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Con Giovanni Paolo Dio ha visitato il suo popolo · prima virtuale nella storia dell’agen-zia...

Date post: 23-Aug-2020
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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 112 (48.436) Città del Vaticano lunedì-martedì 18-19 maggio 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +z!"!\!#!;! Francesco celebra la messa sulla tomba del Pontefice polacco nel centenario della nascita Con Giovanni Paolo II Dio ha visitato il suo popolo «Oggi ricordiamo la grande fede e l’esempio di #SanGiovanniPaolo II; sentiamo riecheggiare il suo appello a spalancare le porte a Cristo, a non avere paura». Con un tweet sull’ac- count @Pontifex, Papa Francesco ha richiamato anche sui social media la luminosa testimonianza del suo pre- decessore polacco nel centenario della nascita. Era il 18 maggio del 1920 quando a Wadowice vedeva la luce il secondogenito dei coniugi Wojtyła: 58 anni dopo, il 16 ottobre, da cardinale arcivescovo di Cracovia, Karol fu eletto al soglio di Pietro e traghettò la Chiesa nel nuovo mil- lennio. Per questo, lunedì mattina, il suo successore venuto dall’Argentina ha voluto riproporre l’attualità del suo messaggio: «camminiamo lieti — ha esortato — lungo i sentieri del mondo, seguendo le orme dei gigan- ti che ci hanno preceduto: non sia- mo mai soli!», ha assicurato. Ma è soprattutto nella messa com- memorativa, celebrata di buon matti- no nella basilica Vaticana proprio sulla tomba del Pontefice santo e trasmessa in diretta nei cinque conti- nenti, che Francesco ne ha disegnato uno straordinario ritratto di pastore, attraverso il quale — ha detto — D io «ha visitato il suo popolo». Invitati d’onore: alcuni poveri che ricevono assistenza nelle strutture caritative nei dintorni di San Pietro. L’omelia ha preso spunto dalle «“tracce” di buon pastore» lasciate da Papa Wojtyła nel suo ministero. Francesco ne ha approfondite in particolare tre: la preghiera, la vici- nanza al popolo e l’amore per la giustizia. Riguardo alla prima traccia, ha spiegato come egli pregasse tanto, perché «sapeva bene che il primo compito di un vescovo è pregare. E questo non lo ha detto il Vaticano II, lo ha detto san Pietro». Quanto al secondo aspetto, il Pontefice ha evi- denziato che Giovanni Paolo II «an- dava a trovare il popolo; e girò il mondo intero, facendosi vicino». In- fine la traccia della «giustizia pie- na»: egli «voleva la giustizia sociale, la giustizia dei popoli, la giustizia che caccia via le guerre» e per tale motivo «era l’uomo della misericor- dia», visto che «giustizia e miseri- cordia vanno insieme». Anche al Regina Caeli — recitato a mezzogiorno della domenica pre- cedente ancora nella Biblioteca del Palazzo apostolico vaticano per evi- tare assembramenti di fedeli vietati a causa della pandemia — Papa Bergo- glio aveva ricordato Wojtyła «con tanto affetto e tanta riconoscenza», invocando il Signore affinché «dal Cielo egli continui a intercedere per il popolo di Dio e la pace nel mon- do». Inoltre, accennando alla ripresa delle celebrazioni liturgiche con i fe- deli in vari Paesi, tra cui l’Italia, ha raccomandato prudenza: «per favore — ha chiesto — andiamo avanti con le norme, le prescrizioni... per custo- dire la salute di ognuno». PAGINA 8 Iniziativa della Biblioteca di letteratura straniera dove dal 2011 c’è una statua del Pontefice Mosca ricorda Papa Wojtyła di MIGUEL PALACIO A Mosca l’evento commemora- tivo per i cento anni della nascita di san Giovanni Pao- lo II si è svolto lunedì 18 maggio — in forma virtuale per contenere la diffusione del contagio del corona- virus — su iniziativa della Biblioteca di letteratura straniera. E gli inter- venti, anche degli intellettuali orto- dossi, non hanno mancato di evi- denziare l’attualità del suo insegna- mento. Forse poche persone sanno che, nel centro di Mosca, c’è un monu- mento a Giovanni Paolo II. Si trova proprio nell’atrio della Biblioteca di letteratura straniera, realtà culturale molto conosciuta in Russia. Su ini- ziativa della ex direttrice Ekaterina Guenieva, l’istituto da trent’anni si sforza di promuovere la cultura cri- stiana e il dialogo ecumenico. Gue- nieva venne ricevuta da Giovanni Paolo II in Vaticano e gli mostrò un catalogo di libri tedeschi antichi portati dall’allora Unione sovietica dopo la seconda Guerra mondiale. «Con queste pubblicazioni state cercando di porre fine alla guerra, però non finisce» le disse il Papa. L’inaugurazione a Mosca del mo- numento al Pontefice, realizzato da artisti ucraini e russi su idea del re- gista Grigoriy Amnuel, non passò inosservata. Era il 14 ottobre 2011, festa del Manto protettore della Vergine Maria secondo il calendario giuliano. Lo stesso anno, la Biblio- teca pubblicò Comprendendo l’amore , una collezione di testi teologici, so- ciali e teatrali di Karol Wojtyła. In occasione dei cento anni della nascita, perciò, la Biblioteca di let- teratura straniera ha dato voce alla memoria. E così l’arcivescovo dell’arcidiocesi della Madre di Dio di Mosca, monsignor Paolo Pezzi, ha ricordato che, secondo Giovanni Paolo II, per molti europei “il luo- go” di Cristo ora è occupato da un sentimento religioso molto vago e poco significativo. Da parte sua il cardinale Stanisław Dziwisz ha avu- to parole di incoraggiamento per l’iniziativa di dialogo. Mentre padre Hyacinthe Destivelle, officiale del Pontificio Consiglio per la promo- zione dell’unità dei cristiani, ha confidato di essersi reso conto della propria vocazione ecumenica riflet- tendo sulla nota espressione di Pa- pa Wojtyła: «Per un cristiano è im- possibile respirare con un polmone; deve avere tutti e due i polmoni, l’occidentale e l’orientale». La poetessa Olga Sedakova ha potuto parlare più volte, tra il 1996 e il 1999, con Giovanni Paolo II sul pensiero del filosofo russo Vladímir Soloviov. Papa Wojtyła, ha ricorda- to, era un ammiratore e conoscitore della cultura russa. Per la scrittrice Natalia Zazúlina, autrice del libro su Benedetto XV e il suo aiuto alla Russia e alla Chiesa ortodossa russa negli anni Dieci e Venti del secolo scorso, il momento più alto del mi- nistero di Giovanni Paolo II è stato il mea culpa a nome di tutta la Chiesa cattolica, pronunciato il 12 marzo 2000. La storica e presentatrice televisi- va Alexey Yúdin, organizzatrice di questo incontro virtuale moscovita, ha ricordato di aver partecipato a varie udienze con Giovanni Paolo II, facendo notare che il Pontefice, già malato, «ci confidò il potere di- menticato della vecchiaia, il potere dello spirito umano e della sua resi- stenza alla debolezza del corpo». Una volta, ha aggiunto Yúdin, Pa- pa Wojtyła ebbe un malore mentre pronunciava un discorso e conse- gnò le pagine a un suo collaborato- re perché lo terminasse. Ma, co- munque, riuscì a racimolare le forze e «poté pronunciare con la sua vo- ce le ultime righe». Un particolare conclusivo: Gio- vanni Paolo II nacque l’anno del cosiddetto “esodo russo”, quando alcuni milioni di chierici, intellet- tuali e ufficiali cominciarono a emi- grare dalla Russia a causa della ri- voluzione e della guerra civile. Il Paese sperimentava la persecuzione antireligiosa più seria nella storia, che riguardò tanto gli ortodossi quanto i cattolici. Nel 2001 Papa Wojtyła beatificò padre Leonid Feodorov, il primo santo cattolico nato in territorio russo, che passò per i campi di lavoro forzati sovieti- ci. In quell’occasione sottolineò che il sacrificio dei martiri del secolo XX si convertì in una «lezione pratica su come vivere per tutti». Precisa- mente vivere, non soffrire e morire. Il ministero di Giovanni Paolo II testimonia che il dono di vivere per tutti è una vera chiave per il dialo- go, per la reciproca comprensione e per l’unità. Prenota la copia cartacea dell’edizione speciale per il centenario della nascita di Karol Wojtyła scrivendo a [email protected] Guterrres apre l’assemblea generale dell’O ms Onu, poca unità nella risposta al virus GINEVRA, 18. Alcuni Paesi nel mon- do «hanno ignorato le indicazioni dell’Oms» sulla pandemia di coro- navirus; inoltre, «nella nostra rispo- sta c’è stata solidarietà, ma pochissi- ma unità». Con queste parole, oggi, il segretario generale dell’Onu Antó- nio Guterres ha aperto la 73esima as- semblea generale dell’Oms (Orga- nizzazione mondiale della sanità), la prima virtuale nella storia dell’agen- zia dell’Onu. «Un virus microscopi- co ci ha messo in ginocchio, condi- zionando tutti gli aspetti delle nostre società» ha aggiunto. «Il covid-19 deve essere una sveglia. Non c’è sta- ta molta unità nella risposta al virus e adesso stiamo pagando un prezzo alto; ci vuole uno sforzo unitario per aiutare adesso i Paesi più fragili». Il presidente cinese, Xi Jinping, che ha preso la parola subito dopo Guterres, ha sottolineato che «la Ci- na ha agito con trasparenza e rapidi- tà, fornendo tutte le informazioni in tempo utile e aiutando con tutti i mezzi i Paesi che ne avevano biso- gno». Secondo Xi, «ci vorrà un’in- dagine esaustiva sul covid-19 basata su scienza ed eseguita con professio- nalità, ma solo quando l’emergenza sarà sotto controllo». La Cina «stan- zierà due miliardi di dollari in aiuti internazionali nei prossimi due an- ni» per la risposta al covid e per lo sviluppo economico e sociale dei Paesi colpiti. Dunque, Pechino sostiene l’ipotesi di un’indagine internazionale sulle origini del virus, ma solo a tempo debito. Un concetto ribadito anche dal portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian che ieri ha detto: «La stragrande maggioranza dei Paesi su scala globale crede che la pandemia non sia ancora finita» e quindi occorre aspettare, concentran- do invece gli sforzi sulla lotta contro il virus. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha messo l’accento sul «do- vere collettivo di essere efficaci; e so- lo se uniamo le forze potremo scon- figgere questa pandemia. Abbiamo bisogno di un’Oms forte e l’O ms siamo noi, gli Stati membri». Fino a quando il virus sarà una minaccia per qualcuno, «resterà una minaccia per tutti» ha aggiunto Macron, ri- cordando «lo sforzo dell’Unione eu- ropea per dare una risposta forte all’emergenza». Sono oltre 100 i Paesi che appog- giano una bozza di risoluzione pro- posta dall’Unione europea per un’inchiesta indipendente sulle origi- ni del coronavirus. La bozza della ri- soluzione verrà presentata e discussa durante l’assemblea, che durerà fino a domani. Tra i Paesi che chiedono l’inchiesta vi sono Russia, India, Giappone, Regno Unito, Canada, Indonesia e ovviamente i 27 Stati Ue. In un tweet, il numero uno dell’Oms Tedros Adhanom Ghebre- yesus ha ricordato che sarà la prima assemblea «virtuale» e «un’opportu- nità» per i leader di impegnarsi «a lottare insieme, nell’unità e nella so- lidarietà! È l’unico modo per poter fermare la pandemia e mantenere il mondo al sicuro». La mozione, nel dettaglio, chiede che il direttore dell’Oms «inizi al primo momento opportuno un pro- cesso graduale di valutazione impar- ziale, indipendente e comprensiva» della risposta internazionale alla pandemia, delle misure e della tem- pistica dell’Oms. Un focus particola- re sarà rivolto all’origine della pan- demia e alle prime risposte in termi- ni di comunicazione. La mozione non menziona specificamente la Ci- na o la città di Wuhan, dove si crede sia iniziata l’emergenza. Si esorta la comunità sanitaria globale «a identi- ficare la fonte zoonotica del virus e l’introduzione nella popolazione umana, incluso il possibile ruolo di ospiti intermedi, anche attraverso sforzi come missioni sul campo scientifiche e collaborative». La portavoce dell’Unione europea per gli affari esteri, Virginie Battu- Henriksson, ha dichiarato che l’Ue «mira a raggiungere un ampio con- senso per l’inchiesta. Naturalmente abbiamo bisogno di avere il suppor- to di tutti i principali attori, e la Ci- na è uno di essi». Quelle mani tese a tutti attualità di una testimonianza ANDREA TORNIELLI A PAGINA 8 Nella messa di domenica a Santa Marta Quei lavori necessari che nessuno vede PAGINA 6 Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti La memoria liturgica di santa Faustina nel Calendario romano PAGINA 7 Lettera del Papa per l’inaugurazione all’Angelicum L’Istituto di cultura San Giovanni Paolo II PAGINA 7 ALLINTERNO #CantiereGiovani PER COSTRUIRE E ALIMENTARE UNALLEANZA TRA LE GENERAZIONI «Il giorno dopo» E gli scenari dell’oggi SILVIA GUIDI A PAGINA 4
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Page 1: Con Giovanni Paolo Dio ha visitato il suo popolo · prima virtuale nella storia dell’agen-zia dell’Onu. «Un virus microscopi-co ci ha messo in ginocchio, condi-zionando tutti

Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 112 (48.436) Città del Vaticano lunedì-martedì 18-19 maggio 2020

.

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Francesco celebra la messa sulla tomba del Pontefice polacco nel centenario della nascita

Con Giovanni Paolo IIDio ha visitato il suo popolo

«Oggi ricordiamo la grande fede el’esempio di #S a n G i o v a n n i Pa o l o II;sentiamo riecheggiare il suo appelloa spalancare le porte a Cristo, a nonavere paura». Con un tweet sull’ac-count @Pontifex, Papa Francesco harichiamato anche sui social media laluminosa testimonianza del suo pre-decessore polacco nel centenariodella nascita. Era il 18 maggio del1920 quando a Wadowice vedeva laluce il secondogenito dei coniugiWo j t y ła: 58 anni dopo, il 16 ottobre,da cardinale arcivescovo di Cracovia,Karol fu eletto al soglio di Pietro etraghettò la Chiesa nel nuovo mil-

lennio. Per questo, lunedì mattina, ilsuo successore venuto dall’A rg e n t i n aha voluto riproporre l’attualità delsuo messaggio: «camminiamo lieti —ha esortato — lungo i sentieri delmondo, seguendo le orme dei gigan-ti che ci hanno preceduto: non sia-mo mai soli!», ha assicurato.

Ma è soprattutto nella messa com-memorativa, celebrata di buon matti-no nella basilica Vaticana propriosulla tomba del Pontefice santo etrasmessa in diretta nei cinque conti-nenti, che Francesco ne ha disegnatouno straordinario ritratto di pastore,attraverso il quale — ha detto — D io

«ha visitato il suo popolo». Invitatid’onore: alcuni poveri che ricevonoassistenza nelle strutture caritativenei dintorni di San Pietro.

L’omelia ha preso spunto dalle«“tracce” di buon pastore» lasciateda Papa Wojtyła nel suo ministero.Francesco ne ha approfondite inparticolare tre: la preghiera, la vici-nanza al popolo e l’amore per lagiustizia.

Riguardo alla prima traccia, haspiegato come egli pregasse tanto,perché «sapeva bene che il primocompito di un vescovo è pregare. Equesto non lo ha detto il Vaticano II,

lo ha detto san Pietro». Quanto alsecondo aspetto, il Pontefice ha evi-denziato che Giovanni Paolo II «an-dava a trovare il popolo; e girò ilmondo intero, facendosi vicino». In-fine la traccia della «giustizia pie-na»: egli «voleva la giustizia sociale,la giustizia dei popoli, la giustiziache caccia via le guerre» e per talemotivo «era l’uomo della misericor-dia», visto che «giustizia e miseri-cordia vanno insieme».

Anche al Regina Caeli — re c i t a t oa mezzogiorno della domenica pre-cedente ancora nella Biblioteca delPalazzo apostolico vaticano per evi-tare assembramenti di fedeli vietati acausa della pandemia — Papa Bergo-glio aveva ricordato Wojtyła «contanto affetto e tanta riconoscenza»,invocando il Signore affinché «dalCielo egli continui a intercedere peril popolo di Dio e la pace nel mon-do». Inoltre, accennando alla ripresadelle celebrazioni liturgiche con i fe-deli in vari Paesi, tra cui l’Italia, haraccomandato prudenza: «per favore— ha chiesto — andiamo avanti conle norme, le prescrizioni... per custo-dire la salute di ognuno».

PAGINA 8

Iniziativa della Biblioteca di letteratura straniera dove dal 2011 c’è una statua del Pontefice

Mosca ricorda Papa Wojtyła

di MIGUEL PALACIO

A Mosca l’evento commemora-tivo per i cento anni dellanascita di san Giovanni Pao-

lo II si è svolto lunedì 18 maggio —in forma virtuale per contenere ladiffusione del contagio del corona-virus — su iniziativa della Bibliotecadi letteratura straniera. E gli inter-venti, anche degli intellettuali orto-dossi, non hanno mancato di evi-denziare l’attualità del suo insegna-mento.

Forse poche persone sanno che,nel centro di Mosca, c’è un monu-mento a Giovanni Paolo II. Si trovaproprio nell’atrio della Biblioteca diletteratura straniera, realtà culturalemolto conosciuta in Russia. Su ini-ziativa della ex direttrice EkaterinaGuenieva, l’istituto da trent’anni sisforza di promuovere la cultura cri-stiana e il dialogo ecumenico. Gue-nieva venne ricevuta da GiovanniPaolo II in Vaticano e gli mostrò uncatalogo di libri tedeschi antichiportati dall’allora Unione sovieticadopo la seconda Guerra mondiale.«Con queste pubblicazioni statecercando di porre fine alla guerra,però non finisce» le disse il Papa.

L’inaugurazione a Mosca del mo-numento al Pontefice, realizzato daartisti ucraini e russi su idea del re-gista Grigoriy Amnuel, non passòinosservata. Era il 14 ottobre 2011,festa del Manto protettore dellaVergine Maria secondo il calendariogiuliano. Lo stesso anno, la Biblio-teca pubblicò Comprendendo l’a m o re ,una collezione di testi teologici, so-ciali e teatrali di Karol Wojtyła.

In occasione dei cento anni dellanascita, perciò, la Biblioteca di let-teratura straniera ha dato voce allamemoria. E così l’a rc i v e s c o v odell’arcidiocesi della Madre di Diodi Mosca, monsignor Paolo Pezzi,ha ricordato che, secondo GiovanniPaolo II, per molti europei “il luo-go” di Cristo ora è occupato da unsentimento religioso molto vago epoco significativo. Da parte sua ilcardinale Stanisław Dziwisz ha avu-to parole di incoraggiamento perl’iniziativa di dialogo. Mentre padreHyacinthe Destivelle, officiale delPontificio Consiglio per la promo-zione dell’unità dei cristiani, haconfidato di essersi reso conto dellapropria vocazione ecumenica riflet-tendo sulla nota espressione di Pa-pa Wojtyła: «Per un cristiano è im-possibile respirare con un polmone;deve avere tutti e due i polmoni,l’occidentale e l’orientale».

La poetessa Olga Sedakova hapotuto parlare più volte, tra il 1996e il 1999, con Giovanni Paolo II sulpensiero del filosofo russo VladímirSoloviov. Papa Wojtyła, ha ricorda-to, era un ammiratore e conoscitoredella cultura russa. Per la scrittriceNatalia Zazúlina, autrice del librosu Benedetto XV e il suo aiuto allaRussia e alla Chiesa ortodossa russanegli anni Dieci e Venti del secoloscorso, il momento più alto del mi-

nistero di Giovanni Paolo II è statoil mea culpa a nome di tutta laChiesa cattolica, pronunciato il 12marzo 2000.

La storica e presentatrice televisi-va Alexey Yúdin, organizzatrice diquesto incontro virtuale moscovita,ha ricordato di aver partecipato avarie udienze con Giovanni PaoloII, facendo notare che il Pontefice,già malato, «ci confidò il potere di-menticato della vecchiaia, il poteredello spirito umano e della sua resi-stenza alla debolezza del corpo».Una volta, ha aggiunto Yúdin, Pa-pa Wojtyła ebbe un malore mentrepronunciava un discorso e conse-gnò le pagine a un suo collaborato-re perché lo terminasse. Ma, co-munque, riuscì a racimolare le forzee «poté pronunciare con la sua vo-ce le ultime righe».

Un particolare conclusivo: Gio-vanni Paolo II nacque l’anno delcosiddetto “esodo russo”, quandoalcuni milioni di chierici, intellet-tuali e ufficiali cominciarono a emi-grare dalla Russia a causa della ri-voluzione e della guerra civile. IlPaese sperimentava la persecuzioneantireligiosa più seria nella storia,che riguardò tanto gli ortodossiquanto i cattolici. Nel 2001 PapaWo j t y ła beatificò padre LeonidFeodorov, il primo santo cattoliconato in territorio russo, che passòper i campi di lavoro forzati sovieti-ci. In quell’occasione sottolineò cheil sacrificio dei martiri del secolo XXsi convertì in una «lezione praticasu come vivere per tutti». Precisa-mente vivere, non soffrire e morire.Il ministero di Giovanni Paolo IItestimonia che il dono di vivere pertutti è una vera chiave per il dialo-go, per la reciproca comprensione eper l’unità.

Prenota la copia cartacea dell’edizione specialeper il centenario della nascita di Karol Wojtyła

scrivendo a [email protected]

Guterrres apre l’assemblea generale dell’O ms

Onu, poca unità nella risposta al virusGINEVRA, 18. Alcuni Paesi nel mon-do «hanno ignorato le indicazionidell’Oms» sulla pandemia di coro-navirus; inoltre, «nella nostra rispo-sta c’è stata solidarietà, ma pochissi-ma unità». Con queste parole, oggi,il segretario generale dell’Onu Antó-nio Guterres ha aperto la 73esima as-semblea generale dell’Oms (Orga-nizzazione mondiale della sanità), laprima virtuale nella storia dell’agen-zia dell’Onu. «Un virus microscopi-co ci ha messo in ginocchio, condi-zionando tutti gli aspetti delle nostresocietà» ha aggiunto. «Il covid-19deve essere una sveglia. Non c’è sta-ta molta unità nella risposta al viruse adesso stiamo pagando un prezzoalto; ci vuole uno sforzo unitario peraiutare adesso i Paesi più fragili».

Il presidente cinese, Xi Jinping,che ha preso la parola subito dopoGuterres, ha sottolineato che «la Ci-na ha agito con trasparenza e rapidi-tà, fornendo tutte le informazioni intempo utile e aiutando con tutti imezzi i Paesi che ne avevano biso-gno». Secondo Xi, «ci vorrà un’in-dagine esaustiva sul covid-19 basatasu scienza ed eseguita con professio-nalità, ma solo quando l’e m e rg e n z asarà sotto controllo». La Cina «stan-zierà due miliardi di dollari in aiutiinternazionali nei prossimi due an-ni» per la risposta al covid e per losviluppo economico e sociale deiPaesi colpiti.

Dunque, Pechino sostiene l’ip otesidi un’indagine internazionale sulleorigini del virus, ma solo a tempodebito. Un concetto ribadito anchedal portavoce del ministero degliEsteri Zhao Lijian che ieri ha detto:«La stragrande maggioranza deiPaesi su scala globale crede che lapandemia non sia ancora finita» equindi occorre aspettare, concentran-do invece gli sforzi sulla lotta controil virus.

Il presidente francese, EmmanuelMacron, ha messo l’accento sul «do-vere collettivo di essere efficaci; e so-lo se uniamo le forze potremo scon-

figgere questa pandemia. Abbiamobisogno di un’Oms forte e l’O mssiamo noi, gli Stati membri». Fino aquando il virus sarà una minacciaper qualcuno, «resterà una minacciaper tutti» ha aggiunto Macron, ri-cordando «lo sforzo dell’Unione eu-ropea per dare una risposta forteall’e m e rg e n z a » .

Sono oltre 100 i Paesi che appog-giano una bozza di risoluzione pro-posta dall’Unione europea perun’inchiesta indipendente sulle origi-ni del coronavirus. La bozza della ri-soluzione verrà presentata e discussadurante l’assemblea, che durerà finoa domani. Tra i Paesi che chiedonol’inchiesta vi sono Russia, India,Giappone, Regno Unito, Canada,Indonesia e ovviamente i 27 StatiUe. In un tweet, il numero unodell’Oms Tedros Adhanom Ghebre-yesus ha ricordato che sarà la primaassemblea «virtuale» e «un’opp ortu-nità» per i leader di impegnarsi «alottare insieme, nell’unità e nella so-lidarietà! È l’unico modo per poterfermare la pandemia e mantenere ilmondo al sicuro».

La mozione, nel dettaglio, chiedeche il direttore dell’Oms «inizi alprimo momento opportuno un pro-cesso graduale di valutazione impar-ziale, indipendente e comprensiva»della risposta internazionale allapandemia, delle misure e della tem-pistica dell’Oms. Un focus particola-re sarà rivolto all’origine della pan-demia e alle prime risposte in termi-ni di comunicazione. La mozionenon menziona specificamente la Ci-na o la città di Wuhan, dove si credesia iniziata l’emergenza. Si esorta lacomunità sanitaria globale «a identi-ficare la fonte zoonotica del virus el’introduzione nella popolazioneumana, incluso il possibile ruolo diospiti intermedi, anche attraversosforzi come missioni sul camposcientifiche e collaborative».

La portavoce dell’Unione europeaper gli affari esteri, Virginie Battu-Henriksson, ha dichiarato che l’Ue

«mira a raggiungere un ampio con-senso per l’inchiesta. Naturalmenteabbiamo bisogno di avere il suppor-to di tutti i principali attori, e la Ci-na è uno di essi».

Quelle mani tese a tuttiattualitàdi una testimonianza

ANDREA TORNIELLI A PA G I N A 8

Nella messa di domenicaa Santa Marta

Quei lavori necessariche nessuno vede

PAGINA 6

Congregazione per il culto divinoe la disciplina dei sacramenti

La memoria liturgicadi santa Faustinanel Calendario romano

PAGINA 7

Lettera del Papaper l’inaugurazione all’An g e l i c u m

L’Istituto di culturaSan Giovanni Paolo II

PAGINA 7

ALL’INTERNO

#CantiereGiovaniPER COSTRUIRE E A L I M E N TA R EUN’ALLEANZA TRA LE GENERAZIONI

«Il giorno dopo»E gli scenari dell’oggi

SI LV I A GUIDI A PA G I N A 4

Page 2: Con Giovanni Paolo Dio ha visitato il suo popolo · prima virtuale nella storia dell’agen-zia dell’Onu. «Un virus microscopi-co ci ha messo in ginocchio, condi-zionando tutti

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 lunedì-martedì 18-19 maggio 2020

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Il Madagascarconferma il primo

decessoper covid-19

AN TA N A N A R I V O, 18. Prima vitti-ma del covid-19 in Madagascar adue mesi dalla comparsa del vi-rus nel Paese. Lo hanno annun-ciato, ieri, le autorità locali.Nell’isola, dove si registrano 304casi, il presidente Andry Rajoeli-na aveva esteso nei giorni scorsial 30 maggio lo stato di emer-genza, in seguito a un aumentodei contagi.

In Sudafrica si registra un au-mento record dei contagi, conoltre 1160 nuovi casi in un sologiorno. Si tratta del bilancioquotidiano più alto da quando amarzo è stato registrato il primocaso. In totale i positivi sono15.515 e i decessi 263.

Il Kenya ha chiuso i confinicon la Somalia e la Tanzania per21 giorni al fine di contenere lapropagazione del coronavirus.La decisione è stata presa dopol’impennata, la scorsa settimana,dei casi importati tra le personeche attraversano le frontiere. IlPaese registra finora 85o contagie 50 morti.

Migliora invece la situazionein Tunisia, dove nelle ultime 24ore non si registra alcun caso dicontagio. Rimangono stabili i1037 casi confermati e invariati a45 i decessi, mentre aumenta ilnumero dei guariti. I contagiatisono attualmente 178. Il Paeseprocede da oggi a un’u l t e r i o reserie di aperture.

di SI LV I A CAMISASCA

Q uando si presentano eventisanitari di particolare rilevan-za e gravità, come avvenuto

al tempo per la sars, l’ebola e, oggi,il covid-19, la comunità scientifica, enon solo, indica a grande voce chel’unica strada per anticipare la com-parsa di malattie infettive è la pre-venzione. Cosa si intende, però, inun mondo globalizzato, caratterizza-to da una pesante eredità ambienta-le, da un profondo divario nellecondizioni di vita e da una possibili-tà di accesso alle cure molto diversaa seconda delle varie regioni del pia-neta, attuare politiche di prevenzioniuniformi? «Purtroppo — spiega Pie-rangelo Clerici, presidente dell’Am-cli (Associazione microbiologi cliniciitaliani) — spesso dimentichiamo chela prevenzione è un concetto olisti-co, non riguardante solo la sfera sa-nitaria, ma tutto ciò che è parte fon-dante del nostro quotidiano, com-presi gli aspetti sociali, relazionali,economici e professionali. È eviden-te che non esiste prevenzione, se, amonte, non accettiamo, come pre-messa, di lavorare per raggiungerestandard minimi di vivibilità e tuteladella salute per ogni essere umano».

L’obiettivo di garantire universal-mente un’esistenza dignitosa è, intutta chiarezza, incompatibile con leattuali condizioni in cui milioni emilioni di individui versano, adesempio, dal punto di vista abitati-vo: arrangiarsi a sopravvivere in ba-raccopoli, capanne o tuguri nonconsente certo il rispetto delle piùelementari norme igieniche, a co-minciare dal semplice gesto del la-vaggio delle mani, che, tuttavia, co-stituisce proprio la prima, forse piùimportante, difesa contro il diffon-dersi delle malattie infettive. Un ritobasilare, appunto, ma impossibileper quelle persone cui l’acqua è unbene ancora negato.

Non possiamo parlare di distan-ziamento sociale o, ancor peggio, diisolamento domiciliare, quando 10persone convivono in 40 metri qua-drati. «Le favelas brasiliane, i ranci-tos venezuelani, o anche molte solu-zioni improvvisate nelle realtà di pe-

riferia del nostro paese, non rappre-sentano l’ambiente ideale per unacorretta prevenzione basata sull’ab-battimento del contagio interuma-no» sottolinea Clerici.

Prevenzione significa, poi, dotarsiquotidianamente dei minimi mezzi edispositivi di protezione indispensa-bili per l’igiene personale e le rela-zioni interpersonali: è complessoprocurarsi sostanze igienizzanti, ma-scherine e altri presidi con un reddi-to pro capite giornaliero inferiore aldollaro: un sussidio insufficiente an-che al sostentamento alimentare,senza dimenticare che «la prevenzio-ne inizia proprio da un regime ali-mentare corretto e completo, perchéun organismo sano, con le adeguatedifese immunitarie, è certamentemeno esposto al rischio di contagio»precisa Clerici

«A fronte di un tasso di mortalitàinfantile — sottolinea ancora l’esp er-to microbiologo — in cui ogni minu-to 5 bambini nel mondo muoiono distenti, occorre porsi qualche doman-da in merito al capitolo “P re v e n z i o -ne”. Un capitolo che non si esauri-sce nella somministrazione di vacci-ni e farmaci, cosa più che mai neces-

saria, ma implica l’adeguamento astandard di vita decorosi per milionidi persone: il che si traduce, banal-mente, in un ambiente che non co-stituisca l’incubatore ideale di malat-tie o il canale privilegiato di trasmis-sione di infezioni».

Se è innegabile che il cosiddettoprimo mondo sia stato colto impre-parato di fronte alla pandemia dicovid-19, immaginiamo come possa-no essere disarmate le popolazioniche ogni anno si trovano alle prese,e devono combattere, con ebola, dif-teriti, encefaliti, gastroenteriti e in-numerevoli altre patologie infettive,in gran parte evitabili, o comunque,trattabili, applicando norme igieni-che basilari.

E, così, risalendo alla domandainiziale, in un mondo globalizzatoprevenzione equivale a educazione esostenibilità alimentare, sanitaria, so-cioeconomica e ambientale: «Equi-vale, in un termine, a civiltà, intesacome progresso di tutti e non esclu-sivo di pochi, civiltà non del benes-sere ma dell’Essere, civiltà che tra-sferisca valore ai parametri sociali edeconomici per vivere, non per so-

pravvivere» conclude il presidenteAmcli.

Ne segue che solo dispiegandocollettivamente le nostre forze alservizio dell’obiettivo comune direstituire un senso diverso alla civil-tà, la prevenzione sarà un’intrinsecae naturale estensione del modo diagire dell’unica nostra grande comu-nità umana, e non un concetto utilesolo in situazioni di crisi o di emer-genza, destinate, a quel punto, as c o m p a r i re .

Questo non significa che non oc-corra mantenersi sempre vigili difronte all’ipotesi che possano sorge-re focolai pandemici: «In questi ca-si, reagire prontamente nel contrastoall’estensione del contagio, nelle pri-me fasi di diffusione delle infezioni— sottolinea Ranieri Guerra, diretto-re generale aggiunto dell’Oms — ri-chiede addestramento tecnico e sani-tario, teso ad acquisire capacità dicontatto e trattamento dei pazientiinfetti: un’esperienza che il nostropaese ha maturato durante la mis-sione Mare Nostrum». Insistendosull’aspetto formativo e culturale,Guerra rileva l’importanza di duepunti: «A livello sovranazionale enazionale, dobbiamo pensare a unprogetto di alfabetizzazione scienti-fica, che passi, ad esempio, dalle te-matiche della vaccinazione, ma, piùin generale, che alleni al ragiona-mento scientifico». A questo si ag-giunge poi la dimensione etica delvivere responsabilmente in comuni-tà, che, un tempo, si sarebbe dettaeducazione civica.

«Le governance, attuali e deiprossimi decenni, dovranno essereconsapevoli che, nonostante la pre-venzione sia materia di scarsa visibi-lità e richieda sforzi e investimentidi lungo termine, avrà costi infinita-mente minori delle epidemie degliultimi decenni» conclude Guerra,notando che portando attenzione al-le dichiarazioni del Santo Padre,precedenti all’emergenza pandemica,in merito al diritto alla salute e allatutela della dignità umana, questeriassumono, di per sé, i cardini diquella che si potrebbe definire Bib-bia della prevenzione.

WASHINGTON, 18. Con tutta proba-bilità, nella giornata di oggi, gli Sta-ti Uniti potrebbero raggiungere lasoglia del milione e mezzo di conta-gi e superare quella dei 90.000 de-cessi legati al coronavirus. Il nume-ro dei casi, al momento infatti, stan-do all’ultimo bilancio della JohnsHopkins University, è di 1.486.742 eil dato complessivo delle vittime èarrivato a 89.564, con 820 morti nel-le ultime 24 ore. Dato quest’ultimoin calo rispetto ai 1237 decessi delgiorno prima e il più basso dell’ulti-ma settimana.

Il Paese continua a essere a livellomondiale, anche solo nei dati gior-nalieri, di gran lunga il più colpitodalla pandemia sia per numero diinfezioni che per decessi. Lo statodi New York resta l’epicentro inter-no con 350.121 contagi e 28.232 mor-ti per complicanze legate al corona-v i ru s .

Intanto ieri è tornato a parlare ilpresidente della Federal Reserve(Fed), Jerome Powell. In un’intervi-sta alla Cbs ha dichiarato che il pro-dotto interno lordo degli Stati Unitipotrebbe subire “facilmente” unacontrazione compresa tra il 20 e il30 per cento a causa della pandemiadi coronavirus, aggiungendo che ladisoccupazione potrebbe raggiunge-re il 20-25 per cento e specificandoche a essere più danneggiate saran-no soprattutto le fasce d’impiegopiù vulnerabili e “meno retribuite”.Secondo un sondaggio della Bancacentrale degli Stati Uniti, pubblica-to questa settimana, quasi il 40 percento delle famiglie che guadagnameno di 40.000 dollari all’anno haperso un lavoro a marzo.

Dalla metà del mese di marzo,sono oltre 36 milioni i lavoratori sta-tunitensi che hanno presentato do-manda di accesso ai sussidi per ladiso ccupazione.

In previsione, riferendosi a unapossibile ripresa economica, Powellha avvertito che potrebbe non giun-gere prima della fine del prossimoanno. In questo caso «se ci sarà unrimbalzo nella seconda metàdell’anno, senza un vaccino per ilnuovo coronavirus la piena ripresadell’economia americana non potràavvenire» ha detto il presidente del-la Fed, spiegando comunque come,«grazie a una economia in saluteprima della crisi e alla solidità delsistema bancario», la crisi economi-ca provocata dalla pandemia nonsarà come quella della Grande De-pressione del 1929, con la quale pre-senta «differenze sostanziali». Il di-battito tra i sostenitori di una rapi-da riapertura dell’economia e quellidi un’apertura lenta e ponderata percercare di evitare una seconda onda-ta di infezioni continua a esserecentrale nel Paese. Anche per Po-well evitare una seconda ondata edare fiducia alla popolazione conl’arrivo di un vaccino. Comunque ilcapo della Banca centrale si è mo-strato fiducioso per il futuro: «Alungo termine e anche a medio ter-mine, consiglierei davvero di nonscommettere contro l’economia Usa.Questa economia si riprenderà», lesue parole sul futuro.

La Federal Reserve, ha sostenutoPowell, è intervenuta da subito perfronteggiare la crisi economica inne-scata dalle misure di lockdown, ridu-cendo ulteriormente i tassi e iniet-tando migliaia di miliardi di dollarinel sistema finanziario e nei pro-grammi di prestito per le piccole emedie imprese e i governi locali e

statali. Ma Powell ha insistito che cisarà bisogno di nuovi esborsi pub-blici per i lavoratori e le imprese delPaese. Su questo fronte ha sollecita-to il Congresso ad adottare ulteriorimisure e aiuti fiscali, sottolineandoche quanto fatto finora «non può es-sere il capitolo finale».

Proprio riguardo la questione le-gata all’ipotesi di tassi di interessenegativi, più volte evocata dal presi-dente statunitense, Jerome Powell haribadito la posizione della Fed. «Soche ci sono fan di questa politica,ma per adesso non è qualcosa chestiamo prendendo in considerazio-ne», ha dichiarato il capo della Fedsenza mai citare Trump.

ROMA, 18. La tanto attesa data del18 maggio è, dunque, arrivata. Do-po mesi di restrizioni e il lockdownper l’emergenza covid-19, l’Italia(assieme ad altri Paesi europei) pro-va a ripartire. Riaprono negozi, ri-storanti, bar e diverse altre attività.Traffico un po’ più sostenuto nellegrandi città, più gente sui mezzi deipendolari, ma per ora nessuna criti-cità particolare.

«Oggi entriamo a pieno regimenella fase 2, ci inoltriamo con fidu-cia e responsabilità nella strada checi conduce al ripristino delle ordi-narie attività di vita sociale ed eco-nomica. Il Paese si sta rimettendoin moto, in maniera prudente e or-dinata, seguendo le indicazioni delGoverno», ha detto il presidentedel Consiglio dei ministri italiano,Giuseppe Conte, invitando a nondimenticare che «la strada è ancoralunga e non dovremo mai abbassarela guardia, proteggeremo noi stessie i nostri cari rispettando le regoledi precauzione e di sicurezza chesono ormai note a tutti».

A Roma le riaperture sono avve-nute a fasce orarie, progressivamen-te, per tipologia di esercizi: per pri-mi gli alimentari, poi i laboratorinon alimentari, mentre a metà mat-tinata parrucchieri ed estetisti. Lefasce orarie interessano le attivitàcommerciali, artigianali e produtti-ve autorizzate dal Governo e dallaRegione. Per evitare elevati flussi dipersone, le attività sono state divisein tre fasce di apertura e chiusura,dal lunedì al sabato.

Anche in Germania, da stamanehanno riaperto bar, birrerie, caffè eristoranti, ma con una serie di limi-tazioni e differenze fra diversi land.La partenza è più ristretta in Bavie-ra, la regione più colpita dall’epide-mia di coronavirus, dove potrannoriaprire solo i locali con spaziall’aperto. Ovunque rimane in vi-gore l’obbligo di mantenere le di-stanze di almeno un metro e mezzofra le persone, nei ristoranti va pre-visto il distanziamento dei clienti.Nel fine settimana è ripreso ancheil campionato di calcio, a portechiuse.

In Francia, dopo essere rimastichiusi in casa 55 giorni per illockdown, i francesi sono ripartitiin questo fine settimana verso lespiagge riaperte, le località di mon-tagna, i boschi e i siti turistici. Ac-compagnati dalle regole dettate dal-le autorità e improntate alla pru-

denza nei contatti e alla limitazionedelle frequentazioni. Non ci sono almomento allerta particolari su unaumento dei contagi, anche se unprimo bilancio sarà possibile soltan-to fra un paio di settimane. E soloallora potrà essere escluso l’inizio diuna temutissima seconda ondatadel coronavirus.

Sulla decisa spinta delle riapertu-re, tutte le Borse europee hannoaperto stamane in forte rilancio.Problemi, invece, sugli aiuti dellaBanca europea per gli investimenti(Bei) alle imprese e sulla partenzadel recovery fund, il fondo stanzia-to dall’Ue per reagire alla crisi eco-nomica. L’Ecofin di martedì prove-rà ad avvicinare le posizioni, checontinuano a essere distanti tra Pae-si nel Nord e del Sud d’Europa, siasulle garanzie da aggiungere allaBei, sia su ampiezza e composizio-ne del fondo per la ripresa.

Mentre mercoledì le raccomanda-zioni specifiche per Paese, che pub-blicherà la Commissione Ue, faran-no da introduzione alla propostasul Recovery fund che Bruxelles harinviato al 27 maggio.

Già nell’Eurogruppo di venerdìscorso, i ministri Ue dell’Economiaavevano capito di essere ancora lon-tani da una possibile intesa sui ca-pitoli rimasti aperti.

BRASÍLIA, 18. Il Brasile ha raggiuntoi vertici della graduatoria mondialedei contagi da covid-19 superandola maggior parte dei paesi europei.Secondo i bilanci quotidiani dellaJohns Hopkins University, dopoaver oltrepassato Germania e Fran-cia la scorsa settimana, nel weekendha infatti superato prima l’Italia epoi la Spagna e ora, dopo gli otto-mila nuovi casi di ieri, con oltre241.000 casi sta per raggiungere laGran Bretagna, al terzo posto dopoRussia e Stati Uniti per numero di

positivi. Secondo le previsioni deglianalisti il Paese supererà anche laRussia nei prossimi giorni (281.752casi) e si consoliderà come il secon-do paese con il maggior numero diinfetti, superato solo dagli Usa.

Pure il numero delle vittime con-tinua a salire inesorabilmente, ma lapercentuale di mortalità rispetto aipaesi europei e agli Stati Uniti è de-cisamente più bassa. Nelle ultime 24ore i decessi riconducibili al nuovocoronavirus sono stati 485, portandoil dato complessivo a oltre 16.000.

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 18-19 maggio 2020 pagina 3

Le forze di al-Serraj affermano di aver conquistato la strategica base di al- Wa t i y a

Libia, razzi di Haftarsul centro di Tripoli

Accordo sulla condivisione del potere tra Ghani e Abdullah

Prova di stabilità per l’AfghanistanScontri in Sudan:

a rischio la vitadegli operatori

sanitari

KHARTOUM, 18. Violenti scontriarmati tra gruppi rivali in Sudancontinuano a mettere a repenta-glio la sicurezza delle strutturesanitarie e degli ospedali in tuttoil paese. L’organizzazione umani-taria Medici senza frontiere(Msf) ha denunciato negli ultimigiorni che, giovedì scorso, unodei suoi soccorritori è stato gra-vemente ferito durante un violen-to confronto armato fra duegruppi rivali delle forze di sicu-rezza sudanesi nello Stato delDarfur centrale.

L’assalto è avvenuto vicino auna struttura sanitaria sostenutada Msf nella città di Rockero do-ve, riferisce l’o rg a n i z z a z i o n e ,«elementi di due diversi corpidelle forze di sicurezza sudanesi»si sono scontrati. Durante gli in-tensi combattimenti sono statisparati diversi colpi e un infer-miere di Msf, nonché un uomoin divisa, sono rimasti feriti inmodo grave dal fuoco incrociato.

Date le precarie condizioni disicurezza e la situazione di vio-lenza, l’organizzazione ha decisodi ridurre la portata delle sue at-tività a Rockero, limitandosi afornire solo servizi di assistenzamedica salvavita. Msf ha inoltrelanciato un nuovo appello a tuttii gruppi armati, «comprese leforze di sicurezza», affinché ri-spettino le strutture sanitarie e gliospedali «come spazi umanitari epongano fine alle aggressioni cheminacciano la vita dei lavoratoridel settore medico, dei pazienti edegli operatori sanitari». Diversialtri incidenti si sono già verifica-ti a Khartoum e in altre parti delSudan nelle ultime settimane, in-clusi attacchi violenti contro ope-ratori sanitari e ospedali, nono-stante la crisi causata dalla pan-demia da covid-19.

Secondo le stime delle NazioniUnite, il conflitto nel Darfur hacausato almeno 300 mila vittime,costringendo 2,5 milioni di perso-ne a fuggire dalle loro case.

TRIPOLI, 18. Razzi sul centro di Tri-poli, sette morti e diversi feriti.Questo l’ultimo bilancio dell’offen-siva, ieri, delle forze del generaleHaftar contro la capitale libica perspodestare il governo di unità na-zionale, riconosciuto dalle NazioniUnite e guidato da al-Serraj.

La controffensiva è scattata que-sta mattina: le forze filogovernativelibiche hanno annunciato la presadella base aerea di al-Watiya, circa130 chilometri a sud-ovest di Tripoli,strategica postazione delle miliziedel generale Haftar. «Il generaleOsama al-Juwaili, capo della salaoperazioni congiunte: le nostre for-ze eroiche hanno preso il controllodella base aerea di al-Watiya» si leg-

ge sull’account Facebook dell’O pe-razione “Vulcano di rabbia” delleforze che difendono il governo delpremier al-Serraj dall’attacco del ge-nerale.

Due giorni fa almeno due perso-ne sono morte e sei sono rimaste fe-rite in un altro attacco su Tripoli.Un centro profughi è stato bombar-dato dalle forze di Haftar: le perso-ne del rifugio di Fornaj provengonoprincipalmente dal vicino distrettodi Ain Zara. Secondo le forze delgoverno di unità nazionale, l’attaccoè stato sferrato dopo che l’aviazionedella capitale aveva distrutto unacontraerea nella base militare di al-Wa t i y a .

Le Nazioni Unite hanno dichiara-to il mese scorso che la maggiorparte delle vittime civili nella guerracivile libica durante i primi tre mesidel 2020 erano attribuibili all’Lna,l’esercito di Haftar, sostenuto dagliEmirati Arabi Uniti, Egitto e dallaRussia.

Il conflitto e la pandemia stannomettendo a dura prova la popola-zione mettendone a rischio salute esicurezza. Circa 400.000 libici sonostati sfollati dall’inizio del conflitto9 anni fa, circa la metà dei qualinell’anno passato, da quando l’at-tacco alla capitale, Tripoli, è comin-ciato.

Di qui l'appello di Unhcr, Oms,Oim, Unicef, Ocha, Unfpa e Wfp,che in una dichiarazione congiuntahanno chiesto la fine dei combatti-menti in Libia e la protezione deicivili: «Nonostante gli appelli ripe-tuti per un cessate il fuoco umanita-rio, anche dal segretario generaledelle Nazioni Unite, le ostilità con-tinuano senza sosta, impedendol’accesso e la consegna di aiuti uma-nitari fondamentali» si legge in unanota congiunta. «Gli operatori uma-nitari affrontano sfide significativeogni giorno per portare avanti la lo-ro missione. A marzo 2020, i par-tner umanitari hanno riportato untotale di 851 restrizioni di accesso aimovimenti di personale e aiuti uma-nitari all’interno e verso la Libia».

Sul piano diplomatico, la situa-zione è in stallo. Da segnalare, duegiorni fa, un colloquio telefonicotra il presidente turco, Recep Ta-yyip Erdogan, e il segretario gene-rale della Nato, Jens Stoltenberg.Tra i temi affrontati — riporta unanota della presidenza turca citatadall’agenzia di stampa Anadolu —la necessità di una soluzione politi-ca per la Libia. Il segretario gene-rale della Nato ha ribadito a Erdo-gan che l’Alleanza atlantica è «di-sponibile ad aiutare il Paese a rico-struire le sue capacità di difesa e si-c u re z z a » .

Almeno venti morti nella provincia dell’Ituri

Massacro di civilinella Repubblica democratica del Congo

Aumentatala protezione

nei campidei rohingya

Berna accoglie23 minorimigranti

BERNA, 18. Un gruppo di 23 richie-denti asilo minori non accompa-gnati provenienti dalla Grecia è at-terrato ieri a Zurigo a bordo di unaereo proveniente da Atene. Lorendono noto le autorità svizzere.Il trasferimento fa seguito ad unappello lanciato nel periodo pa-squale da 110 fra organizzazioniumanitarie, associazioni, gruppi eong, che si erano rivolte al Consi-glio federale e al Parlamento perchiedere l’evacuazione dei campiprofughi in Grecia. Il trasferimentodei minori che hanno un legamefamigliare in Svizzera è stato accor-dato nel quadro del sostegno alleautorità greche. Si tratta di 18 ra-gazzi e 5 ragazze d’età compresatra i 10 e i 17 anni, in maggioranzaafgani, e di due cittadini della Re-pubblica Democratica del Congo.

M a t t a re l l acontro l’omofobia

Fondato sull’alleanza Netanyahu-Gantz mette fine a una lunga fase di instabilità politica

Il nuovo governo israeliano ottiene la fiducia

TEL AV I V, 18. Sanità, economia esicurezza. Queste le tre prioritàcon le quali, ieri, ha iniziato il suocorso il nuovo esecutivo israelia-no, presieduto dal premier Benja-min Netanyahu. La Knesset (ilparlamento israeliano) ha dato lafiducia al governo con 73 voti afavore, 46 contrari e un astenuto.Finisce così una lunga crisi politi-ca. Il governo si fonda sull’allean-za tra il partito di Netanyahu, ilLikud, e il partito di Benny Gan-tz, Blu e Bianco. L’accordo preve-de l’alternanza dei due leader allaguida dell’esecutivo: si cambieràogni 18 mesi. «Gli israeliani — hadetto Netanyahu — vogliono ungoverno di unità: oggi lo hanno».«Credo che un quarto voto — haaggiunto Gantz — avrebbe fatto diIsraele un paese caotico, sia dalpunto di vista sociale che econo-mico».

KINSHASA, 18. Non si placano leviolenze nella Repubblica democra-tica del Congo. Almeno 20 civili, tracui donne e bambini, sono stati uc-cisi nella provincia nord-orientaledell’Ituri, mentre altre 17 persone so-no rimaste gravemente ferite. Lohanno reso noto fonti locali, riferen-do che il massacro è avvenuto nellanotte di sabato.

Le autorità attribuiscono la strageai miliziani della Cooperativa per losviluppo del Congo (Codeco), unodei numerosi gruppi armati attivi nelPaese. I miliziani, afferma la stampalocale, hanno fatto irruzione nel vil-laggio di Ndjala, abitato da una po-polazione di hema, assalendo i resi-denti con armi da fuoco e con i ma-chete. Gli aggressori sono fuggitidopo l’intervento dei caschi blu del-la Missione delle Nazioni Unite nelPaese (Minusca). Il Codeco, compo-sto da combattenti dell’etnia lendu(agricoltori) — contrapposti a quelladegli hema (pastori) — si è scisso direcente in diverse fazioni dopo l’uc-cisione a fine marzo dalle forze ar-mate congolesi del leader JustinNgudjolo.

Nella provincia dell’Ituri è in cor-so una preoccupante escalation diviolenze ai danni della popolazionelocale. Da marzo, denuncia l’U n h c r,oltre 200 mila persone sono state co-strette ad abbandonare le proprie ca-se per sfuggire agli attacchi.

Netanyahu e Gantz alla Knesset (Afp)

KABUL, 18. Possibile svolta nel de-vastato Afghanistan, in guerra ormaida quasi vent’anni e negli ultimimesi alle prese anche con una gravecrisi politico-istituzionale.

Il presidente, Ashraf Ghani, e ilsuo rivale, l’ex ministro degli EsteriAbdullah Abdullah, hanno firmatoieri un accordo per la condivisionedel potere. Lo ha annunciato GediSediq Sediqqi, portavoce di Ghani,

sottolineando che «Abdullah guide-rà la commissione di riconciliazionenazionale e gli esponenti della suasquadra saranno inclusi nel nuovoGabinetto». In cambio, Abdullahriconoscerà l’elezione di Ghani apresidente (secondo mandato dopoquello ottenuto nel 2014), che a feb-braio aveva contestato. Ghani haparlato di un «giorno storico» perl’Afghanistan, assicurando che l’ac-cordo è stato raggiunto senza alcu-na mediazione straniera.

La firma dell’intesa segue una im-pennata di violenza, culminata nelterribile attentato di martedì scorsoal reparto di maternità di un ospe-dale a Kabul, che ha causato 24morti tra i quali alcuni neonati. Eieri, almeno 7 persone sono mortein un attacco sferrato dai talebani aGhazni, nell’est, contro la sede dellaDirezione nazionale della sicurezza,i servizi di intelligence afghani.

Solo l’ultimo episodio in ordinedi tempo di una scia di sangue maidavvero interrotta, nonostante la fir-ma a fine febbraio di un accordocon gli Stati Uniti che sanciva il ri-tiro di tutte le truppe straniere dalPaese entro quattordici mesi.

Stati Uniti che hanno accolto confavore l’intesa tra Ghani eAbdullah. Il segretario di Stato,Mike Pompeo, si è «congratulatocon i due leader per avere raggiuntoun accordo su una governance in-clusiva per l’Afghanistan». Lo hadichiarato il portavoce di Pompeo,Morgan Ortagus, non mancandotuttavia di rimarcare il «rammarico»del segretario di Stato americanoper «il tempo perso» nei mesi carat-terizzati dal sempre più aspro con-tenzioso tra Ghani e Abdullah, cheha fatto precipitare il paese in unaconclamata crisi politica.

Anche il segretario generale dellaNato, Jens Stoltenberg, ha salutatocon favore l’accordo di condivisionedel potere stipulato tra i rivali af-ghani, esortandoli a rinnovare i lorosforzi per la pace.

Abdullah era stato in passato chiefexecutive in base a un precedente ac-cordo, mai attuato, sulla divisionedel potere, ma aveva lasciato l’inca-rico dopo la sconfitta nelle elezionipresidenziali dello scorso settembre.Un voto che ha visto la vittoria —tra ricorsi e accuse di frodi — diGhani. Successivamente, Abdullah

si era autodichiarato presidentedell’Afghanistan e aveva procedutoa una cerimonia di insediamentoconvocata da lui stesso il 9 marzo,lo stesso giorno del giuramento edell’insediamento di Ghani.

Ora, ha dichiarato in una notaAbdullah, l’accordo impegna le par-ti alla realizzazione di «un’ammini-strazione più inclusiva, responsabilee competente»

DACCA, 18. L’Unchr, l’agenziadelle Nazioni Unite per i rifugia-ti, e le organizzazioni umanitariehanno intensificato ulteriormentegli interventi di risposta al covid-19 nei campi rifugiati dei rohin-gya di Cox’s Bazar, in Banglade-sh, dopo la conferma del primocaso confermato di coronavirus.

Sono stati potenziati tutti gliinterventi per impedire che lamalattia possa estendersi in unazona che accoglie quasi un milio-ne di profughi. Genera, infatti,profonda preoccupazione l’im-patto potenzialmente grave delvirus all’interno di insediamentidensamente popolati e con caren-ze igieniche.

Nelle comunità di accoglienzacircostanti vivono, inoltre,400.000 cittadini bangladesi. Siritiene che queste popolazionisiano tra quelle maggiormente arischio.

Sono in corso interventi volti apulire e disinfettare le aree comu-ni e le differenti zone dei campiprofughi. Presso tutti i punti didistribuzione sono stati imposti ildistanziamento sociale, nonchél’obbligo di lavarsi le mani. Alle-stiti anche reparti di isolamentodedicati alla gestione dei possibilicasi gravi. In Bangladesh, intan-to, sono stati riportati altri 930nuovi casi di covid-19,

ROMA, 18. «Le discriminazioni ba-sate sull’orientamento sessuale co-stituiscono una violazione del prin-cipio di eguaglianza e ledono i di-ritti umani necessari a un pienosviluppo della personalità umanache trovano, invece, specifica tutelanella nostra Costituzione e nell’or-dinamento internazionale. È com-pito dello Stato garantire la pro-mozione dell’individuo non solocome singolo, ma anche nelle rela-zioni interpersonali e affettive».Queste le parole usate ieri dal pre-sidente della Repubblica italiana,Sergio Mattarella, in un messaggioin occasione della giornata interna-zionale contro l’omofobia.

Tutti — ha aggiunto Mattarella —«devono essere messi nella condi-zione di esprimere la propria per-sonalità e di avere garantite le basiper costruire il rispetto di sé. Lacapacità di emancipazione e di au-

tonomia delle persone è stretta-mente connessa all’attenzione, al ri-spetto e alla parità di trattamentoche si riceve dagli altri». Occorrequindi «operare per una società li-bera e matura, basata sul rispettodei diritti e sulla valorizzazionedelle persone», e quindi «non per-mettere che la propria identità ol’orientamento sessuale siano moti-vo di aggressione, stigmatizzazione,trattamenti pregiudizievoli, derisio-ni nonché di discriminazioni nel la-voro e nella vita sociale». Sulla lot-ta contro l’omofobia è intervenutoanche il presidente del Consiglio,Giuseppe Conte, che su Twitter hascritto: «C’è il mio invito a tutte leforze politiche perché possano con-vergere su una legge contro l’omo-fobia che punti anche a una robu-sta azione di formazione culturale:la violenza è un problema culturalee una responsabilità sociale».

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 lunedì-martedì 18-19 maggio 2020

sul futuro dell’isola tra le rovine. Ve-dere i passanti affacciarsi incuriositifu una sensazione incredibile: qualemodo migliore per presentare ungiornale che si prefigge di tornare alcontatto con una realtà che non riu-sciamo a vedere?

Complice la facilità di condivisione deisocial, sta avendo una grande diffusio-ne il vostro ultimo istant book, dedicatoagli scenari post covid-19.

«Il giorno dopo» è un tentativodi riflettere, in maniera organica,analitica e non oracolare, sul “mon-do che verrà” e su cosa ci aspetterànel nostro prossimo futuro. L’emer-genza coronavirus ci ha messi difronte a una serie di limiti e proble-mi atavici della nostra società. Penso— ad esempio — all’esclusione socia-le, alle diseguaglianze, ai limiti im-pliciti nella globalizzazione, allaquestione ambientale, alla necessitàdi ripensare la scuola, l’università, lafruizione della cultura. Tutte que-

«Sicilian Post» nasce a inizio 2017dall’esigenza di ritornare al contattocon la realtà, declinando il buongiornalismo nell’era digitale. La li-nea editoriale, in questo senso, è in-centrata sulla qualità e si basa sullascelta di non pubblicare agenzie distampa o comunicati, bensì storietoccate con mano. La redazione èformata da una decina di ragazzi,tutti sotto i 35 anni e in gran parteventenni. Fin da quando è nato,questo progetto ha avuto la grandefortuna di essere stato accompagnatoda alcuni colleghi d’esperienza, chea vario titolo, hanno creduto nelprogetto. Tra questi, senza dubbio, ilpiù importante per noi è GiuseppeDi Fazio, già caporedattore de «LaSicilia», oggi presidente del comita-to scientifico della Fondazione DSee docente di giornalismo all’universi-tà di Catania. Il confronto con colle-ghi autorevoli è stato anche all’origi-ne del workshop Il giornalismo cheverrà, che organizziamo annualmen-te dal 2018 alla Scuola superiore

Che cosa è più urgente valorizzare dellamillenaria, ricchissima cultura dellavostra isola? Che la tradizione sia com-posta «di radici e ali» ormai è diven-tato quasi un luogo comune (oggetto,tra l’altro, di un video di GiovanniScifoni diventato virale) ma in che mi-sura questo è vero per voi, nel vostrol a v o ro ?

Domanda difficile. Comincio daqui: in un contesto che negli ultimianni ha visto il grande dramma diun esodo di massa di migliaia e mi-gliaia di giovani verso il Nord delPaese, parlare di “radici” e “ali” di-venta una questione all’ordine delgiorno. Personalmente sono convin-to che trascorrere un periodo forma-tivo o lavorativo lontano da casaapra la mente a nuove opportunità.Io per primo ho vissuto alcuni annia Torino e ne sono stato senza dub-bio arricchito. Aggiungo che né io

Questa è un po’ la grande que-stione del nostro tempo. Personal-mente sono un entusiasta delle op-portunità del digitale, ma credo chela rete sia un ambiente nel qualemuoversi con le dovute cautele. Unodei problemi di questo momentostorico è il riconoscimento dell’auto-revolezza. La libertà d’espressione èuna grande conquista democratica.Tuttavia – come ho scritto nell’edito-riale de «Il giorno dopo» – la demo-crazia prima ancora che un valore èuno strumento. E in quanto tale puòprestarsi a un utilizzo virtuoso o auno distorto. Oggi siamo quasi ane-stetizzati dalle scelte che gli algorit-mi dei social network fanno per noi,ma il rischio che corriamo è quellodi preferire la post-verità confortanteche affiora in superficie, invece diavere il coraggio di andare in pro-fondità. All’interno dell’e-book ab-biamo affidato al collega Giovanni

Zagni (direttore di «Pagella Politi-ca» e vera autorità in fatto di fakenews) le considerazioni sul futurodella nostra professione. Il suo con-tributo s’intitola «C’era una volta illettore passivo».

né i ragazzi che lavorano al «SicilianPost» biasimeremo mai coloro chescelgono di andare via per cercarealtrove la propria serenità e realizza-zione. Tuttavia, siamo consapevoliche se nessuno deciderà di tornare,questo territorio sarà destinato ineso-rabilmente a morire. Il mondo cheviviamo oggi ci offre tante possibili-tà e un luogo non è più periferico inbase alla sua collocazione geografi-ca. Può diventare (o ritornare) cen-tro del mondo se sarà capace di es-sere connesso con il resto del piane-ta. Rispondendo alla prima partedella domanda: l’identità culturalesiciliana è molto forte, tuttavia nondobbiamo dimenticare come sia ilfrutto non solo della stratificazionedi molte culture diverse, ma anchedella loro convivenza. A fianco dellaCappella Palatina a Palermo c’è unaiscrizione trilingue in latino, greco-bizantino e arabo, che risale al 1142.Trovo la multiculturalità insita neldna del siciliano una grande ricchez-za, che potrebbe acuire la nostra ca-pacità di programmare il domani: diadattarci. In questo senso, il «Sici-lian Post» si pone in una prospettiva“glo cale”, raccontando — in italianoe inglese — ciò che succede nella no-stra isola, tenendo sempre in contola sua posizione nel cuore del Medi-terraneo e relazionandola al mondo.Raccontiamo spesso storie di sicilia-ni all’estero e, viceversa, cerchiamodi interpretare i principali fatti inter-nazionali attraverso una lente cherenda il nostro approfondimento ri-volto e comprensibile a tutti, ma in-quadrato in una ben precisa e deli-neata prospettiva.

«Il giorno dopo»E gli scenari dell’oggi

A colloquio con Giorgio Romeo, il direttore del quotidiano online «Sicilian Post»

La copertina dell’e-book «Il giorno dopo» (ARGO, 2020, particolare)

Contro la perdita della prossimitàUna riflessione sulla scuola durante il distanziamento sociale

«A Catania c’è un anfiteatro romano unico al mondoun “Colosseo nero” che si estendeper centinaia di metri sottoterrae affiora in alcuni punti della cittàAbbiamo presentato lì il nostro giornale nel 2017parlando del futuro dell’isola tra quelle bellissime rovine»

di SI LV I A GUIDI

«V edere ciò che ab-biamo sotto il no-stro naso richiedeun impegno co-stante»; Giorgio

Romeo, il direttore di «SicilianPost» cita George Orwell per parla-re del suo fiore all’occhiello, una“presentazione con vista” nel cuoredell’antica Katanè, che ha cancellatoin un giorno millenni di oblio escontatezza.

«A Catania — continua Romeo (altimone di una redazione compostada giornalisti giovanissimi) — c’è unanfiteatro romano unico al mondo.Un Colosseo nero (gli archeologi miperdonino il paragone) che si esten-de per centinaia di metri sottoterra eaffiora in alcuni punti della città.Uno di questi è la centralissimapiazza Stesicoro. Si tratta di un mo-numento non del tutto compreso daicatanesi, che spesso vi passano ac-canto senza avere la percezione dicosa si tratti, complice il fatto chepurtroppo la parte sotterranea è nor-malmente inaccessibile al pubblico.Quando, nel 2017, abbiamo deciso dipresentare il progetto «Sicilian Po-st» alla città lo abbiamo fatto orga-nizzando un evento proprio lì, con-sentendo per un giorno l’accesso allaparte ipogea grazie agli archeologidel Cnr e tenendo una conferenza

stioni aperte e preesistenti, a voltenon comprese e altre deliberatamen-te ignorate, che chiedono se nondelle risposte immediate perlomenodelle riflessioni importanti. Convintidel fatto che questo non debba esse-re il momento dell’i m p ro v v i s a z i o n e ,abbiamo chiesto ad alcuni amici au-torevoli di intervenire su questi temi.Il risultato vuol essere un’alternanzadi contributi di vario genere su argo-menti come il futuro dei nostri dirit-ti costituzionali (con Sabino Casse-se), il ruolo del volontariato (conFerruccio De Bortoli), la fede (conAntonio Spadaro), l’università (conil rettore dell’università di Catania,Francesco Priolo). Pagine testimo-niali molto toccanti sono invecequelle scritte dal giornalistanewyorkese Jeff Jarvis, tra i soprav-vissuti all’attentato dell’11 settembre,che ha voluto raccontare l’impattodell’emergenza covid-19 negli StatiUniti. Tra i contributi non mancanoriflessioni sul futuro del Sud Italia(con la storica de La Sapienza,Leandra D’Antone) e sull’attualitàdella storia (con Lina Scalisidell’università di Catania). Ho no-minato solo alcuni autori, ma il la-voro contiene altri testi non menointeressanti e rilevanti.

Non è facile far partire da zero unquotidiano, in tempi di crisi permanen-te e vacche magre…

dell’università di Catania e che hacondotto nella nostra città alcuni deipiù importanti nomi del giornalismonazionale e internazionale. Il dialo-go tra passato e futuro è una costan-te che si esprime anche nell’inserto«Sicilian Stories», che curiamo setti-manalmente sul quotidiano «La Sici-lia» di Catania, facendo dialogarecarta e digitale mediante l’inserimen-to di alcuni QR code. Queste pagi-ne sono impreziosite dalle illustra-zioni di ARGO pseudonimo del visualdesigner Turi Distefano che ha cura-to anche il concept grafico dell’e-book «Il giorno dopo».

Aiutare gli altri a vedere meglio quelloche pensano già di conoscere è l’ambi-zione “alta” del giornalismo. Come ènata la passione per questo tipo di la-v o ro ?

Nel mio caso l’ho maturata neiprimi anni di università. Ho studiatocomunicazione a Catania ma inizial-mente non avevo chiarissimo chequesto sarebbe stato il mio orizzon-te. Ho una grande passione per lamusica, che mi ha portato— quandofu il momento — a fare una tesi sul«Nomadismo tra musica d’arte e po-pular music». Volevo occuparmi diquesto, ma prima di scrivere un arti-colo di musica ci vollero anni. Incompenso ebbi la grande opportuni-tà di iniziare la mia carriera profes-sionale a Torino al quotidiano «LaStampa». Fu lì che capii che ciò chemi importava davvero fare era rac-contare delle storie vere, toccare conmano la realtà ed esserne tramitecon i lettori. Lo stesso spirito animaoggi la linea editoriale del «SicilianPost».

Qual è il successo, o meglio, il traguar-do raggiunto — lavorativo, ma non solo— di cui siete più orgogliosi?

Non saprei dire se parlare di “suc-cesso” sia opportuno. Ad ogni modosiamo orgogliosi di alcuni risultatiche abbiamo raggiunto in questi pri-mi tre anni: l’ultimo in ordine ditempo è la pubblicazione di questoe-book, che non solo offre delle vi-sioni autorevoli sul mondo che ver-rà, ma in qualche modo riunisce in-sieme una serie di amici che a variotitolo abbiamo coinvolto nelle attivi-tà del «Sicilian Post» dalla sua na-

scita ad oggi. Nel corso del tempo,poi, abbiamo avuto alcuni riconosci-menti, come il premio GiovanniGiovannini – Nostalgia di Futuro2017 (promosso da Media 2000 e pa-trocinato da Fieg, Federazione na-zionale della stampa italiana e Rai)come miglior startup giornalistica, esiamo riusciti a raggiungere risultatiimportanti. Uno di questi è stato nel2018, quando il nostro progetto«Aria», che coniuga intelligenza ar-tificiale e giornalismo, è stato tra i 9premiati italiani da Google all’inter-no del Digital News InnovationFund insieme a quelli di testate bla-sonate come «Corriere della Sera»,«Il Sole 24 Ore» e AdnKronos.

Stampa online e grande rete web; unmondo affascinante e pieno di opportu-nità ma non facile da “n a v i g a re ”.

Un’immagine tratta dell’e-book «Il giorno dopo» (ARGO, 2020, particolare)

di GIULIA ALBERICO

Come si potrà fare nonso. Ci sarannopersone capaci diportare idee eproposte, forse

soluzioni. Ma è impensabile per ilfuturo, sia prossimo che venturo,fare affidamento totale (o anchesolo maggioritario) sulla scuola adistanza ossia sul lavoro online.Sono emersi, indiscutibili, inquesti mesi una serie di problemiche fanno impallidire glientusiasmi del ministro Azzolinaper il funzionamento delle classivirtuali. Senza nulla togliere allenumerose esperienze positive (houna nipotina di quarta elementarein una scuola pubblica che stalavorando bene con insegnantimolto preparati per il coding),però sappiamo che un alunno sutre non è fornito di pc, ha scarsi onulli altri mezzi per collegarsi,vive in case dove il concetto della«stanza tutta per sé» è inesistente.Resta, poi, la considerazione piùforte: la scuola è relazione, ègruppo, è comunità educante. Hovissuto 35 anni nella scuola,mantengo contatti con ex allievi,

so di aver messo passione neltrasmettere i contenuti delle miediscipline (Italiano e Storia) masono certa che accanto a questoc’è stata nel vissuto quotidianouna quantità di gesti, parole,emozioni, silenzi, discussioni chehanno costituito un “temp oscuola” importante quanto illavoro su letture, questionistoriche, letteratura. Quello chemi sento di fare dunque è unelogio della fisicità, del guardarsiin viso, del condividere unospazio comune. Certo, con 27 opiù alunni è dura! Vuol dire che sirifletterà sulle classi pollaio! Pertroppo tempo la scuola è stataspremuta, deprivata diinvestimenti, cenerentola nellavisione politica. Quelli che hannopatito molto in questo periodosono i più piccoli, i bambini dellascuola dell’infanzia e dellaprimaria. È necessario trovaresoluzioni che vedano uncompromesso tra la didattica, lasalute e in benessere psicologicodei bambini. Sono decenni che dapiù parti si mette in discussionel’organizzazione della scuolaitaliana così com’è. Solo nellascuola dell’infanzia e primaria

sono state fatte conquiste dimetodo e in alcuni casi è statoreinventato totalmente il temposcuola. L’esperienza delle Scuolenel Bosco, per esempio, ha moltoda trasmettere. Ormai ampiamentediffusa sul territorio nazionale,

necessario investire molto, masoprattutto credere nellapossibilità di fare scuola in mododiverso. Ripensare gli spazi internied esterni, avere un numero nonsuperiore a 15 alunni per classe,ripensare gli orari. Nell’immediato

non è ancora guardata comemodello dal Miur. Per la primariadi secondo grado e la secondarianulla è cambiato: didatticafrontale, aula-ascolto,avvicendamento degli insegnanti,pochi laboratori, pochissimadidattica all’aperto. In molti paesieuropei sono consolidate dellemodalità di fare scuola che, maicome in questo periodo,andrebbero imitate. Certo è

(settembre) ci si inventi di tutto:orari ridotti, tamponi per ilpersonale, s c re e n i n g dei bambini,utilizzazione di edifici altri(parrocchie, sedi di associazioni,locali pubblici) ma si trovi unmodo anche nella emergenza difar tornare i ragazzi e soprattutto ibambini a incontrarsi magariinventandosi il “gio co” di lavarsile mani più volte durante lamattina.

La didattica virtuale ha fatto passi da giganteMa sappiamo anche che un alunno su trenon è fornito di personal computerha scarsi o nulli mezzi per collegarsiE vive in case dove il concettodi una «stanza tutta per sé» è inesistente

#CantiereGiovaniPER COSTRUIRE E A L I M E N TA R E UN’ALLEANZA TRA LE GENERAZIONI

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 18-19 maggio 2020 pagina 5

Il discorso d’accettazione del Nobel di Wisława Szymborska

Niente è normalein poesia

di MARCO TESTI

«E almeno unavolta / inciam-pare in una pie-tra, / bagnarsiin qualche

pioggia, / perdere le chiavi tra l’er-ba; / e seguire con gli occhi unascintilla nel vento; / e persistere nelnon sapere / qualcosa d’imp ortan-te». Dai versi finali di Un appunto(è possibile rileggerlo nell’antologi-co Discorso all’ufficio oggetti smarriti,Adelphi, 2004) è già chiaro uno deimotivi fondamentali della poesia diWisława Szymborska: l’i n d i f f e re n z aal sapere in sé. Questa costante delpremio Nobel per la letteratura1996, nata a Kòrnik, in Polonia, nel1923, e spentasi nel 2012, la si ritro-va anche nel discorso d’accettazionedel Nobel, edito ora in Italia con iltitolo La prima frase è sempre la piùdifficile (Milano, Terre di mezzo,2020, pagine 48, euro 12) grazie allatraduzione di Sara Crimi accompa-gnata dai disegni di Guido Scara-bottolo, uno che di rapporti con laletteratura se ne intende, avendogià illustrato opere di Collodi,Twain e Stevenson.

Le poche ma intense pagine delvolumetto ci riportano al rapportocon il mondo e non con la sapienzadei saggi. Inciampare in una pietraper la poetessa polacca significa re-settare tutto e ricominciare a esiste-

rebbe l’imponderabile dell’ispirazio-ne), in questo discorso c’è un mon-do. E questo è il vero dono dellapoesia, anche quando non parla inversi: armonizzare l’Ecclesiaste, lapaura del silenzio proveniente dallapagina bianca, il dolore del nascon-dimento mediatico del poeta (chenon è un mestiere, un lavoro, unaprofessione), la figura del grandepoeta russo — anch’egli Nobel perla letteratura — Iosif Brodskij, il lin-guaggio misterioso della natura,non è cosa da poco: ma lei ci rie-sce, pacatamente, semplicemente,come nelle sue corde poetiche, sen-za fare pompose dichiarazioni: dicesemplicemente che è difficile, anzi,impossibile, spiegare l’ispirazione,perché, lo abbiamo già notato, queltocco divino dura un attimo, equell’attimo da solo basta a giustifi-care l’esistenza della poesia che neè scaturita.

La poesia, secondo la Szym-borska, è un atto completamenteprivo di razionalità e di possibilitàdi spiegazione: «Non è facile spie-gare a qualcun altro ciò che tu stes-so non capisci». Colpisce di questopiccolo capolavoro di leggerezzaconsapevole, la perenne aura dinoncuranza affettuosa, di sprezza-tura non erudita, ma tradotta nellepiccole cose di ogni giorno. Soprat-tutto si fa largo l’essenza vera dellapoesia, quella di denunciare i tenta-tivi di fermare le cose, l’essere, di

di GIULIA GALEOTTI

È tante cose insieme l’ultimo ro-manzo di Igiaba Scego, scrit-trice italiana di origine somalache nel tempo ha raccontatol’arte di stare in equilibrio tra

identità diverse, capaci ora di convivere,ora di stridere. Un equilibrio che, inqualche modo, è anche al centro de La li-nea del colore (Bompiani 2020, pagine 384,euro 19).

Il romanzo inizia un giorno di febbraiodel 1887 quando giunge a Roma la notizia

ambivalenza nella carità...), Lafanu è co-stretta a fuggire dalla violenza e dal razzi-smo che contagia anche i cosiddetti buo-ni. La sua figura — che Scego crea unen-do la vita di due donne afrodiscendentirealmente esistite (la scultrice EdmoniaLewis e l’ostetrica e attivista Sarah ParkerRemond) — nel romanzo è affiancata daquella di Leila. Una ragazza di oggi chestudia il tópos dello schiavo nero incate-nato presente in tante opere d’arte, e checerca di tessere fili tra il passato e il pre-sente. Tra la sua situazione privilegiata equella delle cugine rimaste in Africa.

È nell’andirivieni tra queste due figure— entrambe ricostruite con maestria nelleloro tante sfaccettature — che La linea delc o l o re diventa un canto capace di abbrac-ciare le tragedie, i conflitti e (qualche vol-ta almeno) le vittorie che le donne ultimevivono sulla loro pelle da secoli.

Sono i corpi delle donne — corpi viola-ti, ma anche corpi che emancipano — co-stretti a imparare a urlare in silenzio, maanche a dare un colore ai giorni, a resiste-re trasformando il dolore. Sono le violen-ze sistemiche in società che si chiudono ariccio non appena sfiorate dalla diversitàin tutte le sue forme, perché gli eccentrici— e i coraggiosi — sono da sempre le vitti-me più comode, ma è il loro sguardo ilsolo a essere veramente fruttifero. Sono imari, mari di morte e mari di salvezza,solcati da liberi divenuti schiavi e daschiavi in cerca di libertà fisiche, mentali,culturali. Sono, infine, tutte le schiavitù,visibili e invisibili, silenziosamente esaltatedall’arte, immortalate nelle sculture cheadornano (ieri come oggi) le nostre piazzee negli affreschi che illuminano le nostrestanze.

Nel firmare un romanzo di formazione,Igiaba Scego ci ricorda che fare memoriadella storia — e di tutto ciò che essa lasciainavvertitamente cadere per la via — è

sempre il primo passo verso il futuro chevogliamo costruire.

La linea del colore, infine, ci piace leg-gerlo come un’ode per quanti sono co-stretti a fermarsi a metà. Perché oltre a chiarriva alla meta e a chi muore prima diraggiungerla, ci sono i tanti costretti a fer-marsi e a tornare indietro quando conti-

In bilicotra tante identità

«La linea del colore» di Igiaba Scego

Nelle pagine della scrittriceci sono moltissimi mariMari di morte e mari di salvezzaSolcati da liberi divenuti schiavie da schiavi in cercadi libertà fisiche, mentali e culturali

che a Dògali, in Eritrea, cinquecento sol-dati italiani sono stati uccisi dalle truppeetiopi anticolonialiste. E mentre la cittàsbava rabbia e sdegno, Lafanu Brown —pittrice americana da anni cittadina diRoma — passeggia verso casa. Sarà su dilei che la folla — «ricchi e poveri (…) perla prima volta uniti nel furore autentico diquella manifestazione di piazza» — vomitala sua cieca rabbia perché Lafanu Brownha la pelle scura. Eppure Lafanu Brown,ora «alla mercé di tutti», a Roma era ve-nuta per trovarvi la pace.

Nata in una tribù indiana Chippewa,figlia di uno straniero «dalla pelle scuris-sima» e istruita grazie a una donna che laconsidererà sempre un’ingrata (quanta

re nel senso più pieno del termine,accettando di essere parte di un tut-to di cui anche quel sasso fa parte.Per questo nel suo discorso affermache la poesia non è né illustrazione,né ragionamento, né discorso razio-nale, né rappresentazione, e perquesto è fuori dal gran circuito me-diatico.

Forse sarebbe stata sorpresa nelsapere che un affermato illustratorecome Scarabottolo avrebbe “accom-pagnato” il suo discorso, perché lesue parole dicono che la poesia nonè illustrabile, e anche perché, «il lo-ro lavoro (quello dei poeti, ndr) èdisperatamente poco fotogenico».Ma i disegni che qui accompagna-no le parole della Szymborska nonvogliono essere una traduzione, semai costituiscono una sorta di dia-logo empatico in cui, con rispettosodivertissement, l’artista tenta di of-frire un’immagine veloce, non de-scrittiva né mimetica di parole checomunque suggeriscono, a ogninuova lettura, altro. Anche perchéle assorte poesie della scrittrice po-lacca sul silenzio delle stanze di uf-fici deserti o della natura non la-sciano dubbi sulla loro intraducibi-lità se non nella parola poetica cheubbidisce all’epifania di un attimo.

Il motivo è che quel contatto conle piante, dice in una sua poesiache si intitola proprio Il silenzio del-le piante, è misterioso e non trasmis-sibile attraverso umane parole:«Epifite, boschetti, prati e giuncheti/ tutto ciò che vi dico è un mono-logo / e non siete voi che lo ascol-tate». Detto di questa sorta di dia-logo (im)possibile tra un disegnato-re e una poetessa che non si sonomai incontrati (e forse questo le sa-rebbe piaciuto, perché significhe-

legarlo a una ideologia ripetitiva incui la stessa essenza umana, non so-lo quella artistica, rischia il tramon-to e la trasformazione in cosa fun-zionale e basta. Ogni attimo è nuo-vo, e ogni attimo, a saperlo benguardare ha il suo fascino.

Ed è davvero appropriata la riva-lutazione in positivo delle paroledell’Ecclesiaste, cui la Szymborskadà familiarmente del tu: «La tuastessa nascita è stata qualcosa dinuovo sotto il sole». Che importase la gioia è fugace, si chiede lapoetessa: essa ha abitato la nostraanima, e fa parte ormai di noi. Nonvi è nulla di scontato negli occhidel vero poeta, conclude Wisława,perché «nel linguaggio della poe-sia, che soppesa ogni parola, nullaè consueto o normale».

La possibilità di tornare indietro nel tempo in «21.11.63» di Stephen King

John Kennedy muore anche questa volta

di DARIO FERTILIO

Coinvolge, e intriga, ilromanzo di StephenKing 21.11.63 (2011),così come la serie tele-visiva che ne è stata

tratta, e proposta di recente algrande pubblico. Perché il titoloallude alla data fatale dell’assassi-nio di John Kennedy, ma la storiaci pone anche di fronte a un diffu-so sogno ricorrente: la possibilitàdi tornare indietro nel tempo percorreggere gli errori commessi e as-segnare un corso diverso sia allanostra esistenza, sia a quella altrui.

Il tema del viaggio attraverso leepoche trascorse è classico quantole numerose opere letterarie che netrattano. Per lo più sono fantasie asfondo tecnologico, mitico, o ma-gico, accompagnate da sensazioniangosciose. Come accade nella ce-lebre favola di Andersen, Il giardi-no del Paradiso, dove il protagoni-sta si ritrova all’interno dell’Edensoltanto per ricadere nello stessoerrore fatale costato ai nostri pri-mogenitori la cacciata dal Paradisoterrestre. Stephen King, il re delmistero che ha presieduto perso-nalmente anche alla realizzazionedella serie televisiva, qui vi aggiun-ge tuttavia, oltre alla sua eccezio-

nale abilità narrativa, centrata sullasuspence, alcune caratteristiche ori-ginali, alquanto conturbanti.

La vicenda muove dalla scopertadi un’umile e quasi invisibile «fine-stra temporale» mimetizzata in unretrobottega, attraverso la quale siprecipita d’un balzo nel lontano1960. Si suggerisce dunque l’ideache il viaggio a ritroso potrebbeessere accessibile a chiunque. Nonsolo: una volta al di là, si scopreche il passato, nel momento in cuiviene minacciato da un’i n t ru s i o n eesterna, reagisce con violenza aglisforzi di chi vuole modificarlo,proprio come farebbe un organi-smo, sottoposto a un trapianto,con una crisi di rigetto.

Qui emerge il nocciolo filosoficopiù originale di 21.11.63. Il prota-gonista, un modesto professore diprovincia, piomba effettivamentenell’America del 1960, e si proponedi sfruttare l’occasione per tentaredi sventare il successivo attentatomortale al presidente Kennedy. Perriuscirci, dopo essersi acclimatatoal mondo di cinquant’anni prima,dovrebbe riuscire a sfruttare la suaconoscenza del “p oi” per modifica-re il concatenarsi prevedibile deglieventi. Salvo che, nel momento incui decidesse di tornare indietro,annullerebbe il cambiamento, eogni cosa ritornerebbe inesorabil-mente come era prima. Giunto allafine dell’avventura, il protagonistarinuncerà alla sua missione, masoltanto per amore di una donnache, altrimenti, pagherebbe con lapropria vita la salvezza di Kenne-d y.

Di fatto, l’epilogo di 21.11.63mette in discussione il senso deldestino individuale e di quelli col-lettivi, nonché l’idea di una loroferrea necessità (la ananche g re c a ) .Ma è centrale anche il problemadei limiti concessi al libero arbitriodell’uomo.

Al di là del gusto per l’i n t re c c i oromanzesco, lo scrittore ci offre in-fatti una prospettiva piena di spe-ranza. Gli eventi non sono casuali,ma rispondono a un ordine benpreciso, da sempre sottoposto alcontrollo di un’entità superiore.Non è vero che il destino, comenella tragedia classica, ci tenga fa-talmente in suo potere; noi nonsiamo pupazzi ridicoli e tragici, de-stinati comunque a soccombere,pagando un prezzo per colpe nonnostre. Non esistono neppure im-mutabili condizionamenti determi-nati dal caos e dal caso, giacchéabbiamo sempre la possibilità di

Non è vero che il destinoci tenga fatalmente in suo potereNon siamo pupazzi tragicidestinati comunque a soccomberepagando per colpe non nostre

cambiare il nostro destino sceglien-do in base ai nostri valori, special-mente se dettati dall’amore. Tuttinoi insomma potremmo agire co-me il protagonista di 21.11.63, qua-lora ce ne fosse offerta la possibili-tà. E una tale considerazione è va-lida anche nella vita ordinaria,giacché un solo gesto, anche mini-mo, cambia il corso degli eventi e,per così dire, parla di noi nell’eter-nità.

Il modesto professore di lettera-tura, nel romanzo di King, rimanefino all’ultimo coerente con se stes-so e responsabile delle sue scelte, egrazie a esse ottiene infine una ri-compensa. Il libero arbitrio insitonella nostra coscienza e una miste-riosa provvidenza — vuol farci sa-pere Stephen King — ci guida consollecitudine da un capo all’a l t rodella vita.

Particolare dalla copertina

Sopra e in basso due illustrazioni di Guido Scarabottolo al volume di Wisława Szymborska

nuare il cammino diventa impossibile.Troppa violenza, troppo dolore, troppoorrore, troppi muri: è la linea che respin-ge. Ma — ci sussurra con toni potentiIgiaba Scego — può essere anche la lineadel colore.

Il romanzo è anche un’ode per quantisono costretti a fermarsi a metàPerché oltre a chi arriva alla metae a chi muore prima di raggiungerlaci sono tanti costretti a tornare indietro

Addio a Michel Piccoli

L’attore Michel Piccoli, iconadel cinema francese, è mortoall’età di 94 anni. L’annuncio èstato dato il 18 maggio dallasua famiglia; in un comunicatosi precisa che il decesso èavvenuto lo scorso 12 maggio inseguito a un ictus. Si è spentotra le braccia della moglieLudivine e dei figli Inord eMissia. È stato protagonista difilm passati alla storia, come Ildisprezzo di Jean-Luc Godard,La Grande Abbuffata di MarcoFerreri, L’Amante di ClaudeSautet e, più recentemente,Habemus Papam di NanniMoretti. Jacques DanieleMichel Piccoli, questo il suonome completo, era nato aParigi il 27 dicembre 1925 inuna famiglia di musicisti, metàitaliana e metà francese, conlontane origini ticinesi, da

Marcelle Expert-Bezançon(1892-1990), pianista, e HenriPiccoli (1889-1975), violinista.Michel Piccoli esordì nel filmSilenziosa minaccia (1945) madovettero passare quasi 20 anniprima che l’attore, ormaiquarantenne, venissericonosciuto per il suostraordinario talento. Jean-LucGodard ne fa il marito diBrigitte Bardot in Contempt (Ildisprezzo, 1963), Alain Resnais locontrappone a Yves Montand inLa guerra è finita (1965). Ilmaestro della suspense, AlfredHitchcock, lo sceglie per il castdi To p a z (1969). È stato direttoda Roger Vadim, Costa-Gavras,René Clement, Yves Allégret,Claude Chabrol, ClaudeLelouch e da Mario Bava, chelo trasforma nell’isp ettoreGinko in Diabolik (1968).

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 lunedì-martedì 18-19 maggio 2020

†Il Gran Cancelliere, S. E. Mons. Vin-cenzo Paglia, i docenti, il personale am-ministrativo e gli studenti del PontificioIstituto Teologico Giovanni Paolo II p erle Scienze del Matrimonio e della Fami-glia partecipano con profonda commo-zione al lutto per la scomparsa all’età di98 anni della mamma di Mons. Pieran-gelo Sequeri

JOLANDATE T TA M A N T I SEQUERI

Tutta la comunità accademica si uni-sce alla preghiera di suffragio nella co-mune speranza del Signore Risorto, af-finché accolga la cara defunta nella Suapace e doni consolazione ai suoi fami-liari.

†La Congregazione per la Dottrina dellaFede è vicina a Suor Loredana Pandolfie ai suoi familiari per la morte dellamamma

SignoraMARIA LUISA

SANTOROe nella luce della Pasqua prega il Padreperché la accolga come figlia carissimanella Gerusalemme del Cielo e Le doniil premio promesso a quanti hanno vis-suto nella fedeltà e nell’a m o re .

Nella messa domenicale a Santa Marta il Papa prega per addetti alle pulizie e netturbini

Quei lavori necessariche nessuno vede

È pensando agli «ultimi» secondo icriteri del mondo, e pregando perloro ancor più in questo tempo dipandemia, che Papa Francesco hainiziato domenica mattina, 17 mag-gio, la celebrazione della messa nellacappella di Casa Santa Marta. «Og-gi la nostra preghiera — ha detto —è per tante persone che puliscono gliospedali, le strade, che svuotano ibidoni della spazzatura, che vannoper le case a portare via la spazzatu-ra: un lavoro che nessuno vede, maè un lavoro che è necessario per so-pravvivere. Che il Signore li benedi-ca, li aiuti».

Per la sua meditazione, il vescovodi Roma ha preso le mosse dal pas-so del Vangelo di Giovanni (14, 15-21) proposto dalla liturgia. «Nelcongedo dai discepoli — ha spiegato— Gesù gli dà a loro tranquillità, glidà pace, con una promessa: “Non vilascerò orfani” (versetto 18). Li di-

fende da quel dolore, da quel sensodoloroso, dell’orfanezza».

«Oggi nel mondo — ha affermatoil Pontefice — c’è un grande senti-mento di orfanezza: tanti hanno tantecose, ma manca il Padre. E nella sto-ria dell’umanità questo si ripete:quando manca il Padre, manca qual-cosa e sempre c’è la voglia di incon-trare, di ritrovare il Padre, anche neimiti antichi. Pensiamo ai miti diEdipo, di Telemaco, tanti altri: sem-pre cercare il Padre che manca».

«Oggi possiamo dire — ha insisti-to il Papa — che viviamo in una so-cietà dove manca il Padre, un sensodi orfanezza che tocca proprio l’ap-partenenza e la fraternità. Per questoGesù promette: “Io pregherò il Pa-dre ed egli vi darà un altro Paràcli-to” (versetto 16). “Io me ne vado —dice Gesù — ma arriverà un altro chevi insegnerà l’accesso al Padre. Vi ri-corderà l’accesso al Padre”. Lo Spiri-to Santo non viene per “farsi i suoi

clienti”; viene per segnalare l’accessoal Padre, per ricordare l’accesso alPadre, quello che Gesù ha aperto,quello che Gesù ha fatto vedere».

«Non esiste una spiritualità delFiglio solo, dello Spirito Santo solo:il centro è il Padre» ha ricordatoFrancesco. «Il Figlio — ha aggiunto— è l’inviato dal Padre e torna al Pa-dre. Lo Spirito Santo è inviato dalPadre per ricordare e insegnare l’ac-cesso al Padre. Soltanto con questacoscienza di figli che non sono orfanisi può vivere in pace fra noi». Inrealtà, ha rilanciato il Pontefice,«sempre le guerre sia le piccoleguerre sia le grandi guerre, semprehanno una dimensione di orfanezza:manca il Padre che faccia la pace.Per questo, quando Pietro alla primacomunità dice che rispondano allagente del perché sono cristiani (cfr.Prima Lettera di Pietro 3, 15-18), dice:“Tuttavia questo sia fatto con dol-cezza e rispetto, con una retta co-

scienza” (versetto 16), cioè la mitez-za che dà lo Spirito Santo». Dun-que, ha proseguito il Papa, «lo Spi-rito Santo ci insegna questa mitezza,questa dolcezza dei figli del Padre.Lo Spirito Santo non ci insegna ainsultare. E una delle conseguenzedel senso di orfanezza è l’insulto, leguerre, perché se non c’è il Padrenon ci sono i fratelli, si perde la fra-tellanza. Sono — questa dolcezza, ri-

spetto, mitezza — atteggiamenti diappartenenza, di appartenenza a unafamiglia che è sicura di avere un Pa-d re » .

«“Io pregherò il Padre ed egli viinvierà un altro Paràclito” (cfr. Gio-vanni 14, 16) che vi ricorderà — hadetto ancora Francesco — l’accesso alPadre, vi ricorderà che noi abbiamoun Padre che è il centro di tutto,l’origine di tutto, l’unità di tutti, la

salvezza di tutti perché ha inviato ilsuo Figlio a salvarci tutti». E «ades-so invia lo Spirito Santo a ricordarcil’accesso a Lui, al Padre e dà questapaternità, questo atteggiamento fra-terno di mitezza, di dolcezza, di pa-ce». Concludendo l’omelia, il Ponte-fice ha esortato a invocare lo SpiritoSanto affinché «ci ricordi sempre,sempre, questo accesso al Padre»; e«ci ricordi che noi abbiamo un Pa-d re »; per dare «a questa civiltà, cheha un grande senso di orfanezza, lagrazia di ritrovare il Padre, il Padreche dà senso a tutta la vita e fa chegli uomini siano una famiglia».

È con la preghiera di sant’AlfonsoMaria de’ Liguori che il vescovo diRoma ha quindi invitato «le personeche non possono comunicarsi» a fa-re «adesso» la comunione spirituale.Per poi concludere la celebrazione —trasmessa in diretta streaming — conl’adorazione e la benedizione eucari-stica.

Infine, il Papa ha affidato la suapreghiera alla Madre di Dio – ac-compagnato dal canto dell’antifonaRegina Caeli — sostando davantiall’immagine mariana nella cappelladi Casa Santa Marta.

Un grido d’aiutoLa Rete ecclesiale panamazzonica chiede al mondo di salvare la regione nella morsa di covid e saccheggi

QU I T O, 18. Un’azione unitaria checoinvolga i popoli indigeni, la socie-tà civile, la Chiesa cattolica e tuttele confessioni religiose «che sipreoccupano della Creazione», i go-verni, le istituzioni internazionaliper i diritti umani, la comunitàscientifica e tutte le persone di buo-na volontà, per intervenire subito indifesa dell’«amata Amazzonia» con«tutto il suo splendore, il suo dram-ma, il suo mistero» (Querida Amazo-nia, 1). Con un comunicato dalla se-de di Quito, datato 18 maggio e fir-mato dal cardinale presidente Cláu-dio Hummes, dal cardinale vicepre-sidente Pedro Ricardo Barreto Jime-no e dal segretario esecutivo Mauri-cio López Oropeza, la Rete ecclesia-le panamazzonica (Repam) lancia almondo un appello urgente «per evi-tare un’immensa tragedia umanitariae ambientale». Nel documento siparla di «collasso strutturale del-l’Amazzonia», di «virus della violen-za e dei saccheggi», chiarendo subi-to che il problema non è solo il co-ronavirus: «Un’enorme onda d’urtosi sta abbattendo sull’Amazzonia,stretta nella morsa tra la pandemiadi covid-19, che colpisce esseri uma-ni già molto vulnerabili, e l’aumentoincontrollato della violenza nei terri-tori. Il dolore e il grido dei popoli edella Terra si fondono in un unicoclamore». Le genti dell’Amazzonia,spiega Hummes, «hanno chiesto che

la Chiesa sia un’alleata, sia con loro,che la Chiesa sostenga ciò che deci-dono, ciò che vogliono e come in-tendono costruire il loro futuro inquesto momento così difficile dellapandemia».

Dalla Bolivia alla Colombia, dalVenezuela al Brasile, dal Perúall’Ecuador, alla Guyana: nei diversipaesi della Panamazzonia la Chiesa

peruviana esortano le autorità a so-stenere il loro ritorno nelle comunitàe a fare in modo che ciò avvenga se-condo i protocolli stabiliti dal mini-stero della salute.

Altre richieste di misure specifi-che, come quella dell’Alleanza deiparlamentari indigeni dell’AmericaLatina, sono rivolte all’O rganizza-zione mondiale della sanità, mentre

rizzazione, favorendo l’accaparra-mento delle terre, la deforestazionee legittimando le occupazioni illega-le da parte dell’agro-industria». Dalcanto suo il Guyana Policy Forumribadisce che le attività estrattive di-struggono la foresta e che la circola-zione di minatori e camionisti è unpericoloso veicolo di contagio per lecomunità dell’interno del paese:

«L’estrazione dell’oro è stata dichia-rata attività essenziale dal governo eprobabilmente aumenterà ulterior-mente, a causa della recessione cau-sata dal covid-19 e dell’aumento delprezzo mondiale del metallo».

Sul preoccupante aumento dellaviolenza nelle campagne, la Com-missione pastorale della terra (orga-nismo dell’episcopato brasiliano) harecentemente affermato che nel 2019la stragrande maggioranza (84 percento) degli omicidi dovuti a con-flitti rurali in Brasile ha avuto luogoin Amazzonia. E si rammenta che,per la sua attività di denuncia, laChiesa è stata più volte attaccata,come successo alcune settimane fa alConsiglio indigenista missionario.

Il testo si conclude citando l’esor-tazione apostolica postsinodale Que-rida Amazonia di Papa Francesco maanche l’esortazione apostolica Evan-gelii gaudium nel paragrafo (53) incui accenna all’economia dell’esclu-sione: «Siamo in un tempo decisivoper l’Amazzonia e per il mondo —scrive la Repam — un momento digestazione di nuovi rapporti ispiratiall’ecologia integrale, o di definitivasepoltura dei sogni del Sinodo, se lapaura, gli interessi, la pressione deiproprietari del grande capitale per-mettono di imporre sempre più for-temente il modello di questa “eco-nomia che uccide”». Concetti ripresidal Pontefice la domenica di Pasquanel messaggio Urbi et Orbi, con ilquale ha lanciato — conclude la Reteecclesiale panamazzonica — un ap-pello urgente alla solidarietà plane-taria: «Indifferenza, egoismo, divi-sione, dimenticanza non sono dav-vero le parole che vogliamo sentirein questo tempo. [...] La crisi chestiamo affrontando non ci faccia di-menticare tante altre emergenze cheportano con sé i patimenti di moltep ersone».

fa eco ad appelli e richieste di aiutoin un contesto che «minaccia la so-pravvivenza di questo bioma e deisuoi popoli». In Bolivia, ad esem-pio, i popoli indigeni accusano leistituzioni pubbliche di mancanza dicoordinamento e di consultazionenella prevenzione e nella lotta con-tro la pandemia, sottolineando chetutte le informazioni non sono diffu-se nelle lingue originali riconosciutedalla Costituzione. In Colombia ivescovi, pur riconoscendo gli sforzidel governo, osservano che «gli in-digeni, i contadini e gli afro-discen-denti sono i gruppi più a rischio,perché si trovano già in una situa-zione di povertà strutturale, in con-dizioni di insicurezza alimentare emalnutrizione, senza accesso al siste-ma sanitario e all’acqua potabile».L’insicurezza alimentare è unapreoccupazione anche in Venezueladove «le popolazioni indigene sisentono minacciate da un possibilecontagio attraverso le attività mine-rarie illegali nei loro territori e ilpassaggio di migranti venezuelani diritorno»; per garantire la loro «so-vranità alimentare», gli indigenistanno adottando misure di isola-mento e di controllo del territorio,così come l’intensificazione di agri-coltura familiare.

In Brasile — scrive la Repam —trentadue procuratori del Ministeropubblico federale dichiarano che «ilrischio di genocidio delle popolazio-ni indigene richiede azioni di emer-genza da parte di agenzie ed entipubblici», mentre la Mobilitazionenazionale indigena afferma che c’è«una chiara intenzione» da partedelle istituzioni di «impedire il fun-zionamento del sottosistema sanita-rio indigeno». E in Perú c’è preoc-cupazione per la situazione di diver-si popoli amazzonici (tra cui moltiindigeni) che sono emigrati nelle cit-tà in cerca di lavoro e ora totalmen-te indifesi: i presuli dell’Amazzonia

il Coordinamento delle nazioni indi-gene del bacino amazzonico solleci-ta contributi a un fondo di emer-genza amazzonico per proteggere itre milioni di abitanti nativi della fo-resta pluviale che sono vulnerabili alnuovo coronavirus. Il suo coordina-tore generale, José Gregorio DíazMirabal, membro del popolo Wa-kuenai Kurripako, originariodell’Amazzonia venezuelana, spiegache «i popoli indigeni lanciano ungrido d’allarme al mondo perché cisentiamo abbandonati». Abbando-nati ma non dalla Chiesa cattolicache, al riguardo, sta compiendo ilmassimo sforzo, in particolare attra-verso le Caritas di ogni regione, percontribuire con risorse materiali edeconomiche, oltre che con la solida-rietà e il sostegno spirituale.

Come detto, il problema non èsolo la pandemia di covid-19. Nelcomunicato la Repam spiega che inAmazzonia «un altro virus continuaa minacciare i popoli e la foresta»,citando la denuncia del Fronte par-lamentare misto per i diritti dei po-poli indigeni in Brasile: «Anchequando la pandemia mette i freniall’economia, il setacciamento del-l’oro (garimpo) e la deforestazione il-legale delle terre indigene del conti-nente continuano a pieno regime».In Ecuador la stessa Rete ecclesialepanamazzonica condanna la rotturadell’oleodotto trans-ecuadoriano edell’oleodotto di Crudos Pesado,avvenuta il 7 aprile, che ha causatouna grave fuoriuscita di petrolio eha colpito 97.000 persone residentilungo le rive dei fiumi Coca eNap o.

Secondo i vescovi dell’Amazzoniabrasiliana «un’immensa tragediaumanitaria causata da un collassostrutturale è già all’orizzonte». De-nunciano, in particolare, «i progettidi legge che consentono l’estrazionemineraria sui territori indigeni e neridefiniscono il processo di regola-

L’allarme della Chiesa in Brasile sulle carceri

Situazionedisumana

BRASÍLIA, 18. «I dati sull’a v a n z a redel covid-19 nelle carceri sono allar-manti. Auspichiamo che venganoprese, al più presto possibile, misu-re volte a limitare il contagio e idecessi»: è quanto chiedono, in unmessaggio diffuso in questi giorni,i vescovi brasiliani seriamentepreoccupati per le condizioni spes-so disumane delle carceri, per ladifficile situazione dei detenuti,delle loro famiglie e degli operatoripenitenziari, a causa dell’aggravarsinel Paese della pandemia. Il Brasi-le, infatti, secondo gli ultimi datiforniti dalla John Hopkins Univer-sity, è il Paese sudamericano con ilpiù alto numero di persone conta-giate, oltre duecentoquarantunomi-la, e con sedicimilacentoventiduedecessi.

Sin dall’inizio della pandemia, laCommissione pastorale per l’azionesociale della Conferenza episcopaleha richiamato l’attenzione sullapossibilità che il coronavirus trovas-se terreno fertile all’interno del si-stema carcerario, a causa delle giàprecarie condizioni igienico-sanita-rie, del sovraffollamento, della man-canza di prodotti di pulizia e dellaprecarietà dell’assistenza medica.Analoga situazione — avverte unanota — si registra all’interno dellecarceri femminili, dove «oltre allaprecarietà e alla violenza comunenei penitenziari maschili», si molti-plicano le violazioni dei diritti: «Lacarenza di assistenza sanitaria per ledonne incinte e quelle che allatta-no, la brusca separazione dai figli,l’assenza di biancheria adatta, le re-strizioni imposte alle visite dei fa-miliari che suscitano nelle detenuteun vero e proprio senso di abban-dono».

In Brasile, viene osservato, «lareclusione femminile, in proporzio-ne, ha una percentuale maggioredi quella maschile: secondo il mi-nistero della giustizia, tra il 2000 eil 2016 la popolazione carcerariafemminile è cresciuta del 698 percento», rendendo «sempre più pre-carie le condizioni di sopravviven-za delle detenute». Per questa ra-gione, la pastorale carceraria brasi-liana ha lanciato un questionarioon line anonimo rivolto ad agentipenitenziari, coordinatori e opera-tori pastorali, familiari di detenutisulla condizione delle donne nellec a rc e r i .

Il mese scorso circa trentamiladetenuti sono stati scarcerati perevitare il rischio di contagio massic-cio da coronavirus nelle prigioni,tutte sovraffollate, dopo una seriedi denunce ed evasioni.

Attualmente, più di settecentomi-la persone sono rinchiuse nelle car-ceri. Il ministro della giustizia haraccomandato l’isolamento internodei detenuti contagiati e la sospen-sione delle uscite per quelli in regi-me di semi-libertà, per evitare chepossano ammalarsi all’esterno.

Secondo la piattaforma di moni-toraggio per casi confermati e so-spetti del Dipartimento penitenzia-rio nazionale, sono stati registrati,fino al 5 maggio scorso, nel sistemapenale brasiliano, 535 casi accertati,316 sospetti e 22 decessi, alla lucedi 2.158 tamponi tra la popolazionecarceraria. Da qui, la richiesta deivescovi alle autorità affinché faccia-no proprie le proposte che la pasto-rale carceraria ha presentato nellasua lettera aperta e, in particolare,che siano prese misure concrete, co-me l’isolamento di persone arresta-te, per prevenire un’epidemia di co-vid-19 nelle carceri brasiliane, chevenga garantita dignità alle perso-ne, ponendo fine alle condizioni di-sumane che generano tanta soffe-renza e malattie, che siano adottateserie misure clinico-epidemiologichep re v e n t i v e .

I vescovi brasiliani sono consa-pevoli del fatto che la pandemiasta peggiorando una situazione giàdi per sé drammatica, aggravataanche dalla chiusura di oltre 100carceri all’interno del Paese. Nonsolo, i presuli elencano una serie dicriticità che ruotano attorno al si-stema penitenziario brasiliano: il 60per cento dei detenuti è in attesa diprocesso per reati di proprietà; dif-ficoltà nel relazionarsi con i fami-liari; impossibilità a ricevere le visi-te dei familiari e di sottoporsi acontrolli medici; maltrattamenti.Infine, i presuli sottolineano chenella società brasiliana «circa l’80per cento delle persone infette pre-senta sintomi lievi come l’influenza,tuttavia nelle carceri la situazione èpiuttosto diversa, a causa del bassolivello di immunità, derivante dallecondizioni di vita degradanti deidetenuti».

Page 7: Con Giovanni Paolo Dio ha visitato il suo popolo · prima virtuale nella storia dell’agen-zia dell’Onu. «Un virus microscopi-co ci ha messo in ginocchio, condi-zionando tutti

L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 18-19 maggio 2020 pagina 7

Lettera di Francesco al rettore della Pontificia università San Tommaso d’Aquino

Inaugurato all’Angelicum l’Istituto di cultura San Giovanni Paolo II

Decreto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti

La celebrazione di santa Faustina Kowalskanel Calendario romano generale

La memoria facoltativa sarà il 5 ottobre, giorno della sua morte

CO N G R E G AT I O DE C U LT U DIVINOET DISCIPLINA SACRAMENTORUM

Prot. N. 229/20

DECRETUMde celebratione sanctæ Faustinæ Kowalska,

virginis, in Calendario Romano Generaliinscrib enda

«Misericordia eius in progenies et progenies, timentibuseum» (Lc 1, 50). Canticum, quod Virgo Maria in Ma -gnificat fudit, opus Dei salutare contemplans pro generehumano in sæcula, resonavit in conversatione spiritualisanctæ Faustinæ Kowalska, quæ, superna gratia largien-te, in Domino Iesu Christo misericordem Patris vultumagnovit et sollicita illius nuntia facta est.

Nata in Glogowiec, prope urbem Lodziensem, in Po-lonia, anno 1905 et mortua Cracoviæ anno 1938, sanctaFaustina brevem suam vitam inter Sorores Beatæ MariæVirginis a Misericordia egit, semetipsam benigne ad vo-cationem a Deo acceptam conformans necnon uberri-mam vitam spiritualem, donis mysticis atque fideli ii-sdem congruentia refertam, perficiens. In Diario animæsuæ, sanctuario occursus cum Domino Iesu, enarravitquæ Dominus in ea pro omnibus perfecit: aures Illipræbens, qui Caritas et Misericordia est, intellexit nul-lam humanam miseriam contendere posse cum inexhau-sta misericordia a corde Christi profluente. Quapropteropus suscitavit ad Divinam Misericordiam in toto orbeterrarum nuntiandam et implorandam. In sanctorum al-bo adscriptum anno 2000 a sancto Ioanne Paulo II, no-men sanctæ Faustinæ brevi tempore toto in orbe cogni-tum est, promovens in cunctis ordinibus populi Dei, idest Pastoribus et christifidelibus laicis, invocationem Di-vinæ Misericordiæ atque illius fide dignum testimoniumin vita credentium.

Itaque Summus Pontifex Franciscus, petitiones et po-stulationes Pastorum, religiosarum religiosorumque nec-non consociationum fidelium accipiens, perpensa visanctæ Faustinæ spiritualitatis in variis regionibus orbisterrarum decrevit, ut nomen sanctæ Mariæ Faustinæ

(Helenæ) Kowalska, virginis, in Calendario Romanogenerali inscriberetur et eius memoria ad libitum quo-tannis die 5 mensis Octobris ab omnibus celebraretur.

Nova igitur memoria cunctis Calendariis Librisque li-turgicis pro Missæ et Liturgiæ Horarum celebrationeinseratur, adhibitis textibus liturgicis hoc decreto adne-xis, cura Cœtuum Episcoporum vertendis, approbandiset post huius Dicasterii confirmationem edendis.

Contrariis quibuslibet minime obstantibus.

Ex ædibus Congregationis de Cultu Divinoet Disciplina Sacramentorum, die 18 mensis Maii 2020.

ROBERTUS Card. SARAHPræfectus

ARTURUS RO CHEArchiepiscopus a Secretis

CONGREGAZIONE PER IL C U LT O DIVINO

E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI

Prot. N. 229/20

DECRETO

Sull’iscrizione della celebrazionedi santa Faustina Kowalska, vergine,

nel Calendario Romano Generale

«Di generazione in generazione la sua misericordia perquelli che lo temono» (Lc 1, 50). Quanto la VergineMaria ha cantato nel Magnificat contemplando l’op erasalvifica di Dio a favore di ogni generazione umana, hatrovato eco nell’esperienza spirituale di santa FaustinaKowalska che, per dono del Cielo, ha visto nel Signore

Gesù Cristo il volto misericordioso del Padre e ne è di-venuta annunciatrice.

Nata nel villaggio di Głogowiec, presso Łó dź, in Po-lonia nel 1905, e morta a Cracovia nel 1938, santa Fau-stina ha consumato la sua giovane esistenza tra le Suoredella Beata Vergine Maria della Misericordia, confor-mandosi generosamente alla vocazione ricevuta da Dioe maturando un’intensa vita spirituale, ricca di doni mi-stici e di fedele corrispondenza ad essi. Il racconto diquanto il Signore ha operato in lei a beneficio di tutti,essa stessa lo ha descritto nel Diario della sua anima,santuario dell’incontro con il Signore Gesù: ascoltandoColui che è l’Amore e la Misericordia, comprese chenessuna miseria umana può misurarsi con la misericor-dia che sgorga inesauribile dal cuore di Cristo. Divenneperciò ispiratrice di un movimento volto a proclamare ead implorare la misericordia divina per il mondo intero.Canonizzata nell’anno 2000 da san Giovanni Paolo II, ilnome di santa Faustina è divenuto presto noto in tuttoil mondo, promuovendo in tutte le componenti del po-polo di Dio, Pastori e fedeli laici, l’invocazione della di-vina misericordia e la sua credibile testimonianza nellacondotta di vita dei credenti.

Pertanto il Sommo Pontefice Francesco, accogliendole petizioni e i desideri di Pastori, di religiose e religio-si, come di associazioni di fedeli, considerato l’influssoesercitato dalla spiritualità di santa Faustina in diverseregioni del mondo, ha disposto che il nome di santaMaria Faustina (Elena) Kowalska, vergine, sia iscrittonel Calendario Romano Generale e la sua memoria fa-coltativa sia celebrata da tutti il 5 ottobre.

Questa nuova memoria sia inserita in tutti i Calenda-ri e Libri liturgici per la celebrazione della Messa e del-la Liturgia delle Ore, adottando i testi liturgici allegatial presente decreto che devono essere tradotti, approvatie, dopo la conferma di questo Dicastero, pubblicati acura delle Conferenze Episcopali.

Nonostante qualsiasi cosa in contrario.

Dalla sede della Congregazione per il Culto Divino ela Disciplina dei Sacramenti, 18 maggio 2020.

ROBERT Card. SARAHP re f e t t o

ARTHUR RO CHEArcivescovo Segretario

I testi liturgici in latinoAdnexus decreto diei 18 maii,

Prot. N. 229/20

Additiones in Libris liturgicisRitus Romani

de memoria ad libitumsanctæ Faustinæ Kowalska,

v i rg i n i s

IN CALENDARIUM ROMANUM GENERALEM

OCTOBER

5 S. Faustinæ Kowalska, virginis

IN MISSALE ROMANUM

Die 5 octobrisS. Faustinæ Kowalska, virginis

De Communi virginum: pro una virgine velde Communi sanctarum: pro religiosis.

CO L L E C TA

Deus, qui sanctæ Faustínæ munus tribuí-sti

imménsas tuæ infinítæ misericórdiæ diví-tias diffundéndi,

ipsa intercedénte nobis concéde,ut eius exémplo de tua bonitáte plene

c o n f í d e reatque caritátis ópera generóse perfícere va-

leámus.Per Dóminum.

IN ORDINEM LECTIONUM MISSÆ

651a Die 5 octobrisS. Faustinæ Kowalska, virginis

De Communi virginum vel sanctarum.LECTIO I

Eph 3, 14-19, n. 740, 7.PS. R E S P.

Ps 102 (103), 1-2. 3-4. 8-9. 13-14. 17-18a, n.739, 6.ALLELUIA

Mt 11, 28, n. 741, 5.EVA N G .

Mt 11, 25-30, n. 742, 4.

IN LITURGIAM HORARUM

Die 5 octobrisS. FAU S T I N Æ KO WA L S KA , VIRGINIS

Nata anno 1905 in Glogowiec, in Polonia,brevem vitam suam Christo dicavit in Con-gregatione Sororum Beatæ Mariæ Virginis a

Misericordia. Vocationem accipiens nuntian-di misericordem Dei amorem, in Diarioanimæ testimonium reliquit mysticæ suæexperientiæ et opus suscitavit ad DivinamMisericordiam in toto orbe terrarum nun-tiandam et implorandam. Obiit Cracoviæanno 1938.

De Communi virginum vel de Communisanctarum: pro religiosis, præter sequentia:

AD OFFICIUM LECTIONIS

LECTIO A LT E R AEx homilía sancti Ioánnis Pauli II papæ(Acta Apostolicæ Sedis 92 [2000] 671-

672).Misericordiæ Christi nuntius

Máximo re vera hódie gáudio affícimur,cum vitam et testimónium Soróris FaustínæKowalska toti Ecclésiæ ut donum Divínumnostris tempóribus datum osténdimus. NutuDivínæ Providéntiæ vita illíus húmilis fíliæin terra Polóna natæ cum história sæculi vi-césimi, quod nuper prætériit, omníno co-niúncta erat. Christus enim annis inter pri-

mum et secúndum bellum mundánum mise-ricórdiæ Suæ núntium ei commísit. Qui me-mória tenet, qui testis ac párticeps fuit evén-tuum illórum annórum horribiliúmque doló-rum, quibus hómines innumerábiles sunt af-fécti, bene novit, quam necessária fúerit Mi-sericórdiæ Divínæ annuntiátio.

Iesus Soróri Faustínæ dixit: «Hóminesnullam quiétem invénient, donec ad miseri-córdiam meam cum fidúcia vertántur» (Dia-rium, p. 132). Per religiósam Polónam hicnúntius Misericórdiæ Divínæ cum sæculo vi-césimo in perpétuum coniúnctus est, quodsæculum claudit secúndum millénnium ettértio millénnio viam áperit. Qui núntius no-vus non est, sed donum præcípuæ illumina-tiónis habéri potest, quæ iuvat nos Evangé-lium Paschæ subtílius amplécti, ut illud sicutrádium lucis homínibus nostræ ætátis ferá-mus.

Quid nobis anni adveniéntes áfferent?Quod fiet futúrum hóminis in terra? Id scirenon datur. Certum est tamen quod præternova próspera non déerunt pro dolor étiamexperiéntiæ dolorósæ. At lumen Misericór-diæ Divínæ, quod per charísma Soróris Fau-

stínæ Deus mundo tamquam dénuo commít-tere vóluit, humánas vias tértio millénnio il-luminábit.

Necésse est tamen, ut hómines — sicutolim apóstoli — recípiant hódie in cenáculohistóriæ Christum resuscitátum, qui postcrucifixiónem vúlnera osténdit repetítque:Pax vobis! Necésse est, ut hómines se a Spí-ritu Sancto, quem Christus post resurrectió-nem dat eis, occupári atque pervádi concé-dant. Spíritus enim vúlnera cordis curat,muros díruit, qui nos a Deo et ínvicem abáltero dívidunt, efficítque, ut amóre Patris etsimul unitáte fratérna íterum gaudére possí-mus.

Christus dócuit nos «hóminem non solummisericórdiam Dei ipsíus experíri et cónse-qui, sed étiam vocátum esse, ut ipse áliis“misericórdem se præbéret”: Beáti misericór-des, quóniam ipsi misericórdiam consequén-tur (Mt 5, 7)» (Dives in misericordia, 14). Ie-sus osténdit nobis multifárias vias misericór-diæ, quæ non solum peccáta remíttit, sedómnibus necessitátibus humánis óbviam it.Iesus se inclinávit in omnem misériam hu-mánam, materiálem et spirituálem.

Núntius misericórdiæ Christi pérvenit adnos contínuo in gestu mánuum Eius, quasad hóminem doléntem tendit. Talem Chri-stum vidit talémque homínibus ómniumcontinéntium prædicávit Soror Faustína,quæ cum Cracóviæ in monastério suo La-gievnicénsi latéret, vitam suam fecit hym-num in honórem misericórdiæ: M i s e r i c ó rd i a sDómini in ætérnum cantábo (Ps 89 [88], 2).

RESPONSORIUM

Ps 88 (89), 2; 102 (103), 8R/. Misericórdias Dómini in ætérnum

cantábo, * in generatiónem et generatiónemannuntiábo veritátem tuam in ore meo.

V/. Miserátor et miséricors Dóminus, lon-gánimis et multæ misericórdiæ. * In genera-tiónem.

O ratioDeus, qui sanctæ Faustínæ munus tribuí-

sti imménsas tuæ infinítæ misericórdiæ diví-tias diffundéndi, ipsa intercedénte nobisconcéde, ut eius exémplo de tua bonitáteplene confídere atque caritátis ópera generó-se perfícere valeámus. Per Dóminum.

Alle 17 di lunedì 18 maggio, nelcentenario della nascita di KarolWo j t y ła, viene inaugurato presso lafacoltà filosofica della Pontificiauniversità San Tommaso d’Aquino inRoma l’Istituto di cultura SanGiovanni Paolo II. Nella circostanzaPapa Francesco ha fatto pervenire alrettore dell’Angelicum — istituto cheebbe tra i suoi alunni come giovanestudente il futuro Pontefice polacco —la lettera che pubblichiamodi seguito.

Al caro fratelloMichał Paluch, O.P.

Rettore della Pontificia UniversitàSan Tommaso D’Aquino

Nel giorno in cui ricorre il cente-nario della nascita di San Giovan-ni Paolo II, il più illustre alunnodi codesta Università, viene inau-gurato all’An g e l i c u m , presso la Fa-coltà di Filosofia, l’Istituto di Cul-tura a lui intitolato. Desidero

esprimere il mio apprezzamentoper questa iniziativa e rivolgere uncordiale saluto all’intera comunitàaccademica e a quanti sono conve-nuti per l’evento, in particolare airappresentanti delle due Fondazio-ni polacche, Futura Iuventa e SaintNicholas, che sostengono il nuovoIstituto.

Esso ha come finalità principalela riflessione sulla cultura contem-poranea. A tale scopo i promotoriintendono avvalersi della collabo-razione dei più eminenti filosofi,teologi e uomini e donne di cultu-ra, nella sua più vasta espressione.E San Giovanni Paolo II è, di que-st’opera, al tempo stesso l’ispirato-re e il primo e più importante ar-tefice, con il ricco e multiformepatrimonio che ha lasciato e, pri-ma ancora, con l’esempio del suospirito aperto e contemplativo, ap-passionato di Dio e dell’uomo, delcreato, della storia e dell’arte.

Le sue varie esperienze di vita,tra cui segnatamente i drammiepocali e le sofferenze personali,interpretate nella luce dello Spiri-to, lo condussero a sviluppare consingolare profondità la riflessionesull’uomo e sulle sue radici cultu-rali, come riferimento imprescindi-bile per ogni proclamazione delVangelo. Nella sua prima Encicli-ca, infatti, scrisse: «Ci accostiamoin pari tempo a tutte le culture, atutte le concezioni ideologiche, atutti gli uomini di buona volontà.Ci avviciniamo con quella stima,quel rispetto e quel discernimentoche, sin dai tempi degli Apostoli,contrassegnavano l’atteggiamentomissionario e del missionario. Ba-sta ricordare San Paolo e, adesempio, il suo discorso davantiall’Areopago di Atene. L’atteggia-mento missionario inizia semprecon un sentimento di profonda sti-ma di fronte a ciò che “c’è in ogniuomo”, per ciò che egli stesso,

nell’intimo del suo spirito, ha ela-borato riguardo ai problemi piùprofondi e più importanti; si trattadi rispetto per tutto ciò che in luiha operato lo Spirito, che “soffiadove vuole”» (Redemptor hominis,12; cfr. Discorso all’Unesco 2 giu-gno 1980).

Abbiamo bisogno di tenere vivoquesto atteggiamento, se vogliamoessere Chiesa in uscita, Chiesa chenon si accontenta di conservare eamministrare l’esistente ma vuoleessere fedele alla sua missione.

Sono molto lieto che questa ini-ziativa si realizzi nell’UniversitàSan Tommaso d’Aquino. L’Angeli-cum infatti ospita una comunitàaccademica costituita da professorie studenti provenienti dal mondointero ed è un luogo adatto perinterpretare le importanti sfidedelle culture di oggi. La tradizionedell’Ordine Domenicano, con ilruolo importante che vi occupa la

riflessione razionale sulla fede e isuoi contenuti, articolata in modomagistrale dal Dottore Angelico,non può che favorire tale proget-to, affinché sia caratterizzato dalcoraggio della verità, dalla libertàdi spirito e dall’onestà intellettuale(cfr. S. Paolo VI, Lett. ap. LumenEcclesiae, 20 novembre 1974, 8; S.Giovanni Paolo II, Enc. Fides etra t i o , 43).

Con questi auspici, rinnovo ilmio incoraggiamento e la mia ri-conoscenza a Lei, caro fratello, e aquanti hanno dato vita al nuovoIstituto. A professori, studenti epersonale auguro buon lavoro einvio di cuore la BenedizioneAp ostolica.

Roma, San Giovanni in Laterano,18 maggio 2020

La statua di suor Faustina nella chiesa romana di Santo Spirito in Sassia, dove lo scorso 19 aprile il Papa ha celebrato la festa della Divina misericordia

Page 8: Con Giovanni Paolo Dio ha visitato il suo popolo · prima virtuale nella storia dell’agen-zia dell’Onu. «Un virus microscopi-co ci ha messo in ginocchio, condi-zionando tutti

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 lunedì-martedì 18-19 maggio 2020

Nella basilica Vaticana

I poveriinvitati d’o n o re

L’omelia di Francesco durante la messa celebrata sulla tomba del Pontefice polacco nel centenario della nascita

Con Giovanni Paolo IIDio ha visitato il suo popolo

Evangelicamente il “posto d’o n o re ”lo hanno avuto loro — i più poveri— e non poteva essere altrimentinella messa celebrata da PapaFrancesco lunedì mattina, 18 mag-gio, per ricordare san GiovanniPa o l o II a cento anni dalla nascita.Sì, sono proprio loro, i poveri,“corpo diplomatico speciale”accreditato presso i Papi, a testimo-niare, con la loro stessa presenza,la forza spirituale — e anche sociale— di una celebrazione che fa me-moria per vivere l’oggi e costruireil futuro.

Prima della messa hanno chiestodi confessarsi, «sennò non me lasento di partecipare e fare la comu-nione» confida, con un filo di vo-ce, un giovane uomo assistito al“Dono di Maria”, la casa di acco-glienza che Papa Wojtyła volle affi-dare a madre Teresa in Vaticano. Eforse proprio nel gesto e nelle pa-role di quest’uomo — sbrigativa-mente etichettato come “p overo” —si riconosce il senso della celebra-zione e persino l’icona della medi-tazione suggerita da Francesconell’omelia.

Una meditazione profondamentevissuta che già Papa Bergoglio hainiziato a proporre, a condividere,prima della messa. Con il passolento della preghiera Francesco,qualche minuto prima delle 7, hacamminato — da solo — verso l’al-tare che è poi la tomba di KarolWo j t y ła. Accarezzando con losguardo la Porta Santa e la Pietàdi Michelangelo. Le voci di un co-ro “colorato” dalle vesti di diversecongregazioni religiose femminilehanno scandito il suo passo.

Ad attenderlo, accanto all’a l t a re ,per concelebrare c’erano i cardinaliAngelo Comastri, arciprete dellabasilica Vaticana, e Konrad Kraje-wski — cerimoniere pontificio conGiovanni Paolo II — e gli arcivesco-vi Jan Romeo Pawłowski, delegatoper le Rappresentanze pontificie, ePiero Marini, che per diciotto anniè stato accanto a Karol Wojtyła co-me maestro delle Celebrazioni li-turgiche pontificie. Con loro anchedodici sacerdoti.

Nella colletta Francesco ha pre-gato «Dio, ricco di misericordia»,che ha chiamato «il santo Giovan-ni Paolo II Papa a guidare l’interaChiesa», perché conceda a noi,«forti del suo insegnamento, diaprire con fiducia i nostri cuori allagrazia salvifica di Cristo, unico Re-dentore dell’uomo». E, al terminedella messa, ha nuovamente prega-to Dio di suscitare in tutti «lafiamma di carità che alimentò in-cessantemente la vita di sanGiovanni Paolo II Pa p a » e «lospinse a consumarsi» per la Chiesa.Infine, dopo la benedizione, è stataintonata l’antifona mariana ReginaCaeli.

Proprio la sobrietà e l’essenziali-tà spirituale della celebrazione han-no dato l’opportunità di viverla fi-no in fondo. Nessuna distrazioneha fatto perdere di vista l’essenzia-le. Tanto che fare un elenco deipresenti — oltretutto fortemente li-mitato dalle disposizioni per conte-nere la diffusione del coronavirus —sarebbe quasi sciupare il valore diquesta giornata “eucaristica” di ri-lancio della memoria. E non eracerto neppure il momento di chie-dere o condividere un ricordo, nep-

pure a mo’ di intervista prima odopo la messa. Ha prevalso la pre-ghiera. Il silenzio.

Ma proprio questo stile suggeri-to da Papa Francesco ha consentitoquasi di “r i - a s c o l t a re ”, interiormen-te, la voce e la testimonianza disan Giovanni Paolo II.

E, in questo senso, ci hannopensato le suore missionarie dellaCarità, la congregazione fondatada santa Teresa di Calcutta, a su-scitare un brivido intonando deli-catamente — dopo la comunione —Jesus Christ you are my life, il cantoche ha caratterizzato la Giornatamondiale della gioventù nel Giubi-leo del 2000.

Così, mentre le religiose col “sa-ri” bianco orlato d’azzurro cantava-no appunto che «tu, Gesù Cristo,sei la mia vita», tra un ritornello el’altro è stato come riascoltare lavoce stanca ma “ragazzina” di Gio-vanni Paolo II salutare quel “m a re ”di giovani nella notte di Tor Verga-ta: «C’è un proverbio polacco chedice: “Kto z kim przestaje, takim sięstaje”. Vuol dire: se vivi con i gio-vani, dovrai diventare anche tu gio-vane. Così ritorno ringiovanito».Sì, i santi sono giovani per sempre.

E si è rivelata davvero azzeccataquella battuta di Papa Wojtyła nelcongedarsi dai giovani a Tor Verga-ta: «Questo “chiasso” ha colpitoRoma e Roma non lo dimenticheràmai!». È proprio vero, Roma e ilmondo non hanno dimenticato.(giampaolo mattei)

A cento anni dalla nascita, PapaFrancesco ha ricordato Giovanni PaoloII celebrando — lunedì mattina, 18maggio — la messa sulla tomba delsanto Pontefice nella basilica Vaticana.Ecco l’omelia, pronunciata a bracciodal Pontefice:

«Il Signore ama il suo popolo» (Sal149, 4), abbiamo cantato, era il ritor-nello del canto interlezionale. E an-che una verità che il popolo diIsraele ripeteva, gli piaceva ripetere:«Il Signore ama il suo popolo». Enei momenti brutti, sempre «il Si-gnore ama»; si deve aspettare comesi manifesterà questo amore. Quan-do il Signore inviava, per questoamore, un profeta, un uomo di Dio,la reazione del popolo era: «Il Si-gnore ha visitato il suo popolo» (cfrEs 4, 31), perché lo ama lo ha visita-to. E lo stesso diceva la folla che se-guiva Gesù vedendo le cose che fa-ceva Gesù: «Il Signore ha visitato ilsuo popolo» (cfr Lc 7, 16).

E oggi noi qui possiamo dire: cen-to anni fa il Signore ha visitato il suopopolo. Ha inviato un uomo, lo hapreparato per fare il vescovo e gui-dare la Chiesa. Facendo la memoriadi San Giovanni Paolo II r i p re n d i a -mo questo: «Il Signore ama il suopopolo», «il Signore ha visitato ilsuo popolo»; ha inviato un pastore.E quali sono, diciamo, le “tracce” dibuon pastore che possiamo trovarein San Giovanni Paolo II? Tante!Ma ne diciamo tre soltanto. Datoche dicono che i gesuiti sempre di-cono le cose a tre, diciamo tre: lapreghiera, la vicinanza al popolo,l’amore alla giustizia. San GiovanniPaolo II era un uomo di Dio perchép re g a v a , e pregava tanto. Ma comemai un uomo che ha tanto da fare,tanto lavoro per guidare la Chiesa...,ha tanto tempo di preghiera? Lui sa-peva bene che il primo compito diun vescovo è pregare. E questo nonlo ha detto il Vaticano II, lo ha dettosan Pietro, quando hanno fatto idiaconi, dissero: «E a noi vescovi, lapreghiera e l’annuncio della Parola»(cfr At 6, 4). Il primo compito di unvescovo è pregare, e lui lo sapeva,lui lo faceva. Modello di vescovoche prega, il primo compito. E ci hainsegnato che quando un vescovo fal’esame di coscienza alla sera devedomandarsi: quante ore oggi ho pre-gato? Uomo di preghiera.

Seconda traccia, uomo di vicinan-za. Non era un uomo distaccato dalpopolo, anzi andava a trovare il po-polo e girò il mondo intero, trovan-do il suo popolo, cercando il suopopolo, facendosi vicino. E la vici-nanza è uno dei tratti di Dio con ilsuo popolo. Ricordiamo che il Si-gnore dice al popolo di Israele:

«Guarda, quale popolo ha avuto isuoi dei così vicini come io con te?»(cfr Dt 4, 7). Una vicinanza di Diocon il popolo che poi si fa stretta inGesù, si fa forte in Gesù. Un pasto-re è vicino al popolo, al contrario, senon lo è non è pastore, è un gerarca,è un amministratore, forse buono,ma non è pastore. Vicinanza al po-polo. E san Giovanni Paolo II ci hadato l’esempio di questa vicinanza:vicino ai grandi e ai piccoli, ai vicinie ai lontani, sempre vicino, si facevavicino.

Terza traccia, l’amore alla giustizia.Ma la giustizia piena! Un uomo chevoleva la giustizia, la giustizia socia-le, la giustizia dei popoli, la giustiziache caccia via le guerre. Ma la giu-stizia piena! Per questo san Giovan-ni Paolo II era l’uomo della miseri-cordia perché giustizia e misericor-dia vanno insieme, non si possonodistinguere [nel senso di separare],sono insieme: giustizia è giustizia,misericordia è misericordia, ma l’unasenza l’altra non si trova. E parlandodell’uomo della giustizia e della mi-sericordia, pensiamo quanto ha fattosan Giovanni Paolo II perché la gen-te capisse la misericordia di Dio.Pensiamo come lui ha portato avantila devozione a santa Faustina [Ko-walska] la cui memoria liturgica dalgiorno di oggi sarà per tutta la Chie-

Quelle mani tese a tuttiattualità di una testimonianza

di ANDREA TORNIELLI

I l 27 ottobre del 1986, in un frangente drammaticodella nostra recente storia, quando era concreta laprospettiva di una guerra nucleare, san Giovanni

Paolo II con coraggio, e vincendo non poche resistenzeanche interne, convocò ad Assisi i rappresentanti dellereligioni del mondo. «Il trovarsi insieme di tanti capireligiosi per pregare — disse — è di per sé un invito og-gi al mondo a diventare consapevole che esiste un’altradimensione della pace e un altro modo di promuover-la, che non è il risultato di negoziati, di compromessipolitici o di mercanteggiamenti economici. Ma il risul-tato della preghiera, che, pur nella diversità di religio-ni, esprime una relazione con un potere supremo chesorpassa le nostre capacità umane da sole».

«Noi siamo qui — aggiunse Papa Wojtyła — p erchésiamo sicuri che c’è bisogno di preghiera intensa eumile, di preghiera fiduciosa, se si vuole che il mondodiventi finalmente un luogo di pace vera e perma-nente».

Celebriamo questo 18 maggio il centenario della na-scita del grande Pontefice venuto dall’Oltrecortina, chenel suo lungo servizio petrino ha traghettato la Chiesanel nuovo millennio, ha visto crollare il Muro che divi-

deva in due l’Europa, ha sperato di veder sorgereun’era nuova di pace ma ha dovuto invece confrontarsi— già anziano e malato — con nuove guerre e un terro-rismo destabilizzante e spietato, che abusa del nome diDio per seminare morte e distruzione. E per contra-starlo, nel gennaio 2002, ha riconvocato le religioni adAssisi senza mai cedere all’ideologia dello scontro di ci-viltà, puntando sempre tutto, fino alla fine, sull’incon-tro tra popoli, culture, religioni. Ha testimoniato unafede rocciosa, un’ascesi da grande mistico, un’umanitàtraboccante. Ha parlato a tutti e non ha mai lasciatonulla di intentato per evitare lo scoppio di un conflitto,per favorire transizioni pacifiche, per promuovere pacee giustizia. Ha percorso in lungo e in largo il globo,per abbracciare i popoli del mondo annunciando ilVangelo. Si è battuto per difendere la dignità di ognivita umana. Ha compiuto una visita storica alla Sina-goga di Roma. Ha varcato, primo Papa nella storia, lasoglia di una moschea. Ha navigato sulla rotta traccia-ta dal Concilio Vaticano II. Ha saputo percorrere cam-mini nuovi e inesplorati, dichiarandosi anche dispostoa discutere il modo di esercitare del ministero di Pietroper favorire l’unità dei cristiani. La sua testimonianza èquanto mai attuale.

Al Regina Caeli domenicale il Papa ricorda il predecessore

Continui a intercedere per la pace nel mondo«Dal Cielo egli continui a intercedereper il popolo di Dio e la pacenel mondo»: alla vigilia del centenariodella nascita di Giovanni Paolo II,Francesco ha voluto ricordare il suopredecessore al termine del ReginaCaeli, recitato a mezzogiornodel 17 maggio nella Biblioteca privatadel Palazzo apostolico vaticano.In precedenza, commentandocome di consueto il Vangelo domenicale(Giovanni 14, 15-21), il Ponteficeaveva parlato dell’osservanzadei comandamenti e della promessadello Spirito Santo.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Il Vangelo di questa domenica (cfrGv 14, 15-21) presenta due messaggifondamentali: l’osservanza dei co-mandamenti e la promessa delloSpirito Santo.

Gesù lega l’amore per Lui all’os-servanza dei comandamenti, e suquesto insiste nel suo discorso diaddio: «Se mi amate, osserverete imiei comandamenti» (v. 15); «Chiaccoglie i miei comandamenti e liosserva, questi è colui che mi ama»(v. 21). Gesù ci chiede di amarlo, maspiega: questo amore non si esauri-sce in un desiderio di Lui, o in unsentimento, no, richiede la disponi-bilità a seguire la sua strada, cioè lavolontà del Padre. E questa si rias-sume nel comandamento dell’a m o rereciproco — il primo amore [nell’at-tuazione] —, dato da Gesù stesso:

«Come io ho amato voi, così anchevoi amatevi gli uni gli altri» (Gv 13,34). Non ha detto: «Amate me, co-me io ho amato voi», ma «amatevi avicenda come io vi ho amato». Eglici ama senza chiederci il contrac-cambio. È un amore gratuito quellodi Gesù, mai ci chiede il contrac-cambio. E vuole che questo suoamore gratuito diventi la forma con-creta della vita tra di noi: questa è lasua volontà.

Per aiutare i discepoli a cammina-re su questa strada, Gesù prometteche pregherà il Padre di inviare «unaltro Paraclito» (v. 16), cioè un Con-solatore, un Difensore che prenda ilsuo posto e dia loro l’intelligenzaper ascoltare e il coraggio per osser-vare le sue parole. Questo è lo Spiri-to Santo, che è il Dono dell’a m o redi Dio che discende nel cuore delcristiano. Dopo che Gesù è morto erisorto, il suo amore è donato aquanti credono in Lui e sono battez-zati nel nome del Padre e del Figlioe dello Spirito Santo. Lo Spiritostesso li guida, li illumina, li raffor-za, affinché ognuno possa cammina-re nella vita, anche attraverso avver-sità e difficoltà, nelle gioie e nei do-lori, rimanendo nella strada di Ge-sù. Questo è possibile proprio man-tenendosi docili allo Spirito Santo,affinché, con la sua presenza ope-rante, possa non solo consolare matrasformare i cuori, aprirli alla veritàe all’a m o re .

Di fronte all’esperienza dell’e r ro ree del peccato — che tutti facciamo—, lo Spirito Santo ci aiuta a nonsoccombere e ci fa cogliere e viverepienamente il senso delle parole diGesù: «Se mi amate, osserverete imiei comandamenti» (v. 15). I co-mandamenti non ci sono dati comeuna sorta di specchio, nel quale ve-dere riflesse le nostre miserie, le no-stre incoerenze. No, non sono così.La Parola di Dio ci è data come Pa-rola di vita, che trasforma il cuore,la vita, che rinnova, che non giudicaper condannare, ma risana e ha co-me fine il perdono. La misericordiadi Dio è così. Una Parola che è luceai nostri passi. E tutto questo è ope-ra dello Spirito Santo! Egli è il Do-no di Dio, è Dio stesso, che ci aiutaad essere persone libere, personeche vogliono e sanno amare, perso-ne che hanno compreso che la vita èuna missione per annunciare le me-raviglie che il Signore compie in chisi fida di Lui.

La Vergine Maria, modello dellaChiesa che sa ascoltare la Parola diDio e accogliere il dono dello Spiri-to Santo, ci aiuti a vivere con gioiail Vangelo, nella consapevolezza diessere sorretti dallo Spirito, fuocodivino che riscalda i cuori e illuminai nostri passi.

Al termine del Regina Caeli — primadi affacciarsi dalla finestraper impartire la benedizione su piazza

San Pietro ancora senza fedelia motivo delle normedi distanziamento sociale imposte percontrastare il covid-19 — il Papaha ricordato Karol Wojtyła. Quindi haparlato della ripresa da lunedì dellemesse in Italia e ha rivolto un pensieroai bambini che avrebbero dovutoricevere la Prima comunione ma acausa della pandemia hanno dovutorimandare l’appuntamento con Gesùnell’Eucaristia. Infine ha fattoriferimento all’inizio della “SettimanaLaudato si’” voluta per commemorareil quinto anniversario dell’enciclicasulla cura della casa comune.

Cari fratelli e sorelle!Domani ricorre il centenario dellanascita di San Giovanni Paolo II, aWadowice, in Polonia. Lo ricordia-mo con tanto affetto e tanta ricono-scenza. Domani mattina, alle 7, cele-brerò la Santa Messa, che sarà tra-smessa in tutto il mondo, all’a l t a redove riposano le sue spoglie morta-li. Dal Cielo egli continui a interce-dere per il Popolo di Dio e la pacenel mondo.

In alcuni Paesi sono riprese le ce-lebrazioni liturgiche con i fedeli; inaltri se ne sta valutando la possibili-tà; in Italia, da domani si potrà ce-lebrare la Santa Messa con il popo-lo; ma per favore, andiamo avanticon le norme, le prescrizioni che cidanno, per custodire così la salutedi ognuno e del popolo. Condivido

la gioia delle comunità che possonofinalmente ritrovarsi come assemblealiturgica: è un segno di speranza eun dono per tutta la società.

Nel mese di maggio, in tante par-rocchie è tradizione celebrare leMesse di Prima Comunione. Chia-ramente, a causa della pandemia,questo bel momento di fede e di fe-sta è stato rimandato. Perciò deside-ro inviare un pensiero affettuoso aibambini e alle bambine che avreb-bero dovuto ricevere per la primavolta l’Eucaristia. Carissimi, vi invitoa vivere questo tempo di attesa co-me opportunità per prepararvi me-glio: pregando, leggendo il libro delcatechismo per approfondire la co-noscenza di Gesù, crescendo nellabontà e nel servizio agli altri. Buoncammino!

Oggi comincia la Settimana Lau-dato si’, che finirà domenica prossi-ma, nella quale si ricorda il quintoanniversario della pubblicazionedell’Enciclica. In questi tempi dipandemia, nei quali siamo più con-sapevoli dell’importanza della curadella nostra casa comune, auguroche tutta la riflessione e l’imp egnocomune aiutino a creare e fortificareatteggiamenti costruttivi per la curadel creato.

E auguro a tutti una buona do-menica. Per favore, non dimenticate-vi di pregare per me. Buon pranzo ea r r i v e d e rc i .

sa. Lui aveva sentito che la giustiziadi Dio aveva questa faccia di miseri-cordia, questo atteggiamento di mi-sericordia. E questo è un dono checi ha lasciato lui: la giustizia-miseri-c o rd i a e la misericordia giusta.

Preghiamolo oggi, che dia a tuttinoi, specialmente ai pastori dellaChiesa ma a tutti, la grazia dellapreghiera, la grazia della vicinanza ela grazia della giustizia-misericordia,m i s e r i c o rd i a - g i u s t i z i a .


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