+ All Categories
Home > Documents > CONTROCOPERTINA - larivieraonline.comlarivieraonline.com/sites/default/files/giornali/r25_0.pdf ·...

CONTROCOPERTINA - larivieraonline.comlarivieraonline.com/sites/default/files/giornali/r25_0.pdf ·...

Date post: 18-Feb-2019
Category:
Upload: dangcong
View: 222 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
24
Transcript

DOMENICA 21 GIUGNO 3www.rivieraweb.it CONTROCOPERTINA

LA PROPOSTA

ILARIO AMMENDOLIA

La ‘ndrangheta ha molti soldi e liinveste. Li investe in Germania, inOlanda, in Brianza, in Umbria, aRoma. Soldi che diventano alber-ghi, castelli, tenute, imprese. Una

montagna di denaro che dal fondo delmare aspettano di riscaldarsi e ossigenarsialla luce del sole.Non so quanto sia il bilancio della ‘ndran-gheta ma gli esperti concordano cheavrebbe un fatturato annuo di 53 miliardidi euro, più della Deutsche Bank e delMcDonald’s messi insieme.Se investiti in Calabria, cambierebbero ilvolto della nostra Regione.Se poi i capitali accumulati illegalmente intutti questi anni potessero “emergere” edessere “sanamente” investiti, la Calabriadiventerebbe il nuovo Eldorado.Se fossi nelle condizioni, farei un “condo-no” dei soldi di “dubbia” provenienza perrenderli legali.Un condono subordinato a un piano diinvestimenti in Calabria.Non chiamate l’esorcista. So bene chequei capitali grondano di sangue e dimorte. So bene che consentiremmo adelle canaglie di godersi il frutto dei loroloschi traffici. Ed è proprio questo chepropongo! Trasformare i criminali in bor-ghesi. Esattamente come avviene da seco-li!Cosimo dei Medici era un crudele usuraioche fece la fortuna di Firenze. La FIAT,Breda, Pirelli si sono ingrassate sul sanguedi centinaia di migliaia di ragazzi morti

nella guerra mondiale. I “petrodollari”dovrebbero avere come effigie le stragi inIraq e la rovina della Libia. Le cosiddettetransazioni finanziarie, lo spread, le raffi-nate operazioni di borsa condotte da tec-nici in giacca e cravatta nascondono ladistruzione del Pianeta, la fame di milionidi bambini.Sgombriamo l’orizzonte dall’immensacascata di ipocrisia.Lo sanno tutti ma non lo possono dire: la‘ndrangheta è una bottega artigianale ditraffici e di morte che imita i grandi “mar-chi” che governano la terra. È una holding che ha come fine il profitto,come mezzo la violenza, esattamentecome le grandi lobby che invocano “legge”e “ordine”.Purtroppo la ‘ndrangheta non può investi-re nella Regione di origine perché in unmare di miseria i capitali sarebbero facil-mente individuati e quindi sequestrati eridotti in rovine. Così dell’immenso traffi-co ‘ndranghetista, in Calabria restano solole macerie dei beni in abbandono e ildramma di tanti giovani uccisi e dei tantiragazzi in galera.Dobbiamo avere il coraggio di trarre lelogiche conseguenze.Machiavelli non negava che il Valentinofosse un assassino esattamente come tuttinoi sappiamo che lo sono i mafiosi. Peròcomprendeva perfettamente che CesareBorgia, a determinate condizioni, si sareb-be trasformato in un potente fattore difelicità per il suo popolo. Non dava un giu-dizio morale ma “politico”.Se dovessi dare un giudizio morale non mi

limiterei ai mafiosi.Qualche mese fa, un servizio dellaGabanelli mostrava l’immensa Gomorradorata in cui abitano gli straricchi d’Italia.Fermiamoci alla soglia della Gomorra deigalantuomini. Ma se ‘ndrangheta deveessere, ‘ndrangheta sia! Si arrivi sino infondo!Facciamo in modo che i figli dei “signori”della ‘ndrangheta diventino i borghesi. Mettiamo loro in condizioni di fare quella“rivoluzione liberale” che la nostra bor-ghesia stracciona, la nostra burocraziaparassitaria e sanguisuga non ha mai fatto.Siano loro la nuova borghesia dellaCalabria.Inizialmente saranno rozzi e cafoni macon il tempo diventeranno più raffinati edeleganti dei re di casa Savoia, dei nobiliRuffo o dei principi di casa Orsini.Solo un po’ di tempo e avremo i “com-mendatori” di casa De Stefano, i “cavalie-ri” Piromalli, e quindi “Sua EccellenzaNirta” e “Sua Eminenza Morabito”!Sono sicuro che non avendo il peso di unacultura della subalternità, tipica della“classe dirigente” calabrese i risultatisaranno straordinari.L’unica cosa è fare presto prima che la‘ndrangheta griffata si estranei del tuttodal territorio e prima che possa esseredefinitivamente contaminata e corrottadalla borghesia parassitaria.Il re è nudo ma nessuno lo dice.Ne avrei fatto volentieri a meno anche io,ma amo troppo questa Terra e questopopolo perché oltre alla miseria debbatenermi nello stomaco anche la verità!

“Facciamo in modo che i criminali diventino i borghesi così da metterein atto quella rivoluzione liberale che la nostra classe media stracciona,la nostra burocrazia parassitaria e sanguisuga non ha mai fatto”

Con i soldi condonati alla ‘ndrangheta, cambiamo la Calabria!“Inizialmente

saranno rozzi ecafoni ma soloun po’ di tempo

e avremo i commendatori

di casa De Stefano, i cavalieriPiromalli, e quindi

Sua EccellenzaNirta e

Sua EminenzaMorabito!”

“Senza il peso di una cultura della subalternità,tipica della “classe dirigen-te”calabrese irisultati sarannostraordinari.

DOMENICA 21 GIUGNO 4ATTUALITÀ www.rivieraweb.it

“Il dato più raccapricciante cheemerge dall’intera indagine èquello consistente nell’amaraquanto palese constatazione dicosa sia diventato lo sport calci-stico gestito dagli indagati del

presente procedimento, in cui emergono pale-semente le condotte di tali direttori sportivi,presidenti e manager calcistici che ormai con-cepiscono la gestione delle proprie società cal-cistiche o di quelle da acquisire di volta in volta,esclusivamente come una ‘fonte di reddito’derivante dalle scommesse che essi stessi piaz-zano e fanno piazzare sulle partite che sonostati in grado di truccare; è la patologica conse-guenza del tramonto della vecchia innocenteSchedina, soppiantata ormai da scommessesulle singole partite e addirittura sugli eventiall’interno delle singole partite, sicchè diventamolto forte la tentazione per i protagonisti diquel singolo evento, magari scevro da partico-lari tensioni sportive per mancanza di obiettivida raggiungere, di lucrare ingenti somme da unrisultato sportivo che essi stessi sono in grado dideterminare e condizionare; urge evidente-mente una riforma radicale della normativache regolamenta tali tipologie di scommesseche hanno finito per inquinare il mondo spor-tivo ad esse collegato”. È quanto si legge nel primo fermo relativoall’indagine sullo scandalo del calcio scommes-se che ha investito il mondo del pallone nelleultime settimane. Nel medesimo scritto si sot-tolinea la presunta esistenza di “un mondomalato, quello del calcio gestito dagli indagatidel procedimento che ci occupa, dove la fragi-lità di giocatori, sedotti dal mito del guadagnorapido e facile, ovvero dalla prospettiva diingaggi con altre squadre, si intreccia con laspietatezza di scaltri dirigenti sportivi e con lacriminalità organizzata, passando attraversol’indifferenza delle società calcistiche”.Le pesanti considerazioni generali proseguonorilevando come: “Questo mondo del calciosommerso della LND e della Lega Pro si èallontanato dallo Sport vero e proprio ed èdiventato simile alla “Borsa”, in cui le maggio-ri società calcistiche del campionato professio-nistico sono quotate. Purtroppo, però, dallaBorsa, il calcio ha anche mutuato, come accen-nato in precedenza, il fenomeno illecito di chianticipa e vende notizie riservate sullo statodelle società e/o azioni (meglio conosciuto inambito societario-commerciale come insidertrading), solo che in questo caso si anticipano esi vendono, corrompendo i partecipanti all’e-vento sportivi ed in primis i giocatori, i risultatidelle partite, spesso associati al numero di golsegnati, realizzando in un solo momentoimmensi guadagni a scapito, come già detto deitifosi, di chi crede realmente nello sport e, sottoun profilo anche economico, degli scommetti-tori onesti che quotidianamente, attraverso idiversi canali disponibili, effettuano le scom-messe sul quel risultato previsto quale normaleconseguenza del corretto e leale svolgimentodella competizione sportiva”.L’inchiesta avrebbe individuato dei collega-menti con l’estero, in particolare laddove silegge di: “Un’organizzazione criminale, quellasvelata dalle presenti investigazioni, alimentataanche dal denaro che proviene dai “signori”delle scommesse e cioè personaggi, di cui alcu-ni ancora non identificati, che vivono in Asia(Kazakistan), nell’est d’Europa (Serbia eSlovenia) e in Russia e che, comunque, in Italiahanno la loro longa manus nel gruppo crimina-le. Attraverso la mediazione di dirigenti sporti-vi disonesti e avventurieri in cerca di facili pro-fitti, i finanziatori stranieri irrorano le cassedelle organizzazioni criminali oggetto d’indagi-ne fornendo denaro ai criminali “nostrani”,che lo usano in primis per “corrompere” i cal-ciatori in modo da avere, sia gli stranieri che icriminali di casa, partite combinate su cuiscommettere e realizzare ingenti guadagni,sempre senza l’alea propria della scommessa(fatti salvi, ovviamente, i casi in cui – per unasorta di perfida nemesi del Dio del Calcio – lacombine ‘salta’, con tutte le conseguenze delcaso, generando poi ulteriore attività criminale– a base violenta stavolta – come emerge daicapi di imputazione dedicati alle estorsioni e alsequestro di persona a scopo di estorsione)”.

RIVIERA

Calcio malato???

“GIUDIZIARIA

Lo scorso fine settimana un comu-nicato al vetriolo di PinoMammoliti denunciava un fattoincrescioso avvenuto all’interno diuna chiesa di Locri. La denuncia

del consigliere di minoranza riguardaval’allontanamento di un questuante conmetodi scortesi da parte di un noto pretedella comunità locrese, tanto cheMammoliti si spingeva a definire questacategoria di “Lupin travestiti da prete”dei veri e propri “Kapò”. Il giudizio, estre-mista quanto giustificato da una versionedei fatti che pareva effettivamente con-

dannare un officiantereo di aver interrottouna messa per tuona-re contro con unapecorella smarrita, siè dovuto ridimensio-nare nei giorniseguenti, quando ilprete in questione, lostimato donGiuseppe De Pace,ha avuto modo diconfrontarsi dappri-ma su Facebookquindi faccia a faccia

con lo stesso Mammoliti.Chi conosce don Giuseppe sa bene che ilsuo carattere, che lo porta ad essere gen-tile e disponibile al di là della sua carica,difficilmente si sarebbe potuto rendereprotagonista di un avvenimento che, cosìcome narrato dal politico, avrebbe ineffetti dovuto far storcere il naso a più diun fedele. E, in effetti, la sua comunità

non ha certo potuto perdere la stima chegli riserva, considerato che testimonianzesuccessive hanno appurato che gli eventisi sarebbero susseguiti in maniera diversarispetto a quanto riportato a Mammoliti(che, si badi bene, non era presentedurante la funzione).Durante la messa delle 8.00 del giorno diSant’Antonio, dunque, nella chiesa diSanta Caterina non si sarebbe presentatoun demone in abito talare, ma il donGiuseppe di sempre che, durante il ser-mone, notando circolare tra i banchi unmendicante che chiedeva insistentemen-te l’elemosina disturbando i fedeli, gliavrebbe chiesto di attendere il terminedel rito per poterlo fare, cosa che è poiavvenuta appena fuori dall’edificio eccle-siastico.Ci sono voluti i moniti di molti cittadini,dell’amministrazione comunale e dellostesso vescovo Oliva ma, alla fine,Mammoliti ha voluto incontrare donGiuseppe e, resosi conto di aver espressoun giudizio davvero troppo frettoloso,così come aveva diffuso un comunicato incui si scagliava contro il prete, ha postoaltrettanto pubblicamente le sue scuse.Mentre palava con don Giuseppe, scriveMammoliti “ne coglievo l’amarezza e lasofferenza di chi si è sentito ingiustamen-te colpito da un giudizio violento e som-mario, condito da un lessico altrettantoduro.“Chiedo scusa al Prete e all’uomo.”Il comunicato continua con una riflessio-ne relativa alla povertà nella nostra dioce-si: “Abbiamo […] convenuto che i poveri

e la povertà rappresentano il primo pro-blema emergenziale dell’intera diocesima più diffusamente di un sistema socia-le fortemente frastagliato.“I poveri (quelli veri) quelli cioè nonsfruttati da organizzazioni criminali fannoparte dell’arredo della Chiesa senza l’aiu-to loro rivolto, la missione di rappresen-tanti di Cristo sarebbe orfana di uno deiriferimenti più preziosi lasciati in ereditàda Dio a tutti gli uomini, nessuno escluso.“Saprà la Chiesa di Locri nella sua inte-rezza migliorare la rete di protezione chegià offre agli ultimi e ai più bisognosi diogni razza e di ogni latitudine.“Compito della politica che su questo ter-reno è molto indietro, sarà quello di sin-tonizzarsi con gli esempi di PapaFrancesco.“Compito delegato a noi comuni mortaliè e sarà quello di aiutare sempre comediceva Don Gallo la maggioranza; ‘Lamia maggioranza è quella dell’80% dipopolazione mondiale senza volto cheviene messa in schiavitù dal ricco capitali-smo del restante 20%. Sono con loro, conalmeno cinque miliardi di persone’”.La riflessione del consigliere ci permettedi comprendere il sincero rammarico diuna persona che ha riconosciuto di aversbagliato e che, nell’esercizio più adegua-to della morale cristiana, va stimata peraver chiesto perdono allo stesso modo dicome aveva osato scagliare la prima pie-tra.Tuttavia, sarebbe stato forse più opportu-no confrontarsi prima di puntare il dito.

Jacopo Giuca

La politica che investe e ha coraggio,che mette al primo posto il futuro dellenuove generazioni. La politica che sta a fianco dei giovani,per aiutarli nella loro formazione,nella realizzazione dei progetti di vita.È ciò che ha fatto l’amministrazione diAgnana Calabra lo scorso mercoledì10 giugno, deliberando due borse distudio per le Scuole Secondarie diPrimo e Secondo Grado (ex medie elicei), intitolate a Domenico Gullaci eNicola Zitara. “Mimmo” Gullaci seppe fare dell’im-presa di famiglia un’opportunità dilavoro, portando nei territori diCanolo, Agnana e Siderno un certobenessere, ma soprattutto la fiducianelle possibilità della nostra terra.Domenico era un uomo semplice e allamano, disponibile e premuroso. Fu fer-mato da un’oscura presenza che l’haucciso, strappando la speranza alla

famiglia e alla cittadinanza che, grazieal suo coraggio, aveva rialzato la testa eritrovato la speranza in un futuro diprosperità. Sul piano economico, ma teorico, si èmosso anche il giornalista NicolaZitara, un uomo colto e saggio che hadenunciato gli errori commessi almomento dell’unificazione dell’Italia, imassacri compiuti dai Mille e daGaribaldi, dai vari generali dell’eserci-to dei Savoia. Zitara propose soluzionia volte scomode ed estreme, portandoalla luce dei temi che hanno ricondot-to a una ritrovata dignità per giovani eadulti. Le borse di studio vengono conferiteagli studenti del comprensorioAgnana-Canolo-Salvi, e allo studenteagnanese più meritevole, presso qua-lunque istituto superiore abbia studia-to. La prima è di 1500 euro, e la secon-da di 500. Una somma interamente

finanziata per i prossimi anni graziealla rinuncia dell’indennità della PrimaCittadina, Caterina Furfaro, promotri-ce dell’iniziativa assieme ai consiglieri. Lo spirito con cui vengono istituitequeste borse di studio è quello di dare

una solida istruzione, necessaria a chivuol essere aperto al confronto e aldialogo, ma soprattutto garantire atutti i giovani studenti la speranza di unavvenire di concretezza che solo l’istru-zione può donare: punto di partenza edi arrivo che consente alle nuove gene-razioni di trovare il coraggio e ladignità per vivere nella società. Maquesto compito spetta alla politica,chiamata al suo dovere oggi più chemai. Durante il civico consesso la famigliaGullaci sottolinea che in un momentodi crisi di valori questo gesto è un posi-tivo segnale da e verso la cittadinanza.Lidia Zitara ringrazia a nome dellafamiglia e si dice felice della sceltapresa dal consiglio comunale diAgnana: un gesto che ci auguriamopossa essere d’esempio per le altrerealtà

Paolo Piscioneri

Ci sono voluti imoniti di molti

cittadini,dell’amministrazione

comunale e dellostesso vescovo Oliva

ma, alla fine,Mammoliti ha voluto

incontrare donGiuseppe per

chiedere scusa “alprete e all’uomo”

Ad Agnana Calabra due borse di studio intitolate all’imprenditoreDomenico Gullaci e al giornalista Nicola Zitara, ex direttore de « la Riviera»

Mammoliti scaglia la prima pietra, ma ha l’umiltà di chiedere scusaIn settimana, a Locri, ha tenuto banco una disputa tra il consigliere Pino Mammolitie don Giuseppe De Pace. Un comunicato velenoso accusava il modo ecclesiastico dinon riconoscere la vera povertà, eppure il politico è dovuto tornare sui suoi passi.

ATTUALITÀ

MIMMO GANGEMI

“Anime nere” ha trionfato. Facendo incettadei premi più importanti ai David diDonatello. Alla faccia di chi non ci credeva,o storceva il muso, censurando che operecosì – il film di Munzi oggi e il romanzo diGioacchino Criaco prima – potevano solofare danno alla Calabria e decidendo chenon si dovessero dare appoggi e finanzia-menti istituzionali (unica eccezione, il ParcoNazionale dell’Aspromonte, onore al meri-to) come sarebbe stato normale per un’ope-ra girata in Calabria, con attori calabresi, contecnici e operatori calabresi, con la gente diAfrico e della Locride in prima linea a rac-contarsi, a collaborare, a fare il tifo, a mostra-re una civiltà che l’Italia schizzinosa fa ditutto per non riconoscerci, preferendo il pre-giudizio. Ha trionfato e ora in tanti si mangiano lemani e non sanno come aggrapparsi al carrodel vincitore, non salirci sopra, sarebbe trop-po, ma almeno camminarci a lato, al passo,con una mano a lisciare il cavallo, se non ilcavaliere.Ha stravinto. E sarebbe potuto essere moltodi più, se Venezia non avesse consumato untradimento da sospettare figlio di logichecommerciali e se si fosse tenuto conto chetoccava al film più osannato dai critici e dalpubblico essere il candidato italiano agli

Oscar.Ha stravinto. Su tutti Munzi e GioacchinoCriaco. Già, Gioacchino. Senza nulla toglie-re al Maestro Munzi, è evidente la sua mano,di fatto, me lo si passi, un aiuto regista: unospaccato così crudo e veritiero è possibilesolo a chi si è pasciuto d’Aspromonte, a chine ha respirato l’aria e sentito i sospiri, lesferzate dei venti, la rabbia delle fiumare, melo rivelano tanti particolari, minuzie chesono il sale, il tocco di magia.Ha stravinto con buona pace di chi vorrebbeche non si scrivesse e non si facessero filmsulla ‘ndrangheta, quasi che evitarlo sia unmodo per sconfiggerla. Non capiscono chebisogna trattarla invece, perché il primopasso per affrontarla, vincerla e ricostruirsimigliori è guardarla in faccia, rovistarle levisceri putride fino a prendere piena coscien-za del mostro sanguinario che è. Poi, è unfilm sulla ’ndrangheta e null’altro, non vi èrappresentata la Calabria, non è l’immaginedella Calabria, è piuttosto la denuncia di unfenomeno che la incancrenisce, che ammor-ba l’aria, che appesantisce la vita – appostadissento fortemente dalla Spagna che hainvece inteso speculare, intitolando proprio“Calabria” per il suo pubblico.Detto questo, mi piace esporre qui di segui-to le sensazioni che la visione del film, e giàprima la lettura del romanzo, mi hannoindotto.

Un pastorello sveltisce, con fischi festosi, allacaprara, senza dita in bocca, e con un basto-ne, un gregge di pecore e di capre che simuove parallelo alla battigia della Rivieradei Gelsomini, nel cuore della Locride, nelcuore del triangolo più infestato di ‘ndran-gheta, laddove il mare partorisce il sole e illevante, che è lesto a salire su pettinando leerbe. Così apre la parte calabrese di “Anime neredi Munzi – e di Gioacchino Criaco, l’autoredel bellissimo romanzo omonimo. E cosìchiude: stesso mare, stesso gregge, stessifischi. E stesso sorriso del giovane. Gioiosoprima e gioioso dopo. Eppure, nel mezzo hacommesso l’infamità d’esser complice nel-l’uccisione dell’amico. Se torno alla mia infanzia, manca l’ombrelloche pastori e massari tenevano agganciatoper il manico al colletto di dietro della giaccadi tarpa. Pure, mi guasta i ricordi vederecamminare sulla spiaggia pecore e capre, cheappartengono alle alture. Ma è un attimo.Ché Africo è sì sul mare, a ridosso della mor-tale SS 106, poco oltre, una linea ferrata daFar West, con i treni a gasolio lenti da invo-gliare a una spinta, quindi l’ampia spiaggiadalla sabbia granulare e dorata e le acquecristalline dello Ionio, è sì sul mare ma conti-nua ad appartenere alla montagna. Africo èun pezzo d’Aspromonte preso di peso e spo-

ANTONIO ROSELLI

Le Memorie del mondo sommerso diCorrado Alvaro sembravano com-piersi con l’ultimo romanzo Tutto èaccaduto. Ma l’autore ha rinviato ilsuo ciclo a una durata infinita. Il suo

protagonista, Rinaldo Diacono, con la sua“vita ridotta al semplice istinto di conserva-zione, con l’idea di un grande fallimento”aspettava un “avvenire ancora da creare,ignoto ma senza grandi speranze”. E Corrado Alvaro affidava un’eredità nar-rativa sempre protesa a cogliere i sintomi ditrasformazione nella società meridionale.Se i pellegrinaggi nell’inferno fanno partedelle Memorie del mondo sommerso, allorasi collochi in una pagina di essi l’opera diGioacchino Criaco.Il retaggio di Gente in Aspromonte e del suoautore è un’imposta troppo cara da pagarese si è figli dei boschi . «Se per decenni l’unica persona conosciutapositivamente da quel territorio, è stataCorrado Alvaro, significa o che i suoi abitantisono geneticamente tarati o che vi è un interes-se, perpetuato storicamente, alla riproduzionein serie di criminali », sono parole di Criaco.Anime Nere è una memoria occulta e cruen-ta della nostra letteratura contemporanea.

Tre studenti normali- in apparenza - occu-pano la trama narrativa.Sono aspri, loro. Sono i figli dei boschi.Fanno parte di una gioventù insidiata daldramma dell’ingiustizia sociale.L’indignazione intossica le loro vite. «Questoin fondo chiedevamo, una vita da esseriumani e non da bestie», gridano.Quelli di Gioacchino Criaco sono antieroiipocondriaci, dalla scatenata vivacità amo-rale.Vivono nel buco del culo del mondo e credo-no di esserne al centro.Sono legati da un rapporto battesimale allaruga dell’Aurora, il loro mondo agropasto-rale da decine di anime saldate da un vinco-lo che trascendeva il legame di sangue. Una tribù sprangata, arcaica ed elementare,quindi; che rigetta la modernità e se ne infi-schia del flusso continuo della storia, con lesue conquiste e le sue guerre.Un luogo per nulla diverso dalla Basilicatadescritta da Carlo Levi, dalla Puglia raccon-tata da Tommaso Fiore.I tre protagonisti (Luigi, Luciano e la vocenarrante) sono immersi nel disegno geneticodella malavita. Il loro temperamento, appa-rentemente bonario, diviene un presagiodell’ Aspromonte. Dice il protagonista :«Questo faceva parte della natura aspromon-

tana, anche la cosa più santa doveva avere unche di profano, il fiore più bello una spina el’uomo più retto un fucile nascosto da qualcheparte del bosco». Sanno chi sono i pungiuti (gli ‘ndranghetisti),che armavano nell’ombra la tragedia; sannocome far fronte a uno stato corrotto. ScriveCriaco: «In queste terre, per secoli, tutti e duei lati della barricata sono stati governati daibriganti». E anche: «Bisognava scegliere trauna vita da servi o la morte se non sapevidifenderti. Noi avevamo scelto di vivere liberi,ma armati, fossero i nemici malandrini o sbir-ri».Iniziano, così, sotto la guida dell’anima neradi Sante, la loro scalata delittuosa. Superanola soglia della pietà umana e, con rapine,sequestri e omicidi, diventano padroni deldestino altrui. Presto, l’Aurora el’Aspromonte diventeranno spazi troppoangusti per soddisfare la loro cupidigia.Iniziano, pertanto, a tramare commerci ille-citi fra l’Italia, la Spagna e la Francia, traffi-cano eroina con il favore degli arabi.Il romanzo viene narrato in prima persona.A parlare è il protagonista che, nell’inesau-sto flusso di coscienza, spesso si arena in undescrittivismo pedante, altre volte si abban-dona in confessioni di debolezza, in esorci-smi. È consapevole che il mostro che lo

RIVIERA

LA CALABRIA ESULTA A incassare lingotti al David di Donatello è stato un film sulleviscere della ’ndrangheta non sulla Calabria, un’operarealistica, cruda, che, per chi ha scelto di non accorgersidell’inquadratura di sbieco, aggiungerà pregiudizio al pregiudizio.

“Il film non siavventura nel

bello qui presentee altrove fredda

cenere. Il bellonessuno intendecambiarlo, ce lo

teniamo stretto. Ilfilm mostra il

brutto, perchéquello bisogna

narrare ecorreggere”.

La montagna diCriaco non si è mai

piegataall’incursore, hasempre vantato

un’ origineguerriera e unacausa di libertàprimigenia da

difendere. Nessunimpero ha mai

violato esottomesso la

gented’Aspromonte

Anime d’oro

Quei figli dei boschi, liberi e armati

DOMENICA 21 GIUGNO 7www.rivieraweb.it ATTUALITÀ

divora è un grumo sanguinolento del male.Ciò che scorre nella vena di sdegno del pro-tagonista, e percorre tutta la narrazione,non è soltanto un feroce ritratto della mala-vita, con la sua degradazione, la sua amora-lità; siamo dinnanzi a un manifesto di prote-sta sociale.Nell’abietta vita civile e culturale, nelle feri-te di una millenaria arretratezza di un paesedel Sud; ferve l’anima candida del riscatto,della redenzione. Dice Luciano: «Noi siamoresponsabili del male che facciamo, non c’èalibi che tenga, siamo i peggiori nemici di noistessi. Abbiamo la scelta su come indirizzare lenostre energie, scegliamo la vita che ci portapiù in fretta al benessere individuale, ma sequesti dittatorelli non avessero stretto cosìtanto le briglie, per secoli, oggi saremmo statimeno cattivi e disperati». Quando l’autore condanna la feroce situa-zione sociale, umanamente priva di oppor-tunità di salvezza; richiama alla memoria ladimensione della nostalgia per una civiltàche svanisce, celebrandola poeticamente inuna distanza mitica ed epica.Il popolo dell’Aspromonte di Criaco non si èmai piegato all’incursore, ha sempre vanta-to un’ origine guerriera e una causa dilibertà primigenia da difendere. Nessunimpero ha mai violato e sottomesso la terra dei

figli dei boschi ! Ritorna ad agitarsi il tema dell’UnitàNazionale. Quella dello Stato indifferente,distante e punitivo è una ferita ancora aper-ta nel cuore del protagonista, una diluitametafora illusoria. È interessante osservarenelle parole di Bino come la presenza dellamalavita, dei briganti, fosse un male neces-sario e benefico: «Quando venne l’alluvionedel cinquantuno che devastò metà dei paesidell’Aspromonte, e ci fece abbandonare la

montagna per la palude putrida in cui viviamoora, sfamarono più poveracci i briganti che loStato, il quale infastidito della loro famamandò un nutrito esercito per disperderli ».La spaccatura tra la regione e la nazione èresa con evidente clamore nelle paginemilanesi, dove si marca la separazione tra lavita agropastorale del paese e quella alto -borghese della città. Tornano così, allamente, le reminiscenze alvariane. I protagonisti di Anime nere sono quelli che

si inabissano nei lussi più smodati dellaMilano da bere; che lì smistano la morte e siplacano sadicamente nella loro bassezzamorale. La città, ciononostante, opera un ruolo fon-damentale nei personaggi e nella loro ambi-zione di riscatto. «Milano ci amava, noi etutti i figli dei boschi come noi. I calabresi lainondarono Milano, di miliardi, distribuendobocconi a tutti. Fu, per un lungo periodo, unaluna di miele». I figli dei boschi cercano la redenzione, masono irredimibili fino alla fine. Gioacchino Criaco ci consegna un’ulterioreamara pillola narrativa, quando ci raccontala vita nel carcere e la disgrazia del pregiudi-zio che si insinua nella mente dei giudici, deimagistrati e dei poliziotti. «La disgrazia peggiore per un detenuto –afferma il protagonista – era essere meridio-nale, e di più essere calabrese, e ancora prove-nire dalla Locride... Eravamo la feccia dell’u-manità, bestie immorali e amorali, da anni-chilire solamente». I figli dei boschi vedranno il loro mondogiungere al tramonto, solo quando sapran-no di essere comparse e non protagonistidella loro storia esistenziale. E, senza saper-lo, dolorosamente, apparterranno a un’epo-ca già passata.

stato giù a forza. È però rimastoAspromonte fin nelle viscere più profonde.E gli Africoti, trasferiti dopo l’alluvione cata-strofica del ’51, non sono gente di mare. Nonvogliono esserlo. Non ci hanno fatto abitudi-ne al mare, lo sentono ostile, nonostante piùdi sessant’anni a farsi carezzare dalla brezzasalmastra e a vedersi imbrunire la pelle dalsole cocente. Non a caso, su quel tratto dispiaggia mancano i passi, bagnanti poco eniente, né barche tirate in secca, né pescato-ri. Né tra le vie assolate del paese nuovo sifanno chiacchiere di mare. Gli Africoti, vec-chi e giovani, rivolgono gli occhi e i sospiriverso la montagna vestita di querceti damigliaia di maiali – il valore di un bosco sistima ancora da quanti ne riesce a sfamarecon le ghiande. Occorre aver vissuto l’Aspromonte, essernefigli, per comprendere appieno il film,comunque grandioso e appassionante perchiunque, e amaro e inquietante. Io, daaspromontano, riconosco in “Anime nere”un’opera realistica, cruda, che magariaggiungerà pregiudizio al pregiudizio. Ma èdannatamente vera, uno spaccato impietosoripreso da un’angolazione buia, dalla spondadel male.Un’opera che non si avventura nel bello, neivalori umani, nella natura, nelle tante positi-vità qui presenti e altrove fredda cenere, alpiù tizzone agli ultimi fumi. Il bello nessuno

intende cambiarlo, ce lo teniamo stretto. Loracconteranno altri, se vorranno. È il bruttoche bisogna narrare e correggere. E film eromanzi come “Anime nere” aiutano in que-sto: scoperchiandolo, si comportano dadenuncia, diventano catartici. Finalmente i calabresi riusciamo a raccon-tarci. Senza menzogna, senza addolcire, met-tendoci a nudo con la crudezza di immagini

e parole che inchiodano le responsabilità ditutti, che inducono a prenderne atto e a for-giare pensieri nuovi, sani. C’è tuttavia daprecisare che “Anime nere” descrive unasituazione estrema, un mondo arcaico chepersiste solo in alcune aree. E che però èinnegabile. Vederla sullo schermo nullatoglie alla Calabria, non la mortifica. La soc-corre piuttosto.

Peccato che tanta parte d’Italia non abbiacapito. In un programma Radiofonico Rai,“finalmente un film che racconta la veraCalabria”, il commento dei conduttori. E giùfantasie lugubri che non stanno né in cielo néin terra. Hanno scelto di non accorgersi del-l’inquadratura di sbieco. Hanno scelto di ali-mentare gli stereotipi.La chiave di lettura? Ce n’è più d’una, credi-bili tutte, a volte sovrapponibili. E il regista olo scrittore ne possono solo prendere atto:appena offerta l’opera al pubblico, l’autorese ne spoglia ed essa diventa di tutti. Le due scene del gregge, uguali, trasmettonol’idea di un’immutabilità su cui nulla può loscorrere del tempo, qui immobile, molto piùlento che altrove. Sono anche l’accusa di unpopolo estirpato dalle origini.L’epilogo, feroce e sconcertante, induceanch’esso pessimismo, il pensiero - a cui inverità credo poco, lo ritengo utopia - che la’ndrangheta possa sconfiggersi solo conun’implosione dall’interno, che solo la’ndrangheta può uccidere se stessa. Luciano, che gratta dalla statua di San Leoesorcista, raccoglie la polvere e la beve conl’acqua, per togliersi il male da dentro, poiperò uccide: è il rifiuto esasperato, anchecondito di follia, di un mondo che lo incate-na e gli ha frantumato la vita, e per uscirnenon conosce altro modo che la violenza a cuiha sempre allattato.

SETTIMANALE

Quei figli dei boschi, liberi e armati

DOMENICA 21 GIUGNO 8ATTUALITÀ www.rivieraweb.it

JACOPO GIUCA

Nel 1873 l’Unità d’Italia eraancora un ricordo freschissimoe il fervore tecnico e intellettua-le del Risorgimento lo stimoloper il conseguimento di obietti-

vi straordinari. Di questione meridionaleancora non si parlava e, benché il popologià avvertisse che la differenza tra gli stilidi vita condotti tra il nord e il sud del Paeseavrebbe avuto conseguenze importanti(come di lì a poco sarebbe stato racconta-to da Giovanni Verga), la giovane età diuna Nazione che finalmente ragionava inarmonia faceva sì che il progresso venisseequamente registrato anche negli angolipiù remoti della penisola.Certo, la Calabria subiva una condizionedi minorità anche all’epoca: la conforma-zione unica del territorio, che madre natu-ra aveva reso tanto aspro quanto meravi-glioso, unitamente alla minore intensitàdemografica che si registrava nella regio-ne, aveva impedito la realizzazione diinfrastrutture adatte collegare la zona conil resto del Paese. Eppure, in quel 1873, l’i-naugurazione della prima strada ferratasarebbe stata considerata dagli storici unpunto di svolta per la Calabria e per i cala-bresi, che avrebbero potuto, grazie adessa, uscire per la prima volta dall’isola-mento.La successiva statalizzazione delle ferrovienazionali cambiò moltissimo il modo diviaggiare degli italiani che, con il passaredei decenni, guardando anche ai nuovimodi di spostarsi che con la globalizzazio-ne andavano diffondendosi, avanzaronogiustamente pretese sui tempi e le meto-dologie di collegamento tra i centri urbanipiù importanti dell’intera nazione.Il costante miglioramento della linea fer-roviaria calabrese, tuttavia, contrariamen-te a quanto poi avvenuto nel resto d’Italia,ha subito una pesante battuta d’arresto giàdiversi anni fa, dimenticando progressiva-

mente le esigenze di decine di migliaia dipendolari che avevano il diritto di spostar-si in tempi brevi lungo gli assi più impor-tanti della propria terra.Già nel 1998, quando nel nord Italia sicominciava a sentire parlare di treni chepotessero accorciare le distanze tra i gran-di centri urbani ed economici del Paese, icalabresi venivano costretti agli orari piùassurdi, a viaggiare su treni che sembrava-no risalire a 125 anni prima e a osservaresconsolati il singolo binario che attraversa-va la propria città immaginando che, di lìa qualche altro anno, si sarebbe trasforma-to in una semplice, quanto sterile barrieraarchitettonica. Il pretesto di ammoderna-mento della linea Catanzaro Lido-Lamezia, addirittura, avrebbe riguardatola sostituzione della struttura di supportodel binario, fatta oggi di materiali che nonpossono più supportare il peso del loco-motore di un treno ad alta percorrenza,senza che si pensasse piuttosto a introdur-re l’elettrificazione, che avrebbe invecedecisamente migliorato la situazione. Larecente introduzione dell’orario estivo,poi, ha impedito persino ai turisti di spo-starsi in orari umani tra una paese e l’altro.Costringendo chi era abituato a usare iltreno a ritornare all’usufrutto dell’ormaipiù rapido trasporto su gomma, l’ente sta-tale del trasporto pubblico su strada ferra-ta avrebbe avuto via libera nel dichiarareche la mancanza dell’utenza lo “costringe-va” a un taglio dei costi e, conseguente-mente, dei mezzi che circolavano non soloall’interno della regione, ma che eranodiretti anche verso fuori.Il collegamento diretto verso Roma?Sarebbe divenuto realtà solo su una delledue coste della Regione, quella Tirrenica.Il collegamento per Bologna? Effettuabilesolo con uno o più cambi, proprio comesarebbe accaduto con Firenze, Milano,Torino, persino Bari e Brindisi, punti diriferimento portuale per chi doveva poiimbarcarsi per i paesi dell’est.

Inutile dire che il “ramo secco” che,secondo l’ente ormai rinominatoTrenitalia, era diventato la nostra regione,sarebbe stato ancora più marcio proprionel suo versante jonico, una zona dalpotenziale incredibile per la sua bellezza ele sue potenzialità di sviluppo, eppurecompletamente abbandonata da unasocietà che, secondo i più, aveva un vero eproprio interesse a sviluppare altrove.Il sogno di un collegamento ferroviarioefficiente, di cui tutti i calabresi avrebberodiritto di usufruire, dopo 142 anni rischiadi infrangersi definitivamente. Il progettodi una ferrovia elettrificata e in grado diservire tutti i paesi della costa per poteressere integrata da un trasporto gommatoa pettine che colleghi con i centri urbanidell’entroterra, viene in queste stesse orefatto a pezzi dallo smantellamento pro-gressivo che Trenitalia conduce impietosa-mente nei confronti delle stazioni dellenostre città.Ma la cosa che fa maggiormente male, èche le preghiere, le proteste, la rabbia diuna popolazione che sta avviando moltis-sime iniziative con il solo obiettivo di sal-vare quella strada ferrata menomata cheoggi le rimane, continuano a rimanereinascoltate dalla società di Stato come daicapi i Governo.L’impressione è che, come ha ipotizzatoqualcuno, ci sia un interesse generalizzatoda parte di chi prende le decisioni nel farmorire la ferrovia Jonica, del resto non èun mistero che la stessa Trenitalia, che hagià chiuso i binari “in eccesso” nelle stazio-ni Roccella e Gioiosa, impedendo l’incro-ciarsi di treni che procedono in direzioniopposte, si sarebbe dichiarata pronta a svi-luppare invece una nuova linea qualora laRegione avesse presentato un progettovalido.Il progetto, invece, non arriva mai né sifinge di parlarne e noi ci domandiamoperché stiamo così antipatici a chi ci gover-na.

RIVIERA

““La statalizzazionedelle ferrovie

cambiò il modo diviaggiare degli

italiani che, con glianni, avanzaronopretese sui tempi ele metodologie di

collegamento tra lecittà più importanti

della nazione”

L’inchiestaTrasporti nella Jonica

Nel 1873, l’inaugurazione della ferrovia sembrava aver cancellatole difficoltà di collegamento tra Calabriae resto della nazione, maoggi quella distanza si è allungata così tanto da farci temere che ilnostro isolamento sia di interesse per qualcuno.

un isolamento calcolatoFerrovia:

2009, VENGONOSOPPRESSI I SEGUENTITRENI:•Reggio Calabria - Roccella Jonica- Catanzaro Lido - Lamezia Terme- Roma Termini - Bologna -Milano•Reggio Calabria - Roccella Jonica- Catanzaro Lido - Lamezia Terme- Roma Tiburtina - Pisa - Genova– Torino2011, Vengono soppressi iseguenti treni:•Reggio Calabria - Roccella -Catanzaro Lido - Roma Termini•Intercity diurno Roccella Jonica -Roma Termini•Reggio Calabria - Roccella Jonica- Catanzaro Lido - Crotone - Sibari- Bari *•Reggio Calabria - Roccella Jonica- Taranto - Brindisi (Porto per laGrecia) - Bari *

*Già nel 2009, questi due treni adalta percorrenza erano statisostituiti da littorine cheobbligavano i passeggeri acambiare a Crotone, Sibari eTaranto con orari così ravvicinatida non rendere infrequente laperdita della coincidenza.

Su una graziosa e magica collina che sa di arte edi storia, nella piazza principale di Moschetta aLocri, sorge il ristorante La Fontanella della

famiglia Simone. Per chi vuole scoprire i saporidella vera gastronomia calabrese, non c'è postomigliore. Quella della signora Anna e della nuoraMaria è una cucina attenta e capace di coniugaresapientemente gusto, tradizione e benessere, doveciò che è buono è anche naturale, autentico e gen-uino. In occasione del meeting di Enoicamente, ilristorante La Fontanella ha proposto un delizioso edelicato finger food di stoccafisso alla trappitaracon olio biologico e olive nostrane con dentro tuttoil gusto del mare. Ad accompagnarlo il rosso del-l'azienda Capogreco Carthago, un blend diSangiovese, Nero D'Avola e Magliocco. "È frutto diuna vendemmia precoce, effettuata intorno al 10

agosto. L'uva viene raccolta di notte per evitareshock termici - ci confida Nicola Capogreco - Ilvigneto viene illuminato a giorno; si inizia alle 20.30e si tira fino al mattino, a mezzanotte si fa un breakcon una grande festa, come vuole la vecchiatradizione contadina". Fino a 8 anni fa quello del-l'azienda Capogreco era l'unico vino rosso prodottonella Locride. È di un rubino carico e intenso con tannini benbilanciati, morbidi e persistenti. In bocca ha unaprogressione sorprendente: l'ingresso è potente enel contempo raffinato. Si susseguono rincorren-dosi fragranti profumi di frutta matura, che si fannoapprezzare per l'approccio sussurrato, e sfumaturefloreali coinvolgenti. Il 50% della produzioneCapogreco viene assorbito dall'azienda di propri-età, "Il Palazzo"; il restante 50% viene esportato

all'estero, in particolare in Germania e in Svizzera.Da oggi presso il ristorante La Fontanella sarà pos-sibile lasciarsi conquistare dalla genuina bontà delfinger food proposto da Anna e Maria in abbina-mento al rosso coinvolgente dell'aziendaCapogreco Carthago. È soddisfatto di aver aderito al progettoEnoicamente, Nicola Capogreco e per la prossimaedizione suggerisce di coinvolgere un direttore tec-nico affinchè giudichi l'abbinabilità di un piatto a unvino. Anche Antonio Simone, proprietario de LaFontanella, ha accolto con favore il progetto: "Nelnostro ristorante serviamo solo vino calabrese al100%. Enoicamente potrà dare una spinta consis-tente alla commercializzazione dei vini della nostraterra e noi saremo ben lieti di fare loro spazio nellanostra carta dei vini".

La genuina bontà de La Fontanellae il rubino coinvolgente dell'aziendaCapogreco Carthago

Il nono matrimoniocelebrato durante il

Meeting di Enoicamente,che si è svolto lo scorso 13aprile presso l'incantevolePalazzo di Moschetta, è

stato quellotra il vino Carthago

dell’azienda Capogrecoe il ristorante La Fontanella

della famiglia Simone

DOMENICA21 GIUGNO 10www.larivieraonline.com LA SETTIMANA

RIVIERA

Lucano accolto abraccia aperte da SEL

Uragano FudaIn settimana Mimmo Lucano, sindaco di Riace, siè recato in visita dal segretario regionale di SEL,dove è stato accolto con enorme piacere da MarioMelfi, che ha dichiarato di essere stato davverocontento di poter ospitare “uno dei migliorirappresentanti istituzionali della Calabria”. Solograzie alla sua capacità amministrativa e a unagrande forza di volontà, infatti, Lucano è riuscitoa rendere Riace un comune virtuoso, in grado diintegrare perfettamente 400 migranti nellapropria comunità.

Arrestata a Locril’autrice di decine di furti. È caccia ai compliciQualcuno l’aveva ribattezzata il “Terrore diLocri” e qualcuno giurava che fosse stata ingrado di compiere fino a dieci rapine in ungiorno. Domenica scorsa, però, la carriera crimi-nale di Raluca Silaghi, 28enne rumena, è statastroncata da una signora, che si è resa conto pertempo di aver fatto entrare in casa una malinten-zionata, e dalle forze dell’ordine, che hannodovuto addirittura salvarla dal tentato linciaggiodi una folla rabbiosa. Gli inquirenti, adesso, sonosulle tracce dei suoi complici.

A Soveria MarioOliverio discute delle nuove strategiedelle aree interneGiovedì 18 giugno si è tenuto, nell’ex sededella comunità montana di Soveria, una con-ferenza dal titolo: “La Calabria nella strategianazionale delle aree interne”. Oltre al presi-dente dell’Uncem Calabria Vincenzo Mazzei,al consigliere nazionale dell’Anci AttilioMazzei, Francesco Aiello del dipartimentoeconomia dell’Unical e Giovanni Soda, sonointervenuti anche i consiglieri regionali dimaggioranze e il presidente Mario Oliverio,che ha tracciato le conclusioni dell’incontrocon Nino De Gaetano.

Il Presidente del Consiglio Regionale Antonio Scalzo, haincontrato nei giorni scorsi la Presidente della Camera deiDeputati Laura Boldrini, con la quale ha discusso di immi-grazione: “La Calabria - ha dichiarato Scalzo prima di spiegarele idee del direttivo regionale - ha un'ottima legge su rifugiati erichiedenti asilo: dobbiamo applicarla”. Dalla terza carica delloStato è giunto un “sincero apprezzamento” per il percorso indi-cato da Scalzo, incoraggiato così a proseguire su questa strada.

Scalzo e la Boldrini a confronto sull’immigrazione

Aria fresca e trasparentedi ponente e aria torbidadi scirocco, moltoumida, provenientedallo Stretto si sono

incontrate, poi si sono combattuteper diciannove giorni. Tempesta,tra Piero Fuda e quella parte delPd di MariaTeresa Fragomeni, lasegretaria, il colonnello di ferro diReggio nella “sottosviluppata”Locride, territorio di litigio pied-dino: litigi a Gioiosa Marina, litigia Locri, musi cagneschi aRoccella, risposte biliose emugugni velenosi dappertutto.Questo Pd litiga ovunque, quandopone una prima pietra in questinostri paesi stremati, doveservirebbero degli scatti che cam-bino di colpo il corso di una storiarecente molto triste. Questo Pdnon si mette mai in discussione,ripudia gli outsider, gli originali e idisoccupati eccellenti. Si nutre dialtro, che non combacia quasi maicon qualcosa di fecondo per lecomunità. E comunque, la tempesta annun-ciata s’è materializzata nella sera-ta di giovedì quando la segretariae il “mastino” Cecè Carnà hannomesso per l’ennesima volta il vetoa Paolo Fragomeni come presi-dente del Consiglio Comunale.Venerdì mattina la Fragomeni, hagiocato la sua ultima carta, “il suoultimo tentativo di stupire” il nav-igato senatore: «Io presidente,Giorgio Ruso vicesindaco»,avrebbe riferito.A quel punto, la tempesta èdegenerata in uragano. L’uragano

Fuda ha spazzato via quella partedel Pd che da troppo gioca sulsicuro a carte coperte e con l’umil-iazione degli altri, cittadini inprimis. Mentre, al contrario,l’uragano Fuda ha risparmiatol’altra parte del Pd, ovvero AnnaRomeo e, soprattutto, quel “brut-to anatroccolo” di PaoloFragomeni, sinistra the original,razza pura che sta al PartitoDemocratico e alla laicità comel’uomo al bing bang.Di tutt’altro spessore è statoinvece il comportamento di PietroSgarlato, durante la conferenzastampa per la nomina degli asses-sori. Con uno smartphone inmano tentava di continuo difotografare Peppe Venuto, come avoler marcare una differenza dirazza, come tutti quelli con il nasoall’insù che, nonostante abbiamopreso una batosta epocale,trovano sempre il concime adattoper la rinascita della coda.La #fabbricadipietro, già in movi-mento, ingranerà la marcia ten-tando di essere competitiva inambiti creativi, progettuali, socialie culturali. Siderno, forse proprio perchéattraversata dalla fase di massimadecadenza, soprattutto per colpa,grandissima colpa deiCommissari, diventerà un labora-torio in cui si coltiverà una rinasci-ta, un nuovo stile di vita, un nuovomodo di rapportarsi all’ambiente,un altro senso di appartenenzaalla propria città.

Vladimir

Il senatore sidernese ha spazzato via quella parte del Pd che non si mette mai in discussione, poiché crede di avere, in eterno, il coltello dalla parte del manico.

SOCIETÀ

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Anche quest’anno Siderno saràpizzicata dal morso della tarantolae saluterà il solstizio d’estate alritmo della catartica e indomabilemusica popolare. Grazie allo sforzo

organizzativo della Pi Greco Communicationtorna l’elettrizzante appuntamento con laFesta della Musica, realizzata in collabo-razione con il Comune di Siderno, iWorld,fm eventi e il settimanale free press Riviera.Per l’edizione 2015 dell’evento, la PigrecoCommunication è stata affiancata dallaiCompany (www.i-company.it), l’importantenetwork discografico diretto da MassimoBonelli che, a partire da quest’anno, gestisceanche l’organizzazione generale del

Concertone del Primo Maggio di Roma. Unaubriacatura solenne di musica è in program-ma, dunque, per oggi a partire dalle 21, inpiazza Portosalvo che, dopo la proiezione deldocu-film Kaulonia Tarantella Festival(prodotto proprio da iCompany), sarà ani-mata dalle note dei Sabatum Quartet, da unoshowcase di Mimmo Cavallaro e dai GioiaPopolare nell’ambito di una manifestazioneche si inserisce nel grande progetto diCalabriasona. Abbiamo intervistato uno deiprotagonisti di questa sera, MimmoCavallaro, tra i più autorevoli interpreti dellatradizione musicale calabrese, fondatoredella band TaranProject che con i suoi ritmiha fatto scatenare nonni e nipoti, ritmi chemettono al bando la noia e scatenano quel-l’allegria assurda che ti cinge alla vita mentre

i sederi ballano e un piacere sconosciuto sol-letica e palpita.Qualcuno disse “L’anima domanda, lamusica risponde”. Che risposte dà lasua musica?La mia musica richiama le nostre radicipopolari, ha a che fare con il passato e in par-ticolare con il mondo contadino ma vengonosperimentate nuove strade così da farscattare scintille creative nella tradizione.Ha rispolverato la lira calabrese.Cos’ha questo strumento da regalarealla musica?La lira calabrese è uno strumento arcaicoarrivato dall’Oriente. Stando alla mitologiagreca, l’invenzione della lira è da attribuire aMercurio, che in giovane età, intrattenen-dosi a colloquio con una tartaruga, la privò

crudelmente della sua casa e tese, all’internodel guscio, sette corde di budello di pecora,costruendo così la prima lira. Donò quindi lostrumento ad Apollo, che a sua volta elargì alfiglio Orfeo, il più famoso poeta e musicistache la storia abbia mai avuto. Sono state leMuse a insegnare la lira al giovane Orfeo,che divenne talmente abile al punto da rius-cire ad ammansire gli animali feroci e farcommuovere persino le divinità degli inferi.La lira stava per scomparire negli anni ‘80ma è stata riportata alla luce da un gruppo diragazzi che hanno setacciato i paesini dellaLocride scoprendo che ancora c’era qual-cuno che la suonava. Oggi è uno strumentoche fa parte di quasi tutti i gruppi popolaricalabresi perchè è in grado di riprodurre lasonorità tipica del nostro territorio. È uno

Festa della Mus e che l’estate abbia

Stasera Siderno saràinvasa da quei ritmi

che mettono albando la noia e

scatenanoun’allegria assurda

che ti cinge alla vitamentre i sederi

ballano e un piaceresconosciuto solletica

e palpita.

DOMENICA21 GIUGNO 13www.larivieraonline.com SOCIETÀ

strumento straordinario che vale la penasuonare e far conoscere alle nuove gener-azioni.Con i TaranProject è riuscito a farstraripare le piazze non solo in Italiama anche all’estero e far ballare nonnie nipoti. Qual è la vostra forza?Il nostro pregio è aver riportato nelle piazzela musica popolare vestita da sonorità mod-erne. E questo riesce ad accomunare e fardivertire generazioni differenti.A un certo punto della sua vita conosceEugenio Bennato. Cos’ha significatoquesto incontro per la sua carriera?Eugenio Bennato è da sempre consideratouno dei precursori e maestri della musicapopolare del Sud. Lo ha fatto in tempi nonsospetti fondando la «Nuova Compagnia diCanto Popolare», una ricerca poi proseguitaattraverso i «Musicanova» fino a generare ilfamoso movimento «Taranta Power», unprogetto musicale esportato in tutto ilmondo. È stato tra i primi a capire la forza diquesto genere musicale. Mi ha incoraggiato acontinuare il mio progetto e mi ha dato unagrande mano nella realizzazione del mioalbum d’esordio,”Sona Battenti”.Il brano a cui è più legato?E perchè?In realtà sono legato a diversibrani. Quello che senz’altro haavuto un grande riscontro e cheper me significa tanto è Passalu mari, che ha come tema ilfenomeno dell’immigrazioneed è caratterizzato da suoni chesi aprono verso il mare, perchèquella è la vera matrice dellanostra musica: il Mediterraneo.Quando è sul palco eabbraccia la sua chitarra ècome se la sua musica invi-tasse ad abbandonarsi aun piacere sensuale senzapeccato per il qualerichiede il massimo rispet-to. È così?Sì, quando ho di fronte il miopubblico cerco di comunicare al meglio lamia passione per la musica attraverso lecorde vocali, le corde della chitarra e non daultima l’espressività. Spero di riuscire a sol-leticare nel modo giusto l’appetito e la vogliadi divertimento della gente e coinvolgerla inquesto fantastico mondo della musica popo-lare.Si sente un po’ il punto di riferimentoper i gruppi emergenti locali?Ascoltando i giovani gruppi di musica popo-lare mi rendo conto che si lasciano un po’ispirare da noi e questo mi lusinga.A chi si dice stanco della tarantellacosa replica?Non ascoltatela, non siete obbligati. Peggioper voi!

Festa della Musica... e che l’estate abbia inizio!

Tra i protagonisti Mimmo Cavallaro, uno dei piùautorevoli interpreti della tradizione musicalecalabrese, fondatore della band TaranProject checon i suoi ritmi ha fatto scatenare nonni e nipoti.

A partire dalle21, piazzaPortosalvo dopola proiezione deldocu-filmKauloniaTarantellaFestival sarà ani-mata dalle notedei SabatumQuartet, da unoshowcase diMimmoCavallaro e daiGioia Popolare

Per richieste di pubblicità rivolgersi a: PI GRECOComunication srl - Via Gramsci, 72/A info 0964383251GLI INSERZIONISTI sono responsabili dei marchi edei loghi pubblicitari nei loro spazi, l’Editore nonrisponde per eventuali dichiarazioni, violazioni didiritti, malintesi, ecc... Tutti i marchi riportatisono registrati dai legittimi proprietari.

STAMPA: Martano EditriceEDITORE - No così srl - via D.Correale, 5 - 89048Siderno

Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14

Direttore responsabile: MARIA GIOVANNA COGLIANDROEditorialista: ILARIOAMMENDOLIA

COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Cristina Caminiti, EleonoraAragona, Franco Parrello, Lidia Zitara,Domenico Spanò, Sara Leone, SaraJacopetta.

GERENZA Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione dipreventivi accordi tra l’editore e gli autori sono daintendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla

redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti.I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo pertutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI dellerubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali,

sono da ritenersi direttamente responsabili.

DOMENICA21 GIUGNO 14www.rivieraweb.it

Lunedì 15 giugno è stato il settimoanniversario da quel terribile giorno,giorno in cui le nostre vite sono statestravolte per sempre… giorno in cuisiete volate in cielo... senza una spiega-zione logica.Ancora nessuno ha pagato… e ognianno che passa è sempre più pesan-te…Siete sempre con noi.Le famiglie Caricari e Petrolo

Sette anni senza Albaluciae Federica

Da lunedì 15 a venerdì 19 giugno, pres-so i campetti dell’YMCA Siderno, èandato in scena il City Camp Basketballorganizzato dalla BGT SportCompany. Il camp ha visto la partecipa-zione di bambini e ragazzi, di età com-presa tra i 7 e 18 anni, appartenenti per-lopiù alla “cantera” dell’YMCABasketball. I ragazzi hanno avuto il pri-vilegio di essere allenati dal Coach RickWalrond, allenatore statunitense(amico di Mike D’Antoni, vecchiaconoscenza del nostro basket) cono-sciuto per la sua capacità di insegna-mento dei fondamentali del gioco dellapalla a spicchi, e con un passato a SouthCarolina nella NCAA( basket universi-tario USA) e nella massima Lega cine-se.Oltre agli allenamenti del Coach norda-mericano, i ragazzi hanno avuto occa-sione di apprendere tecniche di giocodal coach reggino Pasquale Iracà,cofondatore di BGT Sport ed ex allena-tore della Viola Reggio Calabria, e diconfrontarsi con l’Ala di Roseto (SerieA2 Silver), nonché ex FortitudoBologna e fondatore di BGT Sport,Salvatore Genovese.Il City Camp ha rappresentato l’ennesi-mo successo dell’Associazione YMCA,che fa il paio con l’YMCA Village, pro-getto istituzionale che tende a valorizza-re nello sport, nella musica e nelle arti; ibambini che vi partecipano durantetutto il periodo estivo. Sport e formazione, i due pilastri su cuisi regge l’YMCA.

Antonello Tinelli

“Hai datotanto allanostra

comunità,forse troppo,affrontandonon pochebattaglie e

sopportandograndi

ingiustizie”

Mercoledì sera, alle ore 19:00, pres-so lo “Sport village di Catona”, aReggio Calabria, si è svolto un tor-neo di calcio a 5 in ricordo dellacompianta Anna Multari, originariadi Siderno. Il torneo è organizzatodal Cral del Consiglio regionale dellaCalabria ossia il circolo ricreativo deidipendenti del consiglio. AnnaMultari, infatti, faceva parte delcomitato direttivo.

A Reggio il 3°Memorial AnnaMultari

I ragazzi dell’YMCA hanno avuto ilprivilegio di essere allenati dal CoachRick Walrond, allenatore statunitense

Abidjan 11 Giugno 2015

Quando sei lontana dalla tua terra écome se quella distanza allontanassetemporaneamente da te i volti fami-liari, sbiadisse i ricordi, confondossegli odori a cui eri abituata fino a quan-do fatichi a risentirli nella tuamente…ma quando apprendi unanotizia come quella della scomparsadi Paolo Catalano che è un pezzoimportante di me stessa, allora tuttoad un tratto i ricordi diventano nitidi,gli odori intensi e i volti si materializ-zano come per magia nella tuamente. Pur sforzandomi non riesco proprio aricordare un momento o traguardodella mia vita in cui Paolo e Cornelianon siano stati presenti, partecipan-domi il loro affetto con i loro sguardi,con le loro parole, soprattutto quellescritte di Paolo… Si, ad ogni ricorren-za che lo ha visto testimone mi hareso omaggio con il mezzo più prezio-so: la sua sensibilità, cultura senzalimiti (come direbbero i matematici«asintotica a più infinito») e saggezza. Con te Paolo, va via un pezzo dellamia magnifica fanciullezza e adole-scenza. Negli ultimi anni, a causadelle terribili vicende che hanno toc-

cato la mia famiglia, mi sono allonta-nata, non per scelta, bensì per neces-sità, dalla mia Siderno e con lei datutti i miei affetti più cari, tra cui tu,che occupi un posto di grande rilievo. Inutile dirti che sono oltremododispiaciuta per non averti potuto salu-tare come avresti meritato, ma so cheda lassù mi guardi e mi guarderaicome hai sempre fatto. Ti vedo in questo momento sorrider-mi dolcemente come facevi d’abitudi-ne, sprigionando tutta la tua signori-lità seppur dietro un po’ di amarez-za… Hai dato tanto alla nostra comu-nità, forse troppo, affrontando nonpoche battaglie e sopportando grandiingiustizie a mio avviso… Ma questaè un’altra storia, la stessa purtroppoche accomuna gli uomini straordinaricome te… forse perché solo voi cono-scete la nobile arte di perdonare ecomprendere gli orrori del nostrogenere umano senza «emigrare neivicini lidi della follia umana»… Esprimo le mie condoglianze a te,cara Cornelia e a voi, Giusy,Giampiero e Francesco che siete ilpiù bel risultato di questa splendida eindimenticabile coppia.

Con affetto e stima immensa

È morto Mimmo Chianese. Personaseria, gentiluomo di altri tempi.Lascia un vuoto tra gli amici che ilsabato mattina sorseggiavano insie-me a lui il caffè, discutendo dei pro-blemi di Siderno e Locri. Ad atten-derlo ci sarà il Paradiso degli uominidolci e generosi con il sorriso briosoe lo sguardo buono.

Ci lasciaDomenicoChianese

Paolo, da quaggiù ti vedo sorridermi

Il City Camp Basketballarriva a Siderno

ATTUALITÀ

Dal padre quercia al padre bambù: l'identikit dei nuovi padri calabresi

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Padri che spingono passeggini, che saggianocon il gomito l'acqua del bagnetto, che ste-rilizzano biberon e tettarelle. Padri che suisocial network postano orgogliosi foto deipropri pargoli con tanto di dedica strappa-

lacrime. Padri che hanno preso i difetti delle madri,primo tra tutti l'ansia. Per troppo tempo - e giù da noi in particolare - alpadre è stato chiesto di essere il presidio, il baluar-do del divieto e dell’obbligo, lo strenuo difensoredel dovere. E per far questo è stato costretto acostruirsi una maschera di severità, di impenetrabi-lità; ha dovuto rinunciare alle parole, trattenere igesti, ricacciare le lacrime. Per troppo tempo alpadre è stata riservata una paternità monca, atro-fizzata, dove non c’era spazio per l’emotività chesembrava congelata, ibernata. Il padre era quelloche contava fino a tre, quello che bastava unosguardo, quello di cui si aveva paura quando rinca-sava perché la mamma gli avrebbe raccontato tuttele birbanterie della giornata, quello che È cosi per-ché lo dico io e giù in picchiata un fragoroso pugnosul tavolo in segno di inappellabile ratificazione.Quell'io che peso probatorio aveva? Perchè sfida-re i figli in quel modo? Un atteggiamento che pro-duceva inevitabilmente due effetti: padri da cuiscappare, padri assassini di bussole con figli incassa-ti nelle loro bare verticali. A lungo il padre è statotenuto da parte, ma utile nei momenti difficili, per-ché quando le madri non riuscivano da sole a sbro-gliare la matassa dell'educazione, ecco che scattavail solito: “Parlane con tuo padre!”. Oggi, al grido di“voglio esserci”, i padri cercano di recuperare il ter-reno perduto e contrastare l’onnipotenza manife-stata dalle madri, che per tanto tempo hanno occu-pato tutto lo spazio della genitorialità. Abbiamointervistato 60 papà calabresi di età compresa tra i28 e 55 anni, concentrandoci su quello che è il com-pito considerato meno mascolino, ovvero cambiareil pannolino. Tra i padri di età compresa tra i 28 e i35 anni, il 20% ha dichiarato di cambiare abitual-mente i pannolini al proprio bebè (e qualcunoaggiunge di conoscere bene le marche delle salviet-tine che irritano meno), il 40% lo fa solo se lamoglie non è in casa, il restante 40% non l'ha maifatto, nè saprebbe farlo, nè intende cimentarsi. Soloun decennio fa la percentuale dei padri in grado dicambiare un pannolino era molto più bassa. Tra i

padri di età compresa tra i 35 e i 45 anni solo il 30%dichiara di aver cambiato almeno una volta il pan-nolino. Per i padri che hanno avuto un bebè più di20 anni fa (fascia tra i 45 e i 55) la percentuale siabbassa al 10%. In compenso sono padri che ascol-tano, consigliano, consolano i loro figli ormai ado-lescenti. Sono padri che cercano di ritagliarsi nic-chie di intimità e dar voce a quelle parti di sé chenel tempo si sono atrofizzate per il mancato utiliz-zo. Padri che finalmente si commuovono, aiutano ifigli a fare i compiti, fanno shopping con loro, ascol-tano i loro piccoli problemi di cuore. Gli espertisostengono che questi nuovi padri, spesso definiti"mammi", abbiano, però, dato luogo a processi diinfantilizzazione. Si è passati, ad esempio, dalpadre-padrone al padre-coglione, per dirla conStefano Zecchi; a “un idiota seduto davanti allatelevisione”, per citare Luigi Zoja; ai babboccioniche crescono bamboccioni come sostiene, invece,Antonio Polito, il quale parla anche di papà-orsettoche cercano la complicità dei figli-peluche. Si è par-lato, poi, di helicopter parents, ovvero di genitori chevolano basso e in maniera persistente sulla testa delfiglio, accompagnandolo in ogni aspetto della suaesistenza. Tra i padri intervistati di età compresa trai 35 e i 55 anni è possibile rintracciare le diversetipologie di padre descritte da De Vanna, D'Elia eGigante in "Di padre in padre": l'agente procuratore,colui che definisce contratti e lima le difficoltà cheil figlio incontra; il banchiere che, sempre presente,risolve tutti i problemi di natura finanziaria; il cava-liere bianco che si materializza all’insorgere del pro-blema per risolverlo e poi sparire nell’ombra; laguardia del corpo che protegge il figlio attraversospecifici interventi difensivi; il falco che si adoperacon qualsiasi mezzo – lecito o illecito – per garanti-re dei vantaggi al proprio figlio. Sommando la tipo-logia dell’agente procuratore e del falco si ottienequello che Antonio Polito chiama il padre “sinda-calista”, esemplare assai diffuso nella Locride, sem-pre pronto a spianare la strada al figlio, convinto asuon di diritti che il successo e il benessere non siconquistano, ma sono dovuti. Quello che emerge è, dunque, un padre mansuetoe accomodante, spesso un muro di gomma controil quale non c'è più gusto a sbattere. Ma in compen-so è possibile dire addio al padre-quercia di untempo e benvenuto al padre-bambù che, se ingrado di dosare bene la sua flessibilità, può far fron-te a terremoti e tsunami.

“Per troppo tempo il padre eraquello che È cosi perché lo dico

io. Un atteggiamento cheproduceva inevitabilmente

due effetti: padri da cui scappare, padri assassini di

bussole con figli incassati nelleloro bare verticali.

“I padri di oggi cercano di ritagliarsinicchie di intimità e dar voce a

quelle parti di sé che nel tempo sisono atrofizzate per il mancato

utilizzo. Padri che ascoltano,consolano e finalmente si

commuovono.

Nuovi esemplari di padre tentano di contrastare l'onnipotenza delle madri: dall'agenteprocuratore al banchiere, dal cavaliere bianco alla guardia del corpo, dal falco al sindacalista.

DOMENICA21 GIUGNO 17www.larivieraonline.com ATTUALITÀ

“Come sono fieri ebaldanzosi i ragazzi di oggi.Schopenhauer non ha mozzato la loro spensiera-tezza nè Kierkegaard hafatto loro dubitare che la

vita è bella.

“Una nuova età si spalanca per loro, un'età in cui le emozioni si descrivono, si analizzano, si definisconoma si smette di nuotarci

dentro.

do posto, la traccia di ambito artistico letterariocon la letteratura come esperienza di vita, sceltadai più romantici. Al terzo posto, tema suYousafzai Malala, la coetanea premio Nobel perla pace che parla ai ragazzi di istruzione e corag-gio. A tu per tu con i maturandi della LocrideLa prima prova è quella che temevano di meno,la terza, il cosiddetto quizzone, "in onda" doma-ni, è per loro la più scottante. Gli argomenti chediscuteranno all'orale sono dei più vari: L'utilitàdell'inutile, Il senso della vita, L'infinito oltre ognilimite, Il viaggio, La natura, Il teatro dell'assurdo,Il doppio. Quanto ai progetti post esami, relaxrelax relax. C'è chi ha già scelto l'università:medicina va per la maggiore, secondo gradinoIsef, terzo ingegneria. Possibilmente fuori dallaCalabria "perchè qui la sera è un mortorio" - sor-ride Kevin ed è quasi zuffa con Carlo Bruno cheguai a chi gliela tocca la sua terra. C'è poi chi pro-verà a entrare all'accademia militare comeSaverio, chi cercherà un lavoro come StefanoM., chi potrà optare per l'università in Franciagrazie alla certificazione ESABAC rilasciata dalLiceo Magistrale G.Mazzini di Locri.Sono pronti a lasciare la Calabria i nostri ragaz-zi. Loro sì, le mamme un po' meno. Quella vali-ge piene di cinghie e di ombre sono uno scudi-scio che staffila abbattendosi sul cordone ombe-licale, in modo sottile e insopportabile. Madovranno accettarlo prima o poi che i loro fig-ghiolelli sono diventati grandi. Una nuova età sispalanca per loro, un'età in cui le emozioni sidescrivono, si analizzano, si definiscono ma sismette di nuotarci dentro. Perchè diventareadulti - ancora non lo sanno - ma è un merito chesi paga caro. Qualcuno di loro avrà vite smarritedi vodka e affitto non pagato, qualcuno, peggioancora, vite rimaste impigliate in fogli di cartacarbone. Ci saranno esistenze da pappa reale ealtre con nebbie pigramente propizie. Tra loromedici, poeti, saltabarriere e burladogane.Perchè è così che va la vita.Saluto questi straordinari ragazzi, tutti con duepuntini luminosi al posto degli occhi, sperandoche quella luce non si spenga mai. Nel frattem-po una rondine con le sue affilate forbici ritagliaper loro nuovi cieli.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Carlo Bruno, Andrea, Kevin, Gianluca eStefano la notte prima degli esamil'hanno trascorsa attorno a un falò.Francesco Antonio ascoltando musica.Saverio e Stefano M. hanno festeggiato

fino alle 5 del mattino e poi 2 ore di sonno e 6ore di tema. Veronica non ha chiuso occhio.Daria, Francesco, Monica, Maria Teresa eMariana hanno dormito beatamente.Comunque l'abbiano trascorsa sarà una notteche ricorderanno per sempre, con tutto il suoimpasto di emozioni da tirare e rilasciare comeelastici, una notte che sentiranno insinuarsi nelleviscere e che li farà sobbalzare nel sonno anchequando avranno ormai i capelli bianchi.Li ho aspettati per due giorni all'uscita da scuolai maturandi della Locride, insieme a papà inten-ti a fissare il disegno che due mosche tracciava-no sul parabrezza e mamme che si tormentava-no i capelli.Ne ho fermati alcuni intromettendomi nellachiamata a casa in cui annunciavano che perquel giorno la tortura era finita. Come sono fierie baldanzosi i ragazzi di oggi. Non hanno piùquelle facce scavate e provate dall'ansia deliran-te dei maturandi di un tempo che sembravanofuggite da un quadro del Caravaggio, ma hannoi volti luminosi e distesi che dipingeva Stieler.Certo, tra loro c'è ancora chi preme dal basso iltubetto del dentifricio ma c'è soprattutto chi hadentro un caos che non lo spaventa e che nonostenta come quei bohémien che fingono che illoro disordine sia un ordine superiore dello spi-rito. Schopenhauer non ha mozzato la loro spen-sieratezza nè Kierkegaard ha fatto loro dubitareche la vita è bella.Hanno immaginato a lungo quali potesseroessere le tracce della maturità 2015 ma tutti ipronostici sono andati fuori bersaglio: nienteExpo, niente Charlie Hebdo, niente Isis o immi-grazione. Sei opzioni a sorpresa ma abbordabili.La traccia scelta dalla maggioranza dei ragazziintervistati è stata quella di ambito tecnico scien-tifico: il mondo connesso è un argomento concui andare a nozze per i nativi digitali. Al secon-

Li abbiamo aspettati all'uscita dascuola il giorno della prima e della

seconda prova per farci raccontare una tappa importantedella loro vita: quella che segnal'ingresso nel mondo dei grandi

A tu per tu con i maturandi della Locride

1) Francesco A. Lucà, Francesco Catanzariti, Daria Commiso, 5B Liceo Classico di Locri 2) Stefano Multari, Saverio Bumbaca ITG Marconi Siderno, 3) Andrea Ratuis, Kevin Costa, Stefano Panetta, Carlo B. Longo, Gianluca Giuffrida, 5E Liceo Scientifico di Locri

RIVIERA

CULTURA E SOCIETA’

L’associazione “Amicizia è Pace” saluta Fuda

L’intervista immaginaria di Lidia Zitara

- Egregio dottor Moretti, grazie di averci dedicato un po’ del suo tempo per questa inter-vista, le va di parlare del fatto di essere stato trombato ai David di Donatello da un filmcalabrese?- Cioè, a me quello che mi dà sempre fastidio è che in queste occasioni… sai, io ci vedocome una sorta di esorcismo. I film sono fatti di momenti drammatici e momenti comici:non si possono misurare con il bilancino, e così la vita.

- Cioè se l’è “stricata” parecchio, dottò? - Tutto dipende dalla sceneggiatura, che telo dico a fare? La sceneggiatura è il miomodo di esprimermi, di comunicare (sischiarisce la voce). Vedi, nella sceneggia-tura del mio film, c’è l’alternarsi di questidue toni, oserei dire di questi due registilinguistici, ma anche una dicotomia travisioni, sogno, immagini oniriche e realtà. - Ho capito dottò, diciamo che la sceneg-giatura della sua vita in questo momentoha avuto un picco minimo. Ma lei se l’a-spettava che un film così complesso come“Anime nere” sarebbe stato compreso ecosì largamente apprezzato dalla giuriadei David? Non temeva il confronto conMunzi, che detta libera, è pure più bono dilei, che ormai va verso la decadenza suba-tomica? - Ahò, ma che stai a di’? Ah bella, nun vediche c’ho un appeal sexy che me svengonodietro? Dopo “Caos calmo” me so’ trom-bato mezza Roma!- Ah, ecco dov’è la sua vera natura! Haperso freschezza con l’età! E poi, dottò,ma chi le viene dietro? Le milf, mica legiovani! Forse le sessantenni che ancoracredono sia esistita la sinistra, tipo le ex-presidenti di sedi provinciali, quella robaandante che trova anche sui siti porno!- Ma te pare che Munzi sta messo mejo deme come anagrafe, gioia?

- Ma se lei è del ’53, dottò! E poi Munzi non è così imbalsamato! Tra un po’ le crescono ifunghi sulla schiena!- Me consolo de una sola cosa, me consolo…- Di che dottò?- Quer fijo de ‘na mignotta almeno nun è calabrese come te, ma romano come mme!

Moretti trombato aiDavid da Anime Nere

Giovedì mattina, presso il Comune di Siderno, l’associazione Amicizia è Pace, pre-sieduta da Bruno Gasparro, ha voluto portare i suoi saluti al sindaco Pietro Fuda.Insieme a loro, una folta delegazione proveniente da tutta la Locride ha auguratobuon lavoro all’ingegnere scelto con un’ampia maggioranza dalla cittadinanza perguidare la città fuori dalla crisi che l’ha colpita.

Il progetto “Creativa… mente” ha permesso agliallievi della scuola media “Alvaro”, guidati dallaprofessoressa Rossella Verdiglione, di realizzaretre trompe-l'œil, pitture che inducono l'illusionedi guardare oggetti tridimensionali. I dipinti,dedicati a Corrado Alvaro, rappresentanol’Aspromonte le opere più famose dello scrit-tore. Il professor Francesco Cavallaro ha realiz-zato per l’occasione il ritratto di Alvaro. Gliallievi vorrebbero ripetere l’esperienza per darenuovo volto all’Istituto.

“Creativa… mente” arricchisce gli allievi e abbellisce l’Alvaro

Aspettando il Premio Pericle d’Oro 2015

La Kermesse di luglio sarà dedicata allaComunicazione“Il Premio Ellade” va, al Dr. GiovanniBattista Macrì Presidente Della CorteD’Appello di Reggio Calabria. “Quellache sto per presentarvi è una delle perso-nalità più illustri in questo trentesimopremio. Del resto da frammenti della suavita professionale si può già intravederela statura del personaggio”. Così esordi-sce il maestro Domenico Savica organiz-zatore del Premio Prericle d’Oro, che siterrà l’ultima domenica di luglio aBovalino. Giovanni Battista Macrì è natoad Acireale, si è laureato inGiurisprudenza presso l'Università degliStudi di Catania il 12.11.1963. È coniuga-to con due figli. Superato il concorso perl'accesso in magistratura, classificatosi alsecondo posto in graduatoria, nominatouditore giudiziario il 27.12.1965, ha eser-citato le funzioni di Pretore mandamen-tale fino al febbraio 1974 quando è statodestinato al Tribunale di Catania eserci-tando le funzioni di giudice, prima pres-so la terza sezione civile (che tratta didiritti reali e successioni) e la sezionespecializzata agraria e, successivamente,presso la sezione fallimentare e commer-ciale, ricoprendo anche l'incarico di giu-dice del Registro delle Imprese e di giu-dice delegato ai provvedimenti in mate-ria di stampa periodica. Destinato allaCorte di Appello di Catania. Trasferito alTribunale di Catania con funzioni diPresidente di sezione, è stato destinato apresiedere la I sezione della Corte diAssise di Catania, successivamente, la Isezione penale e, in questa ultima veste,contestualmente, dal luglio 1994 al giu-gno 1996 il Tribunale del riesame. Dal 18marzo 1997, oltre a presiedere la sezionepenale, è stato destinato a presiedere insupplenza la Sezione IV civile e fallimen-tare. Dal 16 luglio 1997 ha presiedutoquest'ultima sezione che si occupa, oltreche di fallimentare, di diritto commercia-le (societario, bancario) e che componela Sezione Specializzata per la tuteladella proprietà intellettuale e industriale.Nel contempo è stato delegato a provve-dere nelle materie di cui agli artt. 148 c.c.,814 c.p.c. Negli anni 1998, 1999, 2000,2002 e 2003, mantenendo sempre laresponsabilità della quarta sezione civilee fallimentare, ha presieduto in supplen-za la prima sezione della Corte di Assise,definendo cinque procedimenti per omi-cidi e associazione mafiosa; applicazione,la Corte di Assise di Appello. Nel con-tempo ha anche presieduto la secondasezione stralcio del Tribunale. È statoresponsabile della biblioteca unificatadel Tribunale e della Corte di Appello diCatania per cui ha provveduto alla sele-zione dei libri da acquistare e per cui havigilato sul relativo personale. Con riferi-mento alla sua esperienza nel settorepenale ha presieduto la prima sezionedella Corte di Assise di Catania occupan-dosi non solo di ordinari processi di cri-minalità, ma anche dirigendo il dibatti-mento di due maxi-processi a organizza-

zioni mafiose, (concernente ben 115capi di imputazione e 70 imputati). Dapresidente della prima sezione penale, siè occupato sia di processi concernentiassociazioni di tipo mafioso e associazio-ni a delinquere dedite al traffico di stupe-facenti, per cui ha più volte presieduto ilTribunale in udienze presso le più diver-se aule bunker d'Italia onde procedereall'audizione di collaboratori di giustizia,sia di processi concernenti false comuni-cazioni sociali, di bancarotta e di crimina-lità e di politica. Ha diretto il dibattimen-to estendendo la motivazione della rela-tiva sentenza del processo alla tangento-poli catanese (c.d. scandalo di VialeAfrica) che ha visto coinvolti venti noveimputati appartenenti alla classe politicalocale e nazionale. Di processi concer-nenti la c.d. criminalità politico-ammini-strativa e in materia di associazione adelinquere di stampo mafioso si è occu-pato anche negli anni 1997 e 1998. Hapresieduto il Tribunale del riesame diCatania, per cui si è occupato, tra l'altro,di tutte le maggiori inchieste svolte dallaD.D.A. catanese. Con riferimento al set-tore civile, è stato presidente della sezio-ne quarta civile e fallimentare delTribunale di Catania, che si occupa ditutti i rami del diritto commerciale (daldiritto societario a quello della navigazio-ne, dal diritto industriale a quello banca-rio). Ha presieduto, inoltre, dalla sua isti-tuzione la sezione specializzata in mate-ria di proprietà industriale e intellettualeper i territori ricompresi nei distretti diCorte di Appello di Catania, Messina,Reggio Calabria e Catanzaro. È coauto-re di un volume, edito da Giuffrè dal tito-lo "I nuovi patti agrari\ di due volumi"Legislazione agraria. Contratti, credito,prelazione" e "Diritto delle società", editirispettivamente da Giuffrè e da Ipsoanonché di vari scritti in materia fallimen-tare e societaria. Ha rivestito l'incarico disegretario generale del Tribunale per gliadempimenti in materia amministrativa,e di componente dell'U.D.A. Dal18.12.2007 ha presieduto il Tribunale diMessina. Dal 12.11.2012 presiede laCorte di Appello di Reggio Calabria.

RIVIERA

www.larivieraonline.com DOMENICA21 GIUGNO 19

Padre Giovanni Ladiana ricorda un po’ PapaFrancesco quando dice: “Mi hanno definito ‘ilprete che prende a ceffoni la ‘ndrangheta’, maio prendo a ceffoni le persone a cui vogliobene, la ‘ndrangheta la combatto”.Durante l’incontro-dibattito tenutosi a Locri lascorsa settimana, padre Giovanni ha volutoraccontare le sue esperienze di vita, più chepresentare il volume edito da Laterza “Anchese tutti… io no”. La manifestazione è stata organizzatadall’ALB (Associazione Amici del Libro edella Biblioteca), che per una casualità si èimbattuta in questo saggio poetico e narrativo,e che ha tenuto a incontrare padre Giovanni aReggio, dove lavora e promuove le attività di“Reggio non tace”, un vasto movimento anti-‘ndrangheta. Cosimo Pellegrino, presidente dell’ALB cidice: “È difficile restituire a parole la pregnan-za di quanto è accaduto a Locri la scorsa setti-mana, la solidità culturale e l’autodetermina-zione di una persona così carismatica, la den-

sità e l’attualità dei temi che sono stati affron-tati, la maturità e la saggezza di una visioneanticonvenzionale. Sembra che tutto si siadato appuntamento per una felice riuscita,anche se l’incontro con il libro di Ladiana èstato casuale, anche se è vero che le cose si tro-vano seguendo una determinata rotta.L’interesse suscitato dal libro in seno all’asso-ciazione ci ha fatto pensare ad un incontro unpo’ più esteso di quello che avevamo preventi-vato, trasformandolo in vera e propria occasio-ne culturale. Ci è stata poi gentilmente propo-sta una sede che avrebbe potuto accogliere unbuon numero di persone, la Casa di SantaMarta a Locri, una sede Caritas, a cui vanno inostri ringraziamenti. L’affluenza e la parteci-pazione del pubblico ci ha testimoniato chenon solo noi siamo rimasti felicemente colpitidal libro. Tant’è che l’incontro sarebbe dovutofinire alle 20:30, mentre alle 22 c’era ancoragente che sarebbe rimasta volentieri. Ciò chein Ladiana ci ha colpiti è l’atteggiamento anti-gerarchico, nonostante egli faccia parte dei

Gesuiti, che è anche lo spirito che anima lanostra associazione. Non abbiamo mai pretesodi dirci professionisti degli eventi culturali, e–riprendendo una frase di padre GiovanniLadiana- su dieci passi magari ne facciamonove indietro, ma quell’unico passo avanti èsolido, forte, partecipato. Abbiamo avuto lapartecipazione di monsignor Francesco Olivae di molte associazioni: siamo orgogliosi di direche per noi quest’evento è stato un passo avan-ti importante”. La filosofia di Ladiana è complessa, fruttoanche delle sue attività nella zona di Reggio,della frequentazione quotidiana con situazionidi illegalità, malavita e criminalità diffuse.Ladiana ha fatto dell’inclusione e della parte-cipazione una vera e propria filosofia di vita estrategia d’azione. Da tutti descritto come unascoltatore, impegnato attivamente. Il libro è ilracconto del suo percorso filosofico e spiritua-le, oltre che la narrazione della sua attività aReggio Calabria con il movimento “Reggionon tace”.

Gioconda la VagabondaLA GIOCONDA. Famosissima opera di LeonardoDa Vinci, uno dei quadri se non IL QUADRO più

famoso al mondo, "nasce" in Italia, si trasferisce in Francia nella primavera del 1516, insieme con il suo Autore, e si stabilisce in un bellissimopalazzo messole a disposizione dal re Francesco I, il quale la compra per 12 mila scudi d'oro. Qui, resta fino alla morte di Leonardo, poi si spo-sta a Fontaimbleu. Vi rimane fino al 1962, quando a bordo di un transatlantico, il France, attraversa l'Atlantico, dentro una cassa impermeabile.Più tardi, ritorna a Parigi e qui si stabilisce per sempre.

di Maria Verdiglione

LA ROSA DEI VENTI

ALB: L’incontro con Padre Giovanni Ladianasi trasforma in un’occasione culturale

A fronte di articoli di giornali nazionali che ci raccontano diquanto sia diminuito il numero di lettori e di come sia involu-ta la qualità dei pochi libri letti e acquistati, l’AssociazioneAmici del Libro e della Biblioteca non demorde. Da settima-ne, infatti, sono disponibili alcuni libri presso lo storico nego-zio “Domus Musicae” al centro di Siderno, grazie alla dispo-nibilità del titolare, Tonino D’Agostino, che con grande entu-siasmo da lettore forte, ha accettato di fare da “bibliotecario”alla piccola raccolta di libri donata dall’ALB e da privati, perincentivare la lettura. Il meccanismo è dei più semplici: prendere un libro e lasciar-ne un altro, qualunque sia (purché in buone condizioni). Tracassette vintage, diffusori acustici hi-tech e dvd, troverete unripiano dedicato alle letture. Se un libro piace, si può anchetenere, altrimenti si restituisce. I libri sono in ottimo stato,perlopiù romanzi, ma anche saggi, alcuni sono fuori catalogoaltri di recente uscita. La casa editrice Rubbettino ha cortesemente offerto unacopia di “Anime Nere” e “Zefira” di Gioacchino Criaco (ilfilm tratto da “Anime Nere” si è recentemente aggiudicatonove David di Donatello), mentre un privato ha donato ilvolume “Il ragazzo con lo zaino arancione” di FrancescoCeniti e Alberto Tufano, uscito in allegato con «La Gazzettadello Sport». Un racconto sulla strage dell’Heysel durante lapartita Juventus-Liverpool, con delle testimonianze di EnzoRomeo, giornalista Rai, e Massimo Cusato, batterista deiQuartaumentata. Tra gli altri titoli: “Istruzioni per distruggere il vento” delpoeta roglianese Daniel Cundari (Rubbettino), “Kafka sullaspiaggia” di Murakami Haruki (Einaudi), “Gorky Park”, ilcelebre giallo di Martin Cruz Smith, “Grottesco” di PatrickMcGrath. La libreria sarà aggiornata periodicamente e le speranzedell’ALB sono che in numerosi aderiscano all’iniziativa.

Lidia Zitara

Booksharing a Siderno, una sola regola:se prendi un libro, lasciane un altro!

DOMENICA21 GIUGNO 21www.larivieraonline.com

Il cardiologo e medico dello sport Dr Michele Iannopollo

Ilfumo di tabacco è attualmente la causa maggiore di mortenei paesi sviluppati e il beneficio della cessazione del fumo èstato ampiamente dimostrato. In particolare il rischio cardio-vascolare e le malattie polmonari possono essere notevol-mente ridotte se i fumatori smettessero di fumare.

L’aspettativa di vita aumenta da 4 a 10 anni tra i fumatori che smet-tono di fumare, a seconda della loro età al momento della cessazio-ne, e si riduce di più di 10 anni fra i fumatori rispetto ai non fumato-ri. In termini di benefici per la salute non è mai troppo tardi persmettere di fumare. La prevenzione dei danni alla salute derivantidall’esposizione attiva e passiva al fumo di tabacco costituisce unobiettivo prioritario della politica sanitaria del nostro paese e

dell’UE. Nel mondomuoiono per patolo-gie correlate al fumo4 milioni di personeall’anno (85.000-90.000 in Italia) ched i v e n t e r a n n o10.000.000 nel 2020,se si dovesse mante-nere l’attuale ten-denza. A tale propo-sito in Italia nel gen-naio 2005 è stataintrodotta la leggeche vieta di fumare

in tutti i luoghi pubblici e sono state emana-te le linee guida al fine di promuovere la ces-sazione del fumo. Purtroppo nonostante le evidenze scientifi-che dimostrano che il fumo faccia male allasalute, parecchie persone continuano afumare, non rispettano i canoni per uno stiledi vita corretto che prevede l’abolizione delfumo, l’incremento dell’attività fisica, lariduzione del peso corporeo, il controllodella pressione arteriosa, della glicemia e deilipidi nel sangue.Se alla nicotina contenuta nel fumo di siga-retta si aggiunge l’abuso quotidiano di caf-feina contenuta nel caffè si costituisce uncocktail dannoso per il sistema cardiovasco-

lare che comporta un aumento della pressione arteriosa, un incre-mento delle aritmie e un aumento di rischio di infarto e incidenticerebro vascolare. La cosiddetta pausa lavorativa diventa una pausafatale per il cuore. È quanto emerso da un studio condotto da unteam di ricercatori greci. (“A sentir loro, i fumatori, non ci sarebbeniente di meglio di un caffè e una sigaretta per favorire un attimodi relax in una giornata stressante e ricca d’impegni”).Lo studio greco sopracitato è stato articolato in due fasi: In unaprima fase è stato valutato il danno immediato sul sistema cardiova-

scolare e in una seconda fase èstato valutato il danno a medio elungo periodo. In entrambi i casi siè proceduto alla misurazione delgrado d’irrigidimento dell’aorta ealla misurazione del flusso sangui-gno al suo interno, due parametrifondamentali per la valutazione delrischio cardiovascolare. Lo studiocondotto su volontari, ha messo inevidenza come entrambe le sostan-ze , assunte singolarmente sianodannose per l’organismo. Allostesso tempo è però emerso che nelbrevissimo periodo, i danni causatidall’azione contemporanea delledue sostanze sono maggiori diquelli causati dalla somma dell’a-zione dannosa prodotta singolar-mente. Il meccanismo che rendepossibile questa dannosa sinergianon è ancora chiaro ma altri studicondotti in passato avevano già evi-denziato come la combinazione dicaffè e sigarette influenzasse nega-

tivamente la pressione del sangue, aumentando il rischio d’infarto. Iricercatori hanno confermano che smettere di fumare rappresentacomunque il primo e più importante passo verso la conquista dellasalute cardiaca, ma chi proprio non riesce ad abbandonare le cosid-dette “bionde”, abbia almeno l’accortezza di non associarle al consu-mo di caffè o bevande con caffeina. Evita così oltre al danno vasco-lare di cui si è già ampiamente parlato anche un danno estetico allavita e ai denti che diventano gialli e un fiato puzzolente che disturbasicuramente anche chi sta vicino.

Caffè e fumo un cocktaildannoso per la salutecardiovascolare

“VIACERCHIETTO,SIDERNO( DIETRO

L’OSPEDALE)SCALABINFO

0964/342340

I NOSTRI SERVIZI-VISITA CARDIOLOGICA-ECG A RIPOSO-ECG SOTTO SFORZO-HOLTER ECG-HOLTER PRESSORIO-CARDIOLOGIA dello SPORT-ECOCARDIOGRAMMA COLORDOPPLER-ECOCARDIOGRAMMA COLORDOPPLER TRANSESOFAGEO-ECOCARDIOGRAMMA CONSTRESS FARMACOLOGICO-ECOCOLOR DOPPLER TSA-ECOCOLOR DOPPLER TRAN-SCRANICO PER RICERCA DI PFO

RIVIERA

GIOVANNI PITTARI

Stefano Scarfò ci ha lasciati perritornare alla casa del Padre.“Cantore della mammolesità”,maestro nel più alto valore del ter-mine, ha saputo trarre, sin dal suoprimo approccio con la scuola, dalleidee pedagogiche più avanzate, lafonte del suo insegnamento, facendoproprie le dottrine che più si adatta-vano alla mentalità della sua terra,per la quale ha sempre avuto unamore sviscerato. Si sentì maestro e ne ebbe la con-sapevolezza e come tale venne con-siderato da chi lo ha conosciuto e hapotuto accostarsi alla sua cultura egodere della sua umanità, pertanto èassurto a “professore” malgradocontinuasse a dire di essere un umilemaestro.Divenne tale nel quotidiano appli-cando i valori cristiani professatiapertamente e vivendoli intima-mente nella più rigorosa ortodossiacattolica.Vorrei soffermarmi sul suo vissuto dimia diretta conoscenza ed evocarecon accenni di ammirazione e diaffettuosa stima il suo valore profes-sionale, la sua alta umanità e ilgrande attaccamento alla scuola ealla sua famiglia, i suoi sacrifici perportarla avanti decorosamente, inquesto aiutato e sorretto dallamoglie che è sempre stata compagnafedele e intelligente nella con-duzione, spesso difficile per leristrettezze del magro bilancio di unmodesto maestro di scuola.È stato un uomo ricco di sentimentiper cui lo si vedeva sostare per leviuzze più inaccessibili del suo “anti-co borgo” per cogliere rumori e sen-sazioni dalla viva voce della genteche abitava in vere e propriespelonche, prima che arrivasse ilboom economico che spazzasse via iresti di un passato troppo dileggiatoe abbandonato come rottame tra iferri vecchi della storia.Non per niente fu un grande agita-tore politico, sempre primo nellequestioni sociali che portava tra ibanchi del consiglio comunale con lasua voga e veemenza che avevanolarga incidenza nella gente.Ma è nella scuola che devolve le sueenergie morali, spirituali e sociali,specie nei confronti degli alunniappartenenti alle famiglie più dis-agevoli, operando con disinteresse ealtruismo sempre tenendo presentigli alunni più poveri in osservanza

delle regole evangeliche.Pur operando nella scuola a tuttocampo, organizzando convegni,incontri didattico-culturali di grandespessore, non mise mai da parte lasua vena fluida di scrittore e di stori-co che alimentò cercando, non sola-mente nei libri antichi, ma interro-gando i vecchi, gli ottuagenari, persapere dalla loro viva voce i fatti piùsalienti della Mammola di altri tempie ne venne fuori il suo primo libro“Calabria - Alla ricerca delle radici”,nel quale le sue novelle, tratte dallaviva realtà popolare e dalla storia delpaese, lo fanno diventare il vero can-tore della mammolesità.Non che fosse la prima volta a pub-blicare i suoi scritti, già l’aveva fattocon successo molti anni prima pre-sentando un volume di caratterestorico-agiografico su “Nicodemodel Kellerana - I santi dellaCalabria” collaborando poi nellapubblicazione di “Mammola - 120anni di scuola” trovandosi fianco afianco col sottoscritto, che comeDirettore Didattico del Circolo diMammola si era assunto la paternitàdell’edizione, e dopo nel secondovolume edito dallo stesso Circolodidattico, sempre a mia firma, intito-lato “Mammola 950 - 1950 -Millennio della fondazione” in cui sifa notare come valido scrittore estorico, mentre raggiunge il massimodella notorietà con la pubblicazionedel volume “Calabria … ieri - Lebotteghe artigiane tra arte e leggen-da” in cui si evidenzia come storico esaggista.Scarfò ci descrive un mondo, oggiscomparso, ma la sua penna citrasporta in un’atmosfera di sogno eci par di rivedere gli artigiani nelleloro botteghe alle prese con i capola-

vori della loro arte insigne che hannofatto di Mammola un paese rinoma-to e affermato creando quello chedefinisce “l’aristocrazia del lavoro”in contrapposizione con la vecchianobiltà, vacua, parassitaria e imbelle.Con tutti i mezzi a sua disposizione sibatte per far emergere dalle nebbiedel passato la storia della cittadinascrivendo su riviste specializzatequali “Il Provinciale”, “La città delsole”, “L’eco del Chiaro”, ma, soprat-tutto, su “Calabria Letteraria”, dellaquale divenne collaboratore. Grandeinteresse hanno riscosso i suoi saggiapparsi su “Scholae Praetoriatis”,organo ufficiale del 32° DistrettoScolastico di Gioiosa Jonica,destando l’ammirata attenzione deilettori per i dotti e impegnativi argo-menti scritti con penna leggera, inci-siva, comprensibile a tutti, anche aimeno istruiti.Per questa sua feconda attività diuomo di scuola, fervente operatoredella vita sociale e come storico, èstato insignito, su mia proposta, dalPresidente della Repubblica dellaMedaglia d’Argento dei “Benemeritidella scuola, della cultura e del-l’arte”.Malgrado gli acciacchi è rimastosempre sulla breccia e abbiamo con-tinuato a leggerlo su “CalabriaLetteraria” e sul mensile “L’Eco delChiaro” del quale, il fiore all’occhiel-lo, sono stati i suoi articoli di fondo,sempre pronti a risvegliare le mentidei giovani in ricordo di un passato,fatto sì di sacrifici, ma anche di feb-brile e splendida attività artistica, diquando l’essere prevaleva sull’averee la vera amicizia legava gli uomini afondamento della quale c’erano levirtù basilari della vita civile esociale.

Stefano Scarfò ci ha lasciatiNelle sue opere descrive un mondo, oggi scomparso, ma la sua penna ci trasporta in un’atmosfera di sogno

RIVIERA

Alba a Roccella Il chiarore s’irradia dalle dita dipinte di rosa, sosteneva Omero, e poi il Carrodel Sole emerge nel cielo. Era stato in vacanza a Roccella, regno delle albe solenni, il mare chelascia sfuggire il sole e i profumi, la nostalgia inquieta della storia, la presenza silente degliOlimpici e d’antichi eroi come una fantasia benedetta e come sicurezza ancestrale, ed il giornoche giunge ottimo por poetare d’Ulisse e i suoi ladroni.

Il vescovo benedice i bambini di San LucaIl vescovo della diocesi di Locri Gerace, sue Eccellenza MonsignorFrancesco Oliva, durante una funzione che ha tenuto a San Lucadurante la settimana. La sua benedizione ai bambini del centro abi-tato ricorda quale bene prezioso essi siano per ogni comunità.

di Antonio Calabrò

Alla conquista dell’Eu

ropa

Una delegazione pre

valentemente femmi

nile del

Partito Democratico di

Caulonia, Sant’Ilario Si

derno e

Gioiosa parte per Bru

xelles per respirare ar

ia euro-

pea!

Meeting EdoardoIl noto attore Edoardo Leo, salito allaribalta grazie a commedie di successo,concede in quel di Roma una fotografiaal nostro ex collaboratore di RivieraGiuseppe Colombo.

Macagnino senza bigliettoEh, sì, questa volta il Calabrò controllorel’ha beccato in flagranza di reato e nonpuò esimersi dal fargli una bella multa!Fuori il portafoglio!

Frigideur “Never Alone”Quel famoso frigorifero insiste nel suo“standing” sul marciapiede. Almeno, però,non è più “alone”, visto che gli fa compa-gnia una porta a vetri!

Da Martone a Locri, a Roma, a Siderno!Giorgio Calvi, da Martone, è finito a Locria fare il dentista, ma doveva arrivare finoa Roma per incontrare l’imprenditoreFerreri di Siderno!

L’unione fa la forzaIl comitato rionale Sbarre e l’associazione “Gli amicidella Pichetta “, uniscono i loro sforzi nel tentativo difare pulizia nell’area del minigolf di Siderno.Quando fatto seriamente, l’associazionismo puòfunzionare!

Tecniche di riavvicinamento

Pino Mammoliti e Giovanni

Calabrese a col-

loquio in quel del comune d

i Locri. L’inizio di

ogni buona collaborazione è

il dialogo, spe-

riamo che questa volta dia fr

utti!

“Labor Locride” si rimette al lavoro!Riprendono le attività del campus esti-vo dell’associazione “Labor Locride”,centro socio ricreativo per disabili diogni età e bambini normodotati, consede a Locri in via Gerace. Nella foto unmomento dell’inaugurazione alla pre-senza del presidente AntonellaCaccamo, del vice presidente AngelicaIaconis e delle operatrici.

SETTIMANALE

DOMENICA21 GIUGNO 23www.larivieraonline.com

Due Panetta a lume di candelaIl leader di Fattore Comune Mimmo e laportavoce PD Barbara, accomunati da ununico cognome.

Siderno come la Ville Lumiére

Da qualche giorno, Corso della Repubblica di

Siderno si anima a ritmo di blues, grazie alla

presenza di un povero indianello che, anziché

limitarsi a disturbare chiedendo l’elemosina, la

ottiene suonando un magnifico sax. Che si

chiami anche lui Bill?

I ragazzi del muretto di PortigliolaÈ bellissimo vedere che, nei paesi delnostro entroterra, ancora si vedono dele-gazioni di giovani uomini che si riuniscononei caldi pomeriggi d’estate!

Ultimi ritocchi alla ciclabileLa pista ciclabile che si snodalungo la Valle del Torbido èormai un’opera che può consi-derarsi compiuta. Anche semancano gli ultimi ritocchi, ilpercorso è pienamente fruibilee permette di godere di unosplendido panorama mentre siconduce una bella attività fisi-ca. Aspettiamo solo l’inaugura-zione ufficiale!

Campeggiatori d’altri tempiLuigi Errigo, detto “Ragioniere”, Luca Avellis e Giò Oppedisano, oggi professionisti spar-si per il globo, una volta adoravano riunirsi per scampagnate all’aria aperta.

Bonelli e il placet di MattarellaMassimo Bonelli, il direttore artisticodel grande evento di questa sera, LaFesta della Musica, ha incontrato insettimana il presidente dellaRepubblica Mattarella. Non c’èmodo migliore di darsi la carica!

Due neoeletti in rodaggioI due neosindaci di Bianco (Aldo Canturi) eSamo (Giovanbattista Bruzzaniti), si rimboc-cano le maniche pronti ad affrontare i proble-mi dei rispettivi paesi. Un breve periodo dirodaggio prima di governare sotto la spadadi Damocle più inquietante: il giudizio dei cit-tadini che li hanno eletti. Bianco ha scelto lapolitica al commissarioamento, Samo vuoleuscire dall’isolamento. Le scelte dei duesaranno vincenti? Noi crediamo di sì!

L’anima nera e l’anima poetica

Lo scrittore Gioccahino Criaco viene

immortalato in compagnia di Antonio

Calabrò, aspirante poeta di Riviera e

autore di decine e decine di nostre

“Cartoline”…


Recommended