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Complemento di Programmazione del DocUP ob. 2 della … · 2008-12-05 · Il presente rapporto di...

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PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO Complemento di Programmazione del DocUP ob. 2 della Provincia di Trento Valutazione ex ante Gennaio 2002 ISTITUTO NAZIONALE DI ECONOMIA AGRARIA Osservatorio di Economia Agraria per il Veneto e Trentino Alto Adige
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PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

Complemento di Programmazione del DocUP ob. 2 della Provincia di Trento

Valutazione ex ante

Gennaio 2002

ISTITUTO NAZIONALE DI ECONOMIA AGRARIA Osservatorio di Economia Agraria per il Veneto e Trentino Alto Adige

Il presente rapporto di valutazione è stato curato, su incarico della Provincia Autonoma di Trento, dall’Istituto Nazionale di Economia Agraria, Osservatorio per il Veneto/Trentino Alto Adige. Hanno collaborato: Dr. Luca Cesaro: coordinamento ed impostazione metodologica, revisione del rapporto finale; Dr. Luca Savo: elaborazione dati, stesura rapporto finale; Dr. Alessandro Monteleone: revisione indicatori monitoraggio; Dr. Stefania Luzzi Conti: analisi della coerenza con la disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato;

INDICE

SOMMARIO E CONCLUSIONI

SOMMARIO E CONCLUSIONI................................................................................................................... 5

SUGGERIMENTI DEL VALUTATORE..................................................................................................... 8

1. IL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO................................................................................................... 9 1.1 INDIVIDUAZIONE DELLE AREE OB. 2: COERENZA DELLA ZONIZZAZIONE .................................... 9 1.2 CARATTERISTICHE GENERALI DEL SETTORE PRIMARIO ........................................................... 12 1.3 CARATTERISTICHE GENERALI DEL SETTORE INDUSTRIALE....................................................... 13 1.4 CARATTERISTICHE GENERALI DEL SISTEMA DEI SERVIZI ......................................................... 14 1.5 PRINCIPALI ASPETTI DEMOGRAFICI .......................................................................................... 15 1.6 CARATTERISTICHE GENERALI DEL SISTEMA TURISTICO............................................................ 15 1.7 AMBIENTE ............................................................................................................................... 16

2. VALUTAZIONE DELLA COERENZA DEL COMPLEMENTO DI PROGRAMMAZIONE........ 17 2.1 ANALISI DEI RISULTATI DELLE VALUTAZIONI PRECEDENTI ...................................................... 17 2.2 LA STRATEGIA E LA STRUTTURA DEL CDP ............................................................................... 19 2.3 LA COERENZA DELLA STRATEGIA PROPOSTA: GLI OBIETTIVI.................................................... 21 2.4 ANALISI DELLE PROCEDURE ATTUATIVE .................................................................................. 29

2.4.1 Procedure amministrative ............................................................................................... 29 2.4.2 Procedure tecniche......................................................................................................... 41

2.5 L’EQUILIBRIO TRA LE MISURE DEL CDP................................................................................... 42 2.6 LA COERENZA ESTERNA DELLA STRATEGIA PROPOSTA ............................................................ 46

3. VALUTAZIONE DELL’IMPATTO ECONOMICO GLOBALE........................................................ 48 3.1 LO SCHEMA LOGICO DI RIFERIMENTO....................................................................................... 48 3.2 STIMA DELL’IMPATTO ECONOMICO GLOBALE .......................................................................... 50

4. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI SPECIFICI .................................................................................. 53 4.1 LO SCHEMA LOGICO DI RIFERIMENTO....................................................................................... 53 4.2 IL SISTEMA DEGLI INDICATORI ................................................................................................. 54

ALLEGATO 1 - DESCRIZIONE DELLA METODOLOGIA PER LA VALUTAZIONE DELL’IMPATTO ECONOMICO ............................................................................................................. 65

IL SISTEMA DI LEONTIEF ................................................................................................................ 66 LE MATRICI DEI COEFFICIENTI DI SPESA E DELLE QUOTE DI MERCATO ........................................... 67 LE MATRICI INVERSE DEI COEFFICIENTI DI SPESA E DELLE QUOTE DI MERCATO ............................. 68 L’ATTIVAZIONE DELLA PRODUZIONE............................................................................................. 69 L’ATTIVAZIONE DELL’OCCUPAZIONE ............................................................................................ 70

ALLEGATO 2 - SCHEDE PER LA RILEVAZIONE DEGLI INDICATORI ................................................... 74

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SOMMARIO E CONCLUSIONI Nel presente documento vengono riportati i risultati della valutazione ex ante

condotta sul Complemento di Programmazione (CdP) del DocUP ob.2 della provincia di Trento relativo al ciclo di programmazione 2000 – 2006.

Il complemento di programmazione è stato oggetto di valutazione da parte dell’Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA). Alla valutazione ha collaborato un gruppo di lavoro così composto:

Luca Cesaro (INEA) coordinatore; Luca Savo (IZI S.p.a.) Alessandro Monteleone (INEA) Stefania Luzzi Conti (INEA) La valutazione è stata condotta nel corso del 2001, instaurando un processo di

interazione e confronto tra il valutatore e l’amministrazione provinciale, dal quale sono scaturiti giudizi e raccomandazioni in merito a questioni politiche o programmatiche nella redazione del CdP.

Come esito del processo di interazione, la valutazione ex ante rappresenta un elemento chiarificatore della strategia, volto ad esplicitare le motivazioni e la portata delle scelte operate, che saranno oggetto di negoziazione con la Commissione.

A supporto del servizio di Valutazione di questo CdP, sono stati presi in considerazione i documenti metodologici messi a disposizione dalla DG XVI e in particolare: “Valutazione ex-ante degli interventi dei fondi strutturali” e “Indicatori per la sorveglianza e la valutazione: una metodologia orientativa”.

Per lo sviluppo della valutazione ex ante sono stati presi in considerazione i seguenti elementi: • il contesto socio economico con l’individuazione dei punti di forza, di debolezza, delle

opportunità e delle minacce; • i bisogni che scaturiscono dallo studio socio economico; • gli obiettivi che il DocUP/CdP si prefigge; • la coerenza interna ed esterna della strategia che attraverso il CdP si intende perseguire

per realizzare gli obiettivi ai vari livelli; • la valutabilità (in itinere ed ex-post) degli obiettivi attraverso il sistema di indicatori

appositamente predisposto, ove possibile sono stati quantificati gli indicatori di realizzazione.

Il giudizio formulato dal Valutatore riguarda i sei elementi principali del CdP:

• il recepimento dell’esperienza maturata; • il contesto socioeconomico dell’intervento; • le scelte strategiche e le priorità d’azione selezionate, nonché la loro coerenza interna

ed esterna; • la quantificazione degli obiettivi; • la stima dell’impatto socioeconomico prevedibile e l’assegnazione delle risorse; • le modalità di attuazione del programma.

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La provincia autonoma di Trento evidenzia una situazione socioeconomica che può

essere riassunta nei seguenti punti: - agricoltura caratterizzata dai vincoli tipici delle aree montane (costi elevati, forte

competizione nell’uso della terra in alcune aree a produzione intensiva, una certa senilizzazione della forza lavoro). Negli ultimi anni è avvertita una preoccupante perdita di competitività delle produzioni frutticole tipiche della regione, in particolare le mele.

- Il secondario è caratterizzato da una buona diffusione nel territorio delle attività artigianali, con una organizzazione in micro unità produttive che in molti casi svolgono un’importante funzione di stimolo per il tessuto economico locale. Per contro l’industria non risulta organizzata in distretti e risente di una certa frammentazione e separazione dal contesto sociale dell’area.

- Il turismo risulta generalmente ben inserito nel contesto sociale dell’area, gli impianti hanno generalmente un basso impatto sul territorio.

Il precedente periodo di programmazione (1994-1999) ha visto l’attuazione di un

Documento Unico di Programmazione formulato con l’obiettivo generale di “difendere le peculiarità di un’economia tipicamente montana, assecondando le spinte verso la trasformazione e l’innovazione dei settori e dei processi economici e culturali introdotti”. La valutazione ex-post del DocUP ha evidenziato una progettualità elevata nelle misure a diretta attuazione della Amministrazione provinciale, peraltro tale capacità è stata meno elevata nelle misure attuate dai privati e dalle imprese. Il DocUP è stato per la maggior parte attuato sulla base di leggi di settore preesistenti, questo ha notevolmente facilitato le procedure amministrative, assicurando il rapido avvio delle misure. Tale impostazione caratterizza anche la maggior parte degli interventi del presente documento di programmazione.

Nella prima fase della valutazione ex ante dell’attuale complemento di programmazione è stata analizzata la coerenza tra gli obiettivi (globali e specifici) del CdP e quelli degli assi, ricostruendo i legami logici tra gli obiettivi. Si è in particolare adottato uno schema a “cascata” che ha, nel complesso, confermato la coerenza interna dei tre assi del DocUP, rispettivamente riconducibili a: i) sviluppo delle capacità imprenditoriali, aumento della competitività e della

produttività, miglioramento della cooperazione sociale, dell’occupazione e della qualità della vita per la popolazione residente,

ii) miglioramento della qualità dell’ambiente e della vita, valorizzazione delle risorse naturalistiche esistenti,

iii) aumento delle potenzialità delle azioni previste nei primi due assi attraverso azioni di formazione e riqualificazione delle risorse umane,

con l’obiettivo globale, rappresentato dalla riduzione dello spopolamento nelle aree di montagna.

Gli obiettivi globali di asse sono a loro volta articolati in obiettivi specifici che concorrono al raggiungimento degli obiettivi di ordine superiore.

Successivamente sono state analizzate le procedure attuative, di concerto con le

strutture di merito della Provincia, sia al fine di individuare le modalità prevalenti di attuazione, anche alla luce dei suggerimenti forniti dal valutatore del DocUP della precedente programmazione, che per stimare l’articolazione temporale delle diverse fasi.

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La sintesi, riportata nella valutazione, evidenzia come la maggior parte delle misure, vale a dire quelle che verranno attuate sulla base di leggi di settore preesistenti, non abbia una esplicita articolazione temporale. Questo è dovuto al fatto che le misure vengono già attuate con finanziamento provinciale o di altre fonti, nell’ambito di una procedura già avviata, per la quale le diverse fasi di evidenza pubblica, presentazione e selezione delle domande di finanziamento sono, in molti casi, già attive da tempo. L’attuazione del DocUP e del CdP si inserisce quindi in un contesto di attuazione già avviato dalla Provincia, Per quanto riguarda invece le misure a bando, l’amministrazione prevede di poter dare evidenza pubblica alla maggior parte degli interventi entro l’estate 2002.

L’equilibrio interno del CdP è stato analizzato considerando come le diverse misure

concorrono in maniera integrata al raggiungimento degli obiettivi del documento di programmazione. In particolare sono stati messi in evidenza i diversi livelli di interazione riscontrati tra le misure del DocUP. Come evidenziato al paragrafo 2.5, solo alcune misure presentano effetti sinergici, mentre la maggior parte, agendo su settori e comparti diversi, risulta essere reciprocamente indifferente. Non sono state rilevate misure con effetti antagonisti o contrastanti. In una successiva fase è stata analizzata la coerenza esterna del DocUP, questa risulta assicurata dall’allineamento tra gli obiettivi del CdP e quelli che ispirano la programmazione strategica provinciale, oltre ovviamente a quella nazionale ed europea. Sia a livello di obiettivi che a livello più specifico di misura il CdP risulta inoltre coerente con il Piano di Sviluppo Rurale. Per quanto riguarda la coerenza tra CdP e PO obiettivo 3 si rileva come la scelta di operare attraverso un unico fondo e di inserire nel documento stesso un asse che verrà attuato attraverso il PO obiettivo 3 garantisca che non vi sarà sovrapposizione alcuna tra i due programmi.

Nella terza parte della valutazione si è cercato di quantificare il presumibile impatto

economico globale conseguente all’attuazione del CdP. Adottando l’approccio metodologico delle tavole delle dipendenze intersettoriali (input/output) si è stimato che l’attuazione del CdP possa avere un effetto complessivo in termini di produzione pari a 136 Milioni di euro ed un impatto in termini di occupazione (diretta ed indotta) pari a 1.359 unità. Ovviamente tali stime andranno riviste ed aggiornate nelle successive fasi di valutazione sulla base degli aggiornamenti delle tavole I/O, tenuto conto delle eventuali rimodulazioni e dei livelli di spesa delle singole misure del CdP.

La quarta parte ha riguardato la valutazione degli impatti specifici delle misure. A

tal fine è stato messo a punto, a partire dai singoli obiettivi operativi di misura, un sistema di indicatori di risultato e di indicatori fisici di realizzazione a supporto del sistema di monitoraggio e valutazione. La batteria di indicatori (nel complesso 57 indicatori di realizzazione e 16 indicatori di risultato) è stata formulata per quanto possibile in modo coerente con la griglia proposta dall’IGRUE. Gli indicatori proposti sono stati riassunti in schede di misura e validati dai funzionari dell’Amministrazione provinciale responsabili per l’attuazione delle misure. Nella stessa fase si è tentata una quantificazione degli indicatori fisici di realizzazione. Attraverso contatti diretti con i responsabili di misura è stato possibile pervenire ad una quantificazione dell’attuazione degli indicatori di realizzazione relativi a quasi tutte le misure. Alcuni problemi si sono riscontrati relativamente alle misure attuate al di fuori delle leggi di settore. E’ stata quindi valutata la coerenza con la dotazione finanziaria a livello di misure, aggiustando, ove necessario, di concerto con il responsabile di misure, la stima degli indicatori.

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SUGGERIMENTI DEL VALUTATORE Nel complesso il Complemento di Programmazione evidenzia una buona coerenza

interna ed esterna. In particolare l’obiettivo globale (riduzione dello spopolamento nelle aree montane) risulta coerente con l’analisi territoriale e socioeconomica riportata nel DocUP. Anche l’articolazione in obiettivi specifici ed operativi risulta coerente e ben strutturata.

L’adozione di misure basate su leggi di settore preesistenti dovrebbe permettere di

attivare il DocUP ed il CdP in tempi rapidi, peraltro particolare attenzione dovrà essere dedicata a tutte le misure a bando, per le quali devono essere svolte nel più breve tempo possibile le diverse fasi di evidenza pubblica, raccolta e selezione delle domande di finanziamento, istruttoria tecnica e concessione del finanziamento.

Alcune misure presentano effetti sinergici, mentre la maggior parte, agendo su

settori e comparti diversi, sono sostanzialmente indifferenti. Non sono state rilevate misure con effetti antagonisti o contrastanti. Andrebbero esplicitate le eventuali sinergie con misure del Piano di Sviluppo rurale.

Coerentemente con gli obiettivi e le caratteristiche delle misure, l’asse 2 (ambiente)

prevede principalmente misure ad attuazione diretta da parte della Provincia. L’esperienza del precedente periodo di programmazione evidenzia come la capacità di realizzazione sia, per le misure ad attuazione diretta dell’amministrazione, generalmente buona. Pur ricordando che il ricorso a misure ad attuazione diretta andrebbe limitato ai settori strategici, si ritiene tuttavia che la caratterizzazione delle misure dell’asse 2 ne giustifichi l’adozione, sebbene si tratti di una quota piuttosto rilevante delle risorse destinate al DocUP.

Per quanto riguarda la definizione del set di indicatori di realizzazione e la loro

quantificazione si è pervenuti ad una stima dei livelli di realizzazione per quasi tutti gli obiettivi operativi. Rimane ancora indeterminato il livello di attuazione di alcune misure non comprese nelle leggi di settore. Si tratta di misure di nuova attuazione, per le quali risulta difficile stimare il potenziale interesse da parte dei beneficiari.

Peraltro l’approccio di partenariato adottato dalla Provincia (raccolta di

manifestazioni di interesse prodotte dagli enti locali e dai possibili beneficiari privati) è risultato particolarmente utile sia nella formulazione del DocUP che nella ripartizione dei fondi tra le diverse misure.

La raccolta ed elaborazione delle manifestazioni di interesse ha infatti permesso alla Provincia di formulare un set di interventi coerente con le istanze degli attori economici del territorio. I dati economici (previsioni di spesa) raccolti congiuntamente alle manifestazioni di interesse, hanno inoltre consentito una stima del costo delle opere che, congiuntamente ai dati raccolti dal valutatore presso i responsabili di misura, ha permesso di valutare la coerenza tra il costo complessivo delle misure del DocUP e la disponibilità finanziaria.

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1. IL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO Il constesto socio economico provinciale in cui si inserisce la programmazione

economica delineata nel DocUP ob.2 della provincia di Trento, viene tracciato in questo capitolo nelle linee essenziali. In particolare sono presi in considerazione gli aspetti che maggiormente incidono sull’individuazione dell’obiettivo globale del DocUP/CdP. Viene proposta quindi una sintesi delle principali caratteristiche dei settori economici rilevanti al fine di verificare quali sono le risorse esogene ed endogene del sistema economico, sociale e territoriale della provincia di Trento e quali possono essere le leve da attivare per perseguire in maniera efficace l’obiettivo globale del CdP.

1.1. INDIVIDUAZIONE DELLE AREE OB. 2: COERENZA DELLA ZONIZZAZIONE La Provincia ha selezionato le aree ob.2 in due fasi successive:

• fase 1: selezione delle aree sulla base dell’incrocio di tre elenchi di comuni classificati in base a tre fonti differenti: 1. elenco comuni obiettivo 5b della programmazione 1994-1999; 2. elenco comuni risultante da uno studio curato dall’INEA1 3. elenco dei comuni risultante da uno studio2 realizzato a cura dell’Università

degli Studi di Trento dal titolo “Rimodulazione degli interventi della Provincia Autonoma di Trento per lo sviluppo della montagna”. Secondo tale studio il territorio provinciale è stato suddiviso in zone in declino e depresse, zone con sviluppo lento o da consolidare, zone a sviluppo normale.

• fase 2: verifica della rispondenza delle caratteristiche socio–economiche dei comuni selezionati con la normativa comunitaria. Gli elenchi di cui ai punti 1 e 2 hanno rappresentato la base di riferimento iniziale

per la selezione delle aree. L’individuazione più specifica delle caratteristiche socio economiche con una differenziazione più spinta degli aspetti geo-territoriali, produttivi, demografici, sociali che caratterizzano i singoli comuni, scaturisce dallo studio realizzato a cura dell’Università degli Studi di Trento. Tale studio ha consentito una zonizzazione del territorio provinciale attraverso tecniche di statistica multivariata, sulla base di 6 macrodeterminanti (agricoltura e foreste, territorio, popolazione, servizi, struttura del sistema economico, consumi) e 66 variabili esplicative. Tutte le variabili sono state riferite ai comuni del territorio provinciale.

Con riferimento al sistema agricolo sono state prese in considerazione variabili relative alla meccanizzazione, alla dimensione media delle aziende, all’incidenza dell’allevamento nelle aziende agricole, alla diffusione del part-time nelle aziende, all’estensione della superficie forestale, e alla variazione del numero di aziende agricole.

Per quanto riguarda il territorio le variabili esplicative fanno riferimento all’altimetria, alla densità di popolazione, alla distanza dal comune capoluogo, alla

1 L’Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA) ha elaborato dei dati, applicando i parametri richiesti per la definizione delle zone rurali obiettivo 2 dal regolamento (CE) 1260/1999 a livello comunale (Nuts IV) invece che a livello di provincia (Nuts III) come specificato nel regolamento stesso.

2 Lo studio ultimato nel novembre 1997 è stato utilizzato come documento tecnico di base per la legge provinciale 17 del 23 novembre 1998 che reca norme per “interventi per lo sviluppo delle zone montane e disposizioni urgenti in materia di agricoltura”

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localizzazione del comune rispetto al sistema viario, alla disponibilità di superficie urbanizzabile, all’incidenza di superficie protetta, alla superficie agricola utilizzata rispetto a quella forestale.

Con riferimento agli aspetti demografici lo studio ha preso in considerazione variabili relative alla dimensione dei comuni per classi, alla variazione di popolazione a cavallo di vari censimenti, alla dinamica demografica, al numero medio di componenti per famiglia, all’incidenza di popolazione anziana rispetto a quella giovane, al livello culturale e di alfabetizzazione, al fenomeno del pendolarismo.

Per quanto concerne i servizi, le variabili esplicative che hanno costituito il set per l’analisi multivariata, sono rappresentate dal numero di scuole, dall’incidenza di varie tipologie di esercizi pubblici per abitante, dalla superficie dei punti vendita per abitante, dalla distribuzione degli uffici postali e bancari rispetto alla popolazione.

Le variabili relative al sistema economico si riferiscono all’incidenza della popolazione residente attiva per macrosettori rispetto alla popolazione residente attiva totale, alla distribuzione della domanda turistica, al tasso di attività e di disoccupazione, alla spesa del bilancio comunale per abitante, alla variazione di popolazione attiva in agricoltura.

Per quanto riguarda i consumi lo studio ha fatto riferimento alla diffusione di autovetture per abitante, alle utenze telefoniche per famiglia, ai consumi pro capite di energia elettrica, al livello di depositi bancari per abitante, alla superficie delle abitazioni rispetto al numero di componenti per famiglia, alla produzione di rifiuti solidi urbani.

Il set di variabili appare ampio e in grado di catturare e sintetizzare le principali

connotazioni del sistema socio economico della Provincia. L’incrocio dei tre elenchi di classificazione ha consentito di estrapolare un insieme di comuni (93) potenzialmente in grado di rappresentare l’area ob.2 della provincia di Trento. Sono stati apportati alcuni aggiustamenti e in particolare sono stati esclusi: • i comuni isolati di ridotte dimensioni – meno di 1000 abitanti - per i quali non sono

comunque ipotizzabili azioni incisive in grado di “fare sistema”; • i comuni che presentano almeno un settore produttivo competitivo; • i comuni che dal punto di vista socio–economico costituiscono l’hinterland di comuni

di dimensioni maggiori, rientranti nel sottoinsieme caratterizzato da sviluppo normale. Sono stati aggiunti 5 comuni per ragioni di contiguità territoriale all’interno di aree

più vaste ricadenti nell’ob.2. La seconda fase è consistita nel verificare la coerenza delle caratteristiche socio

economiche dei comuni selezionati con la normativa comunitaria. Secondo il regolamento generale (reg. Ce n.1260/1999 art. 1), “i Fondi strutturali, la BEI e gli altri strumenti finanziari esistenti contribuiscono, ciascuno in maniera appropriata, al conseguimento dei tre obiettivi prioritari seguenti:

1) promuovere lo sviluppo e l'adeguamento strutturale delle regioni che presentano ritardi nello sviluppo (ob.1)

2) favorire la riconversione economica e sociale delle zone con difficoltà strutturali (ob.2)

3) favorire l'adeguamento e l'ammodernamento delle politiche e dei sistemi di istruzione, formazione e occupazione (ob.3).”

Il comma 6 dell’art.3 definisce il concetto di ruralità in base ai seguenti criteri: • una densità di popolazione inferiore a 100 abitanti per chilometro quadrato;

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• un’incidenza percentuale dell’occupazione agricola sull’occupazione totale uguale o superiore al doppio della media comunitaria in uno degli anni di riferimento a partire dal 1985.

Per quanto riguarda il declino socio–economico delle aree rurali, i criteri sono: • un tasso medio di disoccupazione negli ultimi tre anni superiore alla media

comunitaria; • una diminuzione della popolazione a partire dal 1985.

I quattro criteri possono essere usati congiuntamente, tuttavia, perché una zona

rientri nell’obiettivo 2 (a livello di classificazione NUTS III e quindi di provincia) è necessario che sia contemporaneamente soddisfatto almeno un criterio del primo gruppo ed un criterio del secondo gruppo. Poichè l’area provinciale nel suo complesso non risponde contemporaneamente ad un criterio del primo e ad uno del secondo gruppo, la scelta delle aree su cui indirizzare gli sforzi programmatici è stata effettuata avvalendosi della facoltà espressa dall’articolo 4 del regolamento 1260/1999, in base al quale: “ l'intervento comunitario può estendersi ad altre zone, con popolazione o superficie significative, che rientrano in una delle seguenti tipologie:

a) zone rurali aventi problemi socioeconomici conseguenti all'invecchiamento o

alla diminuzione della popolazione attiva del settore agricolo; b) zone che, a motivo di caratteristiche importanti e verificabili, hanno o corrono il

rischio di avere gravi problemi strutturali oppure un elevato tasso di disoccupazione causato da una ristrutturazione in corso, prevista, di una o più attività determinanti nei settori agricolo, industriale o dei servizi.”

In merito al punto b) comma 9 dell’art.4 la Provincia ha proceduto al confronto dei dati degli occupati in agricoltura nell’anno 1986 ed i dati censuari 1991 arrivando a individuare 19 comuni che rispondono ai criteri esplicitati nell’articolo. Per quanto riguarda il punto c) comma 9 dell’art.4 sono analizzati i dati concernenti la diminuzione della popolazione tra il periodo 1991 ed il 1996 e sono stati individuati 43 comuni che rispondono ai criteri sopra descritti. L’insieme dei comuni individuato nella fase I è stato scremato in funzione della rispondenza o meno ai criteri espressi nei punti b) e c) del comma 9.

Il set definitivo – selezionato secondo la metodologia di incrocio tra le diverse fonti di classificazione descritte - che ha ottenuto l’approvazione con la decisione comunitaria n. C (2000) 2327 del 27 luglio 2000 è rappresentato da 61 comuni con 45.126 abitanti pari al 9,6% della popolazione provinciale. La cartina seguente presenta la distribuzione dei comuni ricadenti nell’ob.2.

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Fig. 1. - Localizzazione dei comuni Obiettivo 2 e Phasing out

1.2 CARATTERISTICHE GENERALI DEL SETTORE PRIMARIO Secondo i dati della contabilità provinciale gli occupati del settore agricolo

rappresentano al 1998 circa il 6% degli occupati totali. Il contributo dell’agricoltura alla formazione del valore aggiunto provinciale complessivo è pari al 4%. Le principali componenti della produzione lorda vendibile del settore primario si sostanziano nella frutticoltura, nella viticoltura e nella zootecnia e nelle fasi immediatamente successive del processo di produzione agricola (prima trasformazione).

Nell’aree ob. 2 individuate secondo la metodologia di zonizzazione sopra riassunta, predomina la zootecnia, presente nel 50% delle aziende agricole. Il 22% delle aziende operanti nei comuni ob.2 ha un ordinamento tecnico economico misto.

La conduzione di tipo familiare, presente nella maggior parte delle aziende agricole, vede spesso l’integrazione del reddito con fonti extra-agricole.

Comuni Ob. 2Comuni Phasing out

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Gli aspetti negativi che potrebbero rappresentare fattori di debolezza per lo sviluppo del settore agricolo e forestale sono i seguenti: • l’agricoltura si caratterizza per i vincoli tipici di un’agricoltura di montagna: costi di

produzione elevati, competizione per l’uso della risorsa terra (soprattutto nelle zone a frutticoltura intensiva, dove il mercato dei terreni è praticamente assente ed i valori fondiari sono molto elevati), frammentazione aziendale.

• Una certa senilizzazione dell’agricoltura, specie nelle aree zootecniche, con una conseguente limitata competitività delle produzioni.

1.3 CARATTERISTICHE GENERALI DEL SETTORE INDUSTRIALE Il confronto tra i Censimenti dell’Industria del 1991 e del 1996 evidenzia, a livello

provinciale, una riduzione degli addetti e delle unità locali rispettivamente del 2% e del 13%. I comparti di rilievo sono rappresentati dalle costruzioni, dall’industria della fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo, dall’industria della fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici, dall’industria del legno e da quella alimentare e delle bevande.

L’area ob. 2 rappresenta, in termini di unità locali, l’8% del totale provinciale e il 6% in termini di addetti. La dimensione media delle unità locali è inferiore ai 4 addetti. Oltre il 91% delle imprese industriali sono caratterizzate da un numero di addetti per impresa inferiore alle 10 unità.

I comparti che ricoprono un ruolo significativo sono rappresentati dalle costruzioni (32% degli addetti totali nell’industria), dall’industria del legno e della fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo (15% del totale). Dal confronto con il censimento dell’industria del 1991 emerge la crescita consistente dei settori connessi con la lavorazione dei prodotti in metallo.

Sia a livello provinciale che nell’area ob.2 il settore industriale è costituito in misura prevalente da unità locali a carattere non artigiano. Queste ultime, a livello provinciale, impiegano più del 75% degli addetti disponibili. L’area ob.2 mostra una minor caratterizzazione industriale rispetto alla provincia, infatti prevalgono le unità produttive di piccole dimensioni che rappresentano il 53% del totale.

La parte preponderante dell’attività artigiana a livello provinciale é esercitata nei settori più propriamente industriali: produzione di beni, erogazione servizi e in misura minore, settore del commercio, dove l’artigianato trova espressione soprattutto nel campo della riparazione.

Per quanto riguarda l’area Ob.2, l’artigianato è rappresentato da oltre 1000 imprese, pari al 10% delle imprese artigiane a livello provinciale. Il settore artigianale della produzione di beni è rappresentato dal 73% delle imprese e mostra una maggior concentrazione rispetto al territorio provinciale.

Tra i fattori che possono incidere positivamente per lo sviluppo del comparto si ritiene opportuno sottolineare i seguenti:

• l’artigianato è distribuito in modo abbastanza uniforme sul territorio, è fortemente radicato nella tradizione e cultura delle aree rurali, inoltre punta molto sulla valorizzazione dei prodotti locali.

• l’organizzazione in microunità lavorative svolge un’importante funzione di stimolo e di possibilità produttive per i residenti. L’artigianato rappresenta un sostegno fondamentale al mercato locale.

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D’altro canto si evidenzia: • una elevata frammentazione settoriale del sistema industriale: le imprese non si

inseriscono sinergicamente nella società civile; • l’industria risente di essere stata trapiantata sul tessuto civile e dal non esserne

originata; • le imprese in generale non fanno sistema locale fra loro e con la società; • non si rilevano economie di localizzazione o distretti produttivi.

1.4 CARATTERISTICHE GENERALI DEL SISTEMA DEI SERVIZI Il settore dei servizi privati nel periodo intercorso fra il Censimento dell’industria

del 1991 e quello intermedio del 1996 ha evidenziato - a livello provinciale - un trend positivo per quanto attiene sia alle unità locali (+7%) sia agli addetti (+10%).

Anche nell’area ob.2 gli addetti sono cresciuti nel periodo tra il censimento del 1991 e il censimento 1996, anche se a tassi inferiori, registrando un incremento pari a circa il 3%. Nell’area ob.2 Le unità locali del settore servizi rappresentano il 6% del totale provinciale dello stesso settore. Per quanto riguarda gli addetti la quota rappresentata dall’area ob. 2 è pari al 4% del totale riscontrato a livello provinciale. Ciò lascia supporre una dimensione media delle unità locali inferiore per i comuni dell’ob. 2 rispetto all’intera provincia. L’offerta complessiva non appare sufficientemente diversificata, i comparti più sviluppati sono quelli legati ai servizi di trasporto. Non si rilevano attività innovative e di terziario avanzato tali da rappresentare un traino per il settore.

L’artigianato - nel campo dei servizi - svolge un’importante funzione di stimolo e di possibilità lavorative per i residenti. E’ fondamentalmente basato su microunità lavorative e offre i propri beni e servizi al mercato locale. Le imprese di dimensioni molto ridotte avvertono problemi e difficoltà nell’acquisizione di servizi sul mercato.

Il trend positivo dato dalla crescita registrata nel settore dei servizi privati nel quinquennio 1991/1996 ha influenzato positivamente il settore turistico che anche nell’area obiettivo 2 ha visto crescere i propri addetti con un incremento pari a circa il 3%.

Si evidenzia - nelle aree ob.2 - una inadeguata diffusione nel territorio di alcune categorie di servizi pubblici e in particolare: • totale assenza di asili nido, scuole superiori e strutture ospedaliere; • presenza di scuole medie ed elementari non congrua rispetto alle esigenze della

popolazione e tale da produrre flussi di pendolarismo significativi: il 33% degli iscritti alle scuole elementari e l’82% degli iscritti alle scuole medie si sposta per frequentare le lezioni;

• distribuzione disomogenea delle strutture socio assistenziali, con evidente carenza soprattutto di case riposo per anziani.

La mancanza di opportunità di lavoro e, soprattutto la diffusione disomogenea sul

territorio dei servizi pubblici essenziali penalizza le zone più marginali e contribuisce a determinare nel lungo periodo flussi di spostamento verso le aree più sviluppate.

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1.5 PRINCIPALI ASPETTI DEMOGRAFICI I comuni compresi nell’obiettivo 2 occupano all’incirca il 27% della superficie

provinciale e rappresentano circa il 10% della popolazione trentina. A livello provinciale la densità si attesta attorno ai 76 abitanti per Kmq mentre nell’area ob.2 è pari a 27 abitanti. Il problema demografico più rilevante è rappresentato dal fenomeno dello spopolamento, evidenziato nella tabella seguente:

Obiettivo 2 Provincia 1961 / 1951 -2,3 4,4 1971 / 1961 -11,6 3,8 1981 / 1971 -7,3 3,5 1991 / 1981 -5,0 1,6 1998 / 1991 1,3 4,5 1998 / 1951 -23,0 19,0

Nel periodo considerato si osserva una significativa diminuzione degli abitanti nelle

zone ob. 2, mentre nel complesso della provincia di Trento la dinamica è nettamente positiva. La popolazione della provincia aumenta, per effetto della componente naturale (saldo tra nascite e morti) e in modo più determinante per la componente migratoria (immigrazione), fino a 58.000 unità, pari ad un incremento del 19%, l’area obiettivo 2 subisce un decremento sostanziale di popolazione pari, in termini percentuali, a 23 punti percentuali (12.000 unità in termini assoluti). La modesta crescita che è rilevata nel 1998 potrebbe essere un primo segnale degli sforzi effettuati in questi anni dalle politiche adottate per frenare lo spopolamento delle zone di montagna. Occorre anche osservare che la crescita in alcuni contesti deriva da due fenomeni: • urbanizzazione dei piccoli comuni vicini ai centri urbani di maggiori dimensioni; • cambi di residenza effettuati per motivi fiscali o di agevolazioni tariffarie.

1.6 CARATTERISTICHE GENERALI DEL SISTEMA TURISTICO Il settore turistico della provincia di Trento è rappresentato da circa 70.000 esercizi

ricettivi per un numero totale di oltre 450.000 posti letto, e da oltre 27 milioni di presenze l’anno (1998). L’area obiettivo 2 in termini di esercizi ricettivi supera le 10.000 unità, pari al 14% di quelli provinciali. Le giornate di presenza raggiungono le 57.000 unità, pari al 13% di quelle rilevate in provincia in un anno.

La composizione della struttura ricettiva provinciale è caratterizzata da una forte presenza di alloggi privati e di seconde case che rappresenta il 95% degli esercizi ricettivi complessivi.

Osservando l’indicatore del grado di utilizzo delle strutture ricettive (rapporto tra le presenze effettive e le potenzialità massime teoriche ottenute moltiplicando i posti letto per 365 giorni) si rileva che:

• a livello provinciale il grado di utilizzo delle strutture ricettive totali è pari al 16,3% e al 18,5% se si escludono dal calcolo le seconde case;

• l’indicatore si incrementa in modo consistente se si calcola solo sulle presenze e i posti letto alberghieri e raggiunge un valore superiore al 30%;

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• L’area obiettivo 2 evidenzia una situazione che si differenzia in negativo di 7 punti percentuali per l’intero settore facendo registrare un grado di utilizzo delle strutture ricettive totali pari al 9%;

• Il divario rispetto alla provincia aumenta se si escludono le seconde case o se si considerano solo gli esercizi alberghieri.

Il settore si presenta come un prodotto maturo sul mercato e dovrà quindi

svilupparsi in termini qualitativi. Nel processo di crescita il settore dovrà progettare un’offerta diversificata che si integri con gli altri aspetti dell’economia, quali l’agricoltura, e valorizzi la ricchezza derivante dalla conservazione e cura del patrimonio naturale.

In tale ottica il settore, indirizzato verso una razionalizzazione qualitativa della sua offerta, potrà sviluppare significativi incrementi nei livelli occupazionali in nuove attività connesse con lo sviluppo del tempo libero.

1.7 AMBIENTE Il territorio trentino si presenta come un articolato sistema di valli e di rilievi a

carattere marcatamente alpino e prealpino nei settori meridionali della provincia e spazia dai 100 m s.l.m. del Lago di Garda ai 3800 m s.l.m. dei ghiacciai dell’Ortles Cevedale. Il 70% della superficie provinciale è al di sopra dei 1000 m s.l.m., le aree pianeggianti sono limitate ai fondovalle dei principali fiumi.

La variabilità orografica e climatica e le caratteristiche dei substrati pedologici offrono le condizioni ideali per la presenza di una molteplicità di formazioni vegetali. Gran parte degli ecosistemi europei (ad esclusione di quelli marini), dal piano mediterraneo a quello alpino, sono rinvenibili nel territorio provinciale.

Le criticità ambientali del Trentino sono tipiche delle regioni alpine. Il territorio benché localizzato tra due regioni economicamente prosperose - l'area della Baviera e la Pianura Padana - è caratterizzato da significative e crescenti disparità.

Le criticità ambientali più evidenti sono le seguenti: • l’elevata concentrazione di attività turistico-ricreative in alcune aree; • eccessivo aumento delle seconde case; • connessione tra grosse aree urbanizzate e principali valli di comunicazione: gli assi

Inn-Brennero/Brennero Adige, Locarno-Como-Milano, il bacino di Klagenfurt-Villach; • �perdita di habitat e di biodiversità a tutte le scale.

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La tabella seguente presenta il quadro sintetico dell’analisi SWOT.

Tematiche Punti Di Forza Punti Di Debolezza Minacce Opportunità

Popolazione

volontariato attivo e sviluppato esperienza nella gestione dell’autonomia

spopolamento dei comuni di montagna invecchiamento della popolazione

coesione sociale indebolita popolazione concentrata nel fondovalle

Struttura Economica

sistema produttivo ben sviluppato e sostanzialmente sano

carenza di commercio e di servizi

Mancanza di settori trainanti che possano creare filiere produttive a monte e a valle

basso tasso di disoccupazione

Sistema agricolo e industriale

produzioni connesse con le risorse locali agricoltura come ruolo di salvaguardia e di presidio del territorio

artigianato di produzione distribuito capillarmente sul territorio

Industria non inserita sinergicamente con la società civile

agricoltura: costi di produzione elevati e frammentazione aziendale scarso approccio tecnologico e innovativo

Ambiente

Rilevante percentuale di aree protette

Varietà di ambienti e piante Numerosità di habitat Vasto patrimonio forestale Paesaggio caratteristico

Ampie porzioni di territorio caratterizzate da estrema fragilità

Presenza di aree a rischio inquinamento

Rischio di dissesto, frane, valanghe etc. su ampie porzioni del territorio

Rischio di incendi boschivi Elevata produzione di rifiuti

Possibilità di valorizzare le aree protette con politiche dedicate

Notevole biodiversità animale e vegetale

Aumento della propensione all’adozione di pratiche agricole ecocompatibili

Turismo soluzioni ricettive meno formali e meno impattanti sul territorio e sulla collettività locale

basso grado di utilizzo delle strutture turistiche

Elevata competitività del settore

2. VALUTAZIONE DELLA COERENZA DEL COMPLEMENTO DI PROGRAMMAZIONE

2.1 ANALISI DEI RISULTATI DELLE VALUTAZIONI PRECEDENTI Prima di affrontare l’analisi di coerenza esterna e interna del CdP occorre

sintetizzare i principali risultati cui ha condotto il processo valutativo del DocUP Ob. 5b del precedente periodo di programmazione. Le valutazioni precedenti infatti costituiscono un’importante fonte di informazioni. In particolare consentono di: • identificare le difficoltà incontrate nell’attuazione e le circostanze critiche che hanno

influenzato l’efficacia della politica.

• acquisire dati sulle realizzazioni fisiche e talvolta sui risultati. Confrontando tali dati con i costi reali, è possibile ottenere i costi unitari e quindi consolidare i piani finanziari, contribuendo ad una migliore progettazione degli strumenti finanziari e ad una più idonea pianificazione delle risorse.

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• acquisire informazioni utili attraverso il confronto dell’efficacia delle politiche condotte in particolari settori e l’identificazione delle buone pratiche, le quali, in molti casi, sono trasferibili.

• confrontare situazioni analoghe. Tali raffronti possono servire per analizzare strategie, priorità e obiettivi.

Le priorità di intervento nelle aree ob.5b della provincia di Trento, nel periodo di

programmazione 1994 – 1999 orientate all’obiettivo generale di difendere le peculiarità di una economia tipicamente montana assecondando le spinte verso la trasformazione e l’innovazione dei settori e dei processi economici e culturali indotti sono state: • le infrastrutture e i servizi per il sistema produttivo, allo scopo di assicurare maggiore

efficienza e produttività alle aziende; • la diversificazione delle attività economiche e la qualità dei prodotti; • le risorse ambientali, storiche e culturali; • i servizi e le infrastrutture alla persona, al fine di favorire i supporti di formazione del

capitale umano. Le strategie di intervento si sono articolate in quattro assi prioritari: Asse n. 1: Infrastrutture di base necessarie allo sviluppo economico Asse n. 2: Rafforzamento del sistema produttivo e diversificazione economica Asse n. 3: Difesa e valorizzazione dell'ambiente e miglioramento dell'habitat rurale Asse n. 4: Risorse umane La valutazione ex post della strategia adottata porta alle seguenti conclusioni:

• La progettualità, cioè la capacità di trasformare le ipotesi programmatiche in interventi specifici e realizzabili entro un quadro di compatibilità tecnico-economiche, temporali e legislative, è stata elevata nelle misure di diretta competenza dell’Amministrazione provinciale e di soggetti collettivi “pubblici”;

• tale capacità è stata meno elevata, invece, quando si è trattato di linee di intervento la cui attuazione è condizionata dalla risposta progettuale o più semplicemente dall’interesse espresso dal sistema delle imprese;

• la struttura produttiva delle zone rurali ha manifestato, in rapporto al DOCUP, un basso livello di progettualità e di capacità di spesa, lasciando all’Amministrazione provinciale il compito di creare condizioni più favorevoli allo sviluppo socio-economico. Restano così inespressi e insoddisfatti i fabbisogni di innovazione tecnologica all’interno e intorno all’impresa;

• il DocUP ha privilegiato azioni di tipo “infrastrutturale”, atte a favorire le condizioni per una maggior competitività delle aziende agricole, e per la creazione ex-novo o la qualificazione di attività economiche basate sulla valorizzazione a fini turistici, del patrimonio ambientale e culturale esistente;

• in conseguenza degli interventi di tipo indiretto – relativi cioè al contesto – e gli incentivi rivolti alla modifica delle condizioni strutturali interne all’impresa sono stati piuttosto esigui;

• sono risultati significativi gli investimenti rivolti alla ospitalità turistica extralberghiera. Le criticità attuative e procedurali individuabili nel precedente periodo di

programmazione sono così sintetizzabili:

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• mancanza o incertezza dei dispositivi attuativi provinciali; • sovrastima dell’effettivo interesse dei potenziali beneficiari; • insufficiente attività di informazione e sensibilizzazione per alcune azioni; • scarsa percezione dei fabbisogni formativi da parte dei potenziali beneficiari con

riferimento alla misura relativa alla formazione. Ad eccezione di alcuni casi per i quali è stata necessaria una integrazione

normativa, la non predisposizione di strumenti normativi ad hoc, per effetto dell’utilizzo di leggi di settore preesistenti, ha assicurato il rapido avvio della maggior parte delle misure. Tale schema attuativo caratterizza anche gli interventi di questo CdP.

Il ruolo assunto dai soggetti collettivi “pubblici” (quali i Consorzi di miglioramento fondiario) ha facilitato l’organizzazione e l’entità della domanda e ha consentito un miglior raggiungimento degli obiettivi programmatici delle misure.

2.2 LA STRATEGIA E LA STRUTTURA DEL CDP La Provincia di Trento nella definizione della strategia del DocUP ob.2 nel rispetto

degli orientamenti comunitari in materia di politiche strutturali, in una logica di sviluppo integrato delle aree rurali e industriali e sulla base di quanto emerso nell’analisi della situazione attuale della provincia, ha tenuto conto dei seguenti elementi:

- la necessità di perseguire degli obiettivi secondo un approccio di carattere integrato ricercando sinergie e armonizzazione con le iniziative individuate dal Piano Rurale di Sviluppo agricolo;

- le peculiarità dei settori, delle filiere e delle aree; - la parità uomo-donna; - gli obblighi che derivano dalle politiche ambientali internazionali, comunitarie e

nazionali, incluse quelle relative allo sviluppo sostenibile. Il DocUP è stato, articolato in tre Assi prioritari: Asse 1: Interventi a sostegno dello sviluppo dei sistemi economici, sociali e

produttivi locali Asse 2: Valorizzazione e salvaguardia del patrimonio e delle risorse naturali e

interventi per il miglioramento e il mantenimento della qualità dell’ambiente Asse 3: Sviluppo del potenziale endogeno e delle risorse umane All’interno di ciascun asse in funzione degli obiettivi che concorrono a

raggiungere, sono previste un insieme di misure. Nello schema seguente è riportata la ripartizione delle misure nei tre assi.

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Asse 1 M1.1 - Interventi per l'insediamento, riconversione e riqualificazione delle PMI M1.2 - Iniziative per lo sviluppo e la qualificazione del settore turistico in ambiente rurale e montano M1.3 - Interventi per la promozione, il sostegno, lo sviluppo e la qualificazione del settore artigianale e

commerciale e per la valorizzazione dei prodotti locali, sviluppo delle telecomunicazioni e del telelavoro in ambiente rurale

M1.4 - Promozione e sostegno per la realizzazione e la qualificazione di servizi di assistenza e per il miglioramento della qualità della vita

Asse 2 M2.1- Interventi per il recupero e la valorizzazione ambientale di aree di interesse naturalistico, aree

degradate o a rischio di degrado e interventi per la tutela, l'incremento e la fruizione naturalistica del patrimonio faunistico provinciale

M2.2 - Interventi per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili e per la riduzione delle emissioni che contribuiscono alla alterazione del clima

M2.3 - Interventi per la realizzazione ed il potenziamento di presidi per il monitoraggio e per la riduzione degli inquinamenti nei corpi idrici superficiali e nell'atmosfera; iniziative per lo smaltimento controllato e differenziato di inerti e per il riutilizzo di altro materiale risultante da altri processi di lavorazione di prodotti locali

Asse 3 M3.1 - Interventi per la qualificazione, riqualificazione e formativi delle risorse umane quali azioni

integrative delle misure previste nei precedenti assi 1 e 2 da finanziarsi attraverso il PO ob. 3 della prov. di TN. Gli interventi previsti nell’ambito dell’Asse I sono fondamentalmente indirizzati:

- alle strutture aziendali, con interventi finalizzati alla riduzione dei costi di produzione, al miglioramento della qualità dei prodotti, alla diversificazione delle attività aziendali,

- alle imprese di trasformazione e commercializzazione con interventi finalizzati all’incremento della competitività attraverso la diffusione dell’innovazione tecnologica (sviluppo delle telecomunicazioni e del telelavoro in ambiente rurale), al miglioramento della qualità della produzione;

- al miglioramento del sistema dei servizi di assistenza che hanno un maggiore impatto sulla qualità della vita delle popolazioni.

Gli interventi relativi all’Asse II hanno una spiccata valenza ambientale e sono indirizzati:

- alla valorizzazione delle risorse endogene nelle aree rurali e forestali, attraverso la promozione di nuove attività economiche, il potenziamento delle attività tradizionali, il miglioramento e adeguamento delle infrastrutture rurali e forestali;

- alla riduzione delle emissioni inquinanti, allo sviluppo delle fonti rinnovabili e alla realizzazione di sistemi di smaltimento e riutilizzo dei rifiuti;

- alla realizzazione di presidi per la riduzione dell’inquinamento.

Le attività formative e di riqualificazione professionale sono inserite per memoria all’interno dell’asse III del DocUP ma verranno attuate attraverso il piano operativo dell’obiettivo 3 ove potranno attuarsi iniziative specifiche a supporto delle attività previste negli Assi I e II del presente documento di programmazione.

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Di seguito è riportata la descrizione dettagliata delle misure previste.

Misura 1.1. Interventi per l’insediamento, riconversione e riqualificazione delle piccole e medie imprese: la misura si propone di agevolare la creazione di opportunità innovative nel campo produttivo a favore delle piccole e medie imprese per le zone marginali, favorendone la crescita occupazionale ed economica, creando condizioni positive per l’insediamento di attività economicamente sane ed in grado di competere sul mercato. Si intende privilegiare le azioni a favore dei servizi alle imprese concernenti la promozione dei sistemi informativi, il sostegno e indirizzo della domanda di servizi, la valorizzazione e il potenziamento della domanda stessa e la razionalizzazione del mercato della domanda di servizi

Misura 1.2 Iniziative per lo sviluppo e la qualificazione del settore turistico in ambiente rurale e montano: la misura è diretta alla valorizzazione delle zone poco conosciute con la creazione di attività economiche che permettano l’incremento dell’occupazione diretta e indiretta e quindi del reddito locale offrendo nuove opportunità nel massimo rispetto dell’ecosistema ambientale.

Misura 1.3 Interventi per la promozione, il sostegno, lo sviluppo e qualificazione delle attività artigianali e commerciali e per la valorizzazione dei prodotti locali; sviluppo delle comunicazioni e del telelavoro in ambiente rurale: la misura si propone di fornire opportunità lavorative autonome e dipendenti e di creare quei servizi basilari per una convivenza civile non penalizzante nei confronti di aree più centrali.

Misura 1.4 Promozione e sostegno per la realizzazione e la qualificazione di servizi di assistenza e per il miglioramento della qualità della vita: la misura è diretta a migliorare la qualità della vita per la popolazione residente favorendo la permanenza della persona nel suo ambiente famigliare e sociale e per quanto possibile una vita autonoma ed integrata, favorendo nello stesso tempo la nascita di opportunità lavorative.

Misura 2.1 Interventi per il recupero e la valorizzazione ambientale di aree di interesse naturalistico, aree degradate od a rischio di degrado ed interventi per la tutela, l’incremento e la fruizione naturalistica del patrimonio faunistico provinciale: la misura si propone la valorizzazione e salvaguardia del territorio, consentendo una fruizione delle risorse naturalistiche compatibile con il mantenimento dell’integrità ecologica dell’ambiente.

Misura 2.2 Interventi per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili e per la riduzione delle emissioni che contribuiscono alla alterazione del clima: la misura comprende iniziative volte a incrementare l’uso delle risorse rinnovabili disponibili localmente, migliorare le opportunità di reddito ed occupazione, migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, contribuire alla difesa dell’ambiente.

Misura 2.3 Interventi per la realizzazione ed il potenziamento di presidi per il monitoraggio e per la riduzione degli inquinanti nei corpi idrici superficiali e dell’atmosfera; iniziative per lo smaltimento controllato e differenziato di inerti e per il riutilizzo di altro materiale risultante da processi di lavorazione di prodotti locali.

2.3 LA COERENZA DELLA STRATEGIA PROPOSTA: GLI OBIETTIVI Coerentemente agli orientamenti comunitari, la Provincia di Trento ha previsto per

ciascun livello di programmazione (DocUP/CdP, Asse, Misura) propri obiettivi globali e propri obiettivi specifici. Le misure hanno, inoltre, degli obiettivi operativi, che derivano immediatamente dagli interventi che la Provincia intende attivare. Bisogna tenere presente, inoltre, che gli obiettivi specifici di un livello corrispondono agli obiettivi globali del livello inferiore.

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Nella valutazione ex ante del CdP, la coerenza della strategia è stata verificata ricostruendo i legami logici tra gli obiettivi, per ciascuno dei livelli ai quali essi sono stati formulati, avendo come riferimento l’esemplificazione schematica proposta nello schema seguente.

Schema 2.3.I – La coerenza del sistema di obiettivi del DocUP/CdP. Esemplificazione della “cascata” DOCUP ob.2 /

CDPObiettivo

GLOBALE ASSEObiettivo

SPECIFICOObiettivo

GLOBALE MisuraObiettivo

SPECIFICOObiettivo

GLOBALEObiettivo

SPECIFICOObiettivo Operativo

Il raggiungimento degli obiettivi globali di un livello si consegue grazie al

raggiungimento degli obiettivi specifici dello stesso livello. La Provincia di Trento definisce come obiettivo globale del proprio DocUP, di cui

il CdP rappresenta l’attuazione strategica, la necessità di sostenere iniziative che consentano di rendere appetibile il territorio di montagna, il rallentamento e, se possibile, l’inversione di tendenza allo spopolamento delle zone di montagna.

Il raggiungimento di tale obiettivo si consegue attraverso tre obiettivi specifici, che, seguendo l’articolazione del CdP, corrispondono agli obiettivi globali dei tre Assi: - consentire lo sviluppo imprenditoriale, la crescita produttiva, l’aumento della

competitività e produttività. Favorire il miglioramento della coesione e cooperazione sociale. Sviluppare l’occupazione. Migliorare la qualità della vita per la popolazione residente (ASSE I);

- migliorare la qualità dell'ambiente e della vita. Valorizzare le risorse naturali esistenti (ASSE II);

- aumentare le potenzialità delle azioni previste negli Assi I e II attraverso la formazione e riqualificazione delle risorse umane (ASSE III)

Tali obiettivi possono, in realtà, essere considerati essi stessi parte dell’obiettivo più generale “ridurre lo spopolamento nelle zone di montagna”. I tre assi sono, in sostanza, tre sotto insiemi del CdP; gli obiettivi globali degli assi, possono essere considerati quindi, alla stregua di obiettivi globali del Piano, sulla base dei quali individuare gli indicatori di impatto finale da utilizzare nella quantificazione livelli di realizzazione attesi.

Gli obiettivi globali degli assi si raggiungono attraverso una serie di obiettivi specifici diversi per ciascun asse. Nel dettaglio:

Gli obiettivi specifici dell’Asse I sono stati individuati nei seguenti: - migliorare la competitività delle PMI; - favorire la crescita occupazionale ed economica; - favorire la creazione di nuove attività economiche; - aumentare la competitività del settore turistico;

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- promuovere la valorizzazione del territorio, anche attraverso la fruizione delle risorse naturalistiche, compatibilmente con il mantenimento dell'integrità ecologica;

- migliorare la competitività delle attività commerciali e artigianali; - favorire la creazione di opportunità lavorative - favorire la riduzione dei costi sociali derivanti del mancato accesso ai servizi di

assistenza.

Va precisato, che l’obiettivo globale dell’Asse I viene conseguito attraverso l’azione complessa di tutti gli obiettivi specifici individuati, che si integrano e si completano tra loro. L’obiettivo della competitività del sistema delle PMI può essere, ad esempio, raggiunto non solo aumentando la competitività aziendale attraverso la riduzione dei costi di produzione, ma anche incrementando la qualità dei prodotti o incrementando le possibilità di reddito delle aziende.

Gli obiettivi individuati all’interno dell’Asse II, a forte valenza ambientale, sono: - Favorire la biodiversità (florofaunistica); - Incrementare la fruizione delle aree naturalistiche; - Aumentare il risparmio energetico; - Ridurre le emissioni inquinanti; - Ridurre l'inquinamento del territorio; - Ridurre l'inquinamento dei corpi idrici.

Nel caso dell’Asse II, è ancora più evidente come l’obiettivo globale debba essere

conseguito attraverso l’azione complessa di tutti gli obiettivi specifici individuati. Maggiore sarà l’integrazione tra tali obiettivi e maggiore sarà la capacità del Programma di utilizzare le risorse endogene del territorio, migliorare le qualità della vita e stimolare la popolazione locale a non abbandonare il territorio.

Il passo successivo, nell’analisi della logica del CdP, è rappresentato dalla verifica dei legami esistenti tra gli obiettivi delle misure e quelli degli assi. La coerenza della strategia richiede, infatti, che gli obiettivi specifici di asse corrispondano agli obiettivi globali delle misure e si conseguano, quindi, attraverso l’attuazione delle diverse misure presenti all’interno di ciascun asse.

Nello schema 2.3.II è evidenziato il legame diretto tra le misure e gli obiettivi specifici dei singoli assi. Ciascuna misura può contribuire al conseguimento di uno o più obiettivi specifici dell'asse in cui essa è inserita; tale contributo può essere dato anche congiuntamente ad altre misure.

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CDP

Obiettivi GLOBALI

Ridurre lo spopolamento nelle zone di montagna

Asse I Asse II Asse III

Obiettivi SPECIFICI

Obiettivi GLOBALI

Consentire lo sviluppo imprenditoriale, la crescita produttiva, l’aumento della competitività e produttività. Favorire il miglioramento della coesione e cooperazione sociale. Sviluppare l’occupazione. Migliorare la qualità della vita per la popolazione residente

Migliorare la qualità dell'ambiente e della vita. Valorizzare le risorse naturalistiche esistenti.

Aumentare la potenzialità delle azioni previste nei primi due assi attraverso la formazione e riqualificazione delle risorse umane

Migliorare la competitività delle PMI; favorire la crescita occupazionale ed economica; Favorire la creazione di nuove attività economiche

Favorire la biodiversità (florofaunistica); incrementare la fruizione delle aree naturalistiche

Creare lavoro qualificato

Aumentare la competitività del settore turistico; Favorire la creazione attività economiche indirette; Promuovere la valorizzazione del territorio, anche attraverso la fruizione delle risorse naturalisiche, compatibilmente con il mantenimento dell'integrità ecologica.

Aumentare il risparmio energetico; Ridurre le emissioni inquinanti

Migliorare la competitività delle attività commerciali e artigianali; Favorire la creazione di opportunità lavorative

Ridurre l'inquinamento del territorio; Ridurre l'inquinamento dei corpi idrici

Favorire la riduzione dei costi sociali del mancato accesso ai servizi

Obiettivi SPECIFICI

Se si considera, ad esempio, l'obiettivo specifico "aumento della competitività

aziendale", previsto per l'Asse 1, si può osservare come al suo conseguimento contribuiscano diverse misure sia la misura 1.1 “Interventi per l'insediamento , riconversione e riqualificazione delle PMI”, che quella a favore dello sviluppo delle telecomunicazioni e del telelavoro in ambiente rurale.

All'obiettivo "migliorare le risorse naturalistiche esistenti", dell'Asse 2, contribuiscono sia la misura 2.1 “Interventi per il recupero e la valorizzazione ambientale”, che la misura 2.3 relativa alle iniziative per lo smaltimento controllato e differenziato di inerti e per il riutilizzo di altro materiale risultante da altri processi di lavorazione di prodotti locali.

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E’ importante ricordare che, oltre ai collegamenti diretti con gli obiettivi specifici dell’asse in cui è inserita, una misura può avere anche obiettivi “secondari” e/o indiretti con obiettivi specifici di altri assi.

Come già evidenziato in precedenza gli obiettivi specifici degli assi si raggiungono attraverso l’attuazione delle diverse misure e, quindi, attraverso il raggiungimento degli obiettivi specifici e operativi di ciascuna misura, che a loro volta saranno raggiunti attraverso la realizzazione degli interventi previsti all’interno delle misure stesse.

Nello schema 2.3.III è stata ricostruita, per ciascun asse, a partire dalle singole misure la “cascata” degli obiettivi. In particolare, sono stati evidenziati i legami causali esistenti sia all’interno delle misure sia tra gli obiettivi di queste e quelli degli altri livelli della strategia (Assi e CdP). In tale schema viene sostanzialmente descritto come, partendo dal singolo progetto finanziato all’interno di una misura sia possibile risalire la “cascata” e raggiungere gli obiettivi globali del CdP.

Ad esempio, ipotizzando un progetto che prevede la ristrutturazione di una struttura ricettiva in ambito montano, all’interno della misura 1.2 (Iniziative per lo sviluppo e la qualificazione del settore turistico in ambiente rurale e montano), la sua realizzazione consentirà di raggiungere l’obiettivo operativo della misura favorire investimenti in strutture ricettive agrituristiche e montane, e attraverso questo al conseguimento dell’obiettivo specifico, sempre della misura, migliorare la capacità ricettiva delle strutture turistiche. Il raggiungimento di questi due obiettivi potrà permettere, con intensità diverse a seconda delle caratteristiche tecniche dell’investimento realizzato, di raggiungere alcuni obiettivi globali della misura, come ad esempio l’aumento della competitività del settore turistico. Quest’ultimo, in quanto obiettivo specifico dell’Asse I, contribuirà al raggiungimento dell’obiettivo globale dell’asse, sviluppo imprenditoriale e crescita produttiva.

La lettura degli schemi di seguito proposti consente di individuare per ciascun asse le principali leve operative che contribuiranno al raggiungimento degli obiettivi di livello gerarchico superiore. Ciascuna misura è orientata al perseguimento di obiettivi legati al sistema produttivo (M1.1) al sistema turistico (M1.2), al mercato del lavoro (M1.3), ai servizi sociali (M1.4), alla valorizzazione delle aree naturalistiche e tutela dell’ambiente (M2.1), al risparmio energetico e alla riduzione dell’inquinamento (M2.2 e M2.3). Per ciascuna misura sono state individuate le leve operative che contribuiscono alla realizzazione degli obiettivi specifici di misura. Nell’ambito dell’Asse I, tali leve sono rappresentate da incentivi: • per realizzazioni di servizi e infrastrutture di supporto alle imprese e ai servizi

commerciali; • per azioni promozionali a vantaggio di imprese artigiane e non; • diretti alle imprese, compreso il settore della ricettività in strutture agrituristiche; • per il recupero di fabbricati di interesse storico culturale; • per la creazione di servizi socio assistenziali.

Per quanto riguarda l’Asse II, le leve operative in grado di consentire il raggiungimento degli obiettivi specifici sono rappresentate da: • incentivi per favorire il recupero e la tutela di aree naturalistiche; • incentivi per favorire investimenti per la produzione di energia rinnovabile; • incentivi per la raccolta e lo smaltimento di inerti.

Gli obiettivi operativi sono coerenti con la rimozione delle criticità di area

individuate nell’analisi Swot. Il perseguimento di tali obiettivi consente di affrontare in

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modo efficace e coerente con il CdP le problematiche socio economiche evidenziate nel primo capitolo. L’efficacia delle azioni viene valutata attraverso il sistema di indicatori predisposto nel Capitolo 4. Tale sistema assicura la misurabilità del grado di raggiungimento degli obiettivi operativi.

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������������������������������������������������������� ���������!���" ��#�$%�CdP DOCUP OB. 2

Obiettivo globale

Ridurre lo spopolamento nelle zone di montagna

Asse I - Interventi a sostegno dello sviluppo dei sistemi economici, sociali e produttivi locali

Obiettivo specifico

Obiettivo globale

Sviluppo imprenditoriale, crescita produttiva, aumento della competitività e produttività. Miglioramento della coesione e cooperazione sociale. Incremento occupazione. Migliorare la qualità della vita per la popolazione residente.

M1.1 M1.2 M1.3 M1.4

Obiettivo specificoObiettivo globale

1) Migliorare la competitività delle PMI 2) favorire la crescita occupazionale ed economica; 3) Favorire la creazione di nuove attività economiche

Obiettivo globale

1) Aumentare la competitività del settore turistico 2) Favorire la creazione attività economiche indirette; 2) Promuovere la valorizzazione del territorio, anche attraverso la fruizione delle risorse naturalisiche, compatibilmente con il mantenimento dell'integrità ecologica.

Obiettivo globale

1) Migliorare la competitività delle attività commerciali e artigianali; 2) Favorire la creazione di opportunità lavorative

Obiettivo globale

1) favorire la riduzione dei costi sociali del mancato accesso ai

servizi

Obiettivo specifico

1) Favorire l'accesso delle imprese ai servizi; 2) Favorire l'ammodernamento delle strutture di produzione; 3) Favorire gli investimenti nelle aree a basso dinamismo; 4) Aumento della produzione di qualità

Obiettivo specifico

1) Migliorare la capacità ricettiva delle strutture turistiche 2) Migliorare la qualità dei servizi turistici offerti 3) Aumentare la fruizione delle strutture storico - culturali; 4) Valorizzare le risorse idrotermali; 5) Migliorare la fruizione delle risorse turistiche naturali

Obiettivo specifico

1) Aumentare la gamma di prodotti e servizi commerciali; 2) Favorire l'accesso della pop. ai servizi commerciali; 3) Migliorare l'accesso delle imprese commerciali e artigianali sul mercato; 4) Valorizzare le produzioni artigianali locali

Obiettivo specifico

Favorire l'accesso, della popolazione rurale, ai servizi sociali essenziali

Obiettivo operativo

1) Favorire la creazione dei servizi e infrastrutture alle imprese; 2) Incentivare investimenti nelle strutture delle PMI e delle imprese di trasf. del legno; 3) Favorire la realizzazione di azioni promozionali; 4) incentivare l'introduzione dei sistemi di certificazione;

Obiettivo operativo

1) Favorire investimenti in strutture ricettive agrituristiche e montane 2) Favorire il recupero di fabbricati di interesse storico-culturale 3) Favorire investimenti nell'imprenditorialità turistica anche nel settore idrotermale; 4) Favorire la realizzazione di infrastrutture di supporto all'attività turistica

Obiettivo operativo

1) Favorire la creazione di esercizi commerciali multiservizi; 2) Favorire la realizzazione di infrastrutture di supporto ai servizi commerciali; 3) Incentivare investimenti a favore di iniziative artigianali; 4) Favorire la realizzazione di centri espositivi per i prodotti tipici locali; 5) Incentivare investimenti in tecnologie avanzate di comunicazione

Obiettivo operativo

Favorire la creazione e il rafforzamento dei servizi socio-assistenziali anche a favore delle donne. Favorire la costituzione di centri culturali e di socialità.

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������������������������������������������������������� ���������!���" ��#��% CdP DOCUP OB. 2

Obiettivo globale

Ridurre lospopolamento nelle zone dimontagna

Asse II - Valorizzazione e salvaguardia del patrimonio e delle risorse naturali e interventi per il miglioramento e il mantenimento della qualità dell'ambiente

Obiettivo specifico

Obiettivo globale

Migliorare la qualità dell'ambiente e della vita. Valorizzare le risorse naturalistiche esistenti.

M2.1 M2.2 M2.3

Obiettivo specifico

Obiettivo globale

1) Favorire la biodiversità (florofaunistica) 2) incrementare la fruizione delle aree naturalistiche

Obiettivo globale

1) Aumentare il risparmio energetico; 2) Ridurre le emissioni inquinanti

Obiettivo globale

1) Ridurre l'inquinamento del territorio; 2) Ridurre l'inquinamento dei corpi idrici

Obiettivo specifico

1) Favorire la valorizzazione e la tutela degli habitat naturali

Obiettivo specifico

1) Aumentare l'utilizzo energetico di risorse rinnovabili; 2) Garantire la sicurezza nell'approvvigionamento elettrico

Obiettivo specifico

1) Incrementare lo smaltimento controllato di inerti; 2) incrementare il trattamento e il riutilizzo delle acque reflue

Obiettivo operativo

1) Favorire interventi di ripristino ambientale e di rinaturalizzazione di aree di interesse paesaggistico o naturalistico, di aree degradate o a rischio di degrado

Obiettivo operativo

1) Favorire investimenti per la produzione di energia rinnovabile; 2) Realizzazione di impianti idroelettrici in aree marginali

Obiettivo operativo

1) Favorire la realizzazione di strutture per la raccolta e lo smaltimento di inerti; 2) Favorire la realizzazione di impianti di depurazione delle acque

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2.4 ANALISI DELLE PROCEDURE ATTUATIVE La gestione operativa degli interventi è affidata alle Strutture di merito della

provincia secondo le tipologie di misura. Tali Strutture provvedono a dare esecuzione al CdP secondo le direttive e criteri indicati nel medesimo, nel rispetto delle procedure amministrative e contabili della Provincia di Trento. Nel processo di interazione con le strutture di merito della Provincia il Valutatore ha provveduto ad una rilettura del DocUP in chiave di articolazione a “cascata” degli obiettivi operativi, specifici e globali di assi e misure secondo quanto riportato nelle tabelle 2.3.IIIa-b. Dalla lettura dei livelli inferiori dell’articolazione degli obiettivi operativi il Valutatore rileva una sostanziale coerenza tra questi ultimi e le singole strutture provinciali preposte all’attuazione degli interventi.

Contestualmente alla verifica di coerenza tra Strutture preposte all’attuazione e obiettivi operativi del CdP, è stata condotta un’analisi delle procedure attuative: amministrative, tecniche e finanziarie.

L’analisi delle caratteristiche essenziali delle procedure attuative di natura

amministrativa, tecnica e finanziaria appare necessaria in quanto gran parte degli interventi del CdP troveranno attuazione attraverso leggi di settore. Se da un lato tale circostanza consente un notevole snellimento dei tempi e delle procedure, dall’altro non è escluso che l’efficacia del processo programmatorio possa risultare lievemente compromessa rispetto alle attese. Potrebbe verificarsi infatti che le Strutture di merito per l’attuazione degli interventi del CdP possano incontrare difficoltà di attuazione per le misure non disciplinate da apposite leggi settoriali. In tali situazioni gli organi attuativi potrebbero cedere alla tentazione di privilegiare quegli ambiti di programmazione già regolamentati e disciplinati dalla normativa provinciale di settore.

Già a livello di valutazione ex post della precedente programmazione era stata evidenziata la necessità di incrementare l’efficienza attuativa delle misure realizzate al di fuori delle leggi di settore.

Di seguito sono sinteticamente analizzate le tre principali tipologie di procedure.

2.4.1 PROCEDURE AMMINISTRATIVE

L’attuazione delle singole misure avviene prevalentemente attraverso leggi di settore e relative modalità di attuazione. L’iter amministrativo segue il corso procedurale indicato nelle leggi stesse. Laddove è prevista l’emanazione di bandi specifici è intenzione della Provincia di Trento utilizzare procedure amministrative affini e consolidate. Non esiste un manuale sulle procedure di attuazione della tipologia di interventi possibili, considerato che questi vengono gestiti secondo procedure diverse e nella maggior parte dei casi consolidate, che variano a seconda del settore di appartenenza. Le procedure di attuazione degli interventi si possono ricondurre al seguente iter:

a) istruttoria: l’istruttoria dei progetti e delle istanze di intervento come definiti e nei

limiti contenuti nel CdP sarà effettuata dalle Strutture della Provincia competenti per materia. I beneficiari sono tenuti a presentare le domande corredate di tutti gli elaborati tecnici e la documentazione amministrativa prevista dalle norme. La

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valutazione delle proposte attiene sia i requisiti soggettivi dei beneficiari, sia il rispetto dei vincoli e delle compatibilità, sia l’analisi della validità economica delle iniziative sulla base di prefissati parametri. Per interventi di particolare impegno economico, è previsto il parere di appositi Comitati tecnici. Nel caso di progetti di opere l’istruttoria comprende anche un sopralluogo preventivo da parte dei funzionari tecnici, con la redazione di apposito verbale. La progettazione delle opere concepite come intervento diretto della Provincia, solo in parte è affidata a studi professionali esterni. Dell’avvenuta fase istruttoria, la struttura provinciale competente produrrà un documento certificativo iniziale;

b) criteri di selezione: per la selezione degli interventi a favore dei privati non si prevedono per le zone obiettivo 2 e in sostegno transitorio criteri diversi da quelli adottati per le altre realtà. Questi, infatti, sono prestabiliti con provvedimenti amministrativi a due livelli: quello degli indirizzi programmatici definiti nei Piani di sviluppo generale e settoriali, e quello delle deliberazioni sulle modalità di attuazione. Queste ultime fissano, mediante l’impiego di opportuni parametri e indicatori, i criteri di ammissibilità, le soglie di significatività degli investimenti, il livello di merito delle iniziative sotto il profilo dei risultati economici attesi, la priorità, in base ai quali viene stabilito l’ordine di finanziamento. I criteri di selezione saranno sottoposti preventivamente per una valutazione al Comitato di sorveglianza, affinché si esprima sulla rispondenza degli stessi;

c) scelta del beneficiario o esclusione: la decisione in merito alle iniziative ammesse al finanziamento e ai beneficiari spetta alle Strutture provinciali di merito. Sulla base delle istruttorie verrà redatta una graduatoria delle iniziative ammesse e di quelle finanziabili nell’anno di riferimento in base alle risorse disponibili. Le procedure stabiliscono un termine entro il quale deve essere adottato ogni singolo provvedimento amministrativo. Dell’esito, sia positivo di finanziamento che di diniego, verrà data comunicazione al soggetto istante. All’approvazione degli interventi di diretta competenza la Provincia provvede con singole determinazioni dei Dirigenti competenti nel rispetto della normativa provinciale, nazionale e comunitaria sull’appalto ed esecuzione delle opere pubbliche, nel limite del budget assegnato alle Strutture medesime;

d) impegno: per gli interventi di tipo contributivo, il Dirigente responsabile per materia con propria determinazione approva distintamente le iniziative ritenute ammissibili, quantifica la spesa ammessa, stabilisce l’entità del concorso pubblico ed il relativo importo e ne imputa l’impegno al relativo capitolo di spesa. La procedura può anche essere attuata in maniera unitaria con il precedente punto c). Sempre con determinazione vengono approvati i progetti esecutivi delle opere ed effettuati gli impegni finanziari corrispondenti a carattere pluriennale;

e) concessione anticipi: si applicano le seguenti modalità: - l’erogazione dei contributi ai privati avviene di norma dopo che è stato

completato l’investimento a presentazione di documentazione probatoria e di fattura secondo la normativa provinciale. Sulla base della documentazione presentata, le Strutture provinciali responsabili per materia, verificano con sopralluogo, anche a campione, l’avvenuta regolare esecuzione dell’investimento. Qualora gli importi siano abbastanza rilevanti possono essere concessi uno o più anticipi relativamente allo stato di avanzamento dell'iniziativa, con i limiti previsti dalle procedure finanziarie. Tali anticipi

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dovranno essere garantiti attraverso adeguata fideiussione bancaria o assicurativa;

- nel caso di realizzazione delle opere da parte della Provincia la possibilità di acconti per stati di avanzamento dei lavori è prevista solo per lavori di notevole entità. Il saldo avviene previo collaudo finale, generalmente affidato ad un professionista esterno all’amministrazione;

- nel caso di attuazione di interventi attraverso soggetti delegati dalla Provincia agli Organismi terzi attuatori delle azioni potranno essere commisurate risorse rapportate all’entità di avanzamento fisico ed a titolo di anticipazione nella misura massima cumulativa del 90% ed a titolo di saldo per la rimanente quota.

f) domande di liquidazione: le procedure di settore stabiliscono la documentazione che il beneficiario finale deve presentare ai fini dell’erogazione del contributo. La documentazione viene esaminata dal Servizio competente che provvede a predisporre la richiesta di liquidazione dell'importo del contributo. Il mandato di pagamento viene emesso dalle Strutture attraverso la Ragioneria. Nel caso di pagamento per stati di avanzamento, il pagamento del saldo avviene a seguito del collaudo finale;

g) collaudo: il collaudo è esplicato mediante accertamento amministrativo nel caso di acquisizione di beni o di servizi. Per l’esecuzione di opere pubbliche della Provincia si applica la normativa comunitaria e provinciale. La direzione lavori di norma è tenuta da un tecnico provinciale appartenente alla struttura responsabile dell’attuazione del progetto, mentre per il collaudo finale la Provincia si avvale di un professionista. Degli esiti dei collaudi e degli accertamenti vengono redatti appositi verbali;

h) obblighi del beneficiario: gli interventi devono essere completati entro un prefissato termine stabilito con la determinazione di concessione del contributo o di finanziamento delle opere. Tale termine può essere motivatamente prorogato sempre nei limiti previsti dalla normativa comunitaria per poter produrre la domanda di pagamento alla Commissione europea. Altri obblighi specifici per i beneficiari sono previsti dalle normative di settore, in relazione alla tipologia degli interventi;

i) sanzioni: nel caso di inadempienze il contributo può essere parzialmente o totalmente revocato, con il recupero delle somme eventualmente anticipate. Il mancato rispetto dei termini di esecuzione di opere affidate con contratto convenzione comporta il pagamento di penali;

j) altre modalità: qualora attraverso le leggi di settore non si possa dar corso alle iniziative previste dal CdP per motivi legati alla natura trasversale dell'intervento o per qualsiasi altra causa, ci si riserva la possibilità di attuare le azioni attraverso appositi bandi che dovranno avere i contenuti esplicitati secondo le esigenze. Il ricorso a detti strumenti comporterà anche la scelta, da parte della Giunta provinciale, del Servizio o Organismo, responsabile per l'attuazione gestionale. I bandi, qualora contengano aiuti a soggetti economici o aiuti di stato a finalità regionale come previsti dagli articoli 87 e 88 del Trattato, verranno preventivamente notificati per la relativa approvazione alla competente direzione generale della Commissione europea;

k) disposizioni di controllo di secondo livello: il controllo sulla legittimità della spesa viene eseguito da un'unica struttura centrale – i Servizi della Ragioneria. Essa agisce sia in fase di autorizzazione della spesa che nella fase relativa alle

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vidimazioni dei mandati di pagamento. Gli atti sono inoltre soggetti al controllo della Corte dei Conti – Sezione della Regione Trentino-Alto Adige, secondo le nuove disposizione introdotte con la legge n. 20/1994 e D.P.R 15 luglio 1988, n. 305 e s.m.. I controlli sono di tipo preventivo, e interessano un limitato ambito di provvedimenti. Il Valutatore ha provveduto a stimare – di concerto con le Strutture di merito della

provincia – il presumibile calendario delle diverse fasi della attuazione delle misure, sulla base dell’iter procedurale elementare. La tabella seguente illustra i risultati della stima.

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Riferimento Definizione sottomisure TIPOLOGIA DI AIUTO NOTE Evidenza pubblica

Presentazione domande

Istruttoria, selezione ed impegno

Misura 1.1 Sottomisura a) incentivazione di servizi alle imprese, al fine di

sostenere la competitività, compresi i servizi consulenziali, i servizi di certificazione di qualità, di certificazione ambientale e lo sviluppo dell'attività consortile

Legge provinciale 12 luglio 1993 n. 17 (“Servizi alle imprese”) Legge di settore

28 febbraio; 31 maggio; 31 agosto;30 novembre

Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura b) sostegno all’investimento e all’adeguamento di macchinari ed attrezzature per migliorare la produttività delle imprese escluse quelle artigianali e commerciali;

Legge provinciale 13 dicembre 1999, n. 6 (“Interventi della Provincia Autonoma di Trento per il sostegno dell’economia e della nuova imprenditorialità. Disciplina dei patti territoriali in modifica della legge provinciale 8 luglio 1996, n. 4 e disposizioni in materia di commercio”)

Legge di settore

Tutto l'anno Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura c) sostegno all’investimento e all’adeguamento di macchinari ed attrezzature per migliorare la produttività delle imprese commerciali

Legge provinciale 13 dicembre 1999, n. 6 (“Interventi della Provincia Autonoma di Trento per il sostegno dell’economia e della nuova imprenditorialità. Disciplina dei patti territoriali in modifica della legge provinciale 8 luglio 1996, n. 4 e disposizioni in materia di commercio”) – commercio

Legge di settore

Tutto l'anno Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura d) promozione di politiche di contesto con particolare riferimento all’infrastrutturazione di aree produttive. Azioni di promozione mirate ad un ottimale utilizzo delle aree produttive

Per quanto riguarda l’approntamento di aree: Legge provinciale 13 dicembre 1999, n. 6. Per quanto riguarda le azioni promozionali non sarà accordato nessun aiuto di stato ai sensi dell’art. 87.1 del Trattato CE

Legge di settore

Tutto l'anno Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura e) politiche promozionali concernenti strutture modulari per imprese con business innovativo

Legge provinciale 13 dicembre 1999, n. 6. Nessun aiuto di Stato ai sensi dell’art. 87.1 del Trattato CE sarà accordato in base a questo punto.

Legge di settore

Tutto l'anno Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura f) incentivazione e miglioramento, delle attività legate alla trasformazione dei prodotti legnosi nell’ambito di una visione integrata della filiera foresta – legno

Gli aiuti di Stato accordati in base a questa misura saranno concessi in conformità al Regolamento (CE) n. 70 della Commissione del 12.01.2001 relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti di Stato a favore delle piccole e medie imprese (GUCE L 10 del 13.01.2001). Altri aiuti di Stato accordati in base a questa misura sono conformi alla regola del de minimis di cui al Regolamento (CE) n. 69/2001 della Commissione del 12.01.2001 relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti de minimis (GUCE L 10 del 13.01.2001);

legge di settore in fase di approvazione

gen-03

Sottomisura g) certificazione di qualità, ambientale e sociale dei soggetti non economici

Gli aiuti di Stato accordati in base a questa misura sono conformi alla regola del de minimis di cui al Regolamento (CE) n. 69/2001 della Commissione del 12.01.2001 relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti de minimis (GUCE L 10 del 13.01.2001).

bando giu-02

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Riferimento Definizione sottomisure TIPOLOGIA DI AIUTO NOTE Evidenza

pubblica Presentazione domande

Istruttoria, selezione ed impegno

Misura 1.2 Sottomisura a) interventi infrastrutturali a favore della

microimprenditorialità turistica e alberghiera, con particolare riferimento alle aree con difficoltà

Legge provinciale 13 dicembre 1999, n. 6. Altri aiuti di Stato accordati in base a questa misura sono conformi alla regola del de minimis di cui al Regolamento (CE) n. 69/2001 della Commissione del 12.01.2001 relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti de minimis (GUCE L 10 del 13.01.2001)

legge di settore Tutto l'anno Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura b) valorizzazione delle risorse idrotermali trentine, ivi compresa la fitobalneoterapia, attraverso interventi sulle aree vocate a tale attività, ma che necessitano di azioni innovative per un concreto avvio di uno sviluppo duraturo;

Legge provinciale 20 giugno 1983, n. 21 e s.m. ("Interventi per lo sviluppo dell'attività idrotermale"). Gli eventuali aiuti di Stato accordati in base a questa misura sono conformi alla regola del de minimis di cui al Regolamento (CE) n. 69/2001 della Commissione del 12.01.2001 relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti di minimis (GUCE L 10 del 13.01.2001);

legge di settore 30 giugno di ogni anno

Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura c) realizzazione di passeggiate e sentieri turistici, di aree di sosta e di piste ciclabili;

Legge provinciale 27 novembre 1990 n. 32 "Interventi provinciali per il ripristino e la valorizzazione ambientale"

Attuato direttamente dall'amministrazione

Sottomisura d) individuazione, realizzazione e manutenzione di percorsi panoramici, allestimento di aree ricreative, realizzazione di strutture di appoggio e attuazione di progetti per la valorizzazione della viabilità esistente a scopo turistico;

nessun aiuto di Stato ai sensi dell'art. 87.1 del Trattato CE sarà accordato in base a queste misure;

Bandi su base di legge di finaziamento delle autonomie locali

giu-02

Sottomisura e) realizzazione di punti informativi e di strutture dedicate ad attività di sostegno del settore turistico e per una migliore fruizione e valorizzazione delle risorse naturali quali parchi naturali e biotopi

nessun aiuto di Stato ai sensi dell'art. 87.1 del Trattato CE sarà accordato in base a queste misure;

Bandi su base di legge di finaziamento delle autonomie locali

giu-02

Sottomisura f) f) restauro, risanamento conservativo, ristrutturazione ed ampliamento di fabbricati pubblici e privati di interesse locale e di manufatti che presentino caratteristiche significative per il territorio, per importanza storica, religiosa o architettonica anche rientranti nell’ambito di un ecomuseo e di un itinerario etnografico nonché realizzazione di itinerari culturali e naturalistici, nell’ambito degli ecomusei e degli itinerari etnografici;

Legge provinciale 9 novembre 2000, n. 13 " Istituzione degli ecomusei per la valorizzazione della cultura e delle tradizioni locali"

legge di settore, modalità attuattiva in fase di approvazione

Sottomisura g) interventi infrastrutturali in strutture alpinistiche; Legge provinciale 15 marzo 1993, n. 8 e s.m., Capo V; delibera della Giunta Provinciale n. 1930 di data 27 luglio 2001 recante Criteri e modalità per l'applicazione della legge. Nessun aiuto di Stato ai sensi dell'art. 87.1 del Trattato CE sarà accordato in base a queste misure;

legge di settore 31 luglio di ogni anno

Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

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Riferimento Definizione sottomisure TIPOLOGIA DI AIUTO NOTE Evidenza

pubblica Presentazione domande

Istruttoria, selezione ed impegno

Sottomisura h) recupero, adeguamento e ristrutturazione di fabbricati per attività agrituristiche;

l'aiuto di Stato accordato in base a questa misura è conforme alla regola del de minimis di cui al Regolamento (CE) n. 69/2001 della Commissione del 12.01.2001 relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti de minimis (GUCE L 10 del 13.01.2001)

legge di settore, attivazione della misura nellla seconda metà del 2002

Sottomisura i) recupero, adeguamento e ristrutturazione di fabbricati situati nei centri storici per la qualificazione dell'attività turistica extralberghiera (anche tipo Bed & Breakfast);

Legge porvinciale 15 gennaio 1993, n. 1 ("Norme per il recupero degli insediamenti storici e interventi finanziari nonchè modificazioni alla legge provinciale 5 settembre 1991 n.22).L'aiuto di Stato accordato in base a questa misura è conforme alla regola del de minimis di cui al Regolamento (CE) n. 69/2001 della Commissione del 12.01.2001 relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti di minimis (GUCE L 10 del 13.01.2001);

legge di settore dal 1 ottobre al 15 dicembre di ogni anno

Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura j) restauro, ristrutturazione e manutenzione straordinaria di fabbricati pubblici e privati di interesse locale, di beni e siti che presentino caratteristiche significative per il territorio, per importanza archeologica, storica, artistica, religiosa o architettonica, comprese le costruzioni tipiche dell'ambiente montano

Legge provinciale 27 dicembre 1975, n. 55 “Disposizioni in materia di tutela e conservazione del patrimonio storico, artistico e popolare”

legge di settore 30 giugno di ogni anno

Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura k) individuazione, ripristino, valorizzazione di percorsi storici ed antichi e di manufatti ad essi pertinenti, realizzazione di itinerari culturali e di iniziative volte alla loro valorizzazione e a quella dei beni culturali ad essi correlati, anche mediante la realizzazione e l'allestimento di spazi espositivi e di documentazione;

Legge provinciale 27 dicembre 1975, n. 55 “Disposizioni in materia di tutela e conservazione del patrimonio storico, artistico e popolare”

legge di settore 30 giugno di ogni anno

Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura l) restauro, risanamento conservativo, ristrutturazione ed ampliamento di costruzioni tipiche dell'ambiente montano;

LP 23 novembre 1998 n. 17 ("Interventi per lo sviluppo delle zone montane e disposizioni urgenti in materia di agricoltura")

legge di settore, modalità attuattiva in fase di approvazione

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Riferimento Definizione sottomisure TIPOLOGIA DI AIUTO NOTE Evidenza

pubblica Presentazione domande

Istruttoria, selezione ed impegno

Misura 1.3 Sottomisura a) incentivazione alla apertura e/o alla riapertura di

esercizi commerciali di prima necessità che integrino la fornitura di beni con servizi collaterali per la creazione di punti multiservizi

Legge provinciale 13 dicembre 1999, n. 6. Altri aiuti di Stato accordati in base a questa misura sono conformi alla regola del de minimis di cui al Regolamento (CE) n. 69/2001 della Commissione del 12.01.2001 relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti de minimis (GUCE L 10 del 13.01.2001);

Legge di settore Tutto l'anno Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura b) riqualificazione di aree suburbane periferiche mediante piani attuativi che favoriscano l'apertura in aree centrali di esercizi di piccole dimensioni, sia di natura commerciale che pubblica;

nessun aiuto di stato ai sensi dell’articolo 87.1 del Trattato CE sarà accordato in base a questa misura

Bandi su base di legge di finaziamento delle autonomie locali

giu-02

Sottomisura c) realizzazione di piccole aree per forme diversificate di vendita di beni e prodotti al fine di fornire servizi commerciali adeguati alle zone marginali;

Legge provinciale 13 dicembre 1999, n. 6; altri aiuti di Stato accordati in base a questa misura sono conformi alla regola del de minimis di cui al Regolamento (CE) n. 69/2001 della Commissione del 12.01.2001 relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti de minimis (GUCE L 10 del 13.01.2001);

Legge di settore Tutto l'anno Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura d) interventi di sostegno – investimenti fissi relativi a terreni, fabbricati, macchinari, attrezzature, brevetti ecc. - a favore dell’avvio di iniziative artigianali, e di ampliamento, qualificazione e adeguamento tecnologico di quelle esistenti con una particolare attenzione alle attività artigianali concernenti la lavorazione dei prodotti e dei beni locali, compresa anche la realizzazione di locali da adibire alla commercializzazione dei prodotti realizzati e di beni a questi accessori;

Legge provinciale 13 dicembre 1999, n. 6; altri aiuti di Stato accordati in base a questa misura sono conformi alla regola del de minimis di cui al Regolamento (CE) n. 69/2001 della Commissione del 12.01.2001 relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti de minimis (GUCE L 10 del 13.01.2001);

Legge di settore Tutto l'anno Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura e) realizzazione di centri per attività dimostrative, esposizione e valorizzazione dei prodotti tipici locali e artigianali e relative modalità di produzione. Supporto ad azioni integrate per la valorizzazione dei prodotti locali;

Legge provinciale 13 dicembre 1999, n. 6; Legge di settore Tutto l'anno Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura f) realizzazione e/o ristrutturazione di strutture, acquisto di macchinari e dotazioni strumentali per la realizzazione di progetti locali per la promozione delle nuove forme di comunicazione e la attivazione del telelavoro in ambiente rurale.

Legge provinciale 23 novembre 1998, n. 17 (“Interventi per lo sviluppo delle zone montane e disposizioni urgenti in materia di agricoltura”); Legge provinciale 13 dicembre 1999, n. 6; altri aiuti di Stato accordati in base a questa misura sono conformi alla regola del de minimis di cui al Regolamento (CE) n. 69/2001 della Commissione del 12.01.2001 relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti de minimis (GUCE L 10 del 13.01.2001).

Legge di settore, per la legge 17 le modalità di attuazione sono in fase di definizione

Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

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Riferimento Definizione sottomisure TIPOLOGIA DI AIUTO NOTE Evidenza

pubblica Presentazione domande

Istruttoria, selezione ed impegno

Misura 1.4 Sottomisura a) realizzazione e ristrutturazione di strutture ed acquisto

di attrezzature, dotazioni strumentali ed arredi da destinare ai servizi di assistenza e socialità a favore dei disabili, anziani, emarginati, minori e giovani;

LP 12 luglio 1991 n. 14 ("Ordinamento dei servizi socio-assistenziali in Provincia di Trento")

Legge di settore Per infrastrutture dal 1 gennaio al 30 giugno; per attrezzature dal 1 al 31 gennaio

Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura b) realizzazione e ristrutturazione di strutture ed acquisto di attrezzature, dotazioni strumentali ed arredi per l’attività dei servizi di assistenza svolta a livello locale;

LP 12 luglio 1991 n. 14 ("Ordinamento dei servizi socio-assistenziali in Provincia di Trento")

Legge di settore Per infrastrutture dal 1 gennaio al 30 giugno; per attrezzature dal 1 al 31 gennaio

Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura c) promozione e sostegno di progetti per la costituzione o rivitalizzazione di centri di socialità e culturali, rivolti, ad esempio, a favore di bambini, giovani ed anziani, con particolare attenzione alle opportunità offerte dalla società dell’informazione, anche attraverso la realizzazione o ristrutturazione di sedi idonee e delle attrezzature necessarie;

Nessun aiuto di stato ai sensi dell’articolo 87.1 del Trattato CE sarà accordato in base a questa misura

bando set-02

Sottomisura d) sostegno di progetti innovativi a favore delle donne che lavorano finalizzati a migliorare il rapporto fra lavoro e famiglia

Nessun aiuto di stato ai sensi dell’articolo 87.1 del Trattato CE sarà accordato in base a questa misura

bando set-02

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Riferimento Definizione sottomisure TIPOLOGIA DI AIUTO NOTE Evidenza

pubblica Presentazione domande

Istruttoria, selezione ed impegno

Misura 2.1 Sottomisura a) interventi volti ad azioni di ripristino ambientale e/o di

rinaturalizzazione di aree di interesse paesaggistico o naturalistico, il recupero di aree degradate o a rischio di degrado, finalizzati sia ad una migliore fruizione e sicurezza del territorio, sia alla costituzione di ambienti favorevoli per lo sviluppo floro-faunistico

Legge provinciale 27 novembre 1990, n. 32 “Interventi provinciali per il ripristino e la valorizzazione ambientale”. Nessun aiuto di stato ai sensi dell’articolo 87.1 del Trattato CE sarà accordato in base a questa azione

Attuata direttamente dall'Amministrazione

Sottomisura b) realizzazione di azioni tese all’accrescimento del valore ecologico degli ambienti interessati, anche mediante la creazione di orti botanici e parchi faunistico-botanici

Legge provinciale 27 novembre 1990, n. 32 “Interventi provinciali per il ripristino e la valorizzazione ambientale”. Nessun aiuto di stato ai sensi dell’articolo 87.1 del Trattato CE sarà accordato in base a questa azione

Attuata direttamente dall'Amministrazione

Sottomisura c) attività per un miglioramento degli habitat naturali a fini faunistici anche mediante la realizzazione di specifici corridoi faunistici e zone protette, per garantire la sicurezza e la fruizione naturalistica del patrimonio faunistico provinciale

Nessun aiuto di stato ai sensi dell’articolo 87.1 del Trattato CE sarà accordato in base a questa misura

Legge di settore, attuazione della misura nella seconda metà del 2002

Sottomisura d) realizzazione di iniziative per la valorizzazione ambientale dei corsi d’acqua e relativi bacini allo scopo di tutelare la fauna ittica attraverso interventi idonei a garantire un’integrazione funzionale tra gli aspetti idraulici e quelli naturalistico ambientali;

Legge provinciale 8 luglio 1976, n. 18 “Norme in materia di acque pubbliche, opere idrauliche e relativi servizi provinciali”. Nessun aiuto di stato ai sensi dell’articolo 87.1 del Trattato CE sarà accordato in base a questa azione

Attuata direttamente dall'Amministrazione

Sottomisura e) valorizzazione delle risorse naturali attraverso la creazione di parchi fluviali;

Legge provinciale 29 agosto 1988, n. 28 “Disciplina della valutazione dell’impatto ambientale e ulteriori norme di tutela dell’ambiente” art. 14. Nessun aiuto di stato ai sensi dell’articolo 87.1 del Trattato CE sarà accordato in base a questa azione

Attuata direttamente dall'Amministrazione

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Riferimento Definizione sottomisure TIPOLOGIA DI AIUTO NOTE Evidenza

pubblica Presentazione domande

Istruttoria, selezione ed impegno

Misura 2.2 Sottomisura a) sviluppo e potenziamento dell’uso delle risorse

rinnovabili disponibili localmente, mediante l’incentivazione degli impianti di combustione a biomassa ottenibile dalla manutenzione dei boschi o materiali derivanti dagli scarti di lavorazioni;

LP 29 maggio 1980 n. 14 ("Provvedimenti per il risparmio energetico e l'utilizzazione delle fonti alternative di energia") Gli eventuali aiuti di Stato accordati in base a questa misura sono erogati conformemente alla regola de minimis.

Legge di settore

entro il 30 giugno di ogni anno

Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura b) installazione di impianti solari termici e fotovoltaici; LP 29 maggio 1980 n. 14 ("Provvedimenti per il risparmio energetico e l'utilizzazione delle fonti alternative di energia") Gli eventuali aiuti di Stato accordati in base a questa misura sono erogati conformemente alla regola de minimis.

Legge di settore

entro il 30 giugno di ogni anno

Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura c) messa in opera di isolamenti termici e di tecniche che limitino la dispersione di energia privilegiando l’utilizzo di materiali locali a basso impatto ambientale;

LP 29 maggio 1980 n. 14 ("Provvedimenti per il risparmio energetico e l'utilizzazione delle fonti alternative di energia") Gli eventuali aiuti di Stato accordati in base a questa misura sono erogati conformemente alla regola de minimis.

Legge di settore

entro il 30 giugno di ogni anno

Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura d) possibilità di realizzazione di piccoli impianti idroelettrici su condotte esistenti o ripristino di piccoli impianti dismessi qualora risultino convenienti con le nuove tecnologie

LP 29 maggio 1980 n. 14 ("Provvedimenti per il risparmio energetico e l'utilizzazione delle fonti alternative di energia") Gli eventuali aiuti di Stato accordati in base a questa misura sono erogati conformemente alla regola de minimis.

Legge di settore

entro il 30 giugno di ogni anno

Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

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Riferimento Definizione sottomisure TIPOLOGIA DI AIUTO NOTE Evidenza

pubblica Presentazione domande

Istruttoria, selezione ed impegno

Misura 2.3 Sottomisura a) realizzazione di presidi per depurazione delle acque ad

uso industriale e la realizzazione di impianti di fitodepurazione di acque reflue finalizzato ad un loro miglioramento ed eventuale riutilizzo

Articolo 27, comma 4, legge provinciale 22 marzo 2001, n. 3 “Misure collegate con la manovra di finanza pubblica per l’anno 2001” che prevede la possibilità di concessioni di contributi a soggetti provati per sistemi di fitodepurazione delle acque nel quadro delle iniziative di cui all’articolo 12, comma 2, della legge provinciale 28 agosto 1988, n.28 (Disciplina della valutazione dell’impatto ambientale e ulteriori norme di tutela dell’ambiente) Nessun aiuto di stato ai sensi dell’articolo 87.1 del Trattato CE sarà accordato in base a questa azione

Legge di settore

entro il 30 settembre di ogni anno

Secondo quanto previsto da regolamento su procedimento amministrativo

Sottomisura b) realizzazione di impianti di depurazione per pubblica fognatura a livello comunale e sovracomunale

Legge provinciale 10 settembre 1993, n. 26 ”Norme in materia di lavori pubblici di interesse provinciale e per la trasparenza negli appalti”. Nessun aiuto di stato ai sensi dell’articolo 87.1 del Trattato CE sarà accordato in base a questa azione

Attuata direttamente dall'Amministrazione provinciale

Sottomisura c) realizzazione impianti locali di depurazione delle acque a servizio di insediamenti sparsi ed isolati, di difficile ed oneroso allacciamento alla rete fognaria;

Legge provinciale 28 agosto 1988, n. 28 “Disciplina della valutazione dell’impatto ambientale e ulteriori modifiche di tutela dell’ambiente” art. 14. Nessun aiuto di stato ai sensi dell’articolo 87.1 del Trattato CE sarà accordato in base a questa azione

Attuata direttamente dall'Amministrazione provinciale

Sottomisura d) realizzazione a livello locale di strutture per la raccolta e lo smaltimento controllato e differenziato di inerti e di altro materiale risultante da lavorazioni di prodotti locali.

Nessun aiuto di stato ai sensi dell’articolo 87.1 del Trattato CE sarà accordato in base a questa misura.

Bandi su base di legge di finaziamento delle autonomie locali

giu-02

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Come si può osservare nelle tabelle riepilogative riportate nelle pagine precedenti, il nucleo principale delle misure, cioè quelle attuate sulla base di leggi di settore, non evidenzia una specifica articolazione temporale delle diverse fasi. Si tratta infatti di misure già attuate con finanziamento provinciale o di altre fonti, per le quali le fasi di evidenza pubblica e di presentazione delle domande di finanziamento sono stabilite nell’ambito delle leggi di settore e/o sul regolamento sulle procedure amministrative. Per molte di queste misure esiste già disponibile un certo numero di progetti, presentati sulla base delle leggi di settore i quali, per la localizzazione dell’intervento, possono essere finanziati sul DocUP.

La tempistica per la presentazione delle domande varia a seconda dei procedimenti fissati dagli uffici responsabili di misura. Nella maggior parte dei casi le domande per misure basate su leggi di settore possono essere presentate durante tutto l’anno, ci sono peraltro alcune eccezioni, evidenziate in tabella, per le quali la raccolta delle domande avviene in un preciso periodo dell’anno.

Per quanto riguarda le misure a bando l’amministrazione prevede di poter dare evidenza pubblica alle misure con la pubblicazione dei bandi entro l’estate 2002.

Alcune misure sono caratterizzate da procedure attuative particolari, tra queste

vanno ricordate tutte quelle basate sulla legge di finanziamento per le autonomie locali, per tutte queste misure i bandi verranno emanati dall’amministrazione provinciale a favore degli enti locali. Le misure ad attuazione diretta da parte della amministrazione provinciale sono: 1.2.c, 2.1.a, 2.1.b, 2.1.d, 2.1.e, 2.3.b, 2.3.c.

Infine va sottolineato il caso di alcune misure per le quali le leggi di settore sono ancora in fase di approvazione (1.1.f) oppure, pur esistendo una legge di settore, le modalità di attuazione sono ancora da definire (1.2.f, 1.2.l, 1.3.f).

2.4.2 PROCEDURE TECNICHE

Per quanto riguarda le procedure tecniche, le Strutture di merito faranno riferimento alla normativa provinciale e/o nazionale esistente.

Procedure finanziarie Nell’ambito delle procedure finanziarie le Strutture di merito faranno riferimento

alla normativa provinciale in materia di bilancio e di contabilità generale della Provincia autonoma di Trento (legge provinciale 14 settembre 1979, n.7 e ss.mm. e al relativo regolamento di contabilità , approvato con D.P.G.P. n. 16-88/Leg. del 20 luglio 1998 e ss.mm.). L’erogazione dei finanziamenti a cofinanziamento comunitario nel rispetto delle regole procedurali suddette avverrà nei limiti imposti dal regolamento 1260/1999 in particolare all’art.29 punto 33.lettera b). Per gli interventi sul DocUP in particolare, le Strutture di merito terranno conto dei seguenti punti.

a) di prevedere che i contributi concessi in base alle risorse assegnate dall’Unione europea siano inserite in bilancio su capitoli specifici per le zone obiettivo 2 e in sostegno transitorio al fine di tenere una contabilità separata rispetto agli altri tipi di intervento finanziario. L’istituzione dei capitoli e il finanziamento degli stessi potrà avvenire con provvedimento della Giunta provinciale e prelevamento delle risorse dall’apposito fondo istituito per tale scopo, specialmente nella fase di avvio del

3 50% al massimo del costo totale ammissibile e, di norma, almeno il 25% delle spese pubbliche

ammissibili, per le misure attuate nelle regioni interessate dagli obiettivi n. 2 e n. 3.

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CdP. A regime, di norma, si provvederà attraverso la legge annuale di bilancio nei limiti di impegno previsti nelle singole misure del CdP;

b) l’introduzione nella normativa provinciale dei patti territoriali ha indotto la Giunta provinciale a prevedere l’intensità di finanziamento massima stabilita dalle normative provinciali esistenti, nel rispetto della normativa comunitaria e in particolar modo di quella relativa agli aiuti di stato. Poiché il DocUP opera in territori in parte coincidenti con quelle dei patti, per non creare disparità con l’intensità di intervento previsto in questi ultimi, nel DocUP è previsto che gli interventi di finanziamento ricadenti nelle misure del DocUP stesso siano concessi con intensità massima prevista dalle singole leggi di settore, in conformità, con la disciplina comunitaria in materia di aiuti di stato;

c) il rispetto dei tempi per la richiesta di pagamento delle spese ammissibili alla Commissione impone una variazione dei tempi di erogazione dei contributi rispetto a quanto previsto dalle normative provinciali, quando si tratti di fondi cofinanziati dall’Unione europea. In particolare è necessario prevedere che tutti i contributi concessi attraverso i capitoli specifici riferentesi al DocUP 2000-2006 per le zone obiettivo 2 e in sostegno transitorio siano concessi con un limite massimo di 3 anni per la realizzazione dell’intervento e per l’erogazione del saldo dei finanziamenti. Gli eventuali anticipi saranno concessi con le modalità previste dalla normativa di riferimento.

Il Valutatore rileva lo sforzo di armonizzazione delle procedure definite nelle leggi di settore con quelle previste dalla normativa comunitaria. Il grado di armonizzazione appare soddisfacente: in sede di valutazione ex-ante non sembrano delinearsi criticità attuative potenziali derivanti da incompletezza o contrasto delle procedure previste nell’attuazione degli interventi del CdP.

2.5 L’EQUILIBRIO TRA LE MISURE DEL CDP Come più volte evidenziato nel paragrafo precedente, le diverse misure concorrono

in maniera integrata al raggiungimento dei diversi obiettivi del CdP. Nello schema 2.5.I sono messi in evidenza i diversi livelli di interazione che sono stati riscontrati nell’articolazione del CdP.

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M1.1 M1.2 M1.3 M1.4 M2.1 M2.2 M2.3 M3.1 M1.1 - E I E E E E IM1.2 - I E S E I IM1.3 - I E E E IM1.4 - E S S EM2.1 - S S IM2.2 - S IM2.3 - IM3.1 -

Legenda: S = sinergia (forte interazione positiva), I = interazione positiva, E = equilibrio sostanziale

La tabella è stata costruita sulla base dei legami logici tra gli obiettivi operativi e

specifici delle misure, nonché sulla base delle intenzioni programmatiche esplicitate nel DocUP e nel CdP. Si evidenzia una forte interrelazione - che sfocia in sinergia in alcuni casi - tra le misure dell’Asse II. Ciascuna misura infatti contribuisce in modo indiretto al perseguimento degli obiettivi specifici delle altre misure. Le misure con le maggiori potenzialità sinergiche sono la M2.2 e la M2.3. Entrambe contribuiscono a perseguire in modo indiretto: • l’obiettivo relativo al miglioramento della qualità della vita (M1.4); • l’obiettivo connesso all’incremento della fruizione del patrimonio faunistico (M2.1).

Tra le misure dell’Asse I si evidenzia un sostanziale equilibrio che assume a volte la connotazione di interazione strategica. Solamente tra le misure 1.2 e 2.1 si evidenzia una forte sinergia: gli interventi per il recupero e la riqualificazione ambientale delle aree di interesse naturalistico contribuiscono in maniera sinergica a perseguire anche l’obiettivo relativo allo sviluppo del settore turistico in ambiente rurale e montano.

Per quanto riguarda, invece, l’equilibrio finanziario tra le misure previste nel CdP,

l’analisi è stata condotta sotto diversi aspetti:

- la distribuzione delle risorse finanziarie tra i tre Assi;

- la distribuzione delle risorse finanziarie rispetto agli obiettivi fissati nel Programma.

Nella tabella 2.4.I è riportata in termini percentuali la distribuzione delle risorse finanziarie tra le misure e gli assi. Tale distribuzione contiene le quote di phasing out, il cui importo complessivo è evidenziato in fondo alla tabella.

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Tab. 2.5.I – Ripartizione delle risorse finanziarie per asse e misura (migliaia di Euro)

Costo TotaleRisorse

pubblicheRisorse private

Quota rispetto al

totale generale

Misura 1.1 8.074 6.189 1.886 10,3%Misura 1.2 31.931 24.474 7.457 40,5%Misura 1.3 5.138 3.938 1.200 6,5%Misura 1.4 8.074 6.189 1.886 10,3%Totale Asse I 53.218 40.790 12.428 67,6%

Misura 2.1 8.808 6.751 2.057 11,2%Misura 2.2 11.968 8.963 3.004 15,2%Misura 2.3 2.936 2.250 686 3,7%Totale Asse II 23.712 17.965 5.747 30,1%

Assistenza Tecnica, Monitoraggio e Valutazione 1.835 1.407 429 2,3%

Totale generale 78.765 60.161 18.603 100,0%

Quota Phasing Out 17.950 15.665 2.285

Totale Ob. 2 60.815 44.497 16.318

Fonte: elaborazione su Piano Finanziario CdP provincia di Trento

Come si può osservare la maggior parte delle risorse sono state assegnate a misure

previste nell’Asse I, che assorbe il 67% degli stanziamenti. All’interno dell’Asse, la misura 1.2 fa rilevare il 40% della dotazione totale di risorse. Questa prima analisi di distribuzione evidenzia la centralità del settore turistico quale leva essenziale per frenare il fenomeno dello spopolamento e consente di individuare un forte nesso tra l’obiettivo globale e le seguenti priorità:

• miglioramento della capacità ricettiva; • miglioramento dei servizi turistici; • incremento della fruizione delle strutture storico – culturali e delle risorse turistiche

naturali; • valorizzazione delle risorse idrotermali;

Un sostanziale equilibrio si rileva tra le misure 1.1 e 1.4. Il CdP attribuisce un medesimo livello alle priorità di intervento che interessano da un lato le PMI e il sistema economico, dall’altro le strutture sociali in grado di influire sulla qualità della vita dei cittadini.

Sempre con riferimento alla tabella si evidenzia una minore concentrazione di risorse per la misura 1.3. La misura si compone di interventi riconducibili alle seguenti tipologie: • interventi nel settore commerciale a sostegno dei prodotti tipici locali;

• interventi in tecnologie avanzate di comunicazione;

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• interventi di natura infrastrutturale a vantaggio delle imprese commerciali.

La maggiore attenzione verso le azioni a favore delle PMI e il sistema della ricettività turistica appare giustificata dalla necessità di perseguire l’obiettivo di ridurre il fenomeno dello spopolamento.

L’Asse II interviene direttamente sulle risorse ambientali e prevede una concentrazione di risorse finanziarie pari al 30% del totale. Una coerente dotazione finanziaria è assegnata alla misura 2.1, in linea con gli obiettivi specifici della misura 1.2, relativi al recupero e valorizzazione ambientale delle aree di interesse naturalistico.

Gli interventi connessi allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili e quelli relativi alla riduzione delle emissioni che contribuiscono alla alterazione del clima (misura 2.2) assorbono il 15% delle risorse complessive. Il contributo all’obiettivo globale di ridurre lo spopolamento in questo caso viene dato da azioni che incidono sulla qualità dell’aria e sul miglioramento nell’approvvigionamento energetico.

Un minore peso viene attribuito alla misura 2.3 e quindi direttamente all’obiettivo specifico relativo al miglioramento della qualità della vita. Il livello di concentrazione delle risorse a favore della misura, pari al 3,7% del totale, tuttavia va considerato nel più ampio contesto, in cui gli attori economici (PMI e imprese turistiche) rappresentano le principali leve in grado di esercitare la massima influenza sul perseguimento dell’obiettivo globale.

Rispetto alla verifica dell’equilibrio tra risorse disponibili e obiettivi, l’analisi è stata effettuata sia rispetto agli obiettivi globali e specifici del CdP che rispetto agli obiettivi operativi delle singole misure.

Per quanto riguarda il primo aspetto, i risultati della valutazione degli impatti economici, sociali e ambientali, mostrano come i tre assi interagiscano tra loro nel raggiungimento degli obiettivi del CdP. Come già evidenziato gli interventi previsti nell’Asse I sono quelli che contribuiscono in maniera più consistente al raggiungimento dei diversi obiettivi. Sembra quindi coerente la scelta di destinare relativamente più risorse all’attuazione delle misure previste in quest’asse.

L’importanza finanziaria dell’Asse II va vista, invece rispetto ai suoi obiettivi di carattere ambientale per cui occorre tener presente l’apporto al raggiungimento degli obiettivi degli altri assi.

L’ultimo aspetto analizzato è stato quello dell’equilibrio tra obiettivi operativi delle singole misure e la dotazione finanziaria delle stesse. Tale operazione è stata condotta con l’ausilio di set di questionari, somministrati ai vari responsabili di Struttura, attraverso i quali sono stati verificati una serie di elementi, quali:

- la dimensione finanziaria media degli investimenti;

- la numerosità di domande di aiuto che possono pervenire (o già pervenute attraverso manifestazioni di interesse da parte degli enti locali) per ciascuna misura;

- la numerosità dei progetti che si ipotizza di poter finanziare all’interno di una misura.

La raccolta dei dati relativi alla numerosità e dimensione finanziaria degli investimenti è risultata in alcuni casi piuttosto impegnativa. Il particolare i responsabili di misura hanno trovato difficoltà nella ripartizione tra i possibili beneficiari in aree obiettivo 2 e phasing - out e quelli in aree non eleggibili ai fini del DocUP. Inoltre non sempre è

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risultato semplice verificare la coerenza tra il quadro di inventi previsto dai responsabili di misura e la capienza finanziaria del DocUP.

2.6 LA COERENZA ESTERNA DELLA STRATEGIA PROPOSTA L’analisi della coerenza esterna confronta il CdP con il contesto delle iniziative di

programmazione e indirizzo nel quale esso va ad interagire. In primo luogo si può analizzare la coerenza rispetto alle altre scelte programmatiche attuate dalla Provincia. Esiste, infatti, un allineamento fra gli obiettivi strategici espressi nel CdP e quelli che ispirano la programmazione considerata nella sua globalità, riferendosi quindi a tutti i principali strumenti di guida e di indirizzo economico gestiti dalla Provincia di Trento.

La predisposizione del CdP della provincia di Trento è stata inserita in un contesto ben più ampio di quello della coerenza con la programmazione strategica provinciale. Infatti, nella stesura del documento si sono considerati come criteri prioritari quanto previsto dalla programmazione nazionale ed europea.

In particolare, nel suo intento di perseguire la riconversione economica e sociale regionale, il CdP punta a “favorire la riconversione socio-economica delle comunità delle zone sfavorite del territorio provinciale, ricomprese nel nuovo obiettivo 2, ed inoltre a prepararle ed accompagnarle attraverso le profonde trasformazioni che stanno avvenendo nella vita economica e sociale del contesto europeo”.

Tali obiettivi trovano in primo luogo complementarità nelle linee di intervento del Piano di sviluppo rurale. Il CdP viene, pertanto, rafforzato ed integrato dalle priorità di intervento individuate dal PSR, il cui obiettivo globale è di assicurare livelli adeguati di sviluppo delle aree rurali regionali attraverso il sostegno alla competitività delle imprese, lo sviluppo del territorio rurale e la salvaguardia del patrimonio rurale, tutti temi sui quali il DocUP ha posto una particolare attenzione. Le azioni riguardanti lo sviluppo rurale realizzate mediante il CdP all’interno delle aree obiettivo 2 e nelle zone in fase di sostegno transitorio sono inserite nell’Asse 1 ed in particolare nella misura 1.2 “Iniziative per lo sviluppo e la qualificazione del settore turistico in ambiente rurale e montano”. Nel CdP si è tenuto inoltre conto dei limiti previsti nel Piano di Sviluppo rurale, inserendo nelle due sottomisure 12.1 “Agriturismo collettivo” della misura 12 “Rinnovamento e miglioramento dei villaggi e protezione e tutela del patrimonio rurale” e 14.1 “Infrastrutture” della misura 14 “Sviluppo e miglioramento delle infrastrutture rurali connesse allo sviluppo dell’agricoltura”, un riferimento esplicito al divieto di finanziare iniziative attraverso il FESR nelle zone obiettivo 2 ed in sostegno transitorio.

Per quanto riguarda la coerenza tra CdP e PO Obiettivo 3 si rileva come la scelta di operare attraverso un unico fondo e di inserire nel documento stesso un asse che verrà attuato attraverso il PO obiettivo 3 eviti le sovrapposizioni tra i due programmi. Per quanto riguarda gli interventi che il PO attua nelle zone obiettivo 2, lo stesso programma prevede una riserva di risorse pari almeno al 5% e la preferenza per le azioni da attuarsi nelle zone stesse.

Infine, in relazione alla stretta correlazione tra le azioni del Programma di iniziativa comunitaria Leader+ e il DocUP, l’Autorità di Gestione del DocUP garantirà il necessario coordinamento al fine di evitare sovrapposizioni di finanziamento delle azioni possibili nei

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due programmi, in stretta collaborazione con il Dipartimento Agricoltura e Montagna responsabile dell’attuazione del Leader+.

Ulteriori elementi di riflessione sono rilevabili dall’analisi dei criteri di priorità

(sostenibilità economica e ambientale e promozione dell’occupazione e delle pari-opportunità) che gli interventi dovranno rispettare in fase di realizzazione.

Per ciò che riguarda gli interventi relativi al settore ambientale, particolare attenzione è dedicata all’obiettivo della tutela ambientale: la realizzazione di una crescita elevata deve essere perseguita nel rispetto della sostenibilità ambientale. In armonia con l’obiettivo di attuare una politica globale di valorizzazione del territorio, nel CdP gli interventi di tutela ambientale e di conservazione dei beni ambientali e culturali sono accompagnati da iniziative di valorizzazione territoriale. La strategia appare coerente con gli impegni derivanti dalla politica ambientale. In particolare nella realizzazione degli interventi sarà data priorità all’attuazione delle direttive ambientali comunitarie in vigore ed al conseguimento degli obiettivi in esse stabiliti.

Per quanto riguarda il principio delle pari opportunità, la Provincia autonoma di Trento, pur non prevedendo all’interno del CdP forme di esplicita priorità a favore delle donne o di altri soggetti svantaggiati, persegue tale priorità attraverso l’attuazione di una serie di misure. A livello provinciale la legge n. 61 del 21 dicembre 1993 istituisce la Commissione per le pari opportunità e un Consigliere per le pari opportunità. Tali normative rispondono agli orientamenti in tema di pari opportunità dell’Unione europea.

Relativamente alla promozione dell’occupazione, la Provincia ha attuato la scelta di operare unicamente con il FESR in stretta connessione, sia nella fase di programmazione che di attuazione, con il Programma Operativo ob. 3, per poter dare attuazione a quelle attività di specifico supporto che rientrano nelle finalità proprie del Fondo sociale europeo (FSE). Quindi, si evidenzia come il FESR contribuirà a sostenere lo sforzo di offrire tipologie formative di qualità ai vari livelli, finanziando nelle zone di intervento secondo le misure previste, l’adeguamento delle strutture e degli elementi necessari per un risultato che permetta un utilizzo coerente ed articolato delle risorse messe a disposizione dall’Unione europea per la Provincia di Trento attraverso i due fondi strutturali precedentemente citati.

A livello di singole misure si ritiene opportuno sottolineare la possibilità di prevedere specifiche sinergie con alcune misure del PSR. Solo a titolo di esempio si ricorda come gli interventi sulla filiera forestale previsti nell’ambito della misura 1.1.f (incentivazione delle attività … legate alla trasformazione dei prodotti legnosi) possa trovare possibilità di integrazione con le misure forestali del PSR, in particolare con le “altre misure forestali” in particolare con quelle relative alla utilizzazione e trasformazione del legname.

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3. VALUTAZIONE DELL’IMPATTO ECONOMICO GLOBALE

3.1. LO SCHEMA LOGICO DI RIFERIMENTO

La valutazione dell’impatto implica una quantificazione degli effetti sugli obiettivi globali del programma. Il processo valutativo prende in considerazione anche l’unità di investimento più piccola (tipologia omogenea di progetto). Tuttavia la stima dell’impatto sugli obiettivi globali non sarebbe praticabile se partisse da aggregati omogenei di progetti (“dal basso”) o da singoli progetti. Infatti questi ultimi non sono generalmente in grado di esercitare un impatto consistente sugli obiettivi globali del programma, sebbene consentano un elevato grado di precisione delle stime di realizzazioni, risultati e impatti intermedi. Per tale motivo nelle valutazioni degli effetti sull’obiettivo globale, occorre considerare il programma nella sua globalità (“dall’alto”), rimandando a valutazioni di contesto progettuale la stima degli effetti su obiettivi gerarchicamente inferiori.

L'approccio metodologico seguito in questo capitolo è basato sull’adozione della matrice delle interdipendenze settoriali (modello Input/Output, nel seguito I/O). Il modello I/O, legato al nome dell’economista Wassily Leontief, è uno schema di equilibrio economico generale che appartiene alla tradizione Walras-Pareto; tuttavia, diversamente dalle costruzioni concettuali dell'equilibrio economico generale, l'analisi I/O è stata elaborata per dar luogo ad applicazioni empiriche: per provvedere, cioè, alla misura delle relazioni che intercorrono tra i settori di un sistema economico.

La scelta dell'utilizzo di uno strumento complesso ed articolato qual è il modello leonteviano, per gli scopi della valutazione del CdP della provincia di Trento dipende dal fatto che: • il modello I/O, consente una buona attendibilità dei risultati non solo in termini di

effetti diretti, ma anche in relazione agli effetti moltiplicativi derivanti dalla spesa per le realizzazioni previste in questo CdP;

• il modello I/O, è uno strumento dalla grande ricchezza interpretativa ed espositiva in relazione alle variabili economiche di output ed alla loro disaggregazione settoriale;

• a breve l’IRPET produrrà una matrice intersettoriale relativa agli scambi nell’economia della provincia di Trento: attraverso la valutazione di impatto ex-ante potrà essere valutato in itinere e soprattutto ex – post il raggiungimento o meno degli obiettivi globali.

Il modello di Leontief (4) consiste di uno schema che, come già accennato, ha le sue

fondamenta nella teoria dell'equilibrio economico generale. Questo infatti, pur basandosi su rigorosi concetti teorici, presenta un'immediata applicabilità pratica che ne fa un utile modello di analisi quantitativa. Il modello consente di misurare gli scambi che intercorrono fra le varie branche (o attività o industrie) di un'economia e, quindi, di quantificare gli effetti delle scelte di politica economica sull'economia nel suo complesso.

4 Per una descrizione dettagliata del modello adottato si rimanda all’allegato 1: descrizione della

metodologia per la valutazione dell’impatto economico attraverso la matrice delle interdipendenze settoriali del Trentino.

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Ciascuna branca dà luogo a due tipi di prodotti (output) e impiega due tipi di risorse (input). Gli output si distinguono in prodotti intermedi e prodotti finali, i primi consistono di tutti quei prodotti che verranno impiegati da altri processi produttivi come input, mentre i secondi consistono di tutti quei prodotti destinati al consumo. Gli input si distinguono in prodotti intermedi e risorse originarie. Le risorse originarie sono definite come esogene al sistema economico; ad esempio i capitali durevoli perché prodotti in periodi di tempo precedenti, ma che continuano ad avere utilità nel periodo di tempo cui fa riferimento l'analisi e le risorse naturali, perché non costituiscono l'output di nessun'altra branca (es. terra, lavoro).

Lo schema che sintetizza i flussi degli input e degli output fra le branche di un'economia è la tavola delle transazioni I/O o delle interdipendenze settoriali o, ancora, schema dei flussi.

La tavola delle interdipendenze settoriali è suddivisa in tre sezioni (Cfr. Fig. A), una sezione quadrata di dimensioni n* n dove sono rappresentati i flussi interindustriali, una sezione rettangolare n* m degli impieghi finali e una sezione l * n delle risorse primarie.

Figura 2.6.I

Flussi interindustrialin x n

Impieghi finali n x m

Risorse primariel x n

Nella Fig. B è rappresentata una tavola delle transazioni le cui grandezze sono

misurate in termini di valore. Sulla prima riga e sulla prima colonna della tavola sono rappresentate le branche che costituiscono il sistema economico. E' possibile leggere la tavola sia nel senso delle righe che nel senso delle colonne: lungo la i-esima riga sono misurate le vendite della i-esima branca a tutte le altre n-1 branche; lungo la j-esima colonna sono misurati gli acquisti della j-esima branca da tutto il resto dell'economia. L'elemento xij, in sintesi, misura il flusso dell'output dell' i-esima branca assorbito dalla j-esima branca come input.

L'elemento xii misura i reimpieghi, ossia la quantità di output della i-esima branca assorbito come input dalla stessa.

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Figura 2.6.II Settori acquirenti

Settori vendenti

1 2 3 .......... n Consumi finali

produ- zioni lorde

1 X 11 X 12 X 13 .......... X 1n C1 X1

2 X 21 X 22 X23 .......... X 2n C 2 X 2

3 X 31 X 32 X33 .......... X 3n C 3 X 3

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n X n1 X n2 X n3 .......... Xnn Cn Xn

Lavoro L 1 L 2 L 3 .......... L n

Figura B La tavola delle interdipendenze settoriali più aggiornata della regione Trentino Alto

Adige è relativa al 1997 ed è stata costruita dall'IRPET5. E’ attualmente in fase di realizzazione, sulla base di accordi specifici tra l’Irpet e l’Istat, una tavola I/O specifica per ciascuna delle due province di Trento e Bolzano. Tale tavola dovrebbe essere disponibile entro breve tempo e permetterà al Valutatore, in fase intermedia, una maggiore accuratezza nella stima degli effetti occupazionali e moltiplicativi degli investimenti attuati o in fase di attuazione.

La tavola contribuisce in misura determinante alla predisposizione di una base

informativa ampia ed articolata, essenziale ai fini dell'analisi della struttura e dell'evoluzione del sistema economico locale.

La simulazione dell'impatto (nella fase di cantiere e nella fase di gestione)

differenziato (per settore) di politiche alternative permette di acquisire, ex-ante, quegli elementi di giudizio che, combinati con altri, agevolano il lavoro dei responsabili della programmazione economica nell'intraprendere determinate decisioni e nell'adozione di particolari interventi.

Tale strumento di analisi può, ovviamente, essere utilizzato sia per identificare ex post che in itinere gli effetti di iniezioni di spesa nell'economia derivanti da politiche d'investimento o consueta attività di gestione.

3.2 STIMA DELL’IMPATTO ECONOMICO GLOBALE La stima dell’impatto economico globale con le tavole input output presuppone di

effettuare alcune trasformazioni di algebra matriciale sulla matrice delle interdipendenze. Tali trasformazioni sono dettagliatamente descritte in Allegato 1. Parallelamente occorre definire il vettore di incremento di domanda finale che moltiplicato per la matrice inversa dei coefficienti tecnici consente di stimare l’impatto globale del CdP.

In linea teorica occorrerebbe disporre del massimo dettaglio merceologico possibile della spesa pubblica e privata che si attiverà attraverso gli interventi previsti nel CdP. Tale specifica esigenza scaturisce dalla necessità di attribuire a ciascuna componente di spesa 5 Istituto Regionale per la Programmazione Economica della Toscana.

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individuata, uno o più settori della matrice delle interdipendenze. Tuttavia trattandosi di una valutazione ex–ante, ancora non si conoscono nel dettaglio gli effettivi interventi progettuali che si realizzeranno nei prossimi sette anni. All’epoca della realizzazione della valutazione dell’impatto non era infatti disponibile un Piano Finanziario a livello di dettaglio superiore a quello di sottomisura, che consentirebbe, attraverso l’utilizzo di parametri standard utilizzati solitamente nella predisposizione di capitolati di spesa per opere edilizie e di infrastrutture in genere, di risalire alle componenti merceologiche elementari e al relativo costo. In tal modo la costruzione del vettore di impatto della domanda rappresenterebbe una stima abbastanza realistica degli interventi ex–ante, in quanto sarebbe piuttosto immediato stabilire una relazione tra i settori della matrice e gli acquisti necessari per la realizzazione degli interventi previsti nel CdP. Poiché non si dispone al momento di un dettaglio sufficiente ad elaborare il vettore della spesa in relazione ai settori della matrice, si suggerisce di adottare tale metodologia in sede di valutazione intermedia e finale.

Nell’ambito della presente valutazione ex ante si è adottata un’ipotesi che semplifica l’individuazione dei settori che presumibilmente assorbiranno le risorse attivate dal CdP. Tale ipotesi consiste nel supporre che la spesa pubblica e privata complessiva attivata del CdP segua la medesima distribuzione per settori della spesa per investimenti e per consumi che deriva dalla matrice delle interdipendenze settoriali adottata.

Tale ipotesi sembra la più plausibile se si considera che alcune spese si trasformeranno in opportunità di consumo per le collettività locali nell’arco dell’intero periodo di programmazione. L’ipotesi è anche cautelativa in quanto neutra: non disponendo di un “dettaglio merceologico” dell’incremento di spesa, si preferisce adottare un approccio neutro.

I risultati della stima sono riportati nella tabella seguente:

Tab. 3.2.I – Risultati della stima di impatto globale

Variabili di Valutazione Risultati modello I/O

INVESTIMENTO (euro) 78.764.855

IMPORTAZIONI (in euro) 19.956.579 PRODUZIONE INTERNA CHE SODDISFA DF (in euro) 58.808.277

IMPATTO TOTALE SULLA PRODUZIONE (in euro) 136.970.043

Diretto 58.808.277 Indiretto 78.161.767

IMPATTO TOTALE SUL VALORE AGGIUNTO (in euro) 58.609.323

Diretto 30.218.244 Indiretto 28.391.080

IMPATTO TOTALE SULL'OCCUPAZIONE (in unità) 1.359

Diretto 734 Indiretto 624

Fonte: elaborazione sui dati tavola interdipendenze settoriali Regione Trentino Alto Adige.

52

In termini generali si può quindi aspettarsi che alla fine del periodo di

programmazione, sulla base dei risultati dell’analisi basata sulle tavole delle interdipendenze settoriali, l’applicazione del programma di investimenti dovrebbe comportare un considerevole impatto in termini di produzione. Infatti a fronte di un investimento di circa 78 milioni di Euro, si dovrebbe attivare una produzione complessiva di beni e servizi di circa 138 milioni di euro. Di questi solo 58 milioni di euro rappresentano un effetto diretto degli investimenti attivati, mentre 78 sono effetti indiretti, cioè indotti dagli investimenti su altri settori produttivi a monte o a valle.

Gli effetti in termini di valore aggiunto generato sono anch’essi importanti. Le simulazioni effettuate indicano infatti un probabile incremento del valore aggiunto pari a 58 milioni di euro, dei quali circa 30 per effetto diretto degli investimenti e 28 come effetto indiretto.

Per quanto riguarda gli effetti occupazionali le simulazioni effettuate hanno permesso di stimare un impatto sui livelli occupazionali di 1.359 unità, delle quali 743 sono direttamente legate all’esecuzione degli interventi, mentre 624 sono dovute agli effetti indiretti sull’economia trentina. Purtroppo il metodo impiegato non permette di distinguere tra occupazione creata stabilmente e quella temporanea, legata alle diverse fasi di cantiere dell’attuazione degli interventi.

53

4. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI SPECIFICI

4.1 LO SCHEMA LOGICO DI RIFERIMENTO L’esistenza di un sistema di indicatori deve essere considerato uno degli elementi

che più influenza la valutabilità di un Programma. Gli indicatori rappresentano, infatti, gli strumenti principali attraverso i quali si raccolgono le informazioni di monitoraggio consentendo, quindi, di verificare e valutare l’avanzamento di un programma e di fornire gli elementi necessari per la valutazione dei risultati e degli impatti derivanti dagli investimenti finanziati attraverso il programma stesso.

In generale, i programmi cofinanziati attraverso i Fondi Strutturali si caratterizzano

per la presenza al loro interno di un sistema di obiettivi, il cui raggiungimento permette di conseguire un obiettivo di livello superiore (cascata degli obiettivi). L’analisi degli indicatori utilizzati per il monitoraggio dei programmi operativi non può, quindi, prescindere dall’esame della struttura logica dei programmi stessi e dei seguenti elementi:

a) identificazione dei diversi obiettivi (operativi, specifici e globali) del programma;

b) identificazione dei principali effetti associati agli obiettivi;

c) identificazione degli indicatori più adatti ad esprimere gli effetti del programma. In quest’ambito, gli indicatori normalmente utilizzati sono di tre tipi:

- indicatori di realizzazione

- indicatori di risultato

- indicatori di impatto (a loro volta distinti in indicatori di impatto specifico e globale)

Lo schema 4.1.I, in cui è evidenziato il collegamento tra i diversi livelli di obiettivi

e le diverse tipologie di indicatori, può essere preso a riferimento per l’analisi del sistema di indicatori del CdP.

Le tre tipologie di indicatori evidenziate nello schema sono strettamente legate al monitoraggio fisico degli interventi e quindi, com’è evidente per la realizzazione di una valutazione ex ante, agli indicatori di realizzazione.

54

Schema 4.1.I – Relazione tra obiettivi e indicatori

BISOGNI

OBIETTIVI

OBIETTIVIOPERATIVI

OBIETTIVISPECIFICI

OBIETTIVIGLOBALI

RISORSE

INTERVENTI

REALIZZAZIONE(OUTPUT)

RISULTATI

IMPATTI

INDICATORIFINANZIARI

INDICATORI DIREALIZZAZIONE

INDICATORI DIRISULTATO

INDICATORIDI IMPATTO

INDICATORI

Gli obiettivi globali, specifici ed operativi associati ad ognuno dei due assi e ad

ognuna delle misure del Cdp sono stati individuati ed esplicitati all’interno dello schema a cascata (schema 2.3.IIIa/b). A partire dagli obiettivi operativi descritti in tale schema, è stato quindi individuato un primo set di indicatori.

La scelta di questo primo elenco di indicatori di realizzazione è stata operata dal

valutatore in ottemperanza ai classici criteri di: • Pertinenza: rispetto alle azioni e agli obiettivi generali e specifici; • Completezza: copertura esaustiva rispetto alle azioni e agli obiettivi previsti; • Persistenza nel tempo: facilità di reperimento, replicabilità nel tempo delle rilevazioni e

loro effettiva misurabilità; • Chiarezza: chiarezza e non ambiguità, (in termini di rapporto biunivoco tra l’oggetto di

misurazione e l’indicatore); • Univocità: rispetto alle azioni e agli obiettivi previsti dal CdP.

4.2 IL SISTEMA DEGLI INDICATORI Gli indicatori di realizzazione per ognuna delle misure del Cdp sono stati

individuati a partire dal livello più basso, ovvero dai singoli obiettivi operativi.

55

La scelta degli indicatori più appropriati è stata effettuata sulla base dell’elenco di indicatori proposti in sede UE e recepiti dal Ministero del Tesoro. Nell’ambito delle attività finalizzate all’impostazione del Sistema di monitoraggio nazionale, l’IGRUE ha proposto alle regioni e alle province italiane interessate dall’Obiettivo 2, una griglia di indicatori fisici di realizzazione associati alle tipologie e sottotipologie di progetto finanziabili nell’ambito dei Fondi Strutturali. La griglia di indicatori proposti a livello centrale tiene conto della metodologia proposta dalla Commissione europea nel documento “Indicatori per la sorveglianza e la valutazione: una metodologia orientativa” e delle specificità previste nei programmi italiani. L’obiettivo di disporre di una griglia di indicatori comuni è quello di disporre di un set di informazioni comuni con cui implementare il sistema di monitoraggio nazionale.

Nell’ambito delle attività di valutazione ex ante del DocUP obiettivo 2 della provincia di Trento, la metodologia messa in atto per l’individuazione degli indicatori ha, quindi, preso in considerazione due esigenze: - essere coerente con la griglia di indicatori fisici di realizzazione proposti dall’IGRUE; - essere rappresentativa degli interventi finanziati a livello regionale.

In particolare, per soddisfare questa seconda esigenza si è partiti dal livello più basso, sulla base degli obiettivi operativi individuati a livello di misura nell’analisi della coerenza del programma, associando a ciascun obiettivo individuato una tipologia di progetto e un indicatore individuato nello schema di riferimento dell’IGRUE.

L’elenco degli indicatori così delineatosi è stato sottoposto al vaglio dei

responsabili di misura presso l’Amministrazione della Provincia di Trento, i quali, sulla base della propria esperienza e delle proprie competenze: • hanno “validato” gli indicatori proposti, soprattutto con riferimento alla possibilità, da

parte dell’amministrazione provinciale di garantire un’ agevole reperibilità dei dati di base;

• hanno contribuito all’individuazione dei valori obiettivo, utili per effettuare, in sede di monitoraggio, il confronto tra i valori attesi e quelli realizzati e di intraprendere le opportune azioni correttive in caso di significativi scostamenti registrati i valori obiettivo e quelli effettivamente fatti registrare dagli indicatori. Va osservato che l’attuazione degli interventi inclusi nel Cdp avviene soprattutto attraverso leggi di settore della Provincia autonoma di Trento, finanziate attraverso fonti differenti. Tale circostanza se da un lato contribuisce a velocizzare l’attuazione dell’intervento, soprattutto nelle fasi iniziali, dall’altro non consente in modo univoco una quantificazione ex-ante delle realizzazioni. Come evidenziato più volte si sovrappongono risorse provenienti dal DocUP con quelle provenienti da leggi di settore e, in alcuni casi, dai Patti Territoriali;

• hanno, in taluni casi, integrato la griglia di indicatori proposta dal valutatore con indicatori specifici relativi alle misure di loro competenza.

Complessivamente gli indicatori adottati sono 58. Essi sono ripartiti numericamente

per misura come riportato nella seguente tabella.

56

Tabella 4.1.I. Numero degli indicatori di realizzazione proposti per asse e misura

Asse Misura N. indicatori risultato N. indicatori realizzazione 1.1. 2 17 1.2 5 17 1.3 2 7

I

1.4 2 4 2.1 1 3 2.2 2 4 II 2.3 2 5

Dopo una prima definizione del sistema di indicatori l’attività del valutatore si è

concentrata sulla quantificazione degli indicatori di risultato. A tal fine è stato predisposto un set di schede che, per ogni sottomisura prevista a livello di complemento di programmazione, richiedeva la quantificazione preventiva (stimata) degli indicatori di realizzazione relativa ai diversi obiettivi operativi, alle tipologie e sottotipologie di progetto. Ne è risultato un set di circa 50 schede (a titolo di esempio sono riportate in allegato solamente quelle relative alla misura 1.1, che sono state distribuite ai responsabili di misura.

La stima dei livelli di raggiungimento degli obiettivi operativi ha peraltro comportato alcuni problemi. In particolare la riclassificazione operata per adeguare le diverse tipologie di interventi del CdP alla classificazione IGRUE ha reso difficile, per i funzionari responsabili di misura, il collegamento alla nomenclatura adottata nell’ambito del CdP. Successivamente, dopo aver adottato nelle schede una doppia nomenclatura parte dei problemi è stata risolta. Si è peraltro riscontrata una certa difficoltà nel fare previsioni sui livelli di realizzazione, non solo per le misure a bando, ma anche per quelle attuate sulla base di leggi di settore, per le quali la Provincia ha già accumulato notevole esperienza. C’è stata, in alcuni casi una non chiara ripartizione delle risorse tra le diverse sottomisure, fatto che ha impedito alle amministrazioni responsabili di programmare la ripartizione tra le misure finanziate su leggi di settore (con fondi provinciali) e quelle a cofinanziamento comunitario. Al riguardo va detto che, benché sotto il profilo dell’efficienza amministrativa, la scelta di attuare parte delle misure sulla base di leggi di settore esistenti, semplifichi notevolmente le procedure, dal momento che, indipendentemente dalle fonti di finanziamento, esiste un unico referente responsabile, tuttavia l’applicazione di leggi di settore per interventi che ricadono nell’ambito della programmazione attraverso il DocUP/CdP non semplifica l’attività di quantificazione degli obiettivi operativi.

Un elenco degli indicatori di realizzazione e di risultato con le rispettive quantificazioni è riportato nella tab. 4.2.I seguente. Nella tabella viene inoltre riportato il costo medio degli interventi che è stato usato dal Valutatore per la verifica della coerenza dei livelli di realizzazione proposti dai responsabili di misura con la disponibilità finanziaria. Gli interventi pubblici sono stati stimati sulla base delle manifestazioni di interesse fatte prevenire al Servizio rapporti comunitari, responsabile per la formulazione del CdP.

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4.2.I. Elenco degli indicatori di realizzazione e di risultato per asse e misura del CdP

Asse I

M 1.1 - Interventi per l'insediamento, riconversione e riqualificazione delle PMI

Obiettivi specifici Indicatori di risultato

Favorire l'accesso delle imprese ai servizi n° di aree industriali approntateFavorire l'ammodernamento delle strutture di produzione n° di imprese benefificiarie per servizi diretti Favorire gli investimenti nelle aree a basso dinamismoAumento della produzione di qualità

Obiettivi operativi Indicatori fisici di realizzazionen. interventi

privati

n. interventi Comuni ed altri

enti pubblici

spesa pubblica media per

intervento (euro)

n° interventi effettuati a h 24 1 7.747n° imprese beneficiarie a h 24n° interventi effettuati e 0 3 1.807.599superficie infrastrutturata(mq) en° interventi effettuati b c d 10 0 64.557n° imprese beneficiarie b c d 10n° interventi effettuati g 7 1 77.469n° imprese beneficiarie g 7 0

5. Favorire la realizzazione di azioni promozionali n° interventi effettuati: animazione territoriale f ---- ---- ----

n° interventi effettuati: centri informazione servizif ---- ---- ----

6. Incentivare l'introduzione dei sistemi di certificazione di qualità

n° imprese beneficiarieh 5 1 51.646

3. Sostegno all’investimento e all’adeguamento di macchinari e attrezzature per migliorare la produttività delle imprese4. Incentivare investimenti delle PMI di trasformazione del legno

sottomisura

Interventi a sostegno dello sviluppo dei sistemi economici, sociali e produttivi locali

1. Favorire la creazione di servizi alle imprese

2. Favorire la creazione di infrastrutture alle imprese

Quantificazione

390

58

Asse I

Obiettivi specifici Indicatori di risultato

Migliorare la capacità ricettiva delle strutture turistiche numero presenze turistiche esercizi complementari/popolazione residente

Migliorare la qualità dei servizi turistici offertinumero esercizi turistici complementari/numero esercizi turistici totali

Aumentare la fruizione delle strutture storico - culturali numero di interventi di contesto effettuati

Valorizzare le risorse idrotermalinumero di interventi /numero imprese settore idrotermale

Migliorare la fruizione delle risorse turistiche naturali numero di infrastrutture di supporto

Obiettivi operativi Indicatori fisici di realizzazionen. interventi

privati

n. interventi Comuni ed altri

enti pubblici

spesa pubblica media per

intervento (euro)

n° interventi effettuati a g i 110 13 42.349n° imprese beneficiarie a g i 110 13n° interventi attivati: recupero e valorizzazione beni architettonici, storici ed artistici f j 30 10 67.000

n° interventi attivati: rest.-ristrutt. -allestim. musealek 1 1 645.571

n° interventi attivati: siti e percorsi archeologici k j jn° interventi attivati: restauro paesaggistico e ambientale f j 4 0 206.583n° interventi attivati: persorsi storici, itinerari culturali e manufatti pertinenti k ---- ----n° interventi effettuati (settore alberghiero) b 75 2 103.291n° imprese beneficiarie b 75 2n° interventi effettuati (settore idrotermale) b 3 516.457n° imprese beneficiarie b 3

4. Favorire investimenti nell'imprenditorialità turistica, anche nel settore idrotermale - Strutture per il turismo e il tempo libero

n° interventi attivati: strutture e spazi destinati ad attività socio-culturali (ecomusei)

b 9 0 516.457

n° interventi attivati: passeggiate e sentieri turistici c 14 258.228n° interventi attivati: aree di sosta d 6 0 180.760

n° interventi attivati: punti informativi e 4 103.291

n° interventi effettuati h 5 33.570

n° imprese beneficiarie h 5

Interventi a sostegno dello sviluppo dei sistemi economici, sociali e produttivi localiM 1.2 - Iniziative per lo sviluppo e la qualificazione del settore turistico in ambiente rurale e montano

sottomisura

1. Favorire investimenti in strutture ricettive alpinistiche, extralberghiere e montane

Quantificazione

2. Favorire il recupero e la valorizzazione di beni e fabbricati di interesse storico-culturale, (archeologico ed architettonico)

3. Favorire investimenti nell'imprenditorialità turistica, anche nel settore idrotermale - aiuti alla ricettività e servizi complementari

6. Favorire investimenti in strutture agrituristiche

5. Favorire la realizzazione di infrastrutture di supporto all'attività turistica

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Asse I

Obiettivi specifici Indicatori di risultato

Aumentare la gamma di prodotti e servizi commercialin° addetti artigianato/n° unità locali nel settore artigianale

Favorire l'accesso della pop. ai servizi commercialipopolazione residente/numero unità locali commercio al dettaglio

Migliorare l'accesso delle imprese commerciali e artigianali sul mercato

Valorizzare le produzioni artigianali locali

Obiettivi operativi Indicatori fisici di realizzazionen. interventi

privati

n. interventi Comuni ed altri

enti pubblici

spesa pubblica media per intervento (euro)

Favorire la creazione di esercizi commerciali multiservizi n° interventi effettuati a 35 2577.400 pubblico

15.500 privato

n° imprese beneficiarie 35 25Favorire la realizzazione di infrastrutture di supporto ai servizi commerciali

n° interventi attivati: centri per attività dimostrativee 0 2 258.228

n° interventi effettuati d 12 0 90.380

n° imprese beneficiarie 12 0

n° interventi effettuati 0 4 206.583

n° imprese beneficiarie 0 4

Interventi a sostegno dello sviluppo dei sistemi economici, sociali e produttivi locali

sottomisura

Incentivare investimenti in tecnologie avanzate di comunicazione

Incentivare investimenti a favore di iniziative artigianali

M 1.3 - Interventi per la promozione, il sostegno, lo sviluppo e la qualificazione del settore artigianale e commerciale e per la valorizzazione dei prodotti locali, sviluppo delle telecomunicazioni e del telelavoro in ambiente rurale

Quantificazione

Asse I

Obiettivi specifici Indicatori di risultatoFavorire l'accesso della popolazione rurale ai servizi sociali essenziali

n° di associazoni artistiche, culturali e ricreative ogni 1.000 abitantinumero interventi socioassistenzali per 1000 abitanti

Obiettivi operativi Indicatori fisici di realizzazionen. interventi

privati

n. interventi Comuni ed altri

enti pubblici

spesa pubblica media per

intervento (euro)

n° interventi effettuati 24 103.291n° enti beneficiari 3

n° interventi effettuati 18 10 129.114n° e beneficiari 55 0

Favorire la costituzione di centri culturali e di socialità anche a favore delle donne

sottomisura

Creazione e rafforzamento servizi socio-assistenziali

M 1.4 - Promozione e sostegno per la realizzazione e la qualificazione di servizi di assistenza e per il miglioramento della qualità della vita

Quantificazione

60

Obiettivi specifici Indicatori di risultato Quantificazione

Favorire la valorizzazione e la tutela degli habitat naturali aree soggette a ripristino/aree degradate

Obiettivi operativi Indicatori fisici di realizzazionen. interventi

privati

n. interventi Comuni ed altri

enti pubblici

spesa pubblica media per

intervento (euro)

n° interventi effettuati(privati) 9 180.760n° interventi effettuati(pubblico) 12 464.811

superficie oggetto di intervento (mq)

Favorire interventi di ripristino ambientale e di rinaturalizzazione di aree di interesse paesaggistico o naturalistico, di aree degradate o a rischio di degrado

Asse II

Valorizzazione e salvaguardia del patrimonio e delle risorse naturali e interventi per il miglioramento e il mantenimento della qualità dell'ambienteM 2.1- Interventi per il recupero e la valorizzazione ambientale di aree di interesse naturalistico, aree degradate o a rischio di degrado e interventi per la tutela, l'incremento e la fruizione naturalistica del patrimonio faunistico provinciale

61

Obiettivi specifici Indicatori di risultato QuantificazioneAumentare l'utilizzo energetico di risorse rinnovabili M J di energia risparmiata

Garantire la sicurezza nell'approvvigionamento elettrico potenza installata/potenza totale (solo per idroelettrico)

Obiettivi operativi Indicatori fisici di realizzazionen. interventi

privati

n. interventi Comuni ed altri

enti pubblici

spesa pubblica media per

intervento (euro)

n° interventi effettuati- energia solare termica 560 2 1.808n° interventi effettuati- energia solare fotovoltaica 150 16.010n° interventi effettuati- biomassa 300 3 5.423

Realizzazione di impianti idroelettrici in aree marginali n° interventi effettuati- energia idroelettrica

Favorire investimenti per la produzione di energia rinnovabile

M 2.2 - Interventi per sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili e per la riduzione delle emissioni che contribuiscono alla alterazione del clima

Asse II

Valorizzazione e salvaguardia del patrimonio e delle risorse naturali e interventi per il miglioramento e il mantenimento della qualità dell'ambiente

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Obiettivi specifici Indicatori di risultato Quantificazione

Incrementare lo smaltimento controllato di inertipopolazione servita da discarice inerti/popolazione totale

Iincrementare il trattamento e il riutilizzo delle acque reflue% popolazione non collegata a depuratore/popolazione totale

Obiettivi operativi Indicatori fisici di realizzazionen. interventi

privati

n. interventi Comuni ed altri

enti pubblici

spesa pubblica media per

intervento (euro)

Favorire la realizzazione di strutture per la raccolta e lo smaltimento di inerti

Numero interventi attivati: raccolta e smaltimento 2 103.291

Rifiuti inerti raccolti (m cubi)

Rifiuti inerti smaltiti (m cubi)Favorire la realizzazione di impianti di depurazione delle acque

Numero interventi attivati: depuratori meccanici (impianto collettore) 1 1.549.371Numero interventi attivati: depuratori biologici (fitodepurazione) 3 206.583

Asse II

Valorizzazione e salvaguardia del patrimonio e delle risorse naturali e interventi per il miglioramento e il mantenimento della qualità dell'ambienteM 2.3 Interventi per la realizzazione ed il potenziamento di presidi per il monitoraggio e per la riduzione degli inquinamenti nei corpi idrici superficiali e nell'atmosfera; iniziative per lo smaltimento controllato e differenziato di inerti

63

La quantificazione degli indicatori di risultato, riportata nelle tabelle precedenti, è stata formulata dopo un’attenta ricognizione delle proposte progettuali presentate a vari livelli e, successivamente, attraverso una verifica di coerenza finanziaria. Sono stati censiti tutti gli interventi in fase di progettazione, sia attraverso la ricognizione degli interventi previsti dai singoli responsabili di misura (per quello che concerne gli interventi proposti da soggetti privati) che attraverso le manifestazioni di interesse provenienti dai comuni e dagli altri soggetti pubblici per gli interventi di propria competenza.

Successivamente, attraverso l’indicazione del costo complessivo e di quello medio

per intervento, è stato possibile verificare se l’insieme degli interventi proposti per misura fosse o meno coerente con la capienza finanziaria delle misure stesse. In caso di importo previsto superiore alla capienza della misura, il numero di interventi è stato ridotto, di concerto con i responsabili di misura e con la struttura di coordinamento del DocUP, in maniera tale da rispettare il vincolo di bilancio imposto dal piano finanziario previsto per la misura. Il quadro degli indicatori fisici di realizzazione è quindi coerente con la capienza finanziaria di ciascuna misura.

Infine si noti come la quantificazione degli indicatori di risultato, connessi alla realizzazione degli obiettivi specifici, non sia stata ancora definita in maniera completa, dal momento che la scelta di tali indicatori deve ancora essere discussa con l’Amministrazione in relazione alla pertinenza rispetto agli obiettivi perseguiti e alla disponibilità dei dati necessari.

64

65

ALLEGATO 1

METODOLOGIA PER LA VALUTAZIONE DELL’IMPATTO ECONOMICO –

LA MATRICE DELLE INTERDIPENDENZE SETTORIALI DEL TRENTINO

66

IL SISTEMA DI LEONTIEF E’ possibile considerare la matrice delle interdipendenze settoriali come un sistema

di equazioni ed utilizzare tutte le proprietà dell’algebra matriciale. Il sistema di Leontief può essere letto sia nel senso delle righe che in quello delle colonne.

Leggendo per riga il sistema, è possibile sintetizzarlo nella forma seguente:

X u + d = x [1] Dove: X = [xij] è la matrice dei flussi interindustriali di dimensione (n x n); u = [1] è un vettore colonna di 1 di dimensione (n x 1); d = [di] è il vettore colonna della domanda finale di dimensione (n x 1); x = [xi] è il vettore colonna della produzione interna di dimensione (n x 1). In questo caso la produzione della i-ma branca xi è data dalla somma delle vendite

che la branca i-ma effettua a tutte le altre branche (xi1 + xi2 + xi3 + ... + xin) e dalla produzione destinata agli impieghi finali di.

Leggendo il sistema per colonna, la sua forma sintetica è la seguente:

u' X + v' = x' [2] Dove: X = [xij] è la matrice dei flussi interindustriali di dimensione (n x n); u' = [1] è un vettore riga di 1 di dimensione (1 x n); v' = [vj] è il vettore riga del valore aggiunto di dimensione (1 x n); x' = [xj] è il vettore riga della produzione interna di dimensione (1 x n). In questo caso la produzione della j-ma branca xj è data dalla somma degli acquisti

che la branca j-ma effettua da tutte le altre branche (x1j + x2j + x3j + ... + xnj) e dal suo valore aggiunto vj.

67

LE MATRICI DEI COEFFICIENTI DI SPESA E DELLE QUOTE DI MERCATO Utilizzando alcune proprietà dell’algebra matriciale i sistemi [1] e [2] possono

essere ulteriormente trasformati nel modo seguente:

X /x/-1 /x/ u + d = x [1'] u' /x/ /x/-1 X + v' = x' [2']

Dove: /x/ = [xi] è la matrice diagonale del vettore della produzione di dimensione (n x n); /x/-1 = [xi] è la matrice diagonale del vettore dell’inverso della produzione di

dimensione (n x n);

Dall’algebra matriciale le seguenti identità sono valide:

/x/ u = x [1''] e u' /x/ = x' [2''].

Ponendo, infine: A = [aij] = X /x/-1 : aij = xij / xj Q = [qij] = /x/-1 X : qij = xij / xi I sistemi [1] e [2] si possono riscrivere nel seguente modo:

A x + d = x [3] e x' Q + v' = x' [4]

La matrice A è definita come la matrice dei coefficienti di spesa, mentre la matrice

Q come la matrice delle quote di mercato. Il generico elemento aij della matrice A è ottenuto dal rapporto fra la produzione

della branca i-ma acquistata dalla branca j-ma xij ed il valore della produzione della branca j-ma xj . Questo rapporto misura la quota del valore degli input della branca i-ma, utilizzati per la produzione della branca j-ma, sul valore totale della produzione della branca j-ma. Tanto più elevato è il valore del termine aij tanto più la branca j-ma ha una struttura dei costi dipendente dall’input della branca i-ma. Risulta, infine, evidente, che i valori dei termini aij sono, tutti minori di 1.

La somma della colonna j-ma della matrice A rappresenta la quota dei costi degli

input intermedi sul valore della produzione della branca j-ma, misura, quindi, il costo degli input intermedi necessari a produrre una lira in valore del bene j-mo. Le branche che

68

presentano alti valori della somme della colonna di A sono branche che presentano un processo produttivo manifatturiero cioè che utilizzano come input gli output delle altre branche, mentre quelle con valori modesti della somma delle colonne di A sono branche con processi produttivi primari (che utilizzano in modo rilevante input primari).

Il generico elemento qij della matrice Q è ottenuto dal rapporto fra la produzione

della branca i-ma acquistata dalla branca j-ma xij ed il valore della produzione della branca i-ma xi . Questo rapporto misura la quota della produzione della branca i-ma acquistata dalla branca j-ma. Tanto più elevato è il rapporto qij tanto più il mercato della branca i-ma è condizionato dagli acquisti della branca j-ma. Anche in questo caso, gli elementi di Q sono tutti minori di 1.

La somma della riga i-ma della matrice Q rappresenta la quota della produzione

della branca i-ma destinata ad essere utilizzata come input intermedi dalle altre branche del sistema economico. Le branche che presentano valori, relativamente, elevati della somma delle righe di Q sono branche che producono beni intermedi, mentre quelle con valori modesti della somma delle righe di Q sono branche che, in prevalenza, producono beni destinati al consumo finale.

LE MATRICI INVERSE DEI COEFFICIENTI DI SPESA E DELLE QUOTE DI MERCATO I sistemi [3] e [4] possono anche riscriversi nel modo seguente:

(I – A) x = d [3'] e x' (I – Q) = v' [4']

dove I è la matrice identità. Se le matrici (I – A) e (I – Q) sono invertibili, cioè se esistono le matrici: Z: Z (I – A) = I e W: (I – Q) W = I, i sistemi [3'] e [4'] prendono la forma di:

Z d = x [5] e v' W = x' [6].

La differenza fra i sistemi [3] e [5] e [4] e [6] rispettivamente consiste nel fatto che

le matrici A e Q rappresentano i costi e le vendite intermedie diretti, mentre le matrici Z e W rappresentano i fabbisogni diretti ed indiretti necessari a sostenere incrementi di domanda finale e di valore aggiunto.

69

In particolare l’elemento generico, zij della matrice Z misura il valore degli input i-

esimi necessari direttamente ed indirettamente per la produzione di una lira del bene j-mo; mentre l’elemento generico wij della matrice W misura il valore della produzione i-ma assorbita direttamente ed indirettamente dalla branca j-ma per la produzione di una lira del bene i-mo.

La somma per colonna della matrice Z è detta coefficiente di attivazione

all’indietro perchè misura gli effetti indotti dalla variazione di una lira della produzione della branca i-ma sulle branche fornitrici (a monte) della branca i-ma stessa.

La somma per riga della matrice W è detta coefficiente di attivazione in avanti

perchè misura gli effetti indotti da una variazione di una lira della produzione della branca i-ma sulle branche acquirenti (a valle) della branca i-ma stessa.

L’ATTIVAZIONE DELLA PRODUZIONE Il modello input/output consente la simulazione degli effetti sia di variazioni della

domanda che dell’offerta delle branche produttive sull’intero sistema economico. Utilizzando il sistema descritto dai sistemi [5] e [6] si è in grado di simulare gli

effetti di variazioni sia dal lato della domanda che dall’offerta. In relazione a variazioni della domanda, si ipotizzi che al tempo t0 il sistema

economico sia caratterizzato da:

Zd0 = x0 Supponiamo altresì che al tempo t1 il sistema economico sia caratterizzato da:

Zd1 = x1 La variazione della domanda finale ∆∆∆∆d = d1 - d0 produrrà una variazione della

produzione ∆∆∆∆x pari a:

∆∆∆∆x = Z ∆∆∆∆d dove ∆∆∆∆x = x1 - x0. Pertanto il vettore ∆∆∆∆x misura le variazioni di produzione

necessarie a sostenere direttamente ed indirettamente gli incrementi di domanda finale ∆∆∆∆d. E’ interessante mettere in rilievo che, qualora il vettore d1 risultasse identico a d0 ad eccezione dell’elemento i-mo e che quest’ultimo fosse uguale al rispettivo elemento di d0 aumentato di 1, il vettore ∆∆∆∆d sarebbe composto da elementi tutti nulli ad eccezione dell’i-mo che sarebbe identico ad 1. In questo caso il vettore ∆∆∆∆x risulterebbe identico alla colonna i-ma della matrice Z. Pertanto le colonne di Z rappresentano la variazione diretta ed

70

indiretta della produzione delle varie branche necessaria a sostenere un incremento unitario della domanda finale della branca colonna.

Un analogo procedimento può essere effettuato per analizzare variazioni

dell’offerta. In questo caso si ipotizzi che il sistema economico sia caratterizzato, al tempo t0 da:

v'

0 W= x'0

e che al tempo t1 il sistema si trasformi in:

v'1 W= x'

1 La variazione della produzione generata da un incremento dell’offerta e quindi del

valore aggiunto, ∆∆∆∆v' = v'1 - v'

0 sarà data da:

∆∆∆∆x' = ∆∆∆∆v' W In questo caso si ipotizzi che la branca i-ma incrementi la sua offerta. Detto

incremento può venire sintetizzato, ceteris paribus, da un incremento del valore aggiunto della branca in questione. Al fine di garantire l’equilibrio le altre branche dovranno assorbire l’incremento di produzione generato dalla branca i-ma. Se si ipotizza un incremento di valore aggiunto unitario della branca i-ma, il vettore ∆∆∆∆v' sarà formato da tutti zeri tranne l’elemento i-mo che sarà pari ad uno. Il prodotto ∆∆∆∆v' W sarà, quindi, identico al vettore riga i-mo della matrice W. Pertanto, la variazione diretta ed indiretta della produzione dell’intero sistema economico necessaria sostenere un incremento unitario del valore aggiunto della branca i-ma sarà dato dal vettore riga i-mo della matrice W che misura i legami in avanti della branca in questione.

L’ATTIVAZIONE DELL’OCCUPAZIONE L’impatto sull’occupazione di variazioni di domanda finale e di valore aggiunto

possono essere valutate trasformando il sistema di produzione di Leontieff in un sistema di lavoro.

I sistemi descritti dalla [3] e dalla [4]

A x + d = x [3] e x' Q + v' = x' [4],

possono trasformarsi in:

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H L + D = L [3] e L' K+ V' = L' [4],

Dove L è il vettore dell’occupazione, nelle n branche ed H e K sono due matrici

tali che: H = [hij] = /L/ /x/-1 X /L/-1 : hij = 1/ Lj [xij / (xi/Li)] [7] e K = [kij] = /L/-1 X /x/-1 /L/: kij = 1/ Li [xij / (xj/Lj)] [8].

D e V sono, infine, i seguenti vettori:

D = /L/ /x/-1 d V' = v' /x/-1 /L/

Le matrici H e K sono relazionate alle matrici A e Q secondo le seguenti relazioni: H = /L/ /x/-1 A /x/ /L/-1 [9], e K = /L/-1 /x/ Q /x/-1 /L/ [10] oppure: K= L/-1 A /L/ . Il significato economico di queste due matrici può essere interpretato analizzando i

termini generici hij e kij .

MATRICE H

Il termine (hij), è composto da due termini: il rapporto 1/ Lj ed il termine in parentesi quadre. Il termine in parentesi, a sua volta, esprime il rapporto fra il flusso delle vendite fra la branca i e la branca j, xij, e la produttività media della branca i (xi/Li). Pertanto il termine in parentesi quadra misura la quantità di lavoro contenuta nei prodotti della branca i-ma venduti alla branca j-ma. Ora, se si considera la somma della colonna j-ma della matrice H diventa chiaro il significato della matrice stessa. La somma, infatti misura il rapporto fra la quantità di lavoro incorporata nei beni acquistati dalla branca j-ma e l’occupazione totale della stessa branca. Valori elevati della somma stanno ad indicare branche a relativamente modesta intensità di lavoro relativa, mentre valori bassi della somma della colonna stanno ad indicare branche ad alta intensità di lavoro.

MATRICE K Il significato della matrice K è più complesso di quello della matrice H. Anche in

questo caso il termine (kij) è formato da due termini: il rapporto 1/ Li ed il termine in parentesi quadre. Quest’ultimo termine esprime il rapporto fra il flusso di vendite fra la branca i e la branca j, xij, e la produttività media del lavoro della branca j-ma. Questo è un

72

rapporto improprio, in quanto misura l’occupazione non contenuta negli input acquistati, bensì quella generata dall’acquisto degli stessi, come se la spesa dell’acquisto fosse trattata alla stregua di produzione interna. In altre parole, il termine in parentesi quadre rappresenta il lavoro che la branca acquirente dovrà utilizzare per la “lavorazione” degli input acquistati. La somma della i-ma riga di K rappresenta il rapporto fra il lavoro che verrà generato (attraverso la vendita dei prodotti i-mi) a tutte le branche ed il lavoro (l’occupazione) della branca i-ma stessa. Elevati valori della somma delle righe di K sono associabili a branche con un mercato utilizzatore ad alta intensità di lavoro. Bassi valori della somme di riga sono associabili a branche con un mercato utilizzatore a bassa intensità di lavoro.

Infine i vettori D e V' rappresentano il lavoro incorporato nella domanda finale e

nel valore aggiunto .

VALUTAZIONE DELL’IMPATTO OCCUPAZIONALE

La valutazione dell’impatto occupazionale associabile a variazioni della domanda finale e/o del valore aggiunto può essere effettuata sviluppando i sistemi [3] e [4] nel seguente modo:

(I – H) L = D e L' (I – K) = V', ponendo, infine: R = (I – H)-1 e S = (I – K)-1 si ottiene6:

R D = L [11] e

V' S = L' [12]. Ad una variazione ∆∆∆∆d della domanda finale e ∆∆∆∆v' del valore aggiunto corrisponde

una variazione del vettore di lavoro di domanda finale ∆∆∆∆D: ∆∆∆∆D = /L/ /x/-1 ∆∆∆∆d e del vettore di lavoro di valore aggiunto: ∆∆∆∆V' : ∆∆∆∆V' = ∆∆∆∆v' /x/-1 /L/. Pertanto l’impatto occupazionale associabile a variazioni di domanda finale e di valore aggiunto sarà misurato da:

R ∆∆∆∆D = ∆∆∆∆L [13]

e da ∆∆∆∆V' S = ∆∆∆∆L' [14].

6 Per il calcolo delle matrici R ed S è possibile dimostrare, utilizzando i teoremi fondamentali della

teoria delle matrici semipositive, che R = /L/ /x/-1 Z /x/ /L/-1 e che S = /x/ /L/-1 W /L/ /x/-1 .

73

Analogamente a quanto illustrato per misurare l’impatto sul sistema produttivo

associabile a variazioni di domanda finale e di valore aggiunto, l’impatto di dette variazioni sul sistema di lavoro dà luogo ad incrementi occupazionali, diretti ed indiretti, necessari a riequilibrare il sistema. In questo caso il sistema di lavoro reagisce alle perturbazioni prodotte da incrementi di domanda finale e/o di valore aggiunto (o meglio da incrementi del lavoro incorporato nella domanda finale e/o nel valore aggiunto addizionale) incrementando l’occupazione complessiva attraverso meccanismi analoghi a quelli mostrati per il sistema di produzione.

L’incremento di domanda finale (del lavoro in esso incorporato) genererà un

incremento occupazionale nelle branche che direttamente ed indirettamente contribuiscono alla produzione dei beni della domanda incrementale. In particolare l’attivazione occupazionale interesserà le branche “a monte” delle branche che vedono aumentata la loro domanda finale. La somma delle colonne della matrice R può essere considerata come il moltiplicatore a monte dell’occupazione.

Un ragionamento analogo può essere effettuato in relazione ad incrementi di valore

aggiunto (del lavoro incorporato nel valore aggiunto incrementale). In questo caso l’attivazione occupazionale interesserà le branche “a valle” delle branche che vedono incrementato il loro valore aggiunto. La somma delle righe della matrice S può essere considerata come il moltiplicatore a valle dell’occupazione.

La procedura utilizzata per misurare gli impatti occupazionali associabili a

variazioni di domanda finale e di valore aggiunto consiste nei seguenti passi:

i. Calcolo del vettore di produttività media p-1 e del suo inverso p: p = /L/ /x/-1 e p-1 = /x/ /L/-1 ;

ii. Calcolo del lavoro contenuto nella domanda finale D e nel valore aggiunto V':

D = /p/ d e V' = v' /p/

iii. Calcolo delle matrici R ed S: R = /p/ Z /p/-1 e S = /p/-1 W /p/

iv. Calcolo dei vettori incrementali ∆∆∆∆D e ∆∆∆∆V' :

∆∆∆∆D = /p/ ∆∆∆∆d e ∆∆∆∆V' = ∆∆∆∆v' /p/.

v. Calcolo dei vettori di impatto occupazionale di domanda finale ∆∆∆∆L e di valore aggiunto ∆∆∆∆L' :

R ∆∆∆∆D = ∆∆∆∆L e ∆∆∆∆V' S = ∆∆∆∆L'

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ALLEGATO 2

SCHEDE DI RILEVAZIONE PER LA QUANTIFICAZIONE

DEGLI INDICATORI

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Elenco delle abbreviazioni AIMA Azienda Interventi sul Mercato Agricolo Dir. Direttiva Unione Europea ESAT Ente di Sviluppo Agricolo del Trentino LN Legge Nazionale LP Legge Provinciale MIPA Ministero per le Politiche Agricole PAT Provincia Autonoma di Trento Reg. Regolamento Unione Europea UE Unione Europea DocUP Documento Unico di Programmazione CdP Complemento di Programmazione

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