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Corso Allievo Allenatore - FIP · un’appropriata simbologia di uso internazionale. Si veda il...

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Corso Allievo Allenatore Roma maggio – giugno 2008
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Page 1: Corso Allievo Allenatore - FIP · un’appropriata simbologia di uso internazionale. Si veda il paragrafo 2.2.2 per una sintesi della simbologia e per i simboli utilizzati. L’utilizzo

Corso

Allievo Allenatore

Roma maggio – giugno 2008

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Comitato Allenatori Regionale Lazio - Corso Allievo Allenatore Roma maggio –giugno 2008

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Elenco docenti Formatore C.N.A.: Tiziano Carradore (Formatore territoriale C.N.A.) Direttore organizzativo: Fausto Cipriani (Formatore nazionale C.N.A.) Docente della Scuola dello Sport del CONI: Stefania Nicotra Formatore provinciale C.I.A.: Maurizio Lilli Preparatore fisico del C.N.A.:Federico Pannoncini Elenco partecipanti 1)Buccione Sandro 2)Cappelli Cristian 3)Caricasole Giulio 4)Coppola Claudio 5)Cuscuna’ Cesare 6)De Stefani Daniele 7)Giannini Vincenzo 8)Grassino Gianpaolo 9)Ippoliti Mauro 10)La Civita Annibale 11)Laurenzi Fabrizio 12)Ludovici Simone 13)Mirarchi Gianfranco 14)Ricciardi Daniele 15)Spagnuolo Sebastiano 16)Sterpetti Antonio 17)Torrani Valerio

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Allegato B - La simbologia: gli elementi grafici……………………………………………………..3 Cap. 1 Progetto “Diventare Coach” ........................................................................................ 4

1.1 Gli Obiettivi .................................................................................................................... 4 1.2 I Concetti di Base ............................................................................................................ 4 1.3 La Metodologia ............................................................................................................... 5 1.4 L’Organizzazione del Campo .......................................................................................... 5

Cap. 2 Modulo 1: Il Gioco del Basket e la Simbologia ................................................................ 6 2.1 Il Gioco del Basket .......................................................................................................... 6 2.2 La Simbologia ................................................................................................................. 7

2.2.1 Esercitazione in aula sulla simbologia ...................................................................... 7 Cap. 3 Modulo 2: Fondamentali senza Palla e Ball Handling ...................................................... 9

3.1 Fondamentali senza Palla ................................................................................................. 9 3.1.1 Esercizi eseguiti sul campo: ................................................................................... 10

3.2 Ball Handling ................................................................................................................ 11 3.2.1 Esercizi eseguiti sul campo .................................................................................... 11

Cap. 4 Modulo 3: Il Palleggio ................................................................................................... 12 4.1 Esercizi eseguiti sul campo ............................................................................................ 14

Cap. 5 Modulo 4: Fondamentali Individuali di Difesa ............................................................... 15 5.1 Esercizi eseguiti in campo.............................................................................................. 17

Cap. 6 Modulo 5: Arresti e Partenze ......................................................................................... 18 6.1 Arresti ........................................................................................................................... 18 6.2 Partenze ......................................................................................................................... 18 6.3 Esercizi eseguiti in campo.............................................................................................. 19

Cap. 7 Modulo 6: Il Passaggio .................................................................................................. 20 7.1 Esercizi eseguiti in campo.............................................................................................. 23

Cap. 8 Modulo 7: Il Tiro ........................................................................................................... 29 8.1 Esercizi eseguiti in campo.............................................................................................. 31

Cap. 9 Modulo 8: Il Regolamento Tecnico ................................................................................ 34 9.1 Esercitazioni in aula ................................................................................................... 39 Cap. 10 Modulo 9: Elementi di didattica ................................................................................. 40 Cap. 11 Modulo 10: Aspetti Psicologici .................................................................................. 43

11.1 La Comunicazione ......................................................................................................... 48 11.2 L’Apprendimento .......................................................................................................... 49

11.2.1 Le Fasi dell’apprendimento .................................................................................... 49 Cap. 12 La Preparazione Fisica ............................................................................................... 51

12.1 Esercizi svolti in Campo ................................................................................................ 58 Cap. 13 Allegato A: Relatori e date del Corso ......................................................................... 59 Cap. 14 Allegato C: Esercitazioni in aula sulla simbologia: soluzioni...................................... 60

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Allegato B - La simbologia: gli elementi grafici

Arbitro coda AC AG

Arbitro guida

Attaccante con la palla

Attaccante senza palla

Attaccante numerato con la palla

Attaccante numerato senza palla 1

X Difensore

Spostamento

Cambio di direzione

Passaggio

Palleggio

Passaggio consegnato

Tiro

Arresto ad un tempo

Arresto a due tempi

Rimbalzo R

Blocco

Ostacolo C Allenatore

A Appoggio

Tiro

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Cap. 1 Progetto “Diventare Coach”

1.1 Gli Obiettivi

Il progetto “Diventare Coach” si prefigge l’obiettivo di creare allenatori autonomi e responsabili per avere giocatori autonomi e responsabili. L’iter prevede che si seguano corsi modulari con step intermedi che permettano via via di raggiungere livelli diversi, di seguito sintetizzati:

• Allievo Allenatore • Allenatore di Base • Allenatore (biennale) • Allenatore Nazionale (tramite il conseguimento di master)

La gestione organizzazione e progettazione dei corsi viene sempre supervisionata dal CNA Comitato Nazionale Allenatori.

1.2 I Concetti di Base

Durante i corsi si evidenzia la necessità di definire il concetto di Pallacanestro Integrata attraverso alcuni punti fondamentali:

• Tecnico – Tattica • Preparazione Fisica • Preparazione Mentale

Questi concetti sono essenziali e sempre presenti in ogni fase del gioco della pallacanestro che ha insite alcune fondamentali caratteristiche:

• movimenti con e senza palla • collettività • simmetria • di situazione • aciclicità • aerobica\anaerobica alternata

Tutto il gioco della pallacanestro comunque non può prescindere da 4 fondamentali postulati: • spazio • tempo • strategia (autonomia\collaborazione) • equilibrio

Il gioco della pallacanestro si divide in: • attacco • difesa

L’attacco si può interpretare in attacco a metà campo (difesa schierata) e contropiede. Esempi di schieramenti offensivi:

• 5 fuori • 1-2-2 • 1-3-1 • 1-4 alto\basso ( forse un po’ superata ) • 2-2-1 • Box (rimesse) • Situazioni speciali (palla a due, isolamento per 1 c 1 su un quarto di campo, doppio blocco,

etc.)

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La difesa ha due macro aree: • difesa a zona • difesa a uomo

In entrambi i casi si può parlare di difesa a metà campo o tutto campo (pressing per le zone). Esempi di schieramenti difensivi a zona:

• Zona pari: 2-1-2; 2-3 • Zone dispari: 3-2; 1-2-2; 1-3-1

Inoltre sono da ricordare anche le zone miste • box and one • triangolo e due

I ruoli in campo si suddividono in esterni: • play • guardia • ala • angolo

ed interni: • pivot • post (alto, medio)

1.3 La Metodologia

Definito l’obiettivo del corso, resta da descrivere la metodologia di riferimento. È necessario partire dal concetto di sapere: chi insegna qualcosa deve essere preparato (vale per tutte le discipline). Il solo sapere non è sufficiente, bisogna anche saper fare che si traduce nella capacità di effettuare una corretta progettazione didattica ma, anche, di saper effettuare un esercizio (dimostrazione). Più in generale, l’allenatore deve sapere quali obiettivi si propone, in quanto tempo e con quali mezzi. Questi tre elementi costituiscono la base per una buona didattica. A questo concetto si affianca quello di saper far fare in campo, l’allenatore deve programmare il proprio lavoro e poi deve essere in grado di metterlo in pratica: modalità didattiche. In ultimo deve verificare gli esercizi effettuati dai propri allievi, verificarne i movimenti che si prefigge di insegnare e far eseguire. Ultimo concetto: saper comunicare, ricordarsi che l’allenatore allena uomini, persone con le quali si deve relazionare, parlare. Deve essere in grado di instaurare un rapporto proficuo per far rendere il massimo dai propri giocatori, saper parlare, ma saper anche ascoltare e non solo relativamente a questione tecniche!

1.4 L’Organizzazione del Campo

Tutti gli allenamenti devono essere preparati con cura a partire dai concetti esposti precedentemente. La preparazione deve prevedere anche la suddivisione del lavoro sul campo. I giochi e gli esercizi possono essere previsti per file (giocatori uno dietro l’altro) per righe (uno di fianco all’altro); in coppia, in singolo, a gruppi; su tutto il campo, a metà campo (di attacco o di difesa, o trasversale), su un quarto, su una porzione. L’allenatore sceglierà di volta in volta quale disposizione attuare affinché l’esercizio possa essere effettuato negli spazi più consoni.

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Cap. 2 Modulo 1: Il Gioco del Basket e la Simbologia

2.1 Il Gioco del Basket

La pallacanestro, conosciuta anche come basket, diminutivo del termine inglese basketball, è uno sport di squadra in cui due squadre di cinque giocatori ciascuna si affrontano per segnare con un pallone nel canestro avversario, secondo una serie di regole prefissate. La pallacanestro è uno sport che è nato fondamentalmente dall'ingegno di un solo uomo, James Naismith, professore di ginnastica canadese. Nel 1891 Naismith lavorava presso la YMCA International Training School di Springfield, in Massachusetts. Gli venne chiesto di trovare uno sport che potesse tenere in allenamento durante la stagione invernale i giocatori di baseball e football in alternativa agli esercizi di ginnastica. Ispirato al gioco canadese duck-on-a-rock, il basketball vide la luce il 15 dicembre 1891, regolato da tredici norme, con un cesto di vimini per le pesche appeso alle estremità della palestra del centro sportivo e due squadre di nove giocatori. Il nome del gioco fu coniato da uno degli allievi di James Naismith, Frank Mahan, dopo che l'inventore aveva rifiutato di chiamarlo Naismithball. Il 15 gennaio 1892 Naismith pubblicò le regole del gioco: è la data di nascita ufficiale della pallacanestro. La prima partita della storia terminò 1 a 0. Lo sport divenne popolare negli Stati Uniti in brevissimo tempo, cominciando subito dopo a diffondersi in tutto il mondo, attraverso la rete degli ostelli YMCA; gli allievi di Naismith divennero missionari e mentre viaggiavano nel mondo per portare il messaggio cristiano, riuscivano a coinvolgere i giovani nel nuovo gioco. Fu aggiunto al programma olimpico in occasione delle Olimpiadi estive di Berlino 1936 (anche se vi era stato precedentemente un torneo di basket durante le Olimpiadi di St. Louis 1904, non riconosciuto ufficialmente dal CIO). In quell'occasione, Naismith consegnò la medaglia d'oro agli Stati Uniti, che sconfissero in finale il Canada. Nel 1946 nacque negli USA la National Basketball Association (NBA), con lo scopo di organizzare le squadre professionistiche e rendere lo sport più popolare. Nel resto del mondo, la diffusione si incrementò con la nascita della Federazione Internazionale Pallacanestro nel 1932. In Europa, il basket ebbe una particolare risonanza e soprattutto l'Unione Sovietica fu lo stato che riuscì a competere a livello internazionale alla potenza degli Stati Uniti. In Europa la pallacanestro “sbarca” alla fine del 1800, la prima partita si svolge a Parigi nel 1893. Il gioco viene importato dai soldati americani durante la prima guerra mondiale. Nel 1919 viene effettuato il primo triangolare tra le rappresentative militari di USA, Italia e Francia. In Italia la prima esibizione della palla al cerchio viene organizzata dalla prof.ssa Ida Pesciolini a Siena, siamo nel 1907. Altre date storiche:

• 1921 nasce la FIB • 1922 l’Assi Milano vince il primo titolo • 1924 nasce la FIPAC • aprile 1926 a Milano 1° incontro della Nazionale Italiana: Italia – Francia, risultato 23-17 • 1937 primo campionato a girone unico vinto della Borletti Milano

A Roma si sono avuti personaggi che rimarranno nella storia della pallacanestro: • Francesco Ferreo, che dopo essere stato giocatore ed allenatore della Nazionale Italiana, fece

vedere per la prima volta in Europa la difesa 1-3-1; • Elliot Van Zandt, capitano di fanteria di colore dell'Athletic Department dell'esercito

statunitense; è stato commissario tecnico della nazionale italiana maschile dal 1948 al 1952; agli Europei di Parigi, nel 1951, la squadra azzurra giunse al quinto posto. Maniaco dei fondamentali di lui Valerio Bianchini dice «… fu il primo vero coach approdato in Italia»;

• Nello Paratore;

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• Giancarlo Primo, assistente di Paratore, poi guida della Nazionale Italiana per 11 anni (al suo attivo due bronzi europei (Essen 1971 e Belgrado 1975);

• Vittorio Tracuzzi.

2.2 La Simbologia

Ogni piano di allenamento, ogni schema, ogni esercizio può essere graficizzato utilizzando un’appropriata simbologia di uso internazionale. Si veda il paragrafo 2.2.2 per una sintesi della simbologia e per i simboli utilizzati. L’utilizzo della simbologia è essenziale nella preparazione dei piani di allenamento così come nella creazione degli schemi e degli esercizi.

2.2.1 Esercitazione in aula sulla simbologia

Ogni allievo dovrà riprodurre (disegnare) i seguenti esercizi: 1° es.: una fila di giocatori con la palla sul fondo del campo fuori campo, una seconda fila di giocatori senza palla in ala a destra, un’altra fila senza palla in ala a sinistra. Il primo giocatore con la palla passa al primo giocatore della fila alla sua destra. Il primo giocatore della fila opposta (fila di destra) effettua un taglio verso la linea del tiro libero, riceve palla si arresta e tira. Si cambia lato in senso antiorario. (per la soluzione vedi cap. Es. 1 :) 2° es.: una fila di giocatori con la palla al centro fuori dalla linea dei 3 punti, rivolti verso il canestro. Un’altra fila senza palla in ala destra. Il primo giocatore con la palla passa al primo giocatore in ala, effettua un taglio profondo (dai e vai) ed esce sul lato opposto (ala sinistra), il giocatore che ha ricevuto in ala destra palleggia verso il centro si arresta e passa al giocatore che ha ultimato il taglio il quale riceve in posizione di ala e tira. (per la soluzione vedi cap. Es. 2:) 3° es.: una fila di giocatori con la palla in angolo a sinistra, un’altra senza palla in angolo a destra. Il primo giocatore con la palla palleggia lungo la linea laterale, arrivato a centrocampo effettua un cambio di senso e si accentra. Contemporaneamente il primo giocatore senza palla corre verso il centrocampo lungo la linea laterale di destra, arrivato a centrocampo effettua un cambio di senso e si accentra. Il primo giocatore passa la palla al compagno che riceve, palleggia e tira in corsa (terzo tempo) da destra. Al termine chi tira prende il rimbalzo, si cambia fila. (per la soluzione vedi cap. Es. 3:.) 4° es.: due file di giocatori disposti in ala destra e sinistra. Tutti i giocatori con la palla tranne il primo della fila di destra. Il primo giocatore di destra effettua un accenno di taglio verso il canestro, poi taglia verso la linea del tiro libero, riceve palla dal primo giocatore con la palla della fila di sinistra si arresta, effettua una partenza incrociata dal lato opposto rispetto al passatore e tira in corsa (terzo tempo) prende il proprio rimbalzo e cambia fila. Il giocatore che ha passato la palla effettua a sua volta l’esercizio. Si cambia fila al termine. (per la soluzione vedi cap. Es. 4:)

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5° es.:dato il disegno dell’esercizio riportato di seguito si descriva l’esercizio medesimo:

(per la soluzione vedi cap. Es. 5: )

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Cap. 3 Modulo 2: Fondamentali senza Palla e Ball Handling

3.1 Fondamentali senza Palla

I fondamentali senza palla sono l’espressione di base più importante del gioco della pallacanestro. Utilizzare bene i fondamentali senza palla significa, tra l’altro, riuscire ad effettuare il movimento più idoneo in funzione della situazione di gioco. Un bravo giocatore deve riuscire ad anticipare la lettura della situazione di gioco ed utilizzare il fondamentale più adatto. L’allenatore deve insegnare i fondamentali con lo scopo di rendere i giocatori autonomi, cioè in grado di utilizzare in modo autonomo il fondamentale più idoneo. I fondamentali senza palla sono quelli che maggiormente vengono utilizzati in partita: si gioca senza palla più di quanto non si giochi con la palla in mano. Giocare senza palla significa:

• aiutare il compagno con la palla in mano, creargli spazio, fare un taglio in modo da portare fuori dal proprio spazio un difensore che potrebbe portare l’aiuto al difensore del compagno con la palla;

• aiutare un compagno a smarcarsi, portare un blocco; • muoversi per ricevere la palla, taglio dentro, taglio fuori, cambio di direzione e velocità

Per tutti i fondamentali senza palla sono importanti due concetti di base: • equilibrio, ovvero la capacità di compiere un gesto tecnico potendo farne un altro

immediatamente senza perdere la stabilità ed il controllo del proprio corpo; • rapidità, ovvero la capacità di effettuare con la massima velocità un fondamentale in modo

corretto, il che non significa svolgere al massimo della propria velocità, ma farlo in modo corretto al massimo della propria velocità.

Occorre che ai giocatori venga insegnato l’automatismo dei fondamentali: il giocatore deve aver chiaro, in testa prima e nel fisico poi, il giusto fondamentale da applicare. Una volta che questo automatismo è acquisito si può passare alla ricerca della rapidità. Per eseguire bene i fondamentali è necessario muovere bene i piedi: la pallacanestro si gioca coi

piedi! Di seguito sono esposti i fondamentali individuali senza palla:

• Posizione fondamentale • Cambio di velocità • Cambio di direzione • Cambio di senso • Giro in corsa • Giro

La Posizione fondamentale prevede che il giocatore fletta le gambe parallele tra loro ad una larghezza leggermente superiore alla larghezza delle spalle, i piedi devono essere paralleli tra loro (leggermente estroflessi), le gambe flesse, la schiena dritta e leggermente spostata in avanti ed il peso del corpo grava sulle punte dei piedi. Cambio di velocità: può essere lento\veloce tipica di una situazione di 1C1 o di contropiede, veloce\lento in contropiede il palleggiatore viene chiuso da un difensore e quindi rallenta o fa un palleggio in arretramento. Queste sono tipiche situazioni di cambio di velocità, nel caso di cambio di velocità lento\veloce, il piede posteriore è quello che da la spinta, le spalle si muovono in avanti alla ricerca di spazio e per mettere il difensore in posizione di minor contrasto. Cambio di direzione: quando un giocatore decide di modificare la sua direzione, è sempre accompagnato da un cambio di velocità, altrimenti si favorisce il difensore; il giocatore dovrà

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poggiare il 1° piede prima sul tallone e poi sulle punte, il 2° sulla punta; quindi effettuerà il primo passo corto, effettuerà una torsione del busto, poi volgerà il 2° piede nella nuova direzione spostando anche il peso del corpo, il 2° passo sarà lungo con lo scopo di guadagnare più spazio possibile. Cambio di senso: analogo al cambio di direzione, ma in questo caso la nuova direzione sarà di 180° rispetto alla precedente, ci si ferma con un piede posto in avanti rispetto all’altro, si effettua un giro sulle punte dei piedi cambiando la posizione del corpo verso la direzione opposta Giro: può essere sia frontale che dorsale, nel caso di quello dorsale si può perdere la visione del campo per il periodo di tempo necessario ad effettuare la torsione del busto.

• Giro frontale: dalla posizione fondamentale, scelgo uno dei due piedi quale perno (piede che deve fungere da “cerniera”) mentre l’altro si muove in rotazione frontale, giro davanti al mio ostacolo.

• Giro dorsale: come il precedente dalla posizione fondamentale, scelgo uno dei due piedi quale perno mentre l’altro si muove in rotazione dorsale (opposta al precedente).

La scelta del giro dorsale o frontale dipende dalla situazione di gioco: se il mio compagno ha la palla ed io non sono anticipato in post basso, posso andare incontro al mio difensore quindi effettuare un giro dorsale per mettermi di fronte al mio compagno e dare a lui una buona linea di passaggio.

3.1.1 Esercizi eseguiti sul campo:

1. disposti su tutto il campo eseguire la posizione fondamentale rimanendo in quella posizione per alcuni secondi;

2. dalla posizione fondamentale dondolarsi spostando il peso del corpo dalle punte dei piedi ai talloni e viceversa in continuità;

3. a coppie lo stesso esercizio (ricerca dell’equilibrio); 4. disporsi in fila lungo tutta la linea laterale del campo ad una distanza di almeno 1 metro

l’uno dall’altro; correre girando lungo le linee esterne del campo al fischio effettuare il cambio di senso e riprendere a correre in direzione contraria;

5. sempre in fila disporsi sulla linea di fondo, il primo giocatore corre verso il gomito della lunetta ed effettua un cambio di direzione frontale poi si dirige verso l’incrocio della linea del centrocampo con quella laterale ed effettua un secondo cambio di direzione frontale, poi si dirige verso il gomito della lunetta ed effettua l’ultimo cambio di direzione frontale. Il secondo giocatore parte quando il primo ha effettuato il primo cambio di direzione. Si ripete l’esercizio cambiando il senso di rotazione (oraria\antioraria);

6. lo stesso esercizio di prima ma con cambi di direzione dorsali (virate), in questo caso è importante che l’allenatore verifichi che il giocatore effettui una repentina torsione del busto ma soprattutto della testa, poiché in questo cambio si ha per un attimo la perdita di visualizzazione del campo di gioco!;

7. disposti sul fondo in coppia distribuendo le coppie su tutto il lato corto, il primo giocatore corre fino alla linea del tiro libero ed effettua un giro frontale, poi corre verso la linea del centrocampo ed effettua un secondo giro frontale alternando il piede perno, poi corre verso la linea del tiro libero ed effettua un ulteriore giro frontale, infine corre verso il fondo, il secondo giocatore parte quando il primo ha completato il primo giro;

8. lo stesso esercizio del precedente ma sostituendo il giro frontale con il giro dorsale.

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3.2 Ball Handling

Con questo termine si intende la capacità del giocatore di essere padrone della palla in tutti i movimenti tecnici, in particolare nella presa, nella ricezione, nel passaggio, nel palleggio. Molti degli esercizi che vengono effettuati non hanno una reale applicazione ma servono al giocatore per acquisire capacità di “addomesticare” la palla in tante situazioni di gioco. Per riuscire ad acquisire e migliorare il trattamento della palla bisogna utilizzare degli esercizi specifici in funzione degli obiettivi preposti facendo molta attenzione ai dettagli nella modalità di esecuzione da parte dei giocatori. Gli esercizi possono essere divisi in:

• esercizi per la rapidità delle mani; • esercizi per la sensibilità delle dita; • esercizi propedeutici per i gesti tecnici.

A seconda del tipo di esercizio e della sua finalità, questi si possono anche suddividere in: • esercizi da fermo o in movimento; • con o senza palleggio; • con 1 pallone, con 2 palloni; • individuali o a coppie.

Il miglioramento nel trattamento della palla si ottiene attraverso: • l’aumento della velocità di esecuzione dell’esercizio; • la combinazione di più esercizi.

3.2.1 Esercizi eseguiti sul campo

1. pizzicare la palla: il pallone viene toccato solo con le dita e passato da una mano all’altra tenendo le braccia distese in alto, poi distese in avanti, quindi in basso, poi si effettuano tutti questi movimenti in continuità alto, avanti, basso, dietro;

2. pendolo o ninnananna: si fa passare il pallone da una mano all’altra mentre il braccio della mano che riceve il pallone effettua una sbracciata verso l’alto, l’allenatore deve verificare che entrambe le braccia vengano sollevate sopra la testa e che il movimento sia armonico e fluido;

3. far passare il pallone dal dorso al palmo della mano facendolo roteare, prima con una mano poi con l’altra;

4. far saltellare il pallone sul dorso poi sul palmo, prima con una mano poi con l’altra; 5. far passare il pallone dietro la schiena prima in un verso poi nell’altro; 6. far passare il pallone dietro la testa prima in un verso poi nell’altro; 7. far passare il pallone dietro le gambe prima in un verso poi nell’altro; 8. in continuità far passare il pallone dietro la testa, dietro la schiena, dietro le gambe, dall’alto

verso il basso poi dal basso verso l’alto; 9. portare una gamba avanti e far passare il pallone dietro la gamba, invertire le gambe; 10. far passare il pallone dietro una gamba posta in avanti, poi portare le gambe in parallelo, far

passare il pallone dietro entrambe le gambe, poi portare in avanti l’altra gamba e far passare il pallone, tutto in continuità, cambiare verso;

11. otto sotto le gambe in parallelo, il pallone viene fatto passare attorno alle due gambe dall’esterno verso l’interno incrociando sotto le gambe;

12. far passare il pallone incrociando le gambe saltellando; 13. lanciare la palla sotto le gambe dietro la schiena, riprenderla e lanciarla in avanti sempre

sotto le gambe; 14. mettere il pallone sotto le gambe con le braccia incrociate, cambiare posizione delle mani

senza far cadere il pallone che deve restare sempre sotto le gambe;

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15. lanciare il pallone in aria e riprenderlo dietro la schiena; 16. lanciare il pallone in aria e riprenderlo davanti immediatamente dopo che ha toccato terra; 17. palleggio laterale mentre con i piedi si effettua l’hockey drill, due palleggi con una mano poi

si cambia lato; 18. palleggiare effettuando la ninnananna prima laterale poi frontale utilizzando solo una mano,

cambiare mano; 19. lo stesso esercizio in continuità alternando palleggi laterali e frontali prima con una mano

poi con l’altra; 20. palleggio frontale con una mano facendo la ninnananna ma è la mano esterna che riprende il

pallone; 21. palleggio basso sotto le gambe il pallone rimane in mezzo le gambe e le mani cambiano la

posizione davanti\dietro; 22. in posizione seduta, gambe incrociate, palleggiare lateralmente, il palleggio deve essere

molto basso, continuare il palleggio alternando il palleggio con il palmo, con il dorso con il pugno, con il taglio della mano, alternare la mano destra e la mano sinistra;

23. stessa posizione palleggiare spostando il pallone attorno al corpo cambiando mano dopo i palleggi dietro la schiena e davanti al corpo opportunamente, dopo alcuni giri cambiare il senso del giro da orario ad antiorario;

24. sempre da seduti, ginocchia alte le mani sotto le gambe al centro, palleggiare alternando la mano destra con la sinistra;

25. sdraiati pancia sotto, palleggiare lateralmente, dalla stessa posizione ritornare seduti, poi sdraiarsi sulla schiena, cambiare mano;

26. con due palloni per ogni giocatore, effettuare la ninnananna frontale incrociando le braccia con i palloni facendo passare i palloni da destra a sinistra e viceversa;

27. sempre con due palloni, si palleggia solo con la mano destra mentre il pallone di sinistra viene passato a quella di destra, effettuare l’esercizio per alcune volte poi cambiare mano;

28. a coppie con ognuno un pallone, un giocatore fa da guida ed effettua una serie di palleggi in libertà variando i movimenti, l’altro effettua gli stessi movimenti a specchio;

29. sempre a coppie i due giocatori si dispongono uno di fronte l’altro, si passa il pallone con una mano e si riceve con l’altra, esercizio in continuità;

30. stesso esercizio effettuando il passaggio schiacciato terra; 31. stesso esercizio ma si passa il pallone dopo 1 palleggio; 32. lo stesso ma dopo due palleggi laterali dondolati.

Cap. 4 Modulo 3: Il Palleggio

Il palleggio è il fondamentale che serve a spostarsi sul campo insieme al pallone, di questo fondamentale è necessario non abusare ma utilizzarlo nella maniera più idonea in funzione della situazione di gioco. Effettuare un cambio di mano frontale in mezzo al campo con l’avversario addosso potrebbe non essere la scelta giusta! L’allenatore dovrà insegnare ai giocatori tutti i fondamentali del palleggio spiegando anche in quali situazioni di gioco sono da preferire alcuni piuttosto che altri. È necessario, inoltre, insistere sul lato “debole”, i mancini dovranno lavorare più con la destra, i destrorsi più con la sinistra. Un giocatore che sappia giocare il pallone con entrambi le mani è molto più pericoloso di uno che palleggi bene solo con una delle due mani. Il palleggio serve per:

• andare in contropiede; • trasferirsi sul campo (il giocatore si sposta sul campo avanzando, retrocedendo, lateralmente

o diagonalmente); • battere l’avversario (situazione di 1C1);

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• migliorare l’angolo di passaggio, il giocatore si sposta per avere un angolo di passaggio migliore;

• uscire da una situazione di pericolo (raddoppio di marcatura) o particolare (rimbalzo); • dare inizio ad un gioco organizzato, un giocatore riceve palla in situazione di contropiede, si

accorge di essere in sottonumero, palleggia in arretramento chiama un gioco ed attende che i propri compagni si mettano nella posizione idonea.

Il palleggio può essere: • protetto; • veloce.

Nel palleggio protetto, il corpo è in posizione fondamentale con il corpo leggermente di lato in modo da dare protezione al palleggio, il pallone rimbalza fino a circa il ginocchio, il palleggio è laterale parallelo alla gamba dello stesso lato della mano che si sta utilizzando per palleggiare, l’altro braccio protegge la palla stando in posizione di avambraccio piegato verso la palla stessa. Il giocatore deve ricercare l’equilibrio. Il palleggio va sempre effettuato con le dita ben divaricate, mai con il palmo della mano (deve rimanere pulito!!!), la mano deve sempre stare sopra il pallone. Nel palleggio in velocità, la mano con cui si palleggia deve sempre stare dietro la palla e spingerla verso avanti, il giocatore dovrà correre dietro il pallone. In questo caso non sarà possibile proteggere efficacemente il pallone come nel caso precedente. Il palleggio dovrà essere più basso possibile, MAI ALTO! Un caso particolare è il palleggio in arretramento, in questo caso la mano sta davanti al pallone e lo spinge verso dietro, il giocatore arretra portandosi dietro il pallone. Si può utilizzare nel caso di raddoppio di marcamento (soprattutto nel caso di raddoppi “cercati” dall’attacco), il giocatore raddoppiato effettua due\tre palleggi in arretramento per effettuare un cambio di direzione e velocità, oppure per avere un angolo di passaggio migliore ed eludere il raddoppio! È molto importante la scelta del timing, il momento in cui effettuo il tipo di palleggio appropriato, questo dipende dalla situazione di gioco, il giocatore deve verificare la posizione del proprio avversario, verificare se c’è una reazione e quale reazione c’è al gesto tecnico (per es. una hesitation) infine sceglie la modalità di palleggio più opportuna. Di seguito vengono elencati i movimenti legati al palleggio:

• cambio velocità; • cambio di senso; • cambio di direzione; • cambio di mano frontale; • cambio di mano tra le gambe; • cambio di mano dietro la schiena; • giro in palleggio (virata); • spostamento laterale in palleggio; • finte di cambio di mano; • esitazione in palleggio.

Il palleggio può essere abbinato ad un cambio di senso, quasi sempre in arretramento, in genere non si effettua in partita un cambio di senso classico, si perde la visione del gioco, forse l’unica situazione che si può rappresentare è quella in cui c’è un recupero difensivo in velocità, il giocatore recupera il pallone e nello slancio palleggia senza fermarsi, quindi effettua un cambio di direzione per avere la fronte diretta al canestro di attacco. Il palleggio è utilizzato in modalità differente nel cambio di mano (si porta il pallone da una mano all’altra continuando a palleggiare). Cambio di direzione frontale: da un palleggio laterale, si effettua una veloce sbracciata verso l’interno schiacciando il pallone verso l’altra mano, la mano che riceve il pallone la spinge verso la

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nuova direzione, è importante la corretta sincronia di mani e piedi, la gamba posteriore è la stessa della mano con cui si stava palleggiando; Giro in palleggio, normalmente si effettua il giro dorsale, si spinge il pallone indietro in mezzo alle gambe, il giocatore deve girare velocemente il busto e la testa. Il piede perno è quello opposto alla mano con cui si inizia il giro. Potrebbe risultare pericoloso per il fatto che si presta al raddoppio di marcamento, si perde per un attimo la visualizzazione del campo e del gioco. Mezzo giro, il giocatore inizia il movimento come se fosse il giro, poi una volta che il pallone è in mezzo e alle gambe lo recupera con la stessa mano e continua a palleggiare rifacendo in senso contrario il mezzo giro che aveva iniziato, in questo caso il cambio di velocità e ancora più importante. Cambio di mano dietro la schiena, il pallone si spinge da dietro il corpo verso avanti, (soprattutto con giocatori alle prime armi è utile consigliare di darsi una manata sul sedere). Cambio di mano sotto le gambe, si effettua come il frontale, ma il palleggio non avviene davanti al corpo ma in mezzo alle gambe, è molto importante stare con le gambe piegate. La gamba che sta in posizione avanzata è quella opposta alla mano che inizia il palleggio. Finta del cambio di direzione, il giocatore fa dondolare la palla frontalmente, la recupera con la stessa mano e procede in palleggio. Lo stesso si può fare abbinando questo movimento all’hockey

drill, in questo caso i piedi sono in continuo movimento, un contemporaneo movimento delle spalle aiuta il giocatore a crearsi un buona opportunità di 1C1. In questo caso si parla anche di hesitation. Palleggio laterale, si palleggia lateralmente al corpo mentre con piccoli passi o con scivolamenti il giocatore si sposta dallo stesso lato del palleggio.

4.1 Esercizi eseguiti sul campo

1. riscaldamento senza palla: corsa sulle linee, corsa a saltelli, incrociando le gambe; 2. ball handling (un set di esercizi visti nel modulo apposito); 3. palleggio da fermi: i giocatori sono disposti sul campo in libertà davanti all’istruttore,

palleggi laterali (standard altezza ginocchio, bassi, alti), poi dondolando la palla frontalmente, poi lateralmente, effettuando gli esercizi prima con la mano destra e poi con la sinistra;

4. sempre con i giocatori fermi in mezzo al campo, palleggio con cambio di mano in tutte le sue possibilità: in mezzo le gambe, dietro la schiena, effettuando il giro in palleggio, effettuando il mezzo giro;

5. giocatori distribuiti in riga sulla linea di fondo del campo, si palleggia verso la prima linea del tiro libero con la mano destra, sulla linea del tiro libero si effettua un cambio di mano frontale (accenno di cambio direzione), si continua a correre verso il centrocampo, si effettua un nuovo cambio di mano frontale, si corre verso la linea del tiro libero e si effettua l’ultimo cambio di mano sempre frontale. Sul fondo si attende che tutti abbiano completato l’esercizio e lo si re inizia cambiando la mano di inizio dell’esercizio;

6. lo stesso esercizio precedente, ma effettuando il cambio di mano dietro la schiena, poi effettuando il giro, poi effettuando il cambio di mano sotto le gambe;

7. giocatori distribuiti sulla linea perimetrale del campo in fila, palleggiare lungo il perimetro con la mano esterna;

8. stesso esercizio, però ogni 5 palleggi effettuare un cambio di senso cambiando verso di corsa;

9. sempre sulle linee perimetrali del campo si palleggia con la mano esterna, dopo 5 palleggi si effettua un cambio di mano frontale, quindi due palleggi con l’altra mano e si effettua un nuovo cambio di mano frontale, alternare la mano di inizio esercizio;

10. lo stesso esercizio ma effettuando il cambio di mano dietro la schiena; 11. lo stesso esercizio ma effettuando il giro;

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12. lo stesso esercizio ma effettuando il cambio di mano sotto le gambe; 13. stesso esercizio ma effettuando i 4 cambi uno di seguito all’altro in continuità, alternare la

mano di inizio dell’esercizio in funzione del senso orario\antiorario di corsa; 14. sempre in fila lungo le linee perimetrali del campo, iniziando a palleggiare con la mano

destra (palleggiare sempre verso l’esterno del campo) effettuare 5 palleggi e poi effettuare il mezzo giro continuando a palleggiare con la stessa mano;

15. stesso esercizio iniziando con la mano sinistra; 16. sempre in fila; iniziare a palleggiare dirigendosi verso il centro del campo, 5 palleggi e poi 3

palleggi laterali con spostamenti laterali palleggiando con la stessa mano, cambiare mano dopo un po’;

17. giocatori sul fondo del campo, posizionarsi a file di due giocatori ognuno con il pallone, si palleggia con la destra verso la linea del tiro libero, lì si effettuano 3 palleggi in arretramento poi si effettua un cambio di mano frontale cambio di velocità verso il centrocampo, arrivati si effettuano 3 palleggi in arretramento cambio di mano e di velocità verso l’ultima linea del tiro libero, come nel caso precedente si effettuano 3 palleggi in arretramento e poi cambio di mano frontale e di velocità, arrivati sul fondo si attende che tutti abbiano completato l’esercizio e si riparte iniziando con la mano opposta a quella utilizzata la prima volta, ripetere l’esercizio 4 volte;

18. stesso esercizio ma con cambi di mano dietro la schiena; 19. stesso esercizio ma con il giro; 20. stesso esercizio ma con cambi di mano sotto le gambe; 21. posizionare i giocatori a coppie sulle linee laterali ognuno con un pallone, ogni coppia avrà

un giocatore su un lato del campo e uno sul lato opposto, si inizia palleggiando con la mano sinistra verso il centro del campo, quando i due compagni si incrociano si effettuano tre palleggi in arretramento si effettua un cambio di mano frontale, quando i due compagni si incrociano nuovamente si danno un five basso, poi si continua a palleggiare con la mano destra verso il fondo giro frontale (piede perno sinistro) e si continua, ripetere l’esercizio 4 volte poi cambiare mano di inizio dell’esercizio (l’esercizio diventa speculare);

22. lo stesso esercizio precedente ma con cambio di mano dietro la schiena; 23. lo stesso esercizio precedente ma con il giro; 24. lo stesso esercizio precedente ma con cambio di mano sotto le gambe; 25. posizionare tutti i giocatori in una zona ristretta del campo (la campana per esempio) ognuno

con il pallone, l’esercizio consiste nel muoversi con il pallone palleggiando nell’area designata tentando di buttare fuori dall’area di gioco il pallone di ogni altro giocatore e, nello stesso tempo, di proteggere il proprio; man mano che vengono eliminati i giocatori restringere l’area di gioco.

Cap. 5 Modulo 4: Fondamentali Individuali di Difesa

Il programma del corso prevede di insegnare a riguardo alcuni aspetti generali: • la posizione difensiva; • l’uso delle gambe; • l’uso delle mani; • gli scivolamenti; • cambio di guardia.

Esiste una differenza molto importante rispetto ai fondamentali offensivi: in difesa gioca un ruolo molto rilevante il fattore mentale (psicologico)! La voglia di non mollare mai, di sacrificarsi su ogni pallone per tutti i secondi dell’azione avversaria, favorisce, e di molto, la possibilità di effettuare una buona difesa.

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Questa volontà, si traduce nella capacità dei giocatori di non dare vantaggio agli avversari, fare in modo che gli attaccanti non possano prendere tiri facili, che non possano passare la palla in tranquillità, che debbano faticare per effettuare i loro giochi in attacco. Un altro fattore fondamentale è la comprensione dell’importanza del gruppo: un giocatore può marcare perfettamente il proprio diretto avversario, non gli fa prendere palla, ma se all’occorrenza non aiuta il suo compagno di squadra saltato dal suo diretto avversario, non è stata fatta una buona difesa: tutti i giocatori in campo non hanno fatto una buona difesa. Da una buona difesa può esserci una ripartenza per un attacco equilibrato. Difendendo bene, anche se in modo aggressivo, utilizzando una buona posizione difensiva diminuisce il problema di falli, i nostri giocatori non sono condizionati dal problema dei falli e possono lasciare il campo solo per motivi tecnico-tattici. Normalmente si dice che le partite si vincono in difesa e si perdono in attacco; pur avendo una giornata non brillante in attacco, una solida difesa, capace di non far giocare l’avversario con tranquillità, può comunque portarci alla vittoria, il viceversa è, normalmente, smentito dai fatti. Possiamo schematizzare così gli elementi importanti per la difesa: dati psicologici: orgoglio, voglia di vincere, voglia di non essere battuto dal proprio avversario

né dalla squadra avversaria, voglia di soffrire fino all’ultimo secondo (li abbiamo appena visti);

dati tecnico-fisici: gambe, ma soprattutto piedi, devono essere rapidi, agili reattivi mani e braccia, altrettanto rapidi e reattivi, in particolare le mani devono essere rapide per rubare un pallone, ma senza perdere l’equilibrio senza cadere nei trabocchetti che alcuni palleggiatori portano al difensore

visione periferica: avere sempre la visione di gioco di tutto il campo, testa alta. posizione difensiva: è simile alla posizione fondamentale, già vista nei fondamentali individuali

offensivi, gambe larghe quanto le spalle e flesse in avanti, piedi paralleli, busto leggermente spostato in avanti e piedi leggermente alzati, il peso grava principalmente sugli avampiedi che saranno leggermente sollevati, braccia flesse mani estese e con i palmi rivolti verso l’alto.

I piedi devono seguire lo spostamento dell’avversario, mentre le mani quello del pallone. Una mano dovrà stare in basso seguendo il pallone per impedire o, al limite, limitare i cambi di direzione in palleggio dell’avversario; l’altra mano sarà in alto per “sporcare” le linee di passaggio o comunque per mettere pressione durante i passaggi. Altro concetto di fondamentale importanza è la capacità di anticipazione: conoscere l’avversario e tentare di prevederne i movimenti ed adeguare la propria posizione. È importante che i difensori non tentino di rubare la palla, il rischio è quello di perdere l’equilibrio, di sbilanciarsi, e di permettere all’avversario di saltare il difensore. Il gesto tecnico difensivo più importante in movimento è quello dello scivolamento. Nel caso di scivolamento laterale, la gamba opposta al lato di scivolamento è quella che spinge mentre quella dallo stesso lato e la gamba guida. Durante la fase di scivolamento, il difensore dovrà rimanere sempre con la gambe piegate (vedi posizione difensiva), i passi saranno brevi, un passo troppo lungo provoca la perdita di equilibrio; i piedi non dovranno mai incrociarsi, altro motivo di perdita dell’equilibrio. Nel caso di difesa su un attaccante, il piede di spinta dovrà posizionarsi sempre più o meno in direzione centrale rispetto alle gambe dell’avversario, mentre quello di guida dovrà superarlo. Altro fondamentale è il cambio di guardia: è un mezzo giro dorsale, il piede perno, inizialmente è il piede di guida, concluso il mezzo giro diventerà il piede di spinta. Il cambio di guardia premette sempre al difensore di concedere spazio al proprio avversario. Non concedere spazio, restringere lo spazio è uno dei primi obiettivi di una difesa corretta. Esiste un caso in cui il difensore è costretto a lasciare un po’ di spazio: difesa sul giro! In questo caso il difensore dovrà spostarsi un po’ in

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direzione opposta al giro, questa perdita di terreno è compensata dal fatto che il giocatore che propone un giro ha comunque un minimo di tempo in cui ha una perdita della visione del gioco. Il difensore dovrà trovarsi sempre tra l’avversario ed il canestro, questo concetto è basilare. Il compito della difesa è quello di rallentare il portatore di palla se l’azione si svolge lontano dal canestro, di stringere gli spazi quando l’azione è vicino al canestro. Un importante movimento è il cosiddetto salto verso la palla, si effettua questo movimento normalmente in tutte le condizioni di difesa, ma è basilare nella difesa del dai e vai. Si esegue un salto verso la palla per opporre il corpo al taglio dell’avversario e costringerlo a tagliare dietro il difensore. Altri concetti di difesa individuale sono: guardia chiusa: difesa sul taglio, il difensore rivolge lo sguardo sempre all’attaccante, non lo

perde di vista, ma accetta di perdere per un attimo la visione di gioco per non perder il contatto con l’attaccante;

guardia aperta: difesa sul taglio, il difensore non perde mai il contatto visivo con la palla accettando di perdere il contatto con l’attaccante nel momento di passaggio del tagliante al centro dell’area.

Un singolare insegnamento, fondamentale, è quello di parlare in difesa. I giocatori in campo devono dare una serie di indicazioni ai compagni di squadra: taglio basso\alto, blocco destra\sinistra o alto\basso, tiro, etc… sono tutte indicazioni che permettono ai giocatori di adeguare i proprio movimenti difensivi. Altro elemento importante è il riconoscimento della cosiddetta linea della palla: è la linea immaginaria che passa per la posizione in cui si trova il pallone ed è parallela alla linea di fondo campo.

5.1 Esercizi eseguiti in campo

Riscaldamento: • disposti in fila a coppie sul fondo del campo:

o corsa in avanti, indietro o corsa con cambi di direzione ogni 5 passi

1. Disposti su una metà di campo di fronte all’allenatore assumere la posizione fondamentale di difesa, seguendo i gesti dell’allenatore effettuare 1 scivolamento laterale verso destra, laterale verso sinistra, in avanti, indietro;

2. effettuare lo stesso esercizio ma con 2 scivolamenti; 3. giocatori disposti a coppie sul fondo del campo all’altezza dell’incrocio dell’area con il

fondo campo, i due giocatori della coppia si dispongono uno di fronte all’altro; i 2 giocatori della prima coppia corrono fino alla linea del tiro libero, poi effettuano scivolamenti fino al centro campo, poi corrono ancora verso l’altra linea del tiro libero quindi ancora scivolamenti fino al fondo campo, si rientra correndo lentamente, la seconda coppia parte quando la prima ha superato il centro campo;

4. disporsi a coppie ad uno degli angoli del campo, 1C1 senza palla mezzo campo, un giocatore corre cambiando direzione spesso, l’altro effettua scivolamenti tentando di porsi sempre davanti all’altro giocatore, sulla linea laterale chi scivola deve mettere il piede fuori dal campo o almeno deve toccare la linea;

5. disporre i giocatori in fila ad uno degli angoli del campo, effettuare un otto con corse sulle linee laterali, scivolamenti su quelle centrali e su quelle di fondo: il primo giocatore corre dall’angolo verso il centro campo lungo la linea laterale, arrivati a centro campo effettua un giro frontale, effettua scivolamenti fino lungo tutta la linea del centro campo, quando incontra la linea laterale effettua un nuovo giro frontale e corre verso la linea di fondo, qui effettua un nuovo giro frontale e scivola lungo la linea di fondo, alla linea laterale

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ricomincia a correre sulla linea laterale fino al centro campo, qui altro giro frontale ed altro scivolamento fino all’altra linea laterale, corsa lenta;

6. fino al fondo di campo e di passo fino all’angolo iniziale; 7. stesso esercizio con giri frontali; 8. disporre i giocatori su una metà di campo di fronte all’allenatore, questi con i gesti comunica

i movimenti di scivolamenti da effettuare, in più però può gridare le parole: tiro (in questo caso i giocatori devono effettuare un salto come per prendere un rimbalzo), palla (i giocatori devono buttarsi pancia a terra come per recuperare un pallone), sfondamento (eseguire uno scivolamento all’indietro, prendere posizione stando fermi, mimare lo sfondamento, rullare all’indietro. Tra un movimento e l’altro i giocatori devono muovere i piedi facendo: hockey step.

9. Scivolamenti in croce su metà campo.

Cap. 6 Modulo 5: Arresti e Partenze

6.1 Arresti

Sono movimenti fondamentali nella pallacanestro, possono essere legati tra loro o associati ad altri movimenti:

• arresto e ricezione; • arresto e tiro; • palleggio, arresto e tiro, • partenza in palleggio.

Elementi importanti sono: • equilibrio (in questo non si discostano dagli altri fondamentali senza palla); • uso piede perno.

Gli arresti si distinguono in: • arresti ad 1 tempo, i piedi toccano contemporaneamente terra prima con la punta poi con il

tallone; • arresti a 2 tempi, il primo piede tocca prima con il tallone poi con la punta, il secondo con la

punta. L’arresto può essere eseguito durante il palleggio, per recuperare equilibrio, o per modificare l’impostazione di un gioco, dopo il palleggio, dopo la ricezione (prima di un eventuale palleggio, tiro o altro passaggio).

6.2 Partenze

Le partenze si distinguono in : • partenze dirette • partenze incrociate

Le partenze dirette si dicono anche stessa mano stesso piede: significa che il giocatore deve iniziare la fase di palleggio utilizzando una mano e deve effettuare il primo passo con la gamba dello stesso lato della mano con cui inizia a palleggiare. La partenza incrociata prevede che si utilizzi in modo incrociato gamba di partenza e mano di palleggio, così che se si utilizza la mano destra per palleggiare il primo passo sarà fatto con la gamba sinistra e viceversa. Ricordarsi sempre che essendo un palleggio quello che il giocatore andrà a fare il pallone deve essere spinto a terra con la mano sopra il pallone mossa da dietro.

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6.3 Esercizi eseguiti in campo

Disporre i giocatori sparsi sul campo: 1. effettuare un autopassaggio (far rimbalzare il pallone davanti al proprio corpo ad una

distanza di alcuni metri e riprenderla) riprenderla con arresto ad un tempo, quindi effettuare un giro frontale e ripetere lo stesso esercizio nel verso opposto, cambiare piede perno;

2. stesso esercizio ma con arresto a due tempi; 3. stessi esercizi di prima ma con giro dorsale, arresto ad un tempo, arresto a due tempi; 4. stessi esercizi di prima ma mimando il tiro dopo l’arresto, arresti ad un tempo e a due tempi; 5. stesso esercizio di prima ma dopo l’arresto effettuare una partenza diretta, non si effettua il

giro, continuare fino alla fine del campo, dopo la partenza effettuare due\tre palleggi, poi di nuovo autopassaggio;

6. stesso esercizio di prima ma con partenza incrociata; 7. giocatori a coppie, un pallone per coppia; si parte uno di fronte all’altro, il giocatore senza

palla effettua uno scivolamento laterale verso un lato a scelta, il compagno effettua un passaggio schiacciato terra dall’altro lato, il giocatore deve recuperare il pallone scivolando in senso contrario, recuperato il pallone fa effettuare lo stesso esercizio all’altro giocatore della coppia;

8. stesso esercizio di prima, ma il giocatore senza palla effettua un passo indietro, uno in avanti, poi uno scivolamento verso un lato, poi recupera il pallone;

9. sempre a coppie con un pallone, il giocatore senza palla deve posizionarsi davanti al giocatore con la palla a circa 3\4 metri dandogli le spalle, il giocatore con la palla effettua un passaggio (tipo lob) da un lato o dall’altro a scelta purché il pallone rimbalzi davanti al giocatore senza palla, questi deve intercettare il pallone facendogli fare il numero minimo di palleggi (possibilmente uno solo!!!), recuperato il pallone effettua un giro frontale e si dispone per fare lui il passatore, l’altro si posizionerà spalle a canestro davanti al giocatore con la palla;

10. disporre i giocatori a coppie con 2 palloni per coppia, i giocatori si devono disporre sulle linee laterali del campo, i palloni stanno inizialmente da uno dei due lati, il giocatore con i due palloni lascia un pallone a terra ed inizia con una partenza incrociata a scelta, palleggia verso il centro campo, l’altro giocatore corre anch’egli verso il centro campo, il giocatore con la palla effettua un passaggio in corsa, l’altro riceve ed effettua un passaggio consegnato, il giocatore con la palla palleggia verso la linea laterale si arresta effettua un giro frontale e posa la palla per terra, l’altro dopo aver corso fino alla linea di fondo effettua un giro frontale, recupera la palla da terra ed inizia nuovamente l’esercizio;

11. stesso esercizio di prima ma con giro dorsale; 12. stesso esercizio di prima, alternando arresti ad un tempo ed arresti a due tempi; 13. posizionare i giocatori in fila sulla linea del centro campo rivolti verso un canestro ognuno

con un pallone, passare la palla ad un giocatore posto sulla lunetta, poi correre verso la parte sinistra, ricevere la palla sulla linea del tiro libero, arresto ad un tempo, partenza diretta e tiro in corsa;

14. stesso esercizio ma con partenza incrociata dopo l’arresto; 15. stesso esercizio ma con arresto a due tempi e partenza incrociata; 16. stesso esercizio ma con arresto a due tempi e partenza diretta; 17. stessi esercizi di prima ma questa volta dal lato destro; 18. disporre metà giocatori in ala sinistra senza palla, l’altra metà al centro con la palla; il

giocatore in ala effettua uno marcamento, riceve la palla con arresto ad un tempo (piedi rivolti verso il canestro di attacco), partenza incrociata e tiro in corsa;

19. stesso esercizio di prima ma con partenza diretta (attenzione a non effettuare infrazione di passi);

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20. stesso esercizio di prima ma con arresto a due tempi e partenza incrociata; 21. stesso esercizio di prima ma con arresto a due tempi e partenza diretta; 22. stessi esercizi ma con tiro dal centro; 23. stessi esercizi di prima con partenza palleggio arresto e tiro; 24. stessi esercizi di prima ma con i giocatori disposti in ala a destra.

Cap. 7 Modulo 7: Il Passaggio

Il passaggio rappresenta la massima espressione della coniugazione dei postulati di base del gioco della pallacanestro (vedi cap. Cap. 1.2 I Concetti di Base):

• spazio • tempo • strategia (autonomia\collaborazione) • equilibrio

Lo dimostra il fatto che affinché si possa eseguire bene questo fondamentale deve esserci la necessaria partecipazione di almeno due giocatori: il passatore ed il ricevente. In sintesi potremmo dire che il passaggio è la collaborazione nello spazio e nel tempo in modo vantaggioso. Il passaggio deve essere effettuato per ottenere un vantaggio o per mantenere un vantaggio acquisito, è il caso per esempio del passaggio back-door, il giocatore che si è smarcato riceve palla dal passatore che ha verificato la situazione di vantaggio e può passare la palla per una facile conclusione a canestro. Il vantaggio, in questo caso, si è manifestato nel momento in cui il giocatore senza palla ha eluso il proprio difensore smarcandosi alle sue spalle. Il timing e lo spacing sono fondamentali: se il passatore ritarda il momento del passaggio e lo anticipa troppo, il gioco non avviene, se il passaggio non viene effettuato nello spazio corretto, anche in questo caso si vanifica una situazione di vantaggio. Altro esempio potrebbe essere dato dal ribaltamento di palla di un giocatore in pivot basso che sta subendo un raddoppio, egli avrà a disposizione i compagni di squadra piazzati sul perimetro e quindi potrà approfittare per eseguire un passaggio magari in ala opposta. In questo caso il vantaggio è costituito dall’aver dato la possibilità ad un giocatore di ricevere palla senza un difensore in marcamento aggressivo. Un cattivo passaggio comporta una perdita di vantaggio, che può andare dalla perdita di una proficua occasione di andare ad effettuare una conclusione ad alta percentuale di realizzazione (caso back-door) fino alla conseguenza peggiore che è rappresentata dalla perdita del possesso della palla. Il passaggio cattivo può essere tale anche a causa del ricevente. Il giocatore che riceve il passaggio deve comunque effettuare i giusti movimenti per ricevere il pallone, andare incontro al pallone, accorciare la distanza di passaggio, muoversi su una linea migliore di passaggio: in una parola il ricevente deve collaborare con il passatore. Il passaggio è la sintesi di processi:

• psicologici • fisici • tecnico/tattici

Un cattivo passaggio può essere dovuto ad una o più cause inerenti i processi appena elencati. Problemi psicologici: un giocatore che ha paura di perdere il pallone avrà la tendenza ad effettuare passaggi errati magari sotto pressione difensiva, il motivo potrebbe essere insito nel giocatore, così come potrebbe essere dovuto alla cattiva relazione personale nei confronti con i suoi compagni di squadra o nei confronti dell’allenatore. Problemi fisici: il passatore sta tentando di effettuare un passaggio ad una distanza superiore alle sue capacità di spinta degli arti inferiori e\o superiori.

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Problema tecnico\tattico: il passatore non esegue il movimento corretto, oppure decide di effettuare un passaggio piuttosto che un altro, vanificando il vantaggio che si sarebbe potuto ottenere. Il ricevente non fa niente per aiutare il passatore, non cerca una linea di passaggio migliore, non segnala con una mano (o entrambe le mani) dove vuole la palla. Tutte situazioni in cui anche il miglior passatore si può trovare in difficoltà se il ricevente non collabora. Il ricevente dovrà effettuare alcuni movimenti basilari:

• segnalare con la mano la posizione in cui vorrebbe ricevere la palla (dipende dalla posizione nel campo di gioco, il ruolo ed il movimento che si sta eseguendo);

• deve andare incontro al pallone una volta che questo è in aria, sia che voglia ricevere con una o con due mani;

• deve essere in equilibrio con il proprio corpo. La presa del pallone può avvenire ad una o due mani. Più sono giovani i giocatori, più è consigliato loro di utilizzare la presa a due mani parallele distese verso l’esterno con le dieci dita verso l’esterno. Quando i giocatori sono più maturi è preferibile insegnare loro la presa cosiddetta a T. In questa presa a due mani, queste saranno una posta in alto l’altra laterale con i pollici a formare una T. I destrorsi metteranno la mano destra in alto e quella sinistra di lato (mano guida). I mancini eseguiranno lo stesso fondamentale mettendo la mano sinistra quale mano di spinta e l’altra mano quale mano guida. Da questa posizione si dovrà insegnare ad utilizzare tutti i fondamentali con la palla, dal tiro al palleggio al passaggio, tutti! La presa ad una mano invece, vede l’utilizzo appunto di una sola mano, questa deve essere bene estesa al fine di coprire il pallone. L’altra mano dovrà immediatamente seguire la precedente in modo da chiudere il pallone tra le due mani. Il giocatore che intende effettuare un passaggio deve avere la visione periferica: si intende la possibilità del giocatore di guardare cosa c’è tra se ed il canestro, potendo scegliere la zona del campo dove vuole effettuare il passaggio. Un giocatore che guarda esclusivamente dove vuole passare da dei riferimenti alla difesa molto precisi: perdita di un possibile vantaggio! Un’altra tecnica fondamentale è quella della finta di passaggio: questa deve servire per crearsi vantaggio a scapito della difesa. La finta deve essere adeguata alla situazione di gioco. Altra caratteristica è quella della velocità di esecuzione: non deve essere troppo veloce, si rischia che il difensore neanche si accorge della finta, non deve essere troppo lenta, il difensore si adegua senza abboccare alla finta stessa. La finta deve essere costruita in modo tale che si possa tagliare fuori il difensore dall’ostacolare il passaggio al giocatore smarcato che il passatore vuole realizzare. Finta e visione periferica rientrano nei principi tecnico\tattici cui si fonda il passaggio. Spostare la palla, recuperare il piede di spinta e poi passare dal lato opposto è un buon inizio. Di seguito i passaggi utilizzati:

• 2 mani al petto: il giocatore deve trovarsi in posizione fondamentale con la palla nelle due mani, gomiti larghi in modo naturale, le mani leggermente dietro al pallone, pressione delle dita sulla palla (mai i palmi), contemporaneamente il giocatore deve fare un passetto in avanti con una delle due gambe, far ruotare le braccia in avanti e spingere con entrambe le mani, mai e braccia dovranno trovarsi totalmente distese alla fine del passaggio. Chi riceve dovrà andare incontro alla palla per accorciare le distanze di passaggio. Gli errori che si debbono correggere sono principalmente quello di spingere con una sola mano, quello di iniziare il movimento con i gomiti troppo aperti. Viene utilizzato soprattutto in fase di passaggio lungo in contropiede, contro la zona, raramente in caso di marcamento aggressivo, si è troppo esposti.

• 2 mani schiacciato terra: è analogo al precedente, ma in questo caso il pallone viene fatto sbattere a terra ad una distanza di circa 2/3 rispetto al ricevente. Braccia e mani alla fine del movimento saranno rivolte verso terra in direzione del punto in cui si farà sbattere il pallone per terra. Errori tipici: il pallone rimbalzo troppo basso, allungare la distanza del punto in cui il pallone tocca terra; il pallone è troppo lento, il passaggio è troppo alto, non si spinge

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correttamente il pallone, non si sta piegati sulle gambe correttamente. Si usa prevalentemente nei passaggi in pivot basso, o per i passaggi back-door.

• 2 mani sopra la testa: in questo caso il pallone deve essere portato sopra la testa (mai dietro la testa), correggere questa impostazione soprattutto nei giocatori giovani o che abbiano iniziato da poco a giocare, e le due mani devono indirizzare il pallone al petto del ricevente. È normalmente utilizzato in fase di contropiede o per i passaggi ai lunghi.

• 2 mani laterale: si effettua come il passaggio due mani petto, ma l’esecuzione porta il passatore a spostarsi su un lato, la gamba dello stesso lato accompagna il movimento, anche al fine di prendere un vantaggio di spazio nei confronti del difensore.

• 1 mano baseball: è tipico nelle aperture di contropiede quando il pallone deve essere passato ad una distanza considerevole, il pallone va portato con la mano che esegue il passaggio accanto all’orecchio quindi si effettua la spinta ed il braccio finisce completamente esteso così come la mano che deve accompagnare il pallone (in questo assomiglia alla tecnica di tiro). Poiché il passaggio viene effettuato per lunghe distanze, bisogna prestare molta attenzione alla possibilità che i giocatori, soprattutto se giovani, possano non avere l’adeguata forza fisica negli arti superiori per effettuare questo tipo di passaggio. Questo può portare a ritenere non efficace soprattutto in casi di giocatori ancora non evoluti.

• 1 mano laterale: si esegue come nel passaggio analogo a due mani, ma in questo caso avendo un solo braccio a completare l’esecuzione si ha a disposizione una maggiore apertura. Il pallone viene spostato da un lato e si esegue accompagnando con un passo della gamba dello stesso lato. È molto usato in situazioni di marcatura aggressiva quando si ha poco tempo\spazio per eseguire un passaggio in sicurezza.

• 1 mano dal palleggio: il pallone va spinto raccogliendolo dal palleggio senza fermarlo, come nel caso precedente si usa principalmente nel caso di marcatura aggressiva per giocatori che escano da blocchi o che si trovino smarcati.

• passaggio consegnato: è il passaggio che ha la maggiore valenza tecnico\tattica, si deve utilizzare con avvedutezza senza abusarne perché a differenza degli altri provoca una diminuzione degli spazi a disposizione (in poco spazio si troveranno ben 4 giocatori, 2 attaccanti e 2 difensori). Il passatore deve compiere un giro dorsale bloccando il pallone con due mani, di cui una sopra e l’altra sotto, il ricevente deve effettuare un movimento andando incontro al proprio compagno e strappando letteralmente il pallone dalle mani del compagno. Quest’ultima situazione è la più rischiosa perché se i due giocatori non lo eseguono con perfetto tempismo si attiva il rischio che un bravo difensore si insinui rubando il pallone. Speso è utilizzato nella fasi di inizio gioco tra guardia e guardia, o tra guardia e pivot, normalmente nella parte superiore della metà campo avversaria. Raramente in fase di rimbalzo difensivo in cui un lungo pressato fa arrivare la guardia che porta palla.

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7.1 Esercizi eseguiti in campo

Riscaldamento

1. Disposti sul campo a coppie in riga a distanza di circa 2\3 metri una coppia dall’altra, ogni coppia con un pallone e disposti uno di fronte l’altro. Passare il pallone:

• due mani petto; • due mani schiacciato terra; • due mani sopra la testa; • due mani laterale destra e sinistra

alternati; • una mano laterale destra e sinistra

alternati; • una mano dal palleggio.

2. A terzetti o quartetti sempre disposti sul tutto il campo un solo pallone per gruppo. Il primo giocatore con la palla viene marcato da un latro giocatore, chi ha il pallone deve lavorare 4\5 secondi ed il difensore deve ostacolare i movimenti, non è consentito palleggiare, si può usare il solo piede perno. Il giocatore con il pallone deve effettuare il passaggio al suo compagno che si trova di fronte. Una volta che ha effettuato il passaggio corre a difendere al giocatore che ha il pallone. Si effettua in continuità, non è consentito effettuare due volte lo stesso passaggio.

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3. giocatori disposti su 4 angoli di una metà campo. Inizialmente un solo pallone in campo. Il giocatore con la palla passa alla sua destra (due mani petto) e corre dietro la fila del giocatore cui ha passato palla. Chi riceve effettua la stessa cosa: passa alla sua destra e corre dietro la fila. Dopo un po’ si aggiunge un secondo pallone, poi un terzo e possibilmente un quarto. L’esercizio va ripetuto passando alla propria sinistra invertendo così il senso di rotazione.

4. giocatori disposti sempre su 4 angoli di una metà campo. Inizialmente un solo pallone in campo. Il giocatore con la palla (1) effettua un passaggio due mani petto al giocatore della fila alla sua destra, corre verso il centro in diagonale e riceve palla sulla linea dei tre punti dal giocatore cui aveva passato la palla (2). Questi ricevuto il pallone lo ripassa a (1) il quale lo passa a (3) e corre in diagonale dietro la fila del giocatore a cui ha effettuato il secondo passaggio. Si cambia fila esclusivamente in diagonale. Una volta che (2) ha ricevuto il pallone, corre in diagonale verso la linea dei tre punti e riceve da (3), ricevuta palla la passa a (4) e corre dietro la fila di (4). (3) dopo aver passato a (2) corre in diagonale verso il la linea dei tre punti e riceve da (4), quindi passa al primo giocatore della fila dove originariamente era (1).

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In quest’ultima figura la conclusione del primo ciclo dell’esercizio 4. Dopo un po’ (e solo quando i giocatori in campo avranno acquistato un ritmo corretto), l’allenatore potrà aggiungere un secondo pallone, quindi un terzo ed infine un quarto.

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5. A terzetti in fila fondo campo, un pallone per ogni terzetto. Il giocatore con la palla palleggia verso la linea dei tre punti in posizione centrale. Contemporaneamente il secondo giocatore va a difendere sul palleggiatore mentre il terzo giocatore corre in diagonale verso la linea laterale. Arrivati al centro come in figura, chi palleggia effettua un giro e passa al secondo attaccante, il quale dopo aver toccato la linea laterale effettua un taglio verso il canestro riceve dal palleggiatore e tira in corsa senza palleggiare. Il difensore dovrà impedire un passaggio facile

La composizione di questo esercizio deve far intuire come la collaborazione spazio e tempo sono essenziali. Se i due attaccanti non si muovono in corretta sincronia, oppure chi deve ricevere non si muove per avere una buona linea di passaggio, l’esercizio non viene completato correttamente, indipendentemente dal fatto che si arrivi a concludere oppure no!

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6. A coppie con un pallone per coppia. I due giocatori si dispongono uno di fronte l’altro. Correndo parallelamente alla linea laterale i due giocatori si passano il pallone. Inizialmente il giocatore esterno passa il pallone due mani petto, quello interno due mani schiacciato terra. Arrivati a fondo campo si invertono le posizioni dei due giocatori e si corre nell’altra parte di campo. Poi si cambia tipo di passaggio:

• 2 mani laterale; • 2 mani sopra la testa; • 1 mano laterale.

7. 2 file una con la palla sulla linea del tiro

libero, l’altra in posizione di ala. Il primo giocatore con la palla fa sbattere la palla sul tabellone, prende il rimbalzo ed effettua un passaggio baseball al primo giocatore nella fila senza palla che contemporaneamente corre lateralmente verso il canestro opposto e si accentra quando si trova grossomodo nella continuazione della linea del tiro libero. Riceve palla e tira in terzo tempo, possibilmente senza palleggiare o, comunque, effettuando il minor numero di palleggi. Chi ha effettuato il passaggio baseball, corre verso il canestro opposto e prende il rimbalzo, se il tiro viene sbagliato, o recupera la palla su canestro segnato prima che questa tocchi terra. Si cambia fila. La seconda coppia parte quando la prima ha terminato il proprio esercizio.

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8. 2 file, una in posizione di play con la palla, l’altra in posizione di ala sinistra. Il primo giocatore senza palla effettua uno marcamento e riceve palla da (1), questi segue il proprio passaggio in movimento di dai e segui, chi ha ricevuto la palla a sua volta effettua un passaggio consegnato per (1) effettuando un giro dorsale. (1) strappa la palla dal proprio compagno ed effettua partenza incrociata mano destra verso il centro per poi andare a concludere in terzo tempo dal centro. Contemporaneamente che ha effettuato il passaggio consegnato, effettua un giro frontale e si sposta verso il fondo del campo e poi recupera il pallone andando a rimbalzo.Si cambia fila.Lo stesso esercizio ma questa volta con arresto e tiro dal gomito della lunetta.

9. Lo stesso esercizio del precedente ma questa volta chi effettua il passaggio consegnato, dopo aver effettuato il giro frontale ed essersi spostato verso il fondo riceve palla da (1) per un tiro dall’angolo con o senza palleggio. (1) segue a rimbalzo. Si cambia fila.

10. Gli stessi due ultimi esercizi ma cambiando lato del campo.

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Cap. 8 Modulo 8: Il Tiro

Il tiro rappresenta, per molti allenatori, il fondamentale più importante, anche se occorre dire che spesso viene trascurato in fase di insegnamento a scapito di altri fattori tecnico\tattici: lo schema da eseguire, la difesa da affrontare. È banale evidenziare come il tiro rappresenti il fondamentale obiettivo nel gioco della pallacanestro: si gioca per “buttarla dentro il cerchio”!Al fine di definire il tiro, si può pensarlo come la concretizzazione di un vantaggio preso individualmente o di squadra. Spesso dall’esterno, o per i non addetti, il giocatore che effettua un buon tiro si prende i complimenti quasi fosse solo lui a giocare contro tutta la squadra avversaria (anche se questo può effettivamente accadere). Non si evidenzia a sufficienza il fatto che dietro un buon tiro, un tiro costruito ottimamente ci sia dietro una squadra e altri 4 compagni di squadra che si sono sacrificati al fine di permettere a quell’uno di effettuare un buon tiro. Vale altresì il fatto che chi esegue il tiro deve farlo al meglio delle proprie capacità tecniche, fisiche, ma anche mentali.

La costruzione di un buon tiro parte dalla presa del pallone: la presa migliore è quella a “T”, la mano di spinta ha il pollice in asse orizzontale, quella di guida il pollice in asse verticale. A seguire troviamo l’allineamento: indice, polso, gomito, punta del piede devono essere rivolti a canestro. Il gomito dovrebbe rimanere vicino al corpo in modo naturale, è possibile che alcuni giocatori tendano ad “aprire” verso l’esterno il gomito. Se viene fatto in modo naturale, sarebbe meglio non correggere questa impostazione, soprattutto se poi la meccanica di tiro è fluida ed il rilascio avviene in modo corretto. Nel caso di giocatori molto giovani, una non corretta impostazione del gomito tende il giocatore a tirare in modo del tutto errato, utilizzando due mani invece con una; è il caso di giovanissimi giocatori che interpretano il tiro quasi fosse un “passaggio” a due mani anche perché dotati di limitata forza fisica. In questo caso occorre intervenire diminuendo la distanza dal giocatore ed il canestro spendendo molto tempo nella cura di una corretta meccanica di tiro. La mano guida dovrà accompagnare il pallone lateralmente; tra la posizione della mano guida e quella della mano di spinta si apre una “finestra”, da questo spazio il giocatore dovrà inquadrare il canestro. È l’angolo di mira, la visualizzazione del canestro. In questo momento il giocatore lavora come un computer che deve prendere tutti i dati a sua disposizione per effettuare il lancio al fine di prendere il bersaglio assegnatogli. Le gambe dovranno essere basse in posizione fondamentale. La corretta impostazione di tiro vuole che il giocatore effettui contemporaneamente questi movimenti: spinge sulle gambe tramite i piedi verso l’alto, le braccia si distendono verso l’alto, quasi alla fine dell’esecuzione, la mano guida “lascia” la presa del pallone per permettere al braccio della mano di spinta di estendersi verso l’alto, la mano sarà anch’essa verso l’alto in movimento di spinta, alla fine del movimento (gambe, braccio e mano di spinta verso l’alto) la mano di spinta dovrà effettuare la cosiddetta “frustata”, un movimento repentino verso il basso con l’indice della mano che lascia per ultimo il pallone in direzione del canestro, in questo modo si ottiene lo spin del pallone cioè la rotazione: il pallone deve ruotare in verso contrario a quello di spinta. Braccio, mano e indice non dovranno chiudere subito il movimento, ma rimanere per un attimo nella posizione di fine tiro, il rischio è quello di non eseguire bene la frustata con minori possibilità di eseguire un buon tiro. Questa esecuzione è quella perfetta, pochissimi giocatori possono vantarla. Essendo troppe le variabili in gioco, il movimento è dettato da imperfezioni di varia natura; se però ci si trova di fronte ad un giocatore il cui movimento non è stilisticamente perfetto ma le percentuali di realizzazione sono più che buone, l’allenatore non deve modificare questo movimento. Esistono

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molti esempio di giocatori di ottimo livello, la cui meccanica di tiro era\è censurabile, ma la cui efficacia di assoluto rispetto. Di seguito le tipologie di tiri:

• Tiro da Fermo: è utilizzato nei tiri liberi (anche se esistono giocatori che li tirano in salto), le gambe sono basse ed in posizione fondamentale, il busto eretto, la mano con il pallone si trova sotto il pallone, la mano guida di lato. Il braccio è piegato con la metà superiore parallela al terreno, la metà inferiore ortogonale al terreno. La mano tocca il pallone solo con le dita, il palmo non deve toccare il pallone. Il giocatore esegue una distensione completa delle gambe (deve finire con le punte dei piedi leggermente alzate), delle braccia, della mano e dell’indice, eseguendo la frustata del polso;

• Tiro in elevazione: come il tiro da fermo ma effettuando un leggero salto in alto, è tipico nel caso in cui si sia preso il tempo all’avversario e si riesce ad effettuare un tiro molto rapido. Lo si può effettuare sia da fermo che dopo una ricezione con o senza preventivo palleggio;

• Tiro in sospensione: come il tiro precedente in elevazione, ma in questo caso il rilascio del pallone viene effettuato quando il giocatore si trova alla massima elevazione. Come nel caso precedente si può effettuare sia da fermo che dopo una ricezione con o senza preventivo palleggio;

• Tiro in corsa: terzo tempo e secondo tempo. Il terzo tempo si esegue effettuando in corsa ed in continuità i due appoggi consentiti. Normalmente si insegna che correndo da destra si tira con la mano destra effettuando il primo passo con il destro ed il secondo con il sinistro, da sinistra si fa il contrario. In entrambi i casi si effettua il primo passo lungo per cercare di crearsi lo spazio, di avere il vantaggio sulla difesa, il secondo passo lo si fa più corto in modo che la gamba possa dare lo slancio verso l’alto, l’altra gamba piegata con il ginocchio verso l’alto segue il movimento di tiro. È tipico nei casi di 1C1 e di conclusione in contropiede (anche se oggi si insegna ai giocatori di effettuare l’arresto e tiro perché permette una maggiore copertura del tiro). Il secondo tempo è analogo al terzo tempo solo che si effettua solo il primo dei due passi, viene molto usato in penetrazione dal centro, in questo caso si tira con la mano opposta a quella del passo;

• Tiro uncino o Gancio: attualmente è un po’ di disuso rispetto agli anni ’60-’70-’80. Si parte con il giocatore che da le spalle al canestro, il pallone viene tenuto con entrambe le mani, la mano di spinta sotto il pallone, quella di guida di lato. Si effettua un mezzo giro con il piede di appoggio opposto a quella della mano di spinta, si porta il pallone verso il canestro facendo in modo che la spalla opposta sia perpendicolare al petto dell’avversario (si recupera spazio nei confronti del difensore), si distende il braccio facendo partire il movimento con braccio e mano estese verso l’esterno, si chiude il movimento con una sbracciata verso il canestro e frustata del polso.

• Semiuncino o Semigancio: analogo al precedente ma senza la completa sbracciata, il pallone parte più vicino al corpo. Attualmente è maggiormente utilizzato rispetto al precedente.

In molte situazioni di gioco e di tiro, bisogna farsi amico il tabellone. Molti giocatori sfruttano al meglio l’uso del tabellone soprattutto nelle conclusioni laterali (in genere si preferisce uno dei due lati) anche nel tiro da fuori. L’appoggio della palla al tabellone può far salire le percentuali di realizzazione di parecchio soprattutto per il fatto che si ha una maggiore visuale di tiro. Gli errori che si commettono in fase di tiro sono analoghi a quelli già visti per il passaggio, per cui le cause si possono distinguere in:

• fisiche; • tecnico\tattiche; • psicologiche.

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Se un tiro è corto, arriva al cosiddetto primo cerchio, oppure non tocca niente le cause possono essere:

• fisiche: il giocatore non ha la forza necessaria a compiere quel gesto da quella distanza, un giocatore giovane forse non ha ancora una struttura fisica idonea a tirare dalla linea dei tre punti; correzione: diminuire la distanza di tiro spiegando che man mano che la struttura fisica si evolve si potrà aumentare la “gittata” del proprio tiro.

• tecnico\tattiche: il giocatore non ha utilizzato il tiro corretto per la situazione di gioco in cui si trovava, oppure ha un meccanismo di tiro da rivedere, oppure ha spinto male con le gambe; correzione: lavorare sulla meccanica di tiro e\o spiegare al giocatore in quali situazioni di gioco effettuare quel tipo di tiro che si è sbagliato.

• psicologiche: il giocatore ha paura di effettuare il tiro, non vorrebbe effettuare quel tiro, probabilmente non ha un buon rapporto con i propri compagni di squadra, con l’allenatore, forse con se stesso; non è in grado di assumersi le proprie responsabilità, pensa più al fatto di poter sbagliare il tiro, piuttosto di pensare che potrebbe realizzarlo. Occorre lavorare sul concetto di gruppo, di squadra. Proporgli maggiori responsabilità in situazione di gioco analoghe.

Se un tiro invece risulta troppo “laterale”, soprattutto nel caso di uscita laterale costante (cioè sempre dallo stesso lato), l’errore che si commette è normalmente di natura tecnica, cioè la tecnica di tiro non è corretta, la mano guida viene portata a spingere anch’essa il pallone, con il risultato che si il pallone trova una spinta non omogenea, correggere l’impostazione lavorando molto sull’utilizzo di un braccio solo, e sul rilascio della palla. Anche nel caso di tiro che gira sul ferro ed esce, la causa va ricercata nel fatto che la mano di spinta è troppo laterale , non in posizione centrata e l’ultimo dito a lasciare la palla e, verosimilmente, l’anulare anziché l’indice. Il tiro è lungo, il braccio si estende verso avanti, con le spalle in posizione arretrata, il tiro risulta piatto. Far ripetere il tiro senza preoccuparsi del pallone solo per rilassare le spalle e far lavorare il braccio di spinta verso l’alto. Se invece si vede un giocatore che ha una buona meccanica di tiro, ma il tiro è impreciso e l’errore non è sistematico, allora è possibile che il giocatore non metta ben a fuoco il canestro, non abbia la giusta visione di gioco.

8.1 Esercizi eseguiti in campo

1. Giocatori sparsi in metà campo, ognuno con un pallone. Da fermi si effettua il movimento di spinta del braccio utilizzando solo un braccio, senza mano di guida. Si alternano mano destra e mano sinistra.

2. Lo stesso esercizio effettuando il movimento di tiro direttamente dal palleggio senza utilizzare la mano guida. Si alternano mano destra e mano sinistra.

3. Giocatori disposti su 3 file intorno alla campana, una fila in angolo a destra, una in angolo a sinistra, l’altra al centro. Ogni giocatore con il pallone. Mettersi in posizione di tiro e tirare da fermo senza l’uso delle gambe, utilizzare la propria mano. Poi effettuare lo stesso movimento ma dopo 3 saltelli sullo stesso posto. Poi dopo 3 saltelli laterali, poi dopo 3 saltelli uno avanti l’altro indietro, poi nuovamente in avanti. Lo stesso movimento da fermo cambiando mano;

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4. giocatori disposti su due file, una in ala a destra l’altra in ala a sinistra. Tutti i giocatori con la palla tranne il primo della fila di destra. Questo effettua un finta di taglio verso il fondo, cambio di direzione e taglio verso la linea del tiro libero. Riceve palla dal primo giocatore della fila di sinistra, si arresta ad un tempo e tira in elevazione o in sospensione. Il primo giocatore della fila di sinistra dopo aver passato il pallone effettua lo stesso movimento a specchio del primo giocatore andando al tiro;

5. Lo stesso esercizio con arresto a due tempi;

6. due file di giocatori ognuno con la palla disposti sui gomiti della lunetta (una fila sul gomito destro, l’altra sul gomito sinistro), con partenza in posizione di tiro, eseguire il terzo tempo da destra con tiro destro, da sinistra con tiro di sinistro;

7. lo stesso esercizio di prima ma dopo aver effettuato 3 saltelli sul posto;

8. analogo al precedente, ma i giocatori effettuano l’otto sotto le gambe e poi effettuano il terzo tempo quando l’allenatore da il via;

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9. giocatori disposti su due file, una in ala a

destra l’altra in ala a sinistra. Tutti i giocatori con la palla tranne il primo della fila di destra. Questo effettua un finta di taglio verso il fondo, cambio di direzione e taglio verso la linea del tiro libero. Riceve palla dal primo giocatore della fila di sinistra, si arresta, finta il tiro ed effettua una partenza incrociata verso la parte opposta da cui si arrivati. Il primo giocatore della fila di sinistra dopo aver passato il pallone effettua lo stesso movimento a specchio del primo giocatore andando al tiro;arresto ad un tempo;

10. lo stesso esercizio di prima ma con partenza diretta;

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11. tutti i giocatori in fila ognuno con il

pallone a centrocampo rivolti verso un canestro. Il giocatore passa la palla all’allenatore che si trova sulla lunetta, questi la passa (accompagnando il pallone o facendolo rullare) al giocatore che in corsa lo segue ed effettua il tiro in terzo tempo, destro-sinistro se l’allenatore ha passato la palla a destra, sinistro-destro se l’allenatore ha passato la palla a sinistra. Una variante consiste nel far rotolare il pallone a terra, serve per insegnare anche a riprendere l’equilibrio dopo aver raccolto un pallone vagante;

12. Mikan drill: Un giocatore con il pallone quasi sotto canestro (un passo indietro) rivolti verso il canestro, effettuare il passo e tiro in semigancio in

continuazione una volta da destra, una volta da sinistra. Poi invertire la posizione, sempre sotto canestro un passo verso il fondo rivolti verso il canestro avversario. Non utilizzare il tabellone.

Cap. 9 Modulo 6: Il Regolamento Tecnico

Il corso di Allenatore di Base deve essere preceduto, una volta acquisita l’abilitazione di Allievo Allenatore, dall’aver arbitrato almeno 15 partite. Generalmente vengono affidate all’arbitraggio le categorie fino agli Under 14. Per questo motivo nel corso di Allievo Allenatore è previsto un modulo relativo al Regolamento

Tecnico ed alle Tecniche di Arbitraggio. La lezione è tesa a dare una panoramica comprendente diversi elementi:

• comportamento: cosa deve e non deve fare un arbitro prima, durante e dopo una partita; • regolamento: le regole del gioco • tecniche: fasi di gioco con enfasi su alcune situazioni estremamente particolari; • decisioni: falli tecnici, espulsioni, falli antisportivi; • etc.

L’Arbitro è tenuto ad arrivare al campo di gioco almeno 1 ora prima dell’orario di inizio della partita, l’orario ufficiale è quello relativo alla convocazione ricevuta1. La prima attività dell’Arbitro è quella di verificare che le strutture tecniche siano idonee, che il campo di gioco sia praticabile. Per fare ciò è necessario quindi verificare che tabelloni, cerchi, strutture dei canestri siano presenti e che siano fruibili. La squadra di casa dovrebbe avere a disposizione una “struttura di riserva”, costituita da tabellone, cerchio. Se per qualsiasi motivo si dovesse rompere un cerchio, o un tabellone, si dovrebbe poter sostituire con quella di riserva. Attenzione a distinguere due fatti:

1. impraticabilità di campo: per esempio nei campi all’aperto, si è sotto una pioggia battente, la gara non può essere disputata;

1 Dettagli in merito verranno discussi alla fine del Corso

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2. indisponibilità del campo. Nel primo caso la partita si può disputare su un altro campo, nel secondo caso la partita non si può spostare, la partita non viene disputata e l’Arbitro deve chiudere il referto annotando l’indisponibilità del campo. In qualsiasi caso l’Arbitro che chiude il referto prima della normale conclusione della partita non deve mai scrivere partita vinta 20 a 0 da una delle due squadre, questo è un compito che spetta al giudice, l’arbitro deve esclusivamente annotare il motivo per cui non si è giunti a naturale conclusione della partita, o che la partita non è mai iniziata. In tutti questi casi, l’arbitro deve consegnare in Comitato tutte le 4 copia del referto, mai consegnare una di queste ad una o ad entrambe le squadre. Qualora l’arbitro si presenti al campo di gioco ed all’orario prestabilito sia in corso un’altra partita, l’arbitro ha l’obbligo di aspettare ben più dei 15 minuti previsti dal regolamento; deve attendere la conclusione della partita precedente e poi far iniziare la “propria”. Mai abbandonare il campo di gioco. Altra possibile situazione: tutte e due le squadre sono presenti al campo di gioco (fuori) ma il campo è chiuso, in questo caso si può richiedere lo spostamento della partita in altro campo. Qualora una delle due squadre riesca ad avvertire del proprio ritardo (per es. causa traffico o incidente), l’Arbitro dovrà attendere oltre i 15 minuti previsti da regolamento. Una volta accertata la possibilità di effettuare la partita, l’arbitro deve verificare la presenza delle attrezzatura da tavolo: referti (questi li deve portare lui stesso), cronometro, palette per la segnalazione dei falli personali, per i falli di squadra e la freccia per i possessi alternati. È previsto che la squadra ospitante metta a disposizione due persone per la gestione del tavolo, ed in particolare per il cronometro e per la redazione del referto di gioco. Al tavolo sono ammessi anche 1 dirigente per ogni squadra e l’eventuale dirigente addetto agli arbitri per la squadra ospitante. L’arbitro dovrà verificare che le due squadre siano presenti sul terreno di gioco e che ognuna disponga del numero minimo di giocatori previsti dalla categoria relativa alla partita da arbitrare. Normalmente 5 giocatori per parte, in alcune categorie il numero minimo sale a 8. Ogni squadra dovrà consegnare all’arbitro la propria lista R, questa lista contiene tutti i nominativi delle persone che possono sedersi in panchina o al tavolo:

• giocatori • allenatore • aiuto allenatore • addetto statistiche; • accompagnatore; • medico; • massaggiatore; • preparatore fisico; • 2° dirigente • addetto agli arbitro

Questa lista deve essere firmata dal Presidente della squadra, o dall’Accompagnatore, o dall’Allenatore o dal Capitano. L’aiuto allenatore può stare in panchina se e soltanto se è provvisto della tessera gare e possiede l’abilitazione di Allenatore di Base (o superiore); un Allievo Allenatore non può rimanere in panchina se in panchina non è presente l’Allenatore. Qualora nella Lista R sia presente un giocatore che non effettui il riconoscimento, è possibile farlo giocare, previo riconoscimento, anche alla fine della partita. Viceversa se si presenta un giocatore durante la partita e questi non è presente nella Lista R, il giocatore non può prendere parte della partita, non può effettuare il riconoscimento. Il riconoscimento si effettua prima dell’inizio della partita (prima la squadra di casa, poi la squadra ospite); l’Arbitro chiama il cognome di ognuno dei

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giocatori i quali rispondono con il nome di battesimo ed il numero di maglia. L’arbitro deve verificare che non ci siano incongruenze tra i nominativi ed i dati presenti nella Lista R, in particolare per ciò che riguarda i documenti di riconoscimento consegnati (date di nascita). Deve essere effettuato anche il riconoscimento dell’Allenatore: far esibire la tessera gare. In panchina è previsto che parli esclusivamente l’Allenatore. Non sono ammesse deroghe, soprattutto nel caso di espulsioni dirette o per Tecnici alla panchina (2 nel caso di Tecnici diretti proprio all’allenatore, 3 nel caso di Tecnici dati a persone che siedono in panchina), se l’Allenatore viene espulso, nessuno della panchina può parlare con i giocatori, in questi casi solo il capitano può farlo. All’inizio della partita, l’Arbitro deve annotare i giocatori che entrano; sul referto dovrà essere scritta una “X” nell’apposito riquadro. In alcune categorie è previsto entro i primi 2 quarti giochino almeno 8 giocatori, in questo caso, gli altri 3 verranno evidenziati con un “O”. Se ad una partita di una certa categoria è previsto l’utilizzo di almeno 8 giocatori, ed una squadra si presenta con un numero inferiore (ma sempre almeno in 5), l’arbitro farà disputare comunque la partita salvo poi dare comunicazione, il giudice effettuerà la notifica della partita persa. Dopo ogni quarto di gioco, l’Arbitro deve chiudere il referto. Deve annotare l’ora di inizio e l’ora di fine del quarto ed i punteggi parziali. Poi deve chiudere con una linea più spessa i contorni dei falli di squadra, personali etc. Alla fine della partita, segnare con una linea tutto ciò che nel referto può essere redatto: falli, sospensioni etc. Indicare la squadra vincente, il punteggio, etc. Chiedere ad entrambi i capitani di firmare il referto. Consegnare la copia alle due squadre e quindi eventualmente redigere le parti relativi a comportamenti non corretti da parte del pubblico o da parte dei rappresentanti delle due squadre. Le persone presenti in panchina sono soggette a falli tecnici e espulsioni. Sul referto esistono 3 spazi appositi, questo perché un allenatore viene espulso per somma di tecnici se riguardano la panchina: 3 tecnici, TB (Tecnico Bench) se non sono diretti a lui stesso (riguardano dirigenti, accompagnatori, etc), TC (Tecnico Coach) se sono diretti a lui stesso. Se vengono fischiati 2 tecnici all’allenatore questi deve lasciare il campo di gioco, equivale ad una espulsione. L’inizio della partita sarà effettuato tramite la cosiddetta palla a due o salto a due. Questa sarà l’unica volta in cui si effettua, da quel momento si attiverà il possesso alternato (freccia di gioco). Qualora tra un quarto ed un altro l’arbitro fischi una sanzione, es. Tecnico al giocatore e\o alla panchina, il gioco riprenderà nel quarto seguente con 2 tiri liberi e palla in mano alla squadra che ha battuto i tiri liberi; se il quarto doveva iniziare con la palla in mano alla squadra che ha subito la sanzione si verifica la cosiddetta freccia congelata; significa che la squadra avrà la possibilità di avere il possesso alla seguente azione di palla a due e possesso alternato. Il fischio dell’arbitro ha due motivazioni:

• violazioni (infrazioni di gioco); • falli.

Nel caso di violazioni, il fischio è accompagnato dalla mano alzata verso l’alto ed indicazione dell’infrazione commessa. Le violazioni possono essere:

• a tempo: 3 secondi, 5 secondi, 8 secondi, 24 secondi; • di campo: palla o piede del giocatore con la palla in mano fuori dal campo, passaggio

indietro, ingresso in area dopo il tiro libero; • con la palla: passi, doppio palleggio, accompagnata.

È bene chiarire che le violazioni da tempo vanno gestite oculatamente: • 3 secondi: si deve fischiare nel caso ci sia un vero vantaggio; esempio: un giocatore staziona

in area riceve la palla, effettua alcuni movimenti e poi scarica la palla all’esterno per un tiro smarcato, in questo caso si è verificato un netto vantaggio per chi ha potuto ricevere la palla smarcato; altre situazioni simili sono da sanzionare. Qualora il vantaggio non esista non va sanzionato. La violazione va segnalata fischiando con mano alzata verso l’alto e poi

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mimando con il braccio basso e la mano con le tre dita risvolte verso il basso, “dondolando”. Il gesto va ripetuto per due volte.

• 5 secondi: si può avere questa violazione sia in caso di rimessa laterale, sia nel caso di marcamento aggressivo, sia nel caso di tiro libero. In tutti i casi la violazione va fischiata dopo aver contato 5 secondi e non al quinto secondo; più sono inferiori di livello le categorie in cui si arbitra maggiormente deve valere questo suggerimento. Nel caso di marcamenti aggressivo e palla ferma del giocatore della palla si deve giudicare marcamento aggressivo se il difensore è ad una distanza massima di mezzo braccio ed il tempo dei 5 secondi deve essere consecutivo, se il difensore si allontana, si deve “resettare” il cronometro (non esiste un vero cronometro, l’Arbitro deve contare a mente) e reiniziare il conteggio. Ogni segnalazione del tempo che trascorre, cioè ogni segnalazione del conteggio dei 5 secondi deve essere fatta tenendo il braccio laterale e muovendo la mano verso l’esterno.

• 8 secondi: è il tempo necessario per portare la palla dalla metà campo difensiva a quella offensiva. Il tempo deve iniziare quando la palla è in pieno possesso della squadra che attacca, se il pallone viene “spizzato” dalla squadra che difende, il conteggio degli 8 secondi va resettato. Va la pena sottolineare che è il pallone che deve passare la linea di metà campo e quindi questo può avvenire anche in seguito ad un passaggio. La regola dice che il pallone deve oltrepassare la linea di metà campo entro gli otto secondi!

• 24 secondi: è il tempo entro il quale la squadra che attacca deve effettuare un tiro; il cronometro viene resettato ogni volta che il pallone in atto di tiro tocca il ferro (non il

tabellone), oppure viene commesso un fallo. Se il pallone viene toccato dalla squadra avversaria ma rimane in possesso di chi attacca i 24 secondi non vengo resettati. Se il pallone tocca solo il tabellone, oppure non tocca assolutamente niente si considera ancora un’azione da 24 secondi. Qualora il giocatore in atto di tiro lasci il pallone entro i 24 secondi e questi scadano mentre il pallone è in aria si deve considerare azione valida e quindi convalidare l’eventuale canestro. L’arbitro deve segnalare la violazione toccando la propria spalla due volte con la mano ripiegata. Nei campionati giovanili non si ricorrere al tabellone conta 24 secondi, pertanto questi devono essere contati direttamente dall’arbitro. In questi casi l’arbitro deve segnalare che mancano 10 secondi a concludere l’azione a voce (alta voce!) poi quando mancheranno 5 secondi fa iniziare il conteggio con la mano bassa e verso l’esterno.

Infrazioni di campo: sono tutte quelle situazioni che comportano fuoriuscita del pallone dal campo di gioco, oppure la squadra che attacca nella propria metà campo offensiva (ha già superato la linea di centrocampo) fa tornare il pallone nella propria metà campo difensiva ed un proprio giocatore la riprende in possesso prima che esca fuori dal campo (in questo caso si chiama passaggio in dietro); va ricordato che le infrazione di campo valgono anche nel caso in cui si tocchi la linea. Una particolare infrazione di campo si commette nel caso dei tiri liberi. Quando un giocatore batte l’ultimo dei tiri liberi che gli sono stati affidati si possono commettere tre tipi di invasioni:

• invasione del tiratore: il giocatore che batte il tiro libero entra nell’area dei 3 secondi prima che la palla tocchi il ferro del canestro; l’arbitro fischia, non convalida l’eventuale canestro ed assegna una rimessa laterale alla squadra in difesa;

• invasione dei giocatori posti negli slot appositi (al massimo 3 per la squadra che difende, 2 per quella che attacca): se un giocatore entra nell’area dei 3 secondi prima che il tiratore abbia lasciato la palla nella fase di tiro, se l’infrazione è commessa da un difensore, l’Arbitro convalida l’eventuale canestro, oppure fa ripetere il tiro se non vi è stato canestro; viceversa se l’infrazione è commessa da un giocatore in attacco, l’Arbitro

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convalida l’eventuale canestro, oppure assegna rimessa laterale alla squadra in difesa nel canestro di mancato canestro;

• l’invasione può avvenire anche a causa degli altri giocatori che devono stare posizionati fuori dalla zona segnata dall’arco della linea dei tre punti e dalla continuazione naturale della linea del tiro libero: anche in questo caso i giocatori non possono entrare all’interno di tale area prima che il tiratore abbia rilasciato il pallone, si sanziona come nel caso precedente.

Violazioni di gioco: • passi: non sono ammessi più di due appoggi in terra in continuità una volta che il

pallone è stato recuperato dal palleggio. È importante l’uso del piede perno, il quale può muoversi solo rotando su se stesso, sia in punta (convenzionale) sia con il tallone, la regola dice che si può muovere secondo l’ombra della proiezione del proprio piede sulla superficie del campo. Un caso particolare si ha quando un giocatore finisce in terra con la palla in mano, il piede perno, in questo caso, è dato dal proprio bacino, per cui se muove i piedi, se li alza e poi fa ritoccare il terreno sono passi, vengono effettuati più di 2 appoggi!!!. Si possono commettere passi anche durante la semplice rimessa laterale, o rimessa dal fondo (non nel caso di rimessa su canestro subito).

• doppio palleggio: una volta che il giocatore ha recuperato il palleggio ha a sua disposizione due opzioni: effettuare un tiro, effettuare un passaggio. Se si rimette a palleggiare commette violazione di doppio palleggio. L’arbitro deve fare molta attenzione nel caso di palleggio e giro, o di virata, oppure di mezzo giro: sono tutte situazioni in cui è estremamente “labile” la differenza tra esecuzione corretta del movimento ed infrazione (gioca molto la velocità con cui il movimento viene eseguito). Attualmente si fa molta attenzione anche al semplice palleggio eseguito con la mano che prende il pallone dal basso, con il movimento tipico della violazione detta accompagnata, molti giocatori tendono ad effettuare questo movimento senza controllo. In queste situazioni, soprattutto nel caso di movimento in velocità, il giocatore rischia sia la violazione di doppio palleggio, sia quella di passi, sia quella di accompagnata; dipende da quando fa l’infrazione e cosa esegue in contemporanea con il proprio corpo.

Le rimesse si dividono in: • rimesse laterali • rimesse dal fondo

Per stabilire se una rimessa sia essa a causa di una violazione o di un fallo, va effettuata dal fondo o lateralmente, bisogna considerare il luogo dove è stata commessa la violazione o il fallo stesso. Esiste un zona virtuale non tracciata sul campo definita da un trapezio isoscele aventi come basi la linea di fondo e la linea del tiro libero e come lati obliqui le linee immaginarie di congiungimento degli spigoli della lunetta con gli incroci del fondo campo. Se l’infrazione viene fischiata all’interno di questa area la rimessa va eseguita dal fondo, altrimenti va eseguita lateralmente. La rimessa a seguito del canestro subito va sempre eseguita dal fondo campo. Il giocatore che rimette può spostarsi di un passo alla sua destra o alla sua sinistra (indietro non ci sono limitazioni); qualora il giocatore che rimette si sposti di un passo, può ritornare nella posizione originaria, ma da questa posizione non può più muoversi, se muovesse verso il lato opposto, commetterebbe infrazione di passi! Durante la rimessa dal fondo su canestro subito ci si può muovere senza limitazione, non si commette nessuna infrazione! Attenzione: è la posizione della palla che determina se si commette infrazione oppure no; questo dettaglio è di rilevanza massima nel caso di rimessa per infrazione di campo (passaggio indietro), la palla si rimette nel metà campo offensiva, ma se tengo la palla nella metà campo offensiva, i piedi li posso spostare in quella difensiva! Durante la rimessa, l’arbitro deve rimanere con un braccio alzato fino a quando la palla non è entrata in possesso del giocatore in campo.

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Ogni segnalazione di violazione, qualsiasi essa sia, comporta la perdita del possesso della palla (escluso quella sul primo tiro libero). Nel caso di falli commessi, la perdita del possesso della palla da parte della squadra che attacca la si ottiene solo su fallo in attacco. Il fischio e la segnalazione di un fallo viene accompagnato dall’arbitro dal braccio teso con pungo serrato, verso l’alto se il fallo è commesso da un giocatore in difesa, verso avanti nel caso di fallo in attacco e mimando l’azione fallosa:

• blocco irregolare; • tocco sul braccio dell’attaccante in fase di tiro o passaggio; • spinta; • sfondamento; • fallo antisportivo; • etc.

Un caso particolare si presenta quando un giocatore in attacco è in atto di tiro e viene commesso fallo da un suo compagno durante la stessa azione. Per verificare se l’eventuale canestro è da convalidare o meno, è necessario verificare alcune possibile situazioni:

• l’atto di tiro era concluso al momento in cui l’arbitro fischia il fallo, l’azione fallosa è susseguente a quello di tiro: il canestro è valido, la squadra avversaria rimetterà la palla dal fondo come un normale canestro di gioco;

• l’azione fallosa è stata commessa quando il giocatore in atto di tiro ha ancora la palla in mano, l’azione fallosa è precedente: l’arbitro non convalida il canestro e si rimette dal fondo o lateralmente a secondo del punto in cui il fallo è stato fischiato, è il caso di fallo di blocco sul tiratore.

Ogni fallo fischiato incrementa il numero di falli di squadra; dopo 4 falli di squadra per ogni quarto scatta il bonus: ogni volta che la squadra che ha 4 o più falli di squadra commette un ulteriore fallo la squadra avversaria batterà 2 tiri liberi. Nel caso di tempi supplementari il numero dei falli di squadra continua dal numero dei falli presenti nell’ultimo quarto. Se un giocatore commette il quinto fallo personale deve essere sostituito da un’altro giocatore presente in panchina. La sostituzione deve essere sempre segnalata dall’arbitro (braccia incrociate alte). Qualora per errore rientri in campo un giocatore già gravato di 5 falli e l’arbitro se ne accorge a gioco iniziato, deve far rispettare la regola solo nel momento in cui la palla è ferma. Non interrompere il gioco durante la fase attiva.

9.1 Esercitazioni in aula

L’esercitazione in aula ha riguardato alcune delle infrazioni classifiche di gioco, in particolare il formatore ha focalizzato l’interesse circa i seguenti movimenti:

• arresto ad uno e due tempi ed il rischio di compiere passi al momento dell’inizio del palleggio;

• movimenti di spostamento a seguito di un rimbalzo; • infrazioni di passi o doppio palleggio nel caso di giro in corsa con movimento non corretto; • spostamenti e leciti e non durante la fase di rimessa; • etc.

Oltre alle infrazioni è stato mostrato il corretto uso delle mani e delle dita nella fase di segnalazione dei numeri di maglia dei giocatori nel caso di falli fischiati. Segnalazione dei falli commessi: come si mimano e come devono essere segnalati al tavolo.

13.

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Cap. 10 Modulo 9: Elementi di didattica

L’allenatore è prima di tutto un insegnante, il suo compito è quello di far apprendere le tecniche, i movimenti ed altro in funzione della disciplina che si propone di insegnare. È in questa ottica deve essere visto il suo ruolo, ed è indipendente dalla disciplina, dallo sport che si vuole insegnare. In particolare un allenatore si prefigge il compito di insegnare uno sport, e per questo deve focalizzare la sua attenzione al compito di verificare le abilità di ogni singolo atleta con cui lavori, migliorare le abilità, perfezionarle. L’abilità di ogni singolo atleta è variabile in funzione di molte, troppe variabili: l’età, da quanto tempo ha approcciato lo sport, proviene da altre discipline, corporatura, attitudine allo sport. L’allenatore deve distinguere le varie condizioni personali e progettare un lavoro di insieme volto a migliorare sia il gruppo (tutti gli atleti del gruppo: la pallacanestro è un gioco di squadra!), che il singolo. Solo attraverso questo mix, l’allenatore riuscirà ad elevare il livello dei propri atleti. Ogni singolo atleta, ancor più se giovane o alle prime esperienze, dovrà essere sufficientemente motivato, stimolato. Molto importante è l’ambiente che si crea in palestra: deve essere divertente innanzitutto; gli atleti giovani si avvicinano ad uno sport prima di tutto con lo scopo di divertirsi, magari insieme ad amici. In questo modo si crea il gruppo, ogni atleta si deve identificare nel gruppo di cui fa parte. Se un’atleta non trova, non sente questo feeling difficilmente resterà a far parte del gruppo. Perché si sentirà escluso, perché non verrà considerato alla pari. Altro! È risaputo che se un atleta giovane abbandona una disciplina sportiva spesso è più per colpa dell’ambiente che lo circonda che non per motivi tecnici. Comunque sia l’abbandono da parte di un atleta va sempre visto come una nota negativa per l’Allenatore: o perché non ha saputo creare o integrare un atleta nel gruppo, o per motivi più prettamente tecnici. Su questo deve soffermarsi a riflettere. L’allenamento deve essere principalmente visto come un divertimento, e questo sarà possibile soprattutto se gli esercizi che dovrà effettuare saranno diversificati e particolari. I bambini possono trovare divertente, molto divertente effettuare esercizi di ball handling, laddove un atleta adolescente invece avrà bisogno di eseguire altro. L’allenatore dovrà trovare modo di far divertire i propri atleti proponendo esercizi che siano soddisfacenti per loro senza dimenticare che questi devono essere di ausilio alla crescita tecnica dei propri atleti, devono essere strumenti per aumentare le abilità tecniche di ognuno! Insegnare tali abilità, aumentare il grado di abilità di un atleta significa far effettuare allenamenti con esercizi adeguati. Il tipo, il numero di ripetizioni, la durata degli esercizi dipendono dal gruppo atleti che si sta allenando, la loro maturazione tecnico\fisica, la “confidenza” con il mondo della pallacanestro del gruppo. L’allenatore deve basarsi su questi indici per costruire il singolo allenamento all’interno del set di allenamenti programmato per l’intera stagione o per un periodo di tempo medio\lungo. L’allenatore deve sapersi adattare anche alle infrastrutture che la società per cui opera può permettersi. Inutile illustrare un esercizio che prevede l’uso di 6 canestri quando se ne hanno a disposizione solo due; oppure esercizi con 2 palloni per ogni atleta quando esiste una scarsità di palloni. Inoltre, gli esercizi devono essere anche commisurati in funzione del numero di atleti che si stanno allenando in quel momento. Un utile preambolo consiste nello spiegare agli atleti la differenza tra esercizi con distribuzione dei giocatori in fila o riga. Serve per “capirsi al volo”, non perdere troppo tempo per la “dislocazione” degli atleti. Per certi versi è utile spiegare il programma di ogni allenamento prima di iniziare, lasciando a disposizione lo schema degli esercizi che si vogliono attuare (magari evitando di dare risalto agli esercizi più “faticosi”).

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I programmi di allenamento devono seguire uno schema, il quale è relativo agli obiettivi che si vogliono ottenere. In questo campo l’improvvisazione gioca brutti scherzi. Programmare significa sapere effettuare esercizi differenti ma che abbiano uno scopo ben individuato. Lasciare il giusto tempo al singolo atleta così come al gruppo di “digerire” i vari movimenti, aumentando la difficoltà nel tempo ed inserendo cose nuove man mano che si sono consolidate le abilità in quelle già incamerate. Prima di ogni esercizio è di fondamentale importanza la dimostrazione che può essere di tre tipi:

1. diretta: l’allenatore mostra i movimenti dell’esercizio (tipico per gli esercizi relativi ai fondamentali con la palla);

2. indiretta: l’allenatore utilizza un giocatore (normalmente il più dotato nel movimento che si vuole spiegare) come dimostratore;

3. mista, diretta e indiretta: l’allenatore ed un atleta, o più di uno eseguono i movimenti dell’esercizio.

Durante la fase degli esercizi, soprattutto quelli relativi ai fondamentali con la palla, può essere opportuno sottolineare, con il giusto metodo, i diversi livelli di abilità tecnica del gruppo. Questo deve servire a far comprendere agli atleti, soprattutto se giovani o alle prime armi, che determinati movimenti devono essere perfezionati, mentre altri nel gruppo sono già in grado di svolgerli senza difficoltà. Tutto questo che non diventi, però, oggetto di scherno da parte di chi possiede le abilità a discapito di chi è meno preparato. È importante che l’atleta che effettua un errore durante un movimento abbia la consapevolezza di averlo commesso. Questo aiuta l’allenatore a poter correggere l’errore, aiuta l’atleta a comprendere dove si commette l’errore e come apprendere le correzioni che l’allenatore suggerisce. Le correzioni vanno assolutamente effettuate! Si può scegliere il modo di attuarle:

• si ferma l’allenamento e tutti in silenzio ascoltano l’allenatore in merito; • l’allenatore fa continuare l’esercizio al resto del gruppo, portando con se l’atleta per

correggere il movimento (soprattutto se si ha disposizione un assistente). Entrambe le condizioni vanno bene, dipende dalla situazione, dal tipo di errore, dal livello dell’atleta rispetto al gruppo e dal gruppo stesso. La correzione va fatta proponendo il modo corretto di svolgere l’esercizio, il movimento; bisogna indicare, spiegare dove e come si commette l’errore per poi indicare la soluzione. In alcune situazioni, soprattutto nello spiegare i giochi, un allenatore può ascoltare il parere degli atleti del gruppo, della squadra. Soprattutto nello svolgimento di un determinato gioco, ascoltare il parere di un atleta può rappresentare il modo di conoscere quanto il gruppo, la squadra ha assimilato le filosofie di gioco dell’allenatore. Questo discorso può valere solo per atleti e gruppi evoluti, mai per giocatori principianti o giovani. Deve essere però assolutamente chiaro che la decisione va presa dal solo allenatore, il quale si assume tutte le responsabilità: rispetto dei ruoli! Se allenare significa aver a che fare con uomini, persone, allora è fondamentale il modo con cui un allenatore si relaziona con i propri atleti. Il modo, il tipo di linguaggio deve essere consono al livello degli atleti a disposizione. Anche l’uso della voce gioca un ruolo importante: variare il timbro della voce, enfatizzare certi movimenti, urlare in alcuni casi (mai in faccia a qualcuno!!!), sono espedienti di riscontro che un atleta impara a recepire. È bene sottolineare se un atleta, o l’intera squadra ha fatto qualcosa di cui essere contenti! Fare i complimenti perché un atleta ha eseguito un buon movimento è bene, così come se la squadra ha fatto qualcosa di importante. Per i più giovani si può accompagnare questo gesto con il regalare un gadget, anche una piccola cosa rende il giovane giocatore orgoglioso e magari spinge gli altri a migliorarsi sempre più. L’altra faccia della medaglia è costituita dalle i punizioni. Bisogna usarle con tatto ed opportunamente. Deve essere un modo per evidenziare i comportamenti non corretti sia del singolo atleta che del gruppo. Strillare o umiliare non solo non aiuta ma è controproducente. È necessario

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sottolineare che un allenatore è anche un educatore, non può permettersi di utilizzare in modo errato le punizioni; queste servono, ma a patto di renderle efficaci e non strumentali! Lasciare fuori dal campo i propri problemi, mai utilizzare le punizioni come una vendetta nei confronti di qualcuno, mai personalizzare la faccenda. Deve essere uno strumento di aiuto alla crescita tecnica della squadra, del singolo atleta. Il grado di miglioramento nel tempo si può misurare attraverso l’osservazione dei comportamenti. I comportamenti vanno osservati sia nel contesto naturale (in campo e fuori) sia in modo sistematico attraverso schemi, test di valutazione. I giocatori, soprattutto se atleti evoluti, vanno sistematicamente valutati attraverso test specifici. Ad esempio ogni due mesi, o 3 volte l’anno si possono valutare le percentuali di tiro in varie condizioni, così da misurare eventuali miglioramenti, o comunque saggiare cosa\quanto è cambiato durante la stagione. Per le squadre di più alto livello, e per giocatori evoluti, queste valutazioni andrebbero effettuate anche dal punto di vista fisico\atletico, al fine di migliore, saggiare le condizioni di ogni atleta durante la stagione agonistica. Anche l’apprendimento va saggiato durante la singola stagione, ma soprattutto durante le stagioni seguenti. Si dice che un atleta inizia ad apprendere quando inizia ad approcciare lo sport, ma poi questo apprendimento può continuare anche per 10-12 anni a seguire. L’allenatore deve prendere in considerazione il livello di maturazione di ogni singolo atleta e saggiarne, possibilmente, le capacità residue di apprendimento, per valutare fino a che punto spingersi oltre. Esiste la possibilità che un set di movimenti non riescano ad un atleta in determinate occasioni, mentre saltuariamente questi stessi movimenti trovano un’esecuzione corretta. In questi casi è possibile che l’atleta sia in fase di maturazione fisica e\o tecnica. Continuare a lavorare significa poter vedere questo movimento eseguito perfettamente in ogni situazione (apice dell’apprendimento, almeno per il singolo movimento). In altri casi, questa dicotomia si evidenzia sistematicamente: in questo caso il problema può essere di altra natura (psichica) l’atleta durante le fasi agonistiche non riesce ad esprimere tutto il proprio bagaglio tecnico. In questo caso il problema è di altro genere, la fase di apprendimento comunque è arrivata al limite fisiologico! Le fasi dell’apprendimento possono essere distinte in tre macro aree:

• coordinazione grezza: l’atleta si sta avvicinando al gioco e sta iniziando ad apprendere i movimenti, i fondamentali; in questo deve essere consapevole dei propri limiti, derivati per lo più dalla sua scarsa pratica al gioco;

• coordinazione fine: l’atleta sa effettuare i movimenti, alcuni anche in maniera ottima, ma ha bisogno ancora di apprendere meglio come utilizzarli in tutte le possibili situazioni;

• coordinazione avanzata: l’atleta è padrone dell’esecuzione dei movimenti, ha conseguito un’ottima abilità tecnica.

L’allenatore deve essere sensibile a tutti questi aspetti. Avere il polso costante della situazione. Avere il giusto feedback, conoscere le varie situazioni di ogni singolo atleta, parlare con loro per appianare dissapori, soprattutto se dio ordine tecnico\sportivo inerente l’ambiente. Il talento influisce molto sull’apprendimento, sia in termini positivi che negativi. Positivamente, quando un atleta ha qualcosa di innato che gli permette di imparare, apprendere meglio, più facilmente, più velocemente i movimenti che gli vengono insegnati. In questo gioca molto anche l’attitudine mentale ad essere umili. Senza un adeguato insegnamento anche l’atleta più talentuoso finirà con per non raggiungere quella maturità che le sue potenzialità gli permetterebbero. Negativamente, quando un atleta ha facilità nel fare le cose, ne ha consapevolezza, e proprio per questo motivo, non si impegna nel giusto modo; l’allenatore deve trovare il modo di far nascere gli stimoli per far capire quanto importante sia che l’apprendimento viene anche a seguito di un continuo lavoro un palestra.

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L’apprendimento può essere anche una questione di maturità fisica: non si possono chiedere ad atleti molto giovani di compiere movimenti non adeguati alla propria condizione fisica, magari per carenze muscolari, tipico degli adolescenti nel periodo di sviluppo. L’allenatore visto quale insegnante ha come compito quello di far apprendere, di insegnare ai propri allievi. Questo è un aspetto all’interno di una gestione corretta dei rapporti che egli stesso deve avere nei confronti di:

• giocatori (tutti); • genitori (nel caso di atleti giovani, giovanissimi); • società; • colleghi.

Un allenatore è al servizio della società per cui opera e ne deve condividere gli obiettivi e la filosofia di vita, rischia altrimenti di essere un “pesce fuor d’acqua”. Ciò non vuol dire sminuirsi, o, peggio, tentare di essere la fotocopia di qualcun altro. Imparare da tutti, atleti compresi, ma personalizzare le proprie competenze. Essere se stessi, dare un imprinting personale a tutto ciò che si fa. Un elemento importante è la collaborazione con tutto lo staff tecnico. Nel caso di società con squadre ai più diversi livelli, è cosa buona che le squadre giochino in maniera analoga, pur con il rispetto della differenza di età delle varie squadra, e, inevitabilmente, con la differenza di qualità tecnico\tattiche. In questo modo si creano giocatori versatili, capaci, cioè, di accettare e i poter giocare con gruppi diversi. L’allenatore deve insegnare agli atleti come essere autonomi, ma saper far loro gestire questa autonomia. Nel caso di giocatori giovani dotati, l’esperienza con gruppi di età maggiore può servire a far capire come determinati adattare alcuni movimenti: in alcune situazioni si possono effettuare, in altre no!.

Cap. 11 Modulo 10: Aspetti Psicologici

Allenare significa innanzitutto insegnare qualcosa. Questo principio primo è indipendente dalla disciplina che si vuole insegnare; quindi si può tranquillamente applicare alla funzione di allenatore di una disciplina sportiva. Al fine di esplicare la funzione di allenatore occorre avere diverse competenze oltre a quelle più squisitamente tecniche:

• competenze pedagogiche; • competenze gestionali.

Le competenze pedagogiche dell’allenatore devono essere atte a: 1. riconoscere, sostenere e sviluppare le motivazioni degli allievi; 2. comunicare efficacemente con gli atleti; 3. osservare gli atleti in allenamento ed in gara.

Quelle gestionali invece, devono permettere all’allenatore di: 1. gestire il rapporto allenatore - allievo 2. gestire i rapporti con gli altri attori del sistema (staff, dirigenti, etc.) 3. gestire il rapporto con i genitori

Inoltre l’allenatore deve conoscere: • il processo dell’apprendimento; • la dimensione etica dello sport.

Si è già detto che un allenatore deve avere competenze tali da: 1. sapere: quando un allenatore entra in campo deve essere consapevole di avere le adeguate

competenze, non solo tecniche; occorre conoscere la disciplina che si vuole insegnare: non si insegna se non si conosce. La conoscenza della disciplina implica

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non solo la conoscenza delle basi tecniche, ma avere anche padronanza di altri strumenti, in primo luogo quello della comunicazione. Nel fare l’allenatore, occorre sapersi relazionare, pur nella consapevolezza del proprio ruolo.

2. saper fare: oltre a conoscere, oltre ad avere le basi tecniche della disciplina che si vuole insegnare, occorre che l’allenatore sappia fare, sappia, cioè, saper applicare ciò che si conosce. Tutto ciò che attiene l’allenamento, la programmazione, l’organizzazione, l’osservazione, la valutazione degli allenamenti rientra in questo principio.

3. saper far fare: l’allenatore deve essere in grado di saper far fare ad un gruppo di atleti cosa si prefigge di insegnare.

Un altro aspetto rilevante è quello del saper essere. Il ruolo, il compito, gli obiettivi che un allenatore si prefigge devono andare a braccetto con la consapevolezza di ciò che si è come persona, non solo dal punto di vista prettamente tecnico, ma umano a 360°, soprattutto quando l’allenatore svolge la propria attività con atleti molto giovani. L’allenatore assume un ruolo importante in questi casi, una figura che si affianca ad altre di assoluta (forse maggiore) importanza che sussistono nella vita dei giovani atleti: genitori, familiari, insegnati scolastici, etc. Insegnare è un compito complesso perché rivolto ad allievi con caratteristiche individuali, simili ma uniche! Non bisogna però incorrere nell’errore di considerare l’insegnante, l’allenatore come il centro di questo processo complesso; è l’allievo ad essere al centro del processo dell’insegnamento. Il soggetto, l’attore del processo è chi riceve l’insegnamento, non chi lo “produce”, è sull’allievo che si devono concentrare gli sforzi di chi insegna. Nel caso di insegnamento di discipline sportive, il fulcro del processo è l’atleta! Per il fatto banale, se vogliamo, che gli atleti sono differenti l’uno dall’altro, ed in ciò non si ha alcuna distinzione con alcuna disciplina, anche il loro apprendimento sarà diverso; l’apprendimento è un processo complesso perché complesso è l’attore che deve ricevere l’insegnamento. Le differenze riguardano sfere differenti del sistema atleta: capacità motorie, fisiche, atletiche, tecniche, psicologiche, comportamentali, etc. Queste differenze devono essere sempre costantemente monitorate dall’allenatore. Nel farlo, egli deve considerare che i modelli prestazionali, cioè le capacità di ogni singolo atleta di apprendere, sono legate alla disciplina che si insegna, all’ambiente dove si opera, agli obiettivi della società in cui si opera. È opportuno verificare subito quali sono gli obiettivi della società in cui si opera, soprattutto nel caso in cui si deve operare con atleti giovani. Infatti, differente è l’approccio che si attua nei confronti di ogni atleta nel caso in cui la società spinga fortemente verso l’agonismo, rispetto ad una società in cui si pratichi lo sport allargato a tutti senza spingersi fortemente verso l’agonismo (scuola del basket). In questi casi è bene chiarire subito con i genitori prima, e con gli atleti dopo quali sono gli obiettivi della società e del gruppo. L’allenatore deve informare tempestivamente se effettuerà una selezione massiccia votata all’agonismo, rispetto ad una situazione in cui si opera al fine di far giocare tutti gli atleti a disposizione. Poi sta al singolo atleta, ai genitori decidere se è opportuno che si rimanga in quel gruppo, in quella società oppure è più opportuno cercare una soluzione alternativa. L’individuo è fisiologicamente nato per apprendere, anche se il processo è legato da fattori personalissimi: motivazioni, contesti sociali e familiari, etc. Tutto nasce dalla necessità di soddisfare dei bisogni. Oltre ai bisogni primari che bisogna soddisfare per vivere, esistono una serie di bisogni secondari, quali appunto fare sport, che devono\possono essere soddisfatti. Il fare sport nasce dalla necessità di soddisfare un qualche bisogno. Occorre interrogarsi su quale bisogno effettivamente si soddisfa, se lo sport è scelto dall’individuo in tutta libertà, oppure se è imposto. Una volta che si inizia un’attività sportiva, viene soddisfatto un bisogno; poi occorre verificare se sussistono ancora altri bisogni da soddisfare al fine di indurre l’atleta a non abbandonare la disciplina intrapresa. La possibilità che un atleta non abbandoni dipende molto dalle

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motivazioni che l’atleta trova in se per continuare. In questo l’allenatore gioca un ruolo fondamentale, deve “solleticare” queste motivazioni, far sì che l’atleta trovi sempre un ambiente per lui confortevole, interessante, in sintesi stimolante. Ci sono molte figure che possono essere legate all’allenatore:

• Addestratore

• Biomeccanico\chinesiologo

• Amico, confidente

• Padre, guida, educatore, portatore di principi

• Psicologo

• Insegnante, maestro

• Preparatore fisico

• Medico\terapeuta

• Tecnologo

• Progettista e manager di progetti e sistemi di documentazione

• Intrattenitore, animatore

• Organizzatore di eventi e attività

• Veicolo di immagine ed operatore marketing Non tutte queste figure sono consone al proprio modo di essere. Ognuno deve trovare e considerare proprie alcune di queste figure. Non è possibile che ognuno possa considerare proprie tutte queste figure, alcune sono in netta, o parziale contraddizione tra loro. Un altro ambito complesso con cui un allenatore si trova a convivere è quello della gestione dei rapporti interpersonali. In particolare se l’attività viene svolta con allievi giovani, è maggiormente presente la necessità di relazionarsi con i genitori i quali possono, purtroppo molto più spesso del necessario, influenzare in modo non positivo il rapporto relazionale con l’allenatore. I casi in cui si innestano condizioni sfavorevoli li possiamo così elencare:

• disinteresse, sotto investimento: il ragazzo non è seguito durante le fasi tecniche, i genitori non presenziano le gare, l’atleta non trova i propri genitori a rincuorarlo dopo una sconfitta o a fargli i complimenti dopo una vittoria;

• onnipresenza: è esattamente il caso opposto, la presenza dei genitori è fin troppo “presente”, asfissiante;

• attività familiari troppo incentrate nello sport: il giovane atleta vive in una famiglia in cui lo sport è troppo presente, aumenta il livello di attesa da parte dei genitori che non fanno vivere lo sport con tranquillità, vengono esercitate troppe pressioni, troppi paragoni all’interno ma anche all’esterno della famiglia;

• valori antisportivi: pur di raggiungere la vittoria, non si considerano valide le regole sportive di rispetto e di competizione sana;

• proiezioni dei desideri e motivazioni proprie: i genitori proiettano sui figli i propri desideri, le proprie motivazioni, non è un caso che la scelta dello sport fatta dai genitori spesso si tramuta in un abbandono perché il figlio non ha la stessa motivazione del\dei genitori;

• mancanza di ambizioni o ambizioni smisurate: riassume elementi già presentati, i genitori riversano sul figlio anche proprie frustrazioni, magari per non essere riusciti a raggiungere livelli sportivi prefissati, e normalmente si da la colpa ad un qualche infortunio, vero o presunto che sia, ad un tecnico, o comunque a scusanti più o meno veritiere;

• frustrazioni all’indipendenza dell’allievo: è possibile quando i genitori hanno paura della possibilità che il proprio figlio diventi troppo “autonomo”! (ricordiamo che uno degli obiettivi dello sport è quello di creare atleti autonomi, capaci cioè di prendere decisioni in perfetta autonomia, di pensare da soli, estremizzando questo concetto, il genitore può arrivare a considerarlo negativo per la crescita del proprio figlio);

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• accuse, colpevolizzazioni dette con sarcasmo: il tono di disprezzo usato nuoce all’autostima che il ragazzo deve avere per trovare le proprie motivazioni e continuare nelle disciplina sportiva;

• analisi negative a fine gara: il figlio viene “investito” da una serie di critiche solo negative a fine gara su movimenti errati, errori di vario genere

• comportamenti perturbativi durante la gara: i genitori hanno atteggiamenti offensivi, di minaccia nei confronti degli arbitri, dei giocatori avversari, sovvertendo quel set di regole comportamentali che lo staff tecnico si prodiga ad insegnare agli allievi, rispetto degli avversari, degli arbitri, etc;

• interferenze con il ruolo dell’allenatore: è in parte assimilabile alla onnipresenza, il genitore si “intromette” nelle discussioni tecniche, si spinge oltre, il ragazzo può confondere i ruoli e non accettare più gli insegnamenti perché “mia padre dice…”.

Tutti questi aspetti possono presentarsi anche in combinazione tra loro, l’allenatore deve saper fronteggiare queste situazioni e porre un freno laddove le difficoltà di relazioni diventino problematiche. Il compito professionale, indipendentemente dal livello della società in cui l’allenatore opera, è quello di uniformarsi alle direttive, obiettivi della società. Non si può operare spingendo fortemente nell’agonismo all’interno di una società che punta alla pallacanestro quale veicolo di aggregazione: giocano tutti, non si fanno selezioni; vale anche il viceversa. È evidente che i due aspetti non si trovano, non collimano. Questo riguarda qualsiasi attività in seno alla società. Una volta stabilito l’obiettivo societario, e garantita la collaborazione con tutti i rappresentanti dello staff tecnico, l’allenatore viene chiamata ad esprimere le proprie competenze tecniche. A queste, se ne affiancano altre di natura differente dal campo tecnico; l’allenatore dovrà essere in grado di:

• motivare

• comunicare;

• programmare;

• osservare;

• valutare. Abbiamo già descritto che le motivazioni sono essenziali per procedere nell’attività sportiva. Possono essere di tipo differente: un atleta continua perché si diverte, perché gli piace far parte proprio di quel gruppo, magari non è tanto interessato all’aspetto agonistico. Qualcun altro è invece spinto solo dalla propria convinzione di poter accrescere le proprie capacità tecnica, magari per una carriera professionale al di là del mero divertimento. Qualsiasi sia no le motivazioni, l’allenatore deve foraggiarle, senza creare illusioni, ma neanche infrangere i sogni di un atleta. La comunicazione diventa strumento di insegnamento, si comunica non solo verbalmente ma anche con i gesti, anche con il proprio comportamento. La questione merita una maggiore enfasi. La programmazione richiama il concetto secondo cui l’allenatore dovendo lavorare per obiettivi è chiamato ad individuare tutte le fasi propedeutiche per ottenere l’obiettivo societario accordato. La programmazione significa quindi progettare un piano di allenamento che sia a lungo periodo, semestrale, a medio periodo, mensile\trimestrale, breve periodo, settimanale, brevissimo periodo, giornaliero. Non si può improvvisare, non si può arrivare ad un allenamento senza avere idea di cosa fare ed improvvisare sul campo. I programmi poi devono essere monitorati, modificati in funzione del raggiungimento o meno dei livelli previsti. Questo lo si può fare attraverso due elementi. Il primo è l’osservazione, in campo per ciò che concerne gli aspetti tecnici, fuori per quelli che riguardano gli aspetti di affiliazione. Osservare se esistono i progressi che ci si aspettava, se sono superiori o inferiori. In entrambi i casi occorre sapere rimodulare il proprio piano di allenamento., soprattutto per il periodo medio.

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I progressi possono essere tenuti sotto controllo attraverso schede di valutazione, valgono anche per temi più prettamente psicologici. Un atleta che non esterni la propria affiliazione, dopo un certo periodo può manifestare questo piacere al gruppo. Si è già visto che la pratica sportiva nasce dal bisogno di soddisfare un bisogno secondario. Questo può essere di diversa natura:

• divertimento: l’atleta inizia un’attività con il solo scopo di divertirsi, non si preoccupa più di tanto di accrescere le proprie competenze tecniche;

• competenze: l’atleta vuole migliorarsi, vuole diventare sempre più abile tecnicamente, ha forti motivazioni ad emergere;

• affiliazione: all’atleta interessa far parte di quel gruppo, indipendentemente se è un leader oppure no, possibilmente non ha neanche motivazioni di accrescimento tecnico.

Quando vengono progettati gli allenamenti, un allenatore si deve preoccupare delle caratteristiche dell’intero gruppo a sua disposizione. È un compito arduo se i singoli componenti del gruppo hanno un livello eterogeneo tra loro.

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Si può far riferimento ad un grafico, in cui si mostrano due indicatori, l’abilità e la sfida: per un atleta con basse abilità (competenze specifiche della disciplina sportiva), se il livello di sfida (difficoltà dell’esercizio) è troppo alto, si ingenera un processo di ansia difficile da sostenere, viceversa se un atleta ha un alta abilità e si trova ad affrontare esercizi con un basso tono di sfida, è predisposto alla noia. Occorre far sì che il livello tecnico sia sempre intermedio dagli estremi. È un problema da risolvere considerando i singoli atleti che però fanno parte di un unico gruppo.

11.1 La Comunicazione

Precedentemente abbiamo approcciato il problema dell’allenatore quale comunicatore. La comunicazione è una dote che sebbene potenzialmente innata, va in qualche modo acquisita. In questa esemplificazione fa gioco l’esperienza. Si può diventare buoni comunicatori espletando le proprie attività e nel tempo acquisire nuove competenze, osservando il proprio modo di comunicare ed i risultati che si raggiungono con il modo di comunicare di altri. È sempre un processo dinamico, si impara solo se si continua ad acquisire competenze. Un errore comune è quello di ritenere che la comunicazione sia dettata dall’eloquenza. Una persona, un allenatore che abbia un linguaggio corretto, forbito si potrebbe dire, non è detto che sia un buon comunicatore, che sappia comunicare qualcosa a qualcuno. Basti pensare alla gestualità, alla mimica facciale, tutti elementi di comunicazione che sia adottano senza emettere una sillaba. Oltre a saper dire, ad utilizzare un linguaggio corretto e diretto, bisogna soffermarsi su un altro dei pilastri della comunicazione: si comunica verso qualcun altro diverso da chi parla. Chi riceve la comunicazione effettua un filtro alla comunicazione stessa. La traduce in elementi per se stesso. Il processo è tale per cui il messaggio che è partito può arrivare distorto in qualche parte, quello che il comunicatore voleva, aveva intenzione di dire, è arrivato fatalmente distorto, privo dell’efficacia che era nelle intenzioni di chi ha inviato il messaggio stesso. Ci sarebbero diversi motiv da indagare, ma uno fra tutti è quello della gestualità che accompagna la comunicazione verbale. La mimica facciale è un altro motivo. Un altro ancora è il modo di gestire tutto il resto del corpo. Alcuni esempi sono maggiormente esaurienti: se un atleta si rivolge ad un allenatore chiedendo una qualche spiegazione e l’allenatore da la propria spiegazione parlando ineccepibilmente, ma voltando le spalle al ragazzo, oppure mimando un gesto di “seccatura”, oppure accompagnando la spiegazione con frasi del tipo “quante volte te lo devo dire”, o altro, in questi casi non si fa una buona comunicazione, il messaggio che arriva è che il ragazzo è uno scocciatore, una seccatura. Non un grande esempio di comunicazione. È da ricordare come la comunicazione non verbale trasmette più facilmente sentimenti, affetti. Basti pensare a quanti cenni con la testa, con la faccia possono dire più complimenti di molte parole, quante pacche sulle spalle hanno significato più di discorsi interi. Sussistono alcune regole di comunicazione didattica da seguire, il messaggio deve essere:

• diretto e chiaro: troppi giri di parole fanno perdere efficacia;

bassa alta

bassa

alta

abilità

s f

i

d

a

NOIA

ANSIA

Livello ottimale

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• specifico: inutile effettuare preamboli con esempi e altro che non siano propri del campo relativo;

• adatto alle capacità di interpretare: il lessico deve essere chiaro, se l’allenatore ha a che fare con bambini, bisogna esemplificare, non si può utilizzare lo stesso linguaggio che si utilizzerebbe con studenti universitari;

• non contraddittorio rispetto a messaggi precedenti: generano insicurezza negli atleti, generano confusione, se sussiste una contraddizione va spiegata, in modo che l’atleta comprenda che in una certa situazione va fatta una cosa, un movimento, in una situazione analoga ma diversa per certi versi, va fatto qualcos’altro;

• ridondante senza essere monotono: ripetere le cose se necessario, senza per tediare, portare alla noia gli atleti.

Così come ci sono delle regole da rispettate, esistono degli elementi che invece ostacolano una buona comunicazione:

• far valere il proprio ruolo\status: tipica è la situazione in cui l’allenatore si rivolge dicendo “stai zitto!” oppure “è così perché lo dico io”;

• parlare sopra un altro

• sollecitare soluzioni affrettate: “dai dimmi quello che devi dirmi”

• utilizzare etichettamenti

• rigettare responsabilità

• negare sentimenti altrui

• contraddire per principio

• rimproverare

11.2 L’Apprendimento

Il processo dell’apprendimento è complesso sotto vari punti di vista. • Cosa vuol dire apprendere: modificare il proprio comportamento sulla base di ciò che è stato

insegnato; • Cosa si apprende: dipende dal modo in cui l’insegnamento viene “comunicato”, da cosa

viene comunicato, dalle motivazioni che stanno alla base dell’interesse a ciò che viene insegnato;

• Non tutti apprendono allo stesso modo: il grado o la capacità di apprendimento è fortemente soggettivo, dipende dall’individuo, e viene influenzato dalle caratteristiche tecniche di base, dal livello di capacità motoria (condizioni antropomorfe), dal livello motivazionale, etc;

• Fino a quando si può apprendere: teoricamente non esistono limiti, nel caso di discipline sportive, si può continuare ad apprendere anche oltre i 10\12 anni dall’inizio dell’attività sportiva, ma non è un dato scientifico.

11.2.1 Le Fasi dell’apprendimento

L’apprendimento è un processo dinamico senza separazioni precise. Gli studiosi sono comunque concordi nel definire il manifestarsi di tre fasi attraverso le quali si manifesta l’apprendimento di una abilità:

• fase di coordinazione grezza; • fase di coordinazione fine; • fase di disponibilità variabile (coordinazione avanzata, maestria)

La fase della coordinazione grezza può dirsi raggiunta quando:

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• l’aspetto esterno del movimento corrisponde nei tratti generali alla tecnica richiesta, ma viene eseguito solo in condizioni favorevoli (ad es. l’atleta ha compreso la tecnica del tiro in terzo tempo, ma la effettua solo in allenamento, mai in partita);

• il ritmo complessivo del gesto è stato compreso, ma le contrazioni e le decontrazioni muscolari non si succedono in scansione cronologica adeguata (scarsa capacità a sincronizzare tutte le fase del moto muscolare);

• la forza è usata in modo inappropriato (normalmente si eccede nell’uso della forza, perché i movimenti no sono eseguiti correttamente);

• la fluidità dell’esecuzione è insufficiente vi sono momenti di stasi fra preparazione ed esecuzione tecnica;

• l’ampiezza dei movimenti è scarsa o comunque inadeguata, diseconomia del movimento; • i movimenti parziali non sono ancora correttamente coordinati fra loro; • i segmenti distali non sono controllati; • la precisione e la costanza del movimento sono ancora poco sviluppate.

Il corretto processo di apprendimento necessità di una continua esercitazione sui movimenti oggetto della disciplina sportiva. Questa continua esercitazione porta il singola allievo a migliorarsi fino ad arrivare alla seconda fase di apprendimento (coordinazione fine), sebbene, occorre ricordarlo, non vi è un salto da una condizione all’altra, ma una costante evoluzione. La fase della coordinazione fine può dirsi raggiunta quando:

• l’immagine esterna del movimento è caratterizzata da un decorso armonioso del gesto; • la tecnica è aderente al modello richiesto, il movimento è eseguito quasi senza errori, il

livello della prestazione è buono; • la struttura dinamica è corretta, vi è un’esatta successione temporale di contrazioni e

decontrazioni; • un buon livello di fluidità caratterizza il gesto anche nei momenti di inversione del

movimento; • l’ampiezza dei movimenti è adeguata; • la forza è usata in maniera corretta, scompaiono movimenti sinergici inutili, il gesto è più

economico; • i movimenti parziali presentano un più elevato grado di coordinazione; • periodi di stasi nell’apprendimento possono essere seguiti da rapidi miglioramenti; • precisione e costanza nell’esecuzione caratterizzano il movimento.

L’ultima fase del percorso di apprendimento è quella della stabilizzazione della coordinazione fine e sviluppo della disponibilità variabile. In questo casi si assiste ai seguenti fatti:

• l’aspetto esterno dell’esecuzione motoria è molto simile a quello della fase precedente; • la padronanza del gesto è elevatissima; • i movimenti parziali sono estremamente coordinati in ogni parte del movimento; • i movimenti sono precisi ed “economici”, con il minimo indispensabile di dispendio di

forza, non si eccede in movimenti inutili all’economia del gesto nel suo complesso; • adattamento a condizioni diverse ed improvvise, con elevati livelli di prestazione; • sensazione di piacere legata alla consapevolezza del controllo completo del movimento.

Quest’ultimo aspetto è rilevante, l’atleta che arrivi ad ottenere questo livello di apprendimento, riesce a valutare quanto il proprio gesto sia efficace, ma soprattutto riesce a controllare il movimento in tutte i suoi elementi organici traendone una sensazione di piacere. Tutte le fasi che abbiamo visto, evidenziano un percorso di apprendimento; il percorso di apprendimento però è basato su alcuni elementi ed essenziali:

• tempo di impegno motorio • clima positivo

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AA BB CC DD EE

• informazioni frequenti e di buona qualità • organizzazione del lavoro • motivazioni

Di seguito un grafico che mostra le varie fasi possibili del processo di apprendimento

Cap. 12 La Preparazione Fisica

La preparazione fisica è oggigiorno una materia di complemento all’insegnamento della tecnica di una disciplina sportiva. La sempre maggiore conoscenza, gli studi sempre più mirati ad ogni singola disciplina hanno permesso di sviluppare teorie specifiche per la preparazione fisica nel gioco della pallacanestro. Tutto ruota sulla definizione di allenamento: “l’insieme degli interventi e stimoli di tipo fisico e psicologico finalizzati al miglioramento di una prestazione”. L’allenamento deve quindi essere propedeutico all’ accrescimento tecnico del singolo atleta. Se l’atleta migliora il proprio fisico potrà maggiormente rispondere all’accrescimento tecnico che gli viene richiesto; basti pensare a quanti movimenti sono preclusi se l’atleta non è fisicamente pronto a dominare il movimento stesso. Il miglioramento avviene tramite le continue esercitazioni, l’allenamento deve essere continuato nel tempo. La proposta delle esercitazioni e dei carichi di lavoro deve sempre tener conto dei soggetti che alleniamo; volendo elencare alcune delle caratteristiche cui fare sempre riferimento, potremo dire di prestare attenzione a queste:

• età, differenziare il lavoro in funzione dell’età, atleti troppo giovani hanno bisogno di esercizi del tutto differenti rispetto agli adulti o atleti meno giovani;

• livello tecnico, soprattutto nel caso di livello agonistico basso, i carichi saranno notevolmente meno accentuati rispetto ad una squadra di alto livello;

• aspetti morfologici, il peso, la struttura fisica del singolo atleta, il sesso, la maturazione fisica;

• impegni, prestare attenzione soprattutto nel caso in cui si alleni una squadra di atleti adulti, l’operaio che si allena per divertimento due\tre volte la settimana, non può “accettare” sedute particolarmente gravose dopo una giornata di lavoro intenso;

• estrazione sociale,; • abitudini, in un gruppo ci saranno sempre gli atleti disposti a lavorare di più altri di meno.

Un altro indice di riferimento è dato dalla capacità di carico, ovvero la capacità di sostenere uno lavoro fisico per un tempo determinato ed essere poi in grado di ripristinare le energie. I parametri del carico sono:

• Intensità, indice della qualità dello sforzo che si compie; • Volume, indice della quantità di sforzo reiterato; • Densità, rapporto tra durata e recupero;

A Incremento rapido

B Rallentamento

C Stasi, regressione

D Nuovo incremento rapido

E Nuova regressione

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• Progressività, l’aumento del carico di lavoro; • Continuità, la continuità misurata nel tempo, nell’arco di una stagione, per esempio.

Il tipo, la qualità, la possibilità di effettuare un certo numero di esercizi di allenamento dipende da fattori esterni, più in particolare da aspetti logistici. La seduta di allenamento non potrà essere avulsa dal contesto in cui si può operare:

• Spazi, che tipo di palestra\campo si ha a disposizione; • Attrezzature, quali attrezzature esistono; • Tempi, quanto tempo può durare l’allenamento.

La storia della preparazione fisica nel basket è di gran lunga più giovane rispetto allo sport stesso. Si inizia a parlarne intorno agli anni ’70-’80 con l’influsso delle scuole dello sport dell’est europeo. Nasce la preparazione atletica, a quei tempi l’incarico era svolto da allenatori provenienti dall’ambito dell’atletica leggera. Questo generava un problema di metodologia: il giocatore di pallacanestro non esegue i movimenti come un corridore, una saltatore o altro. Le peculiarità sono altre. Negli anni ‘80-’90 si assiste all’avvento dei body builder, il giocatore deve essere più “forte”, ma la massa muscolare aumentata va a scapito della velocità di esecuzione del movimento muscolare. Secondo errore di interpretazione. Oggi si assiste alla scoperta della specificità e dell’atleta morfofunzionale: la preparazione fisica si adatta al tipo di movimenti che l’atleta esegue nella pratica del proprio sport. Non si generalizza, il punto di discussione viene portato verso la morfofunzionalità, attraverso adattamenti specifici allo sport praticato:

• Antropometrici e strutturali • Biomeccanici • Fisiologici

La teoria moderna sulla preparazione fisica si concentra nel trovare risposta a due domande chiave: • Quali caratteristiche funzionali sono coinvolte? • Quale il contributo dei singoli fattori implicati nella performance?

In sintesi, si è improntato il discorso verso il cosiddetto Match Analysis, analisi del match. Si guarda ad analizzare quali siano le caratteristiche presenti durante le varie fasi di gioco di una partita: modello prestazionale del Basket. Attraverso l’analisi delle caratteristiche del gioco in una partita di basket, si effettua uno studio mirato e si cerca di provvedere a sviluppare quella parte maggiormente coinvolta nel gioco. Uno studio apposito venne effettuato intorno al 2000, da questo studio emerse che la frequenza cardiaca media è dell’89% di quella massima (vedi figura seguente).

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Questo indicatore ci dimostra come lo sforzo che viene effettuato sia molto intenso. Inoltre, altri studi hanno dimostrato che esiste un rapporto tra fasi di gioco e recuperi di circa 1:1. Fattori della prestazione:

• per il 73% del tempo si gioca senza pause fino a 60” • il 78% delle pause dura 60” di cui il 30% sotto i 20”

Analizzando ancora le fasi di una partita, si è calcolato dalle 800 alle 1200 accelerazioni decelerazioni medie nell’arco di una partita. Questi indicatori hanno dimostrato che il gioco della pallacanestro è un gioco molto frazionato, in cui le fasi di gioco sono molto intense, lo sforzo è sempre molto alto. A queste fasi molto attive ne susseguono altre di recupero di pari entità (si pensi ai tempi di recupero durante i tiri liberi, o le rimesse o i minuti di sospensione). La preparazione fisica deve mirare ad allenare (condizionare) il sistema energetico più confacente allo sport praticato. I sistemi energetici presenti durante le fasi di gioco sono 3:

1. aerobico 2. anaerobico alattacido 3. anaerobico lattacido

Il terzo (anaerobico lattacido) è quello meno utilizzato, i primi due sono quelli maggiormente presenti nei giocatori di pallacanestro. È bene chiarire che, comunque, tutti e tre i sistemi sono presenti, solo che lavorano in percentuale differente in ogni momento della fase di gioco. Il sistema aerobico ha due componenti:

• glicidico in cui in presenza di ossigeno si bruciano prevalentemente carboidrati. È usato negli sforzi intensi in cui comunque si raggiunge un certo equilibrio.

• lipidico in cui in presenza di ossigeno si bruciano prevalentemente lipidi (grassi). È usato in sforzi di modesta intensità.

Caratteristiche del sistema energetico aerobico: • Potenza: Bassa • Capacità: Alta • Latenza: 2’-3' • Ristoro: Molto lungo (36-48 ore)

Sistema energetico anaerobico alattacido: si produce energia in assenza di ossigeno, utilizzando processi molto rapidi, ma che non possono durare a lungo (6”-7” max). Viene usato per scatti, salti, arresti, accelerazioni… Caratteristiche del sistema anaerobico alattacido:

• Potenza: Elevata • Capacità: Molto bassa • Latenza: Minima (1”) • Ristoro: Rapido

Sistema energetico anaerobico lattacido: si produce energia in assenza di ossigeno. Viene usato negli sforzi brevi, ma sufficientemente lunghi da produrre un affanno nella respirazione. Si arriva a una situazione di crisi (dovuta all'accumulo di lattato nel sangue) che costringe il soggetto a diminuire la velocità per ritornare in equilibrio. Caratteristiche del sistema anaerobico lattacido:

• Potenza: Alta • Capacità: Medio-alta • Latenza: Bassa (15”-30”) • Ristoro: Medio

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In genere, nella pallacanestro, si dovrebbero preferire esercizi che utilizzano maggiormente i sistemi energetici aerobici e anaerobici alattacidi, proprio per le caratteristiche di frazionarietà ed alto sforzo. L’organizzazione dell’allenamento dovrebbero individuare dapprima gli obiettivi, in base a questi scegliere:

• contenuti, esercizi più adatti alla squadra ma anche ai singoli; • mezzi e strumenti, da ricordare che questi sono in funzione di quelli che si hanno a

disposizione; • organizzazione dei tempi.

La strutturazione di un allenamento prevede tre fasi principali: 1. attivazione; 2. parte centrale; 3. disattivazione o defaticamento.

L’attivazione è la fase iniziale dell’allenamento. Dovrebbe avere una durata compresa tra 8’ e 10’ ed è propedeutica al lavoro centrale. In molti casi ed in funzione del tipo di esercizi effettuati va fortemente considerata quale forma di prevenzione dei traumi. Si possono effettuare esercizi sia in forma individuale che collettiva. Nel caso di attività con atleti in cattiva forma e\o ad inizio di stagione sarebbe opportuno dialogare con gli atleti per saggiare il loro stato di forma. Si possono utilizzare anche strumenti quali:

• Elastici; • Superfici instabili; • Segna campo; • Line step.

La prevenzione dei traumi riguarda soprattutto il potenziamento delle fasce muscolari a servizio delle articolazioni (caviglia, ginocchia, spalle, anche). I movimenti tipici della pallacanestro mostrano una forte sollecitazione alle articolazioni fuori equilibrio. Si veda la figura sottostante.

Gli esercizi dovrebbero prevedere il potenziamento di queste fasce muscolari, l’aumento delle escursioni articolari, in questo modo si possono sopportare carichi più alti, si aumenta il range articolare. Un altro potenziamento è quello riguardanti la gestione del disequilibrio, ovvero la capacità di controllare una posizione di non equilibrio, di controllare una posizione in cui l’equilibrio entra in crisi.

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Quando si riesce a potenziare i muscoli stabilizzatori riuscendo a mantenere le articolazioni in linea, si riesce a:

• ridurre il rischio di traumi • permettere di esprimere potenza e quindi accelerazione

Esercizi per la stabilizzazione del CORE, la figura seguente mostra come allenare una parte per lo più dimenticata, quella addominale sia frontale, dorsale che laterale:

Altri esercizi fondamentali sono quelli che vanno sotto il nome di: Skip and Stick, salta ed incolla. Sono esercizi rivolti alla:

• Gestione del disequilibrio in forma dinamica su superficie stabile; • Rinforzo degli stabilizzatori.

Si possono effettuare con o senza l’associazione con gesti tecnici (utilizzo del pallone) e rapidità dei piedi. Tutti questi esercizi servono per aumentare la possibilità, la capacità di un atleta a rientrare nella posizione fondamentale quando si opera in equilibrio precario o disequilibrio. La posizione fondamentale del giocatore prevede:

• Piedi : leggermente extra ruotati e distanti quanto la larghezza delle spalle • Ginocchia: semi piegate sulla proiezione dei piedi • Bacino: basso e fissato dalla curva lombare • Spalle: leggermente in avanti non oltre i piedi e scapole addotte

Un giocatore di pallacanestro tende ad avere in campo un equilibrio mutevole, cioè modifica la propria posizione di equilibrio a scapito di un disequilibrio continuo sono tipici per esempio nel cado di:

• Tiro • Partenza

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• Difesa (scivolamenti) • Arresti

Il condizionamento allora prevedrà esercizi per: • Mantenimento della posizione non in forma statica ma dinamica • Gestione del disequilibrio

Per le esercitazioni si possono utilizzare superfici instabili in appoggio monopodalico (su un solo piede) o bipodalico (su entrambi i piedi), si tratta di dischi che non garantiscono alcun equilibrio (disk-feet), l’atleta dovrà pertanto eseguire l’esercizio cercando di mantenersi in equilibrio ed in posizione fondamentale. L’attivazione preparatoria all’attività centrale dell’allenamento può consistere in:

• Spostamenti avanti, dietro e laterali • Cambi di velocità (Accelerazioni – decelerazioni) • Cambi di direzione • Salti • Arresti • Torsioni • Scivolamenti

Si possono effettuare singoli esercizi, o esercizi con movimenti susseguenti alternati. Il lavoro di condizionamento metabolico deve essere intervallato. Possiamo distinguere tre tipologie di esercizio intervallato:

• Ripetute • Interval training • Intermittente

La figura seguente ci mostra l’andamento delle frequenze cardiache nelle tre diverse tipologie. Occorre evidenziare che il tempo totale di allenamento metabolico dovrebbe essere circa il 20% del tempo totale di allenamento settimanale. Il lavoro da preferire è quello che indichiamo con intermittente.

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Di seguito gli indicatori parametrici che lo caratterizzano:

• Numero giocatori coinvolti (1c0-5c5) • Durata della fase attiva (5”-20”) • Tempo di recupero (10”-30”) • Zona di svolgimento (metà campo o tutto campo)

Un aspetto che è molto sentito per i giocatori è quello della capacità di effettuare salti ripetuti, tipiche delle situazioni da rimbalzo. Si tende ad effettuare balzi in continuità soprattutto con l’ausilio di panche o altro. In alcuni giocatori, soprattutto quelli alti o non dotati di buona muscolatura, questo tipo di esercizi può provocare eccessivi traumi alla schiena. In alcuni casi si possono evitare questo tipo di esercizi, ricorrendo ad esercizi per la rapidità dei piedi, caratterizzati da:

• Alta intensità • Breve durata (max 6”- 8’’) • Recuperi completi (20”-25”)

Come ausilio si possono utilizzare: • Line step (pezzi di gomma piuma dello spessore di 2\3 cm); • Percorsi con cinesini • Linee del campo

Con l’utilizzo delle line step occorre sempre controllare lo spostamento orizzontale del centro di gravità che va tenuto sempre basso, il mantenimento di una posizione cestistica durante l’esecuzione (angoli, braccia e sguardo avanti) che deve essere sempre intensa. Occorre, anche, amplificare man mano la risposta motoria creando esercitazioni sempre più complesse ma in maniera graduale Il preparatore fisico deve sempre tenere in mente quali siano i fattori che influenzano la prestazione, deve avere conoscenza di come gestire le informazioni che vengono riversate agli atleti; queste devono essere chiare ma non troppe. Inoltre deve sempre considerare che è preferibile concentrarsi sulla globalità del movimento piuttosto che sul singolo gesto.

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12.1 Esercizi svolti in Campo

Fase di attivazione: • corsa blanda con cambi di direzione su 3 angoli posti all’interno del campo di pallavolo; • alternanza corsa in avanti \ corsa indietro con cambi sugli angoli come esercizio precedente; • scivolamenti con cambio di guardia ai 3 angoli come esercizio precedente; • corsa blanda arresto e salto a rimbalzo sui 3 angoli; • corsa con torsione busto\gamba alternata sulla linea laterale; • esercizi con l’utilizzo dei dischi-feet per l’allenamento in condizioni di disequilibrio e

prevenzione traumi; Condizionamento Metabolico, gli esercizi devono essere caratterizzati dall’intermittenza come si è visto, accompagnando i movimenti con l’utilizzo del pallone:

• utilizzando le linee del campo, muovere i piedi velocemente da un lato e dall’altro per 5\6 metri;

• alternare utilizzando linee laterali o trasversali, in modo che i movimenti siano avanti\dietro destra\sinistra;

• utilizzo delle gabbie, l’atleta deve muovere velocemente i piedi all’interno della gabbia (si possono alternare gli spostamenti in avanti con quelli laterali o altro), alla fine del percorso i può aggiungere uno scatto verso il canestro opposto con passaggio e tiro a canestro;

• altri esercizi utilizzando le line-step; • 5c5 difesa a uomo, si gioca tutto campo, la squadra che attacca deve effettuare almeno 10

passaggi, non si può palleggiare, la squadra in difesa deve impedire e possibilmente recuperare il pallone;

• in metà campo, 3c3 o 4c4 o 5c5, il giocatore con la palla deve passare ad un giocatore della squadra avversaria ostacolato da un altro, una volta passata la palla deve andare a difendere sul giocatore cui ha passato la palla;

• atleti in riga sulla linea laterale del campo di pallavolo, corsa blanda verso la linea opposta, poi due o tre scatti verso la linea laterale opposta con movimenti di cambio di direzione, infine di passo verso la linea opposta, ripetere per 3 minuti circa;

• posizione 5 cinesini sul cerchio della lunetta, ogni atleta deve effettuare un otto passando da uno all’altro dei cinesini, si può fare sia correndo, che scivolando.

Fase di disattivazione, esercizi di natura posturale (si utilizza la forza di gravità per assecondare e distendere i muscoli):

• sdraiati schiena a terra, allungare braccia e gambe il più possibile; • sdraiati schiena a terra, tenere le gambe incrociate al petto con le mani allargate a croce; • lo stesso ma tenendo una gamba incrociata, l’altra distesa a 45° circa; • sdraiati a terra, braccia allargate portare una gamba verso il braccio lato opposto, girare la

testa verso il lato della gamba incrociata; • sdraiati schiena a terra, sollevare le gambe a squadra (possibilmente appoggiandosi ad un

muro) • in piedi, portare le braccia dietro la schiena in basso, effettuare un piegamento dalla

posizione fondamentale il più in baso possibile; • stessa posizione fondamentale braccia poste in alto, effettuare un abbassamento tentando di

andare il più in basso possibile. Questi esercizi si possono effettuare senza scarpe, alla fine di questi esercizi si consiglia agli atleti di camminare sul campo alzandosi sulle punte del piedi senza forzare, serve per defaticare i muscoli della pianta del piede.

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Cap. 13 Allegato A: Relatori e date del Corso

Modulo 1 Il gioco del Basket, le origini, lo sviluppo. La simbologia

Relatore: Tiziano Carradore Roma, Lungotevere Flaminio 80 15 maggio 2008

Modulo 2 I fondamentali senza palla. Ball Handling, trattamento della palla Relatore: Tiziano Carradore Roma, Centro Sportivo Tre Fontane 18 maggio 2008

Modulo 3 Il palleggio Relatore: Tiziano Carradore Roma, Centro Sportivo Tre Fontane 22 maggio 2008

Modulo 4 I fondamentali individuali di Difesa Relatore: Tiziano Carradore Roma, Centro Sportivo Tre Fontane 20 maggio 2008

Modulo 5 Arresti e Partenze Relatore: Tiziano Carradore Roma, Centro Sportivo Tre Fontane 20 maggio 2008

Modulo 6 Il Passaggio Relatore: Tiziano Carradore Roma, Centro Sportivo Tre Fontane 24 maggio 2008

Modulo 7 Il Tiro Relatore: Tiziano Carradore Roma, Centro Sportivo Vigna Pia 25 maggio 2008

Modulo 8 Il Regolamento Tecnico Relatore: Maurizio Lilli Roma, Centro Sportivo Vigna Pia 19 maggio 2008

Modulo 9 Elementi di Didattica Relatore: Tiziano Carradore Roma, Lungotevere Flaminio 80 05 giugno 2008

Modulo 10 Aspetti Psicologici Relatore: Stefania Nicotra Roma, Centro Sportivo Vigna Pia 07 giugno 2008

Modulo 11 Preparazione Fisica Relatore: Federico Pannoncini Roma, Centro Sportivo Vigna Pia 08 giugno 2008

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Cap. 14 Allegato C: Esercitazioni in aula sulla simbologia: soluzioni

Es. 1 :

Es. 2:

es.1: una fila di giocatori con la palla sul fondo del campo fuori campo, una seconda fila di giocatori senza palla in ala a destra, un’altra fila senza palla in ala a sinistra. Il primo giocatore con la palla passa al primo giocatore della fila alla sua destra. Il primo giocatore della fila opposta (fila di destra) effettua un taglio verso la linea del tiro libero, riceve palla si arresta e tira. Si cambia lato in senso antiorario.

es. 2: una fila di giocatori con la palla al centro fuori dalla linea dei 3 punti, rivolti verso il canestro. Un’altra fila senza palla in ala destra. Il primo giocatore con la palla passa al primo giocatore in ala, effettua un taglio profondo (dai e vai) ed esce sul lato opposto (ala sinistra), il giocatore che ha ricevuto in ala destra palleggia verso il centro si arresta e passa al giocatore che ha ultimato il taglio il quale riceve in posizione di ala e tira.

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Es. 3:

Es. 4:

es. 3: una fila di giocatori con la palla in angolo a sinistra, un’altra senza palla in angolo a destra. Il primo giocatore con la palla palleggia lungo la linea laterale, arrivato a centrocampo effettua un cambio di senso e si accentra. Contemporaneamente il primo giocatore senza palla corre verso il centrocampo lungo la linea laterale di destra, arrivato a centrocampo effettua un cambio di senso e si accentra. Il primo giocatore passa la palla al compagno che riceve, palleggia e tira in corsa (terzo tempo) da destra. Al termine chi tira prende il rimbalzo, si cambia fila

es. 4: due file di giocatori disposti in ala destra e sinistra. Tutti i giocatori con la palla tranne il primo della fila di destra. Il primo giocatore di destra effettua un accenno di taglio verso il canestro, poi taglia verso la linea del tiro libero, riceve palla dal primo giocatore con la palla della fila di sinistra si arresta, effettua una partenza incrociata dal lato opposto rispetto al passatore e tira in corsa (terzo tempo) prende il proprio rimbalzo e cambia fila. Il giocatore che ha passato la palla effettua a sua volta l’esercizio. Si cambia fila al termine.

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Es. 5:

Una fila di giocatori con la palla sulla linea del centrocampo lato sinistro del campo. Il primo palleggia verso l’interno (mano destra) e posto un ostacolo sul gomito della linea tiro libero effettua un cambio di direzione e di mano, palleggia e va a concludere in corsa (terzo tempo) e prende il proprio rimbalzo. Si ritorna sulla stessa linea.

BIBLIOGRAFIA Insegnare il basket Roberto Di Lorenzo – Guido Saibene Diventare coach Ettore Messina Formare Formatori Tommaso Biccardi –Pietro Mango Elementi di Didattica A. Madella Il mio credo cestistico Dan Peterson Basket Ettore Messina Basket essenziale Dan Peterson Un particolare ringraziamento all’allievo allenatore Claudio Coppola per la preziosa collaborazione nella stesura di questo quaderno tecnico. Tiziano Carradore


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