Date post: | 21-Jan-2018 |
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Health & Medicine |
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Quintaliani
Il web per i professionis.
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«Quando arriverò in Paradiso chiederò a Dio: Riusciremo mai a risolvere il problema del sovraccarico di informazioni
scien.fiche? Sicuramente! -‐ sarà la sua risposta -‐ Ma non durante il corso della mia vita!»
• Con queste parole Richard Smith chiude un editoriale del numero natalizio del BMJ, a commento dell’ar.colo “On the impossibility of being expert”, dove Fraser e Dunstan dimostrano che, anche in una ristreTa area specialis.ca, è impossibile stare al passo con la leTeratura pubblicata: un “esperto” in imaging cardiologica dovrebbe leggere 40 ar.coli/die per 5 giorni la seZmana!
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• Già 20 anni fa David SackeT -‐ padre spirituale dell’Evidence-‐based Medicine -‐ aveva s.mato che per conoscere tuTa la leTeratura rela.va alla medicina interna era necessario leggere 17 ar.coli al giorno per 365 giorni l’anno.
• Ma ha senso leggere tuTo? Archie Cochrane negli anni ‘70 invocava la necessità di revisioni sistema.che periodicamente aggiornate sull’efficacia degli interven. sanitari.
• Siamo di fronte a quello che Muir Gray ha definito il “paradosso dell’informazione”: se da un lato siamo travol. da nuove informazioni dall’altro esistono numerosissimi quesi. clinici senza risposta! https://twitter.com/muirgray
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• Il problema dell’informa.on overload difficilmente potrà essere risolto, con l’arguzia che lo contraddis.ngue da decenni, Richard Smith delinea cinque strategie di aggiornamento professionale in cui dovrebbero riconoscersi altreTante categorie di medici e, in maniera più estensiva, di professionis. sanitari
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• La strategia dello struzzo. SackeT la definiva “strategia abdica.va”: i medici, molto semplicemente, ignorano il “torrente in piena” delle nuove evidenze scien.fiche. Secondo lo stesso SackeT buona parte dei medici delle vecchie generazioni adoTa questa (non) strategia.
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• La strategia del piccione. Verosimilmente è la strategia più comune: si va in giro con i propri simili a raccogliere “bocconcini” d’informazioni scien.fiche. Il medico partecipa a congressi, convegni e conferenze, aderisce (o ri.ene di farlo) ad alcune linee guida, si affida agli informatori scien.fici del farmaco per discutere dei nuovi traTamen.; di fronte a quesi. clinici complessi generalmente consulta un collega esperto, ancora oggi la fonte di aggiornamento più u.lizzata. Occasionalmente sfoglia le riviste biomediche, ma impara più dai media: oggi, infaZ, la cosa più imbarazzante (percepita ma non sempre dichiarata) per i professionis. è apprendere innovazioni diagnos.co-‐terapeu.che dai pazien. aTraverso ritagli di giornale, stampe di pagine web, storie raccontate in televisione.
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• La strategia del gufo. E’ quella proposta dall’Evidence-‐based Prac.ce (EBP), ma rimane la meno u.lizzata. Il medico iden.fica i propri gap di conoscenza che originano dalla consultazione con il paziente, ricerca sistema.camente le migliori evidenze disponibili, ne valuta cri.camente validità interna, rilevanza clinica e applicabilità e le integra nelle proprie decisioni cliniche, tenendo conto della propria esperienza e delle preferenze e aspeTa.ve del paziente. Purtroppo, quasi nessun medico ha il tempo per poter applicare l’EBP step-‐by-‐step e solo pochi hanno adeguate aZtudini e competenze.
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• La strategia della taccola. I medici integrano la strategia del piccione con la regolare consultazione di fon. secondarie: Cochrane Library, Clinical Evidence, linee guida, altre risorse evidence-‐based. Sfortunatamente, oltre al faTo che queste fon. presentano numerose aree grigie, le evidenze disponibili non sempre sono applicabili ai pazien. complessi (comorbidità, polifarmacia), generalmente esclusi dai trial, ma che oggi rappresentano la maggior parte nell’assistenza reale.
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• La strategia disumana. John Fox -‐ già direTore dell’Advanced Compu.ng Laboratory -‐ ha affermato che la pra.ca clinica è un’aZvità disumana ed è assurdo che i professionis. non vengano supporta. da “macchine”. Considerato il volume di informazioni prodoTe, i singoli professionis. non hanno alcuna possibilità di rimanere costantemente aggiorna., ma team di esper. possono ricercare-‐selezionare-‐sinte.zzare le migliori evidenze scien.fiche alimentando “macchine” ad hoc. La più nota è UptoDate che oggi conta oltre 400.000 uten., ma anche BMJ Point of Care, Map of Medicine e altri ancora
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• Risulta tuTavia difficile, se non impossibile, tenere soTo controllo la leTeratura scien.fica. Sistemi come PUBMED sono or molto evolu. m difficilmente vengono usa. al pieno delle loro possibilita’ anche per una certa imperizia da parte della maggior parte dei medici.
• Nell’epoca del web2.0 tra entusiasmo e sceZcismo i medici abbandonano i corsi di aggiornamento e i ritagli dei trafileZ delle riviste per aZngere dalla rete aTraverso editori virtuali. E ancora società e riviste scien.fiche inviano il sommario del proprio numero in uscita aTraverso la tecnologia del feed rss, un servizio che indirizza ed organizza automa.camente i contenu. del sito web d’origine in un’area apposita dell’utente da cui possono essere leZ senza il collegamento al sito web in ques.one.
• Internet, allora, s’inscrive nel quadro globale della sanità come la possibilità di una rete relazionale in cui si sperimenta uno sbocco verso una medicina più chiara, più completa, solidale e umana, un luogo di scambio, sostegno, guida e di educazione condivisa.
• Ma rimane il faTo che un medico che voglia aggiornarsi ha difficoltà a reperire tuTe gli ar.coli riguardan. una specialita’ o un argomento
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…If you are computerless, make friends with a librarian
…if you are computer-phobic, sign
up for desensitization right away !
Sackett D 1996 David Lawrence Sackett, OC FRSC (born November 17, 1934) is a
Canadian medical doctor and a pioneer in evidence-based medicine.
He founded the first department of clinical epidemiology in Canada at McMaster University, and the Oxford Centre for
Evidence-Based Medicine. He is well known for his textbooks Clinical Epidemiology and
Evidence-Based Medicine.
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International society of Quality
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Il WEB2.0 per fare che cosa?
• Diffondere l’informazione tra chi ci segue • Archiviare alcuni ar.coli che ci servono • PermeTere a tuZ di seguire conferenze e presentazioni in differita
• Insegnare e/o informare i pazien. • Tenersi aggiornato
Ma il web 2. serve soprattutto a partecipare (commenti, critiche, suggerimenti)
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Il WEB2.0 per fare che cosa?
• Diffondere l’informazione tra chi ci segue • Archiviare alcuni ar.coli che ci servono • PermeTere a tuZ di seguire conferenze e presentazioni in differita
• Insegnare e/o informare i pazien. • Tenersi aggiornato
Ma il web 2. serve soprattutto a partecipare (commenti, critiche, suggerimenti)
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Un wiki è:Il software wiki è un tipo di software
collaborativo che permette generalmente di creare e
modificare pagine Web con un semplice browser. Il
software è implementato solitamente tramite uno
script lato server attivo su uno o più web server; i contenuti sono invece
conservati in un database RDBMS, anche se alcune implementazioni usano invece il file system del
server.
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L’uso “vecchio” della mail
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Il WEB2.0 per fare che cosa?
• Diffondere l’informazione tra chi ci segue • Archiviare alcuni ar.coli che ci servono • PermeTere a tuZ di seguire conferenze e presentazioni in differita
• Insegnare e/o informare i pazien. • Tenersi aggiornato
Ma il web 2. serve soprattutto a partecipare (commenti, critiche, suggerimenti)
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Crearsi una propria libreria
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Il sistema RSS really simple syndaca.on
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• Insegnare e/o informare i pazien. • Tenersi aggiornato
Ma il web 2. serve soprattutto a partecipare (commenti, critiche, suggerimenti)
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• Diffondere l’informazione tra chi ci segue • Archiviare alcuni ar.coli che ci servono • PermeTere a tuZ di seguire conferenze e presentazioni in differita
• Insegnare e/o informare i pazien. • Tenersi aggiornato
Ma il web 2. serve soprattutto a partecipare (commenti, critiche, suggerimenti)
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Un sistema per implementare questo approccio, è usare dei
sistemi di diffusione e di condivisione come materiale scri+o, video, materiale ele+ronico intera1vo.
TuTo questo e’ per informare i pazien. e i loro famigliari circa
le opzioni e gli effeZ collaterali, i cos. e le
necessita’
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• Some days, the worst thing about being a doctor is the pa.ents. In theory, presented with a distressed member of the public, the physician can conjure a masterful diagnosis, fathom an ideal treatment, and generate the perfect outcome.
• And it’s because of this that some physicians have woken up to the importance of pa.ent engagement in recent years—the finest doctor in the world can do nothing with a pa7ent who won’t listen.
• Brian Haynes, from McMaster University’s Department of Clinical Epidemiology, says that pa7ent par7cipa7on is central to all medical prac7ce.
• “It’s the key barrier to the success of evidence based medicine, that pa.ents don’t follow the treatments they are prescribed,” he offers.
• “Prac..oners are the last to know if pa.ents are not following their treatment so there is obviously some aspect of sharing informa.on that needs to be overcome. But if we are on the mission of trying to use evidence to improve healthcare, we are failing at the interface between prac..oners and pa.ents because we are not able to engage the pa.ents in such a way as to figure out the care for themselves.”
• “If we don’t do implementa7on research, we should shut off all research—we’re was7ng our money doing it,” says Hayes. He’s probably right.
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E’possibile trovare spiegazioni, prevenzione e discutere con specialis. o con altre persone affeTe dalla ipertensione. Inoltre su you-‐tube si possono
vedere filma. riguardan. la patologia
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Il canale video di www.renalgate.it
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Ma il web 2. serve soprattutto a partecipare (commenti, critiche, suggerimenti)
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• The extent to which access to knowledge is constrained and controlled by publishers' business models is at the heart of the discontent researchers have for the current journal-‐publishing system. These and other experiments and alterna.ves to tradi.onal publishing are leading the way to a digital, Internet-‐based, more open publishing system for peer-‐reviewed journals. The Directory of Open Access Journals (www.doaj.org) lists more than 8000 open-‐access journals, many of which are highly regarded according to conven.onal metrics of excellence. Emerging business models include publica.on fees paid by authors once an ar.cle has been accepted for publica.on, direct support from research grants, and contribu.ons from research ins.tu.ons willing to contribute financially to publica.on systems for more openly accessible ar.cles.
• There is no doubt that the public interests vested in funding agencies, universi.es, libraries, and authors, together with the power and reach of the Internet, have created a compelling and necessary momentum for open access. It won't be easy, and it won't be inexpensive, but it is only a ma+er of 7me.
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L’uso del web 2.0: gli strumen.
• Il computer • Gli smartphone • I tablets
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Conclusions: Routine adoption of smartphones by residents appeared to
improve efficiency over the use of pagers for physicians, nurses, and allied health
professionals.
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I podcast
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La condivisione delle grandi campagne sociali
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Advancing Medical Professionalism to Improve Health Care
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The "Putting Quality Into Practice" video series emerged as part of a larger project that documented physician engagement in quality improvement projects. Featured in a course focused on the engagement of physicians in quality at the Institute for Healthcare Improvement, the series became inspirational in demonstrating the effects of workflow, resource and systems reviews, electronic medical records (EMRs) implementation and other quality improvement efforts on their quality improvement process including: Motivation and first steps Systems, measurement and tools External resources Barriers and solutions
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• Some days, the worst thing about being a doctor is the pa.ents. In theory, presented with a distressed member of the public, the physician can conjure a masterful diagnosis, fathom an ideal treatment, and generate the perfect outcome.
• And it’s because of this that some physicians have woken up to the importance of pa.ent engagement in recent years—the finest doctor in the world can do nothing with a pa7ent who won’t listen.
• Brian Haynes, from McMaster University’s Department of Clinical Epidemiology, says that pa7ent par7cipa7on is central to all medical prac7ce.
• “It’s the key barrier to the success of evidence based medicine, that pa.ents don’t follow the treatments they are prescribed,” he offers.
• “Prac..oners are the last to know if pa.ents are not following their treatment so there is obviously some aspect of sharing informa.on that needs to be overcome. But if we are on the mission of trying to use evidence to improve healthcare, we are failing at the interface between prac..oners and pa.ents because we are not able to engage the pa.ents in such a way as to figure out the care for themselves.”
• “If we don’t do implementa7on research, we should shut off all research—we’re was7ng our money doing it,” says Hayes. He’s probably right.