so e capelli lunghi adornati con dei fiori ballano la tipica danza polinesiana dell’ upa upa. Vicino a loro, c’è un uomo che tiene in braccio una donna, mentre un’altra donna, con pareo bianco, di spalle, fuma o suona il flauto. Sullo sfondo, c’è una spiaggia color giallo acceso, su cui c’è un uomo a cavallo che guarda il mare. In mare, con delle grandi on-de bianche, c’è una canoa con tre persone che tornano dal mare aperto. In lontananza si intravedono delle montagne con vette innevate.
Interpretazione Questo quadro, ambientato a Tahiti, è stato disegnato in Bre-tagna, nel periodo in cui Gauguin torna dalla Polinesia in Euro-pa per poi ripartire dopo due anni. Qui le scene di vita non so-no realistiche, ma sono romanzate ed abbellite attraverso il ricordo, il sogno, la fantasia. Inoltre Gauguin vuole dare un significato simbolico alle figure: ad esempio, le tre figure sulla sabbia rappresentano la nascita, la vita e la morte. A nostro parere, il quadro grazie ai suoi colori vivaci ci tra-smette gioia, vitalità e vivacità, ma ispira anche tranquillità e calma. Tutti gli elementi rappresentati, infatti, sembrano in armonia con l’ambiente, che è come sotto la protezione della dea Hina.
Liberamente da “ Giorno di Dio”
Che bel fidanzamento!
Gauguin: ( tra sé) Meno male che sono tornati i miei amici pesca
tori! Il mare è grosso…
Pescatore: ( urlando) Buongiorno Signor Gauguin, vuole un po’ di
pesce….
Gauguin: Sicuro… Cosa avete preso, oggi?
Pescatore: Tutta roba buona…
Gauguin: Adesso faccio un giro con questo meraviglioso ani-
male. Lasciatemelo a casa mia…. Ci vediamo….
Pescatori: Va bene, monsieur Gauguin! Buon viaggio allora!
Narratore: Gauguin, dopo aver fatto un bel giro col cavallo sulla
spiaggia dorata, si dirige su per la collina, dove a-
veva visto delle donne ballare.
Gauguin: ( tra sé) Che roba! Qui si balla sempre! Beati loro!
Sono sempre allegri! Il ballo è vita! La musica è vi-
ta… Guarda che allegria! Si vede la felicità sul loro
volto…..
Narratore: Arrivato su in cima, però, Gauguin è attratto dalla
bellissima donna che si sta bagnando i piedi nel lago.
Gauguin, vedendo che la sua presenza non crea nes-
suno imbarazzo alla donna, che per bagnarsi si era
tolti tutti i vestiti, lega il cavallo ad un albero e le
si avvicina.
Gauguin: Disturbo?
Donna: Per niente… piuttosto, vieni a bagnarti: l’acqua del
lago è freschissima…
Gauguin: Ma certo, ti faccio compagnia. Come ti chiami?
Donna: Poerava, - gli risponde in tono gentile e
pacato.
Gauguin: Che bel nome? Cosa vuol dire?
Donna: Significa “Perla Nera”. Ti piace questo si-
gnificato?
Gauguin: E’ molto poetico e ti sta a pennello. Sei
bellissima! Hai una pelle olivastra meravi-
gliosa… Ma cosa si sta festeggiando davan-
ti alla dea Hina?
Donna: Si sta festeggiando il fidanzamento di mia
sorella con un bravissimo giovane. Io ero
stanca di ballare ed ero venuta qui a rin-
frescarmi con i miei fratellini che adesso
dormono……
Gauguin: Wow, magari l’avessi festeggiato io così il
mio fidanzamento in un posto così pittore-
sco e con questo delizioso clima. Qui tutto si fa con
allegria e naturalezza.
Ma a che serve tanto cibo?
Donna: Noi sacrifichiamo il cibo come una benedizione per i
fidanzati: lo mettiamo su un vassoio di bambù e, ar-
rivata la notte, alla fine dei festeggiamenti, lo la-
sciamo andare nel mare calmo della sera.
Gauguin: Che bello!
Donna: Vedrai, stasera, come una magia, le onde si plache-
ranno e il mare accompagnerà i nostri sogni senza
farci spaventare. Hina ci protegge e noi dobbiamo
invocarla per ringraziarla dei doni che ci offre: se-
renità e gioia.
Gauguin: Ecco il segreto della vostra felicità…. Io la cerco,
l’ho sempre cercata, disperatamente, e finalmente
la vedo in te, nella tua spontaneità e naturalezza.
Grazie Poerava.
Donna: Sono io che ringrazio te per la tua disponibilità. Tu
sei l’artista che ama dipingere il nostro mondo, ma
sei anche un intellettuale che vuole conoscere la no-
stra cultura! Non sono tutti come te, gli europei.
Bene, adesso vestiamoci e andiamo a ballare. Vuoi
unirti a me e alle altre danzatrici?
Gauguin: Sì, certo. E’ un’occasione che non posso rifiutare.
Dobbiamo augurare tanta felicità a questa nuova
coppia. Ma, …. io non so ballare come te!!! Sono un
elefante!!!
Donna: Ti insegno io…. Fidati: lasciati trasportare dal ritmo
senza pensare a niente, lascia che il tuo corpo si muova
e la tua mente abbandoni ogni preoccupazione….
Musica…..
Narratore: Gauguin si fa prendere dalla frenesia del ballo e dei
festeggiamenti e, perdendo la misura del tempo, alla
fine, finiti i festeggiamenti, si ritrova da solo con la
donna, in riva al lago, a scrutare il cielo, le stelle e lo
spazio attorno, immerso in un silenzio irreale e
nell’oscurità profonda della notte, respirando il miste-
ro dell’universo.
Lavoro di gruppo:
Giuliana Cafagna, Alice Turnu,
Nicola Montaruli, Alessandro Nava
Arearea no Varua Ino Il divertimento dello spirito maligno
Anno di realizzazione: 1894
Tecnica: pittura ad olio su tela
Dimensioni: 98 x 60 cm
Ubicazione: Ny Carlsberg Glyptotok - Copenhagen
Lavoro di gruppo:
Serena Cari, Ingrid Cossa,
Andrea Dipane, Matteo Ferri, Zo Matteo
Analisi del quadro
Elementi raffigurati
Personaggi: In primo piano
Donna 1, seduta all’ombra di un albero e volta le spalle all’osservatore; ha una maglietta bianca e una gonna blu con la raffigurazione di frutti d’ananas: Donna 2, sta per sdraiarsi all’ombra di un albero. Ha i capelli neri sciolti che tiene legati con una mano;
Sullo sfondo Uomo 1, di spalle, che balla l’hupa-hupa Uomo 2, di fronte con un’arma in mano Spirito maligno, con la faccia blu e delle ali rosa: è in
volo. Oggetti:
Bacche rosse Statua di Ina, la principale dea tahitiana; è in penombra
Ambiente E’ raffigurata una spiaggia rosa, per metà all’ombra e per me-tà al sole; alle spalle c’è un bosco con cespugli di vari colori. Il cielo è scuro e sembra che stia arrivando un temporale.
Descrizione In primo piano sono raffigurate due donne tahitiane, stese sulla spiaggia rosa all’ombra di un albero. Sono vestite entrambe con una canotta bianca e una gonna blu: quella a sinistra è seduta voltando le spalle all’osservatore; ha i capelli neri e lunghi, lega-ti da un nastro rosa e porta dei fiori sui capelli, sopra l’orecchio; sembra arrabbiata. La seconda donna sembra che si stia sdraiando, tenendo con una mano i suoi lunghi capelli neri. Tra le due donne ci sono due bacche rosse e dietro di loro c’è il tronco di un grande albero, disposto in posizione trasversale, come se fosse stato abbattuto. Alla sinistra c’è l’enorme statua di Ina, la dea della vita e della morte; ha i capelli molto lunghi ed è in penombra. In fondo, so-pra un cespuglio c’è lo spirito maligno; è raffigurato di profilo, con la faccia blu, gli occhi chiusi e i capelli neri a caschetto; da sotto il mento gli spuntano due ali rosa dalla forma strana. E’ in volo e sembra che si stia allontanando dai due uomini. Il paesaggio è collinare, con molti cespugli di vari colori: rossicci, gialli, verdi. Il cielo è scuro e sembra che stia arrivando un tem-porale. Nel complesso l’atmosfera è molto tesa: ciò è dato dai colori freddi, che sono prevalenti. Interpretazione Questo quadro, pur rappresentando un ambiente polinesiano, è stato realizzato in Bretagna, dopo il primo soggiorno di Gau-guin a Tahiti, e presenta tutte le innovazioni dell’ arte di Gau-guin rispetto a quella impressionista: i colori irreali ed espressivi, stesi in modo piatto e le nette linee di contorno delle figure co-me nelle vetrate gotiche.
In questo capolavoro ci sono molti colori contrastanti: questo secondo noi simboleggia la sua visione della vita, che spesso è piena di avversità, dolori, sconfitte, ( di cui lo” spirito maligno” è una metafora) ma anche di gioie e felicità. Infatti la vita di ognuno di noi è il contrasto tra buio e luce!!!!
Liberamente da “ Il divertimento dello spirito maligno”
“ Non avere paura! “
Due donne si stanno riposando su una spiaggia all’ombra di un al-
bero. Una delle due sembra triste e pare per nulla intenzionata a
fare conversazione con l’altra, che insospettita le chiede gentil-
mente:
“ Tiare, cosa succede? Mi sembri triste!”
“ Oh Anirau, non sai cosa sta succedendo? Nel villaggio muoiono
decine e decine di persone, compresi i bambini! Cosa abbiamo
fatto di male!”
“ Sì, Tiare, certo che lo so. Però c’è dell’ altro! Ti conosco. Non
fare la misteriosa con me.”
“ E va be’…. Tutte le notti uno spirito maligno mi viene a trovare
e mi perseguita. Oh, povera me! Sono disperata!”
A questo punto Anirau, sconvolta e agitata, esclama:
“ Ma perché non me l’hai detto subito?! Ti avrei aiutato! Stai
tranquilla, ti prego. Ma sei sicura di non esserti sbagliata? Avan-
ti: descrivimi lo spirito maligno, così capirò meglio.”
A questo punto Tiare si sblocca e si confida:
“ Oh, amica mia, è orribile. Ha una maschera blu sul viso e ha gli
occhi sbarrati, bianchi e vuoti. Due ali rosa. Vola sempre alto e
sembra di polvere, come se non avesse una vera consistenza.
E poi, ti devo confidare una cosa: è più di un sospetto. Io sono
sicura che è lui che si diverte: tutte le volte che viene fa scom-
parire i frutti di ananas dalla mia gonna…. La vedi questa gonna?
Era come la tua! E poi quando vuole, me li fa ricomparire. Mi fa
impazzire…”
“ Tiare, deve essere proprio lui. Nessuno farebbe mai uno scher-
zo simile. Ma a parte questo scherzo di cattivo gusto, non si pos-
sono giustificare tutti questi morti…. Ma, hai pregato Hina? Lo
sai che è una dea buona, ma a volte anche vendicativa?
Tiare allora conferma prontamente:
“ Certo, Anirau,. Tutti i giorni l’ho pregata di proteggermi, ma lo
spirito non va via!”
“ Allora, Tiare, non perdiamo tempo…
Organizzeremo una festa per stasera. Inviteremo tutto il vil-
laggio, nessuno escluso. La faremo a modo nostro, così lo spirito
maligno capirà che non ci arrendiamo e che non può sconvolgere
il nostro modo di vivere.”
“Perfetto, Anirau, è proprio un’ottima idea e se non dovesse
funzionare, saremmo comunque tutti insieme e lo spirito non
oserà affrontarci visto che saremo in tanti… Accenderemo un
grande fuoco e balleremo l’upa-upa tutta la notte fino all’alba,
fino allo sfinimento, finchè non avremo un segnale divino.”
“ Sì, aspetteremo che piova. E sono sicura che pioverà tanto
forte da scacciare lo spirito maligno. Hina ci aiuterà senza dub-
bio.”
Tiare allora si alza ed esclama: “Ok, andiamo a chiamare tutto
il villaggio.”
E così per tutta la notte Tiare, Anirau e tutta la gente del vil-
laggio invocano attorno al fuoco un forte temporale. Ed ecco
che arriva…finalmente. Lo spirito maligno, allora, sparisce ter-
rorizzato dai tuoni e fulmini e si spera che non metterà più pie-
de nel villaggio.
“Sì, i selvaggi hanno insegnato molte co-
se al vecchio civilizzato, molte cose, que-
gli ignoranti, della scienza del vivere e
dell’arte di essere felici….” (da Noa Noa)
Paul Gauguin