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Consulta MGS - Proposta pastorale 2014 2015

Date post: 03-Apr-2016
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Libretto per la Consulta MGS con le linee della Proposta Pastorale 2014-2015
22
Segreteria MGS e Servizio Civile Via Copernico, 9 20125 MILANO Tel. 02/67.82.75.26 Fax 02/67.82.75.36 E-Mail: [email protected] Web: www.mgslombardiaemilia.it
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Segreteria MGS e Servizio Civile

Via Copernico, 9 – 20125 MILANO Tel. 02/67.82.75.26 – Fax 02/67.82.75.36

E-Mail: [email protected]

Web: www.mgslombardiaemilia.it

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PROPOSTA PASTORALE 2014-2015 NOI DUE FAREMO TUTTO A METÀ (Don Bosco)

La missione di Don Bosco con i giovani e per i giovani

«La celebrazione del Bicentenario della nascita di Don Bosco avrà inizio il 16 agosto 2014 e si concluderà il 16 agosto 2015. Il cammino e il tema dell’anno bicentenario, in sviluppo coerente con gli anni di preparazione, si riferiranno a: Missione di Don Bosco con i giovani e per i giovani. Quest’anno dovrà essere programmato per tempo nelle Ispettorie per concentrarci sul cammino di rinnovamento spirituale e pastorale che intendiamo percorrere come Congregazione, Famiglia Salesiana e Movimento Salesiano» (DonPascual Chavez). 1. OBIETTIVO

Dopo aver affrontato nel triennio di preparazione la storia salesiana, la pedagogia salesiana, la spiritualità salesiana, l’idea guida sintetica potrebbe essere quella della

MISSIONE SALESIANA, che porta a compimento l’itinerario mettendo al centro il tema di una pastorale giovanile necessariamente missionaria. L’obiettivo di fondo sarebbe quindi quello di far rivivere l’ispirazione e la passione pastorale di don Bosco

coinvolgendo i giovani stessi così come lui ha fatto. Don Bosco inizia la sua opera con i giovani (cf. verbale 18 dicembre 1859) e Papa Francesco ha affermato: «Sapete qual è lo strumento migliore per evangelizzare i

giovani? Un altro giovane. Questa è la strada da percorrere da parte di tutti voi!»1. L’obiettivo che la proposta pastorale si pone nel Bicentenario è di vivere la «conversione

pastorale e missionaria»2 che Papa Francesco ci sta chiedendo facendo sì che i giovani, assieme alla Famiglia Salesiana, siano i protagonisti della missione evangelizzatrice salesiana così come fece don Bosco: «Che bello che i giovani siano

“viandanti della fede”, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!»3. Per giungere a questo

obiettivo è necessario riconoscere che «l’azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa»4 e che oggi «tutti siamo chiamati a questa nuova “uscita” missionaria»5. Conditio sine qua non è vivere l’intimità con Gesù che è «un’intimità itinerante»6 e la

fraternità tra noi che «si configura essenzialmente come comunione missionaria»7. «La missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi

posso togliere, non è un’appendice, o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere

sé stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare. Lì si rivela l’infermiera nell’animo, il maestro nell’animo, il politico nell’animo, quelli che hanno deciso nel profondo di essere con gli altri e per gli

altri».8

2. UNA CAMMINO DI RINNOVAMENTO PASTORALE

1 Papa Francesco, GMG 2013 - Eucarestia conclusiva.

2 Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n° 25.

3 Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n° 106.

4 Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n° 15.

5 Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n° 20.

6 Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n° 23

7 Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n° 23.

8 Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n° 273.

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La Proposta Pastorale 2014-2015 non è semplicemente un tema da approfondire o una luce che illumina il cammino dell’anno liturgico. Vuole piuttosto essere una risposta

salesiana alla richiesta di Papa Francesco che auspica «che tutte le comunità facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione

pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno»9. Il cammino di rinnovamento pastorale passa attraverso il decisivo coinvolgimento corresponsabile dei giovani: se davvero crediamo che la Chiesa nel suo insieme sia il

soggetto dell’evangelizzazione, è evidente che i giovani, in quanto parte di essa, non possono e non devono essere pensati come soggetti passivi della loro stessa evangelizzazione10. «Considero questo il punto qualificante della pastorale giovanile,

perché il cristianesimo è nella sua essenza un evento di donazione e quindi esso “si impara” solo attraverso il contatto con una testimonianza capace di generare sequela e

imitazione: non nel sapere teorico, né nel ripetere scolastico, né nel contemplare spirituale, ma nel servizio concreto, nell’esperienza della dedizione reale si fa esperienza di Dio, della sua Chiesa e del suo Regno che viene. […] Questo sembra essere un punto

discriminante e qualificante della pastorale giovanile e per alcuni aspetti è quello che decide della sua verità, perché ha a che fare direttamente con la pratica del discepolato:

il segreto della pastorale giovanile consiste nel coinvolgimento corresponsabile dei giovani nella missione apostolica»11. Così scrisse Giovanni Paolo II: «I giovani non devono essere considerati semplicemente come l'oggetto della sollecitudine pastorale della Chiesa: sono di fatto, e devono venire incoraggiati ad esserlo, soggetti attivi, protagonisti dell'evangelizzazione e artefici del rinnovamento sociale. […] La Chiesa ha tante cose da dire ai giovani, e i giovani hanno tante cose da dire alla Chiesa»12. Tutto questo fa comprendere come la Proposta Pastorale 2014-2015 richieda la capacità di verificare che le proposte della pastorale giovanile siano coerenti con la “via salesiana” di rinnovamento

pastorale che chiede ai giovani di essere apostoli di altri giovani.

3. PAROLA DI DIO Io sono il buon pastore (Gv 10,11-18) Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario –

che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore

conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo

guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di

nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

4. ICONA SALESIANA PRINCIPALE: MISSIONE CON I GIOVANI13 L’“icone salesiana” mostra bene come don Bosco ha saputo rendere i giovani apostoli di altri giovani tanto da poter affermare che alle origini della Congregazione i giovani sono

stati veri “con-fondatori” insieme a Don Bosco. Il sogno delle tre fermate14 9 Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n° 25.

10Cfr. Sala Rossano, Luce e forza per il cammino. Strategia, stile e qualità della pastorale giovanile, XIII Convegno Nazionale di Pastorale Giovanile, Genova 10-13 febbraio 2014. 11Ibidem. 12Christifideles laici, n. 46. 13

Cfr. don Pascual Chavez, Nel 150° anniversario della fondazione della Congregazione Salesiana, in ACG 404 (2009).

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“La seconda domenica di ottobre di quell’anno (1844) dovevo partecipare ai miei giovanetti, che l’Oratorio si sarebbe trasferito in Valdocco. Ma l’incertezza del luogo, dei

mezzi, delle persone mi lasciavano veramente sopra pensiero. La sera precedente andai a letto col cuore inquieto. In quella notte feci un nuovo sogno, che pare un’appendice di

quello fatto ai Becchi quando avevo nove anni… Sognai di vedermi in mezzo a una moltitudine di lupi, di capre e caprette, di agnelli, pecore, montoni, cani e uccelli. Tutti insieme facevano un rumore, uno schiamazzo o meglio un diavolio da incutere spavento

ai più coraggiosi. Io volevo fuggire, quando una Signora, assai ben messa a foggia di pastorella, mi fe’ cenno di seguire ed accompagnare quel gregge strano, mentre Ella precedeva. Andammo vagando per vari siti; facemmo tre stazioni o fermate. Ad ogni fermata molti di

quegli animali si cangiavano in agnelli, il cui numero andavasi ognor più ingrossando. Dopo aver molto camminato mi sono trovato in un prato, dove quegli animali saltellavano e mangiavano insieme senza che gli uni tentassero di nuocere agli altri.

Oppresso dalla stanchezza voleva sedermi accanto di una strada vicina, ma la pastorella mi invitò a continuare il cammino. Fatto ancora breve tratto di via, mi sono trovato in un vasto cortile con porticato attorno alla cui estremità eravi una chiesa. Allora mi accorsi

che quattro quinti di quegli animali si cangiavano in agnelli, il cui numero andavasi ognor più ingrossando. Dopo aver molto camminato mi sono trovato in un prato, dove

quegli animali saltellavano e mangiavano insieme senza che gli uni tentassero di nuocere agli altri. Oppresso dalla stanchezza voleva sedermi accanto di una strada vicina, ma la pastorella mi invitò a continuare il cammino. Fatto ancora breve tratto di via, mi sono

trovato in un vasto cortile con porticato attorno alla cui estremità eravi una chiesa. Allora mi accorsi che quattro quinti di quegli animali erano diventati agnelli. Il loro numero poi divenne grandissimo. In quel momento sopraggiunsero parecchi pastorelli

per custodirli. Ma essi fermavansi poco, e tosto partivano. Allora succedette una meraviglia: Molti agnelli cangiavansi in pastorelli, che crescendo prendevano cura degli altri. Crescendo i pastorelli in gran numero, si divisero e andavano altrove per raccogliere altri strani animali e guidarli in altri ovili. (…) Volli dimandare alla pastora (…) che cosa

volevasi indicare con quel camminare, colle fermate (…) «Tu comprenderai ogni cosa quando cogli occhi tuoi materiali vedrai di fatto quanto ora vedi cogli occhi della mente»”.15 Don Bosco sentiva ch’era destinato ad avere sotto di sé molti giovani, vari dei

quali si sarebbero trasformati in pastorelli e lo avrebbero aiutato nell’opera educativa.

5. ALTRE ICONE SALESIANE La Compagnia dell’Immacolata

Domenico arrivò all’Oratorio nell’autunno del 1854. Divenne subito amico di Michele

Rua, Giovanni Cagliero, Giovanni Bonetti, Giuseppe Bongiovanni con cui si accompagnava recandosi a scuola in città. Con ogni probabilità non seppe niente della

‘Società salesiana’ di cui Don Bosco aveva cominciato a parlare ad alcuni dei suoi giovani nel gennaio di quell’anno. Ma nella primavera seguente ebbe un’idea che confidò a Giuseppe Bongiovanni. Nell’Oratorio c’erano ragazzi magnifici, ma c’erano anche mezze

teppe che si comportavano male, e c’erano ragazzi sofferenti, in difficoltà negli studi, presi dalla nostalgia di casa. Ognuno per conto suo cercava di aiutarli. Perché i giovani più volenterosi non potevano unirsi insieme, in una ‘società segreta’, per diventare un

gruppo compatto di piccoli apostoli nella massa degli altri? Giuseppe si disse d’accordo. Ne parlarono con alcuni. L’idea piacque. Si decise di chiamare il gruppo “Compagnia

dell’Immacolata”. Don Bosco diede il suo consenso: provassero, stendessero un piccolo regolamento. Lui stesso scrisse: “Uno di quelli che aiutarono più efficacemente 14È scritto da Don Bosco stesso nelle sue Memorie dell’Oratorio. 15

G. BOSCO, Memorie dell’Oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al 1855. Introduzione, note e testo critico a cura di A. DA SILVA FERREIRA (Roma: LAS, 1991)

pp. 129-130.

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Domenico Savio nella fondazione e nella stesura del regolamento, fu Giuseppe Bongiovanni”.16 Dai verbali della Compagnia conservati nell’Archivio Salesiano,

sappiamo che i componenti che si radunavano una volta alla settimana erano una decina. L’articolo conclusivo del regolamento, che fu approvato da tutti, anche da Don

Bosco, diceva: “Una sincera, filiale, illimitata fiducia in Maria, una tenerezza singolare verso di Lei, una devozione costante ci renderanno superiori ad ogni ostacolo, tenaci nelle risoluzioni, rigidi verso noi stessi, amorevoli col prossimo, esatti in tutto”. I soci

della Compagnia scelsero di ‘curare’ due categorie di ragazzi, che nel linguaggio segreto dei verbali vennero chiamati ‘clienti’. La prima categoria era formata dagli indisciplinati,

quelli che avevano la parolaccia facile e menavano le mani. Ogni socio ne prendeva in consegna uno e gli faceva da ‘angelo custode’ per tutto il tempo necessario (Michele Magone ebbe un ‘angelo custode’ perseverante!). La seconda categoria erano i nuovi

arrivati. Li aiutavano a trascorrere in allegria i primi giorni, quando ancora non conoscevano nessuno, non sapevano giocare, parlavano solo il dialetto del loro paese, avevano nostalgia. (Francesco Cerruti ebbe come ‘angelo custode’ Domenico Savio, e

narrò con semplice incanto i loro primi incontri). Nei verbali si vede lo snodarsi di ogni singola riunione: un momento di preghiera, pochi minuti di lettura spirituale,

un’esortazione vicendevole a frequentare la Confessione e la Comunione; “parlasi quindi dei clienti affidati. Si esorta la pazienza e la confidenza in Dio per coloro che sembrava no interamente sordi e insensibili; la prudenza e la dolcezza verso coloro che promettonsi

facili a

persuasione”.17 Confrontando i nomi dei partecipanti alla Compagnia dell’Immacolata con i nomi dei primi ‘ascritti’ alla Pia Società, si ha la commovente impressione che la

‘Compagnia’ fosse la ‘prova generale’ della Congregazione che Don Bosco stava per fondare. Essa era il piccolo campo dove germinarono i primi semi della fioritura salesiana. La ‘Compagnia’ divenne il lievito dell’Oratorio. Essa trasformò ragazzi comuni

in piccoli apostoli con una formula semplicissima: una riunione settimanale con una preghiera, l’ascolto di una pagina buona, un’esortazione vicendevole a frequentare i

Sacramenti, un programma concreto su come e chi aiutare nell’ambiente dove si viveva, una chiacchierata alla buona per comunicarsi successi e fallimenti dei giorni appena trascorsi. Don Bosco ne fu molto contento. E volle che fosse trapiantata in ogni opera

salesiana che nasceva, perché anche lì fosse un centro di ragazzi impegnati e di future vocazioni salesiane e sacerdotali. Nelle quattro pagine di consigli che Don Bosco diede a Michele Rua che andava a fondare la prima casa salesiana fuori Torino, a Mirabello

(sono una delle sintesi migliori del suo sistema di educare, e verranno consegnate ad ogni nuovo direttore salesiano) si leggono queste due righe: “Procura d’iniziare la Società

dell’Immacolata Concezione, ma ne sarai soltanto promotore e non direttore; considera tal cosa come opera dei giovani”.18

“Noi due faremo tutto a metà” (Don Bosco)

«Don Rua è stato il fedelissimo, perciò il più umile e insieme il più valoroso figlio di Don

Bosco »19. Con queste parole dette con tono deciso, il 29 ottobre 1972 Papa Paolo VI scolpì per sempre la figura umana e spirituale di Don Rua. Il Papa delineò il nuovo Beato con parole che quasi martellarono questa sua fondamentale caratteristica: la fedeltà.

«Successore di Don Bosco, cioè continuatore: figlio, discepolo, imitatore… Ha fatto dell’esempio del Santo una scuola, della sua vita una storia, della sua regola uno spirito, 16

G. BOSCO, ‘Vita di Domenico Savio’, in Biografie edificanti (Roma: UPS, 2007) p. 76. 17

P. STELLA, Don Bosco nella storia economica e sociale (1815-1870) (Roma: LAS, 1980)

p. 481. 18

MB VII p. 526. 19

PAOLO VI, Omelia per la beatificazione di Don Rua, Roma, 29 ottobre 1972.

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della sua santità un tipo, un modello; ha fatto della sorgente, una corrente, un fiume». Era cominciata un giorno lontano con un gesto strano. Otto anni, orfano di padre, con

un’ampia fascia nera fissata dalla mamma sulla giacchetta, aveva teso la mano per avere una medaglietta da Don Bosco. Ma a lui invece della medaglia Don Bosco aveva

consegnato la sua mano sinistra, mentre con la destra faceva il gesto di tagliarsela a metà. E gli ripeteva: “Prendila, Michelino, prendila”. E davanti a quegli occhi sgranati che lo fissavano meravigliati, aveva detto sei parole che sarebbero state il segreto della

sua vita: “Noi due faremo tutto a metà”. E in lenta progressione cominciò quel formidabile lavoro condiviso tra il maestro santo e il discepolo che faceva a metà con lui tutto e

sempre. Il 3 ottobre 1852, durante la gita che i migliori giovani dell’Oratorio facevano ogni anno ai Becchi per la festa della Madonna del Rosario, Don Bosco gli fece indossare l’abito ecclesiastico. Michele aveva 15 anni. La sera, tornando a Torino, Michele vinse la

timidezza e chiese a Don Bosco: «Si ricorda dei nostri primi incontri? Io le chiesi una medaglia, e lei fece un gesto strano, come se volesse tagliarsi la mano e darmela, e mi disse: ‘Noi due faremo tutto a metà’. Che cosa voleva dire? ». E lui: «Ma caro Michele, non

l’hai ancora capito? Eppure è chiarissimo. Più andrai avanti negli anni, e meglio comprenderai che io volevo dirti: Nella vita noi due faremo sempre a metà. Dolori, cure,

responsabilità, gioie e tutto il resto saranno per noi in comune». Michele rimase in silenzio, pieno di silenziosa felicità: Don Bosco, con parole semplici, l’aveva fatto suo erede universale.

Il sogno del pergolato di rose20

“Nel 1864 una sera dopo le orazioni radunava a conferenza nella sua anticamera, come era solito fare di quando in quando, coloro che già appartenevano alla sua Congregazione: tra i quali don Michele Rua, don Cagliero Giovanni… e don Barberis

Giulio… «Vi ho già raccontato diverse cose in forma di sogno dalle quali possiamo argomentare quanto la Madonna SS. ci ami e ci aiuti; ma giacché siamo qui noi soli, perché ognuno di noi abbia la sicurezza essere Maria Vergine che vuole la nostra Congregazione e affinché ci animiamo sempre più a lavorare per la maggior gloria di Dio, vi racconterò non già la descrizione di un sogno, ma quello che la stessa Beata Vergine si compiacque di farmi vedere. Essa vuole che riponiamo in lei tutta la nostra fiducia …. «Un giorno dell'anno 1847, avendo io molto meditato sul modo di far del bene alla

gioventù, mi comparve la Regina del cielo e mi condusse in un giardino incantevole. Vi era un bellissimo porticato, con piante rampicanti cariche di foglie e di fiori. Questo

porticato metteva in un pergolato incantevole, fiancheggiato e coperto da meravigliosi rosai in piena fioritura. (…) Anche il terreno era tutto coperto di rose. La Beata Vergine mi disse: – (…) È quella la strada che devi percorrere. Deposi le scarpe: mi sarebbe

rincresciuto calpestare quelle rose. Cominciai a camminare, ma subito sentii che quelle rose nascondevano spine acutissime. Fui costretto a fermarmi e poi a tornare indietro.–

Qui ci vogliono le scarpe, dissi alla mia guida. – Certamente - mi rispose - ci vogliono buone scarpe. Mi calzai e mi rimisi sulla via con un certo numero di compagni che erano comparsi in quel momento, chiedendo di camminare con me. Molti rami scendevano

dall’alto come festoni. Io non vedevo che rose ai lati, rose di sopra, rose innanzi ai miei passi.(…) Le mie gambe si impigliavano nei rami stesi per terra e ne rimanevano ferite;

rimuovevo un ramo trasversale e mi pungevo, sanguinavo nelle mani e in tutta la persona. Le rose nascondevano tutte una grandissima quantità di spine. Ciò non pertanto, incoraggiato dalla Beata Vergine, proseguii il mio cammino.(…) Tutti coloro che

mi vedevano camminare dicevano: "Don Bosco cammina sempre sulle rose! Tutto gli va bene!". Non vedevano che le spine laceravano le mie povere membra. Molti chierici, preti e laici da me invitati, si erano messi a seguirmi festanti, attirati dalla bellezza di quei fiori; ma si accorsero che si doveva camminare sulle spine, e incominciarono a gridare: "Siamo 20

Don Bosco lo raccontò nel 1864. Narrato da don Lemoyne, venne pubblicato nel 1903,

viventi don Rua, mons. Cagliero e don Barberis.

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stati ingannati! ". Non pochi tornarono indietro… Ritornai anch’io indietro per richiamarli, ma inutilmente. Allora cominciai a piangere dicendo: "Possibile che debba io solo

percorrere tutta questa via così faticosa?". Ma presto fui consolato. Vedo avanzarsi verso di me uno stuolo di preti, chierici, secolari, i quali mi dissero: – Eccoci; siamo tutti suoi, pronti a seguirla. Precedendoli mi rimisi in via. Solo alcuni si perdettero d’animo e si arrestarono. Ma una gran parte di essi giunse con me alla meta. Percorso tutto il

pergolato, mi trovai in un bellissimo giardino. I miei pochi seguaci erano dimagriti, scarmigliati, sanguinanti. Allora si levò una brezza leggera, e a quel soffio tutti

guarirono. Soffiò un altro vento, e come per incanto mi trovai circondato da un numero immenso di giovani e di chierici, di laici coadiutori e anche di preti, che si misero a lavorare con me guidando quella gioventù. Parecchi li conobbi di fisionomia, molti non li conoscevo ancora… Allora la Vergine SS., che era stata la mia guida, mi interrogò: – Sai che cosa significa ciò che tu vedi ora, e ciò che hai visto prima? – No. – Sappi che la via

da te percorsa tra le rose e le spine significa la cura che tu dovrai prenderti della gioventù. Tu devi camminare colle scarpe della mortificazione. Le spine significano… gli

ostacoli, i patimenti, i dispiaceri che vi toccheranno. Ma non vi perdete di coraggio. Con la carità e con la mortificazione, tutto supererete, e giungerete alle rose senza spine. Appena la Madre di Dio ebbe finito di parlare, rinvenni in me e mi trovai nella mia

camera”.21 Come si legge tra le righe Don Bosco si accorse presto che i ‘pastori’ doveva trovarli nel ‘suo gregge’: si chiamavano Rua, Cagliero, Francesia, Cerruti, Bonetti… Don Bosco in missione con i giovani: il colera a Torino

É il tempo del colera scoppiato all’inizio dell’estate 1854. Fu un momento pauroso per la

città di Torino: alla fine dell’estate si sarebbero contati 1248 morti (la città aveva 117 mila abitanti); Borgo Dora fu particolarmente colpito: “la parrocchia dei Ss. Simone e Giuda, la parrocchia dell’Oratorio, ebbe il 53 % del totale dei decessi”.22 La paura

provocava “il chiudersi delle botteghe, il fuggire che tosto moltissimi facevano dal luogo invaso. Che più. In certi luoghi, appena uno era assalito, i vicini e talora gli stessi

parenti impaurivano siffattamente, che lo abbandonavano senza aiuto e senza assistenza”.23 Un lazzaretto fu improvvisato a ovest di Valdocco. Ma pochi erano i coraggiosi che si prestavano a curare i malati. Don Bosco si rivolse ai più grandi tra i

suoi giovani. Tra essi c’era il fior fiore dei suoi futuri Salesiani. A quattro di essi (tra cui Rua e Cagliero) il 26 gennaio di quel 1854 aveva avanzato la prima proposta di “fare coll’aiuto del Signore e di S. Francesco di Sales una prova di esercizio pratico della carità

verso il prossimo, per venire poi ad una promessa; e quindi, se sarà possibile e conveniente, di farne un voto al Signore. Da tale sera fu posto il nome di Salesiani a

coloro che si proposero e si proporranno tale esercizio”.24 Eppure non ebbe paura che la sua prima fioritura fosse distrutta da un temerario gesto di carità. Disse loro che il Sindaco faceva appello ai migliori della città perché si trasformassero in infermieri e

assistenti dei colerosi. Se qualcuno voleva unirsi a lui in quell’opera di carità, lo ringraziava a nome di Dio. Si offrirono in quattordici, “e poi altri trenta, i quali si

dedicarono con tanto zelo, abnegazione e coraggio, che riscossero la pubblica ammirazione”.25 Il 5 agosto, festa di Maria Vergine della Neve, Don Bosco parlando ai ricoverati disse loro: “Io voglio che ci mettiamo anima e corpo nelle mani di Maria (…) Se

voi vi metterete tutti in grazia di Dio e non commetterete alcun peccato mortale, io vi 21

MB III pp. 32-36. 22

P. BRAIDO, Don Bosco, prete dei giovani nel secolo della libertà. Vol. I (Roma: LAS,

2003), 263. 23

G. BONETTI, Cinque Lustri di Storia dell’Oratorio Salesiano fondato dal sacerdote D. Giovanni Bosco (Torino: Tipografia Salesiana, 1892), pp. 420-421. 24

MB V p. 9. Cf. ASC 9.132 Rua. 25

G. B. FRANCESIA, Vita breve e popolare di D. Giovanni Bosco (San Benigno Canavese:

Libreria Salesiana, 1912) p. 183.

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assicuro che niuno di voi sarà toccato dal colera”.26 Furono giornate di caldo torrido, fatica, pericoli, puzza nauseabonda. Michele Rua (17 anni) fu preso a sassate da gente

infuriata mentre entrava nel lazzaretto; il popolino credeva che lì dentro si uccidessero i malati. Giovanni B. Francesia (16 anni) ricordava: “Quante volte io stesso giovinetto,

dovevo animare i vecchi a recarsi al lazzaretto. – Ma mi uccideranno. – Cosa dite mai? Anzi, vi troverete meglio. E poi ci sono io. – Sì? Ebbene portatemi dove volete”. Giovanni Cagliero (16 anni) stava servendo gli ammalati al lazzaretto insieme con Don Bosco. Un

medico lo vide e gridò: “Questo giovane non può e non deve stare qui! Non le pare una grave imprudenza?” “No, no signor dottore – rispose Don Bosco – Né lui, né io abbiamo paura del colera e non succederà niente”.27 Giovanni B. Anfossi al processo di

beatificazione di Don Bosco depose: “Ebbi la fortuna di accompagnare Don Bosco in parecchie visite che faceva ai colerosi. Io allora avevo solo 14 anni, e ricordo che,

prestando la mia opera come infermiere, provavo una grande tranquillità, riposando sulla speranza di essere salvo, speranza che D. Bosco aveva saputo infondere ne’ suoi alunni”.28 Con le piogge d’autunno la pestilenza finì. Tra i giovanissimi volontari di Don

Bosco nessuno era stato toccato dal colera. La prima spedizione missionaria

A fine gennaio Don Bosco aveva comunicato a Salesiani e giovani che i primi missionari sarebbero presto partiti per le missioni dell’Argentina meridionale; e il 5 febbraio, con

una circolare, lo annunciò ufficialmente, chiedendo ai Salesiani la loro disponibilità.29 Suscitò un entusiasmo incontenibile.30 Ma tra i meno giovani suscitò timori e perplessità per un’impresa che sembrava temeraria. Le opere aperte in Italia erano già tante, il

personale era il minimo indispensabile. I missionari partenti dovevano esprimere il meglio della giovane e piccola Congregazione. Tra quelli che avevano risposto al suo

invito don Bosco scelse sei sacerdoti e quattro coadiutori. Capo della spedizione sarebbe stato Giovanni Cagliero, il ragazzo su cui aveva visto un giorno lontano curvarsi due indi giganteschi color rame. Era difficile immaginare l’oratorio senza di lui: laureato in

teologia, era il professore dei chierici, era l’insuperabile maestro e compositore di musica, aveva in mano faccende molto delicate, e dirigeva spiritualmente parecchi Istituti religiosi della città. Sarebbe stata una perdita molto grave la sua partenza. È

curioso il “metodo” con cui don Bosco l’arruolò per la spedizione. Dopo essere rimasto soprappensiero e silenzioso, un giorno di marzo don Bosco disse a don Cagliero che gli

stava al fianco: « Vorrei mandare qualcuno dei nostri preti più antichi ad accompagnare i missionari in America, che si fermasse lì un tre mesi con loro, finché non siano ben collocati. Abbandonarli subito soli senza un appoggio, un consigliere con il quale

abbiano confidenza, mi sembra una cosa un po’ dura». Don Cagliero rispose: «Se don Bosco non trovasse nessun altro, e pensasse a me per questo ufficio, io sono pronto».

«Va bene» concluse don Bosco. I mesi passavano senza che si facesse più cenno a quella faccenda. Avvicinandosi però la data della partenza, un giorno all’improvviso don Bosco gli disse: «Quanto all’andare in America, sei sempre dello stesso pensiero? L’hai detto

forse per burla?». « Lei sa bene che con don Bosco non burlò mai». «Va bene. Allora preparati, è tempo». Don Cagliero corse via a iniziare i preparativi. In pochi giorni, lavorando febbrilmente, li condusse a termine». Così, con la solita bonaria semplicità,

cominciò la sua missione il primo e più grande missionario salesiano. I tre mesi preventivati durarono complessivamente trent’anni. “Chi sa – diceva don Bosco – che

non sia questa partenza e questo poco come un seme da cui abbia a sorgere una grande

26

MB V pp. 83.84. 27

MB V p. 101. 28

MB V Ivi. 29

Lett. 5 febbraio 1875, E II p. 451. 30

Cf. G. BARBERIS, Cronichetta, quad. 3, pp. 3-25: ASC A 001.

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pianta? Chi sa che non sia come un granellino di miglio o di senapa, che a poco a poco vada estendendosi e non sia per fare un gran bene?”31

6. TEMPI E CONTENUTI INIZIO ANNO TEMA: Io sono una missione su questa terra (EG 273-274) OBIETTIVI: Far cogliere che viene affidata a ciascuno una missione da accogliere. PAROLA DI DIO: Ti ho stabilito profeta delle nazioni (Ger 1,4-10) ICONA SALESIANA: Il sogno delle tre Fermate

AVVENTO E NATALE TEMA: Primerear – Prendere l’iniziativa (EG 24) OBIETTIVI: Suscitare nei ragazzi e giovani il desiderio di prendere la iniziativa insieme e di lasciarsi coinvolgere nella missione di Gesù. PAROLA DI DIO: Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa (Lc 1,39-45) ICONA SALESIANA: La Compagnia dell’Immacolata

MESE SALESIANO TEMA: La vita si rafforza donandola (EG 9-10) OBIETTIVI: Suscitare nei ragazzi e giovani la decisione di essere soggetti attivi nella missione seguendo don Bosco. PAROLA DI DIO: Io do la mia vita (Gv 10,11-18) ICONA SALESIANA: Noi due faremo tutto a metà

TEMPO ORDINARIO TEMA: Evangelizzatori che pregano e lavorano (EG 262-267) OBIETTIVI: Far comprendere che la preghiera è un polmone necessario per vivere una missione più generosa anche quando ci sono le spine. PAROLA DI DIO: Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto (Gv 15,1-11) ICONA SALESIANA: Il sogno del pergolato di rose

QUARESIMA TEMA: Nessuna periferia sia priva della sua luce (EG 20-23) OBIETTIVI: Aiutare i ragazzi e i giovani ad entrare nella storia e a non vivere distanti dai drammi dell’umanità, a cominciare dal dolore di chi ci è prossimo. PAROLA DI DIO: L'avete fatto a me (Mt 25,31-46) ICONA SALESIANA: Don Bosco in missione con i giovani: il colera a Torino TEMPO PASQUALE E MESE MARIANO TEMA: Marcati a fuoco dalla missione (EG 268-274) OBIETTIVI: Far comprendere che Dio ci chiede di vivere “in uscita” perché tutti hanno diritto a conoscere il Vangelo. PAROLA DI DIO: Andate e fate discepoli tutti i popoli (Mt 28,16-20) ICONA SALESIANA: La prima spedizione missionaria

3.2.- Una proposta originale di vita cristiana: Spiritualità Giovanile Salesiana

31MB XI p. 385.

Page 10: Consulta MGS - Proposta pastorale 2014 2015

LA SPIRITUALITÁ GIOVANILE SALESIANA (dal QRPG*)

UNA PROPOSTA ORIGINALE DI VITA CRISTIANA: SPIRITUALITÁ GIOVANILE

SALESIANA.

a) La spiritualità salesiana, espressione concreta della carità pastorale

La carità pastorale educativa è il cuore dello spirito salesiano che vive nell’incontro e

nella confessione di Gesù Cristo, il Signore. Il Sistema Preventivo è veramente una

proposta di spiritualità per tutti: salesiani, laici coinvolti nello spirito e nella

missione di Don Bosco, famiglie e giovani. Don Bosco nella sua esperienza pedagogica

e pastorale ha indicato il cammino della santità giovanile e dimostrato nel metodo la

validità della sua alta finalità, con risultati ammirevoli.

Il segreto dell’esito di Don Bosco educatore è la sua intensa carità pastorale,

quell’energia interiore che ha unito inseparabilmente in lui l'amore di Dio e l'amore del

prossimo, rendendolo capace di comporre in sintesi l’attività evangelizzatrice e l’attività

educativa. La spiritualità salesiana, espressione concreta della carità pastorale,

costituisce, dunque, un elemento fondamentale dell’azione pastorale: la spiritualità

salesiana, fonte di vitalità evangelica, anima della carità pastorale, ne rimane il principio

d’ispirazione e d’identità, il suo criterio di orientamento. Dobbiamo esserne convinti e

renderci aggiornati promotori di questa sua saggezza pastorale. Una spiritualità vissuta

è l'atteggiamento proprio dei credenti impegnati. Non è uno spiritualismo di fuga, ma

una spiritualità di frontiera, di ricerca, di iniziativa, di coraggio, in una parola, di

realismo.

In don Bosco tutto questo prende il nome di “cuore oratoriano”: fervore, zelo

apostolico, effusione di tutte le risorse personali, ricerca di nuovi interventi, capacità di

resistere nelle prove, volontà di ricominciare dopo gli insuccessi, ottimismo coltivato e

diffuso; è la sollecitudine, piena di fede e di carità, che trova in Maria un esempio

luminoso di donazione di sé (cfr. Carta d’identità carismatica della Famiglia Salesiana,

n.29).

b) Programma e cammino della Spiritualità Giovanile Salesiana

Una spiritualità adeguata ai giovani, vissuta con e per i giovani, pensata e

realizzata all'interno dell'esperienza del giovane, si propone di generare un’immagine

cristiana proponibile a chi, inserito nel nostro tempo, ne vive la condizione odierna; si

rivolge a tutti i giovani commisurandosi ai «più poveri», capace allo stesso tempo di

indicare mete a quelli che progrediscono di più; intende rendere il giovane protagonista

di proposte per i coetanei e nell’ambiente di vita.

Questa spiritualità si ricollega al Sistema Preventivo; è lo sviluppo del Progetto

Educativo-Pastorale Salesiano offerto a tutti i soggetti della Comunità Educativo-

Pastorale, tradotto in itinerari di maggior impegno. I seguenti elementi si compenetrano

vicendevolmente; ciascuno rappresenta un’accentuazione che richiama quanto è

espresso negli altri: la vita, Cristo, le beatitudini, la Chiesa, Maria, il servizio sono punti

di riferimento per riflettere e vivere in unità la totalità dell’esperienza cristiana.

Page 11: Consulta MGS - Proposta pastorale 2014 2015

La vita quotidiana come luogo dell'incontro con Dio

La spiritualità giovanile salesiana considera la vita quotidiana un luogo di incontro

con Dio (cfr. Cost. 18; CG23, nn.162-164; CG24, nn.97-98; Carta d’identità carismatica

della Famiglia salesiana, nn.27-28, 34). Alla base di questa comprensione del

quotidiano e della valutazione positiva della vita c’è la fede e la continua

comprensione dell’evento dell'Incarnazione: una spiritualità che ci si lascia guidare dal

mistero di Dio che con la sua Incarnazione, Morte e Risurrezione, afferma la sua

presenza di salvezza, in tutta la realtà umana.

Il quotidiano del giovane è fatto di dovere, socialità, gioco, tensione di crescita, vita

di famiglia, sviluppo delle proprie capacità, prospettive di futuro, richieste di intervento,

aspirazioni. È questa realtà che va assunta, approfondita e vissuta alla luce di Dio.

Secondo Don Bosco per farsi santo occorre fare «bene» ciò che si deve fare: egli considera

la fedeltà al dovere nella sua quotidianità come criterio di verifica della virtù e come

segno di maturità spirituale. Un realismo pratico centrato sul quotidiano, il senso

religioso del dovere nei singoli momenti della giornata.

Perché la vita quotidiana possa essere vissuta come spiritualità, è necessaria la

grazia di unità che aiuta ad armonizzare le diverse dimensioni della vita attorno ad un

cuore abitato dallo Spirito di Amore. La grazia di unità che rende possibile la

conversione, la purificazione e la forza del sacramento della Riconciliazione, mezzo

privilegiato; che fa sì che attraverso “il lavoro e la contemplazione” il cuore si mantenga

libero, aperto a Dio e donato ai fratelli, specialmente ai giovani e ai giovani poveri.

Don Bosco si ispirò a San Francesco di Sales, come al maestro di una

spiritualità semplice perché essenziale, popolare perché aperta a tutti, simpatica perché

carica di valori umani e perciò particolarmente disponibile all’azione educativa.

Tra gli atteggiamenti ed le esperienze del quotidiano da viversi con profondità

nello Spirito possono essere:

la vita della propria famiglia;

l'amore al proprio lavoro/studio, la crescita culturale e l'esperienza scolastica;

la coniugazione delle «esperienze forti» con i «cammini ordinari della vita»;

la visione positiva e riflessiva di fronte alla propria epoca;

l'accoglienza responsabile della propria vita e il proprio cammino spirituale di

crescita nello sforzo di ogni giorno;

la capacità di orientare la propria vita secondo un progetto vocazionale.

Una spiritualità pasquale della gioia e dell’ottimismo

La verità decisiva della fede cristiana è il Signore risorto. La gloria eterna è la

nostra meta ultima, ma anche già fin d’ora perché si è fatta realtà nel corpo di Gesù

Cristo. La spiritualità giovanile salesiana è pasquale ed escatologica.

Le tendenze più radicate nel cuore della persona sono il desiderio e la ricerca

della felicità. La gioia è l’espressione più nobile della felicità e, insieme alla festa e alla

Page 12: Consulta MGS - Proposta pastorale 2014 2015

speranza, è caratteristica della spiritualità salesiana. La fede cristiana è per vocazione

un annuncio di felicità radicale, promessa e conferimento di «vita eterna», senza confini

di spazio, di tempo, di limiti nelle aspirazioni. La scoperta del Regno e l’incontro con

Cristo diventano beatitudine dell’uomo. Queste realtà, però, non sono una conquista,

bensì un dono: Dio è la fonte della vera allegria e della speranza. Senza escludere il

valore pedagogico dell’allegria, se ne afferma anzitutto il valore teologico. Don Bosco vede

in essa un’imprescindibile manifestazione della vita di grazia.

Don Bosco ha inteso, e ha fatto capire ai suoi giovani, che impegno e gioia vanno

insieme, che santità e allegria sono un binomio inseparabile. Don Bosco è il santo

della gioia di vivere e i suoi giovani appresero bene la sua lezione di vita, nel linguaggio

tipicamente oratoriano, che la “santità consiste nello stare sempre allegri” (cfr. CG23,

n.165). La Pastorale Giovanile Salesiana propone un cammino di santità semplice,

allegra e serena (cfr. Cost. 17; CG23, nn.165-166; Carta d’identità carismatica della

Famiglia salesiana, n.33).

La valorizzazione della gioia come atto dello Spirito, fonte d’impegno e suo frutto,

comporta che si favoriscano nei giovani alcuni atteggiamenti ed esperienze:

l’esperienza gioiosa dell'affetto alle persone in un ambiente di partecipazione e

di relazioni sinceramente amichevoli e fraterne;

la libera espressione nelle feste giovanili e negli incontri di gruppo;

l’ammirazione e il gusto per le gioie che il Creatore ha messo sul nostro

cammino: la natura, il silenzio, le realizzazioni compiute assieme nel sacrificio e

nella solidarietà;

la grazia di poter vivere la croce e la sofferenza sotto il segno e la consolazione

della Croce di Cristo.

Una spiritualità dell'amicizia e della relazione personale con il Signore Gesù

La spiritualità giovanile salesiana porta il giovane all’incontro con Gesù Cristo e

rende fattibile una relazione di amicizia con Lui alimentata nella fiducia, in un vincolo

vitale e in un’adesione fedele. Molti giovani nutrono un sincero desiderio di

conoscere Gesù e cercano una risposta alle domande sul senso della propria vita che

solo Dio può dare.

Amico, Maestro e Salvatore sono i titoli che descrivono la centralità della persona

di Gesù Cristo nella vita spirituale dei giovani nel metodo salesiano (cfr. Cost. 11; CG23,

nn.167-168; CG24, n.61; Identità carismatica della Famiglia salesiana, nn.24, 36). È

interessante ricordare che Gesù è presentato da Don Bosco come amico dei giovani – «I

giovani sono la delizia di Gesù», diceva -; come maestro di vita e di sapienza; come

modello di ogni cristiano; come redentore che consegna tutta la sua vita nell'amore e

nella passione per la salvezza fino alla morte; come presente nei piccoli e nei bisognosi.

Ricorre spesso la citazione «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno dei più piccoli di

questi miei fratelli, l'avete fatto a me» (Mt 25, 40).

Ecco, a modo di esempio, alcuni atteggiamenti ed esperienze da favorire e

sviluppare per un cammino di progressiva conformità a Cristo:

Page 13: Consulta MGS - Proposta pastorale 2014 2015

la partecipazione di fede nella comunità che vive della memoria e della presenza

del Signore e lo celebra nei sacramenti dell’iniziazione cristiana;

la pedagogia della santità che Don Bosco ha mostrato nella riconciliazione con

Dio e con i fratelli attraverso il sacramento della Penitenza;

l’apprendimento della preghiera personale e comunitaria, mediazioni

privilegiate per crescere nell’amore e nella relazione personale con Gesù Cristo.

Quella salesiana è una preghiera semplice e per tutti, affonda le proprie radici

nella vita quotidiana;

l’approfondimento sistematico della fede, illuminata dalla lettura e dalla

meditazione della Parola di Dio.

«Dobbiamo aiutare i giovani ad acquistare confidenza e familiarità con la sacra Scrittura,

perché sia come una bussola che indica la strada da seguire» (Verbum Domini 104).

Una spiritualità ecclesiale e mariana

L’esperienza e l’intelligenza adeguata della Chiesa sono distintivi nella

spiritualità cristiana. La Chiesa è comunione spirituale e comunità che si fa visibile

attraverso gesti e convergenze anche operative; è servizio agli uomini dai quali non si

stacca come una «setta» che considera buone soltanto le opere che portano il segno della

propria appartenenza; è il luogo scelto e offerto da Cristo, nel tempo e nello spazio della

nostra storia, per poterLo incontrare. Egli ha consegnato alla Chiesa la Parola, il

Battesimo, il Suo corpo e Suo sangue, la grazia del perdono dai peccati e gli altri

Sacramenti, l’esperienza di comunione e la forza dello Spirito che muovono alla carità

verso i fratelli. Ci vuole un senso sempre più responsabile e coraggioso d'appartenenza

alla Chiesa particolare e universale. Di fatti, la Famiglia di Don Bosco ha tra i tesori di

casa una ricca tradizione di fedeltà filiale al Successore di Pietro, e di comunione e

collaborazione con le Chiese locali (cfr. Cost. 13; CG21, nn.96, 102; CG23, nn.169-170;

CG24, nn.62-64, 91-93; Carta dell’identità carismatica della Famiglia Salesiana, n.26).

Gli atteggiamenti e le esperienze da creare sono dunque:

l’ambiente concreto della casa salesiana come luogo in cui si sperimenta

un'immagine di Chiesa fresca, simpatica, attiva, capace di rispondere alle

attese dei giovani;

i gruppi e, soprattutto, la Comunità Educativo-Pastorale, che unisce giovani ed

educatori in un ambiente di famiglia attorno ad un progetto di educazione

integrale dei giovani;

la partecipazione alla Chiesa locale che collegano tutti gli sforzi di fedeltà dei

cristiani in una comunione visibile e in un servizio percettibile in un territorio

concreto;

la stima e fiducia verso la Chiesa universale, vissuta nel rapporto di amore

verso il Papa; nell'informazione sulle situazioni in cui il popolo di Dio è limitato

nel suo desiderio di vivere la fede ; nella conoscenza dei santi e delle personalità

significative del pensiero e delle realizzazioni cristiane nei diversi campi.

La Spiritualità Giovanile Salesiana è una spiritualità mariana. Maria fu

chiamata da Dio Padre ad essere, nella grazia dello Spirito, madre del Verbo e a donarLo

Page 14: Consulta MGS - Proposta pastorale 2014 2015

al mondo. La Chiesa guarda a Maria come esempio di fede: Don Bosco ebbe questo

sguardo e noi siamo chiamati ad imitarlo in comunione con la Chiesa (cfr. Cost. 34, 92;

CG23, n.177; CG24, nn.68, 188; Carta dell’identità carismatica della Famiglia Salesiana,

nn.11, 37).

Siamo convinti che lo Spirito Santo suscitò, con l’intervento materno di Maria,

l’opera salesiana (cfr. Cost. 1): Ella indicò a don Bosco il suo campo di azione tra i

giovani, lo guidò e lo sostenne costantemente ed è presente tra noi e continua la Sua

missione di Madre della Chiesa e Ausiliatrice dei cristiani (cfr. Cost. 8). Nell'Oratorio di

Valdocco Maria era una presenza viva: l’ispiratrice, la guida, la maestra. Domenico

Savio, Michele Magone e tanti altri giovani non l’hanno contemplata come un ideale

astratto o un semplice oggetto di culto e devozione, ma come una persona viva e

operante, che riempie la casa e fa sentire e sperimentare la vicinanza dell'amore di Dio.

La spiritualità giovanile salesiana stimola un affidamento semplice e confidente

all'assistenza materna della Vergine Maria.

Essa è anche riconosciuta come Madre di Dio e nostra; come l'Immacolata, piena di

grazia, totalmente disponibile a Dio, santità, vita cristiana vissuta con coerenza e

totalità; come l'Ausiliatrice, aiuto dei cristiani nella grande battaglia della fede e della

costruzione del Regno di Dio, colei che protegge e guida la Chiesa; sostegno e appoggio

della fede, considerata da Don Bosco «la Madonna dei tempi difficili».

In Maria Ausiliatrice abbiamo un modello e una guida per la nostra azione

educativa ed apostolica. Viene proposta con amore-ammirazione al culto e all’imitazione,

nella condivisione delle celebrazioni e nella memoria dei suoi messaggi. Madre e maestra

della nostra esperienza formativa, noi la invochiamo in modo speciale nella preghiera

(cfr. Cost. 84.87.92; Carta d’identità carismatica della Famiglia Salesiana, n.37),

meditando nel Vangelo i suoi atti e le sue parole.

Una spiritualità del servizio responsabile

La vita assunta come incontro con Dio, il cammino d’identificazione con Cristo,

l'impegno per il Regno, la Chiesa percepita come comunione-servizio dove ciascuno ha

un posto e dove c'è bisogno dei doni di tutti, fanno emergere e maturare una

convinzione: la vita si porta dentro una vocazione di servizio (cfr. Cost. 7, 19; CG23,

nn.178-180; CG24, nn.94-96; Carta d’identità carismatica della Famiglia Salesiana,

n.35).

Ciò trova largo riscontro nell’esperienza di Don Bosco, giovane e apostolo. Egli, a

partire dal sogno dei nove anni, ha percepito e vissuto la propria esistenza come

vocazione. Ascolta e risponde con cuore generoso a un invito: mettersi tra i giovani per

salvarli. Don Bosco invitava i suoi giovani ad un “esercizio pratico di amore al prossimo”.

La Spiritualità Giovanile Salesiana è apostolica: ha la convinzione che siamo chiamati a

collaborare con Dio nella Sua missione, con dedizione, fedeltà, fiducia e disponibilità

totale. Un impegno concreto al servizio del bene secondo le proprie responsabilità sociali

e i bisogni materiali e spirituali degli altri.

Il servizio responsabile comporta alcuni atteggiamenti ed esperienze da favorire.

Essi possono enuclearsi attorno a quattro aree:

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apertura alla realtà e al contatto umano: Don Bosco chiedeva ai suoi giovani di

diventare “bravi cristiani ed onesti cittadini”. Essere onesto cittadino comporta

oggi per un giovane che egli promuova la dignità della persona e i suoi diritti, in

tutti i contesti; che viva con generosità nella famiglia e si prepari a formarla

sulla base della reciproca donazione; che favorisca la solidarietà, specialmente

con i più poveri; che sviluppi il proprio lavoro con onestà e competenza

professionale; che promuova la giustizia, la pace e il bene comune nella politica;

che rispetti la creazione e favorisca la cultura (cfr. CG23, n.178);

impegno serio per individuare il proprio progetto di vita;

maturazione graduale e scelte progressive e coerenti, di servizio alla Chiesa e

agli uomini. Questo servizio responsabile si sviluppa nella testimonianza della

vita e si concretizza in molti ambiti: l’animazione educativo-pastorale e

culturale, il volontariato e la missionarietà;

prontezza nell’affrontare situazioni nuove e capacità di rinunciare a cose

secondarie per far propri i valori essenziali.

La Spiritualità Giovanile Salesiana vuole quindi aiutare ciascun giovane nel

cammino vocazionale, perché scopra il senso della propria vita, nella verità, in dialogo

con Dio.

*dal Quadro di Riferimento della Pastorale Giovanile Salesiana

MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO (dal QRPG)

I Movimenti sono costituiti da coloro che, nel grande e unico “movimento” della

Chiesa, vivono la loro esperienza cristiana, ecclesiale, missionaria... partecipando a un

carisma particolare. I giovani del MGS vivono la loro vocazione-missione ecclesiale

secondo il carisma di Don Bosco. Infatti, dal 2004, il MGS è parte del Repertorio delle

Associazioni Internazionali di fedeli (Pontificio Consiglio per i Laici).

Il MGS non è una associazione, ma è costituito dai giovani che appartengono a varie

associazioni o gruppi, animati dalla Pastorale Giovanile Salesiana. Non essendo una

associazione, apre le porte a tutti, poiché il suo servizio è rivolto alla Chiesa e a tutti i

giovani. Questo, infatti, non ci impedisce di testimoniare Cristo, di condividerne il

Mistero con altri giovani accomunati dalla medesima fede e di annunciarlo con gioia a

chi ancora non lo ha accolto. Il MGS partecipa del carisma salesiano, ne è l’espressione

nell’ambito laicale giovanile.

La pratica associativa, la vita dei gruppi, l’azione comunitaria delle “Compagnie” è

stata un’esperienza quasi spontanea nella vita di Don Bosco, portatovi naturalmente

dalla sua indole alla socialità e all’amicizia. Don Bosco, guidato dal suo intuito

dell’anima giovanile, scopre la grande opportunità offerta dai gruppi e dalle associazioni:

adattandosi alle diverse e molteplici esigenze dei suoi ragazzi, creò per loro forme

associative molteplici.

L’associazionismo giovanile è indispensabile nel progetto preventivo e popolare di

Don Bosco. Luogo educativo e pastorale di assoluta importanza per il protagonismo dei

giovani. I gruppi e le associazioni di vario tipo sono allora “opera dei giovani”, pur

Page 16: Consulta MGS - Proposta pastorale 2014 2015

promossi dagli educatori i quali stimolano con la loro azione il reale protagonismo dei

giovani che ne fanno parte e che ne assumono a modo proprio la responsabilità della

conduzione.

Attraverso una pluralità di gruppi e di associazioni giovanili vogliamo assicurare

una presenza educativa di qualità nei nuovi spazi di socializzazione dei giovani e

animarli ad una significativa esperienza di vita ecclesiale.

a) Identità e natura del MGS

Sono due gli elementi d‘identità che caratterizzano il MGS: da una parte, il

riferimento alla Spiritualità Giovanile Salesiana e alla pedagogia salesiana;

dall’altra, il collegamento tra i gruppi e associazioni per cooperare vicendevolmente

nel proprio impegno di formazione secondo la proposta educativo-pastorale salesiana:

Il MGS unisce in comunione i giovani dei differenti gruppi, associazioni e settori

animati dalla Spiritualità Giovanile Salesiana, secondo la proposta educativo-

evangelizzatrice di Don Bosco: è movimento giovanile ispirato a Don Bosco,

concepito non solo come “organizzazione”, ma come dinamismo spirituale avente un

nucleo comune di valori evangelici che suscita iniziativa apostolica ed entusiasmo

di vita. Dunque l’identità del MGS è la Spiritualità Giovanile Salesiana (v. capitolo

IV), proposta di santità nella vita ordinaria quotidiana. È la santità raggiunta da

Domenico Savio, Laura Vicuña e tanti altri della Famiglia Salesiana.

I gruppi sono i soggetti primi del MGS, in cui i giovani si incontrano e si aiutano nel

loro cammino di crescita. È necessario collegare in una rete ispettoriale i gruppi

esistenti e quelli che vanno sorgendo. L’attenzione prima non è allora al tipo di

gruppo. Il MGS li valorizza tutti: da quelli sportivi a quelli dediti ad attività

espressive; da quelli che curano il semplice stare insieme a quelli che privilegiano

attività pratiche; da quelli occupati in attività di servizio a quelli rivolti alla

preghiera e al confronto esplicito col messaggio cristiano ed ecclesiale; da quelli

centrati su interessi sentiti importanti dagli adolescenti a quelli disponibili a

misurarsi con le esigenze della fede; da quelli al confine tra comunità cristiana e

territorio a quelli in cui il senso di appartenenza ecclesiale è più forte. Essendo tra

loro comunicanti, costituiscono come una rete, dove tutti sono connotati dalla va-

lenza educativa. Questo legame tra i gruppi si attua nella condivisione dei valori

salesiani e nel coordinamento di iniziative comuni, occasioni significative di

dialogo, di confronto, di formazione cristiana e di espressione giovanile (cfr. CG23,

nn.275-277). Si tratta, pertanto, di un Movimento di riferimento, dove ciascun

gruppo mantiene la propria specificità, unito ad altri da molteplici elementi

comuni.

Il MGS è un movimento giovanile, educativo e mondiale:

giovanile, perché i giovani sono i veri protagonisti dello sviluppo educativo del

movimento, accompagnati dai propri educatori, nella responsabilità che è loro

propria e all’interno dell’unico progetto pastorale del territorio;

Page 17: Consulta MGS - Proposta pastorale 2014 2015

educativo perché offerto a tutti i giovani per farli soggetti e protagonisti della

loro crescita umana e cristiana, con slancio missionario, aperto ai lontani, con

una volontà di incidenza nel territorio e nella società civile e d’inserimento e

apporto alla Chiesa locale;

mondiale perché, andando oltre le singole realtà, è esteso a tutto il mondo nei

differenti contesti culturali.

L’orizzonte, dunque, del MGS è rappresentato da tutti i giovani che si muovono o

vivono nei differenti ambienti e settori d’animazione pastorale delle opere salesiane, con

diversi livelli e ritmi di coinvolgimento e di impegno. Il “cuore” del movimento è

indubbiamente costituito dai giovani animatori, i leaders giovanili, che hanno assunto

con chiarezza e decisione la proposta educativa-evangelizzatrice salesiana e fanno della

loro vita una testimonianza per gli altri giovani. I giovani animatori del MGS sono oggetto

di speciale attenzione da parte dei SDB, delle FMA, dei SSCC e degli altri membri adulti

della Famiglia Salesiana che li guidano e li accompagnano.

b) Campi di azione privilegiati del MGS

Il MGS ordina tutta la sua attività in funzione della persona dei giovani e prediligendo

i seguenti campi di azione:

l’educazione e l’evangelizzazione, accompagnando il giovane verso la pienezza

della vita cristiana mediante ambienti positivi di sostegno (concreti modelli

alternativi di vita cristiana), dove si respirano familiarità e confidenza;

l’associazionismo e la vita ecclesiale, stimolando i giovani ad impegnarsi nella

vita della Chiesa, con attiva collaborazione;

l’impegno apostolico, personale e comunitario, al servizio gratuito degli altri e

con una “lettura salesiana” della realtà quotidiana secondo il Vangelo;

l’impegno socio-politico, specialmente in quelle istituzioni civili che promuovono

iniziative per i giovani;

i processi di comunicazione e di condivisione (informazioni, notizie, esperienze)

e anche gli incontri comuni ai diversi livelli, secondo le possibilità.

c) Funzionamento e visibilità del MGS

Anche se le realtà sono molto diverse, sono fondamentali nell’animazione i

seguenti aspetti:

• il MGS si rende visibile attraverso le differenti equipes di coordinamento locale,

ispettoriale, nazionale e dei vari continenti (qualunque sia il grado di sviluppo e

costituzione); attraverso la partecipazione comunitaria alle differenti

convocazioni ecclesiali di ordine diocesano, nazionale o mondiale, come può

essere la Giornata Mondiale della Gioventù; attraverso una significativa

rappresentanza presso le istituzioni civili che elaborano politiche a favore dei

giovani. È importante, per questo, creare una rete di informazione e di

collegamento tra i diversi gruppi e associazioni del MGS e anche tra essi e gli

altri gruppi e associazioni nella Chiesa e nel territorio;

Page 18: Consulta MGS - Proposta pastorale 2014 2015

• accanto alle riunioni e alle singole attività di ciascun gruppo del MGS, si

riconoscono come momenti forti di esperienza comunitaria di Movimento gli

incontri giovanili ispettoriali, nazionali, internazionali e mondiali, le celebrazioni

liturgiche e le feste salesiane, la formazione degli animatori. Gli incontri giovanili

sono fra gli elementi caratterizzanti il MGS, come occasioni significative di

comunicazione tra i gruppi e di circolazione dei messaggi e dei valori della

Spiritualità Giovanile Salesiana.

• sebbene a differenti livelli e ciascuno secondo la sua specificità, i membri del

MGS si identificano in modo particolare con le figure di Don Bosco e Madre

Mazzarello. Occorre perciò progettare una proposta formativa salesiana da offrire

ai diversi gruppi ed associazioni come punto di riferimento per il loro piano di

formazione, nella prospettiva della Famiglia salesiana;

• l'Ispettoria, in coordinamento con le altre forme di presenza della Famiglia

Salesiana organizzata nel territorio, ha cura che il Movimento sia considerato nel

contesto del PEPS, nel quale il delegato della pastorale giovanile con la sua

équipe è riconosciuto promotore della totalità del MGS quale espressione

giovanile dell’azione pastorale dell’Ispettoria stessa.

CONSULTA MGS LOMBARDIA EMILIA

Premessa

La programmazione sensata, la preparazione ben organizzata e la buona riuscita dei cammini ispettoriali per fasce d’età che si realizzano negli eventi proposti dal MGS sono frutto del lavoro condiviso all’interno della Consulta MGS.

Identità

La Consulta MGS è un organo che garantisce che le case e le associazioni salesiane della nostra Ispettoria abbiamo un tavolo di confronto, di riflessione e comunicazione su

temi relativi alla vita del Movimento Giovanile Salesiano nelle nostre regioni e alla sua conseguente organizzazione attraverso il coinvolgimento di confratelli, FMA, membri della FS e giovani.

Lo scopo

Lo scopo della Consulta MGS consiste nel favorire un collegamento, fatto di scambi reciproci e relazioni di stretta collaborazione, tra il livello locale e quello ispettoriale.

Essa si trova ad essere quindi il luogo:

di rappresentanza del maggior numero di realtà locali e delle associazioni/gruppi presenti sul territorio, attraverso la presenza di giovani significativi, per avviare uno scambio reciproco di proposte, istanze, contenuti …;

di incontro per coloro che accompagnano gli animatori della SFA ai weekend formativi e alle iniziative in cui sono coinvolti, attraverso la partecipazione alla

consulta si valorizza la possibilità di creare una effettiva ed efficace continuità tra locale e ispettoriale oltre che facilitare la trasmissione delle comunicazioni;

di formazione, riflessione, dialogo e confronto per la crescita umana e cristiana dei membri che compongono la Consulta, in un cammino di acquisizione sempre più

profonda della Spiritualità Giovanile Salesiana (SGS);

Page 19: Consulta MGS - Proposta pastorale 2014 2015

di studio ed elaborazione di proposte e contenuti per le iniziative e le attività educative e pastorali promosse dal MGS sul nostro territorio;

di scelta di rappresentanti che siano portavoce del nostro territorio negli organismi di coordinamento nazionale;

di riflessione e scambio con le realtà di coordinamento a livello nazionale del MGS (consulta nazionale, segreteria, centri nazionali di PG SDB e FMA, …);

di rielaborazione e traduzione delle proposte nazionali per i livelli locali;

di impegno personale, da parte di alcuni membri, nell’animazione ispettoriale diretta dei gruppi di animazione delle fasce d’età.

Partecipanti e struttura

Partecipano alla Consulta MGS:

Il Delegato SDB e le due Consigliere di PG delle FMA (quella dell’Ispettoria ILO per la Lombardia e quella dell’Ispettoria ILS per l’Emilia Romagna);

I SDB e le FMA che animano gli staff per le diverse fasce d’età (preadolescenti, adolescenti, giovani);

Alcuni tirocinanti SDB e alcune giovani FMA;

Almeno un giovane rappresentante per ogni casa salesiana; nel caso di opere complesse è auspicabile un rappresentante per ogni settore e/o associazione presente nella casa SDB o FMA;

Alcuni giovani invitati dal Delegato e dalle Consigliere di PG che si contraddistinguono come significativi e preziosi per mantenere sempre alta la

qualità e migliorare costantemente l’efficacia degli eventi MGS.

Il giovane rappresentante del locale:

è attivamente inserito nella realtà locale;

partecipa su esplicito invito del responsabile locale;

si fa portavoce del proprio centro;

riporta le comunicazioni del MGS nella propria realtà locale;

viene avvisato via mail, insieme al responsabile locale, delle iniziative MGS.

Si prevedono alcuni incontri assembleari e altri divisi per staff per le fasce di età, in particolare si sfruttano i pomeriggi della domenica in occasione dei week-end della SFA a

Bologna e Sesto San Giovanni.

I membri della Consulta Nazionale MGS e i referenti degli staff per fasce di età compongono, insieme al Coordinatore Nazionale MGS, la Segreteria MGS Lombardia – Emilia Romagna, che insieme al Delegato e alle Consigliere di PG ha una particolare responsabilità nel coordinamento del lavoro di tutta la Consulta MGS.

Per la riunione della Consulta MGS e i suoi lavori si prevedono 3 incontri

assembleari all’anno, cui se ne aggiungono altri divisi per staff di fasce di età.

Qui sotto, riportiamo le date degli incontri assembleari previsti per l’Anno Pastorale 2014-2015 e le date degli eventi del MGS:

Page 20: Consulta MGS - Proposta pastorale 2014 2015

13-14 settembre 2014 – Consulta MGS a Milano (in occasione della 2 Giorni

Giovani)

7 febbraio 2015 – Consulta MGS a Milano

29 marzo 2015 – Consulta MGS a Bologna

8 febbraio 2015 - Forum MGS a Milano

22 marzo 2015 - DL Day a Chiari

17-19 aprile 2015 - Weekend lungo e Festa MGS a Treviglio

SEGRETERIA MGS 2014-2015

FASCIA DI ETÀ

(EVENTI DI

COMPETENZA)

PREADO (DL DAY)

ADO (SFA E FESTA

MGS)

GIO (FORUM GIOVANI E

KOLOSSAL)

INCARICATI

STAFF PER LE

FASCE DI ETÀ

Bisin sr Simona

Ambrosi

Arianna

Baronti sr Sonia

Bariselli Clara

Cesari don Elio

Carli Simona

Caglioni Marco

Sosio Chiara

Menozzi sr Luisa

Foschetti Paolo

Sandionigi sr Maridele

Schena Paolo

INCARICATI

CONSULTA MGS

NAZIONALE

Chiessi Teresa

Rocca Federico

Page 21: Consulta MGS - Proposta pastorale 2014 2015

CONSULTA MGS 2014-2015

N COGNOME NOME CASA STAFF

1 ALBIQUE VALENTINA SESTO ORATORIO ADO

2 AMBROSI ARIANNA PG ILE PREADO

3 ARMENTO SR FLAVIA FMA MELZO ADO

4 BACA' NICCOLO' MILANO S. AGOSTINO ADO

5 BARDIANI CARLO PARMA ORATORIO ADO

6 BARILI ELISA PAVIA ADO

7 BARISELLI CLARA CHIARI PREADO

8 BARONTI SR SONIA BOLOGNA MA PREADO

9 BELFIORI GIULIA BOLOGNA SC PREADO

10 BERNARDELLI FRANCESCO CORREGGIO PREADO

11 BERTOLI DAVIDE TREVIGLIO PREADO

12 BIANCARDI STEFANIA MILANO S. AGOSTINO ADO

13 BISIN SR. SIMONA PG ILO PREADO

14 BRAGA NADIA BRESCIA ORATORIO PREADO

15 CAGLIONI MARCO TORINO CROCETTA ADO

16 CAMONI LETIZIA CHIARI PREADO

17 CASALI ANNAMARIA CHIARI PREADO

18 CAPPA ANDREA MILANO S. AGOSTINO ADO

19 CAPUTO GABRIELE PARMA ORATORIO ADO

20 CARLI MARIA VITTORIA BRESCIA ISTITUTO ADO

21 CARLI SIMONA PG ILE ADO

22 CESARI DON ELIO PG ILE ADO

23 CHIESSI TERESA FMA CORREGGIO GIO

CONSULTA NAZ.

24 CORTESI FEDERICO BRESCIA ISTITUTO ADO

25 CRIPPA GIULIA SESTO ORATORIO ADO

26 CUROTTI ALESSANDRO TORINO CROCETTA PREADO

27 DALLADEA SARAH FMA CINISELLO S.PIO X ADO

28 DE VINCENTI GIANLUCA MILANO S. AGOSTINO GIO

29 FOSCHETTI PAOLO PG ILE GIO

30 GALANTI ELISA PAVIA ADO

31 GNOCCHINI EDOARDO MILANO S. AMBROGIO GIO

32 GREPPI ALESSIA SESTO ORATORIO PREADO

33 GRUPPIONI ANNALISA BOLOGNA SC PREADO

34 MAFRICA ANNA MILANO S. AGOSTINO GIO

35 MAGRI SILVIA MILANO S. AMBROGIO GIO

36 MARCHIONNI LUCIA BOLOGNA DB GIO

37 MASSA ALESSANDRA FMA BONVESIN PREADO

38 MASSAROTTI CATERINA FMA BONVESIN PREADO

39 MASTELLARI MICHELE FERRARA ADO

40 MENOZZI SR LUISA PG ILS GIO

41 MESSA MATTEO MILANO S. AGOSTINO PREADO

42 MISTÒ PAOLO VARESE PREADO

43 MOLINARI SR ELISA FMA MELZO PREADO

Page 22: Consulta MGS - Proposta pastorale 2014 2015

44 PAGANINI LUCA SESTO OSDB ADO

45 PAPARELLA FRANCESCA PAVIA ADO

46 PAVANELLI GIACOMO FERRARA GIO

47 PEDNA FRANCESCO FORLÌ ADO

48 PILOTTI GIULIA CHIARI PREADO

49 PLAZZI FEDERICO BOLOGNA SC GIO

50 PONTE DON ENRICO AV ILE PREADO

51 PRETI DAVIDE BOLOGNA SC ADO

52 ORIANI GIUSEPPE FAENZA GIO

53 RIZZI SARA MILANO S. AMBROGIO GIO

54 RONDELLI GIOVANNI PARMA ADO

55 ROCCA FEDERICO MILANO SA GIO

CONSULTA NAZ.

56 SALA STEFANO ARESE GIO

57 SANDIONIGI SR MARIDELE FMA CASTELLANZA GIO

58 SCHENA PAOLO SONDRIO GIO

59 SILVESTRI TANIA FERRARA PREADO

60 SOSIO CHIARA SONDRIO ADO

61 STEFANI GUGLIELMO FAENZA GIO

62 VASSALLO LUCA SESTO ORATORIO ADO

63 VARENNA MARCO SESTO OSDB ADO

64 VARRAZZA ELISA FMA CINISELLO S.PIO X ADO

65 ZAINO MARA FORLì ADO

66 ZOLLO MARTINA FORLì ADO


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