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CORPOREITA' E GIOCO - DEMO

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Maria Pia Culicchia – Rosa Alba Gambino

CORPOREITÀ E GIOCO IN PEDAGOGIA MUSICALE

E IN MUSICOTERAPIA

APPROCCI POLIFUNZIONALI SECONDO IL METODO DALCROZE

Edizioni Circolo Virtuoso

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In copertina e in quarta di copertina: Gustav Vigeland, The Monolith, 1917 The Vigeland Park, Oslo © Copyright 2012 by Edizioni Circolo Virtuoso 73041 Carmiano (LE) Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-97521-35-8

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INDICE PRESENTAZIONE di Ferdinando Suvini 9 INTRODUZIONE…ovvero Quando la musica è un abbraccio di Giovanna Nastasi 11 PREFAZIONE di Anselmo Cananzi 14 PREMESSA di Maria Pia Culicchia 18 UN PENSIERO BREVE di Rosa Alba Gambino 21

PARTE PRIMA di Rosa Alba Gambino

Capitolo I Pedagogia musicale e musicoterapia: discipline al confine 25 1.1 Un problema di definizione 25 1.2 Due professionalità complementari 37 1.3 Obiettivi e problematizzazione 44 1.4 Fenomenologia delle situazioni di svantaggio 54 Capitolo II La metodologia nelle attività musicali 59 2.1 L’indirizzo metodologico e la sintesi metodologica 59

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2.2 L’ambito pedagogico 62 2.3 L’ambito terapeutico 82 Capitolo III La consapevolezza corporea: riflessioni ed esperienze 91 3.1 Prima la musica o il movimento? 91 3.2 Sentirsi-sentire: il sentimento estetico 93 3.3 I moti del corpo, i moti dell’animo 96 3.4 La respirazione: tra consapevolezza e rilassamento 99 3.5 Il rilassamento frazionato di Oskar Vogt 105 3.6 Il training autogeno di Johannes Heinrich Schultz 111 3.7 Il rilassamento progressivo di Edmund Jacobson 122 3.8 La tecnica di rilassamento e induzione O.B.E. 126 3.9 Il metodo di Moshe Feldenkrais 130 3.10 L’E.I.T. di Gerda Alexander 135 3.11 La tecnica di Frederick Matthias Alexander 138 3.12 Il canto e la danza: due casi al confine 140 Capitolo IV Émile Jaques-Dalcroze 143 4.1 Cenni biografici 143 4.2 L’educazione alla sensibilità 147

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4.3 L’educazione dei sensi: l’ascolto, la voce, il movimento 153 4.4 La ritmica 158 4.5 Il progetto del percorso educativo 162 4.6 Il ritmo nelle arti teatrali 171 Capitolo V Il Corpo Musicale: attività secondo il modello di Émile Jaques-Dalcroze 177 5.1 Il modello di Émile Jaques-Dalcroze 177 5.2 Trenta attività 183

1 – Esercizi di riscaldamento 183 2 – La pulsazione nei gesti quotidiani: il camminare 186 3 – L’imitazione 187 4 – Sonorizzazione dei gesti 188 5 – Il gesto si adatta al suono 188 6 – Battiti di mani 189 7 – Passeggiata con… sorpresa 189 8 – Parti del corpo associate 190 9 – Gioco di imitazione 191 10 – Passaparola 193 11 – Andature combinate 193 12 – Scenette 195 13 – La meccanica dell’orologio 195 14 – La frase sibilata 196

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15 – L’oggetto immaginario 197 16 – Il corpo plasmato 198 17 – Danza a corpo libero 199 18 – Direzione del corpo nello spazio 200 19 – L’orchestra di strumentini 202 20 – Il rombo 203 21 – Esercizio di contrazione improvvisa 204 22 – Corsa sonorizzata 207 23 – Il percorso sonoro 208 24 – Il gruppo-pulsazione 210 25 – L’onda ritmica 211 26 – L’improvvisazione su base musicale 212 27 – Plastique animée 212 28 – La palla ritmica 213 29 – I tempi nei passi 215 30 – Il ritmo nel testo 216

PARTE SECONDA di Maria Pia Culicchia

Capitolo VI La regolazione della sfera emotiva: il ruolo dei genitori 221 6.1 L’improvvisazione: la peculiarità dell’elemento sonoro musicale 221

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6.2 Il difficile mestiere del genitore 223 6.3 La comunicazione tra genitori e figli 225 Capitolo VII La famiglia e l’handicap 229 7.1 La destabilizzazione degli equilibri 229 7.2 Effetti della disabilità sulla famiglia 232 7.3 L’assegnazione della colpa 236 7.4 L’aiuto e il sostegno ai genitori 237 Capitolo VIII La terapia musicale nella cura dell’handicap infantile 241 8.1 Gli aspetti generali 241 8.2 Il deficit psicofisico 244 8.3 Le finalità dell’animazione musicale 247 8.4 Musica e sofferenza psichica 250 8.5 Conclusioni 251 BIBLIOGRAFIA 255

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PRESENTAZIONE Il presente testo, che integra senza confonderli aspetti

dell’ambito educativo e di quello terapeutico, ha diversi motivi per essere apprezzato da operatori impegnati in differenti ambiti e contesti di lavoro.

Un primo motivo è legato al tema della corporeità e del gioco, fondamentali sia per l’ambito pedagogico come per quello della terapia e della riabilitazione, che sono presentati con chiarezza e coerenza in riferimento ad una serie di Autori di rilievo il cui pensiero è descritto in maniera sintetica ed efficace.

Aiutare insegnanti ed educatori a proporre un lavoro di autentica integrazione attraverso metodi e pratiche che uniscono il suono e la musica ad attività corporee, significa andare in controtendenza rispetto a quanto è avvenuto nella Scuola negli ultimi anni e offrire un contributo certamente non banale alla crescita e alla maturazione degli studenti.

Un secondo motivo è connesso alla presenza di proposte pratiche che arricchiscono il testo e che, spiace dirlo, non sono sempre presenti nei testi dedicati alla Scuola.

Chi lavora in ambito educativo sa quanto sia utile poter avere indicazioni esperienziali da elaborare e rielaborare nel lavoro quotidiano che possano essere di stimolo e di aiuto in un ambito come quello scolastico che talvolta stenta a trovare proposte che possano essere realmente utili sul piano educativo.

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Infine tra gli aspetti che rendono interessante il testo vi è una parte dedicata alla musicoterapia, disciplina che si rivolge ai più diversi ambiti e che per motivi che non possiamo qui sviluppare è presente con frequenza anche nella Scuola.

È questo un ambito in cui sarebbe molto importante avere una presenza costante e continuativa sia da un punto di vista preventivo nel lavoro con piccoli gruppi classe sia per un lavoro di reale integrazione con bambini diversamente abili. Vengono qui illustrati temi come la genitorialità e le relazioni con la famiglia che saranno certamente apprezzate dai fruitori del testo.

Ringraziamo pertanto le Autrici della presente pubblicazione per avere offerto un contributo di sostanza a temi di grande rilievo, il gioco, il corpo, la musica, le attività espressive in un ambito che necessiterebbe di ben altra attenzione e sensibilità da parte di chi, nel nostro Paese elabora e definisce le linee guida dei percorsi educativi.

Firenze, 4 ottobre 2012

Ferdinando Suvini

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INTRODUZIONE… ovvero

Quando la musica è un abbraccio Non poter abbracciare nessuno, è questa la cosa

peggiore, non puoi sapere cosa vuol dire non poter abbracciare nessuno! Ogni giorno mi vengono in mente tutti quelli che potevo abbracciare, tutti quelli che non potrò più toccare!

Ogni giorno mi vengono in mente tutti gli odori che non potrò più sentire, odori che ti ricordano l’infanzia... ti ricordano l’aria di quella cucina... un vapore continuo fatto di suoni di pentole ribollenti che si mischiavano a parole, e bucce di patate, arance e mele ammonticchiate, e foglie di menta, elicriso e rosmarino appese a testa in giù sopra la stufa e l’odore di peperoni sulla fiamma viva, di salvia nelle mani che ti restava addosso tutto il giorno. Odori che non potrò più sentire! Non potrò più sentire per ricordare!

È stato un attimo... senza rumore, neanche un sibilo, niente. Mi è scivolato il toner. Mi sono chinata, stavo per raccoglierlo quando si è schiuso, è bastata una fessura, uno spiraglio e si aperto l'inferno... una stupida fotocopiatrice... quella goccia a far traboccare il mio corpo.

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È bastato un ATTIMO! Un attimo senza ritorno. E per colpa di quell’attimo senza rumore, non avrai mai più la possibilità di ricordare... di ricordare la tua prima esistenza attraverso l’odore, perché ogni respiro diventa una fiamma che entrando in bocca e nelle narici ti ustiona.

Ti ustiona il petto, le vene, la testa, le ossa, lo stomaco, le viscere! E l'aria è come... non è più una cosa aerea, diviene pesante come la terra.

È stato un attimo... senza rumore, neanche un sibilo, niente.

Ma per me Vivere è tutto ciò che conta e allora inventerò ogni giorno un modo nuovo per adattarmi alla vita... e conservando i sensi intatti procederò con la stessa creatività, fierezza e ostinazione con cui vivevo l’altra mia vita!

L’amore, la musica, i ricordi, il respiro, il silenzio e la natura, la possibilità, il modo, per realizzare la mia nuova esistenza!

La musica che solo all’amore è seconda e che in esso è contenuta... la musica quella parentesi temporale, quella sospensione, quell’altrove in questa mia esistenza… la musica, mi rende forte, salda e stabile pur diventata tanto fragile che anche un vento leggero potrebbe trascinarmi via, in qualsiasi momento e senza preavviso!

E quando prendi in mano quel pezzo di legno con l’anima e lo appoggi tra il mento e lo sterno ci sei solo tu,

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niente potrebbe distrarti e farti aprire gli occhi. È come se intorno a te fossero spariti tutti, come se il tempo si fosse fermato e la terra si fosse presa una pausa. Ci sei solo tu con quel pezzo di legno con l’anima tra il mento e lo sterno… tu e le tue dita che premono... Nient’altro, solo un suono, una voce che è come se uscisse da te, dai tuoi nervi tesi, fusi con quelle quattro corde... E non importa più se sei alta, piccola, armoniosa, spigolosa... non importa se sei felice o triste… ti senti perfetta come un albero, un albero in mezzo a un campo di grano, un’ombra scura immersa nel giallo di un campo d’estate! Perfetta... in quel tempo che si è fermato e in quel luogo dove la terra si è presa una pausa!

Possiate vivere tante parentesi, tante sospensioni, tanti altrove attraverso un arte meravigliosa chiamata musica.

Saluto i lettori come saluto tutti coloro che vengono a trovarmi... che posso solo vedere e che non potrò mai più toccare! E che pur di vedermi restano alla fine del sentiero di pietre appena sotto la veranda... farò con voi come faccio con loro... ci salutiamo così... io una mano di guanto alla mia gola, voi una mano nuda sulla vostra... gli occhi fissi negli occhi e i nostri piedi su pietre lontane. Restiamo così, distanti, a guardarci senza mani e braccia a trattenerci.

E alla fine, senza toccarci, ci tocchiamo!

Giovanna Nastasi

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PREFAZIONE

Poter leggere un libro che affronti concretamente le

possibilità di commistione fra Pedagogia Musicale e Musicoterapia genera una soddisfazione davvero grande, in un’epoca in cui la “iperspecializzazione”, per citare Morin, spesso scavalca opportune e auspicabili interazioni disciplinari.

Testi di Pedagogia musicale sono sempre benvenuti perché il nostro settore ha sempre bisogno di nuova linfa vitale.

Riguardo invece alla Musicoterapia, a fronte di una sconfinata letteratura in materia dove spesso la mistificazione fa capolino, ci troviamo, in questo caso, di fronte ad un’opera basata su un pensiero profondo e cosciente sia dei limiti, ma anche dell’importanza che la Musicoterapia ha acquisito nel corso dei millenni in ogni civiltà.

La pedagogia musicale e la musicoterapia vengono abitualmente intese come discipline con finalità piuttosto lontane tra loro, la prima è solitamente associata alla riflessione sui Metodi e le Metodologie dell’alfabetizzazione musicale, la seconda come coadiuvante nella cura di alcune specifiche patologie.

Questa visione sbrigativa e riduttiva è all’origine della riflessione che le autrici conducono coinvolgendo

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entrambi i campi di interesse. Il volume si inserisce nel contesto del dibattito

sull’integrazione delle due impostazioni prendendo a riferimento il metodo dalcroziano, nato per finalità didattiche ma concepito alla luce della variegata complessità del linguaggio musicale. Una visione che si presta a ripercorrere gli obiettivi, i metodi e le attività attraverso cui si sviluppa il lavoro di due tipi di professionalità, sostanzialmente vicine, dedite entrambe a una fruizione eterogenea che ne dilata i confini originari.

Ciascuna, sottolineano le autrici, avverte la necessità di accedere alle competenze dell’altra per arricchirsi di nuove possibilità d’intervento, più flessibili, come richiedono oggi i contesti nei quali si opera con la comunicazione musicale.

È una lettura che scandaglia ciascun ambito con le sue metodologie di riferimento e ne suggerisce la sintesi funzionale sia alle situazioni didattico-pedagogiche che a quelle terapeutiche.

La panoramica sulle considerazioni teoriche più importanti del nostro secolo è accompagnata da esercizi di consapevolezza corporea dettagliati, che possono essere riproposti nei diversi percorsi, poiché si fondano sul principio dello sviluppo armonico e integrale della persona, mirano al benessere e all’equilibrio psicofisico nutrendosi dell’azione della musica, che è allo stesso tempo mezzo e fine.

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Jaques-Dalcroze è un precursore particolarmente precoce di una concezione che ha potuto svilupparsi pienamente solo dopo alcuni sviluppi che la ricerca scientifica ha apportato nella Medicina, nella Psicologia e nella Pedagogia in tutto il secolo scorso.

Egli propose anzitempo un’idea di interazione uomo-musica alla quale questo lavoro guarda con l’intento di una contestualizzazione moderna, finalizzato a desumere dagli illustri riferimenti concreti spunti di lavoro pedagogico e terapeutico.

L’ultimo capitolo della prima parte persegue una pluralità di obiettivi attraverso trenta attività impostate sotto un profilo ludico: la dimensione del gioco assume qui l’incarico di veicolare contemporaneamente i contenuti dell’area socio-affettiva e di quella cognitiva.

Le musiche e i supporti sonori suggeriti hanno lo scopo di plasmare il discorso musicale sulle istanze delle singole attività, conferendovi così maggiore efficacia. I parametri musicali e le azioni strutturate procedono parallelamente, come a volere ri-creare un meccanismo di acculturazione che sostenga i processi educativi generali e musicali. Una concezione che media gli intenti pedagogici e terapeutici insiti nella natura stessa della musica rende questo lavoro uno strumento produttivo nella scuola come negli ambienti di prevenzione e cura attraverso l’arte dei suoni.

La seconda parte affronta i temi delle difficoltà emotive e organizzative in presenza dell’handicap, con particolare

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riferimento alle situazioni riguardanti l’infanzia, che per questo interessano più da vicino coloro che lavorano in ambito didattico.

In conclusione siamo di fronte ad un lavoro che ben si innesta in quella produzione che, lungi dal voler essere mirata ad un target di specialisti o esperti del settore, può interessare un più largo campo di utenti.

Anselmo Cananzi

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PREMESSA

Senza la musica la vita sarebbe un errore F. Nietzsche

Nel percorso del nostro vissuto certi incontri risultano

importanti e lasciano un segno non indifferente, fondando un’alchimia speciale sul cammino esistenziale di ognuno di noi.

Questa premessa per motivare la nascita di questo lavoro a quattro mani, scaturito dalla comune esigenza di affrontare non solo gli obiettivi pre-confezionati a priori dall’istituzione scolastica o familiare, ma anche quelli che necessitano di essere “costruiti” a partire dai desideri più nascosti, più intimi, più immediati dei ragazzi. Tutto ciò per intraprendere, su quegli obiettivi, un vero cammino di crescita, che porti sempre più ognuno ad acquisire una propria capacità auto valutativa.

La vita è un “territorio” veicolo di esperienze in cui ci misuriamo giorno dopo giorno con svariate difficoltà e ogni soggetto ha quello suo personale.

E la scuola, quale campo su cui si gioca la partita del cuore e della vita, occupa una porzione molto consistente di tale “territorio”, ossia del vissuto di ogni individuo. Per questa ragione essa deve accogliere la vita stessa, di tutti e

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di ciascuno, con i suoi problemi, le sue emozioni, i suoi sentimenti, i suoi propositi.

È un progetto ambizioso, ma certamente sarà attuabile grazie alla fornitura di quelle corazze efficaci ed equilibratrici con il mondo che sono le motivazioni interiori, i valori e le mediazioni culturali adeguate ai tempi.

L’elemento sonoro si configura come parte del modo di esprimere le proprie emozioni e idee, per cui, come evento centrale nella vita dell’essere umano, può essere un potente ed efficace mezzo per l’espressione delle emozioni e per la comunicazione.

La funzione terapeutica della musica, perciò, scaturisce da quel particolare potere che ha il suono di entrare direttamente in contatto con i centri nervosi dell’uomo provocando, anche inconsciamente, reazioni di segno assai diverso.

La musica agisce prima della comunicazione verbale, andando oltre recupera il linguaggio sonoro genetico, aiuta l’essere umano a prendere coscienza di sé e a comunicare con l’altro, superando così le barriere dell’approccio verbale.

Per questo possiamo vedere la musicoterapia come quella scienza che riflette sul complesso rapporto biologico e psicologico tra il suono e l’essere umano ed elabora le strategie terapeutiche atte a migliorare, mantenere, ristabilire la salute mentale e fisica dei soggetti

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che presentano handicap emotivi, fisici, mentali o psicologici.

Scopi e metodi di trattamento variano da caso a caso, da paziente a paziente, ma anche da modello a modello. Infatti gli scopi possono essere educativi, riabilitativi, preventivi oppure psicoterapeutici, ed adattati a bisogni fisici, emotivi, intellettuali, sociali o esistenziali.

I metodi di trattamento possono basarsi prevalentemente sull’ascolto, il dialogo sonoro o sull’improvvisazione, essere individuali o di gruppo, integrandosi con tecniche di massaggio, movimento, danza, disegno, teatro, psicodramma etc.

La musica, quale linguaggio universale, è ampia e viaggia lontano, influenza gli umori, migliora la comunicazione tra le persone, rappresenta una via di fuga e di immersione in un nuovo mondo dove l’elemento sonoro acquista un ruolo speciale, e, tutto questo, senza chiedere nulla in cambio.

Maria Pia Culicchia

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UN PENSIERO BREVE

Un po’ per caso, un po’ per mestiere… È così che la “mia” Pedagogia Musicale incontra la

Musicoterapia. Nella convinzione dell’impossibilità di scindere in modo netto due impostazioni di percorso che pensano alla musica e alla persona. Dove imparare ad ascoltare, come a cantare o a suonare o a muoversi o a danzare equivale ad esprimere se stessi attraverso il suono. E ad avvicinarsi agli altri, nei modi più inaspettati e impensati.

Il progetto di un libro, forse anche un manuale, che guidi dentro il pensiero di chi la musica la fa e la sente, che guidi alla scoperta del connubio fra il proprio sentimento musicale e il proprio corpo, dà sfogo a un bisogno (tanto intenso quanto sconosciuto) dell’uomo: trovare nella musica il proprio Io, nella forma che gratifica la propria essenza.

Non è facile trovare questa forma, non per tutti, così diversi si è nel complesso del proprio esistere. È la ragione dell’eterogeneità degli spunti che queste pagine si propongono di offrire, per sperimentare l’evento sonoro in maniera intima e partecipata, qualunque sia l’obiettivo dei contesti formativi ed educativi.

Rosa Alba Gambino

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