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Continua...004

Date post: 26-Mar-2016
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Quarto numero della rivista di e sui fumetti, 24 pagine di emozioni, con generi narrativi differenti, arricchita da articoli di informazione e analisi del linguaggio del Fumetto.
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Dicembre 2010 - n. 4

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Grimorius......14.Osservazioni...22sul.Fumetto

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-.n.4.-.Dicembre.2010.

2periodico mensile sul Fumetto,

formato digitale, diffusione gratuita

numero 4 Dicembre 2010

Pubblicato daDTE - Daniele Tomasi Editore

via Trieste 60, 09048 Sinnai (CA) [email protected]

http://dte.altervista.org

Il nome, il formato, le caratteristiche grafico

editoriali sono proprietà dell’editore.

I fumetti e gli articoli pubblicati sono proprietà dei

rispettivi autori. La riproduzione di qualunque

materiale presente nella rivista è consentita solamente con l’autorizzazione scritta dei

proprietari.Le immagini presenti negli articoli sono riportate solo

per finalità descrittive e sono proprietà degli aventi diritto.

font per i testi:Century Gothic

font per la testata:CooterCandy

font per la grafica interna:SwingSet BB

illustrazione di copertina:Daniele Tomasi

“Aquila”soggetto di Gianfranco Loriga

sceneggiatura di Jo Pilidisegni di Daniele Tomasi

“Debbie Dillinger”testi di Sergio Calvaruso,

Marco Rizzo e Alessandro Scalmani

disegni di Daniele Tomasi

“Grimorius”testi e disegni di

Stefano Pavan e Mirko Benottochine di Mirko Benotto e

Daniele Tomasi

Editoriale

Numero dicembrino della nostra rivista, e copertina in tema, stavolta senza uno dei personaggi delle storie ma con “l’uo-mo mascherato” di Natale, il rosso Santa Claus.Le nostre storie a fumetti proseguono con la loro corsa, men-tre giunge alla fine il primo degli interventi all’interno della ru-brica “Osservazioni sul Fumetto”, l’articolo sull’analisi dell’im-portanza di Jack Kirby nelle sceneggiature da lui disegnate nell’universo Marvel. Quindi dal prossimo numero un nuovo argomento, in quelle pagine. E presto avremo un nuovo fumetto, dato che “Aquila” si av-vicina velocemente alla conclusione, tra un paio di numeri. Una novità ancora più grande riguarda invece un nuovo progetto editoriale della DTE, in fase di completamento. Si intitola “Gli Archivi del Fumetto”, ed è incentrato sul proporre ai lettori italiani personaggi del passato, talora inediti, in cicli di pubblicazioni completi e cronologici, corredati da articoli di documentazione storica. Come “Continua...” è strutturato con una rivista e vari volumi che ne raccoglieranno i conte-nuti, e la cui vendita avverrà tramite il sito della casa editrice. Vi saranno però varie differenze:

la rivista sarà tri- o quadrimestrale e non mensile; il primo dei tre-quattro numeri annui sarà disponibile gra-tuitamente on-line, gli altri saranno cartacei e potranno essere acquistati singolarmente o in abbonamento con uno sconto; il numero che sarà disponibile on-line potrà anche essere acquistato in versione cartacea; sulla rivista verranno pubblicate storie complete; la rivista presenterà, per tre-quattro numeri consecutivi, storie di un gruppo di personaggi, per ciascuno dei quali verranno realizzati uno o più volumi con la raccolta delle storie;dal numero successivo la rivista presenterà un nuovo gruppo di personaggi, sempre per tre-quattro numeri consecutivi;i volumi verranno messi in vendita dopo l’uscita dell’ultimo numero del ciclo di presentazione dei personaggi, e rac-coglierà anche storie che sulla rivista non appariranno;ogni volume sarà la raccolta completa e cronologica del-le storie pubblicate originariamente in un periodo preciso - da un anno a un triennio, in funzione della quantità di storie - in modo che l’insieme dei volumi presenti l’intero corso di pubblicazione del personaggio;anche i volumi potranno essere comprati singolarmente o con uno sconto in caso di abbonamento.

Una anteprima di quello che potrà essere la rivista la potete avere scaricando la bozza di stampa dal sito della casa editri-ce http://dte.altervista.org/pubblicazioni/ArchiviFumetto/DTE-Archivi-bozza-low.pdf (click sulla scritta per scaricare il file). Come detto prima, il progetto è in fase di completamento, una data ipotetica di partenza è Giugno 2011, ma la data effettiva verrà comunicata solo nei prossimi mesi. E ora godetevi, nelle basse temperature di fine 2010 e inizio 2011, le nuove puntate dei nostri tre fumetti. E appuntamen-to al 30 Gennaio con il numero 5 di “Continua...”!!! Daniele Tomasi______________________________________________________

Per scaricare la rivista e per prenotare i volumi vai al sito http://dte.altervista.org/continua/

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3LORIGA, PILI, TOMASI

di.G.Loriga,.J.Pili,.D.Tomasi

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6Donald (Don) L. Newton, pittore, disegnatore e scrittore di fumetti, nasce il 12 Novembre 1934 a St. Charles, Virginia (USA), e muore il 19 Agosto 1984 a Phoenix, Arizona (USA).Appassionato di fumetti dall’infan-zia, compie studi artistici e insegna disegno in un liceo quando entra nell’ambito del fandom statunitense diventando un importante illustrato-re per numerose pubblicazioni - oltre cento - realizzando copertine in stile pittorico - come quelle su Flash Gor-don e Tarzan qui a fianco - oppure a china - in basso alcune delle sue

realizzazioni, tra cui una da professionista per la nota Comic-book Price Guide - illustrazioni e fumetti. La sua prima striscia, “The Savage Earth”, fu pubblicata dal 1968 al 1970 sulla prozine Rocket’s Blast ComiCollector. I vari tentativi di passare al pro-fessionismo furono vanificati dal risiedere lontano da NewYork, sede delle più importanti case editrici, le quali richiedevano di

avere gli artisti in prossimità.Dal 1974 divenne professionista lavorando per la Charlton Comics - una casa editrice di me-dia grandezza con sede in Connecticut - alla serie “The Phantom” e soprattutto su storie hor-ror, e realizzando numerose copertine per serie horror e sentimentali. Nel frattempo mantenne il suo posto di insegnante, dato che la Charlton pagava con i più bassi compensi del settore, e fece alcuni lavori anche per la Marvel Comics.

Inizio a lavorare per la DC Comics nel 1977 con vari perso-naggi, inchiostrato da differenti autori - in una sola occasio-ne fu inchiostratore delle proprie matite - e dal 1978 lasciò l’insegnamento. Nel corso della sua carriera lavorò alter-nativamente per le due più importanti case editrici statu-nitensi, spostandosi dall’una all’altra attratto dai compensi offerti. Newton era un disegnatore estremamente dettagliato nelle matite, anche per assicurarsi che l’inchiostratore rispet-

tasse il suo stile. La insoddisfazione di un lavoro di inchiostrazione fu infatti uno dei motivi per cui lasciò la Marvel per la DC. L’ultimo lavoro assegnatogli dalla DC prevedeva di essere il matiti-sta titolare su Infinity Inc., cominciando con 5 tavole interne al n.11 e con l’intera storia dal n. 12. Newton morì di attacco cardiaco, legato a un disturbo alla trachea, quando aveva realizzato una storia “fill-in” e 3 delle 5 tavole. Per rendergli onore la DC fece in-chiostrare le tre tavole al suo inchiostratore preferito e fece realiz-zare il lettering da un letterista suo amico e concittadino. Inoltre, per poter inchiostrare anche la storia “fill-in” che venne stampata nel n.13, lo stesso inchiostratore fu autorizzato dalla Marvel, con cui aveva un contratto, a lasciare per un mese la serie a cui era stato assegnato.

Riferimenti:“Interview With Don Newton”, The Collector 17, 1969“I Like to Tell Stories With Pictures”, The Charlton Bullseye 5, 1976.http://www.donnewton.com http://en.wikipedia.org/wiki/Don_Newton (

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di.Daniele.TomasiArtisti.del.Fumetto

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Artisti.del.FumettoDon Newton disegnò le origini di Captain Marvel, il suo personaggio preferito, in un nu-mero speciale di Rocket’s Blast Special #8, riprendendo le tavole originali di C.C.Beck.

Siamo nel 1971, anni prima del passaggio al professionismo, e le tavole, che cercano di rispettare gli originali del 1940, mostrano già un notevole livello qualitativo.

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8 di.S.Calvaruso,.M.Rizzo,.A.Scalmani,.D.Tomasi

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10 Seriali.sul.serio

4 - Tavole domenicali di “TARZAN” dal 27/9/31 al 25/4/37.

Questa nuova analisi si occupa delle tavole domenicali di “Tarzan”. Analizzeremo più di cinque anni, quelli della gestione di Hal Fo-ster. Non con la pretesa di essere esaustivi ma con l’obiettivo di fornire nuovi esempi di uso “strategico” della serialità.Analizziamo, anzitutto, la tavola domenicale in sé. Esistono due tipi di tavole domenicali. Quelle che raccontano la settima puntata della settimana, prosieguo naturale delle strisce quotidiane ma con un respiro più am-pio rispetto a quelle dei giorni feriali, come visto la volta scorsa nel caso di “Spider-Man” (in questo caso non si tratta sempre di tavo-le ma, talvolta, di una serie di tre/quattro strisce). E quelle che raccontano storie che avevano un corso tutto loro, a cadenza setti-manale, a volte sussistenti al fianco delle stri-sce quotidiane ma raccontanti una storia a sé stante, indipendente e slegata da quella dei giorni feriali, come nel caso di Tarzan che qui prendiamo in esame. La forma tavola domenicale ha il grosso vantaggio, rispetto alla striscia quotidiana, di avere più respiro narrativo. È sicuramente molto più facile raccontare una storia in 10/12 vignette che in 2/3. Le storie saranno, quindi, sicuramente più articolate e non troppo compresse. Lo svantaggio, nel caso analizzato, ossia quello della cadenza settimanale, sta proprio nel-l’approccio con la serialità.Le strisce domenicali di questo tipo, infatti, tengono il lettore del quotidiano in sospeso per una settimana, col rischio che il lettore dimentichi la trama. Bisogna tener presente, tra l’altro, che non si tratta di albi a fumet-ti, acquistati esclusivamente per leggere un fumetto, ma di una pagina di quotidiano, letta spesso in maniera attenta, come sot-tolineato in conclusione citando Manning White e Abel, ma altrettanto spesso, da par-te della fetta di lettori meno appassionata, distrattamente. L’impegno per tenere viva l’attenzione del lettore, quindi, deve essere maggiore, se si vuole che l’opera abbia suc-cesso.Questi traguardi sono stati raggiunti da vari fumetti pubblicati in tavole domenicali, ma noi, in questa puntata, andiamo a scoprire i trucchi narrativi di uno solo dei personaggi di maggior successo: Tarzan.Tralasceremo, a questo punto della rubrica,

il classico clif-fhanger, ormai noto a tutti, e analizzeremo le ulteriori tec-niche utilizza-te da Foster in questo fumet-to.Le storie in oggetto sono tratte dai vo-lumi 1-6 della serie “Tar-zan”, edizio-ne Planeta-DeAgost in i del 2007. Chiaramente si tratta di materiale reperibile sia in inglese che in italiano in tante edizioni, ma noi ci siamo attenuti all’ultima ristampa italiana.Il primo escamotage fidelizzante che andia-mo a osservare è quello che ci sentiamo di battezzare “dalla padella alla brace”. La tecnica consiste nel far terminare la tavola domenicale con una vignetta che descriva una situazione di grave pericolo, che prepa-rerà all’inizio e allo svolgimento della tavola della settimana successiva. Questo sarebbe un normale cliffhanger, se non fosse che il trucco viene ripetuto per settimane, così da tenere il lettore col fiato sospeso anche per mesi in una situazione di tensione, risoluzio-ne, nuova tensione e così via, creando nel lettore quella sensazione di ansia come se si trovasse, appunto, dalla padella alla brace, senza troppo riposo da una tensione all’al-tra, e creando un crescendo di difficoltà.Di questa tecnica troviamo un esempio nel-le tavole dal 25/9/32 al 13/11/32, con una sequenza di ultime vignette che descrivono le seguenti situazioni:

(25/9) un gigantosauro emerge dall’ac-qua protendendo il collo verso i prota-gonisti (vignetta doppia, tra l’altro);(2/10) il gigantosauro minaccia nuova-mente i protagonisti (ancora vignetta doppia);(9/10) il gigantosauro si alza in piedi e mi-naccia Tarzan che credeva di aver tro-vato un rifugio sicuro sopra un albero;(16/10) Tarzan sembra avere la meglio sul gigantosauro, ma un ruggente sibilo echeggia per la foresta;

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di.Cesare.Giombetti

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(23/10) il gigantosauro è presto sconfitto da un tirannosauro, ma questi si rivolge poi verso i protagonisti;(30/10) i protagonisti trovano una via di fuga ma questa è interrotta da un fiu-me;(6/11) Tarzan riesce a superare il fiume evitando anche i coccodrilli ma, risalen-do l’ultima liana, si trova di fronte a una pantera che lo fissa;(13/11) Tarzan trova una via di fuga ma la pantera gli balza, comunque, addos-so.

La stessa tecnica la ritroviamo, qualche tempo dopo, nelle tavole dal 21/2/37 al 28/3/37:

(21/2) degli arcieri assediano un palazzo in fiamme nel quale si trova Tarzan;(28/2) Tarzan e i suoi, trovata una via di fuga, sono scoperti dai nemici armati;(7/3) nuovo assalto dei nemici;(14/3) il re alleato di Tarzan è minacciato alle spalle da un coltello;(21/3) alle spalle di Tarzan si apre una botola;(28/3) apparentemente non accade nulla di grave. Semplicemente Tarzan prende una decisione, ma la tensione cresce nuovamente con la didascalia finale che recita: “Grave errore!”.

Riportiamo solo questi due esempi, ma si ri-trovano spesso di queste situazioni nelle ta-vole di Tarzan, a volte anche solo per due settimane o tre.

Un ulteriore escamotage consiste nella lun-ghezza delle storie. Tenere il lettore legato a una saga lunga era un ottimo modo per fidelizzarlo e appassionarlo) all’esito della trama.Foster, nella sua gestione, creerà due sto-rie lunghe: quella ambientata fra gli egizi e quella fra i vichinghi. La prima delle due, in-fatti, inizia il 4 dicembre del 1932 e termina l’8 aprile ’34. Quasi due anni!!! La seconda ha inizio il 26 maggio del 1935 e termina il 22 dicembre dello stesso anno. Più breve del-l’altra, ma pur sempre lunga!Questa tecnica, poi, si combinava a un’al-tra che permetteva di renderla più effica-ce e ovviare al rischio insito, ovvero la noia. La tecnica combinata era quella dell’in-serimento di una nuova trama all’interno

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della principale. Con un escamotage nar-rativo si interrompeva la narrazione per ini-ziare una nuova storia nella storia, che poi terminava in concomitanza con la ripresa della trama principale. Si otteneva così di spezzare l’eventuale monotonia e di crea-re una lunga suspense nei confronti della trama interrotta. Nel primo caso trattato la digressione dura poco meno di venti settimane e nel secon-do una decina. Siamo vaghi sui numeri per-ché stabilire dove inizi la digressione può non essere semplice. Esistono infatti tavo-le di transizione che, magari, sono anco-ra legate alla trama principale, anche se pochissimo, e queste possono far variare leggermente il calcolo, a seconda delle interpretazioni. Preferiamo, quindi, non es-sere in questo caso troppo precisi, anche perché non è rilevante ai fini della nostra analisi.

L’ultima tecnica che esamineremo sarà quella che possiamo definire della “quiete prima della tempesta”. Si tratta di far anda-re la trama verso una soluzione serena fino alla penultima vignetta, per poi svelare che niente è sereno nell’ultima, dove si introdu-ce un elemento di tensione. Questa tecni-ca permette di far rilassare il lettore, evitare la monotonia dell’ansia continua e risolvere delle situazioni della trama ma, nello stesso tempo, permette di riaprire i giochi dopo la fase di rilassamento.Vediamo un esempio nella tavola del 27 gennaio 1935 dove per sette vignette si ha la classica situazione di lotta e ciò che ne

consegue (il trasporto in barella di Boghdu, la scimmia). L’ottava vignetta è di transizio-ne e descrive uno spostamento. Nella nona si ha il calo della tensione con l’insediamen-to al trono di Tarzan. La decima amplifica il rilassamento con l’omaggio tributato a Tarzan da parte della tribù che ora egli comanda. Qui si potrebbe concludere la tavola, ma Foster non rinuncia a crearsi un collegamento con la nuova puntata e inse-risce nell’ultima vignetta il nuovo elemento di tensione, presentando due cospiratori.

Grazie a queste tecniche, all’epoca, si otte-neva un forte senso di attesa. Questo fatto, unito alla qualità delle storie, generò quel fenomeno per cui i fumetti furono, per molti anni, il primo motivo di acquisto del quo-tidiano. Ce lo confermano i due studiosi David Manning White e Robert H. Abel: «Ci sono innumerevoli […] esempi: quando Da-gwood e Blondie non sapevano decidersi sul nome del loro secondo bambino, più di quattrocentomila lettori si offersero di risol-vere il loro dilemma; […] Milton Caniff ebbe l’audacia senza precedenti di uccidere un personaggio dei fumetti (Raven Sherman) e fu assalito dai lettori infuriati che manife-stavano la loro violenta indignazione per la sua sfrontatezza» (Manning White, D. e Abel, R. H. “Introduction: Comic Strips and American Culture” in The Funnies: an Ame-rican idiom, 1963; trad. it.: “Introduzione: i fu-metti e la cultura americana” in Il fumetto e l’ideologia americana, Bompiani, 1966, Mi-lano, p. 11) e ancora: «Quando fu rivelato al pubblico degli anni ’30 che Joe Palooka

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(NdR: famoso personaggio dei comics) si manteneva in forma mangiando formag-gio, le vendite di questo latticino aumenta-rono in modo così impressionante che l’Isti-tuto Caseario Nazionale incoronò in segno

di riconoscenza il creatore di Palooka, Ham Fisher, “Re del Formaggio per il 1937”» (ivi, p. 28).

Più chiaro di così. (

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Il Re

Eccoci finalmente a parlare delle storie che il Re produsse in completa autonomia. In poco meno di dieci anni (dal 1970 al 1978) Kirby creò una mole immensa di nuove serie con un’infinità di personaggi e concetti che sottolineano quanto, negli ul-timi anni con Lee, a causa di vari malumori [1] avesse infilato il freno alla sua creatività. Solo una piccola parte di questi albi tocca il tema supereroistico (“Capitan America” e “Pantera Nera”), per il resto si tratta di storie che ibridano questo genere con la fanta-scienza (“Quarto mondo”, “O.M.A.C”, “Gli Eterni” e “Mister Macchina”) sino a sconfi-nare nella fantascienza pura (“Kamandi” e “2001: Odissea nello spazio”). Per il resto il Re, forte della sua personalità artistica, non teme l’incontro con nessun genere, ecco allora l’horror (“Demon” e “Spirit world”), i racconti di guerra (“The losers”), storie di gangster (“In the day of the mob”) e an-cora serie di pochi albi o che addirittura non videro mai la luce (“True case of divor-ce” e “Soul love”)[2].

Tutte queste serie ebbero uno scarso o nullo successo commerciale ma in questa sede vorrei limitarmi a valutarne la qua-lità. Del resto tra le serie di quegli anni di scarso successo ma di qualità altissima ri-cordo “Silver Surfer” di Lee/Buscema, “X-men” di Thomas/Adams, “Nick Fury” di Steranko e persino il primo “Conan”. Per giudicarle non sarebbe obbligatorio il con-fronto con quelle “scritte” da Lee ma visto che è su questo punto che convergono le maggiori critiche... Ecco come generica-mente sono state presentate in Italia: Lu-ciano Secchi stroncò tutto i lavori di Kirby come scrittore, perché “noiosi e verbosi” [3]. M.M.Lupoi disse delle storie di Cap dei ’70: “nessun supervisore con un briciolo di cervello le avrebbe mai potuto approva-re” trasformando, secondo lui, Cap in un “burattino patriottico di cartapesta” [4]. Andrea Plazzi si domanda retoricamente: “C’è qualcosa in comune tra le storie e (soprattutto) i dialoghi, freschi e scattanti, capaci a volte persino di un certo coinvol-gimento emotivo, di tante storie “dal vol-to umano” della seconda “Golden age”

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Jack kirby – Writer and artist

di Mario Atzori -3° Parte-

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firmate Lee/Kirby e le costruzioni colossali, spesso affascinanti ma altrettanto spesso goffe, infantili, poco credibili proposte dal solo Kirby nel suo Quarto Mondo o negli Eterni. Ben poco mi sem-bra.” [5] e poi ancora ”Lavori ancora oggi ricordati tra i suoi migliori ma sicuramente privi di quell’umanità e di quella sensi-bilità che avevano reso grandi e vicini al cuore dei lettori i suoi Fantastici 4” [6]. Come potete notare al di là di una que-stione che potrebbe essere solo di gusti personali si ribatte spesso sulla mancanza di continuità tra le storie scritte in coppia e quelle del solo Kirby, ed è questa la cosa che trovo più incomprensibile. L’Equazio-ne Antivita, il Boomdotto, i Raggi Omega, la Scatola Madre sono una prosecuzione diretta del Cubo Cosmico, la Zona Negati-va, l’Alveare o il Pianeta Vivente, tanto da sottolineare quanto possa essere stato limi-tato l’apporto di Lee a quelle storie. Senza Kirby, Lee ha continuato a scrivere belle storie ma quel tipo d’idee non le ha più avute. Certo nei “Fantastici Quattro” an-che solo con i dialoghi portava la narrazio-ne dalla sua parte ma “Capitan America” e “Thor”, soprattutto nelle storie degli ultimi anni di collaborazione tra i due, sembrano già testate del solo Kirby. Se confrontiamo “I Nuovi Dei” con “Thor”, “Gli Eterni” con “Gli Inumani”, “Capitan America” dei ’70 con “Capitan America” dei ’60 o “The Losers” con “Nick Fury e il suo commando”, aldilà dell’evoluzione del-l’autore e del fatto che Kirby non copiava se stesso, i temi, i personaggi e gli schemi narrativi sono identici. Trovo molta più con-tinuità tra questi esempi che tra Capitan America o Thor di Lee&Kirby e l’Uomo-Ra-gno o Devil di Lee con Romita e Colan.

Anche senza il contributo di un editor, Kirby ha creato delle sa-ghe lineari (con la sola ecce-zione del “Quarto Mondo” [7]), piene di trovate e personaggi. Certo, talvolta i suoi eroi sono solo un veicolo dell’azione sen-za troppe connotazioni, ma questo succedeva anche con i caratteri di Cap e Thor nelle storie che firmò insieme a Lee. Ognuno è libero di non apprez-zare i suoi fumetti ma non rico-

noscere la continuità di tutta la sua opera mi sembra miope. E comunque non tutti i suoi personaggi sono così. Un “eroe” come Orion che do-vrebbe essere il “buono” ma ride come un pazzo mentre uccide i cattivi va già oltre il dualismo bene/male che c’è spesso tra Thor e Loki o Cap e il Teschio rosso. Sono personalità ben espresse anche quelle di Izaya (che ferma una guerra perché ha capito che talvolta, se vogliamo la pace, siamo costretti a venire a patti col peg-giore dei nostri nemici), o dell’ambiguissi-mo Metron (metafora della ricerca della scienza al di là del bene e del male), o dei cugini di Pantera Nera “eroi per caso”, o del tormentato Mister Macchina o ancora quelle dei tanti comprimari di Kamandi o degli episodi della serie “The Losers”. C’è comunque un ultimo particolare che caratterizza tutte le creazioni di Jack Kirby ed è l’uso ripetuto dell’elemento autobio-grafico. Il suo vissuto spunta di continuo sin dai suoi primi albi, via via per tutta la sua carriera. Negli anni ’70 poi, senza le “aggiustature” di Lee, le storie di Kirby ri-velano spesso un sottile senso di sconfitta che le rende, rispetto a quelle dei ’60, più tragiche, violente e piene di un’umanità “vera”. Nell’introduzione al libro di Mark Evanier, “Kirby - King of comics”, Neil Gai-

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man dice “Ma ciò che mi conquistava, a ripensarci, era lo storytelling e, in contrasto con la grandiosità del suo fantastico e dei suoi mondi impossibili, i piccoli momenti di deliziosa umanità che Kirby si soffermava a descrivere.”In queste piccole pause, nel fluire delle vi-cende mirabolanti, attraverso questi bre-vi momenti di umanità, si possono sentire i suoi sentimenti, le sue esperienze, la sua visione dell’esistenza senza mediazioni. E’ questo il valore aggiunto che rende quel-le storie cosi intense, anomale e autoriali all’interno di Marvel e D.C. Sono raccon-ti che per lui forse rappresentavano una sconfitta ma che gli hanno consentito di completare al meglio e come nessun altro su quegli albi, il racconto della sua vita.

M.A.(

[1] Oltre ai malumori per il dover rifare spes-so i finali delle sue storie (a sue spese) Kirby si era legato al dito il fatto che Lee avesse varato una nuova testata con Silver Surfer (personaggio creato da Kirby in comple-ta autonomia sui F4) senza interpellarlo e

prendendosene tutti gli onori. Decise allo-ra di tenere le sue idee per sé, iniziando a preparare i bozzetti dei New Gods.

[2] Quelle citate sono solo una parte di quelle create in quel decennio.

[3] Da “Jack Kirby un re a metà”, pubbli-cato in Eureka, Novembre 1979.

[4] Pubblicato in Star Magazine, n. 6, Feb-braio 1991.

[5] Da “Di chi è la corona del re?”, pubbli-cato in Star Magazine, n. 8, Aprile 1991.

[6] Da “… e lo chiamarono “Il Re”, pubbli-cato in Ratman Collection, n.33, Novem-bre 2002.

[7] Il “Quarto Mondo” è il punto più alto della sua creatività ma rimane aldilà di tutto un capolavoro mancato. Questo non solo a causa della chiusura antici-pata delle testate ma soprattutto per la confusione narrativa di molti episodi che probabilmente ha contribuito, insieme agli inchiostri di Colletta e ai vari volti ritoccati di Superman e Jimmy Olsen, all’insuccesso della serie.

Osservazioni.sul.Fumetto.

il prossimo mese col numero a partire dal 30 Gennaio!!! Ricordati di scaricarlo gratuitamente dal sito internet http://dte.altervista.org/continua/


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