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Confindustria Firenze

Date post: 24-Mar-2016
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Giovanni Gentile UNITI contro la crisi 2007 – 2011 L’impegno e le risposte dell’industria fiorentina
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UNITI contro la crisi L’impegno e le risposte dell’ industria fiorentina 2007 / 2011 CONFINDUSTRIA FIRENZE
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UNITI contro la crisiL’impegno e le risposte dell’ industria fiorentina

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UNITI contro la crisi 2007 – 2011

L’impegno e le risposte dell’industria fiorentina

a cura di Piero Meucci

CONFINDUSTRIA FIRENZE

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Indi

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6 Presentazione 8 La squadra

10 Aria nuova Giovanni Gentile

18 2007 / 2011 le sfide e le risposte

20 Sono andate in crisi certezze e abitudini

22 Le pietre angolari di un nuovo sviluppo

30 Politiche industriali

42 Il rapporto con il governo del territorio

52 Al servizio delle imprese

58 L’Associazione: nuovo modello di partecipazione

68 Statistiche

72 Conclusione

78 Inviti Assemblee

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Questo volume si propone di raccontare i quattro anni della presidenza di Giovanni Gentile, che ha guidato Confindustria Firenze dal 2007 al 2011.

Nel tracciare un bilancio del lavoro svolto in questo quadriennio, si è scelta la forma della narrazione, per agevolare la lettura e la riflessione su tanti eventi, iniziative e progetti che hanno caratterizzato un tempo di grandi difficoltà, ma anche di sfide esaltanti. Proprio i cambiamenti epocali di questo periodo hanno consigliato questa scelta e fornito la ‘trama’ del racconto, dal momento che hanno offerto una concatenazione di fatti e di idee che ha pochi precedenti in passato.

Alla fine di questa esperienza, dare conto del percorso fatto è sia un dovere morale verso le imprese associate – alle cui esigenze Confindustria Firenze ha cercato di dare risposte efficaci in mezzo a straordinarie difficoltà sia un bisogno percepito dalla classe dirigente dell’associazione, per esplicitare con chiarezza la rotta seguita in questi quattro anni certamente non banali per la storia dell’economia fiorentina e italiana e per l’associazionismo imprenditoriale.

Si è cercato di evitare la retorica auto-celebrativa che, alcune volte, contraddistingue questi esercizi, riducendone l’utilità e l’efficacia. E si è anche evitato un resoconto esauriente e puntiglioso delle attività realizzate e dei risultati ottenuti, che poteva apparire pedante e avrebbe reso più difficile un’interpretazione strategica dell’attività di Confindustria Firenze.

Questo racconto cerca, invece, di ricostruire proprio la strategia perseguita, di esplicitare l’identità dell’associazione cui si é cercato di dare vita e la visione dello sviluppo del territorio che si è proposta. Per fare questo sono state selezionate le attività ritenute più significative, comunque in grado di illustrare in modo concreto la rotta tenuta.

Il volume si apre con una testimonianza del presidente Giovanni Gentile, un suo personale racconto di questa esperienza; e prosegue con una carrellata ragionata dei momenti salienti e dei progetti più significativi, realizzata dal curatore del volume con la collaborazione della struttura professionale di Confindustria Firenze. Alcuni box, infine, si propongono di attirare l’attenzione su eventi e progetti che hanno avuto particolare rilevanza e vengono considerati significativi per la formazione di un giudizio più completo e informato su quanto è stato fatto.

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Stefano FerraroRicerca e sviluppo, Università

Carlo VolpiInfrastrutture e mobilità

Laura SalaorniRelazioni Industriali e Risorse Umane

Riccardo ZucconiFiere, Congressi e Marketing Territoriale

Ferruccio FerragamoRuolo internazionale di Firenze

La squadra2007 / 2011

Filippo SalviRapporti interni

Silvano Simone BettiniMetamorfosi e sviluppo del Manifatturiero

Riccardo BartolozziMercati Internazionali

Vice Presidenti

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Carlo VolpiInfrastrutture e mobilità

Laura SalaorniRelazioni Industriali e Risorse Umane

Gabriele PoliPresidente Gruppo Giovani Imprenditori

Riccardo ZucconiFiere, Congressi e Marketing Territoriale

Paolo Orlando Comunicazione

Filippo SalviRapporti interni

Michele Legnaioli Relazioni istituzionali

Mattia MolfettaPresidente Comitato Piccola Industria 2007/2009

Donato CarilloSicurezza, Ambiente, Energia e Qualità

Consiglieri incaricati

Maurizio Bigazzi Finanza e Sviluppo

Francesco BeduiniRapporti con il Territorio2007/2009

Giuseppe PonziPresidente Comitato Piccola Industria

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Quando ci si guarda alle spalle, valutando anche il passato più recente, spesso ci si meraviglia della densità dei fatti accaduti intorno a noi. Nei quattro anni coincisi con la mia presidenza di Confindustria Firenze la storia economica ha cambiato corso. E non c’è stata solo la crisi. Desidero sottolineare questa circostanza per dare il senso della svolta epocale che abbiamo vissuto come imprenditori, come aziende e come associazione d’impresa. Una svolta le cui conseguenze sono ancora difficilmente valutabili in termini di sfide nuove e cruciali per il mondo industriale e per lo stesso sistema della rappresentanza.

Per affrontare la tempesta perfetta abbiamo chiamato a raccolta tutte le risorse, le competenze e le alleanze su cui potevamo contare. In queste pagine sono stati ricostruiti i percorsi, le idee e le iniziative di un impegno durato quattro anni. I risultati – che rimettiamo al giudizio di chi legge – non sarebbero stati raggiunti se non avessi avuto con me una squadra che mi ha consigliato, sostenuto ed ha lavorato con me; una squadra forte e competente che per prima ha fatto propria l’esigenza di un cambio di marcia di fronte al lavoro straordinario che ci attendeva. Ringrazio tutti di cuore; i Vicepresidenti e, con loro, i componenti il Consiglio Direttivo e la Giunta dell’associazione.

Spero che dalla lettura di queste pagine si possa vedere in filigrana l’idea dello sviluppo e l’idea di associazione che hanno accompagnato le scelte e le azioni del quadriennio. In me resta soprattutto la gratitudine verso questo mondo che mi ha permesso di mettere a disposizione di un progetto e di una visione di associazione i valori e le idee che mi hanno accompagnato nel corso della vita. E’ un privilegio che ho cercato di ricambiare lavorando con impegno e restando sempre aperto ai suggerimenti e alle richieste di tutti. Nel volume troverete raccontate le sfide di fronte alle quali ci siamo trovati e le risposte che abbiamo cercato di dare. In questa prefazione mi limito a mettere in evidenza la rotta che abbiamo seguito e gli elementi innovativi che abbiamo sviluppato, tra loro coerenti e tali da configurare una visione precisa dell’identità e del ruolo di Confindustria Firenze.

Un’associazione protagonista dello sviluppo del territorio Giovanni Gentile

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Lo scenario nel quale la mia presidenza si è trovata ad operare è stato denso di criticità; davvero un oceano pieno di scogli. L’elenco è lungo, ma vale la pena scorrerlo tutto, partendo dal contesto economico fino ad arrivare ai più importanti atti del governo locale: dal crollo verticale di produzione e fatturati (oltre il 20%), al record storico di procedure per ammortizzatori sociali (il cui ricorso ha superato in alcuni casi tassi di crescita del 1.000%); dalle inchieste giudiziarie (che hanno visto un coinvolgimento del mondo dell’economia senza precedenti nella nostra realtà, da Castello, alla Scuola dei Marescialli, fino alle inchieste sul project financing fiorentino), agli accordi nazionali sulla contrattazione collettiva non firmati dalla CGIL. Ma si devono citare anche il rinnovo tormentato della CCIAA; il referendum sulla tramvia fiorentina, oggetto dell’attenzione dei media nazionali; la prima volta delle primarie fiorentine per l’individuazione del candidato sindaco del centro-sinistra; l’impatto dell’elezione del Sindaco Matteo Renzi sulla politica locale e nazionale,con una nuova effervescenza di iniziative per il rilancio di Firenze; la mancata approvazione del Piano strutturale del Comune di Firenze, con il conseguente scatto - per la prima volta - delle norme di salvaguardia. Aggiungo che i primi tre anni della presidenza sono stati tutti caratterizzati da appuntamenti elettorali: dalle elezioni politiche anticipate del 2008, alle amministrative del 2009, alle regionali nel 2010; la circostanza non può essere considerata eccezionale, vista la durata quadriennale delle presidenze confindustriali, ma ha provocato un incessante rumore di fondo della politica e un continuo avvicendamento di interlocutori.

Un oceano pieno di scogli

Un momento dell’Assemblea 2008 di Confindustria Firenze

Assemblea 2008 di Confindustria Firenze, Giovanni Gentile con Emma Marcegaglia

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In mezzo a tante difficoltà, il mio tentativo è stato quello di innovare, di reagire, di dare forza alle imprese e al territorio. Ho avuto in testa un’idea di associazione imprenditoriale fondata su tre principi: • la progettualità e la propositività, elementi non certo nuovi, che tuttavia appaiono sempre più indispensabili e da valorizzare; • la capacità di costruire coalizioni cooperative e non conflittuali con gli altri soggetti del territorio; • la capacità di selezionare obiettivi lobbistici insieme raggiungibili e prioritari per le imprese, in modo da poter portare a casa risultati concreti e significativi.

Temi e attività sono stati davvero tanti e difficili da sintetizzare. Nel volume trovate una raccolta delle attività più significative. Personalmente mi piace, tuttavia, segnalare sei punti che, a mio avviso, conferiscono una coloritura particolare al percorso di questi quattro anni.

In primo luogo c’è la saldezza delle relazioni industriali, che ha retto sia di fronte all’esigenza di gestire situazioni critiche sul piano occupazionale, sia dopo le vicende Fiat di Pomigliano e Mirafiori. Un clima così collaborativo nelle relazioni industriali ha facilitato molto la gestione delle crisi aziendali. È una tradizione di questo territorio che è stata, dunque, confermata anche in un contesto di complessità mai sperimentate in precedenza. Al secondo punto c’è la reazione alla crisi finanziaria, alla quale abbiamo risposto con un nuovo servizio agli associati di consulenza finanziaria e costruendo rapporti di collaborazione sempre più stretti con le banche presenti sul territorio. Segnalo, in particolare, il Progetto Rating - realizzato con Banca Intesa Sanpaolo – Cassa di Risparmio di Firenze, che ha favorito la valutazione per l’accesso al credito delle imprese basata su indicatori qualitativi, non solo quantitativi, delle risorse disponibili.

Il terzo aspetto riguarda l’attività di rappresentanza. Due messaggi hanno fortemente caratterizzato la mia presidenza: ‘aria nuova’ e ‘fare presto e bene’, parole d’ordine che hanno avuto successo nel dibattito politico locale e lo hanno fortemente caratterizzato. Con il primo messaggio - utilizzato per la prima volta nella relazione all’Assemblea del 2008 - si intendeva comunicare l’esigenza di un forte rinnovamento della classe dirigente locale, che in parte c’è effettivamente stato sia con le elezioni amministrative e regionali, sia con il rinnovo della nuova Camera di Commercio. Con “fare presto e bene” si intendeva accelerare i programmi di rafforzamento strutturale del territorio, introducendo l’esigenza di assicurare la massima qualità delle realizzazioni e, dunque, aprendo alla possibilità di modifiche, purché non comportassero

Sei punti qualificanti. E tre principi fondamentali

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un rallentamento. Questo messaggio è stato fatto proprio anche dal Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.

Le priorità della nostra attività di rappresentanza sono note: la prima riguarda l’Aeroporto Vespucci. Il tema del riorientamento della pista è stato affermato nell’agenda politica; e molti importanti passi avanti sono stati compiuti per allargare il consenso. Accanto all’aeroporto, la nostra attività di rappresentanza e lobby è stata caratterizzata da altre tre priorità: la proposta di una Legge speciale per Firenze; la costituzione della Città metropolitana in attuazione della Legge delega sul federalismo fiscale; le proposte di politica industriale e di sostegno al credito, avanzate alla Regione in collaborazione con Confindustria Toscana.

Come quarto punto segnalo che l’autorevolezza delle nostre posizioni ha preso sempre le mosse da analisi rigorose e documentate, da offrire al dibattito come contributo originale. Conoscere per decidere – diceva Luigi Einaudi. E Confindustria Firenze ha realizzato un significativo programma di studi che in dettaglio troverete illustrati nel volume. Al quinto posto inserisco la nostra attività progettuale. La crisi non ci ha impedito di guardare al futuro; anzi, l’attività dell’Associazione è stata fortemente caratterizzata da numerosi e qualificati progetti finalizzati allo sviluppo economico del territorio: Florens 2010 ne è il primo e più rilevante esempio. Florens ha inteso fare di Firenze la capitale internazionale per lo sviluppo dell’economia dei beni culturali e ambientali. Si tratta del più importante progetto di sviluppo locale promosso dalla nostra associazione nella sua storia. Ma numerosi e di varia natura sono stati i progetti realizzati: ricordo, per citare i principali: Assicura, Sicurezza-insieme, con un forte impegno per ridurre gli infortuni sul lavoro; Firenze crea impresa, che ha visto un impegno diretto per la costituzione di nuove imprese innovative; Luxury, per favorire lo sviluppo delle produzioni di alta qualità nei settori della moda e dell’arredo con processi di integrazione; Green Economy, per favorire lo sviluppo di un nuovo settore produttivo per il nostro territorio.

Come sesto punto indico, infine, il rinnovo della CCIAA che ha consentito di recuperare una preoccupante situazione di divisione fra le associazioni di categoria. Con il rinnovo, si è raggiunta un’intesa unanime sul programma e su un principio di rotazione delle cariche, che prevede che il prossimo presidente - dopo quindici anni - sia espresso da Confindustria. L’unità delle forze imprenditoriali e la rotazione nel rinnovo delle cariche sono valori importanti, da tutelare senza compromessi.

L’intervento di Rem Koolhaas all’inaugurazione di Florens 2010

Giovanni Gentile e il Presidente di Confindustria Toscana Antonella Mansi

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Sul fronte interno, quello che riguarda la vita dell’associazione, la mia Presidenza si era aperta con un chiaro impegno a favorire la partecipazione degli associati in modo aperto e inclusivo. Tengo in modo particolare a questo punto. Considero l’associazionismo un valore importante per la società in senso generale. L’associazionismo imprenditoriale, in particolare, è uno strumento per costruire una classe dirigente coesa, capace di mettersi in gioco per dei valori di progresso e di sviluppo comuni a tutto il territorio. Associazione che è molto di più della somma delle imprese che vi operano. Ma l’associazionismo può raggiungere questo obiettivo solo se non è corporativo; se è orientato all’innovazione e non alla conservazione; se è davvero plurale; se è vivo e partecipativo e non paralizzato dall’esigenza di tutelare l’interesse di pochi. Discutere, far partecipare tutti, ascoltare ogni voce, accettare opinioni diverse e confrontarsi con franchezza e rispetto. Credo in modo molto fermo in questo stile di conduzione di un’associazione. Che deve, poi, poter contare su servizi efficienti e di qualità e su una struttura professionale e vicina alle imprese.

Per quel che riguarda la partecipazione degli imprenditori alla vita associativa ricordo tre momenti importanti: •inprimoluogosièportataavantiunarevisionedelloStatuto, con un metodo fortemente partecipativo. Le modifiche statutarie sono più dettagliatamente descritte nel resto del volume; credo che rendano la nostra associazione più ‘aperta’ •Insecondoluogosièriformatoilregolamento che disciplina le Sezioni territoriali, attribuendo loro due chiare ed importanti competenze: le relazioni istituzionali del territorio ed il marketing associativo. Il nuovo regolamento è stato predisposto dai presidenti delle Sezioni territoriali, d’intesa tra loro. Una presenza attiva e diffusa su tutto il territorio provinciale è una ricchezza rilevante. •Interzoluogo,sisonoadottateformedipartecipazioneecoinvolgimento degli associati più estese rispetto ai tradizionali organi statutari. In occasione della predisposizione di documenti per le Elezioni amministrative e quelle regionali, sono stati sperimentati modelli di discussione e di partecipazione più ampi (commissioni, lettere agli associati, indirizzi mail dedicati). Le posizioni che assumiamo nella nostra attività di rappresentanza debbono essere realmente dibattute e condivise da tutte le nostre imprese associate.

La vita dell’ Associazione

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Per ciò che riguarda i servizi e la struttura professionale, a partire dal gennaio 2008 c’è stato l’avvicendamento alla direzione dell’Associazione, con l’arrivo del direttore di Confindustria Lombardia Francesco Caracciolo. Sono stati introdotti quattro nuovi servizi: Internazionalizzazione, Assistenza finanziaria, Studi e ricerche, Predisposizione di domande per agevolazioni finanziarie. Si è proceduto ad una riscrittura del catalogo dei servizi, reso più chiaro e preciso. È stata riorganizzata l’Area comunicazione per dare maggiore qualità alla comunicazione interna, che è stata completamente rivista. È stata, inoltre, riprogettata la comunicazione tecnico-professionale, per garantire qualità e facilità di comprensione dei testi, anche con un ampio programma formativo dei redattori. Purtroppo le comunicazioni tecniche sono spesso scritte con un linguaggio tecnico e burocratico; debbono, invece, essere chiare e facilmente comprensibili.Trovate l’elenco degli strumenti messi a disposizione delle imprese nelle pagine di questo volume. Abbiamo realizzato per la prima volta un’indagine di customer satisfaction e abbiamo rinnovato completamente il sito web per renderlo un vero strumento di lavoro. Abbiamo proceduto, poi, a una razionalizzazione della struttura organizzativa per guadagnare efficienza ed economicità. Le società del gruppo sono state ridotte da 5 a 3, con la fusione di Management Consulting e di Firenze Industria Finance in SAIF. Si è proceduto ad una riorganizzazione e riqualificazione di CoSeFi, la nostra agenzia formativa, che è molto cresciuta sia in quantità che in qualità, e che oggi è una vera e propria business school per le nostre imprese.Per la qualificazione dei servizi è stato avviato un programma di formazione continua di tutto il personale.

Non ci siamo, infine, dimenticati della nostra sede, il nostro palazzo di via Valfonda. Un’associazione che valorizza la propria ‘casa’ e la sua storia esprime passione, sensibilità, attaccamento ai valori per i quali si opera. Ecco perché si è proceduto a un importante restauro e alla risistemazione di ambienti interni per rendere il nostro palazzo più bello, funzionale ed accogliente

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Da questo rapido excursus emergono sfide cruciali per l’associazionismo imprenditoriale. I drammatici cambiamenti nell’economia chiamano tutti noi a rivedere anche le ragioni del nostro stare insieme. Essi investono le regole di democrazia interna nel momento in cui toccano in modo sostanziale la politica e le forme di partecipazione dei cittadini e delle organizzazioni di interesse alle decisioni pubbliche. Aumenta la complessità dei mercati e dunque delle domande rivolte dalle imprese all’associazione con la conseguente esigenza di un’elevata qualità dei progetti e dei servizi. Tutto ciò si concretizza in nuovi vincoli economici nella gestione dell’associazione che, a loro volta, si traducono in una forte pressione per l’efficienza organizzativa e la qualità dei servizi.

Da questa realtà, in forte divenire, ha preso vita un’idea di Confindustria Firenze che vorrei riassumere in otto punti e che considero un’eredità da lasciare a chi è chiamato a prendere il nostro posto:

•un’Associazione aperta, che ricerca il dialogo al proprio interno e stimola la discussione; •un’Associazione che favorisce la più ampia partecipazione delle imprese associate, anche al di fuori degli organi disciplinati dalle regole statutarie;•un’Associazione attenta alle esigenze del cliente-associato, che ricerca un contatto diretto;•un’Associazione che si cimenta con le sfide dell’innovazione nella comunicazione, quindi sia sul piano tecnologico, sia su quello della flessibilità e della destrutturazione dei flussi di comunicazione;•un’Associazione che organizza in modo più denso e plurale la partecipazione degli interessi imprenditoriali ai processi decisionali pubblici, superando i limiti evidenziati dalle esperienze di concertazione in termini di logiche burocratiche e di prevalenza di resistenze conservatrici;•un’Associazione propositiva e progettuale, che non si limita ad avanzare richieste alle istituzioni pubbliche, ma che concretamente agisce per lo sviluppo del territorio;•un’Associazione supportata da una struttura tecnica e professionale dotata delle competenze specialistiche necessarie per erogare servizi e per gestire le relazioni istituzionali e la comunicazione;•un’Associazione centro di connessione di reti: tra imprese associate, tra queste e le istituzioni pubbliche e gli altri soggetti della società civile.

Un modello di Associazione

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Ad inizio mandato, presentando il programma, avevo detto che il nostro territorio aveva bisogno di una visione del proprio futuro economico. La nostra provincia presenta certamente problemi e limiti, persino segnali di declino economico. Questi problemi sono il risultato di troppi anni di incapacità a prendere decisioni strategiche da parte della politica; della difficoltà di fare sistema; e di uno scarso coraggio nelle iniziative progettuali per lo sviluppo. Tuttavia questo territorio conserva grandi potenzialità; e le occasioni perse in passato non possono essere motivo di frustrazione o paralisi. Ho allora promosso una visione positiva del territorio e delle sue ancora numerose eccellenze internazionali; le tendenze di sviluppo economico internazionale sono orientate verso un nuovo protagonismo delle aree metropolitane.

Le aree metropolitane sono i nuovi grandi motori dello sviluppo economico mondiale. In Europa sono già divenute, da metà anni Novanta, comunità territoriali di importanza strategica. Firenze, dunque, come Area metropolitana dalla forte proiezione internazionale (da qui l’importanza, come fattore di competitività dell’aeroporto!), strettamente interconnessa alle altre città metropolitane italiane attraverso l’alta velocità ferroviaria. Firenze come economia metropolitana variegata: con un forte manifatturiero, necessario per trainare lo sviluppo, dalla meccanica alla moda, all’industria della salute; con un settore creativo sviluppato e con forti potenzialità, dall’industria culturale a quella editoriale, all’alta formazione, al design, alle fiere; con un’industria del turismo che costituisce un’eccellenza mondiale; con un settore alimentare ricco di prodotti di alta qualità e di imprese leader; con un’industria di servizi tipici delle aree urbane, dai trasporti all’energia alla gestione dei rifiuti, alla sanità. Una Firenze economica caratterizzata da importanti imprese multinazionali e da un sistema diffuso di piccole imprenditorialità.

Questa Firenze deve investire sui suoi punti di eccellenza, dotandosi di infrastrutture adeguate e puntando sulla conoscenza, sui talenti e sui giovani, sulle sue filiere produttive industriali. Per far questo, serve però la consapevolezza che tutti debbono fare un salto di qualità; debbono uscire dal pantano dell’immobilismo, dei veti incrociati, delle piccole invidie e delle meschine gelosie, dalla trappola dei giochi politici di piccolo cabotaggio che ci metterebbe ai margini dello sviluppo industriale globale.

Ecco - proprio in sintesi estrema - questo è il senso che ho cercato di dare all’operato di Confindustria Firenze: dare il buon esempio, coalizzare le forze vitali del territorio e reagire alla crisi e operare un vigoroso cambio di rotta. Abbiamo cercato di aprire le finestre di Confindustria Firenze e di questo territorio e di fare entrare aria nuova, più energia, più fiducia, più coraggio.Ce la possiamo fare, ma serve un cambio di rotta; un’aria nuova che la classe dirigente imprenditoriale di questa città ha la responsabilità sociale di favorire, soprattutto in contesti turbolenti e difficili quali quelli che contraddistinguono questa nostra epoca.

Una visione per l’economia fiorentina: la competizione fra aree metropolitane

Il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e il Sindaco di Firenze Matteo Renzi

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le SFIDE e le RISPOSTE

2007 / 2011

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Il racconto dell’economia parte sempre dalla lettura dei dati. Soprattutto quando grafici e tabelle come quelli che raffigurano gli indici di performance degli ultimi quattro anni danno conto di una crisi epocale con un’evidenza che non richiede sofisticate interpretazioni.

Generate all’interno del sistema finanziario internazionale, le onde sismiche della crisi si sono abbattute sull’economia reale con una furia mai vista prima, distruggendo ricchezza e posti di lavoro. Ciascun territorio ha tentato di rispondere alla sfida con gli strumenti e le risorse di cui dispone. Tutti hanno dovuto prendere atto che la tempesta ha imposto cambiamenti drammatici di metodo, di organizzazione, anche di mentalità. Per chi vive sulla frontiera dell’economia globale si è trattato soprattutto di rimettere in gioco le stesse ragioni del proprio intraprendere, con coraggio e determinazione, chiamando a raccolta le forze che contribuiscono a rendere efficace il sistema e ne garantiscono lo sviluppo.

Il racconto di questi quattro anni è dunque la storia non ancora conclusa di una sfida e di una risposta, secondo il paradigma di Toynbee. Se questa risposta è stata efficace lo diranno i prossimi anni. Qui sono illustrati gli elementi di una strategia e di una corrispondente messa in campo di risorse e di strumenti, sottoponendole al giudizio di chi avrà il compito di proseguire il lavoro e che potrà dunque valutarne i risultati. E’ tempo di rendiconti, non di ipotesi di lavoro.

Scorriamo, dunque, i dati - che saranno più ampiamente rappresentati nell’ultimo capitolo di questo volume - anche come riproposizione di un metodo che è alla base del lavoro dell’impresa. E i dati dicono che la crisi è cominciata a metà del 2008, è precipitata al punto più basso a metà del 2009 ed ha cominciato a indebolire il suo impatto nei primi mesi del 2010. Dicono anche che l’industria in senso stretto è stata il macro settore più colpito. La provincia di Firenze ha registrato otto trimestri consecutivi di calo della produzione industriale con un picco di -20,1% nel 2009. In alcuni settori, come la meccanica, si sono avuti tassi di variazione congiunturali nella produzione che hanno superato il -30%. La caduta si è interrotta nel primo trimestre 2010 quando si è registrato un + 6,3% delle esportazioni. La situazione è andata gradualmente migliorando nel 2010. Nel 2009 il numero degli occupati dell’industria manifatturiera si è ridotto del 4,5%. Si aggiunga a questo la grande crisi vissuta da altri due settori rilevanti del sistema economico fiorentino: l’edilizia e il turismo.

Sono andate in crisi certezze e abitudini

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Questi numeri fotografano, con una forza superiore a qualunque discorso, il contesto nel quale ha operato Confindustria Firenze. La crisi ha messo a nudo i difetti, le carenze, gli storici deficit del territorio. Nello stesso tempo, però, ha dato una scossa importante: ha aguzzato gli ingegni, ha favorito alleanze, ha svegliato dai torpori. L’impresa, in prima linea per salvare le condizioni per la crescita, ha cominciato gradualmente a trovarsi accanto anche gli altri attori del sistema produttivo. Si tratta di un processo in corso, i cui frutti devono essere ancora colti; ma il dialogo che si è svolto nel quadriennio alle nostre spalle ha dimostrato da parte di tutti che c’è una consapevolezza nuova e, conseguentemente, un salto di qualità, al quale l’Associazione ha dato il suo contributo.

Se ciò che conta - come ha detto il vicepresidente americano Joe Biden - non è quante volte cadi, ma la velocità con la quale ti rimetti in piedi, vale la pena di iniziare il racconto dall’oggi, per ripercorrere all’indietro le principali tappe che hanno portato ai risultati che si intende descrivere. Scegliendo fra di essi quelli più significativi, perché quattro anni fa erano stati posti come obiettivi prioritari e perché oggi offrono all’analisi elementi preziosi per rendere immediatamente comprensibile l’impianto strategico che l’Associazione ha messo a punto e si è impegnata a realizzare.

Sono andate in crisi certezze e abitudini

Il Presidente Giovanni Gentile nel suo studio

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Le relazioni industrialiLa premessa fondamentale perché il lavoro di sostegno e accompagnamento delle imprese, nonché quello di rappresentanza dei loro interessi, si traduca in forza e competitività è un equilibrato e funzionante sistema di relazioni industriali. Il periodo difficile che abbiamo attraversato ha messo alla prova una tradizione toscana caratterizzata da equilibrio, ragionevolezza, ricerca di intese e di collaborazione. Ed è stata questa la prima grande sfida da vincere. Sia sul piano dell’occupazione – che ha registrato un calo che negli ultimi decenni non si era mai sperimentato – sia su quello dei rapporti sindacali, l’Associazione ha dovuto affrontare problemi inediti, per risolvere i quali non sono mai state di alcun aiuto posizioni dogmatiche e sterili contrapposizioni. Per quanto riguarda gli effetti della crisi sull’occupazione si è lavorato per la gestione degli ammortizzatori sociali. Nel 2009 le ore autorizzate dalla CIG ordinaria sono state superiori del 578% rispetto al 2008, più del 1.100% nella sola industria. Nel 2010 il ricorso alla Cassa integrazione ordinaria è diminuito solo del 26% rispetto al 2009, arrivando a quasi 4 milioni di ore. A fronte di tale diminuizione ha, però, preso a crescere in modo rilevante la Cassa integrazione straordinaria, le cui ore autorizzate hanno fatto registrare un aumento di ben il 379%. La gestione della crisi è stata facilitata dal clima collaborativo nelle relazioni industriali, che si sono mantenute solide nonostante le vicende politiche e sindacali di questi anni. L’accordo sulla riforma della contrattazione collettiva, alla quale non ha aderito la CGIL, il sindacato più rappresentativo sul territorio, ha aggiunto difficoltà che tuttavia non hanno mai compromesso il dialogo. La stessa tenuta si è registrata dopo le successive vicende degli accordi contrattuali negli stabilimenti Fiat. Il risultato concreto di questo impegno costante di apertura è stato l’Avviso comune stipulato con CGIL, CISL e UIL il 13 aprile 2010, che è stato il punto di partenza per l’aggiornamento del Patto per lo sviluppo con la Provincia. L’Avviso contiene un’agenda di azioni concrete, tempi certi e impegni precisi per superare il momento difficile e scongiurare i rischi di un declino irreversibile del territorio. In particolare esso propone un mix fra strumenti diretti a sostenere il reddito delle persone in difficoltà e strumenti finalizzati a favorire l’occupazione e il reinserimento lavorativo. Il documento recepisce anche la proposta nuova di politica industriale che prevede un lavoro per filiere produttive che non riguardi solo incentivi ma anche la ricerca, il rapporto con l’Università e le agenzie formative.“C’è un mondo del lavoro che ha capito che, senza sviluppo, non c’è benessere possibile – così il presidente Gentile ha commentato l’accordo nella relazione all’Assemblea del 2010 – e che ha capito che lo sviluppo dipende da noi, dal nostro lavoro e dalle nostre imprese”.

Le pietre angolari di un nuovo sviluppo

Il Presidente sul podio dell’Assemblea 2010

Laura SalaorniVice presidente

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Le pietre angolari di un nuovo sviluppo

2008

CONFINDUSTRIA FIRENZE

CONFINDUSTRIA FIRENZE

CONFINDUSTRIA FIRENZE

Assicura, Sicurezza insiemeFirenze 12 Giugno 2008

«Sugli incidenti sul lavoro obiettivo comune è la tolleranza zero». Le parole del presidente di Confindustria Firenze Giovanni Gentile all’atto della firma del protocollo d’intesa con i sindacati, il 12 giugno 2008, sintetizzano la radicalità con cui è stato affrontato il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro. L’accordo prevede la nascita di un organismo paritetico provinciale composto da rappresentanti di Confindustria e sindacati. In questa sede è stato approvato il progetto Assicura, Sicurezza insieme predisposto da Confindustria Firenze che ruota intorno a check list moderne di autovalutazione. Per metterle a punto, l’Associazione ha messo intorno a un tavolo tutti gli enti di controllo (Arpat, Asl, Ispettorato del lavoro, Vigili del fuoco, Inail, Ispes) per trovare un’interpretazione comune e condivisa del Dgls 81/2009. In anticipo rispetto ai successivi accordi e protocolli, è stato evidenziato un modello organizzativo in modo che la gestione della sicurezza vada di pari passo con quella delle altre attività di impresa.Obiettivo principale, sviluppare e diffondere una cultura della sicurezza e prevenzione sui luoghi di lavoro basata su sistemi concreti, e consentire una positiva evoluzione delle performance di sicurezza delle aziende associate. Un processo capace di intervenire sul sistema produttivo, modernizzando e innovando gli impianti, migliorando processi e organizzazione, collegando dunque strettamente il concetto di sicurezza e innovazione tecnologica. Un’ulteriore dimostrazione del fatto che impiegare risorse in sicurezza è un vero e proprio investimento, che crea i presupposti per competere. Le aziende che hanno aderito al progetto, si sono sottoposte al check up sulla sicurezza con specialisti e coinvolgendo tutte le figure professionali interne all’impresa. Durata dell’intervento: un anno; costo complessivo dell’operazione: 300mila euro. Ognuno dei 105 check up realizzati è stato cofinanziato dalle aziende stesse. Il percorso è poi proseguito ogni anno con 5 seminari specialistici, 116 corsi di formazione per 1.125 allievi e 7.900 ore complessive di formazione e circa 3mila ore di consulenze. Il progetto ha consentito inoltre, sempre tramite check up, di monitorare lo stato di applicazione della normativa in materia di igiene e sicurezza nelle singole aziende ed ha focalizzato le necessità formative che (grazie ai fondi di Fondimpresa) hanno permesso di formare 1.500 lavoratori sulla prevenzione degli infortuni, per oltre 10.230 ore di formazione erogata.

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L’alleanza con le bancheLa tempesta perfetta ha avuto origine dal sistema finanziario, sfociando in una pesante restrizione creditizia, colpendo in breve tempo l’industria e investendo centinaia di imprese fiorentine. Era dunque inevitabile che, nel corso di questi quattro anni, si siano acuiti i problemi che erano già esistenti nel rapporto tra banca e impresa. In vista dell’assemblea del 2009, l’Osservatorio sul credito costituito da Confindustria Firenze aveva segnalato una situazione molto difficile: il 42% delle aziende lamentava tempi di istruttoria lunghi; il 55% tassi di interesse troppo elevati; e, nel trimestre precedente, nel 19% dei casi, ulteriori irrigidimenti nella concessione dei finanziamenti e oneri in costante aumento. “Il sistema bancario deve dimostrare di saper guardare alle prospettive di mercato delle aziende, di privilegiare le idee imprenditoriali; gli istituti di credito devono tornare a essere imprese per le imprese”, era un passaggio della relazione del presidente di quell’anno. Un’emergenza credito che deve essere affrontata con concretezza e spirito innovativo – aggiungeva – nella consapevolezza che “se la crisi è sistemica, ognuno deve assumersi un pezzetto di rischio d’impresa, altrimenti non ne usciamo”.

Il lavoro è stato ostinatamente diretto a promuovere una collaborazione sempre più stretta che ha dato buoni frutti e in tempi rapidi. Il 30 ottobre 2009 è stato attivato un tavolo di lavoro con Abi per monitorare la relazione fra imprese e banche. E’ stato dato il via all’Osservatorio sul credito e a un centro di ascolto; tutto ciò associato alla continua presentazione al sistema bancario di proposte di accordi per finanziare le imprese. Queste iniziative hanno prima di tutto contribuito a mettere a nudo i problemi: stretta creditizia, aumento dei costi, forte penalizzazione dovuta al rating. Proprio valutando la necessità che le banche recuperino la capacità di privilegiare le idee imprenditoriali e il conto patrimoniale delle aziende, più del loro conto economico - mantenendo ferma la convinzione che una “guerra di classe” fra banche e imprese sarebbe stato l’opposto di quanto la situazione richiede - è stato lanciato, nel febbraio 2010, il progetto rating, messo a punto con Intesa Sanpaolo e Banca CR Firenze. Questo progetto , che è diventato un modello anche fuori dei confini della Toscana, è finalizzato alla conoscenza del rating e alla sua analisi in chiave prospettica. Fino alla fine del 2010 sono state incontrate circa 1.000 aziende, oltre il 50% delle associate, in particolare dei settori moda, edilizia e metalmeccanica, delle quali si sono valutati gli effetti del bilancio 2009 sul rating.I risultati sono stati incoraggianti: dopo gli incontri l’87% delle aziende ha migliorato o mantenuto invariato il giudizio bancario e solo il 13% lo ha visto peggiorare. Rispetto al bilancio 2008, le imprese del campione posizionate in classe riskly di rating sono calate dal 31% al 15%; le imprese in classe medium risk sono cresciute dal 51 all’82%; le imprese in classe investment grade sono passate dal 13% al 18%.

Maurizio BigazziConsigliere incaricato

Da sinistra: il Presidente di Banca CR Firenze Aureliano Benedetti, Il Presidente Gentile, l’AD e CEO del gruppo Banca Intesa San Paolo Corrado Passera, Il Presidente della Camera di Commercio Vasco Galgani

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L’aeroportoAtti di governo del territorio che segnano una svolta di portata significativa sono molto rari. Soprattutto quelli che arrivano a chiudere un processo di formazione dell’opinione lungo ed estenuante, apparentemente votato a un destino di opera incompiuta. Eppure la delibera del 14 febbraio 2011 con la quale la Giunta regionale ha aperto le procedure per la revisione del Piano di indirizzo territoriale per rendere compatibile il rafforzamento dell’aeroporto con il Parco della Piana, contiene gli elementi di una piccola rivoluzione. Con questo atto - che giunge dopo che il Presidente della Regione Toscana e il Sindaco di Firenze avevano reso nota la loro intesa sulla realizzazione della nuova pista – l’esecutivo toscano pone in sostanza le condizioni tecniche per il potenziamento dell’aerostazione di Peretola, togliendo fondamento alle argomentazioni contrarie. Soprattutto stabilisce un principio di governance essenziale. Lo sviluppo non può dipendere da un unanimismo che si nutre di veti e di contraccambi. I tavoli della concertazione sono certo importanti per la condivisione delle scelte da parte di tutto il territorio, ma la loro funzione perde significato se chi siede a quei tavoli non ha preventivamente accettato che si debba giungere a una decisione. La migliore possibile in termini di equilibrio di vantaggi e svantaggi per tutte le comunità interessate, e con i tempi necessari, ma una decisione deve arrivare. Proprio a questo equilibrio di interessi l’Associazione, che ha posto da sempre il potenziamento dell’aeroporto come obiettivo prioritario per il rilancio del ruolo internazionale di Firenze, ha cercato di offrire fin da subito un contributo, individuando nel ri-orientamento della pista la soluzione del problema: dare certezza e continuità ai voli senza dirottamenti o cancellazioni a causa di condizioni atmosferiche tutt’altro che eccezionali; rendere possibile l’uso di aeromobili più grandi, meno inquinanti e a più lunga autonomia, avvicinando dunque le mete a medio raggio, come la Russia e il Medio Oriente che sono mercati di sbocco sempre più importanti per le imprese; rafforzare una delle aziende più importanti del territorio. Dalla parte delle comunità locali interessate dal grande impianto, c’è il vantaggio soprattutto della riduzione rilevante e accertata dell’impatto acustico, che è sempre stato uno dei più fondati e concreti argomenti di chi si è opposto al progetto ”grande Peretola”. La svolta è avvenuta anche grazie al metodo scelto per dare maggiore forza ad argomenti che in parte erano già largamente condivisi. Metodo che si può sintetizzare nel motto dell’economista Luigi Einaudi, presidente della Repubblica Italiana, fra i più citati dal presidente Gentile: “Conoscere per decidere”.

Michele LegnaioliConsigliere incaricato

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Già nell’assemblea del 2008 fu presentato uno studio sulla fattibilità del riorientamento della pista. Nella primavera del 2010 l’IRPET, l’Istituto regionale per la programmazione economica, ha ricevuto da Confindustria Firenze l’incarico di verificare gli effetti di una serie di investimenti diretti a qualificare e potenziare l’aeroporto Vespucci. L’analisi del ricercatore non lascia molti dubbi: “La Toscana delle città dovrebbe assicurare forte accessibilità intra-regionale - scrive l’autore del rapporto, Giovanni Maltinti - e quindi specializzare funzionalmente i suoi aeroporti maggiori in modo da rendere efficiente il sistema”. Lo scalo di Firenze con specializzazione di viaggi di affari è al servizio del sistema metropolitano della Toscana Centrale e, in questo ruolo, “deve essere efficiente e di elevata qualità”. Come incrementare i passeggeri fino a superare i 3,3 milioni e far crescere del 40% i posti di lavoro, producendo un risparmio del tempo per chi non deve ricorrere ad altri scali calcolabile intorno a 75 milioni di euro l’anno? “La nuova pista è probabilmente l’unica via per assicurare un futuro all’aeroporto”, conclude l’analisi dell’IRPET. Con questi effetti virtuosi: diminuito impatto acustico assicurato dal nuovo orientamento della pista; aumentate le destinazioni interessanti senza dover passare dagli hub; più spazio per accogliere aerei non di linea che finiscono per essere condizione necessaria perché Firenze possa essere scelta per sede di un evento di prima grandezza a carattere internazionale.

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La decisione del governo regionale prende dunque atto delle conclusioni della ricerca e le considera realizzabili in un contesto territoriale dove dovranno essere sistemati il termovalorizzatore di Case Passerini e il Parco della Piana. Nessuno di questi due progetti è incompatibile con quello della nuova pista. Una prospettiva certo ancora da perfezionare, ma è comunque il coronamento di un lavoro partito da lontano. Mai prima d’ora il principale obiettivo per rilanciare il territorio fiorentino era apparso così vicino. Il segnale forse più vistoso, tra molti incoraggianti, dell’apertura di una nuova stagione a Firenze, che il presidente Gentile aveva chiesto all’inizio del suo mandato: “Se ne parli con chiarezza di obiettivi e dati alla mano”. All’inizio dei quattro anni il nuovo aeroporto sembrava una meta lontana che presupponeva la convergenza della razionalità e dell’attenzione ai problemi veri del territorio, superando i mali storici: litigiosità, particolarismo degli interessi, ideologia piegata ai mal di pancia. Uno “strabismo” che frena Firenze, come lo aveva definito il presidente in uno dei primi interventi pubblici (La Nazione, 18 dicembre 2007): “L’intera macchina delle realizzazioni si inceppa continuamente nelle polemiche, nella discussione interminabile sulle decisioni già prese, nei veti, nelle mille rivendicazioni particolari che, in quanto particolari, finiscono per essere strabiche e che rendono necessario rivedere l’approccio alle questioni”. Dopo un’infinita serie di occasioni mancate, a partire dal Piano Detti degli anni 70, ci sono ora le premesse perché Peretola faccia il salto verso la struttura di un vero city airport, integrato, in un sistema toscano, con il Galilei di Pisa.

La questione aeroporto al centro dell’Assemblea 2009

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La crisi ha imposto cambiamenti di paradigma e una riconsiderazione sui punti di forza del territorio, alla ricerca di un nuovo posizionamento e di un nuovo ruolo internazionale. Diventa fondamentale pertanto lavorare sulle eccellenze, individuare filiere emergenti che si aggiungano e potenzino quelle tradizionali che fanno di una certa area il punto di riferimento per i mercati mondiali. Fino dall’assemblea del 2008, Confindustria Firenze ha riproposto l’esigenza di una nuova strategia di politica industriale. C’erano appena state le Elezioni europee; e si stavano già profilando i primi segnali della crisi; la posizione dell’associazione emerse molto chiaramente: “Dobbiamo tornare a progettare un futuro industriale; senza nessun dirigismo, ma con un sostegno forte per il riposizionamento competitivo delle nostre industrie... L’Europa stessa deve puntare con più decisione sull’industria; e mettere in campo politiche economiche ed industriali che facciano ripartire l’economia senza attendere il traino di altre aree più dinamiche”. E’ stata in seguito elaborata una nuova ed originale proposta di politiche di filiera che è stata recepita nell’Avviso comune con i sindacati dell’aprile 2010 “Patto per un’agenda dello sviluppo”.La proposta è stata accolta dalla Regione che ha fondato il disegno di politica industriale contenuto nelle proposte di PRS - ancora in discussione al Consiglio regionale al momento della stesura di questo testo - proprio sulle filiere, individuando tra queste le principali della provincia fiorentina, alcune delle quali, per la prima volta, divengono oggetto di attenzione della Regione: l’industria energetica; la meccanica avanzata e la componentistica (che comprende la camperistica); l’agroalimentare; l’edilizia, le tecnologie ferroviarie; le energie rinnovabili e la green economy; i beni culturali; le scienze della vita; l’ICT e le telecomunicazioni; il sistema moda.In questa nuova accezione delle politiche industriali, diviene rilevante non solo l’impegno pubblico, ma anche quello autonomamente profuso da Confindustria Firenze, che si è impegnata attivamente in alcuni importanti progetti. Tra questi, Florens 2010, la Green economy, l’adozione del nuovo strumento del contratto di rete.

Una grande attenzione – anche attraverso iniziative dedicate, fra cui l’organizzazione di due giornate della sanità organizzate in Associazione - è stata dedicata anche ad un altro settore dove il nostro territorio vanta eccellenze, qualità e innovazione: l’industria della salute, dove una migliore sinergia fra settore pubblico e privato consentirebbe un miglioramento e un efficientamento dei servizi ad esclusivo vantaggio dell’utenza.

Politiche industriali

Silvano Simone BettiniVice presidente

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Politiche industriali

Firenze capitale della Golden EconomyFattore fondamentale della vocazione di quella fiorentina, il settore dei beni culturali è stato il laboratorio ideale per le nuove idee. Fra il 12 e il 20 novembre 2010 si è svolta la prima edizione della Settimana internazionale dei beni culturali e ambientali Florens 2010, destinata a diventare una biennale. Il Forum/Festival è stato il punto di arrivo del lavoro del Comitato internazionale di Firenze per i beni culturali e paesaggistici, guidato dal presidente di Confindustria Firenze. Conclusa la sua missione, il Comitato ha dato vita a una Fondazione che vede in campo soggetti diversi (Intesa Sanpaolo - Cassa di Risparmio di Firenze, Confindustria Firenze e CNA). Il progetto è stato sostenuto anche da Ente Cassa di Risparmio di Firenze, Camera di Commercio di Firenze, Ministero dell’ Ambiente, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Toscana, Provincia di Firenze, Comune di Firenze, Associazione Partners Palazzo Strozzi. In totale, alla manifestazione hanno partecipato più di 70 relatori, provenienti da 20 paesi e 4 continenti. La dimensione del coinvolgimento delle più importanti istituzioni ed associazioni del territorio emerge dal fatto che sono state raccolte 30 volte più risorse rispetto a quelle stanziate direttamente dall’Associazione che ha promosso l’iniziativa. La prova tangibile che si è venuta a realizzare una collaborazione - assolutamente inedita per Firenze! - fra diversi livelli di governo e fra pubblico e privato. L’idea venne lanciata nel corso dell’Assemblea del 2008: organizzare un grande evento annuale o biennale in cui si riuniscano tutti i più grandi protagonisti della gestione dei beni culturali nel mondo per discutere programmi, soluzioni e innovazioni. “Una Davos dei beni culturali che valorizzi la nostra vocazione internazionale”, come la definì il presidente Gentile, riferendosi al forum mondiale dell’economia che si svolge ogni anno nella cittadina svizzera. Due i messaggi fondamentali che si intendevano lanciare. Primo: lo sviluppo deve far leva sui punti di forza del territorio. Secondo: i punti di forza devono essere reinterpretati con nuovi e più avanzati modelli, in questo caso centrati sull’economia dei beni culturali e ambientali. Rispetto a quanto era stato discusso ed elaborato nel corso degli anni precedenti, l’originalità consisteva nel mettere a fuoco un nuovo paradigma produttivo in un settore in cui aveva sempre predominato l’idea di un rapporto impossibile fra cultura e impresa. Questo rapporto, al contrario, significa imprese, innovazione e qualità. Nella sostanza, dunque, si è trattato di un progetto di politica industriale che punta a valorizzare “un insieme dinamico e innovativo di imprese multinazionali, Pmi, istituzioni culturali e formative di valore mondiale e talenti”, come disse il presidente Gentile nella relazione all’Assemblea del 2009. Ma c’era un ulteriore obiettivo, altrettanto importante: mettere la parola fine all’immagine di Firenze dove nulla di nuovo si può fare a causa della sua incredibile capacità di porsi degli obiettivi e poi di smontarli pezzo dopo pezzo con un’intelligenza degna di miglior causa. Solo a queste condizioni Firenze si

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può candidare a diventare la capitale di una nuova Golden Economy per la valorizzazione industriale e la reinterpretazione di tutto ciò che ruota attorno ai beni culturali e ambientali. Favorite le indispensabili condizioni politiche, la fase operativa è partita, anche in questo caso, da uno studio strategico, realizzato per Florens da European House – Ambrosetti. L’analisi input – output sull’economia dei beni culturali ha messo sul tavolo dati interessanti: 100 euro di incremento di Pil nel settore generano un aumento di 249 euro di Pil nel sistema economico; ben 62 euro nella sola industria manifatturiera. Per quanto riguarda l’occupazione attiva, due unità di lavoro nel settore culturale generano tre unità di lavoro nel sistema economico. Gli economisti hanno poi messo a punto una scala quali-quantitativa, che hanno chiamato Florens Index, per misurare le performance del settore culturale. Il nuovo indice ha segnalato la forte correlazione fra sviluppo del settore culturale e sviluppo economico, con l’Italia situata al quinto posto dopo Usa, Francia, Germania e Regno Unito. L’indagine, infine, conteneva anche previsioni sui modelli di consumo. Nei prossimi cinque anni la spesa per la cultura pro-capite aumenterà per il 31% degli italiani e resterà invariata per il 55%. Lo sviluppo passa dunque anche dall’asse della cultura.Perché Florens 2010 mantenga le promesse, occorre che esso non resti limitato all’evento internazionale - sia pure clamoroso - che si è svolto nel novembre 2010. A conclusione della Settimana, il presidente Gentile ha lanciato 13 proposte, di cui cinque per il territorio, che delineano una stretta collaborazione fra istituzioni, industria e privati, un modello di sviluppo nuovo che garantisca la conservazione e la reinterpretazione del patrimonio culturale e ambientale attraverso un approccio imprenditoriale. Nell’elenco delle proposte vi sono politiche industriali mirate, agevolazioni fiscali degli investimenti, promozione di partnership pubblico–private, maggiore apertura per l’esposizione di capolavori artistici all’estero, introduzione di tecnologia Ict nei musei, miglioramenti della gestione dei musei anche per renderli più attrattivi per i giovani, riconoscimento per i mestieri d’arte in via di estinzione. Per quanto riguarda il territorio, si chiede che Firenze si candidi a diventare la capitale mondiale della digitalizzazione, che sia la sede di un polo internazionale di scienza, arte e industria nei beni culturali e che diventi lo snodo di formazione per i manager della cultura. Infine, si suggerisce la costituzione di una rete di imprese che integri prodotti e knowhow.Florens è un work in progress che continuerà a lavorare per l’obiettivo che si è prefissato fino alla nuova edizione del 2012. Fra gli eventi che caratterizzano questo percorso vi è stato, nell’aprile 2011, l’incontro con il più grande paesaggista contemporaneo Gilles Clement, autore di architetture vegetali coraggiose e geniali.

Ferruccio FerragamoVice presidente

Niccolò ManettiConsigliere

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I progetti Luxury e Ribes – Le reti di filiera“Dobbiamo lavorare alle filiere dove abbiamo punti di forza e che hanno potenzialità di sviluppo”, ha ribadito in varie occasioni il presidente Gentile. Il lavoro non riguarda solo gli incentivi che si possono ottenere, ma anche la ricerca, che diventa il pilastro di una nuova più efficace articolazione di sistema. Il concetto di rete di filiera è stato recepito nell’Avviso comune del 13 aprile che ha posto le basi per il Patto provinciale per lo sviluppo ed è progressivamente entrato nelle strategie del territorio, al punto che nel Piano regionale di sviluppo esso diventa un riferimento concreto per la programmazione degli interventi regionali a favore del sistema produttivo toscano anche con l’emissione di un bando finalizzato a finanziare l’aggregazione e le reti d’impresa.Messa alla prova lungo la strada intrapresa con la promozione di una rete nelle tecnologie per i beni culturali e ambientali, presentata nella Settimana Florens 2010, la parola d’ordine è passata naturalmente ai settori nei quali l’industria fiorentina è tradizionalmente forte e conosciuta del mondo. Per primo ha preso il via il progetto Luxury, tentativo di favorire l’aggregazione delle imprese nel settore del lusso, in modo da spingerle a presentare un’offerta integrata più competitiva sui mercati internazionali. Il progetto è partito grazie a un finanziamento della Camera di Commercio di Firenze che ha reso possibile una ricerca del Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Firenze. Sono 21 le aziende che hanno espresso il loro interesse a sviluppare l’idea di rete: 10 del settore moda e 11 del sistema casa. Nel gennaio 2011 il progetto è giunto a conclusione, ed è stata avviata la fase di incontri per perfezionare il contratto di rete. Con caratteristiche diverse, ma sostanzialmente sulla stessa falsariga, il 3 maggio 2011 è nata Ribes (Rete Imprese Biomedicali), costituita da 14 imprese italiane che con Esaote hanno sottoscritto il contratto di Rete. Ribes è frutto dell’impegno di Confindustria Firenze con la collaborazione di Banca CR Firenze – Gruppo Intesa Sanpaolo.In questo caso si tratta di una rete verticale formata da un capofila (Esaote è un’impresa leader nel settore delle apparecchiature biomedicali) e dai suoi subfornitori che traggono notevoli vantaggi dall’azione in rete, primo fra tutti quello importante di un trattamento da parte degli istituti finanziari analogo a quello adottato nei confronti della forte e solida capofila, grazie a un rating di rete. I capisaldi sui quali si basa l’accordo sono, infatti, l’economicità perché aumenta il potere contrattuale delle singole imprese che si propongono come unico soggetto nella contrattazione di tariffe, servizi e finanziamenti; gli standard qualitativi grazie all’attivazione di percorsi di certificazione comuni; la ricerca e l’innovazione con le imprese fornitrici che possono partecipare sia alla realizzazione dei prototipi, utilizzando gli stessi laboratori per favorire il trasferimento tecnologico, sia a progetti in forma associata. Grazie ai processi di valutazione introdotti da Banca CR Firenze-Gruppo Intesa Sanpaolo per il credito ci si avvicinerà, dunque, sempre di più, a valutare non esclusivamente la singola impresa, ma la Rete con i suoi progetti e la propria attività: dai finanziamenti di una commessa, all’acquisizione di materie prime, ai progetti di ricerca.

L’ Ad di Esaote Fabrizio Landi firma il contratto di rete Ribes

Giuseppe PonziPresidente Comitato Piccola Industria

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2009

CONFINDUSTRIA FIRENZE

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Il sostegno alle filiere d’eccellenza:Il caso dell’accordo GucciFirenze 16 Settembre 2009

Dentro ai nostri ‘campioni’ del Made in Italy ci sono anche filiere di eccellenza che garantiscono la qualità totale delle produzioni: oggi questo patrimonio va adeguatamente sostenuto e valorizzato, soprattutto in questo periodo di difficoltà, perché è una ricchezza per tutto il territorio. E va preservato da ogni forma di concorrenza sleale e contraffazione. Questo passa attraverso azioni concrete che vanno dalla formazione continua delle professionalità, fino ad un più veloce accesso al credito da parte delle piccole imprese della filiera, oggi strategico per mantenere un adeguato livello competitivo. È il caso della filiera produttiva di Gucci, uno dei marchi leader nel settore del lusso a livello mondiale.Questa filiera produttiva rappresenta un patrimonio unico di conoscenze e di valore; impiega direttamente oltre 7.000 persone nel mondo e alimenta un indotto che - solo nell’area di Firenze - conta oltre 60 fornitori di primo livello e una rete di fornitura e subfornitura costituita prevalentemente da piccole-medie imprese, molte a gestione familiare, che spesso lavorano per il marchio da generazioni. Grazie a questo accordo - il primo del settore in Italia - siglato il 16 settembre 2009 fra azienda, Confindustria Firenze, CNA Firenze e OOSS Filtea-Cgil, Femca-Cisl, Ugl e RSU Gucci è stato costituito un Comitato Permanente per le politiche di filiera, allo scopo di adottare meccanismi di verifica della compatibilità e sostenibilità economica dell’intera catena di fornitura, promuovere modelli di comportamento che garantiscano l’adozione degli standard della responsabilità sociale, promuovere un’efficace pianificazione dei diversi periodi del ciclo produttivo, valorizzare lo sviluppo del patrimonio culturale e di iniziative di formazione e innovazione tecnologica, studiare la fattibilità di percorsi che facilitino l’accesso al sistema bancario per le piccole e medie imprese.L’intesa ha preso le mosse dalla valorizzazione di un percorso di Responsabilità Sociale che era già stato avviato all’interno del sistema Gucci e del territorio di riferimento con un accordo sindacale del 2004.

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Green Economy e responsabilità ambientaleLa Green Economy, che è diventata parola d’ordine del governo regionale, è una declinazione, anche se più matura, del paradigma sottostante alla Golden Economy promossa da Florens 2010.L’impegno nell’economia verde è un altro pilastro strategico dell’attività dell’Associazione. Visto nel suo insieme si tratta di un comparto che non solo produce sviluppo, nuove imprese e nuove tecnologie salvaguardando il valore ambientale del territorio, ma è fondamentale proprio per rafforzare la capacità competitiva delle aziende, riducendo il costo dell’energia che più le penalizza a livello internazionale. L’efficienza e il risparmio energetico e di materiali sono dunque contenuti prioritari dell’attività industriale, così come quello di sostituire ciò che è pericoloso per l’ambiente con ciò che lo è meno . Cominciamo a vedere questo aspetto. La crisi ha rilanciato la questione energetica come leva competitiva fondamentale per il Paese. L’industria paga l’energia il 30% in più dei principali competitori europei, quando non è possibile costruire un futuro industriale senza i settori energy intensive. Basta pensare a quanto pesano nel nostro territorio la meccanica, la chimica, i trasporti, la vetro-ceramica e la siderurgia. Per questo è stato costante l’impegno per la liberalizzazione del settore e la promozione del risparmio energetico. In quest’ottica sono stati concordati nel 2008 protocolli con l’Università, con il Centro ricerche per le energie alternative e il Comune di Firenze. Sono stati messi a punto progetti e formati gruppi di lavoro sulle rinnovabili e sul risparmio energetico, sui materiali eco efficienti e sulle certificazioni energetiche: tutte iniziative che sono confluite nel progetto Green Economy e nella costituzione di una Sezione Energia per le imprese che producono, distribuiscono e operano nel settore energetico. In vista del 2020, la scadenza per ridurre consumi, emissioni e per aumentare la produzione di rinnovabili, l’Associazione si è impegnata perché l’energia fosse messa al centro delle politiche industriali della Regione.

Sopra: Stand alla Fiera Energithica di Genova (Marzo 2010), con CNR e Università di FirenzeSotto: logo progetto greeneconomy

Mattia MolfettaPresidente Comitato Piccola Impresa

2007-2010

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Dal punto di vista della Green Economy come comparto produttivo, l’Associazione ha elaborato strumenti per accrescere le conoscenze e in generale la consapevolezza di un tipo di business che richiede una particolare sensibilità e l’assunzione di una responsabilità sociale. Per potenziare know how e acquisizione di informazioni è stato messo a disposizione un portale nel quale vengono descritti e illustrati, con un approccio di filiera, oltre 120 prodotti e dispositivi: quali sono i componenti, quali le competenze per realizzarli. L’obiettivo è fare in modo che si riduca la quota di acquisto e importazione dall’estero e aumentare la produzione autonoma. Grazie a questo servizio è stato fatto un censimento delle aziende, una settantina, che possono rientrare all’interno di questa filiera. Un gruppo di lavoro, poi, del quale fanno parte, oltre alle aziende anche enti e istituzioni del territorio, elabora idee e soluzioni per creare un mercato sempre più vasto. Sul fronte della responsabilità sociale, sono state messe a punto due check list di riscontro: una diretta all’industria manifatturiera, che sulla base di analisi ambientali misura la compatibilità dei processi produttivi; la seconda diretta agli operatori del settore per individuare le motivazioni ambientali e sociali che li hanno spinti ad agire nel business verde. Il risultato è stato di fare emergere aziende di assoluta eccellenza in nicchie di alta specializzazione.

Fabbisogno energetico:sfruttamento delle briglie dell’Arno e impegno per le smart grid

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2008

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Progetti per l’ambiente

Un capitolo importante riguarda la gestione dei rifiuti industriali che richiede un grande impegno da parte delle aziende. Anche in questa funzione essenziale del processo produttivo si tratta di trovare soluzioni che riescano a conciliare il rispetto dell’ambiente e che nello stesso tempo non siano penalizzanti sul piano dei costi. Seppure con grande ritardo la fase esecutiva della realizzazione del termovalorizzatore di Sesto Fiorentino e degli altri della provincia è stata avviata, ma intanto ci si deve preparare per andare incontro alle esigenze delle imprese.Tre sono stati i progetti lanciati nel 2008 dall’Associazione: PRWaste 2006 Firenze, PRWaste 5000-7500 e 4RCFSAFI, cofinanziati dalla Provincia di Firenze e in partenariato con i gestori del Servizio Pubblico Locale, ai quali hanno aderito 60 imprese del Valdarno, del Mugello e della Val di Sieve. I tre progetti hanno inteso prevenire e ridurre la produzione dei rifiuti attraverso un processo partecipato con il coinvolgimento degli enti, dei gestori e delle aziende del territorio. Queste hanno deciso di mettere in discussione, insieme con l’Associazione, i propri cicli produttivi, aprendo le porte al team work che è stato costituito per confrontare e discutere le scelte aziendali. In questo modo si sono dimostrate attente a tutte le forme di recupero fra cui quelle dell’energia, mostrandosi sensibili alle tematiche di salvaguardia e protezione ambientale.

Per Confindustria Firenze lo stare vicino alle imprese è importante anche su questi temi di processo e rappresenta un modo concreto di fare sistema.Da queste esperienze, nel gennaio 2010, è stata realizzata la guida “Soluzioni rifiuti, manuale operativo per una gestione consapevole dei rifiuti in azienda”, per accompagnarla nel mettere a fuoco la soluzione più corrispondente ai propri processi produttivi, da un punto di vista sia economico che ambientale, attraverso l’articolato mondo delle leggi e dei regolamenti che determinano anche la Tia/Tarsu.

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Aeroporto e Florens 2010 sono due casi che esprimono con immediatezza le strategie dell’Associazione nel periodo 2008–2011. Il primo è un’infrastruttura industriale, il secondo un nuovo e complesso paradigma di sviluppo. Sono momenti complementari per il rilancio del territorio dopo la grande crisi. Entrambi vanno nella direzione del miglioramento della posizione internazionale di Firenze che parte già da un vantaggio di branding enorme, perché ben radicato da secoli nell’immaginario mondiale. Il lavoro di un’associazione degli industriali è fatto di impegno costante di rappresentanza delle esigenze delle imprese, accanto all’altra attività istituzionale di sindacato nelle relazioni industriali. “Questa casa – scrisse il presidente Gentile nel suo primo intervento dopo l’assunzione della carica (“Cultura d’impresa e cultura del possibile, senza perdere il sogno”, La Nazione del 12 giugno 2007) – collaborerà con tutti perché Firenze e il suo territorio ritrovino il gusto e la capacità di crescere”. Questo ruolo – lo abbiamo visto nei paragrafi precedenti – non può essere interpretato semplicemente solo come il ricoprire la parte di partner di un dialogo nel quale si cerca un compromesso che soprattutto non scontenti e che consenta l’ordinaria gestione. Il problema è che dopo questi quattro difficili anni non è più permesso usare l’espressione “ordinaria amministrazione”. Si tratta, al contrario, di lanciare idee, “di mettersi in gioco”, di proporre soluzioni ragionevoli e condivisibili, di cercare e creare alleanze su obiettivi che guardano alla crescita dell’intero sistema. Soprattutto si deve passare da un periodo dove si sono conclusi patti e alleanze, a un periodo nel quale si traggono lezioni dall’esperienza e non ci si accontenta di illazioni preventive. Il consenso sull’aeroporto e l’azione “di sistema” che si è venuta a realizzare con Florens 2010 vanno pertanto inseriti nel più ampio contesto degli attori del territorio che insieme ricercano più moderni ed efficaci modelli di governance. Un punto chiave dell’azione dell’Associazione, quella che permette di realizzare le indispensabili infrastrutture (accanto all’aeroporto, l’alta velocità, la bretella Barberino–Incisa, la terza corsia dell’A11 fino a Pistoia, i termovalorizzatori, la riqualificazione del polo fieristico) è stata la riproposizione costante di un nuovo assetto delle istituzioni locali allo scopo di rendere più efficace il processo decisionale. E’ stato questo il senso dell’appello all’”aria nuova” lanciato dal presidente Gentile alla prima uscita pubblica del suo mandato, nel 2008. Finora si è molto parlato e discusso, soprattutto si è molto litigato in una sofisticata ricerca di argomenti buoni a bloccare progetti magari già approdati alla fase esecutiva. Aria nuova dunque non nel richiedere un decisionismo che riduce la fase di formazione dell’opinione condivisa, quanto nell’accelerare la realizzazione dopo che la decisione è stata presa. Che senso ha infatti – un esempio che vale per i molti che hanno sollevato più di una perplessità – far svolgere, nel rispetto di un regolamento comunale sicuramente da riconsiderare, un referendum consultivo sulla tramvia dopo che la decisione è già stata presa? L’espressione governance riguarda tanto i vari livelli di governo del territorio, quanto le politiche e gli indirizzi che esse seguono. L’interesse delle imprese è quello fondamentale di avere a che fare con regole certe e uguali per tutti, la semplificazione delle procedure, i bilanci pubblici che stiano attenti alla qualità della spesa.

Il rapporto con il governodel territorio

L’incontro con i candidati alle Elezioni Politiche del 2008

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Il rapporto con il governodel territorio

La Città metropolitanaLa riorganizzazione dei livelli decisionali è la condizione principale per creare una governance più efficace e capace di aiutare il sistema delle imprese e, in generale, tutto il territorio a migliorare la sua competitività. Per Confindustria Firenze lo strumento principale è la costituzione della Città metropolitana incardinata all’interno della legge sul federalismo fiscale. Insieme alle altre nove Confindustrie delle future città metropolitane italiane, ha costituito una rete di associazioni per progettare e coordinare azioni di rappresentanza comuni. Questa rete intende lavorare ad un progetto di sviluppo del Paese, partendo dalla constatazione che a livello globale si sta affermando una competizione tra grandi aree urbane.L’Italia deve pertanto investire sulla competitività delle sue aree metropolitane, che concentrano nel 16,9% dei comuni il 39,6% dell’occupazione totale ed il 34,4% di quella industriale.

Parallelamente a questo network nazionale, Confindustria Firenze ha dato vita ad un comitato consultivo permanente con le Associazioni di Prato e Pistoia per condividere un lavoro comune che dia continuità nel tempo a un forte e stabile collegamento fra le tre Associazioni, come recita il protocollo d’intesa sottoscritto.

“Vediamo un’Area Metropolitana che diventa il centro – motore di tutta la regione. La geografia economica si muove già in una dimensione metropolitana: cosa aspetta la politica a realizzare questa Grande città invisibile?”: è stato questo uno dei primi punti programmatici del presidente Gentile. Firenze come area metropolitana di quasi un milione di abitanti è una primaria realtà industriale del Paese e capitale culturale internazionale e tuttavia non riesce a occupare una posizione di eccellenza.Anche qui i numeri descrivono i termini del problema meglio delle parole. I 14 comuni dell’hinterland fiorentino totalizzano 680 mila abitanti che sono amministrati da 344 consiglieri comunali. Genova ha 611mila abitanti e 51 consiglieri comunali, Roma ha una popolazione quattro volte maggiore, una superficie più ampia e 65 consiglieri. Dresda, che ha quasi la stessa popolazione, conta 70 consiglieri.Anche se la legge prevede che la Città metropolitana fiorentina sia realizzata entro il 2012, il progetto non è andato oltre dichiarazioni di intenti contenuti nel Piano strategico fiorentino della metà del decennio. C’è stato un protocollo d’intesa fra 11 Comuni, che avrebbe potuto essere un ottimo punto di partenza ma è rimasto sulla carta. Si tratta non solo di colpire i costi della politica, ma di sveltire processi decisionali troppo lenti che si traducono in costi per le imprese.

Sopra: Il Presidente Gentile con il Presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci Sotto: Le aree metropolitane, uno dei temi dell’Assemblea 2010

Carlo VolpiVice presidente

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Ancora una volta per descrivere, dati alla mano, una situazione penalizzante per l’intero territorio, l’Associazione ha rinnovato nell’autunno 2009 un vecchio progetto, realizzando insieme alla Camera di Commercio una ricerca di benchmarking per misurare ciò di cui Firenze ha bisogno con le soluzioni migliori individuate da territori omologhi in Europa.Nel mondo 40 città-regione rappresentano oggi il 40% dell’economia mondiale e il 90% dell’innovazione e tutti gli studi confermano che le attuali sfide della globalizzazione sono state gestite meglio a livello di città che di nazioni. Così l’indagine mette a confronto Firenze con altre città europee (Bordeaux, Lipsia, Dresda, Edimburgo, Norimberga, Siviglia, Tolosa, Bruges, Nizza, Utrecht, Cracovia, Malaga e Venezia) ad essa simili riguardo a quei fattori strategici che determinano la competitività sostenibile (dimensione e composizione demografica, attrattività, economia-lavoro, ‘impronta ecologica’, tecnologia, ‘cultura networking’), con un’analisi di buone pratiche. Ebbene, la conclusione è che la città del Fiore si pone esattamente in posizione mediana, ma in questo caso non ci sono motivi per essere soddisfatti: non vale il detto latino che “in medio stat virtus”. Il capoluogo toscano ottiene alti punteggi nella cultura e nella capacità di fare rete, è regina nell’elemento accoglienza turistica, mentre nell’economia e nel lavoro la città rivela forti potenzialità, ma anche qualche ombra sulla sua capacità di crescita. Qui cominciano gli aspetti negativi: Firenze è poco dinamica nella capacità di produrre nuova ricchezza e nuove imprese ed è fra le peggiori nell’utilizzo e consumo di tecnologia. Addirittura si trova in terzultima posizione per quanto riguarda l’inquinamento e i consumi, calcolando non solo i residenti ma anche i turisti e i pendolari. Detto in una parola, siamo deboli negli indicatori che segnalano il dinamismo economico. L’analisi dei casi migliori, mostra che politiche ambientali innovative, connesse a interventi infrastrutturali sul trasporto pubblico, possono essere anche economicamente premianti. “Ci sono città europee che stanno lavorando su nuove traiettorie di sviluppo e di innovazione, rispetto alle quali Firenze conserva le sue potenzialità, ma ha bisogno di darsi una nuova e precisa strategia”, è stato il commento del presidente Gentile fatto il 31 maggio 2010, giorno di presentazione della ricerca: ”Città dove il connubio fra crescita economica, cultura e ambiente ha giocato un ruolo fondamentale”.

Il presidente Gentile con il Sindaco di Firenze Matteo Renzi

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La legge specialeLa Città metropolitana con Firenze al centro – si è detto - è il traino di tutta la regione e uno dei primi poli industriali italiani. Essa è un tassello fondamentale del federalismo fiscale e la via maestra per un salto di qualità in termini di innovazione e di efficienza. Ma Firenze è anche un brand internazionale, terza città italiana per flusso turistico. Per questo, fin dall’Assemblea del 2008, Confindustria Firenze ha lanciato la proposta di una legge speciale, “convinta che il Paese dovesse investire di più su Firenze, ma anche per evitare di essere travolti dalla riduzione dei trasferimenti che era già visibile nel 2008”, come ha poi scritto il presidente Gentile. La proposta è corredata da uno studio redatto dai professori Petretto e Maltinti dell’Irpet che, numeri alla mano, dimostra che le esternalità positive di Firenze verso lo Stato superavano di gran lunga i trasferimenti dello Stato stesso verso Firenze: in pratica questo territorio dà allo Stato più di quanto riceve - circa 4mila euro per abitante; e, nello stesso tempo, deve valorizzare un patrimonio storico e ambientale che è di tutta l’umanità accogliendo flussi turistici che sono una risorsa economica per tutta l’Italia. L’idea è di ampio respiro e va al di là di quanto poi è venuto a concretizzarsi nell’azione di governo.

A rafforzare la posizione dell’Associazione è venuto il Rapporto Italia 2011 dell’Istituto Eurispes, che ha presentato casi di studio, evidenziando le differenze normative, programmatiche ed economico-finanziarie, applicate a Roma e a Venezia, analizzando le prerogative e le criticità di una eventuale legge speciale per Firenze. La conclusione suggerisce l’opportunità di un tale provvedimento perché la città dispone di un patrimonio artistico, storico e culturale vasto e straordinario e si trova ad affrontare una forte problematica legata al sistema della mobilità.Secondo l’Eurispes, i macro punti che la legge dovrà affrontare sono i seguenti: la salvaguardia, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale; il sistema di mobilità urbana ed extraurbana; la tutela ambientale e del territorio locale; lo sviluppo del sistema infrastrutturale di trasporto; il miglioramento della qualità di vita dei cittadini.

Nello specifico fiorentino sono state avanzate molte proposte: dalla riqualificazione dei quartieri del centro storico ad una nuova politica di gestione del patrimonio artistico, fino alla messa in sicurezza dell’intero bacino dell’Arno. Si tratta sempre di interventi collocabili in una prospettiva nazionale ed internazionale di sviluppo. D’altra parte è opinione diffusa che un profilo di ampio respiro e motivazioni forti rappresentino un’importante premessa affinché venga varata una legge speciale per Firenze, in un clima generale di crisi congiunturale e di politiche di bilancio volte alla riduzione della spesa pubblica. In questa direzione, sempre secondo lo studio, la legge per Firenze potrebbe costituire un rilevante esempio di innovazione grazie all’adozione di un originale approccio metodologico che, passando attraverso lo snellimento di procedure ed adempimenti burocratici, faccia intervenire sia nella progettazione che nel finanziamento, anche istituti bancari, associazioni di categoria o soggetti privati e imprese.

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La macchina della Pubblica AmministrazioneUn capitolo della governance, ma anche della missione istituzionale dell’Associazione riguarda la macchina amministrativa, con la quale hanno a che fare quotidianamente le imprese e che è una delle condizioni fondamentali per permettere loro di salvaguardare la capacità competitiva. E’ dunque indispensabile rendere questa macchina più efficiente e moderna. Fin dall’inizio del quadriennio la questione è stata posta con forza: di fronte alla più grave crisi dal secondo dopoguerra, il sistema economico ha compiuto sforzi straordinari, ora lo stesso sforzo è richiesto alla Pubblica Amministrazione. Con questo spirito si sono studiati i vari passi per accompagnare, stimolare ed eventualmente anche criticare l’intervento necessario per il risparmio e il risanamento deciso dal Governo. La raccolta di dati, per avere obiettivi chiari, ha riguardato i due aspetti del problema. Da una parte l’analisi del bilancio del Comune di Firenze realizzata dal Politecnico di Milano e promossa insieme all’Associazione da Camera di commercio, Cna, Confartigianato, Confesercenti e Confcommercio. Dall’altra un’indagine dell’Istituto Freni ricerche di marketing che ha misurato la percezione, da parte degli imprenditori, dei servizi della pubblica amministrazione nei comuni della provincia di Firenze.

I rapporti CivicumI due rapporti Civicum del Politecnico di Milano sono stati presentati rispettivamente nel settembre 2009 e nel giugno 2010. Essi contengono una rilettura dei bilanci 2007 e 2008 del Comune per comprendere le politiche di governo del territorio. I valori vengono comparati con quelli delle principali realtà nazionali, in modo da cogliere le specificità fiorentine.

Questi i risultati. La città riceve meno soldi dallo Stato rispetto ad altri capoluoghi in trasferimenti correnti (€ 404 per abitante contro una media di €465, cifre calcolate sul bilancio 2008), ma questa differenza viene compensata con un’imposizione fiscale più alta e una più attenta valorizzazione dei beni dell’ente. Imposte e tasse sono dunque sostanzialmente superiori alla media così come gli introiti dai servizi pubblici. Per quanto riguarda l’ammontare pro capite delle imposte definite dai comuni, Firenze risulta seconda solo a Bologna. Un altro punto che emerge dal rapporto è che il Comune spende per l’auto-amministrazione in modo superiore alla media nazionale e queste spese ammontano al 32% delle spese correnti. Se il Comune riducesse l’incidenza delle spese di auto -amministrazione, allineandosi alle best practices, potrebbe recuperare 62 milioni. Altre due importanti rilevazioni: Palazzo Vecchio è tra quei municipi che spendono di più per il servizio di smaltimento rifiuti, mentre mostra una buona qualità ed efficienza in altri servizi, come la sicurezza urbana.

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L’indagine MonitorMonitor 2 per una pubblica amministrazione amica del settembre 2009 ha messo, da parte sua, in evidenza i problemi che le imprese incontrano nel loro rapporto con gli uffici pubblici.Fra il febbraio e l’aprile del 2009 l’istituto di rilevazioni demoscopiche Freni ha compiuto un’indagine su un campione di 329 imprese aderenti al sistema Confindustria Firenze. In questo modo ha dato seguito a una ricerca analoga compiuta nel 2005. Si tratta di un’indagine di tipo sentiment, cioè volta a definire la soddisfazione sui servizi e le infrastrutture del territorio da parte delle imprese.La premessa è che una pubblica amministrazione efficiente, semplice ed efficace è una precondizione competitiva essenziale allo sviluppo di un territorio. Anzi essa dovrebbe essere un vero e proprio partner per la stessa attività di impresa. Rispetto all’analoga ricerca che era stata svolta nel 2005, Monitor 2 mette in rilievo un peggioramento del quadro complessivo. Il punto più critico è rappresentato dalle infrastrutture. La valutazione più negativa investe l’area Firenze Sud-Chianti con il 59% degli intervistati; segue l’area Mugello con il 53% e Firenze con il 48%. L’elemento svantaggioso principale risulta essere la congestione della viabilità, anche in quelle aree nelle quali il motivo principale dell’insediamento delle aziende è la presenza di infrastrutture viarie. Il 90% degli intervistati ritiene che la dotazione infrastrutturale e di servizi sia poco o per niente commisurata alle tasse e ai tributi locali versati. In particolare il servizio di smaltimento dei rifiuti è quello che genera la maggiore insoddisfazione specialmente per il livello di costo che tende a venire percepito come largamente sproporzionato rispetto al servizio effettivamente ricevuto, cosa puntualmente rappresentata da Confindustria Firenze nei tavoli di confronto.Un secondo e significativo punto critico riguarda il primo impatto tra imprese e Pubblica amministrazione e la chiarezza di informazione sulle pratiche. L’esperienza dello sportello unico non è stata in grado di risolvere i problemi di comunicazione e precisione di regole e procedure. Nel 57% dei casi i tempi non sono rispettati oppure non sono comunicati. C’è in sostanza la percezione di una divaricazione crescente fra i tempi e i cambiamenti del sistema economico, soggetto alla concorrenza e alla turbolenza dei mercati, e quelli della PA al riparo del morso competitivo. L’intervento da fare è chiaro: progettare un nuovo modello di accoglienza delle attività imprenditoriali e, in generale, promuovere un salto di qualità nell’efficienza amministrativa e un uso migliore delle risorse.“Gli imprenditori sono più esigenti – ha commentato il presidente Gentile. Tempi rapidi e qualità sono elementi imprescindibili del necessario riposizionamento del mercato, per questo l’impegno delle aziende ha bisogno di una coerenza strategica con il contesto esterno”. Al di là degli aspetti critici, la ricerca dell’istituto Freni ha avuto comunque il merito di mettere a fuoco anche le buone pratiche di cui ha contribuito a diffondere la conoscenza.

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Alleanze: il rinnovo dei vertici della Camera di Commercio di FirenzeChiedere alle varie istanze del governo del territorio uno scatto decisivo verso il rinnovamento e la modernizzazione presuppone che le imprese si mettano per prime in regola e lancino segnali concreti in questa direzione. Lo stesso discorso vale se si chiede di abbandonare abitudini e metodologie di azione che oggettivamente frenano questo cambiamento di marcia. Emblematico da questo punto di vista è stato il percorso per il rinnovo del vertice della Camera di Commercio di Firenze.

Le nuove sfide hanno messo in mora le vecchie dinamiche di ricambio dei vertici solo nominalistiche, senza che venga aperto un vero dibattito sui contenuti e la progettualità e di conseguenza su chi può interpretare al meglio questi contenuti e questa progettualità. Di fronte alla prospettiva di un accordo di maggioranza al di fuori di questo metodo, il presidente Gentile espresse chiaramente la sua posizione in un intervento pubblicato il 4 settembre 2008 sul quotidiano La Nazione. Sul tavolo, l’ipotesi di un terzo mandato di cinque anni per il presidente uscente: “Se non apriamo a terreni di confronto veri e impegnativi per tutti, ci rassegniamo a una mera spartizione delle convenienze e questo sarebbe inaccettabile per una realtà produttiva e terziaria come Firenze”. Le questioni ancora aperte sono enormi, dalle infrastrutture al ruolo internazionale; dal riposizionamento del manifatturiero, all’Area metropolitana e il ruolo di Firenze capitale della Toscana connesso al tema del federalismo. Ma il rilancio ha come premessa indispensabile il rinnovamento. “Noi siamo per trovare insieme alle altre associazioni una soluzione di alto profilo che unisca e non divida, adeguata a Firenze e alle sfide che ha di fronte”, ha scritto il presidente. Gli industriali vogliono lavorare per questa unità su un programma innovativo, mentre “su un galleggiamento miope, una pigra continuità, una convenienza per pochi non siamo disponibili”. L’invito è stato accolto da tutte le associazioni. Il programma del presidente eletto, Vasco Galgani, punta sulla maggiore concentrazione delle risorse su obiettivi prioritari quali credito, internazionalizzazione, innovazione e infrastrutture.

Vasco Galgani Presidente della Camera di Commercio

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Alleanze. Scuola e UniversitàUn capitolo essenziale della strategia è il rapporto con la scuola e l’università. Su questo versante sono in gioco due fattori essenziali per far crescere il territorio: mettere a punto strumenti sempre più efficaci per migliorare l’incontro domanda/offerta di lavoro e per favorire il trasferimento della ricerca soprattutto alle piccole e medie imprese. Per quanto riguarda il primo aspetto, l’Associazione si è fortemente impegnata per la formazione, per l’orientamento professionale, mantenendo aperto un dialogo costante con i giovani e le scuole (vedi box). Il secondo è il generatore principale dell’innovazione, essenziale per consolidare la capacità competitiva di tutto il sistema. L’obiettivo perseguito è stato dunque quello di creare una rete dei centri di ricerca che sia collegata alla finanza e alle risorse di investitori pubblici e privati.Per dare canali al flusso di innovazione e sperimentare le sinergie si è puntato sul progetto InUn per la costituzione di laboratori congiunti università/imprese. “Per l’industria della conoscenza – sottolineò il presidente Gentile nella relazione del 2009 – serve un’università che sia fabbrica di imprenditori e che mostri una maggiore cultura di impresa”. Così è stata promossa una collaborazione sempre più stretta con i centri di ricerca. L’11 giugno 2008 è stato dato il via al laboratorio sulle “Strategie di sistema per l’innovazione”, strumento per individuare le conoscenze applicabili ai diversi settori produttivi. In totale sono 32 i laboratori di ricerca realizzati con l’Università. Il 2 luglio 2009 è stato lanciato, con Incubatore Firenze e Università, il bando “Training for early stage” per la candidatura di progetti innovativi. Fino dal 2008 si è inoltre puntato sulla collaborazione con un network di sei agenzie formative di qualità: Polimoda, Scuola Professionale Edile, Scuola di Scienze Aziendali, Scuola Superiore di tecnologie industriali, Alta Scuola di pelletteria italiana e Maggio Fiorentino Formazione. L’obiettivo è strategico: creare figure professionali per tenere alta la qualità dei prodotti. La banca dati sulle risorse umane è molto conosciuta e apprezzata dalle imprese: nonostante il periodo di crisi negli anni 2009 – 2010 sono stati inviati circa 100 curriculum ad aziende che ne hanno fatto richiesta. Ricordiamo, infine, l’adesione di Confindustria Firenze alla Fondazione I.T.S. per la manutenzione industriale e la logistica - con capofila gli istituti ITIS Mattei di Rosignano Solvay e l’ISIS Leonardo da Vinci di Firenze - che persegue la finalità di promuovere la diffusione della cultura tecnica e scientifica, di sostenere le misure per lo sviluppo dell’economia e le politiche attive del lavoro nel settore manifatturiero; e alla Fondazione I.T.S. per il Made in Italy - con capofila l’Istituto Russell Newton di Scandicci – che persegue la finalità di promuovere la diffusione della cultura tecnica e scientifica, di sostenere le misure per lo sviluppo dell’economia e le politiche attive del lavoro nella filiera del fashion.

Il Rettore dell’Università di Firenze Alberto Tesi e il Presidente Gentile firmano l’accordo di collaborazione

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aziende di assoluta eccellenza in nicchie di alta specializzazione.

2010

CONFINDUSTRIA FIRENZE

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Giovani e mercato del lavoro

L’attività di formazione, il lavoro e la diffusione della cultura d’impresa fra i giovani rappresentano un impegno costante e crescente per Confindustria, che mira ad offrire opportunità ad un segmento particolarmente complesso del mercato del lavoro. In Confindustria Firenze è nato anche un comitato di imprenditori con la mission di lavorare al meglio con le scuole secondarie superiori.Fra le principali iniziative rivolte all’area giovani, realizzate talvolta in partnership con altre istituzioni, vale la pena citare Job Fair e il concorso Latuideaimpresa, che si affiancano alla costante attività formativa a largo raggio svolta dal Cosefi.

Job Fair, la fiera che incrocia domanda e offerta di lavoro, nel 2010 è arrivata alla sua quattordicesima edizione. Organizzata da un comitato promotore costituito da Confindustria, Camera di Commercio, Provincia e Università di Firenze, Job Fair è ormai considerata dalle aziende che vi partecipano la più importante manifestazione d’Italia nel suo genere. Alcune cifre: nell’edizione 2009 il 5% di coloro che hanno preso parte attiva alle opportunità offerte dalla fiera hanno trovato lavoro. Le aziende che hanno partecipato nel 2010 sono arrivate a quota 70, mentre le persone in cerca di lavoro hanno raggiunto la cifra di 6000. All’attività operativa di incontro e selezione del personale, Job Fair ogni anno affianca anche un programma ricco di incontri che spaziano dalla scelta della facoltà universitaria, alla compilazione del curriculum professionale, alle modalità per sostenere un colloquio di lavoro.

Cinque progetti di altrettanti istituti superiori fiorentini hanno partecipato nel 2010 a Latuaideaimpresa, il concorso nato per selezionare la migliore idea imprenditoriale fra i giovani, a cui partecipano gli studenti delle scuole secondarie italiane. La prima fase della competizione promossa da Sistemi Formativi di Confindustria in collaborazione con Confindustria nazionale e Confindustria Firenze si è conclusa a marzo 2011, ovvero la redazione e il caricamento dei centouno business plan ideati dagli studenti. Poi è stata la volta di “Ciak si gira”, ovvero la presentazione video delle idee di impresa. Tutto il materiale è stato infine pubblicato on line per essere votato dagli imprenditori. La selezione è stata vinta dall’ITS Calamandrei di Sesto Fiorentino, che ha progettato un hi-book per alleggerire gli studenti dal peso degli zaini scolastici con un unico quaderno elettronico.

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Le missioni internazionaliPer sopravvivere alla crisi occorre andare a cercare i mercati, uno per uno, con la presenza costante, possibilmente col sostegno di tutti i soggetti del sistema produttivo. Così nel gennaio 2009 prende il via il nuovo servizio attività di internazionalizzazione, con lo scopo di gestire e potenziare le missioni all’estero alla ricerca di partner e la promozione internazionale. E, nello stesso tempo, di rendere continuativa ed efficace l’accoglienza per le missioni di aspiranti partner in arrivo dall’estero, il cosiddetto incoming.La prima missione si è svolta in Russia, nel marzo 2010: 18 le aziende associate che hanno preso parte alla delegazione di Confindustria nazionale. Nel maggio 2010 ha avuto luogo la seconda missione con destinazione la Cina, con la partecipazione di nove aziende del settore agroalimentare mentre altre sei aziende dello stesso settore hanno partecipato a un analogo viaggio a Singapore. Quell’anno ha visto anche una delegazione recarsi in Tunisia (tecnologie, metalmeccanica, vetreria, farmaceutica). Delle 11 aziende che hanno preso parte alla missione, due si sono insediate nel paese maghrebino.Ma è stata l’Expo a Shanghai a rappresentare una svolta nella spinta all’internazionalizzazione promossa dall’Associazione. Partita come iniziativa solo fiorentina, la missione economico- istituzionale in Estremo Oriente si è poi estesa a tutto il sistema produttivo toscano ed è stata guidata dal presidente della Regione Enrico Rossi. Vi hanno preso parte 40 aziende, in particolare quelle del settore biomedico, dato che era obiettivo prioritario della Regione presentare il sistema sanitario toscano e i prodotti realizzati dall’alta tecnologia.

Sul secondo versante, il progetto Refint (Rete fiorentina per l’internazionalizzazione delle imprese), invece, messo in piedi con Banca Intesa e Promo Firenze, ha mirato a rilevare le necessità delle imprese e ad aiutarle ad affermare o a rafforzare la loro presenza sui mercati esteri. Il primo passo è stato quello di incontrare buyer sempre nei settori del made in Italy, pelletteria, gioielleria e complementi arredo, da Brasile, Russia, Emirati arabi e Giappone. Complessivamente in questi due anni è stata organizzata una dozzina di eventi, alcuni di carattere commerciale e altri di carattere informativo. Un incoming particolare è avvenuto in occasione di Florens 2010 che ha avuto anche la caratteristica di una fiera dei beni culturali con la presenza di buyer provenienti da tutto il mondo. Per il 2011 sono in programma iniziative con operatori destinati alla Turchia e al Brasile.

Al serviziodelle imprese

L’incontro con i rappresentanti dell’industria di Polonia, Tunisia e Bulgaria

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Al serviziodelle imprese

Il Comitato imprese multinazionaliIl 7 maggio 2009 è stata varata una nuova iniziativa per rappresentare al meglio le esigenze delle imprese protagoniste dello sviluppo del territorio. 27 aziende (che occupano oltre 10mila dipendenti) hanno come nuovo punto di riferimento il Comitato delle imprese multinazionali che operano nel territorio fiorentino. Il comitato si pone come organismo di confronto e ascolto fra investitori esteri e imprese fiorentine che investono all’estero. Il primo compito che si è dato il nuovo organismo è quello di procedere a una mappatura aggiornata delle multinazionali presenti nel territorio. La presenza di queste imprese porta benefici rilevanti in termini di sviluppo, di occupazione qualificata, di prodotti e servizi, di impatto positivo sulle filiere locali.

‘Firenze crea impresa’ Selezionare, sostenere e finanziare idee innovative perché diventino imprese di successo: è questo lo scopo di Firenze crea impresa, un progetto lanciato nell’aprile 2010 da Confindustria Firenze e finalizzato sia alla nascita di nuove aziende e tecnologie che a incentivare l’applicazione industriale della ricerca, limitando la fuga di “cervelli” dal nostro territorio. Partendo dal presupposto che la sinergia e la cooperazione tra soggetti diversi comporti maggiori possibilità di concretizzazione ed attuazione delle proposte, il programma si pone come fine prioritario l’implementazione dell’attività di scouting e la realizzazione di un laboratorio virtuoso nato dalla cooperazione fra i tre incubatori dei Comuni e dell’Università del territorio: l’Incubatore Firenze, Polo Scientifico di Sesto Fiorentino e Pianvallìco. L’originalità di Firenze crea impresa consiste nel non prevedere la sola erogazione di finanziamenti, ma piuttosto un accompagnamento in itinere dalla progettazione allo start up. Così l’Università, partner del progetto, ha messo a disposizione un gruppo di laureandi del dipartimento di Economia Aziendale-management dell’Innovazione e analisi dei mercati. Questi hanno sviluppato le loro tesi sui progetti d’impresa presentati, rendendoli così esecutivi, e fungeranno anche da tutor per i neo imprenditori, guidandoli nella stesura del business plan e nella presentazione ad investitori del sistema associativo. Confindustria Firenze ha, invece, svolto un ruolo di coordinamento delle attività e di reperimento degli imprenditori associati, che, nelle vesti di business angels, si sono resi disponibili non solo ad investire un pur piccolo capitale nei progetti selezionati, ma anche a dispensare le loro competenze e relazioni. In questa iniziativa gli imprenditori esordiscono quindi con un nuovo ruolo, propositivo e concreto: come “angeli” perché svolgono funzioni di supporto operativo e offrono strumenti e conoscenze per tradurre l’idea in impresa, ma anche per far emergere talenti e creare occupazione.

In alto: la prima seduta del comitato delle Imprese MultinazionaliIn basso: la riunione degli Imprenditori di Firenze Crea Impresa

Stefano FerraroVice presidente

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Verso una Business School Il Cosefi, l’agenzia formativa di Confindustria Firenze, è cresciuta notevolmente e “si sta trasformando in una business school: questo almeno è il nostro obiettivo” come ha sottolineato il presidente Giovanni Gentile. Fra le sue macroaree di intervento, realizza decine di corsi di formazione. Fra il 2007 e il 2010 sono stati formati 18.700 allievi (fra il 2009 e il 2010 c’è stato un aumento del 27%) per oltre 2.100 corsi erogati con più di 2.660 aziende coinvolte. I percorsi proposti in questa area si rivolgono a operai, impiegati e manager delle imprese. Sono stati inoltre organizzati percorsi speciali destinati alla riconversione in altri settori produttivi. Si tratta di corsi di formazione professionale, o Master executive e professional. In particolare sono stati attivati percorsi post diploma professionalizzanti per la formazione di super periti nei settori moda e metalmeccanica. Oltre ai percorsi formativi classici viene svolta attività di orientamento al lavoro, assistenza alle imprese nella fase organizzativa di tirocini aziendali, formazione per gli apprendisti. Fra i progetti avviati da Cosefi vi è “Valore Filiera”, per il mondo del fashion, coinvolgendo le grandi griffe e le piccole e medie imprese che operano nel loro indotto, lungo tutta la catena di produzione. Partito nel settembre 2010 con una durata di 18 mesi, il progetto si compone di azioni formative e azioni a supporto dell’innovazione di processo e organizzativa. Sono coinvolti aziende e lavoratori di Toscana, Emilia, Lombardia, Veneto, Marche e Piemonte.

Su 80 imprese selezionate, 11 sono state esaminate dagli investitori. Di queste, al momento di andare in stampa con questo volume, tre sono arrivate al traguardo e saranno partecipate dagli “angeli di Confindustria”. Per altre quattro sono previsti ulteriori incontri di approfondimento per un’eventuale partecipazione aggiuntiva. Se si considera che la media nazionale dei progetti che vanno a buon fine secondo analoghe procedure è del 2%, possiamo prevedere nel progetto Firenze crea impresa che questa stessa percentuale alla fine risulterà più che raddoppiata: 4,5 per cento.I settori economici interessati sono molti, spicca però l’area dei beni culturali e, nello specifico, la conservazione e la valorizzazione delle opere d’arte e dei beni ambientali e paesaggistici, confermando la Toscana - già detentrice di un significativo knowhow - campo di studio e sperimentazione di innovazione.

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aziende di assoluta eccellenza in nicchie di alta specializzazione.

2011

CONFINDUSTRIA FIRENZE

CONFINDUSTRIA FIRENZE

CONFINDUSTRIA FIRENZE

Laboratorio risorse umane

Il laboratorio di ricerca per l’innovazione e lo sviluppo delle risorse umane, ha preso il via nel mese di marzo 2011 e i primi risultati sono attesi a luglio 2012.L’iniziativa è promossa da Confindustria Firenze, dal Gruppo Toscano dell’Associazione Italiana per la Direzione del Personale e dalla Facoltà di Psicologia dell’Università di Firenze. Vede la partecipazione attiva di aziende di punta del territorio fiorentino: Panurania, Altro Lavoro, Molteni Pharma, Mukki, Guccio Gucci, Nuovo Pignone, Braccialini, Atop.Il laboratorio opera con l’obiettivo di massimizzare il potenziale di innovazione delle risorse umane all’interno dell’organizzazione aziendale: identifica le caratteristiche del contesto di lavoro, mette a fuoco le motivazioni individuali che possono attivare comportamenti innovativi all’interno dell’organizzazione, propone soluzioni per massimizzare il benessere individuale e collettivo all’interno dell’azienda. Le imprese che hanno aderito al progetto, a loro volta, sperimenteranno i nuovi modelli organizzativi e di gestione delle risorse umane messi a punto dal laboratorio. E’ un percorso lungo, che ha come obiettivo la nascita di un ambiente di lavoro stimolante, in cui i singoli possano esprimere al meglio le proprie potenzialità creative. Questa iniziativa è un esempio evidente di investimento strategico in innovazione e ricerca, realizzato in un momento di congiuntura sfavorevole, per acquisire vantaggi competitivi nel più lungo periodo. Si tratta di un’esperienza unica in Europa, a cui collaborano anche le università di Montpellier, Montreal, Valencia e l’Università Libera di Bruxelles.

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Gli strumenti di comunicazioneGià dal 2009 Confindustria Firenze, per rendere più efficace ed immediato il rapporto con gli associati, ha proceduto a ridisegnare l’Area comunicazione, considerata un fattore strategico e centrale dell’associazione. Per diffondere una nuova cultura della comunicazione si è intervenuti su una pluralità di aspetti e strumenti, coinvolgendo l’intero sistema di comunicazione interna e razionalizzando ed implementando i processi informativi. Come primo atto e premessa di un rinnovato piano di indirizzo, è stato svolto un corso di formazione sulla comunicazione tecnico-professionale rivolto a tutti gli autori di testi scritti per valorizzarne le capacità e rendere la scrittura sempre più semplice e chiara. Sono stati inoltre creati dei format specifici per ogni tipologia di documento, per esporre contenuti più omogenei e adatti alle esigenze informative degli utenti. Si è lavorato poi ai mezzi di comunicazione interna che sono i seguenti: Notizie per l’industria: il notiziario cartaceo ha subìto un restyling della veste grafica ed una riorganizzazione degli articoli, suddivisi per aree tematiche, che lo hanno reso più moderno dal punto di vista tecnico e stilistico e adeguato agli standard di utilizzo. La redazione è svolta secondo otto precisi modelli che, uniti all’uso di colori caratterizzanti, consentono l’individuazione immediata della tipologia di informazione (aggiornamento, novità normative, chiarimenti, scadenze, etc.). Spazio viene dedicato anche alla vita associativa ed alle attività di rappresentanza.Sito web: sempre nell’ottica di un’associazione più vicina ai propri utenti, dal mese di aprile 2011 è attivo un nuovo sito web che, rispetto al precedente, presenta sia una revisione grafica e di contenuto, sia nuove funzionalità. Il sito web 2.0 consente una comunicazione bidirezionale con gli associati che non si limitano alla semplice consultazione dei documenti ma, come nel caso dell’elenco aziende, possono aggiornare direttamente la propria scheda.E’ strumento interattivo anche InRete, rivolto al dialogo con gli imprenditori con cariche associative, che ha per tema le attività di lobby e di rappresentanza. Consente il contatto diretto con la redazione per commenti e proposte. Filo diretto, aggiornato e ampliato. Si tratta di comunicazioni tecniche, puntualmente pubblicate anche sul web. Ogni quindici giorni vengono raccolte tematicamente in quattro nuovi “fili diretti di area” (Relazioni Industriali ed Affari Sociali, Economia e Diritto d’Impresa, Ambiente Sicurezza Energia Qualità, Istruzione e Formazione), e inviate tramite mailing list a seconda dei singoli profili degli interessati. La Newsletter convenzioni è stata ripensata e rilanciata. È lo strumento attraverso il quale viene diffusa l’informazione su contenuti e novità delle convenzioni.

Paolo OrlandoConsigliere incaricato

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www.confindustriafirenze.it

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Le grandi sfide che si sono presentate in questi quattro anni hanno messo in discussione anche il modello di associazione che si era venuto a definire nel corso degli anni. In un mondo dove conta la rete, l’integrazione, la collaborazione aperta e continua; dove l’innovazione è sempre frutto di un team di lavoro e le idee nascono dal confronto e dallo scambio, è entrata in crisi anche una gestione dell’Associazione che si ispirava a modelli di organizzazione che oggi non funzionano più. Il vento della partecipazione che spira nella società e quello dell’interattività che è alla base delle nuove tecnologie della comunicazione hanno imposto nuovi modi di pensare e di agire anche all’interno. Le imprese hanno espresso esigenze di partecipazione che hanno trovato nella Presidenza attenzione e intervento concreto. Il funzionamento della struttura associativa è stato dunque progressivamente adeguato alle nuove esigenze.Il compito che si è posto il presidente Gentile è stato quello di renderla più dinamica, innovativa ed efficiente, rivedendo la governance e qualificando i servizi. In una parola avvicinando l’Associazione alle imprese.Il processo più importante di riforma si è concluso il 10 maggio 2010 con il referendum che ha approvato il nuovo Statuto, modificato con un metodo fortemente partecipativo. Queste le novità più importanti. Il numero dei componenti gli organi è stato ridotto, mentre la composizione della Giunta è stata ridisegnata per avvicinarla all’Assemblea, in base al criterio guida delle entrate contributive per settore merceologico. In quest’ottica è stato dato nuovo impulso alle Sezioni merceologiche, che eleggono 40 componenti di Giunta, ripartiti appunto in base alle entrate contributive. Nel Consiglio Direttivo, anch’esso ridotto di numero, è stata confermata la presenza delle Sezioni territoriali. La Piccola industria è stata maggiormente caratterizzata, limitando da 50 a 15 il numero dei dipendenti.In secondo luogo, un punto essenziale per il rinnovo dei vertici associativi, è stata restituita grande autonomia alla Commissione di designazione, eliminando la disposizione che prevedeva che i candidati alla presidenza dovessero dimostrare di avere almeno il 15% dei voti assembleari e con la conferma notarile da parte dei Saggi. D’ora in avanti la Commissione avrà maggiore discrezionalità, salvo nel caso in cui un candidato dimostri di avere almeno il 20% dei voti. In questo caso avrà diritto ad essere presentato.

L’Associazione:nuovo modello di partecipazione

Filippo SalviVicepresidente

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L’Associazione:nuovo modello di partecipazione

In terzo luogo sono state adottate forme di partecipazione e coinvolgimento degli associati più estese rispetto ai tradizionali organi statutari. In occasione della predisposizione di documenti per le elezioni amministrative e quelle regionali sono stati sperimentati modelli di discussione e di partecipazione più aperti: sono stati costituiti gruppi di lavoro di imprenditori a supporto dei componenti la presidenza su tematiche specifiche. Questi gruppi di lavoro sono stati lo strumento principale per far partecipare gli imprenditori alla vita associativa, integrando il modello delle Sezioni merceologiche e territoriali.

Oltre alla Commissione per la revisione dello Statuto, al Comitato delle imprese multinazionali e al gruppo di lavoro sulla green economy e quello sulle energie rinnovabili, vale la pena menzionare la Commissione comunicazione, la Community fisco, innovazione e internazionalizzazione, la Convention dei presidenti delle sezioni merceologiche, il network dei presidenti delle agenzie formative collegate all’Associazione e il gruppo delle imprese culturali.I cambiamenti nella governance sono accompagnati da innovazioni anche nell’organizzazione e nel rapporto con le imprese associate. E’ stata portata avanti una razionalizzazione del gruppo, mediante la fusione in SAIF delle società partecipate Firenzeindustria Finance SpA e Assindustria Management Consulting Srl.

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L’ indagine di Customer satisfactionL’Associazione deve essere sempre più vicina alle imprese, a maggior ragione in momenti difficili come questi. Per ascoltare le esigenze e migliorare i servizi, per la prima volta nel luglio 2010 è stata condotta un’analisi di customer satisfaction. L’analisi è stata realizzata con visite in azienda di una task force di 25 funzionari della struttura. L’indagine è riferita alla popolazione di Confindustria Firenze alla data del 31 ottobre 2009 con esclusione delle imprese di dimensioni superiori a 100 dipendenti. In totale sono state intervistate 192 imprese.

Sono emerse molte indicazioni. La valutazione è complessivamente abbastanza positiva. Su una scala da 1 a 5, la media è risultata pari a 3,4. Il 47% degli intervistati ha espresso valutazione di soddisfazione con 4 o 5. In generale le imprese che ne usufruiscono regolarmente si dicono soddisfatte dei servizi (il 60% ha espresso una valutazione fra 4 e 5). Soddisfacente livello di soddisfazione su eventi formativi / informativi e strumenti di comunicazione. Emerge tuttavia la necessità di migliorare la conoscenza dell’Associazione, sia delle attività di lobby e rappresentanza, sia degli organi e dei meccanismi di formazione della linea politica. In particolare la possibilità di decisi miglioramenti si avverte sul fronte della consapevolezza degli Associati in merito a cosa l’Associazione fa e può fare per loro. L’analisi dei risultati dell’indagine è stata alla base delle numerose iniziative intraprese soprattutto per quanto riguarda la comunicazione e il potenziamento dei rapporti con le imprese associate.

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aziende di assoluta eccellenza in nicchie di alta specializzazione.

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100 anni di Confindustria

La Confederazione italiana dell’industria fu fondata nel 1910 per rappresentare il mondo imprenditoriale in un paese incentrato su un’economia agricola e artigianale inserita in un circuito predominante di natura finanziaria. Oggi l’Italia è fra le nazioni più industrializzate al mondo e Confindustria - da organizzazione sindacale di categoria - è divenuta una realtà che non solo rappresenta le istanze imprenditoriali, ma che dialoga con i soggetti istituzionali e sociali per la risoluzione dei problemi inerenti il sistema produttivo e, in generale, il Paese. L’Associazione fiorentina ha tratto il bilancio della propria storia e della propria attualità attraverso due azioni emblematiche. La prima basata sul grande progetto di restauro della sede di Palazzo Gualfonda. L’altra, di carattere conoscitivo e di sviluppo, sostenuta dai risultati del questionario “15 domandex100anni” diffuso tra un campione di associati per valutare le prerogative del sistema oggi ed orientarle per il domani.Con varie fasi di interventi di riqualificazione ha avuto inizio “il nuovo percorso di Palazzo Gualfonda”, per adeguarlo a funzioni ed esigenze distributive, salvaguardandone attentamente gli aspetti storico-artistici. Il palazzo, un tempo denominato Casino di Gualfonda o Valfonda, è quanto rimane di una proprietà ampia e prestigiosa costituita a partire dal 1507, con successive acquisizioni, dal ricco mercante Giovanni Bartolini ed affidata all’architetto Baccio d’Agnolo perché ne realizzasse un luogo di svago e riposo, dotato comunque di ogni comodità ed arricchito dalle opere dei più grandi artisti dell’epoca. Ad ornare la proprietà contribuirono, tra gli altri, Jacopo Sansovino e Giovanni della Robbia ed è stata sede del primo nucleo librario della Biblioteca Riccardiana. Nei secoli ha subito numerosi rimaneggiamenti, fino all’interessante restauro del 1939, da parte del noto architetto razionalista Gherardo Bosio per conto dell’Unione degli industriali fiorentini che lo avevano acquistato nei primi anni Trenta. Il palazzo conserva ancora pressoché integre le forme cinque-secentesche che, con un piano di interventi progressivi, stanno tornando agli antichi splendori. L’altro aspetto dell’iniziativa di Confindustria Firenze si colloca sulla essenzialità della propria funzione: l’essere forza propositiva e di sviluppo del sistema economico sociale. Da qui trae origine la verifica effettuata attraverso il questionario delle dinamiche e della natura dello sviluppo in questi 100 anni.I risultati dicono che viene percepita come un’associazione che ben rappresenta le problematiche imprenditoriali presso le istituzioni e, al suo interno, è efficiente negli aggiornamenti normativi, ma anche che dovrà maggiormente diffondere la cultura di impresa nel mondo, favorire la formazione di gruppi e consorzi e studiare il futuro dell’economia. Particolarmente interessante risulta la lettura, in linea con gli indirizzi nazionali, di una prospettiva di cambiamento di ruolo nel futuro: pur mantenendo la funzione di rappresentante degli associati, questi indicano in Confindustria un soggetto che deve sempre più impegnarsi nella relazione economica e sociale a livello mondiale. Alla domanda di carattere psicologico, “se Confindustria fosse un animale, quale dovrebbe essere?”, la maggioranza del campione ha scelto il leone, simbolo di coraggio e saggezza. Emblema di forza fisica e morale, ben rappresenta ciò che, per i suoi associati, Confindustria dovrà essere domani.

Carlo MeliDelegato al Centenario di Confindustria

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aziende di assoluta eccellenza in nicchie di alta specializzazione.

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50 anni dei Giovani Firenze 13 Luglio 2010

Quattro workshop, un convegno e una serata di gala in Piazza Duomo, il 13 luglio, hanno scandito nel 2010 le celebrazioni dei Cinquant’anni dei Giovani imprenditori a Firenze. Cinque appuntamenti che hanno voluto dare al 50° anniversario un connotato di riflessione, non puramente celebrativo. Quanto vale oggi la comunicazione come leva strategica d’impresa? E come può essere ulteriormente valorizzata la propria appartenenza al territorio, in una parola il “brand” Firenze? A questi interrogativi è stato dedicato il primo workshop “Marketing & comunicazione: il valore del brand Firenze” (13 aprile). Da qui si è aperta una vera e propria officina creativa che ha dato il via ad un Concorso di idee per giovani talenti, dedicato ad una moderna rivisitazione del valore simbolico che Firenze può imprimere all’attività produttiva e imprenditoriale. A questa prima iniziativa hanno fatto seguito altri tre workshop che hanno visto la partecipazione di opinion leader, politici, giornalisti e imprenditori di livello nazionale: “Ricerca & Sviluppo” (24 maggio); “Private Equity” (14 ottobre) e “Seven, sei lezioni a tema” (15 novembre). L’appuntamento clou delle celebrazioni è stato infine una giornata di studio (“Guardando al futuro, il futuro di Firenze”) di metà luglio. La pubblicazione realizzata in occasione del 50° del Gruppo giovani imprenditori (Firenze, 2010, Polistampa) è la cornice che ha voluto racchiudere la memoria di tutti questi eventi, con un titolo forte: “Una generazione che ce la fa”. Il Gruppo dei Giovani imprenditori fiorentini nasce negli anni ’60, in pieno boom economico, ricorda Giovanni Gentile nella prefazione del libro. «Firenze ha avuto la fortuna di avere uno dei gruppi più dinamici del nostro sistema, che ha espresso una classe dirigente distintasi per qualità, passione e cultura imprenditoriale, anche a livello nazionale». La generazione attuale dei giovani imprenditori si trova invece a dover fronteggiare una crisi senza precedenti, «che impone un lavoro straordinario» e discontinuità nei modi di affrontare i problemi. La crisi, con il suo potenziale di rottura-rinnovamento, offre la possibilità di reagire, per ripartire “e ricominciare a immaginare una Firenze rinnovata, fresca, contemporanea. Diventare meta del turismo d’affari, sede ideale di insediamento di multinazionali, luogo dove manager e dipendenti possano lavorare secondo obiettivi condivisi, esempio di eccellenza della qualità di vita professionale”: queste alcune delle proposte che sono state lanciate. La celebrazione del primo mezzo secolo dei Giovani imprenditori ha voluto lanciare la sfida di questa nuova immagine della Firenze del Duemila.

Gabriele PoliPresidente Gruppo Giovani Imprenditori

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Un fiorentino alla presidenza dei Giovani imprenditori di ConfindustriaFirenze 29 Aprile 2011

Per l’Associazione fiorentina è stato come il sigillo di un impegno che non è mai venuto meno. Il 29 aprile 2011 Jacopo Morelli, fiorentino, classe 1975, è stato eletto presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria per il triennio 2011-2014. E’ la prima volta che un imprenditore toscano viene chiamato a presiedere i Giovani a riprova della capacità del territorio di esprimere personalità con la preparazione e la cultura adeguate a responsabilità di livello nazionale. Laureato in Economia e commercio e presidente di EmmeEmme, azienda specializzata nella produzione e nella distribuzione di arredamento, Morelli è stato presidente dei Giovani di Firenze, vicepresidente degli imprenditori fiorentini ed è stato vicepresidente nella squadra della presidente nazionale dei Giovani uscente, Federica Guidi. Per Confindustria Firenze la scelta rappresenta un particolare motivo di orgoglio proprio perché Morelli è l’esponente di una giovane generazione che è chiamata a dare quel segnale di cambiamento del quale tutta la società italiana ha urgente bisogno. “Dobbiamo progettare per il futuro, per un paese più forte, più moderno, più libero e più orgoglioso”, ha confermato Morelli dopo l’elezione, indicando subito come priorità del suo mandato scuola e merito.

Jacopo MorelliPresidente Giovani Imprenditori Confindustria

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Nonostante la recessione sia esplosa in un contesto economico mondiale particolarmente complesso - e quindi sia stata favorita da molti fattori, quali ad esempio la forte pressione sui prezzi delle materie prime - la memoria storica ci riconduce alla crisi finanziaria statunitense originatasi a metà 2008. Crisi che ha portato al crac di banche, società legate al credito ed al settore finanziario ed immobiliare, come Lehman Brothers, Washington Mutual Bank, AIG e molte altre.Il fallimento di banche e di importanti soggetti finanziari ha pesantemente intaccato i mercati creditizi, accompagnati dalla crisi dei mutui subprime e dall’esplosione della bolla speculativa sul mercato immobiliare, mietendo come prima vittima dell’economia reale, il settore dell’edilizia residenziale, una delle principali voci di spesa delle famiglie.La concomitanza di tanti fattori negativi ha creato un clima di sfiducia dei consumatori nei mercati e nelle istituzioni atte a regolarli, con una conseguente diminuzione della propensione al consumo e della domanda finale. Questo quanto è accaduto nella più grande economia del mondo. Il vertiginoso crollo della domanda statunitense ed il propagarsi degli effetti finanziari sui mercati europei ha generato per l’Italia, già nell’ultimo trimestre del 2008, una flessione delle esportazioni dell’8% che si è poi amplificata nel 2009 arrivando a toccare ben -21% rispetto all’anno precedente. La provincia fiorentina, nello stesso periodo, si è comportata meglio, ma ha comunque ceduto 12 punti percentuali.La contrazione delle esportazioni, le turbolenze finanziarie e la stretta creditizia hanno causato in Italia, come in tutta Europa, un effetto domino sui consumi, sugli investimenti e quindi sulla produzione e sui redditi, con un’impossibilità, per il nostro Paese, di attuare politiche pubbliche espansive a causa dell’ingente debito pubblico.

L’industria manifatturiera fiorentina solo nel quarto trimestre del 2008 lasciava sul terreno il 9,7% della produzione rispetto al 2007, dato che ha continuato a crescere sino al -20,1% di produzione e di fatturato nel 2009, con particolari settori che hanno accusato perdite nell’ordine dei 30 punti percentuali ed un ricorso agli ammortizzatori sociali che in alcuni casi ha superato incrementi tendenziali del 1000%.

StatisticheGli indicatori dell’economia provinciale: la fotografia di una sfida drammatica

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Fonte: L’andamento dell’economia fiorentina nel 2010. Camera di Commercio di Firenze

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Solo nella seconda metà del 2010 la ripresa internazionale si è consolidata in maniera significativa, ma con forti divergenze tra le varie economie. I primi dati del FMI stimano infatti un tasso di crescita del PIL 2010 degli Stati Uniti del 2,8% contro l’1,7% dell’area euro. In entrambe i casi, percentuali estremamente ridotte rispetto alle economie emergenti che confermano ritmi sostenuti sopra il 7%.L’Italia, come altri paesi, se da un lato ha mostrato un buon recupero della produzione industriale, attestatasi a +6,4% nel 2010 e del pil +1,3% dall’altro, con l’esaurirsi delle ore di cassa integrazione, con le profonde ristrutturazioni aziendali e con livelli di domanda finale ancora bassi, ha accusato un’emorragia di posti di lavoro con un tasso di disoccupazione che, nel primo trimestre del 2011, si attesta ancora oltre l’8%.La realtà toscana e quella fiorentina mostrano dinamiche strutturali sostanzialmente allineate con il resto del paese, con una produzione industriale che nel 2010 è cresciuta rispettivamente del 4,0 e del 4,4% e con un tasso di disoccupazione del 6,1 e del 4,8%.Nei primi mesi del 2011, a causa di vari fattori sia dal lato della domanda che dell’offerta, quali ad esempio le tensioni politiche medio orientali, la speculazione sui mercati, l’ancora rilevante crescita dei mercati emergenti, i prezzi delle materie prime ed alimentari hanno evidenziato dei decisi rialzi, peggiorando sensibilmente le ragioni di scambio. Le esportazioni nette quindi, che per la Toscana e per Firenze hanno dato nel 2010 un contributo positivo alla crescita del PIL, potrebbero sentirne l’effetto contraendosi per il 2011.

La Presidenza di Confindustria Firenze all’Assemblea 2009

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La vita associativa Nel 2011 le imprese associate sono 1.700, in lieve contrazione rispetto al 2007, quando raggiungevano quota 1.764. Resta invece praticamente inalterato il numero dei dipendenti delle aziende: 62.977 nel 2011 (erano 63.009 quattro anni prima). Per quanto riguarda i settori di appartenenza, nel 2011 troviamo al primo posto le aziende di terziario avanzato (servizi innovativi e tecnologici) che rappresentano il 28% degli associati, in netto rafforzamento rispetto al 2007 (in totale oggi sono 477, ovvero 40 in più). Seguono le imprese metalmeccaniche, pari al 22% del totale (oggi 380, in lieve crescita rispetto a 4 anni fa quando erano 373). Questo settore è anche il più consistente dal punto di vista del numero dei dipendenti (14.067). Al terzo posto le imprese edili: 130 aziende, pari all’8% degli associati. Un raffronto dei soci per classe di dipendenti rivela un rafforzamento della dimensione delle imprese associate nel quadriennio. La classe più rappresentata resta quella delle imprese con 10 dipendenti (49%), in lieve decremento tuttavia rispetto al 2007, quando raggiungeva il 51% del totale. Cresce di due punti percentuali invece il segmento di aziende comprese fra 11 e 50 dipendenti (dal 36% del 2007 al 38%) e dell’1% quello oltre 100 dipendenti (passando dal 6% al 7% del totale).

Base Soci per classe di dipendenti (2007)

Base Soci per classe di dipendenti (ytd 2011)

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Abbiamo raccontato di una fase negativa dell’economia che per fortuna sembra aver imboccato un’inversione di tendenza che riporta un po’ di sereno all’interno delle aziende e permette loro di programmare di nuovo strategie di sviluppo. La storia di questi quattro anni sarà utile proprio allo scopo di creare basi più solide per una crescita duratura nel decennio appena cominciato. Soprattutto abbiamo riferito di un territorio che, nel momento delle difficoltà, ha saputo trovare le ragioni di una collaborazione che non si verificava da anni. Forse è questa la lezione più importante da trarre da queste pagine, al di là della loro natura cronachistica, e da lasciare come messaggio per il lavoro futuro di Confindustria Firenze. Aria nuova è entrata non solo nei rapporti politico – istituzionali, ma anche nel metodo con cui si è cominciato ad affrontare i problemi. Tutti insieme i soggetti del sistema produttivo della città e del suo territorio hanno dato il loro contributo al superamento della crisi. Tutti insieme sono ancora chiamati a sostenerne benessere e sviluppo.

Conclusione

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Inviti Assemblee

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UNITI CONTRO LA CRISI2007 – 2011 L’impegno e le risposte dell’industria fiorentina

© 2011 Confindustria Firenze Tutti gli articoli, i testi e le illustrazioni contenuti all’interno di questo volume sono coperti da copyright e non possono essere riprodotti senza il consenso scritto degli autori

Si ringrazia la struttura professionale di Confindustria Firenze per il contributo offerto per la realizzazione del volume

A cura di: Piero MeucciProgetto grafico e impaginazione elettronica: Davide Ciaroni per DNAStampa: ABC Tipografia srl - Sesto Fiorentino (FI)

Finito di stampare nel mese di giugno 2011

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