Collaborazionismo in
Francia
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Fucilazione a
Grenoble di sei
giovani
collaborazionisti
(22.09.1944)
Il termine
collaborazionismo
deriva dalle parole di
un discorso
pronunciato da
Philippe Pétain il
quale, in un discorso
alla radio del 30
ottobre 1940, invitò i
francesi a collaborare
con i tedeschi.
Indice [nascondi]
1 La collaborazione
2 I partigiani francesi
della collaborazione
2.1 Collaborazionismo
politico
2.2 Collaborazionismo
intellettuale
2.3 Fiancheggiatori
del regime
3 I partiti
collaborazionisti
4 La stampa
collaborazionista
5 Note
6 Bibliografia
7 Voci correlate
La
collaborazione[modific
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La collaborazione fu
lanciata dopo
l'incontro tra Pétain
ed Hitler a
Montoire-sur-le-Loir,
il 24 ottobre 1940,
con la famosa stretta
di mano di Montoire.
Il Governo di Vichy
diventò il principale
attore del
collaborazionismo
quando il suo
vicepresidente,
l'ammiraglio Darlan,
firmò con
l'ambasciatore Otto
Abetz i tre protocolli
di Parigi del 28
maggio 1941. Questi
testi, che istituirono
una collaborazione
militare tra le forze
armate tedesche e
francesi in
Siria-Libano, a Biserta
ed in Tunisia, furono
approvati
personalmente da
Pétain nel suo
telegramma del 15
maggio 1941 al
generale Dentz, alto
commissario in Siria.
Le disposizioni furono
applicate totalmente
in Siria e Libano e
parzialmente in Africa
del Nord, con la
consegna al nemico di
pezzi di artiglieria
pesante e di
munizioni, che furono
in seguito usati contro
i soldati francesi a Bir
Hakeim e poi durante
la campagna di
Tunisia.
La famosa stretta di
mano di Montoire
Lo Stato francese in
seguito accordò,
ricambiando diverse
concessioni tra cui il
rimpatrio dei
prigionieri di guerra, il
suo appoggio al
regime nazista.
Questo anche
attraverso
l'espulsione e la
spoliazione dei beni,
associata alla
deportazione di
stranieri (130.000) e
di Francesi ebrei
(70.000)[1]. L'obbligo
di portare la stella
gialla non venne mai
istituito nella zona
sotto il controllo di
Vichy, né vennero
emanate leggi
repressive o
discriminanti nei
confronti delle
minoranze. Il regime
fu però responsabile
della "retata del
velodromo invernale"
a Parigi, eseguita
dalla polizia parigina,
in cui furono arrestati
12.884 ebrei, tra cui
4.051 bambini e
5.802 donne. Le
persone arrestate
furono radunate in
campi di detenzione,
tra cui quello di
Drancy, dove la
sorveglianza era
eseguita dalla
gendarmeria
francese.[senza
fonte]
Per meglio
comprendere la stima
di cui godeva il
governo di Pétain tra i
francesi basti pensare
che quando gli inglesi
occuparono il Libano,
solo 6.000 soldati su
31.000 accettarono di
aderire alla "Francia
libera" di De Gaulle,
mentre gli altri
rientrarono in
Francia.[2]
Eppure, benché
Pétain e Darlan siano
stati largamente
responsabili del
collaborazionismo,
alcuni osservatori
degli avvenimenti di
tale epoca esitano a
classificarli tra i
collaborazionisti.
Philippe Pétain era
certo, all'inizio, un
"reazionario" e
presentava poche
affinità con il
nazionalsocialismo,
sebbene durante il
suo processo nel
dopoguerra affermò
che egli cercò di
ottenere il recupero
più rapido possibile
dei prigionieri di
guerra francesi.
Inoltre approfittò
della sconfitta
francese (forse
dovuta in parte anche
alle sue cattive scelte
strategiche, quando
presidiò il Consiglio
superiore di guerra)
per condurre in porto
i suoi progetti di
Rivoluzione nazionale.
Le accuse si sono
dunque
principalmente
indirizzate su Pierre
Laval, che portava
avanti una
collaborazione
profonda, giudicando
preferibile che la
Francia fosse al fianco
della Germania alla
conclusione della
guerra
ineluttabilmente
vittoriosa per
quest'ultima.
« Io mi auguro la
vittoria della
Germania perché,
senza di essa, il
bolscevismo domani
si insedierà
dappertutto »
(Pierre Laval)
Già prima della fine
della guerra i
collaborazionisti
francesi subirono
arresti ed
incarcerazioni,
seguite da giudizi
sommari ed
esecuzioni capitali,
solitamente emesse
direttamente dai
partigiani che li
avevano catturati. Il
semplice
intrattenimento di
una relazione con un
militare tedesco
prevedeva per le
donne il taglio dei
capelli a zero ed il
pubblico ludibrio.[3]
Dopo la caduta del
Governo di Vichy,
alcuni collaboratori
dei nazisti furono
perseguitati. Alcune
stime dicono che circa
la metà delle sanzioni
avvenne in forma di
esecuzione sommaria,
altre sono
estremamente più
tragiche. Nelle
Memorie De Gaulle
afferma che 10.842
collaborazionisti sono
stati giustiziati senza
aver avuto un
regolare processo.
Solo 779 sono stati i
collaborazionisti
giudicati in tribunali
regolari.[4] Gli altri
furono giustiziati ma,
poiché i giudici
chiamati a
pronunciarsi avevano
tutti, tranne uno,
prestato giuramento a
Philippe Pétain, molti
degli imputati
sfuggirono alle
sanzioni. Una legge di
amnistia nell'agosto
1953 pose fine
all'epurazione
(Commission
d'épuration), ad
eccezione dei
colpevoli di «crimini
contro l'umanità».
I partigiani francesi
della
collaborazione[modific
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Collaborazionismo
politico[modifica |
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L'agitazione portata
dai « collaboratori »
più in vista, la cui
collaborazione è
iniziata nella maggior
parte dei casi a Parigi
occupata, provenienti
da posizioni politiche
varie, fece
dimenticare l'azione
paziente e risoluta del
governo di Vichy in
materia di
collaborazione:
Jacques Doriot, già
comunista, divenne il
capo del Partito
Popolare Francese
(partito fascista
populista)
Marcel Déat, già
socialista,
inizialmente vicino a
Jean Jaurès, divenne
capo del RNP
neo-socialista
Gaston Bergery,
deputato
radical-socialista
Philippe Henriot,
propagandista
d'estrema destra
Marcel Bucard,
propagandista
d'estrema destra
Jean-Marie
Clamamus, primo
senatore comunista
francese e sindaco di
Bobigny
Marcel Capron,
deputato, sindaco
comunista
d'Alfortville,
André Pascal,
deputato comunista di
Parigi,
Joseph Darnand, capo
della Milice française,
di provenienza di
estrema destra
Fernand de Brinon,
rappresentante del
governo di Vichy
presso le autorità
tedesche a Parigi;
inizialmente vicino al
radicale Édouard
Daladier
Collaborazionismo
intellettuale[modifica
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Tra i collaborazionisti
sono da annoverare
diverse decine di
scrittori e giornalisti
rinomati, a volte
remunerati dalla «
Propagandastaffel »
tedesca, che
finanziava le loro
pubblicazioni:
Jacques
Benoist-Méchin,
storico
Henri Béraud,
giornalista e scrittore
Abel Bonnard,
accademico
Georges Albertini,
giornalista e
segretario generale
del RNP
Robert Brasillach,
giornalista e scrittore
Charles Spinasse,
deputato socialista e
fondatore del
settimanale
collaborazionista Le
Rouge et le Bleu
Louis-Ferdinand
Céline, scrittore
Paul Chack, scrittore
e ufficiale di Marina
Jacques Chardonne,
romanziere
Alphonse de
Chateaubriant,
scrittore
Pierre Drieu La
Rochelle, scrittore
Abel Hermant,
accademico
Georges Montandon,
etnologo
Lucien Rebatet,
romanziere
Charles Maurras,
aveva trascorso la
vita a combattere il
pericolo tedesco e ad
accusare i suoi
avversari di essersi
venduti alla
Germania, a
occupazione
avvenuta, sul suo
giornale (l'Action
française), inizia gli
attacchi agli
oppositori esterni
(come Charles de
Gaulle) o interni
(come i partigiani
catturati nella
battaglia del plateau
des Glières),
definendoli come dei
mostri senza patria.
Maurice Sachs,
scrittore, ebreo,
collaborazionista.
Fiancheggiatori del
regime[modifica |
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Altri, pur non essendo
assimilabili a dei
collaborazionisti,
sostennero (almeno
per uncerto periodo),
il governo di Vichy:
Hubert Beuve-Méry,
futuro fondatore del
quotidiano Le Monde;
Thierry Maulnier,
futuro accademico;
François Mitterrand,
funzionario di Vichy e
decorato con l'ordine
della francisca
(francisque) prima di
unirsi alla resistenza.
Un caso a parte è
quello di Jean
Giraudoux in quanto
dovrebbe essere
ascritto tra gli
antisemiti precoci
divenuti resistenti
tardivi dato che
sottobanco passava
informazioni alla
resistenza.
Alcuni uomini dello
spettacolo (ad
esempio Sacha
Guitry) furono tacciati
di collaborazionismo
perché, durante
l'occupazione
avevano continuato
ad esercitare il loro
mestiere (che
notoriamente implica
delle relazioni
pubbliche). Altri
artisti infatti (come ad
es. Ray Ventura), pur
di non
compommettersi con
il regime, decisero di
emigrare.
I partiti
collaborazionisti[modi
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I due "grandi" partiti:
Partito Popolare
Francese (PPF).
Raggruppamento
Nazional Popolare
(RNP).
I partiti "medi" :
Partito Francista o
Francismo di Marcel
Bucard.
Partito Operaio e
Contadino Francese
(POPF), che
raggruppava l'ala
collaborazionista del
PCF (molti sindaci e
deputati, pochi
militanti).
Lega dei Pensatori
Francesi (LPF), il
movimento più
stupefacente,
costituito da sinceri
intellettuali
repubblicani,
compresi i
franco-massoni e
qualche celebrità di
sinistra, ma favorevoli
alla Collaborazione
tale da ottenere dalla
Germania il permesso
per la Francia di
ristabilire la
Repubblica.
Mouvement social
révolutionnaire di
Eugène Deloncle
(prima leader de la
Cagoule).
Partito Nazionalista
Bretone per
l'indipendenza dalla
Francia della
Bretagna pro-nazista.
ecc.
I piccoli gruppi
filonazisti francesi
Fronte Francese di
Jean Boissel
"Semaforo" di Marcel
Delaunay
Partito Francese per il
Collettivismo
Francese di Pierre
Clémenti).
Giovani della Nuova
Europa di Marc Augier
detto Saint-Loup
Lingua francese di
Pierre Costantini
Comitato
Francia-Germania di
Georges Scapini
(proveniente
dall'estrema destra).
Circolo Collaborazione
di Alphonse de
Chateaubriant
Brezona staccatosi dal
Partito Nazionalista
Bretone che si rifà al
nazional-socialismo; e
in questo movimento,
Galv, apertamente
pro-nazista e formato
dai redattori della
rivista Arvor, Stur
d'Olier Mordrel, e il
Bezen Perrot formato
da una parte del
Partito Nazionalista
Bretone.
La stampa
collaborazionista[mod
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La grande
maggioranza della
stampa francese sotto
l'occupazione
sosteneva la politica
collaborazionista e
antisemita di Pétain.
Una parte di questa
stampa era nelle mani
dei tedeschi, che
finanziavano alcune
pubblicazioni, specie,
ma non solo,
attraverso le Éditions
du Pont.
Note[modifica |
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^ Asher Cohen,
Persécutions et
sauvetages, Cerf,
1993
^ Pietro Lugaro,
capitolo III L'epopea
della Croce di Lorena
- Paragrafo Il
problema del medio
oriente in De Gaulle,
Edizione speciale per
la collana I
protagonisti di
Famiglia Cristiana,
Famiglia Cristiana,
2002, p. 83.
«Il generale riparte
allora per Beirut,
dove installa la
propria
amministrazione. Nel
frattempo seimila
uomini di Vichy
passano sotto la
Croce di Lorena,
mentre
venticinquemila
scelgono di rientrare
in Francia.».
^ Pierre Giolitto,
Histoire de la Milice,
Perrin, Paris, 2002.
^ [ Pietro Lugaro,
capitolo V Un paese
finalmente libero -
Paragrafo Il Generale
si dimette in De
Gaulle, Edizione
speciale per la collana
I protagonisti di
Famiglia Cristiana,
Famiglia Cristiana,
2002, p. 132.
«Durante la febbre
della Liberazione, de
Gaulle fa tutto il
possibile per imporre
giudizi legali alle
forme di giustizia
sommaria: nelle
Memorie sarà lui
stesso a rivelare che
10.842
collaborazionisti sono
stati giustiziati senza
processo regolare e
779 dopo giudizi in
tribunale. Cifre
superiori circa
l'epurazione
sommaria sono state
fornite da altre
fonti.».
Bibliografia[modifica |
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Christophe Belser, La
Collaboration en
Loire-inférieure
1940-1944, Geste
éditions, 2 vol., 2005.
ISBN 2-84561-210-9
et 2-84561-211-7
(recensione
dell'opera)
Ahlrich Meyer, Täter
im Verhör. Die
'Endlösung der
Judenfrage' in
Frankreich
1940-1944.'
Wissenschaftliche
Buchgesellschaft,
Darmstadt. 2005.
ISBN 3-534-17564-6,
471 Pages. (allm)
Pascal Ory, Les
Collaborateurs
1940-1945, Seuil,
1976. ISBN
2-02005-427-2
Pascal Ory
(presentato da), La
France allemande,
Paroles du
collaborationnisme
français (1933-1945),
Gallimard, Coll.
Archives, 1977.
Michèle Cotta, La
collaboration
1940-1944, Armand
Colin, Coll. Kiosque,
1964.
Jean-Marc Berlière,
avec Laurent
Chabrun, Les policiers
français sous
l'occupation d'après
les archives inédites
de l'épuration, Perrin,
2001, ISBN
2-262-01626-7
Hervé Lamarre,
L'Affaire de la Section
Spéciale, 2 vol.,
Fayard, Folio, 1973.
Robert O. Paxton, La
France de Vichy
1940-1944, Seuil,
Points Histoire, 1973.
Henry Rousso, Pétain
et la fin de la
collaboration, Editions
Complexe, 1984.
Henry Rousso, Le
syndrome de Vichy,
1944-198..., Seuil,
1987, ISBN
2-02-009772-9
Moreno Marchi, I duri
di Parigi, 1997,
edizioni Settimo
Sigillo
Edwin Black, IBM et
l'holocauste, Robert
Laffont, février 2001.