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Campioni di terreno prelevati tramite carotaggio.
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA
1 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
LE FONDAZIONI
Le opere di fondazione sono la parte dello scheletro
portante utile a sostenere il peso proprio
dell’edificio sovrastante oltre il peso delle persone e
delle attrezzature di arredo e a trasmetterlo al suo-
lo. La fondazione è quindi l’elemento costruttivo funzio-
nale posto tra l’edificio e il terreno.
Classificazione delle fondazioni
In base alle caratteristiche del terreno su cui poggiano,
possono essere suddivise in classi:
- Resistenza meccanica allo schiacciamento;
- Presenza di acqua e di fessurazioni;
- Grado di compattezza, porosità e attrito interno;
- Gelività, natura chimica e pendenza degli strati
sotterranei;
- alla estensione della superficie di appoggio;
- in base alla profondità del terreno resistente;
al modo di trasferire il peso
sul terreno resistente;
- al tipo di reazione che il terreno oppone al carico
trasmesso dalla fondazione.
Per un edificio ad ossatura muraria corrisponde una
fondazione continua, mentre per un edificio a schele-
tro portante, si adottano fondazioni discontinue.
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2 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA
3 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Fondazioni in mura-
tura, a getto, a pa-
ramenti inclinati.
La muratura a sacco
si ottiene impiegan-
do pietra resistente
e cls in parti uguali.
Le fondazioni con
paramenti inclinati
esigono uno scavo
di maggiore larghez-
za per la costruzio-
ne dei paramenti.
Fondazioni dirette su terreno resistente poco profondo
Continue normali
Tra esse le più comuni in epoca antica sono quelle in mura-
tura a getto o a sacco.
Questo tipo di fondazione prevede che la larghezza dello sca-
vo corrisponda alla effettiva larghezza della fondazione.
La muratura a sacco si ottiene impiegando pietra resistente e
cls in parti uguali.
Assai comuni sono pure le fondazioni in muratura con para-
menti verticali e successive riseghe o con paramenti inclinati.
Queste fondazioni sono però più costose ed esigono uno sca-
vo di maggiore larghezza per la costruzione dei paramenti.
Vengono realizzate con pietrame e malta cementizia.
In presenza di umidità si opta per la malta idraulica.
Continue ad archi dritti e rovesci.
Queste sono fondazioni di pietrame o di mattoni usate in
passato. Sul fondo dello scavo, si costruiscono una serie di
archi rovesci; in corrispondenza dei piani di imposta di questi
archi si costruiscono setti murari a sostegno di un’altra serie
di archi dritti tesi a sopportare il carico delle strutture conti-
nue in elevazione.
I vuoti fra gli archi e i pilastri venivano colmati con lo stesso
materiale dello scavo. (Vedi fig. destra) Fondazioni in muratura, a rise-
ghe.
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4 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Muro di fondazione con zattera in C.A. e in basso fondazione a zattera
con ulteriore cordolo in C.A.
Continue a larga base
In caso di terreno poco coerente e resistente si ricorre
a fondazioni a zattera, in cui per sopperire alla scar-
sa resistenza del terreno, si interpone tra lo spessore
s1 della muratura in elevazione e lo spessore s della
fondazione, un’altra muratura intermedia che allarghi
la base.( Vedi fig. in alto alla destra).
Tale soluzione è stata in epoca più recente perfeziona-
ta, ricorrendo a zattere in cls armato, in cui la base
della muratura è ampliata da ali che sporgono di “a” dai paramenti
della muratura. (vedi fig. In basso a destra)
Queste sono delle mensole incastrate, caricate dal basso verso l’alto
dalla reazione del terreno e pertanto sollecitate a flessione e ta-
glio.
In generale all’altezza h° della zattera si assegna un valore variabile
fra 1/2 e 1/3 di a.
Le armature delle ali sono disposte in basso per gli sforzi di
trazione, mentre i ferri piegati a 45° assorbono le tensioni tan-
genziali.
Se poi il terreno resistente è molto profondo, per dare maggiore rigi-
dezza longitudinale alla zattera, si può introdurre una trave cordolo.
(vedi figg. In basso a destra).
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A destra: esem-
pio di plinto per
telaio in C.A.
Discontinue a plinti isolati
I plinti hanno la funzione di amplia-
re la base del pilastro e si usano nel
caso di strutture in elevazione a sche-
letro indipendente.
Si ricorre a queste fondazioni quando il
terreno resistente si trova in superficie
o in terreno poco profondo, ed abbia
una resistenza tale da consentire di
ripartire su una superficie contenu-
ta il carico concentrato trasmesso
dai pilastri.
Analizziamo un plinto:
C’è sempre (come in ogni tipo di fonda-
zione) una sottofondazione realizzata in
calcestruzzo magro, poco pregiato.
All’interno del plinto ci sono le armatu-
re, perché, come vedremo, è un ele-
mento inflesso ed il cls, non essendo in
grado di resistere a trazione, ha biso-
gno di essere armato, secondo una ma-
glia che si infittisce in corrispondenza
del pilastro.
Sotto: esempio
di plinto mas-
siccio in C.A.
La particolare
forma del plin-
to, consente l’
uso di una mi-
nore armatura.
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6 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Dimensionamento di un plinto
La prima operazione che si esegue in cantiere per la costruzione di un edificio, è
quella dello scavo e del getto delle fondazioni. La fondazione ha il compito di tra-
sferire al terreno il carico assiale (o quasi) del pilastro.
Consideriamo un pilastro 30x30 cm perciò alla base, 900 cm² e dimensioniamo il
plinto necessario.
Il carico sopportabile dal conglomerato cementizio armato è circa 60 kg/cm²,
prendiamo per comodità 100 kg/cm², il carico totale sul pilastro sarà (100 kg/cm²
x 900 cm²) pari a 90.000 kg, che arrotondiamo a 100.000 kg.
Il carico di sicurezza del terreno sia ad es. dell’ ordine di 2-2.5 kg/cm², ma dipende
dalla natura del suolo. È chiaro che non è possibile appoggiare direttamente il pi-
lastro al terreno, perché vi si infilerebbe come uno spillo. È necessario ripartire il
carico su una superficie più grande:
Per ridurre il carico e renderlo sopportabile dal terreno bisogna utilizzare una su-
perficie di 40.000 cm² pari a 200 x 200 cm, che sarà la superficie di appoggio del
nostro plinto.
Questo è un tipo di ragionamento che vale per qualsiasi tipo di fondazione.
superficie
totalecaricoc
cm² 40000
cm²
kg2,5
kg 100000
Esempi di plinti in C.A. e particolare relativo alle ar-
mature.
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7 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Plinti nervati in C.A. e plinto basso e flessibile in conglome-
rato di cemento armato.
alcuni ferri sono piegati a 45° per assorbire le tensioni tangenziali.
Altri ferri si dispongono in alto quando, per la modesta altezza del plinto, le sollecitazioni di
pressione, che si generano nella parte superiore, sono elevate tanto da richiedere
un’armatura metallica anche nella zona compressa.
Tale elevata sollecitazione di compressione è nota come fenomeno di punzona
mento.
I lati inclinati vengono raccordati con la base maggiore mediante tratti verticali alti almeno
10 cm.
Sotto il plinto, per livellare il piano d’appoggio si getta uno strato di cls magro alto almeno
10 cm (magrone).
I plinti si distinguono in:
Plinti per strutture in c.a. e plinti per
strutture di acciaio. I primi hanno in
genere forma tronco-piramdale su pian-
ta quadrata o rettangolare, e possono es-
sere:
Bassi e flessibili
Alti e rigidi
- Bassi e flessibili: le armature vengono
disposte prevalentemente in basso dove
si hanno le sollecitazioni di trazione, se-
condo una maglia che si infittisce in cor-
rispondenza del pilastro;
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8 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Anche le fondazioni possono essere prefabbricate.
L’incastro perfetto si ottiene facilmente come indicato nella fig. 1.
Tutto il plinto può essere prefabbricato, e nell’incavo viene infilato il pila-
stro e fissato con malta espansiva in modo da realizzare un incastro.
Altre volte l’elemento prefabbricato è solo la parte inferiore della fondazio-
ne, mentre quella superiore è realizzata in opera (fig. 2).
Nella parte prefabbricata (indicata con il tratteggio) viene inserito un tubo
metallico. Il pilastro cavo si infila in questo tubo e dopo si esegue il comple-
tamento del getto del plinto.
Figura 1: Plinto prefabbricato con incastro
per il pilastro
Figura 2: Plinto parzialmente prefabbricato
- Alti e rigidi: che per la loro notevole altezza
sono poco armati. (Vedi figg. in basso)
Quando l’inclinazione della rastremazione è mag-
giore di 45° si possono anche non armare o arma-
re
( fig. a destra).
L’altezza del plinto sarà tale da contrastare le sol-
lecitazioni di
flessione e ta-
glio.
Base prefabbricata
Tubo metallico
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9 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Vediamo come funziona un plinto.
C’è un carico, supponiamo perfettamente
assiale, che agisce lungo il pilastro e che
viene ripartito uniformemente su tutta la
superficie di appoggio del plinto e che vie-
ne trasferito al terreno che reagisce. La
parte laterale del plinto, indicata con la
lettera L nella fig. a sinistra, viene così
spinta verso l’alto e si comporta come un
elemento inflesso (più precisamente come
una trave a sbalzo). Ma per ottenere un
plinto come quello raffigurato è necessario
disporre le casseforme in maniera compli-
cata ed è per questo motivo che oggi si re-
alizzano a forma di parallelepipedo.
Questo tipo di fondazione vale per qualsia-
si tipo di scheletro portante, ciò che cam-
bia è solamente l’attacco del pilastro al
plinto.
L’attacco cls-cls è molto semplice. E’ suffi-
ciente che dal plinto vengano lasciate fuori
delle barre (ferri di richiamo) di lunghezza
opportuna.
Funzionamento statico di un plinto (pianta e sezione)
L L
Sottofondazione
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10 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
A questi successivamente verranno collegati i
ferri del pilastro, dopodiché si provvederà a
gettare il pilastro in cls.
Abbiamo supposto che il carico di sicurezza
del terreno è di circa 2,5 kg/cm². Se l’edificio è
molto alto avremo dei carichi rilevanti e super-
fici d’appoggio dei plinti molto grandi. Più è
grande la sezione d’appoggio, maggiore è la
resistenza alla flessione che il plinto può ave-
re. Per questo motivo spesso vengono utilizzati
plinti in acciaio molto resistenti.
Questi vengono realizzati sovrapponendo più
ricorsi di profilati IPE di acciaio perpendico-
larmente gli uni agli altri (figura in basso). I
vari ricorsi vengono via via annegati nel
conglomerato.
Plinto di acciaio
Generalmente le fondazioni isolate non vengono collegate fra di loro.
Ci sono dei casi però in cui questo diventa necessario. Se ci sono delle
eccentricità molto elevate nei carichi trasferiti dai pilastri per cui la risultan-
te delle pressioni non è più centrata è potrebbe cadere addirittura fuori dalla
sezione di appoggio del plinto (fig. 1). In questi casi si deve ricorrere ad un
collegamento tra due o più plinti contigui, realizzato tramite una trave. Que-
sta ha il compito di ridistribuire il carico. Può esserci un’orditura di travi
in una sola direzione o anche bidirezionale. (fig. 2).
Se la resistenza del terreno è molto bassa bisognerebbe ricorrere a
plinti di dimensioni elevate che potrebbero finire per sovrapporsi. In questi
casi si ricorre a fondazioni continue, o a fondazioni a platea, come nel CIS.
Fig 1 Azione eccentrica sul plinto Fig 2 Rete di plinti con travature bidirezionali
di collegamento
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11 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Fondazioni continue
Sono usate nel caso di edificio a scheletro portante, in cui il carico è concentrato al
piede dei pilastri.
La fondazione è formalmente simile alla trave normale, ma non lo è staticamente,
poiché funziona in senso longitudinale come una trave continua rovesciata, sottopo-
sta a flessione verso l’alto nello spazio fra i pilastri, per effetto della reazione del ter-
reno. L’armatura longitudinale risponde a questo comportamento strutturale con
ferri resistenti a trazione, staffe resistenti a taglio e relativi ferri reggi staffe (vedi
fig. pagina seguente). Pertanto i momenti flettenti sono di segno opposto rispetto a
quelli che agiscono sulle travi, e, di conseguenza anche le armature sono disposte in
modo opposto.
Fondazione line-
are continua
sotto una parete
portante.
Fondazione
lineare con-
tinua sotto
dei pilastri.
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12 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Schema di maglie di fondazione a travi rovesce con la dispo-
sizione delle travi nei due sensi ortogonali.
Fondazioni a travi rovesce—diagrammi dei momenti flettenti
e degli sforzi di taglio.
A differenza di quelle isolate hanno uno sviluppo lineare e possono supporta-
re più pilastri. Supponiamo che i carichi trasferiti sulla fondazione siano as-
siali, ovvero la risultante passi per l’asse di simmetria della fondazione (fig.
1, pagina seguente).
* *
** **
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13 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
La risultante passerà esattamente nel punto P, incontro dell’asse di simmetria
longitudinale e trasversale, mentre la reazione del terreno sarà uniformemente
distribuita. Se i carichi dei due pilastri fossero sempre assiali, ma di intensità di-
versa, il punto di applicazione della risultante si sposterebbe in A, sull’asse di sim-
metria longitudinale, ma non più su quello trasversale. Osservando la sezione (fig.
2) si può notare come le parti indicate con * siano a sbalzo da una parte e
dall’altra, per cui saranno armate nella parte inferiore. Analogo discorso può esse-
re fatto per una sezione longitudinale (fig. 3). Il comportamento è opposto rispetto
a quello di una trave dello scheletro portante. La fondazione è sollecitata agli e-
stremi dai carichi dei pilastri, mentre per tutta la sezione d’appoggio è sollecitata
dalla reazione del terreno uniformemente distribuita. Le fibre tese vengono così a
trovarsi superiormente e l’armatura è concentrata nella parte superiore della tra-
ve.
Questo è il motivo per cui questo tipo di fondazione prende il nome di
“trave rovescia”. Tornando alla fig. 2 possiamo notare come la realizzazione di
una forma di questo tipo richieda al giorno d’oggi una notevole spesa in termini di
legno per le casseforme, ma soprattutto in termini di manodopera per il loro posi-
zionamento. Per questo motivo si preferisce realizzarle a sezione rettangolare.
Staticamente le parti indicate ** non lavorano (in quanto cls sottoposto a trazione)
e potrebbero anche essere eliminate. Un tempo infatti, quando i materiali come
acciaio e cls erano molto costosi, mentre il legno e la manodopera più economici,
si risparmiava utilizzando la sezione a forma trapezoidale.
Fig. 1: Pianta di una fondazione continua
Fig.
Trave
Trave rovescia
Carico del pilastro
Reazione del terreno
Carico uniformemente ripartito
Appoggio
Fig. 3:
s c h e m a
statico di
una trave
in eleva-
zione e di
una trave
rovescia.
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14 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Plinti In
C.A.; parti-
colare di
plinto zoppo
(1), di plinto
di confine
simmetrico
(2) di plinto
zoppo con
trave di col-
legamento
(3) .
1
3
2
Quando il plinto rappresenta la fondazione di un pilastro posto al
confine di una proprietà, che il plinto stesso deve rispettare, risul-
ta caricato eccentricamente e potrebbe ribaltarsi; allora è conve-
niente collegarlo ad un plinto vicino o trovare altre conformazioni
idonee a eliminare l’eccentricità. Forme più complesse si hanno
solo nel caso di plinti prefabbricati.
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15 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
La platea di fon-
dazione è composta
da travi principali,
che si incontrano in
c o r r i s p o n d e n z a
della base dei pilas-
tri, aventi modesta
larghezza e altezza
notevole, per ot-
tenere un’elevata
rigidezza ed econo-
mia di ferro e di
peso, travi secon-
darie, strette e alte
incastrate alle travi
principali e poco
distanziate tra loro,
per ridurre la luce
libera delle solette
ad esse vincolate
che completano le
fondazioni e ripar-
tiscono il carico sul
terreno, onde limi-
tarne lo spessore,
Fondazioni in terreni sciolti di scarsa resistenza
A platea
Sono fondazioni che, mediante una struttura rigida detta platea
di fondazione, trasmettono il peso di tutto l’edificio al terreno in-
teressando una estesa superficie continua.
La platea di fondazione è composta da:
- travi principali, che si incontrano in corrispondenza della base
dei pilastri, aventi modesta larghezza e altezza notevole, per otte-
nere un’elevata rigidezza ed economia di ferro e di peso;
- travi secondarie, strette e alte incastrate alle travi principali e
poco distanziate tra loro, per ridurre la luce libera delle solette,
limitarne lo spessore, l’armatura e quindi il peso;
- solette incastrate alle travi.
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16 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Nuova sede del CIS,
Ren zo P i an o —
Cagliari.
Foto di Cantiere
relative all’ esecu-
zione della platea di
fondazione dello
spessore di un me-
tro e del diaframma
laterale lungo il via-
le banaria e la via
Armando Diaz.
Tale soluzione è sta-
ta necessaria per
l’abbondante pre-
senza d’acqua nel
sottosuolo. In basso
i ferri di richiamo
per i pilastri.
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17 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Posa delle armature nel caso di
platea priva di alleggerimento e
nel caso di platea nervata con
doppia soletta.
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18 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Nuova sede del CIS,
Renzo Piano, Cagliari.
Foto di Cantiere relative
all’ esecuzione della pla-
tea di fondazione e
l’ancoraggio del diafram-
ma verticale sotto le
due vie laterali eseguito
per trance, per consenti-
re il transito dei mezzi di
trasporto.
A destra i primi casseri
con l’armatura, prima
del getto in cls.
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19 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Plinti per strutture in acciaio
Sono formati da due elementi, una piastra d’acciaio unita al pilastro ed uno in cls, pog-
giante sul terreno, chiamato dado.
Nelle strutture di acciaio il carico P trasmesso dal pilastro può raggiungere va-
lori elevati.
Pertanto, la piastra metallica serve da raccordo tra la sezione S del pilastro e la
maggiore sezione di contatto col dado.
Il pilastro può essere incastrato o incernierato alla piastra metallica, che a sua vol-
ta può essere incernierata o incastrata al dado di cls.
Supponiamo che il nostro edificio abbia 4 fondazioni isolate.
Come sappiamo il conglomerato viene realizzato con la precisione del cm, quindi diamo
per scontato che ci siano degli errori sulle altezze dei piani di imposta dei plinti in quan-
to una diversa dall’altra.
Sappiamo inoltre che l’acciaio viene lavorato con la precisione del mm, ed è quindi ovvio
che non possiamo poggiare il piede del pilastro di acciaio sul plinto, perché avremmo
quote di riferimento diverse.
Precisiamo ora come è fatto il piede del pilastro: supponiamo che sia un HE alla cui base
ci sia una piastra di acciaio (fig. a destra).
Il carico di sicurezza del conglomerato cementizio è, come ordine di grandezza, circa
100 kg/cm²; questo significa che, se poggiassi il pilastro di acciaio nel conglomerato , si
infilerebbe come uno spillo, perché la sua sezione è sollecitata dieci volte di più di quella
che il conglomerato può reggere. Dobbiamo pertanto allargare la sezione del pilastro,
saldandolo ad una piastra d’acciaio, fino a raggiungere i 100 kg/cm² richiesti.
Schema di fondazione isolata:
1 ) dado; 2) sottofondazione
1
2
Collegamento tra lo scheletro portante in ac-
ciaio e la fondazione in conglomerato
Pilastro di acciaio
Piastra in acciaio Malta a ritiro controllato
Titafondo
Fondazione di CA
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20 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
In definitiva il carico complessivo diviso la superfi-
cie, ci deve dare una sezione minore di 100 kg/cm².
Il secondo problema è quello di regolarizzare le quote
alla base dei pilastri. Per far questo è necessario inseri-
re nel plinto 4 barre d’acciaio filettate che si inseriscono
nei fori realizzati nella piastra d’acciaio, che dopo viene
fissata con quattro bulloni (come in figura), avvitati su-
periormente ed inferiormente alla piastra stessa. Agen-
do su di essi è possibile modificare la quota e
l’inclinazione del pilastro, che risulta essere perfetta-
mente verticale. In questo modo realizziamo un inca-
stro.
Successivamente si sigilla la giunzione con una malta
espansiva (malta + additivo espansivo). Bisogna inoltre
ricordare che il pilastro d’acciaio è generalmente del ti-
po HE. Questo profilo infatti è più indicato per carichi
assiali, perché è inscrivibile in un quadrato. Gli elementi
snelli sottoposti a carico assiale tendono a flettere nella
direzione in cui il momento di inerzia della sezione è mi-
nimo. Una sezione quadrata lavora indubbiamente bene,
anche se la migliore è quella circolare che ha il raggio
di inerzia uguale in tutte le direzioni.
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21 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Plinti per telai in acciaio.
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22 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
E s e m p i
di plinti
per telai
in acciaio
con tira-
fondi a
testa di
martello
(1) e di
connes-
sione tra
co lonna
in acciaio
e dado in
cls (2).
1
2
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23 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Esempi di fondazione a piloni, in muratura ed
in setti anulari di C.A.
Fondazioni indirette su terreno resistente piuttosto profondo
A pozzi o a piloni
Adatte per edifici ad ossatura muraria, impiegate per fondazioni in terreni resistenti in
profondità.
Oggi sono quasi completamente sostituite dalle fondazioni con pali in cls.
Una fondazione a piloni si esegue nel modo seguente: si scavano pozzi del diametro di
1,5-2,00 mt. nel terreno fino a raggiungere la base resistente.
Si spiana il fondo e si riempiono i pozzi con cls o muratura a sacco.
A pali portanti
Trasmettono il carico sul terreno resistente profondo attraversando strati poco resisten-
ti.
Adempiono alla loro funzione portante come e veri e propri pilastri appoggiati o incastra-
ti nel terreno, resistendo prevalentemente alla punta.
I pali di fondazione possono essere così classificati:
- preparati fuori opera e infissi mediante battitura; possono essere: di legno, di fer-
ro, di cls armato o precompresso
- costruiti in opera con tubo-forma infisso per battitura; sono costruiti con cls di ce-
mento parzialmente o totalmente armato
- pali costruiti in opera con tubo-forma infisso mediante trivellazione con asporta-
zione di terra (pali trivellati) .
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA
24 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Esempi di punte in
metallo per pali pre-
fabbricati.
Esempi di pali in C.A. e cuffie per preserva-
re la testa del palo durante l’ infissione.
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’ ARCHITETTURA
25 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Dettagli tecnici dell’ esecuzione di pali in C.A.
Particolare dell’ unione di due tronchi di palo (1)
particolare dell’ armatura longitudinale e della
puntazza per terreni rocciosi (2) ed esempio di
palo Bignel (3)
1 2
3
Su pali sospesi
Si impiegano in presenza di terreni molto cedevoli quando il comportamento di una
platea desta preoccupazioni o non si vuole ricorrere a fondazioni speciali.
I pali sospesi non raggiungono il terreno resistente e resistono prevalentemente per
attrito; le loro teste possono essere unite.
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26 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Esempi di pali creati in opera entro tubi forma infissi per battitura (1-2) e di pali creati in
tubi forma infissi per trivellazione (3).
1 2
3
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27 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Esempi di esecuzione di pali in C.A. creati in opera.
Esempi di esecu-
zione di pali in
C.A. creati in o-
pera. Attrezzatu-
ra di perforazio-
ne a percussione
e rotazione rove-
scia.
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28 DISPENSE DEL LABORATORIO INTEGRATO DI PROGETTO E COSTRUZIONE 2 - MODULO ARCHITETTURA TECNICA
Pali trivellati in presen-
za di fango bentonitico.
Notare il raccordo tra
imbuto e tubazione
posta all’ interno del
pozzo (2), pieno di fan-
go, dal quale emergono
i ferri d’ armatura e le
staffe.
Viene poi versato il cls
(3) che raggiungendo il
fondo del palo provoca
la fuoriuscita del fango.
1 3
2
Esempi di pali gettati in opera in tubo infisso
mediante trivellazione con asportazione di
terra. Esempi di pali radice, usati per il con-
solidamento di opere murarie.