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Commercio

Date post: 26-Mar-2016
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Relazione sullo Stato dell'Ambiente in Piemonte 2011 - Commercio
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COMMERCIO Dove passano le merci passano le idee Proverbio italiano
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COMMERCIODove passano le merci passano le idee

Proverbio italiano

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2 | lo stato attuale e gli obiettivi ambientali

LO STATO ATTUALE E GLI OBIETTIVI AMBIENTALI

I grandi insediamenti commerciali

Fin dal recepimento del D. Lgs. n. 114 del 31 marzo 1998 con la L. R. n. 28 del 12 novembre 1999 la Regione - Direzione Commercio - Programmazione Settore Terziario Commerciale si è posta una serie di obiettivi volti tutti insieme al miglioramento della sostenibilità ambientale delle strutture di vendita:• nella fase programmatica (Programmazione del terziario commerciale), imporre dei

criteri volti, tra l’altro, a contenere la potenziale occupazione di suolo con destinazione commerciale, connessa alle criticità rappresentate dall’impermeabilizzazione del terri-torio, dalla regimazione idraulica, dal cambiamento del microclima con la creazione delle isole di calore, dalla sottrazione di suolo di buona qualità utile all’agricoltura, ecc., ovvero impedire la nascita di nuove aree commerciali in territorio extraurbano, ovvero collocare le aree commerciali in zone degradate del territorio, come quelle industriali abbandonate (tema affrontato al capitolo precedente);

• nella fase autorizzativa (Compatibilità ambientale dell’edificato commerciale), facilitare il percorso amministrativo ai progetti di strutture commerciali più sostenibili, cioè ca-paci, innanzitutto e coerentemente con la programmazione, di richiedere meno opere connesse (infrastrutture viarie, di approvvigionamento, di scarico, ecc.) e poi di garan-tire minori costi di gestione, in termini energetici ed ambientali (fabbisogno per clima-tizzazione, fabbisogno idrico, smaltimento rifiuti, ecc.).

la programmazione del terziario commercialeIn materia di commercio, tra i primi compiti della Regione c’è la programmazione, che da

anni è volta a migliorare la sostenibilità ambientale dell’edificato commerciale, partendo da una strategia di distribuzione delle aree commerciali più rispettosa delle esigenze del territo-rio e dei suoi abitanti. È infatti acclarata l’impossibilità di affrontare il problema della com-patibilità ambientale delle grandi strutture di vendita a prescindere dalla programmazione commerciale che i Comuni attuano in conformità con gli indirizzi prefissati dalla Regione.

A seguito dell’entrata in vigore il 30 marzo 2006 della modifica della programmazione com-merciale regionale di cui alla D.C.R. n. 563-13414 del 29 ottobre 1999, i Comuni piemontesi che hanno adeguato la programmazione commerciale fino ad aprile 2010 sono circa la metà, corrispondenti al 76% della popolazione residente ed al 81% della superficie di vendita. Per quanto riguarda la tipologia di zona di insediamento commerciale in Piemonte, gli adden-samenti commerciali storici rilevanti a1 sono numericamente più consistenti, poiché ogni comune ne ha almeno uno. Si rileva altresì una forte consistenza numerica degli addensa-menti commerciali urbani A3 e A4 e delle aree progettuali riconosciute come localizzazioni commerciali L1 e L2.

A questo proposito si deve segnalare due importanti rilevazioni:• la presenza di addensamenti commerciali urbani forti A3 e localizzazioni commercia-

li urbano-periferiche non addensate L2 aumenta con l’aumentare dell’importanza dei comuni, fino ad arrivare a circa due addensamenti A3 / localizzazioni L2 per ciascun Comune polo; si nota anche che A3 ed L2 sono maggiormente presenti nei Comuni inseriti in aree di programmazione commerciale;

• analizzando più approfonditamente i dati delle aree a maggior presenza di medie e grandi strutture di vendita, cioè le localizzazioni L2, si nota che ben l’81% dei Comuni

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piemontesi, pur avendone facoltà, non ha riconosciuto localizzazioni L2. Il 12% ne ha riconosciuta una e solo il restante 7% ne ha più di una. Sono solo 39 i Comuni piemon-tesi che hanno più di una localizzazione commerciale L2;

• entrando nel merito della classificazione dei comuni il panorama cambia: tra i Comuni polo solo il 18% non ha riconosciuto localizzazioni L2, il 37% ne ha riconosciuta una e ben il 45% ne ha riconosciuta più di una.

Dal punto di vista procedurale, la D.C.R. del 2006 impone l’obbligo di riconoscere un ad-densamento commerciale extraurbano A5 tramite l’approvazione del Progetto Unitario di Coordinamento (PUC), strumento di cui ancora pochi Comuni (23) si sono dotati, benché pensato proprio per riorganizzare quelle aree commerciali nate spesso in maniera “casuale”.

Inoltre, la stessa deliberazione del Consiglio regionale ha riconfermato le localizzazioni L2 e L3 su cui erano state già rilasciate autorizzazioni (circa 70 in tutto) e consente ai Comuni di modificare la compatibilità delle medie strutture di vendita rispetto alle tabelle regionali: in circa il 50% dei casi i Comuni hanno utilizzato questa possibilità e nel 29% di questi casi la modifica è in senso restrittivo, mentre soltanto nel 8% la modifica ha ampliato la compatibilità rispetto alle tabelle regionali.

Infine, il 40% dei Comuni, che hanno approvato l’adeguamento della propria programma-zione ai criteri regionali dettati dalla deliberazione del Consiglio, ha escluso la possibilità, prevista dalla normativa regionale, di riconoscere nuove localizzazioni commerciali urbane L1 in fase d’istanza di nuove strutture di vendita.

In sintesi, se quale fonte di pressione esercitata dall’insediamento di nuovi centri commer-ciali, si individua la potenziale occupazione di suolo - connessa alle criticità rappresentate dall’impermeabilizzazione del territorio, dalla regimazione idraulica, dal cambiamento del microclima con la creazione delle isole di calore, dalla sottrazione di suolo di buona qualità utile all’agricoltura, ecc. - l’importante obiettivo ambientale (e non) della modifica normativa del 2006 - l’ultimo intervento di programmazione a vasta scala operato dalla Regione in mate-ria di programmazione commerciale – è stato quello di impedire la nascita di nuove aree com-merciali in territorio extraurbano, proprio al fine di limitare tale criticità. Allo stato attuale si può ritenere raggiunto l’obiettivo, infatti si osservano i seguenti risultati:• graduale incremento della presenza di addensamenti e localizzazioni commerciali man

mano che si sale di livello di Comune, passando dai Comuni minori ai Comuni polo; l’e-sempio più evidente è quello delle localizzazioni commerciali L2: solo il 9% dei Comuni minori ne ha riconosciute, negli intermedi il valore sale al 29%, nei subpolo al 44%, nei

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polo all’82%. Si è riusciti, quindi, a creare una gerarchia tra Comuni nel riconoscimento di nuove aree commerciali;

• non sono state riconosciute nuove localizzazioni commerciali L3, non più previste dalla normativa, e sono stati riconosciuti appena 40 addensamenti commerciali extraurbani A5 in tutto il Piemonte, uno ogni 30 Comuni.

Quanto appena concluso è immediatamente com-prensibile dalla cartografia realizzata dall’Osservato-rio Regionale del Commercio, che mostra l’adden-samento delle medie e grandi strutture di vendita in corrispondenza dei Comuni polo.

Una seconda fonte di pressione non trascurabile che deve essere analizzata è la realizzazione di opere in-frastrutturali connesse all’insediamento delle grandi strutture di vendita, di cui esiste allo stato attuale un censimento aggiornato al gennaio 2010.

Il numero totale di interventi infrastrutturali realiz-zati da operatori commerciali nella Regione Piemonte è di 921, da confrontare con i 46 interventi realizzati da Enti Pubblici.

Dall’analisi in dettaglio dei dati progettuali a di-sposizione del Settore regionale si evidenzia in media un’opera infrastrutturale ogni 15.600 m2 di superficie di vendita realizzata.

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la compatibilità ambientale dell’edificato commercialeA seguito dell’introduzione degli obblighi di verifica di impatto ambientale previsti dalla

L. R. n. 40 del 14 dicembre 1998 e s.m.i., ha avuto inizio un periodo di “addestramento”, sia per i progettisti sia per i funzionari, a pensare le strutture commerciali nell’ottica di un inseri-mento territoriale e ambientale che, superando il mero obbligo di adeguamento della viabilità esistente, facesse propria la necessità di mitigare l’impatto creato dalla struttura e di operare compensazioni sul territorio per ripagarlo del danno inevitabilmente infertogli. In definitiva, imprenditoria e amministrazione pubblica hanno imparato a perseguire il comune obiettivo di rendere compatibili le esigenze di sviluppo economico con quelle di tutela del territorio e dell’ambiente.

Con grande lungimiranza rispetto a quelle che diventeranno le Politiche ambientali del Commercio introdotte dalla Direttiva Bolkestein o Direttiva Servizi e di cui si parlerà nel capitolo dedicato, il Settore aveva già introdotto il cosiddetto “sistema esperto”, cioè linee guida corredate da una check-list di valutazione del livello progettuale (consultabili all’indi-rizzo web http://www.regione.piemonte.it/commercio/ambiente/esperto.htm). Tali indicazioni sono utili sia al progettista che testa il grado di dettaglio raggiunto dal proprio lavoro, sia all’amministrazione come mezzo di comunicazione verso l’esterno. Il sistema esperto, nono-stante il carattere sostanzialmente qualitativo, ha consentito al Settore regionale di valutare favorevolmente, dal 2004 ad oggi nell’ambito del procedimento di Valutazione di impatto am-bientale previsto dalla L. R. 40/1998 n. 90 progetti di grandi strutture di vendita, di cui n. 83 sono stati sottoposti al procedimento di Verifica ex art. 10 e n. 7 alla fase di Valutazione ex art. 12, subordinando sempre la realizzazione a prescrizioni severe in ordine alla mitigazione e compensazione dell’impatto ambientale generato dalle strutture commerciali e dalle opere loro connesse.

ANNO

PROCEDIMENTI

DI VERIFICA EX

ART. 10

PROCEDIMENTI DI

VALUTAZIONE EX

ART. 12

NOTE

2004 23 2

I procedimenti di valutazione sono in alcuni casi scelti dal proponente

stesso per evidenti criticità connesse all’interazione tra progetto e ter-

ritorio (n. 2); negli altri casi sono stati rinviati a seguito del procedimento

dell’art. 10 (n. 3) oppure perché interferenti con aree protette (n. 1)

2005 7 3

2006 15 1

2007 7 0

Si osserva negli anni 2007 e 2008 un drastico calo dei procedimenti ex

L.R. 40/98 a seguito del calo delle istanze di autorizzazione dovuto alla

D.C.R. del 2006

2008 7 1

2009 10 0

2010 4 0

2011 10 0 …di cui n. 6 sono ancora in corso.

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FIGURA 6

Scheda di valutazione

Protocollo ITACA

Grazie al procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e del sistema esperto è stato possibile osservare un progressivo miglioramento dei progetti di strutture commerciali, sotto due aspetti:• la scelta più consapevole nella localizzazione delle grandi strutture di vendita, che via

via abbandona le aree più sensibili (parchi, fasce fluviali, versanti…), fino ad interessarsi maggiormente del recupero delle aree industrializzate e abbandonate; prova ne è che negli ultimi anni non sono stati più intrapresi procedimenti di VIA ex art. 12 (fase di Valutazione);

• le proposte progettuali già comprensive di soluzioni di mitigazione e compensazio-ne, tra le quali, non esaurientemente, si cita la prevenzione del “parcheggio selvaggio” (che partendo dal dimensionamento di idonee aree parcheggio come richiesto dalla programmazione, ha poi portato laddove possibile alla creazione della pista ciclabile e degli stalli ed alla previsione delle fermate per i mezzi di trasporto collettivo), la mini-mizzazione della superficie di suolo impermeabilizzata (aree a parcheggio permeabili o semipermeabili o in struttura, se possibile), la corretta regimazione idraulica (vasche di prima e seconda pioggia, idonea rete di raccolta e riutilizzo non potabile), il potenzia-mento delle reti infrastrutturali a favore del Comune sede dell’intervento, il recupero ambientale di fasce fluviali, aree parco, ecc., la corretta gestione dei rifiuti e loro diffe-renziazione (mediante la predisposizione di aree carico/scarico adeguatamente dimen-sionate ed attrezzate sulla base della tipologia e quantità dei rifiuti prodotti) e molto altro ancora.

Sulla scorta dei validi risultati conseguiti dall’introduzione del “sistema esperto” si è rite-nuto necessario e doveroso adottare uno strumento di valutazione energetico-ambientale maggiormente performante, numerico ed oggettivo; iniziativa oggi confortata dagli obblighi introdotti dalla Direttiva Servizi sopracitata.

I lavori del gruppo tecnico, formato dai funzionari del Settore, dai progettisti consulenti dell’imprenditoria nell’ambito commerciale e dagli esperti ITACA dell’iiSBE Italia, iniziati nel 2007, in un clima di positiva e costruttiva collaborazione, hanno portato alla definizione del metodo, approvato con la D.G.R. n. 51-12993 del 30 dicembre 2009 – Sostenibilità ambientale degli interventi di edilizia commerciale. Approvazione del sistema di valutazione denominato “Protocollo ITACA - Edifici commerciali - Regione Piemonte 2010”.

Il gruppo di lavoro ha poi collaborato all’identificazione per ogni criterio degli indicatori di prestazione e delle metodologie di calcolo che formano il cuore dello strumento di valutazio-ne; una volta approvati all’unanimità tutti i criteri e le relative schede di calcolo, il gruppo ha testato su propri progetti la bontà di quanto costruito.

Il Protocollo ITACA si presenta composto da 43 criteri, per ognuno dei quali è stata predisposta una scheda per il calcolo del valore di un indicatore di prestazione attraverso una metodologia di verifica, basata su riferimenti legislativi e normativi, e una sca-la di prestazione.

Valutazione della fase di:

Protocollo ITACA - Edifici Commerciali

Regione Piemonte 2010

DATI DI PROGETTO

Referente:

E-mail referente:

Ente d'appartenenza:

Tipologie ed estensione:(elencare superficie per ogni tipologia

presente)

Nome progetto:

Indirizzo progetto:

Data consegna:

CRITERI DISATTIVATI

Criterio A.3.4:

Criterio B.4.1:

Criterio B.5.1:

Criterio D.1.4:

Criterio D.2.1:

Progetto

SCHEDE DI VALUTAZIONE

Attivato

Attivato

Attivato

Attivato

Attivato

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COMMERCIO

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FIGURA 7

Elenco criteri Protocollo

ITACA

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RIFERIMENTI LEGISLATIVI

RIFERIMENTI NORMATIVI

PESO DEL CRITERIO

nella categoria

INDICATORE DI PRESTAZIONE UNITA' DI MISURA

SCALA DI PRESTAZIONE

UNI TS 11300:2008 "Prestazioni energetiche degli edifici."

L. 9 gennaio 1991. n.10 - "Norme per l’attuazione del piano energetico nazionale in materia di uso nazionale dell’energia, di risparmio

energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia".

D.P.R. 26 agosto 1993 n. 412 - "Regolamento recante norme per la progettazione, l'installazione e la manutenzione degli impianti termici

degli edifici, ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell'art. 4, comma 4 della legge 9 gennaio 1991, n.10".

D.lgs 19 agosto 2005, n. 192 - "Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia."

D.lgs 30 maggio 2008 n.115 - "Attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici e

abrogazione della direttiva 93/76/CEE".

D.P.R. 2 aprile 2009, n. 59 - "Regolamento di attuazione dell'articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n.

192, concernente attuazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia."

D.M. (sviluppo economico) 26 giugno 2009 - "Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici."

NEGATIVO

5

Per il calcolo dell'indicatore di prestazione e relativo punteggio, si proceda come segue:

1. Calcolare l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale (EPi) di cui al d.lgs 192/2005 e ss.mm.ii;

2. Calcolare il valore limite dell’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale (EPiL) di cui al d.lgs n. 192/2005 e ss.mm.ii;

3. Calcolare il rapporto percentuale tra l'indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale dell'edificio da valutare (EPi) e il

valore limite (EPi,L): B/A x 100;

4. Confrontare il valore calcolato con i benchmark della scala di prestazione e attribuire il punteggio.

N.B.(1) In assenza di impianti di termici per la climatizzazione invernale il calcolo dell’indice EPi deve essere effettuato secondo le modalità

di cui all’Allegato 1 (Allegato A, paragrafo 2 - Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici) del DM 26/6/2009.

3BUONO

OTTIMO

METODO E STRUMENTI DI VERIFICA

55

25

SUFFICIENTE 0100

AREA DI VALUTAZIONE CATEGORIA

Rapporto percentuale tra il valore di Energia Primaria per la

climatizzazione invernale (EPi) il valore di Energia Primaria per la

climatizzazione invernale limite (EPi,L).

%

-1>100

PUNTI%

ESIGENZA

Protocollo ITACA - Edifici Commerciali

Regione Piemonte 2010CRITERIO B.1.2

Ridurre il consumo annuo di energia primaria.

25,9% 4,1%

Fabbisogno annuo di energia primaria per la climatizzazione invernale

B.1 Energia non rinnovabile richiesta durante il ciclo di vitaB. Energia e Consumo di Risorse

nel sistema completo

FIGURA 8

Esempio scheda criterio

Protocollo ITACAe

I risultati dei test hanno consentito agli esperti dell’iiSBE di confermare l’elenco dei criteri e di definire il sistema di pesatura necessario alla valutazione della compatibilità energetico-ambientale dello strumento.

Allo stato attuale, il “Protocollo ITACA - Edifici commerciali - Regione Piemonte 2010” si applica, in via sperimentale, esclusivamente agli interventi commerciali che necessitano di autorizzazione in deroga alle previsioni della programmazione commerciale del territorio e per i quali sussistano contemporaneamente le seguenti condizioni (D.G.R. n. 66-13719 del 29 marzo 2010): • grandi e medie strutture di vendita “extra-alimentare”; • superficie di vendita da autorizzare superiore alla soglia massima dell’analoga tipologia

di struttura distributiva, con lo stesso tipo di offerta merceologica, immediatamente su-periore a quella prevista dall’art. 17 della D.C.R. n. 563-13414 del 29 ottobre 1999 e s.m.i.

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COMMERCIO

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La rete distributiva dei carburanti

Posto che l’autotrazione permane uno dei sistemi di trasporto di cose e persone prediletto per buona parte delle attività antropiche e che attualmente in commercio sono disponibili carburanti prevalentemente derivati dal petrolio e, in misura minore, ma in forte crescita, quelli alternativi - dove con il termine “alternativo” si intende sia il carburante in forma gas-sosa (GPL e metano), sia quello derivante da altra fonte (biocarburanti, energia elettrica) - la Regione attua coerentemente con il suo ruolo programmatico azioni volte ad incentivare la diffusione di carburanti ecocompatibili, in modo da prevenire ed incentivare la diffusione di mezzi di autotrazione a minore impatto ambientale.

L’obiettivo nell’ambito della distribuzione dei carburanti è dunque l’incremento percentuale del venduto di carburanti a basso impatto ambientale (metano e GPL) per il miglioramento della qualità dell’aria, giacché in ambito regionale il trend di riduzione delle concentrazioni inquinanti appare ancora insoddisfacente ed il superamento delle soglie consentite si mantie-ne su frequenze non consentite dalla norma (originando così sanzioni europee).

Nell’azione complessiva regionale proiettata alla tutela dell’ambiente è, quindi, interessante segnalare quanto realizzato dal Settore Carburanti, che nell’ambito delle proprie attività, sta operando per incentivare la distribuzione di carburanti maggiormente eco-compatibili, fino ai biocarburanti, senza tralasciare l’alimentazione elettrica, tramite l’energia prodotta da fonte fotovoltaica.

La distribuzione stradale dei carburanti è governata attualmente dalla L.R. n. 14 del 31 maggio 2004, e dai relativi provvedimenti attuativi contenuti nella D.G.R. n. 35-9132 del 7 luglio 2008, con la quale la Regione Piemonte ha innescato una riforma che ha come obiettivi principali:• una legislazione più snella, che consenta alla Regione di operare con tempestività nella

individuazione dei bacini di utenza, nella determinazione degli orari di apertura del servizio, nella possibilità di offrire all’automobilista servizi accessori, nella definizione delle distanze fra i punti di rifornimento;

• il rilascio delle autorizzazioni all’interno dello Sportello Unico per le Attività Produttive; • la messa a disposizione di contributi per gli investimenti, in particolare per garantire il

servizio nelle aree svantaggiate oltre che aumentare il numero di servizi che il gestore può offrire al cliente, e di incentivi per l’aggiornamento professionale.

Accanto a questa la Regione sta anche attuando una politica per la diffusione del metano e GPL quali carburanti per autotrazione a basso impatto ambientale, consentendone una più facile reperibilità nella rete di distribuzione. Ad esempio, dal 2003 il Bollo auto costa meno oppure non è dovuto affatto dai proprietari di vetture elettriche e a metano e GPL, mentre sulla rete distributiva la politica prescrittiva si accompagna ad interventi di incentivazione.

lo stato attuale e gli obiettivi ambientali | 9

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FIGURA 10

Copertina della

pubblicazione “Il punto”

FIGURA 11

Carburanti erogati

Fonte: Regione

Piemonte - Settore

Programmazione della

rete distributiva dei

carburanti – Osservatorio

Regionale Carburanti

FIGURA 12

Numero impianti di

erogazione del metano per

autotrazione

Fonte: 1) Unione

petrolifera su dati

Federmetano; 2) Regione

Piemonte - Settore

Programmazione della

rete distributiva dei

carburanti – Osservatorio

Regionale Carburanti

Per valutare l’efficacia delle politiche intraprese si utilizza un indicatore che verifica il trend dell’erogato per tipo di carburante. Grazie al lavoro di raccolta e pubblicazione (“Il punto”) dei dati relativi alla distribuzione dei carburanti, operato dal Settore Programmazione della rete distributiva dei carburanti – Osservatorio Regionale Carburanti - i dati a disposizione sono numerosi e di facile reperimento (vedi paragrafo Riferimenti).

Mentre si assiste ad una continua inflessione per la ven-dita la benzina, sorpassata ormai largamente dal gasolio a causa del prezzo al litro, è importante segnalare l’incremen-to di erogato GPL che nel giro di pochi anni è praticamente raddoppiato.

Altro indicatore significativo è quello relativo alla evoluzione della rete distributiva del me-tano, che a maggio 2010 si trovava nella situazione seguente:

ANNON. IMPIANTI IN

ITALIA (1)

N. IMPIANTI IN

PIEMONTE (2) TREND

2002 392 12 h

2004 477 23 h

2006 567 30 h

2008 647 48 h

2010 757 64 h

crescita negativa x

l’ambiente

crescita positiva per

l’ambiente

decrescita negativa per

l’ambiente

decrescita positiva per

l’ambiente

ANNO BENZINA TREND

BENZINAGASOLIO TREND

GASOLIOGPL TREND GPL

2001 61,66 34,75 3,31

2002 58,58 i 37,61 h 3,52 h

2003 55,88 i 41,10 h 2,62 i

2004 53,15 i 44,00 h 2,85 h

2005 50,63 i 46,83 h 2,74 i

2006 47,62 i 49,77 h 2,61 i

2007 42,83 i 54,20 h 2,98 h

2008 42,21 i 53,76 i 4,03 h

2009 37,82 i 57,30 h 4,88 h

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COMMERCIO

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Al proposito è importante segnalare come, mentre negli ultimi 8 anni, il numero di impianti di distribuzione del metano sul territorio nazionale è aumentato del 93%, in Piemonte l’in-cremento segnalato è del 533%, effetto delle politiche di diffusione del carburante alternativo.

Un recente autorevole studio, realizzato dal Centro di economia regionale, dei trasporti e del turismo dell’Università Bocconi di Milano sugli effetti della diffusione di motorizzazioni a metano, stima in una riduzione annua delle cause di morte legate alla concentrazione di particolato variabile fra l’1,3% ed il 4% i benefici sanitari che deriverebbero da una crescita, ai ritmi attuali e per i prossimi tre anni, delle immatricolazioni di auto così alimentate.

D’altro canto, l’esecutivo regionale è ben conscio che gli obiettivi di politica ambientale con-seguibili con interventi circoscritti al solo versante della rete distributiva dei carburanti sono oggettivamente limitati (specialmente se avulsi dalla realizzazione di modelli complessi di mobilità sostenibile che postulano il necessario coinvolgimento del livello statale), ma ciò non lo esime comunque dal dover fare la propria parte.

I grandi insediamenti commerciali: dalla programmazione del terziario commerciale alla compatibilità ambientale dell’edificato commerciale

Nell’ambito delle competenze di programmazione dello sviluppo del commercio, la Regione - Direzione Commercio - Programmazione Settore Terziario Commerciale ha intrapreso da tempo la strada per la trasformazione della rete commerciale in un ottica di sua modernizzazione, con l’obiettivo di incrementare la bontà del servizio reso al cittadino-consumatore in termini di:• sviluppo della concorrenza;• sviluppo di un sistema produttivo creatore di ricchezza;• miglioramento della sostenibilità degli insediamenti commerciali dal punto di vista

energetico ed ambientale.

Posto tutto quanto espresso in precedenza sulla situazione attuale del comparto commercia-le, si aggiunge la necessità di rendere la procedura amministrativa di autorizzazione dei gran-di centri più conforme ai disposti della Direttiva europea n. 2006/123/CE (Direttiva servizi), in vigore dal 1° gennaio 2010, recepita dallo Stato italiano con il D.Lgs. n. 59 del 26 marzo 2010; secondo i principi enunciati nella premessa di tale atto. La Direttiva, infatti, impone una radicale liberalizzazione del settore commerciale, passando anche e soprattutto attraverso la semplificazione del procedimento autorizzativo, che deve essere più lineare e trasparente nei confronti del “prestatore”.

Uno strumento indirettamente utile a rendere più semplice il procedimento autorizzativo è quello della concreta e corretta applicazione del Protocollo ITACA per la valutazione dei progetti: una valutazione strutturata rende più speditiva la fase istruttoria del procedimento autorizzativo. Il Settore regionale sta lavorando per sostituire gradualmente la check-list di va-lutazione dei progetti, fino ad oggi utilizzata nei procedimenti di VIA, con i contenuti di tale Protocollo. Modi e tempi di tale applicazione sono fortemente correlati con la disponibilità economica dell’Ente, in quanto l’applicazione del metodo è subordinata alla realizzazione di un software applicativo, del manuale esplicativo (a beneficio soprattutto del privato che non

LE POLITICHE AMBIENTALI

le politiche ambientali | 11

Page 12: Commercio

giova dell’esperienza maturata dal gruppo di lavoro e può attraverso questo strumento meglio confezionare il progetto) e dell’operato dell’iiSBE ITALIA, supporto tecnico di ITACA, per le verifiche degli elaborati progettuali, delle operazioni in cantiere e del rilascio degli attestati di valutazione, cui è subordinato il rilascio dell’agibilità della struttura da parte del Comune sede dell’intervento.

Accanto a questo progetto sta poi prendendo forma la Guida delle buone pratiche di pro-gettazione e gestione delle strutture commerciali, che riporterà i casi esemplari realizzati sul territorio piemontese e sarà anch’essa disponibile sul web in un’ottica di condivisione e partecipazione del pubblico alle innovazioni tecnologiche in campo di edilizia commerciale sostenibile.

La Rete distributiva dei carburanti

L’esecutivo regionale, con D.G.R. n. 35-9132 del 7 luglio 2008, in ottemperanza alle disposi-zioni dell’Unione Europea, ha adottato norme non più caratterizzate da un’accentuata valenza programmatica, ovvero da una spiccata attitudine regolatoria del mercato, bensì orientate a salvaguardare esigenze trasversali di tutela della sicurezza, della sanità, dell’ambiente, della concorrenza e di rispetto degli standard minimi quali-quantitativi in materia di urbanistica ed edilizia.

L’amministrazione regionale ha ritenuto, in quel frangente, di rivendicare alla propria di-screzionale valutazione la politica ambientale con i suoi riflessi sulle caratteristiche quali-quantitative della rete distributiva dei carburanti, partendo dalla considerazione che costi-tuisce obiettivo irrinunciabile la riduzione delle emissioni di CO2 e che non è trascurabile, a questo fine, l’apporto che può derivare da un incremento del parco automobilistico che utilizza carburanti a basso impatto ambientale (GPL e metano).

Volendo così consolidare il trend di aumento delle immatricolazioni di vetture alimentate a GPL e metano (principalmente dovuto ad agevolazione di natura fiscale) con l’introduzione di misure di carattere infrastrutturale, è stato prescritto (sempre con la citata Deliberazione del Consiglio del 2008) l’obbligo per i nuovi impianti di erogare almeno una delle tipologie di carburanti “eco-compatibili” (GPL e metano) con riserva di verificare, al termine di un periodo ragionevolmente breve (tre anni scadenti il 1° agosto 2011), quali effetti ne siano derivati in termini di diffusione ed ubicazione dei punti vendita e quali variazioni si siano nel frattempo determinate nella composizione, per tipo di alimentazione, del parco veicolare circolante.

Occorre fare riferimento ai dati per capire quale è il trend evolutivo di questo settore: al 31 dicembre 2007 in Piemonte circolavano 76.876 autoveicoli alimentati a GPL (70.652 “tra-sformati” e 6.224 immatricolati bi-power) e 14.459 autoveicoli alimentati a metano (3.810 “trasformati” e 10.649 bi-power); alla data del 31 dicembre 2010 quelli alimentati a GPL erano diventati 172.828 (81.880 “trasformati” e 81.133 bi-power) e quelli alimentati a metano 47.347 (14.422 “trasformati” e 32.927 bi-power) con percentuali di incremento, nei tre anni, rispetti-vamente del 124,8% e del 227,4%.

All’impennata del parco circolante ha, ovviamente, fatto riscontro un aumento delle vendite dei due carburanti. Nel settore autotrazione, il GPL è passato dai circa 89 milioni di litri del 2007 ai 136 milioni di litri del 2009 (ultimo dato disponibile) con un incremento di oltre il

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52%, mentre ancora più rilevante è stato l’incremento delle vendite di metano che, dal 2007 al 2010, sono passate dai circa 13 milioni di m3 del 2007 ai 24,6 del 2008 ai 31,7 del 2009 per giungere agli oltre 36 milioni di m3 del 2010, con una crescita nel quadriennio di oltre il 176%.

Nel contempo il numero degli impianti che erogano GPL o metano è passato rispettivamen-te da 201 nel 2007 a 241 nel 2010 con un incremento del 20% e da 36 nel 2007 a 64 nel 2010 (+78%), senza che tuttavia l’erogato medio per impianto ne risentisse (essendo aumentato del 27% per il GPL e del 64% per il metano).

L’analisi dell’insieme di questi dati consente di formulare una serie di considerazioni:1. l’incremento delle vendite di auto alimentate a metano e GPL appare sorprendente, tan-

to più in presenza di un mercato dell’auto sostanzialmente stagnante;2. la capacità di risposta della rete distributiva non è risultata efficace, in quanto l’aumen-

to del parco circolante non ha trovato corrispondenza in un adeguato incremento dei punti vendita;

3. l’inadeguatezza infrastrutturale (causa ostativa non secondaria ad una maggiore diffu-sione della motorizzazione a GPL e metano) si è così acuita.

Apparentemente, dunque, gli effetti della politica regionale sembra siano stati particolar-mente deludenti, ma, in realtà, sarebbe questa una conclusione per lo meno affrettata. Se, infatti, si considera che il tempo medio per la messa in esercizio di un nuovo impianto di-stributivo raggiunge i diciotto mesi (ed ancor maggiore è quello di impianti che necessitano di allacciamento alla rete metanodottistica), si deve convenire che il periodo di osservazione necessario per una corretta misurazione degli effetti della politica regionale intrapresa in que-sto settore deve essere dilatato e che, dunque, non sono i contenuti della disciplina ad essere incongrui bensì soltanto la misura della sua transitorietà (tre anni).

Non a caso, l’accelerazione del dato incrementale relativo al numero degli impianti dotati di GPL o metano è maggiore se si confronta la variazione del 2010 rispetto al 2009 (+34% per il metano e +17% per il GPL) con quella media del triennio (+26% per il metano e +7% per il GPL) a dimostrazione di come gli effetti della politica regionale abbiano iniziato a dispiegarsi appieno solo recentemente.

Dunque sussistono ragioni intrinseche (eccessiva brevità dell’originario termine di validità temporale della nuova disciplina normativa) ed estrinseche (aumento della domanda di car-buranti eco-compatibili e persistente insufficiente capillarità dell’offerta) che portano a ritene-re indispensabile il proseguimento della politica attuata.

La Regione ritiene, tuttavia, che non sia questo l’unico intervento praticabile sul versante di-stributivo per agevolare l’offerta di carburanti eco–compatibili: se ne ravvisano almeno altri due, entrambi incentrati sul metano per autotrazione, che paiono di particolare suggestione.

Il primo riguarda la rete autostradale attualmente sprovvista, sui tratti piemontesi, di distri-butori di metano: è tempo che questa lacuna venga colmata (offrendo così anche la possibilità agli automobilisti di rifornirsi nell’arco delle intere 24 ore). Lo strumento più idoneo appare la riappropriazione in capo alla Regione delle competenze concessorie attualmente devolute ai Comuni e la connessa richiesta da rivolgere alle concessionarie autostradali di privilegiare l’insediamento, sulle aree di pertinenza, di gestori che si impegnino ad erogare il metano.

Il secondo concerne il biometano, vale a dire il metano ricavato per purificazione dal biogas derivante dalla digestione anaerobica di biomasse. La produzione di biometano può rappre-sentare, in alcune zone del territorio piemontese, lo strumento per trasformare i reflui zootec-

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nici da fattore di costo a fattore produttore di reddito e, nel contempo, il suo utilizzo per auto-trazione può significare un prezioso contributo per il raggiungimento dell’obiettivo (imposto dalla direttiva UE 28/2009) di impiego entro il 2020 del 10% di energia da fonti rinnovabili nel settore dei trasporti. Occorre allora agevolare, anche sul versante della distribuzione, l’utilizzo di biometano come carburante per autotrazione, in particolare consentendo la possibilità di configurare stazioni monoprodotto dedicate e con ciò realizzando modelli territoriali a filiera corta del biometano incentrati su micro impianti di generazione e distribuzione.

Per la realizzazione di entrambi questi ultimi interventi occorre una modifica normativa che necessita di una veste legislativa (modifica alla L. R. n. 44 del 26 aprile 2000 ed alla L. R. n. 14 del 31 ,aggio 2004).

La citata D.G.R. n. 35-9132 del 7 luglio 2008 ha imposto, tra l’altro, anche l’obbligo di instal-lare presso i nuovi punti vendita di carburanti almeno 8 kW di potenza con pannelli fotovol-taici (Allegato A – Provvedimenti attuativi, art. 2). È importante segnalare che in breve tempo tale obbligo è stato imposto anche dalla maggior parte delle alte regioni italiane.

GLI INDICATORI

Gli indicatori di prestazione ad oggi utilizzabili per valutare l’efficacia delle politiche am-bientali attuate nell’ambito della Programmazione del Commercio sono:• potenziale occupazione di suolo con destinazione commerciale, che misura l’efficacia

della D.C.R. n. 563-13414 del 29 ottobre 1999 e s.m.i. in termini di individuazione di destinazioni commerciali in aree a basso pregio ambientale (Programmazione del ter-ziario commerciale);

• realizzazione di opere infrastrutturali connesse, che misura l’efficacia della D.C.R. n. 563-13414 del 29 ottobre 1999 e s.m.i. in termini di utilizzo di aree già urbanizzate e/o infrastrutturate (Programmazione del terziario commerciale);

• valore di Protocollo ITACA - Edifici commerciali - Regione Piemonte 2010, che misura il miglioramento tecnico-progettuale dell’edilizia commerciale (Compatibilità ambien-tale dell’edificato commerciale).

La Rete distributiva dei carburanti

Sono stati scelti due indicatori dell’efficacia delle politiche intraprese a favore dell’ambiente già attualmente misurati: • il trend dell’erogato per tipo di carburante, che mostra la composizione percentuale

dell’erogato e analizza benzina, gasolio e GPL, misurato in “litri”;• l’evoluzione della rete distributiva del metano (n. impianti).

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COMMERCIO

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ASSESSORATO COMMERCIO E FIERE,

PARCHI E AREE PROTETTE

DIREZIONE COMMERCIO, SICUREZZA E POLIZIA LOCALE

OSSERVATORIO REGIONALE DEL COMMERCIO

IL COMMERCIO IN PIEMONTE

2010

RIFERIMENTI

Tutti i dati di dettaglio relativi ai Grandi insediamenti commerciali sono disponibili per la consultazione sul sito regionale nella pagina della Direzione Commercio http://www.regione.piemonte.it/commercio/ambiente/index.htm.

Nello specifico i dati riguardanti:• la programmazione commerciale sono consultabili alla pagina http://www.regione.pie-

monte.it/commercio/osservatorio/dwd/monitor2010.pdf dove è possibile scaricare la pre-sentazione “Monitoraggio sulla programmazione commerciale in Piemonte” e consulta-re i dati di dettaglio suddivisi per province, per comuni e per tipologia di aree;

• la rete distributiva e la sua dinamica, la densità degli esercizi commerciali, la suddivisione per province, comuni e per tipolo-gia di esercizi, sono consultabili alla pagina http://www.regione.piemonte.it/commercio/osservatorio/datistat10/dwd/comm2010.pdf a cui si rimanda anche per reperire la pubblicazione “Il com-mercio in Piemonte 2010”;

• le opere infrastrutturali annesse agli insediamenti commerciali si rimanda al sito dell’Osservatorio http://www.regione.piemon-te.it/commercio/osservatorio/index.htm dove è possibile reperire la presentazione “Censimento delle opere infrastrutturali pre-scritte al fine dell’ottenimento delle autorizzazioni per l’insedia-mento di grandi strutture di vendita – gennaio 2010” con la suddivisione dei dati per province, per comuni e per tipologia di aree.

Tutti i dati di dettaglio relativi alla Rete distributiva dei carburanti sono disponibili per la consultazione sul sito regionale nella pagina della Direzione Commercio http://www.regione.piemonte.it/com-mercio/carburanti/index.htm.

All’indirizzo http://www.regione.piemonte.it/commercio/carburan/punto.htm è possibile reperire la pubblicazione “Il punto” che rac-coglie i dati relativi alla rete di distribuzione dei carburanti raccolti dall’Osservatorio regionale Carburanti.

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