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Coaching Territoriale

Date post: 17-May-2015
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L'economia alternativa sta trovando nuove forme aggregative dei produttori biologici, dei GAS (gruppi di acquisto solidale), delle istituzioni locali e degli dei consumatori critici attraverso i DES, ovvero i Distretti di Economia Solidale http://web.resmarche.it/resmarche/articles/art_1978.html. Il coaching, invece, è una metodologia applicata negli ultimi anni anche in Italia che sviluppa il potenziale delle aziende, delle persone, dei team. In questo caso, con questo mio breve studio, analizzo l'incontro tra questa metodologia ed i DES, quindi lo sviluppo di un territorio inteso come relazioni, processi produttivi, dinamiche e ....sviluppo delle potenzialità. Da qui il coaching territoriale!
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2011 Toni Montevidoni Tesina per CCU Italia 30/07/2011 Dalla manutenzione della rete al coaching territoriale
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Page 1: Coaching Territoriale

2011

Toni Montevidoni

Tesina per CCU Italia

30/07/2011

Dalla manutenzione della rete al coaching territoriale

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La separazione delle discipline rende incapaci di cogliere "ciò che è tessuto insieme",

cioè, secondo il significato originario del termine, il complesso.

Edgar Morin

Toni Montevidoni

[email protected]

1. Premessa

Da molte parti della cosiddetta società civile è espressa, seppur con forme, modalità

e livelli di maturità e consapevolezza diverse, la forte esigenza per un modello socio-

economico che affronti diversamente la produzione e la distribuzione di beni e servizi,

ripartendo da una riformulazione delle stesse premesse politico culturali dell’idea stessa

dell’economia. Da diversi decenni assistiamo, infatti, non solo ad un’analisi fortemente

critica dell’attuale sistema neoliberista e capitalista, ma anche all’espressione via via

sempre più organizzata di forme “altre” di economia e di società basate su principi di

solidarietà, civismo, mutualismo. Dalle pratiche a forte impronta simbolica dei

boicottaggi tipici degli anni ’80, e che individuavano già le forti distorsioni di un

sistema economico che svuotava dall’interno il sistema politico basato sulla

rappresentanza elettiva, siamo passati alla costruzione di vere e proprie filiere “altre”,

come quelle del commercio equo e solidale, che hanno trovato il modo di consolidarsi,

di certificarsi e di inserirsi nell’attuale sistema distributivo della grande distribuzione

organizzata, fino alle pratiche di consumatori (GAS- Gruppi di Acquisto Solidale), dei

Comuni, e delle reti locali di economia solidale1 che hanno persino messo in discussione

i dogmi stessi della produzione, dello scambio e della distribuzione tipici di questo

sistema.

A fronte di un aumento quantitativo di queste pratiche alternative e parallelamente

del salto di livello che questi soggetti dell’“altraeconomia” stanno compiendo saldando

le esperienze locali prima in reti e gradualmente in reti di reti, si pone inevitabilmente

un problema di governance dei processi e di conseguente gestione della fase di

transizione dal sistema attuale a quello che si praticando e, contestualmente, di cui si sta

1 Si fa riferimento particolarmente alla RES -Rete dell’Economia Solidale- nazionale www.retecosol.org ed alla

REES Marche www.reesmarche.org , ovvero a strutture organizzative più o meno formalizzate che aggregano

consumatori critici, imprese che operano in modo eticamente orientato e amministrazioni locali virtuose.

Page 3: Coaching Territoriale

tentando una modellizzazione teorica. L’ipotesi di questo breve lavoro è che il coaching,

favorendo consapevolezza e responsabilità, possa facilitare alcuni di questi processi di

transizione sostenendo i soggetti attivi nei vari territori ed attraverso i quali questa

transizione sta prendendo corpo.

In particolare crediamo che una particolare forma di coaching che definiamo

territoriale, rivolta agli opinion leader di questi territori e di questi movimenti, possa

favorire la nascita dei DES-Distretti di Economia Solidale- e quindi di modelli di

governance e produttivi sostenibili ed eticamente orientati.

2. Introduzione

Il contesto culturale italiano ed in particolare quello marchigiano in cui questo

processo di transizione si concretizza non è caratterizzato mediamente da una forte

propensione all’approccio cooperativo, da una diffusione delle tecniche e delle

metodologie del lavoro di ed in rete. Anzi sembra non particolarmente capace di

sganciarsi da un approccio fortemente competitivo, individualistico, in cui la modalità

win win è raramente ricercata per la negoziazione dei conflitti e, più in generale, sono

scarse le competenze relative alla facilitazione dei processi aggregativi, per non parlare

della diffusione della metodologia del coaching, in larga parte completamente assente.

Questa situazione, nel confronto tra i vari livelli di diversità e di frammentazione

della società, spesso ripropone un modello basato sulla dicotomia identità-alterità.

Ovvero a livello delle organizzazioni sociali, anche quando rappresentative della società

civile, ed anche quando ci si pone onestamente l’intenzione di lavorare in rete per

favorire la sinergia tra i soggetti e la maggiore consapevolezza dei processi, ci si scontra

con una sostanziale incapacità di vedere la propria identità di origine in maniera

prospettica ed evolutiva, e la si immagina in contrapposizione a tutto ciò da cui per

qualche motivo si discosta. Il risultato, almeno apparentemente, è che si percepisce

l’identità individuale o collettiva al pari di una propria zona di comfort in cui rifugiarsi e

da difendere da tutto quello che, fosse anche solo per gli stili linguistici o cognitivi, per i

diversi stili di leadership o i modelli organizzativi o di management, appare come di

altra impronta. Ne deriva anche solo empiricamente che di fronte anche alla

consapevolezza della necessità di lavorare in rete e, quindi, della volontà di farlo, si

possa reagire al confronto con atteggiamenti di resistenza al cambiamento. Da qui

spesso dobbiamo spesso registrare come, anche nelle organizzazioni e nei movimenti

Page 4: Coaching Territoriale

che ricercano il cambiamento del sistema socio-economico e finanche del paradigma di

società, ci sia il rischio di un forte disallineamento tra i propri principi e finalità generali

ed i propri atteggiamenti verso l’innovazione ed i propri comportamenti quotidiani.

In questo senso la ricerca di un allineamento tra principi e comportamenti non solo a

livello individuale e collettivo, ma anche tra gli organismi che vogliono lavorare in rete

per poter incidere anche sul sistema socio-economico locale, è di per sé un cambio di

paradigma che può sostenere la transizione attraverso una piena consapevolezza ed una

forte responsabilità dei soggetti individuali.

Per rimuovere gli ostacoli all’implementazione del nuovo paradigma è necessario,

analogamente, un glossario condiviso e dei chiari ruoli di facilitazione. Per glossario

condiviso, in particolare, faccio riferimento all’obiettivo di evitare di usare gli stessi

termini per significati diametralmente opposti. Più in generale alla necessità di ridefinire

i valori ed i comportamenti di riferimento, fare sensemaking, chiarire i “drive” della

cultura guida in cui vogliamo riconoscerci e che dovrebbe sottostare agli stessi progetti

federatori e, quindi, alla premessa stessa dell’agire collettivo ed in rete.

Rispetto a tutto questo è proposito di questo lavoro soprattutto il ruolo del coach

soprattuto riguardo alla rimozione delle convinzioni ostacolanti, degli alibi, dei

disallineamenti individuali, delle singole organizzazioni e interorganizzativi.

Conoscendo le varie specializzazioni di questa metodologia (team, corporate, personal,

executive coaching....solo per citarne alcune) ci appare un esercizio interessante anche

quello di verificare questi specifici approcci e le varie e possibili fasi aggregative delle

reti.

3. Le basi teoriche di un altro modello socio-economico2

Polanyi considera l’economia come un processo istituzionalizzato di interazione tra

l’uomo e il suo ambiente, che da vita a un continuo flusso di mezzi materiali per il

soddisfacimento dei bisogni. Contestualmente, nell’organizzazione del mercato

capitalistico, egli individua una contraddizione di fondo, un conflitto insanabile tra

mercato e società. L’economia strutturandosi sulla base del mercato autoregolato,

dunque sulla mercificazione delle risorse sociali, si è separata radicalmente dalle altre

istituzioni e ha costretto il resto della società a funzionare secondo le leggi della sua

2 Francesco Orazi, aDESso. Economie solidali e cittadini consapevoli (a cura di ), Cattedrale, Ancona, 2011

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specifica organizzazione. In altri termini, se da un lato la società si trasforma in

componente accessoria del mercato, dall’altro sviluppa processi di difesa che diventano

di ostacolo allo sviluppo capitalistico, esponendolo a meccanismi critici. La tensione tra

democrazia e mercato è uno di questi.

Tracciato il quadro interpretativo, abbiamo ora la possibilità di leggere le diverse

forme economiche in base alle loro caratteristiche socio-istituzionali e regolative. In tal

senso, un’economia regolata dal mercato e dalla mano invisibile smithiana si fonda sul

perseguimento egoistico di utilità (profitto individuale); l’economia centralizzata

socialista, invece, si fonda su un presupposto re-distributivo il cui obiettivo è la

perequazione sociale delle risorse di sistema; un sistema di reciprocità (a es. economie

informali), a sua volta, si fonda su convenzioni istituzionali in base alle quali

prestazione e controprestazione (scambio) possono realizzarsi in una dilazione

temporale più o meno lunga3. Parlare di “altra economia” o di economia solidale

significa, allora, ricondurre il processo allocativo delle risorse ad un meccanismo

istituzionale di regolazione il cui obiettivo è l’utilità sociale dello scambio (solidarietà

economica) in un contesto non centralizzato dei fattori, ovvero di mantenimento della

libera proprietà e della libera iniziativa individuale.

Se scagliamo a terra un uovo, lo stesso si rompe disperdendo il suo contenuto. Gli

economisti standard attenderebbero, invece, la sua ricomposizione in un tempo definito,

come se esistesse un “mago divino” in grado di far funzionare la vita con una funzione

di rewind. Ma il pensiero economico non è rimasto fermo. E’ stato Schumpeter4 a

dimostrare che tutte le curve di offerta di lungo periodo risultano irreversibili a causa

della natura ortogenetica delle innovazioni5, così come i cambiamenti dei gusti in

quanto prodotti dell’apprendimento.

Lungo questa prospettiva critica, l’analisi che informa il lavoro ha l’obiettivo di

evidenziare quanto le attività socio-economiche necessitino di essere studiate attraverso

approcci che ne mettano in luce la natura di sistemi complessi, dove cioè i fenomeni di

struttura sono produttori degli elementi e delle relazioni che li caratterizzano e da questi

a loro volta ricorsivamente prodotti. Nella teoria dei sistemi il comportamento

economico ottimale non è determinato dalla massimizzazione degli atteggiamenti

3 Sull’argomento si veda E. Mingione, Economia e economia informale, in “Sociologia del lavoro”, n. 113, 2009.

4 J.A. Schumpeter, Teoria dello sviluppo economico, Sansoni, Firenze, 1971. 5 L'ortogenesi è un termine che indica, in biologia, un'evoluzione rettilinea, caratterizzata cioè dallo sviluppo, in modo

continuo o senza deviazioni, di un dato organo o carattere; è altresì così chiamato il ramo della medicina

costituzionalistica che si occupa dei fenomeni e dei problemi relativi allo sviluppo fisico e psichico dell'uomo dalla vita

intrauterina fino alla maturità.

Page 6: Coaching Territoriale

competitivi, quanto da una congiunta opera di atteggiamenti competitivi e cooperativi6.

Su questo fronte, Hirsch7 sottolineava che il bisogno di affermazione sociale,

innescando il meccanismo della competizione posizionale (tutti cercano di avere

crescente successo e promozioni), frustra le ambizioni degli attori individuali e

collettivi, dando luogo a un crescente processo emulativo stagnante.

Nell'ambito della teoria sistemica questo è l'effetto della retroazione positiva, quella

che accresce la dinamica dei sistemi instabili fino alla loro totale dissipazione. Il

modello di sviluppo basato sul dogma della crescita determina conseguenze sistemiche

sul piano delle ineguaglianze sociali e dei danni ecologici che in larga misura non sono

prevedibili, pur ripercuotendosi su coloro che li hanno prodotti. In tal senso, politica,

economia e cultura si presentano come dimensioni interrelate, la cui ottimale

regolazione è fondamentale per ripensare un modello di sviluppo adeguato a rispondere

alle problematicità insite nelle dinamiche della modernizzazione.

Il discorso accennato ha profonde ripercussioni politiche. Democrazia e sviluppo

sono elementi reciprocamente indispensabili. Lo sviluppo non si limita più alla sola

ricerca di configurazioni tecniche per la produzione e la distribuzione della ricchezza.

Entrano in gioco fattori ben più rilevanti. L’impatto antropico sulla sostenibilità del

pianeta, il diritto al consumo consapevole, la possibilità di disarticolare le filiere

distributive in nuove forme organizzative di tipo solidale e a base locale, il diritto alla

disintermediazione energetica, pongono una nuova idea di democrazia e di economia.

La partecipazione, la fiducia e la collaborazione diventano fattori indispensabili per la

vita pubblica di ogni contesto sociale e politico. L’allargamento della sfera decisionale

diviene un obiettivo la cui funzione è stimolare una mobilitazione sociale degli individui

necessaria a dare linfa sia ai processi democratici che a quelli economici, dunque ad

incidere positivamente sulla modernizzazione dei contesti locali di sviluppo.

Da un punto di vista teorico le economie solidali agiscono in un campo ideale nel

quale il capitalismo, pur se posto a critica, rimane lo sfondo dell'evoluzione storica.

Sotto questo profilo il mercato si configura come la più imponente istituzione sociale

mai costruita. La stessa ha aggregato, col meccanismo della solidarietà senza consenso8

(riconoscimento sociale nell’azione collettiva), il più elevato numero di individui che la

storia ricordi, producendo una moltitudine coesa attorno a scenari simbolico-rituali e a

pratiche di azione piuttosto libere. Da un punto di vista politico, la strategia delle

6 N. Georgescu-Roegen, Bioeconomia, Bollati Boringhieri, Torino, 2003. 7 F. Hirsch, I limiti sociali allo sviluppo, Bompiani, Milano, 2001. 8 E. Durkheim, La divisione del lavoro sociale, Edizioni di Comunità, Milano, 1962.

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economie solidali è da un lato sottrattiva: si ricavano uno spazio autonomo nella

generalità del mercato, e come terreno di ridefinizione della domanda sociale. Nella

dimensione economica è possibile rintracciare il punto di ricongiungimento tra azione

individuale e istanze collettive, un’ipotesi, paradossalmente, esterna sia al pensiero

filosofico che a quello sociologico di stampo marxiano. A riguardo, si pensi all’analisi

adorniana del carattere antagonistico della società.

Lo scarto fra le due nozioni di società proposte dalla sociologia, quella

nominalistico-individualista e quella strutturale-organicistica, assume il carattere di

antinomia non risolvibile con una più alta sintesi dialettica. Ciò relega la società ad

un’inaccessibile “cosa in sè”. Una lettura filosofica alternativa9, trova, invece, in questa

condizione estrema di non comprensibilità, l’oggetto stesso che connota la società, il cui

carattere fondamentale è l’antagonismo tra totalità e individui. Questa disgregazione è

anche parallelamente, però, la forma della riconciliazione le cui risorse si annidano

proprio nel sistema dei bisogni.10

. Riferendo il discorso all’istituzione mercato, essa

lungi dal presentarsi come una forza meramente corrosiva delle relazioni sociali, assume

a luogo della riconciliazione fra struttura della società e azione individuale. Dunque, è

nella società del mercato, dove le relazioni economiche inglobano quelle sociali, che si

giocano i destini della democrazia.

Come per uno scherzo della storia, il veicolo di alienazione individuato da Marx: il

feticcio della merce, si è dimostrato nei fatti il principale collante dell’umanità. Alla

prova della storia, un’analisi dello sviluppo sociale fondata sulla sostanzialità della

coscienza umana, ovvero su una separazione metodologica fra mente e materia, ci ha

consegnato una teoria del mondo nella quale i suoi effetti postulati erano in realtà le

cause del modo di funzionare della società. In questo senso, i movimenti dei

consumatori critici e delle economie solidali rappresentano una forma di riconciliazione

tra natura separata delle relazioni sociali di mercato e riconoscimento di questa sfera

come cruciale per ripensare forme nuove di solidarietà, democrazia e dinamiche di

sviluppo economico.

4. Il consumo come terreno di ridefinizione della domanda sociale

9 S. Zizek, In difesa delle cause perse, Adriano Salani Editore, Milano, 2009. 10 Ibidem.

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Tra i fenomeni che hanno caratterizzato l’economia capitalistica nell’ultimo mezzo

secolo, il consumismo è uno dei più significativi. Il consumo di massa ha

omogeneizzato la struttura sociale dei paesi sviluppati, ed in piena globalizzazione sta

avvicinando organizzazioni sociali per secoli caratterizzate da profonde differenze di

natura economica, culturale e politica. Ad esempio, se la Cina è oggi “vicina”, lo si deve

più all’instaurarsi di un mercato globale che all’utopia di una lunga marcia di

avvicinamento alla rivoluzione mondiale. Con tutta probabilità, mai la Cina e

l’Occidente hanno condiviso nella storia una comunanza della vita sociale simile a

quella odierna e ciò è avvenuto quando lo scambio dei prodotti e dei servizi tra le due

aree del mondo ha potuto dispiegarsi sui canali comunicativi aperti dal mercato e dalla

condivisione mass mediale di informazioni e conoscenze. Come sottolineava

Mcluhan11

: “qualsiasi comunità che voglia accelerare ed aumentare lo scambio di

prodotti e servizi deve assolutamente omogeneizzare la sua vita sociale”.

Da questo punto di vista il consumo ha rappresentato un poderoso veicolo di

omogeneizzazione sociale che ha imposto registri comunicativi comuni ad aree

geografiche secolarmente separate e isolate. L’esplosione delle vie di comunicazione,

dalla ferrovia all’aeroplano, fino al sistema viario autostradale, accompagnate allo

sviluppo dei media, dal telegrafo ad Internet, hanno consentito la crescita e lo sviluppo

costante degli scambi e con esso di modelli culturali comuni che il linguaggio e la

comunicazione dei consumi hanno reso sempre più omogenei.

Da un punto di vista sociologico, questo filone di analisi assume intuizioni

durkheimiane, in particolare che la produzione della cultura avvenga attraverso

rappresentazioni simboliche (esternazioni di significato) generate da un meccanismo di

continuità fra religione, ideologia e organizzazione sociale del senso. Ciò determina un

impatto sulla distribuzione dei significati e delle forme significanti tra le persone,

trasformando i loro modelli di relazione12

. Si esplicita una connessione inscindibile tra

processi di formazione culturale e struttura sociale, in modo tale che almeno in parte, un

sistema sociale sia creato e ricreato per mezzo del flusso culturale interno alla sua

popolazione. La partecipazione a questo flusso implica che le persone contribuendo a

crearlo, vengano contestualmente da questo formate in quanto individui e soggetti

sociali. L’interazione continua fra struttura sociale e dimensione culturale fa si che la

prima incanali il flusso della seconda. Questo processo assume in parte le caratteristiche

di una produzione culturale. Porre l’accento sui processi distributivi della cultura

11 M. Mcluhan, Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore, Milano, 1966. 12 U. Hannerz, La complessità culturale, il Mulino, Bologna, 2001.

Page 9: Coaching Territoriale

significa definirla come organizzazione della diversità, non solo in funzione della

variabilità biologica umana, ma soprattutto concentrandosi sugli aspetti più espliciti

dell’interazione sociale, ovvero in riferimento al continuo processo di scambio e

confronto fra i significati fatti propri individualmente e quelli desunti dall’assunzione

delle posizioni altrui.

Tale ragionamento muove da un’ottica operativa interazionista, nella quale le

persone danno corpo alle strutture sociali e ai loro significati attraverso contatti

reciproci. Grazie all’accumularsi di queste attività le società e le culture emergono e

acquistano coerenza. All’interno dello scenario interpretativo delineato, la società dei

consumi può essere rappresentata come un gigantesco contenitore di significati culturali

che informano le relazioni e i comportamenti di individui e gruppi. Ognuno è

sovraccaricato da stimoli culturali e ad ogni livello dell’esistenza. Sentimenti, stili di

vita, forme di impegno collettivo, ritiri privatistici rispondono a precise scelte insite

nella dialettica tra natura sociale e immaginario. La società mediale dei consumi

costretta a “giocare” sul terreno della produzione sociale degli immaginari, aspetto

cruciale nel moderno funzionamento economico, da forma al campo delle cosiddette

“economie finzionali” 13

.

Il simbolo e il simbolico, trasformati in immagini e immaginario, sono diventati la

componente specificatamente estetica che contribuisce al buon funzionamento

dell’attuale economia. In questo meccanismo, se si vuole paradossale, da un lato

assistiamo alla creazione di una psiche sociale astratta, asservita alle logiche di

riproduzione economica: il consumo come fonte di valorizzazione. Dall’altro, invece,

permangono e vengono amplificati, dal crescente utilizzo culturale dell’economia, spazi

di exit sistemiche e narrazioni alternative della realtà sociale che aprono territori di

azione potenzialmente liberata. L’idea di consumo critico, pur se iscritta dentro tale

dinamica, apre nuovi spiragli di analisi, ponendo in termini critici, di critica

all’esistente, la formazione di nuove domande sociali che possono diventare anche

nuove immagini del mondo.

Se la società individualizzata presenta forme di critica della domanda sociale e

riscopre l’importanza delle produzioni locali e delle filiere cortissime, lo deve alla

presenza di una ricchezza diffusa e a una base di consumi ampia e affluente.14

. In altri

termini, non esiste libertà senza consumi. Il consumismo, proprio perché aumenta a

13 F. Carmagnola, Il consumo delle immagini, Mondadori, Milano, 2006. 14 G. Lipovetsky, Una felicità paradossale. Sulla società dell’iperconsumo, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2007.

Page 10: Coaching Territoriale

dismisura le possibilità di scelta dell'individuo, costruisce consumatori più attenti e

critici, che prima di comprare riflettono, valutano, s'informano, trasformando tali

comportamenti in potenziale politico.

5. Il territorio verso la consapevolezza e la responsabilità del DES-Distretto di

Economia Solidale.

Se l’omogeneizzazione è la premessa culturale dell’attuale modello socio-

economico, di società e del profilo individuale tipo del consumatore medio, i modelli

nuovi, ed in particolare, quelli che si ispirano alle economie solidali sembrano

sovvertire questa premessa culturale a favore di un individuo consapevole dei propri

stili di vita e di consumo critico, responsabile delle proprie scelte che sono allineate ai

propri drivers dominanti e non guidati da una dinamica conformista, e che, per la sua

autonomia psico-culturale riscatta la propria piena cittadinanza.

Le esperienze territoriale condotte ci dimostrano che questa dinamica individuale è

già in corso anche sul piano collettivo ed in forme che, via via, strutturano la propria

forma organizzativa. Il coaching territoriale in questi contesti può favorire una maggiore

consapevolezza dei focus e chiarezza degli obiettivi condivisi che consente una

transizione più veloce, più efficace e sostenibile dal modello attuale a quello basato sui

principi e sui valori delle economie solidali, almeno a livello territoriale, appunto.

Quando i GAS ed le aziende di un territorio cominciano ad interagire in maniera

ricorrente e cominciano a farsi avanti termini come DES, ri-territorializzazione delle

filiere, incontro tra domanda ed offerta aggregate etc… per le economie solidali è

sicuramente giunto il momento della verità. Quando sono visibili i livelli di una massa

critica che consentono almeno ad alcuni produttori di poter ragionare su un’eventuale

riconversione della propria produzione o addirittura per trasmigrare da un approccio

competitivo ad uno collaborativo, vuol dire che ci sono alcune delle condizioni

essenziali per l’avvio del DES. Nelle varie esperienze italiane di DES, caratterizzati da

un approccio dal basso e da una strategia di rete, sono riconoscibili molte pratiche

promettenti ed altre che stanno già ottenendo risultati significativi. In entrambi i casi ci

sembra di poter affermare che la funzione di facilitazione della rete sia una variabile

determinante per sintonizzare mondi spesso paralleli, ma che fin qui sono stati abituati a

lavorare in modi diversi, senza cercarsi e senza tantomeno ipotizzare un approccio

sistemico. Pensiamo ad esempio al metodo di lavoro tipico della pubblica

Page 11: Coaching Territoriale

amministrazione, che cosi raramente si percepisce come “privato sociale”, o ai

produttori agricoli, disillusi dalle esperienze cooperativistiche ed associative ed in balia

del rapporto impari con la GDO, per non parlare dei consumatori, volutamente resi

disinformati, spesso incapaci di distinguere e di intraprendere azioni collettive.

Anche quando ci sono le condizioni per un DES, quindi, visto il background dei vari

soggetti territoriali, non è detto che questo prenda territorialmente avvio in maniera

automatica. E’ cosa ben nota, a tal proposito, nel mondo delle economie solidali e non

solo, quanto sia fondamentale una funzione di aggregazione dei soggetti per la

costituzione di una rete territoriale ed il conseguente lavoro di manutenzione della rete

stessa.

In genere queste funzioni di facilitazione assolvono il compito di:

Far conoscere le persone

Creare piccoli database

Facilitare i flussi informativi, incentivandoli e predisponendo appositi strumenti

(mailing list, piattaforme, wiki,

Facilitare incontri in presenza, senza condizionare il processo decisionale

Organizzare gruppi di lavoro, una volta rilevato un interesse comune o una

strategia condivisa

Favorire la memoria storica dei processi anche attraverso la redazione di

specifici resoconti dei vari incontri territoriali.

Queste funzioni sono essenziali per promuovere e sostenere l’apprendimento

territoriale, ovvero l’insieme delle relazioni che intercorrono tra processi di

apprendimento, grado di maturazione del ruolo di cittadinanza attiva della popolazione e

risultanze in termini di progettualità per lo sviluppo socio economico del territorio di

appartenenza. In altri termini l’apprendimento diffuso territorialmente, la propensione al

cambiamento ed una nuova idea di “sviluppo” locale vuole far focalizzare l’attenzione

degli stakeholder territoriali su domande del tipo: Quali elementi del capitale sociale di

quel territorio rappresentano i prerequisiti dello sviluppo locale? Quale ruolo hanno

l’istruzione e la formazione per la generazione di un “tessuto connettivo” su cui possa

crescere e prosperare una società? Quali azioni formative occorrerebbe avviare affinché

le persone possano facilitare e supportare le dinamiche di sviluppo?

Page 12: Coaching Territoriale

L’apprendimento territoriale15

riguarda, quindi, l’individuo, le comunità di

appartenenza e il genius loci del territorio. I temi che caratterizzano le attività di

riflessione e ricerca sono la cittadinanza competente e la partecipazione ai processi

decisionali, nella dimensione sia soggettiva sia oggettiva. Indagare sul come apprendere

un territorio può aiutare a comprendere le modalità con cui interpretare creativamente

un “territorio” per la formazione alla cittadinanza, all’appartenenza, all’educazione e

alla felicità pubblica, all’attorialità al posto dell’attesa passiva, del lamento, della

recriminazione.

In questo caso dei DES nel contesto marchigiano, caratterizzato da una dimensione

piccola che favorisce le connessioni relazioni, stiamo immaginando funzioni ulteriori a

quelle della messa in rete e relative alla sviluppo delle potenzialità del territorio e/o

delle relazioni tra i vari soggetti che vi operano.

Al tal proposito può essere utile introdurre alcuni elementi base del coaching.

6. Dal business team coaching al coaching territoriale

La federazione internazionale16

definisce il coaching come una partnership con i

clienti che, attraverso un processo creativo, stimola la riflessione, ispirandoli a

massimizzare il proprio potenziale personale e professionale.

Grazie all’attività svolta dal coach, i clienti sono in grado di apprendere ed elaborare

le tecniche e le strategie di azione che permetteranno loro di migliorare sia le

performance che la qualità della propria vita.

Il coach sostanzialmente è un professionista che ascolta, fa domande potenti,

rispecchia, osserva, offre feedback attivi, propone strumenti ai suoi clienti.

Il Ruolo del Coach

Le caratteristiche ad elevate prestazioni esistono sia per gli individui, sia per i team,

sia per le comunità locali. E’ compito del coach identificare i gap tra l’attuale posizione

del team e quella nella quale si dovrebbe trovare. Un coach diventa partner del team per

costruire ed attraversare il ponte che colma queste lacune.

15 S.Dini, opera citata 16

Cfr. http://www.icf-italia.org/fic/?p=62

Page 13: Coaching Territoriale

Durante il viaggio del team17

, il coach:

Promuove un ambiente sicuro per la comunicazione aperta.

Riconosce gli stili, le esigenze e gli impegni individuali che condizionano la dinamica

del team.

Usa valutazioni (es. PCSI®) per sviluppare una comprensione comune degli stili e delle

preferenze comunicative dei membri del team.

Riconosce attraverso l’intuito questioni e sensazioni vaghe che il team espone.

Sfida il team dicendogli la verità basata sulla scoperta e sull’osservazione.

Sviluppa i leader dei HIT18

. Il coach presta molta attenzione ai comportamenti, alle

azioni ed alle parole dei leader. In questo ruolo, il coach potrà modellare il coaching per

i leader che in quel momento stanno plasmando le competenze dei propri team o

comunità di appartenenza (ad es. il proprio GAS, amministrazione, realtà aziendale).

Massimizza il potere dell’approvazione, del riconoscimento e della gratificazione nei

confronti sia dei singoli sia dei team.

Invita il team a stabilire delle normative per le gratificazioni e per i riconoscimenti che

si basino sui desideri e sui comportamenti del team e non dei singoli. Incoraggerà la

gratificazione tra pari e non, dal leader ad ogni membro del team.

Dà il potere di fornire le proprie risposte e queste saranno in linea con gli obiettivi

condivisi a livello territoriale e/o comunitario.

Si focalizzerà sull’effetto che avranno il design e l’implementazione di iniziative a

favore del cambiamento sulle persone, sulle strutture e sulle procedure. Valuterà anche

quali strategie adottare per incrementare la capacità del team ad affrontare i

cambiamenti.

Esiste una distinzione tra il ruolo del coach e quello del consulente nel facilitare lo

sviluppo dello sponsorship, nell’incrementare la dedizione dei titolari di quote di

partecipazione e nel migliorare la comunicazione. Nello specifico, un coach

contribuisce nel seguente modo:

17

Usiamo il termine team in senso esteso, quindi anche per intendere i vari opinion leader di un territorio che non hanno

un alto livello o frequenza di attività in presenza, e che non collaborano necessariamente all’interno della stessa

organizzazione, ma che si riconoscono responsabilità individuali e collettive, che condividono una chiara visione del

territorio, una missione specifica ed una forte dedizione, e tendono a coordinare le proprie azioni territoriali.

A tal proposito si veda il modulo di “Team Coaching” del corso Corporate Coaching di Corporate Coach U Italia e

riferimenti al capitolo 8 “Team territoriale” 18 Cfr. High Initiative Team: Gruppo energico di persone dedite al raggiungimento di obiettivi comuni superando ostacoli

e sfide con determinazione ed ottenendo dei risultati di successo. I membri del team si sostengono l’un l’altro per

superare gli ostacoli.

Page 14: Coaching Territoriale

Coach vs. Consulente

Un coach ha appreso le abilità del coaching, ovviamente, e dei rapporti interpersonali

(es. ascoltare, discernere, condividere, creare distinzioni, trasmettere messaggi, fare

richieste, management, favorire shift e focalizzare sui risultati del cliente), mentre un

consulente ha appreso abilità maggiormente inerenti l’ambito tecnico.

Un coach si focalizza sull’ottenimento del successo da parte del cliente, mentre un

consulente considera anche i propri interessi.

Un coach fornisce al cliente il potere di trovare delle risposte mentre un consulente le

fornisce di persona.

Un coach si concentra su CHI mentre un consulente si concentra sul TASK.

Un coach rappresenta un link vitale tra il team esecutivo del cliente ed un team con

grande iniziativa per assicurare un cambiamento di successo, mentre il consulente si

focalizza sul TASK.

Un coach ha un ruolo esclusivo nella creazione e nel sostenimento di team ad elevata

iniziativa, mentre un consulente si concentra esclusivamente sul lavoro del team.

Le credenze sono il filtro attraverso il quale interpretiamo noi stessi ed il mondo che ci

circonda. Sono le mappe che ci guidano e che influenzano il nostro modo di essere e di

agire. Sono il frutto delle nostre esperienze, dell’ambiente in cui siamo nati e del

territorio in cui siamo cresciuti.

L’approccio di coaching può aiutarci a verificarle, a metterle in discussione ed,

eventualmente, a svelarne gli elementi di crisi per favorirne un maggiore allineamento

ai nostri valori ed ai nostri principi. Di seguito le principali differenze tra l’approccio

del coach e quello del facilitatore:

COACH FACILITATORE E’ focalizzato sulla persona Focalizzato sul processo

Supporta il team a dare e ricevere feedback Aiuta il team a fornirsi feedback reciproco

E’ nel team o comunque impegnato con il team Distaccato dal team

Condivide il processo di apprendimento Gestisce il processo di apprendimento

Fornisce supporto intellettuale emozionale e

operativo nel corso del cambiamento

Catalizzatore – rimane distaccato

Reagente – apprende o cambia attraverso il

processo

Dialogo diretto – la struttura del dialogo emerge

dalle osservazioni del facilitatore

Dialoga apertamente Comprende le dinamiche del team

Lavora nelle dinamiche del team Concorda sulla direzione sul metodo

Raggiunge risultati individuali e di gruppo. Facilita il raggiungimento degli obiettivi del

gruppo

Page 15: Coaching Territoriale

I percorsi di coaching sono veri e propri programmi individuali di allenamento

finalizzati a migliorare l’efficacia di performance19

. Più frequentemente sono

percorsi destinati ai manager delle nostre organizzazioni e a coloro i quali ricoprono

ruoli chiave per i risultati dell’impresa. La filosofia di fondo di tali percorsi è quella di

potenziare il singolo, di favorire una sua spinta in sicurezza di sé (confidence boost) e di

autoconsapevolezza affinché la persona possa essere concretamente driver del proprio

processo di sviluppo competenze (autoresponsabilizzazione) e della propria

employability.

Nelle classiche organizzazioni profit, l’attesa nei confronti dei manager è che

assicurino i risultati di business in contesti di alta variabilità, bassa previsionalità,

spesso in presenza di vincoli di budget, tempo e risorse. Ciò che serve oggi alle

organizzazioni per vincere le sfide e ottenere il successo è che il management, gli

uomini e le donne in ruoli chiave creino commitment, ispirino le persone per motivarle,

costruiscano e consolidino nel tempo una rete di rapporti fondati sulla fiducia. In questo

quadro si sviluppa la domanda crescente di coaching da parte delle aziende a livello

planetario ed anche in Italia20

.

Tra le foucaultiane tecnologie del sé (τεχνή: arte, opera, lavoro) oggi utilizzate nel

mondo occidentale, ossia “le tecnologie che permettono agli individui di eseguire coi

propri mezzi o con l’aiuto degli altri un certo numero di operazioni sul proprio corpo e

sulla propria anima – dai pensieri, al comportamento, al modo di essere – e di realizzare

in tal modo una trasformazione di se stessi allo scopo di raggiungere uno stato

caratterizzato da felicità, purezza, saggezza, perfezione”, possiamo distinguere tra

coaching, counseling, mentoring, tutoring e psicoterapia. Le differenze riguardano

gli obiettivi e i bisogni, il ruolo degli attori, il setting e di conseguenza l’articolazione

dell’intervento.

19

Tratto da “Le tecnologie del sé: il coaching per migliorare l’efficacia di performance e l’empowerment” di Silvana

Dini 20 Cfr. ICF Global Consumer Awareness Study. Condotto in modo del tutto indipendente da International Survey

Unit di PwC (sono state intervistate complessivamente 15.000 persone in 20 paesi di Africa, Asia, Europa, Nord America

e Sud America), anche in Italia l’indagine ha avuto un buon bacino di intervistati (750 persone dai 25 anni un su). Nel

nostro Paese, infatti, il 26% degli intervistati dichiara di avere una discreta conoscenza del professional/business

coaching (l’8% dichiara di avere una conoscenza “buona”) e di conoscere l’ICF e il suo ruolo istituzionale (5% lo

conosce molto bene; 22% lo conosce discretamente). Per approfondimenti www.coachfederation.org/works

Page 16: Coaching Territoriale

7. Contributo distintivo del coaching

Il processo di coaching è un percorso con e per il singolo nell’organizzazione21

.

Il perché e le motivazioni sono guidati classicamente dall’organizzazione che decide

di investire in modo mirato sui suoi collaboratori, il cosa è guidato dal coachee; muove

da ciò che la persona percepisce come esigenze, desideri, obiettivi nel contesto e nel

ruolo in cui opera; valorizza i diversi modi di apprendere, “sentire”, provare, rischiare;

valorizza l’unicità e le differenze di ciascuno.

Nel processo di coaching cade il tabù secondo il quale prendersi cura di sé

(έπίμέλεσται έαυτόν), occuparsi delle proprie scelte, linee di azione, paure sia da

confinare nella solitudine della sfera privata, peraltro continuamente deprivata di tempo

e di energie da dedicarvi.

Il metodo è strutturato di conseguenza: 1to1, carattere di confidenzialità, l’uso delle

domande, etc…

Figura 1 Tratto da "Come diventare un coach professionista" di Life Coach Lab

In particolare il processo di coaching supporta e facilita il cliente (detto anche

coachee)

nell’esplorare differenti letture delle situazioni e delle proprie risorse e

bisogni

nell’attivare, mobilitare, valorizzare l’uso delle risorse migliori,

riconoscendo le

emozioni alleate da quelle nemiche

nel progettare e realizzare le sue soluzioni

nel consentirne un uso più consapevole

21

S. Dini, op. citata

Page 17: Coaching Territoriale

Il processo di coaching usa e valorizza come palestra le sfide e gli “accidenti” di

ogni giorno e nel quotidiano facilita l’esplorazione di prospettive diverse, il

potenziamento della personale fiducia in sé, le possibilità di imparare dagli errori e di

percepire che il contesto può essere fonte di benessere e non subito.

Nell’attività di coaching si realizza un rapporto di partnership con il coachee per:

concentrare l’attenzione e non disperdere energie

rendere chiari, consistenti ed allineati (alla situazione e alle possibilità del

coachee) gli obiettivi

definire le strategie, trovare o inventare con consapevole creatività le soluzioni, le

azioni da intraprendere e i comportamenti da adottare

aiutare a riconoscere le strategie da cambiare e modificare flessibilmente le azioni

in corsa se la situazione lo richiede, valorizzando, capitalizzando i successi ma

anche gli errori

prendere decisioni, pianificare le azioni coerenti a realizzare i cambiamenti voluti

Il processo di coaching è un percorso di allenamento (ad lena), il successo è una

maratona, non uno sprint, un processo non un evento; nel linguaggio degli ingegneri, è

la gestione di un progetto di sviluppo di se stessi; anche su questo aspetto il metodo è

articolato di conseguenza: scansione, durata degli incontri, il meccanismo delle review

dei piani di azione etc…

Nell’attività di coaching il rapporto di partnership con il coachee promuove:

l’utilizzazione dei feedback dei pari, dei collaboratori e dei capi

l’esperienza di “mettersi in gioco”, di uscire dalla comfort zone

l’ identificazione di continui nuovi fronti di miglioramento

l’atteggiamento di alzare progressivamente lo standard della performance

8. Il team coaching nel contesto territoriale e nella creazione dei DES-

Distretti di Economia Solidale

Lo svolgimento di dette funzioni, soprattutto se realizzate in maniera ricorrente da

determinate persone, presuppongo un team di lavoro specifico, assegnando veri e propri

ruoli, in questo caso di analisi, nella conduzione del processo di DES. In alcuni percorsi

Page 18: Coaching Territoriale

locali li abbiamo chiamati comitati promotori, consigli distrettuali, forum gestionale,

tavolo, gruppo motore ….del DES!

In generale possiamo riconoscere che, anche terminologicamente, queste esperienze,

dal punto di vista organizzativo, come detto, rappresentano il passaggio dall’esecuzione

di funzioni all’identificazione di ruoli, quindi affidati a determinate persone, mentre dal

punto di vista socio-politico presumono la volontà di organizzare efficacemente il

movimento di base fatto di esperienze autogenerate. Su questo crinale, ovvero sulla

capacità di organizzare il movimento delle economie solidali, rendendo sinergiche le

reti di pratiche e di competenze ed avviando significativi processi di DES, siamo

convinti si giochi parte rilevante che credibilità delle economie solidali nell’offrire un

modello socio-economico realmente alternativo e praticabile localmente.

Ciò che caratterizza un team, come accennato nel 6° capitolo, è:

Interdipendenza: la dipendenza di un individuo da un altro per la

realizzazione di compiti definiti non costituisce un team. Ma per diventare un

team gli individui devono collaborare attivamente per gestire insieme il

processo piuttosto che lasciarsi gestire da esso.

Obiettivo comune: fine comune, direzione condivisa che ispiri il team. Gli

obiettivi inviduali, quindi, sono bilanciati ed integrati nell’obiettivo comune

Integrazione delle persone: il gruppo è molto di più della somma delle parti

Responsabilizzazione collettiva: hanno tutti la stessa comprensione di cosa

sarà il risultato del lavoro.

Senso di appartenenza: pur non interagendo i membri devono avere una

percezione collettiva della loro unità

Siamo abituati a pensare il coaching per le squadre di football americane o per le

grandi multinazionali che hanno sempre molti soldi da spendere per migliorare le

performance. Ma cosa accadrebbe se le competenze tipiche di un coach fossero rivolte

agli opinion leader ed ai portatori di interesse del territorio? Se, invece che al CDA

aziendale o dal middle management di una corporation, il team di lavoro fosse

composto da gasisti, produttori e magari anche dai funzionari e dagli amministratori

degli enti locali?

Oltre all’asimmetria informativa tra i vari soggetti, che abbiamo detto superabile già

con funzioni di facilitazione della rete, potremmo avere un’analisi critica condivisa tra i

Page 19: Coaching Territoriale

suddetti soggetti dis-omogenei. E quindi è possibile chiarire la situazione di partenza

(ad es.: livelli e tipologie produttive, livello di rete tra i GAS ed i comitati mensa, livello

di sinergia tra le amministrazioni locali). Con strumenti come l’EASW22

e l’OST

possiamo aiutare il territorio a definire scenari condivisi o desiderabili, e favorire una

partecipazione diretta dei soggetti nei processi di governance. Da anni gli scienziati ci

dicono, infatti, che l’autorganizzazione gioca un ruolo fondamentale nel funzionamento

dei sistemi fisici e chimici, gli scaffali delle nostre librerie continuano a riempirsi di

testi che raccontano di aziende che hanno costruito il proprio successo aprendo lo spazio

organizzativo all’iniziativa ed alla responsabilità dei propri dipendenti. Qui le funzioni

di coaching possono favorire l’innalzamento della consapevolezza rispetto agli obiettivi,

facendoli diventare, come si diceva, SMART, ed anche favorendo una più attenta

valutazione dei costi-benefici ed in particolare visualizzando chiaramente la situazione

desiderata.

Provate a chiedere ad un produttore il livello di produzione ottimo per la sua

azienda: potrebbe indicarvi una quantità precisa di finocchi, in termini di quintali/anno,

di resa per ettaro e forse anche di prezzo finale che assicura un’adeguata remunerazione

dei fattori produttivi, persino costruendo un prezzo trasparente e, quindi, esplicitando il

valore aggiunto e la remunerazione dei vari fattori. Ma provate a verificare il suo livello

di assertività rispetto alla tipo di sistema produttivo in cui gli piacerebbe inserirsi,

sviluppando quali sinergie con gli altri soggetti produttivi, ed esplicitando quale livello

di responsabilità concreta rispetto a vari stakeholders territoriali?

Il coaching, anziché guidare i partecipanti in un processo territoriale esercitando un

controllo sul gruppo, sui risultati e sul processo stesso, come fanno a volte le funzioni di

coordinamento al di là dello stile di leadership delle persone che svolgono questo ruolo,

lascia spazio alla passione, agli interessi ed alla responsabilità delle persone,

sviluppando le potenzialità dei partecipanti al processo e delle interazioni tra questi e,

soprattutto, credendo nella loro capacità di ottenere quello di cui hanno bisogno. Per

dirla con l’AIF23

“La formazione alla cittadinanza trae la sua essenza dalla

22 L'European Awareness Scenario Workshop, noto anche con l'acronimo EASW, è un metodo nato

in Danimarca finalizzato alla ricerca di un accordo fra i diversi gruppi di portatori di interessi in ambito locale con

l'obiettivo del raggiungimento di una definizione consensuale di città sostenibile. Il campo d'applicazione originale è

quello dell'urbanistica partecipata ma in seguito il metodo è stato utilizzato in ambiti diversi, sviluppo locale, attivazione

di percorsi di cambiamento organizzativo e innovazione e ricerca. Nel 1994 anche la Commissione Europea ha attivato

un'iniziativa basata su questo metodo, chiamata TDSP ("Training and Dissemination Schemes Project"), che ha lo scopo

di esplorare nuove metodologie per favorire l'innovazione in ambito sociale attraverso la definizione di metodi più

efficaci di divulgazione di una serie di "best practices" in ambienti culturali e politici diversi e l'identificazione di

strumenti per la divulgazione del know-how correlato.

23 Associazione Italiana Formatori: stralcio tratto da convegno nazionale del settore per l’apprendimento territoriale 13-

14 maggio 2011

Page 20: Coaching Territoriale

valorizzazione della cultura dei luoghi quale elemento per il rafforzamento dei legami

esistenti tra l’ambiente economico, sociale e tecnologico in cui la persona vive.

La sola coerenza pedagogica, che esuli dal contesto sociale della persona, non

fornisce risposte adeguate alle richieste individuali e collettive, né ai bisogni di

sviluppo economico e sociale dei differenti territori. L’elemento più importante del

processo educativo alla cittadinanza è la ricchezza culturale dei luoghi. La formazione

deve quindi riconoscere le contraddizioni sociali e i focolai d’incendio, affinché possa

divenire espressione stessa della realtà in rapida trasformazione.

Un fattore comune è la corresponsabilità di tutti i cittadini di un territorio nella

realizzazione di livelli accettabili di qualità della vita e nello sviluppo di capacità

generatrici di felicità e lavoro”.

In sintesi allora un approccio di coaching territoriale può aiutare i vari soggetti che

intendono avviare un processo di DES a:

1. identificare il Focus ed a chiarire gli obiettivi, per avere una visione chiaramente

condivisa e motivazioni all’azione forti e strutturate

2. utilizzare gli strumenti migliori per il successo individuando, sintetizzando e

condividendo le buone pratiche, scegliendo un mentore, sia esso un GAS o un

produttore esperto che ci sostenga nel cambiamento

3. allineare ed integrare i risultati, conquistando una nuova vocazione territoriale,

alimentando nuovi settori e metodologie produttive, chiudendo filiere locali

sostenibili

4. identificare e riducire la distanza tra il punto A ed il punto B

Chi apprende in un “ambiente d’apprendimento” autentico, si impegna in una

molteplicità di attività differenti nel perseguimento di altrettanto molteplici obiettivi di

apprendimento, con il formatore a svolgere il ruolo di allenatore (coach) e di

facilitatore (Perkins,1991)

9. Considerazioni finali e possibili ostacoli

La costruzione di sistemi esperti e di una fiducia sistemica, come si sa, non è

necessariamente un processo lineare. Siamo persuasi nel ritenere che questa finalità,

almeno a livello territoriale e tra gruppi di persone che hanno a cuore il proprio

Page 21: Coaching Territoriale

territorio ed una chiara visione condivisa, sia perseguibile e sostenibile con un

approccio coaching oriented24

.

Proprio perchè “non sia arriva al solidale da un unico sentiero, né da una strada

necessariamente condivisa, né, occorre dirlo, irreversibile o esclusiva”, è necessaria una

costruzione di senso negoziata a partire da una consapevolezza diffusa ed, in particolare,

basata su uno scenario condiviso. Su questo, nelle nostre esperienze dirette di coaching

territoriale25

, abbiamo incontrato, in alcuni casi, la resistenza delle storie individuali a

percepirsi o a riconoscersi in percorsi collettivi o reticolari. Per poterci proporre

l’incontro tra culture e generazioni differenti è necessario sapere riconoscere i propri ed

altrui presupposti culturali per sapere individuare le proprie convinzioni, sia quando

limitanti, e quindi da sottoporre a revisione, sia per saperle distinguere all’interno di un

ventaglio di opzioni varie e tutte legittime. Un nuovo paradigma culturale si fa strada in

questi contesti territoriali così profilati:

Vecchio paradigma Nuovo paradigma

Crescita illimitata Sostenibilità

Regole imposte Valori interni

Paura Fiducia

Quantità Qualità

Eccessi Quantità sufficiente

Insegnamento Apprendimento

In/dipendenza Interdipendenza

Successo Servizio

Controllo della natura Sistemi naturali

Volendo rendere prassi un nuovo panel di valori, in realtà non del tutto sconosciuto alle

penultime generazioni, si sente la necessità di allineare le pratiche e le azioni quotidiane

al sistema di convinzioni ecosol poggiato su un nuovo sistema di valori condivisi. Una

nuova visione chiara, condivisa, di lungo termine, che non prescinda dai diritti delle

24 Cfr. il caso di Life Coach Italy in allegato

25 Si fa riferimento, in particolar modo, al coordinamento del progetto “Economie solidali nelle Marche: situazione

attuale e scenari evolutivi” e del progetto “Azioni verso il DES maceratese”

Page 22: Coaching Territoriale

generazioni future e che identifichi l’ipotesi di sostenibilità come un’opportunità da

realizzare e non come un vincolo da eludere.

In questo movimento post ideologico i soggetti ecosol surfano tra i vari ambiti della

propria vita ed anche tra questi sentono la necessità di identificare e raggiungere un

maggior allineamento. Il driver che, ad esempio, istruiscono le scelte lavorative ed

aziendali, provengono spesso dalla sfera personale ed, in particolare, da quella degli

interessi, più che dalle regole macroeconomiche. Cosa c’è economicamente vantaggioso

nel lasciare piante secolari nel campo da arare, nella cura e nella passione per le attività

produttive che non siano immediatamente visibili all’acquirente e traducibili in maggior

valore monetario, o nell’aspettare pazientemente un socio ritardatario per la consegna

della spesa distribuita presso la sede del GAS? Faremmo inutile fatica se volessimo

cercare di quantificare questo valore al di fuori di una struttura motivazionale

fortemente basata sulla coincidenza tra interessi collettivi e personali, e quindi su quelle

si potrebbero contestualizzare come scelte politiche. Supportare i singoli, i GAS e le

aziende e le realtà simili nell’azione di districarsi tra interessi commerciali, privati,

individuali e collettivi nell’aspirazione congiunta di costruire e tutelare beni comuni è il

ruolo del coach, favorendo consapevolezza e responsabilità.

Visto che il coaching si propone come una professione eticamente orientata26

e

profondamentamente basata sulla centralità della persona, sull’essere presenti qui ed

ora, sul risveglio delle potenzialità sopite, sul favorire l’autostima e la sicurezza

personale, traducendo in fatti valori come la libertà e la responsabilità, ci sembra

evidente che non possa sottrarsi dall’interazione con questi movimenti culturali ed

economici, almeno nel proprio contesto territoriale.

26 http://www.icf-italia.org/fic/?page_id=133

Page 23: Coaching Territoriale

Allegato: Il Caso di Life Coach Italy nello sviluppo terriatoriale coaching

oriented

Il Coaching come strumento innovativo di sostegno e sviluppo del network

territoriale: il progetto A.C.T.I.O.N., un caso di successo nella Pubblica

Amministrazione

COACH: Giovanna Giuffredi, PCC (Professional certified Coach ICF), Psicologa

del lavoro, Life, Career e Business Coach, Responsabile scientifica di Life Coach Italy,

consulente senior del Cles s.r.l. e di organismi pubblici e privati.

Life Coach Italy - Via Michelangelo Peroglio, 16 – Roma, 00144

Email: [email protected] - Website: www.lifecoachitaly.it

SITUAZIONE:

Il progetto ACTION (Azioni Comuni sul Territorio per l’Innovazione,

l’Occupazione e il Network), finanziato dal F.S.E., art. 6 - Misure Innovative, ha avuto

l’obiettivo di definire una strategia locale per l’occupazione, sperimentando Azioni

Pilota. Capofila la Provincia di Campobasso, in partnership con il Cles s.r.l., Cosmo

Servizi e il Patto territoriale per il Matese, il progetto ha potuto contare su un

partenariato ricco e articolato di soggetti istituzionali sul territorio. Giovanna Giuffredi è

stata la Project Manager, Executive e Team Coach di Azioni Pilota.

Focus: rendere il partenariato attivo e realizzare iniziative condivise e partecipate.

Metodologia: azioni integrate, attraverso indagini preliminari, definizione di un

piano d’azione locale per l’occupazione, incontri assembleari, riunioni a piccoli gruppi,

sessioni di Team Coaching per gruppi omogenei, formazione, progettazione condivisa

di interventi, realizzazione di Azioni Pilota.

Strumenti: sessioni di Team ed Executive Coaching, griglie di auto-analisi e di auto-

candidatura, materiali didattici e informativi.

Punti deboli: resistenze culturali ad accettare inizialmente approcci e metodologie

nuove, rispetto alle prassi consolidate.

Punti di forza: un terreno “vergine” su cui sperimentare azioni innovative

INTERVENTO

Nell’ambito del progetto ACTION, l’approccio Coaching oriented è stato un comune

denominatore, facendo riferimento al Diversity Management, un processo gestionale di

cambiamento, che ha lo scopo di valorizzare e utilizzare pienamente il contributo,

Page 24: Coaching Territoriale

unico, che ciascun individuo/organizzazione può portare per il raggiungimento degli

obiettivi prefissati, e che contribuisce ad attrezzare al meglio l'organizzazione di fronte

alle sfide e ai cambiamenti da affrontare.

Affrontare il tema della diversity a livello individuale e organizzativo ha significato

strutturare delle occasioni formative e di confronto, che hanno consentito alle persone

di avviare un processo di consapevolezza dei propri bisogni e necessità.

Infine, per favorire la coerenza delle azioni progettate, in funzione della complessità

delle variabili, si é fatto riferimento al Project Cycle Management (PCM), un approccio

che opera nell’ambito di processi convergenti che tutelano la coerenza interna delle

azioni messe in essere. Si tratta di azioni multidirezionali, che tengono conto della

complessità. Il principale strumento di progettazione e gestione del contesto del PCM è

il Quadro Logico, che permette una rigorosa gestione del processo che, dai problemi da

risolvere, conduce all'identificazione di obiettivi e risultati e consente ai vari attori di

partecipare alla definizione di un itinerario trasparente, oltre che logico, utilizzando

concetti e linguaggi comuni. Le domande chiave della logica dell’intervento sono le

seguenti:

Di che cosa c’è bisogno?

Che cosa si vuole modificare?

Come utilizzare le risorse disponibili?

Perché le prassi ordinarie non hanno prodotto gli effetti desiderati?

Che cosa manca per fare qui ed ora le cose possibili e desiderabili?

Attraverso strategie di Team Coaching, gli stakeholders sono diventati protagonisti

di un’Azione Pilota di forte servizio e impatto sulla popolazione locale, definendo

MIssion e Vision:

Mission condivisa ha riguardato i seguenti aspetti:

Ottimizzare le esperienze dei singoli partner

Sperimentare nuove metodologia di lavoro in rete

Consolidare la rete tra i sistemi della formazione, dell’istruzione, del lavoro e dei

Centri per l’Impiego locali

Sviluppare l’occupabilità sul territorio.

Vision condivisa ha individuato le seguenti azioni:

Avvicinare i giovani al mondo del lavoro

Rendere i giovani consapevoli delle loro potenzialità

Page 25: Coaching Territoriale

Valorizzare un processo locale sinergico per lo sviluppo economico locale

Investire nella forza lavoro del domani: i giovani

RISULTATI

L’approccio Coaching oriented é da intendersi come un aspetto innovativo del

progetto che ha favorito una graduale consapevolezza delle potenzialità locali e la

condivisione di obiettivi e strategie comuni, attraverso il coinvolgimento attivo e

concertato dei numerosi e diversificati attori socio-economici del territorio di

riferimento provinciale (associazioni di categoria, sindacati, consorzi di sviluppo, Enti

Locali, enti di formazione ed istruzione, Università del Molise ecc.). Gli stessi,

fattivamente interessati nell’elaborazione del Piano locale per l’occupazione, hanno

condiviso l’analisi e la realizzazione di tutte le azioni sperimentali. L’impatto è stato

ampio e diffuso su tutto il partenariato coinvolto e sulla popolazione, in termini e di

ampliamento delle conoscenza delle opportunità e risorse offerte dal territorio e di

sviluppo dell’occupabilità locale. La sperimentazione di un nuovo modello di

applicazione per il sostegno e lo sviluppo di network territoriali, nell’ ambito di

interventi nella Pubblica Amministrazione, ha favorito la sostenibilità e la diffusione

degli interventi realizzati. E’ stata, infatti, posta una cura particolare alla trasmissione di

metodologie e strumenti, tale da consentire la realizzazione di successive edizioni di tali

iniziative. Il partenariato locale è divenuto il “motore del cambiamento” nell’ambito

della strategia locale per l’occupazione. A seguito di valutazione esterna, il Progetto è

stato inserito tra le Buone Prassi nell’ ambito dei progetti finanziati dalla Comunità

Europea.

Presentazione breve dell’autore

Facilitatore di reti e di processi territoriali, da oltre 20 anni si occupa di facilitazione del cambiamento

attraverso la consulenza, la formazione e, recentemente, con il coaching. Dopo la laurea in Economia e Commercio si è specializzato in Intercultura ed ha

conseguito il Master di 2° livello nella gestione dei servizi formativi.

Ha insegnato per 3 anni presso la Facoltà di Scienze Politiche di Macerata su

temi quali: la responsabilità sociale d’impresa, le economie sostenibili e solidali, i nuovi modelli di sviluppo territoriale e d’impresa.

Dal 2010 è iscritto all’albo dei valutatori sociali di Banca Popolare Etica. Ha

collaborato come freelance con enti locali, ONG, organizzazioni del terzo

settore e reti aziendali, anche a livello internazionale. E’ socio dell’International Coach Federation dal 2009 e dal 2010 è titolare della

ditta Fair Coach. Attualmente è team coach in progetti di ricerca con le 4

Università marchigiane e di sviluppo territoriale con la Provincia di Macerata.

E’ coautore de “Il capitale delle relazioni”, ediz. Altreconomia ed “aDESso. Economie solidali e cittadini consapevoli”, ediz. Cattedrale.


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