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CODICE DELLE BUONE PRATICHE PER PREVENIRE …...1.2 Il Codice delle Buone Pratiche: Obiettivi e...

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Agricoltura e Cambiamento Climatico CODICE DELLE BUONE PRATICHE PER PREVENIRE GLI IMPATTI TRA AGRICOLTURA E CAMBIAMENTO CLIMATICO
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Agricoltura e Cambiamento Climatico

CODICE DELLE BUONE PRATICHE PER PREVENIRE GLI IMPATTI TRA

AGRICOLTURA E CAMBIAMENTO CLIMATICO

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Agricoltura e Cambiamento Climatico

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Provincia di

Parma - Italia Regione Basilicata -

Italia Istituto San Michele

all’Adige - Italia Comune di

Chrissoupolis - Grecia

Università di

Rostock - Germania

Comune di Aeghio - Grecia

Istituto di Idrogeologia – Repubblica Ceca

Istituto di Agricoltura

della Slovenia - Slovenia

Amministrazione Nazionale di

Meteorologia - Romania

Università di Thessaly - Grecia

Coordinamento e commissione scientifica

Provincia di Parma

Istituto di Biometeorologia

Ufficio Centrale per l’Ecologia Colturale

COME.S Viareggio

Agricoltura e Cambiamento Climatico – Come ridurre gli effetti delle attività umane e i rimedi.

Copyright ©

www.accrete.eu

Sito internet co-finanziato da ERDF

Progetto finanziato in parte dall’Unione Europea

PROJECT PARTNERS AND COMMITTES

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1. ORIGINE E SCOPI DEL CODICE DELLE BUONE PRATICHE 1.1 Il progetto ACCRETe 1.2 Il Codice delle Buone Pratiche: Obiettivi e Scopi

2. INTRODUZIONE SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LE SUE REC IPROCHE

RELAZIONI CON L’AGRICOLTURA 2.1 Cambiamento climatico e variabilità: aspetti principali (da IPCC “Climate Change 2007”) 2.2 Effetti del clima sulle colture e misure di adattamento 2.3 Effetti delle colture sul clima e misure di mitigazione 2.4 Adattamento e mitigazione: buone pratiche per la mitigazione degli impatti reciproci

3. LE ATTIVITA’ AGRICOLE CHE AGISCONO SUL CLIMA E LE B UONE

PRATICHE PER RIDURNE I RECIPROCI EFFETTI 3.1 Gestione delle colture ed uso del suolo

3.1.1 Selezione delle varietà 3.1.2 Sistemi ed ordinamenti colturali 3.1.3 Controllo delle infestanti e dei patogeni 3.1.4 Pratiche che favoriscono il sequestro di C

3.2 Gestione del suolo e fertilizzazione 3.2.1 Controllo dell’erosione (erosione idrica e delle lavorazioni) 3.2.2 I metodi di lavorazione 3.2.3 Fertilizzazione minerale 3.2.4 Sostanza organica e fertilizzazione organica

3.3 Gestione degli allevamenti 3.3.1 Miglioramento genetico 3.3.2 Formulazione della dieta 3.3.3 Alloggio per gli animali e pascolo 3.3.4 Tecniche di stoccaggio del letame

3.4 Gestione dell’acqua 3.4.1 Le migliori pratiche di gestione dell’irrigazione 3.4.2 Scelta del metodo di irrigazione 3.4.3 Tecniche per il risparmio dell’acqua 3.4.4 Strumenti per l’irrigazione: i sistemi di irrigazione 3.4.5 Strumenti per l’irrigazione: il bilancio idrico

3.5 Energia rinnovabile ed efficienza energetica 3.5.1 Energia solare per l’azienda: termico e fotovoltaico 3.5.2 Energia eolica per l’azienda 3.5.3 Energia idroelettrica per l’azienda 3.5.4 Energia dal biogas per l’azienda 3.5.5 Energia dalle biomasse: materiale legnoso ed erbaceo

4. GLOSSARIO E DEFINIZIONI

5. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

INDICE DEI CONTENUTI

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Capitolo 1

ORIGINE E SCOPI DEL CODICE DELLE BUONE PRATICHE

Il progetto ACCRET-e si accentra sul reciproco impatto tra agricoltura e

cambiamenti climatici. Negli ultimi decenni, in concomitanza con un tasso demografico crescente, i

terreni dedicati all’agricoltura e le fonti di energia rinnovabile sono andate decrescendo. Una maggiore consapevolezza sulle problematiche ambientali si va sempre più diffondendo, assieme alla ricerca di una adeguato bilanciamento tra l’ uso delle risorse e la loro protezione. Questo è reso possibile dallo sviluppo di una agricoltura sostenibile, e dalla messa a punto di sistemi agricoli dinamici che siano in grado di fornire ai consumatori cibi sani, gradevoli e di costo accessibile nel rispetto di un corretto equilibrio socio. -economico.

Occorre incoraggiare la consapevolezza sugli impatti socio-economici dovuti al cambiamento climatico e agli eventi estremi, occorre incoraggiare l’uso delle bioenergie. Se infatti l’ agricoltura è la prima vittima del fenomeno climatico, .essa può allo stesso tempo, quando vengano garantite pratiche di produzione sostenibili, contribuire molto a ridurre il cambiamento climatico stesso. Dato che le piante assorbono anidride carbonica dall’atmosfera, e le biomasse organiche sono in grado di rimpiazzare carburanti fossili, essa può addirittura garantire una diminuzione dei gas serra.

Questo Codice è il risultato di uno sforzo compiuto collettivamente dai partecipanti al progetto Accret-e per rispondere in maniera concreta ai bisogni degli agricoltori ad adattarsi ai cambiamenti climatici, e per contribuire alla mitigazione degli impatti sul clima causati dalle pratiche agricole. Vengono qui sottolineate le principali attività agricole che possono influenzare il clima, e sono descritte le buone pratiche che gli agricoltori possono adottare per ridurre gli impatti climatici e la vulnerabilità delle colture

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1.1 Il progetto ACCRETe

Si prevede che il cambiamento climatico avrà effetti drastici sull’agricoltura e l’economia

dell’Europa. Per ridurre il rischio climatico e per mitigare gli impatti causati sul clima dalle attività umane, sono necessarie nuove attitudini derivanti dall’introduzione e dalla disseminazione di sistemi di gestione sostenibile delle risorse. In particolare, l’agricoltura ha un effetto sul cambiamento climatico globale, e a sua volta viene da questo influenzata. Ad esempio, una gran quantità di gas serra, tra cui il metano e l’ossido di azoto, prendono origine dall’agricoltura, mente l’agricoltura è anche quel settore dell’economia potenzialmente maggiormente toccato dai cambiamenti climatici.

La crescita di consapevolezza sulle interdipendenze agricoltura -cambiamento climatico è stata il punto di partenza del progetto ACCRETe, durante la cui attuazione dieci partner hanno lavorato assieme per sviluppare strumenti in grado di aumentare questa consapevolezza, e di informare a proposito dei legami tra agricoltura e cambiamenti climatici. I partner, appartenenti ad Italia, Grecia, Germania, Repubblica Ceca, Slovenia e Romania rappresentano ambienti climatici e produttivi regionali diversi, esemplari per il monitoraggio nell’area CADSES.

Fino ad ora, moltissime regioni non posseggono sistemi di monitoraggio per la prevenzione dei rischi legati ai cambiamenti climatici. Operatori e istituzioni locali spesso ignorano gli impatti possibili dovuti al cambiamento climatico.. Lo scopo del progetto è stato quello di rendere gli attori pubblici e privati del settore sensibili alle possibili conseguenze dei cambiamenti climatici sulle attività produttive legate alla agricoltura. I beneficiari e i destinatari del progetto sono gli operatori a livello regionale e locale che operano nei comparti agricolo e ambientale, il settore scientifico, gli agricoltori.

Gli obiettivi del progetto ACCRETe

• L’acquisizione della consapevolezza del mutualismo "agricoltura – cambiamento climatico”

• La sensibilizzazione degli attori pubblici e privati del settore agricolo verso le possibili conseguenze sulla produttività causate da questa interazione.

• Il miglioramento delle previsioni e dei sistemi di prevenzione dei rischi naturali che influenzano l’agricoltura.

I prodotti del Progetto

The project ACCRETe intended to achieve the following results: • Osservatorio: messa a punto di un network transnazionale per studiare le interferenze

tra agricoltura e cambianti climatici nelle regioni partner. L’obiettivo è stato il monitoraggio delle mutue relazioni tra agricoltura e cambiamenti climatici nelle regioni partner, in modo particolare l’analisi dei dati sul dosaggio di CO2 e le misure di radiazione ultravioletta.

• Gruppi tematici : informazione, promozione e disseminazione attraverso tre gruppi di

lavoro tematici orientati al cambiamento delle attitudini e alla crescita di consapevolezza sui legami tra agricoltura e cambiamenti climatici, coinvolgendo anche operatori locali.

ORIGINE E SCOPI DEL CODICE DELLE BUONE PRATICHE

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Chrissoupolis, Grecia – Febbraio 2006. Tema: Sviluppo delle energie rinnovabili e

implementazione del controllo dell’uso dell’energia e dell’efficienza energetica in agricoltura. Potenza, Italia – Novembre 2006. Tema: :Miglioramento dell’uso delle risorse idriche e

riduzione degli effetti sul cambiamento climatico. Parma, Italia – Febbraio 2007. Tema: Incremento di metodi di coltivazione sostenibile,

particolarmente agricoltura organica. • Codice di Buone Pratiche per prevenire gli impatti tra agricoltura e cambiamenti

climatici destinato agli agricoltori. Sommario dei rischi per l’agricoltura legati ai cambianti climatici, promozione delle attitudini che dovrebbero contribuire alla riduzione degli impatti umani sul clima.

• Dichiarazione Transregionale di Intenti: a firma di tutti i partner di “ ACCRETe”,

che confermano la propria volontà di ricerca, cooperazione, supposto allo sviluppo dell’agricoltura sostenibile.

• Campagna di consapevolezza, per informare i cittadini sui rischi dei cambiamenti

climatici, e in particolare le ripercussioni sull’agricoltura.

I partner del progetto ACCRETe

PROVINCIA DI PARMA - ITALIA. COORDINATORE

REGIONE BASILICATA - ITALIA

IASMA – ISTITUTO AGRICOLO DI SAN MICHELE ALL’ADIGE.- ITALIA

MUNICIPALITA’ DI CHRISSOUPOLIS - GRECIA

UNIVERSITA’ DI ROSTOCK - GERMANIA

MUNICIPALITA’ OF AEGIO - GRECIA

ISTITUTO IDROMETEOROLOGICO DELLA REPUBBLICA CECA.

ISTITUTO AGRICOLO DELLA SLOVENIA.

AMMINISTRAZIONE NAZIONALE DI METEOROLOGIA- ROMANIA.

UNIVERSITA’ DI TESSAGLIA – GRECIA

Comitato scientifico e di coordinamento.

CNR – IBIMET BOLOGNA - ITALIA

CRA – UCEA ROMA - ITALIA

COME.S VIAREGGIO -ITALIA

ORIGINE E SCOPI DEL CODICE DELLE BUONE PRATICHE

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1.2 Il Codice delle Buone Pratiche: Obiettivi e Scopi

Questo Codice è il risultato di uno sforzo compiuto collettivamente dai partecipanti al progetto Accret-e per rispondere in maniera concreta ai bisogni degli agricoltori ad adattarsi ai cambiamenti climatici, e per contribuire alla mitigazione degli impatti sul clima causati dalle pratiche agricole.

Nella sua stesura, ci si è sforzati di offrire suggerimenti sull’adozione di misure appropriate di adattamento, come elementi di importanza rilevante in un “taccuino” di gestione aziendale.

Vi sono trattate le principali attività che hanno un impatto sul clima, ed è fornito un elenco di buone pratiche che gli agricoltori possono adottare per minimizzare gli impatti e ridurre la vulnerabilità.

ORIGINE E SCOPI DEL CODICE DELLE BUONE PRATICHE

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Capitolo 2

INTRODUZIONE SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LE SUE RECIPROCHE RELAZIONI

CON L’AGRICOLTURA

Il clima influenza l’agricoltura e l’agricoltura influenza il clima. Questa reciprocità appare ancora più evidente ora che cambiamento climatico e variabilità climatica sono largamente riconosciuti.

Il 4° Report IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) sommarizza in maniera dettagliata gli ultimi risultati raggiunti nello stabilire le cause del cambiamento, e i suoi impatti a breve e lungo termine considerando diversi scenari. Nel Report, vengono trattate anche le possibilità di adattamento e di mitigazione, le risposte ai cambiamenti climatici, e le relazioni tra questi e uno sviluppo sostenibile, assieme alle prospettive scientifiche a lungo termine e agli aspetti socio-economici rilevanti per l’adattamento e la mitigazione.

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2.1 Cambiamento climatico e variabilità: aspetti principali (da IPCC “Climate Change 2007”)

Si prevede che pressoché tutte le regioni europee siano influenzate negativamente da

qualche futuro impatto del cambiamento climatico e che questo fenomeno porrà nuove sfide a molti settori dell’ economia. In generale, ci si aspetta che il cambiamento climatico incrementi le differenze e gli assetti regionali delle risorse naturali in Europa. Impatti negativi comprenderanno aumenti del rischio di inondazioni sulla terra ferma, più frequenti alluvioni costiere, e accresciuta erosione dovuta a eventi precipitativi e a aumento del livello del mare. La gran maggioranza degli organismi degli ecosistemi potrà incontrare difficoltà ad adattarsi al cambiamento climatico.

Le zone di montagna subiranno arretramento dei ghiacciai, riduzione della copertura nevosa e del turismo invernale, oltre che perdite massicce di specie (in qualche area fino al 60% nel caso degli scenari ad alte emissioni al 2080).

Nell’ Europa del Sud, il cambiamento climatico potrà portare al peggioramento delle situazioni di alte temperature e siccità in regioni già altamente vulnerabili alla variabilità climatica, alla riduzione della disponibilità d’acqua, del potenziale idroelettrico, del turismo estivo e, in generale, della produttività delle colture. Si prevede anche un aumento dei rischi alla salute legati alle ondate di calore, e l’aumento delle frequenza dei incendi. Nelle zone dell’ Europa Centrale e dell’Est, le precipitazioni estive sono previste in decremento, con conseguenti situazioni di stress idrico. Sono previsti aumenti del rischio da ondate di calore. Ci si aspetta un declino della produttività dei boschi, e un aumento degli incendi. Nell’Europa del Nord, il cambiamento climatico viene inizialmente stimato come portatore di effetti misti, incluso qualche beneficio tra cui una diminuzione delle necessità di riscaldamento domestico, un aumento della produttività agricola, e un aumento della crescita di boschi. Però, con il perseverare del cambiamento climatico, è prevedibile che gli impatti negativi (compresi più frequenti alluvioni estive, fragilità degli ecosistemi, crescita della instabilità dei suoli) superino i benefici.

E’ presumibile che l’adattamento al cambiamento climatico possa trarre vantaggio dall’esperienza raggiunta in reazione ad eventi climatici estremi, implementando in modo specifico strategie preventive di gestione del rischio climatico e di adattamento. Le osservazioni mostrano evidenze che i cambiamenti climatici regionali, crescita delle temperature in particolare, stiano influenzando i sistemi produttivi destinati all’ alimentazione, all’ottenimento di fibre e di prodotti forestali.

INTRODUZIONE SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LE SUE RECIPROCHE RELAZIONI CON L’AGRICOLTURA 2

La proiezione del riscaldamento planetario nel

21seolo prevede che questo sia maggiore a latitudini più a Nord e inferiore sull’Oceano del Sud e nelle aree dell’Oceano Atlantico del Nord (Fonte Climate Change 2007: The Physical Science Basis Working Group I Contribution to the IPCC Fourth Assessment Report Nairobi, 6 Febbraio 2007).

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Globalmente, il potenziale per la produzione alimentare è previsto in crescita in

corrispondenza di aumenti di temperatura media locale in un range di 1-3°C, ma in decremento al di sopra di questi valori.

La produttività delle colture è quindi prevista in leggera crescita a medie e alte latitudini per incrementi locali medi di temperature fino a 1-3°C a seconda della colture, e in decremento a valori superiori nelle stesse regioni. A latitudini più basse, specialmente in regioni tropicali e stagionalmente aride, la produttività agricola è prevista in calo anche per limitati incrementi locali di temperatura (1-2°C). Aumenti nella frequenza della siccità e delle alluvioni sono previsti influenzare negativamente la produttività agricola, specialmente in settori di sopravvivenza alle latitudini più basse. Adattamenti come la modifica della scelta delle cultivar e delle epoche di semina può permettere alle basse e medie latitudini di mantenere la produzione dei cereali a basse, medie, elevate latitudini, a livello o sotto i livelli di base per modesti incrementi di temperatura. Nel complesso, la produzione commerciale di legno potrà crescere in maniera modesta con il cambiamento climatico sul breve- medio periodo, con grandi variabilità regionale attorno al trend generale. Modifiche regionali nella distribuzione e nella produzione di specie ittiche sono attese a causa di un riscaldamento continuo, con effetti negativi per l‘aquacoltura e l’azienda ittica.

2.2 Effetti del clima sulle colture e misure di adattamento

Il clima è uno dei fattori più importanti nel determinare la produttività dei sistemi agrari.

La massimizzazione della rispondenza tra la genetica di una specie, le pratiche di produzione e il tempo e l’ambiente di un determinato territorio costruisce la base ideale per ottimizzare la qualità e la quantità della produzione. Il clima può diventare la risorsa più efficace e più a buon mercato, tanto che la zonazione agroclimatica è ora una delle opzioni principali per migliorare la gestione dell’uso del suolo, identificando le aree geografiche più appropriate per ottenere produzioni di alto valore.

Date le crescenti limitazioni della risorsa climatica, il costruire conoscenza e abilità per migliorare la gestione della variabilità del clima attraverso gli elementi di controllo dei dati climatici, l’analizzare i rischi climatici e le opportunità di sviluppo di strategie per la loro gestione, sono ora elementi strategici per migliorare la gestione delle aziende agricole.

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Modifica dell’ammontare annuale delle precipitazion i

[%]. F: Living with climate change in Europe. EU 2007. http://ec.europa.eu/environment/climat/adaptation/index_en.htm.

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Gli impatti dei cambiamenti climatici sono già rintracciabili in molti sistemi fisici e

biologici, che rivelano realistiche esempi di modifiche, quali ad esempio anticipo delle fasi primaverili a medie a alte latitudini, e allungamento del periodo di crescite di molte colture.

Gli impatti frequentemente riflettono le modifiche indotte, oltre che da temperature crescenti, dall’ aumento del livello del mare e della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera, dalle precipitazioni e da altre variabili climatiche. La diminuzione di acqua e la siccità possono provocare perdite drammatiche di produzione. Temperatura più elevata di quelle ottimale influenza le reazioni metaboliche, provocando stress, e la alterazione del suo valore medio, massimo, e minimo può far accrescere facilmente la sensibilità di specie sensibili, aumentando la vulnerabilità alle gelate Temperatura e umidità relativa, singolarmente o in combinazione, possono accrescere la virulenza di patogeni o infestanti, e in generale la vulnerabilità delle colture.

Virtualmente, ogni aspetto dell’agricoltura, dalla produzione vegetale e animale fino ai trasporti dei prodotti verso i mercati, sono influenzati dal clima. La produttività è anche modificata dall’aumento della CO2 atmosferica correlata al cambiamento climatico, anche se gli effetti positivi della CO2 come fertilizzante sono controversi (incrementi concomitanti di temperatura e siccità possono infatti portare a effetti negativi opposti).

Adattamento

La storia dell’agricoltura riflette una serie continua di adattamenti a un grande range di fattori sia interni che esterni al sistema agricolo vero e proprio. Le condizioni ambientali derivanti dal suolo, dall’acqua, dal terreno e dal clima forniscono vincoli e opportunità alla produzione agricola. Allo stesso modo, lo sviluppo tecnologico porta a modifiche continue sulla struttura e sui processi agricoli.

Così complessi sono gli effetti del clima e del tempo atmosferico sulle piante, che il miglioramento delle decisioni e la riduzione dell’esposizione al rischio climatico sono fondamentali per mantenere standard di produttività adeguata e per promuovere l’agricoltura sostenibile.

Variabilità climatica e cambiamenti climatici devono ora coniugarsi con le giornaliere attività agricole, e questa necessaria coniugazione può avvenire tramite l’introduzione di strategie di adattamento e l’adozione di misure di mitigazione.

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Previsione dei cambiamenti di produttività . Fonte: Jackson Institute, University College London / Goddard Institute for Space Studies / International Institute for Applied Systems Analysis.

Yield Change (%)

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Il 29 giugno 2007, la Commissione Europea ha prodotto il suo primo documento

sull’adattamento al cambiamento climatico, il Quaderno Verde “Adaptation to climate change in Europe - options for EU action". Questo Quaderno ribadisce come ora l’Europa debba affrontare una doppia necessità, tagliare le emissioni dei gas serra ma anche adattarsi a condizioni climatiche in cambiamento, e descrive a questo proposito vie possibili di azione per la Comunità Europea.Analisi aziendali hanno mostrato come notevoli riduzioni degli impatti negativi derivanti dal cambiamento climatico siano possibili quando si mettano a punto buone strategie di adattamento. In aggiunta ad adattamenti a lungo termine (cioè a modifiche sostanziali strutturali che servono a superare avversità, come cambiamenti dell’uso del suolo per massimizzare la produttività sotto le nuove condizioni, o applicazioni di nuove tecnologie), adattamenti autonomi a breve termine sono la reazione, ad esempio, degli agricoltori a modifiche degli andamenti precipitativi, consistenti nel cambio delle specie coltivate, o nell’adozione di diverse date di raccolta, di semina o di piantagione. Come considerazione generale, la biodiversità in tutte le sue componenti (geni, specie, ecosistemi) aumenta la resistenza a condizioni ambientali in evoluzione e a agli stress. Popolazioni geneticamente diverse e ecosistemi ricchi di specie diverse hanno maggiori potenzialità di adattamento al cambiamento climatico. La selezione di colture e di cultivar dotate di tolleranza a stress abiotici (alte temperature, carenze o eccessi d’acqua, elevate salinità, resistenza a fitopatie) può anch’essa portare ad elevate benefici, ma la selezione di colture adeguate non può essere scissa da altre opzioni di adeguata gestione all’interno degli agro-ecosistemi. La sostanza organica del terreno, che stabilizza la struttura del suolo favorendo l’assorbimento dell’acqua senza causare perdite superficiali, e che favorisce anche la capacità di assorbimento di acqua durante momenti di prolungata siccità, dovrebbe essere protetta e accresciuta. Un grande range di pratiche di gestione della risorsa idrica e di tecnologie è disponibile per ridurre e tamponare rischi di produzione.

Nel produrre questo codice, ci si è sforzati di offrire suggerimenti sull’adozione di misure appropriate di adattamento, come elementi di importanza rilevante in un “taccuino” di gestione aziendale.

2.3 Effetti delle colture sul clima e misure di mitigazione

L’agricoltura ha un impatto sul clima e sul tempo meteorologico a livello locale, regionale e globale. Attraverso l’agricoltura l’uomo altera, e gestisce a diversi livelli, la vegetazione (e quindi le proprietà fisiologiche e fisiche della copertura del suolo) e, direttamente tramite irrigazione o indirettamente, l’umidità del suolo su grandi porzioni di terra. La crescita e il metabolismo delle piante coltivate, assieme all’azione esercitata dalla presenza della copertura del suolo sul livello di umidità disponibile nel terreno, influenzano quindi il tempo e il clima, modificando il trasferimento di calore, umidità e quantità di moto dalla superficie della terra verso l’aria circostante.

Colture e pascoli hanno un ruolo significativo sulla interazione tra superficie e atmosfera e, quindi, esercitano un’influenza costante sul clima e sulla meteorologia. La copertura del terreno può rinforzare la variabilità climatica aumentando e/o estendendo estremi come inondazioni e siccità. L’agricoltura influenza la disponibilità di energia e massa di vapor acqueo producendo convezione profonda di umidità a scala locale e regionale: creando discontinuità nel flusso di calore latente, essa può infatti indurre circolazione a mesoscala attraverso l’innesco di convezione profonda.

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L’agricoltura, influenzando il livello di umidità del terreno, influenza l’attività

convettiva stagionale su scala regionale. Andamenti temporaleschi spazialmente coerenti e persistenti giocano un ruolo sul

trasferimento di calore e di umidità da basse a alte latitudini, e questo può influenzare la circolazione generale. Quindi, l’agricoltura, esercitando un peso sull’occorrenza, la locazione e l’intensità della convezione profonda di umidità, esercita un’influenza anche sulla meteorologia e sul clima globale.

Quando si pensa alle interazioni con il clima, un grosso interesse va alle emissioni di gas-serra (GHG), concausa dell’incremento della temperatura terrestre, da parte della attività agricole. Sebbene l’agricoltura europea conti soltanto per il 10% delle emissioni totali di GHG, essa è la fonte principale di metano (CH4) (derivato dalla fermentazione enterica, dalla decomposizione delle deiezioni animali, dalla coltivazione di riso) e di ossido nitroso (N2O) (deiezioni animali e fertilizzanti chimici). Le attività aziendali, molte delle quali comportano l’immissione di elevate quantità di energia (prodotti chimici, carburanti, macchine etc.) sono responsabili del rilascio di CO2 in atmosfera, che si unisce a questo stesso gas rilasciato dalla degradazione della sostanza organica nei terreni agricoli.

Mitigazione

Le strategie di mitigazione suggeriscono principalmente di ridurre le immissioni di

GHG, inclusi metano e ossidi di azoto, ed eventualmente di accrescere i metodi di assorbimento degli stessi gas ad effetto serra. La conversione di terreno a coltivazione boschive può offrire potenziali considerevoli di assorbimento di CO2 dall’atmosfera. Una buona efficienza fotosintetica fa in modo che anche le piante agrarie siano efficaci nell’ assimilare di CO2 atmosferica, mostrando uno scambio netto positivo di carbonio durante il loro periodo di crescita annuale. L’aumento dell’efficienza della coltivazione, adottando basse o nulle lavorazioni del terreno, usando macchinari a bassa efficienza energetica, o riducendo la richiesta di energia potrà ridurre le emissioni dirette di CO, migliorando la capacità delle colture di immagazzinare carbonio nelle proprie parti e nel terreno.

La mitigazione si basa anche sulla promozione delle opportunità di riduzione dell’uso di energia in agricoltura, assieme a quella dell’ all’uso di fonti energetiche alternative. Produrre colture “energetiche” (colza, mais, cereali, alberi a crescita rapida, erbacee perenni, piante acquatiche, alghe) mette in grado di ridurre le emissioni nette di gas-serra se queste vengono usate per rimpiazzare combustibili fossili. Ogni nuova generazione di colture energiche, nel corso della sua crescita, rimuove dall’atmosfera attraverso la fotosintesi, una quantità di energia praticamente equivalente a quella rilasciata quando la sua biomasse viene bruciata per rilasciare energia. Se gestite in modo sostenibile, le colture energetiche forniscono energia che in altro modo verrebbe generata da combustibili fossili, e questo porta a un decremento delle emissioni nette di CO2 .Le colture energetiche devono comunque essere prodotte seguendo buone pratiche che minimizzano il ciclo delle emissioni di GHG associati alla loro piantagione, alla raccolta, al trasporto e alla conversione delle stesse a energia utilizzabile.. Il grado al quale i combustibili da biomasse possono offrire un bilancio di anidride carbonica favorevole dipende dall’efficienza attraverso la quale esse sono prodotte e utilizzate. Le emissioni di gas-serra possono essere diminuite rimpiazzando combustibili fossili con energia da residui di biomassa (inclusi sottoprotti agricoli, residui di produzione del cibo, e una grande quantità di materiale legnoso di scarto).

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2.4 Adattamento e mitigazione: buone pratiche per la mitigazione degli impatti reciproci

Il cambiamento climatico si somma alla complessità dell’ambiente agricolo, che è

caratterizzato da incognite di mercato, di reperibilità delle risorse, da tecnologie e valori in cambiamento. In risposta al cambiamento climatico, innovazione adozione di strategie di adattamento dovrebbero aggiungersi a sforzi sulla messa a punto di opere di mitigazione, provvedendo un ventaglio di possibilità nel migliorare la gestione delle risorse e supportare la sostenibilità dei processi agricoli.

L’adozione di strategie che aiutino gli agricoltori a produrre meglio- e con minori rischi- in uno scenario di cambiamenti globali costituisce un potenziale di grande valore per l’agricoltura. Allo stesso tempo, l’adozione di pratiche corrette e rispettose dell’ambiente può riflettersi positivamente sul clima, mettendo l’agricoltura in primo piano nel contrastare i cambiamenti climatici. Il concetto di Buone Pratiche Agricole si è evoluto negli anni recenti come risultato di interesse e di preoccupazione degli operatori del settore a proposito di produzione e sicurezza alimentare, qualità e salubrità del cibo, sostenibilità ambientale dell’agricoltura. Le buone pratiche forniscono raccomandazioni e conoscenza sulle modalità di produzione e sui processi post-produttivi volti ad ottenere con bassi impatti e ripercussioni cibo , e prodotti non alimentari di alta qualità.

L’adozione di buone pratiche può essere d’aiuto per diminuire la vulnerabilità dell’agricoltura nei confronti del cambiamento e della variabilità climatica. La vulnerabilità è funzione dell’esposizione a fattori climatici, della sensibilità ai loro cambiamenti, e della capacità di adattarsi a questi cambiamenti. I sistemi che sono fortemente esposti, altamente sensibili e meno in grado di adattarsi risultano quelli maggiormente vulnerabili (vedi lo schema riportato sopra), e l’adozione di specifiche strategie di adattamento migliora la capacità dei sistemi agricoli a convivere con il clima in cambiamento.

Questo Codice è il risultato di uno sforzo compiuto collettivamente dai partecipanti al

progetto Accret-e e rivolto agli agricoltori per aiutarli in modo concreto ad adattare i propri comportamenti al cambiamento climatico, e per contribuire alla mitigazione degli impatti dell’agricoltura sul clima. Vi sono riportate le principali attività produttive che influenzano il clima, assieme a una lista di buone pratiche gli agricoltori possono adottare per ridurre gli impatti e la vulnerabilità delle colture.

INTRODUZIONE SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LE SUE RECIPROCHE RELAZIONI CON L’AGRICOLTURA 2

ESPOSIZIONE SENSIBILITA’

IMPATTI POTENZIALI

IMPACT

CAPACITA’ DI ADATTAMENTO

VULNERABILITA’

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Agricoltura e Cambiamento Climatico

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Capitolo 3

LE ATTIVITA’ AGRICOLE CHE AGISCONO SUL CLIMA E LE BUONE PRATICHE PER RIDURNE I

RECIPROCI EFFETTI

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In questo capitolo sono presi in considerazione gli specifici aspetti delle principali attività agricole che agiscono sul clima. Gli argomenti trattati sono:

3.1 Gestione delle colture ed uso del suolo 3.2 Gestione del suolo e fertilizzazione 3.3 Gestione degli allevamenti 3.4 Gestione dell’acqua 3.5 Energie rinnovabili ed efficienza energetica

Per ognuna delle elencate attività agricole ci sarà una descrizione generale dell’interazione reciproca con il clima. Inoltre verranno esplicitate dei suggerimenti per l’adozione delle migliori pratiche agricole, enfatizzando i benefici per l’agricoltore e l’ambiente. Gli argomenti verranno illustrati in base al seguente schema.

- Descrizione generale delle attività agricole ed le lororeciproche interazioni con il cambiamento climatico

- Attività Basi

Buone Pratiche

Benefici per l’agricoltore

- Descrizione generale delle attività agricole ed le lororeciproche interazioni con il cambiamento climatico

- Attività Basi

Buone Pratiche

Benefici per l’agricoltore

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La moderna agricoltura sostenibile si basa sull’alta diversità delle colture, sull’uso

di cultivars ed ibridi ad alto potenziale genetico adattate alle condizioni locali, sull’uso di fertilizzanti organici, profilassi e protezione biologica, il tutto limitando al massimo l’uso di sostanze chimiche. È importante prevedere un sistema di gestione integrata di tutti gli aspetti del sistema suolo-pianta-atmosfera per poter preservare il potenziale naturale e le risorse rinnovabili degli ecosistemi agricoli. I bisogni agro-climatici delle colture non sono sempre soddisfatte dalle condizioni naturali, anche a causa del cambiamento climatico che si sta attuando. La gestione sostenibile delle colture e l’uso razionale del suolo diventa per cui un punto cruciale, affinché si preserva il potenziale produttivo ed mantenendo un basso impatto sull’ambiente ed in clima.

Le colture autoctone dovrebbero essere preferite al fine di ottimizzare la crescita ed i livelli produttivi e minimizzare i rischi climatici . Questa considerazione è ancora più importante quando specie Mediterranee (come l’olivo in questa figura) sono piantate in ambienti del Nord.

3.1

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3.1 GESTIONE DELLE COLTURE ED USO DEL SUOLO

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3.1 GESTIONE DELLE COLTURE ED USO DEL SUOLO

3.1.1 Selezione delle varietà

Basi Una grande varietà di cultivar sono in

grado di soddisfare diverse condizioni (resistenti alla siccità, a breve germinazione e precoci, ad alta capacità di fissazione del carbonio, ecc.) e di limitare le lavorazioni. La selezione della cutivar più appropriata è fortemente strategico nei confronti di una minimizzazione delle pratiche agricole che hanno ripercussioni sull’ambiente ed di un incremento dell’efficienza d’uso delle risorse climatiche. Nella scelta della cultivar si dovrebbe tenere in considerazione la loro adattabilità alle condizioni locali, come la resistenza delle piante alla mancanza di acqua nelle aree vulnerabili alla siccità e, come regola generale, il loro potenziale naturale riguardo alla qualità ed alla quantità delle produzioni.

Buone pratiche

• Uso di cultivars resistenti a stress abiotici (come scarsità di acqua, siccità, alte temperature).

• Selezione di cultivars a veloce germinazione ed a corto ciclo vegetativo. • Selezione di varietà che sono naturalmente resistenti a specifici organismi che

causano malattie.

Benefici

• Miglioramento della gestione dell’acqua in agricoltura, riduzione del consumo energetico per l’irrigazione.

• Miglior uso dell’umidità del suolo dopo la semina, miglior competizione con le infestanti, e riduzione del numero di lavorazioni colturali.

• Incremento delle produzioni con minor utilizzo di composti chimici. Riduzione dei costi di distribuzione. Riduzione della pressione delle malattie e quindi maggior efficienza nella distribuzione dei prodotti chimici.

• Riduzione delle emissioni di CO2 ed aumento delle produzioni.

Prove sperimentali in campo: cultivars differenti sono testate al fine di trovare le più adatte alle condizioni pedo climatiche locali.

LE ATTIVITA’ AGRICOLE CHE AGISCONO SUL CLIMA E LE BUONE PRATICHE PER RIDURNE I RECIPROCI EFFETTI 3

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3.1.2 Sistemi ed ordinamenti colturali

Basi Le modalità di coltivazione e la definizione

dell’ordinamento colturale possono essere più o meno complessi, in riferimento ai diversi metodi di impianto, alcuni che cercano di aumentare la densità colturale, altri che cercano di utilizzare al meglio lo spazio. Colture differenti possono essere piantate in successione, o simultaneamente nello stesso campo e raccolte separatamente, o una coltura nello stesso campo raccolta diverse volte durante l’anno. Al fine di definire un sistema colturale in grado di combinare un efficiente uso delle risorse minimizzando gli input ma assicurando dei livelli produttivi soddisfacenti, è necessario conoscere in maniera dettagliata tutte le caratteristiche specifiche di una coltura e di una varietà, e le performance in una particolare ambiente di crescita. Il miglior sistema di coltivazione che permette di prevenire gli effetti diretti e indiretti sull’emissione di gas serra e generalmente considerata la più rispettosa dell’ambiente è l’avvicendamento colturale.

3.1 GESTIONE DELLE COLTURE ED USO DEL SUOLO

Buone pratiche

• Utilizzo dell’avvicendamento colturale come principale sistema colturale dell’azienda.

• Uso di policolture, inteso come più colture in uno stesso campo o nell’azienda al fine di aumentare la biodiversità.

Benefici

• Riduzione dell’incidenza dei patogeni e delle malattie, come ad esempio la presenza dei nematodi galligeni delle radici.

• Rallentata diffusione dei patogeni e delle malattie durante in ciclo colturale.

• Riduzione degli effetti di condizioni climatiche avverse, attraverso l’impianto e la raccolta differenziata.

• Bilanciamento della domanda di nutrienti delle diverse colture, al fine di evitare un eccessivo esaurimento dei nutrienti nel suolo.

• Miglioramento della fertilità e della struttura del terreno, grazie all’alternanza di colture con radici a diversa profondità.

Rotazioni colturali e coltivazione di più colture in azienda sono considerate i sistemi colturali più efficaci al fine di ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura pur mantenendo alti livelli produttivi.

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3.1 GESTIONE DELLE COLTURE ED USO DEL SUOLO

3.1.3 Controllo delle infestanti e dei patogeni

Basi Al fine di ottenere produzioni redditizie e ad alto

livello qualitativo, il controllo dei patogeni e delle piante infestanti gioca un ruolo importante ed uno schema appropriato deve essere sviluppato per ogni tipologia di coltura. Diverse strategie possono essere considerate. L’utilizzo ridotto di prodotti chimici può essere assunto come regola generale. Le tecniche utilizzate nell’agricoltura biologica si adattano molto bene ai suddetti scopi. Nell’agricoltura biologica, la gestione delle malattie e dei patogeni si basa su tre principali strumenti: resistenza della cultivar all’ospite, avvicendamento colturale e tecniche appropriate di coltivazione. Non tutti i problemi possono essere evitati utilizzando queste strategie; in ogni caso il danno di molte malattie può essere fortemente ridotto dalla loro integrazione. Le lavorazioni del terreno possono servire anche ad accelerare la decomposizione dei residui colturali e diminuire la popolazione dei patogeni. In questo caso lo scopo è quello di sotterrare i residui colturali o fare in modo che vengano in contatto con il suolo, in questo modo essi sono rapidamente colonizzati dagli organismi della decomposizione favorendo la degradazione dei patogeni. In ogni caso bisognerebbe prestare attenzione nell’utilizzare le lavorazioni per non favorire l’erosione del suolo. La competizione colturale è una componente importante del controllo delle infestanti ed una modalità molto efficace per controllarne lo sviluppo. Impianti a basse densità lasciano larghe superfici raggiunte dalla luce solare e disponibili per lo sviluppo di infestanti che entrano in competizione con la coltura. Una crescita vigorosa delle colture invece porta sicuramente ad uno sviluppo più difficoltoso delle infestanti.

Buone pratiche

• Utilizzo delle tecniche di controllo dell’agricoltura biologica.

• Utilizzo di colture resistenti. • Definizione di una rotazione

colturale con piante non ospitanti i patogeni in maniere tale da diminuirne l’impatto sulle successive colture.

• Appropriate lavorazioni in modo da interrare i residui colturali ed accelerarne la decomposizione.

• Considerare le pratiche agricole che aumentano la competizione della coltura contro le infestanti (riduzione della distanza tra le file, semina precoce).

• Uso di pacciamature. Anche materiale organico come paglia o altri residui colturali, come nel caso di sfalci, lasciati sulla superficie del suolo.

Benefici

• Riduzione dell’impatto dei prodotti chimici sull’ambiente e sui loro costi.

• Riduzione dell’impatto di patogeni specifici sulle colture suscettibili.

• Aumento delle produzioni.

Densità rade lasciano molto terreno soleggiato disponibile per la crescita e lo sviluppo delle piante infestanti.

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3.1 GESTIONE DELLE COLTURE ED USO DEL SUOLO

3.1.4 Pratiche che favoriscono il sequestro di C

Basi Il suolo contiene la maggior componente di carbonio

del bilancio globale, essa può essere facilmente degradata da alcuni processi come l’erosione, bruciare residui in campo, esaurimento della fertilità. E’ largamente riconosciuto che essendo la quantità di carbonio sequestrate dal suolo molto importante, persino un piccolo cambiamento di questa riserva potrebbe avere drammatici feed-back per il clima globale. La mineralizzazione della sostanza organica dipende fortemente dalla temperatura, un riscaldamento può portare ad un incremento delle emissioni nell’atmosfera. La degradazione del suolo è provocata soprattutto da una gestione inappropriata del suolo. Due, tra le principali conseguenze della degradazione del territorio, sono: perdita di carbonio organico del suolo, incremento delle emissioni di CO2 nell’atmosfera, e riduzione dell’assorbimento netto di carbonio (in forma di CO2) dall’atmosfera ad opera delle piante. Le pratiche che incrementano l’emissione di CO2 dal suolo sono le lavorazioni eccessive, la deforestazione, erosione dei suoli organici, gestioni che incrementano l’esaurimento della fertilità, pascolo eccessivo, ecc.

Buone pratiche

• Lavorazioni minime e conservative, pacciamature, per ridurre l’emissione di CO2. • Riposo del terreno, colture di copertura e fissatrici. • Forestazione ed agro-forestazione. • Agricoltura razionale con utilizzo appropriato dei composti chimici. • Pascoli gestiti con un adatto numero di capi. • Evitare di coltivare suoli organici (histosols)

Benefici

• Riduzione dei costi di lavorazione.

• Riduzione della degradazione del suolo, erosione e salinizzazione.

• Migliore protezione del territorio dalla desertificazione e degradazione.

• Aumento delle produzioni, riduzione dell’inquinamento del suolo e delle falde, uso più efficiente delle risorse naturali.

• Massimizzazione della salute e produttività degli animali, aumento del reddito aziendale senza danneggiare l’ambiente o inquinamento da azoto.

Bruciare i residui colturali direttamente in campo è un buon esempio di una pratica comunemente usata che reduce la componente organica del suolo.

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La valutazione del potenziale di gestione del suolo per mantenere, ristabilire e

aumentare la riserva di carbonio nel suolo, riducendo o mantenendo cosi la concentrazione atmosferica di CO2, converge sulle aree coltivate, dove la perdita della sostanza organica del suolo è sostanziale.

Per esempio, il carbonio minerale ed organico contenuto nel suolo allontanato dall’erosione è facilmente decomposto ed una larga frazione di essa è annualmente mineralizzata in CO2. L’erosione è una delle più importanti cause di degradazione del suolo, contribuendo alla riduzione della qualità e anche all’inquinamento delle acque superficiali. L’erosione può essere causata dall’acqua, dal vento e dalle lavorazioni colturali. Residui colturali lasciati sul terreno aiutano a ridurre la velocità del vento e del ruscellamento dell’acqua sul terreno. La loro rimozione, o il bruciare I residui in campo, potrebbe predisporre il suolo a seri fenomeni erosivi.

Un’appropriata gestione del suolo riguardo alle lavorazioni, fertilizzazione, rotazione colturale, ecc., potrebbe ridurre le perdite di carbonio dal suolo e persino incrementare la sua fissazione.

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3.2 GESTIONE DEL SUOLO E FERTILIZZAZIONE

Una gestione appropriata del suolo è necessaria al fine di mantenere una struttura capace di contenere gli effetti negativi di eventi climatici estremi.

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3.2 GESTIONE DEL SUOLO E FERTILIZZAZIONE

3.2.1 Controllo dell’erosione: erosione idrica

Basi L’erosione idrica è causata dall’impatto delle gocce di

pioggia (l’intensità delle precipitazioni è cruciale in questo senso) e dai processi di ruscellamento (dipendenti dalla quantità totale di pioggia). Pratiche di gestione appropriate possono controllare l’erosione localizzata (il movimento del suolo dovuto all’impatto della pioggia) e l’erosione per ruscellamento (concentrazione del flusso in piccoli rivoli). Le pratiche usate per controllare l’erosione si riferiscono alla gestione e coltivazione preventiva, attraverso la protezione della superficie del suolo con una copertura vegetativa, il suo mantenimento e la conservazione della rugosità superficiale.

Buone pratiche

• Mantenere una copertura con residui colturali sopra il 30 % fino alla copertura completa della nuove coltura.

• Alternare coltivazioni estive con invernali e perenni. • Uso di colture di copertura durante i periodi in cui il suolo è scoperto. • Cotlivazione dei bordi aziendali, specialmente per moderate pendenze,

2-6 %, impiantando strisce con colture perenni o che lasciano moli residui colturali.

• Costruzione di terrazzamenti.

Benefici

• La superficie del suolo direttamente esposta alle gocce è ridotta.

• Aumento del tempo con copertura vegetale.

• Riduzione del ruscellamento.

• Protezione dall’erosione idrica delle superfici agrarie.

• Suolo eroso da zone nude o con pochi residui è depositato in zone con molti residui o vegetazione densa in quanto il ruscellamento è diminuito.

• Cambiamento della ripidezza.

L’utilizzazione di colture di copertura può essere utile nei casi di frutteti localizzati in terreni in pendenza.

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3.2 GESTIONE DEL SUOLO E FERTILIZZAZIONE

3.2.1 Controllo dell’erosione: le lavorazioni

Basi L’erosione dovuta alle lavorazioni è una

tipologia di erosione che muove il suolo dalla testa del campo verso il basso, esponendo il sottosuolo in cima e sotterrando il suolo in basso, dove il suolo si accumula dopo molti anni di lavorazione. L’effetto di questo processo è la riduzione della produzione ma con gli stessi costi (lavorazioni, fertilizzazioni, ecc.) per unità di superficie, dovuta alla scarsa fertilità del sottosuolo esposto. Inoltre, l’erosione dovuta alle lavorazioni favorisce quella idrica, se la crescita delle colture è ridotta alla testa dei versanti, il suolo diventa meno protetto dallo scorrimento dell’acqua.

Buone pratiche

• Eliminare o ridurre le lavorazioni. • Se non è possibile eliminare le lavorazioni, si raccomanda lievitare l’aratura in

discesa, arando dai contorni oppure in salita. • Rovesciare il suolo in salita con delle lavorazioni dai contorni del campo (non

raccomandato per i suoli molto ripidi). • Trasportare il suolo superficiale dalle zone di deposito verso le creste collinari.

Benefici

• L’erosione delle lavorazioni può essere completamente eliminata.

• Erosione ridotta e mantenimento costante delle produzioni.

• Riabilitazione di versanti erosi.

• Miglior utilizzo dei nutrienti delle piante.

Particolare attenzione deve essere fatta nelle lavorazioni colturali di terreni collinari od in pendenza al fine di prevenire fenomeni erosivi. Il mantenimento di colture di copertura sicuramente diminuisce i rischi di perdita di suolo dovuta ai diversi processi erosivi.

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3.2 GESTIONE DEL SUOLO E FERTILIZZAZIONE

3.2.2 I metodi di lavorazione

Basi Lavorazioni conservative (zero lavorazioni e minime lavorazioni) si sono sviluppate, come

misura per prevenire l’erosione del suolo. Comunque, in relazione anche al cambiamento del clima globale e alle emissioni di gas serra, questi metodi offrono un buon potenziale per ridurre le perdite di carbonio o persino per trasformare molti suoli da sorgente ad accumulatori di carbonio. La perdita di suolo dovuta alle lavorazioni risulta anche in una perdita di carbonio e azoto, dovuta alla più facile accessibilità dell’ossigeno necessario per la decomposizione e respirazione della sostanza organica, incrementando il rilascio di CO2. lo sviluppo e l’utilizzazione in azienda di tecniche di lavorazione conservative implica un accumularsi di carbonio e sostanza organica nei suoli agricoli.

Buone pratiche

• Utilizzare tecniche di zero-mimine lavorazioni.

• Se le lavorazioni sono necessarie, evitare le lavorazioni autunnali rimandandole in primavera.

• Ridurre il numero dei passaggi. • Evitare lavorazioni di profondità. • Ridurre la velocità durante le

lavorazioni colturali.

Benefici

• Migliore protezione del territorio dall’erosione, degradazione; ridotto utilizzo dei trattore, diminuzione della potenza necessaria, consumo di carburante, ecc.

• Riduzione dei costi e del compattamento del suolo.

• Ridotta profondità di lavorazione per erpice e dischi, con riduzione del consumo di carburante. Inoltre, l’umidità del suolo è più facilmente conservata.

• La riduzione della velocità porta ad una migliore conservazione dell’umidità del suolo

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3.2.3 Fertilizzazione minerale

Basi Le gestione della fertilizzazione ha lo scopo di migliorare le condizioni chimiche del suolo

per aumentare la crescita delle piante, lo sviluppo e fornire nutrienti in quantità sufficiente alle colture e nel momento giusto. La fertilizzazione deve essere rivolta ad ottimizzare le produzioni ed i benefici economici, minimizzando l’impatto ambientale. Le quantità necessarie dei nutrienti minerali dipendono dal tipo di coltura, dalle riserve del suolo e dalle produzioni attese. Il livello di fertilità del suolo può diminuire se le tecniche agronomiche sono inadeguate o, al contrario, può aumentare se il suolo è coltivato in un modo che vengano migliorate le proprietà chimiche, fisiche e biologiche.

La somministrazione di azoto può aumentare il flusso di CO2 nel suolo di oltre il 20 % rispetto ad un suolo non fertilizzato, effetto particolarmente presente quando agiscono più fattori simultaneamente, come bruciare i residui colturali in campo e le lavorazioni colturali.

Buone pratiche

• Adattare o ottimizzare l’applicazione di fertilizzanti minerali, specialmente dell’azoto.

• Utilizzo di rotazioni colturali. • Effettuare periodicamente l’analisi del terreno, in modo da

definire e correggere i fattori che limitano la crescita e lo sviluppo delle piante (acidità, eccesso di nutrienti o deficit, ecc.).

• Uso di fertilizzanti organici adatti a soddisfare la domanda di nutrienti.

Benefici

• Diminuzione dell’inquinamento del suolo e delle falde acquifere con i nitrati.

• Mantenimento e miglioramento della fertilità naturale del suolo.

• Definizione di un’adeguata condizione di nutrizione minerale basata sui risultati delle analisi del terreno.

• Riduzione dei costi, uso di materiale facilmente disponibile in azienda (concime), e diminuzione dell’impatto negativo sul suolo e sulla qualità dell’acqua in azienda, rispetto all’utilizzo di fertilizzanti minerali.

3.2 GESTIONE DEL SUOLO E FERTILIZZAZIONE

LE ATTIVITA’ AGRICOLE CHE AGISCONO SUL CLIMA E LE BUONE PRATICHE PER RIDURNE I RECIPROCI EFFETTI 3

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3.2 GESTIONE DEL SUOLO E FERTILIZZAZIONE

3.2.4 Sostanza organica e fertilizzazione organica

Basi La sostanza organica è una grossa componente del carbonio nel suolo. Originariamente create

da piante, microrganismi ed organismi vari, questi composti giocano svariati ruoli nei cicli dei nutrienti, dell’acqua e biologici. Per semplicità, la sostanza organica può essere divisa in due maggiori categorie: quella stabile la quale è altamente decomposta, e la frazione attiva la quale è attivamente usata e trasformata dalle piante viventi, animali e microbi. Due altre categorie di composti organici sono dati dagli organismi viventi e dai residui organici freschi. Uno dei modi migliori di incrementare la fertilità del suolo è quella di aggiungere sostanza organica, aiutando il suolo a trattenere nutrienti molto importanti per le piante. Aggiungendo materiale organico a suoli sabbiosi, viene aumentata l’abilità del suolo nel trattenere l’acqua, ad esempio. In un suolo argilloso, l’humus rende il suolo più friabile. La sostanza organica non aggiunge “nuovi” nutrienti per la pianta, ma li rende assimilabili attraverso processi di decomposizione. Al fine di mantenere i processi ciclici dei nutrienti, la somministrazione di materiale organico da residui colturali e concimi deve essere uguale alla sua decomposizione. Se la velocità di decomposizione è alta, la dotazione di sostanza organica diminuirà, al contrario se la somministrazione sarà elevata, la presenza di sostanza organica aumenterà. La fertilizzazione può contribuire al mantenimento della quota di sostanza organica ciclica, incrementando le produzioni e di conseguenza la quantità di residui colturali che ritornano al suolo.

Benefici

• Aumento della fertilità del suolo e della presenza di carbonio che promuove la crescita dei batteri benefici. La sostanza organica può essere considerata come una “riserva ciclica di nutrienti”, assorbe e rende i nutrienti assimilabili per le piante.

• Miglioramento della struttura del suolo, aerazione, infiltrazione dell’acqua e resistenza all’erosione e alla formazione della crosta attraverso l’aggregazione delle particelle di suolo più piccole in grandi aggregati.

• Aumento della capacità di assorbimento e scambio dei nutrienti e di acqua ad opera della frazione stabile o resistente della sostanza organica del suolo.

Buone pratiche

• Uso di tecniche di minime lavorazioni per diminuire le velocità di degradazione della sostanza organica.

• Utilizzare fertilizzanti organici naturali per aumentare la fertilità dei suoli coltivati. Fertilizzanti organici naturali sono prodotti dall’agricoltura e aziende zootecniche o ottenute da materiale vegetale. Possono essere freschi o a differenti livelli di fermentazioni. I più utilizzati sono i prodotti dell’allevamento degli animali. Tra i più importanti c’è il letame (che può essere utilizzato fresco, parzialmente o completamente fermentato), percolato del letame, urine, scarti liquidi degli animali (liquami), compost e letame verde mischiato con materiale vegetale usato per lettiere (si rimanda al glossario per la definizione di letame, compost e fertilizzanti verdi).

LE ATTIVITA’ AGRICOLE CHE AGISCONO SUL CLIMA E LE BUONE PRATICHE PER RIDURNE I RECIPROCI EFFETTI 3

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Il settore delle produzioni animali è la sorgente più importante di gas serra. In Europa, più del 50 % di gas serra rilasciato dal settore agricolo deriva dagli allevamenti animali a dallo stoccaggio degli scarti. I principali gas serra nel settore animale sono il metano e l’ossido di azoto. Una minore parte deriva anche dall’uso di combustibile fossile per il riscaldamento degli allevamenti e per il funzionamento di tutte le attrezzature e machine necessarie. Il diossido di carbonio proveniente dalla respirazione degli animali domestici, non contribuisce nell’aumentare la sua concentrazione in atmosfera, in quanto si considera proveniente dalla digestione di materiale vegetale, il quale, cosi come nel settore energetico, è considerato una fonte di energia rinnovabile. Il biossido di carbonio emesso durante la respirazione dagli animali domestici, sarebbe nuovamente assimilato dalle piante attraverso il processo di fotosintesi.

La maggior parte della quantità di metano si genera attraverso la fermentazione del cibo nel tratto intestinale degli animali domestici, specialmente nei prestomaci dei ruminanti. Quantità considerevoli si generano anche durante lo stoccaggio degli scarti degli animali. Malgrado il fatto che il metano, cosi come l’anidride carbonica formata durante la respirazione, è generato da materiale vegetale, esso non è ambientalmente neutro, anzi,gli effetti serra nocivi derivanti dal metano sono 21 volte maggiore di quelli causati dalla CO2.

L’ossido di azoto si genera principalmente durante la conversione dei composti azotati nei terreni agrari e negli allevamenti durante lo stoccaggio di fertilizzanti di origine animale. L’agricoltura è causa anche di emissioni indirette, non direttamente in azienda, ma che sono causa della volatilizzazione di ammoniaca ed ossidi di azoto (NOx) in atmosfera. Le emissioni indirette sono anche causa di lisciviazione e ruscellamento di composti azotati nelle acque superficiali, di falda e dei corsi d’acqua. Le emissioni degli ossidi di azoto dipendono principalmente dall’efficienza di gestione dell’azoto.

3.3

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I 3.3 GESTIONE DEGLI ALLEVAMENTI

Oltre ad effetti negativi, la produzione animale ha anche alcuni effetti positivi sul clima e l’ambiente. Gli erbivori arricchiscono il suolo dei pascoli di sostanza organica rappresentando una modalità di accumulo dell’anidride carbonica. L’utilizzo di fertilizzanti di origine animal e aumentano il livello di sostanza organica nelle terre coltivate.

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In generale, la misura più importante per ridurre l’emissione dei gas serra nel settore

animale è un’efficiente utilizzazione dell’energia e delle proteine, i quali devono essere migliorati da un’appropriata gestione degli escrementi animali, con particolare attenzione ad un efficiente ciclo dell’azoto a livello aziendale. Bisogna considerare che gas come il metano sono prodotti anche se gli animali non sono produzione, utilizzando il cibo per il mantenimento delle loro funzioni vitali. Con l’aumento della produttività, il rapporto tra energia spesa per la produzione e l’energia necessaria per il mantenimento è aumentato, e, come conseguenza, l’emissione di metano per capo è diminuita. Per ridurre l'emissione di ossidi di azoto è importante che agli animali vengano fornite le quantità di proteine necessarie all’espletamento delle loro funzioni vitali. Un surplus di proteine porterebbe ad una produzione di escrementi con un’eccessiva presenza di azoto, aumentando l’emissione di ossidi di azoto durante il loro stoccaggio, mentre una mancanza di proteine causerebbe una utilizzazione non ottimale dell’energia derivante dal cibo, aumentando l’emissione di metano durante la fermentazione enterica.

Nella pratica inoltre, la produzione animale e vegetale sono spesso separate, effettuate in differenti aziende o persino regioni. Questo rende difficile un ciclo dell’azoto efficiente. Mentre gli allevatori si ritrovano con surplus di azoto in azienda, gli agricoltori hanno bisogno di somministrare grosse quantità di fertilizzanti minerali, importanti fonti di ossidi di azoto. Per questo motivo, per quel che è possibile, le aziende dovrebbero essere organizzate in una struttura di unità che si occupano sia della produzione animale che vegetale.

In conclusione, l’emissione dei gas serra nella produzione animale può essere fortemente ridotta dal miglioramento genetico del bestiame, da un’adeguata formulazione delle diete, da appropriati sistemi di allevamenti e stoccaggio degli scarti animali. L’introduzione di un pascolo in azienda può contribuire alla riduzione dell’emissione dei gas serra.

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Animali in movimento in una zona a pascolo tradizionale in Sicilia. Aspetti tradizionali e moderne tecnologie e conoscenze sui sistemi di allevamento devono essere integrati al fine di definire una gestione redditizia e allo stesso tempo in armonia con il territorio.

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3.3 GESTIONE DEGLI ALLEVAMENTI

3.3.1 Miglioramento genetico

Basi Grandi quantità di metano per unità di

prodotto sono emesse da animali a basso potenziale produttivo. Aumentando la produttività (produzione per animale), è possibile ridurre il numero degli animali senza ridurre la produzione di latte e carne. Nell’allevamento di vacche da latte, pecore e capre, ovaiole, lo scopo dovrebbe essere anche di aumentare il periodo produttivo. Questo per cui riduce il bisogno di rinnovare il bestiame e le emissioni associate. Gli allevatori e gli esperti del settore del miglioramento genetico degli animali dovrebbero mirare all’ottenimento di animali efficienti e robusti, adatti alle condizioni naturali locali.

Buone pratiche

• Conoscere ed esplorare le potenzialità degli animali selezionati. • Eliminare gli animali poco produttivi dal bestiame. Bisogna anche

ricordare che in alcune specie, come per le vacche, produzione estremamente alte potrebbero indurre bassa fertilità e diminuire la longevità, che eliminerebbe, a sua volta, tutti gli effetti positivi di una alta produzione, particolarmente vero nel caso di incroci con animali esotici, poco adatti alle condizioni locali.

• Evitare l’allevamento di animali poco produttivi. Un’eccezione può essere fatta nel caso di mantenimento di specie geneticamente interessanti.

Benefici

• Costi più bassi del cibo per unità di prodotto.

• Costi pià bassi di allevamento e di attrezzature per unità di prodotto.

Il potenziale genetico delle specie locali, ben conosciuti dagli allevatori, rappresenta un buon punto di partenza per ottenere animali efficienti e robusti, adatti alle caratteristiche ambientali naturali.

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3.3 GESTIONE DEGLI ALLEVAMENTI

3.3.2 Formulazione della dieta

Basi La dieta deve essere bilanciata e in base ai bisogni

dell’animale, in modo da sfruttare nel miglior modo possibile le loro capacità genetiche. Un adeguato bilanciamento di energia e proteine con una corretta integrazione con minerali e vitamine, sono particolarmente importanti per l’utilizzazione efficiente del cibo, ed abbassando cosi le emissioni di metano. Un surplus di proteine causa un contenuto eccessivo di azoto negli escrementi ed alte emissioni, dirette ed indirette, di ossido di azoto. L’aumento di emissioni è anche causato da eccessiva alimentazione, porta gli animali a produrre eccessive riserve sotto forma di grasso. Generalmente, alimenti altamente digeribili portano alla produzione di basse quantità di gas per unità di prodotto. Le diete bilanciate sono anche un requisito per aumentare la longevità degli animali e ridurre la necessità di rinnovare il bestiame.

Buone pratiche

• Controllare le diete calcolando gli apporti in base al valore nutrizionale del cibo e al bisogno degli animali. Cibo caratterizzato da alta variabilità dovrebbe essere analizzato con regolarità.

• Ai ruminanti più esigenti (vacche da latte, agnelli e capre al massimo di lattazione, animali giovani a crescita rapida, …) dovrebbe essere offerto il miglior foraggio, mentre quello più povero dovrebbe essere fornito a quelli meno esigenti (vitellini, vacche da latte alla fine della lattazione e durante l’inizio del periodo secco, agnelli e capre,…).

• Introdurre una fase di alimentazione per i maiali ed il pollame con lo scopo di soddisfare il più possibile i requisiti individuali.

• Per i ruminanti più esigenti, integrare diete a base di erba con foraggio ad alta energia e basso contenuto di proteine (insilato di mais, bietola, …).

• Ottimizzare la fornitura di amminoacidi per I maiali e pollame con amminoacidi sintetici al fine di ridurre la concentrazione di proteine nella dieta.

• Unire alla dite base dei ruminanti dei concentrati quando è necessario. • Controllare regolarmente l’adeguatezza della dieta con il rendimento degli animali

(guadagno giornaliero, produzione di latte e uova, rendimento riproduttivo, …).

Benefici

• Costi più bassi per l’alimentazione.

• Rendimento migliore per gli animali.

• Meno problemi di salute degli animali.

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3.3 GESTIONE DEGLI ALLEVAMENTI

3.3.3 Alloggio per gli animali e pascolo

Basi Le emissioni dirette di gas serra dagli

allevamenti sono irrilevanti. Comunque, I sistemi di allevamenti possono influenzare le emissioni durante lo stoccaggio degli scarti e anche le emissioni indirette di ossido di azoto dovute alla volatilizzazione dell’ammoniaca dai ricoveri degli animali. Di base, è consigliabile tenere gli animali in campo durante la stagione vegetative. In questo caso gli scarti sono distribuiti più o meno uniformemente sul terreno ed evitati fenomeni di degradazione anaerobica della sostanza, risultante in una più bassa emissione di metano.

Le principali misure di riduzione delle emissioni di gas serra dagli allevamenti consistono per cui nell’aumentare la porzione di animali a pascolo e nel ridurre le emissioni di ammoniaca dai ricoveri degli animali.

Buone pratiche

• Dove possibile, la porzione degli animali a pascolo e la stagione di pascolo dovrebbe essere aumentata. Il pascolo dovrebbe essere condotto in modo che gli animali passino poco tempo vicino agli abbeveratoi e agli alimentatori.

• Rimuovere le escrezioni e i liquami regolarmente dai ricoveri, mantenendo la pavimentazione pulita.

• Mantenere gli scarti secchi il più possibile, utilizzando un’adeguata quantità di lettiera.

Benefici

• Il pascolo in generale è economicamente più conveniente dell’allevamento al coperto.

• La riduzione delle emissioni di composti azotati in atmosfera richiede anche un acquisto inferiore di fertilizzanti azotati.

• Le stesse pratiche riducono anche i cattivi odori ed i disagi con le attività vicine.

Il pascolo e la lunghezza della stagione a pascolo dovrebbero essere aumentate. Questo riduce drasticamente le emissioni che si hanno durante lo stoccaggio degli escrementi.

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3.3 GESTIONE DEGLI ALLEVAMENTI

3.3.4 Tecniche di stoccaggio del letame

Basi La formazione di quantità considerevoli di metano e di ossido di azoto sono dovute alla

degradazione microbica durante i periodi di stoccaggio delle escrezioni animali. L’ossido di azoto viene rilasciato anche indirettamente a causa della volatilizzazione dell’ammoniaca nell’aria. Con una cattiva gestione, l’emissione indiretta di ossido di azoto aumenta anche a causa della lisciviazione e ruscellamento di composti azotati nella falda e nelle acque superficiali. La possibilità per ridurre le emissioni di gas serra durante lo stoccaggio delle escrezioni animali sono limitate, in quanto le misure che riducono la produzione di metano di solito promuovono il rilascio di ossido di azoto e viceversa. I trattamenti anaerobici portano ad una emissione di metano, mentre quelli aerobici favoriscono il rilascio di ossido di azoto. I liquami (liquidi) sono caratterizzati da un’alta emissione di metano, mentre gli scarti solidi da alte emissioni di ossido di azoto. La tecnologia più promettente è la produzione di biogas, dove le condizioni anaerobiche riducono l’eccessiva emissione di ossido di azoto e il metano prodotto è catturato e usato come fonte di energia rinnovabile. Molto può essere fatto anche attraverso la riduzione della lisciviazione e del ruscellamento dei composti azotati, minimizzando le perdite di azoto nell’ambiente e riducendo cosi anche il fabbisogno di fertilizzanti minerali

Buone pratiche

• I luoghi di stoccaggio delle escrezioni devono essere sufficientemente larghi, a tenuta d’acqua e propriamente regolati.

• Il calore accelera la formazione di metano, per cui è consigliabile che lo stoccaggio avvenga in luoghi ombreggiati.

• Lasciare i liquami nelle stalle, anche se in appositi scoli, non è raccomandato perchè le alte temperature e la superficie larga favoriscono le perdite di azoto e ammoniaca.

• La copertura dei serbatoi contenenti I liquami è una misura positiva per ridurre le emissioni di ammoniaca. A tale scopo esistono particolari teloni o coperture galleggianti. La crosta naturale che si forma sui liquami con sufficiente contenuto di sostanza secca è anch’essa efficace nella riduzione delle emissioni di ammoniaca.

• Usare un’adeguata quantità di lettiera per ridurre gli odori e le perdite di azoto con l’ammoniaca.

• Considerare la possibilità di istallare un impianto di produzione di biogas. Si ridurrebbero le emissioni di metano e l’uso dell’energia ottenuta permetterebbe di ridurre anche il consumo dei combustibili fossili. Sfortunatamente, gli impianti sono generalmente troppo costosi per piccoli allevamenti.

Benefici

• La riduzione delle emissioni e della perdita di composti azotati riduce la necessità dell’utilizzo dei fertilizzanti minerali.

• In caso di istallazione di impianti di produzione di biogas, è possibile un reddito aggiuntivo per l’azienda dalla vendita dell’energia. In molti Paesi, la produzione di energia elettrica da biogas è anche sovvenzionata.

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.. L’impatto della gestione dell’acqua sul cambiamento climatico è meno evidente delle

diverse conseguenze di quest’ultimo sull’esigenza di modificare le tecniche di irrigazione. La diminuzione dell’emissione dei gas serra sulla base della gestione dell’irrigazione si riferisce principalmente alla riduzione dell’energia e dell’acqua, mentre gli effetti del cambiamento climatico sulla gestione dell’irrigazione sono più evidenti e complessi.

Un punto di partenza per il suggerimento di buone pratiche agricole potrebbe essere l’assunzione che le temperature medie continueranno ad aumentare di circa 1.5 °C nelle prossime decadi. Cosi come ci si aspettano dei cambiamenti nella frequenza ed intensità delle piogge in Europa (Capitolo 2).

Temperature più alte portano ad un aumento dell’evapotraspirazione e questo potrebbe aumentare la richiesta di acqua per l’agricoltura, causando uno stress ulteriore per le risorse idriche. Le aree con alta disponibilità di acqua ma a rischio di cambiamento climatico, dovrebbero ispirarsi ai principi e alle tecniche utilizzate nelle aree con scarsa disponibilità di acqua. Le colture avranno il bisogno di essere irrigate differentemente in base al cambiamento del regime delle piogge; nel frattempo le colture e la crescita delle diverse cultivar comunque dovranno adattarsi al cambiamento climatico. Le tecniche di irrigazione dovranno evolvere, per esempio, nella direzione dei sistemi a goccia, meno dispendiosi di acqua rispetto ai sistemi ad aspersione.

L’aumento generale della temperature verosimilmente porterà alla riduzione della neve sulle montagne e dei ghiacci, i quali rilasciano acqua ai fiumi in primavera ed estate. Inoltre, lo scioglimento di neve e ghiaccio potrebbe avvenire precocemente in primavera ed estate, cambiando il regime stagionale dei fiumi ed è risaputo come l’acqua superficiale calda soffra di più dell’inquinamento da discarica.

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3.4 GESTIONE DELL’ACQUA

L’effetto del cambiamento climatico sulla gestione dell’irrigazione è evidente. Oltre che a fornire acqua per la crescita delle piante, l’irrigazione assumerà sempre più funzioni di mitigazione dei danni dovuti ad eventi climatici estremi (gelate, alte temperature, ecc.)

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Le leggere e frequenti piogge tipiche del nord-est Europa, potrebbero sempre più

assomigliare alle tempeste del sud Europa, gli eventi estremi potrebbero cosi essere più comuni, modificando anche il microclima locale. Periodi estesi di siccità potrebbero verosimilmente essere più frequenti nell’Europa meridionale, aumentando il rischio di desertificazione.

Gli agricoltori potrebbero anche decidere di coltivare senza irrigare. Un’agricoltura di questo tipo, con produzioni sostenibili di colture utili, può essere possibile in territorio con circa 508 mm o meno di precipitazione annuale. In distretti con piogge torrenziali, forte ventilazione, distribuzione sfavorevole delle precipitazioni, ed altri fattori di dissipazione, un’agricoltura senza irrigazione può essere propriamente applicata in condizioni di precipitazioni annuali sotto i 762 mm o persino i 635 mm. I problemi fondamentali di una gestione di questo tipo sono che la riserva annuale di acqua piovana nel suolo è molto bassa, cosi come la ritenzione dell’umidità del suolo fino al bisogno della pianta; cercare di prevenire l’evaporazione diretta dell’umidità del suolo durante il ciclo di crescita delle piante; regolare la quantità di acqua assimilata dalle piante scegliendo colture adatte a crescere in condizioni di aridità; applicare tutta una serie di trattamenti sulle colture in crescita e utilizzare piante che crescono con piccole quantità di acqua.

La gestione aziendale che prevede l’irrigazione si basa sulla distribuzione e l’applicazione artificiale di acqua nei terreni coltivati per favorire e mantenere la crescita delle piante.

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L’aumento delle temperature e la distribuzione non omogenea delle precipitazioni potrebbero rendere necessaria l’irrigazione anche per quelle colture che in genere vengono coltivate senza l’apporto di acqua.

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3.4.1 Le migliori pratiche di gestione dell’irrigazione

Basi Le aree ricche di acqua a rischio di cambiamento climatico

dovrebbero assimilare le tecniche utilizzate nelle zone aride. Si propone un caso studio riguardo alle tecniche di gestione dell’acqua in un territorio arido in Australia (www.sardi.sa.gov.au). Le pratiche e le tecniche illustrate sono deliberatamente non prescrittivi, nel senso che non hanno la pretesa di definire esattamente come un agricoltore dovrebbe gestire l’irrigazione, o quali strumenti dovrebbe utilizzare. Queste decisioni restano individuali e variano in base ad un’ampia varietà di situazioni specifiche. Un punto chiave è che non necessariamente i sistemi di irrigazione e gli strumenti di programmazione più sofisticati portano ad una migliore efficienza dell’irrigazione, ma probabilmente è la professionalità del coltivatore nel gestire le risorse a disposizione che fa la differenza.

Buone pratiche

• Definire l’irrigazione in base al sistema di gestione. • Conoscere le proprietà del suolo come la sua capacità di trattenere l’acqua, e la distribuzione

delle radici. • Progettare e mantenere il sistema di irrigazione correttamente. Il collaudo, l’età e la

manutenzione sono fattori molto importanti per una irrigazione efficiente. • Monitorare tutti gli aspetti di un intervento di irrigazione, prima, durante e dopo, decidendo

quando, monitorando il percorso dell’acqua durante l’irrigazione misurando l’uniformità di distribuzione, e dopo l’applicazione, valutando le zone poco od eccessivamente irrigate..

• Usare più di uno strumento di monitoraggio. Il più comune e semplice condiste nello scavare una buca per controllare l’acqua nel suolo, la presenza delle radici, o controllando l’acqua nei canali di drenaggio dopo l’irrigazione, in modo da aggiustare i flussi di irrigazione degli interventi successivi.

• Definire e controllare la programmazione degli interventi. Con la moderna tecnologia, è possibile fare in modo che in impianto di irrigazione operi interamente in maniera automatica, basandosi su una sonda od un set di sonde.

• Acquisire sempre nuove informazioni. • Usare programmi per il bilancio idrico, che lavorano su PC o sfruttando servizi disponibili su

internet. I modelli utilizzati dovrebbero essere il più semplice possibile, evitando di introdurre troppi parametri, utili solo per scopi sperimentali.

Benefici

• Uso ottimale dell’acqua per l’irrigazione.

Un’appropria ta manutenzione o un ammodernamento degli impianti di irrigazione sono molto importanti al fine di raggiungere una gestione efficiente dell’acqua per l’irrigazione.

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3.4 GESTIONE DELL’ACQUA

3.4.2 Scelta del metodo di irrigazione

Basi Il cambiamento climatico non modificherà le

modalità nello scegliere I metodi di irrigazione, ma solamente il peso di alcuni fattori sarà differente. In base alle indicazioni della FAO, nello scegliere il metodo di irrigazione, l’agricoltore dovrebbe conoscere i vantaggi e gli svantaggi dei vari metodi, quali si adattano meglio alle condizioni locali. Sfortunatamente, in molti casi, non è possibile trovare una singola soluzione: tutti i metodi presentano i loro vantaggi e svantaggi. Testare I diversi metodi nelle condizioni locali prevalenti, può fornire le giuste basi per una buona.

Buone pratiche Scelta del metodo di irrigazione migliore in base alle seguenti condizioni naturali: • Tipo di suolo: il suolo sabbioso ha una bassa capacità di immagazzinamento dell’acqua

ed un alto tasso di infiltrazione. Per questo motivo, sono necessarie frequenti e piccole irrigazioni, in particolare se poco profondi. In queste condizioni, un’irrigazione a goccia o a pioggia, sono più adatti che una irrigazione di superficie. Nei suoli limosi od argillosi, non ci sono molti problemi nella scelta del metodo, anche se l’irrigazione di superficie è più comunemente usata. I suoli argillosi con un basso tasso di infiltrazioni sono idealmente i più adatti all’irrigazione di superficie. Quando più tipologie di suolo sono presenti all’interno di uno stesso impianto di irrigazione, l’irrigazione a pioccia o a goccia sono raccomandati, in quanto assicurano in tutti i casi una buona distribuzione dell’acqua.

• Pendenza: l’irrigazione a pioggia o a goccia sono da preferire rispetto a quella di superficie su versanti ripidi e disomogenei in quanto non hanno bisogno di un livellamento del terreno. Un eccezione va fatta nei casi dei terreni terrazzati.

• Clima: venti forti danno fastidio nel caso di irrigazione per aspersione o a pioggia. In queste condizioni sono da preferire sistemi di irrigazione a goccia o di superficie. Nelle aree in cui l’irrigazione è supplementare, i sistemi a pioggia e a goccia sono più adatti in quanto più flessibili in base alla variazione della domanda di acqua in azienda.

• Disponibilità dell’acqua: l’efficienza nell’applicazione dell’acqua è maggiore nel caso dei metodi a pioggia e a goccia rispetto a quello di superficie, per cui questi metodi sono da preferire quando la disponibilità di acqua non è alta. Comunque, bisogna ricordare che l’efficienza dipende dall’irrigatore cosi come per il metodo usato.

• Qualità dell’acqua: l’irrigazione superficiale è da preferire nel caso in cui l’acqua contenga molti sedimenti, i quali potrebbero intasare gli irrigatori a goccia o a pioggia ed aumentare i costi di manutenzione. Se l’acqua di irrigazione contiene sali disciolti, l’irrigazione a goccia è particolarmente adatta, in quanto meno acqua è distribuita al suolo. Sistemi a pioggia creano meno problemi rispetto a quelli di superficie riguardo alla lisciviazione dei sali.

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3.4 GESTIONE DELL’ACQUA

Scelta del metodo migliore di irrigazione considerando:

• Tipo di coltura : il metodo superficiale può essere utilizzato per qualsiasi tipo di coltura. L’irrigazione a pioggia o a goccia, dovuto al loro alto investimento di capitale per ettaro, sono più usati nelle colture ad alto reddito, come orticole e frutteti. Sono raramente usate nelle colture principali a basso valore. L’irrigazione a goccia permette di irrigare una singola pianta o albero, o colture seminate su file come ortaggi e canna da zucchero. Non è adatta per le colture a semina fitta (come il riso).

• Tipo di tecnologia: il tipo di tecnologia influenza la scelta del metodo di irrigazione. In generale, i sitemi a goccia e a pioggia, sono tecnicamente i più complicati. L’acquisto di tutta l’attrezzatura necessaria richiede un investimento di capitale per ettaro, ed un alto livello di professionalità per la manutenzione. Inoltre, anche la possibilità di usufruire facilmente di carburante e pezzi di ricambio deve essere mantenuta. I sistemi di irrigazione di superficie, in particolare quelli di piccoli appezzamenti, in genere sono meno sofisticati, sia riguardo all’impianto che alla manutenzione (eccetto quando si devono usare delle pompe). L’attrezzatura necessaria di solito richiede una manutenzione più semplice.

• Esperienze precedenti: la scelta di un metodo di irrigazione dipenda anche dalle tradizioni di una regione o di un territorio. L’introduzione di nuovi metodi potrebbero creare problemi inaspettati e non è detto che gli agricoltori siano aperti ad accettare nuovi metodi. La manutenzione della nuova attrezzatura potrebbe essere problematica ed le spese troppo elevate rispetto ai benefici. Spesso, è più facile migliorare i metodi tradizionali che introdurne dei nuovi.

• Lavoro richiesto: l’irrigazione di superficie spesso richiede maggiore manodopera per la costruzione, le operazioni e la manutenzione, rispetto ad un sistema a goccia o a pioggia. Al contrario di questi ultimi, l’irrigazione superficiale richiede un buon livellamento del terreno, una manutenzione intensiva ed un alto livello di organizzazione per far in modo che il sistema funzioni.

• Costi e benefici: prima di scegliere un metodo di irrigazione, bisogna fare una stima dei costi ei benefici delle opzioni disponibili. Nei costi bisogna considerare non solo quelli di costruzione ed istallazione, ma anche i costi di manutenzione (per ettaro). I costi devono essere comparati con i benefici attesi (le produzioni). È ovvio che un agricoltore è interessato a migliorare un certo metodo di irrigazione se lo considera economicamente conveniente..

Benefici

• Adottare il giusto metodo di irrigazione è il primo ed indispensabile condizione per poter risparmiare acqua.

L’acqua derivante da impianti di depurazione può rappresentare una importante sorgente per l’irrigazione in agricoltura.

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3.4 GESTIONE DELL’ACQUA

3.4.3 Tecniche per il risparmio dell’acqua

Basi Il risparmio di acqua può essere

considerato il principale aspetto di una gestione dell’acqua rispettosa dell’ambiente. Le tecniche per risparmiare l’acqua si possono rivolgere al suolo, alle piante (colture ed infestanti) e ai sistemi di irrigazione. In un’azienda irrigua, gli accorgimenti si possono applicare ai vari passaggi di un processo irriguo: raccolta dell’acqua (pompaggio, ecc.), accumulo e stoccaggio (laghetti, laghi, falde), trasporto (acquedotti), salinità, tossicità, materiali in sospensione, perdite di evaporazione durante la distribuzione e dal suolo nudo irrigato, perdite per traspirazione da parte delle infestanti, perdite per ruscellamento e per percolazione profonda.

Buone pratiche

• L’aratura aumenta la profondità del suolo disponibile ad accumulare acqua e permette una crescita ottimale delle radici. Un suolo lavorato in superficie riduce in molti casi il ruscellamento dell’acqua piovana e nei suoli argillosi incrementa l’accumulo di acqua di circa 50 mm rispetto alle minime lavorazioni a alla pacciamatura, e di 100 mm rispetto all’assenza di lavorazioni. Nel caso di suoli sabbiosi, un’aratura profonda può però ridurre la capacità di immagazzinamento dell’acqua.

• Le lavorazioni superficiali, come fresature per il controllo delle infestanti e rompitori di crosta superficiale, interrompendo l’estrazione dell’acqua dalle radici (traspirazione) riducono drasticamente la risalita capillare (evaporazione).

• Installare barriere frangi vento per diminuire l’evaporazione, l’erosione e la polvere. La specie più utilizzata come barriera annuale è il mais da insilato, sebbene anche il girasole è molto usato.

• Pacciamare per ridurre l’evaporazione. Distribuire paglia o pula può essere considerata delle meno costose e più efficaci misure per la conservazione del suolo e dell’acqua. Può essere utilizzato anche del materiale plastico.

• Colture di copertura nei frutteti. Esse prevengono la degradazione della struttura del suolo, creando una struttura ottimale per l’infiltrazione e l’accumulo dell’acqua, permettendo inoltre un migliore accesso nel frutteto per le operazioni colturali e di raccolta.

• Riduzione dell’area irrigata nei frutteti. In situazioni di bassa disponibilità idrica può essere più conveniente irrigare solo parte del frutteto ottenendo dei frutti vendibili piuttosto che tutto il frutteto e produrre piccoli frutti. Evitare di irrigare l’interfila.

Benefici

• Evaporazione, traspirazione e ruscellamento sono ridotti.

• La struttura e la permeabilità del suolo sono ottimizzate.

• Aumento delle produzioni.

Alcune tecniche, come l’irrigazione per sommersione, hanno bisogno di grosse quantità di acqua, e quindi sono da evitare se non strettamente necessarie.

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3.4 GESTIONE DELL’ACQUA

3.4.4 Strumenti per l’irrigazione: i sistemi di irr igazione

Irrigazione a solchi: una serie di piccoli canali poco profondi dove scorre dell’acqua lungo una pendenza. I solchi sono generalmente dritti, ma anche leggermente curvi per seguire il profilo del terreno, specialmente nei terreni più ripidi. I filari sono tipicamente coltivati nello spazio tra i solchi, ad 1 metro di distanza.

Irrigazione per scorrimento: il campo è diviso in zone separate da creste parallele e bordi. L’acqua scorre lungo la pendenza del campo guidata dalle bordature. Nei terreni più ripidi, le bordature sono ravvicinate e curvate per seguire il contorno dell’appezzamento. Adatti per vigneti, frutteti, pascoli e seminativi.

Irrigazione per sommersione: differisce dal sistema a scorrimento dal fatto che i terreni sono livellati e chiusi lateralmente. Si applicano grossi volumi di acqua al fine di inondare il campo rapidamente.

Irrigatori a pioggia center pivot : sistema autonomamente azionati in cui una singola tubazione supportata da una fila di torri mobili è sospesa a 2 o 4 metri dal terreno. L’acqua è pompata nel tubo centrale e con la rotazione delle torri lentamente attorno al perno centrale, una estesa area di forma circolare viene irrigata. Gli ugelli sono montati o sospesi dalla tubazione è distribuiscono acqua sotto pressione. Gli ugelli possono essere regolati in modo poter applicare la stessa quantità di acqua cambiando la velocità di rotazione.

Irrigatori singoli a pioggia rimovibili : una serie di irrigatori leggeri montati su sezioni leggere di tubazioni che si possono muovere manualmente per le successive irrigazioni. Le tubazioni laterali sono connesse ad una linea principale, portatile o sotterrata. Di solito usati per terreni irregolare e piccoli. Non sono adatti per colture alte. La richiesta di manodopera è più alta rispetto agli alti sistemi di irrigazione a pioggia.

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3.4 GESTIONE DELL’ACQUA

Irrigatori statici : sono irrigatori a pioggia stazionari. Le tubazioni sono di solito fisse (di solito sotterrate) e gli ugelli sono elevati sulle superficie del terreno. Di solito sono usati nei frutteti e nei vigneti contro le gelate. Sono molto usati anche nei tappeti erbosi e giardinaggio, di solito con ugelli a scomparsa.

Irrigatori semoventi : composta da una barra semovente su cui sono montate gli irrigatori, tirata da una tubazione flessibile e resistente di gomma che si avvolge su un rotolone. Il rotolone muove la barra con gli irrigatori utilizzando la pressione dell’acqua (100 psi necessarie).

Irrigatore mobile su ruota: delle ruote a largo diametro sono montate su delle tubazioni con gli ugelli, le quali si muovono lungo il campo. Il tipo di coltura è molto importante in quanto gli ugelli sono ad un’altezza di circa 1 m dal suolo.

Irrigatori ad ali laterali : simili al center pivot ad eccezione per il fatto che le barra con gli ugelli sostenuta dalle torri si muove in maniera dritta lungo un campo di forma rettangolare.

Sistemi a bassa portata (inclusi micro irrigatori e gocciolatori): usano piccole tubazioni posizionate sopra o sotto la superficie del suolo. Frequenti e lente applicazioni di acqua sono fornite al suolo attraverso piccoli fori o emettitori, approvvigionate di acqua da reti di linee principali, secondarie e laterali. L’acqua è fornita direttamente sulle radici, evitando il ruscellamento o la percolazione profonda e minimizzando l’evaporazione. Questi sistemi sono generalmente usati nei frutteti, vigneti o colture orticole ad alto valore.

3.4.4 Strumenti per l’irrigazione: i sistemi di irr igazione

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3.4 GESTIONE DELL’ACQUA

3.4.5 Strumenti per l’irrigazione: il bilancio idr ico

Il bilancio idrico in agricoltura consiste in una valutazione degli input (precipitazioni, irrigazione, risalita per capillarità dalla falda freatica), output (evapotraspirazione, ruscellamento, percolazione profonda) e l’immagazzinamento dell’acqua nello strato di suolo esplorato dalle radici. Nell’arco di un giorno (anche settimana o mese), a partire dal deficit idrico alla fine del periodo precedente, il bilancio idrico stima il deficit idrico alla fine del periodo in esame. Siccome in molti casi la maggior parte dell’input è dato dalle precipitazioni e l’output dall’evapotraspirazione, di solito la formula del bilancio idrico per l’irrigazione è semplificata nel seguente modo.

SMDt = SMDt-1 + Kc*Etot – Pet – IRnet.t

dove: IRnet.t: [mm] l’acqua di irrigazione netta applicata in un certo periodo t. Kc [-] : è un coefficiente che varia in base alla coltura ed allo stadio vegetativo. Etot: [mm] è l’evapotraspirazione di riferimento nel periodo t. Pet [mm]: la precipitazione effettiva nel periodo t. DUSt-1, DUSt: [mm] il deficit di umidità del suolo alla fine del periodo t-1 e t.

Una spiegazione completa dei termini è disponibile in Glossario. Tra la capacità di campo (CC) ed il punto di avvizzimento (PA) c’è acqua solo nella

microporosità del suolo (diam dei pori.< 8 µm), mentre i macropori (d. > 8 µm) contengono aria, creando un ambiente ottimale per la respirazione delle radici. Quando l’umidità è sotto il PA, le piante dei climi temperati muoiono in quanto l’acqua è troppo legata al suolo. Quando l’umidità del suolo è sopra la CC, l’acqua non è legata al suolo e percola verso la falda freatica. L’acqua disponibile (AD) è la differenza tra l’umidità del suolo alla CC e il PA:

AD [mm/m] = CC [mm/m] – PA [mm/m]

AD dipende principalmente dalla tessitura, contenuto di sostanza organica e struttura del suolo.

L’uso di informazioni agrometeorologiche permette di ottenere delle indicazioni per sviluppare un bilancio idrico appropriato, in maniera tale da avere a disposizione un buon strumento decisionale di supporto.

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3.4 GESTIONE DELL’ACQUA

L’acqua disponibile alla pianta (ADP) dipende da AD e dalla profondità delle radici (PR):

ADP [mm] = AD [mm/m] * PR [m]

Al fine di evitare lo stress idrico, l’irrigatore mantiene l’umidità del suolo. La quantità di acqua assimilata dalla piante dipende dal tipo di coltura e dallo stadio fenologico in cui si trova. Con un sistema a pioggia, il suolo è riportato fino alla CC, invece con un gocciolatore il livello di umidità della zona irrigata è costantemente tenuta vicino alla CC.

La FAO definisce tre termini di evapotraspirazione: 1) ETo = evapotraspirazione potenziale 2) ETc = Evapotransp. della coltura in condizioni ottimali Etc = ETo * Kc 3) ETreal = Evapotransp. della coltura in condizioni reali

L’evapotraspirazione potenziale (ETo) in molti casi si calcola partendo da dati meteorologici applicando una formula matematica. I coefficienti colturali (Kc) di solito sono pubblicati da istituti di ricerca ed enti per l’agricoltura. Il calcolo della ETreal spesso non è necessaria in quanto lo scopo dell’irrigazione è proprio quello di mantenere la coltura nelle condizioni ottimali di crescita.

La precipitazione effettiva (Pe) è rappresentata da quella porzione di precipitazione che viene immagazzinata nel suolo. L’uso del dato di precipitazione misurata col pluviometro non modica fortemente il bilancio idrico, l’evaporazione dell’acqua intercettata dalla chioma della coltura influenza però la traspirazione.

Nella valutazione dell’irrigazione netta (IRnet) per gli irrigatori a pioggia, ci sono le stesse problematiche che ci sono per la pioggia. Per quel che riguarda i gocciolatori, il problema principale non è tanto l’evaporazione, quanto la percolazione profonda. In ogni caso, nei moderni impianti l’utilizzo di un flussometro permette di dosare al meglio gli apporti.

3.4.5 Strumenti per l’irrigazione: il bilancio idr ico

Consigli personalizzati su tempistica e volume di irrigazione sono inviati via web o SMS direttamente all’agricoltore da enti pubblici di servizi (in fi gura il servizio IRRINET sviluppato dalla regione Emilia-Romagna e CER). In base ad una serie di parametri che l’agricoltore deve inserire e sul bilancio idrico locale, vengono restituite una serie di informazioni per poter irrigare in maniere efficiente le differenti colture presenti in azienda.

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Il settore agricolo richiede una grossa quantità di energia per soddisfare l’ampia

varietà di operazioni che interessano l’intera filiera di produzione: movimento del suolo, lavorazioni colturali, allevamenti, gestione delle colture, irrigazione, raccolta e trasformazioni post raccolta, ecc. La maggior parte dei fabbisogni energetici nel settore agricolo o di un’azienda agricola è fornita utilizzando carburanti fossili. È ormai accettato il fatto che l’utilizzo delle risorse fossili è tra i fattori più importanti dell’aumento delle emissioni di gas serra nell’atmosfera, aumentando la concentrazione di gas come CO2, CO, CH4, NOx, SOx, ed altri. Malgrado l’ottimo potenziale del settore agricolo nel fornire fonti di energia alternative, il combustibile fossile resta ancora la fonte principale. La riduzione dell’utilizzo dei combustibili fossili deve diventare una priorità per gli agricoltori, insieme all’incoraggiamento dell’uso di fonti alternative rinnovabili: l’utilizzazione di macchine efficienti o lo spostamento verso le fonti rinnovabili diminuirà il livello di emissioni dei gas serra. Dovrebbe essere di primaria importanza il mantenimento in buono stato di tutti i motori aziendali in maniera tale da avere una conversione il più efficiente possibile. Gli agricoltori potrebbero istallare impianti per convertire l’energia solare in elettricità (energia fotovoltaica), o per riscaldare l’acqua (energia termica) e trasportare il calore dove è richiesto. In alcuni casi il vento può essere un’ottima sorgente di energia che può provvedere elettricità per l’azienda, o ancora utilizzare biomasse vegetali come alternativa ai carburanti fossili. La biomassa potrebbe essere definita come sostanza organica disponibile e rinnovabile. Il principale contributo che le biomasse possono offrire nella riduzione degli effetti della presenza dei gas serra in atmosfera deriva dalla possibilità che le piante hanno di rimuovere CO2 dall’atmosfera e di immagazzinarla anche per lungo tempo principalmente nelle fibre che le costituiscono. Le biomasse utilizzabili come fonte di energia vanno dagli scarti di manutenzione delle foreste fino a quelli dei mulini, residui colturali, scarti dell’allevamento di bestiame, piante acquatiche, colture arboree ed erbacee a crescita veloce, scarti industriali ed urbani. L’energia può essere ottenuta attraverso diversi processi, in base alle caratteristiche chimico-fisiche, le biomasse possono essere convertiti in carburanti solidi, liquidi e gassosi.

3.5

EN

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3.5 ENERGIA RINNOVABILE ED EFFICIENZA ENERGETICA

La produzione di energia dal legno è una pratica ben conosciuta nel mondo rurale. I moderni concetti e conoscenze sulla gestione delle foreste e sugli impianti di trasformazione devono portare ad una razionale utilizzazione di questa sorgente di energia per la soddisfazione dei fabbisogni richiesti.

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In alcune situazioni, l’uso di fonti da biomasse richiede la coltivazione di colture

oleaginose (girasole, colza, ecc.) per la produzione di biodiesel, o di bioetanolo, quest’ultimo prodotto da colture da amido o zuccherine. Bruciando biomassa si ha la possibilità di produrre direttamente calore o elettricità, mentre attraverso il processo di gasificazione si può produrre un carburante gassoso. Ancora, attraverso un processo chimico chiamato pirolisi (sostanza organica solida è fortemente riscaldata in assenza di ossigeno) è possibile produrre un carburante con proprietà simili a quelle dell’olio sintetico. La coltivazione di colture dedicate alla produzione di biomassa per energia rappresenta oltre che la possibilità di sostituire i combustibili fossili, la possibilità di nuove colture in alternativa alle alimentari ed un reddito diversificato per l’azienda agricola. Frequentemente, una buona parte di biomassa prodotta in azienda è rappresentata da residui di potatura e scarti di colture erbacee. Gli agricoltori spesso bruciano i residui colturali in campo perdendo la possibilità di ricavare energia da questo materiale. La biomassa residua, cippato di legno o persino la biomassa prodotta da colture dedicate, potrebbero essere raccolte insieme e convertite in energia. Una pratica comune in molte zone è quella di usare le emissioni di metano delle escrezioni degli animali in allevamento come biogas, il quale bruciando viene ritrasformato in CO2 e riducendo l’effetto serra complessivo.

È importante che gli agricoltori assumano non solo il ruolo di produttori di materiale, ma anche il ruolo di consumatori e/o fornitori di energia. Accanto agli aspetti ambientali, in un contesto di opportunità nuove, scelta ed integrazione delle sorgenti ed impianti più appropriate, deve essere considerata anche la necessità di risparmiare energia, riducendo drasticamente l’uso dei combustibili fossili e quindi le emissioni di gas serra e polveri sottili. La diffusione delle fonti alternative dipende anche da scelte politiche, le quali possono renderle più competitive rispetto alle fonti tradizionali. La Direttiva Europea 2003/30/CE impone agli Stati Membri una percentuale minima di biocarburanti da introdurre nel mercato: il 2% del carburante utilizzato per il trasporto presente nel mercato al 31 dicembre 2005, e il 5.75% entro in 31 dicembre 2010. In termini di uso delle biomasse, le condizioni appaiono favorevoli sia in relazione ad azioni sinergiche con le alter fonti rinnovabili come solare (termico e fotovoltaico) ed eolico, che per la promozione della diversificazione dell’economia rurale e la sua competitività, con la riduzione dei costi energetici.

3.5

EN

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INN

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ED

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IEN

ZA

EN

ER

GE

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Regolamenti e Documenti dell’UE in material di energia:

• Dec. n. 646/2000/CE of 28-02-2000. Decisione del Parlamento Europeo e del Concilio per adottare un programma a lungo termine per promuovere le sorgenti di energia rinnovabile nella Comunità Europea. (ALTENER) (1998-2002). Pubblicato in G.U.C.E. 30th March 2000, n. L. 79. In force 19th March 2000.

• Dir. 2001/77/CE of 27-09-2001. Direttiva del Parlamento e del Concilio per priomuovere la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Pubblicato in G.U.C.E. 27th October 2001, n. L 283. In force 27th October 2001.

• Reg. (CE) n. 1782/2003 of 29-09-2003. Regolamento del Concilio Europeo che stabilisce delle norme comuni in relazione ai regimi di supporto diretto degli agricoltori all’interno della Politica Agricola Comunitaria (PAC); definisce alcuni regimi di supporto per gli agricoltori e modifica i regolamenti (CEE) n. 2019/93, (CE) n. 1452/2001, (CE) n. 1453/2001, (CE) n. 1454/2001, (CE) n. 1868/94, (CE) n. 1251/1999, (CE) n. 1254/1999, (CE) n. 1673/2000, (CEE) n. 2358/71 and (CE) n. 2529/2001. pubblicato in G.U.C.E. 21st October 2003, n. L. 270. In force 28th October 2003.

• Dir. 2003/96/CE of 27-10-2003. Direttiva del concilio Europeo sulla nuova tassazione dei prodotti energetici ed elettricità. Pubblicato in G.U.C.E. 31st October 2003, n. L 283. In force 31st October 2003.

• Reg. (CE) n. 1698/2005 of 20-09-2005. regolamento del Concilio Europeo sul supporto allo sviluppo rurale attraverso la Fondazione Europea per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale (FEASR). Pubblicao in G.U.C.E. 21st October 2005, n. L. 277. In force 22nd October 2005.

• Comunicazione 07/12/2005 – Piano di azione per le biomasse..

LE ATTIVITA’ AGRICOLE CHE AGISCONO SUL CLIMA E LE BUONE PRATICHE PER RIDURNE I RECIPROCI EFFETTI 3

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3.5 ENERGIA RINNOVABILE ED EFFICIENZA ENERGETICA

LE ATTIVITA’ AGRICOLE CHE AGISCONO SUL CLIMA E LE BUONE PRATICHE PER RIDURNE I RECIPROCI EFFETTI 3

3.5.1 Energia solare per l’azienda: termico

Benefici

• Risparmio di denaro. • Aumento della indipendenza energetica aziendale. • Riduzione dell’emissione di gas serra.

Buone pratiche

• Installazione di pannelli (o collettori) solari sul tetto o nei pressi dell’azienda. L’acqua viene riscaldata dal sole ed immagazzinata in serbatoi. Sono disponibili nel mercato diverse tipologie, a circolazione passiva ed attiva e di diverse dimensioni in grado di soddisfare diverse tipologie di richieste.

• Sistemi attivi, in cui l’acqua è pompata, sono in grado di riscaldare l’aria. • I pannello solare termico può fornire acqua tiepida, calda e caldissima. Nelle

operazioni di mungitura, l’acqua calda del solare termico può essere utilizzata per pulire le attrezzature e per riscaldare e stimolare le mammelle delle vacche. Il riscaldamento delle case ed aziende riscaldate elettricamente o con bruciatori, l’uso del solare termico aiuta ad abbassare drasticamente i consumi.

• Solare termico può essere utilizzato per seccare colture e granaglie, o per riscaldare serre. Alcune serre possono essere costruite con materiali capaci di immagazzinare calore dal sole.

Basi L’energia solare è pulita ed illimitata.

Catturare l’energia solare per riscaldare l’acqua può essere un modo conveniente di risparmiare denaro, se l’essiccamento di materiale vegetale, il riscaldamento degli edifici, o facendo funzionare una pompa utilizzando il sole diventa un realtà e rende l’azienda più efficiente. La quantità di energia dal sole che raggiunge la superficie terrestre giornalmente è enorme. Tutta l’energia immagazzinata nella terra sotto forma di riserva di carbone, olio gas naturali corrisponde all’energia di 20 giorni di insolazione. Principalmente, i Paesi del centro Europa ricevono abbastanza luce da rendere l’energia solare sicuramente praticabile.

L’energia solare può essere utilizzata per riscaldare acqua o aria. Piccoli impianti sono capaci di soddisfare il fabbisogno di calore e di acqua calda per usi domestici.

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3.5.1 Energia solare per l’azienda: fotovoltaico

Benefici

• Risparmio di denaro. • Aumento dell’indipendenza energetica aziendale. • Riduzione dell’emissione di gas serra.

Buone pratiche

• Istallazione di pannelli fotovoltaici per produrre energia elettrica per usi domestici o aziendali.

• Progettare o rinnovare gli edifici aziendali in maniera tale da sfruttare al Massimo la luce naturale rispetto a quella artificiale.

• Progettazione di sistemi solari passive, dove gli edifici si avvantaggiano dell’energia del sole automaticamente, che spesso si rileva l’approccio più efficiente nei riguardi della riduzione dei costi.

• I panelli fotovolatici spesso sono più convenienti rispetto alla costruzione di una rete elettrica nuova nel caso di dover fornire località isolate.

Basi I pannelli fotovoltaici permettono di

trasformare l’energia solare direttamente in energia elettrica, attraverso lo sfruttamento delle proprietà di alcuni semiconduttori. Oltre al pannello fotovoltaico, dove avviene la trasformazione, il sistema prevede un invertitore per convertire la corrente continua in alternate ed altri meccanismi per la stabilizzazione della potenza elettrica. L’uso della luce solare per illuminare e produrre energia elettrica permette un risparmio economico molto elevato. I costi dell’impianto sono ammortizzati in pochi anni. Per raggiungere una Potenza di 1 kWp, sono necessari 8 – 10 m2 di pannelli, che alle latitudini dell’Europa centrale, potrebbero corrispondere a circa 1100 kWh di energia elettrica per anno. Principalmente i Paesi del sud Europa ricevono abbastanza energia solare da rendere gli impianti più che efficaci.

3.5 ENERGIA RINNOVABILE ED EFFICIENZA ENERGETICA

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3.5.2 Energia eolica per l’azienda

Benefici

• Le turbine sono silenziose e non inquinano. • Producono una energia rispettosa dell’ambiente. • Risparmiare denaro o guadagnare vendendo elettricità riducendo l’inquinamento e

l’emissione di gas serra. • Il vento è gratis, no produce scarti e gas serra. • Il terreno al di sotto degli impianti possono essere coltivati. • Le aziende eoliche possono rappresentare un’attrazione turistica. • Una possibilità di fornire energia elettrica in aree remote.

Buone pratiche

• Costruire impianti eolici aziendali in zone con vento forte e costante. Le posizioni migliori sono in aree costiere, in cima a colline, altopiani e bacini di montagna.

• Affinché sia conveniente, è preferita una velocità media del vento di circa 25 km/h. • Usare eliche larghe in maniera da usare più aria possibile. Le pale possono essere di

diverso tipo, in maniera da adattarsi alle variazioni della velocità del vento, sfruttandolo da qualsiasi direzione esso arrivi.

• Istallare torri alte, in maniera da avere il generatore più in alto possibile, dove il vento è più forte, permettendo ad esempio all’agricoltore di poter coltivare il terreno sottostante.

3.5 ENERGIA RINNOVABILE ED EFFICIENZA ENERGETICA

Basi Il vento potrebbe rappresentare una risorse energetica

molto importante, ma molto variabile in base ale località. Il potenziale sviluppo sul mercato dipende anche dai costi degli impianti. Il costo per produrre energia con il vento è caduto del 90 % fino al 1980. Dal 2010, l’elettricità prodotta da impianti eolici sio prevede sarà meno costosa di quella prodotta con gli impianti convenzionali. Gli agricoltori potranno sicuramente trovare dei benefici dallo sviluppo dell’industria eolica. Per sfruttare questo mercato, gli agricoltori potrebbero usare il vento per generare eletticità per la propria azienda, o diventare loro stessi produttori di energia eolica. Gli agricoltori possono generare elettricità dal vento, cosi come si faceva negli anni ’30 e ’40, con l’istallazione di piccolo generatori da 400 W fino a 40 kW o più, soddisfacendo i bisogni di un’intera azienda o di specifiche operazioni (ad esempio per le pompe dell’acqua). L’energia eolica potrebbe essere addirittura più conveniente di reti elettriche estese o di generatori a diesel. Un’opportunità per un agricoltore associazioni di agricoltori, è quella di sviluppare impianti eolici e vendere l’energia elettrica al mercato, proponendo energia verde rinnovabile, vendibile a prezzi più alti.

Impianti eolici (mini o più grandi) si possono inserire armoniosamente con il paesaggio rurale e rappresentare nuove possibilità di reddito per le aziende.

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3.5.3 Energia idroelettrica per l’azienda

3.5 ENERGIA RINNOVABILE ED EFFICIENZA ENERGETICA

Benefici

• Affidabilità della sorgente di energia. • Alta efficienza di produzione dell’energia delle nuove tecnologie. • Bassi costi di manutenzione. • La possibilità per l’agricoltore di integrare l’energia elettrica usata con una

risorsa rinnovabile a basso costo.

Buone pratiche

• Istallazione di piccolo impianti idroelettrici cercando di sfruttare qualsiasi tipo di corso d’acqua o cascata presente in azienda.

• Utilizzare impianti moderni capaci di trasformare l’energia meccanica dell’acqua in elettricità in maniere efficiente.

• Valutare l’effettivo flusso dell’acqua, in modo da scegliere l’impianto più appropriato.

• Considerare di utilizzare l’energia di pressione delle tubazioni della acqua potabile.

Basi La sorgente di energia è l’acqua. L’energia idroelettrica può essere disponibile se c’è la presenza di un flusso costante ed appropriato. Gli impianti idroelettrici sono capaci di trasformare l’energia di una corrente di acqua in energia meccanica, la quale è trasformata a sua volta in energia elettrica, sfruttando una cascata ad esempio o la velocità di un flusso di acqua. La potenza erogabile dipende dalla velocità del flusso o dal salto. In base alla potenza nominale, gli impianti idraulici possono essere classificati come: micro (P < 100 kW); mini (100 < P (kW) < 1000); piccoli (1000 < P (kW) < 10000) e grandi (P > 10000 kW). La disponibilità di acqua e il modo in cui essa è disponile (laghi artificiali o naturali, corsi d’acqua, tubazioni in pressione o chiuse) determina la tipologia dell’impianto. Gli agricoltori potrebbero trovare dei vantaggi dalla presenza in azienda anche di un piccolo corso di acqua, producendo energia anche per soddisfare le esigenze dell’intera azienda. L’acqua possiede un’alta energia specifica (energia prodotta per volume o unità di peso), più alta del vento. L’acqua è più pesante del vento, capace per cui di applicare una carica maggiore alle turbine rispetto al vento.

LE ATTIVITA’ AGRICOLE CHE AGISCONO SUL CLIMA E LE BUONE PRATICHE PER RIDURNE I RECIPROCI EFFETTI 3

Al contrario di impianti ad alta potenza che richiedono laghi naturali od artificiali per raccogliere l’acqua, i piccoli impianti che lavorano come i vecchi mulini ad acqua (ovviamente tecnologicamente più sofisticati), possono sfruttare direttamente ad esempio un piccolo corso d’acqua, producendo quantità significanti di energia.

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3.5 ENERGIA RINNOVABILE ED EFFICIENZA ENERGETICA

3.5.4 Energia dal biogas

Benefici

• La possibilità per l’agricoltore di integrare l’uso dell’energia elettrica con una fonte rinnovabile a basso costo.

• Per grossi impianti, la possibilità di vendere energia o calore prodotto da materiale di scarto.

Buone pratiche

• Raccogliere ed usare scarti organici di aziende agricole e di trasformazione e da allevamenti di bestiame (letame, liquami, scarti di macellazione, scarti dell’industria alimentare).

• Coltivazione di colture dedicate come il mais, legume, barbabietola, ecc. • Usi di scarti urbani. • Valutazione della quantità e della tipologia del materiale organico che può

essere raccolto ed utilizzato.

Basi Il biogas si produce attraverso la digestione

anaerobica (in assenza di ossigeno) di materiale organico, effettuata da particolari microrganismi. La composizione del biogas dipende dalla tipologia di biomassa digerita, in ogni caso questo gas presenta una grossa percentuale di metano (da 50 a 80 %), per cui rappresenta un combustibile di buona qualità che può essere utilizzato per produrre calore o elettricità. L’industria agroalimentare, insieme a tutto il settore degli allevamenti, producono una grossa quantità di materiale che può essere utilizzato per produrre biogas. Sul mercato sono disponibili diverse tipologie di impianti, che differenziano tra di loro per la quantità di materiale digeribile, e quindi, della energia che può essere prodotta. Sia gli agricoltori che gli allevatori possono istallare impianti di biogas in relazione alla quantità di scarti organici che possono essere prodotti, oppure cooperare. Generalmente esistono piccoli impianti collegati ad allevamenti o grandi impianti che ricevono materiale da diverse attività, producendo energia o calore per i consumatori.

LE ATTIVITA’ AGRICOLE CHE AGISCONO SUL CLIMA E LE BUONE PRATICHE PER RIDURNE I RECIPROCI EFFETTI 3

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3.5 ENERGIA RINNOVABILE ED EFFICIENZA ENERGETICA

3.5.5 Energia dalle biomasse: materiale legnoso ed erbaceo

Basi Materiale legnoso ed ogni tipo di residui

colturali, insieme alla biomasse di colture dedicate erbacee ed arboree, rappresentano un’importante fonte di materiale utilizzabile per produrre energia. La biomassa può essere cippata o macinata e compressa in piccoli pezzi (pellet), più facili da trasportare ed immagazzinare. Cippato e pellet si possono ottenere utilizzando scarti o con colture appositamente coltivate per questo scopo, dalla gestione delle foreste o con gli scarti di falegnamerie. Bruciare biomassa in azienda o in grossi impianti creando delle cooperazioni rappresenta un’altra possibilità di produrre energia evitando di utilizzare combustibili fossili e riducendo le emissioni di gas serra. La CO2 rilasciata durante la combustione è quella assorbita durante la crescita della pianta. Inoltre, parte della CO2 assimilata è permanentemente fissata nel suolo come sotto forma di radici.

Buone pratiche

• Evitare di bruciare i residui colturali in campo. • Coltivare specie arborea crescita veloce, raccolte ogni 2 o 5 anni (salici, robinie,

ecc.). • Coltivazioni di colture dedicate, erbacce annuali o poliennali (panico, miscanto, sorgo

da fibra, ecc.). • Produrre cippato in azienda usando qualsiasi tipo di residui erbacei e legnosi. • Usare il cippato per produrre energia attraverso la combustione o gasificazione. • Valutare la possibilità di cooperare per provvedere alla raccolta di materiale di

diverso tipo da poter utilizzare per produrre cippato o da destinare a grossi impianti.

Benefici

• La possibilità di produrre energia in azienda.

• Ridurre l’uso di combustibile fossile e risparmiare denaro.

• Aumento della biodiversità aziendale introducendo nuove colture.

• Possibilità di utilizzare territori marginali per la coltivazione delle colture energetiche.

• Differenziazione della produzione aziendale e minor dipendenza dalle fluttuazioni del mercato.

• La possibilità di nuovi redditi sia vendendo il cippato/pellet che l’energia in eccesso.

Territori rurali e mar ginali rappresentano un’importante sorgente di biomassa, sia da scarti di foreste che da colture dedicate, queste ultime rispettose dell’ambiente in quanto coltivabili in maniera sostenibile utilizzando un’agricoltura a bassi input.

LE ATTIVITA’ AGRICOLE CHE AGISCONO SUL CLIMA E LE BUONE PRATICHE PER RIDURNE I RECIPROCI EFFETTI 3

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Capitolo 4

GLOSSARIO E DEFINIZIONI

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In questo capitolo viene fornita una lista delle definizioni

dei molti termini utilizzati nei diversi capitoli di questo Codice. Ulteriori informazioni e definizioni sulle tematiche agricole

ed ambientali trattate possono essere anche rintracciate sul sito web dell’European Environmental Agency multilingual glossary:

http://glossary.eea.europa.eu/EEAGlossary/

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CAPITOLO 2. INTRODUZIONE SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LE SUE RECIPROCHE RELAZIONI CON L’AGRICOLTURA

Adattamento: azione intrapresa per modificare un ecosistema naturale o un sistema agricolo in modo che esso possa convivere con condizioni climatiche in cambiamento, con lo scopo di ridurre i danni potenziali o conseguire benefici.

Allagamento: un flusso in eccesso o un’inondazione che proviene da un fiume o da un corpo d’acqua e causa pericoli e danni. Gli allagamenti sono causati da fenomeni meteorologici ed eventi che distribuiscono a un bacino di drenaggio più acqua di quanta esso possa assorbire o immagazzinare. Cambiamento climatico: un cambio di clima che è attribuibile direttamente o indirettamente ad attività umane che alterano la composizione globale dell’atmosfera, e che si aggiunge alla variabilità climatica naturale osservata durante un periodo di tempo comparabile. Clima: questo termine sommarizza la media, il range e la variabilità degli elementi meteorologici (es. pioggia, vento, temperature, temporali, insolazione) osservati durante periodi prolungati (di solito trenta anni) in un sito o attorno una determinata area. Il clima di una regione determina che tipo di piante vi possono crescere, e che specie animali vi possono vivere. Convezione: un termine che descrive processi che influenzano l’atmosfera, l’acqua, la terra solida. In atmosfera, l’aria calda sale in correnti convettive, circola e crea nuvole e venti. Effetto avverso: del cambiamento climatico: modifica dell’ambiente fisico e ambientale o biologico risultante dal cambiamento climatico che può avere effetti deleteri significativi sulla composizione, la capacità di recupero, la produttività di un ecosistema o di un sistema agricolo. Effetto serra: il riscaldamento della terra dovuto alla presenza di gas serra. E’ chiamato in questo modo data la sua similarità con l’effetto prodotto dai pannelli di vetro di una serra. Le lunghezze d’onda brevi della radiazione solare passano attraverso l’atmosfera terrestre, e vengono assorbite dalla superficie terrestre, che tramite queste si scalda. Parte dell’energia assorbita viene re-irradiata indietro verso l’atmosfera come radiazione in onda lunga. Poca di questa radiazione in onda lunga ritorna verso lo spazio, dato che non può attraversare i gas-serra presenti in atmosfera, Viene infatti assorbita da questi gas, e ri-emessa verso il basso, causando il riscaldamento della bassa atmosfera. Evento meteorologico estremo: condizioni meteorologiche che sono inconsuete in un particolare luogo e in un particolare momento, come forti tempeste o ondate di calore. Gas-serra GHG: Sono il vapore acqueo, la CO2 , l’ossido di azoto, l’ozono. Questi gas contribuiscono al riscaldamento dell’atmosfera. La loro formazione è dovuta a cause naturali, ed impatti antropici (traffico, attività industriali etc.). Greenhouse gases are water vapour, carbon dioxide, methane, nitrous oxide, and ozone.

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Gestione del rischio: il processo di analisi dell’esposizione al rischio e lo studio del modo di reagire a tale esposizione. Mitigazione: un intervento umano volto a ridurre le sorgenti, o ad aumentare gli assorbimenti, di gas serra. Esempi includono l’uso efficiente di combustibili fossili per processi industriali o produzione di elettricità, il passaggio a energia solare o eolica, il miglioramento della coibentazione degli edifici, l’espansione delle foreste e di aree verdi per aumentare gli assorbimenti di anidride carbonica dall’atmosfera. Ondata di calore: evento estremo che non hanno una definizione standardizzata. L’approccio più frequente consiste nel considerare una soglia assoluta o relativa per una variabile meteorologica (in questo caso soprattutto la temperatura), e definire l’ondata di calore come il periodo in cui questa variabile eccede questo valore soglia. Processi atmosferici: movimenti atmosferici su un largo spettro di scale. Sulla scala maggiore, solo poche onde orizzontali, o cicli, attorno ad ogni emisfero del globo terrestre. (onde di Rossby), sulla scala inferiore i vortici a microscala della turbolenza (dimensionalmente pari a frazioni di metro, anche soltanto millimetri). Tra questi estremi, ci sono numerose altre scale significative a livello dinamico: di solito la divisione è tra i livelli a scala Globale, Sinottica, Mesoscala e dello Strato Superficiale Terrestre. Rischio di gelata: il rischio che si verifiche un danno da gelata, espresso come la probabilità o la frequenza di gelate in diverse date durante la stagione di crescita, o come la distribuzione delle date delle ultime gelate della primavera o del tardo autunno. Il freddo può essere un fattore di ostacolo molto importante per la produzione e la qualità delle produzioni.

Siccità: la siccità e un periodo protratto di scarse precipitazioni che risulta in un danno esteso alle colture e in una perdita di prodotto. Le definizioni operazionali seguenti aiutano a definire il sopravvenire, la severità e la fine di una siccità. La siccità agricola si verifica quando non c’è umidità nel terreno sufficiente per far fronte ai bisogni di una particolare coltura in un determinato momento. Questa avviene dopo una siccità meteorologica ma prima di una siccità idrologica. L’ agricoltura è di solito il primo settore economico influenzato dalla siccità. La siccità idrologica si riferisce ad una carenza degli apporti idrici superficiali e sub-superficiali, e viene misurata sul flusso d’acqua, e come livello di laghi, riserve, e acque di falda. C’è un ritardo temporale tra la mancanza di pioggia e la diminuzione di acqua nelle riserve, e quindi le misura idrologica non è da considerare un indicatore precoce di siccità. La siccità socio-economica si verifica quando la diminuzione dell’acqua disponibile inizia ad influenzare le persone, individualmente e collettivamente. Oppure, in senso più astratto, la maggioranza delle definizioni di siccità socio-economica è associata alla disponibilità e alla richiesta di un bene economico.

Stress abiotico: componenti non-viventi dell’ambiente associate con fattori climatici, edafici, e fisiologici che possono limitare la crescita delle piante e la loro sopravvivenza. Nella categoria degli stress abiotici rientrano siccità, salinità, temperature non ottimali, scarsa presenza di nutritivi nel terreno.

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Temporale: un fenomeno meteorologico caratterizzato da tuoni, fulmini e forte vento, repentini cambi di temperatura e accompagnato da una varietà di eventi precipitativi quali intense piogge locali e grandine, occasionalmente tornado. I temporali sono considerati forti quando sono accompagnati da venti più forti di 26 m/s, da grandine con diametro maggiore di 18 mm, o tornado. Variabilità climatica: in senso generale, il termine denota le caratteristiche inerenti al clima che si manifestano come cambiamenti nel tempo. Il grado di variabilità climatica può essere descritto dalla differenza tra la statistica a lungo termine degli elementi meteorologici calcolata per periodi diversi. Lo stesso termine viene spesso usato per indicare una deviazione della statistica climatica su un dato periodo di tempo (come un mese specifico, una stagione, un anno) dalla statistica a lungo termine sullo stesso periodo di calendario. In questo senso, la variabilità climatica viene misurata da queste deviazioni, usualmente denominate “anomalie”. CAPITOLO 3. E ATTIVITA’ AGRICOLE CHE AGISCONO SUL CLIMA E LE BUONE PRATICHE PER RIDURNE I RECIPROCI EFFETTI Capitolo 3.1 Gestione delle colture ed uso del suolo Agricoltura sostenibile: si riferisce a un sistema agricolo che è ecologicamente corretto, economicamente praticabile e socialmente giusto- un sistema capace di mantenere infenitivamente la produttività

Biodiversità: nell’accezione più semplice, la diversità biologica è la varietà della vita e dei processi vitali, ed include la varietà degli organismi viventi, le differenze genetiche tra gli stessi, e le comunità e gli ecosistemi in cui queste diversità coesistono. Coltivazione integrata: un approccio che intende bilanciare la produzione con considerazioni economiche e ambientali tramite un insieme di misure che include la rotazione colturale, la coltura di varietà appropriate, e l’uso ragionato di input. Coltivazione organica: sistema di produzione agricola in cui vengono utilizzati soltanto fertilizzanti, antiprassitari e supplementi nutrizionali naturali. Ormoni e sostanze chimiche di sintesi sono interdetti.

Cultivar: l’articolo 2.1 del Codice Internazionale di Nomenclatura per le Piante Coltivate of the International Code of Nomenclature for Cultivated Plants recita che una cultivar è la "categoria primaria di piante coltivate la cui nomenclatura è regolata da questo stesso Codice. La cv è un insieme di piante che è stato selezionato per un particolare attributo o una combinazione di attributi, e che è chiaramente distinta, uniforme e stabile nelle sie caratteristiche e che, quando propagata tramite metodi appropriati, mantiene quelle caratteristiche " (Art. 2.2).

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Lavorazione conservativa: un sistema di produzione in cui almeno il 30% della superficie resta coperta da residui delle colture precedenti. E’ praticata per ridurre l’erosione e conservare il carbonio nel terreno. Maggese: campo arato ma non coltivato durante una stagione di crescita. Pacciamatura: la pacciamatura è una copertura posta attorno alle piante (o che copre le interfile) volta a prevenire la crescita delle infestanti. Può provvedere benefici addizionali, quail il calo dell’evaporazione e della erosione del suolo, e la regolazione della temperatura del terreno. In aggiunta, in seguito alla sua decomposizione (nel caso di pacciamatura con materiale organico), può ammendare il terreno. Policoltura: associazione di colture . Resistenza dell’ospite: il profilo genetico, biochimico e/o fisiologico che inibisce l’instaurarsi di un patogeno, la sua sopravvivenza e il suo sviluppo all’interno dell’ospite. Rotazione colturale: la pratica di coltivare serie di colture diverse nello stesso spazio in sequenza stagionale. La scelta delle coltura e la sequenza della rotazione dipendono dal tipo di suolo, dal clima, e dalle precipitazioni che assieme determinano il tipo di piante che possono essere coltivate. Altri aspetti importanti come la commercializzazione e le variabili economiche devono anche essere considerati. Solo certi tipi di colture sono predominanti nella rotazione delle colture, soprattutto cereali, le più diffuse sono monocolture e rotazioni biennali (mais e grano), comportando alte quote di fertilizzazione inorganica e applicazioni di fitofarmaci. Sostanza chimica: in agricoltura, una sostanza (o una soluzione di diverse sostanze) con una composizione molecolare definite che è sintetizzata per risolvere problemi relativi alla gestione di fitopatie e di infestanti. In genere, contiene in principio attivo che influenza un processo fisiologico vitale dei patogeni o delle malerbe. 3.2. Gestione del suolo e fertilizzazione Compost: ottenuto dalla decomposizione di diversi residui organici (paglia, mais. tutoli, trinciato, erbe, residui dei legumi ecc), talvolta addizionato di sostanze minerali (limo, cenere, ecc.). Riunito in mucchi, questi sono occasionalmente bagnati per facilitare il processo di decomposizione. Il compost può essere usato per tutte le colture agrarie, in quantità di 15-25 tonnellate per ettaro. Diversamente dal letame, il compost agisce in tempi rapidi ma i suoi effetti sono limitati ad uno o due anni. Fissazione del carbonio: il processo tramite il quale un organismo, come una pianta, trasforma carbonio inorganico (di solito anidride carbonica) in composti organici.

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Inerbimento: uso di una coltura per mettere in atto una protezione temporanea per semenzali delicate, o per provvedere a una coltura una protezione stagionale del terreno. Ad eccezione dei frutteti, in cui un inerbimento permanente viene spesso mantenuto, l’inerbimento è solitamente praticato per un anno o meno. Quando arato e incorporato nel terreno, l’inerbimento esercita anche la funzione di concime verde (sovescio). Letame: un fertilizzante organico completo che contiene tutti gli elementi nutrizionali richiesti dalle piante, essendo considerato un fertilizzante universale, adeguato per tutte le piante coltivate e i tipi di suolo. E’ usato principalmente per terreni contenenti poco humus, terreni pesanti (che hanno perso la loro struttura), o terreni sabbiosi (per favorire la ritenzione dell’acqua). Nitrato: forma inorganica dell’azoto. Un elemento basilare per le piante e un fertilizzante inorganico (la fase più ossidata nel ciclo dell’ azoto). In acqua, le maggior fonti di nitrati sono le fosse settiche, le acque da fertilizzazione e da alimentazione animale.

Sostanza organica del terreno: è composta da tre parti: organismi viventi, residui freschi, e residui ben decomposti disetanei. I residui freschi sono una fonte primaria di cibo per gli organismi viventi. La loro decomposizione rilascia sostante nutritive per le piante. La sostanza ben decomposta, anche chiamata “humus” contiene molti nutritivi, che rilascia lentamente alle piante. Sovescio: certi tipi di pianta che vengono incorporate nel terreno al momento della sua preparazione. Le specie usate come concime verde dovrebbero produrre una ricca massa vegetale nel più breve tempo possibile e non dovrebbero essere esigenti in fatto di terreno. A causa della sua azione favorevole sull’attività della flora e della fauna per periodi di 2-3 anni, esso migliora le proprietà fisiche e chimiche dei suoli. Il concime verde può essere applicato su ogni tipo di suolo, ma è più efficiente in terreni mancanti di sostanza organica (podzolici e sabbiosi).

Strato superficiale: lo strato superiore del terreno, è la parte che contiene la maggior quantità di sostanza organica. 3.3 Gestione degli allevamenti Aerobico: aerobico significa con ossigeno. Più specificamente, questo termine si riferisce a cioè che avviene o vive soltanto in presenza di ossigeno e quindi alla chimica di sistemi, ambienti, organismi caratterizzata da condizioni ossidative. Molti contaminanti organici sono rapidamente degradati sotto condizioni aerobiche da parte di batteri aerobici. Questo processo è noto come biodegradazione aerobica.

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Anaerobico: aneerobico significa senza ossigeno. Più specificamente, questo termine si riferisce a cioè che avviene o vive soltanto in presenza di ossigeno e quindi alla chimica di sistemi, ambienti, organismi caratterizzata da condizioni riduttive. Molti contaminanti organici sono rapidamente degradati sotto condizioni anaerobiche da parte di batteri anaerobici. Questo processo è noto come biodegradazione anaerobica. Leaching: loss of soluble substances and colloids from the top layer of soil by percolating precipitation. 3.4 Gestione dell’acqua Le seguenti definizioni sono state estratte dal glossario dei termini dell’irrigazione del The Irrigation Association®, 6540 Arlington Blvd, Falls Church, VA 22042-6638, USA. Acqua di falda: acqua al di sotto della superficie del terreno, spesso contenuta in terreno saturo o sassoso, che alimenta sorgenti e fonti. Acqua disponibile per la pianta {mm} : acqua disponibile nella zona radicale. Acqua disponibile {%, mm/mm, mm/m }: porzione di acqua nel terreno che può essere realmente assorbita dall’apparato radicale. E’ la quantità di acqua cedibile tra i due limiti di capacità di campo e punto di appassimento permanente. Acqua immediatamente disponibile{mm/m} : porzione di acqua più immediatamente assorbibile dalla pianta, varia con il tipo di pianta. Acqua prelevabile {%, mm}: porzione di acqua disponibile per le piante prima dell’irrigazione, dedotta da considerazioni sulla specie e sulla gestione colturale. Acqua superficiale: qualsiasi acqua al di sotto della superficie del terreno. Capacità di campo {%, mm/mm, mm/m}: quantità di acqua che resta nel terreno quando il flusso verso il basso dovuto alla gravità diventa trascurabile.

Coefficiente colturale [Kc]: coefficiente usato per indicare l’uso dell’acqua da parte di una certa pianta in riferimento alla propria specie di appartenenza. Dilavamento: termine usato per descrivere l’acqua piovana, da scioglimento delle nevi, da irrigazione che fluisce sulla superficie e non viene assorbita dal terreno, ma piuttosto entra in corsi d’acqua, altre acque superficiali o depressioni del terreno. Efficienza dell’uso dell’acqua [WUE] (mg/mm): rapporto tra la sostanza secca prodotta su area unitaria e la quantità di acqua somministrata alla stessa area tramite irrigazione. Efficienza di applicazione: rapporto tra lo spessore di acqua irrigua infiltrata nella zona radicale e lo spessore medio di acqua irrigua applicata.

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Esaurimento dell’acqua nel terreno (deficit idrico) {mm} : quantità di acqua richiesta per portare la zona radicale alla capacità di campo. Evaporazione [E] {mm/giorno, mm/settimana, mm/mese}: movimento di acqua da un terreno bagnato o da una superficie coltivata che non passa attraverso le piante. Evapotraspiratione [ET] {mm/giorno, mm/settimana, mm/mese}: combinazione di acqua traspirata dalla vegetazione evaporata dal terreno e dalle superfici della piante. Evapotraspirazione della coltura [ETc]: la quantità di evapotraspirazione di un’area coltivata, associate alla crescita della coltura. Evapotraspirazione di riferimento [ETo]: tasso di evapotraspirazione di una superficie estensiva di erba di altezza di 12 cm in condizioni di fresco, in attiva crescita, completamente coprente la superficie del terreno, e senza limitazione di acqua. Massima carenza idrica ammissibile: deficit massimo pianificato di umidità del terreno all’epoca dell’ irrigazione. Percolazione profonda {mm} : movimento dell’acqua verso il basso attraverso il profilo di terreno fino al di sotto della zona occupata dalle radici, dove non può essere utilizzata dalle piante. Percolazione: perdita di sostanza solubili e di colloidi dallo strato superficiale del terreno attraverso acqua di precipitazione. Porosità {%} : volume di pori in un campione di terreno relative al volume totale del campione stesso. Precipitazione {mm} : totale di tutta l’acqua atmosferica depositata sulla superficie, incluse pioggia, grandine, rugiada, condensa. Precipitazione effettiva {mm} : porzione della precipitazione totale disponibile per la crescita delle piante. Profondità radicale, zona radicale {mm, m}: spessore del suolo colonizzato dalle radici delle piante, in cui avviene la loro attività predominante. Punto di appassimento (permanente) {%, mm/mm, mm/m}: contenuto di acqua, su base di peso secco, al quale la pianta non può ulteriormente prelevare acqua dal terreno per soddisfare le proprie richieste. Le piante non possono riprendersi dallo stress provocato da questa situazione neppure quando aggiunta acqua. Di solito, la tensione di -15 atmosfere ( o -15 bar) viene assunta come valore per indicare il punto di appassimento permanente.

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Richiesta irrigua lorda {mm} : richiesta totale di irrigazione che include la richiesta netta da parte delle colture più qualsiasi perdita che incorre durante la distribuzione e l’applicazione del sistema irriguo. Richiesta netta di irrigazione {mm} : spessore di acqua, con esclusione dell’umidità disponibile nel suolo, della precipitazione, che è richiesto per soddisfare l’evapotraspirazione per una certa coltura. Questi usi possono comprendere l’acqua richiesta per dilavare, per l’irrigazione antibrina, per il raffreddamento. Ruscellamento: termine usato per descrivere l’acqua piovana, lo scioglimento delle nevi o l’irrigazione che provoca un flusso di acqua sulla superficie che non viene assorbito dal terreno, creando del rigagnoli e solchi lungo le pendenze contribuendo all’erosione del suolo. Sistema di irrigazione : tutte le attrezzature necessarie per convogliare l’acqua in un’area di destinazione. Traspirazione [T] {mm/giorno, mm/settimana, mm/mese}: movimento di acqua liquida dal terreno nel percorso radici, fusto, fino all’esterno delle foglie sotto forma di vapore acqueo. 3.5 Energia rinnovabile ed efficienza energetica Bio-Diesel: un carburante rinnovabile per motori diesel derivato da oli naturali (da olio di soia o grassi animali). Bio-Etanolo: una sorgente di energia rinnovabile importante. Di base è un alcool, che si ottiene da diversi prodotti agricoli che contengono amido (cereali, specialmente mais, e tuberi come la cassava), o zucchero (barbabietole, canna da zucchero) e, nonostante ancora allo stato preliminare, da piante ricche in cellulosa. Il bioetanolo è prodotto tramite un processo biologico di fermentazione e l’arricchimento successivo tramite distillazione-rettificazione e disidratazione. Bio-Gas: il termine si riferisce a un gas tipicamente prodotto dalla digestione anaerobica o dalla fermentazione di materia organica incluso letame, fanghi, rifiuti solidi urbani, rifiuti biodegradabili e ogni altro rifiuto alimentare biodegradabile, in condizioni anaerobiche. Il biogas è costituito soprattutto da metano e anidride carbonica. Può essere utilizzato come combustibile per veicoli o per generare elettricità, oppure bruciato direttamente per riscaldamento, cottura, produzioni di calore o refrigerazione. Coltura dedicata: coltura energetica dedicate, cioè coltivata con il preciso scopo di produrre energia, non cibo. Colture a rotazione breve: colture legnose come il salice, il pioppo, la robinia e colture legno-cellulosiche come il miscanto, ’la scagliola (Phalaris arundinacea), il panico (Panico verga).

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Combustione: il processo di bruciare qualsiasi sostanza, in forma solida, gassosa, liquida.

Gasificazione: L’atto o il processo di conversione in gas.

Pellet: pezzetti compressi di materiale vegetale, facili da immagazzinare e trasportare, ottenuti da colture espressamente tagliate per questo scopo, dalla gestione del bosco, o da residui di lavorazione del legname. Pirolisi: decomposizione chimica di materiale organico tramite riscaldamento in assenza di ossigeno o di altri reagenti, eccetto eventualmente vapore. La pirolisi è un caso speciale di termolisi. La pirolisi anidra in particolare può essere usata per produrre combustibili fluidi simili al diesel a partire da biomasse solide. Trinciato: pezzetti compressi di materiale legnoso, facili da immagazzinare e da trasportare, ottenuti da colture espressamente tagliate a questo scopo (colture legnose a breve rotazione), dalla gestione del bosco, o da residui di lavorazione del legname.

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Capitolo 5

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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CAPITOLO 1. ORIGINE E SCOPI DEL CODICE DELLE BUONE PRATICHE Siti web ACCRETe project web site: www.accrete.eu/ing/ CAPITOLO 2. INTRODUZIONE SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LE SUE RECIPROCHE RELAZIONI CON L’AGRICOLTURA Siti web http://ec.europa.eu/environment/climat/adaptation/index_en.htm http://www.fao.org/NR/climpag/ http://www.ipcc.ch/. www.agrometeorology.org Documenti e pubblicazioni

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4, pp.3’3-313. Pielke R.A., Adegoke J.O., Chase T.N, Marshall C.H., T Matsui T., Niyogi D., 2007. A new paradigm for

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CAPITOLO 3. LE ATTIVITA’ AGRICOLE CHE AGISCONO SUL CLIMA E LE BUONE PRATICHE PER RIDURNE I RECIPROCI EFFETTI 3.1 Gestione delle colture e del suolo Siti web

http://www.iiasa.ac.at/Research/ http://agguide.agronomy.psu.edu/cm/default.cfm http://www.ipm.iastate.edu/ipm/ http://ipmguidelines.org/fieldcrops/ http://ec.europa.eu/environment/agriculture/pdf/icm_finalreport.pdf

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3.3 Gestione degli allevamenti

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3.4 Gestione dell’acqua

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Agricoltura, Ambiente e Sviluppo Sostenibile. (in Italian).

3.5 Energia rinnovabile ed efficienza energetica

Siti web http://www.ecn.nl/phyllis/ http://bioenergy.ornl.gov/ http://www1.eere.energy.gov/biomass/ http://www.oregon.gov/ENERGY/RENEW/ http://solar.anu.edu.au/

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RenewableEnergy, 1723-1738 Nonhebel S., 2007. Energy from agricultural residues and consequences for land requirements for food

production. Agr. Syst 94,2, 586-592. Powlson D.S,.,Richie A.B., Heert A.L.2005. Biofuels and other approaches for decreasing fossil fuel

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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Page 69: CODICE DELLE BUONE PRATICHE PER PREVENIRE …...1.2 Il Codice delle Buone Pratiche: Obiettivi e Scopi Questo Codice è il risultato di uno sforzo compiuto collettivamente dai partecipanti

Agricoltura e Cambiamento Climatico

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