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Conservation Plan Alps App 2017 · 1.1 Il Programma Alpi del WWF ... Quest’area è fondamentale...

Date post: 15-Feb-2019
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Sommario

1. INTRODUZIONE ......................................................................................................... 4 1.1 Il Programma Alpi del WWF ................................................................................................ 4 1.2 Il corridoio Alpi-Appennini nel contesto dell’ecoregione Alpina/Mediterranea ..................... 5

2. OBIETTIVI DEL PROGETTO ALPS – APP ........................................................................ 7

3. METODOLOGIA ......................................................................................................... 8 3.1 La macro area oggetto di studio .......................................................................................... 8 3.2 I metodi applicati nella regione italiana e francese .............................................................. 8

4. INDIVIDUAZIONE DELLE AREE IMPORTANTI PER LA BIODIVERSITÀ CON METODO EXPERT-BASED .................................................................................................................. 9

4.1 Identificazione degli elementi focali .................................................................................... 9 4.2 Mappatura di aree importanti per la biodiversità per gruppo tassonomico ......................... 12 4.3 Connessione ecologica tra le aree importanti per la biodiversità .......................................... 2

5. L’ANALISI DELLE COPERTURE DEL SUOLO ................................................................... 3

6. GAP ANALISI CON LA RETE NATURA 2000 .................................................................. 9

7. DISEGNO DEL MACRO CORRIDOIO ALPS - APP ......................................................... 11 7.1. I corridoi ecologici identificati .......................................................................................... 12

8. AZIONI STRATEGICHE PER LA GESTIONE DEL CORRIDOIO ......................................... 14

9. SINTESI .................................................................................................................... 17

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Ringraziamenti

Il presente documento sintetizza il lavoro condotto da WWF Alpi e Cooperativa Eliante, a partire dal

2008, grazie ad un finanziamento di Fondazione Mava, per l’implementazione di un progetto di tutela

del corridoio Alpi – Appennini.

Come spiegato nel documento, le analisi che hanno portato al disegno del macro-corridoio Alpi –

Appennini hanno visto la collaborazione di esperti e tecnici, coinvolti in diverse fasi del processo:

• febbraio 2008, Meeting di Torino: prima valutazione delle aree prioritarie per la biodiversità

incluse nell’area di studio;

• giugno 2010, Meeting di Genova, restituzione e condivisione delle mappe elaborate a seguito

delle indicazioni fornite dagli esperti nel corso del primo meeting;

• dicembre 2014, Meeting presso la Regione Liguria (Genova), aggiornamento e revisione delle

mappe ;

• maggio 2016, Conferenza internazionale di chiusura Genova, presentazione del disegno del

corridoio Alps-App.

I nostri ringraziamenti per aver contribuito agli esiti di questo studio vanno quindi a: Antonio Aluigi

Luca Baghino, Giorgio Baldizzone, Emilio Balletto, Franco Bernini, Sandro Bertolino, Guido Blanchard,

Giovanni Boano, Ivan Borroni, Mattia Brambilla, Carlo Cabella, Mara Calvini, Massimo Campora,

Alessandro Candiotto, Gabriele Casazza, Pessani Daniela, Paolo De Bernardi, Lorenzo Dotti, Sergio

Fasano, Gianluca Fea, Stefano Fenoglio, Riccardo Fortina, Loris Galli, Bruno Gallino, Francesco Gatti,

Patrizia Gavagnin, Matilde Gennai, Daniela Ghia, Piermauro Giachino, Luca Giraudo, Mauro Mariotti,

Stefano Marsili, Alberto Meriggi, Pietro Angelo Nardi, Sandro Nicoloso, Fabrizio Oneto, Dario

Ottonello, Marziano Pascale, Nicola Pilon, Lorenzo Pizzetti, Cesare Puzzi, Valter Raineri, Edoardo

Razzetti, Graziano Rossi, Antonio Ruggieri, Sebastiano Salvidio, Roberto Sindaco.

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1. INTRODUZIONE Per proteggere la biodiversità, ovvero il grande numero di forme di vita del Pianeta Terra, dobbiamo

tutelare gli ecosistemi e gli habitat più importanti.

Tra tali ecosistemi, le Alpi rappresentano una delle regioni con flora e fauna tra le più ricche in

Europa, seconde solo alla zona del Mediterraneo. Gli Appennini mettono in collegamento queste due

regioni, costituendo un corridoio naturale fondamentale per la tutela della biodiversità e per il

movimento delle specie.

1.1 Il Programma Alpi del WWF

Delle circa 4500 piante vascolari presenti nelle Alpi, circa l’8% sono endemiche, cioè si trovano nelle

Alpi e in nessun altro posto del mondo.

L'unicità della flora alpina deriva dalla varietà di habitat e dalle condizioni ambientali "difficili" che

spingono le specie a cambiare e adattarsi. Il numero esatto di specie animali nelle Alpi non è nota,

anche se le stime collocano il numero a circa 30.000.

Anche se gli animali tipici alpini continuano a vivere sulle Alpi, molte delle loro popolazioni sono state

ridotte in termini di dimensioni ed isolate le une dalle altre.

Il WWF Internazionale ha riconosciuto le Alpi come una delle 200 Eco-regioni che rappresentano

luoghi speciali sulla Terra, la cui conservazione è prioritaria per raggiungere obiettivi globali. La

ricchezza naturale delle Alpi è a rischio: la frammentazione e la perdita degli habitat sono le principali

minacce alla biodiversità alpina.

La European Alpine Partnership del WWF (EALP) è un consorzio di soggetti attivo dal 2006 a cui

partecipano i WWF dei paesi alpini (Italia, Svizzera, Francia, Austria); EALP collabora a livello locale

con associazioni e soggetti pubblici attivi nel campo della conservazione delle ALPI e partecipa da

Osservatore ai lavori della Convenzione Alpi e delle sue piattaforme.

Al momento EALP è attivo in quattro tematiche principali:

– Tutela delle aree prioritarie per la conservazione (PCA’s) e della connettività ecologica

– Conservazione dei Grandi Carnivori (Lupo, Orso, Lince)

– Tutela delle acque e dei fiumi alpini

– Contrasto ai cambiamenti climatici e politiche di adattamento

EALP ha coinvolto i principali esperti dell’ambiente Alpino per l’identificazione delle aree prioritarie

per la salvaguardia della biodiversità e la conservazione della delle specie Alpine, così come habitat

specifici, come ad esempio i pochi bacini di acqua dolce rimasti incontaminati. In particolare, sono

state identificate 24 Priority Conservation Areas (PCA) nell’area di studio, vere e proprie gemme di

biodiversità delle Alpi (Figura 1).

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Figura 1. Le 24 Priority Conservation Areas definite da EALP.

1.2 Il corridoio Alpi-Appennini nel contesto dell’ecoregione Alpina/Mediterranea

La pianura padana un tempo era una zona di collegamento ideale tra l’ecoregione alpina e quella

mediterranea. Oggi il bacino alluvionale del Po è una zona altamente antropizzata che costituisce una

barriera insormontabile per le specie che si spostano verso nord dagli Appennini alle Alpi, con l’unica

eccezione per il fiume Ticino, che già rientra in un’area protetta a livello regionale. Tuttavia, il

corridoio del Ticino è del tutto insufficiente. L’unico collegamento significativo a livello regionale che

consenta a flora e fauna di aggirare la Pianura Padana è rappresentato dal macro-corridoio Alpi-

Appennini (Figura 2) tra le regioni italiane di Toscana, Liguria e Piemonte e le aree adiacenti della

regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra (PACA - Francia).

Quest’area è fondamentale per il transito di animali selvatici, tra cui i grandi mammiferi: per i lupi, ad

esempio, questa zona rappresenta un corridoio vitale. Si tratta inoltre di un settore cruciale per la

conservazione della flora (nelle Alpi Marittime - Alpi Liguri si possono trovare circa l’84% delle

famiglie, il 79% dei generi e il 55% delle specie censite in Italia); qui entrano in contatto le specie

dell'Europa occidentale e del Mediterraneo occidentale, che hanno una distribuzione eurasiatica, o

che rappresentano endemismi italiani ed europei. Per questi motivi, il corridoio rappresenta la scala

più efficace per l'attivazione sinergica delle politiche ambientali di protezione a livello internazionale

(tra Italia e Francia) e inter-regionale (Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana).

Inoltre, Il corridoio Alpi-Appennini costituisce, per collocazione geografica e conformazione fisica

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dell’area, uno dei pochi ambiti facilmente individuabile per indagare la correlazione tra i

cambiamenti climatici e la connettività ecologica, andando a verificare lo spostamento di alcune

specie verso nord.

Figura 2. Il macro corridoio Appennini – Alpi come unica via di connessione per le specie che si spostano da Sud-Nord.

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2. OBIETTIVI DEL PROGETTO ALPS – APP La generale buona qualità del territorio montano nell’area appenninica offre ancora buone

opportunità di successo in un’ottica di conservazione, ma è necessario dar vita a iniziative in grado di

promuovere e diffondere forme di gestione del territorio orientate ad un uso compatibile delle

risorse, prima tra tutte il suolo. L’urbanizzazione e l’espandersi delle infrastrutture rappresentano

infatti fenomeni in grado di compromettere in modo anche irreversibile la connettività a livello

locale, con un potenziale effetto sulla funzionalità complessiva del corridoio. Il rapido sviluppo di

impianti eolici, ad esempio, ha minacciato anche aree piuttosto remote, con particolare rischio per gli

uccelli nidificanti e migratori. Inoltre la perdita di qualità delle foreste e la riforestazione di aree

aperte e prati determina una progressiva perdita di habitat e di specie; le boscaglie di invasione tra

l’altro non sono in grado di giocare il proprio ruolo di tutela del suolo in aree che sono state oggetto

di erosione e devastate più volte da alluvioni.

A partire da queste considerazioni, il Progetto Alps – App intende creare i presupposti per

l’implementazione di una strategia di conservazione del corridoio Alpi – Appennini, condivisa dagli

attori locali, affinché sia salvaguardata l’ultima area di connessione ecologica in grado di garantire gli

spostamenti delle specie dagli Appennini alle Alpi occidentali.

Obiettivi generali dell’iniziativa Alps – App sono:

• porre l’attenzione della comunità scientifica e dei decisori politici sull’importanza dell’area di

contatto tra Alpi e Appennini per la tutela della biodiversità e per l’adattamento delle specie ai

cambiamenti climatici, su lungo periodo;

• identificare e salvaguardare le aree più importanti per la conservazione del corridoio, mediante

azioni di comunicazione, lobby e progetti sul territorio;

• Identificare, conservare ed eventualmente ricreare sistemi di connessione tra le aree prioritarie,

mediante azioni di comunicazione, lobby e progetti sul territorio;

• promuovere progetti di conservazione e ricerca su specie e habitat prioritari dell’area;

• facilitare la collaborazione tra i soggetti che intendono implementare gli obiettivi di

conservazione sopra esposti.

Il presente studio intende quindi fornire un primo strumento di lavoro, funzionale al progetto di

tutela del corridoio Alpi – Appennini Italia-Francia. Il Conservation Plan è suddiviso in due parti: la

prima, descrive la metodologia applicata per identificare all’interno dell’area di studio, un’area più

ristretta che, seppur a livello macroscopico, consenta l’individuazione di un macrosettore – il

corridoio vero e proprio - su cui è necessario focalizzare l’attenzione per la salvaguardia del corridoio

stesso. A partire dal corridoio così disegnato, la seconda parte del Conservation Plan descrive

sinteticamente obiettivi specifici e interventi da perseguire per garantire la funzionalità a lungo

termine dell’intero corridoio, nelle diverse aree di connessione. L’obiettivo di tale sintesi è definire

una prima cornice per il coinvolgimento degli attori locali nella co-progettazione di una strategia di

protezione.

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3. METODOLOGIA

3.1 La macro area oggetto di studio

L’area utilizzata come punto di partenza per il disegno del corridoio Alpi – Appennini è la macro-area

che sul territorio Italia - Francia include il tratto appenninico tosco – emiliano e Ligure fino alla zona

lombarda in Oltrepò, le Alpi Cozie e le Alpi Marittime con le aree adiacenti della regione Provenza-

Alpi-Costa Azzurra (PACA - Francia).

Partendo dalla considerazione che le aree di pianura sono generalmente caratterizzate da un

maggiore grado di frammentazione , l’area di studio è stata definita utilizzando come limite inferiore

l’isoipsa di 300 m s.l.m.

3.2 I metodi applicati nella regione italiana e francese

Per individuare le aree prioritarie per la biodiversità nel corridoio Alpi-Appennini è stata applicata la

procedura messa a punto dal WWF per l’identificazione della Aree di Conservazione Prioritarie

(Priority Conservation Areas – PCA).

Di base è possibile far riferimento a due metodi per valutare la ricchezza in biodiversità di un’area.

Un approccio è chiamato expert based, fondato cioè sulle conoscenze fornite da un gruppo di esperti

autorevoli coinvolti nel processo; il secondo metodo si basa invece sulla valutazione della

vocazionalità ambientale mediante modello statistico (processo basato su modellistica). La scelta tra

le due metodologie dipende da diversi fattori, ma in primo luogo dalla disponibilità dei dati sulla

distribuzione delle specie.

La metodologia basata su esperti rappresenta l'approccio più efficace in situazioni in cui non esistono

sufficienti pubblicazioni scientifiche sulla distribuzione di fauna e flora nell’area di studio. La

metodologia si articola in 3 fasi. Il primo passo è quello di selezionare gli esperti da coinvolgere.

Successivamente, gli esperti vengono organizzati in gruppi di lavoro per individuare congiuntamente,

sulla base delle loro conoscenze, le più importanti aree di conservazione per i taxa considerati

rilevanti nell’ambito dello studio (ad esempio mammiferi, uccelli, rettili, ecc). Infine queste aree sono

digitalizzate come livelli tematici in un Sistema Informativo Geografico: dalla sovrapposizione di tali

livelli deriva l’individuazione degli hotspots di biodiversità.

La seconda metodologia si basa, invece, su modelli predittivi di idoneità di habitat. Questa può essere

applicata solo quando sono disponibili, in una porzione significativa della zona di indagine, dati di

presenza di buona qualità.

Il processo basato su esperti è stato utilizzato nella porzione italiana. Il modello di idoneità

ambientale è stato applicato per la parte francese dell'area. In entrambi i casi, il risultato dell'analisi è

rappresentato su una mappa della biodiversità nell'area. La mappa individua dove si trovano gli

hotspots di biodiversità e veicola informazioni qualitative su tali aree. La mappa della biodiversità è

uno strumento essenziale nella formulazione dei piani di azione.

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4. INDIVIDUAZIONE DELLE AREE IMPORTANTI PER LA BIODIVERSITÀ CON METODO EXPERT-BASED

Identificare gli esperti e coinvolgerli in un gruppo di lavoro efficientemente strutturato è un

prerequisito fondamentale nel processo di valutazione, dal momento che il risultato finale dipende

fortemente dalle loro conoscenze e dalla qualità della loro interazione professionale. Per lo studio in

oggetto sono stati coinvolti esponenti del mondo accademico, ma anche consulenti tecnici

provenienti da amministrazioni pubbliche, fondazioni scientifiche, musei. Il lavoro è stato svolto per

la prima volta nl 2008 in forma di piccoli gruppi di lavoro (5-10 persone per tavolo) suddivisi in base

alle conoscenze specifiche, per poi un aggiornamento nel 2015. Ciascun gruppo ha mappato le aree

più importanti per la conservazione del gruppo tassonomico di competenza. I gruppi tassonomici

considerati sono:

1) Piante vascolari;

2) Invertebrati;

3) Comunità d'acqua dolce;

4) Anfibi e rettili;

5) Uccelli;

6) Mammiferi.

Inoltre, le specie più rilevanti di briofite, muschi, licheni e funghi sono stati selezionati in alcuni casi

come categorie informative addizionali.

Ad ogni gruppo di lavoro sono state date almeno due mappe:

• Una mappa completa di dati georeferenziati che mostra lo stato di protezione dei luoghi (ad

es.: la presenza di aree protette) e altre informazioni tematiche (ad es.: altitudine, habitat, e

copertura del suolo).

• Una mappa vuota che mostra solo le principali caratteristiche geografiche (confini, nomi di

località, Laghi, etc.) più alcune altre variabili utili per valutare la frammentazione degli habitat

(zone urbane, reti autostradali e ferroviarie, etc.). La mappa muta è stata utilizzata per

disegnare manualmente le aree importanti per ogni specifica categoria animale per

determinati obiettivi di conservazione (specie o gruppo focale).

4.1 Identificazione degli elementi focali

Il lavoro degli esperti è iniziato identificando gli elementi focali da mappare.

Gli elementi focali possono essere rappresentati da specie, habitat o processi ecologici che

costituiscono gli indicatori ideali per identificare gli ecosistemi da conservare.

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Il gruppo di esperti ha lavorato principalmente con specie focali, fatta eccezione per il gruppo

tassonomico invertebrati, per cui sono stati mappati gli habitat maggiormente vocati, e per gli

habitat di acqua dolce che sono stati utilizzati per determinare gli hot-spot di biodiversità.

Le specie focali non sono necessariamente specie rare o minacciate e definite sulla base dello stato di

conservazione; piante e animali particolarmente rari o molto localizzati, anche se sono indicatori di

elevata qualità ambientale, non sono sempre in grado di soddisfare tutti i criteri di selezione (avendo

un areale frammentato o ridotto o poco conosciuto). D'altra parte, specie comuni che dipendono da

un particolare processo ecologico esistente in una data zona (ad esempio un percorso di migrazione

che attraversa l'area), o da specifiche caratteristiche ambientali, possono essere scelte come buoni

indicatori per la zona di conservazione in generale e quindi sono state considerate anche se non sono

né rare né in via di estinzione.

I criteri utilizzati più comunemente per la selezione delle specie focali sono elencati in Tabella 1; a

titolo esemplificativo la Tabella 2 elenca una serie di specie focali, con i rispettivi criteri di selezione,

per il taxon “Anfibi”, così come sono stati utilizzati per la valutazione della biodiversità del Bacino del

fiume Po (2007). La lista delle specie focali selezionate dagli esperti per il corridoio Alpi – Appennini è

elencata in Appendice 1.

Criteri legati all’habitat

1. Specie che necessitano di ampie aree per mantenere popolazioni stabili 2. Specie che sono sensibili all’area o che hanno bisogno di specifiche tipologia di habitat (es. habitat

ad elevata naturalità) 3. Specie che dipendono da habitat rari ma non localizzati

Criteri legati ai tratti biologici

1. Specie con limitate capacità di dispersione 2. Specie con popolazioni concentrate in determinate stagioni o momenti della giornata 3. Specie di dimensione relativamente grande o che facciano parte dello stesso livello trofico (gruppo

funzionale) per esempio, cervo e ungulati selvatici 4. Specie con alta specializzazione riproduttiva, bassa fertilità o tasso riproduttivo 5. Alimentazione estremamente specializzata 6. Sensibilità a limitate condizioni climatiche

Altri criteri

7. Specie non invasive 8. Le principali caratteristiche specifiche (tratti biologici, distribuzione, etc.) sono noti al gruppo di

lavoro

Tabella 1 – Criteri di selezione delle specie focali.

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Specie Motivazioni

Pelobate fosco insubrico

Pelobates fuscus insubricus

Rara, localizzata, endemica, inserita nell’Allegato

II della Direttiva Europea ‘Habitat’

Rana di Lataste

Rana latastei

Endemica, inserita nell’Allegato II della Direttiva

Europea ‘Habitat’, IUCN

Rana appenninica

Rana italica

Endemica, comune in habitat ben conservati

appenninici

Rospo comune

Bufo bufo

Comune e ben distribuito, compie migrazioni per

lo svernamento e la riproduzione

Tritone crestato

Triturus carnifex

Inserito nell’Allegato II della Direttiva Europea

‘Habitat’, associate con habitat umidi residui nella

Pianura Padana.

Salamandrina di Savi

Salamandrina perspicillata

Endemica, Inserita nell’Allegato II della Direttiva

Europea ‘Habitat’

Tabella 2 – A titolo esemplificativo, lista degli anfibi utilizzati come specie focali nella valutazione ecoregionale della bacino

del Fiume Po.

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4.2 Mappatura di aree importanti per la biodiversità per gruppo tassonomico

Prendendo in considerazione le specie focali selezionate, ogni gruppo di lavoro ha poi mappato

manualmente i confini delle aree valutate “importanti” per la sopravvivenza delle specie prese in

considerazione. Attraverso questo processo gli esperti hanno prodotto una mappa per ogni taxon

con le più importanti aree di conservazione per ciascun gruppo tassonomico (Figura 3) 1 .

a b

c d

1Questa parte del processo dipende fortemente dalla conoscenza degli esperti che partecipano agli incontri

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e f

g

Figura 3: – Aree importanti per taxon: flora-vegetazione (a) , invertebrati (b), acque dolci (c), erpetofauna (d), uccelli (e),

mammiferi (tranne il lupo) (f), Lupo (g).

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Figura 4: Aggiornamento di dicembre 2014 delle aree importanti per taxon, a seguito della validazione degli esperti

condotta durante il Meeting tenutosi presso la Regione Liguria.

Le diverse mappe digitalizzate sono state sovrapposte, così da ottenere una mappa dove gli hotspots

delle singole specie focali non saranno distinguibili (Figure 3 e 4). È stato condiviso di riconoscere

come hotspots, quelle aree in cui almeno 6, 5 o 4 aree importanti per singolo gruppo tassonomico

risultino sovrapposte (Figura 5).

Figura 5: Definizione delle aree prioritarie per la biodiversità, attraverso la sovrapposizione delle aree importanti basate sui taxon identificate con metodo expert – based.

Livello 1 Livello 2 Livello 3

Livello 4 Livello 5 Livello 6

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4.3 Connessione ecologica tra le aree importanti per la biodiversità

A questo punto si è ritenuto di poter definire una prima ossatura del corridoio Alpi – Appennini,

costituita dalle zone riconosciute come hotspots con metodologia expert based ma anche dalle aree

protette presenti sul territorio (Figura 6). Tali aree sono per lo più in discontinuità, rendendo

necessaria l’identificazione delle vie di connessione. Un approccio basato sulla tutela di aree puntuali,

anche relativamente grandi, ma isolate tra loro, si rivela infatti inefficace per una piena protezione

degli ecosistemi naturali, che sono basati su processi ecologici complessi che non possono essere

confinati all'interno di singole aree protette; è necessario piuttosto definire un 'sistema' di aree

ecologicamente connesse che consentano il libero movimento di fauna e flora in un determinato

territorio.

A partire dalle mappe generali, è stato chiesto agli esperti di identificare i corridoi ecologici di

connessione tra gli hotspots individuati, per includerli nelle mappe di valutazione finale.

Figura 6: Ossatura del corridoio secondo lo studio italiano: hotspots individuate da approccio expert based (verde scuro), Parchi (blu), SIC (rosso) e ZPS (azzurro).

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5. L’ANALISI DELLE COPERTURE DEL SUOLO

A partire dalle vie di connessione individuate in via preliminare con gli esperti, si è proceduto ad una

verifica e validazione degli esiti mediante un’analisi delle coperture del suolo basata sulla cartografia

vettoriale del Corine Land Cover 2006, che rappresenta una base cartografica omogenea tra le

diverse regioni a livello nazionale e valida anche per la porzione francese.

In questa fase, per ottenere la mappa delle potenziali aree di connessione, considerando la qualità

ambientale e l’idoneità degli habitat, si è proceduto in tre fasi:

1) definizione di un ordinamento della qualità ambientale per le 41 classi Corine (habitat e uso del

suolo), in ordine crescente: da un valore di idoneità minimo (1) ad un valore massimo (4). Partendo

da un’analisi delle coperture, sono stati assegnati valori minimi (1 e 2) alle aree urbane e alle altre

categorie antropizzate, mentre valori più alti (3 e 4) sono stati assegnati alle coperture agricole,

naturali e semi-naturali (Tabella 3). I risultati hanno mostrato un’area caratterizzata da una elevata

qualità ambientale generale, su cui sviluppare azioni di conservazione ancor prima che di de-

frammentazione (Figura 7).

2) eliminazione delle aree con valori 1 e 2, che includono tutte le aree di scarso valore ecologico,

come le aree urbane e peri-urbane, aree ad agricoltura intensiva, ma anche gli habitat relativamente

incontaminati e non ammissibili per altri motivi, come ad esempio i ghiacciai o aree di alta quota.

3) aree al di sopra dei 2.700 metri sono considerate adatte solo per le specie alpine. Aree ad alta

quota non sono considerate idonee e sono escluse dalla individuazione di corridoi generici. Pendenze

del 50 °, calcolate tramite DTM (Digital Terrain Model), anche se situate al di sotto della quota di

2700 m, sono escluse dal modello perché non sono adatte per la maggior parte delle specie di fauna

selvatica.

Tabella 3: Valori di idoneità degli habitat, da 1 (rosa) a 4 (verde scuro), attribuiti alle diverse coperture di suolo classificate secondo il Corine Land Cover.

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Figura 7: Esempio di riclassificazione del Corine Land Cover in base ai livelli di idoneità degli habitat per la connessione ecologica, attribuiti alle diverse coperture.

A seguito di questo lavoro, una procedura di controllo dettagliata si è comunque resa necessaria per

le aree che, anche se identificate come "altamente naturali" (livelli Corine 3 o 4), possono risultare

comunque interessate da infrastrutture (come le strade ad alta velocità) che determinano una

frammentazione notevole degli habitat. Tale procedura è utile per l’individuazione di punti critici ed

elementi di frammentazione per riconoscere le zone più adatte a garantire la connessione ecologica.

Bisogna evidenziare che i corridoi individuati mediante questa procedura non sono specie-specifici: si

tratta infatti di connessioni teoriche contraddistinte per la presenza di aree naturali ancora

incontaminate o regioni scarsamente popolate.

Ad integrazione del lavoro di mappatura delle coperture del suolo, per identificare le aree idonee dal

punto di vista ambientale a garantire connessione, si è proceduto ad identificare quale macro-

categoria di habitat potesse rappresentare un continuum teorico in un corridoio Alpi - Appennini.

Le specie target usate come riferimento sono state il lupo e il biancone (Canis lupus e Circaetus

gallicus), poiché sono specie che mostrano un altro grado di mobilità - anche annualmente - e sono

potenzialmente in grado di attraversare l'intera area di studio a livello individuale.

Considerando che i corridoi ecologici che si intende individuare dovrebbero garantire movimento di

individui e conseguente flusso genetico per le specie che sotto la pressione di cambiamenti climatici

e in un tempo relativamente breve (non evolutivo) si spostino dall’Appennino verso le Alpi, si è

deciso di identificare non solo la via di connessione, ma anche la macroarea delle Alpi che potrebbe

essere più 'raggiungibile’.

A tale scopo sono state considerate quattro principali macro-categorie di vegetazione rilevabili

attraverso la copertura del suolo CORINE LAND COVER : la Figura 8 mostra che la foresta di latifoglie

(8d) è la categoria che più garantisce un continuum tra Alpi e Appennini. Nella Figura 8d si individua

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anche una zona nella Provincia di Cuneo (identificata dalla stella) che in direzione nord può essere

considerata come area di accesso sulle Alpi con un continuum ambientale con l’Appennino.

a b

c d Figura 8: Mappe di: a: aree aperte, b: foresta di conifere, c: bosco misto e D: foresta di latifoglie. La stella individua una superficie di 23 comuni (Provincia di Cuneo), dove la foresta di latifoglie delle Alpi ha inizio.

La distribuzione delle foreste a latifoglie mostra inoltre due direzioni diverse (Figura 9). Il punto citato

nella Provincia di Cuneo è considerato un punto chiave, perché, qualora le ipotesi di progetto siano

rispettate (ovvero considerando come un driver principale il fattore climatico) questo è il punto di

contatto principale con le Alpi per la fauna selvatica proveniente dall'Appennino, alla ricerca di un

habitat simile a quello di provenienza.

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Figura 9: Secondo la principale ipotesi di progetto le specie ed I geni si spostano verso nord dall’Appennino e identificano un unico corridoio a foresta di latifoglie.

L’articolazione amministrativa è rappresentata nella Figura 10, individuando le Provincie e i Comuni

interessati sono rappresentati (Tabella 5).

Figura 10: I comuni coinvolti, soprattutto in provincia di Cuneo, e la mappatura della foresta a latifoglie

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I COMUNI CHE COSTITUISCONO UN PUNTO FOCALE PER UN CORRIDOIO CON BOSCHI DI LATIFOGLIE

BATTIFOLLO FRABOSA SOTTANA PAMPARATO SAN MICHELE MONDOVI'

BERNEZZO FRASSINO PEVERAGNO SANFRONT BORGO SAN DALMAZZO

GAIOLA PIASCO SCAGNELLO

BOVES ISASCA PRADLEVES TORRE MONDOVI' BRONDELLO LIMONE PIEMONTE ROASCHIA VALDIERI BROSSASCO LISIO ROBILANTE VALGRANA CARTIGNANO MARTINIANA PO ROBURENT VALLORIATE CASTELMAGNO MELLE ROCCABRUNA VALMALA CERVASCA MOIOLA ROCCAFORTE

MONDOVI' VENASCA

CHIUSA DI PESIO MOMBASIGLIO ROCCASPARVERA VERNANTE DEMONTE MONASTERO DI

VASCO ROCCAVIONE VILLANOVA MONDOVI'

DRONERO MONASTEROLO CASOTTO

ROSSANA VILLAR SAN COSTANZO

ENTRACQUE MONTALDO DI MONDOVI'

SAMPEYRE

FRABOSA SOPRANA

MONTEROSSO GRANA

SAN DAMIANO MACRA

Tabella 4: Comuni coinvolti nel punto focale per la foresta a latifoglie

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Figura 11: Paesaggio di Roccavione CN, tra i comuni principali citati

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6. GAP ANALISI CON LA RETE NATURA 2000

Come ultimo passaggio, è stata effettuata una gap analisi per valutare la coerenza delle aree

importanti identificate dagli esperti per ciascun Taxa con il sistema di pianificazione vigente per

quanto concerne le aree protette e le aree Natura 2000, verificando che non fossero lasciate fuori

dall’ossatura del corridoio parti di tali aree. In particolare, la Tabella 5 sintetizza il confronto condotto

tra le aree SIC e ZSC (Direttiva Habitat 92/43/EEC) e le ZPS (Direttiva Uccelli, 79/409/EEC e smi) e le

aree identificate dagli esperti: confrontando l’area complessiva occupata per ciascun livello di

sovrapposizione con la superficie delle aree Natura 2000 presenti, la percentuale di area occupata

dalla rete Natura 2000 aumenta significativamente con il numero di livelli che si sovrappongono. La

Rete Natura 2000, le aree protette regionali e nazionali sono confermate quindi come elemento

strutturale dello scheletro del macro corridoio Alpi-Appennini (Figura 12, 13).

Tabella 5: Percentuale dell’area coperta dalla rete Natura 2000 al crescere del livello di sovrapposizione tra layer identificati con metodo expert based per ciascun taxon (Regione Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna).

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Figura 12: Percentuale di area occupata da N2000 nei diversi livelli di sovrapposizione

Figura 13: Gap analysis tra aree protette e le aree prioritarie del corridoio. Le aree verde scuro rappresentano aree di maggiore sovrapposizione.

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7. DISEGNO DEL MACRO CORRIDOIO ALPS - APP

Una volta appurato che l’ossatura del macro corridoio Alpi-Appennini include quelle che possiamo

chiamare “core areas” individuate sia dalle aree hotspots definite con metodo expert-based, sia dalla

rete di aree protette (Natura 2000 e parchi regionali e nazionali), elementi che di fatto hanno un

ampio grado di sovrapposizione, attraverso un’analisi GIS indipendente e parallela, attuata a scala di

paesaggio, sono stati identificati i corridoi che collegano tali core areas principali.

A questo scopo, è stata utilizzata una mappa dell’uso del suolo che ha consentito di lavorare ad una

scala di 1: 50.000, e quindi molto più definita rispetto a tutto il macro-corridoio (visibile in scala 1:

1.300.000).

Sono stati proposti 21 corridoi ecologici sulla base di:

1. Presenza di habitat naturali nelle aree identificate come corridoi

2. Percorso più breve tra i confini di due aree protette

3. Assenza di aree troppo ripide dal punto di vista morfologico

4. Distanza da aree urbane, così come sono mappate dall’uso del suolo disponibile e foto aeree

5. Connessione dei poligoni con più alta sovrapposizione di layer possibile, valorizzando il lavoro degli esperti (esempio in Figura 14).

Figura 14: I corridoi ecologici sono stati individuati verificando elementi di continuità nell’uso del suolo e le aree con maggior livello di sovrapposizione tra i layer delle aree importanti per i diversi gruppi tassonomici; laddove non possibile individuare alti livelli di sovrapposizione (6,5 e 4) si è fatto riferimento ai livelli di sovrapposizione dei layer inferiori. I livelli 3 e talvolta 2, hanno guidato l'individuazione delle aree insieme ad altri criteri basati sulla copertura del suolo.

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7.1. I corridoi ecologici identificati

I 21 corridoi ecologici (Figura 15) rappresentano aree con un buon livello stimato di naturalità ed una

bassa presenza di elementi di frammentazione, che possono costituire il percorso più breve tra le

core areas di biodiversità, ossatura del corridoio ecologico Alpi – Appennini.

Figura 15: Il corridoio Alpi-Appennino e la sua soluzione minima concreta:

Per ciascun corridoio è identificata la lista dei Comuni, delle Province e delle Regioni compresi al suo

interno (Appendice 2). Dal punto di vista strategico, un corridoio (che mediamente comprende 6-7

comuni), può essere considerato come un obiettivo di conservazione comune per gli amministratori

locali ed un potenziale progetto comune che potrebbe essere implementato dai gestori delle aree

Natura 2000.

Ogni corridoio è, infatti, associato anche alla lista dei Siti di Interesse Comunitario (Appendice 3), i cui

piani di gestione sono considerati la base per l’implementazione di aree protette a scala più ampia.

L’analisi dell’habitat del corridoio è stata effettuata su base regionale. Questo non solo perché l’uso

del suolo ottenuto dai singoli portali regionali ha un più elevato livello di dettaglio rispetto ad

esempio al Corine Land Cover che è disponibile per l’intera area di studio, ma anche perché

l’implementazione di questo lavoro sarà effettuata probabilmente a livello regionale o provinciale.

L’unità di lavoro ideale per avere un piano di gestione affidabile ed efficace del macro corridoio che

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collega le Alpi con gli Appennini è composta da:

1. I siti Natura 2000 e le aree protette dotati di un piano di gestione, sia nel caso in cui queste

interessino aree dove si ritrova una sovrapposizione di 4, 5 o 6 aree segnalate dagli esperti

perché importanti per specifici taxon, sia nel caso di aree protette in cui si ritrovano pochi

livelli di sovrapposizione per le aree identificate da esperti;

2. i Comuni coinvolti, con porzioni del territorio che ricadono all’interno dei corridoi identificati

e delle aree prioritarie, costituiscono un primo gruppo di portatori di interesse, da cui una

pianificazione di conservazione può iniziare;

3. le amministrazioni regionali e Provinciali.

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8. AZIONI STRATEGICHE PER LA GESTIONE DEL CORRIDOIO

Una volta identificati, i corridoi ecologici sono stati analizzati tramite software GIS e fotografie aeree

per individuare la presenza di habitat che necessitino di gestione o la presenza di elementi che

potrebbero compromettere la funzionalità del corridoio.

Sulla base delle informazioni raccolte è stata stilata una lista di possibili interventi tipo (Tabella 6) e

per ciascun corridoio, numerato ed identificato con il nome di uno dei Comuni su cui insiste, viene

elencata una lista di possibili interventi alcuni dei quali da valutare in seguito a visite sul terreno

(Tabella 7).

A – Opere urbanistiche di deframmentazione Si applica laddove la matrice urbanizzata è prevalente, ma la cesura del tessuto urbano non è netta, salvaguardando e rafforzando la matrice naturale residua. Si tratta normalmente di interventi generici e non finalizzati a specifiche specie o habitat. Normalmente i Comuni sono gli enti di riferimento e pertanto gli strumenti pianificatori sono a livello comunale.

B – Ponti verdi, sovrapassi, sottopassi Si applica nel caso di una cesura netta della continuità ecologica, in riferimento alla significativa impossibilità da parte di una specie o di un taxon di superare l’ostacolo, solitamente lineare. Si tratta di opere di deframmentazione quali ponti e sovrappassi verdi, sottopassi, demolizioni. Spesso sono opere generiche, in alcuni casi intervengono per mitigare situazioni puntiformi come per esempio l’investimento stradale (Lupo).

C - Salvaguardia, aumento, miglioramento e gestione delle aree aperte Dove le aree aperte rappresentano la matrice dominante, ma soprattutto (nell’area di studio) laddove rappresentano residui di habitat in mezzo a matrici di altri habitat (es: foresta). Gli interventi portano a un ringiovanimento della successione ecologica e comprendono sfalci, aumento del pascolo, miglioramento qualitativo del pascolo, tagli forestali. Alcuni interventi possono essere specie specifici e riferirsi a specifiche esigenze (es: Averla piccola), altri generici per aumentare le aree di sosta migratoria o la superfici ecotonali.

D - Messa in sicurezza linee elettriche L’elettrocuzione e l’impatto con cavi in alcune aree rappresentano una causa significative di morte per specie di avifauna prioritarie (biancone, gufo reale, aquila reale, grifone, nibbio bruno, ecc., nell’area di studio). Gli interventi di messa in sicurezza sono di diverso tipo e prevedono interventi a diverso costo e impatto: aumento della visibilità delle linee, diminuzione del numero di cavi, isolamento dei cavi, isolamento di tralicci e posatoi, interramento e spostamento linee.

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E - Interventi di miglioramento forestale L’area di studio rappresenta una delle zone con maggiore percentuale di bosco d’Italia. Tuttavia la qualità forestale appare spesso bassa e la sua gestione incompatibile con finalità conservazionistiche. Non sono probabili interventi di afforestazione, mentre interventi possibili sono diradamento, aumento della diversità forestale, modifica della gestione forestale con aumento del turnover di taglio, creazione di riserve forestali, interventi su prassi locale e normativa in materiali idi pista forestali e pista antincendio, aumento della legna morta sia a terra sia in piedi, conservazione alberi vetusti, contenimento specie alloctone.

F - Aree di alimentazione Creare e mantenere aree di alimentazione artificiale per fauna selvatica è sostanzialmente illegale in Italia. Per alcune specie (Grifone) si tratterebbe tuttavia di interventi significativi. Si propone quindi di discutere e costruire proposte in questo senso con le autorità competenti. In senso lato anche la modifica di alcune normative sul pascolo (come il divieto di lasciare in campo le carcasse degli animali domestici) potrebbero fare parte di questa tipologia di intervento.

G - Limitazioni disturbo e accesso Strade agrosilvopastorali, strade di servizio e piste per il taglio forestale dovrebbero essere regolamentate nell’accesso, ma spesso così è solo sulla carta. I PSR contribuiscono sia alla realizzazione sia alla manutenzione delle piste. Interventi sono dunque sia sull’impianto normativo, sia sui controlli, sia sull’impianto dei sussidi al mondo rurale. Fanno parte di questa tipologia di misura anche linee guida e interventi per il migiloramento delle strade con criteri di mantenimento di permeabilità e connettività, sia esistenti sia in fase di realizzazione si di modifica e manutenzione. Divieti di accesso permanenti o temporanei o periodici, sia carrabili sia pedonali, possono essere necessari per evitare il disturbo a specie sensibili, specialmente durante periodi delicati come la rirpoduzione di specie prioritarie (nido di Aquila reale, rendez vous di un branco di lupi, ecc.)

H - Miglioramento generale matrice e patch di ambienti idonei In alcune aree dove non sia individuabile una chiara direttrice di spostamento della fauna o chiari barriere, l’intervento preferibile può essere di miglioramento ambientale generico, specialmente riferito alla componente ambientale della specie o taxon che in quel preciso contesto di intende favorire. In situazioni nelle quali la matrice prevalente non è idonea, l’intervento si configura come creazione o miglioramento di stepping stones.

I - Aree di sosta per migratori Intervento relativo prevalentemente per Uccelli, che può riguardare interventi puntiformi per il miglioramento o il ripristino di specifici habitat: aree umide, aree di alimentazione, aree di sosta e riposo. Lo spostamento o la chiusura di appostamenti fissi di caccia ai migratori può rientrare in questa tipologia di misura.

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L - Rinaturazione fluviale In questa misura rientrano tipologie molto diverse di interventi, nell’ambito del ripristino della funzionalità fluviale in senso morfologico o qualitativo: ripristino di alvei naturali, mitigazione di opere idrauliche, scale di risalita per ittiofauna, opere di ingegneria naturalistica, ripristino di habitat perifluiviali.

M – Rinaturalizzazione cave su versante Il ripristino di aree estrattive dismesse è un obbligo di legge che può seguire linee guida maggiormente finalizzate alla biodiversità, quindi questa tipologia di misura è da vedersi maggiormente come un’opportunità in un’area vasta. Le tipologie di interventi sono differenti e dipendono dalla tipologia di cava, dalla pendenza e dall’esposizione e vanno dall’impianto forestale di alberi e arbusti, alla messa in sicurezza di impianti a cavo e fune, alla conservazione di aree di nidificazione (ad esempio Gufo reale) fino al mantenimento di aree a roccia nuda e pareti quali aree di colonizzazione per specie botaniche eliofile o invertebrati.

Tabella 6. Elenco e descrizione di interventi tipo che possono essere attuati per conservare o migliorare la funzionalità del corridoio ecologico.

ID Comune Interventi Da valutare con sopralluogo

1 Ormea C - E D - L

2 Nava C - E B - D

3 Zuccarello C - E M - B - D

4 Bagnasco M - E B - D

5 Calizzano E L - D

6 Osiglia E D - L - I

7 Carcare B A - D - M

8 Pontinvrea C - E L - D - M

9 Sassello C D

10 Bric Berton C - E D

11 Olbicella sud C - E D

12 Prato grande madia

C - E L

13 Masone C - E L

14 Ronco scrivia C - E B - D - L

15 Cabella ligure C - E L - D

16 Vignogna C L - D

17 Rezzoaglio C - E L - D

18 Menta C - E D

19 Case Belloni C - E D

20 Taglieto C - E D

21 Pontremoli C - E B - D Tabella 7: Elenco di interventi tipo che possono essere attuati per conservare o migliorare la funzionalità del corridoio ecologico, ripartiti per Comune e corridoio di riferimento.

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9. SINTESI

- Il macro corridoio Alpi - Appennini risulta gestibile come insieme di diverse unità di porzioni

di territorio: principalmente uno scheletro di siti N2000 e aree protette, per il quale è

necessario una strategia di gestione comune.

- I corridoi identificati tra le core area sopra citate sono costruiti sempre sul più alto livello

possibile considerando il numero maggiore di sovrapposizione di livelli dei gruppi

tassonomici, la tipologia di habitat presente e i livelli di protezione (SIC ed Aree protette). La

distribuzione delle aree urbanizzate è, ovviamente, presa in considerazione.

- L’unità operativa per la gestione di queste "macro aree a scala locale" è caratterizzata dal

raggruppamento dei comuni che ricadono nei corridoi, così come le Aree protette contigue. I

piani di gestione dei siti N2000 più vicini o delle aree protette, possono essere la base per

identificare gli obiettivi di conservazione a livello di corridoio. Con questo scopo gli habitat

sono stati finemente caratterizzati e quantificati all'interno del corridoio proposto.

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-

Appendici

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Appendice 1

Comune\corridoio 0 1 2 3 4 5 6 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

Albareto x

Albera Ligure x

Altare x x

Alto x x

Aquila d'Arroscia x x

Armo x x

Bagnasco x

Balestrino x

Borghetto d'Arroscia x x

Borghetto di Borbera x

Bormida x x

Cabella Ligure x

Cairo Montenotte x x x

Calizzano x

Caprauna x x

Carcare x x

Carrega Ligure x

Castelbianco x

Castelvecchio di Rocca Barbena x

Ceriale x

Cisano sul Neva x

Cosio d'Arroscia x

Dego x

Erli x

Fascia x

Fontanigorda x x

Frabosa Soprana x

Fraconalto x

Genova x

Giusvalla x

Gorreto x

Grondona x x

Isola del Cantone x x

Magliano Alpi x

Mallare x x

Masone x

Mele x

Mioglia x

Molare x x x

Mongiardino Ligure x

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Nasino x x

Ormea x x

Osiglia x

Ottone x x

Pallare x x

Pamparato x

Pontinvrea x

Ponzone x x x

Pornassio x

Priola x

Rezzoaglio x x

Roburent x

Roccaforte Ligure x

Roccaforte Mondov├âãÆ├é┬¼ x

Rocchetta Ligure x

Ronco Scrivia x x

Rossiglione x

Rovegno x x

Santo Stefano d'Aveto x

Sassello x x x

Savona x

Sesta Godano x

Tiglieto x x x x

Tornolo x x x

Varese Ligure x x x x

Viola x

Vobbia x

Voltaggio x x

Zeri x

Zuccarello x

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ID CORRIDOR HECTARES_ CODICE TIPO_SITO NOME SIC REG_BIOG REGION

1 1490,836 IT4020010 E Monte Gottero Continentale Emilia Romag

1 1490,836 IT1342907 B Monte Antessio - Chiusola Mediterranea Liguria

1 1490,836 IT1342908 E Monte Gottero - Passo del Lupo Mediterranea Liguria

1 1490,836 IT4020013 B Belforte, Corchia, Alta Val Manubiola Continentale Emilia Romag

1 1490,836 IT4020020 C Crinale dellÆAppennino parmense Continentale Emilia Romag

1 1490,836 IT5110001 B Valle del Torrente Gordana Mediterranea Toscana

1 1490,836 IT5110002 E Monte Orsaro Continentale Toscana

2 180,492 IT4020010 E Monte Gottero Continentale Emilia Romag

2 180,492 IT1331909 B Monte Zatta - Passo Bocco - Passo Chiapparino - Monte

Bossea Mediterranea Liguria

2 180,492 IT1342908 E Monte Gottero - Passo del Lupo Mediterranea Liguria

3 25,645 IT1331909 B Monte Zatta - Passo Bocco - Passo Chiapparino - Monte

Bossea Mediterranea Liguria

3 25,645 IT4020007 E Monte Penna, Monte Trevine, Groppo, Groppetto Continentale Emilia Romag

4 311,284 IT4010013 E Monte Dego, Monte Veri, Monte delle Tane Continentale Emilia Romag

4 311,284 IT1331012 E Lago Marcotto - Roccabruna - Gifarco - Lago della Nave Continentale Liguria

4 311,284 IT1331104 E Parco dell'Aveto Continentale Liguria

6 43,623 IT1330213 B Conglomerato di Vobbia Continentale Liguria

7 260,471 IT1180009 B Strette della Val Borbera Continentale Piemonte

7 260,471 IT1180011 E Massiccio dell'Antola - Monte Carmo - Monte Legna Continentale Piemonte

8 609,604 IT1180009 B Strette della Val Borbera Continentale Piemonte

8 609,604 IT1180026 C Capanne di Marcarolo Mediterranea Piemonte

9 61,588 IT1331402 K Beigua - Monte Dente - Gargassa - Pavaglione Mediterranea Liguria

9 61,588 IT1331501 E Praglia - Pracaban - Monte Leco - Punta Martin Mediterranea Liguria

10 57,992 IT1331909 B Monte Zatta - Passo Bocco - Passo Chiapparino - Monte

Bossea Mediterranea Liguria

11 46,199 IT1330620 B Pian della Badia (Tiglieto) Continentale Liguria

11 46,199 IT1331402 K Beigua - Monte Dente - Gargassa - Pavaglione Mediterranea Liguria

12 10,161 IT1330620 B Pian della Badia (Tiglieto) Continentale Liguria

13 27,790 IT1180017 B Bacino del Rio Miseria Continentale Piemonte

14 61,130 IT1180017 B Bacino del Rio Miseria Continentale Piemonte

14 61,130 IT1321313 B Foresta della Deiva - Torrente Erro Continentale Liguria

15 197,188 IT1321313 B Foresta della Deiva - Torrente Erro Continentale Liguria

15 197,188 IT1322304 E Rocca dell'Adelasia Mediterranea Liguria

16 63,093 IT1323112 E Monte Carmo - Monte Settepani Alpina Liguria

16 63,093 IT1323115 B Lago di Osiglia Alpina Liguria

17 256,274 IT1323920 E Monte Galero Alpina Liguria

17 256,274 IT1324011 E Monte Ravinet - Rocca Barbena Mediterranea Liguria

17 256,274 IT1324818 E Castell'Ermo - Peso Grande Mediterranea Liguria

17 256,274 IT1324910 B Monte Acuto - Poggio Grande - Rio Torsero Mediterranea Liguria

18 203,149 IT1313712 E Cima di Piano Cavallo - Bric Cornia Alpina Liguria

18 203,149 IT1323920 E Monte Galero Alpina Liguria

18 203,149 IT1324818 E Castell'Ermo - Peso Grande Mediterranea Liguria

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19 186,392 IT1322216 B Ronco di Maglio Alpina Liguria

19 186,392 IT1322304 E Rocca dell'Adelasia Mediterranea Liguria

20 24,567 IT1323021 E Bric Zerbi Alpina Liguria

20 24,567 IT1323112 E Monte Carmo - Monte Settepani Alpina Liguria

21 41,127 IT1160020 E Bosco di Bagnasco Alpina Piemonte

22 196,815 IT1160057 C Alte Valli Pesio e Tanaro Alpina Piemonte

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Appendice 2

SPECIE FOCALI UCCELLI AMBIENTI Specie

Cicogna nera

Gipeto

Falco pecchiaiolo

Biancone

Astore

Aquila reale

Falco pellegrino

Gufo reale

Pernice bianca

Gallo forcello

Bigiarella

Passera scopaiola

Beccafico

Coturnice

Pernice rossa

Quaglia+allodola

Occhione

Allodola

Piro-piro piccolo + Merlo acquaiolo

Assiolo

Civetta nana + Civetta capogrosso

Succiacapre

Torcicollo

Picchio nero

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Tottavilla

Calandro

Spioncello + Stiaccino + Culbianco

Sordone + Fringuello alpino

Codirossone

Passero solitario

Sterpazzolina di Moltoni

Magnanina

Balia dal collare

Cincia dal ciuffo

Picchio muraiolo

Averla piccola

Gracchio corallino

Nocciolaia

Fanello

Crociere

Zigolo giallo + Prispolone

Ortolano

Strillozzo

MAMMIFERI

Chirotteri Rinolofidi (prevalentamente svenanti)

Chirotteri Barbastello e Nottole

Myotis daubentonii

Lupo

Cervo

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SPECIE FOCALI ECOSISTEMI ACQUATICI Gambero d’acqua dolce

Granchio di fiume

Plecotteri – Perliodidi – Perlidi - Cloroperlidi - Teniopterigidi

Idrobidae

Trota marmorata

Trota macrostigma/mediterranea

Barbo canino

Lasca

Anguilla

Vairone

Cobite comune

SPECIE FOCALI RETTILI e ANFIBI

Rana temporaria

Triturus alpestris

Speleomantes strinatii

Coronella austriaca

Salamandra lanzaii

Coronella girondica

Natrix maura

Timon lepidus

Pelodites punctatus

Chalcides striatus

Emys orbicularis

Salamandrina terdigitata

Rana italica

Triturus carnifex

Chalcides chalcides

Page sur 42 26

Euleptes europea

Salamandrina perspicillata

Bombina pachypus

Speleomantes ambrosii

Euleptes europeus

FLORA E VEGETAZIONE – ELEMENTI DI DISCUSSIONE Le specie endemiche (ad areale ristretto) non sono focali per l’individuazione delle aree a priorità per la connettività ecologica. Si rileva che i cambiamenti climatici possono favorire la diffusione di specie termofile e a gravitazione mediterranea o balcano-appenninica e viceversa possono compromettere la conservazione di specie artico-alpine. I corridoi ecologici potrebbero essere individuati al fine di “assistere” l’espansione delle prime e tentare di arrestare la regressione delle seconde. Il primo passo è l’individuazione di siti idonei a ospitare le specie relitte in “migrazione”. Un’ opportunità per la conservazione di specie ad areale frammentato , minacciate da cambiamenti climatici o distruzione dell’habitat è la ricostituzione di popolazioni attraverso traslocazione delle piante a partire da popolamenti conservati ex-situ , conformemente alle linee metodologiche indicate da IUCN per questo tipo di interventi. Per la costa la minaccia principale è l’urbanizzazione ed è necessario ripristinare un migliore livello di naturalità . La salinizzazione della falda può compromettere la conservazione di siti umidi costieri. Maggiore attinenza hanno alcune specie indicatrici con stazioni isolate e/o al limite di areale Artico-alpine, mediterranee, est-alpino, centro sud appenniniche, illirico- balcaniche, tosco-liguro-provenzali A connettere le Core areas individuate con progetto IPA e altre scelte ex-novo si individuano fasce di connessione lungo la dorsale alpino-appenninica e, parallelamente, lungo la linea costiera. La prima è individuata da una fascia di 200 m di dislivello a cavallo del crinale; la seconda si estende dalla linea di battigia fino a 200 m di quota. Le altre linee di connessione vengono individuate in senso perpendicolare alle precedenti laddove si osservano penetrazioni di specie mediterranee verso l’interno o la discesa di specie gravitazione settentrionale. Le IPA possono essere una base di aree ( Core areas) sulla base delle quali scegliere le aree a priorità. Oltre alle IPA vengono aggiunte e scelte aree sulla base di giudizio esperto. Anche le zone umide, gli ambienti non comprese nelle IPA sono importanti perché completano e integrano la rete di connettività. Sono elementi da individuare. Anche i prati, gli ambienti rupicoli, I boschi (da definire in un secondo momento) non compresi nelle IPA sono importanti e da individuare ad una scala di dettaglio perché completano e integrano la rete di connettività. Sono elementi da individuare.

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INVERTEBRATI: Elenco habitat focali 1) Faggete (anche miste): Parabathyscia, Bathysciola (ligure), Carabus solieri, Rosalia alpina (all. II

habitat), Ocypus tricinctus, Duvalius, Sphodropsis ghilianii, Curculionidi, Crisomelidi, Cleorodes

lichenaria, Aglia tau. Ambiente caratterizzato da specie vulnerabili ed endemiche.

2) Prati polifiti da sfalcio: alta ricchezza specifica di lepidotteri (tante specie e tanti esemplari),

Pronubi, Ortotteri, Coleotteri. Ambienti dipendenti dall’uomo, se abbandono delle attività antropiche

l’habitat rischia di scomparire (pascolo, sfalcio).

3) Fasce ecotonali con vegetazione arbustiva: ricchezza specifica molto alta. Di pregio l’ecotono tra

bosco di latifoglie e prato xerico o da sfalcio.

4) Zone cacuminali: Erebia, Parnassius apollo, Psodos, Gnophos, Arctiidae specifici, Orinocarabus

putzeysianus. Presenza di specie relitte, stenoecie, particolarmente vulnerabile ai cambiamenti

climatici.

5) Zone umide: libellule (verificare), Donacia, Hygronoma dimidiata, Nonagria tiphae, Laelia coenosa,

Archanara, Lycaena dispar, Odacantha melanura, Parnassius mnemosyne (di media altitudine),

Actenicerus sjaelandicus. Presenza di specie relitte, stenoecie, vulnerabili all’antropizzazione (a

seconda dell’altitudine) e legate alla purezza dell’ambiente.

6) Macereti alpini: Nebria morula, Oreonebria ligurica, Cychrus angulicollis, Psodos, Gnophos,

Arctiidae specifici, Erebia. Presenza di specie relitte, stenoecie, particolarmente vulnerabile ai

cambiamenti climatici; endemismi d’alta quota.

7) Leccete/sugherete: ricchezza di artropodi legati alla lettiera. Osmoderma eremita (All.II habitat).

Habitat mediterraneo peculiare e circoscritto raramente in condizioni ottimali (climax). Forma una

lettiera ricca e importante che permette la presenza di pedofauna particolarmente diversificata.

8) Zone xeriche aperte mediterranee: Charaxes jasius, Zerynthia polyxena, Euphydryas provincialis

(All. II habitat), Maculinea arion, Saga pedo, Coleophora, Empusa pennata, Cicindela

pseudomaroccana, Dixus clypeatus, Zabrus tenebrioides, Rhynochoris annulatus, ortotteri (verificare).

Presenza di una forte specializzazione di specie botaniche che garantiscono una grande varietà di

lepidotteri.

9) Zone xeriche aperte alpino/appenniniche: Maculinea arion, Maculinea rebeli, Saga pedo,

Coleophora, Empusa pennata, Dixus clypeatus, Zabrus tenebrioides, Arctia fasciata, Axia margarita,

Papilio alexanor, Zygaena, Iolana iolas, Pseudopanthera macularia, Isturgia limbaria, Petrophora,

Rhynochoris annulatus. Questo tipo di habitat spesso rappresenta il limite settentrionale estremo

dell’areale distributivo di molte specie.

10) Zone xeriche aperte di versante padano: Maculinea arion, Empusa pennata, Zabrus

tenebrioides, Rhynochoris annulatus, Zerynthia polyxena, Zygaena. Questo tipo di habitat spesso

rappresenta il limite settentrionale dell’areale distributivo di molte specie.

11) Greti di torrenti: Nebria psammodes, Poecilus striatopunctatus, Nargus velox. Vulnerabilità e

frammentazione dell’ambiente.

12) Boschi di latifoglie strutturati: Limenitis populi, Lucanus cervus, Cerambyx cerdo, Euplagia

quadripunctaria, Quedius latinus, Metalampra italica (con castagni), Carabus glabratus, Thecla

betulae. Ambiente caratterizzato da specie vulnerabili ed endemiche; ulteriore ricchezza di fauna

saproxilica con presenza di legno marcescente.

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Contact Authors: Enrico Caprio (Eliante)

Marta Falabrino (WWF EALP) Guido Trivellini (Eliante)

Contact information: WWF Programma Europeo delle Alpi

P. Indipendenza 6 Casella postale CH-6501 Bellinzona Tel: +41 91 820 60 00 www.panda.org/alps

Project financed by MAVA Foundation


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