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Copyright © 2009 – The McGraw-Hill Companies srlProgrammazione e controllo - Anna Maria Arcari
Capitolo 7I sistemi di misurazione a costi diretti e
variabili e le condizioni di rischio operativodi Anna Arcari
Programmazione e controllo
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Capitolo 7I sistemi di misurazione a costi diretti e variabili e le condizioni di rischio operativo
OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO
1. Analizzare e confrontare i concetti di “direct costing” e di “variable costing” alla base delle rispettive metodologie di calcolo dei costi;
2. Comprendere le modalità di calcolo e il valore informativo del “margine di contribuzione” unitario, totale e percentuale;
3. Elaborare “conti economici aziendali a margine di contribuzione”;
4. Applicare la “segment analysis” per l’articolazione dei valori di conto economico a margine di contribuzione riferiti a specifiche aree di risultato;
5. Apprezzare le condizioni di “rischio operativo” cui è esposta un’impresa , e/o le singole aree di risultato che la compongono, attraverso l’utilizzo della:
a) Break even analysisb) Margine di sicurezzac) Leva operativa6. Sintesi delle condizioni di rischio operativo nel “Caso
Food Service”.
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1.a. La configurazione a “direct costing”
SCHEDA DI COSTO UNITARIO DI PRODOTTO
Configurazione a direct costing
MATERIE PRIME XXMANODOPERA XXALTRI COSTI DIRETTI XXTOTALE COSTI DIRETTI XXXXXX
Si tratta di costi riferiti all’unità di prodotto mediante procedimento diretto, vale a dire valorizzando i consumi
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Nel caso in cui l’oggetto di calcolo non sia l’unità di prodotto, bensì un determinato volume di produzione ottenuto in un certo reparto o periodo di tempo, il direct costing impone di considerare anche i costi dei fattori produttivi di tipo strutturale utilizzati in via esclusiva per la produzione in questione (di costi di organico, quote di ammortamento, spese di manutenzione e funzionamento di impianti, costi di strutture e spazi).
Si tratta di costi fissi”specifici” e, in quanto tale, riferibili nella loro totalità, e con metodo diretto, alla produzione in oggetto.
In una configurazione di direct cost, i costi fissi specifici non vanno mai riferiti all’unità di prodotto, in quanto questo passaggio imporrebbe il ricorso al metodo indiretto di calcolo del costo, in contraddizione con la definizione data di costo specifico.
1.a. La configurazione a “direct costing”
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1.a. La configurazione a “direct costing” evoluto
SCHEDA DI COSTO “TOTALE” DI PRODOTTO
Configurazione a direct costing “evoluto”
MATERIE PRIME XXMANODOPERA XXALTRI COSTI DIRETTI XX=COSTO DIRETTO UNITARIO XXXXXXxVolumi di produzione= COSTO DIRETTO TOTALE XXXXXXXDI 1° LIVELLOCOSTI FISSI SPECIFICI TOTALI=COSTO DIRETTO DI 2° LIVELLO XXXXXXX
I costi fissi specifici sono quelli totali
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1.a. Le configurazioni a “direct costing”: semplice ed evoluto
Direct costing“semplice”Costo di
prodottoDirect costing semplice
Materie prime 10
Manodopera 15
Altri costi diretti 5
Costo DIRETTO unitario di prodotto
20
Volumi di produzione
100
COSTO DIRETTO TOTALE
2.000
Direct costing “evoluto”Costo di prodotto
Direct costing evoluto
Materie prime 10
Manodopera 15
Altri costi diretti 5
Costo DIRETTO unitario di prodotto
20
Volumi di produzione
100
COSTO DIRETTO TOT. 1° livello
2.000
Costi fissi specifici totali
300
COSTO DIRETTO TOT. 2° livello
2.300
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1.b. La configurazione a “variable costing”
SCHEDA DI COSTO UNITARIO DI PRODOTTOConfigurazione a variable costing
MATERIE PRIME XXMANODOPERA XXALTRI COSTI DIRETTI (VARIABILI) XXCOSTI INDIRETTI VARIABILI XXTOTALE COSTI VARIABILI XXXXXXXX
Si tratta di costi il cui consumo varia al variare dei volumi prodotti a prescindere dalla relazione, diretta o indiretta, col prodotto.
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1.b. La configurazione a “variable costing”
E’ possibile configurare differenti livelli di costo variabile: il costo variabile di trasformazione, che include i costi di
manodopera diretta e i costi indiretti variabili di produzione; il costo variabile industriale che considera, in aggiunta al
costo variabili di trasformazione, i costi delle materie prime e dei componenti;
il costo variabile aziendale, che comprende tutti i costi variabili aziendali, con l’inclusione di quelli commerciali o di altra natura, oltre a quelli industriali.
La configurazione di costo variabile è alla base del sistema di misurazione dei costi denominato variable costing.
Nel linguaggio aziendale è spesso utilizzata l’espressione impropria “direct costing “ facendo venir meno la distinzione concettuale tra le due configurazioni di costo e connesse metodologie.
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2.a. Le diverse configurazioni di margine di contribuzione (valide nel direct e nel variable costing)
Margine di contribuzione unitario industriale (o di fabbricazione)
Prezzo unitario
meno Costi u. di MOD
meno CIV unitari di trasf.
= Margine di contribuzione unitario di trasformazione
meno Costi unitari MP
= Margine di contribuzione unitario ind.le o di fabbr.ne
Margine di contribuzione unitario commerciale
Prezzo unitario
meno CV u. comm.li
= Margine di contrib. unitario commerciale
Margine di contribuzione unitario aziendale
Prezzo unitario
meno CV unitari ind.li
meno CV unitari comm.li
meno CV unitari az.
= Margine di contribuzione unitario aziendale
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2.b. Il differente significato del margine di contribuzione “unitario, totale e percentuale”
Il Margine di contribuzione
“unitario”
è dato dal prezzo unitario del prodotto al netto dei costi variabili unitari. Esso misura, in valore assoluto, la
capacità del singolo prodotto di
contribuire alla copertura dei costi fissi aziendali. E’
particolarmente utile per valutare,in ottica
comparata, la convenienza
economica di diversi prodotti
Il Margine di contribuzione
“totale”
è riferito ad un dato volume di produzione. Esso è di 1° livello, se
include solo i costi variabili totali, di 2°
livello se include anche i costi fissi
specifici.
Questo valore assume significato in situazioni caratterizzate da una capacità produttiva
scarsa
Il Margine di contribuzione “percentuale”
è dato dal rapporto tra il margine totale (o
unitario) e il valore del fatturato totale (o prezzo unitario di prodotto) . Esso rappresenta una
misura di redditività parziale di prodotto che può essere utile
per interpretare l’economia di un’impresa e individuare le
principali determinanti della sua redditività
operativa.
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3. Struttura di Conto economico aziendale a CdV e a M.d.G. (margine di contribuzione)
Dal Conto economico aziendale a costo del venduto….
.…al Conto economico aziendale a margine di contribuzione
Ricavi di vendita Ricavi di vendita
- Costo del venduto - Costi variabili aziendali
= Margine industriale = Margine di contribuzione aziendale
- Costi operativi gestione caratteristica
- Costi fissi aziendali
= Margine operativo lordo
= Margine operativo lordo
- Oneri finanziari - Oneri finanziari
= Reddito operativo = Reddito operativo
+/- oneri extra-gestione caratteristica
+/- oneri extra-gestione caratteristica
= Risultato netto = Risultato netto
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VALORI DI CONTO ECONOMICO
BUSINESS (D)
BUSINESS(A)
AZIENDA
FATTURATO 65% 35%
CONSUMI (proporz. al fatt.) 65% 35%
MATERIALI CONS. (proporz. ai vol. di produz.) 100% 0
PRESTAZIONI SERVIZI/UTENZE 0 0 100%
COSTI COMM.LI E DI DISTRIB. (proporz. al fatturato) 65% 35%
MOD 35% 65%
COLLAB. EST. 100% 0
LEASING 0 0 100%
QUOTE AMMORTAMENTO:A)immobileB)autoC)distributori
80%60%
100%
20%40%0%
4.a La segment analysis: criteri per la segmentazione dei valori di conto economico per aree di business (es. Food Service)
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4.b Conti economici di area di business a margine di contribuzione: esempio Food Service
BUSINESS(D)
BUSINESS(A)
Valori totali
FATTURATO € 1.666.666,00 100% € 833.334,00 100% € 2.500.000,00
TOTALE COSTI VARIABILI
€ 1.055.166,00 63% € 466.334,00 56%
€ 1.521.500,00
MARGINE DI CONTRIBUZIONE DI 1° LIVELLO
€ 611.500,00 37% €367.000,00 44% € 978.500,00
TOTALE COSTI FISSI SPECIFICI
€ 162.500,00 10% €213.000,00 26% € 375.500,00
MARGINE DI CONTRIBUZIONE DI 2° LIVELLO
€ 449.000,00 26% €154.000,00 18%
€ 603.000,0
La segment analysis può riguardare, non solo i dati di conto economico, bensì anche quelli di stato patrimoniale. Condizione per poter procedere è conoscere il modo in cui il patrimonio aziendale, o alcune sue poste, vengono utilizzate in modo specifico per la gestione delle diverse combinazioni produttive parziali.
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5. L’apprezzamento delle condizioni di rischio operativo
CONDIZIONI DI APPREZZAMENTOPer apprezzare le condizioni di rischio operativo cui un’azienda si espone in presenza di variazioni nei livelli di attività è importante conoscere le relazioni che si instaurano tra i costi, i ricavi, i volumi e i risultati economici
DEFINIZIONE
Il rischio operativo è il rischio che l’impresa corre di generare delle perdite, a livello di reddito operativo, per effetto di variazioni nei livelli di attività connessi alla gestione caratteristica
ALGORITMI DI VALUTAZIONE
I più noti algoritmi di valutazione del rischio operativo sono la break even analysis, il margine di sicurezza, la leva operativa
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5.a.1 La Break Even Analysis (BEA): definizione
Il punto di pareggio (BEP= Break Even Point) rappresenta il livello di attività in corrispondenza del quale i costi totali aziendali coincidono con i ricavi totali di vendita.
Il livello di attività, nel punto di pareggio, può essere espresso in quantità (volumi di produzione/vendita) o in valore (ricavi di vendita).
Per determinare il punto di pareggio occorre mettere in relazione tra loro i costi, i ricavi, i volumi di attività e i risultati economici che ne scaturiscono.
L’analisi del punto di pareggio è altrimenti nota con il termine di analisi costi-volumi-risultati.
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5.a.2 La BEA: le relazioniRISULTATO ECONOMICO = RICAVI TOTALI - COSTI TOTALILimitando la valutazione economica ai soli dati della gestione caratteristica (G.C.) la
medesima equazione può essere scritta come segue [1] :
RISULTATO OPERATIVO = RICAVI TOTALI G.C. - COSTI TOTALI G.C.Poiché nel punto di pareggio il risultato economico è nullo, in quanto i ricavi totali
coincidono con i costi totali, l’equazione per la determinazione dello stesso assumerà la seguente forma:
RICAVI TOTALI G.C. = COSTI TOTALI G.C vale a dire:(prezzo unitario di vendita x quantità di vendita) = [(costi variabili unitari x
quantità di produzione) - COSTI FISSI TOTALI)], o più sinteticamente:
(pu x Q) = [(cvu x Q) + CFT]
Nell’analisi costi-volumi-risultati si ipotizza, per semplicità di calcolo, che i volumi di produzione coincidano con quelli di vendita[2]. Ne consegue che, il punto di pareggio, espresso in quantità, sarà determinato dalla seguente relazione:
CFTBreak Even Point (Q)= (1) ( pu- cvu)
[1] Nell’analisi del punto di pareggio il concetto di risultato economico si identifica con quello di risultato operativo che scaturisce dalla differenza tra ricavi e costi della gestione caratteristica. Il suo impiego, infatti, è specificatamente rivolto ad analizzare le condizioni di rischio operativo tralasciando valutazioni in ordine alle altre gestioni (finanziaria, patrimoniale, straordinaria, fiscale, ecc…)
[2] Una delle ipotesi semplificatrici dell’analisi consiste, infatti, nel considerare l’assenza di variazioni nei livelli delle rimanenze, ciò che porta a far coincidere le quantità che si producono con quelle che si vendono.
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5.a.3 La BEA: la formula per la determinazione della quantità di pareggio
Qp x Pr = Qp x CvU + CFT
Qp x (Pr - Cvu) = CFT
Qp = CFT / mdc
Ricavi totali = Costi Totali
Qp = CFT / (Pr - Cvu)
Qp = euro 200.000.00 / euro(7,00-
3,00)
Qp = 50.000 pz.
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5.a.4 La BEA: la formula per la determinazione del fatturato di pareggio
Fatt. bep = CFT / (mdc/ Pr)
Ricavi totali = Costi Totali
Qp = CFT / (Pr - Cvu)
Qp = euro 200.000 / euro [ (7,00-3,00)/
7,00]
Fatt. bep= euro 350.000
Qp X Pr = CFT / [(Pr - Cvu)/ Pr]
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area di perdita
area di profitto
CFT ,00€ 200.000
Volume di pareggio
Volume di vendita
• Costi • Ricavi
Dati:Costi fissi = € 200.000,00Costo variabile u. = € 3,00Prezzo vendita u.= € 7,00
CT=RT€ 350.000
50.000
Ricavi totali
Costi totali
5.a.5 La BEA: il grafico
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5.a.6 La BEA in situazioni multiprodotto: un esempio
PRODOTTI VOLUMI DI VENDITA
MIX% SUI VOLUMI
PREZZO DI VENDITA
FATTURATO TOTALE
MIX % SUI VALORI
DIFATT.TO
COSTO VARIABILE
COSTI FISSITOTALI
(X) 100.000 PZ.
28,6% € 7,00 € 700.000 32,6% € 3,00 € 200.000,00
(Y) 160.000 PZ.
45,7% € 6,50 € 1.040.000
48,5% € 4,00
(Z) 90.000PZ.
25,7% € 4,50 € 405.000 18,9% € 3,00
350.000 PZ.
100% € 2.145.000
100%
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1.a. Break Even Point (Qmp) calcolato sul mix dei volumi [1] (1.bis)
€ 200.000,00= [(€ 7,00-€ 3,00)X 28,6%] + [(€ 6,50-€ 4,00)X 45,7%] + [(€ 4,50-€ 3,00) X 25,7%]
= € 200.000,00 / 1,144 + 1,142 + 0, 385 = 200.000,00 / 2,286 = 77.490 pezzi di cui:
-il 28,6% , pari a 22.162, del prodotto (X);-il 45,7% , pari a 35.413, del prodotto (Y);-il 25,7%% , pari a 19.915, del prodotto (Z);
[1] applicando la (2) è possibile esprimere il punto di break even in termini di fatturato
5.a.6 continua La BEA in situazioni multiprodotto: un esempio
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1.b. Break Even Point (Qmp) calcolato sul mix dei ricavi [1] (2.bis)
€ 200.000,00= [(€ 7,00-€ 3,00)/ € 7,00X 32,6%] + [(€ 6,50-€ 4,00)/ € 6,50 X 48,5%] + [(€ 4,50-€ 3,00)/ € 4,50X 18,9%]
= € 200.000,00/ 0,18 + 0,18+ 0,0 6 = € 200.000,00/ 0,42= € 476.190,00 fatturato medio ponderato di break even. di cui :-il 32,6% , pari € 155.238,00 del prodotto (X);-il 48,5% , pari a € 230.952,00 del prodotto (Y);-il 18,9% , pari a € 90.000,00, del prodotto (Z);
[1] applicando la (2) è possibile esprimere il punto di break even in termini di fatturato
5.a.6 continua La BEA in situazioni multiprodotto: un esempio
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5.a.7 La BEA e il reddito “operativo” obiettivo
Risultato Operativotg = Margine di contribuzione - Costi Fissi avendo un R.O obiettivo = 800 euro
ROobj = Q x Pr - (Q x CVu + CFT)
ROobj = Q x (Pr - CVu) - CFT
ROobj = Q x mdc - CFT
ROobj = Ricavi totali - Costi Totali
CFT +ROobj mdc
Qobj =€ 200.000 + € 40.000
4= = 60.000 Pz.
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5.a.8 La BEA e il reddito “netto” obiettivo
RNobj = ROobjx (1- alq)
RNobj = ROobj - ROobj x alq
ROobj=RNobj
(1- alq)
CFT +ROobj
mdcQtg =
quindiRNobj
(1- alq)CFT +
mdcQtg = =
200.000 +€ 36.000
(1-0,4)
€ 4= 65.000
Quando l’obiettivo di redditività è espresso in termini di risultato netto (RN obj) occorre conoscere l’aliquota di imposizione fiscale (nell’esempio il 40%) per determinare il punto di pareggio
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5.a.9 La BEA e il reddito “operativo” obiettivo: il grafico
area di perdita
ROobj = Q x mdc - CFT€ 40.000 =(Q x € 4)- € 200.00 =Q= 60.000 pz.
-CFT-€ 200.000
Volume di vendita“Obiettivo”
Risultato Operativo
area di profitto
Volume di pareggio
50.000
RO obj€ 40.000
60.000
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5.b.1 Il margine di sicurezza: definizione
La distanza che separa un determinato livello di attività (effettivo o previsto, espresso in quantità o valore)
e il punto di break even è chiamata margine di sicurezza.
Tale distanza, espressa in termini relativi, misura la variazione percentuale che i livelli di attività di
un’impresa possono subire prima che la stessa maturi delle perdite.
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MGsicurezza
= (Qeff.- Qb.e.p.) / Qb.e.p.x100
(100.000-50.000)/100.000x100=
50%
5.b.2 Il margine di sicurezza: rappresentazione grafica
area di perdita
area di profitto
quantità di pareggio
Volume di vendita
• Costi • Ricavi
Vbep. 50.000
Ricavi totali
Costi totali
Veff.
100.000
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5.c.1 La leva operativa: definizione
L’effetto di leva operativa è la variazione percentuale che subisce il reddito operativo, in un intervallo di tempo definito, come conseguenza di una variazione percentuale nei volumi o nei valori di vendita, riferiti al medesimo periodo. Esso è rappresentato dalla seguente relazione:
Ro/Ro Q/Q
La leva operativa è,dunque, un moltiplicatore che determina la sensibilità del reddito operativo (Ro) alle variazioni delle quantità vendute (Q).
Il grado di leva operativa in un punto è calcolato partendo dalla precedente relazione così come segue:
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5.c.2 La leva operativa: la formula
Leva operativa = L =
RO/RO
Q/Q=
Q
Q x mdc
(Q x mdc) - CF
Q
GdL = mdc x Q
(mdc x Q) - CF
400.000
(400.000- 200.000)
=400.000
200.000=
Semplificando il rapporto del denominatore con il numeratore si ottiene:
mcd/ mcd- CF relazione che moltiplicata per Q consente di determinare il grado di leva operativa in un punto (es. 100.000 pz):
Grado di leva operativa
= 2
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BUSINESS DEI DISTRIBUTORI
BUSINESS DEGLI APPROVV.TI
FATTURATO DI BREAK EVEN
€ 442.899,80 € 483.651,61
MARGINE DI SICUREZZA
73,43% 41,96%
GRADO DI LEVA OPERATIVA
1.36 2,38
6. Le condizioni di rischio operativo nel Caso Food Service