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Corso di Laurea: Operatori pluridisciplinari e ... · SCIENZA DELLE FINANZE Docente: Gatto Antonino...

Date post: 16-Feb-2019
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Corso di Laurea: Operatori pluridisciplinari e interculturali d'area mediterranea SCIENZA DELLE FINANZE Docente: Gatto Antonino Elaborazione: Dott.ssa Locantro Antonia Lucia
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Corso di Laurea:

Operatori pluridisciplinari e interculturali d'area mediterranea

SCIENZA DELLE FINANZE

Docente: Gatto Antonino

Elaborazione: Dott.ssa Locantro Antonia Lucia

La spesa per il welfare state

Il termine "Welfare State", o "Stato del

benessere", viene utilizzato a partire dallaseconda guerra mondiale per designare unsistema socio-politico-economico in cui lapromozione della sicurezza e del benesseresociale ed economico dei cittadini è assuntadallo Stato, nelle sue articolazioniistituzionali e territoriali, come propriaprerogativa e responsabilità.

Il Welfare State, detto anche "Stato sociale",si contraddistingue per una rilevante presenzapubblica in importanti settori quali laprevidenza, l'assistenza sociale, l'assistenzasanitaria, l'istruzione, l'edilizia popolare…Tale presenza si accompagna generalmente aun atteggiamento interventistico e dirigisticonella vita economica, sia a livello legislativo,sia attraverso la pianificazione e laprogrammazione economica, sia attraversoimprese pubbliche.

Il welfare comprende pertanto il complessodi politiche pubbliche dirette a tutelare icittadini contro i cosiddetti rischi sociali e idanni creati dal mercato. Tali rischi possonoessere:-la perdita della salute per malattia oinfortuni;-la perdita del lavoro;-la perdita o la diminuzione della capacità dilavoro a causa dell’età;-l’impossibilità (economica) di avere accessoad un buon livello di istruzione, ecc.

Nascita, sviluppo e declino

Lo Stato sociale nacque e si consolidò inOccidente durante il XIX ed il XX secolo, dipari passo con la storia della civiltàindustriale. La sua evoluzione può esseresuddivisa in tre fasi successive.Una prima, elementare, forma di Statosociale o più esattamente di Statoassistenziale venne introdotta nel 1601 inInghilterra con la promulgazione delle leggisui poveri (Poor Law).

Queste leggi prevedevano assistenza per ipoveri nel caso in cui le famiglie nonfossero in grado di provvedervi eprendevano le mosse da considerazionisecondo cui riducendo il tasso di povertà, siriducevano i fenomeni negativi connessicome la criminalità.La seconda fase, opera di monarchiecostituzionali conservatrici o di pensatoriliberali, si riconduce alla prima rivoluzioneindustriale.

Anche in questo caso le forme assistenzialisono da ritenersi individuali e da intendersirivolte unicamente agli appartenenti aduna classe sociale svantaggiata (minori,orfani, poveri ecc.) ed in questo contestonacquero le prime assicurazioni sociali chegarantivano i lavoratori nei confronti diincidenti sul lavoro, malattie e vecchiaia;in un primo momento queste erano su basevolontaria, in seguito però divenneroobbligatorie per tutti i lavoratori.

Nel 1883 nacque, questa volta in Germania,l'assicurazione sociale, introdotta dalcancelliere Otto von Bismarck per favorirela riduzione della mortalità e degli infortuninei luoghi di lavoro e per istituire unaprima forma di previdenza sociale.La terza fase, la fase dell'attuale welfare, hainizio nel dopoguerra del secolo scrso.

Il 1942 fu l'anno in cui, nel Regno Unito, lasicurezza sociale compì un decisivo passoavanti grazie al cosiddetto Rapporto

Beveridge, stilato dall'economista WilliamBeveridge, che introdusse e definì i concettidi sanità pubblica e pensione sociale per icittadini.Fu la Svezia nel 1948 il primo paese adintrodurre la pensione popolare fondata suldiritto di nascita.

In Italia, a partire dal primo governo di centro-sinistra (1962-1963) si assiste a una fortecrescita di leggi, istituzioni e politiche checonfigurano un vero e proprio Stato sociale.Il welfare divenne così universale ed eguagliòai diritti civili (libertà di parola, organizzazione,ecc.) e ai diritti politici (voto) altri diritti (lavo-ro, salute, istruzione), concepiti come diritti dicittadinanza.Nello stesso periodo l'economia conobbe unacrescita esponenziale del PIL mentre il neonatoStato sociale era alla base dell'incremento dellaspesa pubblica.

La situazione, a grandi linee, riuscì amantenersi in sostanziale equilibrio perqualche decennio. Infatti nel periodo cheva dagli anni ‘50 fino agli anni ’80 e ’90 laspesa pubblica crebbe notevolmente,specialmente nei Paesi che adottarono unaforma di welfare universale, ma lasituazione rimase tutto sommato sottocontrollo grazie alla contemporaneasostenuta crescita del PIL generalmentediffusa.

L’universalizzazione del welfare (l’estensio-ne, cioè, dei suoi servizi all’intera collettività,indipendentemente dallo stato di bisogno) haavuto due effetti non previsti ma in nettocontrasto con i suoi obiettivi equitativi: haridotto considerevolmente la capacità redistri-butiva dello ‘Stato del benessere’ e ha provo-cato una massiccia espansione della spesapubblica che ha messo in pericolo gli equilibrifinanziari del sistema, creando problemi alcontenimento dell’inflazione e della disoc-cupazione.

Si è rilevato che l’espansione della spesa puòdeterminare un eccessivo incremento dellapressione fiscale e disavanzi del bilanciopubblico; che le prestazioni assistenzialipossono ridurre l’incentivo a lavorare; che leburocrazie chiamate a fornire i servizi socialisono sovente inefficienti e possono anteporre ipropri interessi a quelli dei cittadini; che lagratuità di alcuni servizi può accrescerneeccessivamente la domanda e determinaresprechi; che la povertà, per quanto ridotta, nonè stata eliminata.

Per questi motivi, e anche perché è emerso inmodo evidente che gli oneri che il welfareimplica non sono compatibili con il tasso dicrescita dell’economia e con il tasso di natalitàmolto basso dei paesi industrialmenteavanzati, a partire dagli anni ‘80 il sistema hacominciato ad entrare in crisi.

Modelli di Welfare State

Si possono distinguere 4 modelli di WS:Modello socialdemocratico tipico dei paesi delNord Europa: la protezione sociale è considerataun diritto di cittadinanza ed assorbe livelli dispesa molto alti, tali da garantire una coperturauniversale. La spesa sociale corrisponde per lopiù a benefici in somma fissa, che vengonodistribuiti al semplice verificarsi delle condizionidi rischioLa sicurezza sociale è finanziata per la maggiorparte dal gettito fiscale. Quindi, mediante elevatapressione fiscale.

Modello liberale tipico dei paesianglosassoni: caratterizzato da interventilimitati alla tutela dalla povertà estrema eall’emarginazione sociale. Gli strumentiutilizzati sono i programmi di assistenzasociale e i sussidi, erogati a seguito dei meanstesting (test di verifica delle condizioni dibisogno). Ne consegue una pressione fiscalepiù bassa rispetto al caso precedente inquanto il finanziamento del WS ha caratteremisto: con la sanità finanziata mediante ilfisco ed i sussidi coperti mediante i contributisociali.

Modello corporativo tipico dei paesidell’Europa continentale come Germania,Francia: è incentrato sulla protezione deilavoratori e delle famiglie dai rischi diinvalidità, malattia, disoccupazione e vec-chiaia. Gli strumenti prevalentemente uti-lizzati sono programmi diversificati percategorie, finanziati, in larga parte, concontributi sociali, distinti per i vari istituti dispesa.Pressione fiscale elevata.

Modello mediterraneo proprio dei paesidell’Europa meridionale come l’Italia, laSpagna, la Grecia, il Portogallo: simile aquello corporativo poiché ha sistemi digaranzia del reddito diversificati percategorie di lavoro, ma attribuisce allafamiglia un importante ruolo di ammor-tizzatore sociale.Pressione fiscale elevata.

Welfare state e redistribuzione

Ragioni dell’intervento pubblico

1.Welfare state (inteso come insieme diprogrammi di tassazione e trasferimenti, in casho kind) come risultante dalla massimizzazionedi una funzione del benessere sociale avversaalla diseguaglianza. In questo caso i programmidi imposte e trasferimenti vengono interpretaticome il risultato di un processo dimassimizzazione del benessere sociale secondoil quale il settore pubblico redistribuisce risorsetenendo conto:

a) dei costi della redistribuzione, b) dellepreferenze sociali, come espresse dallafunzione del benessere sociale.2. Redistribuzione come assicurazione: questaargomentazione è stata avanzata dal filosofoRawls. Ciascun individuo, se interrogato inuna situazione iniziale (dietro un velo diignoranza) nella quale sa che con una certaprobabilità nella sua vita potrà correre ilrischio di essere povero (disoccupazione,malattia, eventi straordinari, ecc.)

sarà d’accordo affinché lo Stato disegni unsistema di Welfare State e di redistribuzione delreddito di cui, qualora il rischio si realizza, potràavvantaggiarsi. Il premio che si paga per questaparticolare forma di assicurazione è rap-presentato dalle imposte.3.Spiegazioni di public choice (teoria delle sceltepubbliche): anche in assenza delle circostanzeche sono alla base delle due precedenti spiega-zioni dell’intervento pubblico in questo campo,l’emergere di quest’ultimo può essere legato alfatto che i decisori pubblici nel prendere

le proprie decisioni non massimizzano unaFunzione del Benessere Sociale, bensì unadiversa funzione obiettivo.Tipicamente, un politico può essere, adesempio, interessato alle conseguenze elet-torali delle sue decisioni. In tale contesto lacrescita del Welfare State può essereinterpretata alla luce del funzionamento delgioco politico: dipende dai meccanismiistituzionali prevalenti.

Esempi:- voto di scambio;- rappresentanza parziale tra i decisori;- prevalenza dell’elettore mediano (corsaal centro dei partiti politici).

La crisi del Welfare State

I motivi del determinarsi della crisi dello StatoSociale sono diversi e vari. In generale,comunque, si può dire che, essendo mutato ilquadro generale in cui il sistema di tutelepreviste era stato concepito (rapporti diproduzione, tipologie dei contratti di lavoro,politica monetaria, andamento demograficointerno, flussi migratori ecc.), occorreprovvedere ad una riscrittura complessivadelle garanzie fornite dal sistema di WS.

Infatti, il WS non è un istituto statico, ma undispositivo che deriva da una complessità dimisure collegate tra loro e che ha necessità diessere adottato allo scorrere del tempo.Le politiche pubbliche orientate a consolidarele garanzie del sistema assicurativo di tipowelfaristico sono entrate in contraddizionecon lo sviluppo dei bisogni sociali prodottinelle società avanzate.

In primis c’è da registrare l’invecchiamentodella popolazione. Questo decremento demo-fico è legato, da un lato, al calo della natalità e,dall’altro, al miglioramento delle condizionigenerali di vita. Ciò ha comportato per ilsistema dello stato sociale un aumento dellerichieste protezionistiche nel settore pensio-nistico, in quello sanitario e, infine, in quellodell’erogazione dei servizi sociali.

Il mutamento della situazione demograficacomporta un differente rapporto tra chi finanziail sistema (ad esempio i lavoratori) e chi nebeneficia (ad esempio i pensionati).Ciò è stato solo parzialmente compensatodall’ingresso di lavoratori stranieri nel Paese,dato che nella maggioranza dei casi essi nonhanno un regolare contratto di lavoro e quindinon finanziano il sistema.

In secondo luogo va notato che il finanziamen-to del sistema italiano si è tradizionalmentebasato sulla contribuzione del lavoratori e cheil modello di lavoro prevalente era quello atempo pieno e indeterminato.L’evoluzione della disciplina del mercato dellavoro ha visto l’espandersi di un gran numerodi contratti di diverso tipo da quelli a termine aquelli ad orario flessibile, sino alla sommini-strazione di lavoro, per non parlare dell’espan-dersi dell’ area del lavoro autonomo.

Quindi modificando la continuità del lavoroassicurata in passato, si è modificato anche ilsistema di finanziamento del sistema previden-ziale.Ancora, c’è da cogliere la modificazione diquell’aggregato sociale, la famiglia, che per lun-go tempo ha rappresentato la rete di protezioneminima per suoi componenti.La famiglia in crisi con il venire meno del pernoproduttivo su cui essa si costituiva (lavorosalariato tradizionale) ha come contraccolpo losviluppo e la formazione di un’ampia fascia dilavori a carattere fondamentalmente femminile.

Il lavoro femminile purtroppo, però, cadesotto un regime di lavoro fortemente derego-lamentato o pseudoregolamentato (licenzia-menti firmati dalle lavoratrici anticipa-tamente in caso di gravidanza, lavoro in neronei locali, lavori di cura presso cooperativedi assistenza). La forza-lavoro femminile èuno degli elementi che ingrossano il mercatodel lavoro precario.

Un altro fattore di crisi del Welfare State èrappresentato dalla sempre maggiore interna-zionalizzazione delle relazioni economiche edalla conseguente globalizzazione che ha unduplice effetto:1) limita l’autonomia fiscale dei singoli paesi.I vincoli imposti dall’Unione Europea aibilanci nazionali in termini di inflazione, aitassi di interesse, a disavanzo e debitopubblico, ad esempio, lasciano poco spazioalle autorità nazionali in materia di manovre dibilancio autonome.

2) favorisce fenomeni di dumping sociale.I paesi in via di sviluppo, grazie alla mancanzadi leggi che tutelano i lavoratori o l’ambiente,ottengono, in molti settori, dei vantaggicompetitivi che permettono alle loro imprese divincere la concorrenza nei mercatiinternazionali, esportando a prezzi più bassi.A questi elementi primari vanno aggiuntealcune caratteristiche di ordine strettamentefinanziario.

Gli schemi pubblici di protezione socialecostituiscono gli aggregati più ampi dellevoci di bilancio statale racchiuse nelcapitolo conosciuto come “spesa pubblica”.La spesa pubblica, il cui obiettivo principaleè sempre stato quello di garantirel’equilibrio economico dello stato, ora non èpiù in grado di bilanciare gli smottamentisociali determinati dalle crisi economiche.

Le crisi finanziarie ripropongono in tutta laloro drammatica attualità la “crisi fiscaledello Stato”, ovvero quella crisi prodotta daldivaricarsi della forbice nel bilancio stataletra massa finanziaria in uscita e quella inentrata. Le manovre macroeconomiche dellostato non sono più in grado di governare lemicroeconomie che si sviluppano nelsociale.

Prospettive

Per uscire dall'attuale situazione è necessariauna progressiva riduzione dell'interventopubblico e la rivalutazione dell'iniziativaprivata, sia in campo economico che sociale.È urgente, la cessazione dell'assistenzialismodi Stato e la restituzione alla persona, allafamiglia, ai corpi intermedi, alla società nelsuo insieme, di tutte le funzioni che lorocompetono e che lo Stato ha in modo indebitoavocato a sé.

Con la graduale riduzione dell'apparatoburocratico, della spesa pubblica e delprelievo fiscale si avrebbero notevoli beneficiper l'intero sistema socio-economico.Le risorse così liberate potrebbero venireinvestite più efficientemente ed efficacementedai privati, specie in un contesto socio-economico più libero e flessibile,contribuendo così alla crescita della ricchezzae alla creazione di nuove occasioni di lavoro.

Tuttavia, nonostante l'evidente malessere incui versa il Welfare State in generale ed inItalia in particolare e malgrado le critiche cheda più parti vengono a esso mosse, apparemolto tenue la speranza di riuscire ad avviarneuna radicale riforma. Infatti, una grande partedella popolazione gode i vantaggi del WelfareState senza sostenerne i relativi costi, unavasta nomenclatura su di esso ha costruito lapropria fortuna.

Tutto induce a ritenere che queste componentisi coalizzino per la difesa a oltranza dellostatus quo, anche a costo di ricorrere aulteriori giri di vite fiscale.Soltanto un profondo rinnovamento culturalepotrà consentire di superare la situazione distallo in cui versa tale sistema.

IL SISTEMA PENSIONISTICOIl sistema pensionistico è un meccanismoredistributivo che attua il trasferimento dirisorse prodotte dalla popolazione attiva afavore di:-coloro che hanno cessato l’attività lavorativaper limiti di età (pensione di vecchiaia);-coloro che hanno deciso di ritirarsi dalmondo del lavoro prima dell’età standardprevista dalla legge, ma che hanno comunqueraggiunto un certo numero di anni dicontribuzione (pensione di anzianità);

-coloro che non sono più in grado dipartecipare al processo produttivo per unasopravvenuta incapacità lavorativa (pensionidi invalidità);-coloro che, anche se non hanno svoltoun’attività lavorativa, sono legati da vincolifamiliari a lavoratori ormai deceduti (pensioniai superstiti):-coloro che sono privi di mezzi disostentamento, indipendentemente dal fatto diavere svolto in lavoro o meno (pensionisociali).

Le funzioni delle pensioni sono le seguenti:a) Funzione assistenziale: la collettività deveassicurare a tutti i cittadini un redditominimo adeguato a garantire unasopravvivenza dignitosa;

b) Funzione previdenziale: si realizza quandoil sistema garantisce al cittadino, nelperiodo di pensionamento, ilmantenimento del tenore di vita raggiuntonella fase finale della vita lavorativa;

c) Funzione assicurativa: all’individuo vienerestituito, in età anziana, quanto haaccantonato nel corso dell’età lavorativasotto forma di contribuzione sociale.

Il sistema pensionistico è diviso nel sistemapensionistico pubblico attuato da enti previ-denziali che gestiscono le assicurazioni so-ciali obbligatorie e nel sistema pensionisticoprivato che fornisce prestazioni previdenzialiintegrative o complementari a quanto previstodal sistema pensionistico pubblico.

Le entrate degli istituti previdenziali pubblicisono i contributi versati dai lavoratori e datoridi lavoro, che possono essere impiegati inmodo diverso a seconda che il sistema difinanziamento sia a ripartizione o a capita-lizzazione.Nel sistema a ripartizione, il gettitocontributivo riscosso in ogni periodo èdestinato al finanziamento delle prestazionierogate nello stesso periodo. Questo significache le generazioni attive pagano le pensioni aicittadini che hanno cessato di lavorare.

Nel sistema a capitalizzazione, i contributiversati dai lavoratori sono investiti sulmercato dei capitali e nel periodo dipensionamento la pensione percepita sarà pariai contributi versati, aumentati del tasso direndimento ottenuto dal loro impiego.I sistemi pensionistici a ripartizione possonoessere ulteriormente distinti, a seconda dicome viene determinato il livello del trat-tamento pensionistico, in:

-sistema a ripartizione retributivo se la misuradella pensione viene determinata facendoriferimento all’entità del salario dellavoratore;-sistema a ripartizione contributivo se lamisura della pensione è calcolata inriferimento all’ammontare dei contributiversati.

Il sistema pensionistico italiano

Storicamente le prime prestazioni previden-ziali sono state erogate in Italia dalle mutuecreate volontariamente dalle singole categoriedi lavoratori.Per via del processo di industrializzazione edel formarsi della classe operaia, il sistemaprevidenziale è divenuto obbligatorio egestito da istituti pubblici.Tra il 1950 ed il 1960 la previdenza è stataestesa a tutte le categorie di lavoratori e soloalla fine degli anni ‘70 sono state introdotte lepensioni sociali.

La progressiva estensione degli interventi haaccresciuto le dimensioni della spesa socialecausando un enorme debito previdenziale.Allo scopo di contenere la spesa, sono stateattuate varie riforme.La riforma Amato (1992): ha innalzato l’etàpensionabile da 60 a 65 per gli uomini e da 55a 60 per le donne; ha introdotto un periodocontributivo minimo di 20 anni; ha modifica-to i criteri di indicizzazione adeguandoli nonpiù ai salari, ma ai prezzi.

La riforma Dini (1995): ha deliberato ilpassaggio dal sistema retributivo al sistemacontributivo; ha previsto la graduale aboli-zione delle pensioni di anzianità; ha previstoun premio per chi lavora fino ai 67 anni.La riforma Maroni (2004): ha nuovamenteinnalzato l’età pensionabile; ha previsto losviluppo di una previdenza complementare daaffiancare a quella pubblica; ha rafforzato gliincentivi a proseguire l'attività lavorativa perchi ha raggiunto i requisiti minimi per l'anzia-nità.

Con la L.247/2007 è stata varata una nuovariforma intervenendo in particolare suirequisiti per il diritto alla pensione dianzianità, nonché alla pensione di vecchiaianel sistema contributivo, e sulle decorrenzeper il pensionamento di vecchiaia e dianzianità.Infine con la riforma Fornero (2012): si vain pensione con un’età maggiore: gli uomini a66 anni e 3 mesi, le donne a 62 anni e 3 mesi;si è passati al sistema contributivo puro,spariscono le pensioni di anzianità e lecosiddette “finestre”.

Gli ammortizzatori sociali

Con il termine di ammortizzatori sociali siintende tutta una serie di misure chehanno l'obiettivo di offrire sostegno economicoai lavoratori che hanno perso il posto di lavoro.Gli istituti del welfare mirati a svolgere unruolo di ammortizzatori sociali nel mondo dellavoro sono:-l’indennità di disoccupazione ordinaria;-la Cassa integrazione guadagni ordinaria estraordinaria;-l’indennità di mobilità.

L’indennità di disoccupazione ordinaria

oggi Assicurazione Sociale per l'Impiego(ASPI) è una prestazione a sostegno delreddito concessa ai lavoratori che vengono atrovarsi senza lavoro, e quindi senzaretribuzione, per licenziamento nonvolontario. L'accesso a questo ammortiz-zatore è concesso solo se il lavoratore haraggiunto un livello minimo di contri-buzione.

La Cassa Integrazione Guadagni (CIG) èuna prestazione economica erogata dall'INPSper integrare o sostituire la retribuzione deilavoratori nei periodi di sospensione oriduzione dell'attività lavorativa, dovuta asituazioni transitorie di difficoltà dell'azienda(CIG ordinaria) oppure a processi di ristrut-turazione, crisi economiche o procedure falli-mentari (CIG straordinaria).Durante la recente crisi economica, è stataistituita la cosiddetta CIG "in deroga" per set-tori e tipologie contrattuali non coperti daquelle tradizionali.

L’indennità di mobilità è una prestazione asostegno del lavoratore che, proprio a seguitodi una procedura di licenziamento collettivo,o in determinati casi a seguito di licenzia-mento per motivazione economica, viene atrovarsi senza lavoro.Con la procedura di mobilità lo Stato offre, adeterminate condizioni, un sostegno econo-mico ai lavoratori licenziati e attiva i mecca-nismi necessari per favorirne la rioccu-pazione (liste di mobilità).

Il lavoratore viene cancellato dalle liste dimobilità e perde i relativi benefici quando:-rifiuta di essere avviato ad un corso diformazione della Regione oppure non lofrequenta regolarmente;-rifiuta un'offerta di lavoro professionalmenteequivalente alle mansioni;-non risponde senza giustificato motivo alleconvocazioni del Centro per l'Impiego;-è stato assunto con contratto a tempo pieno edindeterminato;-si è avvalso di percepire in un un'unicasoluzione l'indennità di mobilità.

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