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IL LIBRO
Racconta -- vostre esperienze
«Lo spazio influenza
enormemente le relazioni
reciproche» Lo spiega Franco
Lorenzoni, il' maestro di
Giove' - paesino dell'Umbria
dove ha insegnato negli ultimi
decenni - nella prefazione
al libro Fare didattico in
spazi flessibili. Progettare,
organizzare e utilizzare gli
ambienti di apprendimento a
scuola, frutto del lavoro di un
gruppo di ricerca Indire (Istituto
Nazionale di Documentazione,
Innovazione e Ricerca
Educativa) sulle architetture
scolastiche. Lorenzoni. che è
anche fondatore della Casa
laboratorio di Cenci, ad Amelia.
centro di sperimentazione
educativa all'avanguardia
constata che nelle scuole lo
spazio é «un dato». le classi
«sono fatte tosi» e che gli
insegnanti sono poco sensibili
al tema. «Ma ci sono spazi che
aiutano a stare attenti e spazi
che distraggono» dice lui, che
a Giove fa lezione con i bambini
disposti in cerchio, a isole o.
appena è possibile, in mezzo
alla natura su un prato sotto
un albero.
Raccontate le vostre esperienze
di metodi scolastici alternativi
a lettereasette@rcs.ìt
ria annoour ,« xsr cuci
SOCIET,4
• S T41.,
di ANTONELLA DE GREGORIO
foto di ROCCO RORANDELLI
1COME TI CAPOVOLGOLA SCUOLAIL METODO "DADA"In un istituto di Modena ogni prof ha un'area di diversocolore. I ragazzi, un tablet per ciascuno, si spostano dauna all'altra. Risultato: cresce la (Gil), Gioia Interna Lorda
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A terra, fuori dall'aula Ulisse, unmucchio di scarpe. Dentro, la pro-fessoressa Montorsi osserva le 27teste chine sulla verifica di italiano.Nella seconda A dell'Istituto com-prensivo Mattarella di Modena si falezione scalzi: nella stanza, un gran-de tappeto, i cuscini per la lettura,lo spazio per riflettere. Al suonodella campanella i ragazzi recupe-rano le calzature e raggiungono gliarmadietti allineati nel corridoio:ognuno ha il suo, dove lascia zaino,
cappotto e cellulare, per tutta la du-rata delle lezioni. In fretta scelgonoil materiale per le ore successive,da infilare nella sportina colorata(ogni classe un colore) che cia-scuno riceve in dotazione il primogiorno di scuola, insieme al diariopersonalizzato, al badge che regi-stra le presenze sul registib elettro-nico e sull'app dei genitori. Borsa ditela in spalla, si muovono allegri eordinati su per le scale. Pochi mi-nuti e sono nell'aula Copernico: il
I ragazzi della scuola
secondaria di primo
grado Mattarella
di Modena
comodamente
sistemati nella sala
lettura dell'istituto.
Sul tavolino la
sporta colorata
in dotazione a
ciascuno degli
allievi, ogni classe ha
un propno colore
colore verde acceso della porta edelle pareti indica che ci troviamoin area scientifico-matematica. Sot-to al nome dell'aula, quello delladocente, Cecilia Rivalenti. Che suun altro tappetone spiega ai ragazzicome si può passare dal problemaa un'equazione; poi li fa sdraiareper terra, per una dimostrazione"visiva" dell'uso del segno "meno"davanti alle parentesi.
Un professore, un'aulaÈ scuola anche questa. Solo, orga-nizzata in modo diverso. Tanto di-verso da ribaltare il modo di inse-gnare. Intanto, ogni professore hauna sua aula, che attrezza e anedacome crede. E anziché correre diqua e di là per l'edificio, ai cambid'ora aspetta i ragazzi, in arrivo daun'altra stanza. «Se hai un tuo spa-zio è più facile anche lavorare pergruppi, proporre attività creative»,dice la professoressa Rivalenti,vicepreside del Mattarella ma, so-prattutto, artefice della "rivoluzioneculturale" della scuola. Che, natatre anni fa, ha adottato la Didatticaper Ambienti di Apprendimento«dopo una sperimentazione im-provvisata, fatta mettendo insiemeun po' di buon senso e quello chetrovavamo su Internet o che ap-prendevamo da colleghi», raccontala prof. Oggi l'istituto è un modellovirtuoso di "Dada": aule progettatesu misura per le specifiche materie,ciascuna con gli attrezzi necessari;colori diversi a seconda dei dipar-timenti: viola per le lingue, arandoper l'attività motoria, blu per l'italia-no. Laboratori di scienze, arte, tec-nologia; una libreria dove i ragazzifanno lettura libera almeno un'oraa settimana. Arredo versatile: ban-chi e sedie da spostare per adattarsialla lezione. E poi lavagne interatti-ve e computer. In classe, ogni alun-no ha il suo tablet e naviga su reteprotetta. Ogni tanto i device ven-gono controllati e "bonificati" dagiochi e app che non rientrano nelprogramma.
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Ispirazione montessorianaPrima ancora di ricordare le usan-ze dei college americani, il tuttorichiama l'idea montessoriana che«lo spazio insegna». «Impararea spostarsi più volte al giorno inmaniera ordinata responsabilizzai ragazzi», sostiene la professo-ressa. Al Mattarella, poi, hannoil privilegio di abitare una scuolanuova, luminosa, spaziosa: «Esse-re circondati dal bello li rende piùrispettosi e sensibili». Fiore all'oc-chiello, lo spazio L.e.o. (LearningExpression on the Job), nato sullabase di uno schizzo di Leonardoda Vinci: una sorta di aula magnache sí sviluppa intorno a delle"zattere" della conoscenza, labora-tori su mote dedicati all'agri-food,alla comunicazione (web radio,video, cinegiornale), alla roboticaavanzata. «Dal momento in cui iragazzi entrano a scuola lavoriamosulla loro autonomia, sulla gestio-ne dei talenti. Ognuno trova spazioper realizzarsi: c'è il tecnico nato,quella che fa fatica a memorizzarei concetti, ma le piace apparire oparlare al microfono. Tutti trovanoun ambito, o la materia che dà piùsoddisfazione. Che sia nella "ca-mera dei giochi", lo spazio L.e.o.,oppure in classe».
Dietro a tutta questa coreografia,
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c'è la sostanza: «Spazi e metodocambiano le relazioni, è più forteil senso di comunità», assicura lavicepreside. L'inclusione, per dire,diventa un processo naturale, con-diviso da tutti. Mentre il fatto dicamminare per qualche minutotra una lezione e l'altra, invece direstare sempre seduti nello stessoluogo, ossigena il cervello e per-mette di "riattivare" attenzione ecapacità di imparare. L'UniversitàSapienza, che sta analizzando glieffetti del "Dada", ha già conclusoche «aumenta la Gil, la Gioia In-terna Lorda studenti più contenti,docenti motivati, si percepisce unmodo diverso di fare scuola», diceOttavio Fattorini, già dirigente delliceo scientifico Labriola di Ostia eideatore, nel 2o14, del nuovo mo-dello. «Non si tratta, ovviamente,solo di modificare gli ambienti:l'importante è che la scuola facciarete, che tutti gli insegnanti si met-tano in gioco».
La vera innovazione, insom-ma, sta nella testa dei docenti.Ma qualcuno può trovare faticosoquesto processo: «Non è un casose al Mattarella abbiamo solo dieciinsegnanti stabili su trenta», com-menta il preside Daniele Barca, 55anni, barese, laureato in Filologiaromanza, tornato a Modena da tre
I ragazzidell'istitutocomprensivomodenesealla provadi arrampicatanella palestradella scuola.La Mattarelladi Modena puòcontaresu contributi Ue,dei Beni Culturali,su un Erasmus da400 mila euro esul crowfunding,oltre che sui fondivolontari deigenitori
anni dopo un distacco al ministero,a Roma, per far decollare il PianoNazionale Scuola Digitale. Praticareun modello come il ̀ bada", poi, ri-chiede risorse. Come fate? «Mettia-mo insieme l'esistente e ci diamo dafare», risponde, «cerchiamo fondiper l'istituto partecipando a bandiregionali, ministeriali, europei. Ab-biamo vinto sette Pon dell'Unione,uno dei Beni Culturali da 8o milaeuro, un finanziamento Erasmusda 40o mila. Utilizziamo in manieramirata il contributo volontario del-le famiglie. E abbiamo comitati digenitori molto collaborativi che ciaiutano, con il crowftmding».
«Pubblici e... un po' privati»Barca parte dal principio che si deb-ba fare scuola pubblica (di cui è so-stenitore convinto) «con la testa delprivato». Quindi stringe alleanzecon attori locali e nazionali (comeGiunti che fornisce libri e contribu-isce alla biblioteca). E pratica "cam-bi merce": con associazioni musi-cali, che utilizzano l'attrez7 tissimaaula musicale in cambio di corsi distrumento; con associazioni sporti-ve che organizzano lezioni pomeri-diane di atletica e arrampicata nellapalestra lustra e attrezzata dellascuola. Dove la squadra di pallavolocittadina, l'Anderlini, nei weekendfa partite di campionato "prestan-do", in cambio, qualche giovaneatleta. Ragazzi che due giorni asettimana sorvegliano gli studentidurante la pausa mensa. Così, sot-to lo sguardo attento dei "fratellimaggiori" il martedì e il mercoledìi trecento studenti del Mattarella siappropriano dell'agorà, la lumino-sa piazza comune all'ingresso, doveconsumano il pasto. Veloci, ordina-ti il giusto, e senza smartphone inmano. Poi, messi via panche e ta-voli, fanno partire la musica: si sca-tenano, giocano, ballano al ritmodi trap, hip hop, Sfera Ebbasta. Unlungo intervallo autogestito, pienodi energia.
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