REGIONE BASILICATA
COMUNE DI SCANZANO IONICO
Provincia di Matera
PIANO OPERATIVO PRODUTTIVO (P.O.P.) CON VALENZA DI P.I.P. DELLA ZONA D3 DELLA SSP
STUDIO PER LA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE - Integrato
• Proponente:
COMUNE DI SCANZANO JONICO (MT)
Ottobre 2017
Il Tecnico redattore: Arch. Marcello Iannuzziello
INDICE GENERALE
0) Premessa
Cronistoria degli eventi amministrativi procedurali dell’area in oggetto
A.Quadro di riferimento programmatico
A.1Premessa
A.2 Strumenti di programmazione e pianificazione regionali
A.3 Strumenti di programmazione e pianificazione comunali e comprensoriali
B Quadro di riferimento progettuale
B.1 Descrizione della zona di intervento
B.2 Dimensioni e caratteristiche dell’intervento
B.3 Cronoprogramma dei lavori
C Quadro di riferimento ambientale
C.2 Descrizione dello status delle componenti ambientali potenzialmente interessate
Atmosfera (precipitazioni, temperatura, direzione dei venti dominanti etc.)
Ambiente idrico (idrologia ed idrogeologia)
Suolo e sottosuolo
Vegetazione
Fauna
Caratteri pedologici
Paesaggio e fattori storico testimoniali
Salute pubblica
D Descrizione degli impatti e delle misure di mitigazione
D.2 Azioni di progetto
D.3 Fattori di Impatto
D.4 Componenti ambientali interessate
D.5 Stima degli impatti sulle componenti ambientali e interventi di mitigazione
E. Piano di Monitoraggio Ambientale
Conclusioni
Riferimenti normativi:
Normativa comunitaria:
Direttiva 337/85/CEE
Direttiva 97/11/CE di modifica la Direttiva 337/1985
Normativa nazionale:
D.P.C.M. n. 377/88
D.P.R. 2 settembre 1999, n. 348
D.P.C.M. 3 settembre 1999
D.Lgs. n. 372/99).
D.Lgs. 372/99),
D.P.C.M. 27 dicembre 1988,
D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. (Testo Unico dell'Ambiente o Codice dell’ambiente) come modificato dal D.Lgs
16/01/2008 n.4.
Normativa regionale:
Legge regionale 14 dicembre 1998, n. 47 (DISCIPLINA DELLA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE
E NORME PER LA TUTELA DELL’AMBIENTE)
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Lo studio di impatto ambientale è organizzato nei quadri di:
• riferimento programmatico,
• riferimento progettuale
• riferimento ambientale
Quadro di riferimento programmatico
- Il quadro di riferimento programmatico contiene:
1. la descrizione delle relazioni tra l'opera progettata e gli strumenti di pianificazione e di
programmazione vigenti con particolare riferimento ai rapporti di coerenza ed allo stato di attuazione
di tali strumenti;
2. la descrizione di vincoli di varia natura esistenti nell'area prescelta e nell'intera zona di studio.
Quadro di riferimento progettuale
- Il quadro di riferimento progettuale contiene:
1. la descrizione delle caratteristiche fisiche dell'insieme del progetto e delle esigenze di utilizzazione del
suolo durante le fasi di costruzione e di funzionamento;
2. la descrizione delle principali caratteristiche dei processi produttivi, con l'indicazione della natura e
della quantità dei materiali impiegati;
3. la descrizione della tecnica prescelta, con riferimento alle migliori tecniche disponibili a costi non
eccessivi, e delle altre tecniche previste per prevenire le emissioni degli impianti o per ridurre l'utilizzo
delle risorse naturali, confrontando le tecniche prescelte con le migliori tecniche disponibili;
4. la valutazione del tipo e della quantità dei residui e delle emissioni previste (quali inquinamento
dell'acqua, dell'aria e del suolo, rumore, vibrazioni, luce, calore, radiazioni, ecc.) risultanti dalla
realizzazione e dalla attività del progetto proposto;
5. la descrizione delle principali soluzioni alternative possibili, inclusa l'alternativa zero, con indicazione
dei motivi principali della scelta compiuta, tenendo conto dell'impatto sull'ambiente.
Quadro di riferimento ambientale
- Il quadro di riferimento ambientale contiene:
1. l'analisi della qualità ambientale con riferimento alle componenti dell'ambiente potenzialmente
soggette ad un impatto importante del progetto proposto, con particolare riferimento alla popolazione,
alla fauna e alla flora, al suolo, Regione Basilicata al sottosuolo, all'acqua, all'aria, ai fattori climatici, ai
beni materiali, compreso il patrimonio architettonico e archeologico, al paesaggio, all'interazione tra
questi fattori;
2. la descrizione dei probabili effetti rilevanti, positivi e negativi, del progetto proposto sull'ambiente
dovuti:
- all'esistenza del progetto;
- all'utilizzazione delle risorse naturali;
- all’esercizio del PIP stesso;
3. l'indicazione dei metodi di previsione utilizzati per valutare gli effetti sull'ambiente;
4. la descrizione delle misure previste per evitare, ridurre e se possibile compensare rilevanti effetti
negativi del progetto sull'ambiente.
0 Premessa
Il presente studio integra e sostituisce il precedente, trasmesso a Settembre 2017, per aver apportato
modifiche e integrazioni sulla base di richieste verbali da parte dell’Ufficio che ne cura l’istruttoria.
Il Comune di Scanzano Jonico (MT) ha previsto nei suoi strumenti di Pianificazione territoriale ed economica la
possibilità di insediare sul proprio territorio nuove attività produttive, terziarie, ricettive. Tale scelta è stata
coerente con tutti gli strumenti di pianificazione sovraordinati è stata validata e approvata nelle sedi
tecnico/amministrative/istituzionali competenti. La spinta verso tale scelta deriva dagli Imprenditori ed attività
insediate sul territorio e da soggetti imprenditoriali esterni, interessati sia dalla eccellente situazione
agronomica del territorio agricolo sia dalla forte espansione turistica del litorale jonico.
Trattasi di area ubicata in ambito territoriale pianificato dal vigente RU : Ambiti – ZONA D3 - Zona Dd3 – Dd7
– ricompreso nel Piano Operativo Produttivo (P.O.P.) per gli anni 2012 – 2017, con effetti di P.I.P. (Piano
Insediamenti Produttivi ai sensi della Legge n°865/1971), approvato con Delibera di Consiglio Comunale del
01.03.2013, n° 13, per la superficie territoriale di mq mq 317.390, assegnato agli aventi titolo a seguito di
Determina n° 65 del 24.05.2016.
Il R.U. approvato con Delibera di Consiglio Comunale n° 44 del 28.10.2009, ha affrontato la questione
urbanistica della riorganizzazione degli spazi urbani nel riequilibrio della città esistente e degli spazi aperti –
qualità territoriale e sviluppo turistico/produttivo.
La scelta del sito è stata dettata dalla sua posizione strategica in relazione alle arterie viarie primarie ossia: la
SS 106 – Jonica, con lo svincolo con la S.S. 598 della Val d’Agri.
La volontà amministrativa locale di promuovere lo sviluppo economico ha trovato la risposta in campo
urbanistico con il Piano Operativo Produttivo (P.O.P.) per gli anni 2012 – 2017, con effetti di P.I.P. (Piano
Insediamenti Produttivi ai sensi della Legge n°865/1971), ZONA D3.
La volontà amministrativa regionale ha condiviso e supportato la scelta locale tramite l’erogazione di
finanziamenti specifici.
La redazione e progettazione del P.O. – P.I.P. e relativi criteri di assegnazione dei lotti è stata eseguita con i
criteri di cui alla SCHEDA STRUTTURALE ZONA D3 (risultanza della Regione Basilicata – Ufficio Compatibilità
Ambientale D.D. n° 75AB. 2010/D. 01733 del 23.12.2010 – Valutazione Ambientale Scheda Strutturale relativa
agli aspetti Turistico, Ambientali e Produttivi del Comune di Scanzano Jonico), della quale si riporta estratto:
“---- essa è finalizzata al soddisfacimento della domanda di localizzazione di manufatti produttivi------
l’edificazione è sottoposta a P.O.------ che terrà conto delle prescrizioni dell’AdB ---- con collocazione degli
edifici ad una quota non inferiore a 10,50 metri sul livello del mare. Le destinazioni d’uso le seguenti: artigianali
e industriali non nocive, terziario e commerciale all’ingrosso e al dettaglio per tutti generi tranne quello
alimentare. Per queste ultime vengono consentiti solo per gli alimenti prodotti e trasformati nello stabilimento.
La redazione del PIP dovrà essere orientata anche alla costruzione di un rapporto organico con le aree agricole
esterne attraverso “strutture verdi”……“ .
Dei criteri sopra enunciati si cita il parere del 20.04.2017 – Regione Basilicata: Nota Prot. n°
67601/2017 – comunicazione al Comune di Scanzano Jonico da parte dell’Ufficio Urbanistica e Tutela del
Paesaggio dell’approvazione da parte della Commissione BB. AA, dell’aggiornamento del PIP Zona D3,
ricordando che Il Piano Operativo Produttivo (P.O.P.), ZONA D3, è stato ideato a livello planimetrico come
una griglia di impianto “ippodameo”, con lotti regolari all’interno di una viabilità perimetrale rigida, con
possibilità di inserimenti trasversali atti alla più corretta distribuzione in base alle richieste di assegnazione
delle aree.
Sostanzialmente si è scelta una soluzione “flessibile” da gestire al meglio nelle fasi future di richiesta
e assegnazione delle aree, in proporzione alle attività da insediare e alle relative necessità di superfici
coperte e scoperte.
La prescrizione della VAS approvata sull’area, che prescriveva di sottoporre a specifica Valutazione
di Impatto Ambientale (VIA) ai sensi della LR n° 47/1998 e D.lgs. n° 152/2004 e s.m.i. sulla base di
progetti a livello definitivo il progetto del sistema produttivo della Zona D3, ha posto un vincolo di
dettaglio progettuale molto elevato che solo in questa fase temporale si è delineato e definito.
Con D.G.R. n.62 del 12.09.2017 è stato approvato l’aggiornamento del PIP della zona D3 con
l’aggiunta di un Parco divertimenti a tema. Quindi si è chiaramente delineata la conformazione dell’area:
- la prima parte a ridosso dell’ingresso è di pertinenza del parco tematico di svaghi e divertimenti;
- la seconda parte in fregio alla esistente struttura agroalimentare dell’APOFRUIT, sono collocati i
lotti delle attività di lavorazione confezionamento dei prodotti agricoli.
Si sono così create 2 distinte aree divise dalla pubblica viabilità di progetto, rendendo armonico e
funzionale il progetto urbanistico.
Occorre sottolineare che la soluzione compositiva spaziale del Piano/progetto Urbanistico originario
non è stata variata (viabilità pubblica, parcheggi pubblici, verde pubblico) mentre è stato eseguito
l’accorpamento di n°29 lotti (finalizzato alla realizzazione del “Parco Tematico Svaghi e divertimenti
denominato DREAM PARK”). Gli scostamenti lievissimi (rispetto alla soluzione Adottata), sono
ambientalmente apprezzabili in quanto riducono il carico urbanistico e la pressione ambientale rispetto
alla soluzione originaria approvata con VAS dalla Regione in data 24.11.2010.
La Regione Basilicata,inoltre, con DGR n.90/2017 ha concesso in favore del Comune di Scanzano
Jonico un finanziamento di € 3.300.00,00 per l’infrastrutturazione della nuova area artigianale D3 con
sottoscrizione di un accordo di Programma firmato in data 17.02.2017.
Pertanto tale provvedimento resta invariato sia nel contenuto che nelle prescrizioni.
L’intervento urbanistico è già stato soggetto alle procedure di valutazione ambientale strategica:
� Regione Basilicata – Ufficio Compatibilità Ambientale D.D. n° 75AB. 2010/D. 01733 del 23.12.2010 - Parere
Valutazione Ambientale Strategica (VAS) sulla Scheda Strutturale del 24.11.2010, nella quale si prescrive di
sottoporre a specifica Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) ai sensi della LR n° 47/1998 e D.lgs n°
152/2004 e s.m.i. sulla base di progetti a livello definitivo il progetto del sistema produttivo della Zona D3.
CRONISTORIA DEGLI EVENTI AMMINISTRATIVI PROCEDURALI DELL’AREA IN OGGETTO
� 29.11.2008 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Delibera di Consiglio Comunale n° 44/2008 “adozione
formale di atto di condivisione degli obiettivi da perseguire con il Regolamento Urbanistico (R.U.) a
seguito delle esigenze manifestate dall’imprenditoria locale ed esterna ai confini territoriali di nuove
aree produttive.
� 23.10.2009 - Comune di Scanzano Jonico (MT): Delibera di Consiglio Comunale n° 44/2009
“Approvazione del Regolamento Urbanistico (R.U.). A seguito di prescrizione dell’Ufficio di Compatibilità
Ambientale veniva stralciata la “Zona D3”.
� 24.11.2010 – Regione Basilicata: Parere Valutazione Ambientale Strategica (VAS) sulla Scheda
Strutturale nella quale si prescrive di sottoporre a specifica Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) ai
sensi della LR n° 47/1998 e D.lgs. n° 152/2004 e s.m.i. sulla base di progetti a livello definitivo il
progetto del sistema produttivo della Zona D3.
� 25.02.2011 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Delibera di Consiglio Comunale n° 7/2011
“Approvazione della Scheda Strutturale relativa agli aspetti turistico ambientali e produttivi in cui è
prevista la localizzazione della Zona D3 in prossimità dello svincolo della arteria viabile “Val d’Agri” e la
SS n° 106 “Jonica”. L’attuazione veniva subordinata alla elaborazione di un Piano Operativo.
� 26.04.2011 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Delibera di Giunta Comunale n° 39/2011
“Approvazione della Relazione Urbanistica al Programma Triennale dei Lavori Pubblici - - Formazione
del Piano Operativo (P.O.) Produttivo degli Ambiti denominati “Zona D3, Dd3, Dd7”.
� 01.06.2011 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Avviso Pubblico “Partecipazione al Piano Operativo”.
� 05.07.2011 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Delibera di Giunta Comunale n° 10/2011 “Presa d’atto
delle proposte pervenute e condivisione delle stesse”.
� 23.04.2012 – Regione Basilicata: Parere Favorevole della Commissione Reginale BB.AA. sul Piano “Zona
D3”.
� 28.09.2012 - Comune di Scanzano Jonico (MT): Delibera di Consiglio Comunale n° 13/2013 “Adozione
del Piano Operativo (P.O.) Produttivo dell’Ambito denominato “Zona D3”.
� 14.11.2012 - Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 15417/2012 – Domanda alla Regione
Basilicata di Avvio fase di Verifica Procedura di VIA (Piano Operativo (P.O.) Produttivo dell’Ambito
denominato “Zona D3). * vedi vicende specifiche VIA nel successivo capitolo.
� 01.03.2013 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Delibera di Consiglio Comunale n° 7/2011
“Approvazione del Piano Operativo (P.O.) Produttivo dell’Ambito denominato “Zona D3 (avente effetto
di Piano Insediamenti Produttivi (P.I.P.) di cui all’ articolo 27 della Legge n° 865/1971.
� 04.07.2013 – Regione Basilicata: Nota Prot. n° 115403/2013 dell’Ufficio Compatibilità Ambientale -
Comunicazione dell’Avvio di Procedimento istruttorio della VIA.
� 19.01.2015 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Delibera di Consiglio Comunale n° 7/2015
“Approvazione del Regolamento per l’assegnazione dei lotti nel Piano Operativo (P.O.) Produttivo
dell’Ambito denominato “Zona D3”.
� 19.02.2015 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Determina Dirigenziale (D.D.) n° 12/2015
“Approvazione Schema di Bando Pubblico e relativi allegati per l’assegnazione dei lotti nel Piano
Operativo (P.O.) Produttivo dell’Ambito denominato “Zona D3”.
� 20.03.2015 – Regione Basilicata: Nota Prot. n° 56335/2015 - Richiesta dell’Ufficio Compatibilità
Ambientale di documentazione integrativa della VIA.
� 27.04.2015 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 4956/2015 – Richiesta all’Ufficio
Compatibilità Ambientale della sospensione dell’esame della VIA, in quanto al momento è in corso la
procedura concorsuale per l’assegnazione dei lotti del Piano Operativo (P.O.) Produttivo dell’Ambito
denominato “Zona D3 (avente effetto di Piano Insediamenti Produttivi (P.I.P.), con possibile modifica
del dimensionamento dei lotti e relativo numero (a seguito delle richieste presentate).
� 06.05.2015 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 4956/2015 – Determina Dirigenziale
(D.D.) n° 47/2015 “Nomina Commissione di Valutazione per l’assegnazione dei lotti nel Piano
Operativo (P.O.) Produttivo dell’Ambito denominato “Zona D3”.
� 22.04.2016 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 4903/2016 – “Convocazione delle
Aziende partecipanti al Bando per la discussione delle problematiche inerenti l’assegnazione dei lotti nel
Piano Operativo (P.O.) Produttivo dell’Ambito denominato “Zona D3”.
� 27.04.2016 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Incontro con le Aziende partecipanti al bando.
� 15.05.2016 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 5822/2016 – “Comunicazione
Dirigenziale al Sindaco dell’Esito dell’Avviso Pubblico, con invito allo stesso a reperire le risorse
finanziarie per la realizzazione delle opere di infrastrutturazione e urbanizzazione dell’area nel Piano
Operativo (P.O.) Produttivo dell’Ambito denominato “Zona D3”.
� 24.05.2016 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Determina Dirigenziale (DD) n° 65 del 24.05.2016,
Registro Pubblicazione n.476, Pubblicato all’Albo Pretorio on line dal 24.05.2016 al 08.06.2016
“Comunicazione di Assegnazione a Paci Osvaldo, (Lotti dal n° 23 al n° 52), per la superficie territoriale
di mq 103.165, per la realizzazione di “Parco Tematico Svaghi e divertimenti denominato DREAM
PARK”;
� 30.05.2016 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 6466/2016 – “Convocazione delle
Aziende partecipanti al Bando per la discussione delle problematiche inerenti l’assegnazione dei lotti nel
Piano Operativo (P.O.) Produttivo dell’ Ambito denominato “Zona D3”.
� 16.06.2016 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 7543/2016 – Il Sindaco informa il
Presidente della Giunta Regionale delle risultanze della DD n° ---Determina Dirigenziale (D.D.) n°
65/2016 “Approvazione della Graduatoria provvisoria per l’assegnazione dei lotti nel Piano Operativo
(P.O.) Produttivo dell’Ambito denominato “Zona D3”.
� 02.11.2016 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Richiesta della Soc. SUMMIT relativamente alle
determinazioni assunte dall’Amministrazione Comunale in relazione alla realizzazione del “Parco
Tematico Svaghi e divertimenti denominato DREAM PARK”.
� 17.02.2017 – Regione Basilicata: La Soc. BASILICATA DREAM PARK srl (subentrata alla Soc. Basilicata
Sviluppo S.r.l. con comunicazione Prot. n° 6279 del 29.05.2017,-) con trasmissione in data 17.02.2017,
Richiede l’Autorizzazione – N.O. Paesaggistico per l’intervento del “Parco Tematico Svaghi e
divertimenti denominato DREAM PARK”.
� 27.02.2017 - Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 2616/2017 – Il Sindaco risponde ad
Osvaldo Paci - Soc. SUMMIT S.r.l., in relazione alla propria richiesta Prot. 13392 del 02.11.2016, che
relativamente all’area assegnata a seguito di Determina n° 65 del 24.05.2016 nella quale si precisa
che: La Giunta Regionale Basilicata con Delibera n° 90 del 14.02.2017 ha ammesso a finanziamento
l’intervento “INFRASTRUTTURAZIONE NUOVA AREA ARTIGIANALE ZONA D3-I LOTTO”. In questo
Lotto è inserito l’intervento del Dream Park. Il Comune ha sottoscritto con La Regione Basilicata
l’Accordo di Programma per la realizzazione dell’intervento, con ultimazione programmata al mese di
luglio del 2018; La Soc. SUMMIT s.r.l., può attivare il programma costruttivo in relazione al fatto che:
La struttura tecnica comunale ha predisposto la Variante al Piano di Lottizzazione dell’area per
adeguarlo all’area assegnata;La proposta di modifica è all’esame della Regione Basilicata per
l’acquisizione del parere paesaggistico del D.lgs. n° 42/2004 e della valutazione di impatto ambientale
ai sensi del D.lgs. n° 152/2006.
� 20.04.2017 – Regione Basilicata: Nota Prot. n° 67601/2017 – comunicazione al Comune di Scanzano
Jonico da parte dell’Ufficio Urbanistica e Tutela del Paesaggio dell’approvazione da parte della
Commissione BB. AA. dell’aggiornamento del PIP Zona D3.
� 05.05.2017 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Trasmissione alla G.M. della proposta di Variante di
aggiornamento del PIP Zona D3.
� 09.05.2017 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 5409/2017 – Trasmissione alla Regione
Basilicata della Variante di aggiornamento del PIP Zona D3 – Aggiornamento della VIA.
� 11.05.2017 - Regione Basilicata: Nota Prot. n° 79620/23AD – Nella seduta del 10.05.2017 la
Commissione Regionale per La Tutela del Paesaggio Parere ha rilasciato Parere Favorevole alla
Richiesta presentata dalla Società Lucania Sviluppo SRL presentata in data 17.02.2017, relativamente
al parco divertimenti Dream Park.
� 09.06.2017 - Regione Basilicata: Nota Prot. n° 0096859/23AB – Richiesta di Compatibilità Ambientale
(Screening) relativamente al parco divertimenti Dream Park. Da parte della Soc. BASILICATA DREAM
PARK SRL.
� 20.07.2017 - Regione Basilicata: Nota Prot. n° 0119196/23AB/2017 - il “Dipartimento Ambiente ed
Energia - Ufficio Compatibilità Ambientale”, invia la Comunicazione (Soc. BASILICATA DREAM PARK
SRL) di improcedibilità dell’istanza di compatibilità ambientale presentata in data 07.06.2017 - (Prot.
Dipartimentale n° 96859/23AB, ai sensi dell’art. n° 2 comma 1 della Legge 7 agosto 1990, n. 241 e
s.m.i., motivata dalla mancata approvazione del Piano Operativo Produttivo (P.O.P.) per gli anni 2012
– 2017, con effetti di P.I.P. (Piano Insediamenti Produttivi ai sensi della Legge n°865/1971).
� 21.07.2017 - Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 5409/2017 – Trasmissione alla Regione
Basilicata della Variante di aggiornamento nella quale Il Comune di Scanzano Jonico, con Deliberazione
di Giunta Comunale N.49 del 21.07.2017 - Reg. Prot. 8639, pubblicazione n.706 Albo Pretorio in data
24.07.2017, adotta l’Aggiornamento del Piano Operativo con valenza di P.I.P. della Zona ‘D3’ della Ssp”
nella quale viene recepita la proposta progettuale del Parco Tematico Divertimenti denominato
Basilicata Dream Park.
� 20.07.2017 - Comunicazione della Regione Basilicata “Dipartimento Ambiente ed Energia – Ufficio
Compatibilità Ambientale” (Prot. 0119206/23AB), relativo alla documentazione progettuale
dell’intervento urbanistico relativo all’Aggiornamento del Piano Operativo con valenza di P.I.P. della
Zona ‘D3’, trasmesso con Nota Prot. n° 5409/2017, si richiede integrazione documentale.
� 12.09.2017 - Comune di Scanzano Jonico (MT) - Con D.G.R. n.62 del 12.09.2017 è stato approvato
l’aggiornamento del PIP della zona D3 con l’aggiunta di un Parco divertimenti a tema.
Il presente studio rappresenta ulteriore integrazione documentale alla richiesta della Regione Basilicata
“Dipartimento Ambiente ed Energia – Ufficio Compatibilità Ambientale” (Prot. 0119206/23AB) del 20
luglio 2017.
A. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
A.1 Premessa
Il soggetto proponente del Piano Urbanistico di iniziativa pubblica (PIP) è l’Amministrazione Comunale di
Scanzano Jonico (MT), nelle attribuzioni derivanti dalla vigente normativa e dalle attribuzioni statutarie.
Con avviso pubblico del 01/06/2011 il Comune di Scanzano Jonico ha dato corso alla “partecipazione di bando,
finalizzata ad acquisire e selezionare proposte d’intervento che risultino idonee a soddisfare gli obiettivi e gli
standards di qualità urbana ed ecologica definiti dalla Scheda Strutturale per il sistema produttivo”, relativi, tra
l’altro, all’ambito “zona D3”.
Al Bando hanno risposto solo i germani Appio presentando la proposta di inserimento nel P.O. produttivo
relativamente al suddetto Ambito e la stessa è stata condivisa dall’Amm.ne Comunale con Delibera di G.C. n.
10 del 05/07/2011 con riserva da parte della stessa, in considerazione dell’unicità delle proposte pervenute, di
richiedere ai soggetti proponenti tutti gli elaborati tecnico amministrativi previsti per dare valenza di Piano
Attuativo all’iniziativa in oggetto.
La suddetta proposta progettuale di P.O. pertanto, integrando i contenuti della proposta presentata in sede di
partecipazione di bando, comprende tutti gli elaborati necessari per produrre gli effetti di un Piano Attuativo ai
sensi dell’art. 17 della L.R. n. 23/99 e più specificatamente di un PIP , ai sensi dell’art. 27 Legge n. 865/71.
La presente proposta progettuale tende a dare risposta alle difficoltà, sempre crescenti per l’Amministrazione
Comunale, ad espropriare le aree necessarie per attuare le previsioni di Piano.
Il legislatore regionale pur non potendo offrire una soluzione definitiva al problema, ha tentato di fornire ai
Comuni, attraverso le procedure del Piano Operativo, uno strumento appunto operativo per cercare di ridurre la
formazione di rendite fondiarie conseguenti all’attribuzione delle funzioni da parte del Piano Regolatore
tradizionale.
La scissione della Pianificazione Comunale nelle due parti, strutturale ed operativa, infatti, è finalizzata, tra
l’altro, a consentire ai Comuni di rimandare l’effettiva localizzazione delle previsioni insediative fino al momento
in cui queste risultino effettivamente da attuarsi, evitando la formazione di rendite su terreni che, nei tempi
lunghi del Piano tradizionale, avrebbero potuto determinare problemi di espropriabilità connessi sia al valore di
mercato dell’area, sia all’obbligo dell’indennizzo a favore del proprietario inciso dell’attività pianificatoria,
nell’ipotesi di reiterazione di un vincolo preordinato all’esproprio oltre i cinque anni di validità dello stesso.
Con la presente proposta pertanto vengono esplicitati i requisiti operativi di un Piano Attuativo affinché non si
determino rendite fondiarie che possano risultare svantaggiose per l’Amministrazione Comunale, anche nel
lungo periodo.
A.2 Strumenti di programmazione e pianificazione regionali
• Piano Regionale dei Trasporti (PRT)
PRT (Piano regionale dei trasporti) - Approvato con DCR n.544 del 21-12-2016
Il Piano regionale dei Trasporti si caratterizza “per la marcata discontinuità rispetto al passato” e che
“persegue la definizione di un sistema basato sull’integrazione delle reti, in una logica di interscambio e di
sostenibilità tecnica ed economica, che attraverso l’integrazione funzionale e tariffaria garantisca adeguati livelli
di servizio anche ai territori più svantaggiati”.L’intento del Piano è quello di “consolidare il ruolo della regione
Basilicata di cerniera e promotrice di integrazioni interregionali tra i territori dell’Italia meridionale”, rendendo
maggiormente efficiente “il sistema infrastrutturale nelle diverse modalità di trasporto: aereo, ferroviaria,
stradale, la logistica e trasporto merci nonché prevedendo azioni in tema di mobilità ciclabile ed a basso
impatto e di sicurezza stradale”.
Nella realizzazione delle infrastrutture programmate sarà necessario prevedere:
• verificare le modalità di intervento e gli attraversamenti dei corsi d’acqua ed evitare che gli interventi
pregiudichino la qualità delle acque;
• prevedere politiche di riuso di materie prime, in un’ottica di risparmio delle risorse non rinnovabili, oltre
che di ripristino ambientale dei siti sfruttati;
• assicurare che tali infrastrutture siano progettate in modo da garantire la continuità delle relazioni
ecologiche e limitare le interferenze, in particolare in corrispondenza di aree che rappresentano “varchi
ecologici” ancora non compromessi;
Gli interventi relativi alle infrastrutture stradali con interesse d’ambito regionale sono prevalentemente
finalizzati a migliorare la percorribilità delle strade esistenti e ad innalzare il livello di sicurezza delle medesime.
Essi riguardano l’adeguamento funzionale, la messa in sicurezza, il consolidamento/risanamento del corpo
stradale esistente e come tali non comportano la realizzazione di nuove opere. Sono attesi effetti positivi
significativi sulla riduzione dell’inquinamento acustico da traffico veicolare e sulla sostenibilità ed efficienza dei
trasporti; inoltre, è possibile che si produca un effetto positivo indiretto in termini disicurezza nei trasporti,
legata all’incentivo del trasporto pubblico. Una mobilità sostenibile comporta minori emissioni atmosferiche e
sono pertanto previsti effetti positivi significativi sulla riduzione delle emissioni inquinanti, comprese quelle di
gas climalteranti. Il sostegno alla mobilità collettiva potrà implicare inoltre una riduzione dei consumi energetici
e comportare anche effetti positivi sulla qualità della vita, sia migliorando la qualità di vita nelle aree urbane sia
riducendo la pressione sulla salute umana (attraverso la riduzione all’esposizione da inquinanti da traffico
veicolare). Il piano cerca anche di agire sulle emissioni dei mezzi pubblici, prevedendo l’introduzione di mezzi a
basse emissioni per il TPL su gomma, colonnine di ricarica elettriche per il CAR sharing e il completamento
dell’elettrificazione della linea ferroviaria. In tal senso il piano pur non avendo obiettivi espliciti ha integrato
pienamente il tema della qualità dell’aria, cercando di rispondere in particolare alle criticità presenti relative alla
congestione sulla rete stradale. Potenziare il trasporto pubblico è infatti l’azione più efficace per ridurre le
emissioni da trasporto.
• Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR)
Il nuovo piano paesistico della Basilicata è in fase di redazione. La normativa in vigore è costituita da un
insieme di leggi, tra cui si segnala la L. Regionale 12-02-1990 n.20, relativa a 'Piani regionali paesistici di area
vasta' . A seguito dell’approvazione della L. 431/1985 (legge Galasso) circa il 30% del
territorio della Regione Basilicata è stato assoggettato alla disciplina di sette PianiTerritoriali Paesistici di Area
Vasta (P.T.P.A.V.), approvati con D.G.R.-Basilicata n. 6139 del 25/10/88 e n. 3/1990 e n. 13/1992.
− P.T.P. del Metapontino
Già in parte sottoposto a vincolo ministeriale ai sensi della Legge Regionale n. 3/90. comprende i comuni di
Scanzano, Policoro, Montalbano Jonico, Nova Siri, Bernalda, Pisticci, Rotondella, Montescaglioso e Tursi.
Con Legge Regionale n. 3 del 1990 entra in vigore il Piano Territoriale Paesistico del Metapontino che per
meglio tutelare le risorse naturali e paesaggistiche rinvia le previste trasformazioni urbanistiche alla redazione
dei Piani di Ambito Bradano e Basento.
Per tutti gli elementi di valore eccezionale, la tutela comporta la conservazione integrale, inclusi gli attuali usi
compatibili. Nelle Norme di Attuazione del Piano, al Titolo III, capo 1, risultano specificate le prescrizioni ed i
divieti relativi ad ogni tematismo, concernenti eventuali interventi di miglioramento e ripristino, ammessi solo se
finalizzati esclusivamente all'attuazione di tale modalita' di tutela. Per tutti gli elementi di valore elevato, la
conservazione di cui sopra viene riferita ai principali caratteri costitutivi dell'elemento. Nel rispetto di tale
modalita', sono ammessi tutti gli interventi di miglioramento e ripristino finalizzati ad ogni riuso dell'elemento
che risulti compatibile con la loro conservazione. Le prescrizioni ed i divieti concernenti detti interventi di
miglioramento e ripristino risultano fissati al capo 1, Titolo III, del Testo normativo sopra citato. Nella Carta di
Sintesi -S1-, gli Ambiti sono stati delimitati "collegando elementi anche di valore diverso, tra i quali, in ogni
caso, siano risultate presenze di valore eccezionale od elevato e di pari interesse percettivo". A seconda dei
valori eccezionali, elevati a/o medi cui riferire le azioni di protezione ed a seconda dei tipi d'uso antropico
ammessi, gli ambiti delimitati nella carta S1 sono stati suddivisi in:
- ambiti naturalistici, che richiedono forme particolari di gestione della tutela;
- ambiti di valorizzazione, caratterizzati da una presenza prevalentemente antropica, nei quali sono
previsti gl'interventi specificati agli artt. da 20 a 26 delle Norme del Piano.
Le varie modalita' di trasformazione fisica del territorio risultano determinate nella Carta di progetto -P1- "della
trasformabilita' degli elementi di rilevanza paesistico-ambientale". In tale Carta le diverse modalita' di
trasformazione territoriale sono determinate, in ragione dei diversi usi antropici:
- insediativo (residenziale, produttivo e terziario),
- infrastrutturale,
- produttivo agro-pastorale,
- produttivo estrattivo,
come segue:
- Zone soggette a totale intrasformabilita': si tratta di aree sulle quali insistono elementi areali d'interesse
naturalistico o a sensibilita' geologica eccezionali; su tali zone, in armonia con quanto prescritto al
Titolo III, capo 1. delle Norme del Piano, i soli interventi ammessi sono quelli esclusivamente finalizzati
alla conservazione ed al ripristino delle caratteristiche costitutive degli elementi presenti.
- Zone soggette a intrasformabilità in relazione ad uno specifico uso antropico; sono aree su cui insistono
elementi, per lo piu' di valore elevato che mostrano una assoluta incompatibilita' in relazione ad un
determinato use antropico.
- Zone in cui la trasformazione e' soggetta a verifica di compatibilita' ambientale; sono aree su cui
insistono elementi areali di valore elevato a/o medio nelle quasi, in relazione a specifiche necessita'
d'uso antropico, ogni trasformazione territoriale viene autorizzata solo dopo esito positivo di una
specifica valutazione di compatibilita' ambientale, riferita alle peculiarita' costitutive dell'elemento (B1).
In questa categoria ricade l’area oggetto di intervento.
- Zone in cui la trasformazione e' condizionata all'osservanza di specifiche prescrizioni, sono aree su cui
insistono elementi di valore prevalentemente medio, nelle quali ogni trasformazione in relazione alle
varie necessita' d'uso antropico deve risultare conforme alle prescrizioni degli Strumenti urbanistici
comunali.
- Zone in cui la trasformazione è regolata dal regime di tutela ordinario, sono aree prive di valori
tematici, in cui ogni trasformazione puo' essere consentita conformemente a quanto attualmente
indicato dagli strumenti urbanistici vigenti; nella carta P1 tali zone appaiono prive di indicazioni
specifiche.
- Interventi Prioritari di Ripristino e Recupero
Oltre che mediante le prescrizioni di cui al al Titolo III delle Norme di Piano, la conservazione degli
elementi di valore eccezionale ed elevato viene perseguita anche mediante interventi di recupero e
ripristino, nei casi, tassativamente indicati nella carta S2 e al Titolo IV, capo 1. delle Norme di Piano, di
degrado che comportino il forte rischio di imminenti alterazioni irreversibili, in quelli di alterazioni
dovute all'azione di detrattori, da rimuovere o in quelli concernenti la realizzazione degli Ambiti, la cui
conservazione e' affidata unicamente ai previsti interventi progettuali.
L’area quindi è vincolata paesaggisticamente ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (Decreto
Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42), parte III^. Con missiva del 20.04.2017 prot. 67601/23AD l’Ufficio
Urbanistica e Pianificazione territoriale ha trasmesso il parere favorevole con prescrizioni rilasciato nella seduta
del 10.04.2017 dalla Commissione Regionale per la Tutela del Paesaggio.
• Piano regionale di tutela delle acque (PRTA) e Programma di azione per la tutela ed il risanamento delle acque dall’inquinamento provocato da nitrati di origine agricola
IL PRTA è stato redatto in attuazione della L.R. n° 3 del 17.01.1994 “Tutela e risanamento delle risorse idriche”.
Il Piano Generale di Tutela delle Acque della Regione Basilicata è stato adottato approvato con la Deliberazione
della Giunta Regionale 21 novembre 2008, n. 1888. Nel febbraio 2010, nell’ambito del Piano di Gestione del
Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale, è stato sviluppato il Piano di Gestione delle Acque per la
Regione Basilicata ai sensi della Direttiva 2000/60/CE, del D.Lgs. 152/06, della L. 13/09 e del D-L. 194/09.
Il “Piano di Gestione delle Acque” è stato redatto ai sensi ed in base ai contenuti della Direttiva Comunitaria
2000/60 (allegato 1), ripresi ed integrati nel D.L.vo 152/06, del D.M. 131/08, del D.L.vo 30/09, del D.M. 56/09,
della L. 13/09 e del D.L.vo 194/09. Gli obiettivi sono finalizzati alla tutela delle acque e degli ecosistemi
afferenti, a garantire gli usi legittimi delle stesse.
L’area di riferimento è il Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale – come definito dall’art. 64 del D.L.vo
152/06 – e comprende i territori delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise e Puglia.
A seguito dell’emanazione del Decreto Legislativo n. 152/1999 di recepimento della Direttiva CEE 91/676
denominata “Direttiva Nitrati”, la Regione Basilicata con Delibera n. 508 del 25-03-02 ha individuato sul proprio
territorio le zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola e per questo si è impegnata a predisporre un
programma di azione, ai fini della tutela e del risanamento delle acque dall’inquinamento causato da nitrati di
origine agricola, così come previsto all’art. 19 del Decreto sopra citato.
Tale programma, in coerenza con quanto stabilito dalla Buona Pratica Agricola (allegato I del Complemento di
Programmazione del POR 2000-2006 approvato con D.G.R n. 2466 del 15/11/2000) individua l’insieme delle
tecniche agronomiche ed in particolare quelle relative alla fertilizzazione azotata, che, in funzione delle
condizioni ambientali ed agricole locali, sono in grado di mitigare il rischio di percolazione dei nitrati nelle acque
superficiali e profonde.
Riferimenti normativi
� Direttiva CEE 91/676 “Direttiva nitrati”;
� D.Lg.vo 152/1999 “Recepimento direttiva nitrati”;
� D.G.R. 2446 DEL 15.11.2000 “Complemento di programmazione del P.O.R. Basilicata 2000-06” Allegato
2 “Codice di Buona Pratica Agricola”;
� D.C.R. 508 del 25.03.02 “Individuazione zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola”;
� D.Lg.vo 152/1999 “Revisione D.Lg.vo 152/1999 “Recepimento direttiva nitrati”;
� DCR 119 del 06.06.06 “Art. 19 del Decreto Legislativo n. 152/99 – Programma d’azione della Basilicata
per le zone vulnerabili da nitrati di origine agricola”. BURB n. 34 del 01.07.06.
� DCR 293 del 17.07.07 “Programma d’azione della Basilicata per le zone ordinarie o non vulnerabili ai
nitrati di origine agricola”. BURB n. 43 del 16/09/07.
� Deliberazione del Consiglio Regionale 20 novembre 2007 n. 338 – “Programma d’azione
Basilicata per zone vulnerabili da nitrati di origine agricola: modifiche ed integrazioni” (BUR
n.57 del 16/12/2007).
� Determinazione Dirigenziale 4 giugno 2008 n.727 .“Programma d’azione Basilicata per zone
vulnerabili da nitrati di origine agricola definizione delle istruzioni tecnico operative e della
modulistica “Rettifica e integrazione dell’All. C –Piano di utilizzazione agronomica (PUA)”
(BUR n.28 del 2/7/2008 ).
� Deliberazione G.R. n.156 del 14 febbraio 2013 “ Conferma zone vulnerabili ai nitrati di origine
agricola in attuazione dell’art. 36 comma 7-ter del Decreto legge 18 ottobre 2012 n.179 ,
convertito in legge n.221 del 17/12/2012.
La cartografia di Piano classifica la zona di interesse come area vulnerabile alla desertificazione e come area
vulnerabile per la presenza di nitrati di origine agricola.
Il Progetto di PIP non risulta in contrasto con il Piano Regionale di Tutela delle Acque.
• Piano Regionale di Risanamento della Qualità dell’Aria (PRQA)
Il PRQA, attualmente in via di approvazione, è lo strumento di pianificazione con il quale la Regione
Basilicata darà applicazione alla direttiva 96/62/CE, direttiva madre "in materia di valutazione e di gestione
della qualità dell'aria ambiente" e alle successive direttive integrative e perseguirà due obiettivi generali:
- il risanamento della qualità dell'aria nelle zone dove si sono superati i limiti previsti dalla normativa o vi
è un forte rischio di superamento;
- il mantenimento della qualità dell'aria nel restante territorio.
Nel territorio comunale di Scanzano Jonico, come nei comuni della costa jonica ad oggi, non esistono centraline
installate per il controllo della qualità dell’aria, per cui non è possibile di fatto valutare lo stato qualitativo attuale
dell’aria nell’area di intervento. E’ certo che la Costa Jonica lucana presenta un bassissima densità abitativa e le
realtà industriali sono ridotte a poche unità. Le zone industriali di una certa entità, che potrebbero avere effetti
significativi sulla qualità dell’aria e sulla salute umana, sono confinate nella parte pugliese del litorale a circa
sessanta chilometri in linea d’aria dal comune di Scanzano Jonico.
il Comune di Scanzano Jonico ai sensi della DGR n° 2217 del 29.10.2010 (Presa d'atto del documento
"Inventario delle emissioni di inquinanti dell'aria" e approvazione del documento "Valutazione preliminare della
qualità dell'aria ambiente e classificazione del territorio in zone o agglomerati"), rientra nei territori di “buona
qualità dell’aria”.
Considerato che le attività da insediare (lavorazione e confezionamento prodotti agricoli e parco tematico
di svaghi e divertimenti) non producono emissioni in atmosfera di carattere significativo (fermo restando che se
le attività da insediare fossero soggette ad autorizzazione alle emissioni in atmosfera, saranno espletate le
verifiche di legge in sede di rilascio del titolo abilitativo) e pertanto si ritiene questo impatto di carattere
trascurabile.
• Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR) e Piano Provinciale di Organizzazione della
Gestione dei Rifiuti
Il nuovo Piano Regionale di Gestione Rifiuti (PRGR) è stato adottato con la D.G.R. n. 95 del 2
febbraio 2016, pubblicata sul BUR n. 8 del 1° marzo 2016, ed approvato con Delibera del Consiglio Regionale.
Il Piano si suddivide nelle seguenti parti:
• Piano di gestione dei rifiuti urbani e piano di gestione degli imballaggi
• Piano di gestione dei rifiuti speciali e piano amianto
• Piano di bonifica dei siti inquinati
Il Piano regionale di gestione dei rifiuti, che ha l’obiettivo di “massimizzare la riduzione della quantità di rifiuti
prodotti, il riuso dei beni, il recupero di materiali e di energia ed il riciclaggio, in modo da tendere a zero entro
l’anno 2020; proteggere l’ambiente e la salute prevenendo e riducendo gli impatti negativi legati alla
produzione e alla gestione dei rifiuti”.
Il Piano contiene : Piano di gestione dei rifiuti urbani, Direttive per lo sviluppo delle raccolte differenziate,
Piano di gestione degli imballaggi, Piano di gestione dei rifiuti speciali, Piano di bonifica dei siti inquinati,
Anagrafe dei siti, Piano amianto, Programma di prevenzione della produzione di rifiuti, Criteri di localizzazione .
La parte cruciale è senza dubbio quella che riguarda i rifiuti urbani, supportata da analisi merceologiche per la
definizione dei fabbisogni e il dimensionamento degli impianti oltre alla raccolta differenziata.
Il programma di prevenzione della produzione di rifiuti prevede la “stabilizzazione” della produzione pro capite
di rifiuti, che in Basilicata è di circa 350 chili per abitante all’anno, il valore più basso d’Italia. Si prevede inoltre
la riduzione della produzione pro capite di rifiuti urbani residui (Rur) al di sotto dei 100 chili per abitante
all’anno. L’obiettivo strategico è di portare la raccolta differenziata al 65 per cento, con una particolare
attenzione alla qualità della raccolta differenziata, che deve essere correttamente finalizzata a massimizzare il
recupero ed il riuso dei materiali.
La raccolta “porta a porta” è il modello prioritario scelto per la differenziata, ed è supportato da direttive
specifiche per le diverse frazioni (umido, carta, plastica, rifiuto residuo) e da linee guida per la comunicazione
ai cittadini. Previsti inoltre una serie di criteri di premialità e penalizzazione, peraltro già presenti in recenti
provvedimenti legislativi della Regione, per sostenere il raggiungimento degli obiettivi. In ossequio al il principio
di prossimità tutti i rifiuti della raccolta differenziata vanno trattati nella regione, dove entro il 2020 va
realizzato almeno un impianto di trattamento.
Fra gli altri aspetti del Piano si segnalano in particolare la previsione della riduzione di quantità e pericolosità
dei rifiuti speciali (attualmente 1 milione e 200 mila tonnellate annue) attraverso idonei cicli produttivi e la
totale rimozione entro vent’anni delle 60 mila tonnellate di amianto presenti in Basilicata.
Tra gli obiettivi dichiarati dal Piano per migliorare la gestione dei rifiuti speciali si evidenziano le seguenti
fattispecie:
sostenibilit à ambientale ed economica del ciclo dei rifiuti;
invio a recupero dei flussi di rifiuti che attualmente sono inviati a smaltimento;
effettuare una corretta separazione dei rifiuti alla fonte;
ridurre la quantit à e pericolosità dei RS prodotti.
Alla luce di quanto riportato nel PRGR, l'iniziativa in oggetto non risulta in contrasto con
le previsioni del suddetto piano.
• Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale (PIEAR)
Il Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale (PIEAR) è stato Approvato con LR n. 1 19-1-2010. Il
Piano contiene la strategia energetica della Regione Basilicata da attuarsi fino al 2020. L'intera
programmazione ruota intorno a quattro macro-obiettivi:
� riduzione dei consumi e della bolletta energetica;
� incremento della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili;
� incremento dell'energia termica prodotta da biomasse e biocombustibili;
� creazione di un distretto energetico in Val d'Agri, per sviluppare le attività di ricerca in campo
energetico;
� favorire la formazione sui temi dell’energia, insediare imprese innovative specializzate negli studi per il
miglioramento dell’efficienza energetica;
� realizzare impianti innovativi e sperimentali ed un parco dell’energia per evidenziare le più avanzate
tecnologie nel settore delle fonti energetiche rinnovabili e dell’efficienza energetica.
In generale, le finalità del PIEAR sono quelle di garantire un adeguato supporto alle esigenze
di sviluppo economico e sociale attraverso una razionalizzazione dell’intero comparto energetico ed una
gestione sostenibile delle risorse territoriali. Le priorità di intervento afferiscono al risparmio energetico, anche
attraverso la concessione di contributi per gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche degli
edifici effettuati da soggetti pubblici e da privati, al settore delle fonti energetiche rinnovabili favorendo
principalmente la “generazione distribuita” dell’energia elettrica nell’ambito dell’autoproduzione e l’utilizzo delle
biomasse per la produzione di energia termica ed infine al sostegno della ricerca e dell’innovazione tecnologica,
con particolare riferimento alla produzione di componentistica innovativa nel campo dell’efficienza energetica.
Più in particolare, la Regione, attraverso un meccanismo di valutazione qualitativa, individuerà gli impianti di
produzione di energia da fonti rinnovabili che dal punto di vista tecnologico, ambientale e produttivo,
consentiranno di perseguire nel loro complesso gli obiettivi prioritari fissati dal piano con particolare riferimento
alla riduzione dei costi energetici. Le azioni previste dal Piano riguardano prevalentemente l’efficientamento del
patrimonio edilizio pubblico e privato attraverso la concessione di contributi per la realizzazione di interventi di
miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici effettuati da soggetti pubblici e da privati, nonché da
interventi nel settore dei trasporti.
Particolare attenzione sarà rivolta alla riduzione dei consumi di energia elettrica, incentivando l’impiego di
lampade e sistemi di alimentazione efficienti, ed intervenendo sugli azionamenti elettrici, sull’efficienza dei
motori elettrici e, più in generale, sugli usi elettrici in industria ed agricoltura. Sono anche contemplate la
generazione e la cogenerazione distribuita, che, pur non contribuendo propriamente alla riduzione della
domanda di energia per usi finali, permettono apprezzabili riduzioni dei consumi di energia primaria e dei costi
energetici.
• Piano Turistico Regionale (PTR)
Il Piano Turistico Regionale è uno strumento di programmazione con cadenza triennale, come specificato
dall’art. 3, comma 1, della L.R. n. 34 del 30 luglio 1996, disposizione normativa confermata nella legge di
riforma del sistema turistico regionale n.7/2008 all’art. 4.
Le finalità ed i principali contenuti del Piano sono articolati e così specificati al comma 2:
l’analisi dello stato di fatto del sistema turistico e le tendenze di mercato regionali nel quadro delle
evoluzioni di scenario nazionali/internazionali;
l’analisi della consistenza ricettiva, dei fattori di contesto, della loro dislocazione e dei fattori qualitativi e
quantitativi della filiera dell’ospitalità;
la individuazione delle aree territoriali in cui il turismo rappresenta una rilevante componente economica
e in cui le risorse strutturali ed ambientali consentono nel loro insieme l’organizzazione di un prodotto turistico
caratterizzato e differenziato;
le priorità per gli interventi di settore e la proposta di progetti finalizzati a rafforzare i fattori di contesto
dei prodotti turistici in coerenza con le tendenze di mercato;
gli obiettivi generali dell’azione promozionale sui diversi mercati della domanda;
gli obiettivi e gli strumenti di breve e medio periodo dell’azione di comunicazione e promozione della
Basilicata turistica e l’individuazione di modalità di relazione avanzata con il sistema delle autonomie locali e con
gli operatori privati; la indicazione delle risorse finanziarie previste per il turismo nelle sue diverse articolazioni; i
criteri e le modalità per la partecipazione dei soggetti privati alla realizzazione di progetti per il sostegno ed il
miglioramento dell’offerta turistica».
Il Piano turistico regionale approvato con Delibera di Giunta Regionale n. 569 del 3 agosto 2009 - pubblicato
sul BUR n. 40 del 1 settembre 2009 si inscrive innanzitutto nell’ambito delle linee guida e degli indirizzi
strategici definiti nel Piano Regionale di Sviluppo declinato nel Programma Operativo Basilicata Fesr 2007-
2013. In questo orizzonte il turismo è indicato, coerentemente con gli Orientamenti Strategici Comunitari in
materia di coesione, come un obiettivo strategico fondamentale. Si punta (orientamento 1) infatti a «rendere
più attraente la Basilicata e i suoi territori migliorandone l’accessibilità e promuovendone l’apertura verso
l’esterno, valorizzando il potenziale endogeno di risorse ambientali, culturali, naturali, paesaggistiche e
garantendone una qualità ed un livello adeguati ai servizi». In particolare, l’Asse IV del PO FESR 2007-2013
persegue la finalità di «accrescere, in una prospettiva di sviluppo turistico sostenibile, l’attrattività della
Basilicata trasformando in vantaggio competitivo la variegata ricchezza dell’insieme delle risorse culturali e
naturali e della biodiversità presenti sul territorio regionale». Più in generale compito del Piano è delineare il
ruolo strategico del turismo nelle politiche di sviluppo ed il suo significativo contributo alla crescita del reddito e
all’occupazione regionale. Ruolo e funzione che, nel nostro tempo, assumono un particolare significato
all’interno di un nuovo paradigma economico e sociale che si è soliti sintetizzare nella denominazione di società
“culturale” e/o società dell’informazione: ossia di una società segnata dal passaggio dalla prevalenza delle
dimensioni tecnico-materiali a quelle simbolico-culturali. L’attuale quadro congiunturale individua nel turismo un
settore chiave per lo sviluppo economico-sociale della Basilicata e il PTR tiene conto di questa considerazione e
dei grandi cambiamenti intervenuti dal 2001 (data dell’ultimo Piano) a oggi. Il nuovo documento di
pianificazione strategica ed operativa del turismo regionale è frutto di un metodo partecipativo che ha visto un
ampio coinvolgimento degli attori locali, pubblici e privati, nei diversi territori della regione, un confronto a più
riprese con i membri del Tavolo Tecnico sul turismo. Superando un’ottica autoreferenziale, il nuovo PTR si
propone di offrire una visione organica e coerente degli obiettivi e delle strategie di sviluppo da perseguire
seguendo le logiche della competitività e del mercato, favorendo nuove modalità aggregative dei sistemi
territoriali vocati al turismo e in grado di raccogliere le sfide poste dai nuovi scenari. Il documento intende,
inoltre, valutare qual è il posizionamento della Basilicata nel contesto italiano, nell’ambito della vorticosa
crescita dell’industria dell’ospitalità, e costruire un approccio fondato su standard elevati di organizzazione e di
qualità.
• Patto per lo sviluppo della Regione Basilicata
Il PATTO PER LO SVILUPPO DELLA REGIONE BASILICATA (Attuazione degli interventi prioritari e
individuazione delle aree di intervento strategiche per il territorio) DGR n.517 del 17 maggio 2016, prevede:
1. Infrastrutture: Gli interventi che rientrano in questo settore strategico hanno l’obiettivo di migliorare la
mobilità per lo sviluppo delle imprese e dei territori, realizzare gli interventi su strade e ferrovie funzionali allo
sviluppo economico con una finalità di coesione e pari accessibilità alle diverse aree regionali. Essi rispondono
alla rilevanza tutta particolare che il tema della connettività materiale ed immateriale assume in Basilicata in
riferimento alle reti inter e sovra regionali.
Il collegamento e l’apertura della Regione verso l’esterno riguarda sia i collegamenti fisici, che quelli
immateriali, ovvero il superamento di un ritardo nell’accesso alla banda larga ultraveloce, che penalizza lo
sviluppo di una società dell’informazione pienamente funzionale.
2. Ambiente : In questo settore strategico sono compresi gli interventi che risolvono la procedura di
infrazione 2007/2195, relativa alla gestione ordinaria dei rifiuti ed allo smaltimento dei rifiuti stoccati; le opere
relative al sistema idrico integrato, nell’ambito della distribuzione e qualità delle acque, con particolare
riferimento all’adeguamento e ottimizzazione dei sistemi di depurazione, il potenziamento delle strutture di
depurazione nelle aree di insediamento industriale, nonché gli interventi per la mitigazione del dissesto
idrogeologico.
3. Sviluppo economico e produttivo :Le azioni considerate strategiche per questo asse di intervento sono
finalizzate a promuovere lo sviluppo produttivo, la crescita del sistema d’impresa e l’occupazione, attraendo
investimenti sul territorio, in riferimento ai principali cluster regionali (Automotive, Aereonautico, Turistico),
sostenendo le PMI per un rafforzamento produttivo, sia in ambito nazionale che ai fini
dell’internazionalizzazione, realizzando aree produttive efficienti ed ecosostenibili. La competitività strutturale
del sistema produttivo lucano sarà rafforzata dal supporto alle attività di ricerca ed innovazione delle imprese.
4. Turismo e cultura :Le azioni considerate strategiche per questo asse di intervento, partendo da Matera
Città della Cultura 2019, mirano a porre in campo sinergie tra la filiera culturale, quella delle produzioni di
qualità legate al territorio e l’industria della ricettività. In questo ambito prioritario viene confermato il ruolo
essenziale del turismo come policy di sviluppo e crescita del territorio, ma soprattutto di creazione di nuovi
posti di lavoro nell’intero indotto della creatività e della ricettività. 5. Welfare e Legalità Gli interventi mirano ad
incrementare e a rendere più incisivo il sostegno a forme di associazionismo operanti sul territorio regionale
favorendo la partecipazione, l'inclusione e il pieno sviluppo della persona, valorizzando al contempo il
potenziale di crescita e occupazione, anche tenendo conto degli obiettivi fissati nel testo di riforma del
cosiddetto “terzo settore”, perseguendo il bene comune ed elevando i livelli di cittadinanza attiva, coesione e
protezione sociale.
− STRATEGIA DI SVILUPPO LOCALE 2014/2020
La Misura 19 in Basilicata contribuisce alla Priorità 6 "Adoperarsi per l'inclusione sociale, la riduzione
della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali", relativamente alla Focus Area 6b "Stimolare lo
sviluppo locale nelle aree rurali".
Tra gli atti di programmazione regionale e comunitari possono essere individuati i seguenti programmi:
- il PIT/Metapontino, previsto dal POR-Basilicata 2000-2006, quale strumento di progettazione integrata
territoriale degli interventi previsti e comprende i territori comunali di Bernalda, Pisticci, Scanzano, Policoro,
Montalbano, Tursi, Rotondella, Nova Siri, Valsinni, Colobraro e S. Giorgio Lucano. Il PIT/Metapontino, individua
quale “idea-forza” del programma, quella di “aumentare la densità produttiva e la coesione sociale attraverso
l’integrazione territoriale (aree interne-costa) e l’ulteriore qualificazione dei due principali comparti produttivi
(turismo ed agricoltura)”.
Il PO/FESR Basilicata nel suo Asse Prioritario “Accessibilità” individua 4 ambiti d’intervento, tra cui l’attivazione
funzionale del polo intermodale di Ferrandina o Metaponto, in un’ottica di integrazione della filiera
agroalimentare, con sviluppo della catena fresco/freddo, con la finalità di rafforzare l’inserimento del sistema
produttivo d’eccellenza del Metapontino, nelle reti infrastrutturali e nei sistemi logistici a scala interregionale, in
maniera tale da formare una piattaforma territoriale (dotata di propri sistemi logistici) in grado di mettere in
rete i sistemi locali.
- Il PO/FESR – Basilicata, il quale prevede inoltre, per la natura intersettoriale di alcuni tematismi (quali, ad es.:
la valorizzazione delle filiere e dei sistemi turistici e la promozione dell’inclusione sociale), il ricorso a progetti
integrati per la valorizzazione a fini turistici delle risorse ambientali, culturali, naturalistiche, paesaggistiche,
storiche, ecc. mediante l’attivazione (Asse II – Valorizzazione dei beni culturali ed ambientali), di pacchetti
integrati di offerta turistica (PIOT), proposti da coalizioni di progetto incentrate su partenariato pubblico-privati.
- Il PSR (Piano di Sviluppo Rurale) classifica la pianura metapontina “area rurale ad agricoltura intensiva
specializzata”, riconosciuta quale “Distretto Agroalimentare di Qualità” (insieme ai Comuni delle aree collinari
adiacenti). Il PSR pertanto pone, per il Distretto Territoriale Metapontino, la necessità di migliorare l’aspetto
competitivo delle filiere agroalimentari attraverso: - l’adeguamento strutturale delle imprese agricole e la
riduzione delle pratiche intensive sul territorio;
- il rafforzamento di alcuni nodi delle filiere, ai fini di una maggiore integrazione e della valorizzazione
commerciale delle produzioni agricole;
- il miglioramento delle infrastrutture logistiche;
- il rafforzamento delle azioni a favore del capitale umano, ed il miglioramento dei servizi alle imprese.
- La valorizzazione del patrimonio naturalistico e turistico-culturale, con la diffusione di attività economiche
nuove e diversificate, anche attraverso progetti integrati.
In particolare per i Comuni collinari, alle azioni precedenti, si affiancano quelle relative alla promozione di forme
associative e del ricambio generazionale; alla tutela/valorizzazione delle foreste; al rafforzamento del ruolo di
presidio territoriale delle aziende.
Sono state individuate le seguenti “filiere”: comparto cerealicolo; comparto zootecnia da latte; comparto
zootecnia da carne; comparto olivicolo-oleario; comparto ortofrutticolo; comparto vitivinicolo. La nuova
programmazione del PO/FESR/Basilicata 2014/20, individua nove Assi sui quali concentrare gli interventi
finanziabili dal PO/FESR, con le concorrenti risorse regionali e nazionali: 1. Ricerca, sviluppo tecnologico ed
innovazione; 2. Agenda digitale; 3. Competitività; 4. Energia e mobilità urbana; 5. Tutela dell’ambiente ed uso
efficiente delle risorse; 6. Sistemi di trasporto ed infrastrutture di rete; 7. Inclusione sociale; 8. Potenziamento
del sistema di istruzione; 9. Assistenza tecnica.
L’area PIP, in progetto, di Scanzano Jonico, nei suoi obiettivi generali, e nelle previsioni specifiche, volti a
costruire un quadro generale di tutela e valorizzazione della risorsa infrastrutturale del territorio comunale,
costituisce il naturale, e conforme, strumento di trasposizione, sul territorio, degli obiettivi di programmazione e
sviluppo suesposti.
• Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico
Il primo stralcio funzionale del Piano di Bacino, relativo alla “Difesa dal Rischio
Idrogeologico” (PAI), è stato approvato dal proprio Comitato Istituzionale in data 5/12/2001 con delibera n. 26.
Successivamente nel periodo 2001-2014 è stato aggiornato più volte in funzione dello stato di realizzazione
delle opere programmate e del variare della situazione morfologica ed ambientale dei luoghi.
Il vigente PAI costituisce il quadro di riferimento a cui devono adeguarsi e riferirsi tutti i provvedimenti
autorizzativi e concessori. La sua valenza di Piano sovraordinato rispetto a tutti i piani di settore, compresi
quelli urbanistici, comporta quindi, nella gestione dello stesso, un'attenta attività di coordinamento e di
coinvolgimento degli Enti operanti sul territorio.
Le tematiche inerenti le inondazioni ed i processi di instabilità dei versanti, sono contenuti rispettivamente nel
Piano delle aree di versante e nel Piano delle fasce fluviali.
Le finalità del piano stralcio delle aree fluviali consistono in:
individuazione degli alvei, delle aree golenali, delle fasce di territorio inondabili per piene con tempi di ritorno
fino a 30 anni, per piene con tempi di ritorno fino a 200 anni e per piene con tempi di ritorno fino a 500 anni,
dei corsi d’acqua compresi nel territorio dell’AdB della Basilicata: fiume Bradano, fiume Basento, fiume Cavone,
fiume Agri, fiume Sinni, fiume Noce.
definizione, per le dette aree e per i restanti tratti della rete idrografica, di una strategia di gestione
finalizzata a superare gli squilibri in atto conseguenti a fenomeni naturali o antropici, a salvaguardare le
dinamiche idrauliche naturali, con particolare riferimento alle esondazioni e alla evoluzione morfologica degli
alvei;
definizione di una politica di minimizzazione del rischio idraulico attraverso la formulazione di indirizzi relativi
alle scelte insediative e la predisposizione di un programma di azioni specifiche, definito nei tipi di intervento e
nelle priorità di attuazione, per prevenire,risolvere o mitigare le situazioni a rischio.
In base al Piano stralcio delle fasce fluviali attualmente vigente l’area oggetto di studio non è interessata da
aree perimetrale a rischio alluvioni con tempo di ritorno a 30, 200 e 500 anni.
Il d.lgs. 49/2010, che ha recepito la Direttiva 2007/60/CE, definisce il percorso diattuazione della disciplina
comunitaria attraverso le seguenti fasi:
valutazione preliminare del rischio di alluvioni entro il 22 settembre 2011 (art.4);
realizzazione delle mappe della pericolosit à e del rischio di alluvioni entro il 22 giugno 2013
(art.6);
ultimazione e pubblicazione dei Piani di Gestione dei Rischi di Alluvioni entro il 22 dicembre
2015 (art.7, come modificato dalla L.116 del 11/08/2014);
successivi aggiornamenti delle mappe (2019) e de l Piano (2021).
L’attuazione di tale percorso ha come obiettivi: la riduzione delle conseguenze negative derivanti dalle alluvioni
per la vita e la salute umana, l’ambiente, il patrimonio culturale, le attività economiche e le infrastrutture;
l’individuazione di obiettivi e misure per la gestione e mitigazione del rischio di alluvioni; la predisposizione ed
attuazione del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale, per il rischio idraulico ai fini di protezione
civile.
Le Mappe della pericolosità individuano le aree geografiche che potrebbero essere interessate da alluvioni in
base ai dati conoscitivi disponibili all’atto della loro elaborazione secondo tre scenari di pericolosità idraulica:
Alluvioni FREQUENTI - Elevata probabilità di accadimento: Tempo ritorno eventi alluvionali
Alluvioni POCO FREQUENTI - Media probabilità di accadimento: Tempo ritorno eventi alluvionali compreso
tra 100 e 200 anni e Livello di Pericolosità P2;
Alluvioni RARE DI ESTREMA INTENSIT À - Bassa probabilità di accadimento: Tempo ritorno eventi alluvionali
maggiore di 200 anni fino a 500 anni e Livello di Pericolosità P1;
In base al Piano stralcio delle fasce fluviali attualmente vigente l’area oggetto di studio nonè interessata da
aree perimetrale a rischio alluvioni con tempo di ritorno a 30, 200 e 500 anni. Per la zona produttiva D3 in
questione, l’A.d.B. della Basilicata, in ordine alla collocazione degli edifici, ha prescritto una quota non inferiore
a 10,50 m s.l.m..
Tali prescrizioni sono inserite nelle NTA del P.I.P., e la verifica di merito sarà eseguita in sede di rilascio dei
titoli abilitativi relativi ai futuri interventi.
• Siti Rete Natura 2000 - Zone a Protezione Speciale Z.P.S. e Siti d'Interesse Comunitario
S.I.C
Natura 2000 è la rete delle aree naturali e seminaturali d'Europa, cui e riconosciuto un alto valore
biologico e naturalistico.
L'obiettivo di Natura 2000 è contribuire alla salvaguardia della biodiversita degli habitat, della flora e
della fauna selvatiche attraverso l’istituzione di Zone di Protezione Speciale sulla base della Direttiva
"Uccelli" e di Zone Speciali di Conservazioni sulla base della “Direttiva Habitat".
La Direttiva "Uccelli" punta a migliorare la protezione di un'unica classe, ovvero gli uccelli.
La Direttiva "Habitat" estende, per contro, il proprio mandato agli habitat ed a specie faunistiche e
floristiche sino ad ora non ancora considerate. Insieme, le aree protette ai sensi della Direttiva "Uccelli"
e quella della Direttiva "Habitat" formano la Rete Natura 2000, ove le disposizioni di protezione della
Direttiva "Habitat" si applicano anche alle zone di protezione speciale dell'avifauna.
Gli allegati della Direttiva Habitat riportano liste di habitat e specie animali e vegetali per le quali si
prevedono diverse azioni di conservazione e diversi gradi di tutela.
In base agli elenchi degli allegati sono stati individuati i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) destinati
a divenire, a seguito della loro elezione da parte dell’Unione Europea, le ZSC che costituiranno l’insieme
di aree della Rete Natura 2000, rete per la conservazione del patrimonio naturale europeo.
L’applicazione in Italia di questa Direttiva e affidata al D.P.R. 357/97, modificato con D.P.R. n. 120/03.
Lo scopo della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli” e la conservazione di tutte le specie di uccelli viventi
naturalmente allo stato selvatico nel territorio dei paesi membri dell'Unione Europea;
essa si prefigge la protezione, la gestione e la regolazione di tali specie e ne disciplina lo sfruttamento
e si applica agli Uccelli stessi, alle loro uova, nidi ed habitat.
Gli allegati della Direttiva riportano liste di Uccelli aventi diversi gradi di tutela o di possibilità di
sfruttamento da parte dell'uomo.
Questi allegati sono stati modificati ed aggiornati dalle successive Direttive 85/411/CEE, 91/244/CEE,
97/49/CE. La classificazione di un sito come Zona Speciale di Conservazione ai sensi di Natura 2000 non
comporta un divieto generalizzato di qualsiasi tipo di sfruttamento. L'U.E. e infatti consapevole di come
gran parte del patrimonio naturale europeo sia strettamente legato ad uno sfruttamento sostenibile del
territorio. Nell'attuare la Direttiva si dovrà, infatti,garantire all'interno delle zone di protezione uno
sviluppo compatibile con le istanze di tutela della natura.
L'uso del territorio in atto potrà proseguire, nella misura in cui esso non comporti una situazione di
grave conflitto nei confronti dello stato di conservazione del sito. E' altresì possibile modificare il tipo di
utilizzazione o di attività, a condizione che ciò non si ripercuota negativamente sugli obbiettivi di
protezione all'interno delle zone facenti parte della Rete Natura 2000.
Zone di Protezione Speciale (ZPS)
Individuata ai sensi della direttiva comunitaria 79/409/CEE "Uccelli", questi siti sono abitati da uccelli
di interesse comunitario e vanno preservati conservando gli habitat che ne favoriscono la permanenza.
Le ZPS corrispondono a quelle zone di protezione, già istituite ed individuate dalle Regioni lungo le
rotte di migrazione dell’avifauna, finalizzate al mantenimento ed alla sistemazione degli habitat interni a
tali zone ed ad esse limitrofe, sulle quali si deve provvedere al ripristino dei biotopi distrutti e/o alla
creazione dei biotopi in particolare attinenti alle specie di cui all’elenco allegato alla direttiva
79/409/CEE - 85/411/CEE - 91/244/CEE.
Siti di Interesse Comunitario (SIC)
Sono stati istituiti ai sensi della direttiva Comunitaria 92/43/CEE "Habitat" i S.I.C. che costituiscono
aree dove sono presenti habitat d'interesse comunitario, individuati in un apposito elenco.
I SIC sono quei siti che, nella o nelle regioni biogeografiche cui appartengono, contribuiscono in
modo significativo a mantenere o a ripristinare un tipo di habitat naturale di cui all’allegato “A” (DPR 8
settembre 1997 n. 357) o di una specie di cui all’allegato “B”, in uno stato di conservazione soddisfacente e che
può, inoltre, contribuire in modo significativo alla coerenza della rete ecologica “Natura 2000” al fine di
mantenere la diversità biologica nella regione biogeografica o nelle regioni biogeografiche in questione. Per le
specie animali che occupano ampi territori, i siti di importanza comunitaria corrispondono ai luoghi, all’interno
della loro area di distribuzione naturale, che presentano gli elementi fisici o biologici essenziali alla loro vita e
riproduzione.
Sul territorio del Comune di Policoro e Scanzano insistono aree di grande pregio naturalistico, in particolar
modo è interessato dalle due foci dell’Agri e del Sinni e dalla fascia dunale e retodunale compresa tra le due
foci. Tali ambiti sono stati individuati per l’istituzione di una Riserva Regionale (Bosco Pantano di Policoro)
esuccessivamente di due Siti di Importanza comunitaria (SIC) ai sensi della Dir. 92/43 CEE.
I siti “Costa jonica foce Agri” e “Bosco Pantano di Policoro costa jonica foce Sinni” sono stati istituiti
rispettivamente, alla foce dell’Agri e alla foce del Sinni se pur il confine di quest’ultimo non coincide totalmente
con quello della Riserva Regionale. Il SIC “Bosco Pantano di Policoro costa jonica foce Sinni” è stato individuato
anche come Zona a Protezione Speciale (ZPS) ai sensi della Direttiva 2009/147/CE.
SIC IT9220080: COSTA IONICA FOCE AGRI
Il sito comprende un’area di 706 ha. E’ localizzato in corrispondenza della Foce delFiume Agri, nel territorio dei
Comuni di Policoro e Scanzano Ionico (MT). L’area è caratterizzata da una morfologia pianeggiante tipica delle
pianure costiere (l’altezza media è di 1 metro s.l.m.). L’area appartiene alla regione biogeografia mediterranea.
DESCRIZIONE DEGLI HABITAT
Per il sito denominato “Costa Ionica Foce Agri” (IT 9220080) la Scheda Natura 2000
riporta i seguenti habitat:
- 2250*: Dune costiere con Juniperus spp.
- 2230: Dune con prati di Malcomietalia.
- 2120: Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria
(Dune bianche).
- 1310: Vegetazione annua pioniera a Salicornia ed altre specie delle zone
fangose e sabbiose.
- 1410: Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi).
- 2190: Depressioni umide interdunari.
Gli habitat sono nominati con il codice Natura 2000 seguito dal nome indicato nell’Allegato I della direttiva
92/43/CEE.
Riguardo alla copertura delle diverse classi di habitat all’interno del sito, il territorio è occupato da dune
costiere e spiagge sabbiose (30%), da corpi d’acqua interni (permanenti e di acqua piovana) (30%), da
boscaglia e Macchia Mediterranea (20%) e da boschi di conifere (20%).
L’area ha una notevole valenza naturalistica in quanto presenta una notevole diversità di habitat (fluviali,
marini, costieri sabbiosi, dunali e retrodunali, aree allagate),costituendo un importante sito di sosta per
l’avifauna migratoria. Sono stati segnalati avvistamenti di Caretta caretta.
La costa del Sic foce Agri si presenta bassa e sabbiosa con sistemi dunali recenti (Olocene), caratterizzati da
rilevanti attività idrodinamiche ed eoliche che determinano fenomeni di erosione responsabili, in numerosi
tratti, di un arretramento molto evidente del litorale.
La costa è bassa ed è costituita principalmente da terreni con suolo molto sciolto ed erodibile,principalmente
sabbie e limo con elevate percentuali di argilla presso la foce. Il fiume Agri, identifica fisicamente due aree
diverse, sia dal punto di vista morfologico che da quello della composizione floristico-vegetazionale. In sinistra
idrografica del fiume s’individua:
- un tratto di costa più prossimo alla foce fortemente eroso e caratterizzato da una mancanza totale
delle fasce vegetazionali, in genere parallele alla costa, tipiche dello schema ante duna - duna mobile – retro
duna - interduna - duna fissa, con la presenza, direttamente a contatto col mare, di una pineta in condizioni di
vegetazione critiche;
- un tratto di costa più distale dalla foce caratterizzato dalle successioni vegetazionali tipiche dei
sistemi dunali in cui spicca la presenza di un crucianelleto molto frammentato e della macchia a Juniperus
oxycedrus ssp. macrocarpa che è ovunque la specie prevalente; laddove invece si registra un ridotto
disturbo antropico, la macchia si arricchisce di Ephedra distachya, Thymelea hirsuta, Smilax aspera, Daphne
gnidium, Asparagus acutifolius. La macchia mediterranea diventa poi sottobosco nella pineta con specie quali
Pistacia lentiscus, Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa, Rhamnus alaternus, Phyllirea latifolia, Asparagus
acutifolius ecc.
In destra idrografica del fiume una parte del Sic è occupata dal “Centro Turistico Ecologico Integrato
Marinagri” che ha modificato una vasta area di notevole importanza dal punto di vista della conservazione di
flora e fauna. Il completamento di tale struttura, comporterà una trasformazione delle aree umide aridosso
della foce (alcune delle quali di origine artificiale, realizzate per impianti di ittiocoltura, oggi indisuso, ed in gran
parte naturalizzatesi) con la conseguente scomparsa o trasformazione di gran parte degli habitat alo-igrofili e
delle specie ad essi legate.
SIC “BOSCO PANTANO DI POLICORO COSTA JONICA FOCE SINNI” IT9220055
L'ambiente naturale si presenta molto diversificato ed eterogeneo, essendo caratterizzato dalla presenzadella
foce del fiume Sinni, dal litorale sabbioso, dal sistema dunale e retrodunale, dagli stagni retrodunali edal bosco
planiziale.
La vegetazione potenziale dell'area è rappresentata dalla serie psammofila delle dune sabbiose e da foreste
planiziali e ripariali oggi in gran parte sostituite da macchia mediterranea, impianti artificiali e aree coltivate. Il
bosco di Policoro rappresenta ciò che resta dei due complessi detti "bosco del Pantano soprano" e "bosco del
Pantano sottano" che costituivano fino ad alcuni decenni fa una delle più estese foreste planiziali dell'Italia
meridionale. Si tratta di boschi soggetti a periodiche inondazioni caratterizzati da una ricca componente
fanerofitica (Quercus robur, Fraxinus oxycarpa, Populus alba, salix sp. pl., Laurus nobilis, Ulmus minor, ecc.), e
con uno strato arbustivo e lianoso ben sviluppato. Queste formazioni occupavano in passato le aree palustri
originariamente presenti lungo gran parte del litorale. Attualmente, in seguito alle opere di bonifica ed allo
sfruttamento intensivo del territorio costiero, la foresta di Policoro rappresenta il lembo relitto di bosco
planiziale più consistente di tutta l'Italia meridionale. Il complesso di habitat dunali e palustri retrodunali, anche
se in parte degradato, contribuisce alla caratterizzazione di uno dei biotopi di maggiore rilevanza naturalistica
lungo la costa lucana. Sotto il profilo faunistico il sito riveste un'importanza strategica per le popolazioni di
uccelli migratori che sostano nelle zone umide retrodunali e nelle formazioni di macchia mediterranea. L'Habitat
dei banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina, sono presenti in tutta la parte a mare del
SIC e si presentano in ottimo stato di conservazione sotto il profilo faunistico, il Sito è d'importanza strategica
per le popolazioni di Carettacaretta che transitano in questa zona alla ricerca di specie bentoniche di cui
nutrirsi. Tra le specie nidificantiè importante sottolineare la presenza del Fratino (Charadrius alexandrinus), che
si riproduce lungo la costa in prossimità della duna. Di particolare rilevo biogeografico risulta la presenza di
alcune coppie nidificanti di Picchio rosso minore (Dendrocopos minor), distribuito principalmente lungo la
catena appenninica e la cui presenza indica antiche connessioni tra le foreste planiziali e le cenosi boschive
delle colline retrostanti. Degna di nota è la popolazione della Tartaruga palustre europea (Emys orbicularis), la
cui presenza non era conosciuta per l'intero arco jonico lucano. Tali osservazioni suggeriscono l'esistenza di una
continuità con le popolazioni calabresi e pugliesi. La mammalofauna si contraddistingue per la presenza della
Lontra (Lutra lutra); è certo che nel sito vi sia almeno un nucleo riproduttivo. Elevato valore biogeografico
assume, inoltre, il rinvenimento del Barbastello (Barbastella barbastellus), piccolo chirottero tradizionalmente
legato alle faggete mature. Per quanto concerne la classe degli insetti, di particolare rilievo risulta essere la
presenza dei due coleotteri cerambicidi Cerambix cerdo e Rosalia alpina, entrambe le popolazioni sono in
completo isolamento per mancanza di habitat idonei lungo tutta la costa ionica lucana e verso l'entroterra. In
particolare la popolazione di C. cerdo è in netto calo in seguito alla riduzione dei querceti presenti nel sito, che
fino agli anni '50 erano molto più estesi ed in continuità con le formazioni di querce della fascia collinare e
montana.
L’intervento in progetto, come desumibile dagli elaborati allegati al presente studio, non ricade all'interno di
Zone a Protezione Speciale(ZPS) o di Siti di interesse comunitario (SIC) né gli interventi previsti influiranno
sugli stessi.
A.3 Strumenti di programmazione e pianificazione comunali e comprensoriali
• Regolamento Urbanistico( R.U.) di Scanzano Jonico - Pianificazione urbanistica
Il Comune di Scanzano Jonico e dotato di R.U. che è stato approvato con Delibera di Consiglio
Comunale n° 44 del 28.10.2009, è già stato sottoposto alle verifiche e ai controlli sia formali che sostanziali
di merito della Regione Basilicata, quindi di fatto coerente con tutti gli strumenti di pianificazione
sovraordinati. La ZONA D3 è ricompresa nel Piano Operativo Produttivo (P.O.P.) per gli anni 2012 – 2017,
con effetti di P.I.P. (Piano Insediamenti Produttivi ai sensi della Legge n°865/1971), approvato con Delibera
di Consiglio Comunale del 01.03.2013, n° 13, per la superficie territoriale di mq 317.390.
E’ inserita nella zona PERIURBANA PRODUTTIVA - Zona D3 (Produttiva artigianale). E’ posta a monte
della SS 106 ed in adiacenza alla SS 277 della Val d’Agri. Essa è finalizzata al soddisfacimento della
domanda di localizzazione di manufatti produttivi di dimensioni superiori rispetto a quelli previsti nella zona
D1 del RU.
Inoltre come strumento di pianificazione particolareggiata tematica è in vigore la SCHEDA
STRUTTURALE - ZONA D3 (risultanza della Regione Basilicata – Ufficio Compatibilità Ambientale D.D. n°
75AB. 2010/D. 01733 del 23.12.2010 – Valutazione Ambientale Scheda Strutturale relativa agli aspetti
Turistico, Ambientali e Produttivi del Comune di Scanzano Jonico).
In tale scheda è prescritto che l’edificazione è subordinata alla formazione di un PIP (Piano per gli
Insediamenti Produttivi) ai sensi dell’art. 27 della legge n. 865/71, che terrà conto delle prescrizioni dell’AdB
di Basilicata in ordine alla collocazione degli edifici ad una quota non inferiore a 10,50 m sul livello del mare.
Il suddetto P.I.P. scaturirà dalla redazione di un P.O. (art. 15 LR 23/1999) cui è subordinato.
I parametri urbanistici sono i seguenti:
• superficie minima del lotto: 3.000 mq;
• indice di copertura: 1/3 della superficie del lotto;
• altezza max edifici produttivi: 8,00 m;
• numero piani fuori terra edifici produttivi: 1;
• distanza dai confini del lotto (ove se ne distacchi): non inferiore 5,00 m e comunque nel rispetto del
codice della strada;
• distanza dalle strade: non inferiore 5,00 m;
• distanza tra pareti finestrate: non inferiore a10,00 m.
• destinazioni ammesse: artigianali e industriali non nocive, terziario e commerciale all’ingrosso ed al
dettaglio per tutti i generi, tranne che per quelli alimentari. Per questi ultimi vengono consentiti solo
per gli alimenti prodotti e trasformati nello stabilimento.
In aggiunta all’edificio produttivo è possibile realizzare un edificio ad uso ufficio e alloggio custode nel
rispetto dei seguenti parametri:
• superficie coperta max: 150 mq.
• altezza max: 8,00 m;
• numero piani fuori terra: 2;
• distanze: come per l’opificio
All’interno degli opifici è consentito realizzare soppalchi di superficie non superiore a 1/3 di quella di
pavimento dello stesso opificio. In caso di destinazione commerciale, la superficie per parcheggi andrà
adeguata come per legge.
Il R.U. si pone il problema di avviare un processo di riequilibrio territoriale, intervenendo per quanto
possibile , date le competenze definite dalla legge, sul rapporto tra assetto urbano e territorio aperto e, il
via prioritaria, all’interno della struttura urbana per cercare le forme e gli indirizzi di un possibile ridisegno.
L’obiettivo è duplice: 1 .Ricreare l’effetto paese attraverso la riaggregazione dei quartieri , la connessione di
servizi, il ridisegno dell’ambito urbano; 2. connettere il territorio aperto al mare attraverso il potenziamento
e la qualificazione dei servizi , della produttività in agricoltura e nel turismo, la qualificazione delle
“eccellenze” mediante la maggiore integrazione tra campagna e struttura urbana.
• Regolamento Urbanistico ( R.U.) di Policoro - Pianificazione urbanistica
Il Regolamento Urbanistico, di seguito RU, del Comune di Policoro è stato redatto ai sensi della L.R.n.23/99, e
successive modifiche ed integrazioni . Il RU disciplina gli insediamenti esistenti sull’intero territorio comunale;
individua il perimetro degli “Ambiti” e dei “Suoli”, ed i “Regimi Urbanistici” vigenti all’interno di detti perimetri,
così come definiti dagli artt. 2 – 3 della L.R.n.23/99.
Il regolamento urbanistico è stato approvato con DCC n. 10 del 21.04.2017 ai sensi della legge regionale
11.08.1999 n. 23 e successive modifiche ed integrazioni.
L’intento del Piano è quello di:
− Dare nuova qualità urbana alla città, attraverso il ridisegno della sua struttura portante pubblica,
individuata in un ampio quadrilatero di viali alberati, affiancati da piste ciclabili, edilizia porticata,
servizi ed attrezzature pubbliche e private che ne riconnettono l’ampia periferia sud ai luoghi della
città storica.
− Tutelare e valorizzare l’ecologia urbana, prevedendo corridoi ecologici, parchi ed aree verdi connessi da
un reticolo di piste ciclabili e pedonali a servizio della città, contenendo i “carichi urbanistici”
(volumetrie edilizie) al di sotto di quelli già previsti dal PRG/99, e con minore “consumo di suolo” per
l’adozione di tipologie edilizie di maggiore altezza.
− Consentire, nell’ambito dei carichi urbanistici precedenti, di riservare una quota significativa all’Edilizia
sociale per i ceti più svantaggiati, che avrà modo di realizzarsi a mano a mano che procederà
l’attuazione dei comparti edilizi del RU.
Un tassello fondamentale per dare gambe a quella grande idea di sviluppo sostenibile del territorio che va sotto
il nome di "Parco della Magna Grecia", alla quale si sta lavorando in questi ultimi mesi, e che può costituire il
collante identitario vincente per far decollare complessivamente l'intero comprensorio del Metapontino (costa e
retrostante corona collinare) e dare nuova linfa e vitalità alla stessa Basilicata”
Le aree viciniori al comparto D3 di Scanzano Jonico e, quindi, quelle adiacenti all’altra sponda del fiume Agri
sono le seguenti:
– Aree Agricole (zone “E”): L’organizzazione agricola-colturale che caratterizza il territorio comunale di
Policoro, risultato delle profonde trasformazioni ambientali, giuridiche, socio-economiche, infrastrutturali
introdotte dal secondo dopoguerra dalla Riforma Fondiaria, dalla Bonifica e dall’Irrigazione, costituisce un
“valore” ambientale, economico/sociale, insediativo, culturale ed identitario da tutelare e valorizzare: su questa
premessa “fondativa” il RU disciplina le attività di conduzione e trasformazione del territorio rurale in oggetto.
Ai fini del mantenimento del valore culturale/identitario della maglia insediativa della Riforma Fondiaria, gli
interventi edilizi di trasformazione, ristrutturazione e/o nuova costruzione all’interno dei poderi da essa definiti,
consentiti dagli articoli che seguono, sono subordinati a: a. Mantenimento della leggibilità del principio
insediativo nella maglia fondiaria, costituito dai distacchi dalla strada, l’articolazione delle volumetrie coloniche
(residenze e annessi), la definizione degli spazi (aie, spazi per le lavorazioni, parcheggi per automezzi); b.
Mantenimento della leggibilità delle architetture coloniche originarie, attraverso interventi di risanamento
conservativo, con chiara definizione delle eventuali integrazioni volumetriche, e/o delle nuove costruzioni ivi
consentite, con utilizzo di soluzioni architettoniche (pareti intonacate, tetti a falda, porticati, zoccoli in pietra
calcarea, coloriture chiare e/o bianche) omogenee alle preesistenti; c. Riqualificazione complessiva degli spazi
esterni che connotano l’insediamento (residenziale e/o produttivo), con utilizzo di siepi ed alberature per la
definizione delle pertinenze, e come barriere di armonizzazione paesaggistica.; d. Mantenimento delle
coltivazioni agricole nei poderi di pertinenza dell’insediamento residenziale/produttivo. Il RU recepisce le
prescrizioni inerenti la trasformabilità del PTP, specificando per ciascuna zona, le condizioni di trasformabilità e
le relative norme.
Il RU classifica zone “E.1” le aree agricole ordinarie, cioè senza specifiche limitazioni di carattere vincolistico,
paesistico e di trasformazione; aree generalmente specificate nel PTP come aree di valore medio. Su dette aree
è consentita la costruzione di manufatti, sia di tipo produttivo che residenziale, strettamente necessari e
pertinenti la conduzione dei fondi rustici, con vincolo di destinazione d'uso ventennale
Il RU classifica zone “E.1/s” le aree agricole ( Aree agricole di Salvaguardia) adiacenti a contesti naturalistici di
particolare pregio, alla zona del parco archeologico, o ritenute zone di particolare pregio dal PTP. In dette
zone l'uso agricolo non deve comportare processi di inquinamento dell'ambiente attraverso l'uso di concimi e
diserbanti e di tecniche agricole improprie. I manufatti relativi alla struttura produttiva (stalle, depositi, ecc.)
dovranno avere caratteristiche di edilizia rurale: la relazione tecnica dovrà specificare dettagliatamente le
destinazioni d'uso, in riferimento alle esigenze produttive incluse quelle di tipo agro-commerciale e agrituristico
(oltreché di eventuale residenza).
Il RU classifica zone “E.2” Aree Agricole speciali”. Son le aree agricole che ricadono in contesti naturalistici di
particolare pregio, per presenze naturalistiche (boschi, fiumi, ecc.) o storico culturali. In esse l'uso agricolo non
deve comportare processi di inquinamento dell'ambiente attraverso l'uso di concimi e diserbanti e di tecniche
agricole improprie. In queste zone è ammessa esclusivamente l'edilizia residenziale e/o produttiva (con
concessione gratuita) direttamente collegata all'attività agricola.
Per quanto riguarda la verifica di compatibilità con il vigente Regolamento Urbanistico del confinante Comune
di Policoro, si fa presente che lo stesso è stato adottato con DCM n. 31 del 27/12/2016, quindi
successivamente a quello del Comune di Scanzano Jonico, pertanto lo stesso, per logica di pianificazione, era a
conoscenza dei contenuti della pianificazione urbanistica dei comuni confinanti e contermini, e lo stesso è già
stato sottoposto alle verifiche e ai controlli sia formali che sostanziali di merito della Regione Basilicata, quindi
di fatto coerente con tutti gli strumenti di pianificazione sovraordinati.
Gli interventi previsti per l’area PIP D3 di Scanzano Jonico non interferiranno con il contesto agricolo della
sponda occidentale dell’ Agri sia per le distanze che per la tipologia di aziende e infrastrutture previste.
Da Tav.P1 – Progetto R.U. Territorio Comunale Policoro
B. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
B.1 Area di Intervento
La suddetta area d’insediamento si sviluppa infatti su una piana alluvionale tra le quote assolute di mt. 9,50
e mt. 12,47 s.l.m., procedendo da Nord verso Sud, con differenze di quote via via decrescenti rispetto al
piano viabile della S.S. 106 (Strada Statale 106 Jonica); ed è quindi panoramicamente dominata ad Est dalla
citata arteria stradale e, più in lontananza nel settore verso Nord - Ovest, dalle terrazze collinari di
Montalbano Jonico e Tursi, nonché dalla periferia Sud –Est del Comune di Scanzano Jonico.
L’area in questione impegna una superficie territoriale di mq 317.390, è posta tra la Strada Statale 598 della
Val d’Agri ed il fiume Agri, a ridosso della complanare di monte della Strada Statale 106 Jonica, con la quale si
collega al PIP esistente, quindi una zona di particolare rilevanza urbanistica e territoriale, in considerazione
della prossimità delle due arterie viabili del territorio, sia allo stesso centro abitato di Scanzano Jonico, quindi
snodo viario strategico viario di “Scanzano Jonico Sud”.
La zona in cui è inserito il progetto è ubicata, in un’area a prevalenza agricola.
Quest’ultima dista in linea d’aria circa 2 km dal centro abitato di Scanzano Jonico e circa 2 km dal centro
abitato di Policoro, i dati dimensionali della area sono di mq 317.390,00.
L’area individuata è caratterizzata da una scarsa naturalità per la forte antropizzazione, in quanto circondata da
insediamenti industriali e infrastrutture. L’utilizzo del suolo è fortemente condizionato sia dalle attuali attività
produttive umane di tipo agricolo ed in secondo piano di tipo industriale, sia dalle condizioni pedo-
agronomiche. Le prime hanno in parte sottratto superfici occupate originariamente dalla vegetazione naturale
ed in parte limitato ed alterato le condizioni di naturalità (vegetazionali-faunistiche ed ecologiche) a causa della
costante presenza dell’uomo; le seconde in relazione alla presenza di suoli ad esiguo spessore e con alta
percentuale di argilla superficiale ne condizionano fortemente l’uso agricolo-zootecnico.
Tutta la superficie che sarà occupata dall’impianto Produttivo di progetto risulta un’area agricola, utilizzata a
coltivazione di ortaggi, dotata di irrigazione, e con nessun esemplare arboreo priva di esemplari arbustivi se
non lungo l’argine del Fiume Agri.
A margine dell’area, verso S e E, sono presenti alcuni manufatti afferenti ad un’attività agro-industriale per la
lavorazione e commercializzazione di prodotti agricoli e di un piccolo caseggiato in muratura ormai in disuso
causa vetustà. Verso est è presente, al di la della SS 106 e, quindi al di fuori dell’area, un’insediamento
produttivo - industriale.
L’area è caratterizzata da:
− Presenza del capannone “Apofruit” e della relativa area di pertinenza, (totale mq 41528) attività
tuttora in esercizio e funzionante;
− Presenza della complanare di monte della Strada Statale 106 Jonica e dell’arteria stradale, posta a Nord
dell’area, costituita dalla strada statale n° 598 della Val d’Agri, quindi snodo viario strategico viario di
“Scanzano Jonico Sud”;
− Sul fronte opposto (EST) è presente un ambito produttivo esistente in parte attuato e in parte in fase di
attuazione.
L’area è accessibile dalle 2 principali arterie viarie del territorio: La S.S. 106 “Strada Statale
Jonica” (Svincolo Scanzano SUD) e la Strada Statale 598 della Val d’Agri . Il Piano Operativo Produttivo
(P.O.P.) approvato prevede l’impostazione delle direttrici viabili, definendone il relativo tracciato con la
prosecuzione della complanare di monte, secondo uno schema con chiusura ad anello alle due
estremità dell’area, integrata nella zona mediana dell’Agglomerato con un’asse longitudinale di
smistamento ai lotti e con brevi tratti trasversali in modo da garantire continuità di percorsi e
possibilità di più agevole connessione con la viabilità esterna.
Lo schema viario così definito consente la formazione di una maglia all’interno della quale, con
opportuni reticoli sono individuate le aree elementari per la formazione dei lotti.
B.2 Dimensioni e caratteristiche dell’intervento
B.2.1 IL PROGETTO DI P.I.P.
Assetto Urbanistico e Paesaggistico
L’area oggetto del nuovo Piano per Insediamenti Produttivi era stata indicata dall’Amministrazione comunale
nella Scheda Strutturale di cui alla legge n. 23/99, approvata con delibera di Consiglio Comunale n. 7 del
25.02.2011, al fine di reperire nuovi suoli per attività produttive ed artigianali, essendo ormai esaurita la
disponibilità di lotti per tale destinazione d’uso.
L’area in parola, che impegna una superficie territoriale di mq 317.390, è posta tra la Strada Statale della Val
d’Agri ed il fiume Agri, a ridosso della complanare di monte della Strada Statale 106 Jonica, con la quale si
collega al PIP esistente.
Si tratta pertanto di una proposta insediativa di un agglomerato produttivo in una zona di particolare rilevanza
urbanistica e territoriale, in considerazione della prossimità sia alla S.S. 106 Jonica, sia alla S.S. 598 della Val
d’Agri, sia allo stesso centro abitato di Scanzano Jonico.
Le considerazioni sopra esposte sottolineano l’importanza strategica dell’assetto urbanistico dell’area ed il ruolo
propulsivo che lo stesso può rappresentare per l’economia generale del Comune, visto quale supporto
insediativo e di servizio di preminente influenza per il centro urbano.
L’insediamento in progetto, per la sua posizione, può infatti immettere valenze urbanistiche di alta vitalità ed
attrattività, di cui ne beneficerà, anche e soprattutto, la componente urbana del Comune di Scanzano Jonico.
Nell’elaborazione del nuovo piano produttivo si è conservato l’assetto viario esistente implementandolo con una
strada interna necessaria per servire i lotti di monte.
Il disegno urbanistico dell’Agglomerato produttivo asseconda appunto un’organizzazione lineare delle
infrastrutture e dei lotti, in modo da costituire un terminale attrezzato dell’assetto urbanistico e territoriale del
Comune di Scanzano Jonico.
Alle estremità di questo asse attrezzato sono stati previsti gli svincoli stradali di collegamento tra la viabilità
interna (strade di distribuzione ai lotti) e quella di scorrimento esterna con la quale si realizza il collegamento
alla direttrice infrastrutturale di più grosso segno rappresentata dalla S.S. 106 che domina panoramicamente il
lato Est dell’area d’intervento.
Acquista pertanto rilevanza, ai fini di un ordinato assetto del territorio, l’inserimento paesaggistico dell’area
nell’hinterland circostante.
Il disegno urbanistico dell’Agglomerato, insieme alla necessaria ortogonalità della lottizzazione che la
destinazione artigianale-produttiva richiedeva, ha stabilito un’ordinata gerarchia nella determinazione dei lotti,
della viabilità e dei servizi, questi ultimi previsti in un lotto traversale a corte di spessore deciso alla testata
Nord dell’Insediamento.
La successione seriale della strada di scorrimento esterna e di quelle longitudinali interne di distribuzione ai
lotti, nonché l’uso di fasce verdi alberate, arbustive o cespugliose lungo dette strade, potranno creare, ad
insediamento realizzato, un notevole effetto di ordinato “landscape“ armonicamente inserito e denotato
nell’intorno paesaggistico.
Lottizzazione/impianto urbanistico
Il progetto di lottizzazione dell’Agglomerato e della concomitante individuazione della rete cinematica è stato
condizionato da preesistenze e vincoli di non trascurabile importanza costituiti da:
� Presenza del grosso capannone “Apofruit” e della relativa area di pertinenza;
� Presenza della complanare di monte della Strada Statale 106 Jonica e dell’arteria stradale, posta a Nord
dell’area, costituita dalla strada statale della Val d’Agri;
� Prescrizioni contenute nella delibera n. 29 del 14/12/2005 del Comitato Istituzionale dell’ADB alle quali il
Pip dovrà attenersi.
Ciò ha determinato l’impostazione delle direttrici viabili, definendone il relativo tracciato con la prosecuzione
della complanare di monte, secondo uno schema con chiusura ad anello alle due estremità del PIP, integrata
nella zona mediana dell’Agglomerato con un’asse longitudinale di smistamento ai lotti e con brevi tratti
trasversali in modo da garantire continuità di percorsi e possibilità di più agevole connessione con la viabilità
esterna.
Lo schema viario così definito consente la formazione di una maglia all’interno della quale, con opportuni
reticoli sono individuate le aree elementari per la formazione dei lotti.
Facendo seguito ad una esplicita esigenza della Amministrazione Comunale con il presente piano si è cercato di
soddisfare richieste di interventi produttivi con lotti di maggiori dimensioni rispetto alle previsioni del PIP
esistente.
Il piano prevedeva la formazione di 52 nuovi lotti produttivi e l’ampliamento di un lotto esistente
destinato da alcuni decenni ad impianto agro industriale, oltre ad un centro servizi alle imprese, aree per spazi
a standards urbanistici (verde, parcheggi, aree per attrezzature). I lotti dal n° 23 al n° 52 , per la superficie
territoriale di mq 103.165, sono stati assegnati per la realizzazione di “Parco Tematico Svaghi e divertimenti
denominato DREAM PARK” quindi attualmente trattasi di n.23 più 1 esistente di Apofruit.
Detti lotti nella proposta progettuale hanno una superficie compresa tra un minimo di mq 2430 ed un massimo
di mq. 5564, oltre al lotto Apofruit della superficie di mq 41528.
Tuttavia, per far fronte ad eventuali richieste d’insediamenti che abbisognano di superfici maggiori, così come
indicato dalle norme tecniche di attuazione, si potrà procedere all’accorpamento di più lotti, consentendo la
formazione di lotti di dimensioni variabili con una sufficiente gradualità.
Si raggiungerà così una maggiore flessibilità nelle dimensioni dei lotti, al fine di rispondere meglio alle
specifiche esigenze di spazio delle varie attività imprenditoriali, con il risultato di consentire soluzioni insediative
né asfittiche, né inutilmente dispendiose.
Nel caso di accorpamento dei lotti sarà consentita la costruzione di un corpo della superficie max di mq 250 da
destinare a uffici e n. 2 alloggi (uno per il proprietario l’altro per il custode).
I lotti edificabili sono quasi sempre disposti in senso ortogonale alla strada e la zona di accesso ai lotti sarà
sistemata a verde e parcheggi; questo consentirà un eventuale allargamento della sede stradale in
corrispondenza dell’accesso al fine di consentire più agevoli manovre in ingresso ed in uscita dai lotti.
Due parcheggi per autotreni sono stati previsti a Nord e ad Est del Piano per favorire eventuali operazioni di
carico e scarico merci. Inoltre, sempre nella testata Nord dell’Agglomerato, quella cioè rivolta verso il centro
abitato di Scanzano Jonico, è stato dislocato il Centro Servizi dell’insediamento con aree di parcheggio e a
verde.
Detto centro, distribuito su due livelli con un porticato che corre lungo tutto il fronte principale, ospiterà quelle
attività e servizi aventi funzioni di supporto per l’Agglomerato e di ausilio per le attività artigianali propriamente
dette: Uffici pubblici; Poste e telefonia; sportelli bancari; spedizionieri; infermeria e pronto soccorso;
attrezzature per ristoro (mensa, motel, locali dopolavoro). Si potranno inoltre collocare attività complementari a
quelle produttive quali punto di ristoro, tabacchi, giornalaio, sale ritrovo, sala internet, sedi di associazioni di
categorie.
Data la particolare funzione svolta, si è cercato di dare all’area per servizi una connotazione particolarmente
evidente ed un assetto planovolumetrico deciso e qualificato, costituendo esso l’elemento fondamentale di
definizione dell’effetto urbano da creare all’interno dell’agglomerato, volto anche ad attivare le ricercate
relazioni spaziali precedentemente richiamate, verso il centro abitato di Scanzano Jonico e verso la S.S. 106
Jonica e la S.S. 598 della Val d’Agri
- Descrizione dei soggetti proprietari/aventi titolo conferenti la disponibilità dei terreni
ELENCO CATASTALE AREE INCLUSE NEL PIANO
Foglio Particella Ditta Sup.totale (mq) Sup. di Piano (mq)
79 91 Gaetano Appio 45.772 39.697
79 128 Gaetano Appio 89.084 84.594
79 130 Gaetano Appio 1.490 1.490
79 132 Gaetano Appio 2.519 2.519
79 135 Gaetano Appio 8.849 8.849
79 138 Gaetano Appio 42.083 22.873
79 169 Gaetano Appio 93.789 44.709
79 175 Gaetano e Maria Appio 40.704 40.704
79 182 Gaetano e Maria Appio 3.932 3.922
79 92
Vilona Alessandro Angelo, Fabio,
Orazio e Vincenzo Otello 8.610 3.043
79 38 ALSIA 11.422 300
79 210
APOFRUIT ITALIA SOC.COOP.
AGRICOLA 39.274 39.274
in uno 387.528 291.974
79 129 Demanio dello Stato
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09.2
006
79 131 Demanio dello Stato
79 139 Demanio dello Stato
79 140 Demanio dello Stato
79 134 Demanio dello Stato
79 133 Demanio dello Stato
79 137 Demanio dello Stato
79 136 Demanio dello Stato
79 171 Demanio dello Stato
79 172 Demanio dello Stato
79 173 Demanio dello Stato
79 174 Demanio dello Stato
79 170 Demanio dello Stato
79 146 Demanio dello Stato
79 145 Demanio dello Stato
79 176 Demanio dello Stato
• Soggetti proprietari:
- Dott. Gaetano Appio
- Sig.ra Adele Appio
- Sig.ra Maria Appio
- Sig.ri Vilona Alessandro, Angelo, Fabio, Orazio e Vincenzo Otello
- Demanio dello Stato
- ALSIA
- Descrizione dei Soggetti assegnatari dei lotti e relative attività/destinazioni d’uso
A seguito si elencano i soggetti/aziende della graduatoria di assegnazione dei lotti del PIP della zona D3
avvenuta con Determina Dirigenziale n° 65 del 24.05.2017:
- Azienda Agricola Fortunato Sabrina
o Lotti n°: 18; totale mq. 3.140;
o Attività industriale agro/alimentare
- Azienda Agricola Fortunato Ruggiero
o Lotti n°: 19 e n° 20; - totale mq 7198;
o Attività industriale agro/alimentare
- Fruttehera s.r.l. di Francesco Nicodemo
o Lotti n°: 32; 33; 34; 35; 36; 37; – totale mq. 16.596;
o Attività industriale agro/alimentare
- APOFRUIT ITALIA Soc.Coop. Agricola
o Lotti n°: 13; 21; 22; - totale mq. 8.133;
o Attività industriale agro/alimentare (ampliamento della struttura esistente);
- Azienda Agricola Di NAPOLI Maddalena
o Lotti n°: 01 e n° 14; - totale mq. 11.110;
o Attività industriale agro/alimentare
- AGRIPLAST srl
o Lotto n°: 12; - totale mq 3.657;
o Attività industriale agro/alimentare
- BASILICATA DREAM PARK S.R.L.
o Lotti dal n°23 al n° 52 - totale mq. 103.165;
o Attività: realizzazione e gestione di: Parchi divertimento (parchi attrazione acquatici e faunistici) -
strutture ricettive/alberghiere/turistiche
Viabilità
L’adeguamento della strada di scorrimento esterna e la realizzazione di quelle longitudinali interne di
distribuzione ai lotti realizzano, come detto, le infrastrutture di collegamento esterne ed interne
all’agglomerato, garantendo percorsi unidirezionali e flussi di traffico ordinati.
Si prevede l’adeguamento della strada complanare alla SS 106 Jonica e nuova viabilità di servizio.
Tutte le strade avranno larghezza di mt 10,00 oltre ad i marciapiedi su entrambi i lati della larghezza di
mt 1,50. Solo sulla strada complanare è prevista la realizzazione di una pista ciclabile della larghezza di
mt 2,50 in previsione di un futuro collegamento ciclabile sia con l’abitato di Scanzano Jonico che con
quello di Policoro.
La piattaforma stradale sarà costituita da uno strato di cm 7 di conglomerato bituminoso (binder) e da
uno strato di finitura in cls bituminoso dello spessore di cm 3 (tappetino).
La pavimentazione dei marciapiedi, dei parcheggi e quella della pista ciclabile sarà realizzata in cls
bituminoso. Lungo i marciapiedi saranno messe a dimora essenze arboree tipiche dei luoghi quali platano,
tiglio, acero, leccio ecc.
Servizi a rete
Si descrivono di seguito le generalità dei sottoservizi a rete che faranno parte del PIP in oggetto.
Pertanto, si procede in tale descrizione, in base agli elementi noti, di seguito richiamati: cioè che
l’agglomerato in oggetto sarà prevalentemente destinato ad attività artigianali e di servizio , ad attività
artigianali del settore alimentare e ad attrezzature per la conservazione e trasformazione dei prodotti
agricoli e lattiero - caseari, strutture commerciali e parco divertimenti.
Rete Idrica
Sarà realizzata con tubazione in polietilene di adeguato diametro. Le derivazioni alle singole utenze
saranno eseguite con tubazioni in polipropilene. Alla rete si allacceranno anche gli idranti dell’impianto
antincendio.
Tale rete sarà collegata a quella generale dell’acquedotto che serve l’intera area metapontina.
Il punto di presa è indicato nella tav.5° di progetto esecutivo ed è ubicata sulla complanare sud a poche
decine di metri dall’area di progetto.
Rete fogna nera
Sarà costituita da collettori in tubazione di pvc di adeguato diametro a cui saranno allacciate le utenze
private con tubazioni di analogo materiale di diametro 110/125 mm.
In considerazione della localizzazione decentrata dell’area in rapporto alla rete fognaria comunale
esistente si è esclusa la possibilità di collegare la rete fognante della nuova area a quella cittadina atteso
che tale soluzione comporta costi eccessivi sia per le condotte sia per gli impianti di sollevamento
necessari.
Pertanto, anche in considerazione del modesto quantitativo di reflui di origine domestica che la zona
produrrà a regime, si è deciso di prevedere uno specifico impianto di depurazione prefabbricato dedicato
all’area produttiva da ubicarsi a sud dell’insediamento indicato in Tav.4° di progetto esecutivo –
Planimetria acque nere.
Data la discontinuità delle portate nei vari periodi dell’anno, si prevede la realizzazione dell’impianto in
vari stadi attivabili singolarmente e/o in contemporanea, in funzione delle presenze nelle aree interessate
e relative portate di liquami in scarico da trattare.
Il processo di depurazione biologica adottato, è un’evoluzione tecnologica della brevettata tipologia “A/O”
(fase Anossica più fase Ossica sulla corrente principale) per una naturale ma spinta selezione microbica,
una nitrificazione-denitrificazione ed una defosforazione completamente batteriche, senza cioè l’aggiunta
di reagenti chimici, con completa digestione aerobica del fango e composta dalle seguenti stazioni
operative unitarie:
- Grigliatura automatica fine;
- Omogeneizzazione aerata;
- Sollevamento dalla omogeneizzazione a portata costante;
- Selezione anossica/denitrificazione;
- Ossidazione a fanghi attivati con digestione aerobica;
- Ricircolo miscela aerata ossidazione-denitrificazione;
- Sedimentazione statica;
- Ricircolo fanghi attivi;
- Disinfezione effluente;
- Filtrazione e disidratazione fanghi di supero (optional);
Gli scarichi da trattare di tipo biologico provenienti dall’insediamento civile (gli scarichi provenienti da
eventuali cucine devono essere preventivamente separatamente disoleati), giungono a gravità in un
canale di grigliatura ove è installata un filtrococlea che provvede alla intercettazione dei solidi di
dimensioni discrete, alla compattazione ed al sollevamento al cassonetto di raccolta e stoccaggio degli
stessi, per essere periodicamente normalmente allontanati per lo smaltimento tramite ditte
espressamente autorizzate. In parallelo al filtrococlea, in un altro canale, è installata una griglia del tipo a
barre ad operabilità manuale cui viene indirizzato il liquame nei periodi di manutenzione e/o di eventuale
avaria della griglia automatica.
I liquami da trattare influenti al sollevamento iniziale, devono essere privi di sostanze inibenti il processo
biologico; in allegato compare una tabella con i valori massimi ammessi. In uscita dalla stazione di
grigliatura, i liquami vengono indirizzati a gravità alla successiva stazione di omogeneizzazione aerata.
Nella vasca di omogeneizzazione, i liquami vengono sottoposti a continua miscelazione e preaerazione
forzata con l’utilizzo di aria compressa prodotta da una soffiante a canali laterali e distribuita in vasca
tramite diffusori a microbolle situati sul fondo della stessa.
Con l’utilizzo di pompe sommerse dotate di girante a vortice liquido, gli scarichi, così omogeneizzati,
vengono nuovamente sollevati a portata costante ed avviati alla successiva stazione di denitrificazione.
In tale vasca, con l’utilizzo di un miscelatore sommerso, si ottiene la riduzione dei nitrati in azoto gassoso
in ambiente anossico ad opera di particolari ceppi batterici.
Il liquame passa quindi a gravità al successivo stadio di ossidazione totale.
Il tipo di ossidazione prolungata effettuata in tale stadio, garantisce la completa mineralizzazione del
fango e quindi l’assenza completa di odori sgradevoli.
Il tempo di permanenza nella vasca di ossidazione è di circa 24 ore, ed in tale maniera viene garantita
una notevole insensibilità dell’impianto ai bruschi innalzamenti sia della portata sia del carico inquinante
(tossicità ed avvelenamenti).
Nella vasca di ossidazione la degradazione delle sostanze organiche avviene ad opera di batteri che in
opportune condizioni di temperatura, pH, ossigeno disciolto, turbolenza e sostanze nutritizie vengono
selezionati automaticamente.
L’ossigeno che viene consumato dalla flora batterica aerobica, è contenuto nell’aria compressa prodotta
da una soffiante a canali laterali ed introdotto nel sistema solido – liquido con una serie di diffusori a
microbolle posizionati sul fondo vasca, permettendo così anche una continua miscelazione e perciò un
continuo contatto tra il fango e le materie biodegradabili.
Ad una prima fase di rapida crescita dei batteri, per la presenza di molte sostanze organiche, segue una
fase di equilibrio sino alla completa eliminazione delle sostanze organiche, e quindi una fase endogena
durante la quale il metabolismo batterico continua utilizzando le riserve ed i materiali di matrici delle
cellule. In continuo viene effettuato un ricircolo, a mezzo pompa, della miscela acqua-fango, dalla vasca
di ossidazione a quella di denitrificazione, per la riduzione dei nitrati.
Il liquame misto con fango attivo passa quindi al sedimentatore dove il liquido chiarificato stramazza in
una canaletta perimetrale di raccolta ed il fango sedimenta.
Il fango depositatosi sul fondo del sedimentatore, viene ricircolato nel comparto di denitrificazione-
ossidazione mediante pompa.
Una valvola di regolazione sulla mandata della pompa di ricircolo, permette di ricircolare la quantità
esatta di fango necessaria a mantenere nelle vasche di denitrificazione-ossidazione la concentrazione
desiderata e permette di estrarre fango più concentrato.
Il sedimentatore è anche corredato di un deflettore che impedisce la fuoriuscita di olii e schiume.
I fanghi di supero vengono avviati, mediante la stessa pompa utilizzata per il ricircolo, all’ispessitore, dal
quale possono essere avviati successivamente, mediante ulteriore pompa, al sistema di disidratazione
(optional). Dopo la disidratazione i fanghi vengono periodicamente prelevati e normalmente avviati allo
smaltimento, da terzi all’uopo autorizzati; Il liquido surmontante dall’ispessitore e il drenato dal
disidratatore, vengono convogliati in testa al trattamento.
Il liquame depurato infine viene sottoposto a disinfezione con ipoclorito di sodio, in una vasca di contatto
o nella canaletta del sedimentatore, prima dello scarico definitivo.
Queste le caratteristiche delle acque in ingresso:
- N° Abitanti equivalenti 2.000
- Tipo di scarichi: reflui civili
- Qualità: reflui civili di natura organica provenienti da insediamenti abitativi e lavorativi.
- Dotazione idrica giornaliera 200 l/ab/g
- Portata max giornaliera di adduzione all’impianto: 400,00 m3/g
- Coefficiente di afflusso: 1,00
- Portata di punta oraria di adduzione all’impianto Q12 33,30 m3/h
- Portata media oraria al trattamento Q24 16,70 m3/h
- Carico organico giornaliero 120,00 Kg/BOD/g
Caratteristiche delle acque in scarico
- pH 5,5 – 9,5
- B.O.D5. ≤ 40,00 ppm
- C.O.D. ≤ 160,00 ppm
- Solidi sospesi ≤ 80,00 ppm
- Azoto ammoniacale ≤ 15,00 ppm
- Azoto nitroso ≤ 0,60 ppm
- Azoto nitrico ≤ 20,00 ppm
- Fosforo totale ≤ 10,00 ppm
- Tensioattivi ≤ 2,00 ppm
- Escherichia Coli ≤ 5000 UFC/100 ml
(In norma con la tabella n° 3 di cui all’allegato n° 5 per scarichi in acque superficiali, accluso al D.Lgs. n°
152/06, e successive modifiche ed integrazioni, sempre che vengano rispettati i parametri di progetto di
cui ai punti 4.1 e 4.2 e le norme per la manutenzione e gestione ordinaria, riportate nei libretti di
istruzione)
All’impianto di depurazione non saranno avviati gli scarichi pluviali (rete separata), gli scarichi di
controlavaggio di eventuali addolcitori, di sistemi di potabilizzazione e comunque scarichi con contenuto
di cloruri > 200 ppm.
Negli effluenti da trattare non devono essere presenti elementi tossici per la flora batterica, in
concentrazioni tali da inibire il trattamento biologico.
Le opere edili saranno complete di botole e serramenti in ferro, eventuali cavidotti tubazioni di
connessione tra vasche, tubazioni di fognatura per ingresso ed uscita scarichi dall’impianto, alimentazione
elettrica al quadro, rete di terra e rete equipotenziale, ecc.
Si è previsto un muro perimetrale al blocco vasche omogeneizzazione-grigliatura con relativa scala di
accesso al solaio delle stesse vasche, dovuto alla profondità della quota di arrivo liquami.
Per la vasca di omogeneizzazione ed il canale di grigliatura automatica, si è tenuto presente che
l’adduzione degli scarichi avverrà a gravità a quota – 4,00 m dal piano campagna. Al variare della quota
varia in uguale misura la profondità della vasca di omogeneizzazione e del canale di grigliatura
automatica e manuale. Le altre vasche rimangono invariate.
Rete fogna bianca
Sarà costituita da collettori di pvc di adeguato diametro a cui si allacceranno le caditoie stradali poste a
distanza idonea in corrispondenza delle zanelle della piattaforma stradale. E’ già presente a bordo
complanare un canale di raccolta in c.a. che colletta le acque al Fiume Agri e nello stesso punto saranno
collettate (vedi Tav.3a di progetto esecutivo). Per quanto concerne gli impianti di trattamento per le
acque di prima pioggia, il Comune imporrà ad ogni singolo insediamento di metterlo in opera secondo le
norme in vigore.
Rete metano
La rete sarà realizzata con tubazione in PEAD del diametro di 100 mm che sarà allacciata alla rete del PIP
esistente attraverso le complanari alla SS 106 Jonica esistenti.La rete è illustrata in Tav 6 del progetto
esecutivo. Il punto di allaccio,indicato sulla planimetria punti di presa ,è ubicato alla cabina di riduzione
pressione già presente nell’area PIP esistente a circa 500 mt dall’area PIP in studio.
Rete ENEL
Essendo tale rete di competenza dell’ENEL si provvederà a predisporre lungo le strade cavidotto in tubo
corrugato del diametro di 125 mm con pozzetti di ispezione secondo le indicazioni che fornirà l’ENEL.
Si prevede anche la realizzazione di cabine di trasformazione di media e bassa tensione. Il numero e la
posizione delle stesse sarà definito con la stessa ENEL. Il punto di allaccio alla rete è definito sulla
planimetria allegata relativa agli allacci di rete.
Saranno smantellate due linee di tralicci da 20 KV, una linea di tralicci di M.T. e una linea di pali in M.T
(indicati nella Tav. 7 di progetto esecutivo)
Rete pubblica illuminazione
L’illuminazione stradale sarà garantita da pali dell’altezza f.t. non inferiore a mt 11,00 posti lungo uno dei
due marciapiedi della viabilità di piano nonché nella viabilità complanare che costeggia l’area da
infrastrutturale. L’impianto di illuminazione pubblica è connesso alla rete di distribuzione mediante
fornitura in bassa tensione, da parte dell'ente Distributore, tramite due punti di connessione che sono
ubicati sul perimetro della proprietà e il più vicino possibile all’impianto (vedi tav. 8 di progetto esecutivo).
Rete Telecom
Analogamente a quanto descritto per la rete Enel si provvederà a collocare lungo la strada un cavidotto
interrato di tipo corrugato secondo le indicazioni del gestore. Il punto di allaccio è già presente con una
cella, adiacente alla complanare, indicata sulla Tav.9 di progetto esecutivo.
Verde pubblico
Le aree a verde previste nell’insediamento produttivo sono localizzate prevalentemente sulle zone
perimetrali. La formazione più importante è senz’altro l’area localizzata tra il lotto destinato a centro
servizi e l’ingresso dell’area produttiva dalla strada della Val D’Agri.
Si prevede l’inserimento di cortine arboree ed arbustive sulle fasce perimetrali che assolveranno ad una
funzione di separazione dell’area dalla zona agricola e dalla SS 106 Jonica e che nel contempo contribuirà
alla mitigazione dell’impatto percettivo dovuto alla realizzazione dei nuovi manufatti produttivi e al
miglioramento dell’area sotto l’aspetto ecologico e ambientale.
In particolare lungo il fronte prospiciente il fiume Agri ed a confine con la zona agricola si prevede la
piantumazione di piante di terza grandezza quali Acer campestris, Carpinus betulus e progressivamente di
dimensioni maggiori quali Tilia cordata, Fraxinus oxyphilla, Prunus avium, Quercus robur con un sesto di
impianto di metri 5 x 5 messi in doppia fila “a quinconce”. Nell’area posta tra la complanare e la SS 106
Jonica si prevede la piantumazione di un filare di piante di platano ovvero di olmi e l’impiego di
vegetazione bassa utilizzando essenze quali Viburnum lantana, Corylus avellana, Viburnum opalus,
Ligustrum vulgaris, Cornus mas, Cornus sanguinea, Laburnum anagyroides, Sambucus nigra, Prunus
padus e Prunus spinos
All’interno dei parcheggi è previsto l’impiego di Zelkova (Zelkova carpinifolia) nelle aiuole più grandi e
Cercis (Cercis siliquastrum) nelle aiuole più piccole.
L’area posa a ridosso del centro servizi sarà sistemata a prato con essenze arboree ornamentali tipiche
dei luoghi e siepi sempreverdi. In tutte le aree verdi sarà predisposto idoneo impianto di irrigazione a
goccia.
Uso di risorse naturali
l quadro normativo è orientato verso un impiego efficiente delle risorse in Europa, che delinea un
contesto coerente di politiche e azioni tese a favorire il passaggio a un’economia caratterizzata da un
impiego efficiente delle risorse.
L’obiettivo è di aumentare la produttività delle risorse, scindere la crescita economica dall’impiego delle
risorse, accrescere la competitività e promuovere la sicurezza degli approvvigionamenti.
La Commissione Europea ha altresì adottato una nuova strategia per garantire all’UE l’accesso alle
materie prime. Le materie prime non energetiche sono importanti per tecnologie quali le autovetture
elettriche e il fotovoltaico.
La nuova strategia intende migliorare l’accesso dell’Europa alle materie prime, cercando di garantirne
l’approvvigionamento equo e sostenibile dai mercati internazionali, favorendo un’offerta sostenibile
all’interno dell’UE e promuovendo la pratica del riciclaggio. Le riforme in corso della politica agricola
comune pongono l’attenzione sulla migliore gestione delle risorse biologiche a sostegno dell’agricoltura,
nonché la promozione del ruolo delle aree rurali per la produzione di servizi pubblici. La biodiversità trarrà
altresì beneficio da ogni miglioramento generale dell’ambiente nel suo complesso.
Nel caso specifico il criterio è stato molteplice:
Aspetto urbanistico/edilizio
Per quanto concerne la sistemazione dell’area è previsto l’utilizzo del terreno vegetale derivante dagli
scavi sul sito.
Inoltre le future costruzioni si prevedono di tipologia prefabbricata dovranno provenire da strutture che
privilegino il riciclo di materiali provenienti da demolizioni edili previa eliminazione di componenti
inquinanti. Sostanzialmente, al fine di realizzare quanto sopra enunciato, sarà necessario reperire
all’incirca 32.941 mc di terreno (vedi Computo volumi di progetto esecutivo) che per i 2/3 proverranno
dal riutilizzo del materiale di scavo per la restante parte dalle cave presenti in ambito locale.
Modalità costruttive / materiali impiegati
Le prescrizioni delle NtA del del P.I.P., prevedono all’ art. n° 4.5 – Aree edificabili “------ La tipologia degli
opifici da realizzare deve essere quella di moderne strutture con materiali innovativi, anche di tipo
prefabbricato, ma che tengano conto di un approccio estetico gradevole. Le facciate sui fronti stradali
dovranno essere curate nell’estetica e nella definizione architettonica, rifiniti con pannellature a faccia
vista anche di vario genere e natura. Sono escluse pannellature rifinite semplicemente ed in maniera
univoca a cemento e/o tinteggiate. -----“ .
Approvvigionamento idrico
Scanzano Jonico, come gli altri comuni della fascia jonica, si approvvigiona di acqua potabile
dall’acquedotto proveniente della diga di Monte Cotugno, previa potabilizzazione effettuata dall’impianto
di Montalbano Jonico, gestito da Acquedotto Lucano.
L’impianto di potabilizzazione è ubicato a quota 162 metri s.l.m., in località Masseria Cerulli a Montalbano
Jonico ed ha una attuale potenzialità produttiva di 1.050 litri al secondo (pari a 90.720.000 l/giorno, con
una popolazione servibile pari a 90.720.000: 175 l/giorno per abitante = 518.000 abitanti servibili).
I requisiti di qualità dell'acqua sono garantiti attraverso un alto grado di sorveglianza esercitato sulle fonti
d'approvvigionamento, l'uso di adeguate tecnologie e prodotti di alto livello per la potabilizzazione, la
verifica costante del livello di prestazione degli impianti (controllo di processo) ed un'adeguata vigilanza
sullo stato delle reti di distribuzione.
Sulla base di quanto detto, si può affermare che il sistema di approvvigionamento idrico attuale di
Scanzano Jonico, risulta ampiamente dimensionato, ed in grado di assorbire l’incremento dei consumi
previsto dal PIP.
Si riportano i dati quantitativi stimati per le attività del Parco Tematico:
Considerando che l’approvvigionamento idrico sarà derivato dal civico acquedotto, si stima un prelievo
medio mensile nel periodo aprile – settembre di 5.500 mc/mese, ridotto a 2.400 mc nel mese di ottobre.
Il consumo di acqua potabile medio per i servizi igienici con docce e per le utenze di cucina del complesso
è stimato in 40 litri/giorno/persona.
Considerando un affollamento massimo di: Area Beach: 3.000 persone/giorno - Parco divertimenti: 5.000
persone/giorno - Grande pensilina: 2.000 persone giorno
Il consumo massimo giornaliero è di 400 mc/giorno, mentre il consumo medio annuale, considerando una
presenza di 800.000 persone/anno, è di circa 32.000 mc/anno.
Alla volumetria citata va aggiunto il volume di acqua da fornire alle piscine dell’area Beach per il ricambio
e il reintegro dell’acqua evaporata.
Considerando una superficie degli specchi d’acqua di 1.030 mq, il volume di acqua per il suo riempimento
è stimato in 1.400 mc, mentre il consumo annuale per il reintegro è stimato in 1.250 mc/anno.
Consumo totale complessivo annuo: 32.000 + 1.400 + 1.250 = 34.650 mc.
B.2.2 LA DISCIPLINA DELLE AREE
I parametri stereometrici da applicare al piano in questione sono quelli già previsti nel PIP attuale e
riproposti nella Scheda strutturale anche per il PIP in ampliamento e che di seguito si riportano:
� Rapporto di copertura 1/3 superficie del lotto (compreso alloggio e uffici)
� H max edifici produttivi m. 8.00 sottotrave.
� N. max piani fuori terra edifici produttivi n° 1.
E’ consentito, all’interno degli edifici produttivi, realizzare soppalchi di superficie massima pari a 1/3 della
superficie utile del medesimo edificio.
� Distanza dai confini del lotto m. 5,00
� Distanza dalle strade m. 5.00
� Distanza tra pareti finestrate m. 10.00
� Distanza dalla SS 106 Jonica e SS Val D’Agri m 40,00
� H. max palazzina uffici/alloggio m. 8,00
� N. piani max palazzina uffici/alloggio 2.
� Superficie coperta max alloggio mq 150
I lotti potranno essere accorpati; nel qual caso è consentita la costruzione di un corpo della superficie
max di mq 250 da destinare a uffici e n. 2 alloggi (uno per il proprietario l’altro per il custode).
In caso di destinazione commerciale, la superficie destinata a parcheggi andrà adeguata come per legge.
Nella zona vigono le prescrizioni contenute nella delibera n. 29 del 14/12/2005 del Comitato Istituzionale
dell’ADB alle quali il PIP dovrà attenersi stabilendo, oltre agli aspetti progettuali, i tempi e le fasi di
esecuzione delle opere.
Infine, si richiama, come dato normativo, il valore di esproprio delle aree che, come sancito nella
proposta perequativa della proprietà delle aree, viene stabilito al 50% del valore venale stimato,
sgravando pertanto al Comune la metà del costo di acquisizione delle aree.
Quest’ultimo dato normativo rappresenta l’asse portante del meccanismo posto in essere dal Piano in
oggetto, costituito non solo dall’espropriazione ed acquisizione delle aree al patrimonio del Comune, ma
soprattutto dal meccanismo di computo dell’indennità di esproprio da versarsi ai proprietari espropriati,
pari, come detto, al 50% del valore venale stimato.
Tale criterio, prescindendo da ogni meccanismo forzoso di riduzione dei costi di acquisizione delle aree,
deriva da apposita proposta della proprietà delle aree che, per risultare inattaccabile, deve essere
riportato in apposito atto unilaterale d’obbligo registrato e trascritto, prima dell’adozione del Piano.
Peraltro, nel caso dei piani per insediamenti produttivi che, come noto, hanno finalità d’incentivazione
degli insediamenti stessi, a differenza di quanto previsto per i PEEP, l’interesse pubblico non si concentra
nella scelta del contraente, ma nei vincoli istituiti con la convenzione.
Infatti, l’ultimo comma dell’art. 27 della legge n. 865/71 si limita a prevedere che “tra il Comune da una
parte e il concessionario o l’acquirente dall’altra, viene stipulata una convenzione per atto pubblico con la
quale vengono disciplinati gli oneri posti a carico del concessionario o dell’acquirente e le sanzioni per la
loro inosservanza”.
E’ evidente pertanto che, dovendo l’acquirente di un’area compresa nel P.I.P. in oggetto compiere un
calcolo economico complessivo di tutti i costi dell’insediamento produttivo per valutarne la convenienza
rispetto alle sue prospettive imprenditoriali, gioca un ruolo rilevante una riduzione del 50% del valore
venale o costo di acquisto corrente delle aree.
Per il resto, l’approvazione del PIP ha valore di dichiarazione di pubblica utilità rispetto a tutte le
trasformazioni urbanistiche ivi previste per la durata di dieci anni e comporta l’espropriazione di tutte le
aree in esso comprese. L’espropriazione avviene a favore del Comune, il quale può cedere tali aree in
proprietà, ovvero, acquisito al patrimonio indisponibile del Comune e concesso in diritto di superficie per
una durata compresa tra 60 e 99 anni, salvo nel caso di realizzazione di opere od impianti pubblici, per i
quali la concessione del diritto di superficie può essere a tempo indeterminato.
B.2.3 STANDARDS URBANISTICI E DIMENSIONI DI PROGETTO
Secondo quanto disposto dal DM n. 1444/68 la dotazione minima di standards urbanistici per le aree
produttive da destinare a spazi pubblici o ad attività collettive , a verde pubblico o a parcheggi (escluse le
sedi viarie) non può essere inferiore al 10% dell’intera superficie destinata a tali insediamenti ovvero non
inferiore a mq. 80 ogni 100 mq di superficie lorda di carattere commerciale e direzionale.
Quindi, ipotizzando che gli insediamenti di carattere commerciale e/o direzionale non supereranno il 30%
della superficie coperta totale, avremo:
superficie mq 199.512
superficie coperta max mq. 66.504
di cui mq. 19.950 a carattere commerciale/direzionale
mq. 46.554 a carattere artigianale/industriale
superficie minima da destinare a standards:
317.390 x 10% = mq. 31.739
ovvero
19.950 x 0.80 = mq 15.960
(317.390 – 19.950/0.30) x 10% = mq 25.089
Sommano mq 41.049
Nella proposta di piano si prevede:
Parcheggi mq 16.252,00
Aree a verde pubblico mq 41.216,00
Aree per attrezzature
tecnologiche mq 2.790,00
collettive (centro servizi) mq 4.177,00
In uno mq 6.967,00
Totale mq. 64.435,00
Risultano, pertanto, verificate le dotazioni di standards urbanistici.
In termini generali e percentuali, i quantitativi di progetto del presente Piano risultano essere i seguenti:
superficie territoriale
complessiva mq 317.390,00 100%
Area per Attività
produttive mq 199.512,00 62,86%
Area pubblica e di uso pubblico:
Viabilità mq 53.771,00 16,94%
Parcheggi mq 16.252,00 5,12%
Verde pubblico mq 41.216,00 12.88%
attrezzature collettive mq 6.967,00 2,20%
l’estensione complessiva delle aree destinate a servizi e verde, escluse le strade, pari a mq. 64.435
rappresenta il 20,20% circa dell’estensione complessiva dell’agglomerato, rispettando, come detto, la
dotazione minima di standards urbanistici richiesta per legge.
Le aree racchiuse entro i confini dell’agglomerato devono essere rese disponibili per l’utilizzazione che per
esse prevede il presente Piano.
Il Comune, pertanto, procederà alla loro espropriazione al costo del 50% del valore venale stimato ed
accettato dall’amministrazione comunale di Scanzano Jonico.
Il Comune provvederà poi a cedere in proprietà, ovvero a concedere in diritto di superficie, agli
imprenditori che ne facciano motivata richiesta, i lotti produttivi, secondo le modalità previste dalle Norme
Tecniche d’Attuazione.
B.2.4 PRESENZA DI ALTRE ATTIVITÀ IN ZONA
Sempre in adiacenza alla SS106 Jonica, ma sul lato sud, è presente un’area PIP (indicata nella planimetria
allegata ove sono indicate le aree artigianali presenti nell’area di Scanzano Jonico). Sono presenti
fabbricati e capannoni per attività prevalentemente destinate ad attività artigianali del settore
agroalimentare e con impianti per la conservazione e trasformazione dei prodotti agricoli, per l’irrigazione
nonchè piccole strutture commerciali per vendita di infissi,mobili, materiale elettrico e per l’edilizia. Nel
territorio comunale esistono altre cinque aree (Dd1-Dd2-Dd3-Dd4–Dd6) con attività di tipo
agroalimentare. La presenza della nuova area PIP creerà comunque omogeneità con l’esistente, presente
sul lato opposto della SS106, e completamento della stessa senza generare impatti cumulativi data anche
la distanza e la tipologia di produzioni .
B.3 Cronoprogramma lavori
Le opere da realizzare prevedono le seguenti fasi lavorative principali:
• Fase 1: Allestimento cantiere
• Fase 2: Movimento Terra
• Fase 3: Posa Tubi Idrico e Rinterro
• Fase 4: Posa tubi e pozzetti fogna – Rinterro - Impianto depurazione –
• Fase 5: Posa tubi e pozzetti - Rinterro – Pluviale
• Fase 6:Posa tubi e rinterro – Metano
• Fase 7: Rete Dati e Rete Elettrica : Cavidotti e rinterri
• Fase 8 :Pubblica Illuminazione
• Fase 9: Viabilità- Parcheggi – Piantumazione
L’attività di cantiere è prevista durare per circa 40 settimane esclusivamente in periodo diurno.
La massima affluenza di mezzi pesanti al cantiere è stata stimata in 4 mezzi/ora.
La massima affluenza di personale è stata stimata in 15 mezzi ora.
Tali incrementi di traffico non risultano cumulabili per effetto dei diversi tempi in cui avvengono.
C)QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.1 AMBITO TERRITORIALE DI INFLUENZA: AREA VASTA E SITO
L’area oggetto dello studio risulta distinta secondo gli ambiti territoriali elencati di seguito:
� ambito di influenza potenziale delle opere in progetto sull’area vasta;
� ambito di influenza del sito, corrisponde all’area all’interno della quale insistono direttamente
le opere.
In termini generali l’area di influenza potenziale dell’intervento rappresenta l’estensione massima di
territorio entro cui, allontanandosi gradualmente dall’opera progettata, gli effetti sull’ambiente si
affievoliscono fino a diventare inavvertibili. Peraltro è importante precisare, a tal proposito, che i
contorni territoriali di influenza dell’opera variano in funzione della componente ambientale
considerata e raramente sono riconducibili ad estensioni di territorio geometricamente regolari.
Come ampiamente riconosciuto nella comunità tecnico-scientifica, e riscontrabile diffusamente in
numerosi documenti specialistici pubblicati dalle più autorevoli agenzie mondiali per l’ambiente, le
aree artigianali, possono essere caratterizzate da emissioni solide, liquide, gassose e emissioni
sonore durante la fase di esercizio. Nel caso specifico, peraltro, trattandosi di una zona artigianale
non possono escludersi in assoluto emissioni, potendosi ricondurre ad anomale condizioni di
funzionamento degli impianti tecnologici di cui le strutture saranno dotate. Per esempio ciò in
concomitanza con eventuali disfunzioni di nei sistemi di contenimento di fluidi impiegati in
determinati processi o, nel caso peggiore, al verificarsi di eventi incidentali. Sotto questo profilo,
nell’evidenziare come gli accorgimenti progettuali e gestionali funzionali al contenimento del rischio
di malfunzionamenti e/o incidenti consentano ragionevolmente di ritenere improbabili tali eventi, si
rileva come la porzione territoriale maggiormente vulnerabile sia in ogni caso estremamente
circoscritta. L’opportuna localizzazione del progetto, orientato alla salvaguardia degli ambiti di
maggiore valore ecosistemico o a porzioni territoriali interessate da dispositivi di tutela
paesaggistica, inoltre consentono di limitare adeguatamente i potenziali impatti del progetto
derivanti dalla sottrazione di aree naturali. L’area non rientra in aree SIC e ZPS.
Relativamente alla componente ambientale “clima acustico”, sebbene l’esercizio delle attività,
preveda il funzionamento di alcune sorgenti di rumore, ascrivibili ai sistemi di lavorazione che si
insedieranno nell’area, opportune scelte progettuali, orientate al miglioramento delle prestazioni
acustiche, unitamente al previsto confinamento fisico delle sorgenti di rumore, assicurano il rapido
decadimento dei livelli di pressione sonora con conseguenti effetti minimi all’esterno.
Di fatto, dunque, i confini dell’ambito di influenza diretta dell’opera possono farsi ragionevolmente
coincidere con il campo di visibilità dell’intervento.
Per quanto attiene agli ulteriori potenziali effetti ambientali, gli stessi si ritengono principalmente
circoscrivibili alle aree direttamente interessate dalle opere o immediatamente limitrofe ai siti di
intervento. In particolare, sotto il profilo delle potenziali interferenze con le componenti vegetazionali e
floristiche, in virtù della particolare tipologia di opera, l’analisi è stata focalizzata sulle aree ristrette di
intervento. Le componenti ambientali ritenute significative sono state analizzate in relazione agli effetti
determinati dall’intervento durante la fase di realizzazione, e di esercizio, per ciascuno degli ambiti
territoriali sopra descritti.
C.2 DESCRIZIONE DELLO STATUS DELLE COMPONENTI AMBIENTALI
POTENZIALMENTE INTERESSATE
C.2.1 Atmosfera
Gli elementi sostanziali che caratterizzano il clima sono stati raccolti ed elaborati sia dall’ex Ministero dei
Lavori Pubblici, Sezione Idrografica di Catanzaro, che dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di
Ecologia ed Idrografia Forestale di Cosenza (Cantore,Primo studio sulla diffusione spontanea della
vegetazione nelle pinete dell’arco jonico-materano Iovino e Pontecorvo, 1987).
In particolare si farà riferimento alle stazioni termo-pluviometriche di Metaponto, Nova Siri Scalo e Policoro.-
Metaponto.La tabella 1, per le precisate stazioni, mette in evidenza alcuni valori dei parametri
termopluviometrici e indici climatici. Il periodo di deficit idrico, cioè quello che si genera dall’intersecazione
della spezzata delle temperature medie mensili con quella delle precipitazioni medie mensili, è molto ampio,
prolungandosi mediamente dal mese di maggio ad oltre quello di settembre.
Tab.1 Valori dei parametri termopluviometrici e degli indici climatici
delle stazioni di Metaponto, Nova Siri Scalo e Policoro.
Stazione
Elemento Climatico Metaponto Nova
Siri Scalo
Policoro
Precipitazioni medie annue (P) 534 mm 583 mm 583 mm
Precipitazioni medie stagionali: -Inverno 183 mm 210 mm 216 mm
-Primavera 118 mm 125 mm 127 mm
-Estate 56 mm 51 mm 55 mm
-Autunno 177 mm 197 mm 185 mm
Temperature medie annue (T) 16,4°C 17,0°C 16,1°C
Temperature medie del mese più caldo (M)
26,2°C 26,2°C 26,1°C
Temperature medie del mese più freddo (m)
8,9°C 8,9°C 8,8°C
Temperature medie dei minimi annui
- 1,6°C -1,7°C -1,8°C
Temperature minime assolute - 6,2 °C -5,0°C -6,4°C
Temperature massime assolute 43,2°C 41,5°C 41,1°C
Escursione termica annua 17,3 ° C 17,3°C 17,3°C
Pluviofattore di LANG (P/T) 31,4 34,3 34,5
Quoziente di EMBERGER [100 P/ (M²-m²)]
51,1 55,8 56,1
Indice di DE MARTONNE [P/(T+10°)]
19,8 21,6 21,7
Dall’esame della Tabella 1 si evidenzia che sia i valori dei parametri termo pluviometrici che degli
indici climatici delle tre stazioni considerate non si discostano eccessivamente tra loro; ciò, ovviamente, è
da attribuire alle similitudini orografiche e geografiche in cui ricadono le stesse.
La temperatura media annua oscilla fra i 16 e 17 °C; quelle medie del mese più caldo e del mese
più freddo si attestano, rispettivamente, intorno a 26 e 9 °C, producendo un’escursione termica annua di
circa 17 °C. In valore assoluto la temperatura minima varia da -5,0 a -6,4 °C, mentre quella massima da
41,1 a 43,2 °C.
Facendo riferimento all’indice di De Martonne si è potuto stabilire che per la zona intorno a
Metaponto esiste il tipo climatico “semiarido” mentre per Nova Siri Scalo e Policoro, come pure per buona
parte di tutta la provincia di Matera, persiste il tipo “subumido” (Cantore et al., 1987).
I diagrammi termoudometrici secondo la formula Bagnouls e Gaussen, evidenziano che il periodo
di deficit idrico, cioè quello che si genera dall’intersecazione della spezzata delle temperature medie
mensili con quella delle precipitazioni medie.
Per quanto riguarda il regime dei venti al suolo ci si è riferiti all’osservatorio di Ginosa Marina, sulla costa
jonica, al quale si riferiscono i dati di fig. 3.
La zona mostra una piovosità inferiore a 500 mm/anno; le precipitazioni sono concentrate
prevalentemente nel periodo invernale (Dicembre – Marzo).
I venti dominanti assumono direzione N – NW (391 rilevamentipari al 36% dei rilevamenti annui).
Le calme ammontano a 181 rilevamenti (16%) con la massima frequenza nel mese di Gennaio.
Nel territorio comunale di Scanzano Jonico, come nei comuni della costa jonica ad oggi, non esistono
centraline installate per il controllo della qualità dell’aria, per cui non è possibile di fatto valutare lo stato
qualitativo attuale dell’aria nell’area di intervento.
E’ certo che la Costa Jonica lucana presenta un bassissima densità abitativa e le realtà industriali sono
ridotte a poche unità. Le zone industriali di una certa entità, che potrebbero avere effetti significativi sulla
qualità dell’aria e sulla salute umana, sono confinate nella parte pugliese del litorale a circa sessanta
chilometri in linea d’aria dal comune di Scanzano Jonico.
Il Comune di Scanzano Jonico ai sensi della DGR n° 2217 del 29.10.2010 (Presa d'atto del documento
"Inventario delle emissioni di inquinanti dell'aria" e approvazione del documento
"Valutazione preliminare della qualità dell'aria ambiente e classificazione del territorio in zone o
agglomerati"), rientra nei territori di “buona qualità dell’aria”.
Viste le attività da insediare, (Parco Tematico ed attività Agro/Alimentari), si può affermare che le attività
in progetto non producono emissioni in atmosfera di carattere significativo.
C.2.2. Suolo e Sottosuolo
Fig. – Carta geologica schematica e sezione geologica attraverso l’Appennino meridionale e la Fossa
Bradanica,da Sella et al. (1988) in Mem. Società Geologica Italiana
L'area di studio ricade nella porzione meridionale della Fossa Bradanica, lo stretto bacino di
sedimentazione plio-pleistocenico. compreso tra il margine esterno della catena appenninica e
l'avampaese apulo, allungato in direzione NO-SE colmato da una potente successione sedimentaria del
Pliocene-Pleistocene, spessa fino a 2-3 km.
La porzione superiore di questa successione (Pliocene superiore ? - Pleistocene superiore), caratterizzata
da uno spiccato trend regressivo, affiora estesamente a causa dell'intenso sollevamento neotettonico che
ha coinvolto l'avampaese pugliese e la Fossa Bradanica, a partire dal Pleistocene inferiore-medio.
Il suddetto sollevamento neotettonico ha coinvolto quindi prima i settori settentrionali e successivamente
quelli meridionali della fossa, inoltre, esso è stato maggiore lungo i settori occidentali rispetto a quelli
orientali della fossa, determinando un conseguente basculamento regionale della successione plio-
pleistocenica verso il Mar Adriatico .
Infatti sia pure con modalità intermittenti e con periodi-che inversioni di tendenza, durante il Pleistocene
il mare e regredito fino a quote di 100 m sotto il livello marino attuale (Cotecchia & Magri, 1967;
Cotecchia et. al., 1971), quota raggiunta durante l'acme della glaciazione wurmiana alla fine del
Tirreniano per poi risalire progressivamente all'attuale livello medio del mare .
Variazioni della linea di costa, connesse a fattori naturali e antropici, sono avvenute anche in tempi
recenti: graduali accrescimenti e progressive riduzioni sono stati stimati rispettivamente in corrispondenza
della foce del fiume Cavone e lungo i tratti costieri comprendenti le foci degli altri fiumi lucani
(Guerricchio e Melidoro, 1998; Spilotro et al., 1998).
La porzione superiore della successione sedimentaria della Fossa Bradanica, con carattere regressivo e
spessori massimi intorno a 600 m è costituita dalle emipelagiti argilloso-limose delle Argille
subappennine (tardo Pliocene-Pleistocene medio), passanti verso l'alto ai depositi regressivi costieri del
Pleistocene inferiore-medio (Sabbie di Monte Marano e Conglomerato di Irsina) e a quelli del Pleistocene
medio-superiore (Depositi Marini Terrazzati).
In particolare, nell'area di studio affiorano estesamente i deposti alluvionali terrazzati olocenici, posti a
quote variabili tra 300-100 m s.l.m., sono costituiti da ghiaie con lenti sabbioso-limose, quelli recenti sono
rappresentati da depositi argilloso-sabbioso-ghiaiosi e quelli attuali da depositi ciottoloso-sabbiosi.
Nella piana costiera i depositi alluvionali recenti si confondono con quelli di origine mista e lagunari,
costituiti da sabbie, ghiaie e limi in lenti e livelli, variamente distribuiti nello spazio il cui assetto
litostratigrafico e connesso sia all'evoluzione tettonica e alle variazioni glacioeustatiche avvenute nell'area
a partire dal Tirreniano che all'evoluzione costiera recente (regime idraulico dei fiumi, apporti solidi, azioni
antropiche ecc.).Infine, i depositi di spiaggia e le dune costiere affiorano lungo la fascia costiera,
pressoché continua e larga in media un chilometro . Le dune costiere sono costituite da sabbie ocracee
poco cementate.
Sulla base dei dati disponibili e dei rilievi geologici appositamente eseguiti, sono stati individuati tre
complessi principali:
- Argille subappennine;
- Depositi marini terrazzati;
- Depositi alluvionali recenti ed attuali.
Le Argille subappennine sono rappresentate da argille, argille limose ed argille marnose di colore grigio-
azzurro alle quali si intercalano livelli sabbioso-limosi più o meno spessi. La frazione sabbiosa aumenta
nella parte più alta della formazione dove può dar luogo a frequenti alternanze sabbioso-argillose o
addirittura a cospicui letti di sabbie. Essa costituisce il substrato di gran parte dell’aree studiate.
Dal punto di vista idrogeologico questi depositi possono essere classificati come praticamente
impermeabili e generalmente costituiscono il livello base degli acquiferi presenti nell’area.
La sedimentazione di tali argille è avvenuta in gran parte su fondali marini di media profondità. (Boenzi et
alii, 1971).
In trasgressione sulle Argille subappennine, lungo superfici debolmente inclinate verso SE, poggiano i
depositi marini terrazzati.
Tali sedimenti, di età medio - suprapleistocenica, sono costituiti prevalentemente da ghiaie (ciottoli
arrotondati ed appiattiti) e sabbie variamente distribuite nello spazio, con intercalazioni limoso - argillose
di vario spessore, subordinatamente da limi sabbiosi con rari ciottoli di piccole dimensioni.
La disposizione spaziale di tali sedimenti, tipica dei depositi litorali, è conseguenza della varietà degli
apporti terrigeni combinata all’azione del mare. I depositi marini terrazzati affiorano estesamente alla
sommità tabulare dei rilievi collinari ed individuano delle superfici di terrazzamento marino generatesi
durante il pleistocene medio-superiore a causa dell’azione combinata delle variazioni glacioeustatiche del
livello marino e dell’innalzamento dell’intera area dovuto alle ultime fasi dell’orogenesi appenninica. Lo
spessore massimo di questi depositi è valutabile intorno ai 45 m.
Il grado di permeabilità dei depositi marini terrazzati è generalmente medio in corrispondenza dei
sedimenti sabbiosi e ghiaiosi, e diventa molto basso per i livelli limoso – argillosi.
I depositi marini terrazzati affiorano all’interno dell’ambito urbano e in parte dell’ambito periurbano.
I depositi alluvionali recenti ed attuali costituiscono il fondovalle dei fiumi presenti nell’area e di alcuni
loro affluenti, nonché l’intera piana costiera metapontina.
Lungo le valli fluviali i depositi alluvionali sono essenzialmente costituiti da limi sabbiosi e limi argillosi a
basso grado di permeabilità, con intercalati livelli sabbiosi a media permeabilità; il loro spessore può
superare localmente i 30 m.
Nella piana costiera i sedimenti alluvionali sono più spiccatamente sabbiosi e poggiano, lungo una
superficie indistinta, su depositi di ambiente di transizione rappresentati da sabbie, ghiaie e limi in lenti e
livelli variamente distribuiti nello spazio.
Infatti, durante le fasi terminali dell’ultima trasgressione olocenica, che aveva portato la linea di costa
ben più all’interno rispetto a quella attuale, l’apporto di notevoli quantità di depositi terrigeni ha
determinato la sedimentazione di una potente serie di depositi lungo la fascia costiera.
Questi depositi presentano una variabilità spaziale dei caratteri granulometrici tipica dei depositi di
transizione, con concentrazione delle frazioni più grossolane in prossimità delle aree di apporto terrigeno
e delle frazioni fini, limoso – argillose, in aree a scarsa energia. I depositi che costituiscono la piana sono,
a grande scala, mediamente permeabili; il grado di permeabilità localmente può abbassarsi sino a
divenire nullo per i livelli limoso - argillosi.
I depositi alluvionali recenti affiorano in una modesta parte dell’ambito urbano e in parte dell’ambito
periurbano.
Aspetti geomorfologici
L’intero territorio comunale è limitato dal Fiume Cavone a NE, dal Mar Jonio a SE, dal Fiume Agri a SO,
dal territorio del Comune di Montalbano Ionico a NO.
La superficie topografica raggiunge una quota massima di circa 110 m s.l.m. e scende gradualmente a SE
verso la linea di costa e con maggiori inclinazioni a SO e a NE verso le valli fluviali del F. Agri e del F.
Cavone.
In relazione alle forme del rilievo si distinguono tre zone:
- la prima corrisponde alle superfici tabulari impiantate sui depositi marini terrazzati. Queste superfici
formano una serie di altopiani disposti a gradinata con quote decrescenti verso la costa ionica a partire
da circa 110 metri. Si tratta di superfici strutturali corrispondenti a originari fondali marini emersi
progressivamente a seguito della regressione polifasica del mare pleistocenico;
- la seconda zona comprende i versanti che delimitano i rilievi tabulari verso le piane alluvionali dei fiumi
Cavone ad oriente e Agri ad occidente. Tali versanti formatisi in seguito all’erosione fluviale si presentano
generalmente con modesta acclività, talvolta si presentano con forti pendenze;
- la terza zona è rappresentata dalle piane dei Fiumi Agri e Cavone, originatesi in seguito a successive
fasi di sedimentazione di depositi alluvionali.
Nel territorio comunale di Scanzano Jonico rientrano i terrazzi appartenenti al IV, V e VI ordine; questi
sono conservati in continuità per estesi tratti dissecati da solchi vallivi torrentizi. I singoli terrazzi sono
limitati a monte e a valle da scarpate di abrasione con dislivelli non superiori alla decina di metri. Nella
maggior parte gli orli dei terrazzi sono poco visibili per le modifiche apportate dalle numerose e profonde
azioni antropiche per lo sfruttamento agrario del territorio. I sedimenti dei vari terrazzi, generalmente
conglomeratico-sabbiosi, in più parti clinostratificati, sono più recenti passando dall’interno del territorio
verso la costa e di norma addossati uno all’altro a mantello. Le superfici terrazzate si sono generate
durante il Pleistocene medio superiore, a causa dell’azione combinata delle variazioni glacioeustatiche del
livello marino e dell’innalzamento dell’intera area dovuto alle ultime fasi dell’orogenesi appenninica.
L’abitato di Scanzano Jonico si estende su un’area a morfologia tabulare, stabile, costituita dai depositi di
terrazzo marino, delimitato da versanti con pendenze da medie ad elevate variamente modellati dalle
azioni morfogenetiche (principalmente erosione idrica superficiale) a seconda della natura litologica dei
terreni interessati.
I fondi valle dell’Agri e del Cavone, costituiti da depositi alluvionali recenti ed attuali, presentano una
superficie pianeggiante e un andamento a meandri; nei pressi della zona costiera le loro pianure
alluvionali si fondono a formare una piana allungata da SO a NE, limitata verso l’interno dal gradino del
terrazzo marino più recente e verso la costa da una fascia di cordoni dunari più o meno parallela alla
linea di costa.
Il fondovalle del Fiume Agri, fino alla piana costiera, è caratterizzato dalla presenza di superfici di
terrazzamenti fluviale, su entrambi i versanti, che delimitano la piana di esondazione attuale. L’azione
erosiva del Fiume sulle sponde provoca un ampliamento della piana di esondazione lungo la quale sono
presenti barre di meandri e meandri abbandonati, dovuti a “taglio del meandro”, che evidenziano le
modificazioni avvenute lungo il corso d’acqua. Lungo il tratto a meandri le modificazioni sono ben
apprezzabili e sono state agevolate dai copiosi deflussi avvenuti durante gli anni. Le variazioni
dell’andamento fluviale sono influenzate da differenti fattori tra i quali: la portata liquida, quella solida, la
pendenza, la resistenza all’erosione delle sponde, la sinuosità e la geometria della sezione idrica.
L’area in esame è posta a Sud dell’abitato e si estende su di una vasta area pianeggiante a ridosso del
F.me Agri.
Idrografia
Il territorio del Comune di Scanzano Jonico è attraversato da due corsi d’acqua principali, il Fiume Agri ed
il Fiume Cavone, e da modeste aste fluviali secondarie. I due Fiumi limitano rispettivamente a SO ed a NE
il territorio comunale ed hanno un andamento meandriforme con asse fluviale diretto NO - SE. Tra i corsi
d’acqua secondari i più importanti aventi bacini idrografici estesi sono il Torrente Marzoccolo ed il Fosso
Valle.
La forma e la densità dei corsi d’acqua sono strettamente collegati alla morfologia, alle caratteristiche
della roccia in posto, all’assetto geologico e geotettonico, alle condizioni climatiche, alla copertura
vegetale e, in molti casi, agli interventi antropici.
Per quanto riguarda il regime idraulico sia il Fiume Agri che il Fiume Cavone hanno un carattere
intermittente e spesso sono interessati da vere e proprie stasi estive.
Caratteri Idrogeologici
La permeabilità delle rocce dipende in massima parte, a parità di altre condizioni, dalle dimensioni, dalla
forma, dalla densità e dalla intercomunicabilità dei vuoti presenti nelle rocce o nei sedimenti. In relazione
alla variabilità sia verticale sia orizzontale dei caratteri litologici delle formazioni affioranti nel territorio di
Scanzano Jonico, anche la permeabilità delle stesse appare diversa da luogo a luogo sia nel grado e sia
nel tipo. Le osservazioni compiute sull’idrografia di superficie e sotterranea hanno consentito una
differenziazione su grande scala del tipo e del grado di permeabilità dei terreni.
I terreni che affiorano nell’area possono essere classificati come terreni permeabili per porosità. Vengono
considerati tali tutti i sedimenti clastici a grana grossa e media dei depositi alluvionali e marini terrazzati.
Sulla base dei dati raccolti e delle osservazioni compiute, si possono distinguere i terreni in base al grado
di permeabilità in tre categorie:
A - “Sedimenti mediamente permeabili, talvolta molto permeabili” costituiti dai depositi marini terrazzati;
B - “Sedimenti mediamente permeabili, a luoghi con permeabilità variabile da scarsa ad elevata”
rappresentati dai depositi alluvionali;
C - “Sedimenti impermeabili”, rappresentati dalle Argille subappennine (non affioranti).
La permeabilità dei depositi marini terrazzati, sovrastanti le argille, consente il drenaggio delle acque
superficiali la cui circolazione avviene all’interno di strati sabbiosi o conglomeratici a permeabilità
maggiore. È possibile riscontrare la presenza di modeste falde acquifere a contatto tra le argille di base e
i depositi sabbioso-ciottolosi, che risentono dell’andamento stagionale delle precipitazioni.
I depositi alluvionali, presenti nelle valli dei corsi d’acqua principali e secondari, per la loro permeabilità,
danno origine a falde di subalveo. Tali acque sotterranee si muovono nel senso della pendenza e quindi
sia longitudinalmente al corso d’acqua e sia trasversalmente a questo.
Le configurazioni litologico-strutturali dell'area determinano l'esistenza di due tipi principali di acquiferi: il
primo include gli acquiferi presenti nei depositi marini terrazzati e in quelli alluvionali fluviali, invece il
secondo tipo identifica essenzialmente l'acquifero della piana costiera.
Gli acquiferi dei depositi marini terrazzati mostrano una conducibilita idraulica da media ad alta, sono in
prevalenza freatici ma anche diffusamente in pressione.
La limitata e non omogenea estensione dei livelli a bassa conducibilita idraulica posti al tetto degli stessi
acquiferi favorisce l'infiltrazione delle acque pluviali e quindi la loro naturale ricarica (Figura 3).
La continuità di questi acquiferi attraverso l'area è regolarmente interrotta dalle valli fluviali.
L'estensione degli acquiferi dei depositi alluvionali e limitata nonché minore di quella degli acquiferi dei
depositi marini terrazzati.
La conducibilità idraulica di questi acquiferi, variabile da bassa a media, non permette la captazione di
rilevanti risorse idriche sotterranee.
Inoltre, le loro potenzialità per il rinvenimento di risorse idriche sotterranee sono fortemente condizionate
sia dalla morfologia e dalla profondità dell'alveo fluviale che dall'entità dei relativi deflussi fluviali.
L'importanza del secondo tipo di acquifero individuato, quello della piana costiera, non deriva dalla sua
conducibilità idraulica, essendo essa non particolarmente elevata, bensì dalla continuità. Inoltre, esso
ricade nell'area interessata dal maggiore sviluppo delle attività economiche idroesigenti.
L'acquifero costiero superficiale coincide con l'unità sabbiosa intermedia della piana costiera,caratterizzata
da un assortimento granulometrico alquanto variabile.
La frazione sabbiosa risulta essere maggiore per i campioni prelevati nella zona costiera compresa tra i
fiumi Cavone e Basento.
Nell'acquifero costiero, gli strati più permeabili, generalmente sabbiosi, sono confinati all'interno di livelli
impermeabili di varia estensione e spessore .
Lo spessore totale degli strati permeabili dell'acquifero è maggiore di 10 m e tende ad aumentare
generalmente dall'interno verso costa.
La quota del letto del suddetto acquifero, coincidente con il tetto dell'unita argillosa inferiore della piana
costiera, decresce dall'interno verso la costa, pur se con un andamento alquanto irregolare, caratterizzato
anche da locali depressioni del letto, subparallele alla costa.
Vicino alla costa il letto dell'acquifero costiero si spinge sotto il livello del mare, permettendo in tal modo,
in funzione delle condizioni idrodinamiche, l'intrusione marina.
Come evidenziato nel seguito, tale fenomeno sembra accentuarsi da SO verso NE, muovendosi lungo
costa poiché il tetto dell'unita argillosa degrada dolcemente dal fiume Sinni al fiume Bradano.
L'acquifero costiero è limitato a valle (SE) dal Mar Ionio mentre a monte (NO) è in contatto con gli
acquiferi dei depositi alluvionali e dei terrazzi marini.
La ricarica diretta, per infiltrazione di acque piovane, è da ritenersi modesta se non trascurabile per il
basso valore della piovosita efficace e per l'effetto del tetto impermeabile.
Per questi motivi, la ricarica dell'acquifero costiero è maggiormente garantita dalle acque provenienti
dagli acquiferi di monte, in particolare quelli dei terrazzi marini.
A tale proposito, si osservi che le isopieziche sono abbastanza rettilinee e alquanto parallele sia alla linea
di costa sia al limite idrogeologico tra depositi marini terrazzati e l'acquifero costiero .
Tale circostanza permette di ritenere che le linee principali di flusso idrico sotterraneo, orientate
ortogonalmente alla costa, attraversino tale limite senza alcun rilevante effetto, segnalando
l'alimentazione a favore dell'acquifero costiero.
L'andamento della superficie piezometrica indica che i fiumi potrebbero drenare le acque circolanti negli
acquiferi delle valli fluviali.
Il valore minimo della conducibilità idraulica dell'acquifero costiero , ottenuto dall'analisi delle prove di
emungimento, è pari a 3,47 10-6 m/s.
La diminuzione di questo parametro vicino alla costa non sembra essere sufficiente a contrastare il
pericolo di intrusione marina.
Dal rilevamento idrogeologico speditivo e dalle misure idrometriche effettuate nei fori dei sondaggi
eseguiti e in alcuni pozzi esistenti nell’area è stato possibile determinare la quota di rinvenimento delle
acque sotterranee esistenti nelle diverse aree esaminate.
Si tratta di falde poco cospicue, dovute alla limitata estensione dell’acquifero e alle condizioni climatiche
del territorio di Scanzano Jonico.
Nelle aree dell’ambito urbano la falda si rinviene ad una quota variabile da circa 10 m a circa 20 m s.l.m.,
con direzione del flusso perpendicolare alla linea di costa; nelle zone dell’ambito periurbano la quota della
falda varia in funzione delle litologie in affioramento: nei depositi marini terrazzati si rinviene ad una
quota variabile da circa 12 m a 14 m s.l.m., nei depositi alluvionali è posta a quote comprese tra 2 m e 3
m s.l.m.. Nell’area in esame la falda si trova ad una profondità di – 7 m dal p.c.
Caratteristiche geotecniche dei terreni
La caratterizzazione fisico-meccanica dei terreni presenti nell’area di studio, è stata effettuata sulla scorta
di dati bibliografici integrati da indagini svolte in occasione della redazione del RU.
Le indagini prese in considerazione dal redattore sono consistite in:
• N. 1 sondaggio profondo spinto fino alla profondità di 60 m dal p.c.
• N. 2 prove di laboratorio sui campioni prelevati
I dati bibliografici esaminati si riferiscono ai seguenti lavori:
• indagini geologiche e geotecniche eseguite dall’ANAS Spa per l’ampliamento della SS 106 lotto
VII nel periodo 1996-1997. Tali indagini sono consistite in un sondaggio a carotaggio continuo
spinto fino alla profondità di 40 m con il prelievo di n. 2 campioni per le prove di laboratorio.
• indagini geologiche e geotecniche eseguite per la redazione del RU Comunale dal Dr. Giuseppe
Gallicchio. Tali indagini sono consistite nella esecuzione di n. 1 sondaggio a carotaggio continuo
spinto fino alla profondità di 33 m con il prelievo di n. 2 campioni per le prove di laboratorio.
I dati provenienti da tali lavori sono stati esaminati e, finalizzati non solo alla determinazione delle
caratteristiche geomeccaniche dei terreni, ma anche alla definizione dei parametri sismici necessari per la
redazione delle carte di microzonazione sismica.
Sui campioni indisturbati prelevati sono state eseguite in laboratorio geotecnico tutte le principali
determinazioni delle proprietà fisiche, prove di Taglio Diretto e Prove Triassiali tipo UU per le proprietà
meccaniche; i risultati completi delle determinazioni geotecniche acquisite sono riportati nelle tavole
allegate.
Nelle tabelle seguenti sono riportate le profondità dei campioni indisturbati prelevati e delle prove SPT
eseguite nel corso dei sondaggi geognostici della campagna giugno 2007 del RU comunale, i parametri
fisici e meccanici ottenuti dalle prove di laboratorio sui campioni indisturbati e quelli ottenuti dalle
correlazioni con Nspt.
Sondaggio Campione SPT Profondità Ubicazione
S1 C1 *** 2,90-3,30
Zona D3
S1 *** 4-4-7 3,30-3,75
S1 *** 4-11-14 9,00-9,45
S1 C2 *** 17,70-18,20
S1 *** 5-7-8 18,20-18,65
Son
dagg
io
Cam
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ne
Pro
fon
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n
dre
nat
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pa
Def
iniz
ion
e gr
anu
lom
etri
ca
S1 C1 2,90 3,30 2,67 1,88 12,95 *** *** *** 27,92 1,63 *** Limo con sabbia
S1 C2 17,70-18,20 2,71 1,74 46,80 42,42 30,12 12,30 *** *** 80,00 Limo argilloso
debolmente sabbioso
Sondaggio Profondità SPT Nspt
Angolo
di attrito
(°)
Coesione
non drenata
(kg/cmq)
Modulo
edometrico
(Kg/cmq)
S1 3,30-3,75 4-4-7 11 28 *** 50
S1 9,00-9,45 4-11-14 25 30 *** 142
S1 18,20-18,65 5-7-8 15 *** 1,01 90
L’insieme di tutte le risultanze ha permesso di attribuire un range di valori dei parametri geotecnici ai
litotipi presenti nell’area. Tali parametri sono di seguito riportati:
La formazione costituente il substrato dell’area è costituita da argille limose, argille con limo più o meno
sabbiose di colore grigio-azzurro, con intercalazioni di livelli limosi e sabbiosi. Questi i caratteri :
Parametro determinato Simbolo U.M. Range Valori
Peso di volume naturale γn g/cm3
1,90 – 2,10
Contenuto d’acqua W % 18,00 – 30,00
Peso specifico dei granuli γs g/cm3 2,71 – 2,74
Limite liquido LL % 35,00 – 44,00
Limite plastico LP % 18,00 – 30,00
Coesione non drenata cu KPa 60 – 250
I depositi marini terrazzati sono rappresentati principalmente da una parte superiore ciottoloso-sabbiosa
e da una sottostante sabbiosa e sabbioso-limosa di colore marrone chiaro, a luoghi con livelli sabbioso-
argillosi e sabbioso-ciottolosi. In alcune aree questi depositi sono costituti nella parte alta da limi sabbiosi
con ciottoli di piccole dimensioni. Lo spessore di tale formazione può variare tra circa 10 e circa 45 metri.
Depositi limoso-sabbiosi
Parametro determinato Simbolo U.M. Range Valore
Peso di volume naturale γn g/cm3
1,80 – 1,90
Contenuto d’acqua W % 15,00 – 20,00
Peso specifico dei granuli γs g/cm3 2,65
Angolo di attrito φ gradi 29-30
Coesione c KPa 0,0 – 5,0
Depositi ciottoloso-sabbiosi
Parametro determinato Simbolo U.M. Range Valore
Peso di volume naturale γn g/cm3
1,80 – 2,00
Contenuto d’acqua W % 10,00 – 20,00
Peso specifico dei granuli γs g/cm3 2,65 – 2,70
Angolo di attrito φ gradi 32 – 33
Coesione c KPa 0,0 – 2,0
Depositi sabbiosi e sabbiosi-limosi
Parametro determinato Simbolo U.M. Range Valore
Peso di volume naturale γn g/cm3
1,85 – 2,06
Contenuto d’acqua W % 14,00 – 25,00
Peso specifico dei granuli γs g/cm3 2,65 – 2,71
Angolo di attrito φ gradi 30 – 38
Coesione c KPa 0,0 – 6,0
Per quanto concerne i depositi alluvionali recenti trattasi di limi sabbiosi di colore beige, talora con
presenza di frazione argillosa, con intercalazioni di livelli sabbiosi e ciottolosi.
Parametro determinato Simbolo U.M. Range Valore
Peso di volume naturale γn g/cm3
1,80 – 2,00
Contenuto d’acqua W % 12,00 – 25,00
Peso specifico dei granuli γs g/cm3 2,60 – 2,72
Angolo di attrito φ gradi 25 - 30
Coesione c KPa 0,0 – 10,0
Microzonazione Sismica
Nella presente relazione vengono riportati i risultati degli studi di microzonazione sismica di secondo
livello, ai sensi delle L.R. n. 9 del 07/06/2011, eseguiti sui terreni interessati dal PIANO OPERATIVO CON
VALENZA DI P.I.P. DELLA ZONA D3 DELLA Ssp.
La Legge Regionale n° 9/11 impone che gli strumenti urbanistici, come definito dalla L.R. 23/99 e
ss.mm.ii., debbano essere corredati di studi di microzonazione sismica che tengano conto della “Nuova
classificazione sismica del territorio delle Regione Basilicata” riportato nell’allegato 1 della suddetta legge.
Gli studi di microzonazione sismica sono condotti a tre livelli di approfondimento, a seconda delle finalità,
delle applicazioni nonché della pericolosità locale.
Il primo livello di approfondimento è utilizzato in sede di elaborazione dei piani di area vasta, dei Piani
Strutturali Comunali e delle mappe di pericolosità sismica locale.
Il secondo livello di approfondimento deve essere predisposto in sede di elaborazione dei Regolamenti
Urbanistici, varianti al Regolamento Urbanistico esistente, loro Piani Attuativi e nelle aree dei Piani
Strutturali perimetrale con Piani Operativi.
Il terzo livello di approfondimento si applica, a seguito dei risultati degli studi di secondo livello, nelle
zone instabili e in quelle stabili suscettibili di amplificazioni locali per le quali si prevedono situazioni
geologiche e geotecniche complesse.
Nel caso in esame al territorio del Comune di Scanzano Jonico, dalla “Nuova classificazione sismica del
territorio delle Regione Basilicata”, ricade nella Nuova Zonazione Sismica “3b”, a cui è attribuita una PGA
pari a 0,125 g, ed una coppia di magnitudo-distanza rispettivamente di 6,7 e 100 km.
Negli studi di Microzonazione Sismica (MS) è indispensabile considerare la Pericolosità sismica di base
intesa come la probabilità che determinate caratteristiche di scuotimento del suolo si verifichino in
un’area entro un determinato periodo di tempo e con un proprio periodo di ritorno. Attraverso la
Pericolosità è possibile predisporre una zonazione sismica del territorio, finalizzata alla pianificazione
territoriale, urbanistica e/o dell’emergenza e di conseguenza alla programmazione delle attività di
prevenzione.
Quello che viene studiato su area vasta o regionale può essere trasferito per studi a scala di dettaglio o
locale, definendo la Risposta Sismica Locale (RSL), che è legata a specifiche condizioni geomorfologiche,
litotecniche e geostrutturali dei siti capaci di influenzare significativamente lo scuotimento del suolo.
A differenza della MS, che è utilizzabile per la pianificazione territoriale e urbanistica, la RSL è applicata
alle progettazioni esecutive.
Gli studi di MS hanno lo scopo di individuare ad una scala comunale o sub comunale le zone le cui
condizioni locali possono modificare le caratteristiche del moto sismico atteso o possono produrre
deformazioni permanenti rilevanti per le costruzioni, le infrastrutture e l’ambiente.
Lo studio di MS dovrà definire le seguenti zone omogenee:
1. Zone Stabili (ZS), nelle quali non si ipotizzano effetti locali di rilievo di alcuna natura ed in cui il moto
sismico non è modificato rispetto a quello atteso in condizioni ideali di roccia rigida;
2. Zone Stabili suscettibili di amplificazione sismica (ZAS), in cui il moto sismico è modificato rispetto a
quello atteso in condizioni ideali di suolo, a causa delle caratteristiche litostratigrafiche del terreno e/o
geomorfologiche del territorio;
3. Zone suscettibili di Instabilità (ZI), in cui i terreni sono suscettibili di attivazione di fenomeni di
deformazione permanente del territorio a seguito di un evento sismico (instabilità di versante, cedimenti,
liquefazioni, faglie attive e/o capaci).
Nella pianificazione territoriale, urbanistica e di emergenza, in funzione delle varie scale e dei vari livelli di
intervento, gli studi di MS saranno condotti su quelle aree per le quali le condizioni normative consentano
o prevedano l’uso a scopo edificatorio o per infrastrutture, una loro potenziale trasformazione a tali fini, o
l’utilizzo per la Protezione Civile.
I livelli di studio della MS, secondo quanto riportato negli “Indirizzi e criteri generali per gli studi di
Microzonazione Sismica” (ICMS) redatti dal Gruppo di Lavoro Nazionale Dipartimento di Protezione Civile-
Regioni della Sotto-Commissione n. 8 “Attuazione normativa sismica della Conferenza Stato-Regioni e
Province Autonome, sono tre.
I tre Livelli rappresentano diversi gradi di approfondimento di MS da correlare ai differenti obiettivi e
situazioni nell’ambito della pianificazione territoriale, urbanistica e di emergenza nella Regione.
1. Il Livello 1 è un livello di base che consiste nella rilettura e successiva rielaborazione dei dati
geologici, geofisici e geotecnici preesistenti e/o eseguiti appositamente, al fine di suddividere
qualitativamente il territorio in Microzone omogenee in prospettiva sismica (Carta MOPS)
rispetto alle tre zone indicate in precedenza;
2. Il Livello 2 introduce, rispetto al Livello 1, un elemento quantitativo numerico, attraverso
l’utilizzo di metodi semplificati di analisi numerica, per le ZAS e ZI definite dal precedente Livello
1 di MS o direttamente attraverso studi di MS in assenza del precedente Livello 1. Il Livello 2 di
MS con Abachi ICMS dovrà indicare graduatorie di idoneità territoriali ai soli fini pianificatori;
3. Il Livello 3 introduce ulteriori dettagli quantitativi sulle aree ad amplificazione sismica o instabili,
su aree particolari o per tematiche precise, basandosi su analisi numeriche ottenute da dati di
indagini geologico-tecniche e geofisiche eseguite in situ e di prove di laboratorio, e deve
differenziare il dettaglio da utilizzare in fase progettuale, nel senso che permette di poter
definire ed indicare sulla base di confronti sugli Spettri, in quali aree dovrà essere utilizzata la
procedura semplificata NTC08 (DM 14.01.2008 e Circolare applicativa) e in quali aree, invece, è
indispensabile effettuare studi di RSL.
Le carte di Microzonazione Sismica (MS) di livello 2 caratterizzano con valori numerici le microzone
sismicamente omogenee. La caratterizzazione avviene mediante un fattore di amplificazione del moto
(FA) così come definito negli Indirizzi e criteri generali per la Microzonazione Sismica (2008; Allegato A).
I valori di FA attribuiti alle varie microzone di una mappa definiscono una scala di pericolosità sismica
locale.
Nel caso in esame è stata redatta una Carta di Microzonazione Sismica (livello 2). In tale carta è riportata
la presenza di una Zona Suscettibile di Amplificazione Locale FA è pari a 1,27 e FV pari a 1,15.
Di seguito si riporta la tabella riassuntiva delle principali caratteristiche sismiche della zona:
PARAMETRI DINAMICI NELLA VERTICALE S1-DH1
Fattore di Amplificazione FA 1,27
Fattore di Amplificazione FV 1,15
Velocità media nei primi 30 metri (Vs30) (m/s) 288.6
Categorie di sottosuolo di riferimento C
Le indagini sismiche effettuate hanno restituito i seguenti valori delle Vs30 = 262 m/s
La categoria del sottosuolo ottenuta risulta “C”.
In conclusione, sulla base dei dati acquisisti è stato possibile definire la Carta di Sintesi della Pericolosità
e Criticità Geologica e Geomorfologica.
Tale carta deriva dalla sovrapposizione degli elaborati redatti in questo studio e i vincoli già esistenti sul
territorio (Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata) e propone la suddivisione del territorio in
“aree omogenee ai fini dell’idoneità all’edificazione” in funzione delle criticità e delle problematiche
geologiche e geomorfologiche riscontrate durante le analisi delle singole aree.
La consultazione del RU comunale ha definito tale area nel modo seguente:
II a - Aree pianeggianti, non inondabili, in cui affiorano prevalentemente limi sabbiosi poco addensati, a
luoghi con abbondante frazione argillosa. Le problematiche riscontrabili in tali aree sono legate alla
eterogeneità litostratigrafica dei terreni (possibili cedimenti differenziali) ed alla presenza di una falda
idrica superficiale con piezometrica ad altezza variabile nel tempo. Le verifiche di suscettibilità alla
liquefazione hanno consentito di escludere la possibilità di fenomeni di liquefazione.
In tale classe di criticità ricade la zona D3 per la quale l’AdB di Basilicata in ordine alla collocazione degli
edifici ha prescritto una quota non inferiore a 10,50 m s.l.m..
Inoltre, dato che i valori delle velocità delle onde di taglio normalizzate (Vs1) sono maggiori della velocità
critica delle onde S (V*s1), si può escludere che nei terreni costituenti la Zona D3 possano verificarsi
fenomeni di liquefazione.
C.2.3. Vegetazione
La costa ionica della Basilicata é caratterizzata da sabbia fine grigia con a monte una duna sabbiosa oggi
purtroppo a tratti limata dal fenomeno erosivo. La vegetazione retrodunale é costituita da macchia
mediterranea con esemplari di lentisco, ginestra, ginepro, fillirea, mirto, rosmarino, timo e cisto. A causa
della risalita della falda marina si determina, in alcune zone, un ambiente salmastro che favorisce la
crescita di vegetazione erbacea ed arbustiva tipica del salmastro quale acacia saligna (prevalente),
tamericio, giunco, limonio e salicornia. Più rara é la presenza dell’efedra. Tali formazioni vegetazionali
caratterizzano tutta la zona costiera .
Sulla sponda sinistra dell’attuale corso del fiume esiste una fitta zona di vegetazione riparia che va
progressivamente trasformandosi in macchia mediterranea evoluta, con principi di formazioni boschive.
Ciò non sorprende se si pensa che nella zona esisteva anticamente una consistente formazione boschiva
denominata nel 1877 “R.ne Distacco” e successivamente nel 1954 “Bosco del Distacco”.
Sulla zona ripariale destra del tratto terminale del fiume Agri, si riscontrano invece formazioni di macchia
degradata frammiste ad elementi di macchia evoluta. Purtroppo la vegetazione ripariale, nel tratto
terminale del fiume, su entrambe le sponde, ha subito “bruciature” e sviluppo di vegetazione arbustiva di
origine salmastra, per effetto della risalita del cono salino, col risultato di presentare oggi una
vegetazione riparia macchiosa piuttosto degradata.
In quest’area domina decisamente il lentisco, gli altri elementi sono variamente distribuiti a seconda delle
caratteristiche ambientali.
Oltre al ginepro ed al lentisco, che spesso assumono portamento arboreo, le specie più frequenti sono il
rosmarino, la fillirea (Phillyrea angustifolia L.); nelle zone più umide si ritrovano esemplari di tamerice e
agnocasto (Vitex agnus-castus L.), elemento piuttosto diffuso, tipico delle bassure umide e delle fiumare.
Lo strato arboreo è assente.
Il bosco Pantano di Policoro, presente a circa 4 Km in direzione sud – est, costituisce attualmente una
testimonianza relitta, di rilevante valore naturalistico, scientifico e paesaggistico, della vasta foresta
planiziale di latifoglie che anticamente ricopriva gran parte della costa ionica.
L'area, segnalata dalla Società Botanica Italiana come meritoria di tutela dal 1971, è attualmente Sito di
Importanza Comunitaria (SIC) in base alla direttiva comunitaria Habitat e Riserva Naturale Regionale ai
sensi della legge regionale 28/94, per un'area di 480 ettari. Il WWF ha proposto, per l'area del bosco e
della foce del fiume Sinni, l'istituzione di una riserva statale. Lo stesso WWF gestisce dal 1995 ventuno
ettari del bosco, di proprietà del Comune di Policoro.
L'importanza della Riserva è da un lato legata alla sopravvivenza di esemplari arborei colossali,
testimonianza viva di quello che dovevano essere i boschi umidi e allagati delle piane costiere ioniche, e
dall'altro per la presenza, in un'area ormai ridotta al minimo, di numerosi ambienti molto diversificati
l'uno dall'altro (ambiente dunale e retrodunale, ambiente della macchia mediterranea, ambiente del
bosco umido planiziale) e delle conseguenti complesse relazioni e dinamiche.
Il bosco Pantano di Policoro è oggi diviso nettamente in due parti dalla statale 106 Ionica e dalla ferrovia
Taranto - Reggio Calabria: il primo tratto, denominato Bosco del Pantano Soprano, è di limitata
estensione e, in seguito ad un furioso ed esteso incendio del 1981, appare oggi anche di limitata
consistenza; la seconda parte, a valle della statale Ionica, detto Bosco del Pantano Sottano, più esteso e
ancora di rilevante valore naturalistico. Nel Bosco Sottano lo strato arboreo è composto da specie meso -
igrofile, tra cui dominano il frassino, l'ontano nero e il pioppo bianco (meno frequente la farnia e l'olmo,
osservabile solo allo stato arbustivo); sono presenti anche specie meno e non igrofile, quali il cerro,
l'acero campestre, l'alloro e il melo selvatico. Le diverse specie si associano tra loro in maniera differente
rispetto alle particolari condizioni microambientali. Gli alberi sono spessi ricoperti da rampicanti lianosi
(clematide, smilax, rosa sempreverde), che rendono il bosco in alcuni tratti impenetrabile. Lo strato
arbustivo è rappresentato da un numero molto elevato di specie, tra le quali dominano il biancospino, il
fico selvatico, la sanguinella, la fillirea, il lentisco e l'alaterno. Nel sottobosco erbaceo molto diffuse sono
le piante palustri.
Nell'area residua del Bosco Soprano, dove il livello del suolo è generalmente più elevato, è
sostanzialmente uguale la composizione dello strato arboreo ed arbustivo, ma risulta molto differente il
rapporto tra le specie: si impoverisce infatti la componente più marcatamente igrofila (pioppo bianco e
frassino), mentre aumenta quella meno igrofila (cerro e farnia tra le querce, ma anche alloro e olmo).
Il territorio ha una marcata impronta agricola. Le aree a vegetazione naturale sono concentrate
soprattutto sul litorale, dove, accanto alle macchie di vegetazione spontanea, sono stati realizzati ampi
rimboschimenti. Si tratta soprattutto di impianti di resinose (pinete, con predominanza di pino domestico
e pino d'Aleppo) e di eucalipti. La maggior parte di questi rimboschimenti è stata effettuata subito dopo il
secondo conflitto mondiale, per incrementare lo strato arboreo nelle aree precedentemente occupate
dalle formazioni xerofile di leccio ed in alcuni casi di quelle igrofile (ontani, pioppi e salici), e per
proteggere dagli aerosol marini il territorio agricolo retrostante.
Nella fascia litoranea l'urbanizzazione è in forte espansione, per la crescita sia dei centri abitati che delle
attività economiche, tra le quali hanno notevole sviluppo le infrastrutture turistico-balneari. Spostandosi
verso l'interno, la vegetazione spontanea e le pinete lasciano spazio ad una agricoltura intensiva,
altamente specializzata, caratterizzata dalla coltivazione di orticole (angurie, fragole, finocchi, lattughe,
meloni, peperoni ecc) e frutticole (actinidie, albicocche, arance, clementine, pesche, susine e uva da
tavola), di pregio, allevate in pieno campo o in serre. La coltivazione in serra è adottata soprattutto per la
coltura della fragola, ed è concentrata soprattutto nei comuni di Scanzano Jonico e Policoro. La superficie
coperta supera i 500 ettari, con produzioni che rappresentano circa il 15% della produzione nazionale. Il
clima favorevole della costa ionica e la disponibilità di acqua irrigua favoriscono le colture più esigenti.
Grande importanza hanno avuto le opere di bonifica e di trasformazione della organizzazione delle colture
secondo una dimensione imprenditoriale. La disponibilità di acqua non copre le esigenze nelle aree più
interne, ovvero quelle sui terrazzi marini, mentre risulta abbondante nella pianura costiera. Questa
difformità provoca una diversa distribuzione dell'uso del suolo in relazione alla posizione nel paesaggio:
sui depositi alluvionali prevalgono le colture ortofrutticole, sui terrazzi marini predominano invece i cereali
e l'olivo. La vegetazione naturale nell'area è scomparsa, da lungo tempo, dalla gran parte del territorio.
Una certa continuità di formazioni boschive e arbustive è rimasta nella fascia litoranea, in corrispondenza
dei sistemi di cordoni dunali retrostanti la spiaggia. Lembi residui di vegetazione naturale, costituiti da
fitocenosi litoranee, psammofile (Sporobolus pungens, Eryngium maritimum, Ammophila littoralis,
Euphorbia paralias) e degli ambienti umidi retrodunali (Salicornia spp., Juncus spp.), si alternano a
rimboschimenti di Pinus halepensis, Pinus pinea, Eucaliptus spp., Acacia ssp. Nelle incisioni dei terrazzi,
sulle scarpate e sui versanti delle valli dei fiumi principali sono presenti residui di vegetazione di macchia
mediterranea a prevalenza di arbusti a ginestre, cespugli spinosi e sempreverdi (Spartium junceum, Rosa
spp., Rubus spp., Prunus spp., Pyrus amygdaliformis, Calicotome spinosa, Pistacia lentiscus, Phillyrea
spp., Rhamnus alaternus, Rosmarinus officinalis, ecc.). Sono anche rimasti, in aree molto ristrette,
frammenti di foresta planiziale a latifoglie decidue (Quercus robur, Quercus cerris, Alnus glutinosa,
Fraxinus angustifolia, Populus alba, Ulmus spp).
C.2.4. Fauna
Nel seguente paragrafo sono illustrate le caratteristiche del profilo faunistico rilevate nell’area in esame;
successivamente si è verificato se le metodologie di messa in opera e le caratteristiche di esercizio delle
opere in progetto siano compatibili con il profilo faunistico dell’area o, in caso contrario, siano presenti
impatti potenziali, per definire le misure di mitigazione necessarie.
Il presente studio è stato eseguito tramite indagini di tipo indiretto, attraverso un’attenta analisi delle
fonti bibliografiche e delle esperienze analoghe al momento disponibili.
La fortissima antropizzazione dell’area ha notevolmente ridotto gli habitat favorevoli alla vita di varie
specie: tuttavia, se pur notevolmente ridotto, la presenza di un determinato habitat e di alcune condizioni
ecologiche sono state considerate un segno, ovvero un indicatore della presenza di alcune specie.
Nel capitolo relativo alla vegetazione sono stati individuati i seguenti livelli di naturalità:
� Agrosistemi erbacei (seminativi, con prevalenza di grano)
� Agrosistemi arborei (pesche, albicocche, ecc…).
Sulla base delle considerazioni di tipo vegetazionale che precedono si sono individuati i seguenti
ambienti:
� coltivi (Co) : aree arborate e non, utilizzate dalla fauna
prevalentemente per scopi trofici;
� incolti (In) : aree rappresentate da incolti, pascoli gariga, che
rivestono un ruolo trofico e riproduttivo per alcune
specie.
� luoghi umidi (Lu) : si tratta di piccole aree localizzate fondamentalmente nei
fossi presenti nella zona e del ristagno in essi delle acque
meteoriche.
� Ubiquitario (U) : ambiente prediletto da molte specie che, per usi trofici,
riescono a sfruttare più ambienti.
L’elenco delle specie presenti che qui di seguito si va a riportare, pur non avendo la pretesa di essere
esaustivo di tutta la fauna presente, anche a causa della mancanza di precise indagini dirette, è da
ritenersi attendibile e comunque in grado di fornire un quadro significativo dello status faunistico
presente nell’area in esame.
Nella tabella di seguito riportata si fornisce quindi un elenco faunistico delle specie di anfibi, rettili, uccelli
e mammiferi che con molta attendibilità possono avere condizioni di vita favorevoli nella zona.
Per ogni specie si forniscono le seguenti informazioni:
� Status di presenza:
� certo: quando ne è stata confermata la presenza;
� probabile: quando, pur non essendone stata confermata la presenza, essa risulta probabile
in funzione dei dati bibliografici disponibili e dell’habitat presente;
� Status di riproduttivo:
� certo: quando la specie si riproduce sicuramente nell’ambito dell’intervento;
� probabile: quando, pur non essendone stata confermata la riproduzione, essa risulta
probabile in funzione dei dati bibliografici disponibili e dell’habitat presente;
� Ambienti frequentati:
Per ogni specie vengono identificati gli ambienti frequentati sia per fini trofici che riproduttivi. Per le
specie in grado di utilizzare più ambienti si è usato il termine “ubiquitario”.
STATUS FAUNISTICO DELLE SPECIE DI ANFIBI, RETTILI, UCCELLI E MAMMIFERI PRESENTI
NELL’AMBITO DI INTERVENTO.
SPECIE PRESENZ
A
RIPRODUZION
E
AMB.
RIPROD.
FREQUENTAT
I ALIMENTAZ.
ANFIBI
RANA VERDE
(Rana
esculenta)
Probabile Probabile Lu Lu
ROSPO
COMUNE
(Bufo bufo)
Certa Probabile Lu Co
In
Lu
RETTILI
LUCERTOLA
CAMPESTRE
(Podarcis
sicula)
Certa Certa In Lu
Co
CERVONE
(Elaphe
Probabile Probabile In In
Situla)
VIPERA
COMUNE
(Vipera aspis)
Probabile Probabile
AVIFAUNA
TORTORA
(Streptopelia turtur)
Certa Probabile In
Co
BARBAGIANNI
(Tyto alba)
Certa Probabile In
CIVETTA
(Athene noctua)
Certa Certa Co U
RONDONE
(Apus apus)
Certa Probabile
CIANCIARELLA
(Parus caeruleus)
Certa Probabile Co Co
CINCIALLEGRA
(Parus mayor)
Certa Certa Co Co
MERLO
(Turdus merula)
Certa Probabile Co
PASSERO SOLITARIO
(Monticolasolitarius)
Certa Probabile In
PASSERO D’ITALIA
(Passer Italiae)
Certa Certa Co U
CARDELLINO
(Cardueliscarduelis)
Certa Certa Co Co
In
VERZELLINO
(Carduelis serinus)
Certa Certa Co Co
In
FRINGUELLO
(Fringilla coelebs)
Certa Probabile Co Co
In
VERDONE
(Carduelis chloris)
Certa Certa In
RONDINE
(Hirundo rustica)
Certa Certa U
GAZZA
(Pica pica)
Certa Certa Co U
� MAMMIFERI
RICCIO ERUROPEO
(Erinaceus
Certa Certa U
europaeus)
LEPRE COMUNE
(Lepus capensis)
Probab
ile
Probabile Co
In
Co
In
TOPO SELVATICO
(Apodemus
sylvaticus)
Certa
Certa
U
U
VOLPE
(Vulpes vulpes)
Certa Certa U U
DONNOLA
(Mustela nivalis)
Certa Certa U U
TASSO
(Meles meles)
Certa Certa U
Per valutare quale profilo faunistico caratterizzi l’area di studio si è proceduto attraverso due indagini:
1) indagine bibliografica che ha comportato la consultazione e la verifica dei seguenti aspetti:
� esame della relazione progettuale necessaria ad identificare con esattezza l’area di
intervento, le metodologie di realizzazione dell’opera e le caratteristiche di funzionamento in
esercizio;
� caratterizzazione territoriale ed ambientale tramite supporti informatici e strati informativi con
impiego di GIS (ArcView 3.3), tra cui carta Uso del Suolo Corine Land Cover, IGM 1:25.000,
foto satellitari (Visual Pro, Google Earth,
� verifica presenza di Siti di Importanza Comunitaria secondo la Direttiva 92/43 presenti nell’area
d’indagine o adiacenti ai suoi confini;
� verifica presenza di Zone di Protezione Speciale secondo la Direttiva 79/409 (Direttiva
� 147/2009) presenti nell’area d’indagine o adiacenti ai suoi confini;
� localizzazione di Aree Protette (Parchi Nazionali, Riserve Naturali ecc..) secondo la L. Quadro n.
394/1991;
� Indagine sul campo che ha comportato l’accertamento dei seguenti aspetti:
� riscontro di alcuni habitat idonei alle specie faunistiche rilevate dalla ricerca bibliografica di
cui sopra;
L’area in studio non rientra tra le aree SIC e Zone di Protezione Speciale né le influenza.
C.2.5. Caratteri pedologici
Come si evince dall’analisi della Carta dei Suoli di Basilicata, nel territorio del Comune di Policoro i suoli
delle superfici prospicienti la linea di costa, sono caratterizzati da morfologia ondulata per la presenza di
una sequenza di cordoni dunali. Verso l'interno, presso il confine con la pianura costiera, sono talora
presenti aree agricole insistenti su suoli della piana costiera, retrostante i cordoni dunali litoranei attuali e
recenti, nella quale prevalgono i sedimenti alluvionali a tessitura fine (argille e limi, subordinatamente
sabbie). Questi suoli sono, in molte aree, rischio di inondazione da parte dei fiumi che hanno concorso
alla costruzione della pianura stessa. Sono pianeggianti, e le loro quote vanno da 1 a 40 m s.l.m. Per
effetto della possibilità di irrigazione, l'uso del suolo è caratterizzato da agricoltura intensiva, in
prevalenza orticoltura. La pianura costiera, per il fatto di trovarsi pressoché allo stesso livello altimetrico
del tratto terminale dei fiumi che sboccano nello Ionio,costituisce con essi una fascia a morfologia
favorevole alle vie di comunicazione.
Anche per questo motivo, nell'area il “conflitto” tra agricoltura e urbanizzazione, sia di tipo residenziale
che produttivo, è sensibile.
Questi suoli sono poco o moderatamente evoluti, con caratteristiche vertiche pronunciate, cioè con
tendenza alla fessurazione nei periodi secchi e al rigonfiamento nei periodi umidi; molti di essi sono
caratterizzati anche da processi di marcata gleizzazione per la presenza della falda entro il suolo.
Procedendo verso l’entroterra, troviamo suoli su superfici pianeggianti, sviluppati sui terrazzi marini posti
aquote comprese tra 5 e 60 m s.l.m. I materiali di partenza sono sabbie con lenti di ghiaie e ciottoli
calcarei;in profondità possono essere presenti strati cementati originati da precipitazione di carbonato di
calcio in sede di basso fondale marino.
L'utilizzazione del suolo è a prevalenza di seminativi. Sono anche presenti colture agrarie legnose:
frutteti,oliveti e vigneti. Sono suoli evoluti, con differenziazione marcata degli orizzonti per effetto della
rimozione dei carbonati, della lisciviazione dell'argilla e della rubefazione. Hanno in maggioranza orizzonti
profondi dell'argilla illuviale (orizzonti argillici), mentre sono privi, per una profondità di almeno 150 cm.
dalla superficie, di accumulo secondario dei carbonati (orizzonti calcici). Gli orizzonti superficiali dei suoli
irrigati sono talora leggermente salini.
Le quote più alte del territorio considerato, sono occupate da suoli sviluppati su superfici pianeggianti e
ben conservate, talora debolmente o moderatamente acclivi, dei terrazzi marini, localmente interessate
da depositi alluvionali e colluviali di modesto spessore, e con alcune profonde incisioni dovute al reticolo
idrografico secondario. I materiali di partenza sono sabbie con lenti di ghiaie e ciottoli calcarei. Le quote
sono comprese tra i 10 e i 140 m s.l.m. L'uso del suolo è agricolo: predominano i seminativi, con
presenza di frutteti, oliveti e vigneti.
UNITÀ 14.9
Suoli dei fondivalle alluvionali, compresi tra i terrazzi più antichi o i versanti e le aree più inondabili
limitrofe ai corsi d'acqua. Riguardano le incisioni vallive e i fondovalle dei principali fiumi tributari dello
Ionio (Sarmento, Sinni, Agri, Cavone, Basento, Bradano), con aree a morfologia pianeggiante o sub-
pianeggiante caratterizzate da depositi alluvionali a granulometria variabile, comprendenti superfici
alluvionali recenti, spesso lievemente terrazzate, coni alluvionali, fasce di colluvi alla base dei versanti,
terrazzi più bassi.
I sedimenti che le hanno originate sono di varia natura e composizione, in quanto sono provenienti sia
dalle alluvioni del fiume principale, che da apporti più locali, di torrenti e fossi che affluiscono nella valle
dai versanti soprastanti, sia di materiale colluviale, eroso dalle pendici.
Le quote variano dal livello del mare fino a 490 m s.l.m. L'unità ha 65 delineazioni, per una superficie
totale di 38.720 ha. Queste aree sono in gran parte agricole: le aree più rilevate ospitano vigneti e oliveti,
mentre le superfici servite da canali di irrigazione sono intensamente coltivate (in genere a ortaggi).
Da Carta Pedologica - Regione Basilicata
Uso del Suolo nell’area in studio – 211 Seminativi in aree non irrigue
C.2.6 Paesaggio e fattori storico-testimoniali
Scanzano Jonico “sconta” il fatto di avere una storia recente come Comune autonomo. Questo aspetto si
riflette sulla evoluzione del tessuto urbano strutturato non intorno a luoghi di aggregazione tipici dei
piccoli paesi ( la piazza, la Cattedrale, il nucleo antico a corona degli elementi portanti), ma lungo la
principale arteria di comunicazione dell’intera costa jonica (la SS 106). Questa anomalia ha determinato
il primo aspetto negativo: il nucleo originario è stato completamente inglobato e mortificato in una
tipologia di sviluppo urbano che ha scelto un supporto alternativo ed anomalo come una strada di grande
valore strategico che taglia il paese e ne diventa parte integrante. Il risultato è una struttura urbana che
“si aggrappa” alla Jonica rinunciando al suo essere paese. La conseguenza è che:
• i singoli quartieri vivono autonomamente come isole decontestualizzate;
• non vi sono elementi di connessione;
• la parte antica fatica a svolgere il suo ruolo connettivo
• lo sviluppo lineare amplifica i limiti della organizzazione urbana anche in rapporto al potenziamento
della jonica la cui valenza territoriale è indirettamente proporzionale a quella urbana. Ne è risultato uno
sviluppo urbano che ha riprodotto una crescita “appoggiata” sulla SS 106 con uno sviluppo lineare
dell’ambito urbano. Le previsioni di aree per gli usi pubblici del P.R.G. e le aree a standard dei piani
attuativi di iniziativa pubblica e privata, tutte assoggettate ad esproprio per pubblica utilità, sono state
solo in parte attuate. Tuttavia, le previsioni di insediamenti residenziali del P.R.G. attuate hanno
compreso le relative infrastrutture primarie e in parte secondarie quali strade, parcheggi, scuole,
strutture sportive nel verde attrezzato. Anche le aree di dimensioni rilevanti rispetto al contesto,sono
state completate ( vedi ex zona167 e tutte le zone B) e costituiscono, attualmente, la struttura urbana
consolidata. Altra condizione evidente è rappresentata dall’anonimato delle tipologie edilizie e dallo stesso
disegno urbano. In una struttura urbana lineare come quella di Scanzano, appare ancor più evidente la
frattura tra ambiti consolidati di contorno al nucleo antico e la stessa zona A.
Si evidenzia un disegno che propone il cuore del paese come una sorta i periferia con ampie zone di
degrado. Lo stesso nucleo originario (zona A) ancorché di limitata estensione, non appare esente da
contraddizioni e manomissioni pur presentandosi complessivamente in maniera dignitosa anche per il
lavoro di arredo e recupero urbano compiuto negli ultimi anni che ne ha messo in evidenza gli elementi
architettonici e di impianto urbanistico.
Il territorio aperto risente della presenza di due elementi fondamentali: L’organizzazione della campagna
conseguente alla riforma degli anni ’50 del secolo scorso e la presenza del mare.
Dal punto di vista del paesaggio le caratteristiche ambientali attuali della pianura jonica sono il risultato
delle profonde trasformazioni indotte nell’ultimo secolo dagli interventi della Bonifica e dell’appoderamento
fondiario.
Si riscontrano ordinate distese di campagna irrigua antropizzata (poderi della Riforma), che si densificano
in corrispondenza dei nuovi centri urbani ivi sviluppatisi negli ultimi decenni; od aree antropizzate dagli
insediamenti turistico ricettivi realizzati negli ultimi anni nella fascia retrodunale.
Fa da corona a questa fascia ambientale planiziale, una serie di terrazze, fittamente coltivate ed
antropizzate che, via via che ci si arretra dalla costa, si vanno plasmando in rilievi collinari, in parte
segnati da calanchi e macchie, alla sommità delle quali si collocano, in posizione emergente, gli
insediamenti urbani storici. Sono proprio i calanchi a segnare la transizione, anche sotto il profilo
naturalistico-ambientale, tra il metapontino e le aree interne provinciali.
Distinguiamo tre tipologie di paesaggio: - Paesaggio della pianura: caratterizzato dall‟agricoltura irrigua, dominata dalle colture
ortofrutticole, ed in serra (fragoleti soprattutto);
- Paesaggio delle terrazze: caratterizzato dalle colture frutticole (agrumi, pesche, albicocche, ecc.), e
dagli oliveti e dai vigneti;
- Paesaggio collinare: agricoltura caratterizzata dall’olivicoltura, viticoltura e zootecnia.
Edifici diffusi di valore storico-ambientale
Gli edifici di valore storico-testimoniale non sono presenti nell’areale della zona di intervento. Le
destinazioni previste sono quelle residenziali, turistiche, agricole (ove preesistenti), agrituristiche .
Qui di seguito alcune immagini dell’area con varie visuali.
C.2.7. Salute pubblica
Questi i principali indici demografici calcolati sulla popolazione residente a Scanzano Jonico.
Anno Indice di vecchiaia
Indice di dipendenza strutturale
Indice di ricambio
della popolazione
attiva
Indice di struttura
della popolazione
attiva
Indice di
carico di figli
per donna
feconda
Indice di natalità
(x 1.000 ab.)
Indice di mortalità (x 1.000 ab.)
1° gennaio 1° gennaio 1° gennaio 1° gennaio 1° gennaio 1 gen-31 dic 1 gen-31 dic
2002 64,0 45,8 64,4 77,5 25,8 10,8 4,3
2003 69,5 46,1 58,0 78,9 25,8 11,6 6,9
2004 73,4 45,1 55,5 81,5 26,1 11,3 7,8
2005 73,3 45,5 56,8 85,4 25,8 10,1 6,3
2006 77,9 45,5 57,2 86,0 26,1 9,0 6,2
2007 79,7 45,3 61,5 90,7 25,8 9,1 8,1
2008 81,1 44,4 67,9 92,2 25,7 8,3 6,5
2009 82,2 44,2 79,3 95,2 24,2 7,6 7,1
2010 87,1 43,3 89,4 96,9 24,2 9,2 7,4
2011 89,3 43,1 89,6 98,1 24,6 8,6 8,2
2012 92,4 44,0 94,0 99,9 24,8 10,4 6,4
2013 97,9 43,8 100,2 102,3 24,8 10,2 7,4
2014 103,3 45,0 101,8 106,0 25,3 11,3 6,0
2015 101,8 45,8 104,7 105,8 25,2 10,2 7,2
2016 106,0 45,7 110,3 106,2 25,2 - -
La popolazione residente a Scanzano Jonico al Censimento 2011, rilevata il giorno 9 ottobre 2011, è
risultata composta da 7.171 individui, mentre alle Anagrafi comunali ne risultavano registrati 7.350. Si è,
dunque, verificata una differenza negativa fra popolazione censita e popolazione anagrafica pari a 179
unità (-2,44%). Al 31.12.2015 la popolazione era di 7.564 abitanti.
Nel 2015 il saldo naturale della popolazione è stato negativo per 627 unità, derivanti da 1.462
nascita e 2.089 decessi. A differenza degli anni precedenti anche il saldo migratorio della
popolazioni presenta per il 2015 un dato negativo: le iscrizioni da altri Comuni e dall’estero sono
state pari a 2.962 mentre le cancellazioni hanno riguardato 3.043 casi.
Nello specifico i Comuni che hanno evidenziato un saldo totale positivo sono nell’ordine Policoro
(+117), Scanzano (+46), Nova Siri (+43) ; tutti gli altri Comuni fanno registrare saldi negativi.
Rispetto al 2014 sono pochissime le Comunità che hanno fatto registrare un incremento dei
residenti rispetto al periodo precedente.
Le variazioni annuali della popolazione di Scanzano Jonico espresse in percentuale a confronto con le
variazioni della popolazione della provincia di Matera e della regione Basilicata.
Il movimento naturale di una popolazione in un anno è determinato dalla differenza fra le nascite ed i
decessi ed è detto anche saldo naturale. Le due linee del grafico in basso riportano l'andamento delle
nascite e dei decessi negli ultimi anni. L'andamento del saldo naturale è visualizzato dall'area compresa
fra le due linee.
Non avendo a disposizione dati per le cause di morte nel territorio di scanzano, si allegano i dati relativi
alla provincia di Matera per il 2015.
Cause di Morte in provincia di Matera – dati ASM
Incidentalità
In relazione agli incidenti collegati alla presenza di una strada di grande comunicazione come la SS 106
Jonica si hanno i seguenti dati Istat.
Il maggior numero di incidenti si è verificato in provincia di Potenza (525 casi, il 59,1%del
totaleregionale) dove si è riscontrato anche il maggior numero di feriti (877 casi, il 59,4%) e di morti (15
decessi, il 68,2%).
A livello provinciale,Matera registra le flessioni più consistenti del numero di incidenti e feriti
(rispettivamente1,5 e -16,3%) Potenza del numero di decessi -57,1%.
Gli indicatori statistici di mortalità e gravità, usualmente utilizzati per effettuare confronti territoriali
e temporali, evidenziano in Basilicata una situazione ancora critica,nonostante la riduzione del
numero di incidenti, morti e feriti. Nel 2013 l’indice di mortalità degli incidenti stradali avvenuti sul
territorio regionale è pari a 2,5 morti ogni 100 incidenti, valore superiore a quello medio nazionale
che si attesta a 1,9 morti per 100 incidenti, mentre il numero dei morti ogni 100 persone
infortunate (indice di gravità) è pari a 1,5 per la regione e a 1,3 per l’Italia.La media dei decessi
per 100 incidenti è pari a 2,9 a Potenza e a 1,9 a Matera; il rapporto percentuale tra i morti e il
complesso di infortunati è 1,7 in provincia di Potenza e 1,2 a Matera.
Gli incidenti si localizzano essenzialmente nei comuni di maggiore dimensione demografica e in
quelli attraversati dai principali assi della rete stradale regionale.
L’analisi per comune,infatti,evidenzia una netta concentrazione dei sinistrinelle aree urbane maggiori: il
41,7%è avvenuto nei comuni di Potenza e Matera, dove si sono contati, nell’ordine, 174 e 196 incidenti.
Aggiungendonel computo gli incidenti avvenuti nei trecomuni lucani con almeno 15.000 abitanti (Melfi,
Pisticci e Policoro) si arriva a 471 casi (il 53% del totale) che hanno causato il decesso di sette
persone(31,8%) e il ferimento di altre 746 (50,5%)
Con riferimento alla rete stradale primaria il maggior numero di incidenti (33) si è verificato sulla Salerno-
Reggio Calabria, seguita dalla 106 Jonica (29 casi, di cui il 72%nei comuni di Scanzano Jonico, Policoro e
Pisticci), dal Raccordo autostradale Sicignano-Potenza e dalla Statale Melfi-Potenza (ciascuna con 24
incidenti). La Melfi-Potenza e la SS 655 Bradanica sono state, nel 2013, le strade più pericolose
dal punto di vista delle conseguenze sulle persone coinvolte, con un indice di mortalità del 40% per la
Bradanica e dell’11,1%per la Melfi-Potenzae con valori dell’indice di gravità pari, rispettivamente, a 25 e
5,8 %.
La distribuzione regionale degli incidenti per tipo di strada evidenzia che il maggior numero di incidenti
(712 pari all’80,2%del totale) avviene sulle strade a una carreggiata a doppio senso di marcia, dove si
registra il valore massimo dell’indice di mortalità (tre morti ogni 100 incidenti), mentre sulle stradea
doppia carreggiata, la media dei morti per 100 incidenti è pari a 1,1 .
Il maggior numero di incidenti avviene lungo un rettilineo sia sulle strade urbane (42,8%del totale) che
su quelle extraurbane (48,6%). Nell’ambito urbano, gli incidenti che si verificano a un’intersezione
rappresentano il 26,9%del totale, seguono quelli che avvengono agli incroci (14,9%). Nelle strade
extraurbane il 27,1% degli incidenti si verificano in curva,il 15,9% in corrispondenza di un incrocio .
La zona PIP è logisticamente predisposta ad un facile collegamento stradale. Essa è infatti prospiciente la
direttrice di collegamento più importante della zona, che funge anche da cordone extraurbano
tangenziale al centro abitato, al quale si accede da tre svincoli.
La pericolosità del passato caratterizzata da incroci a raso in corrispondenza degli ingressi alla zona
industriale è stata in parte superata grazie alla realizzazione degli svincolo di collegamento. Lo svincolo
permette un sicuro ingresso all’area in studio, con corsie di decelerazione e accelerazione, sia la
possibilità di invertire il senso di marcia senza attraversare la statale 106. Inoltre, attraverso la
complanare di valle si può raggiungere l’area in studio anche tra mite lo svincolo Scanzano j. Centro che
poi collega l’area artigianale di valle a quella di futura realizzazione. Quindi le caratteristiche strutturali
delle strade presenti sull’area e la strutturazione dello svincolo sulla SS 106 costituiscono infrastrutture
che non permetteranno un incremento incidentale sull’area considerando anche che nei periodi di
affollamento la circolazione sarà anche più lenta.
Lo svincolo sulla SS 106 interessante l’area PIP in studio
Mobilità e trasporti
La viabilità extraurbana principale, nel comune di Scanzano Jonico , è rappresentata dalla Strada Statale
n.598 di Fondo Valle D’Agri e dalla S.S. 106 Jonica, che costeggia l’area PIP proposta ed oggetto di
studio. Il primo asse viario collega la città con l’entroterra e con l’Autostrada A2 del Mediterraneo,
costituendo un importante collegamento su strada della città . La Statale 106 rappresenta invece la cinta
di collegamento agli svincoli di ingresso alla città di Scanzano Jonico e che corre parallelamente alla linea
di costa e collega Scanzano alle principali strutture turistiche della zona.
Alla rete viaria si aggiunge il tratto di collegamento ferroviario Taranto – Reggio Calabria, una tratta a
binario semplice elettrificato, con stazione denominata Scanzano – Montalbano Jonico a circa 2,3 Km
dall’area in studio.
Il percorso per il raggiungimento della Area PIP D3 si innesta sulla rete di strade di progetto collegata,
tramite rotatorie alla complanare esistente costituendone la prosecuzione in ambito extraurbano.
In particolare l’itinerario previsto comprende la SS 106 fino alle rampe dello svincolo di Scanzano Sud,
per poi proseguire sulla viabilità secondaria che consente di attraversare la statale e, grazie alla presenza
di un sottopasso , ad entrare nell’area PIP presente a valle della SS106. All’interno della D3 è prevista
una fitta rete di percorsi per consentire l’accesso a tutte le aziende presenti nell’area.” Il Piano prevede
l’esecuzione delle opere di urbanizzazione, con realizzazione del manto stradale della viabilità interna
all’area PIP, la realizzazione delle aree standard dedicate ai parcheggi e al verde pubblico.
Per quanto concerne il traffico indotto dalla realizzazione dell’intervento di parco acquatico è in corso di
redazione uno studio specifico.
Nel panorama nazionale la Basilicata continua a distinguersi per tassi di crescita del turismo decisamente
elevati, sotto la spinta della crescente notorietà dei suoi principali poli di attrazione, primo tra tutti la città
di Matera, dove il fenomeno ha assunto ormai le caratteristiche di un vero e proprio boom. In dettaglio,
le presenze turistiche nelle strutture ricettive della regione hanno messo a segno, lo scorso anno, un
incremento tendenziale del 9,8%, circa 205 mila in più, che hanno portato l’ammontare complessivo dei
pernottamenti a superare i 2,3 milioni.
Ancora più marcato è stato l’incremento degli arrivi (+16,5%, oltre 95 mila in più), che hanno sfiorato le
675 mila unità. Una stima sommaria prevede relativamente al Parco Tematico:
AFFLUENZA MASSIMA PREVISTA (dati dedotti direttamente dall'esperienza nella gestione di altri parchi
giochi con caratteristiche delle attrazioni e dimensioni simili a quelle in progetto dalla Società ATENA
SERVIZI srl, di cui Basilicata Dream Park srl è società operativa, che ha maturato una esperienza specifica
oltre trentennale, gestendo anche lo Zoo Safari di Fasano e Parco Egnazia di Monopoli per il Sud Italia) Giornaliera: n° 10.000 persone; di cui: n° 3.000 nell’ Area Beach; n° 2.000 nella struttura “Grande
Pensilina”; n° 5.000 nell’Area Parco giochi tematici.
Periodo di apertura: dal mese di aprile al mese di gennaio (9 mesi);
Orario massimo di apertura: dalle 10.00 alle 24.00;
Bacino potenziale della clientela: entro un raggio di circa 250 km;
Valutando che:
- in base a stime derivanti da strutture analoghe gestite direttamente o indirettamente, e specificando
che la disponibilità di parcheggio è il primo requisito di successo dell’attività:
i fruitori delle n° 3 aree tematiche non sono gli stessi, ma solo il 50% del totale;
le persone mediamente restano all’interno della struttura per 6/7 ore, quindi la metà del tempo di
apertura della stessa;
1/3 della clientela del parco giochi arriverà tramite pullman (n°5000:3 = n°1666:50 = n°34 pullman);
1/3 della clientela dell’Area Beach arriverà con moto (n°3000:3 = n°1000:2 = n°500 moto);
1/4 della clientela del parco giochi (n°5000:4 = n°1250) arriverà tramite linea ferroviaria e accompagnati
in sito da un servizio navetta interno
I restanti n°6084 avventori tramite autovetture, e considerato che la tipologia dei fruitori (famiglie con
1 o 2 figli o nonni con 2 o 3 nipoti) utilizzano mediamente veicoli a 6/8 posti accoppiando più famiglie
(car sharing), si possono ipotizzare n° 4 persone per auto anziché le n° 3 convenzionali (6084:4= 1521
autovetture quindi n° 1521 parcheggi/stalli). I parcheggi e gli stalli previsti sono stati progettati secondo
tali stime che quindi soddisferanno la richiesta di sosta sul sito. Considerato che la presenza è per metà
giornata la rotazione prevede che le quantità sopradescritte vengano dimezzate.
Il sistema di parcheggio presenta le seguenti quantità:
Pullman: n° 18 > 17; Moto: n° 250 = 250; Autovetture: n° 857 < 750 (di cui 506 frontestante l’ingresso
del Parco e n° 351 lungo l’asse stradale, in eccesso secondo il calcolo eseguito, considerando inoltre che
la stima della capienza/affluenza massima prevista venga raggiunta solo in particolari condizioni di
calendario
E’ importante segnalare che il sovradimensionamento del parcheggio comporterebbe uno spreco di
terreno non coerente con il principio del minore consumo di territorio.
Si allegano qui le misurazioni sul traffico sulla SS 106 all’altezza di Policoro per il 2016 effettuate da Anas
sulla SS 106 Jonica. Si evidenzia che, sulla base dei rilevamenti eseguiti in una settimana tipo per il
turismo locale (Agosto 2016) il flusso dell’ora di punta è di 2.051 veicoli/ora mentre il volume giornaliero
di punta di traffico veicolare è pari 29.514 veicoli/giorno mentre dall’analisi dei flussi veicolari dei veicoli
giornalieri medi si può dedurre che il flusso medio risulta pari a circa 15.000 veicoli/giorno con punte del
traffico fra le ore 06:00 e le 20:00 e flessioni tra le 13:00 e le 15:00 in particolare nei giorni festivi e
prefestivi con flussi ascendenti e discendenti simili. Sulla base di tali considerazioni si può asserire che la
presenza dell’area PIP, ed in particolare del flusso di traffico aggiuntivo per la presenza del parco
divertimenti, potrà influenzare il traffico veicolare dell’area ma, considerando che l’importante arteria
viaria quale la S.S. 106 Jonica ha subito negli ultimi anni ammodernamenti e raddoppio corsie con uno
svincolo ben strutturato nelle vicinanze del sito in studio con intersezione con la S.S. 598 della Val d’Agri
che assorbirà un’altra parte del traffico proveniente dalle aree interne,l’incremento previsto sarà ben
tollerato per mettendo al sistema viario dell’area di reggere l’impatto. Il traffico veicolare sarà
verosimilmente ripartito all’ 80% sulla SS 106 – Jonica, e al 20% sulla S.S. 598 della Val d’Agri.
Le 2 strade statali, in relazione alle loro caratteristiche, non presentano problemi a sostenere la quantità
veicolare prima descritta, fermo restando che l’area di intervento è dotata di sottostrada alla Jonica,
quindi risulta impossibile che si possano creare ingorghi all’ingresso/uscita dell’attività.
Le attività produttive agroalimentari non aumenteranno il traffico preesistente derivante dalle lavorazioni
svolte in quanto già presenti nel territorio.
In prima approssimazione sia la viabilità esistente sia nazionale, regionale e locale è in grado di affrontare
l’aumento di traffico, così come le aree interne (sia pubbliche e private) al PIP garantiscono il giusto
dimensionamento del parcheggio e la relativa rete stradale interna di ingresso/uscita.
Rumore e vibrazioni
L’inquinamento acustico in fase di costruzione sarà dovuto essenzialmente al funzionamento delle
macchine operative (movimento terra, autocarri, auto-gru,…),quindi varia la sua intensità a seconda delle
fasi di cantiere, della tipologia e della quantità di macchinari utilizzati. Alle precedenti fonti di rumore,
inoltre, andrebbe aggiunto il traffico di mezzi in accesso al cantiere e le operazioni connesse allo scarico e
carico dei materiali da costruzione.
Tali contributi risultano trascurabili (inferiori a 45 dBA a fronte di un limite di emissione di 60 dBA nel
periodo di riferimento diurno).
Le attività di carico e scarico ed il movimento dei relativi mezzi in ingresso ed uscita dall'area PIP si
svolgono nel periodo diurno in adiacenza all'infrastruttura stradale complanare. In tale configurazione, il
contributo prodotto dai mezzi utilizzati per le attività di carico/scarico risulta di fatto trascurabile, dato il
numero di mezzi stimati rispetto ai flussi di traffico previsti sulla viabilità ordinaria.
In riferimento agli impianti tecnologici allo stato attuale non è ancora definito il layout degli impianti e le
caratteristiche tecniche delle macchine. Tuttavia, in considerazione delle distanze presenti, della tipologia
di macchine generalmente utilizzate per strutture commerciali simili si rispetteranno i limiti di rumorosità
fissati dalla normativa vigente .
Oltre alla sorgente specifica,della nuova area PIP, ulteriore rumorosità già presente,viene determinata dal
traffico sulle infrastrutture tipo la SS 106 Jonica. La maggiore fonte di inquinamento da rumore, da
questo punto di vista, è generata in effetti dal traffico veicolare interregionale che interessa la SS.n.106
Jonica.
Le uniche rilevazioni disponibili disponibili in materia sono quelle allegate al Decreto del Ministero
dell'Ambiente di concerto con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali del 21.07.1998 - Adeguamento
al tipo III della S.S. 106 Jonica "tratto Basilicata" lotto VII nel Comune di Scanzano Jonico, di cui si
riporta estratto:
“------misurazioni effettuate in punti posizionati a distanze variabili fra 15 e 20 metri dal ciglio stradale
hanno evidenziato un livello sonoro equivalente diurno pari a 67,5 dBA e 65,1 dBA ed un livello sonoro
equivalente notturno rispettivamente pari a 64,6 dBA e 62,2 dBA a fronte di un valore limite di
immissione pari a 65 dBA (diurno) e 55 dBA (notturno). -----“
Ai fini della determinazione dei limiti massimi dei livelli sonori equivalenti, i comuni adottano la
classificazione in zone riportata in tabella 1. I limiti massimi dei livelli sonori equivalenti, fissati in
relazione alla diversa destinazione d’uso del territorio.
Si consideri che i recettori sensibili sono rappresentati da capannoni del PIP posti sul lato opposto rispetto
alla SS 106 e una struttura agricola a valle della SS 106 oltre il fiume agri; non si segnalano infatti aree
sensibili dal punto di vista della rumorosità attuale e indotta.
In riferimento alla suddivisione del territorio comunale in diverse classi acustiche - il cosiddetto piano di
zonizzazione acustica previsto dal D.P.C.M. 1/3/91 e dalla Legge 447/95 e dal D.P.CM. 14/11/97 – il
comune di Scanzano Jonico non ha adottato la zonizzazione acustica, pertanto all’area in oggetto è
attribuita la classe “zona esclusivamente industriale”.
Zonizzazione Limite diurno Leq (A) Limite notturno Leq (A)
Tutto il territorio nazionale 70 60
Zona A (Decreto ministeriale n. 1444/68) 65 55
Zona B (Decreto ministeriale n. 1444/68) 60 50
Zona esclusivamente industriale 70 70
Classi di destinazione d’uso del territorio
Tempi di riferimento
Diurno Notturno
I – Aree particolarmente protette 50 40
II – Aree prevalentemente residenziali 55 45
III – Aree di tipo misto 60 50
IV – Aree di intensa attività umana 65 55
V – Aree prevalentemente industriali 70 60
VI – Aree esclusivamente industriali 70 70
Planimetria con recettori sensibili in relazione al rumore
Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti
Radiazioni non ionizzanti
Con il termine radiazioni non ionizzanti si indicano le onde elettromagnetiche caratterizzate dal fatto che
la loro energia non è in grado di ionizzare l’atomo e, pertanto, non riescono a provocare danni. Il range
delle radiazioni non ionizzanti va da 0 Hza 300 GHz, ossia le frequenze che vengono utilizzate
comunemente ai fini di produzione e trasporto di energia e per i sistemi di telecomunicazioni. Si
distinguono due bande di frequenza: “basse frequenze” e “alte frequenze” ed ogni sorgente può
emettere prevalentemente campo elettrico, magnetico o elettromagnetico.
Le normative internazionali di protezione dalle radiazioni non ionizzanti si basano su una valutazione dei
possibili effetti sanitari “acuti” e fissano livelli di esposizione. La definizione dei limiti prevede due fasi
distinte. La prima prende in considerazione gli effetti sanitari , mentre la seconda definisce i livelli di
riferimento.Tali livelli sono rappresentati mediante grandezze radiometriche che vengono rilevate con una
strumentazione adeguata.
La Legge n. 36 del 22 febbraio 2001 è la “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi
elettrici, magnetici ed elettromagnetici”.
Nel D.P.C.M. 8.7.2003- pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 200 – sono fissati “i limiti di esposizione e i
valori di attenzione, per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici e magnetici alla
frequenza di rete (50 Hz) connessi al funzionamento ed all’esercizio degli Elettrodotti”. La legge 221/2012
è la legge di conversione del decreto legge 18 ottobre 2012 n. 179, noto come decreto sviluppo (legge 17
dicembre 2012, n. 221). Con decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 24 gennaio 2017 il Ministero
dell’Ambiente ha approvato e Linee guida ISPRA che definiscono le “pertinenze con dimensioni abitabili”
ai fini delle regole sull’assorbimento dell’inquinamento elettromagnetico da parte degli edifici. La nuova
legge prevede individua i fattori di riduzione della potenza in antenna ed i fattori di assorbimento dei
materiali da costruzione, che dovranno essere applicati nella stima previsionale delvalore di attenzione e
dell’ obiettivo di qualità. Nel corso del 2016 sono stati eseguiti 117 sopralluoghi, di cui 49 per controlli
post-attivazione impianto al fine di confrontare i valori riscontrati in campo con i limiti di esposizione della
popolazione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità previsti dal DPCM 08.07.2003.
Di questi, 17 sopralluoghi sono stati effettuati nella città di Matera, mentre i restanti 100 sul territorio
della relativa provincia. In nessun caso sono stati riscontrati superamenti dei limiti di esposizione, dei
valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai
campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz,
previsti dal DPCM 08.07.2003.
Su un totale di 600 misure spot effettuale, solo60 hanno avuto quale riscontro un valore maggiore
di 1 V/m, 380 sono risultate essere minori del valore di 0,50 V/m e di queste 130 addirittura inferiori al
valore di 0,20 V/m che costituisce il limite di rilevabilità dello strumento utilizzato.
Negli ambienti abitativi, ossia all’interno di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore
continuative giornaliere, e loro pertinenze esterne, dove il valore di attenzione posto quale limite da non
superare è quello di 6 V/m, in nessun caso è stato superato il valore di 2 V/m.
La valutazione fatta soprattutto presso i ricettori più sensibili e tra quelli più direttamente interessati dai
settori di irraggiamento dei sistemi radioelettrici ha dato come risultato confortante nel territorio della
provincia di Matera valori di esposizione della popolazione abbondantemente sotto i limiti previsti dalla
vigente normativa.
Il ministero delle Comunicazioni, con Decreto del 4 maggio 2001, ha affidato alla Fondazione
Ugo Bordoni la realizzazione di una rete di monitoraggio dei livelli di campo elettromagnetico sul
territorio nazionale: grazie ad una convenzione stipulata con la suddetta Fondazione l’ A.R.P.A.B ha
ottenuto delle centraline per il monitoraggio in continuo di CEM.
Il sistema di monitoraggio permanente del CEM è un sistema costituito da un CENTRO DI
CONTROLLO (presso la sede centrale situata in via della Fisica) collegato, via GSM, con delle
STAZIONI DI MISURA periferiche (centraline) che possono essere installate sia all’interno di edifici
che in ambienti esterni. Al momento si hanno in dotazione n.8 centraline, 3 EIT e 5 PMM.
Oltre alla forma, la sostanziale differenza tra i due tipi di centraline, pur essendo entrambe a
larga banda (operanti nell’intervallo di frequenza tra 100 KHz e 3 GHz), consiste nella possibilità che
le PMM offrono di poter separare la componente di inquinamento dovuto alle stazioni radio-televisive
da quella relativa alla telefonia cellulare.
Le centraline, posizionate sul territorio in vicinanza di siti “probabilmente inquinati”, perché
prossimi ad impianti radiotrasmittenti, misurano con le modalità suddette i valori di CEM: i dati
vengono trasmessi, via GSM, ad un centro di controllo locale, ubicato presso la sede centrale
dell’ARPAB di via della Fisica, che provvede alla validazione dei dati ed alla loro archiviazione.
Tali dati vengono, subito dopo la fase di validazione, spediti al centro nazionale di controllo
che provvede a memorizzarli in un database e a renderli pubblici sul sito internet del monitoraggio
all’ indirizzo www.monitoraggio.fub.it.
Per quanto riguarda il Comune di Scanzano Jonico, sul sito dell’Arpab sono forniti i dati di due
punti di rilievo collocati nell’ambito urbano della Città, fornendo i valori massimi del campo
elettromagnetico rilevati nel 2006 nei due punti. Di seguito si riporta l’ubicazione dei due punti di
rilievo, e la tabella riassuntiva valori massimi del campo elettromagnetico rilevati.
Monitoraggio in continuo dei campi elettromagnetici: Convenzione BORDONI
Indirizzo Inizio Monitoraggio
Fine Monitoraggio
Valore max rilevato
Valore max consentito
Note
Via Adda, snc
28/06/2006
14/07/2006 0,60 6 V/m
Via A.Manzoni,22
06/06/2006
28/06/2006
0,70 6 V/m
Radiazioni ionizzanti
La principale normativa di riferimento è il D.Lgs. 230/95 e s.m.i., in particolare l’art. 104, che prevede
l’adempimento del monitoraggio dell’ambiente, a carico di ogni Regione. Per l’attuazione di tale
adempimento la Regione Basilicata si avvale dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPAB)
ed ha istituzionalizzato la propria rete di monitoraggio con DGR n. 752 del 30/04/2010 (e successivi
aggiornamenti del relativo piano di monitoraggio).
Per il monitoraggio della radioattività, oltre a quanto stabilito dalle delibere regionali di autorizzazione
integrata ambientale, i compiti espletati da ARPAB si articolano su tre filoni principali:
1. il monitoraggio della radioattività ambientale sul territorio regionale nell’ambito della Rete di
Sorveglianza Nazionale della Radioattività (RESORAD) gestito da ISPRA,denominato Rete Regionale
2. il monitoraggio della radioattività ambientale nell’area del sito nucleare ITREC gestito da SOGIN,
quale Rete Locale ARPAB per ITREC, oltre al monitoraggio di alcune matrici interne all’ITREC nell’ambito
della convenzione ISPRA-ARPAB;
Il monitoraggio della radioattività ambientale ha come obiettivo principale il controllo dell'andamento
della
radioattività artificiale, e in alcuni casi naturale, nelle matrici ambientali e in alcune matrici alimentari.
Tale attività è inserita all’interno della Rete nazionale disorveglianza della radioattività ambientale
(RESORAD) gestita da ISPRA. Anche per il controllo della radioattività ambientale si parte dal
monitoraggio dei livelli di concentrazione dei radionuclidi presenti nell'ambiente atmosferico, poi della
deposizione al suolo fino al trasferimento nella catena alimentare. La misura dei radionuclidi artificiali in
campioni di particolato atmosferico prelevati aspirando volumi di aria noti, e in campioni di deposizione
umida e secca (fallout), consente di monitorare lo stato radiometrico della matrice aria.
La misura di radionuclidi artificiali nel suolo e nei sedimenti lacustri e fluviali permette di monitorare lo
stato della contaminazione superficiale. Inoltre, per monitorare l’ambiente marino, si determinano i livelli
dicontaminazione da radionuclidi artificiali in acqua, sedimenti marini e posidonia, prelevati nelle
vicinanze della costa tirrenica (Maratea), e analogamente sulla costa Jonica, come descritto di seguito
(per la Rete Locale ARPAB per ITREC). In particolare l’ARPAB effettua misurazioni dei livelli di
radioattività nell’aria, nel suolo, nelle acque e nei sedimenti di fiumi e laghi nel territorio della Basilicata
secondo il piano annuale istituzionale di monitoraggio regionale della radioattività, come rappresentato
nelle mappe riportate, effettuando sia il campionamento che la preparazione chimica e radiochimica e
procedendo quindi alle analisi di laboratorio con le tecniche analitiche disponibili. Nell’attuazione del piano
e per l’individuazione di livelli di riferimento, laddove la normativa nazionale non li prevede, si fa
riferimento alle linee guida ISPRA per il Monitoraggio della radioattività ambientale.
Nel corso del quarto trimestre del 2016 non si sono evidenziate anomalie radiometriche poiché i valori
misurati rientrano o nel range dei valori storici ARPAB o nei livelli di riferimento/notificabili
. Il monitoraggio della radioattività ambientale nella zona interessata dalla presenza del sito nucleare
ITREC (in fase di disattivazione) è svolto prelevando periodicamente le matrici più rappresentative
delrelativo potenziale impatto ambientale (Rete Locale ARPAB per ITREC).
Su tali matrici l’ARPAB effettua, con periodicitàopportunamente prefissate, misure e analisi della
radioattività artificiale nel suolo, nei sedimenti del fiume Sinni, nella sabbia del litorale di Metaponto-
Rotondella-Nova Siri, in matrici alimentari (latte, frutta e vegetali, prelevati e forniti dalla ASL
competente), in acqua potabile e acque sotterranee, in sedimenti, mitili e acqua marina, raccolti nelle
vicinanze dello scarico a mare degli effluenti liquidi prodotti dall’impianto ITREC. Inoltre, nell’ambito della
convenzione ISPRA-ARPAB, l’Agenzia campiona ed analizza
matrici prelevate all’interno dell’area dell’impianto, a supporto delle attività di vigilanza di competenza
ISPRA. Tali matrici includono: effluenti liquidi prelevati alle vasche prima dello scarico a mare e acque
sotterranee della rete piezometrica ITREC. La normativa di riferimento è il D.Lgs. 230/95 e s.m.i., ed in
particolare, l’art. 104 per il controllo e il monitoraggio ambientale, nonché l’art. 54 per la sorveglianza
permanente della radioattività, a carico dell’Esercente. Per la pianificazione del programma annuale di
monitoraggio ARPAB e per l’individuazione dei livelli di riferimento, laddove la normativa nazionale non li
prevede, si fa riferimento alle linee guida ISPRA per le Reti di Monitoraggio della radioattività ambientale,
nonché ai livelli del fondo ambientale desunti dai dati storici relativi al monitoraggio ARPAB.
Nel corso del quarto trimestre del 2016 non si sono evidenziate anomalie radiometriche poiché i valori
misurati rientrano o nel range dei valori storici ARPAB o nei livelli di riferimento/notificabili.
Sistema delle infrastrutturazioni a rete – linee elettriche
L'insieme delle linee elettriche (elettrodotti) con i suoi nodi di smistamento, denominati stazioni elettriche
(SE) e cabine elettriche primarie (CP), costituiscono la rete elettrica primaria, sulla quale vengono
amministrate la trasmissione e la distribuzione dell'energia elettrica sul territorio.
Il territorio comunale di Scanzano Jonico è interessato marginalmente dalla linea elettrica Terna Linee
Alta Tensione (TELAT), di proprietà dell’ENEL; linea che, provenendo da Rotondella, scavalca l’alveo del
fiume Sinni seguendo il confine occidentale del territorio comunale di Policoro, in direzione di Scanzano
Jonico. Da questa linea si stacca un braccio che va ad alimentare la cabina elettrica primaria (CP). Qui la
tensione dell’energia elettrica, viene abbassata mediante trasformatori, per essere immessa poi nella rete
elettrica a media tensione.
La distribuzione dell’energia elettrica prosegue su elettrodotti minori su pali e cavi isolati nel sottosuolo
urbano, fino alle sottostazioni di media tensione (cabine secondarie).
Nelle cabine secondarie (CS) di media tensione altri trasformatori riducono la tensione al valore finale di
consegna agli utenti, sia dell’Ambito Urbano, che degli insediamenti turistici (Zona del Lido).
Rifiuti
L’area di progetto prevede l’insediamento di attività produttive di tipo agroalimentare, di un’azienda che
fornirà componenti per casa e ferramenta, di una struttura che produrrà teli per serre e un parco
tematico di svaghi e divertimenti. Queste tipologie di attività non generano reflui nocivi (tali da essere
convogliati nella rete di pubblica fognatura prevista in progetto, in quanto assimilabili ad acque reflue
domestiche). Per quanto concerne i rifiuti, gli stessi sono del tipo “solidi urbani” e scarti di imballaggio,
che saranno gestiti a fronte della normativa vigente e depositati in contenitori specifici identificati da
apposita cartellonistica di sicurezza e con relativa codifica.
In un’ottica di riduzione dei rifiuti la politica degli acquisti sarà orientata verso fornitori capaci di proporre
prodotti meno inquinanti, provenienti da materiali recuperati o che possono a loro volta essere riusati
(imballaggi, contenitori, toner…). Lo smaltimento avverrà tramite il soggetto gestore locale del servizio di
raccolta. E’ in corso l’affidamento del servizio di raccolta differenziata da parte del Comune di Scanzano
Jonico.
D. DESCRIZIONE DEGLI IMPATTI E DELLE MISURE DI MITIGAZIONE
D.1 CRITERI GENERALI DI ANALISI E VALUTAZIONE
A valle dell’analisi della situazione di partenza, finalizzata alla ricostruzione della qualità ambientale
complessiva entro la quale si inserisce l’intervento proposto, ed in coerenza con le indicazioni dell’articolo
13 comma 1c della L.R. 21.12.98 n. 47, la fase di individuazione e stima degli impatti indotti dalla
realizzazione dell’intervento progettuale è stata condotta, per ciascuna componente ambientale ritenuta
significativa, con riferimento ai seguenti criteri generali:
� valutazione della qualità delle componenti ambientali con particolare riferimento allo stato di
conservazione della componente ed alla sua esposizione a pressioni antropiche, e qualora
applicabili, agli standard normativi di riferimento;
� valutazione della sensibilità intrinseca delle componenti ambientali, correlata alla qualità e
capacità di rigenerazione delle risorse naturali;
� stima della portata intrinseca degli impatti, in relazione, ad esempio, all’estensione dell’area
geografica interessata;
� stima della probabilità dell’impatto;
� stima della durata, frequenza e reversibilità dell’impatto.
Preliminarmente all’esposizione della struttura del processo di individuazione generale degli effetti
ambientali si ritiene opportuno richiamare alcune definizioni che verranno utilizzate nel prosieguo,
mutuate dal Regolamento CE 761/2001 sull’adesione volontaria delle organizzazioni ad un sistema
comunitario di ecogestione e audit (EMAS II):
� Azioni di progetto: attività che scaturiscono dalla realizzazione dell’opera nelle diverse fasi di vita
dell’intervento (fase decisionale e costruzione, fase di esercizio ordinario);
� Aspetto ambientale (o fattore di impatto): elemento delle azioni di progetto suscettibile di
interagire con l’ambiente;
� Impatto ambientale: qualsiasi modificazione, positiva o negativa, dello stato delle categorie
ambientali, conseguente al manifestarsi degli aspetti ambientali.
Il legame esistente tra aspetti e impatti è dunque un legame di causa – effetto: gli aspetti ambientali
possono essere letti come le cause degli impatti sull’ambiente, mentre gli impatti possono essere letti
come le conseguenze che possono prodursi a seguito del manifestarsi degli aspetti ambientali. Peraltro
non tutti gli aspetti ambientali sono necessariamente suscettibili di innescare effetti percepibili o
comunque significativi sull’ambiente ed, inoltre, alcuni di questi possono essere adeguatamente
controllati prevedendo opportune misure progettuali o accorgimenti gestionali atti a mitigarne
adeguatamente le conseguenze ambientali.
Con tali presupposti, sotto il profilo metodologico, possono individuarsi le seguenti fasi del procedimento
di analisi:
� individuazione delle principali azioni di progetto nelle diverse fasi di vita dell’opera;
� individuazione dei prevedibili aspetti ambientali (ad ogni azione di progetto possono
corrispondere teoricamente molteplici aspetti ambientali);
� individuazione delle componenti “bersaglio” sulle quali possono originarsi effetti (positivi o
negativi) a seguito del manifestarsi degli aspetti ambientali del progetto;
� individuazione e stima delle potenziali ricadute (impatti) su ciascuna componente conseguenti
agli aspetti ambientali (ad ogni aspetto ambientale possono corrispondere molteplici impatti
ambientali);
� individuazione di possibili misure di mitigazione degli impatti significativi o, qualora ciò non sia
possibile, di eventuali misure compensative.
Le relazioni che possono instaurarsi tra le componenti ambientali ed i fattori di impatto sono sintetizzate
da una rappresentazione matriciale, distinta per la fase costruttiva e di esercizio e di dismissione. Nelle
matrici le suddette relazioni vengono evidenziate da una colorazione che connota le caratteristiche
dell’impatto (positivo o negativo) ed assume una tonalità differente a seconda dell’entità stimata per la
specifica tipologia di impatto, anche in relazione alla sua probabilità di verificarsi ed alla sua persistenza.
La rappresentazione cromatica degli impatti, in definitiva, consente un’immediata e sintetica
individuazione degli elementi critici di impatto su cui eventualmente intervenire.
L'approccio "qualitativo" non è stato comunque inteso come una semplificazione del problema, in quanto
le matrici costituiscono esclusivamente uno strumento di sintesi dell’analisi ambientale sviluppata nello
SIA, all’interno del quale i principali fattori di impatto sono stati più puntualmente individuati e descritti.
La stima qualitativa delle caratteristiche degli impatti è articolata in sei livelli, di cui quattro indicano gli
impatti negativi e due quelli positivi. Prescindendo dalle specificità delle singole componenti, il loro
significato può essere così definito:
� impatto alto: gli effetti derivanti dalle azioni previste sono tali da produrre consistenti, immediate
ed evidenti ricadute negative, sulla componente esaminata, con minime possibilità di mitigazione
e con una riduzione dello stato della componente.
� impatto medio: gli effetti derivanti dalle azioni previste determinano ricadute di entità contenuta
sulla componente, sia nel breve, sia nel lungo periodo; ricadute moderatamente evidenti, di cui
si può ottenere un’efficace riduzione con l'adozione di opportuni interventi di mitigazione.
� Anche lo stato della componente risulta moderatamente alterato e/o comunque reversibile.
� impatto basso: gli effetti derivanti dalle azioni previste determinano ricadute di modesta entità
sulla componente, eventualmente mitigabili con opportuni interventi di minimizzazione. Lo stato
della componente non risulta significativamente alterato.
� impatto trascurabile: le azioni previste sono tali per cui, pur agendo sulla componente, non
producono effetti apprezzabili e non incidono sullo stato della componente stessa.
� impatto positivo: gli effetti derivanti dalle azioni previste determinano ricadute positive sulla
componente, attraverso il miglioramento dello stato della stessa.
Tale stima è sintetizzata in matrici che riassumono le caratteristiche dei principali impatti potenziali
individuati, nell’ambito delle analisi operate su ciascuna componente o fattore ambientale, come più oltre
descritto.
D.2 AZIONI DI PROGETTO
L’analisi delle caratteristiche tecniche dell’intervento ha portato all’individuazione delle seguenti azioni di
progetto principali, distinte per ciascuna fase di vita dell’opera.
Come espresso nella relazione descrittiva del progetto, si prevede di realizzare l’intervento in lotti quindi
si consideri che le operazioni di cantiere da eseguirsi per la costruzione delle strutture non si avvieranno
contemporaneamente . Tale considerazione è importante in quanto gli impatti non si sommeranno.
Le azioni del progetto conseguenti alle attività di costruzione sono le seguenti.
� installazione cantiere;
� movimento terra;
� realizzazione fondazioni
� movimentazione materiali dentro e fuori cantiere
� realizzazione delle strutture murarie
� realizzazione delle connessioni alle reti tecnologiche ed elettriche
� opere di allontanamento acque meteoriche
� realizzazione viabilità
� realizzazione recinzioni
D.3 FATTORI DI IMPATTO
Dalle azioni di progetto individuate per le diverse fasi temporali si originano i seguenti fattori di impatto:
� Occupazione permanente e temporanea di suolo
� Alterazione per scavi, sbancamenti e movimenti terra
� Emissione di rumore e vibrazioni
� Emissioni di inquinanti in casi di incidente o malfunzionamenti
� Produzione di rifiuti
� Produzione di materiale di risulta dagli scavi e relativo riutilizzo in cantiere
� Modifica regime idrico superficiale
� Regimazione acque meteoriche
� Consumo o impiego di risorse naturali (acqua, energia, inerti)
� Interferenza sulla rete relazionale e sul traffico
� Introduzione di elementi estranei alla visuale e ai caratteri figurativi del paesaggio
� Modificazioni d’uso del suolo
� Rischio di incidenti
� Emissione di radiazioni elettromagnetiche
Nei paragrafi che seguono viene sviluppata l’analisi degli effetti derivanti dalla realizzazione ed esercizio
dell’opera in grado di incidere, direttamente o indirettamente, sulla qualità delle componenti ambientali .
Ciò al fine di individuare le potenziali criticità sottese dal progetto e, conseguentemente, individuare e
descrivere le soluzioni tecniche e gestionali che si prevede di adottare al fine di minimizzare gli impatti
sull’ambiente.
D.4 COMPONENTI AMBIENTALI INTERESSATE
Le componenti ambientali (con sottocomponenti) sulle quali possono potenzialmente incidere,
direttamente o indirettamente, i fattori di impatto precedentemente richiamati sono state così
individuate:
� Atmosfera
� Suolo e sottosuolo :
Geologia
Geomorfologia
Pedologia
� Ambiente idrico - acque superficiali e sotterranee
� Vegetazione
� Fauna
� Paesaggio e fattori testimoniali - culturali.
� Salute Pubblica
Rumore
Rifiuti
Mobilità e Trasporti
Radiazioni Ionizzanti e non ionizzanti
L’analisi sviluppata di seguito è mirata alla ricostruzione della prevedibile evoluzione delle componenti o
fattori ambientali per effetto della realizzazione del progetto di PIP.
D.5 STIMA DEGLI IMPATTI SULLE COMPONENTI AMBIENTALI E INTERVENTI DI
MITIGAZIONE
D.5.1 ATMOSFERA
Fase di cantiere
Il principale impatto potenziale sulla componente è connesso alle emissioni in atmosfera derivanti
dall’utilizzo dalle macchine di cantiere e da veicoli per il trasporto di attrezzature e materiali, che
originano la diffusione di polveri in fase di scavo e movimentazione del terreno e l’emissione di gas di
scarico durante la loro operatività (NOx, SO2, polveri, CO, incombusti).
Le attività di costruzione delle opere prevedono: lavori di scavo e sbancamento per la realizzazione di
fondazioni e basamenti delle opere civili; lavori di scavo per la posa dei cavidotti; rinterri parziali;
realizzazione della viabilità interna; innalzamento delle opere in muratura e delle recinzioni; installazione
delle apparecchiature; spostamento e stoccaggio provvisorio di materiali (rocce, terre, suolo vegetale).
I predetti interventi potranno essere all’origine di un temporaneo decadimento della qualità dell’aria a
livello locale, entro una porzione di territorio estremamente circoscritta, senza che ciò induca effetti
significativi sul sistema ambientale complessivo; ciò anche in ragione della durata limitata nel tempo delle
fasi di lavorazione più critiche, associate alla preparazione preliminare dell’area ed al trasporto di
materiali e impianti.
La prevedibile ricaduta di polveri aerodisperse sarà, infatti, di modesta entità e interesserà un’area
contigua a quella di cantiere, non arrecherà alcuna perturbazione significativa all’ambiente circostante ed
alle attività antropiche svolte nelle immediate adiacenze dell’area di cantiere (attività agricole).
Per quanto riguarda l’accesso dell’accessibilità al cantiere dei mezzi funzionali ad assicurare
l’approvvigionamento del materiale necessario per la realizzazione delle opere, l’incremento del traffico
pesante nella viabilità principale e secondaria, proprio in relazione alla sua temporaneità, appare
senz’altro sostenibile in rapporto all’aspetto ambientale in esame.
In definitiva è ragionevole ritenere che Il lieve peggioramento della qualità dell’aria a livello locale
comporti un impatto trascurabile sulla componente atmosfera, tale da richiedere l’adozione di minimi
accorgimenti di “buona pratica” del cantiere per assicurarne un adeguato controllo.
Per quanto sopra, l’impatto può inoltre considerarsi temporaneo e reversibile legato alla durata del
cantiere ed anche contenuto, considerata la distanza delle abitazioni dal sito ove saranno eseguiti i lavori,
l'ubicazione delle aree di cantiere ed i percorsi interni di lavoro. La polvere stradale sollevata dai mezzi
pesanti potrà essere contenuta prevedendo degli accorgimenti idonei per limitare al minimo la
dispersione delle polveri come, per esempio, l'umidificazione periodica della pista del cantiere e dei
cumuli di materiale inerte, nonché la copertura degli scarrabili e la buona manutenzione delle strade
extraurbane e delle asfaltature dei tratti percorsi dagli stessi automezzi.
L’attenta manutenzione e le periodiche revisioni contribuiscono inoltre a garantire un buon
livello di funzionamento e, di conseguenza, il rispetto degli standard attesi. Per tutti i mezzi di trasporto
vige l’obbligo, durante le fasi di carico e scarico, di spegnere il motore e di circolare entro l’area della
con velocità ridotte. Data la durata temporalmente limitata dei lavori legati alle attività di cantiere e dato
che anche la costruzione dei capannoni non avverrà contemporaneamente, si ritiene che l'impatto
associato sia da considerarsi complessivamente basso.
Sintesi degli impatti in fase di cantiere
Fase di esercizio
Nella fase di esercizio delle attività che si insedieranno, l’inquinamento dell'atmosfera è dovuto
sostanzialmente alle emissioni in atmosfera derivanti dall’utilizzo di apparecchiature che utilizzano gas
metano o di altro combustibile.
Considerato che è previsto l’insediamento di attività di filiera agroalimentare, e di un parco tematico di
svaghi e tempo libero, nella ipotesi verosimile che siano presenti:
• apparecchiature fisse di refrigerazione, condizionamento d’aria, pompe di calore, contenenti 3 kg
o più di gas fluorurati ad effetto serra;
• cucine, esercizi di ristorazione collettiva, mense, rosticcerie e friggitorie;
• impianti/attività di trasformazione e conservazione, esclusa la surgelazione, di frutta, ortaggi,
funghi ;
sarà necessario l’ottenimento delle prescritte autorizzazioni in base alle specifiche soglie di riferimento
(AUA , AIA, ecc.), al fine di restare nei parametri di legge. Tali adempimenti saranno verificati in sede del
rilascio dei titoli abilitativi e afferenti agibilità.
Va valutato che la trasformazione territoriale da area agricola ad area produttiva diminuirà la presenza di
componenti anticrittogamiche nell’atmosfera.
L’area PIP si colloca in una zona sufficientemente servita dal punto di vista infrastrutturale ( nazionale e
locale). In particolare l’accesso all’area è garantito dalla SS106 Jonica e dalla SS 598. In termini di
compatibilità con il sistema infrastrutturale presente nell'area è possibile affermare che, dati i livelli di
servizio che le arterie stradali poste nelle vicinanze del PIP in progetto sono in grado di assicurare, esiste
Fattori di perturbazione
Impatti potenziali
Classe di impatto
1 Movimenti terra Emissioni di polvere Basso
2 Transito e manovra dei
mezzi/attrezzature di
cantiere
Emissioni di polvere da
traffico veicolare
Basso
3 Transito e manovra dei
mezzi/attrezzature di
cantiere
Emissioni di gas serra
Basso
sufficiente compatibilità tra il traffico generato dalla nuova iniziativa ed il sistema infrastrutturale viario,
che sarà comunque gravato dai flussi aggiuntivi.
L’impatto generato da un aumento del traffico veicolare, che si può ritenere in generale di media
intensità e pienamente reversibile, è classificabile di valore medio, in virtù del tipo di infrastrutture
coinvolte una volta raggiunta la viabilità principale, già di per sé gravata da un discreto traffico di mezzi
circolanti.
Considerato il livello comunque accettabile di impatto e, per altro verso, il numero di mezzi previsto, non
sono previste misure di mitigazione particolari tranne che attuare un piano di monitoraggio per la
componete aria.
Interventi mitigativi
Per limitare gli impatti temporanei dovuti alla possibile diffusione di polveri in fase di movimentazione del
terreno, si prevede che la polvere stradale sollevata dai mezzi pesanti potrà essere contenuta prevedendo
degli accorgimenti idonei per limitare al minimo la dispersione delle polveri come, per esempio,
l'umidificazione periodica della pista del cantiere e dei cumuli di materiale inerte, nonché la copertura
degli scarrabili e la buona manutenzione delle strade extraurbane e delle asfaltature dei tratti percorsi
dagli stessi automezzi.
Per quanto attiene alle movimentazioni, al trattamento e ai depositi dei materiali si adotteranno i seguenti
accorgimenti: agglomerazione della polvere mediante umidificazione del materiale (irrorazione
controllata); protezione dei punti di accumulo dal vento (ricopertura dei cumuli); i depositi di materiali
sciolti e/o macerie andranno adeguatamente protetti dal vento, mediante una sufficiente umidificazione;
sospensione dei lavori di scavo in caso di condizioni climatiche avverse (velocità elevata del vento e/o
presenza di forti raffiche); i depositi di materiale sciolto con scarsa movimentazione (es. terreno vegetale)
saranno protetti adeguatamente dall’esposizione al vento mediante misure come la copertura con stuoie,
teli o copertura verde.
Per quanto riguarda la circolazione dei mezzi di cantiere si adotteranno le seguenti precauzioni:
� i cassoni dei mezzi che trasportano materiali polverulenti dovranno sempre essere dotati di
apposita copertura;
� le piste previste nel parco molto frequentate saranno adeguatamente stabilizzate;
� sulle piste non consolidate le polveri saranno legate in modo adeguato mediante autocisterna a
pressione o impianto d’irrigazione;
� limitare la velocità massima di percorrenza sulle piste di cantiere (p.es. 20 km/h);
� le immissioni dalla viabilità di cantiere alla rete stradale pubblica, saranno attrezzate con efficaci
attrezzature di pulizia delle ruote dei mezzi meccanici.
In relazione agli insediamenti produttivi sono previste aree di sosta con l’inserimento di
infrastrutture adeguate alla movimentazione del trasporto merci, la razionalizzazione degli accessi alle
singole aree ed ai comparti nel loro insieme, allo scopo di fluidificare la maglia viaria principale di servizio
agli insediamenti stessi. Gli impatti negativi legati alla realizzazione di quanto sopra menzionato sono
relativamente esigui, in quanto trattasi di opere di interconnessione alla complanare già esistente anche
se da adeguare.
Sintesi degli impatti in fase di esecizio
perturbazione
Impatti potenziali
Classe di
impatto
1 Transito di automezzi Emissioni di gas serra Medio 2 Attività aziebde Emissioni di gas serra Basso
D.5.2 SUOLO E SOTTOSUOLO
La caratterizzazione del suolo e del sottosuolo ha avuto come obiettivi l’individuazione delle eventuali
alterazioni che le opere possono causare sull’evoluzione dei processi geodinamici, e la determinazione
della compatibilità delle attività progettuali con l’equilibrata utilizzazione delle risorse naturali.
Per la componente in esame, in fase di costruzione il livello di potenziale impatto può essere correlato
alle seguenti problematiche:
problematiche di carattere geotecnico e geomeccanico: cedimenti ed instabilit à;
problematiche di carattere geomorfologico: variazioni della morfologia e rischio di innesco di
movimenti franosi;
problematiche di carattere pedologico: sottrazione di suolo (per l’occupazione delle aree temporanee di
cantiere), rischio di modifica delle caratteristiche del suolo (alterazione della qualità dei suoli per
produzione di rifiuti, alterazione della qualità dei suoli per effetto di spandimenti accidentali da
macchinari e mezzi di lavoro).
Fase di cantiere
Geotecnica
In questa fase l’impatto è prevalentemente riconducibile alle operazioni di scavo per la preliminare
preparazione morfologica del terreno, la realizzazione di fondazioni delle opere civili ecc, l’approntamento
di strade e della rete di dreno delle acque meteoriche. L’analisi e la risoluzione dei problemi geotecnici
indotti dalla realizzazione delle opere (nel caso specifico essenzialmente dagli scavi) costituiscono una
parte essenziale del progetto in esame. Alla luce di ciò si ritiene che le problematiche in questione
rivestano carattere unicamenteprogettuale, oltre che tipicamente temporaneo, e non rappresentino un
elemento di criticità ambientale. D’altra parte, date le caratteristiche geotecniche dei terreni non si
prevedono impatti di carattere significativo, almeno in questa fase.
Geomorfologia
Il rischio di modifica dei parametri geomorfologici implica due problematiche a criticità
ambientale/progettuale diversa, legate alla generazione del rischio di esondazione lungo i corsi
d’acqua e di instabilità dei versanti. Come indicato nei precedenti paragrafi di illustrazione delle
caratteristiche dell’ambiente, il sito di interesse è stato ubicato in un’area dove non si manifestano
problematiche di rischio idrogeologico come dal vigente PAI.
Carattere pedologico
La sottrazione di suolo costituisce un impatto irreversibile sull’area, di livello elevato. Nell’area di
cantiere è prevista la predisposizione di aree destinate alla raccolta
differenziata delle differenti tipologie di rifiuti prodotti. Tutti i rifiuti prodotti durante la fase di
costruzione saranno gestiti in conformità alla normativa vigente, favorendo le attività di recupero,
ove possibile, in luogo dello smaltimento. In considerazione della tipologia dei rifiuti prodotti, delle
modalità controllate di gestione degli stessi e della temporaneità delle attività di cantiere, non si
prevedono effetti negativi sul suolo e sul sottosuolo.
Interventi Mitigativi
Gli altri interventi previsti per la mitigazione degli impatti in questa fase riguardano la definizione di
specifiche procedure per la gestione dei cumuli di terreno vegetale. Prima di iniziare i lavori verrà infatti
eseguito lo scotico della coltre superficiale di terreno. Il materiale rimosso dovrà essere in parte
conservato in modo tale da poterlo riutilizzare. La conservazione avverrà in apposite aree di stoccaggio
separate anche fisicamente dalle aree interessate direttamente dalla coltivazione, e prevedrà apposite
procedure per garantire il mantenimento nel tempo delle caratteristiche agronomiche del terreno.
Durante la realizzazione delle opere verranno precluse le attività agricole solo nell’area di intervento. La
superficie complessiva sottratta ai preesistenti utilizzi risulta pari a circa 31 Ha. Si ritiene pertanto che
l’impatto, seppure circoscritto alla sola area di intervento, sia da considerarsi medio.
Sintesi degli impatti in fase di cantiere
1 Problematiche di
carattere
geotecnico
Cedimenti scavi
Basso
2 Problematiche di
carattere
geomorfologico
Instabilità versanti
Basso
3 Problematiche di
carattere
pedologico
Uso/qualità del suolo
Medio
Fase di esercizio
Per la componente in esame, in fase di esercizio il livello di potenziale impatto può essere correlato alle
seguenti problematiche:
• problematiche di carattere pedologico
• problematiche di carattere geomorfologico
Pedologico
In questa fase non si ravvisa alcun impatto significativo sulla componente ambientale in esame.
Per quanto concerne il suolo le operazioni di piantumazione di nuova vegetazione garantiranno alla
porzione permeabile una condizione di umidità del suolo con il mantenimento di un micro assetto
naturale anche dopo la avvenuta trasformazione territoriale. Pertanto anche il sottostante suolo manterrà
le condizioni ante operam, quindi non interferirà con le acque sotterranee presenti. Per quanto concerne
la sistemazione dell’area è previsto l’utilizzo del terreno vegetale derivante dagli scavi di fondazione in
sito.
Va valutato che la trasformazione territoriale da area agricola ad area produttiva diminuirà la presenza di
componenti relative a nitrati e fosfati sul terreno, derivanti dalla concimazione delle colture. Come detto
precedentemente il suolo presente nell’area è costituito da materiali limoso-sabbiosi-argillosi e
caratterizzati da diverse limitazioni d’uso, appartenendo quindi a classi di capacità d’uso piuttosto scarse.
In considerazione di quanto precede si può affermare che il consumo di suolo sarà trascurabile e anche
se non reversibile.
Geomorfologico
Questa componente è stata esaminata sia dal punto di vista della stabilità dei litotipi e delle interferenze
delle lavorazioni previste.
Nell’area esaminata non si sono osservate zone con situazioni di pericolo riconducibili a movimenti franosi
in atto o potenziali, o a fenomeni di instabilità puntuali o estese né le opere o le lavorazioni previste sono
in grado di innescare tali fenomeni. Pertanto si può affermare che in considerazione delle caratteristiche
geomorfologiche dei luoghi interessati dalle opere, gli impatti sull’assetto geomorfologico sono
praticamente nulli. La raccolta e l’allontanamento delle acque di precipitazione con la messa in opera di
canali contribuirà alla stabilità generale dell’area.
Sintesi degli impatti in fase di esercizio
Interventi mitigativi
In fase realizzativa, in ogni caso, per gli scavi previsti si adotteranno le precauzioni e gli interventi
provvisionali per il sostegno delle pareti di scavo e per l’allontanamento delle acque di scorrimento
superficiali, in modo da evitare qualsiasi tipo di influenza sulla stabilità dei fronti di scavo, escludendo
l’innesco di dissesti di alcun genere. Inoltre si è prevista la raccolta e l’allontanamento delle acque
piovane, che verranno opportunamente allontanate dagli scavi.
1 Problematiche di
carattere
georfologico
Cedimenti, instabilità terreni
Basso
2 Problematiche di
carattere
pedologico
Uso/qualità del suolo
Medio
D.5.3 AMBIENTE IDRICO - ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE
Fase di cantiere
In linea generale, gli impatti in fase di cantiere sono essenzialmente riconducibili a tre
potenziali fattori:
1. L’accidentale sversamento nei corpi idrici di sostanze inquinanti da parte dei mezzi
di cantiere ;
2. Il prelievo di acqua per le attività fisiologiche delle maestranze e per la bagnatura
delle superfici di cantiere;
3. L’alterazione della qualità delle acque superficiali e sotterranee a causa dei reflui
prodotti durante i lavori.
Preliminarmente si rileva che l’area è limitrofa al Fiume Agri. A tal proposito si evidenzia che Il sito non
rientra tra quelli censiti a rischio idrogeologico dall’Autorità di Bacino della Basilicata che ha però
prescritto in ordine alla collocazione degli edifici una quota non inferiore a 10,50 m s.l.m.
Le opere non incidono negativamente sul regime del deflusso naturale delle acque all’interno dell’area di
intervento ed evitano i ristagni idrici in zone leggermente depresse.
L’utilizzo di risorse idriche in fase di cantiere è estremamente contenuto, pertanto l’impatto conseguente
è da ritenersi trascurabile.
Si tratta di un impatto che può verificarsi solo accidentalmente nel caso di:
Perdita di olio motore o carburante da parte dei mezzi di cantiere in cattivo stato di
manutenzione o a seguito di manipolazione di tali sostanze in aree di cantiere non
pavimentate;
Sversamento di altro tipo di sostanza inquinante utilizzata ai fini d el completamento
dei lavori.
Sebbene l’impatto sia potenzialmente basso, anche in virtù delle prescrizioni imposte dalle vigenti norme,
è previsto l’utilizzo di mezzi conformi e sottoposti a costante manutenzione e controllo. Per quanto
riguarda la manipolazione di sostanze inquinanti, l’adozione di preciseprocedure è utile per minimizzare il
rischio di sversamenti al suolo o in corpi idrici. Ciò posto, l’impatto residuo è da ritenersi pressoché
trascurabile. Per quanto riguarda la bagnatura tuttavia, in virtù dell’adozione di precise procedure per la
gestione della stessa e dell’adozione dei migliori accorgimenti tecnici per la gestione delle acque
superficiali, la probabilità e l’intensità di tale fonte di inquinamento, già di per sé bassa, può ritenersi
trascurabile.
Consumo di risorsa idrica Si tratta, in ogni caso, di consumi bassi e limitati nel tempo. Inoltre, è necessario tener conto che la
bagnatura delle superfici sterrate in realtà sarà molto più sporadica di quanto ipotizzato poiché, in virtù
della natura limo sabbiosa dei suoli, non si prevede l’emissione di significativi quantitativi di polvere, se
non nei periodi più caldi e siccitosi.
L’impatto associato a tali consumi può pertanto ritenersi:
Temporaneo, poiché anche in questo caso legato alla durata dei lavori ;
D i bassa vulnerabilità, sempre in virtù dei consumi stimati, che non preclude la
possibilità di approvvigionamento idrico per la popolazione.
Per quanto sopra, non sono previste particolari misure di mitigazione, se non l’uso di acqua
in quantità e periodi in cui sia strettamente necessario.
Alterazione della qualità della acque superficiali e sotterranee I reflui prodotti in fase di cantiere saranno prevalentemente costituiti dagli scarichi di tipo
sanitario o per sversamenti accidentali. Tali volumetrie verranno gestite con l'ausilio di autospurgo. Tale
gestione, espressamente prescritta dalle vigenti norme, rende pressoché nulla la possibilità che si
verifichino sversamenti di reflui direttamente all’interno dei corpi idrici.
Modifica del drenaggio superficiale Si tratta di un impatto pressoché trascurabile poiché, sebbene sia prevista la realizzazione ex novo di
opere su terreno originariamente a fondo naturale, anche in virtù delle opere previste ai fini della
gestione delle acque superficiali l’alterazione del drenaggio è da ritenersi:
Temporalmente limitata alla fase di cantiere ;
Spazialmente confinata all’interno dell’area oggetto dei lavori e, in quanto tale, non
comporta modifiche sostanziali all’assetto idrogeologico su vasta scala;
Di moderata intensit à, ma senza particolari conseguenze, in virtù della presenza
di terreno naturale permeabile .
Sintesi degli impatti residui in fase di cantiere
1 Utilizzo mezzi a motore e
manipolazione sostanze
inquinanti
Sversamento accidentale di
sostanze inquinanti
Basso
2 Fabbisogni civili e bagnatura
superfici Consumo di risorsa idrica Basso
3 Impermeabilizzazione
superfici Modifica del drenaggio
Basso
fase di esercizio
In questa fase, sono stati valutati i seguenti possibili impatti.
Inquinamento delle falde e dei corpi idrici in virt ù delle tipologie di scarichi:
Acque meteoriche da strade e piazzali;
Scarico di acque nere da servizi igienici.
Modifica del drenaggio superficiale.
Inquinamento delle falde e dei corpi idrici in virtù delle tipologie di scarichi I lavori in progetto non sono in grado di causare impatti significativi e duraturi sulle componenti idriche
sotterranee dell’area in esame. La profondità degli scavi previsti per le opere in progetto, intese anche
come scavi di fondazione infatti, non è tale da interessare la falde freatica , intercettata ad una
profondità di circa - 7 m dal p.c. La rete di drenaggio superficiale e la messa in opera del depuratore
consentiranno di poter monitorare la qualità delle acque. Nel Piano di monitoraggio,quindi, saranno
previste queste attività.
Nella zona circostante l’area di intervento e nell’area del cantiere non sono presenti sorgenti.
Si considero che la trasformazione territoriale da area agricola ad area produttiva diminuirà la presenza di
componenti relative a nitrati e fosfati e anticrittogamiche sul terreno, derivanti dalla concimazione delle
colture, con diminuzione di inquinamento nella falda sottostante.
Modifica del drenaggio superficiale
In proposito valgono le considerazioni già espresse in fase di cantiere. A differenza della fase di cantiere,
però, cambia l’orizzonte temporale nell’ambito del quale di esplica la possibile alterazione. In ogni caso, si
tratta di un impatto pressoché trascurabile poiché, sebbene sia prevista la realizzazione ex novo di opere
su terreno originariamente a fondo naturale, anche in virtù delle opere previste ai fini della gestione delle
acque superficiali l’alterazione del drenaggio è da ritenersi spazialmente confinata all’interno dell’area
oggetto dei lavori e, in quanto tale, non comporta modifiche sostanziali all’assetto idrogeologico su vasta
scala. Per quanto concerne l’ambiente idrico, le acque meteoriche saranno convogliate sul reticolo
scolante con apposite canalizzazioni e non presenteranno nessuna forma di inquinante.
Interventi mitigativi
Le acque grigie provenienti dalle reti di scarico, esclusi gli scarichi da WC e delle cucine con carichi
organici rilevanti, saranno sfruttate per alimentare le cassette dei WC e per innaffiare le aree verdi,
realizzando un impianto che lavora in parallelo con un sistema di reintegro dall’acquedotto di tipo
manuale per l’irrigazione e automatico per le cassette WC.
Il sistema di trattamento delle acque grigie sarà integrato con il recupero delle acque piovane tramite
serbatoi interrati. Si consideri che ogni singolo insediamento avrà l’impianto di trattamento delle acque di
prima pioggia.
Sintesi degli impatti residui in fase di esercizio
Fattore perturbativo Impatto potenziale
Classe di Impatto
1 Sversamenti al suolo Inquinamento falda
Basso
2 Impermeabilizzazione
superfici
Modifica drenaggio superficiale Basso
D.5.4 VEGETAZIONE E FAUNA
Fase di cantiere
In fase di cantiere le possibili azioni negative nei confronti della componente ecosistemi, flora e fauna
sono di portata circoscritta ai dintorni dell’area oggetto di trasformazione ed alla viabilità utilizzata.
Inoltre, si tratta di impatti prevalentemente reversibili al termine dei lavori, sebbene tale reversibilità sia
evidente solo parzialmente, in virtù dell’entrata in esercizio delle nuove aree.
I possibili impatti possono essere di seguito elencati:
Sottrazione di habitat per specie animali e vegetali;
Abbattimento di alberi;
Disturbo alla fauna per i ncremento della pressione antropica;
Incremento della mortalit à della fauna indotta dalle operazioni di cantiere.
Nel caso di specie va considerata esclusivamente l’occupazione di suolo destinata alla
logistica di cantiere, come ad esempio piazzali di stoccaggio dei materiali o di manovra per i
mezzi e le attrezzature di cantiere, nonché tutte le aree destinate all’installazione di
strutture/impianti funzionali alle attività di cantiere, come ad esempio prefabbricati uso ufficio,
servizi igienici di cantiere, aree di sosta per i mezzi, ecc.
Non è prevista la realizzazione di piste di servizio temporanee ed interne al cantiere,
ovvero strettamente funzionali all’esecuzione dei lavori, ma solo di piste che poi verranno
utilizzate anche in fase di esercizio . Non è previsto l’ampliamento della viabilità esistente o la
realizzazione di nuove strade di accesso al cantiere, ma eventualmente la sola manutenzione delle strade
esistenti, considerato che l’area di intervento è adiacente a strade attualmente in esercizio e, pertanto,
quotidianamente fruita dai mezzi di trasporto.
In virtù di quanto sopra , è possibile ritenere che il disturbo le per specie animali sia:
Limitat o nel tempo, ovvero legata esclusivamente alla durata dei lavori, prevista inmesi 12;
Circoscritt o al perimetro del sito di intervento, così come delimitato da opportunarecinzione;
Interferente con una limitata porzione di terreni coltivati a ortaggi ovvero di non particolare interesse
dal punto di vista naturalistico ed ambientale. In particolare, è esclusa l’eliminazione di superficie
classificabile come macchia Mediterranea.
L’unico aspetto negativo è che il costipamento del suolo indotto dal transito dei mezzi.
Per quanto precede, non è previsto alcun intervento particolare di mitigazione oltre all’ottimizzazione
della logistica di cantiere, che si traduce in una maggiore razionalizzazione dell’uso delle risorse, senza
tuttavia produrre effetti sul già basso livello di impatto stimato.
Si fa presente che la logistica del cantiere non interferisce con le superfici boscate circostanti. Non è
previsto l’abbattimento di alberi.
In linea generale va tuttavia evidenziato che le specie più sensibili e spesso più interessanti
dal punto di vista naturalistico, sia per esigenze trofiche che di rifugio, si concentrano all’interno di
habitat meno alterati dall’uomo, in cui invece sono diffuse specie “antropofile”, che non risentirebbero
più di tanto dell’incremento temporaneo della rumorosità.
In sintesi, ai fini della valutazione degli impatti indotti dall’incremento del rumore nelle fasi di cantiere, è
necessario tener conto della limitatezza temporale di tale disturbo (concentrato nelle ore diurne e solo
per pochi mesi) e dell’estensione dei suoi effetti, circoscritta al massimo alle aree immediatamente
adiacenti il sito di interesse.
Si precisa, quindi, che nell’area direttamente interessata dalle opere, i lavori previsti non incideranno sulle
componenti floristiche e vegetazionali in quanto non presenti nell’area.
Sintesi degli impatti residui in fase di cantiere
Progr
Fattori di perturbazione
Impatti potenziali
Classe di
impatto
1 Creazione di aree
funzionali alle attività di
cantiere
Sottrazione di
habitat per specie
animali e vegetali
Basso
2
Intensificazione delle
attività antropiche
Incremento delle
specie vegetali
sinantropiche
Basso
3 Transito e manovra dei
mezzi/attrezzature di
cantiere
Abbattimento di
vegetazione
Basso
4
Incremento della
pressione antropica
nell'area
Disturbo alla fauna Basso
Interventi Mitigativi Come già esplicitato nel dettaglio della trattazione dei singoli impatti, non è prevista l’adozione di misure
di mitigazione specifiche per la componenti flora e fauna. Restano valide le misure di mitigazione
specifiche per altre componenti ambientali ed agenti indirettamente anche sulla flora e fauna, come ad
esempio l’utilizzo di macchine a bassa rumorosità, conformi alla direttiva macchine, l’adozione di limiti di
velocità per il transito dei mezzi e la razionale organizzazione della logistica.
Fase di esercizio
In realtà, le scelte operate sin dalla fase progettuale, incluse le misure di mitigazione e tutti gli
accorgimenti adottati per ridurre al minimo il rischio di incidenti o di inquinamento, inducono a ritenere
che, anche in fase di esercizio, le azioni dirette ed indirette contro la componente ambientale oggetto di
valutazione nella presente sezione siano complessivamente di basso rilievo.
Dal punto di vista della capacità di reazione delle componenti potenzialmente interessate, poco
significativa, poiché agente su flora e fauna non importante dal punto di vista ambientale e naturalistico,
peraltro in grado di rigenerarsi con facilità, pur senza escludere la necessità dell’intervento antropico.
In assenza di misure di mitigazione, la propagazione di agenti inquinanti sul territorio danneggerebbe
habitat maggiormente intatti, come ad esempio gli habitat delle foreste ripariali che si sviluppano lungo il
reticolo idrografico principale e secondario, rispetto a quelli rilevabili all’interno del perimetro. Sono
comunque esclusi danni a carico di ecosistemi di pregio, poiché posti a molta distanza dal luogo in
esame.
Nel caso di specie, in fase di esercizio la presenza antropica si caratterizza per una presenza costante
nell’area di interesse, ed in quanto tale ha effetti trascurabili sulla fauna, sia perché le attività
storicamente espletate nell’area hanno già selezionato una fauna antropofila sia perché le specie più
sensibili si sono già allontanate da tempo. L’effetto, oltre ad essere trascurabile, è in ogni caso
totalmente reversibile .
In ogni caso, i livelli di emissioni sonore derivanti dal transito dei mezzi, in relazione all’antropizzazione
dell’intera area ricade nell’ambito di un range di piena tollerabilità. Altro fattore che può determinare
disturbo nei confronti della fauna è l’incremento della luminosità notturna nell’area.
In virtù di quanto sopra, l’incremento di pressione antropica sull’ambiente, durante la fase di esercizio
può essere come di seguito sintetizzato:
Confinato all’interno dell’area PIP;
Ridotta sensibilit à della fauna al prolungamento della presenza antropica in situ, che si è già
sostanzialmente adattata, al netto delle specie più sensibili che si sono allontanate già da molto tempo,
ben prima della messa in esercizio del PIP;
Ridotto numero di specie ed esemplari appartenenti alla fauna che pu ò essere coinvolto nell’impatto.
Infatti, considerato che le aree protette e gli habitat naturali ivi rilevabili sono sostanzialmente al di fuori
della portata delle attività del PIP nell’area di interesse si concentrano quasi esclusivamente specie
tendenzialmente insensibili alla presenza dell’uomo ed al rumore.
Si consideri che la maggior parte della fauna continuerà ad utilizzare il corridoio fluviale del Fiume Agri
senza essere disturbata. Sulla base delle considerazioni espresse finora, non sono previsti interventi o
misure di mitigazione differenti da quelle già previste per altre componenti ambientali.
A differenza di quanto rilevato per la fase di cantiere, in fase di esercizio sono prevedibili due potenziali
fattori di perturbazione agenti in fase di cantiere:
1. Il transito e la manovra dei mezzi e di auto, che potrebbero investire, determinandone la morte, di
animali di passaggio;
2. Rimozione/danneggiamento delle tane per variazione della stabilità e del drenaggio dei suoli interessati
dalle opere.
Con riferimento al primo punto, sebbene non si possa escludere a priori la possibilità che mezzi in
transito possano accidentalmente investire qualche animale, occorre tener presente che la realizzazione
di una recinzione perimetrale preliminarmente all’inizio degli altri lavori, esclude o riduce al minimo i
possibili danni sui grandi mammiferi, il cui accesso sarà interdetto all’area PIP . Peraltro, la velocità di
spostamento dei mezzi, anche in virtù delle necessità di contenere le emissioni di polveri, consente ad
uccelli ed animali in genere di evitare impatti con i mezzi. Resta la possibilità che i mezzi possano
schiacciare piccoli mammiferi, anfibi o rettili, ma con impatti del tutto accettabili in relazione alla durata
dei lavori e dell’area interessata dagli stessi.
L’area trasformata presenterà un filtro vegetazionale lungo il perimetro dell’area (più folto sul fronte
della SS Jonica) con essenze prevalentemente sempreverdi che garantirà anche una prima barriera
all’espansione sonora.
Comunque la componente arborea post operam è superiore in termini di alberi e siepi a quella
precedente.
La conformazione geometrica del verde funge oltre a barriera acustica e trama paesaggistica anche come
corridoio di transito dell’avifauna locale, ma non sono presenti le condizioni di insediamento della stessa,
salvo che specie di volatili che utilizzeranno le essenze arboree (a compiuta crescita vegetativa) come
luogo di nidificazione/alimentazione/sosta.
Interventi Mitigativi
Si prevede l’inserimento di cortine arboree ed arbustive sulle fasce perimetrali che assolveranno ad una
funzione di separazione dell’area dalla zona agricola e dalla SS 106 Jonica e che nel contempo contribuirà
alla mitigazione dell’impatto percettivo dovuto alla realizzazione dei nuovi manufatti produttivi e al
miglioramento dell’area sotto l’aspetto ecologico e ambientale.
In particolare lungo il fronte prospiciente il fiume Agri ed a confine con la zona agricola si prevede la
piantumazione di piante di terza grandezza quali Acer campestris, Carpinus betulus e progressivamente
di dimensioni maggiori quali Tilia cordata, Fraxinus oxyphilla, Prunus avium, Quercus robur con un sesto
di impianto di metri 5x5 messi in doppia fila “a quinconce”. Nell’area posta tra la complanare e la SS 106
Jonica si prevede la piantumazione di un filare di piante di platano ovvero di olmi e l’impiego di
vegetazione bassa utilizzando essenze quali Viburnum lantana, Corylus avellana, Viburnum opalus,
Ligustrum vulgaris, Cornus mas, Cornus sanguinea, Laburnum anagyroides, Sambucus nigra, Prunus
padus e Prunus spinos
All’interno dei parcheggi è previsto l’impiego di Zelkova (Zelkova carpinifolia) nelle aiuole più grandi e
Cercis (Cercis siliquastrum) nelle aiuole più piccole.
L’area posa a ridosso del centro servizi sarà sistemata a prato con essenze arboree ornamentali tipiche
dei luoghi e siepi sempreverdi. La conformazione geometrica del verde funge oltre a barriera acustica e
trama paesaggistica anche come corridoio di transito dell’avifauna locale, ma non sono presenti le
condizioni di insediamento della stessa, salvo che specie di volatili che utilizzeranno le essenze arboree (a
compiuta crescita vegetativa) come luogo di nidificazione/alimentazione/sosta.
Si prevederà la realizzazione di un sistema di illuminazione a lampade schermate. Tuttavia, nel caso di
specie, tenendo conto degli attuali livelli di disturbo già esercitati sull’ambiente, l’effetto può ritenersi
molto contenuto come intensità, area interessata e durata temporale considerando che si utilizzeranno
lampade schermate . Si adotteranno sistemi automatici di controllo e riduzione del flusso luminoso, fino
al 50 per cento del totale, dopo le ore 22 o dopo le ore 23 nel periodo di ora legale, e adottare lo
spegnimento programmato totale degli impianti ogniqualvolta ciò sia possibile, tenuto conto delle
esigenze di sicurezza.
Sintesi degli impatti in fase di esercizio
Fattori di perturbazione Impatti potenziali Classe di Impatto
1 Realizzazione opere in progetto Sottrazione di habitat per
specie animali e vegetali Basso
2 Luminosità Alterazione di habitat nei
dintorni dell’area di interesse Basso
3 Incremento della pressione antropica
Disturbo alla fauna Basso
D.5.5 PAESAGGIO E FATTORI STORICO-TESTIMONIALI
Data la sua particolare distante collocazione rispetto al centro abitato di Scanzano Jonico l’area oggetto di
studio presenta sfondi differenti. In particolare per chi osserva l’area dalla SS 106, l’area del futuro PIP
sembra il naturale completamento del PIP che trovasi sull’altro lato. Il panorama al lato sud- est è
dominato da edifici del PIP ed altri in costruzione; lo sfondo è costituito da campi coltivati e serre.
L’area oggetto di trasformazione confinerà a nord – est con zone ad esclusiva funzione agricola nelle
quali si svolgerà la normale attività di coltivazione. La rilevanza del potenziale conflitto tra il gli
insediamenti produttivi proposti e le attività agricole è sostanzialmente ridotta dal fatto di trovarsi al
confine ovest del centro abitato lungo cui il passaggio tra destinazione d’uso agricola e urbana è ormai
diluito.
Tuttavia non si riscontrano effetti sulla percezione del paesaggio da punti panoramici, infatti essendo
l’intervento a ridosso della frangia urbana vi si amalgama completamente, delimitando gli effetti sul
territorio esclusivamente alle aree limitrofe. Inoltre i nuovi volumi che saranno realizzati come già detto in
precedenza hanno una visibilità confinata alle zone immediatamente adiacenti, rendendoli a medio -basso
impatto in particolare per le strutture del Parco tematico.
L’inserimento dell'intervento nell’ambito del paesaggio circostante non può non risultare come elemento
estraneo al contesto territoriale, attualmente caratterizzato da un landscape piatto bordato da una
pianura coltivata verso est e da zone collinari verso nord - ovest,caratterizzato dalla vegetazione del
Fiume Agri e dalle zona agricole adiacenti. Il piano è stato inoltre sottoposto e approvato dalla
Commissione Regionale per la tutela del paesaggio nella seduta del 10.04.2016.
Interventi Mitigativi
Gli interventi di che trattasi non necessiteranno di opere di mitigazione particolari. Onde poter fermare il
campo visivo per visuale a raso, lungo il fronte prospiciente il fiume Agri ed a confine con la zona
agricola, si prevede la piantumazione di piante di terza grandezza. Nell’area posta tra la complanare e la
SS 106 Jonica si prevede la piantumazione di un filare di piante di platano ovvero di olmi e l’impiego di
vegetazione bassa. I particolari sono descritti in precedenza.
Landscape dal PIP esistente in cui è evidente la SS 106 e il nuovo PIP in adiacenza.
Progr
perturbazione
Impatti potenziali
Classe di
impatto
1 Presenza di manufatti
sul territorio Alterazione morfologia e
strutturale del paesaggio Medio
2 Presenza di manufatti
sul territorio Alterazione dei coni visivi verso beni
culturali Basso
D.5.6 SALUTE PUBBLICA
Livelli occupazionali
Fase di cantiere
Nel corso dell’esecuzione delle opere si determina un incremento occupazionale del personale impiegato
dalla costruzione delle opere e del relativo indotto. Ciò si traduce in un impatto positivo diretto
sull’occupazione, e sull’economia locale” e indiretto in quanto quest’ultima componente risulta correlata
alle prime due, per quanto attiene la vita sociale.
Fase di esercizio
In fase di esercizio ogni attività insediata potrà potenzialmente aumentare il proprio organico o costituirlo
ex novo in caso di nuova attività. Ciò comporta un impatto estremamente positivi sulla economia
dell’area.
Rumore
Fase di cantiere
L’impatto acustico in fase di cantiere è di tipo temporaneo e reversibile.
I fattori causali di impatto sono costituiti dai mezzi d’opera adibiti alle operazioni di movimento terra, agli
scavi di fondazione, al getto delle fondazioni e alle movimentazioni delle apparecchiature durante le
installazioni. Tali attività avranno una durata limitata nel tempo e saranno caratterizzate da lavorazioni
esclusivamente diurne, con impatto acustico poco significativo.
Fase di esercizio
Considerato che nel caso in questione il fattore esterno più rilevante di produzione di rumorosità è la SS
Jonica, con la componente del traffico.
L’interazione fra le componenti di rumore esterno e di quello interno alle singole attività sarà
propedeutico alla realizzazione delle idonee schermature acustiche per ogni singola attività da insediare.
Tali adempimenti saranno verificati in sede del rilascio dei titoli abilitativi e afferenti agibilità.
Comunque data l’assenza di recettori sensibili particolari tipo abitazioni ed aree residenziali ma solo di
alcune aziende artigianali operanti in capannoni distanti mediamente 70 mt dalla SS 106 nell’area
adiacente il PIP in studio più una struttura agricola oltre il fiume Agri, si ritiene che i disturbi rinvenienti
dalla componente rumore, in particolare per il traffico veicolare in aumento, saranno di basso impatto.
Perturbazione
Impatti potenziali Classe di
impatto
1 Disturbi sulla
popolazione
residente
Rumore
Basso
Interventi mitigativi
La mitigazione delle emissioni acustiche sarà ottenuta principalmente con l’adozione di macchine e mezzi
d’opera con emissione acustica conforme alle norme vigenti. Inoltre si prevede un monitoraggio del
Rumore a cadenza semestrale presso il più vicino recettore sensibile. A livello progettuale del Piano
urbanistico è prevista un filtro vegetazionale lungo il perimetro dell’area (più folto sul fronte della SS
Jonica) con essenze prevalentemente sempreverdi, che garantisce una prima barriera all’espansione
sonora. Le aree indicate come recettori relativamente più sensibili saranno considerate nel piano di
monitoraggio del rumore.
Campi elettromagnetici
Fase di cantiere
Nell’ambito del processo costruttivo è esclusa la presenza di sorgenti che determinino una apprezzabile e
duratura propagazione di campi elettromagnetici, significativa ai fini della presente analisi.
Fase di esercizio
Nell’ambito del processo di esercizio è esclusa la presenza di sorgenti che determinino una apprezzabile e
duratura propagazione di campi elettromagnetici, significativa ai fini della presente analisi.
Interventi mitigativi
L’area di intervento è attualmente interessata dall’attraversamento di una linea aerea di 15 KV, che si
prevede di interrare come da contatti e assensi verbali del gestore della rete.
Produzione di Rifiuti
Fase di cantiere
Nella fase di cantiere verranno prodotti rifiuti derivanti essenzialmente dalle lavorazioni di costruzione.
Per tutti è prevista la separazione per tipologia differente (legno, cartone, plastiche, ecc) ed il loro
conferimento in modo differenziato ricorrendo al sistema di raccolta pubblico presente nel territorio.
A questi rifiuti si aggiungeranno gli sfridi di cavidotti, cavi elettrici, casserature, ecc.. Tutti i rifiuti prodotti
sono speciali, pur essendo assimilabili per qualità a quelli urbani. Tali rifiuti saranno smaltiti attraverso
ditta specializzata che provvederanno al trasporto presso piattaforme autorizzate e quindi avviati al
riutilizzo o allo smaltimento. Le terre escavate saranno riutilizzate sul sito stesso di produzione.
Fase di esercizio
Nella fase di esercizio si avrà una produzione di rifiuti connessa all’attività svolta. Le aziende che si
insedieranno svolgeranno attività principalmente collegate al settore agroalimentare, quindi con
produzione di scarti di imballaggi ed organico,un’azienda produrrà teli per serre con produzione di scarti
plastici mentre un’altra sarà dedita alla vendita di prodotti di ferramenta e per la casa quindi con
produzione di scarti di imballaggi. L’area del parco tematico produrrà rifiuti organici per l’attività di
ristorazione. Il Comune di Scanzano Jonico effettua un servizio raccolta rifiuti che a partire dall’anno 2018
sarà supportato anche dalla raccolta differenziata il cui servizio sta per essere appaltato.
Traffico e Viabilità
La principale arteria viabile che interessa il territorio comunale è la SS 106 – Jonica, ed è in fregio
all’area di intervento nello svincolo con la S.S. 598 della Val d’Agri.
L’Adeguamento al tipo III della S.S. 106 Jonica "tratto Basilicata" lotto VII nel Comune di Scanzano
Jonico, è stata autorizzata con Decreto del Ministero dell'Ambiente di concerto con il Ministero per i Beni
e le Attività Culturali- del 28.08.2012 - Adeguamento al tipo III della S.S. 106 Jonica "tratto Basilicata"
lotto VII nel Comune di Scanzano Jonico. Ciò ha fatto si che l’arteria è più sicura rispetto al passato con
forte diminuzione di incidenti.
Fase di cantiere
Durante il corso delle operazioni dei lavori è prevista una affluenza di pochi veicoli di cantiere nei periodi
di maggiore intensità delle opere, e provenienti per la maggior parte dal reticolo viabile locale, pertanto
tale effetto risulta trascurabile.
Fase di esercizio
Si può affermare che le attività produttive agroalimentari non aumenteranno il traffico preesistente
derivante dalle lavorazioni svolte in quanto già presenti nel territorio.
In prima approssimazione sia la viabilità esistente sia nazionale, regionale e locale è in grado di affrontare
l’aumento di traffico, così come le aree interne (sia pubbliche e private) al PIP garantiscono il giusto
dimensionamento del parcheggio e la relativa rete stradale interna di ingresso/uscita.
Fattori di perturbazione Impatti potenziali Classe di Impatto
1 Traffico e viabilità Incremento emissioni e
Rumore medio
2 Produzione rifiuti Aumento quantitativo da
smaltire Basso
3 Reti elettriche e telefoniche Aumento emissioni non
ionizzanti Basso
D.6 Sintesi delle ragioni della scelta e delle alternative individuate - Alternativa Zero
Per quanto concerne questo aspetto, la scelta di concentrare in un sito tematico molteplici attività
sparse sul territorio, e di insediarne ex novo sullo stesso, si ritiene una scelta di razionalizzazione e di
programmazione coerente con il criterio di eliminare la parcellizzazione delle attività sparse sul territorio
(sprawl) e concentrarle in una polarità infrastrutturata e in fregio alle arterie viabili più importanti del
territorio, ossia la S.S. 106 Jonica nello svincolo con la S.S. 598 della Val d’Agri.
Per quale sia l’alternativa “ragionevole”, si può fare riferimento alla finalità dichiarata nella Direttiva
(art. 1 “Obiettivi”), cioè: “Garantire un elevato livello di protezione ambientale al fine di promuovere lo
sviluppo sostenibile”.
L’aggettivo “ragionevole” può essere verosimilmente considerato sinonimo di “realistico” o
“fattibile”, e comunque inteso ad escludere la scelta di alternative programmaticamente peggiori al solo
fine di giustificare le scelte di piano.
Qualunque sia la natura delle alternative (strategie generali, oppure linee d’azione specifiche, oppure
alternative di localizzazione, tecnologiche, ecc...), e per quanto ampia sia la loro estensione, dovranno
comunque essere “fattibili” (tecnologicamente, socialmente, economicamente) e, insieme, dovranno
rispondere alla finalità di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e concorrere alla
promozione dello sviluppo sostenibile.
Nel caso del Progetto Urbanistico denominato P.I.P. della Zona ‘D3’, la verifica di eventuali alternative,
deve tenere conto del quadro di riferimento urbanistico previgente a quello attualmente in vigore (RU):
ossia il PRG, il quale, come atto di pianificazione territoriale approvato in precedenza e redatto con
normative superate e non curanti degli aspetti ambientali che sono attualmente la spina dorsale della
pianificazione urbanistica.
Il RU interviene su tale situazione pregressa, colmando lacune strutturali e problemi ambientali
derivanti dalla pianificazione in vigore, ponendosi obiettivi ambientali e prevedendo Azioni coerenti con
tali obiettivi per Scanzano Jonico e il suo hinterland. La scelta di non redigere il P.I.P. della Zona ‘D3’,
porterebbe alla completa stagnazione della situazione attuale quindi di mancato sviluppo economico.
E. Piano di Monitoraggio Ambientale
Modalità temporale di espletamento delle attività
Il Piano di Monitoraggio Ambientale si articola in due fasi temporali con gestione di tipo generale e di tipo
relativo.
Monitoraggio ante–operam
Il monitoraggio della fase ante–operam si conclude prima dell’inizio delle attività interferenti con le
componenti ambientali, ossia prima dell’insediamento dei cantieri e dell’inizio dei lavori e ha come
obiettivo principale quello di fornire una fotografia dell’ambiente prima degli eventuali disturbi generati
dalla realizzazione dell’opera.
Monitoraggio post–operam
Il monitoraggio post–operam generale comprende le fasi di pre–esercizio del PIP ed esercizio dello stesso
(a carico del Comune di Scanzano Jonico anche tramite dati di Agenzie di Controllo) e le fasi di esercizio
del Parco Tematico a carico della Società di gestione dello stesso.
Piano di monitoraggio generale area PIP
Rifiuti - La gestione dei rifiuti sarà sottesa da una permanente azione di monitoraggio e sorveglianza,
intesa ad individuare esigenze e anomalie, adottando continue azioni correttive - preventive e di
miglioramento sia in termini infrastrutturali(contenitori, spazi, etc) che comportamentali delle persone;
saranno pertanto attuate azioni di formazione e sensibilizzazione rivolte sia al personale interno che a
quello esterno che impatta sulla gestione dei rifiuti (operatori,manutentori, visitatori, ecc.). Gli obiettivi
considerati sono la riduzione dei rifiuti prodotti, azioni mirate al monitoraggio della produzione di rifiuti
totali e pro capite per una valutazione del tasso di crescita a scala temporale. Cadenza Annuale.
Inquinamento Elettromagnetico, verranno descritte le pressioni fornite a livello comunale sia dalle
basse frequenze (elettrodotti) presenti sul territorio comunale e dalla campagne di monitoraggio
effettuate da ARPAB, sia dalle radio frequenze e microonde (Stazioni radio base e ripetitori TV) al loro
posizionamento sul territorio comunale. Cadenza biennale.
Acqua - Le determinazioni sulla matrice acquosa di drenaggio dei piazzali verso il canale ricettore,
riguardano due gruppi di parametri, quelli di base e quelli addizionali. I parametri addizionali sono relativi
ai microinquinanti organici ed inorganici; quelli di più ampio significato ambientale sono riportati nella
Tab. 1 dell'Allegato 1 al D. Lgs. 152/99, come modificata dal D.M. 367/03. Sulla base di detto
monitoraggio viene determinato lo stato chimico delle acque superficiali che integrato a quello ecologico
(SECA) determina lo stato ambientale (SACA). Il passo finale della procedura di classificazione è la
determinazione dello stato ambientale (SACA).Si tratta di varie famiglie di sostanze inquinanti, sia
inorganiche (metalli pesanti) che organiche (pesticidi, IPA, ecc.). Cadenza annuale.
Raccolta e trattamento acque reflue : Rilevazione parametri chimico – fisico - biologici fornite anche
dal gestore. É quindi necessario eseguire l’analisi acque reflue secondo criteri chimico-fisico
microbiologici per verificare il rispetto del D. Lgs 152/2006. Cadenza annuale
Piano di monitoraggio relativo al Parco Tematico
Mobilità e Rumore - Dal punto di vista strettamente ambientale il traffico rappresenta una delle
principali determinanti per l’inquinamento atmosferico (indotto dagli scarichi dei diversi mezzi) e
dell’inquinamento acustico. Verranno effettuate campagne di monitoraggio di traffico veicolare
analizzando la presenza di autoveicoli e mezzi pesanti.
Il monitoraggio sarà effettuato nei mesi di Aprile , Giugno e Agosto. Le misure dovranno essere
effettuate in tre giornate significative (con il Parco in esercizio) con durata di 24 ore per i primi 3 anni di
attività.
Il monitoraggio del sarà contemporaneo ai rilievi fonometrici del Rumore eseguiti in esterno mediante
una rete di monitoraggio costituita da una stazione centrale di raccolta ed elaborazioni dei dati e da due
stazioni remote presso recettori sensibili da individuare. Una misura di bianco verrà eseguita ante
operam.
Acque di Falda – Saranno eseguiti due piezometri. Le acque saranno prelevate da piezometro. Ai sensi
del D.Lgs. 152/99 saranno analizzate le acque. Cadenza annuale.
Parametri di base
Temperatura (°C)
Potassio (mg/L)
Durezza totale (mg/L) CaCO3
Sodio (mg/L)
Conducibilità elettrica (mS/cm (20°C))
Solfati (mg/L) come SO4
Bicarbonati (mg/L)
Ione ammonio (mg/L) come NH4
Calcio (mg/L)
Ferro (mg/L)
Cloruri (mg/L) Manganese (mg/L)
Magnesio (mg/L)
Nitrati (mg/L) come NO3
Aria - A cadenza annuale nel mese di Luglio saranno analizzati i seguenti parametri:
biossido di zolfo (SO2),
ossidi di azoto (NO e NO2),
ozono (O3)
monossido di carbonio (CO)
PM10
Benzene
CONCLUSIONI
Al termine del presente Studio per la Valutazione di Impatto Ambientale si evidenzia che l’opera è
conforme alle norme urbanistiche, alle norme ambientali e paesaggistiche nonché coerente con i piani e i
programmi locali e di area vasta.
Le analisi svolte consentono di affermare che le opere in progetto non determinano rilevanti e significativi
impatti sulle componenti ambientali esaminate ,né in fase di costruzione né in fase di esercizio. Inoltre le
opere da realizzare insistono su aree antropizzate e infrastrutturate con limitate caratteristiche di
naturalità nonchè prive di elementi di particolare pregio naturalistico, paesaggistico e storico culturale.
Sono stati valutati tutti i potenziali impatti connessi all’impianto del nuovo P.I.P. finalizzato a insediare
tutta una serie di attività che rafforzeranno il tessuto imprenditoriale dell’area con relative ricadute
occupazionali ed economiche sul territorio locale e comprensoriale.
In merito agli impatti più significativi identificati , questi hanno carattere temporaneo (per la durata
dell’attività) e totalmente reversibile. Questi sono stati approfonditi e discussi a livello quantitativo
pervenendo ad una valutazione di piena sostenibilità. Il piano di monitoraggio proposto consentirà di
valutare alcune componenti ambientali in fase di esercizio.
Gli impatti stimati per le varie componenti, risultano trascurabili rispetto alla situazione attuale, anche
con riferimento alle aree fluviali e ai siti della rete Natura 2000 localizzati a valle dell’area e al di fuori
dell’area in studio e senza interferenza alcuna.
Il tecnico redattore
Arch. Marcello Iannuzziello
ottobre 2017
LE
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sso
me
dio
alto
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TO
IN F
AS
E D
I CA
NT
IER
E
Alterazione di suolo
Scavi, sbancamenti e movimenti
terra.
Rumore e vibrazioni
Emissioni inquinanti in caso d'incidente o
malfunzionamento
Produzione di rifiuti
Incremento traffico veicolare
Consumo di suolo
Livello occupazionale
Modifica regime
idrico superficiale e sotterraneo
Regimazione acque meteoriche
Consumo e impegno di risorse
(acqua, energia, inerti)
Interferenza sulla rete relazionale
e sul traffico
Introduzione elementi estranei
alla visuale e ai caratteri figurativi del
paesaggio
Sottrazione habitat
Modificazione d'uso del suolo
Rischio di incidenti
Emissioni di radiazione elettromagnetiche
Produzione di energia
da fonte rinnovabile
COMPONENNTI AMBIENTALI
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Alterazione di suolo
Scavi, sbancamenti e movimenti
terra.
Rumore e vibrazioni
Emissioni inquinanti in caso d'incidente o
malfunzionamento
Produzione di rifiuti
Incremento traffico veicolare
Consumo di suolo
Livello occupazionale
Modifica regime
idrico superficiale e sotterraneo
Regimazione acque meteoriche
Consumo e impegno di risorse
(acqua, energia, inerti)
Interferenza sulla rete relazionale
e sul traffico
Introduzione elementi estranei
alla visuale e ai caratteri figurativi del
paesaggio
Sottrazione habitat
COMPONENNTI AMBIENTALI
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LE
FONTI CONSULTATE
• Valutazione degli effetti ambientali del 12.03.2012 del Dott. Geologo
Giuseppe GALLICCHIO (committente Dott. Gaetano APPIO), relativamente al PIANO
OPERATIVO CON VALENZA DI P.I.P. DELLA ZONA D3 DEL PRG di Scanzano
Jonico.
• DGR 1345/2013 - Documento di riprogrammazione del trasporto pubblico
locale e del trasporto ferroviario regionale.
• DGR n° 2217 del 29.10.2010 (Presa d'atto del documento "Inventario delle
emissioni di inquinanti dell'aria" e approvazione del documento "Valutazione
preliminare della qualità dell'aria ambiente e classificazione del territorio in zone o
agglomerati").
• DGR 1345/2013 - Documento di riprogrammazione del trasporto pubblico
locale e del trasporto ferroviario regionale e relativo aggiornamento del Piano Regionale
dei Trasporti 2016-2026, pubblicato nel Supplemento al Bollettino Ufficiale della
Regione Basilicata n. 1 del 16 gennaio 2017.
• DGR n° 2217 del 29.10.2010 (Presa d'atto del documento "Inventario delle
emissioni di inquinanti dell'aria" e approvazione del documento "Valutazione
preliminare della qualità dell'aria ambiente e classificazione del territorio in zone o
agglomerati").
• PATTO PER LO SVILUPPO DELLA REGIONE BASILICATA (Attuazione
degli interventi prioritari e individuazione delle aree di intervento strategiche per il
territorio) del 02 maggio 2016.
• Il Distretto Agroalimentare di Qualità del Metapontino è stato riconosciuto
dalla Regione Basilicata con la D.G.R. n.1256 del 24/05/2004 e, successivamente,
istituito con la D.C.R. n. 855 del 12/10/2004, ai sensi della L.R. 1/2001.
• STRATEGIA DI SVILUPPO LOCALE in Basilicata 2014/2020 - Misura 19 -
Priorità 6;
• Piano Energetico Ambientale Regionale della Basilicata approvato con
L.R.n.1/2000;
• Pai Basilicata – Autorità di Bacino della Basilicata
• Natura 2000 – Schede Regione Basilicata