COMPRENDERE I NOSTRI BAMBINI E ACCOMPAGNARLI
NEL LORO PERCORSO DI CRESCITA
0-6 anni6/11 anni
1Dott.ssa Monica Zaniboni
FASI PSICOSESSUALI E SVILUPPO DELLA
PERSONALITA’ (SIGMUND FREUD, 1856 - 1939)
• LA TEORIA FREUDIANA DELLO SVILUPPO DELLA PERSONALITA’ PREVEDE UNA SERIE
DI FASI; LA LORO DENOMINAZIONE SI RIFERISCE AGLI ATTEGGIAMENTI
PREVALENTI DEL BAMBINO E ALLE ZONE CORPOREE CHE SONO INVESTITE DI
PIACERE NEL CORSO DELLO SVILUPPO. I FUTURI TRATTI DELLA PERSONALITA’ SI
FORMERANNO A PARTIRE DALL’ESPERIENZA CHE L’INDIVIDUO AVRA’ FATTO IN
CIASCUNA DI QUESTE FASI DI MATURAZIONE.
• IL PRECURSORE DI CIO’ CHE IN SEGUITO SARA’ LA PERSONALITA’ INDIVIDUALE, IL
SE’, CIO’ CHE COSTITUIRA’ L’IDENTITA’ E’ QUELLO CHE E’ STATO CHIAMATO “SE’
CORPOREO”: “IL CORPO E’ ALLA BASE DEL NOSTRO SENSO DI IDENTITA’
PSICOLOGICA, CONTRIBUISCE A CREARE QUELLA SPECIFICITA’ INDIVIDUALE AI
NOSTRI OCCHI E A QUELLI DEGLI ALTRI…
• L’IO E’ DERIVATO DA SENSAZIONI CORPOREE” (FREUD)
2Dott.ssa Monica Zaniboni
FASE ORALE – 1° ANNO DI VITA• IL PIACERE E’ LEGATO ALL’ECCITAZIONE DELLE LABBRA DELLA
BOCCA PROVOCATA DALL’ALIMENTAZIONE; LE REAZIONI CON IL
MONDO HANNO SIGNIFICATI LEGATI ALLA NUTRIZIONE (MANGIARE
– ESSERE MANGIATO).
• QUESTA FASE E’ STATA SUDDIVISA SECONDO LE DUE DIVERSE
ATTIVITA’ DELLA SUZIONE (STADIO ORALE PRECOCE) E DEL
MORSICAMENTO (STADIO SADICO – ORALE) PRATICATE DAL BAMBINO.
• TRACCE SENSIBILI POSSONO PERMANERE NELL’ATTIVITA’
DELL’ADULTO: IL MANGIARE, IL BERE, IL FUMARE IN FORMA SMODATA
HANNO LE LORO RADICI NELLO STADIO ORALE PRECOCE, RICETTIVO,
COSI’ COME IL PIACERE LEGATO ALL’ACQUISIZIONE DI CONOSCENZE
E DI BENI MENTRE L’ESPRESSIVITA’ VERBALE, COME L’ESSERE
SARCASTICI E POLEMICI, PUO’ ESSERE FATTA RISALIRE ALLO STADIO
SADICO – ORALE (MORDERE E MASTICARE). 3Dott.ssa Monica Zaniboni
FASE SADICO-ANALE - 2° E 3° ANNO DI VITA
• LA LIBIDO E’ SOTTO IL PRIMATO DELLA ZONA EROGENA ANALE; LE RELAZIONI CON IL MONDO
HANNO SIGNIFICATI LEGATI ALLA DEFECAZIONE (ESPULSIONE, RITENZIONE), E AL VALORE
SIMBOLICO DELLE FECI. EDUCANDO I PROPRI SFINTERI, IL BAMBINO SI IMPEGNA
PSICOLOGICAMENTE IN UN RAPPORTO DI SCAMBIO CON L’AMBIENTE; NEL DARE O TRATTENERE
LE FECI, PUO’ DIMOSTRARE DI AVERE IMPARATO A CORRISPONDERE. VENGONO DISTINTI UNO
STADIO DELL’EVACUAZIONE E UNO DELLA RITENZIONE.
• I TRATTI CARATTERISTICI DI QUESTA FASE CHE POSSONO PERMANERE NELL’ADULTO SONO
IL DISORDINE, GLI ATTI DI VANDALISMO, GLI ECCESSI DI COLLERA PER QUANTO RIGUARDA
L’ATTIVITA’ ESCRETORIA; L’AMORE PER L’ORDINE E LA PULIZIA, L’OSTINAZIONE E L’AVARIZIA
SAREBBERO LEGATI ALL’ATTIVITA’ RITENTIVA. SI PARLA DI FASE SADICA PER SOTTOLINEARE IL
FATTO CHE IL BAMBINO COMINCIA QUI A SODDISFARE BISOGNI DI AGGRESSIVITA’ E DI LOTTA.
COMINCIA A SVILUPPARE AUTONOMIA MOTORIA, TRAE PIACERE DALLE PRIME ESPERIENZE DI
LOTTA, COMPETIZIONE FISICA COI COETANEI E CON L’AMBIENTE. TRACCE DI QUESTO PIACERE
AGGRESSIVO NELL’ADULTO SONO L’INTERESSE PER LE IMPRESE BELLICHE E IL PIACERE PER LE
ATTIVITA’ SPORTIVE, COMPETITIVE.
• L’ATTEGGIAMENTO DELL’ADULTO (AUTORITARISMO INFLESSIBILE, PERMISSIVISMO
INDULGENTE, TUTELA ANSIOSA, ALTERNANZA INCOERENTE DEGLI ATTEGGIAMENTI)
NELL’INTERAGIRE CON LA POSSIBILITA’ DEL BAMBINO DI OPERARE AUTONOMAMENTE E DI
ESPRIMERSI, PROSEGUE IL PROCESSO DI MODELLAMENTO DELLE DISPOSIZIONI AFFETTIVE E
DELLA PERSONALITA’ GIA’ INIZIATO NEL PRIMO ANNO.
4Dott.ssa Monica Zaniboni
FASE FALLICA – DAI 3 AI 6-7 ANNI –
• “FALLICA” IN QUANTO VERSO IL TERZO ANNO IL BAMBINO VIVE PER LA PRIMA VOLTA UNA SERIE DI PROBLEMI CHE COINVOLGONO LA GENITALITA’ E SI ACCENTUA L’INTERESSE VERSO GLI ORGANI ESTERNI. LE PULSIONI COMINCIANO AD UNIFICARSI SOTTO IL PRIMATO DEGLI ORGANI GENITALI, PRIMATO CHE, TRASCORSO IL PERIODO DI LATENZA, CONTINUA E SI RAFFORZA NELLA PUBERTA’.
• IN QUESTA FASE SI ASSISTE AL MOMENTO CULMINANTE DEL COMPLESSO DI EDIPO, CON IL DESIDERIO DI POSSESSO EGOCENTRICO DEL GENITORE DI SESSO OPPOSTO. LA RISOLUZIONE AVVIENE CON L’IDENTIFICAZIONE NORMATIVA CON IL GENITORE DELLO STESSO SESSO, PER CUI E’ FUNZIONALE ALLA STRUTTURAZIONE DEL SUPER-IO, NONCHE’ ALL’ASSUNZIONE DELL’ORIENTAMENTO PSICOSESSUALE AFFETTIVO (IDENTITA’ SESSUALE).
• GLI SPOSTAMENTI IDENTIFICATIVI, LE SUBLIMAZIONI PERMETTONO ALL’ENERGIA LIBIDICA DI TROVARE ALTRI OGGETTI DI SODDISFAZIONE IN PARTICOLARE NELLA PROGRESSIVA SOCIALIZZAZIONE E NELL’INVESTIMENTO NEI PROCESSI INTELLETTUALI. 5Dott.ssa Monica Zaniboni
FASE DI LATENZA – DAI 6 ANNI ALL’INIZIO DELLA PUBERTA’ –
PERIODO DI “QUIETE EMOZIONALE”.
L’EVOLUZIONE DELLA SESSUALITA’ SEMBRA AVERE UN ARRESTO, CON
UNA DESESSUALIZZAZIONE DELLE RELAZIONI CON IL MONDO E DEI
SENTIMENTI, LA COMPARSA DI SENTIMENTI COME IL PUDORE E DI
ASPIRAZIONI MORALI ED ESTETICHE. IN QUESTO PERIODO SI ASSISTE
ALL’INTENSIFICARSI DELLA RIMOZIONE, ALLA TRASFORMAZIONE
DEGLI INVESTIMENTI OGGETTUALI IN IDENTIFICAZIONI CON I
GENITORI, ALLO SVILUPPO DELLE SUBLIMAZIONI. IL BAMBINO E’
PRESO DAGLI INTERESSI INTELLETTUALI E LUDICI, SI AGGREGA AI
COMPAGNI, E’ IMPEGNATO NELLO SFORZO CONFORMISTA DI
ASSIMILARE NORME E CARATTERISTICHE AMBIENTALI. MOSTRA
DISINTERESSE PER IL SESSO OPPOSTO; L’AUTORITA’ E’ ACCETTATA E
STRUMENTALIZZATA. 6Dott.ssa Monica Zaniboni
Fase di latenza (dai 5-6 agli 11anni)
La fase di latenza è il quarto periodo di sviluppo psicosessuale del bambino, succede alla fase fallica e precede la fase genitale, occorrendo entro un periodo compreso dai 6 anni alla pubertà. La fase di latenza non rientra tra le fasi psicosessuale, in quanto in essa la libido è ‘dormiente’ e le pulsioni sessuali, se la rimozione e stata eseguita correttamente, vengono sublimate verso altri scopi. Secondo Freud, questa fase serve al bambino:
• - per incrementare la socializzazione e • - sviluppare rapporti amicali con i membri dello stesso sesso, • - focalizzando la sua attenzione sulle attività che caratterizzeranno il suo
sviluppo fisico (scuola e atletica).• - Il gioco diviene più realistico e meno caratterizzato da fantasie e
sentimentalismi, sebbene di sovente appaiano sogni ad occhi aperti e ritiri nel mondo interiore.
• - I compiti della fase di latenza comprendono lo sviluppo di un notevole senso di dominio e di competenza, di moralità e di stabile autostima.
• - Inoltre, avviene un ulteriore sviluppo dell’identità di genere, attraverso la piena identificazione con il genitore del medesimo sesso.
7Dott.ssa Monica Zaniboni
8Dott.ssa Monica Zaniboni
FASE GENITALE -
CORRISPONDENTE ALLA PUBERTA’
• SI COMPLETA E SI AFFERMA IL PRIMATO DELLA ZONA
GENITALE; DALLA SODDISFAZIONE NARCISISTICA DELLE
FASI PREGENITALI (OTTENUTA CON LA STIMOLAZIONE E LA
MANIPOLAZIONE DEL PROPRIO CORPO E CON
L’ATTACCAMENTO AGLI ALTRI IN QUANTO ORIGINE DI
ULTERIORE PIACERE) CI SI AVVIA VERSO L’AMORE
ALTRUISTICO. COMINCIANO A MANIFESTARSI
L’ATTRAZIONE SESSUALE, LA SOCIALIZZAZIONE, IL
DESIDERIO PER LE ATTIVITA’ DI GRUPPO, PER LA SCELTA DI
UN LAVORO, PER I PREPARATIVI AllA VITA DI COPPIA E DI
FAMIGLIA.
• LE CARICHE PSICHICHE DELLE FASI ORALE, ANALE E
FALLICA SI FONDONO E SI SINTETIZZANO IN QUESTI
ULTIMI.
9Dott.ssa Monica Zaniboni
GLI PSICOANALISTI SEGUACI DI FREUD
HANNO DISINVESTITO IL RUOLO DEGLI
ISTINTI E DELLE FASI PSICOSESSUALI,
MENTRE SI SONO CONCENTRATI SUL RUOLO
DELL’AMBIENTE SOCIALE E SULL’IO. LA LORO
CONCEZIONE DELLA NATURA UMANA E’ MENO
DETERMINISTICA, MENO CENTRATA SUL
RUOLO DEGLI IMPULSI, A CARATTERE PIU’
UMANISTICO E RELAZIONALE.
10Dott.ssa Monica Zaniboni
• Nella primissima infanzia, noi siamo più che mai il nostro corpo ,che è la nostra unica” parola” e tutte le nostre esperienze sono esperite a livello psicomotorio. Nei primi anni di vita i fenomeni corporei sono in stretta colleganza con gli eventi psichici e rappresentano le principali vie espressive, difensive e di scarica degli impulsi , prima che il linguaggio verbale li sostituisca. Nel bambino mente e corpo sono strettamente uniti; l’eliminazione di un disagio o di un dolore fisico per lui significa immediatamente sollievo psichico.
• Viviamo sin dall’inizio in relazione ad altri corpi nella nostra danza evolutiva da uno stato di fusione e dipendenza ad uno di separatezza ed autonomia. Fin da piccoli siamo esposti alle richieste altrui, elogiati per alcune nostre espressioni gradite all’altro e repressi o rifiutati per quelle considerate sgradite e non opportune.
11Dott.ssa Monica Zaniboni
Per il neonato non c’è ancora una netta differenzi azione fra sé e l’altro, come pure fra psiche e soma
• Per autori come Winnicott e Mahler, la madre ha la fondamentale funzione di regolare e plasmare il Sé del neonato. Fin dalle prime settimane di vita il genitore regola le esperienze dello stato somatico del neonato, sintonizzandosi con queste sensorialmente e affettivamente e iniziando così a dare forma alla sua psiche. L’Io rudimentale del bambino diventa così gradualmente funzionante grazie al rapporto di cura da parte della madre che lo tiene in braccio, che è in contatto epidermico con lui , che si sintonizza con le sue sensazioni cinestesiche.
12Dott.ssa Monica Zaniboni
• Le principali esigenze fisiche (1° anno):– Contenimento– alimentazione – IgieneHanno un equivalente psicologico ed emotivo:Essere tenuto in braccio, sentire il proprio corpo
delimitato e definito dal contatto con un’altra persona( v. ricerca della parete della culla..)
Nutrirsi è la prima fondamentale attività del “prendere”, la ricerca del capezzolo è la primissima esperienza di soddisfazione di un bisogno
Tutte le manifestazioni pratiche di attenzione e di cura soddisfano anche bisogni emotivi
13Dott.ssa Monica Zaniboni
• All’inizio, ad esempio, sarà infatti l’accordarsi de lla madre con il ritmo di suzione del bambino, riflettendolo, sintonizzandosi, accordandosi con esso, che aiuterà il suo piccolo nell’organizzazione del deglutire, lasciar entrare, sentirsi sazio.
• Se la madre impone un ritmo diverso o se si scontra con il bisogno del bambino di organizzare il proprio ritmo orale, allora il figlio avrà difficoltà ad integrare la prima fase evolutiva, che è in relazione con la capacità del soggetto di nutrire fiducia nell’altro e nel mondo, di sentirsi riempito da un senso di sé e di benessere .
Il genitore accoglie con il suo corpo il bisogno del bambino e loelabora con la sua mente al fine di facilitarne il soddisfacimento(funzione empatica).
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La formazione dell’immagine corporeasi forma e si modifica attraverso la relazione con la madre e col mondo
che si vive attraverso il proprio corpo
In particolare Winnicott (1896 – 1971) parla del processo di insediamento della psiche nel corpo come una vera e propria acquisizione in cui la pelle e la percezione tattile assumono una particolare importanza. In sostanza i confini corporei rappresentano i confini della psiche, la “pelle” è l’involucro della psiche . Ed il contenimento materno, attraverso la percezione tattile materna, come una “seconda pelle” facilita l’integrazione psiche-soma.L’insediamento della psiche nel corpo si compie attraverso il canale personale ed anche quello ambientale; infatti, grazie ad una madre “sufficientemente buona”, attenta ai bisogni del bambino, questi diventerà gradualmente capace di accudire se stesso.
“La prima condizione per lo sviluppo della psiche è il soma, e anche dal punto di vistadell’evoluzione il soma è venuto prima. La psiche ha inizio come elaborazione immaginativa del
funzionamento fisico e il suo compito più importante è il tenere insieme esperienze passate e
potenzialità, consapevolezza del presente e aspettativa del futuro… Quando un bambino disegna
un cerchio come autoritratto, non c’è differenziazione fra corpo e psiche”.15Dott.ssa Monica Zaniboni
LE FUNZIONI MATERNE SECONDO WINNICOTT
• l’”handling ” (il tenere in mano il bambino, l’atto di “manipolarlo”), l’”holding ” (riguarda la possibilità di
fungere da contenitore, implica la capacità della madre di IDENTIFICARSI con il bambino), e
l’”object presenting ” (la presentazione dell’oggetto), funzioni strettamente attinenti al senso del tatto
e a quello cinestesico.
• Dice Winnicott che “mentre l’uso dei processi intellettuali sottrae qualcosa al raggiungimento della
coesistenza fra psiche e soma, l’esperienza delle funzioni, delle sensazioni epidermiche e
dell’erotismo muscolare aiuta a raggiungere questo obiettivo” . Una buona integrazione delle funzioni
percettive, motorie e psichiche, funge da radice per un sano sviluppo del Sé. Nel caso di un armonico
sviluppo, il corpo vive i suoi limiti fra il suo interno e l’esterno e si percepisce quale nucleo del sé
psichico.
• Per Winnicott, il fallimento nell’integrazione psiche-soma dell’individuo dà origine ad una personalità
da lui denominata “falso Sé ”, che può facilmente utilizzare un pensiero sradicato dal suo rapporto
con il corpo, con le sue funzioni e con gli istinti
• Con l’assunzione del “falso Sé” il soggetto non giunge ad una reale unità psicosomatica ed il suo
senso di autenticità risulta compromesso.
• Winnicott affronta il tema della malattia psicosomatica e del suo significato in termini di motivazione
inconscia dell’individuo che ne risulti sofferente. In un suo scritto del 1964, l’autore afferma che la
malattia psicosomatica ha lo scopo inconscio di “ritirare la psiche dalla mente per ricondurla al suo
legame intimo con il soma”.
16Dott.ssa Monica Zaniboni
LE FUNZIONI MATERNE SECONDO WINNICOTT
• Holding (letteralmente "sostegno") è la capacità della madre di fungere da contenitore delle angosce del bambino. Implica a capacità della madre di identificarsi con il bambino, l’ holding è la capacità di contenimento della madre sufficientemente buona, la quale sa istintivamente quando intervenire dando amore al bambino e quando invece mettersi da parte nel momento in cui il bambino non ha bisogno di lei. All'interno dello holding il bambino può sperimentare l' onnipotenza soggettiva , ovvero la sensazione di essere lui, con i suoi desideri , a creare ogni cosa. Questa esperienza è necessaria ed indispensabile per il sano sviluppo dell'individuo, e può verificarsi soltanto all'interno di uno spazio fisico e psichico (uno holding environment) che possa permettere la sua espressione.
17Dott.ssa Monica Zaniboni
• Winnicott definisce madre sufficientemente buona quella madre che, in maniera istintiva, possiede le capacità di accudire il bamb ino dosando opportunamente il livello della frustrazione che gli infligge. La madre sufficientemente buona possiede la cosiddetta preoccupazione materna primaria , uno stato psicologico indispensabile perché essa possa fornire le cure ad eguate al piccolo e che le permette di "fornire il mondo" al bambino con puntu alità , facendogli sperimentare l'onnipotenza soggettiva. Tra i compiti della madre, infatti, vi è anche quello di presentare il mondo al bambino (presentazione degli oggetti obiect presenting); la madre sufficientemente buona sa istintivamente quando presentare gli oggetti al piccolo, quando accudirlo, quando e come frustrarlo facendo sì che il suo sviluppo proceda senza intoppi e senza traumi per lui soverchianti. Allo stesso modo Winnicott parla di madre non sufficientemente buona intendendo quella madre, in genere vittima di psicopatologie depressive o simili, che fornisce al bambino cure senza creatività, senza adattarsi a lui e in maniera meccanica; con una madre non sufficientemente buona il bambino smetterà presto di vivere nell'illusione che sia lui a creare e distruggere gli oggetti, e vivrà in un mondo, presentatogli dalla madre, alla quale egli dovrà essere accondiscendente: la creatività nascente potrebbe così essere uccisa. Anziché essere la madre ad adattarsi al piccolo, in questo caso sarà il piccolo a doversi adattare alla madre (o alla principale figura di accudimento). La madre non sufficientemente buona può distruggere in maniera traumatica l'esperienza dell'onnipotenza soggettiva del bambino, favorendo in particolare lo sviluppo di un falso sé.
18Dott.ssa Monica Zaniboni
“La nascita biologica e la nascita psicologica non coincidono nel tempo” ( M. Mahler, 1897 - 1985)
• La teoria e la pratica clinica di Margaret Mahler ,che si colloca
nell’ambito dell’approccio psicodinamico di matrice inglese delle
“relazioni oggettuali”, si focalizza sul processo della “nascita
psicologica” del bambino nell’ottica dello sviluppo del rapporto
interpersonale madre-neonato.
• La Mahler sostiene che “la nascita biologica del bambino e la
nascita psicologica dell’individuo non coincidano nel tempo. La
prima è un evento drammatico, osservabile e ben circoscritto, la
seconda un processo intrapsichico che si svolge lentamente”(1975).
19Dott.ssa Monica Zaniboni
Il percorso di separazione-individuazione
• La studiosa inglese definisce le tappe di questo percorso di “separazione-individuazione”: esso ha inizio con una fase da lei denominata di “autismo normale”, alla quale seguono le tappe della “ simbiosi normale”, della differenziazione, della sperimentazione, del riavvicinamento ed ,infine, della costanza oggettuale.
• Questa prospettiva mette in evidenza come la nascita dell’individualità intesa come corpo psichico, sia strettamente correlata alla relazione madre-bambino.
• In particolare, la Mahler sostiene che “ é dalla fase simbiotica dell’unità duale madre-figlio che derivano i precursori di esperienza degli inizi della individualità che, insieme a fattori costituzionali innati, determinano il carattere somatico e psicologico unico di ciascun individuo umano”
20Dott.ssa Monica Zaniboni
• Nelle prime quattro-cinque settimane di vita il bambino vive una fase di cosiddetto "autismonormale", che si caratterizza per la mancanza relativa di investimento di stimoli esterni. In questo periodo il bambino ha lunghi periodi di sonno, sonnolenza, e semi-veglia, di durata maggiore rispetto alla veglia attiva. Il bambino non ha consapevolezza del suo "caregiver" (l'"agente di cure", solitamente la madre), ma ciò che regola il suo ritmo sonno/veglia sono lo stimolo della fame e l'alternanza bisogno -soddisfazione .
21Dott.ssa Monica Zaniboni
• La seconda fase del modello Mahleriano è detta "simbiotica", e dura fino al quarto mese. Il bambino comincia ad avere una vaga consapevolezza dell'agente di cure materne (ovvero, l'"oggetto che soddisfa i bisogni"). Il bambino si comporta e agisce come se lui e la madre fossero una sorta di unità onnipotente, racchiusa dentro uno stesso confine; si tratta di uno stato di non -differenziazione (definito " fusione somatopsichica allucinatoria o illusionale onnipotente "), con la rappresentazione della madre. È una simbiosi impropriamente detta, perché il rapporto non è alla pari, ma il bambino è estremamente dipendente .
22Dott.ssa Monica Zaniboni
• L'ultima fase del modello è il cosiddetto " processo di separazione-individuazione ", che avviene tra il quarto mese e il terzo anno di vita. L'individuazione riguarda la maturazione e la strutturazione del senso di identità, l’acquisizione da parte del bambino del le proprie caratteristiche individuali; mentre la separazione ha una dimensione intrapsichica, e riguarda l’emergere del bambino da uno stato di fusione simbiotica con la madre.
• Secondo la Mahler, il processo di separazione-individuazione prevede quattro sottostadi:
1. differenziazione e sviluppo dell'immagine corporea (4º-8º mese);
2. sperimentazione (8º-14º mese);3. riavvicinamento (14º-24º mese);4. costanza dell'oggetto libidico (3º anno).
23Dott.ssa Monica Zaniboni
Differenziazione • Questa fase corrisponde alla presa di coscienza
del corpo del bambino. Grazie alla coordinazione motoria, il bambino apprende il proprio schema corporeo ( con le mani e la bocca esplora tutto il suo corpo). Verso i 6 mesi, esplora gli oggetti che si trovano alla sua portata ed il viso di sua madre (i capelli, il naso, gli occhi, ...). A 7-8 mesi, il bambino distingue la madre dalle altre persone. A quest'età sperimenta reazioni di angoscia quando la madre lo lascia, e reagisce in modo diverso in base alle persone presenti. Il bambino comincia a differenziarsi dalla madre.
24Dott.ssa Monica Zaniboni
Sperimentazione • I progressi dell'attività motoria del bambino giocano un
ruolo importante nell'evoluzione delle sue relazioni con la madre: egli si arrampica e si sposta sempre più. Il neonato ha così la possibilità di allontanarsi o di avvicinarsi a sua madre. Egli crea una "distanza con la mamma ottimale", e giocando riesce a controllare la sua paura della separazione. Il bambino familiarizza progressivamente con il suo ambiente, che esplora attivamente .
• Andrà anche a scegliersi "un pezzo di stoffa" o uno specifico giocattolo (il cosiddetto "oggetto transizionale"), al quale si attaccherà in assenza di papà e mamma. Questo oggetto gli renderà la loro assenza emotivamente più sopportabile. Più tardi, l'atto del camminare diverrà un modo per affermare ancora di più la propria individualità. La Mahler nota anche che in questa fase i bambini si interessano alle loro parti genitali, ed alla differenza anatomica tra maschi e femmine.
25Dott.ssa Monica Zaniboni
Riavvicinamento• Si notano due comportamenti tipici di quest'età:
il dare molta attenzione a fatti e gesti della mamma, ed una successione di movimenti di avvicinamento e di allontanamento del bambino nei confronti di sua madre( altalena emotiva tra indipendenza e attaccamento, v. allontanarsi per essere rincorso..). Verso i 21 mesi, il bambino è capace di trovare una distanza ideale dalla madre. I progressi del linguaggio sono molto importanti in questa nuova tappa. Il bambino è adesso capace di sopportare le attese e le frustrazioni, e si sente interiormente al sicuro.
26Dott.ssa Monica Zaniboni
• La comunicazione tra madre e figlio comincia dai primissimi giorni di vita attraverso il contatto fisico, lo sguardo e la voce, che può colmare una distanza e trasmettere la sensazione di essere contenuto anche quando non è tenuto in braccio. Attraverso le attenzioni corporee, la madre trasmette i sentimenti che prova.
• Il pianto è la via più importante per entrare in contatto con la madre, che impara rapidamente a distinguere i diversi significati del pianto del figlio.
• Le filastrocche e i giochi con le parole aiutano a imparare tante parole e ad abituarsi ai suoni. Il bambino associa l’apprendimento a sensazioni di protezione e condivisione del piacere .
• Essere ascoltato è uno dei fattori che contribuiscono al processo attraverso cui il bambino impara ad esprimersi verbalmente (non anticiparlo, lasciagli il tempo di ripetere le parole da solo).
27Dott.ssa Monica Zaniboni
Costanza dell'oggetto libidico • Il bambino ha adesso una rappresentazione stabile,
permanente e distinta di lui e sua madre . Non solo egli si sente veramente separato da sua madre, ma percepisce anche le sue caratteristiche sessuali, cioè si percepisce come femmina o maschio, con degli organi sessuali propri della sua identità sessuale. È nel corso di questa fase che l'individualità del bambino si afferma. Egli sta insieme ad altri bambini, utilizza i pronomi personali ed il suo senso del tempo si sviluppa.
Al termine di questi 3 anni il bambino si è creato la propria identità, percepisce chi è. Non solo sa di essere diverso da sua madre, ma conosce bene il suo nome, non piange più quando la mamma è assente, ha la propria vita all'asilo, poi a scuola. Tuttavia, questo processo di separazione e di individuazione non è del tutto terminato, e delle frustrazioni o angosce troppo intense possono farlo regredire.
28Dott.ssa Monica Zaniboni
Gioco e comunicazione
• Con il gioco il bambino impara a conoscere il mondo esterno , assimila nuove
esperienze, con le emozioni e le idee. E’ in contatto con il mondo interiore; il
mondo dei suoi desideri, il mondo delle sue paure, il mondo del suo intellet to
e della sua immaginazione che si vanno sviluppando
• Una delle funzioni più significative del gioco è di aiutare il bambino ad affrontare
le complesse emozioni della vita: amore, odio, aggre ssività, ansia ,
percepite soprattutto nel rapporto con la madre. Nel 2° anno scopre che la
persona che lo nutre, lo conforta, e che egli ama, è la stessa che suscita la sua
gelosia e la sua aggressività quando lo lascia solo e lo contrasta. Lanciare
lontano i giocattoli e riportarli di nuovo a sé, o farseli riportare da altri, è il modo
con cui i bambini talvolta elaborano l’ansia che provano quando vedono le
persone allontanarsi e poi ritornare (cucù!) 29Dott.ssa Monica Zaniboni
La fiducia di base• E. H. ERIKSON, 1950, CONCEPISCE LA CRESCITA COME SUPERAMENTO DI “CONFLITTI” E DESCRIVE IN
“INFANZIA E SOCIETA’” OTTO STADI PSICOSOCIALI DURANTE I QUALI LA PERSONA AFFRONTA UNA GAMMA SEMPRE PIU’ VASTA DI RELAZIONI UMANE E SI TROVA A DOVER RISOLVERE IN CIASCUNA DI QUESTE FASI DEI PROBLEMI SPECIFICI, UNA “CRISI EVOLUTIVA” INTESA COME VULNERABILITA’ SPECIFICA LEGATA ALLO SVILUPPO DI NUOVE POTENZIALITA’ NELL’INDIVIDUO. LA SUA
PREOCCUPAZIONE E’ DI METTERE IN EVIDENZA IL FATTO CHE AD OGNI FASE DELLO SVILUPPO
L’INDIVIDUO SI TROVA DI FRONTE ALLA POSSIBILITA’ DI REALIZZARE DUE POSIZIONI ANTITETICHE,
CORRISPONDENTI L’UNA AD UNA ADEGUATA INTEGRAZIONE CON L’AMBIENTE E L’ALTRA AD UN
MANCATO ADATTAMENTO. EGLI DEFINISCE FIDUCIA DI BASE LO STATO DI UN INDIVIDUO CHE NEL PRIMO ANNO DI VITA HA AVUTO BUONE CONDIZIONI D’AMBIENTE E UNA CERCHIA DI PERSONE STABILI INTORNO A SE’; SPECIALMENTE UNA MADRE PREMUROSA ED AFFETTUOSA. NEL PRIMO ANNO DI VITA IL NUTRIMENTO DERIVA NECESSARIAMENTE DA FIGURE ESTERNE: IL BAMBINO NON SA NUTRIRSI DA SOLO ED IMPARA AD AVERE FIDUCIA CHE ALTRI LO AIUTERANNO A NUTRIRSI E QUINDI A SOPRAVVIVERE. IN SEGUITO, EGLI AVRA’ FIDUCIA ANCHE NELLA CONTINUITA’ DELLE FIGURE SIGNIFICATIVE.
• QUESTA FIDUCIA DI BASE – INIZIALMENTE LEGATA ALLA NUTRIZIONE – SOPRAVVIVENZA – COSTITUISCE IL FONDAMENTO E IL PRESUPPOSTO DELLA POSSIBILITA’ DI UN RAPPORTO SERENO CON SE’ STESSI E CON GLI ALTRI, DELLA FIDUCIA IN SE, NELLE PROPRIE POSSIBILITA’ PER POI RITENERSI DEGNI DELLA FIDUCIA DEGLI ALTRI, DELLA CAPACITA’ DI RICEVERE E DIPENDERE DAGLI ALTRI.
• DISTURBI TRAUMATICI IN QUESTA FASE EVOLUTIVA PORTANO COME CONSEGUENZA LA MANCANZA DI FIDUCIA DI BASE VERSO L’AMBIENTE, VERSO IL MONDO. 30Dott.ssa Monica Zaniboni
GLI OTTO STADI DELLO SVILUPPO PSICOSOCIALE DI ERIKS ON
•
STADI (età approssimtive)
CRISI PSISOCIALE RAGGIO DELLE RELAZIONI SIGNIFICATIVE
MODALITA’ PSICOSOCIALI
RISULTATO FAVOREVOLE
I. Il primo anno di vita Fiducia/sfiducia Madre Ricevere/restituire Energia speranza
II. Il secondo anno di vita
Autonomia, dubbio, vergogna
Padre e madre Trattenere/lasciare AutocontrolloForza di volontà
III. Dai 3 ai 5 anni Spirito di iniziativa senso di colpa
Il nucleo familiare Fare (ripetendo) fare “come se” (giocando)
Orientamento e fermezza negli scopi
IV. Dal 6° anno all’inizio della pubertà
Industriosità senso di inferiorità
Scuola vicinato Fare qualcosa (competizione) fare inseme
Metodo e competenza
V. Adolescenza Identità e rifiuto dispersione dell’identità
Gruppo coetanei gruppi esterni; modelli leadership
Essere se stesso(o non esserlo) partecipare (rimanendo se stesso)
Integrazione del passato con gli obiettivi del presente e del futuro / affidabiità
VI. La prima età adulta Intimità e solidarietà/isolamento
Partner nell’amicizia, nella sessualità, nella cooperazione, nella competizione
Perdere e trovare se stesso in un altro
Affiliazione e amore
VII. Giovane e media età adulta
Generatività /ripiegamento dell’Io
Divisione del lavoro e partecipazione alla vita familiare
Crare prendersi cura di Produttività e responsabilità verso il mondo
VIII. Piena maturità Integrità dell’Io/disperazione
Umanità unicità Essere, attraverso l’essere stato / affrontare il non essere
Capacità prospettiche, soddisfazione per la propria vita, saggezza
31Dott.ssa Monica Zaniboni
IV stadio: INFERIORITA’/INDUSTRIOSITA’ (6/11 ANNI)
• 2 compiti evolutivi fondamentali:– Acquisire competenze specifiche - fiducia, autonomia iniziativa e creatività – “sentirsi in grado di fare
le cose”. Idea della “conquista personale”, cioè ottenuta con l’esercizio quasi esclusivo delle proprie capacità e potenzialità.“Imparare giocando e giocare a imparare”
– Socializzare - poter fare le cose con gli altri – cooperazione, bisogno di compagnia. I coetanei sono il punto di riferimento, l’unità di misura delle proprie abilità, delle competenze e del proprio valore (tendenza alla competitività). Sono in grado di rapportarsi con un numero di persone sempre più grande e progressivamente di comprendere sempre meglio le reazioni degli altri nei loro confronti.
Il bambino ha bisogno di credere, e che gli altri credano, che vale, che c’è qualcosa che gli riesce bene e soddisfa le aspettative degli altri.
Il presupposto psicologico per lo sviluppo della creatività è l’incoraggiamento ad avere fiducia nelle proprie capacità e questo lo si ottiene attraverso la libertà di espressione delle abilità fisiche, emotive, operative.
La dipendenza si sposta gradualmente dai genitori (confrontati con le maestre) ad altre istituzioni educative – scuola, parrocchia, palestra, gruppo – per cui vi saranno altri adulti significativi per l’identificazione personale.
Questa fase deve terminare con un senso di fiducia nelle proprie capacità e con la capacità di mantenere le proprie energie nella direzione voluta fino al raggiungimento dello scopo e al completamento del compito.
L’esito negativo si riferisce alla paura dell’insuccesso e all’incapacità di confrontarsi e competere con gli altri
32Dott.ssa Monica Zaniboni
Il settimo anno segna il passaggio all’età scolare
Capiscono le proprie emozioni e quelle altrui, quindi diventa più facile accettare il proprio turno o la propria quota di attenzioni. Accettano che all’interno del gruppo esistono ruoli e ne accettano la disciplina.
Competitività e collaborazioneLe amicizie nascono e muoiono abbastanza in fretta L’attaccamento all’insegnante può essere particolarmente intenso nei
primi anni, con aspetti delle relazioni precoci trasferiti sugli insegnanti (bisogno di ricevere un’attenzione di tipo materno, convinzione che l’ins. sappia tutto…)
La maggiore capacità di comprendere il linguaggio rende più facile accettare una disciplina spiegata attraverso il ragionamento. Allo stesso modo i genitori possono spiegare quali saranno le conseguenze in caso di disobbedienza
L’indipendenza presuppone la capacità di autocontrollo; non è solo avere più permessi, ma prendersi la responsabilità di se stessi.
33Dott.ssa Monica Zaniboni
Il buon insegnante……si prefigge di aiutare tutti i bambini a pensare
con la propria testa…a essere curiosi……a cercare di elaborare le cose……a scoprire le risposte e usare le proprie capacita’
in modo creativo……a rimanere motivati e a superare i fallimenti,
cosa che , a volte, richiede la capacità di gestire sentimenti molto intensi
…a raggiungere un’adeguata capacità di ascoltare, di osservare, di cercare, di interpretare
34Dott.ssa Monica Zaniboni
RESISTENZE ALLA SCUOLA
• Le resistenze alla scuola sono spesso comportamenti che derivano da un i ntreccio di circostanze e sentimenti per cui è difficile stabilire come si sentirà il bambino (spesso sono bambini angosciati dalla paura che possa succedere qualcosa mentre sono lontani da casa..)
• La capacità di leggere è facilmente condizionata dall’ansia che deriva dall’idea di diventare grandi, o può manifestarsi una resistenza al capire che nasce dal rifiuto di sapere come stanno realmente le cose.
35Dott.ssa Monica Zaniboni
Le relazioni
Il modo in cui ciascuno di noi ha imparato a conoscere meglio se stesso è attraverso il rapporto con gli altri.
Più si solidifica il senso di identità, più il bambino è in grado di accettare di scomparire per un attimo nel gruppo e di provare piacere nel condividere ciò che ha in comune con gli altri.
36Dott.ssa Monica Zaniboni
8/9 anni: consolidamento e stabilità
• Hanno ormai assimilato le differenze fondamentali tra ciò che è accettabile e ciò che non lo è, tra buono e cattivo, tra piacevole e spiacevole, giusto o sbagliato.
• Adorano le giuste cause, in cui è facile stare dalla parte della ragione • apprezzano le regole di comportamento chiare e sicure; hanno bisogno di confini e di
limiti chiari e prevedibiliperchè stanno attraversando una fase di consolidamento• Cresce progressivamente l’importanza del gruppo – classe, squadra, amici, bande (v.
“Pippi Calzelunghe”)• La netta separazione tra maschi e femmine esprime il bisogno di rafforzare e
consolidare la propria identità• Se in precedenza i bambini hanno acquisito capacità e conoscenze senza
un’eccessiva consapevolezza della linea che separa il gioco dal lavoro, a 8 anni questa distinzione è più chiara e l’idea di acquisire nuove capacità ha un posto privilegiato nella mente. (attività extrascolastiche)
• E’ l’età giusta anche per le collezioni: legano strettamente gli amici; consentono di dare sfogo a sentimenti di rivalità in un contesto sicuro; insegnano a confrontare, scambiare, barattare; danno una sensazione di possesso; consentono di sentirsi esperto; confermano l’identità
37Dott.ssa Monica Zaniboni
Il modo emotivo del bambino (8 anni)
• Impegnato in ogni momento ad “assorbire”: alcuni aspetti del padre o della madre vengono assorbiti nel suo mondo interiore e diventano parte integrante del suo carattere
• L’identificazione è un processo attivo:il bambino non è un foglio bianco, egli svolge un proprio ruolo, per cui le cose che succedono al bambino si combinano con le sue reazioni e con il modo in cui le utilizza.
• A 8 anni i bambini sono ancora molto ricettivi nei confronti delle esperienze positive e vulnerabili verso quelle negative
• Lo stato emotivo condiziona anche pesantemente l’apprendimento: possiamo dare forza al bambino dedicandogli la nostra attenzione, mostrandogli comprensione, affetto e apprezzamento per i suoi sforzi
• Il bambino ha sempre bisogno di poter contare su qualcosa di solido e affidabile, che dia SICUREZZA e FIDUCIA: la famiglia rimane il punto di riferimento centrale, ha il ruolo di custodire la storia e il patrimonio del bambino, di garantirgli continuità, affidabilità regolarità, attenzione alle sue esigenze, una sorta di contenitore protettivo per il suo sé ancora immaturo spesso simboleggiato dalla casa familiare.
• IL BAMBINO CHE SI E’ SENTITO AMATO, INTERESSANTE PER I SUOI GENITORI MATURA UNA BUONA STIMA DI SE’, SI AMA, E’ CURIOSO DELLE PROPRIE CAPACITA’ E LE PRATICA
38Dott.ssa Monica Zaniboni
• Tutti i bambini hanno bisogno nella loro percorso di un ADULTO che li faccia sentiri capaci di fare delle scelte – e degli errori – e che sia in grado di sopportare la loro rabbia , il loro risentimento e il loro malumore senza lasciarsi impressionare troppo. Così i bambini crescono imparando a controllare i loro sentimenti; imparano gradualmente a conoscere le cose che li fanno sentire insicuri, irritati, tesi, ma imparano anche ad avere la forza di perseverare e di andare avanti. Assimilando e interiorizzando tutto quest diventeranno persone forti.
39Dott.ssa Monica Zaniboni
10/11 anni: in cima alla montagna• una “maturità infantile” tante cose che il bambino sa di sapere e poter fare…una persona
ben integrata, attiva, con un buon dominio di sé e sul mondo esterno• la conferma di un processo di crescita/l’inizio di un’esperienza sconosciuta; il b/o comincia
ad avere sentimenti contrastanti che derivano dall’avere appreso cose più complesse ma allo stesso tempo dal doversi lasciare alle spalle cose più rassicuranti e familiari. Si rende conto che di lì a un anno dovrà affrontare situazioni impegnative (nuova scuola, primi cambiamenti fisici ormonali e primi passi verso una maggiore consapevolezza sessuale)
• le amicizie forniscono un’importante occasione per staccarsi emotivamente ed attivamente dall’interesse centrato sulla famiglia, permettono di cominciare a sentirsi più indipendenti, ma il bisogno di sentirsi piccoli è pari a quello di sentirsi coraggiosi a questa età e per i genitori è difficile capire quanto concedere di fronte all’oscillazione tra il sentirsi grande e il sentirsi piccolo…la vista che si gode dalla “cima della montagna” apparirà più confusa, meno prevedibile..
• a 11 anni molti sono capaci di esprimere con le parole le loro idee più complesse; riescono così a distinguersi dai genitori, sostenere una discussione e sviluppare le loro idee x affermare la propria indipendenza. Sentire l’interessamento dei genitori è una base sicura da cui potersi muovere verso l’esterno..
• la capacità di pensare in modo astratto: dal “fare” a ragionare , immaginare, pensare• passaggio dal comportamento impulsivo e spensierato al diventare più riflessivo• l’esempio dei genitori è suff. per aiutarli a gestire i propri sentimenti. A tutti capita di
infuriarsi; il modo in cui esprimono la rabbia, picchiando, imprecando, piangendo, con il muso o con la prepotenza… dipende dalle reazioni che hanno visto in noi e in chi è vissuto vicino a loro fino ad ora. Questa - 11/12 – può essere un’età in cui le reazioni dei ragazzi diventano più mature e fondate sulla riflessione, grazie al processo di maturazione globale. Se riusciamo come genitori ad accettare la rabbia dei nostri figli e a parlarne con loro, possiamo aiutarli a pensare e a dialogare prima di agire in modo distruttivo.
40Dott.ssa Monica Zaniboni
I BISOGNI FONDAMENTALI DEI MINORI (6-18 ANNI)
• Bisogno di un contesto di protezione e di sostegno• Bisogno di un rapporto fiduciario con l’adulto• Bisogno di ascolto e di attenzione all’interno di
esperienze relazionali significative• Bisogno di socializzazione• Bisogno di simbolizzazione dell’esperienza• Esigenze di carattere espressivo e progettuale• Bisogno di sperimentarsi nel gruppo dei pari• Bisogno di protagonismo e di autoaffermazione• Esigenze di costruzione della propria identità e di
riferimenti valoriali• Esigenze di partecipazione sociale• Bisogno di autonomia
41Dott.ssa Monica Zaniboni
• J. BOWLBY 1907 – 1990) SI E’ INTERESSATO DEL RAPPORTO PRECOCE TRA MADRE E BAMBINO APPROFONDENDO IN PARTICOLARE I CONCETTI DI ATTACCAMENTO, SEPARAZIONE E PERDITA; DEFINISCE L’ATTACCAMENTO COME LA PROPENSIONE A CREARE LEGAMI STABILI E INSOSTITUIBILI CON ALTRE PERSONE SIGNIFICATIVE, E SOTTOLINEA LA FUNZIONE ETOLOGICA O DI SOPRAVVIVENZA DI TALI LEGAMI EMOTIVAMENTE SIGNIFICATIVI, PIUTTOSTO CHE IL COMPLESSO MONDO DI CONNESSIONI E TRANSAZIONI FAMILIARI IN CUI TALI LEGAMI SONO IMMERSI.
42Dott.ssa Monica Zaniboni
TIPOLOGIE DELL’ATTACCAMENTO (J. BOWLBY)
•
COMPORTAMENTO MATERNONEL PRIMO ANNODI VITA DEL BAMBINO
RISPOSTE DEL BAMBINO INAMBIENTE ESTRANEO, INPRESENZA-ASSENZA DELLA MADRE
RISPOSTE DEL BAMBINO IN
AMBIENTE ESTERNO, ALLA
RIUNIONE CON LA MADRE
LEGAME SICUROMadre sensibile ai segnali del bambino e “responsiva” alle sue richieste. Madre “supportiva” in episodi di stress.
In presenza e in assenza della madre il bambino esplora l'ambiente attivamente. In assenza della madre puo' dare segni di sconforto e piangere. Per lo più riesce a giocare, anche se solo.
Il bambino va incontro alla madre e la saluta. Se ha sofferto e pianto durante la separazione si avvicina alla madre, si lascia prendere in braccio, si calma subito e quindi riprende a giocare.
LEGAME INSICURO DI TIPO ANSIOSO - AMBIVALENTEMadre imprevedibile nelle risposte alle richieste del bambino. Comportamento molto affettuoso o rifiutante scollegato dalle esigenze del figlio.
In presenza della madre il bambino si mantiene stretto ad essa. In assenza della madre mostra segni intensi di sconforto, piange e non esplora l'ambiente che lo circonda. In alcuni casi riesce a giocare da solo, ma per poco tempo.
Il bambino si avvicina alla madre per farsi consolare, ma la allontana e la rifiuta quando lei fa per prenderlo in braccio. Mostra segni di rabbia verso la madre e, anche se questa cerca di confortarlo, non riesce a calmarsi.
LEGAME INSICURO DI TIPO ANSIOSO - EVITANTE
Madre che rifiuta il contatto fisico, anche in situazioni di stress del bambino.
In presenza e in assenza della madre il bambino sembra indifferente e tutto preso dai suoi giochi. Mostra indifferenza alla separazione dalla madre e al fatto di essere stato lasciato solo.
Nel momento della riunione, il bambino non si avvicina alla madre, non la cerca, oppure si allontana attivamente da lei. Si mostra com-pletamente occupato con i suoi giocattoli.
43Dott.ssa Monica Zaniboni
• “Saverio”, benché abbia solo due anni, dimostra una grande autonomia già dai primi giorni di frequenza dell'asilo nido, anche se all'inizio è molto addolorato per essere lasciato in quel posto dalla mamma. Ben presto dà prova di grande socievolezza verso i coetanei e i suoi scambi sociali sono di tipo positivo, ovvero Saverio è in grado di avvicinarsi agli altri bambini al momento giusto e sa iniziare a giocare insieme a loro con grande semplicità e naturalezza, riuscendo a controllarsi nel caso sorgano motivi di lite. Se Saverio si fa male o è giù di corda si rivolge all'operatrice del nido per farsi consolare. Poi incomincia a giocare. A tre anni, e per tutti gli anni durante i quali frequenta la scuola materna, Saverio continua ad essere un bambino socievole, prova gioia a giocare con gli altri ed esprime senza problemi sia le sue emozioni positive che quelle negative.
44Dott.ssa Monica Zaniboni
• “Giovanni”, invece, piange a lungo quando viene lasciato al nido; è proprio inconsolabile, malgrado i tentativi dell'operatrice di distrarlo, e trascorre molto tempo senza far niente. Quando poi incomincia a giocare con gli altri bambini è molto instabile. Alcune volte si mostra teso e impulsivo, altre volte si mostra timoroso, debole e indifeso. La situazione non cambia molto quando Giovanni passa alla scuola materna. Giovanni, poi, tende a stare più a contatto con le insegnanti che con i coetanei e quindi in qualche maniera si taglia fuori dalla possibilità di fare esperienze dirette e di imparare ad interagire "alla pari" con i suoi compagni.
45Dott.ssa Monica Zaniboni
• “Marcello” esibisce indifferenza sin dal primo giorno di nido. La madre un po' è fiera che lui sia così autonomo, un po' va dichiarando che il figlio non prova alcun sentimento, né di dolore per la separazione, né di amore verso di lei, visto che non protesta quando lo lascia. Marcello per lo più gioca da solo e si mantiene a distanza dagli altri. Quando poi interagisce con i coetanei si mostra molto ostile ed aggressivo, alcune volte in maniera del tutto imprevedibile. Anche nella scuola materna Marcello non è cambiato di molto. Le insegnanti si lamentano di lui, dicono che spesso minaccia gli altri bambini e che cerca sempre di essere lui il vincitore nelle contese. Se Marcello si fa male o è stanco si guarda bene dal chiedere aiuto alle insegnanti. Per lo più mostra indifferenza e autonomia, facendo finta di star bene.
46Dott.ssa Monica Zaniboni
Famiglia: “contesto di apprendimento e matrice del pensiero”
• La costruzione dell’identità del bambino avviene nel gioco relazionale con i genitori; attraverso l’esperienza quotidiana di modalità relazionali specifiche nelle quali è inserito e che contribuisce a formare, il bambino struttura specifici modelli relazionali e soprattutto “apprende come si apprende ”, cioè secondo quali parametri si decodifica ogni nuova esperienza (attribuzione di significati).
• Il bambino, quando nasce, si trova collocato in uno spazio di aspettative, di funzionamenti prederminati all’interno del quale deve farsi strada, ma al contempo la sua presenza è qualcosa di innovativo e trasformativo per il contesto di cui fa parte”.
“ i confini della mente non sono delimitati dall’epidermide, non si può separare la mente esterna da quella interna…la funzione mentale è immanente nell’interazione fra parti differenziate.” Bateson
47Dott.ssa Monica Zaniboni
IL PENSIERO: STRUMENTO PRINCIPALE DI CONTENIMENTO ED ELABORAZIONE
• Se la famiglia presenta un contesto di base sufficiente per lo sviluppo di una “pensabilità” , sarà capace di affrontare i problemi connessi con i vari passaggi del ciclo vitale.
• Possiamo definire la normalità per la famiglia come la capacità di funzionare come “mente”, spazio per contenere le sensazioni, le angosce, trasformarle modulandone l’intensità, la violenza, l’imprevedibilità, permettendo il mantenimento dei legami intra ed interpersonali.
48Dott.ssa Monica Zaniboni
Normalità’(???)
– La presenza di sintomi o disturbi non definisce come patologico un sistema, se ha nel corso del tempo la capacità di elaborare e trasformare il disagio che in dato momento è espressione di una particolare momentanea difficoltà. La normalità più che assenza di patologia, o stato ottimale a cui tendere, o una definizione statica, va intesa come un processo che si svolge nel tempo in relazione alle necessità evolutive del gruppo , è la capacità della famiglia di modulare la sofferenza connessa con la crescita e di bilanciarla con la presenza di aspetti nuovi e creativi.
Quali strategie sono messe in atto per far fronte alla normale sofferenza, connessa con l’evoluzione e la crescita?
49Dott.ssa Monica Zaniboni
OGNI COMPORTAMENTO E’ UNA FORMA DI COMUNICAZIONE
• Anche il comportamento anomalo o bizzarro nei bambini, aggressività, autolesionismo e bizze violente (graffiare, picchiare, lanciare oggetti) possono essere i soli modi efficaci che certi bambini hanno a disposizione per far conoscere i loro bisogni.
• Lo stesso comportamento può significare cose diverse in situazioni diverse; lo scopo di un dato comportamento diventa chiaro solo quando si analizzano le condizioni in cui si presenta, e questa relazione con ciò che avviene nell’ambiente circostante è spesso complicata e sottile. Solo guardando a ciò che avviene nell’ambiente esterno diventa chiara la funzione comunicativa del comportamento.
• IL PRIMO PASSO E’ CAPIRE IL MESSAGGIO, determinare se il comportamento in questione sia un tentativo di ottenere attenzione o di sfuggire a una situazione spiacevole.
• UNA VOLTA CAPITO IL MESSAGGIO, CERCHIAMO DI INSEGNARE AL BAMBINO MANIERE MIGLIORI DI COMUNICARLO…
50Dott.ssa Monica Zaniboni
• Chi è il principale portatore della sofferenza?
• A chi appartiene?• In quale parte o in quale sottosistema
familiare possiamo ritrovarne l’origine?• Come e con quali meccanismi vi si fa
fronte?• Quale messaggio veicola il comporamento
del bambino in questo momento?51Dott.ssa Monica Zaniboni
Le funzioni dell’adulto
• Farsi carico, comprendere il bambino e i suoi stati d’animo, sapere cosa è meglio per entrambi, favorire il processo di crescita, non sostituirsi.
• Funzione di contenimento, capacità di trasformare sentimenti paurosi in emozioni più tollerabili, rendere “pensabili” le sue esperienze…
52Dott.ssa Monica Zaniboni
CHE TIPO DI UOMO/DONNA VOGLIO CHE DIVENTI MIO FIGLIO/A?
COME DEVO COMPORTARMI PERCHE’ LO DIVENTI?
Il bambino deve certamente rispettare, ma deve anche essere rispettato…
53Dott.ssa Monica Zaniboni
CHE COSA SIGNIFICA RISPETTO?
• Rispettare è agire sapendo che non sono solo
• Rispettare è riconoscere la distinzione tra me e l’altro, gli altri
“Non siamo nati soltanto per noi” (Cicerone)
54Dott.ssa Monica Zaniboni
RISPETTO E’… ASCOLTO
IO GENITORE…
� Rispetto mio figlio?
� Gli parlo con rispetto?
� Mi proibisco di utilizzare parole che lo feriscono quando parlo?
� Chiedo regolarmente la sua opinione?
� Tengo in considerazione le sue scelte?
� Evito di litigare o di intimidire mio figlio davanti ai suoi amici?
� Evito di criticarlo inutilmente?
� Impongo della regole chiare?
� Incoraggio i comportamenti corretti?
� Mi preoccupo della sua sicurezza fisica ed emotiva? 55Dott.ssa Monica Zaniboni
• Faccio sapere a mio figlio che è una persona importante?
• Mi metto alcune volte nei suoi panni per comprenderlo meglio?
• Conosco bene i suoi bisogni?
• Trovo il tempo per ascoltare quello che ha da dirmi?
• Lo aiuto ad esprimere i suoi sentimenti?
• Lo aiuto a identificare i suoi punti di forza?
• Lo incoraggio ad affrontare le difficoltà?
56Dott.ssa Monica Zaniboni
E il dialogo cos’è?
• Scambiarsi le idee• Ascoltare le ragioni dell’altro• Essere consapevoli che non possediamo
tutta la verità• Essere consapevoli che non la pensiamo
tutti allo stesso modo• Essere disposti a cambiare opinione
57Dott.ssa Monica Zaniboni
ALCUNE DOMANDE PER PENSARE AL NOSTRO RUOLO DI GENITORI:
• Quanto tempo sto ad ascoltare mio figlio durante la giornata?• Come mi comporto di fronte ai problemi e alle difficoltà che
incontrano i miei familiari?• Che rapporto ho con i componeneti della mia famiglia?• Trovo intorno a me qualcuno con cui parlare e confrontarmi?• Come affronto i problemi che mi si pongono?• Quante volte ho detto bravo a mio figlio?• Sono convinto che i miei problemi di adulto siano più importanti di
quelli di mio figlio?• So cosa sta succedendo a mio figlio di 14-15 anni oltre alla evidente
crescita fisica?
58Dott.ssa Monica Zaniboni
“I figli viziati non sono quelli per i quali si è fatto troppo…
…Non si fa mai troppo per un figlio...
…Sono quelli ai quali non si è mai insegnato a rendere in cambio di ciò che hanno ricevuto”
59Dott.ssa Monica Zaniboni
LA FAMIGLIA AFFETTIVA è quella in cui…
• Il genitore educa, ma si lascia educare• Propone modelli di comportamento, ma sa
mettersi in discussione• Non impone, accompagna• Non reprime, spiega• Non pretende,accoglie
60Dott.ssa Monica Zaniboni
Atteggiamenti educativi fondamentali
• Accettazione come conferma dell’identità• Accoglienza di ciò che è più che di ciò che
fa• Empatia
“Che significato ha quel comportamento? A cosa gli serve fare così? Qual è il sentimento? Quali sono i bisogni?
61Dott.ssa Monica Zaniboni
Come aiutare i bambini ad acquisire un buon
concetto di sé
1. Apprezzarli per quello che sono e per quello che fanno
2. Evitare i giudizi generalizzati, si attaccano come etichette
3. Evitare aspettative sproporzionate all’età4. Non fare confronti tra bambini5. Riferire un’eventuale critica al comportamento, non
al bambino6. Dare al bambino il tempo di imparare 7. Mettersi nei loro panni
62Dott.ssa Monica Zaniboni
Permessi fondamentali• E’ bello che tu ci sia , sono contento/a che tu sia nato, sono felice di
averti(permesso di esistere)• Sono contento/a che tu sia maschio/femmina• Puoi essere un bambino, divertirti, giocare e fare cose “infantili”, non
c’è fretta• Puoi crescere, diventare grande, separarti da noi• Puoi riuscire, essere competente, avere successo in ciò che fai• Puoi appartenere, sei parte integrante di questa famiglia• Puoi entrare in intimità, essere emotivamente vicino alle persone,
fidarti• Puoi pensare, conoscere, capire• Puoi sentire, mostrare le emozioni e i sentimenti, sentire le sensazioni
fisiche• Puoi essere importante, puoi chiedere ciò che vuoi e mostrare i tuoi
bisogni
63Dott.ssa Monica Zaniboni
COMPETENZE RELAZIONALI SULLE QUALI MODULARE LE INIZIATIVE COI BAMBINI…
• RISPETTO • ASSERTIVITA’• EMPATIA• SENSO CRITICO
64Dott.ssa Monica Zaniboni
COME INSEGNARE A VEDERE L’ALTRO…
• Parlare dei propri sentimenti• Immedesimarsi nelle situazioni altrui• Cercare le qualità positive degli altri• Proporre giochi di ruolo• Dimostrare comprensione invece che
insofferenza• Coinvolgerlo in gesti di solidarietà
65Dott.ssa Monica Zaniboni
Invitarli a servirsi della ragione
• Come pensi di comportarti in questa circostanza?
• Che decisione prenderai?• Cosa ti ha spinto a comportarti in quel
modo?
66Dott.ssa Monica Zaniboni
UN GENITORE AFFIDABILE
• MANTIENE LE PROMESSE• È DI UMORE COSTANTE• ESERCITA IN CASA UNA DISCIPLINA CHE NON SIA
INFLUENZATA DAI SUOI UMORI• È CERTO DELLE DECISIONI CHE PRENDE• PORTA A TERMINE QUELLO CHE COMINCIA• NON CAMBIA IDEA FACILMENTE• PERSEVERA NELLE DECISIONI NONOSTANTE LE
DIFFICOLTA’
67Dott.ssa Monica Zaniboni
“Ciascuno cresce solo se sognato…”(Danilo Dolci)
• Certi genitori non sognano i loro figli, non vedono il bambino che hanno davanti, ma lo scopo che deve raggiungere, preferiscono immaginarlo come sarà domani, perdendosi quel che è adesso, il suo oggi così importante per il suo futuro”
68Dott.ssa Monica Zaniboni
Ho appena finito di lavare il pavimento di casa e il nostro bambino entra con le scarpe
infangate…• Invece di “guarda cos’hai combinato?”
(messaggio tu)…• …proviamo a dire “sono molto
arrabbiata!! Ho appena finito e mi tocca ricominciare da capo…
(messaggio io)
69Dott.ssa Monica Zaniboni
LA RABBIA• E’ un’emozione, necessaria come protezione
e come stimolo• La violenza o il sopruso, invece, sono
comportamenti che si possono imparare e disimparare. Non vanno bene
• Dobbiamo sapere quello che vogliamo e chiederlo
• Dobbiamo imparare le parole giuste per dire la nostra rabbia in modo costruttivo
70Dott.ssa Monica Zaniboni
I bambini reagiscono con espressioni di rabbia quando si sentono minacciati o hanno paura di…
• Sbagliare• Non essere all’altezza della situazione• Non essere al sicuro• Non essere amati• Non essere desiderati• Non essere graditi ad altri bambini• Non farcela• Non avere un posto (in famiglia, nel gruppo)• Avere fame• Essere smascherati, messi in imbarazzo• Perdere o che qualcuno gli porti via qualcosa di importante• Non capire• Non conoscere le regole• Farsi male• Non sapere cosa ci si aspetta da loro
71Dott.ssa Monica Zaniboni
ARRABBIARSI E’ NATURALE…
…però non devi
�Fare del male agli altri�Fare del male a te stesso�Rovinare le cose
PARLANE72Dott.ssa Monica Zaniboni
QUANDO I BAMBINI SI ARRABBIANO…
�Non rispondere alla rabbia dei bambini con altra rabbia
�Fate loro capire che comprendete le loro emozioni
� aspettate a esporre altri punti di vista finchè non abbiano espresso il loro stato emotivo
�Domandate loro cosa farebbero per migliorare le cose
�Aiutateli a riflettere su proposte di soluzioni
73Dott.ssa Monica Zaniboni
Se due bambini sono arrabbiati fra loro…
• Rispecchiate ciò che sta succedendo• Separateli, se necessario per la loro incolumità• Aiutateli ad esprimere i loro sentimenti• Cercate di scoprire i bisogni sottostanti e le
paure• Coinvolgeteli nel trovare qualche soluzione per
il conflitto.
74Dott.ssa Monica Zaniboni
E’ REALMENTE TOLLERANTE…
• Chi si avvicina a quelli che la pensano diversamente da lui
• Chi cerca di capire coloro che ritiene essere in errore• Chi crede che ogni persona ha pregi e difetti• Chi pensa che per fortuna siamo tutti come siamo• Chi cerca la verità negli altri• Chi ama domandare
75Dott.ssa Monica Zaniboni
GENITORI PASSABILI
76Dott.ssa Monica Zaniboni
IL CICLO VITALE• Occorre considerare l’organizzazione e il funzionamento emotivo in
relazione al ciclo vitale. La maggior frequenza di crisi avviene infatti nelle differenti fasi di passaggio del ciclo vitale – formazione della coppia, nascita dei figli, adolescenza, partenza dei figli, morte di qualche membro, vecchiaia –
• Situazioni particolari del ciclo vitale, che impongono e segnalano ristrutturazioni dell’organizzazione familiare, sono accompagnate da vissuti, emozioni, azioni che potrebbero essere considerate patologiche al di fuori di quell’occasione
• Può accadere che il compito di elaborare o contenere nei vari passaggi gli aspetti di lutto per ciò che si perde ovvero la creatività di caratteristiche nuove che emergono, sia affidato a particolari persone, un nonno, un figlio ecc, che se ne assumono l’onere, a nome degli altri. Quanto questo sia utile, funzionale o disfunzionale è problema alquanto difficile…
77Dott.ssa Monica Zaniboni
L’autostima
• Allenare i bambini ad aumentare l’autostima scolastica, a pensarsi come persone capaci di affrontare compiti complessi, di risolvere problemi, di non arrendersi di fronte alle sfide.
• “aiutami a fare da solo”
78Dott.ssa Monica Zaniboni
DA DOVE PARTIRE?DALLA RELAZIONE EDUCATIVA, DALL’ACCOMPAGNAMENTO
Occorre saper guardare, cogliere, raccogliere, osservare, mettersi in ascolto perché il bambino si senta guardato, accolto, ascoltato, riconosciuto, avvicinato, aspettato….
ATTENZIONE ALLA PERSONA
• Curare la METACOMUNICAZIONE ( saluto col nome - lo sguardo - l’aggancio a qualcosa di raccontato la settimana prima…) Così il bambino, il ragazzo si fida, ti stima, ti segue …
La relazione è la zattera che traghetta tutto il resto, cioè le conoscenze, le esperienze, ti permette di entrare nei significati, nelle proposte, nelle domande. Anche tu ti ricordi di chi ti ha pensato, accudito, curato,aspettato. Non è questione di “bacini bacini” : Winnicott parla di “rapporto d’abbraccio” che è proprio questo sentirsi pensato e curato.
• Se non riusciamo ad “agganciare” un ragazzo debbo fermarmi, pensare, pormi delle domande, ricercare un’ ALLEANZA CON IL BAMBINO.
**Posso faticare a trovare un aggancio sia nel bambino iperattivo, impulsivo, istintivo, aggressivo: solitamente è un bambino non educato guidato a tollerare i compiti, le richieste, le frustrazioni, i sì e i no.
EMOZIONI: rabbia, paura, tristezza, gioia, non vanno “agite” senza filtro:• - vanno raccontate … es. portateli fuori con una scusa e chiedete cosa c’è• - spezzate le dinamiche (es. dividere il gruppo in gruppi dove sono più coinvolti, si sentono più direttamente interpellati e guardati)• - responsabilizzate• - create una cornice fuori dalla quale non si può andare (il microfono, il quadrato,..)• - fate progetti = coalizione intorno a un compito, ad un obiettivo sentito comune**Posso faticare a trovare un aggancio sia nel bambino timido, che non parla, i cosiddetti bambini invisibili : solitamente è un bambino con
scarsa autostima, inibito, (mutismo selettivo) Es. Integrare con altri linguaggi alternativi alla parola:• - gioco di movimento• - teatro• - esperienze• - costruzione di oggetti• - disegno, immagini• - musica• Qui occorre la creatività dell’educatore per creare gli agganci.• " E' soprattutto attraverso una narrazione che la cultura fornisce modelli di identità e di capacità di azione". La narrazione per Bruner
ha un forte potere di significatività: essa provoca una riflessione e dunque un riappropriamento del contenuto in chi racconta, modifica senz'altro l'esperienza di chi ascolta, ma richiede anche una negoziazione dei significati "quando le parole diventano ambigue”.
79Dott.ssa Monica Zaniboni
Le regole
I NO SONO LA CORNICE ENTRO LA QUALE IL BAMBINO PUO’ “DISEGNARE” IN UNO SPAZIO SUO, DOVE SA CHE PUO’ SENTIRSI LIBERO PERCHE’ C’E’ QUALCUNO CHE LO TRATTIENE DAL PERICOLO, CHE SI PRENDE LA RESPONSABILITA’ DI DIRE “QUESTO NO! ”
80Dott.ssa Monica Zaniboni
LE MIE EMOZIONI• Quali sono i comportamenti problematici
che non tollero? • Che reazioni emotive provo quando il
mio alunno manifesta i comportamenti negativi?
• Provo emozioni diverse in base ai diversi comportamenti problematici?
• Ho mai pensato perché quel comportamento negativo mi fa provare tali emozioni?
• Trasmetto le mie reazioni emotive a lui, alla classe?
• Con quale risultato? 8181Dott.ssa Monica Zaniboni
RELAZIONI E INTERVENTI
• I suoi comportamenti negativi gli consentono di ottenere qualche vantaggio?
• C’è un rapporto tra i suoi comportamenti problematici e quelli dei compagni?
• I miei comportamenti posso influenzare i suoi? In che modo?
• Posso fare qualcosa per lui/lei? • Cosa ho già provato a fare per migliorare la
situazione? • Cosa ha funzionato finora? Perché? • Cosa non ha funzionato? Perché? 82
82Dott.ssa Monica Zaniboni
IL CIRCOLO VIZIOSO DELL’AUTOSTIMA
INSUCCESSO
BASSA AUTOSTIMA
BASSE ASPETTATIVE DI RIUSCITA
RIDUZIONE DELL'IMPEGNO
83Dott.ssa Monica Zaniboni
LE SUE EMOZIONIL’AUTOSTIMA
La considerazione che un individuo ha di se stesso
Quando un bambino pensa di non valere nulla, inizia gradualmente a ritrarsi dalla vita, sceglie di rimanere ai margini, perché si sente inadeguato.
Spesso arriva a non stare bene con se stesso, preda di un forte senso di autocritica e di odio nei propri confronti; arriva a considerare privo di valore tutto ciò lo riguarda: i compiti di scuola, quello che fa, dice, canta, inventa o sogna.
Perciò, spesso, tende a rinunciare a ogni impresa o a non iniziarla neppure.
AL CONTRARIO, UN BAMBINO CON UNA FORTE AUTOSTIMA INIZIA, SPERIMENTA, PERSEVERA E SPESSO HA LA MEGLIO SUGLI OSTACOLI CHE INCONTRA 84
84Dott.ssa Monica Zaniboni
• Alcuni bambini che si sentono privi di valore non parlano di fronte agli altri, pensando: «Quello che vorrei dire non è interessante», o temono costantemente di venire criticati.
• Questo confronto li fa sentire, giorno dopo giorno, sempre più poveri di voce e di volto nel rapporto con gli altri.
8585Dott.ssa Monica Zaniboni
• Se un bambino nutre dei dubbi rispetto al proprio valore, qualsiasi apprezzamento o incoraggiamento gli sembrerà falso, casuale, se non ridicolo.
• Ciò dipende dalla sua profonda convinzione: «Questo apprezzamento non è coerente con la persona che so di essere dentro».
• Senza rendersene conto screditerà qualsiasi persona gli voglia bene, perché chiunque ami qualcuno che non ha valore sicuramente ha in sé qualcosa di sbagliato.
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• Per la stessa ragione, se riescono in qualcosa, non ne gioiscono. «È solo una questione di fortuna», è il commento più frequente di un bambino privo di autostima, subito dopo aver preso un bel voto a scuola.
• Il pensiero sotteso a tale affermazione è che qualsiasi successo non può avere in alcun modo a che fare con lui (ATTRIBUZIONE ESTERNA).
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IL BAMBINO È VITTIMA PERENNE DI UNA CRITICA INTERIORE
• È soprattutto questa autocritica a essere responsabile della sua sofferenza. La critica interiore è per lo più il risultato dell’interiorizzazione dei messaggi, verbali e non, che riceve dal suo mondo esterno : – dai genitori – dagli insegnanti – dai bambini più prepotenti
• Sono stati recepiti e, ora, sono diventati per lui la verità
AUTOSABOTAGGIO e AUTOLESIONISMO
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SOPPORTARE DI STARE MALE CON SE STESSI SOLO FACENDO STARE MALE GLI ALTRI
• Alcuni bambini aggrediscono, in modo verbale o fisico, i loro coetanei perché così sopportano meglio la propria sofferenza.
• Suscita in loro un senso di grandezza il fatto di far sentire qualcuno molto piccolo. Di solito, questi bambini non sono consapevoli del fatto che stanno scaricando sugli altri il proprio intollerabile senso di impotenza, degrado e vergogna. Alcuni hanno subìto atti di crudeltà e violenza, o hanno sperimentato relazioni significative basate sui rapporti di dominio-sottomissione. Come ha detto Jung: «Tutto ciò che è inconscio viene proiettato».
• Alcuni bambini rafforzano la propria autostima entrando in qualche banda di bulli. Appartenere a un simile gruppo li fa sentire grandi e importanti, e non delle nullità escluse da tutto. È una sorta di fuga nel potere. 89
89Dott.ssa Monica Zaniboni
MISSIONE SPECIALE
• Aiutarli ad amarsi• Aiutarli a comprendere sé stessi• Educare i propri desideri• Aiutarli ad aprirsi agli altri• Progettare la vita
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Obiettivi educativi
• Promuovere lo sviluppo e l’autoappropriazione della persona umana nella sua integralità
• Suscitare domande di senso• Aprire spazi di riflessione e ricerca in cui
scoprire l’essenziale• Suscitare la cura, l’attenzione e la
responsabilità, per le cose che contano
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• RIFIUTO DELLA SCUOLA• Soprattutto all’inizio dell’età scolare può avere diverse origini oltre al
braccio di ferro:• PROTESTA CONTRO LE REGOLE• ANSIA DA SEPARAZIONE ( è la mamma che va rassicurata!)• ANSIA DA PRESTAZIONE – “tu sei uno da 10, non deluderci!” ( v.
es. vomito, mal di testa, fatica ad alzarsi: la scuola è diventata una montagna..)
• Genitori “giudici” o “rivali” degli insegnanti che non riconoscono che i veri maestri del figlio sono altri e che loro devono fare i genitori..
• Figli che non si sentono all’altezza dei “numeri” dei loro genitori e si ritirano dietro la legge del “minimo sforzo”, non trovando la vera motivazione a buttarsi nell’apprendere
92Dott.ssa Monica Zaniboni
Come uscirne?
• Se ne esce favorendo una sana situazione di apprendimento ; compito insostituibile dei genitori indipendentemente dai loro titoli di studio. Questo comprende incoraggiare le sue abilità metacognitive: “Quando hai fatto in questo modo, quali vantaggi hai ottenuto?”,offrire solidarietà solo su richiesta e non ultimo la convinzione che lo studio è affar suo e che ha diritto di essere riconosciuto per le sue competeze e le sue strategie: solo lui può sapere se le sue scarpe gli fanno male!
93Dott.ssa Monica Zaniboni
• E’ PIU’ IMPORTANTE IL SUCCESSO O CIO’ CHE FAI? TU V ALI PER LA
TUA RIUSCITA O PER LA PASSIONE CHE CI METTI? NOI GE NITORI
SIAMO SEMPRE TESI A SENTIRCI VALUTATI DALLE LODI CH E
RICEVI O TI LASCIAMO LA LIBERTA’ DI SBAGLIARE, SENZ A
SENTIRCI MISURATI?
• IL RISCHIO GRAVE E’ CONFONDERE LA LODE E LA RIUSCITA CON
L’AFFETTO E L’ACCETTAZIONE: se non vanno bene non si sentono
accettati. Risultato? IL FIGLIO INVISIBILE: la visibilità del figlio coincide con
i suoi risultati, mentre sfuggono sempre di più i suoi reali interessi, il suo
punto di vista, il suo mondo reale. Il figlio invisibile scambia per controllo
l’interesse e l’affetto, pieno di buone intenzioni, dei suoi genitori, e i genitori
non vedono più il figlio. Questo meccanismo è alla base del “truccare le
carte”: studenti che nascondono brutti voti, firme false, risultati mai avuti
(università!). Il malinteso comunicativo è :”non fanno che misurarmi e non
andrò mai bene” (FIGLIO) e “siamo così interessati che notiamo ogni
minimo successo o insuccesso, come fossero problemi nostri; così si
sentirà amato!” (GENITORI)
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• La sicurezza e la fiducia di base in sé stessi, nell’altro e nel mondo costituiscono un traguardo evolutivo fondamentale per poter costruire nuovi legami sapendo ricercare e utilizzare le risorse che mancano alla propria crescita.
95Dott.ssa Monica Zaniboni
Nel legame traumatico e nel legame patologico il bambino dovrà:
1. Pervenire a un senso di fiducia pur crescendo in una relazione inaffidabile
2. Pervenire ad un senso di sicurezza di sé e dell’altro o di radicamento sicuro pur crescendo in un ambiente insidioso
3. Pervenire ad un senso di potere e padronanza di sé pur crescendo in una condizione di impotenza
4. Pervenire ad acquisire una capacità di cura di sé e di capacità di tutela pur crescendo senza protezione e senso di sacralità del corpo e della mente
96Dott.ssa Monica Zaniboni
Il disturbo traumatico dello sviluppo :esperienze croniche di trascuratezza ( neglect ), vissute
nell'ambito di relazioni insicure, hanno effetti neg ativi sulle seguenti sette aree del funzionamento del bamb ino:
1. attaccamento (difficolta' interpersonali e nella sintonizzazione emotiva con gli altri),
2. livello biologico (analgesia, somatizzazione, problematiche mediche nell'arco della vita),
3. regolazione affettiva (mancata regolazione del Se', scarsa comprensione degli stati interni del Se' e dell'alt ro, incapacita' di comunicare desideri e bisogni),
4. dissociazione (alterazioni dello stato di coscienza, depersonalizzazione, amnesia)
5. controllo del comportamento (scarsa modulazione degli impulsi, aggressivitˆ auto- ed eterodiretta, abuso di sostanze ),
6. funzionamento cognitivo (mancata regolazione dell'attenzione, difficolta' nell'elaborazione degli stimoli, diffico lta' di apprendimento, difficolta' nel programmare e antici pare),
7. senso del Se ' (senso del Se' carente, scarso senso di separatezza, disturbi dell'immagine corporea, bassa autostima, s enso di vergogna e di colpa).
97Dott.ssa Monica Zaniboni
• Il bambino è dentro di me fino a 2 anni• Lo tengo per mano fino a 7 anni• Lo accompagno fino a 15 anni• Gli cammino davanti affinché lui calpesti le
mie orme finché non trova le sue!!!
98Dott.ssa Monica Zaniboni
99Dott.ssa Monica Zaniboni