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Collezione Alberto Trabatti - Parco Esposizioni Novegro · la bella “Nova Express” del 1950. A...

Date post: 01-Jun-2020
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Collezione Alberto Trabatti mostra curata da Studio Archeo900 MOSÈ FOTO DESIGN - www.mosefotodesign.it Parco Esposizioni Novegro Exhibition & Cultural Events copertina di Eugenio Squarcia dal 19 al 22 Gennaio 2006 al Parco Esposizioni Novegro nell’ambito delle rassegne Novegro AltoAntiquariato NovegroNovecento 20 21 22 23 17 18 24 25 26 27 28 29 19 DIDASCALIE 1. Caffettiera a stoppino Pavoni, 1905 ca. 2. Excelsior, a vapore, 1900 circa, rarissima. 3. Caffettiera ad infusione Aquilas, Ferrara 1900 ca. 4. Aquilas a stoppino sei tazze, 1910 ca. 5. Caffettiera a stoppino Roma, 1920 ca. 6. Nea Lux con lattiera e zuccheriera a corredo, Milano 1930 ca. 7. Caffettiera elettrica Neowatt una tazza, 1930 ca. 8. Caffettiera elettrica Snider, 1910 ca. 9. Caffettiera elettrica R.V., 1940 ca. 10. Gaggia Gilda secondo modello, 1948. 11. Gaggia Gilda primo modello, 1948. 12. Baby Faemina Crema Caffè, 1950 ca. 13. Caffettiera elettrica “Express”, primi anni ‘50. 14. Caffettiera elettrica MRT, Torino 1940 ca. 15. Caffettiera una tazza Mignon, 1950 ca. 16. Caffettiera da fornello Vesuviana da una tazza 1950 ca 17. Caffettiera Mokita, 1960 ca. 18. Macchina elettrica a pistone Kim, 1960 ca. 19. Macchina elettrica Caravel, 1950 ca. 20. Utentra, caffettiera elettrica, 1960 ca. 21. Caffettiera da fornello Stella due tazze, 1960 ca. 22. Caffettiera pubblicitaria, 1950 ca. Utentra, caffettiera elettrica, 1960 ca. 23. Moka “La Signora”, 1950 ca. 24. Moka Bialetti con erogatore, 1970 ca. 25. La Veneziana caffettiera elettrica con ugello a vapore, 1960 ca. 26. Macchina da caffè “La Peppina Termomatica”, 1960 ca. 27. Mini Gaggia disegnata da Pierre Cardin, 1970 ca. 28. Microcimbali secondo modello, 1970 ca. 29. Caffettiera elettrica Zerowatt, 1970 ca. www.edimose.it
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Page 1: Collezione Alberto Trabatti - Parco Esposizioni Novegro · la bella “Nova Express” del 1950. A sua volta, il caffè continua a far parte della letteratura e del cinema (Eduardo

Collezione Alberto Trabatti

mostra curata da Studio Archeo900

MOSÈ FOTO DESIGN - www.mosefotodesign.it

Parco Esposizioni Novegro

Exhibition & Cultural Events

copertina di Eugenio Squarcia

dal 19 al 22 Gennaio

2006al Parco

Esposizioni Novegro

nell’ambito delle rassegne Novegro

AltoAntiquariato NovegroNovecento

20 21

22 23

17 18 24 25

26

27 28

2919

DIDASCALIE

1. Caffettiera a stoppino Pavoni, 1905 ca.

2. Excelsior, a vapore, 1900 circa, rarissima.

3. Caffettiera ad infusione Aquilas, Ferrara 1900 ca.

4. Aquilas a stoppino sei tazze, 1910 ca.

5. Caffettiera a stoppino Roma, 1920 ca.

6. Nea Lux con lattiera e zuccheriera a corredo, Milano 1930 ca.

7. Caffettiera elettrica Neowatt una tazza, 1930 ca.

8. Caffettiera elettrica Snider, 1910 ca.

9. Caffettiera elettrica R.V., 1940 ca.

10. Gaggia Gilda secondo modello, 1948.

11. Gaggia Gilda primo modello, 1948.

12. Baby Faemina Crema Caffè, 1950 ca.

13. Caffettiera elettrica “Express”, primi anni ‘50.

14. Caffettiera elettrica MRT, Torino 1940 ca.

15. Caffettiera una tazza Mignon, 1950 ca.

16. Caffettiera da fornello Vesuviana

da una tazza 1950 ca

17. Caffettiera Mokita, 1960 ca.

18. Macchina elettrica a pistone Kim, 1960 ca.

19. Macchina elettrica Caravel, 1950 ca.

20. Utentra, caffettiera elettrica, 1960 ca.

21. Caffettiera da fornello Stella due tazze, 1960 ca.

22. Caffettiera pubblicitaria, 1950 ca. Utentra, caffettiera elettrica, 1960 ca.

23. Moka “La Signora”, 1950 ca.

24. Moka Bialetti con erogatore, 1970 ca.

25. La Veneziana caffettiera elettrica con ugello a vapore, 1960 ca.

26. Macchina da caffè “La Peppina Termomatica”, 1960 ca.

27. Mini Gaggia disegnata da Pierre Cardin, 1970 ca.

28. Microcimbali secondo modello, 1970 ca.

29. Caffettiera elettrica Zerowatt, 1970 ca.

www.edimose.it

Page 2: Collezione Alberto Trabatti - Parco Esposizioni Novegro · la bella “Nova Express” del 1950. A sua volta, il caffè continua a far parte della letteratura e del cinema (Eduardo

Presidente: COMIS Arch. Gabriele PagliuzziParco Esposizioni NovegroAllestimento e Coordinamento Sig.ra Elisabetta CoccioloPress Office: Parco Esposizioni NovegroGrafica: Mosè Foto Design, Maser (TV)[email protected] curata da: Studio Archeo 900 (arch. Alberto Squarcia) [email protected]: Alberto Trabatti. (FE)Grafica di copertina: ESMA - [email protected] ringrazia per la collaborazione:Lucio Scardino (Liberty House)Sponsor:

Le prime caffetterie aprirono i battenti a Londra a metà Seicento, ma erano stati i Veneziani a farne uso sin dall’inizio di quel secolo, importandolo dai paesi ara-bi: e fu proprio un grande scrittore lagunare, Carlo Goldoni, a codificarne il mito nella sua straordinaria commedia “La bottega del caffè” (1750).Protagonista di quel fortunato testo è Ridolfo, che gestisce il suo ne-gozio con intelligenza, tentando di far fronte alle maldicenze di don Marzio, assiduo avventore.Da quel lontano “barista” sembra idealmente discendere Alberto Trabatti, il quale gestisce a Ferrara un negozio sorto nei pressi del Castello Estense, sulla stessa area dove nel 1926, per l’appunto, esisteva “La bottega del caffè”: il nome del suo esercizio è diverso, ma immutato è lo spirito amorevole ed intelligente con cui Ridolfo e il suo epigono ferrarese del 1926 prepa-ravano caffè e cioccolate in tazza. Ma in più, rispetto a loro, Trabatti propone all’atten-zione di clienti e curiosi una parte della sua singolare collezione, composta da oltre cento “homespressi”. Ed ora ha deciso, stimolato dallo Studio Archeo900 dell’arch. Alberto Squarcia, di togliere i preziosi oggetti dalle bacheche e dagli scaffali della torrefazione, per esibirli all’ammirazione di chiunque, in questa mostra itinerante de-stinata a progredire col tempo, in un “work in progress” che è tipico del collezionista appassionato.La raccolta parte dalla copia di una “balance” in auge ai tem-pi di Goldoni e giunge agli anni Settanta del Novecento: una carrellata attraverso il gusto e l’edonismo, il design e la mini-tecnologia. Da quando si è tentato di ricostruire nelle proprie case il clima che si respirava nelle caffetterie, realizzando direttamente in cucina gustosi tentativi di crema-caffè, molto acqua (bollita) è passata sotto i ponti.I primi furono i tedeschi, con la berlinese “Heicke” dal bricco in alluminio (1890 circa), ma ben presto la patria indiscussa del caffè per uso domestico divenne l’Italia, come la nostra collezione assai ben documenta.La parte del leone in questa storia della macchina da caffè espresso la fa la Lombardia: ed ancor oggi i princi-pali produttori di “homespressi” (da Bialetti a Faema, da Gaggia a Cimbali) resistono fra Milano e l’hinterland.Ma nei primi decenni del Novecento fu tra le capitali di questa particolare produzione proprio Ferrara, terra di torrefattori e città della bottega postmoderna del caffè di Trabatti: i “Fratelli Santini” e i “Figli di Silvio Santini”, la ditta “Federico Terminali” e la “Velox” di Malagò, la

“Sgarbi & Chiozzi” e la “Simerac” realizzavano caffettiere ad infusione o elettriche, con uno stoppino da quattro o sei tazze, quasi sempre contrassegnate con un nome di donna (Aquilas, Adele, Stella, Rita, Nora, con l’eccezione di Orso). Al di là di questo campanilistico compiacimento, è da rilevare che la mostra “Homespresso” riesce pienamente a restituire, con la sua preziosissima campionatura, l’evoluzione tecnica e costruttiva di questo particolare elettrodomestico: dai bollitoi tipo alambicco ai fornelletti a spi-rito, dalla “moka” in alluminio termico per mantenere caldo il caffè alle caffettiere-espresso in

ceramica smaltata. I materiali talora risentono delle contingenze epocali (un esempio per tutti resta quello dell’autarchia prebellica), ma nel contempo documentano in modo icastico l’evolu-zione dell’arte e del design del Novecento: dall’Art Nouveau all’Art Dèco al Raziona-lismo (basti osservare con attenzione il set di tre pezzi della “Nea Lux”, con lattiera e zuccheriera), alle sintesi degli anni Sessanta.Spesso poi restituiscono il clima di un lusso casereccio (specie in quelle del primis-simo Novecento,riservate a pochi fortunati), ma nel contempo l’atmosfera dei films e delle comme-die “popolaresche”: basti solo pensare alle “napoletane” tubolari e dal semplice

sistema di pressione con i manici che compaiono in varie opere del grande Eduardo De Filippo.

Quasi sempre poi le caffettiere diventano il paradigma della mutazione dello stile, seguen-do la grande lezione del Modernismo Liberty, dove tutto doveva esser progettato con rigore, dalle porte di casa alle posate, dai soffitti agli elettrodomestici, per l’appunto. Ma in questi oggetti casalinghi è anche il riflesso delle mode e degli stilemi non soltanto artistici, in una sorta di contaminazione “metalinguistica”.Si pensi solo a Gilda della “Gaggia” o alla “Faemina”, che sembrano ispirati alle imprese spa-ziali, somigliando a piccoli robots, se non addirittura a “sputnik”, in una sorta di globalizzazio-ne visiva, che investiva le immagini proposte dalle prime televisioni, i giocattoli up-to-date usati dai bambini, i quadri di Crippa appesi alle pareti e, per l’appunto, le caffettiere-espresso.Sono, questi, i residui del Futurismo – finalmente accettato da tutti – come neo-futurista appare

la bella “Nova Express” del 1950.A sua volta, il caffè continua a far parte della letteratura e del cinema (Eduardo docet), ma

anche della musica leggera: è quanto mai opportuno ricordare qui la splendida canzone di Fabrizio De Andrè ironicamente dedicata ad un mondo caffeario-camorrista. Insomma, un’esposizione di grande fascino, che accoglie e compendia le morbidezze del liberty, le astrazioni del Dèco, l’algido Razionalismo, influssi fantascientifici, estrose invenzioni (la valvola di passaggio nella “Simerac 1” del 1920, la forma di alcuni beccucci), sapida ricerca di colori e materiali, il “lusso e l’autarchia” per dirla con la

Aspesi. Tutto questo seguendo l’inebriante odore di una tazza di caffè fumante!

E pensare che quattro secoli fa medici e letterati (come il toscano Francesco Redi e la signo-ra di Sévigné) denunciavano nei loro scritti il caffè “alla turca”, considerandolo alla stregua di

un lento veleno… Lucio Scardino

Ferrara, novembre 2005.

Uh, che bello caffè…

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