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Contributo Allo Studio Dei Limiti Altimetrici Del Faggio in Garfagnana

Date post: 04-Feb-2017
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This article was downloaded by: [Princeton University] On: 27 August 2014, At: 15:04 Publisher: Taylor & Francis Informa Ltd Registered in England and Wales Registered Number: 1072954 Registered office: Mortimer House, 37-41 Mortimer Street, London W1T 3JH, UK Giornale botanico italiano: Official Journal of the Societa Botanica Italiana Publication details, including instructions for authors and subscription information: http://www.tandfonline.com/loi/tplb19 Contributo Allo Studio Dei Limiti Altimetrici Del Faggio in Garfagnana Michele Padula Published online: 14 Sep 2009. To cite this article: Michele Padula (1956) Contributo Allo Studio Dei Limiti Altimetrici Del Faggio in Garfagnana, Giornale botanico italiano: Official Journal of the Societa Botanica Italiana, 63:4, 591-678, DOI: 10.1080/11263505609431630 To link to this article: http://dx.doi.org/10.1080/11263505609431630 PLEASE SCROLL DOWN FOR ARTICLE Taylor & Francis makes every effort to ensure the accuracy of all the information (the “Content”) contained in the publications on our platform. However, Taylor & Francis, our agents, and our licensors make no representations or warranties whatsoever as to the accuracy, completeness, or suitability for any purpose of the Content. Any opinions and views expressed in this publication are the opinions and views of the authors, and are not the views of or endorsed by Taylor & Francis. The accuracy of the Content should not be relied upon and should be independently verified with primary sources of information. Taylor and Francis shall not be liable for any losses, actions, claims, proceedings, demands, costs, expenses, damages, and other liabilities whatsoever or howsoever caused arising directly or indirectly in connection with, in relation to or arising out of the use of the Content. This article may be used for research, teaching, and private study purposes. Any substantial or systematic reproduction, redistribution, reselling, loan, sub-licensing, systematic supply, or distribution in any form to anyone is expressly forbidden. Terms & Conditions of access and use can be found at http:// www.tandfonline.com/page/terms-and-conditions
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Page 1: Contributo Allo Studio Dei Limiti Altimetrici Del Faggio in Garfagnana

This article was downloaded by: [Princeton University]On: 27 August 2014, At: 15:04Publisher: Taylor & FrancisInforma Ltd Registered in England and Wales Registered Number: 1072954 Registered office: MortimerHouse, 37-41 Mortimer Street, London W1T 3JH, UK

Giornale botanico italiano: Official Journal of theSocieta Botanica ItalianaPublication details, including instructions for authors and subscription information:http://www.tandfonline.com/loi/tplb19

Contributo Allo Studio Dei Limiti Altimetrici DelFaggio in GarfagnanaMichele PadulaPublished online: 14 Sep 2009.

To cite this article: Michele Padula (1956) Contributo Allo Studio Dei Limiti Altimetrici Del Faggio inGarfagnana, Giornale botanico italiano: Official Journal of the Societa Botanica Italiana, 63:4, 591-678, DOI:10.1080/11263505609431630

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MICHELE PADULA

CONTRIBUTO ALL0 STUDIO DEI LIMIT1 ALTIMETRICI DEL FAGGIO IN GARFAGNANA *

(CON 21 FIGURE NEL WSTO E CARTE 3-4 FUORI TESTO)

presentato it 17 noDemke 1956

L‘aspetto attuale del paesaggio vegetale si t venuto formando in conseguenza di molti fattori che hanno esercitato sulla vegetazione una influenza piir o meno vistosa. Questi sono essenzialmente storici, geomor- fologici, climatici, epiontologici; ossia fattori che, con le loro molteplici azioni e interazioni, riescono a creare un determinato ambiente. E noto quanto sia grande l’influenza che lega all’ambiente gli individui animali e vegetali, ma, specie per questi ultimi, privi di mobiliti, tale Iegame si fa talmente stretto che si pub dire che ogni individuo vegetale esprima un proprio adattamento alle condizioni ambientali. Inoltre i vari indivi- dui di un popolamento vegetale sono reciprocamente collegati da qualche rapport0 che, pur senza alcun carattere di necessita, come quelli di pa- rassitismo o anche di semplice simbiosi, concorre a caratterizzare il mi- croambiente in cui ogni individuo compie il suo ciclo vitale.

Naturalmente, data la complessitB di tutti questi fattori sinecolo- gici, ben difficile t poter valutare l’entith della loro azione in conseguenza della quale la vegetazione oggi ci appare con una determinata fisionomia; comunque, per quanto t possibile, cercheremo di analizzare i vari aspetti di questo fenomeno per ricomporli sinteticamente in un quadro generale in mod0 da poter meglio capire l’armonico assestarsi della vegetazione e cercare di interpretare quelle che possono sembrare eventuali disar- monie di distribuzione.

La Garfagnana, sede di antico insediamento umano risalente all’epoca pre-romana, appartiene oggi alla Provincia di Lucca e si stende a setten-

*Lavoro eseguito nell’Istituto di Botanica generale e sistematica della Facolt8 Agraria e Forestale dell’Universiti di Firenze, diretto dal Prof. Roberto CORTI.

Pubblicazione n. 120 del Centro per lo Studio della Flora e della Vegetazione Italiana del Consiglio Nazionale delle Ricerche, diretto dal Prof. GIOVANNI NEGRI, presso 1’Istituto Botanic0 dell’Universit8 di Firenze.

6911 [Nuovo Giornale Botanic0 Italiano, n. s., vol. LXIII, n. 4, 1956

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trione della citt3 con un decorso da Nord-Ovest a Sud-Est, limitata ai fianchi dalla dorsale delle Alpi Apuane e dell’ Appennino tosco-emiliano.

Alcune notizie di carattere fisiografico ed ecologico riguardanti la valle, corredate di alcune tabelle, sono state da me riferite, in collabora- zione con P. V. ARRIGONI, in una recente pubblicazione sulla rivista (( Monti e Boschi )) (l) e a questa rimando per maggiori particolari; data pert3 la peculiarit3 del clima garfagnino, sari opportuno riportare qual- che notizia essenziale a cui dovri, in seguito fare riferimento.

Anzitutto la Garfagnana ha un clima piuttosto umido e relativa- mente rigido, per quanto, specie nel versante apuano della valle, le ca- ratteristiche topografiche e la natura della roccia madre, creino sovente delle condizioni particolari e spesso di apparente ariditi.

A causa soprattutto dell’orientamento della valle, trasversale ri- spetto ai venti imbriferi, la piovosita I: elevatissima nel versante apuano e diminuisce man mano che ci si sposta verso Est, ossia verso I’Appennino. Infatti le nude vette della catena apuana, rapidamente innalzantesi in vicinanza del mare, arrestano le nuvole che il vento di libeccio vi spinge contro, si che le masse d’acqua si scaricano notevolmente nel primo settore garfagnino, mentre procedendo verso Est, aumentando la di- stanza dal mare, diminuisce la piovositi, anche con l’aumentare dell’al- titudine (fino a un certo limite). Per questo la piovosit3 media annua di Tereglio (m. 578), Coreglia (m. 620), Sillano (m. 642), stazioni tutte situate ben addentro verso Est nel versante appenninico, t rispettiva- mente di mm. 1551, 1442, 1340, ossia inferiore a quella di Barga (m. 370), Castelnuovo (m. 276), Gallicano (m. 186) che, nonostante la minor quota, hanno rispettivamente mm. 1708, 1745, 1838, essendo pic vicine alle Alpi Apuane e quindi a1 mare.

La distribuzione delle piogge non t molto disforme come risulta dal seguente prospetto in cui sono riportate le medie stagionali di 24 stazioni di cui 9 del settore apuano, 12 di quello appenninico e 3 del fondo valle, che sono state riferite a entrambi i settori:

Piovosith (in mm.) Inverno Primavera Estate Autunno Anno

Settore apuano 602 543 263 766 2174 Settore appenninico 390 412 209 567 1578

La media annua dei giorni piovosi i 109 per il settore apuano e 106

I1 calcolo del gradiente pluviometrico (per 100 m. di altitudine), per quello appenninico.

(l) P. V. ARRICONI e M. PADULA. - Sui limiti altimetrici del Leccio e del Faggio in .- Gurfagnana. Monti e Boschi, Anno VII, Luglio, 1956.

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si 6 presentato piuttosto complicato, per le stazioni del settore appennjnico, a causa dell’accennata disarmonia che le precipitazioni presentano C O ~

crescere dell’altitudine, Cosi, facendo dei gruppi con le stazioni che hanno quota vicina, si sono ottenuti i segueqti gradienti medi: Settore apuano 180 mm. Settore appenninico - 4 mm. Si tratta per6 di cifre medie, che se si adattano abbastanza bene alle caratteristiche pluviometriche delle Alpi Apuane, lasciano un PO’ perplessi per quanto riguarda 1’Appennino. Infatti, il gradiente parziale delle stazioni appenniniche situate tra 500- 800 m. di quota, e 800-1100 m., in cui i: compresa la maggior parte dei paesi di cui si hanno dati pluviometrici, i: di 54 mm.

Termicamente la Garfagnana 6 una regione temperata, e il numero dei giorni con temperatura maggiore di 100 I: piuttosto elevato anche nei suoi distretti montani. Non sono rari i fenomeni di inversione della tem- peratura in seguito a1 crearsi di particolari condizioni microclimatiche, I1 gradiente termico (per 100 m. di altitudine) i: stato calcolato (ARRI- GONI e PADULA, 1956 1. c.) 0953 per 1e.esposizioni Sud e 00,42 per quelle Nord.

Data la spiccata diversith fra i due versanti della Garfagnana, lo studio dei limiti altimetrici del faggio i: stato impostato in due diverse vallate: quella della Turrita Secca nel versante apuano e quella della Fegana nel versante appenninico, in mod0 da trarne utili confronti.

VALLE DELLA TURRITE SECCA

Con inizio dal Passo del Vestito, dopo un decorso verso Est-Sud-Est, che poi volge a Nord-Est, la Valle della Turrite Secca termina a Castel- nuovo Garfagnana. Nella sua prima porzione, di origine glaciale, si pre- senta, cinta da un’elevata corona di monti, molto ampia, pittoresca e ope- rosa. Numerose sono le cave di marmo con i lor0 biancheggianti ravaneti che, soprattutto sul lato destro, si protendono entro il verde delle rade selve dei castagni e dei faggi, e dovunque risuonano i boati delle mine e il ritmico scalpellare dei minatori. In seguito, dopo Tre Fiumi, la valte si fa sempre pili angusta, incassata fra i ripidi contrafforti apuani che de- gradano dalle Panie e dal M. Sumbra. Si tratta di una delle maggiori valli laterali del Serchio. La lunghezza dell’asta principale del fiume I: di circa 23 Km. I1 nome le deriva dal fatto che le acque dei torrenti della parte superiore della valle spariscono entro le fessure della roccia calca- rea, per ricomparire, improwisamente riunite, alla sorgente della Pol- laccia, poco a monte di Isola Santa, dopo un lungo percorso sotterraneo; quindi il fiume I: per alcuni chilometri quasi sempre asciutto.

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La valle t percorsa da una strada che, seguendo pid o meno il corso della Turrite, unisce Castelnuovo Garfagnana con Campagrina e Arni e, attraverso la lunga galleria che fora il Colle del Cipollaio, si riallaccia alla rotabile marrnifera che scende a Pietrasanta. E una strada di recente costruzione, dopo la guerra, mentre prima la parte superiore della valle aveva scarsi rapporti con la Garfagnana, e il traffic0 dei marmi si svol- geva unicamente dalla parte della Versilia (v. Carta 4).

Geologicamente la Valle della Turrite Secca, data la lontana origine delle Apuane, cornprende serie litologiche molto antiche che risalgono fino a1 Permiano. Soprattutto nella parte superiore della valle, dove mag- giormente si i: manifestato I’impulso erosivo, compaiono gli scisti per- miani e le formazioni calcaree triassiche, che del resto costituiscono la parte predominante della litologia apuana.

Gli scisti permiani sono diffusi su tutto il Colle del Cipollaio e in una sottile banderella che dal versante Ovest del Monte dei Ronchi affiora lungo il M. Altissimo e il Passo del Vestito. Ma la gran parte del- l’alta Valle della Turrite t formata dalla roccia calcarea riferibile a1 Trias medio (calcari dolomitici e brecciati) e soprattutto a1 Trias superiore com- prendente la diffusissima formazione marmifera (ZACCAGNA 1932). Do- vunque si giri lo sguardo, dai monti Corchia, Freddone e Altissimo, a1 Macina, Fiocca e Sumbra, non si vedono che ripide pareti marmoree e blocchi detritici che si sovrappongono disordinatamente, si che sem- brano dover crollare da un momento all’altro. Anche la strada i: pavimen- tata con pietrisco marmoreo e dappertutto, fino entro le faggete, si cam- mina su detrito calcareo. Abbondante i: il Retico (con calcare dolornitico e dolomie varie) lungo il Rio Capricchia, ma soprattutto sul fianco de- stro della valle dove risale il Fosso Rimondina fino a Foce di Mosceta; si riscontra poi da Piastricoli, attraverso Palazzetto, fino all’Alpe di S . An- tonio. Anche il Lias, costituito essenzialmente da vari tipi di calcare e da scisti marnosi, t diffuso lungo tutto il fianco sinistro della valle, dal M. Vol- sci, attraverso Porciglia e Rontano fino a Torrite, vicino all0 sbocco della Turrite nel Serchio, oltre a formare gran parte del massiccio delle Panie. A copertura delle formazioni liassiche si riscontra il Giura e il Cretaceo (calcare neocomiano) e forma, quest’ultimo, le lunghe balze di Sassi. Quanto alle formazioni eoceniche, sono limitate verso il fondo della valle e come tutti gli altri sedimenti del pid recente Terziario, costituiscono il margine dell’ellissoide apuano.

Ho gia osservato come nelle Alpi Apuane la piovosita sia notevole e le cifre, in seguito riportate, del paese di Campagrina sono molto indi-

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cative. C’k per6 da osservare che la natura calcarea della roccia domi- nante, caratteristica per le sue fessurazioni, k tale da attenuare notevol- mente l’azione idrica. Per questo, oltre all’accennata ripiditi dei versanti, frequenti sono le facies aride e brulle, con vegetazione tipicamente xero- fila, che in questa regione si riscontrano,

Nel paese di Campagrina, situato nella parte aka della valle, vi k una stazione pluviometrica di cui riporto i dati. Riferisco inoltre i dati termo-pluviometrici del paese di Castelnuovo Garfagnana che si trova pro- prio all’estremiti della valle, all0 sbocco della Turrite Secca nel Serchio.

CAMPAGRINA (m. 850)

Piovositl Quantitl media annua mm. 3027 Anni di osservazione 12 Media annua giorni piovosi )) 117 Anni di osservazione 8

Distribuzione stagionale Inverno mm. 843 Primavera mm. 597 Estate 1) 353 Autunno. 1) 1017 Anni di osservazione 9

Indice di Gams X = 16O23’

I1 numero di anni di osservazione delle precipitazioni k piuttosto scarso, data l’istituzione relativamente recente della stazione, comunque mi pare sempre .sufficiente per inquadrare il fenomeno della distribu- zione stagionale.

CASTELNUOVO GARFAGNANA (m. 276)

Piovositl Quantita media annua mm. 1745 Anni di osservazione 50 Media annua giorni piovosi 1) 114 Anni di osservazione 49

Distribuzione stagionale Inverno mm. 460 Primavera mm. 441 Estate mm. 216 Autunno )) 661 Anni di osservazione 38

Temp eratura Media annua 1199 Media del mese pih freddo (m) 299. (M-m) 1849. Media-rnassima del mese pid caldo 290 Media minima del mese pid freddo - 00,8 Numero dei giorni con temperatura maggiore di 100 = 210. Anni di osservazione 15 circa.

Media del mese piir caldo (M) 2198 Escursione termica annua

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Indici fitoclimatici De Martonne = 79 Lang = 146 Amann = 110 Emberger = 208 Emberger (a piovosita corretta) = 65 Gams X = 90

Classificazione fitoclimatiche Pavari = Castanetum. Sottozona calda, Io tipo Rubner = Clima di montagna. Regione calda. Clima di transidone.

Distribuzione del faggio.

Nella Valle della Turrite Secca il faggio presenta una distribuzione assai caratteristica. Sul versante destro, esposto in prevalenza a setten- trione, esso k diffuso notevolmente, anche se non su aree continue a causa delle interferenze con boschi di castagno e carpino nero, riuscendo a vege- tare anche a quote notevolmente basse; mentre sul versante sinistro, esposto in prevalenza a meridione, k ben poco rappresentato e solo a quote piut- tosto elevate. Del resto in questo versante, per lo meno nella parte supe- riore della valle, la vegetazione forestale k quasi del tutto mancante e anche il faggio k presente solo sporadicamente o a piccoli gruppi. Vi sono perb delle indubbie tracce di un piti ricco popolamento forestale di que- sti versanti. Cosi alcuni cespugli di faggio, misti a ginepro e carpino nero, si trovano scaglionati lungo il crinale che scende dal M. Macina, a quote oscillanti sui 1300.metri; un piccolo nucleo, sui 900-1000 metri, k situato su di un versante che scende dal M. Fiocca, esposto ad Est, di fronte alla galleria di Tre Fiumi; un discreto numero di esemplari si trovano oltre il paese di Campagrina, lungo la strada che sale a1 Passo del Vestito e che si ricollegano alla piccola e rada faggeta del Passo donde inizia la valle; e infine sui ripidi versanti del Fatonero, in vicinanza del Passo di Fiocca (tra il M. Sumbra e il M. Fiocca) si distende una fitta faggeta cedua, dai 1300 ai 1550 m. circa, esposta prevalentemente a Sud-Est. Non mancano inoltre popolamenti di leccio, accantonati nelle zone piti ripide, insieme a Juniperus Phoenicea, alcuni esemplari cespugliosi di tasso, qualche pioppo bianco sopra il paese di Arni, ma k certo che la gran massa dei poderosi versanti calcarei dei Monti Sumbra, Fiocca e Macina (fig. 18) sono affatto nudi od ospitano una magra vegetazione a ciuffi di graminacee xerofile. Sul lato destro dell'alta Valle della Turrite, il faggio forma una fascia lungo i fianchi settentrionali del M. Altissimo, del Monte dei Ronchi e del Freddone, riuscendo ad arrivare fin quasi sulle lor0 cime a un'altezza variabife dai 1300 ai 1450 m. 11 fatto che tale limite non sia di solito superato k dovuto alla spiccata caratteristica

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alpina delle montagne apuane che, pur non raggiungendo altitvdini molto elevate, (il Freddone, per esempio, t 1487 m.), hanno tuttavia cime tanto ripide e frastagliate da non permettere l’insediamento di vegeta- zione forestale. Nell’Appennino invece, la minor ripidith dei versanti e la maggiore altitudine media delle montagne, permettono una pid ampia diffusione altitudinare del faggio, ad esempio sull‘Alpe Tre Potenze, che purtuttavia si riscontrerh, come nella Valle della Turrite, sempre’al limite superiore della vegetazione forestale. La faggeta si presenta interrotta, sul Monte dei Ronchi, dai 750 ai 900 m. circa, da fasce sparse di casta- gneto da frutto, ma pid in basso, verso il fondo del torrente, ricompaiono nuovamente i faggi in stretta mescolanza con carpino nero. I1 termine di faggeta non t del tutto esatto, perchi: si tratta di cedui a sterzo che in diversi punti sono anche molto radi data l’abbondanza di roccia affiorante e le frequenti interruzioni dovute a cave e colate di ravaneti, si che nel- l’insieme hanno un aspetto piuttosto travagliato. Comunque in zone pid riparate e meno detritiche non mancano belle piante, come in localith Pian di Mele, dove, su un terreno derivante da scisti permiani, ho osser- vato il miglior ceduo a sterzo, per grossezza e dirittezza del fusto, di tutta la Valle della Turrite Secca e anche della Fegana.

Anche nella parte inferiore della valle, oltre la galleria di Tre Fiumi, Ia distribuzione del faggio k nettamente diversa nei due fianchi. Boschi di faggio si stendono a destra, sui versanti che scendono dal Corchia, dalle Panie e dal Freddone, fino a1 limite superiore di diffusione (che nel Corchia e sulla Pania, data ia lor0 maggior quota, arriva fino ai 1550- 1600 m.), abbassandosi di frequente sugli 800 m. dove cedono a1 carpino nero soprattutto .nei punti pid ripidi. Frequenti sono poi i castagneti da frutto specie in vicinanza di abitati. Analoga distribuzione si riscontra oltre il M. Bovaio e il paese di S. Antonio. Una piccola faggeta si trova in localit2 Pollaccia, a quota 540 circa, in vicinanza della rinnovata sor- gente della Turrite. La localit2 t molto fresca ed esposta a settentrione, le piante sono slanciate e vigorose, con circa 50-55 cm. di circonferenza e un‘altezza di 15 m. circa (fig. 4). Si tratta di un nucleo di piante molto piccolo, a1 di sopra del quale per6 c’t una selva di castagni che sta a interrompere la continuith di questi faggi con quelli del piano montano. Assai significativo t che su di un dirupo confinante con la faggeta si no- tan0 alcuni cespugli di leccio, si che i faggi periferici piir alti quasi li sfiorano con le lor0 chiome. L’interferenza di queste due specie, montana e mediterranea, t del resto abbastanza comune nella Valle della Turrite, anche se non sempre cosi evidente come alla Pollaccia; tale interferenza t probabilmente favorita dalla notevole vicinanza a1 mare delle Alpi Apuane e dalla oceanicith climatica della valle.

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11 limite inferiore del faggio sporadic0 t perb molto pic basso, so- prattritto in corrispondenza dello sbocco degli affluenti di destra nella Turrite. Infatti, all0 sbocco del torrente Rimondina, sotto il paese di Pizzorno, a quota 430 circa, e in IocalitA Piastricoli a quota 370, dove sfo- cia il canale Rienti, se ne osservano diversi esemplari che risalgono spo- radicamente questi freschi canali, misti a carpino nero e castagni, fino a riallacciarsi alle faggete sovrastanti. Altri piccoli popolamenti di fag- gio si osservano in localita Riccio (m. 340 circa) e in localit$ Casa Zup- pini (m. 310 circa) e sono gli esemplari altimetricamente piii bassi‘ di tutta la zona, situati sulla sponda del fiume, a1 limite dei piccoli coltivi del fondo valle che all’epoca dell’osservazione ospitavano dei fagioli (fig. 14). Si tratta comunque di piante belle e vigorose per niente soffe- renti nonostante la modestissima quota. Del resto lungo tutto il basso corso della Turrite, da poco sopra la Pollaccia fino a Riccio, si pub osser- vare un‘estrema polverizzazione di stazioni a Fagus siloatica, scaglionate qua e la, sui b x d i del fiume, in stretta mescolanza con s a k e (abbondan- tissimo), ontano nero, nocciblo, pioppo e qualche noce.

I1 versante sinistro t molto piir povero di vegetazione. Sulle ripide pen- dici che scendono dal Sumbra (fig. 3), non si osservano altro che frequenti cespugli di leccio, sempre localizzati in stazioni piuttosto scoscese. Molto frequente k Ostrya carpinifolia, Vera specie pioniera, che riesce a formare dei complessi boschivi, in distretti molto ripidi e con scarsissimo terreno. Soprattutto in vicinanza di abitati, dove c’t un miglior terreno, molto diffuso t il castagno le cui selve si stendono da 1000 e pih metri fino a1 greto della Turrite, a Isola Santa (m. 510) e anche assai pih in basso (fig. 13). Quanto a1 faggio, in questo versante k pressochk mancante e i pochi esem- plari riscontrati sono a Fornacchio, sui 1200 m., e rappresentano le pro- paggini della faggeta che risale il crinale che porta verso il M. Sumbra. Anche nelle valli del Rio Capricchia e del canale dell’Inferno, affluenti di sinistra della Turrite, il faggio t localizzato nelle parti pih alte, in vici- nanza dello spartiacque con la valle collaterale, salvo qualche esemplare isolato in mezzo ai castagneti, come sopra Colli, a 700 m. circa.

Riassumendo quindi, nella Valle della Turrite Secca si differenziano nettamente i due fianchi, destro e sinistro; caratterizzato il primo da una notevole copertura vegetale, l’altro, assai piG povero, per lo meno nella parte alta della valle, presenta dei versanti quasi del tutto spogli e degradati (figg. 3 e 18).

E presumibile per6 che le pendici meridionali dei Monti Macina, Fiocca e Sumbra, fossero un tempo ricoperte da un’assai pih ricca vege- tazione forestale, le cui ultime vestigia sono rappresentate da quelle piante sporadiche e dalla faggeta del Fatonero cui ho precedentemente

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accennato. In questi versanti si k avuta una lotta spietata e metodica da parte dell’uomo verso il bosco che dapprima soprawive con le specie pid frugali e resistenti per poi scomparire quasi del tutto. Questa lotta, che ha probabilmente origini assai antiche, perdura tuttora e dei tagli molto energici furono fatti durante la guerra 1915-18 per procurarsi le- gname; ma l’azione negativa dell’uomo non si k comunque fermata qui. Infatti sulle pendici del Sumbra e Fiocca, come purtroppo in moltissime altre delle Alpi Apuane, k comune l’usanza di bruciare i ciuffi ormai secchi del magro pascolo, durante il period0 estivo, per farlo ributtare e costituire cosi un nuovo pabulum per le greggi. E inutile dire quanto sia dannosa tale pratica, specie in queste localit2 dove la pendenza elevata, l’esposizione prevalente a Sud e la natura calcarea della roccia madre, lar- gamente fessurata, attenuano gih in misura notevole l’azione della pur rilevante piovosid.

Si pu6 ancora oggi assistere ad alcune delle varie fasi di passaggio di questa regressione dalle primitive formazioni vegetali. Dalla faggeta pid o meno chiusa, in cui doveva esserci anche qualche tasso che spora- dicamente sussiste ancora sia pur con portamento cespuglioso, la cui testimonianza ci k data da quel nucleo di pochi ettari ancora esistenti sul Fatonero, si i: passati via via a formazioni meno igrofile e pid xerotol- leranti e sempre pi6 sporadiche, costituite prevalentemente, per lo meno nelle zone meno elevate, da Ostrya carpinifolia, Fraxinus Ornus e Quer- cus Ilex. In seguito anche queste specie si sono sempre pid rarefatte, o accantonandosi in gran parte nelle stazioni pi6 ripide dove, se non altro, sono assai meno disturbate, o assumendo un portamento prostrato e ce- spuglioso, lasciando cosi il posto a elementi fruticosi decisamente piti xerofili come Juniperus communis, Viburnum Lantana o tipici delle zone rupestri o degradate quali Helleborus foetidus, Epilobium Dodonaei, Sa- trireja montana, Thymus Serpyllum, mescolati con abbondanti graminacee a prevalenza di Brachypodium pinnatum situate soprattutto dove un PO’ di terreno permette lo sviluppo di un magro cotico, o pib precisamente, di abbondanti pulvini erbosi. Ma sotto l‘azione del fuoco anche gli spo- radici cespugli di carpino nero, orniello, lantano e ginepro, che pure rie- scono a dare ancora una modesta protezione a1 terreno, sono inevitabil- mente destinati a scomparire, per cui la vegetazione si riduce a ciuffi di Brachypodium pinnatum e altre graminacee che hanno notevoli possi- bilita di riscoppio, popolamenti su roccia di Satureja montana e pochi altri elementi rupestri, o addirittura nelle condizioni pib estreme, non resta che la roccia nuda (v. documentazione fotografica: figg. 8-12).

Questa progressiva degradazione, come ho detto, pur risalendo proba- bilmente a epoche remote k tuttora in atto, e non k limitata a1 bosco. A qiie-

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sto proposito si pub citare una frase della (( Guida delle Alpi Apuane 1)

edita nel 1921, che, a proposito di una gita a1 Passo Sella dice: ((....rag- giungesi la Balza, e percorsa la faggeta del Fattonero, si perviene all’ampia sella erbosa che s’apre tra il M. Fiocca e la Penna di Sumbra e che t co- nosciuta col nome di Passo di Fiocca 1). Oggi, dopo poco pili di trent’anni, sull’ampia sella del Passo di Fiocca non c’k rimasta che la nuda roccia senza un filo d’erba, e anche nella parte alta delle pendici del Fiocca, &re i 1550-1600 m., si notano qua e l i dei fenonieni di degradazione con interruzioni piuttosto estese del cotico erboso. La stessa localitP Fato- nero o Fattonero, pare che debba questo norne a1 nereggiare di faggi che rivestivano i suoi larghi dossi, almeno cosi mi t stato suggerito a1 C.A.I. di Pietrasanta, e di cui la faggeta che ancora vi si riscontra non t che un residuo.

Owiamente non sono in grado di afferrnare con certezza che i fian- chi meridionali del Macina, Fiocca e Sumbra siano stati del tutto rive- stiti di faggio, ma certo il mantello vegetale con prevalenza di faggio era in un passato, anche relativamente recente, assai pili esteso di oggi, come la faggeta del Fatonero, gli altri nuclei sporadici e qualche pianta sparsa di Fagus sifvatica e Taxus baccata farebbero supporre.

Si rimane piuttosto perplessi per& allorchk si fa il confront0 fra i due fianchi della Valle della Turrite. Indubbiamente quello sinistro si presenta, per lo meno nella parte alta della valle, molto degradato, ma tale degradazione non si pub spiegare con la grande ripidith dei versanti, percht altrettanto ripidi sono quelli di destra: probabilmente lo stadio attuale k stato raggiunto sia sotto la massiccia azione antropica, sia per le peculiari caratteristiche topografiche e geomorfologiche. Infatti il fianco sinistro k esposto in gran parte a Sud ed t quindi soggetto a delle condi- zioni di temperatura (soprattutto massimi estivi, specie considerando che siamo prevalentemente su roccia calcarea) che non sono certo l’op- timum per una specie oceanica e mesofila quale il faggio; inoltre la scar- sezza di terreno e la ripiditi dei versanti sono di ostacolo a una grande espansione di questa specie anche nel piano montano suo caratteristico. Ossia nei versanti rneridionali, le condizioni ecologiche raggiungono un equilibrio lirnite, scarsamente stabile, per le possibiliti della faggeta, per cui dei modesti interventi esogeni, che potrebbero anche non essere necessariamente antropici, rompendo tale equilibrio, determinano ine- vitabilmente una successione regressiva della copertura vegetale. Se si pensa quindi all’intensiti degli interventi che quivi si sono verificati col taglio eccessivo, col pascolo, col fuoco e infine con l’apertura di cave di marmo, che specie nei versanti del M. Fiocca sono numerosissime (anche se ora in parte abbandonate), ci si pud render conto dello stadio

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estremo a cui k giunta tale regressione. Nella parte pid bassa della valle, sempre sul fianco sinistro, dove le caratteristiche pedologiche sono mi- gliori, si hanno selve castanili di origine antropica (se il castagno k natu- rale nella vegetazione forestale italiana, non lo k affatto il castagneto come bosco puro e tanto meno il castagneto da frutto) e insediamenti di car- pino nero localizzati nelle stazioni peggiori.

Sul fianco destro la discreta protezione dal pascolo e quindi dal fuoco che la SOC. Henreaux esercita sui suoi boschi, che sono la quasi totalid della testata della valle, e l’esposizione prevalente a settentrione, determinano una maggiore stabitit2 del popolamento vegetale per cui la diffusione del faggio I: notevole, anche se non continua, estendendosi dal limite superiore di vegetazione forestale (relativamente modesto nelle Alpi Apuane) con numerosissime, profonde digitazioni, verso il fondo valle, a quote notevolmente basse, e interferendo ripetutamente nel piano di vegetazione submontano, in stazioni dove le caratteristiche di esposi- zione e di umidit2, favorite dalla elevata piovosith generale, determinano condizioni di vita adatte anche per una specie mesofila e relativamente esigente quale il faggio.

VALLE DELLA FEGANA

Con un decorso da Nord-Nord-Est a Sud-Sud:Ovest, la Valle della Fegana ha inizio da un’ampia testata formata da maestose montagne quali il Barbazzina, il Rondinaio, la Femmina Morta, 1’Alpe Tre Potenze, e il Mosca; in seguito, fino a1 suo sbocco nel Serchio, si va sempre pid stringendo per quanto non si presenti mai cosi incassata e scoscesa come quella della Turrite Secca e i suoi versanti, pur con pendenze notevoli, sono in generale pid dolci e meno dirupati. Del resto questa k una caratteristica generale di tutto l’Appennino garfagnino rispetto alle Alpi Apuane, molto logica, se si considera la pih giovane eta dell’Appennino e il suo tip0 di roccia prevalente.

La valle non k molto grande; il suo bacino, dichiarato nel 1950 area depressa, k di ha. 3632 e l’asta principale del fiume 2 di circa 15 Km. Una carrozzabile la percorre, risalendo da Ponte a Calavorno, fino a Ospeda- letto a m. 1200 di quota. E una strada di costruzione piuttosto antica, e prima dell’apertura del Passo dell’Abetone, smaltiva i traffici della Luc- chesia con l’Emilia, attraverso il valico di Foce a Giovo; in seguito ha perduto molta importanza, e adesso k impraticabile oltre Ospedaletto. Comunque il C.F.S; prevede, oltre quelli gia fatti, un ulteriore miglio- ramento (v. Carta 3).

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Come giP osservato, la Valle della Fegana non presenta in genere quei versanti di aspetto cosi aspro e dirupato che caratterizzano le vicine Apuane, e cib si deve riferire alla minore antichita-dei sedimenti e alla lor0 limitata varied petrografica, si che l’erosione vi ha esercitato una minore influenza.

La serie delle formazioni geologiche k qui essenzialmente eocenica, rappresentata, nella parte pih elevata, da arenaria inferiore fissile e com- patta (macigno), e in quella inferiore da calcare marnoso, scisti argillosi e arenarie compatte calcarifere, costituenti la formazione promiscua. Per6 in seguito alle ricerche dei pih moderni geologi (MERLA 1951), le formazioni dell’arenaria inferiore (macigno) si devono senz‘altro attri- buire all’OIigocene. Particolarmente sul M, Rondinaio e tutta la sua catena questa successione i: chiaramente visibile; talvolta perb, in con- seguenza di scivolamenti sotterranei delle masse scistoso-argillose, k la formazione promiscua che si riscontra sulle cime. Sono comunque assai diffusi anche i sedimenti di origine pili antica, simili a quelli delle Alpi Apuane e‘della Catena Metallifera Toscana di cui le Apuane fanno parte. Cosi il Giura (Titoniano), costituito da calcari grigio cupi con selce ne- rastra, affiora all’interno dell’orrido di Botri, e soprattutto il Cretaceo (Neocomiano), costituito da calcare biancastro o grigio stratificato, che forma tutto il mammellone del Prato Fiorito, 1’Orrido di Botri e quasi tutto il M. Mosca. Si trovano poi a formare l’alto bacino della Fegana, da Pracchi fino verso Ospedaletto, i calcari marnosi rossastri con diaspri manganesiferi - e scisti argillosi policromi del Senoniano, sempre della formazione cretacea.

Per il clima della Valle della Fegana valgono le considerazioni fatte in precedenza e soprattutto quelle esposte in ARRIGONI e PADULA (1956 1.c.). Riporto tuttavia i dati pluviometrici di Tereglio, dove k in funzione una stazione pluviometrica.

TEREGLIO (m. 578) PiovositP

QuantitP media annua mm. 1551 Anni di osservazione 26 Media annua giorni piovosi )) 109 Anni di osservazione 15

Inverno mm. 454 Primavera mm. 354 Anni di osservazione 12 Estate n 177 Autunno 1) 557

Distribuzione stagionale

Indice di Gams X = 20027’ La piovositi estiva di Tereglio k m a delle piii basse di tutta la Gar-

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Distribuzione del faggio.

Dalle cime dell’Alpicello a Occidente, a1 M. Foggetta a Oriente, lung0 tutto l’arco di testata della Valle della Fegana, il faggio si diffonde con relativa uniformita, senza presentare sconfinamenti dal piano di vegetazione montano che abbiano importanza rilevmte, sia per numero di esemplari sia per profondita di penetrazione. Dalle pendici che degra- dano dalle Cime dell’Alpicello (m. 1334-1226) verso Foce a1 Cavallaio (m. 1082), le faggete (cedui a sterzo di proprieta de1l’A.S.F.D.) si svilup- pano ampiamente sul versante Est-Nord-Est fino ai 900-850 m. dove sono sostituite dal castagno, interrotte qua e la da aree di recente rimbo- schimento con pino nero e abete bianco. Lungo il Rio Fontanone il fag- gio continua sporadicamente a diffondersi con carpino nero e nocciblo, fino a1 ponte sul Fontanone e anche un p6 pid in basso, sul greto della Fegana, dove a quota 725 ho notato alcune piante cedue di faggio che sono il nucleo pib basso di tutta la valle. Oltre il ripido M. Barbazzina, oggetto di intensi rimboschimenti con conifere, la faggeta si diffonde am- piamente sui larghi dossi che scendono dal M. Rondinaio, la Femmina Morta e 1‘Alpe Tre Potenze, fino a1 limite superiore di vegetazione fore- stale, che oscilla sui 1650-17C0 m, circa sul Rondinaio (fig. 6) a causa della sua rocciosita sopra tale quota, e sui 1750 e anche 1800 m,, sul- 1‘Alpe Tre Potenze, dove il faggio si awicina abbastanza alla cima rag- giungendo il limite massimo che ho riscontrato nella Valle della Fegana (fig. 19) e nelle Apuane.

La diffusione del faggio non t notevole per6 verso il basso, perchb frequenti sono in questa parte della vallata dei campetti coltivati e vaste aree pascolive, che si spingono oltre i 1000 m., verso Ospedaletto, favo- riti dall’esposizione meridionale. Comunque lembi di faggeta si riscon- trano qua e 13, risalendo la strada di Ospedaletto, sugli 800-900 m., e anzi un piccolo nucleo si trova fin da quota 750 circa, sul fianco sinistro del Rio Lucerna, vicino a quello del ponte sul Fontanone segnalato in prece- denza. Qui i faggi sono frammisti a qualche castagno, nocci&li, carpini neri e cerri e la lor0 conservazione t favorita dalla freschezza della zona e dall’esposizione (Nord-Ovest) del versante.

Sul fianco sinistro della valle il faggio ricopre la cima del M. Mosca (m. 1480, fig, 17) e mantenendo sempre su! crimale il suo limite supe- riore, scende, oltre Foggetta, sopra Montefagatese, dove cede definiti- vamente a1 castagno. Quanto a1 limite inferiore oscilla sui 900-1000 m., per quanto lungo il canalone dell’orrido di Botri, dove vi C notevole freschezza, si osservino sicuramente faggi fin sugli 800 m,, ma presu- mibilmente ve ne sono ancora pib in basso per quanto non sia riuscito

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a determinarne esattamente la quota. Sul M. Coronato e il Prato Fio- rito manca qualqiasi vegetazione arboiea e le cime sono coperte da vege- tazione erbacea e suffkuticosa tra cui molta calluna. A parte alcuni esem- plari piantati nel paese di Vitiana (m. 447) e un misero cespuglio, a quota 700, sul bordo della strada, prima del ponte sul Fontanone, lion ho riscontrato alcun altro faggio in tutta la parte inferiore del- la valle.

D a quanto esposto risalta l'&iformitii di distribuzione del faggio e la mancanza di sconfinamenti di particolare interesse dal piano mon- tan0 che differenzia la Valle della Fegana da quella della Turrite Secca. Questa notevole differenza i: da attribuirsi all'esposizione prevalente- mente Sud della Valle della Fegana, e alla sua piovositi che t molto minore di quella della Turrite, a causa del progressivo allontanamento del mare.

Si assiste, nella Valle della Fegana, a un generale innalzamento dei limiti altimetrici, come dimostrano ~ le quote raggiunte dal faggio sul- 1'Alpe Tre Potenze. Tale innalzamento, oltre che all'esposizione e alla relativa diminuzione di piovosith si pub riferire anche alla minor asprezza dei versanti appenninici rispetto a quelli apuani; comunque il faggio, sia nell'una sia nell'altra vallata, i: sempre, anche se a quote diverse, a1 limite superiore di' vegetazione forestale.

La determinazione dei limiti altimetrici t stata compiuta, oltre che osservando le curve di livello, con l'aiuto di un altimetro. Per rendersi meglio conto della diffusione del faggio nelle due vallate, si osservino le allegate cartine (Carte 3 e 4).

INFLUENZA DELLE VARIAZIONI CLIMATICHE POST-QUATERNARIE SULLE FAGGETE DELL'APPENNINO

Abbiamo gin osservato come l'attuale assetto della vegetazione sulla superficie terrestre sia il risultato, oltre che dei fattori ambientali, che sono i pic appariscenti, anche delle vicende climatiche susseguitesi nel tempo. Da qui la necessid di un sia pur sommario studio epiontologico che ser- viri a meglio chiarire la distribuzione del faggio nelle due valli garfagnine, soprattutto per quanto riguarda quelle colonie di Fagus siluatica, che nella Valle della Turrite Secca presentano una distribuzione decisamente eterotopica a causa dei limiti altimetrici assai modesti a cui si trovano.

I1 genere Fagus, i cui pic antichi reperti fossili risalgono a1 Cre- taceo, ha avuto la massima diffusione nel corso del Terziario con 'circa

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Fig. 1. - I1 Pizzo delle Saette, nel gruppo delle Panie, visro da Capanne d i Larryymr. Foto M. Padula

Fig. 2. Fig. 3. Fig. 2. - Sul versante occidentale del Fatonero,nella Valle della Turrite Secca, gli sporadici esemplari di faggio. testimo-

Fig.3.- I nudi ed erosi versanti del Fatonero, sul fianco sinistro della Valle della Tuurrite Secca. Sullo sfondo il M. Sumbra. Foto S. Ricci

niano un pih ricco popelamento vegetale oggi scomparso. Sullo sfondo il massiccio delle Panie.

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venti specie (LAMMERMAYR 1923). Pliocenica sarebbe l‘epoca di comparsa di Fugus siluatica (LAMMERMAYR 1923; SCHARFETTER 1952), e probabil- mente l’affermarsi su tutto il nostro Appennino di Fugus siluutica e di parte del corteggio di specie della sua cenosi i: ancora riferibile alla fine del Terziario (Pliocene), anche se l’attuale distribuzione altimetrica riflette in larga parte le vicende quaternarie e postquaternarie.

Durante il Quaternario infatti il faggio, come qualsiasi specie, ha molto risentito delle manifestazioni glaciali che si sono verificate anche nell’Appennino, subendo notevoli contrazioni e spostamenti dal piano montano e riducendosi talvolta con carattere di relitto (fasi interglaciali del Pleistocene) verso le bassure mediterranee, donde ha potuto in seguito occupare di nuovo le stazioni di sua appartenenza, ricostituendovi forma- zioni analoghe a quelle precedenti le glaciazioni. Ma pih interessanti, per i riflessi sull’attuale fisionomia della vegetazione forestale, mi sembrano le crisi climatiche verificatesi nell’Appennino dopo l’ultima glaciazione, ossia nel post-Quaternario; cib percht sono in generale le ultime vicende climatiche che hanno lasciato sulla vegetazione le impronte piii visibili, anche se queste non hanno certo avuto l’imponenza delle manifestazioni glaciali.

Second0 gli studi effettuati presso 1’Alpe Tre Potenze e il M. Ron- dinaio dal CHIARUGI (1936) risulta che nell’Appennino si sono succeduti nel post-glaciale diversi cicli forestali in seguito all’alternarsi di fasi cli- matiche che sono state sintetizzate in sei periodi, ora freddo e umido, ora continentale freddo e secco, continentale caldo e secco, umido e caldo, oceanico e fresco e infine nuovamente continentale (che parzialmente ri- flette il clima attuale). Pih sinteticamente, facendo riferimento alla storia forestale post-glaciale dell’Europa centrale, si possono distinguere, per 1’Appennino etrusco, due grandi periodi caratteristici: l o Continentale Anatermico; 20 Oceanic0 Catatermico, il second0 dei quali comprende i periodi umidi e caldi, e oceanici e freschi, precedentemente indicati, culminando all‘incirca nell’et3 del ferro. Durante questi periodi, le varie specie forestali dell’Appennino sono spesso venute in contrast0 tra loro con alterne fasi ora di dominanza ora di sudditanza. Nel caso specific0 il faggio, durante il periodo anatermico, soprattutto nelle fasi continen- tali calde e secche, ha avuto una notevole rarefazione, divenendo addi- rittura relitto in quelle stazioni a clima piii oceanico che poteva trovare in sen0 a1 Quercetum o all’Abietum che si diffondevano largamente, so- prattutto quest’ultimo, nel piano montano brumale.

Naturalmente, durante il periodo anatermico, di circa cinquemila anni, la regressione o la diffusione di una data specie, comprendeva piccole oscil- lazioni positive o negative di questa, soprattutto in dipendenza di varia-

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zioni pluviometriche che erano pih favorevoli alla sua ecologia o a quella della o delle specie contrastanti. Questo soprattutto per abete bianco e faggio che pili lungamente si sono contrastati il dominio dell‘Ap- pennino.

Ma con l’inizio del periodo catatermico e pili precisamente fra il periodo Atlantic0 e il Subboreale, aumentando la piovosid e abbassan- dosi la temperatura, il faggio inizia, come elemento mesofilo, la sua grande diffusione che culmineri all’inizio del primo millennio avanti Cristo, os- sia tra la fine dell’eta del bronzo e l‘inizio di quella del ferro. Questa diffusione deve essere stata senz’altro molto vistosa, favorita dalla no- tevole umiditi data dalle piogge frequenti e ben distribuite, dalla man- canza di forti scarti stagionali, dalla fresca temperatura, da un clima bru- male, tipicamente oceanic0 insomma, indirizzandosi sia, in senso acro- peto, verso la ricostituzione deI Fagetum nel piano montano dalle sta- zioni di rifugio del Quercetum caducifoglio (CHIARUGI 1939), sia, in senso basipeto, verso le valli piii umide del Preappennino. E infatti NEGRI (1928) ritiene che nel periodo Subatlantico (ossia all’inizio dell’eth del ferro) i lembi oggi distinti delle faggete appenniniche e preappenniniche si siano mescolati, con le rispettive florule, in un’unica formazione, riuscendo ad attraversare I’interposta pianura, e per conferma, cita la notevole so- miglianza floristica dell’Appennino e del Preappennino,

Del resto, giA in corrispondenza della fase ascendente della glacia- zione Wiirmiana, second0 gli studi effettuati dal CHIARUGI e dalla sua scuola (cfr. CHIARUGI 1950), il faggio aveva raggiunto le regioni plani- ziarie corrispondenti all’attuale lago di Massaciuccoli. Questa grande dif- fusione del faggio 6 stata inoltre generale a tutta l’Europa, e infatti LIND- QUIST (1931) crede che anche in Scandinavia il faggio abbia raggiunto nel Subatlantico la sua massima espansione.

Mi sembra logic0 ritenere che, sempre nel citato periodo, anche le faggete dell’Appennino e delle Apuane siano arrivate a confluire verso la piana del Serchio in un’unica formazione. Del resto le florule delle fag- gete delle valli della Fegana e della Turrite Secca, a parte la maggiore ricchezza di quest’ultima, presentano diverse analogie sia, soprattutto, in alcune di quelle specie che si ritengono le pili comuni delle buone ce- nosi di faggio, sia in quelle assai pili xerofile o caratteristiche dei consorzi poveri o semidegradati che pili o meno frequentemente ho riscontrato nelle faggete di ambedue le vallate.

Dopo il periodo Subatlantico, il clima si i: sempre pili differenziato verso una maggiore continentalith, soprattutto per la pili irregolare di- stribuzione delle piogge, per cui le faggete si sono gradatamente ritirate dalle vaste plaghe che occupavano verso la pianura. Questo ritiro non &

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stato pert, completo, ma diversi lembi, piii o meno estesi, sono rimasti separati in stazioni del piano pedemontano particolarmente favorevoli. In Toscana queste colonie sono abbastanza comuni e ad esse si pub attri- buire il carattere di relitti abissali o cacuminali, a seconda della lor0 ubi- cazione. Tra i relitti abissali si possono ricordare, tra gli altri, quelli di Montaione, Fontebecci e Rigomurci (cfr. CHIARUGI A. e NEGFU G., 1930; CORTI 1934).

Del resto gih V. POST (cfr. LINDQUIST 1931), aveva osservato che oggi noi viviamo in un periodo di avanzata continentalith, e cib spiega l’aumento del faggio, o meglio lo spostamento, in epoca storica, verso 1’Europa occidentale (a clima pih oceanic0 evidentemente).

Ritengo che anche i piccoli popolamenti di Fagus silvatica dispersi lungo il basso corso della Turrite si inquadrino nel generale fenomeno di ritiro delle faggete dai terreni planiziarii iniziatosi in fase di anasta- tismo, e la lor0 conservazione t legata all’esposizione (Nord) e alle condi- zioni di oceanicita esistenti in questa valle a causa della notevolissima piovosith. Naturalmente, oltre il cambiamento climatico, anche l’uomo ha molto contribuito a sconvolgere il paesaggio forestale primitivo, so- prattutto per mettere a coltura le aree di pianura o di minor pendenza, per cui i nuclei oggi distinti e frazionati di faggio avevano probabilmente in passato un maggior carattere di contiguith se non di continuith.

E quindi alle profonde crisi climatiche del post-Quaternario che si deve riferire l’attuale assetto, anche se un PO’ particolare, delle faggete garfagnine; assetto che t stato in un secondo tempo largamente compli- cato dal massiccio intervento antropico che, soprattutto nella Valle della Turrite Secca, si t esercitato in maniera inconsulta. Le caratteristiche ecologiche attuali hanno indiscutibilmente un grande valore conserva- tivo, ossia riescono a mantenere una determinata fisionomia a1 paesaggio vegetale, ma non sono sufficienti, io credo, per determinarla.

L’esame della diffusione di una specie in m a qualsiasi localith non pub prescindere, ai fini fitogeografici, da una pih o meno approfondita osservazione sulla composizione floristica dei popolamenti che essa forma. Cib in mod0 particolare per il faggio, specie eminentemente costruttrice e conservatrice (secondo quelle distinzioni sul valore dinamogenetico della specie di BRAUN BLANQUET), per cui riescea creare, in una data stazione, delle condizioni di vita e di conservazione adatte non solo a s t stessa ma anche a quella folla di individui che in tale stazione si rac-

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colgono. Le cenosi di faggio, col tempo, se raggiunge la fase climax, tende a diventare un sistema biologic0 relativamente chiuso che, ove non si verifichino interventi antropici, climatici, o comunque di natura ec- cezionale, tende indefinitamente a conservarsi. Questo pu6 piii facilmente spiegare, a mio awiso, la anc6ra sensibile, anche se owiamente non completa somiglianza di composizione floristica che alcune colonie relitte di faggio presentano, anche se localizzate in stazioni assai diverse da quelle normali della faggeta, rispetto alle faggete diffuse entro quei limiti ritenuti caratteristici della specie.

Data la particolare distribuzione del faggio nella Valle della Turrite Secca, ho qui rilevato un numero maggiore di stazioni (cinque) rispetto alla Valle della Fegana (tre), dove questa specie presenta una distribuzione abbastanza regolare e uniforme, In ambedue le valli ho scelto, nella parte pitj alta, quelle che presumibilmente rappresentano le faggete tipiche della zona. Ho gii detto che non si tratta di alto fusto, ad eccezione sem- mai della piccola faggeta della Pollaccia; infatti in ambedue le valli vi sono solo dei cedui a sterzo e questo 2: senz’altro un carattere negativo specie nei riguardi della composizione della florula del sottobosco. 11 ceduo a sterzo per6 ha il vantaggio, rispetto a un’altra forma di ceduo, di non sco- prire mai del tutto il terreno (causa sempre, tra l’altro, di variazioni flo- ristiche) e di conservare quindi, se ben governato, relativamente meglio la sua composizione. .Inoltre, nell’alta Valle della Turrite, le faggete rile- vate sono di proprieta della Soc. Henreaux, che adotta un turno tecnico piuttosto lungo (pali adatti alla lizzatura del marmo), mentre la faggeta rilevata nella Valle della Fegana, 2: di proprieti de1l’A.S.F.D. Alto Serchio, che adotta un turno di 24 anni, con ritorno ogni Otto sulla stessa parti- cella per il taglio dei polloni maturi. In questi bosclii il pascolo t proibito ed effettivamente non vi ho mai trovato n t capre n t pecore (cosa che in- vece non succede alla Pollaccia).

Le stazioni scelte a sede dei rilevamenti sono, per la valle apuana, nelle seguenti localit2 (v. Carta 4): Grotta Giancona (in vicinanza del Passo del Vestito), altitudine media 1100-1 150 m. sotto un dirupo che scende dal M. Altissimo; Pian di Mele, su un versante che scende da Fociomboli, quasi di fronte alla localita Campanice, altitudini 950-1000 m.; Pollaccia po- chi metri dopo la rinnovata sorgente della Turrite, altitudine media 550 m.; infine Piastricoli, altitudine 380 m. circa, sul greto della Turrite, e Ric- cio, poco piii oltre, all’altezza di una curva del fiume, quota media 350 m. Tutte le stazioni sono esposte in prevalenza a Nord. Ho scelto queste localitA per poter fare dei confronti tra le faggete situate nella parte piii alta della valle e i nuclei sparsi nelle localiti pih basse. A Grotta Gian-

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cona e Pian di Mele ci sono delle faggete (cedui a sterzo) di cui l’ultima particolarmente folta e con piante molto grandi. Anche alla Pollaccia c’k una piccola faggeta con piante molto vigorose; mentre per Riccio e Pia- stricoli si tratta solo di alcuni faggi in vicinanza del fiume.

Con i dati termo-pluviometrici che conosciamo e per mezzo dei gra- dienti precedentemente indicati, k possibile risalire alla piovosita e tem- peratura media annua delle localith in questione. Naturalmente le cifre che riporterb hanno un valore puramente indicativo e se, per ipotesi, in queste localith si impiantassero delle stazioni meteorologiche potrebbero risultarne dati anche abbastanza diversi da quelli da me indicati. Cib per- ch; i gradienti calcolati non possono non risentire di quella pill o meno grande artificiosith che si riscontra sempre allorchi: si cerca di inquadrare entro determinati limiti, o di esprimere con dei numeri, dei fenomeni squisitamente naturali fra cui quelli meteorologici.

Anche ammettendo poi la perfetta corrispondenza del gradiente alle caratteristiche climatiche locali, la determinazione della piovosid o della temperatura di una localith, pub diversificare a seconda di come si usa il gradiente stesso. Cosi per esempio, volendo determinare la piovosita media annua della IocalitA Pollaccia a quota 550, mediante il gradiente 180 (per ogni 100 m. di altitudine), si riscontra una differenza di quasi 250 mm. a seconda che si scali tale gradiente dalla piovosith di Campagrina (m. 850), o lo si aggiunga alla piovosita di Castelnuovo (m. 276); ritenendo, in questo caso, migliore il primo metodo, si ha per il second0 un errore del 10% circa. Nonostante tali considerazioni negative, mi sembra questo l’unico metodo da seguire per avere un’idea sulla temperatura e piovosita delle stazioni esaminate, cosa che pub essere di qualche utilita per la conoscenza dell’ecologia locale: basta avere l‘awertenza di considerare le cifre con la dovuta cautela. Per quanto riguarda la piovosith di Grotta Giancona e Pian di Mele si possono riferire i dati di Campagrina (mm. 3027 annui) aumentati, data la maggior quota, del gradiente medio del versante apuano della Garfagnana che k 180 (v. clima della Garfagnana), quindi la piovosith media annua di Grotta Giancona viene a essere di circa 3500 mm. e quella di Pian di Mele circa 3250 mm. Per la Pollaccia, sempre riferendosi a Campagrina, si trova una piovosith media di circa 2485 mm. all’anno. Per le localith Piastricoli e Riccio, che hanno alti- tudine praticamente uguale, si riscontra una piovosith media di circa 2127 mm.

Per i dati termometrici ho indicato nella parte climatica due gra- dienti parziali per 100 m. di altitudine: uno, 0953 adatto per le esposi- zioni Sud, l‘altro, 0942, per quelle Nord. Siccome tutte le cinque sta- zioni indicate sono esposte essenzialmente a Nord, k quest’ultimo che

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user& Non mi sembra per6 logic0 partire, per il calcolo delle tempera- ture, dalla media annua di Castelnuovo Garfagnana (a Campagrina non vi sono stazioni termometriche), nonostante sia il paese pi6 vicino alle localit3 considerate e sia situato all’estremit3 della Valle della Turrite Secca; cii, perchk la sua particolare ubicazione fa si che esso abbia un clima relativaniente continentale (escursione termica annua 180,9),

Ritengo pitl giusto riferirmi a1 paese di Palagnana (escursione ter- mica annua 1696) che, tra le rimanenti localit3 di cui si conosce la tem- peratura (v. ARRIGONI e PADULA, 1. c.), t il pill vicino e il pill somi- gliante, per altitudine e per clima, alle nostre stazioni. Cosi la tempe- ratura media annua di Grotta Giancona viene a essere S0,40, quella di Pian di Mele 9, quella della Pollaccia 100,75 e infine Piastricoli e Riccio circa 1 1°,60.

Le stazioni scelte nella Valle della Fegana (v. Carta 3) sono in localit3 Rifugiani, altitudine m. 1100-1 150 circa, sul versante che scende dalle Cime dell’Alpicello, e in localit3 Fontanone, all’altezza dell’unione del Rio Fon- tanone col Rio Lucerna. In quest’ultima localit2 vi sono due piccoli nuclei di piante sparse di faggio, divisi da poche diecine di metri. Ho cosi pen- sato di fare dei rilevamenti separati per entrambi e ho indicato col nome di Fontanone I la stazione situata pochi metri sotto iI ponte sull’omonimo rio, a quota 725 circa, e Fontanone I1 quella posta sul versante sinistro del Rio Lucerna, a quota 740 circa. Anche in questa valle Ie stazioni sono poste prevalentemente a Nord e ho seguito lo stesso criterio di scelta di quello della Valle della Turrite. A Rifugiani (figg. 20-21) c’& una fag- geta (ceduo a sterzo), mentre per Fontanone I e I1 si tratta di poche piante sparse in vicinanza del fiume.

Piii difficile t il riferimento dei dati pluviometrici a queste stazioni, in quanto, come gi3 osservato, la piovositi del versante appenninico della Garfagnana non cresce uniformemente coll’aumentare dell’altitudine; qui ha particolare influenza la distanza del mare. Comunque il paese da cui prendo i dati pluviometrici k Tereglio che si trova nella nostra Valle della Fegana a quota 578, abbastanza vicino in linea d’aria alle stazioni in esame, con 1551 mm. di pioggia allfanno. I1 gradiente par- ziale che adopero k 54 (per 100 m. di altitudine). La piovosita di Rifu- giani viene quindi a essere di circa 1840 mm. annui e quella di Fonta- none I e 11, di circa 1630 mm.

Per il calcolo della temperatura media annua ho pensato di riferirmi a1 paese di Castelnuovo, nonostante l’inconveniente Jamentato preceden- temente, in quanto Sillano e Capanne di Sillano (v. ARRIGONI e PADULA, 1. c.) hanno condizioni termiche particolarmente felici, mentre S. Pelle- grino, che t l’altro paese del versante appenninico della Garfagnana di

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cui si conosce la temperatura media annua, k situato su di un crinale ventoso, molto in alto, quindi il riferimento ai suoi dati termometrici mi se mbra poco indicativo.

I1 gradiente usato t sempre 00,42. Per Rifugiani si trova cosi una temperatura media annua di circa 893 e per Fontanone I e I1 circa 90,9. In realti queste cifre le ritengo un pb basse perch;, nonostante le sta- zioni siano disposte essenzialmente a Nord, l’andamento generale della Valle della Fegana t verso Sud, quindi la temperatura, nel suo insieme, t forse meno rigida di quanto non dicano tali cifre. Comunque sul va- lore puramente indicativo dei dati calcolati ho gia detto precedentemente,

Con la sola conoscenza della temperatura media annua, non I: pos- sibile inserire con esattezza le stazioni in esame nella classificazione del PAVARI. Si pud ritenere tuttavia che, grosso modo, le localiti di Grotta Giancona, Pian di Mele e Rifugiani, rientrino nella zona fitoclimatica del Fagetum; Fontanone I e I1 e la Pollaccia siano intermedie tra la zona del Fagetum e quella del Castanetum, mentre Riccio e Piastricoli rientrino nella zona del Castanetum.

Calcolando con la piovositi ragguagliata l‘indice di GAMS, si hanno per le nostre stazioni i seguenti valori:

Grotta Giancona X = 17052’ Pian di Mele X = 16051’ Pollaccia X = 12031’ Riccio e Piastricoli X = 937’ Rifugiani X = 30O27’ Fontanone I e I1 X = 24026’

Come si vede i valori di questo indice sono molto diversi a seconda che si consideri il versante apuano o appenninico della Garfagnana. Cosi Rifugiani, che ha pressappoco la stessa quota di Grotta Giancona, ha un indice molto piii alto. Analoga osservazione si pub fare confron- tando Fontanone con Pollaccia, anche tenuto conto della differenza di quota. Quindi le stazioni della Valle della Fegana, avendo un piii elevato valore dell’indice di GAMS, hanno una maggiore continentaliti. Effetti- vamente i valori delle stazioni apuane sono piuttosto bassi ma niente affatto strani. In proposito DE PHILIPPIS (1937) osserva: (( Fra loo e 20° si trovano varie stazioni del Fagetum delle Alpi Orientali e alcune sta- zioni a1 limite inferiore del Fagetum D. Tali valori molto bassi si spiegano solo considerando l’elevatissima piovosita delle stazioni della Valle della Turrite Secca, la quale piovosita, come t .noto, & inversamente propor- zionale a1 valore dell’indice di GAMS.

Segue ora l’elenco generale delle piante raccolte od osservate , nel

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corso delle erborizzazioni nelle valli della Turrite Secca e della Fegana. I taxa qui elencati riflettono la determinazione degli esemplari da me raccolti, effettuata di massima, con la Nuova Flora Analitica d’Italia di A. FIORI della quale seguo la nomenclatura e l’ordinamento, ad ecce- zione delle Felci, per la cui sistemazione mi sono affidato alla compe- tenza del Prof. PICHI SERMOLLI che vivamente ringrazio, e delle Coni- fere, ordinate second0 PILCER (1926). Per alcune entita pid critiche ho usato anche Flore e Monografie diverse facendone di solito, caso per caso, opportuno riferimento. Tutti gli esemplari raccolti sono stati stu- diati e confrontati con gli exsiccata dell’Herbarium Centrale Italicum dell’ Istituto Botanico dell’Universit3 di Firenze (I). A ciascun taxon fac- cio seguire il nome della valle dove la pianta corrispondente t stata osservata con l’indicazione, tra parentesi, della o delle localita dove l’esemplare in questione i: stato raccolto. Naturalmente la precisazione del taxon sottospecifico si riferisce in genere soltanto all’esemplare rac- colto. Tale precisazione non sempre ? stata possibile anche perch? diversi esemplari raccolti, specialmente quelli dei rilevamenti effettuati col me- todo di RAUNKIAER, erano talvolta privi di fiore, o molto esigui, o co- munque in cattive condizioni. Negli elenchi dei singoli rilevamenti ho fatto di solito seguire direttamente a1 nome generic0 quello del taxon sottospecifico. Le abbreviazioni usate sono le seguenti:

Gr. Gian. )) Grotta Giancona P. di Mele )) Pian di Mele Poll. Pollaccia Piastr. )) Piastricoli Ricc. 1) Riccio

Turrite per Valle della Turrite Secca

Fegana )) Valle della Fegana Rif. )) Rifugiani Font. I o I1 1) Fontanone I o I1

I1 catalog0 dei taxa che riporto non ha alcun carattere di censimento floristico delle valli esaminate, ma uno scopo essenzialmente ecologico dato che i rilevamenti statistici sono stati compiuti unicamente in sta- zioni a Fagus silvatica.

Colgo l’occasione per ringraziare il Signor ANGELO CONTARDO, del- 1’Istituto Botanico di- Firenze, per la cortese collaborazione offertami du- rante alcune escursioni.

(9 Ne ringrazio il Direttore, Prof. ALBERTO CHIARUGI, per l’ospitalit; gentilmente concessami.

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POLYPODIACEAE

PTERIDIUM AQUILINUM (L.) Kuhn - Turrite (P. di Mele), Fegana. ADIANTUM CAPILLUS-VENERJS L. - Turrite. POLYSTICHUM SETIFERUM (Forssk.) Moore ex Wayman - Turrite (Poll.). DRYOPTERIS BORRERI Newm. - Turrite (P. di Mele), Fegana (Rif.). ATHYRIUM FILIX-FOEMINA (L.) Roth - Fegana (Rif.). GYMNOCARPIUM ROBERTIANUM (Hoffm.) Newm. - Turrite (Poll.). ASPLENIUM ADIANTUM-NIGRUM L. subsp. NIGRUAI (Lam.) Heuf. - Turrite

ASPLENIUM RUTA-MURARIA L. - Turrite (Gr. Gian.). ASPLENIUM TRICHOMANES L. - Turrite, Fegana (Font. 11). PHYLLITIS SCOLOPENDRIUM (L.) Newm. - Turrite (Poll.). CETERACH OFFICINARUM Lam. et DC. - Turrite (Gr. Gian.). POLYPODIUM WLGARE L. var. WLGARE - Turrite (Gr. Gian.), Fegana

(Gr. Gian.), Fegana (Font. 11).

TAXACEAE TAXUS BACCATA L. - Turrite.

Sui nudi versanti del M. Fiocca.

PINACEAE ABIES ALBA MILL. - Turrite, Fegana.

Diffusa con i rimboschimenti. PICEA EXCELSA Lk. - Turrite (P. di Mele), Fegana.

Diffusa con i rimboschimenti.

CUPRESSACEAE JUNIPERUS COMMUNIS L. var. TYPICA Fiori - Turrite (Gr, Gian.), Fegana.

GRAMINACEAE AGROSTIS ALBA L. - Turrite (Gr. Gian., Poll.), Fegana. CALAMAGROSTIS ARUNDINACEA Roth var. MONTANA (Host) Fiori - Turrite

HOLCUS LANATUS L. Turrite, Fegana. AVENA PUBESCENS Huds. var. TYPICA Fiori - Turrite (Gr. Gian.). SESLERIA COERULEA Ard. var. AKCENTEA (Savi) Fiori - Turrite (Gr. Gian.,

P. di Mele, Poll.), Fegana (Rif.). Tutte le piante raccolte di questa specie, comunissima in ambedue le

vallate, ritengo si debbano attribuire alla var. argentea (Savi) Fiori, per la lunghezza della spiga. MELICA UNIFLORA Retz. - Turrite (Poll.) DACTYLIS GLOMERATA L. var. TYPICA Fiori - Turrite (P. di Mele, Piastr.),

FESTUCA OVINA L. var. CAPILLATA (Lam.) Fiori - Turrite, Fegana (Rif.). FESTUCA RUBRA L. var. HETEROPHYLLA (Lam.) Fiori - Turrite (Gr. Gian.,

BROMUS RAMOSUS Huds. var. SEROTINUS (Sol.) Fiori - Turrite (Ric.).

(Poll., Ric.).

Fegana.

P. di Mele, Poll.), Fegana (Rif.).

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BRACHYPODIUM SILVATICIJM var. TYPICUM Fiori - Turrite (Ric.). BRACHYPODIUM PINNATUM P. B. - Turrite (Gr. Gian., P. di Mele, Poll.,

Ricc.), Fegana (Rif., Font. I).

CYPERACEAE CARM DICITATA L. var. TYPICA Fiori - Turrite (Gr. Gian,). CAREX DICITATA L. - Turrite (Poll.). CAREX FERRUGINEA Scop. - Turrite (Gr. Gian., P. di Mele, Piastr.).

ARACEAE

ARUM MACULATUM L. var. TYPICUM Fiori - Turrite (Poll.).

JUNCACEAE

LUZULA PILOSA W. var. FORSTERI (DC.) Fiori - Turrite (Poll.), Fegana

LUZULA NIVEA Lam. et DC. var. TYPICA Fiori - Turrite (Gr. Gian,), Fegana (Font. I e 11).

(Rif,, Font. I e 11). LILIACEAE

LILIUM MARTACON L. - Fegana. SCILLA BIFOLIA L. vat. TYPICA Fiori - Turrite (a1 Passo del Vestito, nella

rada faggeta), Fegana (Rif.).

DISCOREACEAE TAMUS COMMUNIS L. var. TYPICA Fiori - Turrite (Poll.), Fegana (Font. I).

AMARYLLID ACEAE

GALANTHUS NIVALIS L. var. MAJOR (Red.) Fiori - Turrite (Passo del Ve- stito).

IRIDACEAE CROCUS VERNUS Hill. - Turrite (Gr. Gian., P. di Mele), Fegana.

ORCHIDACEAE ORCHIS sp. - probabilmente 0. PALLFXS L. - Turrite (Piastr.). ORCHIS MACULATA L. var. TYPICA Fiori - Turrite (P. di Mele), Fegana (Rif.). PLATANTHEFA BIFOLIA Rich. - Fegana (Rif.). NEOTTIA NIDUS-AVIS Rich. - Turrite, Fegana (Rif.). CEPHALANTHERA ENSIFOLIA Rich. - Turrite (Gr. Gian.). EPIPACTIS LATIFOLIA All. - Turrite (P. di Mele, Piastr.), Fegana (Rif.,

L'attriburione a questa specie & sicura per gli esemplari di Piastricoli. Rifugiani e Fontanone; mentre non altrettanto sicura, data la esiguiti del- l'esemplare, i: per quello di Pian di Mele.

Font. I e 11).

JUCLANDACEAE

JUCLANS REGIA L. - Turrite (Ricc.).

SALICACEAE SALIX PURPUREA L. var. TYPICA Fiori - Turrite (Ricc.). SALIX INCANA Schrank - Turrite (Ricc.), Fegana (Font. I e 11).

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SALIX AURITA L. var. CAPREA (L.) Fiori - Turrite (P. di Mele), Fegana (Rif.). POPULUS ALBA L. - Turrite (Ricc.), Fegana, POPULUS CANESCENS Sm. (P. alba x tremula) - SCHNEIDER: (I Illlrstriertes

Handbuch der Laubholzkunden, Band I, Jena 1906, pag. 23 - Turrite (Ricc.).

BETULACEAE

BETULA ALBA L. - Fegana. &NUS GLUTINOSA vill. var. TYPICA Fiori - Turrite (Ricc.), Fegana. ALNUS INCANA Vill. var. NPICA Fiori - Turrite (Ricc.), Fegana.

CUPULIFERAE CARPINUS BETULUS L. var. SERRATA (Beck) Fiori - Turrite (Ricc.). OSTRYA CARPINIFOLIA Scop. - Turrite, Fegana. CORYLUS AVELLANA L. - Turrite (Ricc.), Fegana. QUERCUS CERRIS L. - Turrite, Fegana. CASTANEA SATIVA Mill. - Turrite, Fegana. FAGUS SILVATICA L. - Turrite, Fegana.

URTICACEAE URTICA DIOICA L. - Fegana (Font. I).

THYMELAEACEAE DAPHNE LAUREOLA L. - Turrite (Gr. Gian., P. di Mele), Fegana. DAPHNE MEZEREUM L. - Fegana.

ARISTOLOCHIACEAE ASARUM EUROPAEUM L. - Turrite (P. di Mele, Poll.). ARISTOLOCHIA LONGA L. var. PALLIDA (W.) Fiori - Turrite (Ricc.).

POLYGONACEAE RUMEX ACETOSA L. - Fegana (Rif.).

CARYOPHYLLACEAE MOEHRINCIA TRINERVIA clairv. var. TYPICA Fiori - Fegana (Font. I). MOEHRINGIA MUSCOSA L. var. TYPICA Fiori - Turrite (Gr. Gian., Poll.). CERASTIUM SILVATICUM W. et K. - Turrite (P. di Mele, Poll.), Fegana

CERASTIUM ARVENSE L. - Turrite (P. di Mele). SILENE CUCUBALUS Wib. - Turrite (P. di Mele). SILENE ITALICA Pers. - Fegana (Font. 11). SAPONARIA OFFICINALIS L. - Turrite (Ric.). DIANTHUS sp. - Fegana.

in seguito perduto, per cui mi & impossibile I'esatta detenninazione.

HYPERICACEAE

(Font. 11).

L'esemplare, che ho raccolto a Rifugiani (fuori rilevamento), 6 stato

HYPERICUM PERFORATUM L. var. NPICUM Fiori - Turrite (Ricc.), Fegana. HYPERICUM MONTANUM L. var. TYPICUM Fiori - Turrite (Gr. Gian., Poll.),

Fegana (Rif.).

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VIOLACEAE

VIOLA CANINA L. var. SILVESTRIS (Lam.) Fiori - Turrite (Piastr.). VIOLA CANINA L. sensu lato - Turrite (Gr. Gian., P. di Mele, Poll, Piastr.),

Fegana (Rif., Font. I e 11). Di questa specie, assai comune in ambedue le vallate, ho raccolto di-

versi esemplari; perb, data la lor0 esiguiti e mancanza di fiore, non k sicura l’attribuzione sottospecifica. Comunque, per i caratteri della fimbriatura delle stipole, piccibli glabri, forma e disposizione della rosetta foliare, sono orientato verso la var. silvestris (Lam.) Fiori.

CRUCIFFXAE ARABIS ALPINA L. var. CAUCASICA (w.) Fiori - Fegana (Font. I). ARABIS HIRSUTA Scop. - Fegana (Font. I). ARABIS LIURALIS Bert. - Turrite (Gr. Gian.). CARDAMINE IMPATIENS L. - Turrite (Poll.), Fegana (Font. I e 11). DENTARIA BULBIFERA L. - Fegana. BISCUTELLA LEVIGATA L, var. TYPICA Fiori - Turrite (Gr, Gian,).

RANUNCULACEAE

CLEMATIS VITALBA L. var. TAURICA (Bess.) Fiori - Turrite (Poll.), Fegana. ANEMONE NEMOROSA L. var. TYPICA Fiori - Turrite (Gr. Gian., P. di Mele),

ANEMONE HEPATICA L. vat. HISPANICA (Wk. et Lge.) Fiori - Turrite (Gr.

RANUNCULUS FICARIA L. var. TYPICUS Fiori - Turrite (Ricc,). ~ N U N C U L U S REPENS L. var. VILLOSUS (Lamotte) Fiori - Fegana (Font. I). RANUNCULUS MONTANUS W1. sensu lato.

Per la determinazione sottospecifica degli esemplari da me raccolti mi sono valso dell’opera di E. BURNAT: (( Flore des Alpes Maritimes I), vol. I, 1892, pp. 28-29. Ho cosi distinto i seguenti tam: ~ N U N C U L U S MONTANUS w. var. BREYNINUS Crantz - syn. R. montanus w. RANUNCULUS MONTANUS W. var. ADUNCUS Gr. Godr. - Syn. R. montanus W. var. aduncus (Gr. Godr.) Fiori - Turrite (Gr. Gian.).

Di questo esemplare, che corrisponde perfettamente alla descrizione datane dal BURNAT, non ho trovato exsiccata toscani nell’Herbarium Cen- trale Italicum; perb il BARONI, nel suo (( Suppl. Prodr. FZ. Tosc, d i Camel D, segnala R. montanus y aduncus Sommier nelle Alpi Apuane, tra l’altro sulla Pania, ossia relativamente vicino alla localiti di Grotta Giancona, I1 fatto t che si tratta di un’entiti di difficile differenziazione, che viene facilmente confusa con la varieti precedente. RANUNCULUS sp. - Fegana (Rif.). HELLEBORUS VIRIDIS L. - Turrite, Fegana (Font. 11). HELLEBORUS FOETIDUS L. - Turrite (P. di Mele), Fegana. AQUILEGIA VULGARIS L. - Turrite (Ricc.).

Fegana (Rif.).

Gian., P. di Mele, Poll.), Fegana.

var. VilZarsii (Koch) Fiori - Turrite (Poll.), Fegana (Font. 11).

SAXIFRAGACEAE SAXIFRAGA R O T ~ ~ I F O L ~ A L. var. TYPICA Fiori - Turrite (Gr. Gian.), Fe- gana (Rif.).

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SAXIFRAGA CUNEIFOLIA L. var. CAPILLIPES (Rchb.) Fiori - Fegana (Font. 11). SAXIFRAGA AIZOON Jacq. var. BREVIFOLIA (Sternb.) Fiori - Turrite (P. di Mele).

SEDUM ALBUM L. var. TYPICUM Fiori - Turrite (I?. di Mele). SEDUM CEPAEA L. - Turrite (Poll.), Fegana.

CRASSVLACEAE

ROSACEAE GEUM URBANUM L. var. TYPICUM Fiori - Fegana (Font. 11). POTENTILLA STERILIS Garcke var. MICRANTHA (Ram.) Fiori - Turrite (Gr. Gian.), Fegana (Rif., Font. I e 11). POTENTILLA TORMENTILLA Neck. - Fegana (Rif.). FRAGARIA VESCA L. var. TYPICA Fiori - Turrite (P. di Mele), Fegana (Font. I e 11). RUBUS FRUTICOSUS L. sensu latissimo.

Comunissimi sono i rovi, riferibili a1 grande ciclo di R. jruticosus L. di Fiori, in ambedue le vallate, con habitus perb nettamente diversi a se- conda della stazione. Nonostante la difficolti, ho cercato di giungere a una determinazione pih analitica degli esemplari da me raccolti, awalendomi dell’opera di W. 0. FOCKE: a Species Ruborurn n, Pars 111, in Bibl. Bot., Heft 83” 1914, oltrechh del confront0 cogli exsiccata dell’Herb, Centr. Ital., revi- sionati da FOCKE et FAVRAT. Ho cosi distinto i seguenti taxa: RUBUS TOMENTOSUS Borkh. - FOCKE, 0. c., pag. 143 (367) - Syn. R. fru- ticosus L. var. tomentosus (Borkh,) Fiori - Turrite (Piastr.).

BARONI, nel suo (1 Suppl. Prodr. FI. Tosc. di Caruel n. pag. 209, riferkce che t stata segnalata dal ROSSETTI questa entiti, proprio Iungo la Turrite Secca, sotto Isola Santa. RUBUS ULMIFOLIUS Schott. - FOCKE, 0. c., pag. 153-154 (377-378) - Syn. R. jruticosus L. var. ulmifolius (Schott.) Fiori - Fegana (Font. I). RUBUS BELLARDII Wh. et N. - FOCKE, 0. c., pag. 247-249 (471-473) - Gli esemplari raccolti hanno caratteristiche che li accostano a R. hirtus Waldst. et K., da riferirsi a R. fruticosus L. var. glundulosus (Bell.) Fiori - Turrite (P. di Mele, Poll.), Fegana (Rif.).

L’habitus di questi’esemplari differisce sensibilmente da quello dei pre- cedenti. Infatti le dimensioni delle piante sono piuttosto ridotte; i rami hanno un andamento prostrato, quasi stolonifero e le foglie, anche se di maggiori dimensioni, una tessitura meno robusta. Cosa piuttosto logica del resto, dato che sono stati raccolti in un bosco abbastanza denso. Si tratta insomma di piante con habitus nettamente forestale. RUBUS cAESIUS L. - FOCKE, 0. c., pag. 253 (477) - Syn. R. fruticosus (L.) var. cuesills (L.) Fiori - Turrite (Ricc.). ACRIMONIA EUPATORIA L. var. TYPICA Fiori - Turrite (Ricc.). ALCHEMILLA WLGARIS L. - Turrite (P. di Mele). PO~WUM SANGUISORBA L. var. POLYGAMUM (W. et K.) Fiori - Turrite (Piastr.). ROSA CANINA L. - Fegana (Rif.). ROSA cfr. CANINA L. - Fegana (Rif.). ROSA cfr. POUZINI Tratt. - Turrite (Poll.). ROSA sp. - Fegana (Font. I).

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CRATAEGUS OXYACANTHA L. var. MONOCYNA (Jacq.) Fiori - Turrite (Poll.), Fegana (Font. I e 11).

LEGUMINOSAE

CYTISUS LABURNUM L, - Fegana (Font. 11). CYIISUS SCOPARIUS Lk. - Turrite, Fegana. GENISTA TINCTORIA L. var. VULGARIS (Spach) Fiori - Turrite (Piastr.). GENISTA CERMANICA L. var. TYPICA Fiori - Fegana (Rif.). MEDICAGO LUPULINA L. var. TYPICA Fiori - Fegana (Font. I). TRIFOLIUM PRATENSE L. - Fegana (Rif.). TRIFOLIUM PRATENSE L. var. COLLINUM Gib. et Belli - In GIBELLI et BELLI, Mem. Acc. R. Sc. Torino, C1. Sc. Fis. Mat. Nat., Serie 2 Tom0 XXXIX 1888, pag. 306 - Turrite (P. di Mele).

L'esemplare raccolto, per i caratteri morfologici delle foglioline basali, piuttosto piccole e rotondeggianti, potrebbe riferirsi alla var. microphyllum (Bert.) Fiori, Syn. T. nummuZarifoZium Perret, perb i fusticini laterali hanno un aspetto assai pih cospicuo ed eretto degli esemplari raccolti dal BERTO- LONI sulle Alpi Apuane. L'esemplare in questione potrebbe cosi riferirsi anche alla var. spontaneum (Wk.) Fiori. Forse pih legittimamente, GIBELLI e BELLI, 0. c., avevano compreso nella varieti coZZinum i due taxa sopraci- tati che in seguito FIORI ha separato. TRIFOLIUM MEDILIM L. var. FLEXUOSUM (Jacq.) Fiori - Turrite (Piastr,). LOTUS CORNICULATUS L. - Fegana (Rif., Font. I). ASTRAGALUS GLYCYPHYLLOS L. - Turrite (Piastr,). ASTRAGALUS GREMLII Burn. - In BURNAT: FZ. des Alp. Marit. n, vol. 11, 1896, pag. 157 - Syn. A. Hypoglottis L. var. Grernlii (Burnat) Fiori - Tur- rite (P. di Mele). CORONILLA EMERUS L. var. TYPICA Fiori - Turrite, Fegana (Font. I). LATHYRUS MONTANUS Bernh. - Turrite (Piastr.), Fegana (Rif., Font. I). LATHYRUS MONTANUS Bernh, cfr. var. TENUIFOLIUS (Garcke) Fiori - Tur- rite (Poll.).

Probabilmente l'esemplare raccolto 2: da riferire a questa varieti, nono- stante che abbia le stipole piu ridotte e le foglioline non siano cosi strette e lunghe come negli exsiccata d'erbario da me controllati. LATHYRUS VERNUS Bernh. var. TYPICUS Fiori - Turrite (P. di Mele), Fe- gana (Font. I e 11). VICIA SEPIUM L. var. T Y P I C A - F ~ ~ ~ ~ - Turrite (P. di Mele, Piastr.), Fegana (Font. 11). VICIA SEPIUM L, var. MONTANA (Froel.) Fiori - Turrite (Poll.).

I due esernplari da me raccolti in questa localiti ritengo debbano rife- rirsi alla var. montana (Froel.) Fiori. I1 FIORI indica quest'entiti urara nei boschiu e in realti non ne ho riscontrato alcun esemplare fra gli exsiccata italiani dell'Herbarium Centrale Italicum. Fra gli exsiccata stranieri perb, vi sono un paio di esemplari raccolti sulla riva del fiume Ob, che il SOMMIER attribuisce a tale varieti. Questi presentano una spiccatissima somiglianza con i miei, non solo per le foglioline piu o meno oblungo-lanceolate, mucro- nulate all'apice, che si discostano nettamente dal tipo, ma anche per il legume e i denti del calice, ineguali tra loro, triangolari e lesiniformi. VICIA CRACCA L. - Turrite (Gr. Gian., P. di Mele, Poll.), Fegana (Rif.).

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ARALIACEAE P1 (Ch) HEDERA HELIX L. - Turrite (P. di Mele), Fegana.

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UMBELLIFERAE SANrcULa EUROPAEA L. - Turrite (Poll., Piastr.). BUNIUM BULBOCASTANUM L. - Fegana (Font. I). CARUM APUANUM Grande - Turrite (Gr. Gian.). AEGOPODIUM PODAGRARIA L. Turrite, Fegana (Font. 11). CNIDIUM SILAIFOLIUM Simonkai - Turrite (Poll.). TORILIS ARVENSIS Lk.' - Turrite (Piastr.), Fegana (Font. 11). CHAEROPHYLLUM HIRSUTUM L. var. CALABRICUM (Gus.) Fiori - Fegana

CHAEROPHYLLUM TEMULUM L. - Fegana (Font. I e 11). (Rif.).

CORNACEAE CORNUS SANGUINEA L. - Turrite (Ricc.). CORNUS MAS L. - Turrite (Ricc.).

CELASTRACEAE EVONYMUS LATIFOLIUS Mill. - Turrite (Poll.).

SAPINDACEAE ACER CAMPESTRE L. - Turrite, Fegana. ACER OPALUS Mill. - Turrite (Poll.), Fegana.

POLYGALACEAE POLYGALA CHAMAEBUXUS L. var. LUTEA (Neilr.) Fiori - Turrite (A1 Passo

POLYCALA VULGARIS L. var. ALPESTRIS (Rchb.) Fiori - Fegana (Font. I). del Vestito).

GERANIACEAE GERANIUM ROBERTIANUM L. var. TYPICUM Fiori - Turrite (P. di Mele),

GERANIUM LUCIDUM L. - Fegana (Font. I). GERANIUM NODOSUM L. - Turrite (p. di Mele), Fegana. OXALIS ACETOSELLA L. - Turrite (P. di Mele, Poll.), Fegana. LINUM CATHARTICUM L. - Fegana (Font. I).

Fegana.

TILIACEAE TILIA EUROPAEA L. vp. PLATYPHYLLA (Scop.) Fiori - Turrite (Ricc.).

EUPHORBIACEAE EUPHORBIA DULCIS L. var. TYPICA Fiori - Turrite, Fegana (Rif., Font. I e 11). EUPHOREXA CYPARISSIAS L. var. TYPICA Fiori - Turrite (Ricc.), Fegana.

ERICACEAE ERICA ARBOREA L. - Turrite, Fegana. ERICA CARNEA L. - Turrite (A1 Passo del Vestito), Fegana. CALLUNA WLGARIS Hull. - Turrite, Fegana. VACCINIUM MYRTILLUS L. - Turrite (Poll.), Fegana.

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PRIMULACEAE

PRIMULA ACAULIS Hill var. TYPICA Fiori - Turrite (Ricc.), Fegana. PRIMULA OFFICINALIS Hill var. COLUMNAE (Ten.) Fiori - Turrite (At Passo

CYCLAMEN NEAPOLITANUM Ten. var. TYPICUM Fiori - Turriie (Poll.). del Vestito, P. di Mele), Fegana.

OLEACEAE FRAXINUS ORNUS L. - Turrite, Fegana FRAXINUS EXCELSIOR L. - Turrite (Gr. Gian.); Fegana.

ASCLEPIADACEAE CYNANCHUM VINCETOXICUM Pers. var. TYPICUM Fiori - Turrite (P. di

Mele), Fegana. GENTIANACEAE

GENTIANA ASCLEPIADEA L. var. TYPICA Fiori - Fegana (Ef.). ERYTHRAEA CENTAURIUM Pers. var. TYPICA Fiori - Turrite (Poll.), Fegana (Font. I).

MYOSOTIS ARVENSIS Hill var. INTERMEDIA (Lk.) Fiori - Turrite, Fegana

PULMONARIA OFFICINALIS L. var. TYPICA Fiori - Turrite (Piastr.), Fegana (Font. 11). OMPHALODES VERNA Moench - Turrite (Ricc.).

BORRAGINACEAE

(Rif., Font. 11).

SOLANACEAE

SOLANUM DULCAMARA L. var. TYPICUM Fiori - Turrite (P. di Mele).

SCROPHULARIACEAE VERONICA URTICAEFOLIA Jacq. - Turrite (Gr. Gian., Poll., Piastr.), Fe-

VERONICA OFFICINALIS L. var. TYPICA Fiori - Turrite (Gr. Gian.), Fegana

DIGITALIS LUTEA L. - Fegana. DIGITALIS MICRANTHA Schrad. - Turrite (Poll.).

gana (Rif.).

(Rif.).

OROBANCHACEAE OROBANCHE sp. - Turrite (Piastr.).

LABIATAE AJUGA REPTANS L. var. TYPICA Fiori - Turrite (Cr. Gian., P. di Mele),

TEUCRIUM SCORODONIA L. - Fegana (Rif.), BRUNELLA VULGARIS L. var. TYPICA Fiori - Turrite (Piastr.); Fegana. BRUNELLA VULGARIS L. var. LACINIATA L. frm. SUBINTEGRA (Hamilt.) Fiori - Fegana (Font. I). MELITTIS MELISSOPHYLLUM L. - Turrite (P. di Mele). STACHYS OFFICINALIS Trevis. var. TYPICA Fiori - Turrite (Piastr.). SALVIA GLUTINOSA L. - Turrite (Poll.), Fegana. SATUREJA VULGARIS Fritsch - Fegana,

Fegana (Rif.).

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THYMUS SERPYLLUM L. var. CHAMAEDRYS (Fr.) Fiori - Turrite, Fegana

ORIGANUM WLGARE var. TYPICUM Fiori- Turrite (Piastr.), Fegana (Font. 11). MENTHA ROTUNDIFOLIA Huds. - Fegana.

(Font. I).

RLJBIACEAE GALIUM VERNUM Scop. var. BAUHINI (R. et S.) Fiori - Turrite (P. di Mele,

Pol!.), Fegana. Gli esemplari raccolti, pur avendo una lieve peluria sul fusto che fa-

rebbe orientare verso la varieti hirticaule (Beck) Fiori, ritengo debbano attribuirsi alla var. Bauhini (R. et S.) Fiori, con fusti glabri (second0 la chiave di FIORI). In realti, come awerte lo stesso FIORI in margine ad alcuni dei suoi exsiccata dell’Herb. Centr. Ital., esistono fra la forma a fusto glabro o semiglabro e quella a fusto peloso, tutti i termini intermedi, per cui la lor0 differenziazione 6 piuttosto difficoltosa. GALIUM PURPUREUM L. var. NPICUM Fiori - Fegana (Font. I). GALIUM SILVATICUM L. var. ARISTATUM (L.) Fiori - Turrite (Piastr.). GALIUM MOLLUGO L. subsp. MOLLUCO (L.) Hayek - HAYEK: Prodr. Ffor.

Penin. Balcan. I), 2 Band, 1931, pag. 457 - Turrite (Gr. Gian., Ricc.), Fegana (Font. I).

CAPRIFOLIACEAE SAMBUCUS NIORA L, vat. TYPICA Fiori - Turrite (P. di Mele). VIBURNUM LANTANA L. var. TYPICA Fiori - Turrite (Poll.).

VALERIANACEAE VALEXIANA OFFICINALIS L. var. TYPICA Fiori.

DIPSACACEAE KNAUTIA ARVENSIS Coult. var. SILVATICA (Coult.) Fiori - Turrite (Ricc.).

CAMPANULACEAE PHYTEUMA MICHELII All. var. SCORZONERIFOLIW (Vill.) Fiori - Fegana (Rif.). CAMPANULA TRACHELIUM L. var. URTICIFOLIA (F. M. Schm.) Fiori - Tur-

rite (Gr. Gian., P. di Mele, Poll.), Fegana (Rif.).

COMPOSITAE EUPATOFZIUM CANNABINUM L. var. TYPICUM Fiori - Turrite. ADENOSTYLES ALPINA B1. et Fing. - Turrite (Ricc.). ETAS SITES OFFICINALIS Moench var. NPICUS Fiori - Turrite (Piastr.). PETASITES ALBUS Gaertn. - Fegana. TUSSILAGO FARFARA L. vat. TYPICA Fiori - Turrite (Passo del Vestito). DORONICUM CORDATUM Sch. Bip. var. TYPICUM Fiori - Turrite (P. di Mele). BELLIDIASTRUM MICHELII Cass. var. TYPICUM Fiori - Turrite (Gr. Gian.). SOLIDACO VIRGA-AUREA L. - Turrite (Gr. Gian., Poll.). ACHILLEA MILLEFOLIUM L. - Turrite (P. di Mele), Fegana. ACHILLEA MILLEFOLIUM L. vat. COLLINA (Becker) Fiori - Tumte (Piastr.). HELICRYSUM ITALICUM G. Don. - Turrite, Fegana. CARLINA ACAULIS L. - Turrite, Fegana. CARLINA VLJLCARIS L. - Turrite, Fegana.

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CENTAUREA JACEA L, cfr. var. PRAWNSIS (Thuill.) Fiori - Turrite (Piastr.) I caratteri delle squame dell‘involucro (colore bruno e fimbriatura)

fanno orientare verso la var. protensis (Thuill.) Fiori, riferibile a C. deci- piens Koch, come del resto risulta dal confront0 con alcuni exsiccata stra- nieri dell’Herb. Centr. Ital. Aposnus FOETIDA Less. - Turrite (Gr. Gian.) LEONTODON HISPIDUS L. - Turrite (Piastr,). TARAXACUM OFFICINALE Web. - Turrite (Gr. Gian.), PRENANTHES PURPUREA L. - Fegana. LACTUCA MURALIS Gaertn. var. TYPICA Fiori - Turrite (Gr. Gian., Poll.). CREPIS LEONTODONTOIDES All. - Fegana (Rif.). CREPIS LEONTODONTOIDES All. var. TYPICA Fiori - Turrite (Poll.). HIERACIUM PILOSELLOIDES vill. var. FLORENTINUM (All.) Fiori - Fegana

HIERACIUM MURORUM L. - Turrite (Gr. Gian., Piastr.), Fegana. (Font. I).

Si tratta di 222 taxa cosi ripartiti per forme biologiche:

P = 19,3% Ch = 7,3% H = 50% G = 18,5% T = 4’9%

Aggiungo un breve elenco di muschi raccolti nelle stazioni di Grotta Giancona e Pollaccia dove erano particolarmente abbondanti; la rac- colta comprende solo le specie piti comuni. Per la dettagliata determina- zione degli esemplari mi sono valso dell’aiuto della Dott.ssa CARMELA CORTINI, dell’Istituto Botanic0 di Firenze, alla quale esprimo la mia gra- titudine, e cosi pure a1 Dott. EZIO MAGINI, dell’Istituto di Selvicoltura dell’universiti di Firenze, per la comunicazione di alcune notizie riguar- danti le lor0 caratteristiche ecologiche.

GROTTA GIANCONA

HYPNUM CUPRESSIFORME L. ssp. IMPONENS (Hedw.) Giac.

POLYTRICHUM GRACILE D ick var. NPICUM.

torbiere. RHYTIDIADELPHUS TRIQUETRUS L.

gnicolo. Stazioni su suolo ombroso delle foreste. HYLOCOMIUM SPLENDWS Hedw.

d o . Stazioni su suolo ombroso delle foreste.

POLLACCIA

Elemento igrotermico atlantico, Calcifugo. Terricolo e sassicolo.

Elemento cosmopolita. Calcifugo. Mesofilo, umicolo. Stazioni di brughiere e

Elemento mesotermico boreale. Indifferente. Mesofilo, terricolo, umicolo e li-

Elemento mesotermico boreale. Indifferente o preferente il Ca. Mesofilo, terri-

Mlmm UNDULATUM .Weis.

ombrosi e umidi delle foreste. Elemento igrotermico atlantico. Indifferente, Mesofilo, sdafilo, terricolo. Luoghi

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NECKERA CFUSPA L. var. TYPICA. Elemento mesotermico boreale. IndiFerente o preferente il Ca. MwfiIo, scia-

filo, sassicolo e arboricolo. Stazioni su rocce ombrose, tronchi degli alben.

RHYTIDIADELPHUS TRIQUETRUS L. Idem. c. s.

EURHYNCHIUM STRIATUM (Schreb.) Schimp ssp. EU-STRIATUM Giac. vat. ITPICUM. Elemento mesotermico boreale. Indifferente. Mesofilo, terricolo. Stazioni su suolo

ombroso delle foreste.

I RILEVAMENTI FLORISTICI

I1 metodo di rilevamento da me adottato k quello di RAUNKIAER, con- sistente nel rilevare le specie presenti entro un cerchietto di un decimo di metro quadro di superficie, posto nel terreno a intervalli di 2 rnetri. Ho usato il cerchietto per sessanta volte complessive per ogni stazione e per ogni rilevarnento di cui trenta in senso orizzontale e trenta in senso verticale, a guisa di croce. Naturalmente le specie arboree e arbustive sono state elencate purchi la proiezione delle loro chiome rientrasse nel cerchietto. Inoltre per le stazioni piG base, dove il faggio era ridotto a pochi o pochissimi individui isolati, data l’impossibilita di adottare il rnetodo di RAUNKIAER, ho rilevato le specie presenti entro la proiezione sul terreno delle chiome dei faggi e nelle immediate vicinanze, adottando, per la determinazione dell’abbondanza delle varie specie, la seguente scala:

5 individui numerosissimi 4 1) numerosi 3 )) poco numerosi 2 1) scarsi 1 )) scarsissimi

Ho .quindi usato il rnetodo di RAUNKIAER per le localid di Grotta Giancona, Pian di Mele, Pollaccia e Rifugiani; l’altro metodo per quelle di Piastricoli, Riccio, Fontanone I e Fontanone 11. Per quanto riguarda le specie arboree o arbustive non ho usato i termini della scala in quanto questa, oltre che indicare il numero di individui presenti in una data stazione, dA un’idea, sia pure molto grossolana, del grado di accaparra- mento superficiale del terreno e dello spazio. E owio che il valore 3, indicante individui poco numerosi, per esempio del nocciblo, non pub avere lo stesso significato, sempre del valore 3 ma riferito a Geranium nodosum o Veronica urticaefoIia. Cosi per le specie arboree e arbustive ho preferito segnalare soltanto la piesenza senza fare riferimento a1 nu-

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mero di individui riscontrati. Nel complesso questa scala si present; molto semplice, per quanto l‘attribuzione alle vaiie specie dei numeri indicanti l’abbondanza t piuttosto soggettiva e quindi richiede parti- colare attenzione.

Ho eseguito due rilevamenti per ogni stazione esaminata: il prima in Primavera, il second0 tra i primi di Giugno e la meth di Luglio. I1 rile- vamento estivo i: quello che ritengo fondamentale, sia per il numero di specie riscontrate sia per Ie condizioni di sviluppo della vegetazione. Co- munque, anche il rilevamento primaverile t stato molto utile in quanta mi ha permesso di rilevare quelle specie che compiono il lor0 ciclo di fioritura e fruttificazione nella prima meti dell’anno.

La valutazione di frequenza, con la scala precedentemente indicata, t stata effettuata solo nei rilevamenti estivi, Per quelli primaverili, ov- viamente meno completi, mi sono limitato a riportare le liste fio- ristiche.

Negli spettri biologici, eseguiti per ogni rilevamento, ho riportato sia la percentuale di frequenza biologica (Fb), sia la percentuale di ripar- tizione delle specie (Rs). Cib naturalmente solo per i rilevamenti effet- tuati col metodo di RAUNKIAER dove le singole specie hanno tutte un dato valore di frequenza; rnentre per i rilevamenti effettuati con l’altro metodo, dove non tutte le specie hanno una valutazione di frequenza, per le ragioni precedentemente indicate, ho riportato soltanto la percen- tuale di ripartizione. delle specie.

Sempre relativamente ai rilevamenti effettuati col metodo di RAuN- KIAER, ho calcolato due volte la percentuale di ripartizione delle specie: la prima escludendo le specie raccolte fuori rilevamento, la seconda invece includendole. Non mi t sembrato giusto infatti non considerare tali specie, nel calcolo dello spettro biologico, unicamente percht non sono rientrate dentro il cerchietto. In realth anche le specie fuori rilevamento contribui- scono, insieme a quelle piii frequenti, a dare una determinata fisionomia a1 popolamento vegetale, per cui se non t possibile tenerne conto nel cal- colo della percentuale di frequenza, dato che a queste specie non si pub attribuire alcuna frequenza, mi sembra logic0 includerle almeno nel cal- colo della percentuale di ripartizione. E cii, acquista maggior significato se si considera che nei rilevamenti da me effettuati, soprattutto in quelli estivi, le specie fuori rilevamento sono piuttosto numerose (con un mas- simo di 26 nel rilevamento estivo della Pollaccia) e assumono quindi un peso piuttosto notevole. Ad ogni modo, come gi8 detto, ho anche cal- colato la percentuale di ripartizione delle specie escludendo quelle fuori rilevamento, per poterla mettere a confront0 con la percentuale di fre- quenza biologica.

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Fiz. 11. - Misero esernplare di Fraxinus Ornus che, sotto l'azione dcl fuoco e del pascolo, vegeta stentatamenle all'interno di una spaccatura della roc- cia. Pendici meridionali del M. Fiocca.

Fig. 12. - Versante orientale del M. Fiocca. La parte periferica, piti rada, della faggeta del Fatonero. Si noti il solco erosko che si 6 formato dopa alcuni violenti acquazzoni wtembrini, scavando profonda-

Foto M. Padula mente sotto le radici dei due faggi situati nella parle inferiore. Foto M. PadulQ

Fig. 13. - Dense selve castanili sopra I'abitato di Isola Santa, nella Valle della Turrite Secca. For0 M. Padula

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LIMITI ALTIMETRICI DEL FAGGIO I N GARFAGNANA 629

VALLE DELLA TURRITE SECCA

Stazione N. 1 - Grotta Giancona

Altitudine m. 1100-1 150. Esposizione Nord-Nord-Ovest. Stazione situata sotto un crinale che scende dal M. Altissimo. I1 bo-

sco 6 un ceduo di faggio trattato a sterzo, piuttosto vigoroso, con tre, quattro polloni per ceppaia di cui i pid grossi misurano 12-15 cm. di diametro (a m. 1,30 da terra) e circa 10 metri di altezza. L'inclinazione 6 piuttosto notevole, circa 350. Lettiera assai abbondante con terreno co- sparso di faggiole. La roccia calcarea fa parte della formazione marmifera dello ZACCAGNA e, affiorando continuamente, & la causa della non note- vole fittezza del bosco, per quanto le chiome degli alberi si tocchino do- vunque; t inoltre frequente del detrito calcareo biancastro, sparso per il bosco. Nella vicinissima e rada faggeta del Passo del Vestito, quasi tutte le piante si presentano con la pagina superiore delle foglie coperta da pic- Cole galle ovoidali, nel cui interno si trova una larvetta di Cecidomia fagi. L'infestazione & molto estesa e particolarmente colpiti dal dittero si pre- sentano i faggi pid piccoli.

Piovosita media annua ragguagliata mrn. 3500

Indice di Gams pH del terreno (a 10 cm. di profondith)

Temperatura )) )) )) 8940 X = 17952

= 6,8

Spettri biologici di Grotta Gianconn (cfr. Tabelle I e 11): Primavera

P Ch H G T Numero delle specie = 15 Punti di frequenza = 200,7

- Fb% 50 3 38 9

Rs% 20 7 33 40 - Indice di maturitB = 13,4 Rs % (incluse le specie fuori rilevamento)

Estate

P = 1 6 C h = 1 0 H = 3 2 G = 4 2 T = -

P Ch H G T Nurnero delle specie = 27 Punti di frequenza = 293,6 Fb % 35 3 54 8

Rs% 7 7 63 23 I Indice di maturitd = 10,8 Rs % (incluse le specie fuori rilevamento)

-

P = l O C h = 7 H=61 G = 2 2 T=-

Sia nel rilevamento primaverile sia in quello estivo, la percentuale di Fanerofite in Fb k notevolmente superiore a Rs. Cosa molto logica

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630 PADULA

Tabella I - RILEVAMEXTO I di GROTTA GIANCONA - 5 Aprile 1955

PM Pn Pn Ch H H H H H . G G G G G G

Fagus silvatica . . . . . . . . . . . . JunipeNS communis . . . . . . . . . Daphne Laureola . . . . . . . . . . . . Veronica officinalis . . . . . . . . . . . Sesleria argentea . . . . . . . . . . . . Festuca heterophylla . . . . . . . . . . . Viola silvestris . . . . . . . . . . . . . Anemone Hepatiu . . . . . . . . . . . Saxifraga rotundifolia . . . . . . . . . . Asplenium Adiantum-nigrum . . . . . . . . Aspleniurn Ruta-muraria . . . . . . . . . Asplenium Trichomanes . . . . . . . . . Ceterach officinarum . . . . . . . . . . Polypodium wlgare . . . . . . . . . . . Crocus vernus . . . . . . . . . . . . .

?$ 1 2 3 4 5 6 7 8 , 9 1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 3

91,9 + + + + + i f + + + + + + + + + - + + + . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.6 a .

6.4 . . . . . . + . . . . . . . . . . . 4.8 . . . . . . . . . . . + . . . . . . + . * * ,

52,8 . . + . + + + + . + + + + . . + + I - + + + . 8 . . . . . . . . . . . . . . . . . . + I ,

* * . 1,6 8 . . + . . . . . . . . . . . . . . . . - a .

1,6 f . . 3.2 . . . . . . . . . . . . . . . + . + . . . 6,4 + . . . . . . . . . . . . . . + . . . 1.6 3.2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + , 3,2 + . - .

. . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,4 * + . . . . . . . . . . . . . . . . a .

* . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Fuori rilevmento: Adimtzm C a p i l h - Venerir, Brachypodium pimatwn. Lurula nivw, FrcUinu excelsior (plantuh).

Muschi: Hypnum cupressiforme, Polytrichom gracile, Rhytidiadelphus triquetrus, Hylocomiwn splendens.

Tabella I1 -'RILEVAMENTO I1 di GROTTA GIANCONA - 5 Giugno 1955

:& 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9201

Pm Pn Ch . Ch H H H H H H H H H H H H H H H H H G G G G G G

Fagus silvatica . . . . . . . . . . . . . Moehringia muscosa . . . . . . . . . . . Veronica officinalis . . . . . . . . . . . Sesleria argentea . . . . . . . . . . . . Festuca heterophylfa . . . . . . . . . . . Carex digitata. . . . . . . . . . . . . . Hypericum montanun . . . . . . . . . . Viola silvestris . . . . . . . . . . . . . Arabis muralis . . . . . . . . . . . . . Anemone Hepatica . . . . . . . . . . . Ranunculus aduncus . . . . . . . . . . . Saxifraga rotundifolia . . . . . . . . . . Aiuga reptans . . . . . . . . . . . . . Galium MoUugo . . . . . . . . . . . . Bellidiastrum Michelii . . . . . . . . . . Sotidago Virga-aurea . . . . . . . . . . . Apaseris foetida . . . . . . . . . . . . . Lactuca muralis . . . . . . . . . . . . . Taraxacum officinale . . . . . . . . . . . Hieracium murorum . . . . . . . . . . . Asplenium Trichomanes . . . . . . . . . Polypodium wlgare . . . . . . . . . . . Brachypadium pinnarum . . . . . . . . . Carex ferruginea . . . . . . . . . . . . Anemone nemorosa . . . . . . . . . . . Primula officinalis . . . . . . . . . . . .

Daphne Laureola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . + + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . + . + . + . . . + + + + . + : + + . + . . . . . . . . . . . . . . . . + + . + I

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . + + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . + . . . a

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + + . + . . . . +

. . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . i . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . + . . . . . . . s -

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fuori rilevamento: Asplenium Rum-mmaria, Ceterach oficinarum, Juniperus c o m u n i r , Agrostu alba. Awna pubescens, LrUUh *

Cephalanrera ensi/ofia. BircnteIfn levigata, Coroniflu Emrrus, Yicia cracca. Carum apuanum, Fraxincr, excetior Iplantda), v d mticcefolia, Campanula Trachelium.

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LIMITI ALTIMETRICI DEL FAGGIO IN GARFAGNANA 631

j 4 5 6 7 8 9 . 3 0 1 2 3 4 5 - 6 7 8 9 4 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 5 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 6 0

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ' . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . , . . . . + . . f . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . * . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . + . + + . . . . . + . + . . . + . + . . + . + + + + . + + . . + . . + * . + . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . , . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . + . . . . . . . . + . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . + + + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

, . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . * . . . . . . . . . . . . . . . ' . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

l ~ , p i h in basso, nel rado ceduo di faggio del Passo del Vestito ho osservato: Juniprur commUnir.La-u~~ niuea,Scillu bifoliu, Gatan- rb n i d s , Anemone ncmorwa. Hellebonrc foetidus, Potentiflu sterifis. Poiygaf4 Chamaebm, Eric4 carnca, himula ofic'nalis, Cy- ,-chum Vkentodcwn, Tu.ssiIa@ Farfara, Carlina acaulis, Carlina vnlgaris.

3 4 5 6 7 8 9 3 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 4 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 50 1 2 3 4 5 6 7 8 9 60

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . i . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . + . . + + + . . . + . + . . + + + + + . . + + . + + + t - + + + + + + + + . . . + + . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + + + + + . . . . . . . . . . . . . . , + . . . . . . . . . . * . . . . . . . . . . . , . . . . . ......+...................+...-.+..+..... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . , . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . + + + . + . . . . . . + . . . + . . . , . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . * . * . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . + . + . . . . + . . . . . . . . - I - + . + + + . + . . + . . . . . + + + . . . + + + . . . . . . . . . . . . . . . . . + . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . _ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + - I - . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ' . . + .

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632 PADULA

in quanto il faggio, unica macrofanerofita, esercita una copertura pres- soch; totale, raggiungendo una percentuale di frequenza elevatissima che rialza notevolmente Fb.

Le Camefite, con Fb sempre inferiore a Rs, si presentano le peggio ambientate. Infatti i faggi, piuttosto bassi, limitano sensibilmente lo sviluppo di questa forma biologica, qui rappresentata unicamente dalla reptante Veronica officinalis e dall'esile sciafila-rupicola Moehringia muscosa.

Elevatissima k invece la percentuale di Emicrittofite, soprattutto nel rilevamento estivo, e per quanto abbiano, d'Estate, Fb inferiore a Rs, si mostrano le specie piG rappresentative della cenosi. Fra queste assume grande importanza Sesleria argentea, che con la sua preponderanza d i un'impronta a carattere elio-xerofilo a1 consorzio, in parte confermata da Brachypodiumpinnatum, Bellidiastrum Michelii, Solidago Virga-aurea, etc. e dai muschi, soprattutto Hypnum e Polytrichum, che indicano inoltre delle non molto buone condizioni di alterazione della sostanza organica.

Pur avendo un elevato valore in Rs le Geofite hanno scarso peso in questa cenosi per l'assai pih basso valore di Fb. Inoltre, soprattutto nel rilevamento primaverile, tali Geofite sono rappresentate in gran parte da Felci piG o meno rupicole, trovate sovente nelle anfrattuositi della roccia, quali Asplenium Ruta-muraria, Asplenium Trichomanes, Ce- terach oficinarum o epifite come Polypodium vulgare; ossia Geofite ben diverse da quegli elementi mesofili, nemorali, che formano estesi tappeti nelle buone cenosi di faggio.

Tnteressante segnalare la presenza di Aposeris foetida, indicata da FIORI come rara nelle Alpi Apuane, caratteristico elemento pontico-illi- rico che VIERHAPPER include fra le specie rappresentative della faggeta matura austriaca.

Dal rapidissirno rilevamento fatto a1 Passo del Vestito risalta l'im- pronta steppica di questo consorzio dove, su suolo ricco di carbonati, apportati dalla abbondantissima roccia calcarea, dominano largamente le specie pih termo-xerofile o xeromorfe quali Juniperus communis, Luzula nivea, Helleborus foetidus, Potentilla sterilis, Erica carnea, Cynanchum Vin- cetoxicum, Carlina acaulis, Carlina vulgaris.

Stazione N. 2: Pian di Mele (1ocalitP non segnata sulla carta topografica).

Altitudine m. 950-1000. - Esposizione Nord. La stazione 6 situata sul fianco sinistro di una vallatella assai incas-

sata tra il M. Freddone e il crinale che scende da Fociomboli, quasi di fronte alla localiti Campanice. Bosco ceduo di faggio trattato a sterzo,

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LIMITI ALTIMETRICI DEL FAGGIO IN GARFAGNANA 633

molto vigoroso, i cui polloni piii grossi misurano 15 m. circa di altezza (fig. 16). Si tratta senz’altro di uno dei pid bei boschi della valle. Incli- nazione molto notevole, 40-450 circa. Abbondante lettiera parzialmente decomposta. La roccia k costituita da scisti gneissici permiani e non af- fiora cosi frequentemente come a Grotta Giancona. Si osserva in mezzo ai faggi un gruppetto di abeti bianco e rosso (venticinque in tutto) che sono stati piantati diversi anni fa per conto della SOC. Henreaux, proprie- taria dei boschi della zona. Nonostante l’impianto artificiale queste piante si riproducono bene, ,come dimostrano diversi strobili (di Picea evidente- mente) trovati per terra e una certa abbondanza di novellame, tanto che in alcuni punti sono stati tagliati i faggi per permettere l’affermarsi di queste piantine. Anche in localit1 Campanice k stata impiantata una densa abetina da circa 20 anni, che si estende su due ettari di superficie. Del resto, in diverse localit1 di questi versanti, la SOC. Henreaux ha fatto degli impianti sparsi qua e 11, come a Betigna e sotto il Picco di Falco- vaia, verso i 1400 metri, di abete rosso, abete bianco e pino nero che, almeno per ora, mostrano di vegetare piuttosto bene.

Piovosita media annua ragguagliata mm. 3250 Temperatura )) )) )) go Indice di Gams pH (a 10 cm di profondita) 5-- 6,8

X = 16051‘

Spettri biologici d i Pinn di Mele (cfr. Tabelle 111 e IV): Primavera

P Ch H G T Fb % 41 2 45 11 1 Rs % 14 11 43 28 4 Rs % (incluse le specie fuori rilevamento)

P = l 8 C h = 1 2 H = 3 8 G = 2 9

Estate P Ch H G T

Fb % 25 3 54 16 2 Rs% 10 12 57 19 2 Rs % (incluse le specie fuori rilevamento)

P=ll C h = 1 1 H = 5 4 G = 2 2

Numero delle specie = 2f Punti di frequenza = 375,E Indice di maturiti = 13,4

T = 3

Numero delle specie = 51 Punti di frequenza = 555,1 Indice di maturiti = . 10,E

T = 2

Le Fanerofite con Fb nettamente superiore a Rs dominano chiara- mente la cenosi. Esse sono rappresentate, oltre che dal faggio, in misura notevole anche da Ostrya carpinifolia, che si rinnova piuttosto bene come dimostrano i semenzali osservati, e da Daphne Laureola.

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Tabella 111 - &LEVAMENTO I di PIAN DI MELE - 5 Aprile 1955

Y, 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 2 0 ,

pm P (Ch) Pn pn (Ch) Ch (Ch) H H H H H I1 H H H H H H G G G G G G C G T

Fagus silvatica. . . . . . . . . . . . 91.2 + + + + + + + + + 4 + + + + + + + + + + +

Ostrya carpinifolia . . . . . . . . . . . 33,4 . . . + . . + . + + . . . . . . . . i . + .+

Juniperus communis . . . . . . . . . 3,2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Daphne Laureola . . . . . . . . . . 27.2 . . 4- . . . . . . . + + + . . + + + + . +

Picea escelsa (sernenzale) . . . . . . . 1.6 . . . i . . . . . . . . . . . . . . . Cerastiumarvense * . Hedera Helix . . . . . . . . . . . . 4,8 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sesleria argentea . . . . . . . . . . . 51.2 . . + . . + + + i + . . + + + + + + + + +

Festuca heterophylla 36,s + + + + + + + . . Luzulanivea . . . . . . . . . . . . 12,8 . . . + . . . . . . . . . . . . . + . . . Violasilvestris. 4.8 + i + - . Anemone Hepatica.. 16 i + + f + . . Hellebonrsfoetidus. 1,6 + . . Saxifraga rotundifolia . . . . . . . . . 24 i + + . . + . . . . . . . . . . . . . . $

Trifoliurn pratense . . . . . . . . . . 3,2 . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . .

- . - . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.6 * .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

RubusBellardii . . . . . . . . . . . 6,4 . . . . . . . . . . . . . + . . . + . . . . Alchernillavulgaris.. . :. . . . . . 1.6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Geraniumnodosum.. . . . . . . . 8 . + . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . Ajugareptans . . . . . . . . . . . . 1.6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . AspIeniumTrichomanes . . . . . . . 11.2 . . + . . . . . . . . . . 4- . + . . . . . Ceterach officinarum . . . . . . . . . 1,6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Polypodium wlgare . . . . . . . . . 9.6 . . . . . . . + + . . . . . . . . . . . + Carex ferruginea . . . . . . . . . . . 1,6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Crocusvernus.. . . . . . . . . . . 1,6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Anemone nemorosa. . . . . . . . . . 3,2 . + . . . . . . + . . . . . . . . . . . . OralisAcetorella.. . . . . . . . . . 8 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . GeraniumRobertianum.. . . . . . . 1.6 . . . . . . . . . . . . . i . . . . . . . PZimUta~Ei~icinali~. . . . . . . . . . 6.4 . . . . 4- . i . . . . . . . . . . . . . .

Fuori rilevamento: Adiantum Capillas-Veneris, Salk Caprea, Rrarzun ewopaeum, Coronilla Enters, Vaccinium MyrtilZus. Doronian

Diversi esernplari allo stadio di sernenzale.

cordalmn.

Scarso il peso delle Camefite con Fb di gran lunga inferiore a Rs. Tra l’altro, nel rilevamento estivo, ben quattro delle sei Camefite presenti, sono semenzali di essenze arboree, qwli Picea, Cmtanea, Cytisus e Fraxinus.

Sempre molto elevata i: la percentuale di Emicrittofite. Avendo Fb quasi uguale a Rs, sia nel rilevamento primaverile sia in quello estivo, esse si dimostrano ben assestate esplicando una copertura relativamente uniforme, pur non essendo rare anche sporadicamente. Sesleria argentea ‘k la piii largamente rappresentata, e nelle chiarie o per lo meno nei punti pih scoperti, domina incontrastata, spesso insieme a Luzula nivea. Ad habitus piti nemorale si presenta Festuca heterophyh, che ho riscontrato anche nei punti piii chiusi della faggeta, pur non mancando altrove.

Interessante la discreta frequenza, nel rilevamento estivo, di d p o - seris foetida, gia segnalata a Grotta Giancona. Sempre fra le Emicritto- fite ha una certa importanza Rubus Bellardii di cui, nel catalog0 generale,

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ho rimarcato l'habitus nemorale. Fra le specie pid sciafile segnalo Gera- nium nodosum che & largamente rappresentato, soprattutto nel rilevamento estivo, e che si riscontra fiorito amhe nelle parti pih dense della faggeta.

Le Geofite, pur essendo relativamente numerose, hanno Fb infe- riore a Rs, soprattutto nel rilevamento primaverile, a causa della lor0 scarsa frequenza. Non mancano comunque delle buone specie mesofilo- nemorali quali Anemone nernorosa e Oxalis Acetosella, che sono inoltre fra le pid frequenti. Nel censimento estivo relativamente numerose sono le Geofite fuori rilevamento (infatti Rs incluse le specie fuori rilevamento, i superiore a Rs escluse) e fra queste tre mesofile orchidee, quali Orchis maculata, Neottia Nidus-avis, Epipactis latqolia. Un'impronta pid xero- fila I: data da Brachypodium pinnatum.

Unica Terofita, dato l'ambiente disadatto a questa forma biologica, Geranium Robertianum, si trova in Estate anche con relativa frequenza.

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63 6 PADULA

Tabella IV - RILEVAMENTO I1 di PIAN DI MELE - 5 Giugno 1955

% 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 g u ) ,

P m Fagus silvatica . . . . . . . . . . . 91,2 + + + + + + + + + . + + + + + + + + + 4 ~

. ’ + P (Ch) *Ostrya urpinifolia . . . . . . . . . . 27,2 . + + . + . . . + . + + . . . . . . Pn DaphneLaureola . . . . . . . . . . 8 + . . . . + . . . . . . . . . + . . . . Pn CoronillaEmerus . . . . . . . . . . 12,8 . + . + . + . . . . . . . . . . . . Pn Sambucusnigra . . . . . . . . . . . 1,6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (Ch) Picea excelsa (semenzale) . . . . . . . 1.6 . . + . . . . . . . . . . . . . . . . (Ch) Castanea sativa (semenzale) . . . . . . 3.2 . . + . + . . . . . . . . . . . . . . (Ch) Cyfisus Laburnum (semenzale) . . . . 3,2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (Ch) Fraxinus Omus (semenzale) . . . . . . 1,6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . C h Vaccinium Myrtillus 1.6 . . C h Moehringia m u s c o ~ a . . . . . . . . . 8 + . . . . . . . . . . . . . . + . . . . .

Holcuslanatus. 1,6 - . H + H Sesleria argentea . . . . . . . . . . . 49,6 + . . . . . + .. + . . + + + + . + + + + +

H Festuca heterophyh 41.6 + + + + + + + + + - . H Luzulanivea . . . . . . . . . . . . 16 . . . . + . + + . + . . . . . . . . + . . H Ceractium silvaticum 1,6 - . . H Silene Cucubalus. 1,6 - . H Anemone Hepat ica . . . . . . . . . . 9,6 + . + + . . . . . . . . . . . . . . + . .

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H Viola silvestris . . . . . . . . . . . . 30,4 . . . + + + . . . . . . . + . . . . . + . H Heneborus foetidus. . . . . . . . . . 3.2 . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . H Saxifraga rotundifolia . . . . . . . . . 25.6 . + + + . . . . . . . . . . . + . . . . . . H Saxifraga Aizoon . . . . . . . . . . . 1,6 . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . H Potentilla sterilia . . . . . . . . . . . 8 + + + . . . . . . . . . . . . . . . . + + H Fragaria vesca . . . . . . . . . . . . 3,2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . H . RubusBellardii . . . . . . . . . . . 6,4 . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . H AlchemUa vulgaris . . . . . . . . . . 3,2 . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . H Trifoliua pratense . . . . . . . . . . 1,6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . H Astragalus Gremlii . . . . . . . . . . 1.6 . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . H Vicia cracca . . . . . . . . . . . . . . 1,6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . H Geraniumnodosum . . . . . . . . . 32 + . + + . . . . + . + . . . . . . + . f . H Cynanchum Vinretoxicum . . . . . . . 1,6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . H Veronica urticaefolia . . . . . . . . . 3.2 . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . H Ajuga reptam . . . . . . . . . . . . 1,6 . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . H Galiumvernum . . . . . . . . . . . 6,4 . . . . . . . . . . . . . . . + . . + . + H Campanula Trachelium . . . . . . . . 1,6 . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . H Solidago Virga- aurea . . . . . . . . 4.8 . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . H Aposeris foetida . . . . . . . . . . . 19.2 . . + + + . . + . . . . . . . . . . 4- . . H Lactucamuralis . . . . . . . . . . . 9.6 + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . H Hieraciummurorum . . . . . . . . . 8 . . . + . + . . . . . . . . . . . . . . . G Pteridium aquilinum . . . . . . . . . 1,6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + G Dryopteris Borreri . . . . . . . . . . 1,6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . G Asplenium Ruta-muraria . . . . . . . 1.6 . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . G Asplenium Trichomanes . . . . . . . 16 . + . . . + . . . . . . + . . + . . + . . G Polypodium vulgare . . . . . . . . . 3.2 . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . G Brachypodium pinnatum . . . . . . . 20.8 . . . . . . . . . + . + + . + + . . + . + . G Carex,ferruginea . . . . . . . . . . . 6.4 . . . + . . + . . . . . . + . . . . . . . G Anemone aemorosa. . . . . . . . . . 19,2 . . . . . + . . . . . . . . . . + . . . . G Oxalis Acetosella . . . . . . . . . . . 12,s . . . . + . . . . . . . . . . . . . + . . G Primulaofficinalis . . . . . . . . . . 3,2 + . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . T Geranium Robertianum . . . . . . . 8 . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . .

H Vicia sepium . . . . . . . . . . . . 4,s . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Fuori rilevamento: Cetcrach ofhairarum, Orchir maculata, Neottia Nidus-ad, Epipactis latifolia, SalLr Caprea, Scdnm album, vernm, Puhonaria ofhcinalis, Sofanrun Dulcmara, Me!ittis Melissophyflm. Doronicwn cordatam, A c h i k MiUejoZium

*Diversi esemplari all0 stadio d i semenzale.

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+ . + . + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + . + + + . . . . . . . . . . + . . + . + . + . . . . . . + . + . . . . . . . + . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . - . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . , + + . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . * - . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . * . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . + + . . . . . . . + + . + . + + . + + + . . . . . + . + . . + . . . + . + + . . . . + + . ' + + + . . ? + . . . . . . . . + . + + + + . + + . + . + + . + + . . + . . . + . + . . . . . . - . . + . . . . + + . + . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . + . + + . + . + . . . + . . . + + + . . + . . . + . . . + . . . . . . + . . + . . . . . + + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ,i+. . . . . . . + . . + . . . . . . . + . + . + . + + . + + . I - . . . . . .

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Nel complesso, pur essendo notevole l’eterogeneita degli elementi riscontrati, eterogeneita che si rispecchia nell’indice di maturita, molto basso, esattamente uguale a quello di Grotta Giancona, mi sembra tutta- via che nella faggeta di Pian di Mele siano gli elementi meso-sciafili a dare la propria impronta pic stabile e matura alla cenosi, confermata dall’aspetto stesso del bosco che k, fra i cedui di faggio, il migliore di tutta la valle.

Stazione N . 3 : Pollaccia

Altitudine m. 550 circa. - Esposizione Nord-Nord-Est. Si tratta di una piccola faggeta situata dopo la rinnovata sorgente

della Turrite, con piante molto belle e vigorose, aventi un’altezza media

Tabella V - RrLEvAMENro I di POLLACCIA - 6 Aprile 1955

Pm P (Ch) P Pn Pn P1 Ch H H H H H H H . H H H H H G G G G G G

:!, 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0 1

Fagus silvatica. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94 + t + + + + + + f f + ‘Ostrya carpinifolia ........................... 30 . + . . . . . . + . . . Crataegus monogyna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14 . . . . . . . . . . . Daphne Laureola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14 + . . . . . . . . . . Coronilla Emerus . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 . . . . . . . . . . . Hedera Helix . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16 . . . . . . . + . . . Erica carnea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 . . . . . . . . . . . Sesleria argentca .......................... 88 . + . . . . + + 4- + -k Festuca heterophylla ........................ 6 . . . . . . . . . . . Luzula Forsteri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 . . . . . . . . . . . . Violasilvestris.. ......................... 8 . . . . . . . . . . . AnemoneHepatica.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 . . . . . . . . . + . Hetleborus viridis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 . . . . . . . . . . . Helleborusfoetidus.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 . . . . . . . . . . + Sadraga rotundifolia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 . . . . . . . . . . . . Potent& sterilis .......................... 2 . . . . . . . . . . . . Rubus Bellardii .......................... 16 . . . . . . . . . . . . . Cnidiumsilaifolium . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 . . . . . . . . . . . Geraniumnodosum . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44 + + + DryopterisBorreri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 . . . . . . . . . . . . Brachypodiumpinnatum . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 . . . . . . . . . . . Caresferruginea.. ......................... 4 . . . . . . . . . . . Arummaculatum . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 . . . + + + . . . . . OxalisAcetosella.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 . . . . . . . . . . . Cydamenneapolitanum. ...................... 14 + t . . . . . . . . .

. . . . . . . .

Fuori rilevamento: Polystichwn seliferum, Asplenium Trichamaner, Evonymrrr fatifoliur, Vaccinium Myrlillu, Frarillas &nW, V i b m m m

Muschi: Mnium undulatum, Neckera crisp, Rhyfidiudelphus triguetras, Eurhynchium striaturn.

*Diversi esernplari all0 stadio di semenzale

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LIMITI ALTIMETRICI DEL FAGGIO IN GARFAGNANA 639

di circa 18 met'ri e diametro (a m. 1,30 da terra) di 15-20 cm. (fig, 4). I1 luogo t fresco; a1 di sopra della faggeta c'k una selva di castagni. In- clinazione notevole, circa 400. La roccia & calcare dolomitico retico; si nota una notevole abbondanza di detrito, ci6 nonostante gli alberi sono abbastanza fitti. Terreno con abbondante lettiera semidecomposta. Qui il pascolo, come ho avuto occasione di constatare direttamente, viene comunemente praticato.

Nel rilevamento primaverile ho eseguito soltanto 50 levate.

Piovositl media annua ragguagliata mm. 2485

Indice di Gams pH (a 10 cm. di profonditl) = 6,5

Temperatura )) )) )) 10475 X = 12031'

2 3 4 5 6 7 8 9 2 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 3 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 4 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 5 0

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640 PADULA

Tabelfa VI - RILEVAMENTO 11 di POLLACCIA - 17 Luglio 1955

1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 z 0 1

Pm P (Ch) P P P Pn Pn Pn PI (Ch) (Ch) 'Ch Ch Ch H H H H H H H H H H H H H H H H H H H H H G G G G G G G G T

Fagus silvatica . . . . . . . . . . . 'Ostrya carpinifolia . . . . . . . . . . Fraxinus Omus . . . . . . . . . . . Crataegus monogyna . . . . . . . . . Cornus mas . . . . . . . . . . . . . Daphne Laureola . . . . . . . . . . Coronilla Emerus . . . . . . . . . . Evonymus latifolius . . . . . . . . . . Hedera Helix . . . . . . . . . . . . Castanea sativa (sernenzale) . . . . . . Acer Opalus (semenzale) . . . . . . . Erica Carnea . . . . . . . . . . . . . Vaccinium MyrtiUus . . . . . . . . . Moehringia muscosa . . . . . . . . . Sesleria argentea . . . . . . . . . . . Festuca heterophylla . . . . . . . . . Carex digitata . . . . . . . . . . . . Luzuh nivea . . . . . . . . . . . . A s m m europaeum . . . . . . . . . . Viola silvestris . . . . . . . . . . . . Anemone Hepatica . . . . . . . . . . Ranunculus montanus . . . . . . . . Saxifraga rotundifolia . . . . . . . . . Fragaria vesca . . . . . . . . . . . . Rubus Bellardii . . . . . . . . . . . Lathyrus montanur . . . . . . . . . . Vicia cracca . . . . . . . . . . . . . Cnidium silaifolium . . . . . . . . . Geranium nodosum . . . . . . . . . Cynanchum Vincetoxicum . . . . . . . Pulmonaria officinalis . . . . . . . . . Veronica urticaefolia . . . . . . . . . Galium vernum . . . . . . . . . . . Solidago Virga-aurea . . . . . . . . . Hieraaum murorum . . . . . . . . . Polystichum setiferum . . . . . . . . Dryopteris Borreri . . . . . . . . . Asplenium Trichomanes . . . . . . . Melica uniflora . . . . . . . . . . . Brachypodiurn pinnatum . . . . . . . Aegopodium Podagraria . . . . . . . . Oxalis Acetosella . . . . . . . . . . . Euphorbh dulcis . . . . . . . . . . . Sedum Cepaea. . . . . . . . . . . .

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. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fuori rilevamento: Athyr..um fi1i.r-foemina, Gymnocarpiurn robertianffin, Phyllitis scolopendrium, Calamagrostis Ardinacea , Agrostis 6U4

Luzula Forsterr, Tamus communis, Corylus avellnna (plantula). Hypericum montanum, Cardamine impatiens, Clematis Vitalba, HdAP borus viridis, Helleborus foetilus, Rosa Pouzini, Cytisui LaburnuT, Vick montana, Sanicula europaea, Geranium Robertianum, C m vulgaris, Cyclamen neapolitanum, Di@talis micrantha, Sahia glutinosa. Campanula Trachelium, Doronicum cordafwn, Lactuca m i d

Crepis konrodontoiies.

*Diversi esemplari allo stadio di sernenzale.

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LIMITI ALTIMETRICI DEL FAGGIO IN GARFAGNANA 641

2 3 4 5 6 7 8 9 3 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 4 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 5 0 1 2 3 4 5 6 7 8 960

+ + + + + + + + + 1.. . f I + + + 4- + + + + f + + + + 4- f + + + + + + + + + . . . + . ; . + + + + + + + . . . . . . . . . . + + . . . . . . . . . . . . . * . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . t . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . * . . . . . . . . . . . . + + . . . . . . . + . . . . . . . + . . . . + + . . * . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . + . . . . . . . . . , . + . f + + + . . . . . . . . . . + . . . . . . + . . . . . . . . . . . . * . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . * . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . i . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . + + i i i i + + + i i + + + + + + + + + + ~ ~ + . + + i t + + + + . + + + + + + . . . . + . + . + . . + . . . . + - + + . . . + + + . . . + + . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . : . + + + + . . . . . . . . . . + . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . + . + . . . . . . . . . : . . . . . . . . . . . + . + . . + . . . . . . . + + . . . . . + . . . . + + . . . . . . . . . _ : . . . . . . . . . . . . . + - . . + . + . . . . . . . . .

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642 PADULA

Spettri biologici di Pollaccia (cfr. Tabelle V e VI): Primavera

P Ch H G T Numero delle specie = 25 Fb oh 43 1 46 10 - Punti di frequenza = 406 & % 24 4 48 24 - Indice di rnaturiti . = 16,2 Rs % (incluse le specie fuori rilevamento)

P = 2 9 C h = 6 H = 3 9 G = 2 6 T=-

Estate P Ch H G T Numero delle specie = 44

Fb % 30 5 48 16 1 Punti di frequenza = 520,2 Rs % 21 11 48 18 2 Indice di maturiti = 11,s Rs % (incluse Ie specie fuori rilevamento)

P = 1 7 C h = 1 H = 4 8 G = 2 0 T = 3

Elevata la predominanza delle Fanerofite, con Fb sempre superiore a Rs soprattutto in Prirnavera, fra le quali, oltre Fagus e Ostrya, hanno una certa importanza Daphne Laureola e Hedera Helix. I1 primo I: un elemento subatlantico, il second0 t un caratteristico relitto dell’antica flora medi- terranea montana mesofila sernpreverde che fu spinta nelle zone rnon- tane appenniniche in periodi interglaciali accentuati (CHIARUGI 1939). Ambedue elementi, comunque, comuni nelle facies mature delle fag- gete. L’habitus dell’edera, pib che lianoso, I: prostrato sul terreno.

Le Camefite, a1 solito, data la lor0 scarsa frequenza, esplicano una ridotta copertura e presentano F b assai inferiore a Rs.

Molto elevata e con quasi totale uniformits in Rs e Fb t la percen- tuale delle Emicrittofite. Tra queste acquista assoluta predominanza Se- sleria argentea, che con i suoi cespi forma un tappet0 pressochl: continuo all’interno del bosco, raggiungendo con 1’88% di frequenza in Primavera, la rnassima abbondanza da me osservata in una faggeta. Comunque solo sporadicarnente e nei punti pib scoperti ho trovato degli esemplari con le spighe. L’impronta tendenzialrnente xerofitica del sottobosco I: confermata da Luzula nivea, LuzuIa Forsteri, Potentilla sterilis, Crataegus monogyna, Erica carnea, Vaccinium Myrtillus, Cynanchum Vincetoxicum (pili esile e allungato perd, rispetto agli esemplari trovati a1 Passo del Vestito, e mai fio- rito), Galium vernum, Solidago Virga-aurea e soprattutto Brachypodium pinnatum che, specie nel rilevamento estivo, I: frequentissimo. Frequenti sono pure le specie rneso-sciafile fra le quali Geranium nodosum, molto abbondante sia in Primavera sia in Estate. Entit3 di particolare impor- tanza in una faggeta k Sanicula europaea che ho trovato fuori rilevamento in Estate. Relativamente assestate le Geofite con Fb non molto inferiore a Rs, per lo meno nel rilevamento estivo. Fra queste manca Anemone nemorosa, che fino a ora avevo riscontrato con una certa frequenza; si

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LIMITI ALTIMETRICI DEL FACGIO IN GARFAGNANA 643

ritrovano, in compenso, altri elementi nemorali, quali MeZica unqlora, Arum maculatum e Cyclamen neapolitanum.

Interessante la presenza, fra i muschi, di Mnium ed Eurynchium, comuni su substrati a humus dolce nelle chiarie delle buone cenosi di faggio.

Stazione N . 4 : Piastricoli

Altitudine m. 380 circa. Esposizione Nord-Ovest. Stazione situata allo sbocco del canale Rienti nella Turrite Secca.

Pochi esemplari cedui di faggio, mescolati a carpino nero, molto diffuso, che si affacciano sul greto del fiume. La roccia & calcare dolomitico e ce- roide (Retico).

PiovositB media annua ragguagliata mm. 2127 Temperatura )) )) 1) 11960 Indice di Gams x = 9037' Nel rilevamento primaverile non 6 indicata la valutazione di fre-

quenza (l)+

RILEVAMENTO I di PIASTRICOLI - 7 Aprile 1955

Pm Pm Pm Pm P P P Pn Pn Pn Pn Pn Pi Ch H

Fagus silvatica Carpinus Betulus Ostrya carpinifolia Fraxinus Ornus Corylus avellana Cornus sanguinea Cornus mas Juniperus communis Crataegus monogyna Daphne Laureola Coronilla Emerus Clematis Vitalba Hedera .Helix Erica carnea Dactylis glomerata

H H H H H H G G G G G G T T

Viola silvestris Rubus tomentosus Geranium nodosum Euphorbia Cyparissias Pulmonaria officinalis Primula acaulis Asplenium Trichomanes Polypodium vulgare Carex ferruginea Helleborus foetidus Primula officinalis Petasites officinalis Geranium Robertianum Myosotis arvensis

RILEVAMENTO I1 di PIASTRICOLI - 17 Luglio 1955

Pm Fagus silvatica Pm Fraxinus Ornus Pm Carpinus Betulus P Corylus avellana Pm Ostrya carpinifolia P Cornus sanguinea

(1) Le specie sono elencate per forma biologica e, nell'ambito di questa, second0 la frequenza e I'ordinamento sistematico.

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644 PADULA

P Pn Pn Pn P1 Ch Ch Ch Ch H H H H H H H H H H H H H H H H H H

Cornus mas Juniperus communis Crataegus monogyna Coronilla Emerus Hedera Helix Genista tinctoria Genista germanica Erica carnea Veronica officinalis Geranium nodosum Salvia glutinosa Fragaria vesca Stachys officinalis Hieracium murorum Dactylis glomerata Ranunculus montanus Astragalus glycyphyllos Vicia sepium Sanicula europaea Euphorbia Cyparissias Primula acaulis Omphalodes verna Origanum vulgare Galium vernum Galium silvaticum Campanula Trachelium Centaurea Jacea

3 2 1 1 5 4 3 3 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2

H H H H H H H H H H H H H H H H H H G G G G G G G G T

~~ ~

Leontodon hispidus Lactuca muralis Sesleria argentea Brachypodium silvaticum Luzula nivea Viola silvestris Helleborus viridis Helleborus foetidus Rubus tomentosus Poterium Sanguisorba Trifolium medium Lotus corniculatus Pulmonaria officinalis Veronica urticaefolia Brunella vulgaris Melittis Melissophyllum Eupatorium cannabinum Achillea Millefolium Euphorbia dulcis Tamus communis Melica uniflora Orchis cfr. pallens Epipactis latifolia Lathyrus montanus Aegopodium Podagraria Petasites officinalis Torilis arvensis

2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 4 2 1 1 1 1 1 1 1

Spettri biologici di Piastricoli: Primavera Rs%: P=45 C h = 3 H = 2 4 G = 2 1 T = 7

Numero delle specie = 29

Estate Rs%: P = 1 9 C h = 6 H = 5 8 G = 1 5 T = 2

Numero delle specie = 60

Le Fanerofite, che hanno assoluta prevalenza nel rilevamento pri- maverile, diminuiscono notevolmente la Ioro percentuale in quello estivo per l’apporto cospicuo delle Emicrittofite. Abbastanza numerose le Geo- fite. Quanto alle Terofite, pur restando scarsissime, aumentano un poco la lor0 frequenza (in Primavera) rispetto ai rilevamenti di Grotta Giancona, Pian di Mele e Pollaccia.

E interessante segnalare che in questa piccolissima fitocenosi do- minata dal faggio e da altre specie arboree caratteristiche del Quercetum

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LIMITI ALTIMETRICI DEL FAGGIU IN GARFAGNANA 645

mixtum, il sottobosco, pur con le inevitabili mescolanze di elementi ete- rogenei, presenta una fisionomia piuttosto simile a quella delle faggete del piano montano. Particolare importanza assumono quelle specie nemo- rali, tipiche delle cenosi di faggio o che comunque ho riscontrato nelle sovrastanti faggete di Grotta Giancona, Pian di Mele e Pollaccia. Fra queste si osservano: Melica uniflora, Epipactis latifolia, Daphne Laureola, Viola silvestris, Vicia sepium, Hedera Helix, Sanicula europaea, Aegopo- dium Podagraria, Geranium nodosum (frequentissimo), Salvia glufinosa, Lactuca muralis, Hieracium murorum oltre Sesleria argentea, Carex ferru- ginea e varie altre.

Stazione N. 5: Riccio

Altitudine m, 350 circa. Esposizione Nord.

ciati e vigorosi. Pochi esemplari di faggio sparsi lungo il greto del fiume, assai slan-

Piovosita media annua ragguagliata mm. 2127 Temperatura 1) )) )) 11960 Indice di Gams X =- 9037’

Nel rilevamento primaverile non i: indicata la valutazione di fre- quenza. (cfr. nota pag. 643).

RILEVAMENTO I di RICCIO - Pm Pm Pm Pm Pm Pm Pm Pm Pm Pm Pm Pm P P P P Pn Pn Pn

Fagus silvatica Juglans regia Salix purpurea Salix incana Populus alba Populus canescens Alnus glutinosa Alnus incana Carpinus Betulus Ostrya carpinifolia Acer campestre Tilia platyphylla Corylus avellana Cornus sanguinea Cornus mas Fraxinus Ornus Clematis Vitalba Crataegus monogyna Coronilla Emerus

7 Aprile 1955

Pn P1 Ch H H H H H H H H H G G G G G G

Viburnum Lantana Hedera Helix Rubus caesius Sesleria argentea Festuca ovina Ranunculus Ficaria Helleborus viridis Geranium nodosum Euphorbia Cyparissias Primula acaulis Omphalodes verna Knautia silvatica Polystichum setiferum Arum macuiatum Aristolochia pallida Aegopodium Podagraria Euphorbia dulcis Primula officinalis

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646 PADULA

RILEVAMENTO I1 di Rccro - 17 Luglio 1955

Pm Pm Pm Pm Pm Pm Pm Pm Pm Pm Pm Pm P P P P Pn Pn Pn Pn PI Ch H H H

Fagus silvatica Juglans regia Salix purpurea SaIix incana Populus alba Populus canescens Alnus glutinosa Alnus incana Carpinus Betulus Ostrya carpinifolia Acer campestre Tilia platyphylla Corylus avellana Cornus sanguinea Cornus mas Fraxinus Ornus Clematis Vitalba Crataegus monogyna Coronilla Emerus Viburnum Lantana Hedera Helix Rubus caesius Geranium nodosum Saponaria officinalis Hypericum perforatum

H H H H H H H H H H H H H H H H H H G G G

1 G 4 G 3 G 3 G

Euphorbia Cyparissias Eupatorium cannabinum Calamagrostis Arundinacea Dactylis glomerata Bromus ramosus Brachypodium silvaticum Helleborus viridis Primula acaulis Galium Mollugo Viola silvestris Aquilegia vulgaris Agrimonia Eupatoria Veronica urticaefolia Digitalis micrantha Brunella vulgaris Knautia silvatica Campanula Trachelium Solidago Virga-aurea Aegopodium Podagraria Tamus communis Valeriana officinalis Polystichum setiferum Epipactis latifolia Euphorbia dulcis Adenostyles alpina

3 3 2 2 2 2 2 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 3 2 2 1 1 1 1

Spettri biologici di Riccio: Primavera Rs%: P=57 C h = 3 H = 2 4 G = 1 6 T- -

Numero delle specie = 37

Estate Rs%: P = 4 2 C h = 2 H=42 G = 1 4 T = -

Numero delle specie = 50

Anche in questa piccola stazione a Fagus silvatica, come a Piastri- coli, le Fanerofite, rappresentate da molti elementi del Quercetum rnixtum, prevalgono nettamente pur diminuendo di frequenza nel rilevamento estivo dove si riscontrano in ugual percentuale delle Emicrittofite. Le Terofite, che erano un poco aumentate a Piastricoli, sono assolutamente mancanti.

Awicinandosi sempre pili verso la pianura del Serchio, ed essendo sul limitare delle colture agrarie, k evidente che gli elementi di altri piani

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Fig. 14. - Uno dei vigorosi faggi in localiti Casa Zuppini (quota 310 m.), che rappresentano il h i r e infe- riare di diffusione della specie nella Valle della Turrite Secca. Foto M . Padula

Fig. 15. - a Marmitte dei giganti 8 lungo il pro- fondo solco erosivo che scende dal Fatonero. In primo piano alberelli di Ostrya carpinilolia. Foto M . Padula

Fig. 16. - La faggeta (ceduo a sterzo) di Pian di Mele, nella Valle della Turrite Secca. Si noti la forma diritta e sldnciata dei polloni. Foro M. Puduta

Fig. 17. - I1 M. Mosca, che delimita il versante occidentale dell'orrido di Botri nella Valle della Fegma, ricoperfo d i faggi fin sulla cima. Foto M . Padula

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Fig.

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LIMITI ALTIMETRICI DEL FAGGIO IN GARFAGNANA 649

di vegetazione hanno qui nettamente il soprawento. Non mancano an- Cora per6 specie mesofilo-nemorali, esigenti, caratteristiche delle cenosi di faggio, molte delle quali ho riscontrato nelle sovrastanti faggete, ciok: Arum maculatum, Tamus communis, Epipactis latifolia, Viola silvestris, Ranunculus Ficaria, Aquilegia vulgaris, Hedera Helix, Aegopodium Poda- graria, Geranium nodosum, Euphorbia dulcis, Veronica urticaefolia, Ga- lium Mollugo, Adenostyles alpina, oltre Sesleria argentea, Brachypodium silvaticum e vari altri.

VALLE DELLA FEGANA

Stazione N. 1: Rifugiani Altitudine m. 1100-1 150. Esposizione Est-Nord-Est.

Luogo fresco e con terreno relativamente umido in quanto vi scor- rono, qua e 12, dei piccoli rivoletti di acqua che si interrano dopo breve cammino. I1 bosco t un ceduo di faggio trattato a sterzo; i polloni piti grossi, con diametro (a m. 1,30) oscillante da 4 a 6 cm., misurano circa 7-9 m. di altezza. La densitl dello strato arboreo t: piuttosto notevole (figg. 20-21) : su un’area di saggio di 20 m. di diametro, ho contato 78 cep- paie con un numero complessivo di 390 polloni; la media t di 5. polloni per ceppaia, ma si oscilla da minimi di 1 a massimi di 24. Nel complesso il soprassuolo si presenta abbastanza uniforme e cosi pure l’inclinazione del terreno che oscilla sui 350-400. La roccia E: arenaria inferiore fissile e compatta (macigno).

Piovositl

Indice di Gams X = 300 27’

media annua ragguagliata mm. 1840 Temperatura 1) )I > 8O,3

In questa localitl, di notevole interesse dal punto di vista ecologico, ho eseguito un profilo pedologico, awalendomi dell’aiuto del Prof. FIO- RENZO MANCINI, Direttore dell’Istituto di Geologia Applicata della Fa- coltl Agraria e Forestale dell’universitl di Firenze, a1 quale esprimo la mia gratitudine. La successione degli orizzonti E: la seguente:

A, - Cm. 5 circa. Lettiera indecomposta, A, - Cm. 5 circa. Residui organici in avanzatissimo stadio di decom-

posizione. La massa appare un PO’ infeltrita, con presenza di bianche ife fungine ed emanante odore di fermentazione.

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650 PADULA

Colore nero rossastro che, confrontato con la scala interna- zionale dei colori del suolo della Munsell Color Company, si pub attribuire alla sigla 2,5 YR 2/1 (l).

A questi due orizzonti quasi totalmente organici, seguono gli orizzonti interessati, nella lor0 genesi, dall’alterazione non solo della roccia madre, che si trova a circa 60-70 cm. di profondita, ma anche di materiali colluviali frequentemente riscontrati neI profilo e anche sulla superficie del terreno. Gli orizzonti sono inte- ressati da numerose radici. Cm. 25 circa. Contemporanea presenza di particelle organiche e minerali che per6 non appaiono intimamente amalgamate. Si osservano diversi piccoli cristalli luccicanti, mentre la parte orga- nica t ancora ben distinta. E evidente un parziale fenomeno di lisciviazione. I1 colore, nero, corrisponde alla sigla 7,5 YR 2/0. - p H = 6,3.

Segue un orizzonte molto sciolto e ricco di scheletro di circa 30 cm. di spessore che t stato distinto in due sottorizzonti: il primo, AC, non interessato da fenomeni di impaludamento, l’al- trot C,G, caratterizzato da cattivo scolo delle acque.

AC, - Stato di aggregazione poco stabile; terreno sciolto, interessato anc6ra da alcune radici, di colore bruno scuro corrispondente alla sigla 7 3 YR 3/2. Non presenta accenni a fenomeni di podso- lizzazione - pH = 6,6.

CIG - La lettera C, indica la elevata rocciosith del substrato pedogene- tico. G indica fenomeni di deficiente scolo delle acque, Infatti questo sotto-orizzonte si presenta estremamente umido e con sot- tili rivoletti di acqua, I1 colore t bruno rossastro scuro, corrispon- dente alla sigla 5 YR 2/2, con screziature bluastre, tipiche di que- gli orizzonti in cui si hanno fenomeni di riduzione - p H = 6,9.

La causa di tale deficiente drenaggio si pub forse attribuire all‘inclinazione degli strati che si presentano a reggipoggio, ciok con la lor0 pendenza contraria a quella del versante, per cui la roccia trattiene maggiormente I’acqua, la quale tende a rimaner nel terreno anche per l’abbondanza di lettiera che impedisce un’intensa evaporazione, favorita in questo dalla densit2 del bo- sco e dall’esposizione Est-Nord-Est del versante.

Riporto anche i dati di alcune determinazioni analitiche del terreno da me eseguite, con l‘aiuto del Dott. GIOVANNI BERNETTI, che ringrazio vivamente, nel laboratorio dell’Istituto di Geologia Applicata.

(I) I1 colore del terreno 6 allo stato umido.

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LIMITI ALTIMETRICI DEL FAGGIO IN GARFAGNANA 651

A1 ACI GG Scheletro (*) 81,l % 32,5 % 66,O %

Sabbia Limo Argilla

Azoto (Kjeldahl) 0’78 )) 0,48 )) 0,43 ))

Humus (N x 20) 15,6 1) 9,5 )) 8,6 ))

Carbonio 12,26 1) 3,4 )) 3,Ol n

Humus (C x 1,72) 21,07 n 5,85 )) 5,17 ))

C / N 15,7 7,1 7

PH 6,3 6,6 6,9

Dai dati riferiti si osserva che il terreno in esarne k rnolto sciolto, sia per l’elevata percentuale di scheletro, sia, soprattutto, per quella di sabbia che si riscontra in tutti e tre gli orizzonti. Cib k dovuto anche a1 fatto che la parte rninerale non deriva unicamente dall’alterazione della roccia madre, ma pure dal rnateriale colluviale che si riscontra frequente- rnente lungo tutto il profilo. La sostanza organica k abbondante, sopra- tutto in A,, per quanto non formi mai con la frazione minerale quello stato di aggregazione grumosa tipica degli orizzonti a mull, ma ne rimanga abbastanza nettamente separata. Quanto a1 pH, che cresce con l’aumen- tare della profondith, indica. un grado di lisciviazione del tutto nor- male dato che si tratta di un fenorneno che si verifica in misura rnodesta. In complesso k questa una terra bruna poco evoluta; cib nonostante non mi pare un cattivo terreno. La profondita, per quanto variabile con la morfologia e l’inclinazione del suolo, oscilla sempre oltre i 40-60 cm., come ho potuto constatare anche in base ad altri profili effettuati in que- sta faggeta. 11 drenaggio k rapido, almeno fino all’orizzonte C,G, senza dar luogo tuttavia a fenomeni di eccessiva lisciviazione; il leggero impa- ludamento, ’ cui ho precedentemente accennato, mi pare che, per essere confinato verso e oltre i 50 cm. di profondith, risulti addirittura utile in quanto costituisce una preziosa riserva d’acqua per la vegetazione, so- prattutto durante il period0 estivo in cui la piovosith t, nella zona, rela- tivamente scarsa. Cib k anche confermato dall’aspetto stesso del bosco che, pur trattandosi di un ceduo a sterzo, ossia di un bosco assai antro- pizzato, k senz’altro il migliore di tutto il bacino della Fegana, tant’k che l‘A.S.F.D. ne prevede la conversione in alto fusto.

(*) Le percentuali di sabbia, limo e argilla sono riferite alla terra fine; quanto all0 scheletro si deve attribuire un valore di larga approssimazione.

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652 PADULA

Tabella VII - RILEVAMENTO I di RIFUGIANI - 13 Aprile 1955

0; 1 2 3 4 5 6 7 8 9 I01 2 3 4 5 6 7 8 9 z 0 ,

Pm Pm Pn Pn Ch H H H H H H H H G G G G G .

Fagus silvatica . . . . . . . . . . . . Salix Caprea. . . . . . . . . . . . . Rosa canina . . . . . . . . . . . . . Cytisus scoparius . . . . . . . . . . . Vaccinium Myrtillus . . . . . . . . . Sesleria argentea . . . . . . . . . . .

'Festuca heterophylla t- F. apillata . . Luzula nivea . . . . . . . . . . . . Viola silvestris . . . . . . . . . . . Saxifraga rotundifolii . . . . . . . . . Potentilk sterilis . . . . . . . . . . . Rubus Bellardii . . . . . . . . . . . Geranium nodosum . . . . . . . . . SciIla bifolia. . . . . . . . . . . . . Crocus vernus . . . . . . . . . . . . Orchis maculata . . . . . . . . . . . Anemone nemorosa . . . . . . . . . . Euphorbia dulcis . . . . . . . . . .

100 1,6 1.6 3.2

11,2 28.8 36,s 11.2 9.6 1,6 8

20,s 33.6 12.8

1,6 1,6

51,2 9.6

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*Fra gli esemplari raccolti, indicati tutti, at momento del rilevamento, come Fertuca heterophylla, ho in seguito riscontrato an& pb stuca cupillafa, per cui non so dire con esatteza la percentuale pertinente a c i w n a specie, n i in qunli levate fossc p- I'una o I'altra entith.

. Spettri biologici di Rifugiani (cfr. Tabelle VII e VIII):. Primavera

P Ch H G T Nurnero delle specie = 18 Fb % 31 3 44 22 - Punti di frequenza = 344,8 R S % 22 6 44 28 - Indice di maturiti = 19,l RS % (incluse le specie fuori rilevamento)

P = 2 7 C h = 4 H = 4 3 G = 2 7 T = -

Estate P Ch H G T Numero delle specie = 38

Fb % 21 5 53 20 1 Punti di frequenza = 493,6 RS% I3 5 60 19 3 Indice di maturiti = 12,9 RS y!, (incluse le specie fuori rilevamento)

P = l l C h = 5 H = 5 6 G = 2 4 T = 4

Elevata . la percentuale di Fanerofite, data in grandissima parte dal faggio, che raggiunge qui la massima percentuale da me riscon- trata e una notevolissima copertura. F b viene quindi ad avere una netta superiorith rispetto ad Rs nonostante la sporadicita delle altre Fanerofite. Tra queste ultime si osservano Cytisus scoparius, specie gelicola-acidofila, che ha invaso completamente una vicina carbonaia, e Erica arborea, molto comune un PO' pili in basso e anche lateral- mente a questa stazione, dove la faggeta si rarefa gradualmente per lasciar posto a un bosco misto di carpino nero, castagno, nocciblo e

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LIMITI ALTIMETRICI DEL FAGGIO IN GARFAGNANA 653

2 3 4 5 6 7 8 9 3 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 4 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 5 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 60

> + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + - + + + + + + + + + + ~ + + + ~ ~ ~ , * . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + + . ” . + + . . f

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qualche cerro. Da tali localith queste due specie sono riuscite ad inse- diarsi, presumibilmente a1 momento del taglio del bosco, nell’interno della faggeta dove riescono a vegetare sia pure con portamento raccolto.

Le Camefite sono rappresentate quasi esclusivamente da Vacci- nium Myrtillus, specie dotata di notevole plasticith, che ho riscontrato nelle localita pili diverse, da quelle di piena luce dove raggiunge la sua massima diffusione, a quelle meno illuminate, nel pili folto della faggeta. Rappresenta comunque in sen0 alla cenosi di faggio una fase piti xerofila a carattere steppico o di parziale degradazione. Qui a Rifugiani si trova con notevole frequenza in un punto piti scoperto del bosco, dove il versante cambia anche un PO’ esposizione, in corrispon- denza delle levate 50-60 del rilevamento primaverile e 20-30 di quello estivo, che t stato eseguito in senso inverso.

Non elevatissimo, almeno in Primavera, t il contingente di Emi- crittofite, che presenta una discreta stabilith; sono le Geofite che in questa localith fanno un PO’ diminuire, rispetto alle faggete apuane, la lor0 percentuale. Infatti le Geofite raggiungono a Rifugiani, tra l’altro con F b superiore a Rs, in Estate, la massima percentuale riscontrata nelle quattro faggete esaminate. Fra queste, le Felci Pteridium aquilinum, Dryopteris Borreri e Athyrium filix-foemina, prive di organi vegetativi ibernanti epigei, sono state censite solo nel rilevamento estivo in quanto in Primavera non avevano ancora iniziato la loro attivith vegetativa.

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654 PADULA

Tabella VIII - RILEVAMENTO I1 di RIFUGIANI - 25 Giugno 1955

P m Pm P Pn Pn C h C h H H H H H H H H H H H H H H H H H H H H H H H G G G G G G G T

:& 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 2 0 1

Fagussilvatica. . . . . . . . . . . . 100 + + + + + + + + -!- + i- + -!- + 4- + + + + L

Salix Caprea 1.6 * . Crataegusmonogyna . . . . . . . . . 1,6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Rosa canina . . . . . . . . . . . . . 1,6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Erica arborea . . . . . . . . . . . . 1,6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vaccinium Myrtillus . . . . . . . . . 20.8 . . . . . . . . . . . . . . . f + . +- + ,. Veronica officinalis . . . . . . . . . . 1,6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sesleria argentea . . . . . . . . . . . 27.2 . . . . . . + . . t + -5 . . + .'- + + + + +

'Festuca heterophylla + F. capillata . 46.4 + + . . . . + . . . . . + . + + . 4- + . +

Agrostis. . 14,4 + + 4 * . Luzula nivea . . . . . . . . . . . . 16 . . . . . . . . + . + . . . . . . . . . . Hypericum montanum 1,6 + * . Viola sitvestris . . . . . . . . . . . . 16 . + + . . . . + . . . . . . . . . . . + . Anemone Hepatica 1.6 . . Potentilla sterilis . . . . . . . . . . . 8 . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . Rubus Bellardii . . . . . . . . . . . 25.6 . -+ + . . . f . . + . . . . -!- .3- . . . . .

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. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Saxifraga rotundifolia . . . . . . . . 6,4 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Trifolium pratense . . . . . . . . . . 1,6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lathyrus montanus. . . . . . . . . . 6.4 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . Chierophyllum calabricum . . . . . . 3,2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Geraniumnodosum . . . . . . . . . 49,6 4 . + t. +- + . i i f i . -!- . + . . . . . . Euphorbia Cyparissias . . . . . . . . 1.6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Gentiana Asclepirdea . . . . . . . . . 3,2 . . . . . . . . . . : Digitalis lutea . . . . . . . . . . . . 1,6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Galium vernum . . . . . . . . . . . . 3,2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Galium Mollugo . . . . . . . . . . . 6,4 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Phyteuma scorzonerifolium . . . . . . 12,s . . . . . . . . . . . . . . . . + . + . . Campanula Trachelium . . . . . . . 3.2 . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . Crepis leontodontoides . . . . . . . . 3.2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Hieracium murorum . . . . . . . . . 1.6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pteridiumaquilinum . . . . . . . . . 24 . . . - : . . . + . + + T T

Dryopteris Borreri . . . . . . . . . . 3,2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Athyrium rilis-foemina . . . . . . . . 12,s . . . . . . . . i . . . . . . . . . . . . BrxhyDodium pinnatum . . . . . . . 4,s . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4- . . Orchis maculata . . . . . . . . . . . 3.2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Anemone nemorosa - - . . . . . . . . . 38,4 . . . + + + . . . . : : + -!- . . . . . . . Euphorbia dulcis. . . . . . . . . . . 14.4 . . . . . . . . . . . . . . . . . . -!- -L . Geranium Robertianum . . . . . . . 3,2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

- . . . . . . . . . .

. , . . . . . . . .

Fuori rilevamento: Asplenium Adiantum-nigrum, Polypodium culgare, Platanthera bifohylia, Neottia Nidus-avis, Epipactis larifolia, Rumu Acetosa, Dianthus sp., Ranunculm sp., Porentilla Tormentilla, Cytisus scoparius, Gcnista germanica, Lotus cornicularus, Vicia cracca, Myosotis arcensis, Veronica urticoefolia, Ajusa reptans, Prfasites albur.

Fra gli esemphri raccolti, indicati, tutti, a1 momento del rilevamento, come Festuca heterophyhylla, ho in seguito riscontrato anche Fe stuca capillata, per cui non so dire con esattezza la percentuale pertinente a ciascuna specie, nk in quali levate fosse presmtc I'una o I'altri entiti.

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LIMITI ALTIMETRICI DEL FAGGIO IN GARFAGNANA 655

2 3 4 5 6 7 0 9 3 0 1 2 3 4 5 6 7 0 9 4 0 1 2 3 4 5 6 7 0 9 5 0 1 2 3 4 5 6 7 0 9 6 0

+ + ' + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . + i + + i - . + + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . + + + . + + . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ; . . + + + . + . . . . . . + . . + + . . + + + + + . + + + + + . . . + f + . t i + . . . . . . . . . . . . + . . . . . + . . . . . . . . + . . . . . . . . + - . . . + + + + . . . . . . . . . + . . . . . . . + . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . + . + + + . * . . . . . . . + . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . + . + + . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + + + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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. . . . . . . . . . . . + . + + + + + + + + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . * . . . . . + . . , + + . . . . . i . . . . + + + + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . + . . . . . . . . . . . . + + + + . . . + . + . . + . - I - . . + + + . . + . + . . . . . + . . + + . - I - . . . . + + . . + + . . + . . . . . . . + , . . + . . . . . . . . . . * . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . , . . . . . . . . . . * . , . + + - .

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656 PADULA

La faggeta, nonostante la presenza di elementi delle fasi pid aperte o xero-eliofili quali Vaccinium, Cytisus, Sesleria, Luzula, Saxifraga, Potentilla che pure hanno qui una percentuale (vedi yo di Sesleria ar- gentea e Brachypodium pinnatum quasi totalmente assente) nettamente inferiore a quella delle faggete apuane, presenta un buon contingente di specie mesofilo-nemorali che hanno cifre di frequenza piuttosto notevoli. In Primavera, la graziosissima Geofita Anemone nemorosa forma, a - tratti, un tappet0 quasi continuo coi suoi bianchi fiorellini che contrastano col bruno della lettiera accumulata sul terreno. Con Anemone nemorosa, Geranium nodosum domina nettamente fra le specie del sottobosco; ad esse si associano nella facies normale direi, o co- munque mesofila, pih chiusa del sottobosco, Athyrium filix-foemina, Scilla bifolia, Orchis maculata, Viola silvestris, Euphorbia dulcis, Hiera- ciutn murorum e tra le specie fuori rilevamento, Platanthera bifolia, Neottia Nidus-avis, Veronica urticaefolia e Ajuga reptans. Molto elevata la frequenza di Festuca heterophylla e Rubus Bellardii. Si tratta di due elementi, subatlantico Festuca heterophylla e medioeuropeo montano Rubus Bellardii, che, per lo meno nelle faggete da me esaminate, hanno un habitus decisamente nemorale. Sono infatti le specie che, anche nelle parti di faggeta pih folte, sotto copertura densissima, riescono ancora a vegetare, senza fiorire, a piccoli ciuffi Festuca, a rametti pro- strati quasi stoloniferi Rubus, insieme a qualche piantina di Oxalis Acetosella. B innegabile la grande tolleranza per l’ombra di tali specie, ma presumibilmente Rubus Bellardii e Festuca heterophylla sono anche entit3 dotate di m a certa plasticiti che, nelle severe condizioni mi- crostazionali determinate dalla copertura pirei quasi eccessiva di que- sto ceduo di faggio, rappresentano gli ultimi elementi residuali di una fase in precedenza pill aperta, ma che col tempo, perdurando le medesime condizioni, sarebbero destinati a scomparire.

L’indice di maturith, sia pure molto basso, raggiunge i massimi valori rispetto a tutte le faggete esaminate.

Stazione N. 2: Fontanone I

Altitudine 725 rn. circa. - Esposizione Nord.

Pochi esemplari cedui di faggio vicino a1 greto del rio Fontanone.

Piovosita

Indice di Gams X = 24026‘

media annua ragguagliata mm. 1630 Temperatura )) 1) 1) 9q9

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LIMITI ALTIMETRICI DEL FAGGIO IN GARFAGNANA 657

Nel rilevamento primaverile non k indicata la valutazione di fre- quenza. (cfr. nota pag. 643).

RILEVAMENTO I 'd i FONTANONE I - 13 Aprile 1955

Pm Pm Pm Pm Pm P P Pn Pn Pn PI H H H H H

Fagus silvatica Salix incana Carpinus Betulus Ostrya carpinifolia Castanea sativa Corylus avellana Fraxinus Ornus Crataegus monogyna Cytisus scoparius Coronilla Emerus Hedera Helix Sesleria argentea Festuca ovina Luzula Forsteri Urtica dioica Viola silvestris

H H H H H H G G G G G G G G T

Arabis alpina Anemone Hepatica Saxifraga rotundifolia Potentilla sterilis Rubus ulmifolius Geranium nodosum Asplenium Adiantum-nigrum Asplenium Trichomanes Polypodium vulgare Helleborus foetidus Bunium Bulbocastanum Euphorbia dulcis Primula officinalis Cyclamen neapolitanum Erythraea Centaurium

RILEVAMENTO I1 di FONTANONE I - 25 Giugno 1955

Pm Fagus silvatica Pm Salix incana Pm Carpinus Betulus Pm Ostrya carpinifolia Pm Castanea sativa P Corylus avellana P Fraxinus Ornus Pn Clematis Vitalba Pn Crataegus monogyna Pn Cytisus scoparius Pn Coronilla Emerus PI Hedera Helix Ch Veronica officinalis Ch Sedum album (Ch) Rosa sp. (plantula) Ch Thymus Serpyllum Ch Galium purpureum Ch Helicrysum italicum H Saxifraga rotundifolia H Geranium nodosum H Lactuca muralis H Festuca ovina H Ranunculus repens H Potentilla sterilis H Fragaria vesca H Galium vernum

3 1 1 1 1 1 5 5 4 3 3 3 3 3

H H H H H H H H H H H H H H H H H H H H H H H H H

Hieracium murorum Sesleria argentea Anemone Hepatica Arabis hirsuta Helleborus foetidus Euphorbia Cyparissias Brunella laciniata Achillea Millefolium Holcus lanatus Dactylis glomerata Agrostis alba Luzula nivea Siiene italica Hypericum montanum Rubus ulmifolius Alchemilla vulgaris Lotus corniculatus Lathyrus montanus Lathyrus vernus Chaerophyllum temulum Polygala alpestris Digitalis lutea Salvia glutinosa Satureja vulgaris Mentha rotundifolia

H Galium Mollugo

3 2 2 2 2 2 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1- 1 1 1 1 1 1 1 1 1

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658 PADULA

H H G G G G G G

Campanula Trachelium Hieracium florentinum Asplenium Trichomanes Euphorbia dulcis Brachypodium pinnatum Polypodium vulgare Dryopteris Borreri Tamus communis

1 G 1 G 3 T 3 T 2 T 1 T 1 T 1 T

Epipactis latifolia Bunium Bulbocastanum Geranium Robertianum Moehringia trinervia Cardanime impatiens Medicago lupulina Geranium lucidum Linum catharticum

Spettri biologici di Fontanone I: Primavera Rs%: P = 3 5 C h = - H = 3 5 G = 2 6 T = 4

Numero delle specie = 31 Estate

Byo: P=18 C h = 9 H = 5 1 G = 1 3 T = 9 Numero delIe specie = 68

Elevata, soprattutto nel rilevamento primaverile, b la percentuale di Fanerofite. Le Camefite, che pur hanno discreta freqcenza in Estate, sono totalmente assenti nel rilevamento primaverile. Questa apparente stranezza si spiega considerando che nel rilevamento estivo, come del resto ho fatto a Piastricoli, Riccio e Fontanone 11, ho erborizzato un pochino pib estesamente che non in Primavera, allorchb mi limitavo alle immediatissime vicinanze della proiezione delle chiome dei faggi sul terreno. Per questa ragione, il confront0 fra lo spettro biologic0 prima- verile e quello estivo ha, in questi rilevamenti, un significato relativo.

Elevata come sempre, soprattutto in Estate, la percentuale di Emi- crittofite, mentre le Geofite hanno maggior frequenza nel rilevamento primaverile. Interessante segnalare una certa abbondanza di Terofite che mi pare confermino la tendenza a1 clima continentale, o meglio meno oceanico, di queste stazioni rispetto a quelle apuane.

Si pub notare una certa affinith floristica con la faggeta di Rifu- giani, come del resto con quelle apuane; oltre alle varie entiti pi6 o meno plastiche o ubiquitarie, si ritrovano ancora parte di quegli ele- menti caratteristici della florula della faggeta.

Stazione N. 3: Fontanone 11 Altitudine 740 m. circa. - Esposizione Nord-Nord-Ovest.

Pochi esemplari di faggio vicino alla sponda sinistra del rio Lucerna.

Piovosith media annua ragguagliata mm. 1630

Indice di Gams X = 24026' Temperatura )) 1) )). 9O,9 .

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LZMZTI ALTIMETRZCZ DEL FAGGZO IN GARFAGNANA 659

Nel rilevamento primaverile non & indicata la valutazione di fre- quenza. (cfr. nota pag. 643).

RILEVAMENTO I di FONTANONE I1 - 13 Aprile 1955

Pm Pm Pm Pm P P P Pn PI Ch H H H H H

Fagus silvatica Ostrya carpinifolia Quercus Cerris Castanea sativa Corylus avellana Crataegus monogyna Cytisus Laburnum Cytisus scoparius Hedera Helix Saxifraga cuneifolia Sesleria argentea Festuca ovina Viola silvestris Anemone Hepatica Helleborus foefdus

H H H H H H H H H G G G G T

Helleborus viridis Saxifraga rotundifolia Potentilla sterilis Rubus fruticosus Lathyrus vernus Vicia sepium Geranium nodosum Primula aaulis Pulmonaria officinalis Asplenium Adiantum-nigrum Asplenium Trichomanes Polypodium vulgare Anemone nemorosa Torilis arvensis

RILEYAMENTO I1 di FONTANONE I1 - 25 Giugno 1955

Pm Pm Pm Pm P P P Pn P1 Ch Ch Ch H H H H H H H H H H H H

Fagus silvatica Ostrya carpinifolia Quercus Cerris Castanea sativa Corylus avellana Crataegus monogyna Cytisus Laburnum Cytisus scoparius Hedera Helix Cerastium silvaticum Saxifraga cuneifolia Veronica officinalis Geranium nodosum Sesleria argentea Fragaria vesca Phyteuma Michelii Campanula Trachelium Hieracium murorum Festuca ovina Ranunculus montanus Saxifraga rotundifolia Rubus fruticosus Lathyrus vernus Primula acaulis

1 1 1 5 3 3 3 3 3 2 2 2 2 2 2

H H H H H H H H H H H H G G G G G G T T T T T

Pulmonaria officinalis 2 Galium vernum 2 Luzula Forsteri 1 Silene italica 1 Viola silvestris 1 Helleborus viridis 1 Helleborus foetidus 1 Geum urbanum I Vicia sepium 1 Chaerophyllum temulum 1 Euphorbia Cyparissias 1 Origanum vulgare 1 Aegopodium Podagraria 4 Euphorbia dulcis 4 Asplenium Trichomanes 3

Polypodium vulgare 1 Epipactis Iatifolia 1 Sedum Cepaea 3 Geranium Robertianum 2 Moehringia trinervia 1 Cardamine impatiens 1 Myosotis arvensis 1

Asplenium Adiantum-nigrum 2

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660 PADULA

Spcttri biologici di Fontanone 11: Primavera

%yo: P = 3 1 C h = 4 H = 4 8 G = 1 3 T = 4 Nurnero delle specie = 29

Estate Rs%: P=19 C h = 6 H = 5 2 G = 1 3 T=lO Nurnero delle specie = 47

Molto somigliante a quello di Fontanone I e in parte anche a quello di Rifugiani, k lo spettro biologic0 di Fontanone 11. Le Fane- rofite imprimono un carattere forestale alla cenosi. Sono comunque sempre le Emicrittofite ad avere la prevalenza. Come in Fontanone I si nota un certo contingente di Terofite fra le quali tre gi8 osservate a Fontanone I, e ciok: Moehringia trinervia, Cardamine impatiens e Ge- ranium Robertianum.

Anche in questa piccola cenosi, si ritrovano un discreto numero di entit8 osservate nelle faggeta di Rifugiani e in quelle apuane; parti- colarmente: Sesleria argentea, Epipactis latifolia, Viola silvestris, Ane- mone nemorosa, Anemone Hepatica, Saxifraga rotund(folin, Hedera He- lix, Geranium nodosum, Euphorbia dulcis, Hieracium murorum.

CONSIDERAZIONI SUI RILEVAMENTI FLORISTICI

E evidente, dall’esame dei rilevamenti floristici, la notevole affi- nith esistente tra le faggete della Valle della Turrite Secca e quelle della Fegana. Pur nella grande eterogeneith della florula riscontrata, si pub notare quanto sia elevato il contingente di quegli elementi meso-igrofili, nemorali, che nelle caratteristiche stazionali create dalla faggeta trovano di solito il loro habitat di elezione. Comuni ad ambedue le vallate, con frequenze pih o meno grandi, sono fra gli altri: Scilla bifolia, Tamus communist Orchis maculata, Neottia Nidus-avis, Epipactis latifolia, Daphne Laureola, Viola silvestris, Anemone nemorosa, Anemone Hepatica, Ranunculus montanus, Lathyrus vernus, Vicia sepium, Hedera Helix, Aegopodium Podagraria, Geranium- Robertianum, Geranium no- dosum, Oxalis Acetosella, Euphorbia dulcis, Veronica urticaefolia, Ajuga reptans, Salvia glutinosa, Campanula Trachelium, Hieracium murorum, oltre alle meno rappresentative Sesleria argentea, Festuca heterophylla, Luzula nivea, Saxifraga rotundifolia, Potentilla sterilis, Fragaria vesca, Galium vernum, etc. Nk mancano gli elementi a carattere pih o meno steppico, tipici di consorzi poveri o semidegradati o comunque di

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LIMITI ALTIMETRICI DEL FAGGIO I N GARFAGNANA 661

terreni a humus grezzo scarsamente evoluti, quali Juniperus commu- nis, Brachypodium pinnatum, Helleborur foetidus, Crataegus monogyna, Lathyrus montanus, Calluna vulgaris, Vaccinium Myrtillus. Invero, fra quelle che sono indicate come le specie pi& esigenti e piG tipiche delle faggete mature, non ho mai riscontrato nei miei rilevamenti Allium ursinum, Corydalis cava, Asperula odorata, Mercurialis peren- nis, etc., per6 ho osservato rispettivamente, nella Valle della Turrite Secca: Arum maculatum, Carex digitata, Sanicula europaea, e nella Valle della Fegana: Athyrium filix-foemina, Dentaria bulbifera, Moehringia trinervia, Daphne Mezereum e Prenanthes purpurea, anche se qualcuna di queste ultime entith non & stata censita nei rilevamenti a carattere statistico, ma osservata, piti o meno sporadicamente, all‘interno della faggeta ed & stata quindi riportata soltanto nel catalog0 generale. Queste osservazioni confermano, a mio avviso, quanto giB esposto in prece- denza, e ciot che le faggete apuane e appenniniche facevano parte di un’unica formazione che confluiva verso la piana del Serchio, proba- bilmente nell’acme eustatica del period0 Catatermico.

Per quanto riguarda i nuclei eterotopici di Fagus silvatica dissemi- nati lungo il basso corso della Turrite Secca se ne pud tentare m a inter- pretazione a1 lume dei rilevamenti floristici. Second0 NEGRI (1919) il fag- gio sotto la sua quota normale pub presentarsi sotto diversi aspetti: a) per abbassamento generale dei limiti della faggeta che conserva la sua nor- male composizione e il contatto colla formazione corrispondente della flora montana e mantenendo sempre la disseminazione spontanea; b) in individui sporadici sotto il limite della faggeta, con mancanza di qual- siasi traccia di rinnovazione spontanea; in questo caso, non potendosi dimostrare una disseminazione da parte di uccelli, o dell’uomo, o co- munque di un fenomeno di diffusione casuale e irregolare, n& che si tratti di pionieri di foreste in via di diffusione verso il basso, si sugge- risce l’ipotesi di relitti di condizioni ecologiche superate; c) infine se si riscontrano individui isolati o a piccoli gruppi nella zona submontana, che hanno perduto qualsiasi contatto colle faggete montane, n& si pub pensare a1 trasporto accidentale dei disseminuli, perb sono sempre accompagnati da un certo numero di piante caratteristiche della cenosi del faggio, si pu6 senz’altro parlare di relitti.

Nel caso della Valle della Turrite il faggio, a1 suo limite inferiore, molto basso, non si trova in massa ma a piccoli nuclei (Pollaccia) o a gruppetti, o a individui sporadici (Piastricoli, Riccio, Casa Zuppini). In margine ai singoli rilevamenti ho giB rimarcato l’affinith floristica, talvolta veramente notevole, che questi popolamenti a Fagus silvatica presentano con le sovrastanti faggete. Non credo affatto che questi

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nuclei di faggio frazionati .e segregati in stazioni submontane abbiano il carattere di pionieri di foreste in via di diffusione verso il basso, fa- vorite dalla oceanicitl climatica della valle, nel qua1 caso, tra l’altro, l’affinitl floristica colle sovrastanti faggete dovrebbe essere presumi- bilmente minore, e soprattutto perch& in una valle cosi antropizzata come questa, dove l’uomo ha piantato vaste aree a castagno a spese spesso della faggeta, la diffusione di quest’ultima verso il basso, ossia verso localitl pid popolate e metamorfosate, sarebbe stata semmai osta- colata, ma non certo favorita. Piuttosto che di discesa del faggio nelle stazioni pih fresche del piano submontano parlerei quindi di non risalita. Ossia, dopo la grande espansione catatermica, col riaccentuarsi della con- tinentaliti del clima, il faggio si t andato gradatamente ritirando dalle plaghe planiziarie, lasciando qualche nucleo o digitazione in quelle stazioni submontane dove per le caratteristiche ambientali, o meglio micro-ambientali di esposizione, umiditl, etc., il clima avesse un ca- rattere di maggior freschezza e oceanicitl, o comunque la continenta- l i t l fosse meno sentita. Mi sembra quindi di poter interpretare questi popolamenti di Fagus siluafica scaglionati lungo il corso della Turrite come i nuclei, oggi segregati, di quella un tempo assai pid estesa cenosi di faggio ritiratasi in fase di anastatismo verso il piano orofilo. Nel caso specific0 della Pollaccia, dove la cenosi ha un’estensione maggiore, ri- spetto agli altri nuclei situati a quote modeste, ritengo che non si tratti altro che del lembo inferiore della faggeta montana. E se oggi questo piccolo popolamento ha perso il contatto con le sovrastanti faggete si deve essenzialmente all’uomo che ha aperto delle aree nella sua com- pagine per piantarvi castagni; e infatti alla Pollaccia, subito sopra la faggeta, v i ‘ t un castagneto da frutto.

Del resto la presenza di colonie eterotopiche di faggio, nel piano submontano, non t affatto eccezionale in Toscana. NEGRI (1928) cita la grande abbondanza di Fagus e di molte sue accompagnatrici nella macchia del Lamone in Val di Fiora. CORTI (1934) ho osservato nel- l’alta Valle del Carfalo (tra Empoli e Siena) vari esemplari di faggio e tasso a quote notevolmente basse (250-300 m. circa). Questi esemplari, situati lungo un fresco torrente sono accompagnati da arbusti e erbe mesofile largamente mescolati con la flora dei boschi circostanti. Cosi a faggio e tasso si associa il leccio, a Tamus e Rubus s’alternano Smilax e Rubia peregrina; nei punti pid folti compaiono di frequente Lilium bulbijerum, Fragaria vesca, Cytisus sessilifolius, Eupatorium cannabi- num, mentre la vegetazione pid xerotermica predomina nelle chiarie. Vari altri esempi sono stati segnalati in Toscana (cfr. CHIARUGI e NEGRI, 1930).

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Effettivamente nella Valle della Turrite Secca, l’elevatissima piovo- sita pub permettere la conservazione di colonie eterotopiche di Fagus siluatica, in buone condizioni vegetative, e di altre specie meso-igrofile, a quote cosi modeste, in quelle esposizioni settentrionali, in vicinanza del fiume, apportatore di umiditi edafica e dell’aria, dove la tempe- ratura presenta degli estremi, massimi soprattutto, non molto accen- tuati, ossia dove l’ambiente I: pih consono alle esigenze del faggio. In- fatti con i dati ragguagliati della piovositi e temperatura delle stazioni esaminate, per quanto molto incompleti, e dell’indice di GAMS, si pub ritenere che presumibilmente nella Valle della Turrite, ma soprat- tutto lungo il corso del fiiume, il clima abbia un carattere oceanic0 ab- bastanza netto o per lo meno la continentaliti sia assai poco sentita.

Non per nulla le minime escursioni sia diurne sia annue, si hanno nelle localita piovose, umide o durante il period0 delle piogge, in quanto queste regolano le variazioni termiche, o meglio determinano modeste variazioni termiche. Inoltre l’oceaniciti di questa valle spiega come qui vi sia un alone di ampiezza piuttosto notevole tra il faggio do- minante e i nuclei sporadici, concordemente a qtranto affermato da NEGRI (1928): (( L’ampiezza dell’intervallo tra il limite del faggio do- minante e limite del faggio sporadico i: sensibilmente proporzionale alla oceaniciti climatica del distretto )).

Per gli esemplari di Casa Zuppini (m. 310 circa), che rappresentano il limite estremo del faggio sporadico nella Valle della Turrite Secca, non posso basarmi su alcun rilevamento floristico perchk si trovano sull’orlo dei campi coltivati e un rilevamento qui avrebbe ben scarso significato. Mi sembra poco probabile la disseminazione dei frutti per opera casuale dell’uomo o di uccelli. Non scarterei semmai l‘ipotesi di piante nate in seguito a1 trasporto di faggiole per mezzo dell’acqua del fiume, anche se questo i: un mod0 di propagazione poco comune per il faggio; tale possibiliti potrebbe anche riferirsi ad altre piante isolate che si trovano scaglionate lungo il fiume dalla Pollaccia in gili.

Per il limite inferiore del faggio nella Valle della Fegana non ho da aggiungere particolari osservazioni a quanto esposto in precedenza. Tale limite mi sembra abbastanza rispondente alla normaliti. Ci si pub domandare semmai perchi: si trovano nella Valle della Turrite Secca colonie eterotopiche di faggio a quote cosi modeste, mentre cib non si riscontra nel vicino Appennino. Escluso che il fenomeno possa riferirsi a motivi pedologico-edafici, in quanto il faggio, almeno in Italia, i: ubiquitario per il terreno, la spiegazione piii plausibile 1: quella climatica, Nella Valle della Fegana la piovosit;, pur non essendo bassa, k nettamente inferiore a quella della Turrite, soprattutto durante il

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period0 vegetativo. L’indice di GAMS delle stazioni di Fontanone e Rifugiani 2: relativamente elevato e cib indica una certa continenta- lit3 del distretto, per lo meno rispetto alle stazioni apuane. Inoltre l’andamento generale della valle . k verso Sud. In definitiva, l’eventuale conservazione di colonie eterotopiche di faggio a quote modeste nella Valle della Fegana sarebbe inevitabilmente compromessa venendo qui a mancare quelle condizioni di freschezza e urnidit3 dell’aria e del ter- reno necessarie alla specie, che caratterizzano invece la bassa Valle della Turrite Secca.

Ho gi3 osservato come uno dei caratteri dominanti delle faggete da me esaminate sia la ricchezza floristica e l’intrusione di elementi submontani o comunque molto eterogenei che vi si riscontrano, per le frequenti trasgressioni delle specie pih plastiche delle cenosi limi- trofe. In questa eterogeneita 2: difficile poter individuare una fase pih mesofila e matura, pid vicina possibile a1 climax, indice di un raggiunto equilibrio dei fattori ecologici stazionali. I n effetti si osserva un con- tinuo alternarsi di elementi floristici, anche su aree di piccola esten- sione, elio-xerofili o xeromorfi con altri a carattere decisamente igrofilo e nemorale. Cib avviene nonostante che il faggio esplichi, nelle localith dove sono stati fatti i rilevamenti, una copertura pressochk continua; ossia si tratti di faggete dense, relativamente chiuse, nel cui interno filtra poca fuce e dove dovrebbero trovarvisi poche specie a tempera- mento decisamente sciafilo, magari con frequenze notevoli.

Bisogna per6 considerare che, soprattutto per le Apuane, che sono cosi vicine alla costa e da questa si’ ergono con notevole ripidith, i piani di vegetazione vengono a essere molto ristretti e spesso assai ‘confusi; si pub cosi osservare sovente la reciproca trasgressione delle principali specie forestali delle zone costiera e montana e delle lor0 accompagna- trici. Per l’Appennino, dove dal mare ai monti vi t una maggiore zo- nazione, questo fenomeno si verifica in misura pih ridotta. Le Apuane poi, per l’antica lor0 origine e il relativo isolamento in cui si trovano, hanno una eccezionale ricchezza floristica, caratterizzata anche da molte specie endemiche, tanto che vi si ritrovano piii della met& di tutte le specie esistenti in Italia (comprendendo nelle Apuane anche la zona costiera della Versilia) e tale ricchezza si manifesta ovviamente anche nella florula delle faggete. Inoltre tutte le faggete esaminate, sia apuane sia appenniniche, sono di estensione molto limitata e non occupano un piano di vegetazione continuo, ma si tratta di popola- menti modesti, spesso interrotti da zone rocciose, aree degradate o da altre cenosi. Infine si deve aggiungere che i boschi di queste zone sono molto antropizzati. Infatti l‘uomo, di faggete ha fatto cedui a

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sterzo, ne ha tagliate vaste aree per piantarci i castagni, ha provocato in talune parti col pascolo una pit3 o meno estesa degradazione del ter- reno, con l’apertura di cave di marmo (nel versante apuano) ha invaso di detrito molte faggete della zona, ha insomma sconvolto il primitivo aspetto del paesaggio forestale, aumentando le interferenze fra i piani di vegetazione giA probabilmente notevoli per le caratteristiche topo- grafiche. Nei riguardi della luce poi, bisogna considerare che molte specie ritenute sciafile (I) e che trovano il loro habitat di elezione al- l’interno del bosco di faggio (pianta che d8 e sopporta molta ombra), in realtA compiono la loro attivita vitale, antesi e fruttificazione, nel pe- riodo in cui il faggio non ha ancora messo o sta mettendo le foglie, e possono cosi fruire in abbondanza della luce loro necessaria. Intendo riferirmi soprattutto alle Geofite che, per mezzo dei lor0 organi di riserva ipogei (tuberi, bulbi, rizomi, etc.), possono gi8 iniziare l’atti- vita vegetativa ai primi accenni primaverili quando la stagione i: sem- pre relativamente fresca e le altre piante sono ancora in stadia di riposo. Nella faggeta di Rifugiani, la pih densa, la tipica Geofita Anemone nemo- m a , che in Primavera aveva ur?a frequenza notevolissima, nel rileva- mento estivo di fine Giugno era gi i diminuita di pi& del lo%, mentre a i primi d’Agosto, quando il faggio esercitava la massima copertura, era ridotta a vegetare sporadicamente con le foglie gi8 mezze ingiallite.

Inoltre spesso i: difficile poter separare i reciproci rapporti tra i singoli fattori ecologici; cosl anche in un ambiente scarsamente illu- minato, ma su terreno fortemente nitrificato, Anemone nemorosa pu6 riuscire ancora a vegetare.

Appare comunque evidente che 2: proprio nelle dense faggete che s i riscontrano le piante ritenute fra le pih sciafile. Cosi Anemone Hepa- tica che, second0 le osservazioni di WIESNER (in RUBEL, 1930), si accontenta per la sua fioritura di un coefficiente di godimento di luce = f + f (2); le foglie possono ancora prosperare con un coeffi- ciente = A, mentre appassiscono con un coefficiente = a; e questo per le faggete austriache, mentre & presumibile che in localitli pih meri- dionali, a niaggior intensiti luminosa, basti un coefficiente minore

1

(I) Us0 il termine di sciafilia nel senso di tolleranza per I’ombra in quanto, per con- cetto ormai assodato, nei nostri climi temperati, piante sciafde nel vero senso della parola non esistono. Si tratta bensi di elementi che riescono ad avere il soprawento su altri non dotati di particolare preadattamento alle severe condi- zioni create da un denso ombreggiamento.

(*) Rammento che per coefficiente di godimento di luce si intende la quantiti di luce che fruisce la pianta, espressa come frazione della luce che la stazione, dove si trova la pianta, riceve nelle migliori condizioni di illuminazione.

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(sempre secondo le osservazioni di WIESNER, le foglie di faggio, a Vienna, riescono ancora a vegetare con un coefficiente di godimento di luce = G).

E ancora, secondo le osservazioni di LINDQUIST (1931) sono state osservate nella faggeta, fra le altre specie, in condizioni veramente estreme, pari a11’1,50/, di intensit3 di piena luce, Actea spicata, Ane- mone Hepatica, Asperula odorata, Brachypodium silvaticum, Cephalan- tera alba, Hedera Helix, Sanicula europaea, Viola silvestris, e, sempre in b a s e condizioni di luce, sono stati trovati semi di Actea spicata, Anemone Hepatica, Anemone nemorosa, Asperula odorata, Oxalis ace- tosella e Viola silvestris. Si tratta di specie, ad eccezione di Actea spi- cata e Asperula odorata, che pure ho riscontrato, talune con elevata frequenza, nelle faggete della Garfagnana, spesso in condizioni d i scarsa luminosith. Inoltre tra le specie xero-eliofile o comunque meno sciafile da me raccolte, talune mostrano evidenti segni di adattamento all’ambiente povero di luce e spesso umido, esistente all’interno della faggeta. Cosi gli esemplari di Cynanchum Vincetoxicum, osservati a Pian di Mele e Pollaccia, sono assai delicati, con il caule allungato e sottile, foglie esili, chiare, ben diversi dai rustici esemplari trovati a1 Passo del Vestito. Lo stesso dicasi per Rubus BeZlardii, come ho giA precedentemente segnalato. Quando ai frequentissimi tappeti di gra- rninacee cespitose come, Sesleria argentea, Brachypodium pinnatum e la stessa Festuca heterophjh, solo molto sporadicamente e nei luoghi piii illuminati, riuscivano a fiorire.

Confrontando il catalog0 floristico delle faggete da me esaminate con quello di NEGODI (1943), che ha rilevato la faggeta del M. Cerva- rola nel vicino Appennino modenese, si osserva che su 123 specie censite da questo Autore, 55 sono in comune con le faggete garfagnine. Queste si riscontrano, soprattutto, fra gli elementi piuttosto plastici e xero- termici, ma anche fra quelli meso-igrofili tipici della cenosi di faggio. La faggeta del M. Cervarola ha per6 un’impronta piii xero-eliofila e di ancora maggiore eterogeneiti floristic3 rispetto a quelle garfagnine. Mancano fra le specie piii rappresentative della cenosi Athyrium filix- foemina, Carex digitata, Neottia Nidus-avis, Viola silvestris, Dentaria bulbifera, Anemone nemorosa, Anemone Hepatica, Hedera Helix, Prenan- thes purpurea e altre che io, sia pure talvolta sporadicamente, ho ri- scontrato, mentre sono presenti varie entit3 decisamente rustiche quali Satureja, Bellis, Cirsium, Carduus, Carlina, etc.

NEGODI ritiene che tale .faggeta rappresenti una facies locale che si differenzia da quella tipica, soprattutto per la sua modesta esten- sione e per la maggior discontinuit3 di copertura del faggio. Tuttavia,

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a parte la facies locale della faggeta della Cervarola, essa si inquadra anella facies geografica di carattere pih meridionale in confronto a quello presentato dalle vaste faggete centro-europee e dei settori pih settentrionali dell’area di dispersione geografica del faggio, per l’esclu- sione degli elementi pitj nordici esistenti in queste e l’acquisto di altri pih meridionali 1).

Maggiori somiglianze si riscontrano con i censimenti floristici di MONTELUCCI (1 952-53), eseguiti nel massiccio del Terminillo, nell’Ap- pennino abruzzese, sia per la faggeta d’alto fusto sul M. Calcarone (pag. 135 0. c.) a rn. 990-1050 di quota, a1 limite tra le formazioni elio- file e quelle sciafile, che quindi risente, soprattutto nel sottobosco, di questa fisionornia di transizione, sia nella foresta di Pian di Roscie (pag. 137 0. c.) dominata dal faggio. In quest’ultitna cenosi, su 21 spe- cie dello strato fanerofitico, 9 sono le stesse delle faggete garfagnine, ma su 14 del lamineto, dominato dalle Geofite e definito da MONTE- LUCCI (( legato strettarnente all’ambiente nemorale chiuso )), ben 12 sono le specie in coniune.

Un PO’ diverso risulta invece il confronto con quella che per MON- TELUCCI rappresenta la faggeta climax dell‘orizzonte superiore delle latifoglie sciafile, densissima, con spesso strato di humus organic0 a basso pH, esposta a Nord, sul 1500-1600 m. di quota. Ne riporto la lista fiorale ordinata secondo il grado di abbondanza-copertura di BRAUN BLANQUET (da MONTELUCCI, 0. c., p. 155):

*Fagus silvatica Pirus Aria Pirus Aucuparia Acer Pseudoplatanus

*Daphne Laureola Stellaria nemorum Asperula odorata

*Scilla bifolia *Moehringia trinervia

Stellaria Holostea

Dentaria enneaphyllos Galium Aparine Polygonaturn multiflorum

*Neottia Nidus-avis *Dentaria bulbifera Corydalis cava Coeloglossum viride Paris quadrifolia

*Cerastium arvense Adoxa Moschatellina

MONTELUCCI ritiene che in questa cenosi si debba riconoscere (( m a caratteristica foresta climax-fredda delle zone che sono state rneno antropizzate, costituente probabilrnente uno dei migliori esempi di relitto non degradato delle formazioni di assestamento della vegeta- zione climax oceanica catatermica del pih recente postglaciale, dopo che la faggeta ebbe a som-mergere le abetaie preesistenti (cfr. CHIARUGI, 1939) )). Sernpre secondo MONTELUCCI il suo indice. di rnaturit;, che perb non i: stato calcolato, sarebbe certarnente elevato. Delle 20 spe-

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cie, di cui 10 Geofite e nessuna Emicrittofita, 7 sono comuni alle fag- gete da me esaminate e sono indicate con l’asterisco. Effettivamente si deve riconoscere negli elementi riscontrati da MONTELUCCI una spe- cializzazione all’ambiente nemorale molto chiuso. Inoltre, essendo stato fatto il rilevamento a quota piuttosto elevata, nella zona piii tipica dell’orizzonte del faggio, e meno disturbata, le intrusioni di elementi estranei, caratteristici delle zone di tensione, risultano owiamente assai minori, rispetto alle faggete garfagnine, o quasi nulli.

Ho voluto confrontare i miei rilevamenti anche con quelli, molto numerosi, riportati da LINDQUIST (1931) per le faggete scandinave e danesi, ancorcht si tratti di un ambiente decisamente diverso dalla Garfagnana sotto i piti vari punti di vista. Ci6 nonostante, osservando i cataloghi floristici riuniti da LINDQUIST associazione per associazione, si nota un numero piuttosto cospicuo di specie comuni alle faggete garfagnine e fra le piii tipiche della cenosi.

A titolo piii di curiosith che altro, voglio citare la (( Aegopodium- Sanicula europaea socia 1) (pag. 469 0. c.) che presenta una certa somi- glianza fisionomico-floristica con i rilevamenti da me compiuti a Pia- stricoli e Riccio. I1 rilevamento riportato da LINDQUIST comprende ben 47 taxa di cui 15 sono in comune con quelli di Piastricoli e Riccio e precisamente (da LINDQUIST, 0. c., p. 469):

Fagus silvatica Carpinus Betulus Acer campestre Corylus avellana Hedera Helix Rubus caesius Dactylis glomerata Melia uniflora

Viola silvestris Ranunculus Ficaria Vicia sepium Sanicula europaea Aegopodium Podagraria Geranium Robertianum Lactuca muralis

Owiamente la somiglianza floristica non t notevole (si noti per6 che varie entith riportate nel suddetto rilevamento da LINDQUIST sono comuni a altri rilevamenti garfagnini) ma t caratteristico che proprio le piccole cenosi di Piastricoli e Riccio, dominate da Fagus e altre arboree della fascia Quercus- Tilia-Acer, presentino questa fisionomia relativamente simile a una faggeta scandinava.

Le tabelle floristiche di alcune associazioni e sottoassociazioni o (( socia )) riportate da LINDQUIST, sono relativamente povere di specie, oltre quella, frequentissima, che le conferisce il nome. Cosi l’associa- zione a OxaZis’AcetoseZZa, che per6, in condizioni di elevata dominanza, risulta confinata ai substrati con valori molto bassi del pH, che non su- perano mai 5,4, con punte minime di 4,2. Lo stesso dicasi per l’asso-

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ciazione a Asperula odorata, anche se il fenomeno si verifica in misura minore. Per& come awerte lo stesso LINDQUIST, (( non si tratta di Vera acidofilia, bensi tali specie non colovizzano suoli subneutri solo per- chk non possono sopportare la severa concorrenza di erbe pih alta- mente subneutrofile n. In effetti, nelle localit5 dove i valori del pH sono pih elevati, vediamo che il catalog0 floristico si arricchisce sen- sibilmente.

Interessante pub essere il confront0 con le faggete austriache stu- diate da VIERHAPPER (in RUBEL, 1932). Questo Autore distingue Otto tipi di faggeta: il I corrisponde a1 tipo normale; il I1 corrisponde alla fa- cies basofila asciutta, tipica dei ripidi pendii, con Sorbus A r i a ; il I11 alla facies acidofila e secca con Vucciniuin Myrtil lus; il IV a quella umida con Fraxinus excelsior; il V alla facies rupicola con molte felci; il VI alla facies con elementi boschivi misti anche del Querceto (Crataegus, Carpinus, Quercus) ; il VII alla facies delle tagliate, con specie che nell‘interno sono sporadiche ad eccezione di Fragaria uesca, che ha qui la massima prevalenza; I‘VIII infine coniprende la facies a specie prevalentemente subalpine.

Osservando gli elenchi floristici riportati dall’Autore per ogni tipo, non credo che potrei inserire con una certa esattezza le faggete da me esaminate in nessuno di essi, sia considerandole nel lor0 complesso sia separatamente per ogni rilevamento. Infatti per ogni facies indicata dall’Autore si nota un numero pid o meno grande di specie in comune con quelle da me elencate nei vari rilevamenti, senza per6 che vi sia, tra questi, un’effettiva corrispondenza a1 tipo, in quanto gli elementi della facies secca si associano a quelli della facies umida e quelli della baso- fila con gli elementi della facies acidofila, confermando quanto gi5 osservato sulla lor0 eterogeneit2. Predominano comunque gli elementi delle facies pih umide e fresche, mentre poco frequenti, ad eccezione di Vaccinium Myrtil lus, sono gli elementi acidofili. Del resto i valori del pH delle stazioni da me esaminate sono sempre vicini alla neutra- lit5.

Riporto tuttavia I’elenco floristico di quello che VIERHAPPER con- sidera il tip0 normale del Fagetum, rappresentante la fase pid matura ed equilibrata della faggeta montana austriaca (da VIERHAPPER, 0. c., pp. 405-406):

*Fagus silvatica

*Viola silvestris Asperula odorata

Lamium luteum Acer pseudoplatanus

Cicerbita muralis *Prenanthes purpurea Poa nemoralis Mercurialis perennis Carex silvatica

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*Sanicula europaea *Lathyrus vernus *Ajuga reptans *Brachypodium silvaticum *Rubus hirtus s. 1. Acer ptatanoides

*Hedera Helix *Hieracium murorum Bromus asper

*Anemone Hepatica *Oxalis Acetosella Dactylis Aschersoniana Carex pilosa Euphorbia amigdaloides

(Stereodon cupressiformis) Prunus avium (Polytrichum formosum)

*Melica uniflora

*Abies alba

Festuca montana *Epipactis latifolia Viola mirabilis

*Daphne Mezereum Senecio Fuchsii Hordeum europaeum Primula vulgaris

*Daphne. Laureola *Carex digitata

*Taxus baccata *Neottia Nidus-avis *Cardamine bulbifera (Syn. Dentaria

*Evonymus latifolius Senecio nemorensis

*Aposeris foetida Milium effusum

Polygonaturn multiflorum

bulbifera)

Tralasciando i due muschi, di 45 taxa elencati da VIERHAPPER, 23 sono in comune con le faggete da me esaminate, nel loro complesso, e sono indicate con l’asterisco. Ho incluso tra queste anche Taxus bac- cata che in effetti t l’unica specie non censita all’interno di una fag- geta. Comunque questa incluslone non mi sembra arbitraria, in quanto i cespugliosi esemplari di tasso riscontrati sulle Apuane facevano pre- sumibilmente parte della cenosi di faggio. Si tratta di una percentuale abbastanza elevata, tanto piti che mancano nel Fageturn normale austriaco di VIERHAPPER, alcune specie esigenti e nemorali, che pur vengono con- siderate come tipiche della cenosi di faggio, e che io ho osservato nelle faggete garfagnine, quali Scilla bifolia, Moehringia trinervia, Anemone nemorosa, Geranium nodosum, ed altre. Cosa questa logica, in quanto non 6 detto che gli elementi caratteristici del Fagetum tipico di una qualche regione debbano essere gli stessi in un’altra.

CONCLUSIONI

Da quanto esposto e concordemente a quanto affermato da vari Autori, si pub considerare la faggeta appenninica, e quindi anche quella garfagnina, relativamente analoga alla faggeta alpina centro-europea.

Second0 le interpretazioni di MEUSEL (1943), sulle cenosi di Fagus silvatica, riferite anche da SAPPA e CHARRIER (1949, pag. 148) (( il Fa- getum deve considerarsi una grande megacenosi, che, per quanto

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floristicamente eterogenea, k ecologicamente ben delimitata, susse- guendosi nel suo ambito da Ovest a Est e da Nord a Sud un mosaic0 di facies regionali e locali, che possono tutte considerarsi derivate da una forma fondamentale D. Anche MONTELUCCI (1952-53) e HOFMANN (1954) mi sembra che concordino con questa asserzione, interpretando le faggete appenniniche centro meridionali come un lembo della mega- cenosi forestale centro-europea interferita, second0 MONTELUCCI, dal- l’elemento migrante illirico.

Non credo di avere obiezioni da fare a questa interpretazione che mi sembra rnolto logica. In effetti anche le analogie floristiche delle faggete della Garfagnana, da me esaminate, con quelle centro-europee sono abbastanza elevate. Si potri osservare che mancano qui alcune fra le specie nemorali pih esigenti e tipiche delle cenosi di faggio, ma questo ritengo si debba imputare, oltre che all’esistenza di facies locali distinte in sen0 all’area di dispersione della specie, essenzialniente a1 notevole intervento antropico che si k verificato nelle faggete garfa- gnine. Non si dimentichi che tali faggete sono tutte cedue con turni pih o meno lunghi. & evidente che le specie pic specializzate ed esigenti sono le prime a rarefarsi o addirittura a scomparire a1 peggioramento delle condizioni ecologiche che si verifica quando si altera l’equilibrio di un consorzio vegetale relativamente chiuso; si permette cosi l’intru- sione di elementi diversi, taluni anche steppici, che conferiscono a1 bosco una notevole eterogeneiti. Si osserva, dopo il taglio, la tendenza da parte delle specie migliori che ancora permangono, alla ricostitu- zione di una fase pih matura della cenosi, che per6 non potri essere portata a termine, perchi: dopo pochi anni un altro taglio altererD di nuovo quell’equilibrio che nel frattempo sari stato raggiunto. Dove i tagli sono rnolto frequenti si assiste alla quasi totale scomparsa delle specie mesofilo-nemorali e alla rapida invasione di quelle xerotermiche, mentre dove tale frequenza k minore, un certo numero di elementi nieso-igrofili permane ancora a coairastare l’accaparramento dello spazio a quelli steppici, condizionati in questa lotta dalla maggiore o minore rapidita con cui il soprassuolo di faggio ricostituiri la sua co- pertura. Quest’ultimo mi sembra il caso delle faggete delle valli della Turrite Secca e della Fegana, sinusie non assestate, continuamente ten- denti a1 climax, ma delle quali il fattore antropico arresta periodicamente l’evoluzione; si pub per6 ritenere che in tempi storici relativamente recenti il popolamento vegetale avesse un maggior grado di maturith. Oggi si possono considerare tali fitocenosi un Subclimax.

L’indice di maturita di PICHI SERMOLLI, calcolato per i vari rileva- menti, attribuisce lor0 dei valori molto bassi. La cosa non stupisce in

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quanto il numero elevato di elementi sporadici riscontrato nelle fag- gete non poteva non abbassare quest’indice. Come avverte PrcHr SERMOLLI (1948), l’indice di maturiti non ha affatto un valore assoluto, ma solo relativo; ed effettivamente esso trova la sua ragione di essere nel giudicare del maggior grado di maturiti raggiunto tra consorzi analoghi, possibilmente di una stessa regione, o comunque apparte- nenti alla medesima linea evolutiva. I1 valore pih elevato, per i miei rile- vamenti, & raggiunto dalla faggeta di Rifugiani, seguono quella della Pollaccia e infine Grotta Giancona e Pian di Mele. Effettivamente a Rifugiani c’t, all’interno del bosco, una maggiore uniformiti floristica rispetto alle faggete apuane, ma non per questo il suo soprassuolo arboreo (anch’esso indice del grado di maturit3 della cenosi), che pur t discreto, t migliore di quello di Pian di Mele, dove l’indice ha il minimo valore; anzi mi sembra proprio quest’ultimo, il migliore di tutti quelli osservati. Inoltre, nel calcolo dell’indice, non sono state consi- derate le specie fuori rilevamento che sono pih numerose alla Pollaccia e Rifugiani rispetto a Pian di Mele, ed t evidente che, soprattutto in questi consorzi non molto evoluti, le specie fuori rilevamento hanno una certa importanza nella stima della maturiti. I1 fatto t che l’ele- mento fondamentale, che determina l’ingresso e la selezione delle specie che possono trovarsi in sen0 alla faggeta, t il grado di copertura arborea; ma questo elemento t quasi direi il pid antropico o comunque il pih facilmente alterabile di tutti i fattori ecologici. Un taglio pih o meno intenso, piG o meno rispondente alle esigenze della specie do- minante, pub orientare tutto iI consorzio vegetale veiso un tip0 pih maturo, meso-sciafilo, equilibrato, o verso un tipo meno maturo e elio-xerofilo. In taluni punti della faggeta di Rifugiani la copertura del ceduo 6 tanto densa, che il sottobosco & quasi del tutto mancante e si riduce a esili ciuffi di Festuca heterophylla, rametti prostrati di Rubus Bellardii e piantine di Oxalis Acetosella localizzate ai piedi dei polloni dove (SUSMEL, comunicazione verbale) meglio utilizzano i fili d‘acqua che scorrono lungo il fusto. L’indice di maturiti, calcolato in base a un eventuale rilevamento eseguito in questo punto della sta- zione, sarebbe sicuramente piuttosto elevato, ma non credo che questo nucleo di faggeta rappresenti il climax dell’orizzonte del faggio in que- sta regione.

Si pub obbiettare che il giudizio sul grado di rnaturiti raggiunto da un popolamento vegetale dovrebbe rispecchiare le condizioni natu- rali della vegetazione, o comunque poco alterate da interventi estranei. Si ritiene quindi comunemente che la faggeta matura, in condizioni naturali o quasi, presenti una coniposizione di struttura e soprattutto

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floristica molto uniforme, caratterizzata da un bassissimo numero di specie costanti e molto frequenti, con pochissime essenze sporadiche, ossia priva di eterogeneit:. 10 credo perb che la costanza, uniformiti e scarsezza del corteggio floristic0 della faggeta, sia ammissibile solo nel bosco coetaneo o anche in quello disetaneo, ma allora su limitate superfici. Ma a1 lume attuale delle nostre conoscenze, mi pare si possa senz’altro ammettere che la struttura coetanea del bosco non sia na- turale, ma artificiale, per lo meno nei nostri climi temperati o comunque dove non c’k un fattore ecologico (temperatura, natura del terreno, etc.) che sia rappresentato in condizioni tanto estreme da pianificare tutti gli altri. Effettivamente in questi tipi di faggete si riscontreranno sol- tanto poche specie, altamente specializzate, che possono sopportare la mancanza dell’isolazione diretta, con frequenze piuttosto notevoli, tali da rialzare I’indice di maturiti eventualmente calcolato. Ma que- ste non sono condizioni naturali di vegetazione. In proposito RUBEL (1930, pag. 139) dichiara: (( Un giovane bosco coetaneo,cosa molto in- naturale, possiede pure un caos innaturale nel sottobosco. Una fustaia coetanea di 20-45 anni generalmente lascia passare cosi poca luce, che non si trova punto o quasi punto sottobosco 1).

La foresta naturale, tendenzialmente mista e disetanea, o meglio pluristratificata, non 2 poi tanto uniforme nel corteggio di specie carat- teristiche, ma presenta una variazione continua di facies a1 variare delle condizioni stazionali che in sen0 a1 bosco si riscontrano. 0 anche, si potrebbe dire, un sussegliirsi continuo di tipi floristici, con le inevi- tabili varianti, a1 ripetersi delle medesime costanti ecologiche.

Quando le piante piG annose cadono, rimangono nel bosco dei vuoti di diversi metri quadrati di superficie che sono rapidamente invasi dalle specie piti eliofilo-termofile o comunque meno sciafile che vivono ai margini e nelle chiarie del bosco. Nk si deve credere che la caduta di piante decrepite o stroncate dal vento, sia poi tanto sporadica. Dalle indagini fatte da SUSMEL (1956) nelle foreste naturali miste di Picea, Abies e Fagus delle Alpi Dinariche, risulta che in media si ha una ca- duta di piante per anno e per ettaro corrispondente a 6-8 mc., ossia di una quantiti pari all’incirca all’incremento. Cosa che mi sembra molto logica in quanto se ammettiamo che la foresta naturale, a meno di eccezionali cambiamenti climatici, o di interventi dell’uomo o co- munque estranei, tende a conservare in senso indefinito la sua compo- sizione, k evidente che, di quanto in media si accresce in massa, di altrettanto dovrA diminuire con la caduta naturale di un certo numero di piante; in caso contrario si ammetterebbe o un accrescimento inde-. finito, il che k assurdo, o una progressiva diminuzione di massa e in se-

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guito di spazio che pu6 benissimo awenire, ma che in normali condizioni naturali si pensa di poter escludere. Nei boschi naturali o quasi si hanno talvolta delle aree di qualche centinaio di mq. di superficie quasi del tutto scoperte, invase da specie piti o meno eliofile che poi si riscon- treranno, sia pure in minor misura, in tutte le parti meno folte e pitl illuminate della foresta. Del resto i cataloghi floristici dei vari Autori che hanno studiato la cenosi di faggio non sono, di solito,-affatto brevi, ma comprendono un numero di specie talvolta rilevantissimo, Solo su limitate superfici, nei punti piG densi del bosco, si hanno popolamenti omogenei di pochissimi elementi specializzati. Analoga cosa si verifica dove le condizioni generali del suolo, per esempio la sua acidit3, limi- tan0 fortemente la vegetazione erbacea della faggeta. Ma ove non si verifichino queste condizioni la vegetazione erbacea assume un aspetto meno omogeneo e compatto.

Del resto, sulla uniformith floristica della cenosi di faggio, gi3 LAMMERMAYR (1923, pag. 93) ebbe a dire: (( L'associazione del faggio k prettamente labile; per talune specie la possibilit5 di uscita ed entrata nell'associazione 6 grande. I membri dell'associazione sono nel tempo e nello spazio di provenienza diversa n. Pub darsi forse che questa affer- mazione sia un PO' radicale. Sta di fatto per6 che nello studio dei po- polamenti vegetali, I'analisi floristica di aree di saggio di limitata estensione ha un valore indicativo si, ma non rispecchia del tutto fe- delmente le caratteristiche della cenosi considerata nella sua totalita.

La notevole eterogeneit3 floristica delle faggete garfagnine, spe- cialmente apuane, trova quindi la sua giustificazione nelle caratteri- stiche climatiche, topografiche locali e soprattutto nell'intervento antro- pic0 cui sono state sottoposte. Si deve per6 osservare che, a parte l'esi- stenza di facies regionali nell'ambito della vasta area di dispersione del faggio, vi i: di solito in sen0 alla faggeta, considerata nella sua totalith, e anche in condizioni naturali, un mosaic0 continuo di facies stretta- mente stazionali, anzi microstazionali, che si susseguono da un punto all'altro, a1 variare di qualcuno dei multiformi fattori ecologici, che con le lor0 azioni e interazioni condizionano l'aspetto del rivestimento vegetale.

B IBL I 0 GRAFIA C ITATA*

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* Oltre quella riportata nell'elenco fioristico.

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L I M I T I A L T I M E T R I C I D E L FAGGIO IN G A R F A G N A N A 675

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SPIEGAZIONE DELLE CARTE 3-4

Area di distribuzione del Faggio nella Valle della Fegana (Carta 3) e in quella della Turrite Secca (Carta 4).

SUMMARY

The Valley of Garfagnana runs North of the town of Lucca in Tuscany, in a North-West South-East direction, and is limited by the ridge-line of both the it Alpi Apuane D and the (( Appennino tosco-emiliano 1).

These two ranges of mountains have a different origin and geological consti- tution. As a matter of fact the (1 Apuane 3 are mostly composed of calcareous formations of the Secundary age, while the Appennino tosco-emiliano )) is essentially constituted of schisto-argillous dregs of the Terziary age.

The altimetric limits of beech have been studied in two different valleys: that of the (( Turrite Secca 1) on the Apuan slope, and that of the R Fegana D on the side of the a Appennino n.

The Valley of the Turrite Secca is rather rainy; hydric action, however, is greatly attenuated by the steepness of its sides and the splits of its calcareous rocks.

Distribution of beech greatly varies on the two slopes of this valley. Beechwoods are widely spread on its prevailingly North exposed right side, when on its left side, exposed to the South, beech is sporadically present and only at rather high cotes. The upper part of this valley is extremely degraded and most of its majestic southern slopes are almost bare and show but a poor vegetation of xerophilous plants. I t is pre- sumable that some time ago these sides were covered by a much richer vegetation of forests. This is proved by small portions of beechwood and bushy samples of Tuxus baccata that are still to be found there.

This extreme stage of degradation is probably due to the action of man and is helped by the peculiar morfological and topographical features and by the southern exposition of the ground.

The inferior limit of beech is very low in this valley. As a matter of fact a great dispersion of colonies of Fagm silvatica, at low cotes, is noticeable along the flow of the Turrite Secca. (See (( Casa Zuppini )) - m. 310 -, x Riccio D - m. 340 -, a Piastricoli )) - m, 370 -).

The probable origin of these etherotopic submontane colonies goes back to the climatic crises of the post-Quaternary period when beech, in a continental phasis, started retiring towards the mountain belt of vegetation. I t first had come down to the plains in the oceanic period. T o the high raininess of the Valley of the Turrite Secca and to its oceanic climate, we owe if these colonies are st i l l noticeable. The (( shelter characteristic of these stations of Fagus silvutica is confirmed by the high affinity of their flora with that of the upper beechwoods, especially in the most rapre- sentative species of such communities.

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The distribution of beech in the Valley of the Fegana is much more uniform. Here it spreads along all the head of the valley without exceeding the limits of the region of mountain vegetation. It never goes under height of 700 m., not even spora- dically. The prevailing southern exposition of the Valley of the Fegana and its rai- niness, that is lesser than that of the Valley of the Turrite Secca, do not permit the eventual subsistence of etherotopic colonies of beech at Icw cotes.

Studies of the flora have been made either in the typical beechwoods of both the valleys, or, in the Valley of the Turrite Secca, in the small groups of beech trees that extend along the flow of the river.

The total biological spectrum is the following: Ph = 19,3% Ch = 7,3 yo H = 50 % G = 18,5 % T h = 4,9 %

From the examination of the surveys, the remarkable heterogeneousness of the flora of the beechwoods of Garfagnana is evident. The meso-hygrophilous and exacting species, that are common in the good beechwoods, join with the xerophilous ones, or with those that are characteristic of poor or semidegraded woods. This happens especially on the Apuan side. These are coppices woods of beech, however, greatly alterated by man, always of a limited extension; they are often discontinued by rocky surfaces and by other kinds of forestal communities. Transgressions of the most plastic species from the limitrophe cenosis are, for the just mentioned reasons, rather frequent, especially after the periodical cuttings.

Comparing the surveys of the flora of Garfagnana with those related by variois Authors, and specifically with the ones of VIERHAPPER on the Austrian beechwoods, a high number of species can be remarked that are common to the type indicated by this Author, as the normal and most mature one. This confirms that the beech- woods of the (( Appennino a can be considered as belonging to the great megacenosis of the European Fagetum, although they constitute regional facies. Nevertheless beechwoods of Garfagnana can not be considered as exactly belonging to any of the types indicated by VIERHAPPER, because of the above mentioned heterogeneousness of their flora, that is their mark.

Lastly we observe that the remarkable heterogeneousness of the flora, essentially due to human factors, is not an exclusive feature of the beechwoods of Garfagnana, as it can be found in various other types of like cenosis, also in natural conditions of vegetation. As a matter of fact, at any variation of some of the multiform ecological factors that rule the aspect of the vegetal covering, a continous alternative of micro- stational facies is usually noted in pluristratified and hence not coetanean woods, if considered in their whole.

RIASSUNTO

La Garfagnana si stende a settentrione della citth di Lucca, in Toscana, con decorso da Nord-Ovest a Sud-Est, limitata ai fianchi dalla dorsale delle Alpi Apuane e dell’Appennino tosco-emiliano.

Lo studio dei limiti altimetrici del faggio L stato impostato in due diverse vallate: quella della Turrite Secca nel versante apuano, e quella della Fegana nel versante

La Valle della Turrite Secca L molto piovosa, per quanto la ripidith dei suoi ver- santi e le fessurazioni della roccia calcarea, di gran lunga dominante, attenuino no- tevolmente l’azione idrica. Nei due versanti di questa valle la distribuzione del faggio

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k nettamente diversa. Cosi, mentre boschi di faggio si diffondono largamente sul fianco destro esposto prevalentemente a Nord, sul fianco sinistro, esposto in gran parte a Sud, il faggio 6 sporadicamente rappresentato e solo a quote piuttosto elevate; anzi la porzione superiore della valle t estremamente degradata e la gran parte dei suoi maestosi versanti meridionali sono quasi nudi o ospitano una magra vegetazione di piante xerofile.

In questa valle il limite inferiore del faggio 2: molto basso, e infatti, lungo il corso della Turrite Secca, si pub osservare una notevole dispersione di colonie di Fagus silvaticu a quote modeste, come a Casa Zuppini in. 310, Riccio m, 340, e Piastricoli m, 370. La probabile origine di queste colonie eterotopiche submontane di faggio risale alle crisi climatiche post-quaternarie allorchi: il faggio, in fase di anastatismo, si t andato ritirando verso il piano orofilo, dopo essere disceso, nel period0 catater- mico, verso le regioni planiziarie, e la Ioro conservazione 6 legata alla notevole piovo- siti della Valle della Turrite Secca e alla sua oceanicith climatica.

Assai pih uniforme i: la distribuzione del faggio nella ValIe della Fegana, dove esso si diffonde lungo tutta la testata della valle, senza presentare sconhamenti dal piano montano di vegetazione, e non abbassandosi, neanche sporadicamente, sotto i 700 m. di quota.

I rilevamenti floristici sono stati compiuti sia in quelle che rappresentano le fag- gete tipiche di ambedue le vallate, sia, nella Valle della Turrite Secca, nei piccoli consorzi scaglionati lungo il corso del fiume,

Lo spettro biologico complessivo i: il seguente P = 19,3 % Ch = 7,3 yo H = 5 0 % G = 18,5 % T -i 4,9 %

Dall’esame dei rilevamenti risalta la notevole eterogeneiti floristica delle faggete garfagnine. Le specie meso-igrofile e esigenti, comuni nelle buone cenosi di faggio, si accompagnano infatti a quelle xerofile o caratteristiche dei consorzi poveri o semi- degradati e cib soprattutto per le faggete apuane. Si deve osservare per6 che si tratta di faggete cedue, molto antropizzate, sempre di limitata estensione, spesso interrotte da aree rocciose o da altre cenosi, per cui frequenti sono le trasgressioni delle specie pih plastiche delle cenosi limitrofe, soprattutto dopo il periodic0 taglio del bosco.

Confrontando i rilevamenti floristici garfagnini con quelli riportati da vari AA. e specificatamente con quelli di VIERHAPPER per le faggete austriache, si osserva che, pur non potendo inserire con esattezza le faggete esaminate in nessuno dei tipi di- stinti da questo A., a causa dell’accennata eterogeneith floristica che le contraddistingue, vi t pur sempre un elevato numero di specie comuni con quello che VIERH~PPER indica come il tip0 normale, pih maturo, della.faggeta austriaca. Cib conferma che le faggete appenniniche, pur costituendo delle facies regionali, si possono considerare come facenti parte della grande megacenosi del Fagetum europeo.

Si .osserva infine che la notevole eterogeneiti floristica delle faggete garfagnine, dovuta essenzialmente a fattori antropici, non t esclusiva di esse, masi pub riscon- trare in vari altri tipi di faggeta e anche in condizioni naturali di vegetazione.

Errata - Corrige

a pag. 672 rig0 22 dopo la parola (( arborea I) aggiungi: (SUSSEL, 1955).

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