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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA
CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA
Tesi di laurea
CONFRONTO TRA LA MEDICINA TRADIZIONALE E LA MEDICINA
MODERNA NELLE AREE RURALI DEL SENEGAL
RELATORE : Prof.. Leopoldo SARLI LAUREANDA : Jessica DE BIASI
ANNO ACCADEMICO 2012\ 2013
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INDICE:
1.0 RIASSUNTO…………………………………………………………………….……..…pag.5
2.0 INTRODUZIONE…………………………………………….............................pag. 7 2.1L’approccio antropologico………………………......…..............................pag. 7
2.2La teoria infermieristica transculturale di Madeleine Leininger……………………………………………………………………………….......…….pag. 8 2.3Il pensiero di Tobie Nathan sulle diverse discipline mediche……………………………………………………………………………………..pag. 9 2.4 Il concetto di cultura nella concezione moderna…………….......………pag.9 2.5Il concetto di cura secondo ClydecKluchohn.…………………........……pag. 10 2.6 Definizione di Etnocentrismoe Interculturalità………………......……pag. 11 3.0 PROGETTO “TERRA E SALUTE” IN SENEGAL……………………….…...pag.12 3.1 Descrizione località di intervento………………………….....………………pag. 12 3.2 Analisi contesto sociale………………………………..........…………………..pag. 13 3.3 Obiettivi generali del progetto………………………………………….....…..pag. 15 3.4 Risultati attesi……………………………………………….....………………………pag. 16 3.5 Sintesi del progetto……………………………………………………….....………pag. 17 3.6 Primi risultati ed evoluzioni del progetto…………………………………..pag. 18 3.7 Osservazioni della letteratura sull’opportunità dell’incontro delle due medicine…………………………………………………..……….....……………..….pag. 19 4.0 MATERIALI E METODI...................................................................pag. 21
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5.0 RISULTATI……………………………………………..…………..…………………..pag. 22
6.0 DISCUSSIONE……………………………….....…………………………………....pag. 23
6.1 Sarli Leopoldo e il suo articolo………………………………………………..…pag. 24
6.2 Giudizi personali …………………………………………...…………………………pag. 25
6.3 Piero Coppo e le sue riflessioni………………………………………………….pag. 26
7.0 BIBLIOGRAFIA………………………….……………………………….…...........pag. 27
8.0 SITOLOGIA………………………………………………………………………..……pag. 29
9.0 ALLEGATO 1: Intervista a guaritori e matrone………………………………………………………………………………………….pag. 30 10.0 ALLEGATO 2: Intervista e infermieri formati dalla medicina moderna,
alle persone che hanno vissuto o vivono vicino a guaritori e alle persone
che sono state curate dalla medicina tradizionale………………………….pag. 31
11.0 ALLEGATO 3: Interviste…………………………………………………………..pag. 32
12.0 IMMAGINI …………………………………,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,……………………..pag.51
13.0 RINGRAZIAMENTI…………………………………………….…………………..pag. 61
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RIASSUNTO
Nei villaggi rurali del Senegal DiolKadd e Pire, situati nelle regione di Thiés, la
medicina tradizionale che si basa sull’utilizzo di erbe, piante, semi e radici è ancora oggi
molto utilizzata, nonostante i molteplici effetti collaterali che possono causare per la
non curanza dei dosaggi e per il sapere che si è andato disperdendo con il passare degli
anni, nei tramandi da padre in figlio.
Sulla base di questa premessa obiettivi di questa ricerca sono:
- studiare la medicina tradizionale, conoscerne la richiesta da parte della
popolazione, gli utilizzi e gli effetti e confrontarla con la medicina moderna,
portata in questi villaggi attraverso corsi di formazione e ancora sconosciuta o
irraggiungibile agli occhi di molti.
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- esporre le motivazioni delle scelte di uno o dell’altro metodo di cura fornite dai
soggetti intervistati.
- valutare se le due medicine possano convivere tra loro.
Il metodo utilizzato è quello di una ricerca quali-quantitativa che si avvale dell’utilizzo
dell’intervista, sottoposta a otto membri delle due popolazioni tra guaritori, matrone,
persone che hanno vissuto o vivono vicino a guaritori e alle persone che sono
state curate dalla medicina tradizionale, dell’osservazione a distanza e l’osservazione
partecipata.
Dalle interviste è emerso che la popolazione tende a rivolgersi ancora tantissimo ai
guaritori tradizionali e alle matrone nonostante l’altissima tossicità renale e cardiaca
causata da sovradosaggi per tre sostanziali motivi:
- perché la medicina moderna ha costi altissimi e quindi non è a portata di tutti.
- perché è ancora poco conosciuta, nei villaggi sei un buon guaritore se hai fama,
se si dice che hai curato tante persone, la medicina moderna è ancora oggi cosa
sconosciuta agli occhi di molti e quindi non meritevole.
- perché dopo essersi rivolti alla medicina moderna non hanno avuto
miglioramenti e quindi tendono a rifugiarsi in quella tradizionale.
Si conclude affermando che le due medicine possono e devono convivere tra loro, ciò
risulta chiaro ed evidente anche attraverso le parole degli intervistati, molti infatti
sostengono che la miglior soluzione per il futuro è una collaborazione tra le due
medicine e tra le diverse figure sanitarie che le caratterizzano poiché dove non arriva
una può arrivare l’altra. Inoltre c’è un’altissima necessità e richiesta di formazione e
informazione, ed ad oggi diversi progetti si stanno muovendo verso questo fronte.
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INTRODUZIONE
Il tema della cura e del come prendersi cura è un argomento molto attuale nelle
professioni sociali, sanitarie ed educative. L’idea che ciascuno di noi ha della cura è
soggettiva perché deriva dall’esperienza personale in merito alle cure ricevute e donate
ed è fortemente influenzata dal contesto storico e sociale in cui viviamo.
L’approccio antropologico sembra essere il procedimento più adatto per scoprire e
comprendere le persone che vengono curate e per rendere significative le informazioni
che esse veicolano.
Dare dei consigli senza conoscere le abitudini degli assistiti, i loro gusti o le loro risorse
economiche è un modo di agire quasi sempre inadeguato.
L’antropologia è in grado di dare, a chi si occupa di educazione e di rapporto con il
disagio e la sofferenza, un contributo che si muove su due livelli:
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1. difendere la validità di ogni forma culturale indicando i pericoli che avrebbe per
la nostra specie una loro distruzione, sia quella violenta ed aggressiva delle
conquiste imperialistiche e coloniali del passato, sia quella altrettanto violenta
ed aggressiva del processo di occidentalizzazione e di omogeneizzazione in atto
oggi;
2. togliere i veli del senso comune, aiutare ad individuare, all’interno della propria
cultura, del proprio punto di vista, stereotipi e pregiudizi insospettati
partecipando in modo diretto e spesso suggestivo a quel processo che tenta di
individuare altre realtà dietro le semplificazioni delle apparenze.E’ così possibile
aprire la nostra cultura ad un ascolto non più dominato dall’ansia di istruire, di
imparare o prevaricare, ma che si basi su una relazione in cui i due termini della
relazione, si pongano in una predisposizione di confronto paritetico.
Madeleine Leininger[1], prima infermiera antropologa, iniziò nel 1959 un lavoro
sull’antropologia culturale e psicologica e sull’etnologia generale ottenendo nel 1965 il
dottorato in antropologia dell’Università di Washington a Seattle. La Leininger elabora
la teoria infermieristica transculturale, un insieme di concetti e di ipotesi
infermieristiche in relazione tra loro che trattano di diverse civiltà, che prendono in
esame comportamenti assistenziali di gruppo e individuali, valori e teorie basate sui
diversi bisogni culturali, per poter offrire alle persone un’assistenza infermieristica
efficace e soddisfacente. Alcuni dei presupposti che sostengono questa teoria sono:
l’assistenza è un fenomeno universale ma le espressioni, i processi e i modelli
variano in base alle culture;
l’assistenza ha dimensioni biofisiche, culturali, psicologiche, sociali e ambientali
che devono essere spiegate e verificate per offrire un’assistenza veramente
olistica alle persone;
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l’assistenza deriva in larga parte dalla cultura e richiede conoscenze ed abilità
basate sulla cultura stessa per essere efficace;
le differenze identificabili nei valori e nei comportamenti di assistenza tra e fra
le culture portano a differenze nelle aspettative di coloro che le cercano;
i professionisti che lavorano in culture differenti con valori differenti
sull’assistenza infermieristica e sui comportamenti possono creare conflitti e
problemi culturali, a meno che non siano disposti a riconoscere e ad adattarsi ai
valori e alle aspettative locali.
L’etnopsichiatraTobie Nathan[2], suggerisce di guardare alle discipline mediche di
altri popoli non cercando di discuterne le terapie con le nostre categorie analitiche, ma
cercando di osservare i tipi di azione sul mondo che queste terapie mettono in atto,
quello che succede nella relazione terapeutica fra guaritore e paziente e nell’ambiente
sociale, provando dunque a confrontarsi sul terreno dell’efficacia reale. Inoltre Tobie
Nathan afferma che esistono nel mondo una infinità di sistemi terapeutici efficaci anche
se irriducibili al nostro, che sono autentici sistemi concettuali e non vane credenze.
Hans Gadamer[3]afferma in proposito che “Dobbiamo imparare a muoverci in un
orizzonte più ampio, entro il quale ciò che prima era lo sfondo, dato per scontato dalle
nostre valutazioni, può essere riclassificato come una delle possibilità esistente, insieme
allo sfondo diverso della cultura che ci era prima estranea”.
Ma come possiamo definire il concetto di cultura? Nella concezione moderna si può
intendere come quel bagaglio di conoscenze e di pratiche acquisite ritenute
fondamentali e che vengono trasmesse di generazione in generazione. Tuttavia il
termine cultura nella lingua italiana denota più significati principali di diversa
interpretazione:
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Una concezione positivista e utilitarista, pragmatica presenta la cultura come
formazione individuale, volta all'esercizio di acquisizione di conoscenze
"pratiche". In tale accezione essa assume una valenza quantitativa, per la quale
una persona può essere più o meno colta;
Una concezione antropologica, etica, metafisica presenta la cultura come un
processo di sedimentazione dell'insieme patrimoniale delle esperienze condivise
da ciascuno dei membri (morale, vittoriale), delle relative società di
appartenenza (sociologia, istituzioni), dei codici comportamentali condivisi
(morale, costumi), del senso etico del fine collettivo (escatologia, idealismo), e
di una visione identitaria storicamente determinata (antropologia identitaria,
etnicità), come espressione ecosistemica di una tra le multiformi varietà di
gruppi umani e civiltà nel mondo. Concerne sia l'individuo, che i grandi gruppi
umani (sociologia, collettività), di cui egli è parte. In questo senso il concetto è
ovviamente declinabile al singolare, riconoscendosi ciascun individuo quale
membro "di diritto", del gruppo etno-culturale di appartenenza etno-identitaria,
nonché nel "patto di adesione sociale" e nelle sue regole etiche ed istituzionali
volte al fine della "autoconservazione" del gruppo etnico stesso.
Una concezione di senso comune è, inoltre, il potere intellettuale o "status", che
vede la cultura come luogo privilegiato dei "saperi" locali e globali, tipico, delle
Istituzioni "superiori", come le "conoscenze specializzate" come la scienza e la
tecnologia, la politica, l'arte, l'Informazione, la interpretazione storica degli
eventi, ma anche l’ influenza sui fenomeni di costume, e sugli orientamenti
filosofici - religiosi, delle diverse popolazioni, fino a livelli di misura planetaria.
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Una concezione di tipo istituzionale educativa e pedagogica vede la cultura
come strumento di formazione di base e di preparazione al lavoro nell'ordine di
una società economica, meritocratica e delle competenze remunerabili;
ClydecKluchohn[4],antropologo e teorico sociale americano propone una serie di
definizioni di cultura:
Il complessivo modo di vivere di un popolo;
L’eredità sociale che un individuo acquisisce dal suo gruppo;
Un modo di pensare, sentire e credere;
Un’astrazione derivata dal comportamento;
Una teoria formulata dall’antropologo sul modo in cui effettivamente si
comporta un gruppo di persone;
Una serie di tecniche per adeguarsi sia all’ambiente sia agli altri uomini;
Un precipitato di storia;
Dal punto di vista socio-antropologico è possibile definire il concetto di cultura
come un insieme di esperienze o pratiche di vita e di valori ossia di idee e di
credenze effettivamente condivise e convissute.
E’ evidente che la maggior parte di queste definizioni di cultura non possono
prescindere dall’incontro tra diverse esperienze, soprattutto nelle società odierne
caratterizzate da continui flussi migratori.
In questo contesto è opportuno definire altri due concetti fondamentali.
[5] Uno è quello di ETNOCENTRISMO cioè la tendenza a valutare i propri usi e
costumi, i propri valori, le proprie norme, le proprie tecniche di produzione come i
migliori tra quanti siano stati prodotti nel tempo e nello spazio. Il paragone tra i gruppi,
tuttavia, indica che esistono gradi diversi di etnocentrismo che si alternano passando,
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nel corso della storia di un medesimo gruppo umano, da chiusure orgogliose e arroganti
nei confronti della diversità a momenti di maggiori aperture e curiosità .
Il secondo è quello di INTER-CULTURALITA’: stato ordinario d ogni gruppo, la parte
costitutiva dei suoi tessuti sociali e non l’eccezionalità di un particolare periodo storico
o di un particolare incontro. Sotho[6] afferma in proposito: “UMUNTU NGUMUNTU
NGABANTU (ZULU) E MOTHO KE MOTHO KA BATHO (SOTHO)” "una persona è
una persona attraverso altre persone".
Il Centro di Cooperazione Internazionale dell’’Università di Parma, in collaborazione
con diversi partners, ha intrapreso da qualche anno un progetto di cooperazione in
Senegal, che prevede il rafforzamento della rete sanitaria in un’area rurale e consente il
realizzarsi di un tipico esempio di interculturalità.
PROGETTO “TERRA E SALUTE” IN SENEGAL
Il progetto avviato nel 2009, oltre all’aspetto sanitario, cura anche quello agricolo-
imprenditoriale. Le azioni previste vengono svolte in due aree rurali della regione di
Thiés: Pire e DiolKadd.
DESCRIZIONE LOCALITA’ DI INTERVENTO:
Pire è capoluogo di Comunità Rurale con 23.800 abitanti per 66 villaggi. Il 50% degli
abitanti del villaggio di Pire (11.000 tot.) sono donne. Si trova in un territorio a rischio
di desertificazione. La “Foret de Pire” è scomparsa creando criticità ambientali. La
fauna è sparita a causa della mancanza di rifugi e di punti d’acqua. La manioca prodotta
in zona costituisce i 2/3 della produzione totale del Senegal. La povertà dei mezzi di
sussistenza è causa di esodo rurale. L’organizzazione sanitaria è scadente. Le donne,
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nonostante il rischio di marginalità caratterizzato da alto tasso di analfabetismo, si sono
organizzate in associazioni afferenti alla FédérationdesGroupementsFéminins.
La Federazione, divenuta soggetto imprenditoriale, costituisce realtà organizzata di
grosso protagonismo culturale, sociale ed economico. Pire, che era un centro
commerciale del Protettorato francese, è rimasta sede di un mercato settimanale di
bestiame e derrate alimentari di rilevanza nazionale. Tuttavia le opportunità
commerciali hanno un costo ambientale sulla gestione dei rifiuti.Khombole, nella
regione di Thiès, raccoglie 4 comunità rurali per complessivi 16.000 abitanti.
Ciascunacomunità rurale riunisce una trentina di piccoli villaggi. Si trova al confine tra
la savana ed il deserto che avanza.
DiolKadd (500 abitanti) è uno dei 32 villaggi della comunità rurale di N’DiayeneSirakh
del comune di Khombol, raggiungibile tramite sentieri di terra battuta attraverso la
savana. Comprende una trentina di cortili familiari composti da capanne e piccole
costruzioni in muratura, una scuola elementare che recentemente, grazie ad un progetto
di cooperazione decentrata con associazioni di Ravenna, è stata completata con un
cortile, alcune nuove aule, l’abitazione degli insegnanti e la mensa per gli scolari. I
bambini che frequentano la scuola sono circa 200 e provengono anche dai villaggi
limitrofi.
ANALISI CONTESTO LOCALE:
La regione di Thiès è un ambito rurale di estrema povertà e marginalità. La crisi
alimentare in corso comporta alta criticità in cui l’agricoltura è ostacolata dalla
crescente siccità e dall’inaridimento della terra. Attività di rimboschimento per frenare
la desertificazione e rendere fertile il terreno possono aiutare ad invertire
progressivamente la tendenza. La dipendenza dall’importazione e il disinvestimento su
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un’agricoltura famigliare più sostenibile, hanno creato condizioni di insicurezza
alimentare, contro le aspettative insite negli obiettivi del millennio.
Nei piani di indirizzo governativi si evidenzia la necessità di rafforzare l’agricoltura
locale e sostenere la nascita di attività generatrici di reddito che possano contrastare
l’esodo rurale, soprattutto maschile.
A Pire, territorio di forte emigrazione maschile, è presente un’ampia realtà associativa
femminile consorziata in Federazione dei G.F, che ha lavorato in progetti con il
territorio di Parma. Si sono sviluppate attività di produzione agricola, commerciale e di
piccola imprenditoria, gestite dalle donne con il supporto di un sistema locale di
microcredito; è di rilevanza l’intervento che ha sviluppato piccoli allevamenti avicoli.
È strategico continuare a supportare e formare le donne, per promuoverne leadership tra
continuità e cambiamento e potenziare processi già avviati. DiolKadd negli ultimi 30
anni ha subito un progressivo spopolamento a causa della crescente siccità. Negli anni
80 si contavano 1.500 abitanti, mentre nei primi anni del 2000 se ne contavano 300.
L’associazione TakkuLigey, fondata per svolgere attività in campo agricolo, culturale e
turistico finalizzate ad arrestare l’esodo rurale, ha già raggiunto in parte i suoi obiettivi,
se si considera che la popolazione ha raggiunto nel 2010 i 500 abitanti. Vi si coltivano
arachidi e miglio. La Comunità rurale ha messo a disposizione del villaggio 5 ettari di
orto e tre pozzi che arrivano a 100 metri, che purtroppo non raggiungendo la falda
freatica sono inefficaci. Uno studio di fattibilità ha evidenziato la necessità di
approfondire la perforazione sino a 200 metri per fornire l’acqua necessaria alla
coltivazione dell’orto. Le associazioni femminili presenti sul territorio hanno attivato
iniziative per sostenere l’imprenditorialità agricola delle donne.
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Sul piano sanitario, la popolazione della regione di Thiès residente nelle zone rurali
risente dell’assenza di mezzi di trasporto adeguati e di collegamenti stradali con i centri
urbani. Le strutture ed i servizi presenti nella regione sono concentrati nelle città.
Il Livello di formazione degli ASC (assistenti socio-sanitari si comunità eletti dalla
popolazione, secondo un programma ministeriale, per costruire un ponte tra la
popolazione e la medicina occidentale. Dove non sono presenti strutture sanitarie
svolgono anche attività sanitaria di primo livello: cura della diarrea, del raffreddore, di
alcun malattie pediatriche e della malaria lieve) e dei RELAIS (addetti al benessere
delle comunità di villaggio, anch’essi sono eletti dalla popolazione del villaggio, sono
d’aiuto all’ASC ed istruiscono la popolazione sulla prevenzione delle malattie,
sull’utilità delle vaccinazioni ecc..) è assolutamente insufficiente per servizi sanitari
efficaci. Inoltre i servizi sanitari sono a pagamento, con un costo che la popolazione
spesso non è in grado di sostenere. Così ricorre ad una medicina tradizionale, che, essa
stessa, necessita di formazione e confronto. Il tasso di mortalità infantile nella regione è
estremamente elevato (54,8% al 2000) e la diffusione dei matrimoni precoci
contribuisce ad incrementarlo. Il potenziamento della rete sanitaria, la fornitura di
ambulanze e l’attivazione di mutue sanitarie consentirebbero alla popolazione rurale di
usufruire più facilmente dei servizi sanitari e dell’ospedale di Thiès. L’integrazione
delle pratiche mediche occidentali con quelle locali garantirebbe l’ottimizzazione di
entrambi i metodi terapeutici. A Khombol, i progetti di cooperazione con la RER hanno
consentito di rafforzare la struttura sanitaria locale dotata di operatori socio-sanitari di
primo livello formati e la costruzione di una piccola case de Santé attrezzata e gestita da
personale sanitario pubblico. Il trasferimento di questa esperienza nella realtà di Pire
valorizza la portata delle azioni di cooperazione già avviate. Per considerazioni di
carattere sanitario e ambientale della regione di Thiès, è cruciale intervenire sulle
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condizioni igienico-sanitarie delle zone abitate, dove persiste il problema della gestione
dei rifiuti.
OBIETTIVI GENERALI DEL PROGETTO:
Migliorare la sicurezza alimentare, la salute e le condizioni ambientali, attraverso il
protagonismo femminile e rafforzando la collaborazione tra le due comunità.
Verranno condotte azioni mirate:
- alla valorizzazione delle risorse umane e strutturali esistenti in loco per
implementare un processo di sviluppo endogeno, basato sull’imprenditorialità
femminile, sulla formazione di competenze, soprattutto in campo agricolo e
zootecnico.
- all’incremento del capitale umano degli operatori/operatrici attivi in ambito
sanitario ed al potenziamento dei servizi sanitari in loco.
- alla sperimentazione di un sistema mutualistico in ambito sanitario.
- alla sensibilizzazione e formazione sui temi della salvaguardia ambientale, per la
creazione di condizioni capaci di garantire uno sviluppo sostenibile.
- all’incremento del tasso di scolarizzazione, soprattutto della popolazione
femminile e/o disagiata.
RISULTATI ATTESI:
- creazione di un sistema multi-settoriale e integrato base per la sicurezza
alimentare e lo sviluppo di piccola imprenditoria femminile.
- promozione del ruolo delle donne nella comunità come soggetto imprenditoriale.
- accrescimento del reddito famigliare nelle comunità.
- sperimentazione di strategie di previdenza sanitaria.
- miglioramento delle condizioni di salute della popolazione grazie ed una più
efficace assistenza sanitaria.
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- creazione della consapevolezza sulle modalità di salvaguardia ambientale anche
come ambito economico e di reddito.
- miglioramento delle condizioni ambientali delle comunità.
- incoraggiamento alla scolarizzazione dei bambini disagiati.
- diminuzione del tasso di esodo rurale.
- rafforzamento delle relazioni tra territori di Thiès e dell’Emilia Romagna,
attraverso collaborazioni di tipo tecnico-scientifico mirate a rafforzare le
competenze dei partner locali.
SINTESI DEL PROGETTO:
Il progetto, che coinvolge Pire e DiolKadd, si sviluppa in costante dialogo con le
comunità e le istituzioni locali:
1) consolida le sinergie attivate in “Terra e Salute”.
2) Potenzia le risorse endogene per la generazione di reddito: capacity -
building; potenziamento delle risorse strutturali per l’approvvigionamento
idrico; arricchimento di una banca delle sementi e fornitura di
documentazione e bibliografia sui temi agroalimentari e sanitari.
3) Promuove la microimpresa femminile in campo agricolo/ambientale e
zootecnico.
4) Attiva la tutela ambientale, per uno sviluppo sostenibile, nel campo della
raccolta differenziata e del rimboschimento.
5) Promuove la creazione di un servizio di pronto intervento a Pire; la
formazione di ASC, RELAIS, volontari di pronto intervento e struttura la
formazione di formatori per le figure paramediche a Khombole e Pire per la
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perenizzazione degli interventi. Prevede a Pire e Khombole la creazione e
validazione di un modello di mutua sanitaria.
6) Svolge attività di ricerca scientifica su scala transazionale con modalità di
ricerca-azione nei seguenti ambiti: agroalimentare, sanitario e
socio/antropologico.
7) Prevede azioni in campo educativo sulla sicurezza alimentare; azioni
finalizzate al sostegno della scolarizzazione femminile e delle fasce deboli.
8) Struttura la disseminazione dei risultati progettuali nel contesto scientifico
italiano e della RER.
9) Continua la formazione sul campo iniziata nel precedente progetto mirata al
potenziamento delle competenze della CSPP nella gestione di progetti.
PRIMI RISULTATI ED EVOLUZIONE DEL PROGETTO
Nel corso di una prima verifica dei risultati nel piccolo villaggio di DiolKadd è emerso
come il corso di formazione degli operatori sanitari di primo livello, svolta da un
infermiere di Parma, ha prodotto buoni risultati sulla formazione specifica degli
interessati, ma non ha portato ad un miglioramento dell’organizzazione sanitaria del
villaggio, in quanto la popolazione non ha compreso il significato dell’intervento
formativo ed ha continuato a chiedere le necessarie prestazioni sanitarie ai guaritori
locali, seguendo la tradizione. In seguito a questa osservazione il progetto si è
indirizzato verso un maggior coinvolgimento della popolazione. Nell’ambito di questo
nuovo modello organizzativo è stata presa in considerazione la possibilità di consentire
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un incontro tra la medicina convenzionale (nostra medicina occidentale), e la medicina
tradizionale locale.
OSSERVAZIONI DELLA LETTERATURA
SULL’OPPORTUNITA’ DELL’INCONTRO DELLE DUE
MEDICINE:
In alcune regioni Africane, un trattamento medico che non aveva avuto effetti positivi
sul paziente prima di appositi rituali nelle loro terre natali spesso diventa
improvvisamente efficace. Queste situazioni sono così largamente conosciute in Africa
che molti medici Africani che hanno studiato nell’Occidente consigliano ai parenti del
pazienti sui quali le cure non hanno molto effetto di portare i loro cari nella loro terra
natale[7]. Anche Idowu[8] riferisce che in caso di malattie gravi, la medicina europea
senza un potenziamento attraverso i rimedi tradizionali appare agli occhi degli Africani
tanto grossolana quanto inadeguata. È risaputo che parenti di pazienti ammessi
all’interno degli ospedali portano di nascosto a questi ultimi medicine ottenute grazie a
guaritori tradizionali. L’uso di amuleti sacri, chiamati “grisgris” nell’ambiente che
abbiamo analizzato, rappresenta una specie di rinforzo per altri trattamenti, espressione
di una concezione religiosa del mondo. Alcuni autori hanno documentato l’uso di questa
procedura in certi casi anche usando metodi scientifici. [9-10-11]. Ulteriori ricerche
potrebbero essere condotte riguardo agli strumenti terapeutici fondamentali e le pratiche
sanitarie degli intermediari tra il mondo del naturale e quello del sovrannaturale, come
guaritori tradizionali, le ostetriche tradizionali o i marabutti, nella prospettiva della
costruzione di un dialogo tra questi e gli agenti del sistema sanitario, al fine di ottenere
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interpretazioni condivise da entrambe le parti dei fenomeni e soluzioni per problemi
sanitari.
Particolarmente interessanti sono stati i frequenti riferimenti della letteratura all’utilizzo
di piante nella medicina tradizionale per il trattamento delle malattie in quest’area. È
ben risaputo che le varie specie di piante medicinali sono onnipresenti nel trattamento
delle malattie nei poveri delle campagne [12]; donne e bambini appartenenti a questa
massa dipendono dalle erbe medicinali [13]. L’uso di rimedi naturali si può riscontrare
sia in contesti urbani che extraurbani [14-15] in varie parti del continente africano [16-
17-18-19] per curare una vasta gamma di malattie. Anche in Senegal esiste una
medicina tradizionale basata sull’utilizzo di piante. I pazienti senegalesi hanno fornito
numerose ragioni per cui utilizzare piante medicinali: il motivo offerto più di frequente
è che le piante medicinali sono un trattamento tradizionale, al secondo posto l’efficacia
seguita ruota dai bassi prezzi[20]. La conoscenza delle piante è stata tramandata da una
generazione alla successiva in gran parte per via orale attraverso erboristi, anziani
sapienti e/o persone comuni. Nonostante il significante ruolo che rivestono le piante
medicinali nel supportare il piano di cura nazionale del Senegal, i tentativi fatti finora
per documentare e confermare la conoscenza ad essa associata sono molto pochi.
Scopo di questo studio è stato quello di valutare l’opinione della popolazione dei
villaggi coinvolti nel progetto circa la possibilità di utilizzare ambedue i metodi di cura.
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MATERIALI E METODI
Lo studio è stato condotto mediante interviste in loco a rappresentanti della popolazione
dei due villaggi.
La ricerca è di triangolazione poiché è sia qualitativa che quantitativa: qualitativa in
quanto utilizzo strumenti come le interviste, l’osservazione partecipante, lo studio dei
casi e l’analisi dei racconti e quantitativa in quanto compio generalizzazioni sulla
popolazione partendo da osservazioni obiettive effettuate su un campione, inoltre è
descrittiva e correlazionale in quanto descrivo in modo sistematico la medicina
tradizionale e cerco di prevedere in che modo essa possa presentarsi nel futuro e in
come possa coesistere con la medicina moderna. Gli strumenti utilizzati sono
l’osservazione partecipante, 2 interviste: una per guaritori e matrone che hanno
esercitato e\o ancora esercitano la medicina tradizionale [ALLEGATO 1], e l’altra per
gli infermieri formati che esercitano la medicina moderna e per chi è stato vicino a chi
ha guarito o a persone che sono state guarite [ALLEGATO 2], l’analisi dei racconti e il
materiale fotografico. Il campione è costituito da un gruppo di 8 senegalesi tra guaritori,
matrone, infermieri e famigliari ai quali ho sottoposto la mia intervista e tutta la
popolazione in generale di Diolkadd e Pire per l’osservazione partecipata. Il periodo
temporale dello studio va dal 27 novembre 2011 al 14 dicembre 2011.
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RISULTATI
Dalle interviste [ALLEGATO 3] è emerso che la medicina tradizionale continua ad
essere molto praticata, il sapere si tramanda di padre in figlio e solo un membro
all’interno della prole del guaritore è degno di succedergli. Il figlio seguirà il padre
guaritore negli anni e apprenderà osservando tutto ciò che c’è da sapere. Negli anni
alcuni saperi sono andati persi, e i guaritori tradizionali di oggi non sono più bravi come
quelli di molti anni fa. I guaritori veramente capaci sono rimasti pochi, esistono molti
impostori che si fingono guaritori solo per ricevere in cambio denaro, e spesso si
accaniscono usando medicamenti dei quali conoscono ben poco sui malati, anche
quando non esiste nessun rimedio. Criticità della medicina tradizionale è quella del
dosaggio, molte piante hanno un altissima tossicità renale e cardiaca e non si conoscono
le dosi soglia. Nonostante questa problematica la popolazione tende a rivolgersi ancora
tantissimo ai guaritori tradizionali e alle matrone per tre sostanziali motivi:
- perché la medicina moderna ha costi altissimi e quindi non è a portata di tutti.
- perché è ancora poco conosciuta, nei villaggi sei un buon guaritore se hai fama,
se si dice che hai curato tante persone, la medicina moderna è ancora oggi cosa
sconosciuta agli occhi di molti e quindi non meritevole.
- perché dopo essersi rivolti alla medicina moderna non hanno avuto
miglioramenti e quindi tendono a rifugiarsi in quella tradizionale.
Tra le persone intervistate risulta chiaro ed evidente che la miglior soluzione per il
futuro è una collaborazione tra le due medicine e tra le diverse figure sanitarie che le
caratterizzano, dove non arriva una può arrivare l’altra. C’è un’altissima necessità di
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formazione e informazione, diversi progetti si stanno muovendo verso questo fronte, si
forma un gruppo ristretto di persone che a loro volta ne formeranno altre.
DISCUSSIONE
Il Progetto “Terra e Salute” cerca di intervenire sull’agricoltura e i servizi di salute in
due realtà rurali della Regione di Thiès, in Senegal, implementando l’agricoltura per la
creazione di sicurezza alimentare e reddito e implementando l’organizzazione sanitaria
per cercare di creare un sistema sanitario mutualistico. Nel comune di Khombole
sitenterà di potenziare la produzione agricola, attraverso il ripristino irriguo, la
formazione e la diversificazione delle colture, generando reddito e lavoro.Nelle due
realtà rurali si condurranno interventi di educazione sanitaria della popolazione e nelle
scuole, con focus sulla prevenzione di malaria e tubercolosi e si potenzieranno i servizi
socio-sanitari di base con servizi di urgenze dotati di personale formato e ambulanze.Il
miglioramento sanitario e l’incremento di redditività consentiranno di migliorare le
condizioni di vita nell’area rurale contrastando il fenomeno di esodo verso contesti
urbani già in difficoltà, prevenendo così tensione sociale.Nell’intervento verranno
coinvolte le donne come pilastro della società; azioni formative e di rafforzamento delle
competenze in ambito gestionale e progettuale delle associazioni femminili che
diverranno lo snodo di azioni comunitarie, agricole e di formazione di servizi. A Pire, la
federazione di gruppi femminili attiverà modelli di imprese agricole, con contratti
trasparenti di locazione della terra come buona pratica sull’accesso e uso delle terre per
le donne.Il supporto formativo e di consulenza strutturerà competenze agronomiche,
gestionali e sulla trasformazione dei prodotti.In Regione si rafforzerà la rete trasferendo
Pag. 23
competenze utili ad interventi sulle politiche di sviluppo in Senegal; verranno
organizzati eventi per consolidare ponti tra comunità di migranti e popolazione del
paese di origine.
Il progetto nello specifico prevede una serie di azioni:
Messa in rete di una pluralità di attori della regione di Thies e della Regione
Emilia Romagna creando sistema di continuità e implementazione delle risorse
concretizzate nelle precedenti esperienze.
Sostegno alla produzione agricola attraverso la ricerca di modelli di impresa a
garanzia della sicurezza alimentare della popolazione attraverso la formazione
dei produttori e la loro messa in rete.
Intervento per la creazione di un sistema sanitario mutualistico e di un servizio
per le urgenze sanitarie, basato sulle ambulanze e su personale già formato a
garanzia di un’assistenza sanitaria di base, continuando la formazione già
sperimentata.
Limitazione dell’esodo rurale anche attraverso la creazione di lavoro e seguente
condizioni trasparenti di utilizzo della terra da parte delle donne.
Risultati attesi:
Diminuzione del tasso di emigrazione.
Accrescimento del reddito familiare delle comunità.
Diminuzione delle complicazioni dovute a mancata assistenza sanitaria.
Diminuzione del numero di persone affette da malaria e tubercolosi, grazie
all’opera di prevenzione.
Sarli L [21], in un articolo che riporta i risultati di un esperienza del progetto descritto
riferisce che la popolazione Senegalese presa in osservazione, affida la cura delle
proprie malattie in parte alla medicina moderna e in parte alla medicina tradizionale
Pag. 24
svolta dai guaritori e conclude l’articolo sostenendo che, in collaborazione tra
infermieri, medici e un antropologi, occorrerà continuare la ricerca per trovare il
metodo più adatto a far coesistere le due diverse medicine e permettere la
collaborazione tra le diverse figure professionali che le rappresentano.
Sulla base del mio giudizio personale ho trovato molto interessante l’utilizzo delle
piante medicinali e credo che con un buon studio degli effetti e degli effetti collaterali,
con una buona formazione di tutto il personale sanitario, sia per i praticanti della
medicina tradizionale che per quella moderna si potrebbe trovare una perfetta
coesistenza delle due medicine. Credo che le due diverse figure, del guaritore
tradizionale e del curatore moderno dovrebbero collaborare nella cura del paziente, e
non agire singolarmente, dovrebbero potersi trovare nello stesso ambiente (case de
sanitè o casa del paziente) e interagire insieme, cercando di trovare la cura più adatta per
il paziente in questione. Inoltre credo che ci dovrebbe essere più informazione verso la
popolazione in generale, per far si che la medicina moderna non rimanga un punto di
domanda e quindi non meritevole.
Pag. 25
“In Africa il guaritore animista identifica tra i figli, fin da piccoli, quello (o
quelli) destinato alla successione. Sarà forse una particolare curiosità del
bambino, che trotterella più insistentemente degli altri dietro il padre che
cura; o saranno i suoi momenti di tensione o attenzione, o capacità
specifiche a differenziarlo dai fratelli. Accompagnando il padre,
assistendolo nel lavoro, parteciperà sempre più del suo saper-fare. Fino a
che, per metterne alla prova forza e resistenza, il padre lo sottoporrà a
prove iniziatiche insieme terribili e straordinarie. Il novizio sperimenterà in
quell’occasione i confini tra giorno e notte, ragione e sragione, ordine
della cultura e fluente caos della natura, spesso aiutato in questo
dall’assunzione di potenti droghe. Tra queste, le piante maestro hanno
forti effetti sulla psiche e aprono porte percettive di comunicazione
soprattutto verso il mondo dei vegetali con cui poi il guaritore, nella sua
ricerca di rimedi, avrà continui e stretti legami. Una cerimonia pubblica
permetterà infine al giovane di dimostrare i poteri straordinari acquisiti
sulla via che ha appena intrapreso.”
PIERO COPPO [22-23]
Pag. 26
BIBLIOGRAFIA
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Esperienza-ParaNorMae-PARTE-2-www-erbe-altervista-org
http://www.phytoitalia.it/piante.php?id=109
Pag. 29
ALLEGATI:
[ALLEGATO 1]
DOMANDE DELL’ INTERVISTA A GUARITORI E MATRONE
Tanti anni fa i tuoi antenati come si curavano? A chi si affidavano e a quali
metodi?
Oggi, cosa fai se un membro della tua famiglia si ammala? Racconta un episodio
recente
Chi ti ha trasmesso la capacità di guarire\far partorire le donne? In che modo te
le ha trasmesse?
Tu hai trasmesso o trasmetterai queste competenze a qualcun altro? A chi?
Perché hai scelto proprio lui\lei?
Mi puoi raccontare l’ultima volta in cui hai guarito una persona? (racconto
dettagliato della malattia, dei luoghi, dei presenti, delle manovre, dei metodi
utilizzati)
Cosa utilizzi per curare le persone? (nomi di erbe, riti, preghiere…)
Storia e utilizzo delle piante. Si coltivano? Ci sono tutto l’anno? Si possono
acquistare? Hanno solo benefici o possono avere effetti collaterali?
Pag. 30
Tu dai la guarigione a queste persone, loro in cambio come ti ripagano?
Come si distingue un buon guaritore da uno cattivo?
Ogni guaritore è in grado di guarire tutto o esistono guaritori specializzati?
[ALLEGATO 2]
DOMANDE DELL’ INTERVISTA AD INFERMIERI FORMATI
DALLA MEDICINA MODERNA, ALLE PERSONE CHE HANNO
VISSUTO O VIVONO VICINO A GUARITORI E ALLE PERSONE
CHE SONO STATE CURATE DALLA MEDICINA
TRADIZIONALE:
Come descriveresti i fondamenti della medicina tradizionale?
Tu sei mai stato curato con metodi tradizionali?
Qualche membro della tua famiglia è stato curato con metodi tradizionali?
Cosa spinge una persona a rivolgersi alla medicina tradizionale piuttosto che a
quella moderna?
Chi posso intervistare al villaggio di Pire e di DiolKadd o nei dintorni che possa
darmi informazioni su queste tematiche?
Viene ancora utilizzata la terapia basata sull’utilizzo delle piante?
Chi detiene il sapere della medicina tradizionale?
Chi coltiva le piante medicinali e dove?
Con che cosa vengono pagati i guaritori?
Pag. 31
[ALLEGATO 3]
INTERVISTE:
AMINATA = aiutante matrona (intervista tradotta dal Wolof)
D = Quale era la tua mansione durante il parto?
R = Quando la donna sentiva che era arrivato il momento, che stava per partorire,
veniva portata a casa della matrona, io stavo dietro di lei, l’aiutavo e stavamo vicino alla
donna, quando vedevamo che era il momento era la matrona che faceva tutto, io
prendevo il bambino una volta uscito, lo lavavo, gli tagliavo il cordone e lo davo alla
mamma. Io aiutavo solo la matrona, era lei ad avere tutte le conoscenze, anche quando
disinfettava io guardavo e basta. Quando lei non c’era ho fatto alcuni parti da sola. Da
quando è morta molte donne preferiscono andare all’ospedale ma ancora tante vengono
a chiedere di me.
D = Cosa pensi della medicina moderna?
R = In passato solo chi aveva i soldi poteva andare in ospedale, chi non li aveva non
veniva neanche toccato. La matrona aveva molto coraggio, anche io avevo molto
coraggio ma agivamo grazie alla mano di Dio.
D = Le persone che oggi si rivolgono a te vengono da te perché credono nelle tue
capacità o perché non hanno i soldi per rivolgersi alla medicina moderna?
Pag. 32
R = Adesso io non lo faccio più, perché non ci vedo più, ho perso anche un pezzo di
gamba. Da quando non c’è più la matrona è come se mi mancasse qualcosa, io sono
sempre stata dietro di lei e quindi non voglio più farlo senza di lei. Ringrazio Dio per
avermi concesso la possibilità di questa esperienza con la matrona perché mai avrei
pensato di poterla fare.
D = Come vi ripagavano le donne che partorivano grazie al vostro aiuto?
R = Non era a pagamento, la matrona non chiedeva niente, lo faceva solo per l’amore di
Dio, per aiutare, per non vedere soffrire le donne.
D = Questo dono che aveva la matrona non è stato trasmesso a nessuno?
R = Dopo che è morta la matrona ho continuato a farlo io per un po’ di tempo, dopo ho
smesso e non ho insegnato a nessun altro.
D = In futuro pensi che la medicina tradizionale e quella moderna potranno coesistere?
R = Si, per me queste due capacità possono fare tante cose insieme.
Pag. 33
BABA =Responsabile del settore Terra di TakkuliGuey, persona curata con l’uso della
medicina tradizionale (intervista tradotta dal francese)
D = Tanto tempo fa come si curavano i tuoi antenati?
R = Attraverso la medicina tradizionale che utilizza quasi tutte polveri ottenute tramite
la decantazione dei rami. Ci sono alberi che possono curare la febbre, perché esistono
febbri che neanche la medicina moderna può curare, mentre i guaritori sanno che rimedi
usare.
D = Oggi cosa fai se un membro della tua famiglia si ammala?
R = Mi rivolgo alla medicina moderna, se questa non funziona allora chiedo consiglio
agli anziani, c’è una convivenza tra le due.
D = I guaritori come apprendono questo sapere?
R = Il sapere si tramanda di padre in figlio, che segue il padre, scrive tutto e tramanderà
a sua volta. Dio ha donato queste conoscenze, è un dono di pochi. Se non c’è un
guaritore in famiglia tu non puoi sapere, basta uno che apprenda, che è portato come chi
tramanda.
D = Perché le persone continuano ad andare dai guaritori tradizionali?
R = E’ una scelta personale, ci sono persone che vanno direttamente in ospedale senza
passare dal guaritore.
D = Come si distingue un buon guaritore da uno cattivo?
Pag. 34
R = Quando un guaritore è un vero guaritore si sa, poiché ha una certa reputazione, ha
fatto molte guarigioni, un cattivo guaritore lo fa solo per soldi, senza avere le
conoscenze.
D = Quando una persona decide di rivolgersi alla medicina tradizionale?
R = Ci sono malattie mandate dal diavolo che la medicina moderna non può curare, e
neanche tutti i guaritori tradizionali, solo alcuni hanno la capacità di vedere durante il
sonno cosa devono fare per guarire.
D = C’è differenza tra la medicina tradizionale di ieri e quella di oggi?
R = No perché è un mestiere che viene tramandato dalla famiglia.
D = Come vengono utilizzate le foglie di Tamarindo?(foglie che abbiamo prelevato al
cimitero degli anziani).
R = Servono per curare l’astenia, unite al miglio e all’acqua, vanno lasciate riposare e
poi vanno mangiate. E’ un preparato che possono fare tutte le vecchie del villaggio.
Pag. 35
BINETA: Presidentessa dell’associazione Faeda(intervista tradotta dal francese)
D = Come descriveresti i fondamenti della medicina tradizionale?
R = La medicina moderna è stata portata dai colonizzatori, prima ci si curava
esclusivamente con la medicina tradizionale. La medicina tradizionale non ha perso il
suo valore con l’arrivo della medicina ufficiale e ancora adesso per la popolazione ha un
grande valore, ancora adesso quando ti ammali, il primo impulso è di andare dal
guaritore tradizionale.
D = Tu sei mai stata curata con metodi tradizionali?
R = Personalmente no, mi rivolgo alla medicina moderna, però non è l’orientamento di
tutti.
D = Qualche membro della tua famiglia? Puoi raccontarmi un episodio specifico che è
stato trattato con medicina tradizionale?
R = Conosco persone che dicono di non essere state guarite dalla medicina moderna ma
solo da quella tradizionale, negli incontri che abbiamo fatto nelle località capoluogo
della zona di Pire medici e infermieri dicono che l’80% della gente ricorre alla medicina
tradizionale, e quindi sono propensi a creare delle strategie di collegamento e
rafforzamento reciproco. Soprattutto a livello rurale la maggior parte della gente ricorre
alla medicina tradizionale.
D = Cosa spinge una persona a rivolgersi alla medicina tradizionale piuttosto che a
quella moderna?
Pag. 36
R = La medicina tradizionale è meno costosa di quella moderna, questo è uno dei fattori
più importanti che spinge le persone a rivolgersi ad un guaritore piuttosto che ad un
medico, ma anche per una questione di ignoranza, il fatto di non conoscere spinge le
persone a rivolgersi ai guaritori che sono più integrati nella loro vita. C’è una pianta che
viene fatta bollire e la si usa per la cura del tetano, queste sono conoscenze che sono
dentro la vita delle persone. Si sta cercando di mettere insieme le due medicine, la
strada è quella di far si che una medicina possa valorizzare l’altra, prendere il buono di
una e dell’altra. Questa sarebbe la strada ideale.
D = Chi posso intervistare al villaggio di Pire o nei dintorni che possa darmi
informazioni su queste tematiche?
R = Ti indicherò io delle persone che praticano e che si rivolgono.
D = Viene ancora utilizzata la terapia basata sull’utilizzo delle piante?
R = Esattamente. Ci sono guaritori che però usano poteri occulti, e influenzano le
persone fino a farle diventare pazze. I confini con la medicina tradizionale sono incerti.
Le donne in un legame poligamico si rivolgono alle scienze occulte per diventare le
preferite del marito.
D = Chi detiene questo sapere?
R = I guaritori che utilizzano il Corano. E’ un sapere trasmesso da padre in figlio
all’interno di una famiglia, perché per la medicina tradizionale bisogna sapere quella
tale pianta cosa può curare, quel tale sintomo come può essere curato con le piante. Non
è un sapere generico ma è molto specifico, quindi tramandato dentro le famiglie di
guaritori.
D = Chi coltiva le piante medicinali e dove?
R = Ci sono delle OMG che sostengono la medicina tradizionale che hanno cominciato
ad organizzare la coltivazione di alcune piante. La pratica più diffusa è quella che il
Pag. 37
guaritore va nella brusse e si cerca le sue piante, va molto lontano a volte ed è molto
geloso di questo sapere e non vuole essere accompagnato e visto. Ci sono delle
organizzazioni che stanno facendo questo lavoro di organizzare la coltivazione di
piante medicinale e coinvolgono le persone nella coltivazione.
D = Cosa succede alle donne che non possono procreare?
R = Ci sono delle donne testimoni, quindi un’organizzazione che studia la sterilità
femminile, loro testimoniano, sono almeno 4 famose, tutta una serie di casi dove la
medicina tradizionale è riuscita a fare cose che la medicina moderna a cui si erano
rivolte per anni non aveva fatto, loro però prima di intervenire chiedono sempre una
ecografia. C’è una collaborazione tra le due medicine, che si è creata spontaneamente
perché loro riconoscono i limiti delle loro risorse e possibilità, chiedono sempre una
ecografia prima di ordinare i propri interventi.
D = Se dall’ecografia risulta che non possono avere figli, cosa fanno?
R = C’è un guaritore tradizionale molto famoso che dice che nella professionalità
bisogna essere assolutamente onesti e quindi se vede che non ci sono possibilità lo dice
direttamente alle donne. Un medico con cui abbiamo parlato vicino a Pire ha detto che
il problema è che la maggior parte dei guaritori non riconosce i propri limiti e quindi
questa integrazione virtuosa è più difficile, e ci sono guaritori tradizionali che anche
quando vedono che non c’è possibilità continuano a curare dando false speranze.
D = Come e dove avvengono i parti?
R = Dove ci sono strutture si ci rivolge ad esse, però in quasi tutti i villaggi c’è la
matrona, una donna con molto sapere nella conduzione del parto che insieme alla ASC
fanno il parto insieme, ma è soprattutto la matrona che gestisce la situazione , questo
ovviamente se tutto va bene, se ci sono complicazioni vanno al centro di salute. C’è
tutta un azione per far si che se ci sono delle gravidanze a rischio non si stia al villaggio
Pag. 38
ma si vada direttamente al post de sanitè, però in molte situazioni non fanno l’ecografia
e lì il parto si presenta come un parto a rischio che si evoca in quel momento.
D = Le donne come curano la gravidanza?
R = L’infermiere o la ASC chiede sempre durante la gravidanza di fare delle ecografie o
di sottoporsi a delle visite, però l’ecografia costa molto cara, la meno cara costa 10.000
franchi cefa e quindi anche a Dakar stessa ci sono delle donne che non fanno l’ecografia
durante la gravidanza. Gli ecografi ci sono solo nelle grandi città e non nei villaggi e
quindi è più complicato.
D = Ai parti possono assistere solo delle donne? O anche agli uomini è concesso
assistere?
R = E’ una criticità l’uomo, forse a Dakar l’uomo comincia ad accettare che ci sia un
medico ginecologo che gestisce i parti, nei villaggi invece è davvero un problema
critico perché non accettano la presenza dell’uomo infermiere. A pire prima c’era un
infermiere uomo e le donne preferivano andare dalle matrone piuttosto che farsi visitare,
per questo hanno fatto un’azione per formare le matrone, mentre adesso c’è
un’infermiera donna e le donne vanno molto più facilmente da lei.
D = Con che cosa vengono pagati i guaritori?
R = Si paga con i soldi se si hanno, però puoi pagare con altri mezzi, vestiti, arachidi,
miglio…questo non è possibile nel post de sanitè, dove si paga solo con i soldi e tutto
ha il suo prezzo.
Pag. 39
CECILE’ = Infermiera al post de sanitè di Pire (intervista tradotta dal francese)
D = Tanto tempo fa come si curavano i tuoi antenati?
R = Attraverso l’utilizzo di foglie, scorze, radici, alberi e attraverso la divinazione, la
religione.
D = Oggi cosa fai se un membro della tua famiglia si ammala?
R = Quando qualcuno si ammala viene direttamente alla struttura desanitè.
D = Che tipo di formazione hai avuto? Da chi sei stata formata?
R = Ho fatto una scuola di formazione della durata di 3 anni, più varie formazioni in
salute comunitaria, su come prendersi cura dei bambini malati, sulla riproduzione, sulla
gestione delle risorse e della gestione delle informazioni, sulle malattie endemiche. Ora
sono una formatrice.
D = Puoi descrivermi esattamente il tuo ruolo al post de sanitè? Quali sono le tue
mansioni?
R = Ci sono 2 categorie di persone che vengono al post de sanitè, una sono i pz. che
vengono in consultazione curativa, in consultazione per le visite prenatali e post-natali
per controllare il peso, la crescita e la nutrizione, in consultazione per gli screening per
malattie come la malaria, la tubercolosi, e l’altra sono pz che vengono per la
prevenzione, per i vaccini, per la malnutrizione, per il recupero nutrizionale e ponderale.
D = Utilizzi solo medicine moderne o utilizzi anche erbe o altri medicamenti della
medicina tradizionale?
Pag. 40
R = Utilizzo medicinali essenziali, al post de sanitè io non somministro medicamenti
tradizionali, ma ne consiglio l’utilizzo a casa, consiglio l’utilizzo di tisane e decoxion,
soprattutto nella cura della diarrea e delle infezioni respiratorie nei bambini.
D = Quando un pz. arriva in ritardo da te, dopo essere già passato alla medicina
tradizionale, tu cosa fai?
R = Io consiglio dall’inizio di venire a vedere tutte e due, se vogliono chiedere alla
medicina tradizionale va bene, ma è meglio venire presto anche al post de sanitè.
D = Perché le persone preferiscono ancora la medicina tradizionale a quella moderna?
R = Preferiscono la medicina tradizionale perché c’è da tanto, fa parte della società, le
persone ci credono, i guaritori hanno una reputazione, poi perché si trovano tante piante
e perché il costo è molto basso.
Pag. 41
MATI’=Relee di DiolKadd (intervista tradotta dal francese)
D = Tanti anni fa i tuoi antenati come si curavano? A chi si affidavano e a quali metodi?
R = In passato si rivolgevano alla medicina tradizionale, si rivolgevano ai guaritori.
D = Come si comporta un guaritore?
R = Utilizza radici, piante, polveri. Impregna d’acqua un foglio con scritture arabe e te
la fa bere o mettere addosso.
D = Oggi, cosa fai se un membro della tua famiglia si ammala? Racconta un episodio
recente.
R = Nel passato andavano subito dal guaritore. Oggi se un membro della mia famiglia
sta male deve andare subito in ospedale, se in ospedale la cosa non si risolve in alcuni
giorni ritorno alla medicina tradizionale e al guaritore. Le matrone molto spesso,
preparano un’acqua nella quale mettono all’interno delle pagine con parole sacre, e la
fanno mettere sul seno delle donne prima di allattare, e viene data quest’acqua al
bambino prima del latte materno e questa è un pratica ancora molto diffusa.
D = Chi ti ha trasmesso la tue capacità? In che modo te le ha trasmesse?
R = Io non faccio partorire, io guarisco soltanto, mi è stato insegnato da Emile e dalla
comunità rurale, io sono un relee la Asc è Mamasta. Negli insegnamenti della comunità
rurale sono tante persone istruite in poco tempo, invece con Emile siamo poche persone
e c’è più tempo.
D = Mi puoi raccontare l’ultima volta in cui hai guarito una persona? (racconto
dettagliato della malattia, dei luoghi, dei presenti, delle manovre)
Pag. 42
R = Non ho ancora imparato a guarire nessuno è Mamasta che attua, io metto in
relazione le donne con la casa di sanitè e spiego alle persone come prendere le medicine
dopo che Mamasta le ha visitate.
D = Cosa utilizza Mamasta per curare le persone?
R = Mamasta utilizza varie cose, di solito da le prime cure ai neonati, si occupa dei
farmaci per la malaria e per la tubercolosi, ma nel caso della tubercolosi sono i releè che
danno direttamente le medicine, ma a DiolKadd non ci sono stati casi di tubercolosi , ce
n’è stato solo uno ma era uno che abitava fuori ed è tornato che era malato ed è morto
poco dopo.
D= Storia e utilizzo delle piante. Si coltivano? Ci sono tutto l’anno? Si possono
acquistare? Hanno solo benefici o possono avere effetti collaterali?
R = Foglie d’albero, non si coltivano ma si trovano solitamente durante tutto l’anno.
Non si vendono al villaggio però c’è gente che magari viene al villaggio le raccoglie, le
radici, le foglie ecc.e poi le vende a Dakar. Ci sono molti effetti collaterali, con la
medicina moderna prendi solo le cose che sai che ti servono, che fanno bene, con la
medicina tradizionale no, prendi le cose e non sai, io preferisco quella moderna.
D = Come ripagano Mamasta le persone che cura?
R = Mamasta le da gratuitamente. Molta gente non ha i mezzi per pagare e in questo
modo molti fanno riferimento alla medicina tradizionale per questo, soprattutto nella
stagione delle piogge che portano tanta malaria.
D = Come si distingue un buon guaritore da uno cattivo?
R = Un buon guaritore deve essere gentile, aprire il cuore a tutti e conoscere i suoi
limiti, se non è in grado di fare una cosa deve indirizzare al post de sanitè.
D = Ogni guaritore è in grado di guarire tutto o esistono guaritori specializzati?
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R = Normalmente si va dal guaritore tradizionale quando la medicina moderna non
riesce a guarire le malattie, ma ci sono alcuni guaritori che vogliono soltanto i soldi e
dicono di essere capaci di guarire tutto.
Nel ’96 quando sono arrivati i primi progetti le donne andavano dalle levatrici
tradizionali mentre adesso rifiutano e vanno negli ospedali. In un villaggio c’è una
matrona che cura donne che hanno problemi di fertilità che sono sposate da tanti anni e
non hanno avuto figli, e funziona.
D = Cosa fa nello specifico la matrona?
R = Utilizza delle polveri che fa bollire nell’acqua. Ho conosciuto tante donne che sono
andate da questa donna e nel giro di 2 o 3 mesi sono rimaste incinte.
Pag. 44
MBAI =guaritore (intervista tradotta dal Wolof)
D = Tanti anni fa come si curavano i tuoi antenati?
R = Prima della medicina moderna c’era quella tradizionale, che utilizza le erbe. Ogni
erba va utilizzata per una specifica cosa. Se hai mal di testa c’è un’erba da usare, se hai
mal di pancia c’è un’erba da usare, se ti fanno male i nervi c’è un’erba da usare. Per
ogni cosa c’è la sua erba. C’è l’albero di Chaad che serve per curare la febbre gialla,
l’albero di Senjen per curare il mal di pancia, che però non può essere dato alle donne
che non sono sicure di non essere incinte perché è troppo forte, se sei incinta rischi di
abortire, per questo viene data solo alle donne anziane o agli uomini. Se sei scivolato e
hai un ematoma devi usare la corteccia del tamarindo, la schiacci e la unisci con sale e
acqua. Se hai un taglio profondo c’è la pianta del Ghier, la schiacci e metti la polvere
all’interno della ferita e questa si rimargina. C’è un altro albero che si chiama Vin, per
la spossatezza, devi bollire le sue foglie nell’acqua e bere. Se hai il raffreddore e il naso
chiuso, usi le fogli di Ngher (Kinkeliba in francese)messe a bollire, sono le stesse foglie
che le donne usano per fare il the. Se hai mal di ossa c’è una pianta che si chiama
Bantemare, che c’è anche qui nel villaggio, la metti vicino al fuoco finché non diventa
calda, ma non troppo perché la devi prendere con le mani e appoggiarla sulla parte che
ti fa male. Se hai diarrea, per curarla c’è la polvere di miglio messa dentro l’acqua e
bevuta.
D = Chi ti ha insegnato tutte queste cose?
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R = Stavo sempre sotto mio padre, che stava sempre sotto mio nonno, osservando e
seguendo quello che fanno impari. Una parte del miglio che viene estratta prima di
renderla polvere, la metti in acqua sul fuoco finché non riesci a prenderla con le mani, e
la metti negli occhi se vi è entrato dentro qualcosa. Quando la tua pelle è gonfia, quando
dentro c’è qualcosa ma non sai cos’è, metti la ragnatela che fanno i ragni e questa farà
sgonfiare o uscire l’acqua, si chiama Tac. Quando uno non va di corpo c’è un albero che
si chiama chechem, prendi il seme del suo frutto, lo metti in acqua e bevi e vai di corpo.
D = Chi usa questi rimedi?
R = Quasi tutti. Ieri ero in giro a cercare una cosa nei campi, perché non so stare fermo,
non avevo legato l’asino e quando è scappato, per corrergli dietro mi sono fatto male ad
un piede, e quando sono arrivato a casa avevo il piede gonfio, ho preso le foglie di
tamarindo, le ho messe con l’acqua e le ho legate al piede, stamattina camminavo già
bene. Nella vita abbiamo bisogno di 7 cose per curarci, e queste 7 cose sono comprese
nelle cose che ho appena detto. Questa è la medicina nera, poi c’è un altro tipo di cura
tradizionale Arcoram, che è quella attraverso il corano, i guaritori che hanno studiato
arabo guardano nel corano cosa devono scrivere.
D = Cosa pensi della medicina moderna?
R = La penso tanto ma non so niente di questa cosa. Se trovassi qualcuno che
insegnasse come si fa io avrei piacere ad imparare, perché a me piace imparare. Non
parlo francese e quindi non capisco quello che voi dite. Se sapessi cosa significano le
cose riuscirei a combinare qualcosa.
D = Pensi che in futuro, se spiegate, le due medicine potrebbero coesistere?
R = Si.
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SAMBAL= abitante del villaggio che ha utilizzato la medicina tradizionale
(intervista tradotta dal wolof)
D = Tanto tempo fa come si curavano i tuoi antenati?
R = Con l’utilizzo di alberi e piante.
D = Cosa pensi tu della medicina tradizionale?
R = Io ho provato la medicina tradizionale perché gli anziani mi hanno detto di provarla
per guarire i miei occhi, l’ho provata tante volte ma non sono mai guarito.
D = Credi che i guaritori di oggi conoscono come conoscevano in passato?
R = No, i guaritori di oggi non conoscono come il passato, quando ero piccolo c’era una
guaritrice molto capace che sapeva guarire tutto con le piante e le radici, da quando è
morta tutto questo non c’è più.
D = Come si distingue un buon guaritore da uno cattivo?
R = Adesso ci sono dei guaritori che non sanno, si definiscono guaritori e hanno il
coraggio di dare rimedi anche se questi non sono sicuri. Quando i nostri antenati sono
morti, sono morte con loro tante tradizioni.
D = Perché le persone continuano ad andare da loro anche se sanno che non sono molto
capaci?
R = Ognuno ha la sua opinione, io preferisco non andare più perché ho provato tutto
per la cura dei miei occhi ma niente ha funzionato.
D = Qui nel villaggio di DiolKadd ci sono guaritori capaci?
R = Si.
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D = Chi sono?
R= Il capo del villaggio e l’Iman della Moschea.
D = Come vengono ripagati i guaritori?
R = I vecchi guaritori non chiedevano niente fin quando avevi la malattia, quando
passava potevi dare loro quello che volevi, adesso i guaritori chiedono soldi, è anche per
questo che tutto è cambiato.
D = Quindi secondo te il futuro è la medicina moderna?
R = Si, solo medicina moderna.
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SAR : Infermiere (intervista tradotta dal francese)
D= Come si curavano i tuoi antenati prima dell’arrivo della medicina moderna?
R= Dipendeva dalla malattia. Ad esempio, se avevi una ferita al piede, si prendeva
quell'albero, si faceva della polvere con le foglie e si metteva sul piede. Per la malaria si
prendono le foglie dell'ATASIA', si mettono le foglie sulla testa e poi con dell'acqua.
E poi si prende il succo di fiori di ibisco e succo di frutto di baobab e si mescola per
l'astenia.
Poi c'è la tosse che si tratta con degli alberi: zenzero e ginseng due (due tazze, una al
mattino e una la sera).
Miele e limone per la tosse dei bambini.
Albero per l'ipertensione: kinkeliba, lo prendevano gli antenati per aiutare l'ipertensione.
Anche le foglie di tamarindo sono anti-ipertensione. Poi c’è il NEVEDEI un albero con
le foglie, si prendono queste foglie e si fa la polvere. Questa è anti-iperyensiva e per il
diabete.
D= Queste conoscenze sono tutt'ora presenti nella comunità?
R=Si alcuni le usano ancora ma ora abbiamo la medicina moderna ed ora a chi ha
l'ipertensione si dice di lasciare il caffe il te ed il sale e poi di prendere il kinkeliba e il
nevedei , buono anche per il diabete si scioglie la polvere in acqua e si beve una tazza
al mattino e una alla sera.
Poi ci sono le RAISINS e le CORSE usati come antisettici, svolgono il ruolo che svolge
il betadine.
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D= Come fai a conoscere tutto queste cose?
R = Ci sono dei guaritori nel villaggio, ci sono anche dei guaritori che fanno delle
fatture, curano la splenomegalia mettendo delle foglie in croce.
D= Credi che ci sono ancora oggi delle persone capaci di praticare la medicina
tradizionale?
R = Ma certamente, ce ne sono molte.
D = Quindi secondo te perchéle persone si rivolgono alla medicina tradizionale rispetto
che alla medicina moderna?
R = Per le credenze. La gente con più cultura usa quella moderna, altri no. E per la
sensibilizzazione alla medicina moderna che nelle parti rurali non c'è.
D= Dunque tu credi che si debbano unire le due?
R = Sarebbe meglio perché si uniscono insieme. Così uno potrebbe avere tutte e due
contemporaneamente. Si possono mettere insieme i risultati, se una non funziona posso
usare l'altra.
D= Ma a livello legislativo come credi che si possa fare?
R = Ora il Senegal inizia ad unire i guaritori e gli altri per formarli sulla tubercolosi con
la medicina moderna. Perché la tubercolosi è una malattia contagiosa e la gente vuole
vedere i guaritori. Sono cose che vanno discusse dalla medicina moderna.
D= Voi che siete stati formati dalla medicina moderna, conoscete gli effetti negativi
delle erbe che avete nominato?
R = Si certo ci sono molti effetti collaterali. E' per questo motivo che si devono formare
le persone. Si deve sapere i medicamenti che si danno. C'è il problema del dosaggio, il
dosaggio è il più grande problema della medicina tradizionale, tante persone sono state
ricoverate per insufficienza renale dovuta a sovradosaggio. Molti farmaci comportano
insufficienza cardiaca. I Guaritori non hanno misura del dosaggio.
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IMMAGINI E DESCRIZIONI DI DIOL KADD
DiolKadd è un villaggio come quelli che si vedono nei film, vi si arriva dalla regione di
Thiés dopo aver percorso una lunga strada che costeggia sentieri di bellissima sabbia
rossa e miniere dalle quali partono scoppi.Gli abitanti vivono in mezzo alla savana in
capanne fatte di paglia e arbusti, il villaggio è diviso in cortili all’interno dei quali vive
un intero nucleo famigliare, i bambini corrono a piedi nudi nei cortili incuriositi nel
vedere i pelle bianca, che loro chiamano “tubab”, mi prendono per mano, tengono in
braccio i fratellini più piccoli, vogliono giocare ed essere fotografati, le donne stanno
sedute in terra a lavorare le arachidi e il miglio e mi sorridono dicendomi qualche parola
che non comprendo, anche loro vogliono essere fotografate e si mettono in strane pose
facendomi promettere che un giorno porterò loro una copia di quello scatto. Gli uomini
non sono molto presenti, sono a lavorare nei campi o a Dakar, quelli che vedo sono per
lo più anziani, stanno accanto alle donne e qualcuno ci saluta, qualcuno si sente
imbarazzato dal nostro abbigliamento, cosi diverso dal loro.
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In un luogo arido come la savana, dove ci sono 38 gradi a dicembre, sono i colori a far
da padroni, i colori delle vesti delle donne, il colore del sole che tramonta attraverso i
baobab e colora la sabbia, il colore delle scritte sulle pareti dei cortili, il colore delle
caprette che scorrazzano nei corridoi, il colore del miglio e delle arachidi, alimenti che
vedo ovunque mi giro e che sono fonte di sussistenza di questo villaggio.
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L’aria che si respira è diversa da quella di casa, sembra di essere in un'altra dimensione,
la mia mente vaga e si inebria di profumi e immagini totalmente nuove. Cerco di parlare
con gli abitanti del villaggio aiutandomi con i gesti, ma capirci è quasi impossibile.
Nella nostra capanna ci sono quattri letti di pietra, sui quali sono stati appoggiati dei
materassi di gomma piuma, attaccate alle travi del soffitto vi sono le zanzariere sotto le
quali dormiremo per proteggerci dalle punture di zanzare anche se non è il periodo delle
piogge e quindi non ci dovrebbere essere la trasmissione della Malaria. Nel nostro
cortile ci sono due bagni completi di doccia e dei pannelli solari che permettono di
avere la luce quando cala la notte e di ricaricare i nostri apparecchi elettronici, entrambe
le cose sono state donate dalle associazioni che prendono parte ai diversi progetti.
Durante il mio soggiorno al villaggio partecipo a riunioni per definire gli ultimi dettagli
della grande festa che si terrà in quei giorni, per presentare alla popolazione del
villaggio, alle popolazioni vicine e ad alcune autorità il progetto “Terra e Salute” ed
inaugurare la casa di sanitè e l’alloggio per i maestri, strutture delle quali si è appena
ultimata la costruzione.Partecipo a una lettura del corano, molti uomini si sono riuniti al
di sotto del gazebo al centro del cortile dove siamo ospitati, non ci sono donne ma ci
permettono di assistere e di fotografare. Muniti di oggetti religiosi e testi sacri leggono
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tutti insieme ogni pagina, in coro dicono parole a me incomprensibili ma che attirano
straordinariamente la mia attenzione. Alla fine della funzione si salutano e ognuno
ritorna nei propri cortili, qualcuno si ferma a mangiare con noi.
Mangiamo tutti insieme dallo stesso vassoio seduti a terra sotto un gazebo, a noi
vengono date le posate mentre loro mangiano usando le mani. Le pietanze sono ottime,
a differenza di quello che mi aspettavo, mangiamo spesso cous cous con pesce e verdure
e cous cous con miglio e arachidi, da noi denominato “il sabbione”, ma altrettanto
spesso mangiamo cibo italiano che noi stessi cuciniamo avendo a disposizione un
piccolo cucinotto. La convivenza con le donne del villaggio anche nell’ambito della
cucina è ottima, ci insegnano come cucinare alcune pietanze e assaggiano con piacere
ciò che prepariamo noi.
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Gianni Celati [24] descrive Diol Kadd come un villaggio wolof di duecento abitanti,
con una scuoletta dipinta d’azzurro, una moschea – casotto con molte screpolature,
quattro pozzi, di cui uno chiuso. La sua pianta si riassume in tre larghe strade di sabbia
da nord a sud, intersecate da due strade da est a ovest, più vari vicoli trasversali. I limiti
dell’abitato sono segnati dai cortici cinti da siepi o da stuoie di canna, e in ogni cortile ci
sono dalle tre alle cinque capanne (per abitare, per dormire, per gli attrezzi, per le
riserve). Nelle strade circolano galline, capre, cani, tortore, uccelli locali con
beccoricurvo, grosse lucertole con la pancia bianca che passando muovono il capo a
scatti di qua e di là, come per tenere d’occhio la situazione.
La maggior parte degli uomini è a lavorare a Dakar o altrove, per cui gli incontri
quotidiani sono soprattutto con le donne, di solito molto cordiali. Moltissimi i bambini,
vagano a grossi branchi, schiamazzando e facendo capriole, impastati di sabbia. La base
di sussistenza è la coltivazione del miglio e delle arachidi, lavoro che impegna per sei o
sette mesi all’anno. Diol Kadd è un posto così poco considerato che non è su nessuna
cartina geografica, e gli amministratori regionali hanno persino deviato un fiumiciattolo
che gli passava accanto. Le donne e le ragazze devono lavorare tutta mattina per tirar su
dai pozzi acqua sufficiente ai bisogni domestici. La corrente elettrica è arrivata al più
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vicino villaggio Serèr, ma non a Diol Kadd. Ed è come se lo stato Senegalese avesse
perso memoria di questo lembo di terra, dato il suo scarso interesse economico.
Il giorno che arrivo al villaggio vengo accompagnata a visitare la case de sanitè che tra
pochi giorni verrà inaugurata, potrei paragonarla a un piccolo ambulatorio, ancora
vuoto, ancora sterile senza nessun macchinario, senza nessun materiale, ma la trovo
bellissima ed accogliente, perfetta per far sentire “a casa” chi è malato, le pareti azzurre
al suo interno ricordano le stanze dei nostri primi ospedali. Vado avanti nel tempo con
la mente e immagino Mamasta la ASC del villaggio e la releeMatì mentre cureranno qui
i loro pazienti. Presto arriveranno alcuni macchinari e tanti medicamenti donati dalle
associazioni che fanno parte del progetto. Grazie a questa struttura gli abitanti malati
non saranno più costretti a spostarsi in altri villaggi.
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Mamasta e Matì sono due donne abitanti del villaggio, scelte tra tante e formate con la
medicina moderna da Emile, l’infermiere dell’Università di Parma. Loro si occupano di
visitare tutti gli abitanti del villaggio quando stanno male, danno loro i medicamenti
adeguati, fanno i vaccini sui bambini, fanno partorire le donne. Quando intervisto Matì
lei afferma di essere solo l’aiutante di Mamasta, dice di non essere in grado di curare
perché non è ancora stata formata per farlo, Mamasta consegna le medicine, lei assiste.
Nel futuro Matì vede solo la medicina moderna e la preferisce a quella tradizionale,
perché spesso quando prendi i rimedi tradizionali non sai veramente cosa stai prendendo
e hanno molti effetti collaterali.
Durante il mio soggiorno al villaggio incontro Sar, infermiere formato alla medicina
moderna che lavora in un post de sanitè di un paese vicino. Lo intervisto e lui mi
descrive diverse piante utilizzate dalla medicina tradizionale, mi descrive in quali casi
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vengono utilizzate e come vengono usate. Mi dice che il più grande punto debole della
medicina tradizionale è il dosaggio, i guaritori non conoscono i dosaggi giusti dei
rimedi tradizionali, che sono molto tossici a livello renale e cardiaco, per questo motivo
spesso causano insufficienza renale nei pazienti a cui vengono somministrati. Quando
domando perché le persone tendono a rivolgersi ancora molto alla medicina tradizionale
nonostante gli effetti collaterali che questa comporta, molti mi rispondono che la
medicina moderna costa troppo, che è una cosa sconosciuta agli occhi di molti e quindi
non meritevole, un buon guaritore è un buon guaritore perché ha fama, è conosciuto da
tutti, e tutti parlano delle sue guarigioni. Esistono diversi impostori che si
fingonoguaritori solo per ricevere denaro in cambio, ma non possiedono realmente
questo dono, e dispensano cure spesso sbagliate e dannose, inoltre tendono ad accanirsi
sul malato anche quando è chiaro che non ci sono rimedi. Sar afferma che c’è bisogno
di molta più formazione e che se guarda al futuro vede una convivenza delle due
medicine. Mi parla della pianta dell’Atasià utilizzata per curare la malaria, dei fiori di
ibisco e del succo di baobab utilizzate per curare l’astenia.
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Parla della pianta del Raisinse della pianta Corse, ottimi antisettici utilizzati con le
stesse proprietà del betadine.
Mi parla di zenzero e ginseng, ottimi rimedi per la tosse nell’adulto e di miele e limone
per i bambini.
Mi parla del kinkeliba, per la cura dell’ipertensione
e del nevedei, anch’esso un antipertensivo utilizzando anche per la cura del diabete.
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Un abitante del villaggio, Baba, che è stato curato con la medicina moderna mi descrive
come le foglie di tamarindo, molto diffuse all’interno del villaggio, unite al miglio e
all’acqua possano essere un ottimo rimedio contro l’astenia.
Il sapere della medicina moderna si tramanda di padre in figlio, solo un membro della
famiglia sarà degno di prendere il posto del padre, egli lo seguirà nel suo lavoro e
osserverà tutto ciò che c’è da apprendere.
Le persone che intervisto al villaggio sembrano essere tutte d’accordo, la medicina
tradizionale e la medicina moderna dovrebbero coesistere e collaborare tra loro, dove
non arriva una può arrivare l’altra, anche se la medicina moderna a causa dei suoi alti
costi non è accessibile a tutti.
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La popolazione ha voglia di conoscere, ha voglia di apprendere, ha voglia di curarsi nel
modo più giusto, senza rischi o effetti collaterali o doversi allontanare eccessivamente
dalla propria casa e dal proprio villaggio. Per questo motivo diverse associazioni stanno
attuando dei progetti di formazione e di prevenzione soprattutto per malattie come la
malaria e la tubercolosi.
Un grazie di cuore…
….Ai miei genitori e mia sorellaGiorgia che mi hanno sempre sostenuta, e mi hanno convinto a non mollare nei momenti di sconforto! ….A Mario per avermi sopportata nei momenti pre-esame e nelle mie sclerate post-esami!
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….Ai miei amiciCarolina, Gigi ed Eugenio che mi hanno sostenuta, ognuno a suo modo, in questo percorso non privo di ostacoli! …..A coloro che non hanno mai smesso di credere in me, neanche quando nemmeno io ci credevo più! ….Alle mie tutor, che mi hanno accolto e insegnato in questi tre anni e perché è anche grazie a loro, ai loro insegnamenti e ai loro rimproveri se amo questa professione più di ogni altra cosa! ….Al Dott. Sarli per avermi permesso di partecipare a questo viaggio in Senegal, di vivere questa esperienza unica, e di conoscere persone magnifiche che porterò per tutta la vita nel cuore! …A E., una paziente, che mi ha permesso di diventare quella che sono e vedere le cose da unpunto divista migliore! ….Ai ragazzi della Bula perché mi hanno fatto passare l’anno più
bello della mia vita e hanno contribuito a far sì che amassi ancora di più questa professione!